Pediatria magazine vol 3 | num 10 | 2013

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Magazine della Società Italiana di Pediatria www.sip.it volume 3 | numero 10 | ottobre 2013 Mensile - Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/13/2011 - Un fascicolo e 25 Zero morti per TB, la roadmap OMS Evitare oltre 74.000 decessi pediatrici annui per tubercolosi (TB): ecco l’obiettivo del progetto “Roadmap for childhood TB: towards zero deaths” pagina6 Venire (d) al mondo Pesa 2 chili e 130 grammi e, nonostante il basso peso, è arrivata in ospedale in buone condi- zioni di salute, come hanno riferito dal reparto di Neonatologia dell’Ospedale Umberto I di Siracusa. Il suo nome è Hammad e viene dalla Siria. È nata il 18 ottobre su un barcone, durante la traversata che l’ha portata in Italia insieme alla madre, al padre e ai suoi quat- tro fratelli. Mentre l’ultimo Rapporto nascita del CeDAP (al quale dedichiamo il primo piano di questo numero di “Pediatria”) ci informava che siamo tra i Paesi con il più basso tasso di mortalità neonatale ma che il numero di parti cesarei è ancora troppo elevato e l’età media delle madri italiane sempre più avanzata, Hammad veniva al mondo una sera d’autunno su una carretta del mare, viva per miracolo, a ricordarci che esiste ancora un altro modo di nascere e di crescere, quello dei tanti minori in fuga dalla guerra e dalla povertà estrema. Del loro futuro sempre più devono occuparsi le Società scientifiche come la SIP. Ma questo ce lo spiega nel suo edi- toriale in terza pagina il Presidente Giovanni Corsello. SIP e ANSA: canale web dedicato alla salute dei bambini La salute dei bambini con il bollino blu: nasce uno strumento tutto dedicato alla salute dei bambini. pagina20 pagina21 pagina29 Gli Stati Generali della Pediatria 2013 “Il Bambino, l’attività motoria e lo sport” è il tema degli Stati Generali della Pediatria, celebrati il 20 novembre in concomitanza con la Giornata Mondiale del Bambino e dell’Adolescente. La formazione specialistica in Neonatologia Una recente indagine dell’ ONSP nelle Scuole di specializzazione in Pediatria fotografa una realtà “a macchia di leopardo”.

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Pediatria magazine volume 3 | numero 10 | ottobre 2013

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Magazine della Società Italiana di Pediatriawww.sip.it

volume 3 | numero 10 | ottobre 2013

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Zero morti per TB, la roadmap OMS Evitare oltre 74.000 decessi pediatrici annui per tubercolosi (TB): ecco l’obiettivo del progetto “Roadmap for childhood TB: towards zero deaths”

pagina6

Venire (d)al mondoPesa 2 chili e 130 grammi e, nonostante il basso peso, è arrivata in ospedale in buone condi-zioni di salute, come hanno riferito dal reparto di Neonatologia dell’Ospedale Umberto I di Siracusa. Il suo nome è Hammad e viene dalla Siria. È nata il 18 ottobre su un barcone, durante la traversata che l’ha portata in Italia insieme alla madre, al padre e ai suoi quat-tro fratelli. Mentre l’ultimo Rapporto nascita del CeDAP (al quale dedichiamo il primo piano di questo numero di “Pediatria”) ci informava che siamo tra i Paesi con il più basso tasso di mortalità neonatale ma che il numero di parti cesarei è ancora troppo elevato e l’età media delle madri italiane sempre più avanzata, Hammad veniva al mondo una sera d’autunno su una carretta del mare, viva per miracolo, a ricordarci che esiste ancora un altro modo di nascere e di crescere, quello dei tanti minori in fuga dalla guerra e dalla povertà estrema. Del loro futuro sempre più devono occuparsi le Società scientifiche come la SIP. Ma questo ce lo spiega nel suo edi-toriale in terza pagina il Presidente Giovanni Corsello.

SIP e ANSA: canale web dedicato alla salute dei bambini La salute dei bambini con il bollino blu: nasce uno strumento tutto dedicato alla salute dei bambini. pagina20

pagina21 pagina29

Gli Stati Generali della Pediatria 2013 “Il Bambino, l’attività motoria e lo sport” è il tema degli Stati Generali della Pediatria, celebrati il 20 novembre in concomitanza con la Giornata Mondiale del Bambino e dell’Adolescente.

La formazione specialistica in NeonatologiaUna recente indagine dell’ONSP nelle Scuole di specializzazione in Pediatria fotografa una realtà “a macchia di leopardo”.

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Pediatria anno 3 | numero 10 ottobre 2013

Magazine ufficiale della Società Italiana di Pediatria (SIP) via Gioberti 60 00185 Roma Tel. 06 4454912 www.sip.it

DIreTTore ScIenTIfIco GIovannI corSello

DIreTTore

Cinthia Caruso

BoarD eDITorIale

Rino AgostinianiLiviana Da DaltDomenico MinasiAndrea PessionAlberto TozziDavide Vecchio

reDazIone David Frati Sabrina BuonomoMarina Macchiaiolo

PuBBlIcITà e PromozIone

Tiziana Tucci Tel. 06 862 82 323 [email protected]

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 586/2002

aBBonamenTI 2013

Individuale E 40,00Istituti, enti, biblioteche E 80,00Estero E 120,00

PreSIDenTe GIovannI corSello

conSIGlIo DIreTTIvo alBerTo G. uGazIo (PaST PreSIDenT),alBerTo vIllanI (vIcePreSIDenTe),luIGI Greco (vIcePreSIDenTe), rIno aGoSTInIanI (TeSorIere), faBIo carDInale, anTonIo correra, lIvIana Da DalT, DomenIco mInaSI, anDrea PeSSIon, maSSImo BarBaGallo, elvIra verDucI (conSIGlIerI), valerIo flacco (DeleGaTo SezIonI reGIonalI SIP), coSTanTIno romaGnolI (DeleGaTo SocIeTà affIlIaTe SIP), GIan Paolo SalvIolI (DeleGaTo conferenza GruPPI DI STuDIo)

Il Pensiero Scientifico Editore Via San Giovanni Valdarno 8 00138 Roma Tel. 06 862 821 Fax 06 862 82 250 www.pensiero.it www.facebook.com/ PensieroScientifico twitter.com/ilpensiero

DIreTTore reSPonSaBIle Giovanni Luca De Fiore

ProGeTTo GrafIco e ImPaGInazIone Typo srl, Roma

ImmaGInI © 2013 Photos.com

STamPa

Arti Grafiche Tris, Via delle Case Rosse, Roma ottobre 2013

ISSN 2240-3183

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In questo numeroSIP e ANSA: canale web dedicato alla salute dei bambini 20

Gli Stati Generali della Pediatria 2013 21

Evitare le trappole per unire la PediatriaGIovANNICICCAroNe 21

Carriere 21

Gennarino Sansone: lo sguardo rivolto al futuroPASquAleDIPIeTro 22

Dalla SIMRI la campagna “Spegni la sigaretta, proteggi il tuo bambino” 23

L’Università di Bologna in Trentino per un corso di alta formazione 23

Renato Cutrera nuovo Presidente eletto SIMRI 23

Nuovo direttivo SIGENP 23

Appropriatezza: perché servono le linee guidaGrAzIAGeNTIle 24

La clinicaInvasione UltrasonicarINoAGoSTINIANI 25

Diabete 1 nei bambini: aumentato di 10 volte negli ultimi 30 anni 26

Pediatri inFormazioneLa formazione specialistica in NeonatologiaACurADIDAvIDeveCChIo 29

FitoterapiaEchinacea e polisaccaridi: meccanismi immunomodulanti coevolutiviACurADIvITAlIAMurGIA 30

LibriEndocrinologia nella pratica pediatrica 31

Editoriali 3

NewsFresche di stampaACurADIAlBerToe.TozzI 4

Zero morti per TB, la roadmap OMS 6

Una terapia “portatile” per l’ittero neonatale 7

Ripensare l’idratazione endovenosa? 8

Divezzamento e rischio di celiachia 8

“Mettiamoci all’Opera”: raccolti oltre 300.000 € 8

Brand del tabacco e bambiniACurADIDAvIDFrATI 9

Chi dorme non piglia pesci ma cresce sano!ACurADISABrINABuoNuoMo 9

Primo piano Ecco come si nasce in ItaliaCoSTANTINoroMAGNolI 10

Boom di gemelli, al via studio europeo a caccia dei segreti delle grandi malattie 10

Stupore della nascitaMArIAelISADICICCo,DAvIDeveCChIo 12

AttualitàLe vittime di bullismo sono più a rischio di disturbi fisiciGIANluCAGINI,TIzIANAPozzolI 14

Scuole italiane a rischio 16

Programma Nazionale EsitiDoMeNICoMINASI 17

Pianeta SIP Un nuovo reparto “all’altezza dei bambini”INTervISTAAeNrICoDeGrAzIA 18

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Cinthia CarusoDirettore di “Pediatria”

Giovanni CorselloPresidente

Società Italiana di Pediatria

La speranza oltre le muraLei è la direttrice della Chirurgia Pedia-

trica dell’Ospedale San Matteo di Pa-via. Le servono fondi per ristrutturare il reparto, per rendere più accogliente

quel luogo di sofferenza che ospita pazienti da un mese di vita sino a sedici anni. Così prova a bus-sare a diverse porte, ma quelle non si aprono. Lui è una guardia carceraria, lavora alla Casa Circon-dariale Torre del Gallo. Anche lui vorrebbe alle-viare la sofferenza e la solitudine dei detenuti. Un carcere e un reparto pediatrico: due mondi appa-rentemente lontani e inconciliabili, due sofferen-ze diverse ma accomunate dalla privazione della libertà: quella dei bambini imprigionati dalla ma-lattia e quella dei carcerati che hanno sì compiuto degli errori, ma avrebbero diritto a una possibili-tà di riscatto.Una mattina la dottoressa e la guardia carceraria s’incontrano, grazie ai loro figli di dieci anni Sophia e Manuel, compagni di scuola e veri protagonisti di questa bella storia. Da quell’incontro nasce una collaborazione lunga due anni e ancora in corso, raccontata nel libro “Oltre la cura... oltre le mura”, appena edito da Cantagalli e scritto proprio dalla direttrice del reparto, Gloria Pelizzo, insieme alla

Un manifesto per la tutela dei bambini e degli adolescenti migranti nel Mar Mediterraneo

È questo il senso dell’iniziativa presa dal-la SIP con il coinvolgimento delle asso-ciazioni scientifiche e professionali dell’area pediatrica. Ha ormai superato

ogni immaginazione la tragedia dei barconi cari-chi di uomini, donne e bambini che affondano lungo le rotte del Mar Mediterraneo, in viaggio dal Nord Africa o dal Medio Oriente verso le iso-le e le coste siciliane o delle altre Regioni dell’Ita-lia meridionale. La Pediatria italiana, da sempre impegnata nella tutela dei diritti dei bambini, sente oggi di dover-si mobilitare per chiedere alle istituzioni nazio-nali, europee ed internazionali di mettere in atto misure straordinarie per affrontare una tragedia che sta diventano epocale. Non si tratta più infat-ti di una migrazione di uomini in cerca di lavoro, ma di famiglie intere e di popolazioni che fuggo-no da miseria, povertà e guerre, prive di ogni be-ne primario e disposte a sacrificare la propria vita alla ricerca di libertà e di dignità umana. So-no già oltre 3.000 i minori che dall’inizio dell’an-no hanno raggiunto le nostre Regioni e si trova-

no in centri definiti di “accoglienza”, senza geni-tori o familiari. Chiediamo con forza che i bam-bini migranti ricevano un’accoglienza a misura di bambino, dedicata alle loro esigenze e a quelle delle loro madri quando sono presenti, evitando la promiscuità con gli adulti. Va inoltre predispo-sta una presa in carico globale da parte del pedia-tra, anche in vista di interventi da erogare in si-tuazioni di urgenza. Le Società scientifiche della Pediatria italiana propongono che si realizzi una task force multidisciplinare e multiprofessionale, fatta di pediatri, specializzandi in Pediatria, spe-cialisti e professionisti dell’area pediatrica, in grado di reclutare risorse e unità di personale da indirizzare alle cure dei bambini e degli adole-scenti migranti, per far fronte anche ai bisogni di formazione. Auspichiamo che le istituzioni rispondano all’ap-pello della Pediatria italiana e cooperino per ga-rantire i diritti primari a tutti i bambini che si trovano sul suolo italiano e europeo, in armonia con la Convenzione Internazionale sui diritti dei bambini e degli adolescenti.

collega Valeria Calcaterra, con le testimonianze dei detenuti che hanno raccontato il senso di questa esperienza. Sono stati loro infatti a ristrutturare quel reparto, diventando imbianchini e falegnami, ciascuno collaborando al progetto in base alle pro-pria capacità e alla pena da scontare. C’è chi ha fatto da pasticciere preparando i biscotti nel forno del carcere, c’è chi è entrato in reparto per ridipin-gere le pareti o sistemare qualcosa di rotto. E c’è chi ha scelto di restare in corsia a fare volontariato in reparto, anche dopo aver finito di scontare la pena e assaporato la libertà. “È l’esperienza più straordi-naria che ho vissuto”, ha raccontato la dottoressa Pelizzo in un’intervista al settimanale “Tempi”. “A rispondere ai nostri bisogni è stata la parte più de-bole, isolata e lontana dalla società. Siamo stati noi medici a imparare da loro”. A imparare che nella sofferenza c’è sempre una speranza.

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Edito

riali

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Fresche di stampaUna nuova dichiarazione di HelsinkiWorld Medical Association Declaration of HelsinkiEthical Principles for Medical Research Involving Human. JAMA 2013; DOI:10.1001/jama.2013.281053

Dopo 50 anni, il documento che regola la ricerca scienti-fica e sancisce i diritti dei pazienti vede una nuova revisio-ne. Tra le novità, una maggiore attenzione alle modalità di conduzione della ricerca nei Paesi in via di sviluppo, più accessibilità per i gruppi meno rappresentati nella ricerca, e il fatto che il documento finalmente affronta il problema dell’uso dei trattamenti che non hanno prova di efficacia, in assenza di alternative.

Gli scienziati non riescono a comunicare bene con i non scienziati. Anzi, gli scienziati non comunicano bene neanche con gli altri scienziati.

Garr Reynolds, esperto in comunicazione e professore di Management and Design alla Kansai Gaidai University

La rivoluzione dei Sistemi sanitari passa per il telefoninoSteinhubl SR, Muse ED, Topol EJ. Can Mobile Health Technologies Transform Health Care? JAMA 2013; DOI:10.1001/jama.2013.281078

Un breve articolo sulle prospettive della “mobile health” e sul potenziale dirompente dell’ap-plicazione delle tecnologie sui modelli assistenziali. Un forte invito ad arricchire il patrimonio informativo che riguarda il paziente attraverso la tecnologia per personalizzare le cure e per far ritrovare al medico il tempo di interagire umanamente con il paziente e la sua famiglia.

Inno alla prevenzioneDepartment of Health. Chief Medical Officer’s annual report 2012: Our Children Deserve Better: Prevention Pays. 24 October 2013 http://goo.gl/tKmIQN

Si chiama “Our Children Deserve Better: Prevention Pays” (“I nostri bambini meri-tano di più: la prevenzione paga”). È un report commissionato dal Governo britannico sui determinanti di sa-lute dell’infanzia e sulle moda-lità di prevenzione degli out-come più frequenti e più gravi. Un documento lungo e preciso che rappresenta un ottimo esempio di come utilizzare i dati epidemiolo-gici correnti per implemen-tare azioni pratiche.

Sempre meglio l’allattamento al senoMcAteer JP, Ledbetter DJ, Goldin AB. Role of Bottle Feeding in the Etiology of Hypertrophic Pyloric Stenosis. JAMA Pediatr 2013; DOI:10.1001/jamapediatrics.2013.2857

Uno studio epidemiologico classico sull’effetto del tipo di allattamento sul rischio di stenosi ipertrofica del piloro. L’allattamento artificiale è associato a un incremento del rischio di stenosi ipertrofica del piloro soprattutto nelle donne multipare, con un incremento ulteriore all’aumen-tare dell’età della madre. Da indagare il meccanismo fisio-patologico dietro al fenomeno.

Commercio online di latte maternoKeim SA, Hogan JS, McNamara KA, Gudimetla V, Dillon CE, Kwiek JJ, Geraghty SR. Microbial Contamination of Human Milk Purchased Via the Internet. Pediatrics 2013; DOI:10.1542/peds.2013-1687

Era inevitabile: anche il latte materno si vende su Internet, soprattutto negli USA. In sé, l’idea di rendere maggiormente accessibile l’allattamento materno non sarebbe negativa. Pec-cato che nello studio in questione ben il 74% dei campioni esaminati è risultato contaminato da Gram negativi e il 21% è risultato positivo a DNA per citomegalovirus. Forse meglio dare supporto all’allattamento alla madre naturale...

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430%Spesa media per farmaci nel 2012 di ogni cittadino italiano. La spesa farmaceutica totale, pubblica e privata, è stata pari a 25,5 miliardi di €, per il 76% rimborsati dal SSN. La prevalenza d’uso è stata pari al 61%, con i più alti livelli nella popolazione pediatrica e in quella anziana: la metà dei bambini e oltre il 90% della popolazione over 75 ha ricevuto almeno 1 prescrizione durante il 2012. Rapporto OsMed 2012 dell’AIFA: http://goo.gl/KxPFJ6

Fattori di rischio per la stipsi funzionaleTurco R, Miele E, Russo M, Mastroianni R, Lavorgna A, Paludetto R, Pensabene L, Greco L, Campanozzi A, Borrelli O, Romano C, Chiaro A, Guariso G, Staiano A on Behalf of SIGENP. Early-Life Factors Associated with Pediatric Functional Constipation: an Italian Multicenter Prospective Study. J Pediatr Gastroenterol Nutr 2013

Lavoro tutto italiano dedicato alla stipsi fun-zionale nel primo anno di vita.

Questa condizione è frequen-te (oltre 11% dei soggetti

studiati) e l’allattamen-to al seno rappresenta un fattore protettivo. L’uso di paracetamo-lo in questo gruppo di età è associato ad un significativo au-mento della condi-zione, dopo aver cor-

retto altre variabili.

Il freddo non aiuta il neonato in ECMOField D on behalf of the NEST Study Collaborative Group. Neonatal ECMO Study of Temperature (NEST): A Randomized Controlled Trial. Pediatrics 2013; DOI: 10.1542/peds.2013-1754

Un trial sull’effetto dell’ipotermia moderata (34° per 48-72 ore) nei neonati sottoposti ad ECMO (ExtraCorporeal Mem-brane Oxygenation, in italiano Ossigenazione Extracorpo-rea a Membrana) sul danno neurologico a 2 anni. L’outcome è stato misurato attraverso test cognitivi e il risultato è stato che l’ipotermia non ha modificato la frequenza di outcome negativi, inclusi i deficit di sviluppo cognitivo, né altri out-come di salute. I neonati senza ipotermia avevano anzi ten-denzialmente outcome migliori.

Più sole, meno rischi di ADHDArns M, van der Heijden KB, Arnold LE, Kenemans JL. Geographic Variation in the Prevalence of Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder: The Sunny Perspective. Biological Psychiatry 2013; 74(8):585-590

Vivere in aree con elevata esposizione al sole sembra essere associato ad un rischio minore di ADHD. In sé l’osservazione è interessante, ma soprattutto apre una nuova prospettiva sui meccanismi alla base di questo disturbo. Da notare che lo studio ha verificato l’effetto di altri potenziali determinanti come il peso alla nascita, lo stato sociale ed altre variabili rilevanti.

Magica vitamina DAtkinson MA, Melamed ML, Kumar J, Roy CN, Miller ER, Furth SL, Fadrowski JJ. Vitamin D, Race, and Risk for Anemia in Children. The Journal of Pediatrics 2013; DOI:10.1016/j.jpeds.2013.08.060

Un ulteriore contributo alla comprensione delle numerose doti della vitamina D. Si tratta di uno studio su una larga popolazione che suggerisce un’associazione tra deficit di vitamina D e livelli di emoglobina nel bambino. Lo studio valuta anche l’effetto del gruppo etnico di appartenenza e conclude che nei caucasici l’associazione tra vitamina D e livelli di emoglobina è più forte.

Segnali di sicurezza sulla vaccinazione contro la pertosse in gravidanzaShakib JH, Korgenski K, Sheng X, Varner MW, Pavia AT, Byington CL. Tetanus, Diphtheria, Acellular Pertussis Vaccine during Pregnancy: Pregnancy and Infant Health Outcomes. J Pediatr 2013;163(5):1422-1426.e4 DOI: 10.1016/j.jpeds.2013.06.021

Uno studio che valuta retrospettivamente gli outcome di sicurezza della vaccinazione Tdap nel terzo trimestre di gravidanza. Le donne che hanno partecipato a questo studio erano state vaccinate perlopiù in conseguenza di un trauma. Nessuna differenza tra le vaccinate e le non vaccinate per quanto riguarda peso alla nascita, età gestazionale, malformazioni conge-nite e sindromi complesse.

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Nati per Leggere Al via la quinta edizione del Premio che sostiene i migliori libri e progetti di promozione alla lettura per i più piccoli (0-6 anni) di editori, bibliotecari, insegnanti, pediatri, librai ed enti locali. Sul sito www.natiperleggere.it è possibile scaricare il nuovo bando in scadenza il 31 gennaio 2014: www.natiperleggere.it/index.php?id=29

Evitare oltre 74.000 decessi pediatrici an-nui per tubercolosi (TB): ecco l’obiettivo del progetto “Roadmap for childhood TB: towards zero deaths” (www.who.int/tb/challenges/children/en/index.html), lan-ciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in collaborazione con Inter-national Union Against Tuberculosis and Lung Disease (The Union), Stop TB Part-nership, UNICEF, US Centers for Disease Control and Prevention (CDC), United States Agency for International Develop-ment (USAID) e Treatment Action Group (TAG), che hanno stanziato 120 milioni di dollari l’anno per vincere questa impor-tante sfida sanitaria.Ogni giorno infatti più di 200 pazienti sot-to i 15 anni muoiono di TB, una patologia prevenibile e curabile. “Anche un solo bambino che muore di TB sarà sempre uno di troppo”, spiega Mario Raviglione, diret-tore del Global Tuberculosis Programme dell’OMS. “Questa roadmap si focalizza su

immediate azioni da parte delle istituzioni per evitare questa inutile strage”. In parti-colare si raccomandano 10 azioni a livello nazionale e globale:^^ includere i bisogni dei bambini e degli

adolescenti nella ricerca, nello sviluppo della politica e nelle pratiche cliniche;^^ raccogliere e riportare dati clinici di

migliore qualità, incluse misure di pre-venzione più efficaci; ^^ sviluppare metodi/strumenti di adde-

stramento e materiali di riferimento per operatori sanitari sul tema della TB pe-diatrica; ^^ incoraggiare l’expertise locale e la lea-

dership tra gli operatori sanitari pediatri-ci a tutti i livelli dei Sistemi sanitari;^^ utilizzare strategie critiche d’interven-

to, come la ricerca intensiva dei casi, la tracciatura dei contatti (cioè l’individua-zione dei soggetti con rischio elevato di venire in contatto con pazienti infetti) e le terapie preventive; implementare politi-che che permettano la diagnosi precoce; assicurare una fornitura costante di far-maci anti-TB di alta qualità; ^^ impegnare stakeholder e stabilire co-

municazione e collaborazione efficaci tra la Sanità e gli altri settori che agiscono sui determinanti sociali della salute e dell’ac-cesso alle cure;

^^ sviluppare strategie integrate fa-mily- e community-centered per for-nire servizi completi ed efficaci a li-vello della comunità; ^^ individuare le lacune della ricerca

nei seguenti ambiti: epidemiologia, ricerca di base, sviluppo di strumen-ti innovativi (tool diagnostici, far-maci e vaccini) e le lacune nella ri-cerca operazionale e gestionale; ^^ risolvere tutte le carenze di fi-

nanziamento connesse alla TB pe-diatrica; ^^ stabilire alleanze e creare part-

nership per valutare le migliori strategie nella prevenzione, nella diagnosi e nel trattamento della TB pediatrica.“Decisamente troppi bambini con tubercolosi non ricevono il tratta-mento di cui avrebbero bisogno”, spiega Nicholas Alipui, Diretto-re dei Programmi UNICEF. “La maggior parte sono bambini che vivono nei luoghi più poveri e vulnerabili. È profondamente

ingiusto che un bambino muoia per il bi-sogno di una cura semplice e poco costosa, soprattutto quando l’accesso a interventi salvavita è oggi possibile anche nel suo ter-ritorio”. “Se un bambino piccolo ha la co-stanza di portare a termine un trattamen-to anti-TB di sei mesi, la comunità globale deve essere altrettanto costante nella sua ambizione di sconfiggere questa patolo-gia”, afferma Lucica Ditiu, Segretaria ese-cutiva della Stop TB Partnership. “Per rag-giungere il traguardo di zero morti per TB, dobbiamo focalizzarci sui gruppi di pa-zienti più vulnerabili, e i bambini sono il gruppo più vulnerabile di tutti. I 10 step che abbiamo indicato sono semplici da realizzare e a basso costo. È qualcosa che dobbiamo ai bambini del mondo, di tra-sformarli da teoria in fatti”. “Dobbiamo mettere questi strumenti nelle mani degli operatori sanitari che combattono in pri-ma linea contro la TB e sfruttare ogni op-portunità per identificare i bambini a ri-schio”, spiega Tom Kenyon, direttore del Center for Global Health degli US Centers for Disease Control and Prevention (CDC). “Dobbiamo garantire che siano disponibi-li sistemi che assistano i pazienti pediatrici attraverso tutti i servizi sanitari, di comu-nità e centrati sul bambino che oggi abbia-mo a disposizione”.

^̂^ First-ever targeted roadmap outlines steps to end childhood TB deaths. WHO news release, 1/10/2013.

Zero morti per TB, la roadmap OMS

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Micro-laboratori battericiBatteri autopropellenti che trasportano cellule all’interno di laboratori di analisi delle dimensioni di un chip posizionandole direttamente su microsensori che ne rilevano i valori: è questa una delle possibili applicazioni di un meccanismo innovativo messo a punto dai ricercatori di “Sapienza” - Università di Roma e del CNR-IPCF (Istituto per i Processi Chimico-Fisici), coordinati da Roberto Di Leonardo.

L’ittero neonatale è diffusissimo – soprat-tutto tra i prematuri – e per fortuna facil-mente trattabile. Ciononostante, quasi 6 milioni di bambini in tutto il mondo non vengono trattati affatto e sono quindi a rischio di paralisi cerebrale, cecità, sordi-tà, danno cognitivo e persino morte. Il problema è la mancanza di energia elet-trica nelle zone rurali dei Paesi in via di sviluppo, che rende impossibile sotto-porre i neonati con ittero a fototerapia con lampade a luce blu, che costano in media 3000 dollari e hanno ovviamente bisogno di una fornitura costante di energia. Donna J. Brezinski, pediatra del Beverly Hospital di Boston, ha forse tro-vato una soluzione. Ha brevettato il pro-totipo di una tendina portatile e pieghe-vole alta circa 30 cm rivestita interna-

mente di polietilentereftalato (Mylar) e di strisce LED flessibili alimentate con batterie da automobile (ne basta una da 12 volt per un mese di trattamento 24h). Il prototipo è stato battezzato “Bili-Hut” e una volta sul mercato dovrebbe avere

un costo di 400 dollari circa. “Questa ten-dina hi-tech potrebbe potenzialmente imprimere una svolta decisiva al tratta-mento dell’ittero neonatale nei Paesi in via di sviluppo”, commenta Vinod Bhuta-ni della Stanford University School of Medicine. “Ma occorre analizzare appro-fonditamente l’aderenza agli standard terapeutici della fototerapia con Bili-Hut. Il design della tenda potrebbe rendere difficoltoso il monitoraggio dei neonati durante la fototerapia, che è un fattore essenziale”. A tale scopo, un primo studio è stato avviato al St. Boniface Hospital di Fond-des-Blancs, Haiti.

^̂^ Botelho A. Portable jaundice therapy could save infants’ lives. New Scientist 11/10/2013.

Una terapia “portatile” per l’ittero neonatale

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“Allegria Tour”Partita la campagna di solidarietà realizzata dall’Agenzia Kimbe insieme a Salvamamme e Croce Rossa Italiana – Comitato Provinciale di Roma, in collaborazione con RAI Ragazzi, che coinvolgerà i reparti pediatrici di 10 ospedali italiani. Protagonista del tour sarà Peppa Pig, personaggio amatissimo dei cartoon, che farà visita in corsia ai piccoli pazienti e ai loro familiari.

Ripensare l’idratazione endovenosa?La consolidata raccomandazione di som-ministrare soluzioni ipotoniche per endo-vena nei pazienti pediatrici ospedalizzati per idratarli è stata recentemente messa in discussione da chi paventa il rischio di ipo-natremia o iponatriemia (concentrazione di sodio sierico <135 mEq/L). I ricercatori della Stanford University School of Medi-cine coordinati da Francis Carandang han-no effettuato uno studio di coorte su tutti i ricoveri effettuati al Lucile Packard Chil-dren’s Hospital di Stanford tra 2009 e 2011.

Un totale di 1048 pazienti hanno ricevuto soluzioni ipotoniche (n=674) o isotoniche (n=374) per endovena. Si è sviluppata ipo-natremia in 260 (38,6%) bambini che han-no ricevuto soluzioni ipotoniche e in 104 (27,8%) che hanno ricevuto soluzioni iso-toniche per endovena (OR 1,63; 95% CI da 1,24 a 2,15, P <0,001). Commenta F. Bruder Stapleton, direttore del Department of Pediatrics della UW School of Medicine, Chief Academic Offi-cer e Senior Vice President del Seattle Chil-dren’s Hospital: “Sebbene questi dati solle-vino importanti interrogativi, il design dello studio non permette di concludere con sicurezza che la pratica corrente di idratazione endovenosa della maggior par-te dei pazienti ospedalizzati vada rifiutata. Lo stato di idratazione dei pazienti presi in esame non è stato valutato al ricovero, e quindi non sappiamo se la terapia endove-nosa somministrata sia stata correttamen-te impostata rispetto al reale bilancio idro-elettrolitico. Ciononostante, è probabil-mente vero che oggi la condizione media-mente acuta dei pazienti in assistenza ter-ziaria potrebbe e dovrebbe indurre a una revisione complessiva delle formule per idratazione da somministrare. Personal-mente prendo in considerazione di som-ministrare soluzioni isotoniche per endo-vena nei pazienti che ricevono idratazione già da lungo tempo e non si alimentano e nei pazienti con problemi gastrointestinali.

Grande successo per l’evento benefico “Mettiamoci all’Opera: perché la leuce-mia diventi curabile al 100%”, ideato da MSC Crociere e AIL (Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e il Mielo-ma) con il patrocinio del Comune di Ge-nova andato in scena a bordo di MSC Opera, elegante nave della flotta, ormeg-giata in via del tutto eccezionale per una notte intera nel porto della “Superba”. Ricco il parterre di ospiti illustri: Franco Mandelli, presidente dell’AIL e fondatore di GIMEMA (Gruppo Italiano Malattie Ematologiche dell’Adulto); Andrea Bion-di, Presidente della Società Italiana di Ematologia ed Oncologia Pediatrica; An-gelo Michele Carella, Direttore UOC Ematologia dell’Ospedale San Martino di Genova; Carlo Dufour, Direttore UO Ematologia Clinica dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova; Ching-Hon Pui, Di-rettore del Dipartimento di Oncologia del Jude Children’s Research Hospital di Memphis. Il compito di allietare la serata è poi toccato alla scuderia di “Zelig” insie-me all’attrice Geppi Cucciari. Lo show è stato chiuso da un’esibizione del cantau-tore Edoardo Bennato. Si è tenuta anche un’asta benefica: per la maggiore sono andati un vestito donato da Sophia Loren venduto a 1.600 € e una borsa di Chanel battuta a 2.200 €. Assegnati anche la bac-chetta del maestro Ennio Morricone, un dipinto di Paolo Conte, alcuni capi di moda e accessori offerti da prestigiose maison come Bulgari e Louis Vuitton, ol-tre alla maglia della nazionale di calcio firmata dai giocatori azzurri.

Divezzamento e rischio di celiachiaIl rischio di celiachia aumenta significativamente se il glutine viene introdotto nell’ali-mentazione dopo i 6 mesi di età e se l’allattamento al seno prosegue dopo 1 anno di età. Lo sostiene uno studio pubblicato su “Pediatrics” che sta già suscitando un ampio dibat-tito nella comunità scientifica. I ricercatori norvegesi dell’Østfold Hospital Trust di Fre-drikstad coordinati da Ketil Størdal hanno analizzato i dati riguardanti 82.167 bambini partecipanti al Norwegian Mother and Child Cohort Study per identificare i casi di ce-liachia. Il glutine è risultato introdotto nell’alimentazione di questi bambini a 4 mesi nell’8% dei casi, dai 5 ai 6 mesi nel 45,3% dei casi e dopo i 6 mesi nel 46,6% dei casi, mentre la percentuale di allattamento al seno è risultata di ~78% a 6 mesi di vita. Una diagnosi di celiachia si è avuta in 3,68/1000 bambini nel gruppo in cui il glutine è stato introdotto a 5-6 mesi, ma la percentuale sale a 4,15/1000 se l’introduzione è stata più tarda (OR 1,27 95% CI, da 1,01 a 1,65 P=0,045) e a 4,24/1000 se è stata troppo precoce. Anche l’allattamento al seno oltre i 12 mesi è risultato associato ad un aumento del ri-schio di celiachia (OR 1,49 95% CI, da 1,01 a 2,21 P=0,046).

^̂^ Størdal K, White RA, Eggesbø M. Early Feeding and Risk of Celiac Disease in a Pro-spective Birth Cohort. Pediatrics 2013; DOI: 10.1542/peds.2013-1752

“Mettiamoci all’Opera”: raccolti oltre 300.000 €

Ma occorre porre molta cautela nel som-ministrare normali soluzioni saline a pa-zienti con problemi cardiaci o renali”.

^̂^Carandang F, Anglemyer A, Longhurst CA, Krishnan G, Alexander SR, Kahana M, Sutherland SM. Association between Main-tenance Fluid Tonicity and Hospital-Acqui-red Hyponatremia. The Journal of Pediatri-cs 2013; DOI:10.1016/j.jpeds.2013.07.020.

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Primo PDTA strutturato sulla sclerosi multiplaMesso a punto presso il Centro di Riferimento Regionale per la Sclerosi Multipla (CReSM) dell’AOU San Luigi Gonzaga di Orbassano (TO). Obiettivo del Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale: creare una “strada” codificata per la gestione del paziente con sclerosi multipla, che consenta al tempo stesso di migliorare l’assistenza e ottimizzare l’uso delle risorse sanitarie.

Brand del tabacco e bambiniLe ricercatrici della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora Dina L.G. Borzekowski e Joanna E. Cohen hanno scoperto una realtà inquietante: altissime percentuali di bambini tra i 5 e i 6 anni nei Paesi in via di sviluppo hanno familiarità con numerosi brand dell’industria del tabacco. Sono state realizzate interviste one-on-one con 2423 bambini di Brasile, Cina, India, Nigeria, Pakistan e Russia. Il 68% del campione ri-conosce almeno 1 marca di sigarette, ma il dato più incredibile arriva dalla Cina, dove quasi 9 bambini su 10 tra i 5 e i 6 anni sono in grado di identificare almeno 4 brand del tabacco. “La cosa veramente incredibile è stata vedere bambini che non hanno genitori fumatori eppure conoscono alla perfezione molte marche di sigarette”, racconta la Bor-zekowski. “Ciò significa che il messaggio promozionale arriva a livello di comunità: vedo-no questi brand nei negozi, sui cartelloni pubblicitari. Magari vanno a comprare delle caramelle o un dolciume e vedono pubblicità di sigarette. L’idea che bambini di soli 5 anni abbiano questa familiarità con questi loghi è sorprendente”.

^̂^ Borzekowski DLG, Cohen JE. International Reach of Tobacco Marketing Among Young Children. DOI: 10.1542/peds.2013-1150

Chi dorme non piglia pesci ma cresce sano!Per tutti i belli e le belle addormentate ci sono buone notizie. Le ore trascorse dor-mendo – al contrario di quanto suggeri-sca la saggezza popolare – non sono perse, anzi. A rendere onore a Morfeo sono una serie di pubblicazioni recentissime che fanno il punto sui meccanismi che rego-lano la durata del sonno e ne evidenziano i benefici. Per cominciare, è ormai certo che dormire poco è un fattore di rischio per l’obesità. La spiegazione è abbastanza intuitiva: dormendo poco si altera il fisio-logico meccanismo che regola la fame e siamo portati a mangiare ad orari incon-sueti. Chi è sveglio più a lungo, inoltre, è maggiormente portato a mangiare cibi “appaganti”, ricchi di zuccheri che non verranno però metabolizzati prima del riposo e quindi si accumuleranno sotto forma di grassi. Infine, un complesso meccanismo ormonale che coinvolge in-sulina, leptina e molti altri enzimi e pro-teine completa il quadro. Lo studio, pub-blicato su “Pediatrics”, ha osservato quasi 1400 adolescenti per 6 mesi, registrando le ore di sonno in rapporto al Body Mass Index (BMI). Finisce in pareggio, però è una vittoria: ad ogni ora di sonno in più corrisponde un punto di BMI in meno, e questo trend aumenta ulteriormente se analizziamo separatamente i ragazzi con

BMI più elevato. Gli autori concludono suggerendo che aumentare le ore di son-no fino a 10 ore a notte ridurrebbe signi-ficativamente la percentuale di obesità negli adolescenti. Ma c’è di più. In un mondo in cui la fret-ta sta diventando una legge di sopravvi-venza, dormire poco espone i ragazzi ad un significativo rischio di incidenti. Par-tendo da questi presupposti i ricercatori di uno studio pubblicato di recente sul “Journal of Adolescent Health”, hanno preso in esame in un setting virtuale – si-mulando le normali attività quotidiane (per esempio andando a scuola) – una cinquantina di ragazzi. Un gruppo dor-miva regolarmente (mediamente 8,5 ore per notte), l’altro veniva costretto a una restrizione del sonno (circa 4 ore per not-te). Nella simulazione i ragazzi sperimen-tavano eventi inaspettati come incontri con autoveicoli, bici, pedoni che richiede-vano una reazione immediata. Sono stati utilizzati come indicatori dei fattori mi-surabili: tempo di reazione al pericolo, capacità decisionali, livello di attenzione, I risultati non sorprendono: i ragazzi che dormivano meno presentavano un allun-gamento significativo di tutti i tempi di reazione, che li esponeva a un rischio au-mentato di incidenti. Vorrà dire che sulla

vetta delle classifiche musicali un remix di “Dormi dormi bel bambin” diventerà il nuovo tormentone dei ragazzi di domani? (Sabrina Buonuomo)

^̂^Mitchell JA, Rodriguez D, Schmitz KH, Audrain-McGovern J. Sleep duration and adolescent obesity. Pediatrics 2013;131(5): e1428-34.^̂^Davis AL, Avis KT, Schwebel DC. The

Effects of Acute Sleep Restriction on Ado-lescents’ Pedestrian Safety in a Virtual En-vironment. J Adolesc Health 2013; DOI: 10.1016/j.jadohealth.2013.07.008

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Costantino Romagnoli

Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN)

Ecco come si nasce in Italia

Molto significativi i dati emersi dal 9° Rapporto

sull’evento nascita in Italia

Tasso di mortalità neonatale tra i più bassi d’Europa, ma anco-ra troppe nascite avvengono in microreparti. Diminuiscono i parti cesarei, ma il numero resta ancora alto rispetto alla me-dia europea, e le madri italiane sono sempre più “attempate”. Sono alcuni dati emersi dal nono Rapporto sul l’evento nasci-

ta in Italia, fresco di stampa, che presenta le analisi dei dati rilevati per l’an-no 2010 dal flusso informativo del certificato di assistenza al parto (Rappor-to CeDAP). La rilevazione costituisce la più ricca fonte a livello nazionale di informazioni sia di carattere sanitario ed epidemiologico che di carattere socio-demografico relative all’evento nascita e rappresenta uno strumento essenziale per la programmazione sanitaria nazionale.

Boom di gemelli, al via studio europeo a caccia dei segreti delle grandi malattieNelle culle italiane vi sono sempre più gemelli. Età avanzata della madre e maggior ricorso alla procreazione assistita sono tra i principali fattori alla base del boom di parti gemellari, raddoppiati negli ultimi 20 anni. La comunità scientifica è sempre più impegnata a studiarli, come testimonia il progetto europeo Heals, presentato in occasione di un Convegno che si è tenuto di recente nella sede dell’Istituto Superiore di Sanità ed al quale l’Italia partecipa attraverso il Registro Nazionale Gemelli dell’ISS. Nel progetto saranno coinvolte sia coppie di gemelli omozigoti che eterozigoti, insieme a bambini nati non da parto gemellare, con l’obiettivo di verificare l’influenza delle esposizioni ambientali su tre grandi gruppi di malattie: asma e allergie, obesità e diabete e disturbi dello sviluppo neurologico. “Per ambiente non si intende solo l’esposizione agli inquinanti”, precisa Isabella Annesi-Maesano dell’Institut national de la santé et de la recherche médicale (INSERM) di Parigi che coordina il progetto, “ma tutti gli aspetti della vita, dallo status socioeconomico all’attività fisica. I bambini verranno seguiti dalla nascita ad almeno cinque anni”. Il Registro Nazionale Gemelli gestito dall’ISS è impegnato da diversi anni in studi gemellari su patologie pediatriche, dalla celiachia al diabete 1. Il Registro contiene i dati di 25.000 gemelli, di cui 3500 sotto i 12 anni. “Si tratta di uno strumento di ricerca fondamentale”, spiega il Presidente dell’ISS Fabrizio Oleari, “ma che ha forti rapporti anche con gli aspetti della salute pubblica, come è nella vocazione dell’ISS”.

Caratteristiche dei punti nascita

Il 67,9% dei parti si svolge in strutture in cui avvengono almeno 1.000 parti annui. Il 7,1% dei parti ha luogo invece in strutture con meno di 500 parti annui.

Nonostante tutti gli sforzi fatti dai neonatologi e dai pediatri nel sottolineare l’esigenza di una rior-ganizzazione dei punti nascita dobbiamo consta-tare che il 32,1% dei parti avviene in centri che assistono meno di 1000 parti/anno e il 7,1% in centri con meno di 500 parti/anno. Questo dato, più volte sottolineato come negativo in sedi istitu-zionali, dovrebbe essere affrontato in modo coe-rente, e risolutivo senza condizionamenti politici.

Una riorganizzazione dei punti nascita realizzata con l’obiettivo di una migliore assistenza neonata-le potrebbe da sola ridurre il parto in strutture non adeguate e forse anche i tagli cesarei.

Età materna

L’età media della madre è di 32,6 anni per le italiane, mentre scende a 29,3 anni per le cittadine straniere.

L’aumento dell’età materna delle donne italiane al momento del parto è frutto di una organizzazione sociale inevitabile. Da sola non giustifica il ricorso al taglio cesareo come talora si legge o si sente dire.

Scolarità e condizione professionale delle madri

Il 44,2% delle madri ha una scolarità medio alta, il 22,5% la laurea. Il 59,4% delle madri ha un’occupazione lavorativa, il 30,7% si dichiara casalinga e l’8% disoccupata.

Non sorprende la bassa percentuale di donne lau-reate che ricalca quella globale della popolazione, ma colpisce il dato delle donne italiane che lavora-no. La nostra società è organizzata a sostenere le

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madri che lavorano? C’è una sufficiente consape-volezza delle necessità sociali che derivano da tale situazione? La società italiana attuale è orientata alla protezione della maternità e dell’infanzia?

Visite ed esami in gravidanza

Nell’84,6% delle gravidanze il numero di visite ostetriche effettuate è superiore a 4 e nel 73,2% delle gravidanze si effettuano più di 3 ecografie. In media vengono effettuate 13,6 amniocentesi ogni 100 parti.

Le donne italiane hanno gravidanze ben assistite. I dati riportati sono certamente in difetto. Forse facciamo troppe amniocentesi non dovute, ma non dovremmo limitarle ai casi nei quali le rite-niamo necessarie.

Presenza di familiari al parto

La donna ha accanto a sé al momento del parto nel 90,20% dei casi il padre del bambino, nell’8,64% un familiare e nell’1,16% un’altra persona di fiducia.

Mi sembra un dato importantissimo. Nessuna donna partorisce in Italia senza un sostegno e questo è un segno certo di civiltà.

Parti cesarei

Il 37,5% dei parti avviene con taglio cesareo, con notevoli differenze regionali.

Sono certamente troppi e vanno monitorati per ca-pire dove si deve agire per ridurli. Una razionaliz-zazione dei punti nascita potrebbe già avere un ef-fetto positivo, ma c’è molto da lavorare sulla classe medica e anche sulle donne (spesso chiedono il ta-glio cesareo elettivo). Va però ricordato che l’Italia è un paese nel quale l’incidenza della grave asfissia neonatale è molto bassa e questo costituisce il lato positivo della medaglia. Da ultimo va sottolineato il sempre maggior ricorso a contenziosi medico-legali nei confronti degli ostetrici: contenziosi che quasi mai esitano in sanzioni penali, ma che quasi sempre esitano in risarcimenti (sempre dovuti?).

Ricorso alla procreazione medicalmente assistita

L’ 1,38% delle gravidanze deriva da tecniche di procreazione medicalmente assistita.

Tale pratica è sempre più diffusa, ma va ricordato in particolare ai neonatologi e ai pediatri che tali pratiche sono associate ad un maggiore, seppur lieve, rischio di anomalie congenite e che tali neo-nati devono essere seguiti con molta attenzione nei primi mesi di vita e forse anche a distanza.

Natimortalità

Nei test di valutazione della vitalità del neonato tramite indice di Apgar, il 99,2% dei nati ha riportato un punteggio a 5 minuti dalla nascita compreso tra 7 e 10.Sono stati rilevati 1.510 nati morti, corrispondenti ad un tasso di natimortalità pari a 2,72 nati morti ogni 1.000 nati.

I dati riportati non possono che renderci orgoglio-si, anche nella consapevolezza che si può ancora migliorare. Anche in questo caso la riorganizzazio-ne dei punti nascita può avere un ruolo determi-nante in senso positivo.

In conclusione il report ci offre dati molto positivi (natimortalità, valutazione alla nascita, controllo della gravidanza), ma ci suggerisce vie di interven-to per migliorare ancora in campo medico (ridu-zione drastica fino alla eliminazione dei punti na-scita con meno di 1000 parti/anno, riduzione ra-gionata dei tagli cesarei) e anche sociale (migliore organizzazione delle strutture sociali a protezione della maternità e dell’infanzia).

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Davide VecchioSpecialista in formazione. Scuola di Specializzazione in Pediatria, Università degli Studi di Palermo

Maria Elisa Di CiccoSpecialista in formazione. Scuola di Specializzazione in Pediatria, Università degli Studi di Pisa

Quattro colori per indicare i rischi del neonato sanoDal XIX Congresso della Società Italiana di Neonatologia (SIN) di Firenze arriva la proposta dell’adozione da parte di neonatologi e pediatri di famiglia di un codice cromatico per monitorare i neonati sani. Per sistematizzare i rischi potenziali, la SIN propone un codice basato su 4 colori: il blu, per il colore cianotico delle mucose correlato alle cardiopatie congenite; il bianco, rappresentativo del cervello coinvolto in encefalopatie o errori congeniti del metabolismo; il grigio, simile al colore grigiastro che assume il bambino quando è interessato da processi infettivi, spesso da trasmissione verticale materna; il giallo, legato al colore della pelle nell’ittero neonatale.http://congresso.neonatologia.it

Gianpaolo Donzelli

Stupore della nascita

Passigli 2012

Prefazione di Maurizio Cucchi, nota finale di Martha Montello

Una raccolta di poesie unica nel suo gene-re, interamente dedicata ad uno dei mo-menti più sublimi della nostra esistenza: la nascita. Con “Stupore della nascita”

Gianpaolo Donzelli, neonatologo e Professore Or-dinario di Pediatria presso l’Università di Firenze, ci trasporta nel vortice di emozioni che questo evento suscita tra gli operatori che ne prendono parte.La sala parto è un posto speciale, diverso da qualsia-si altro locale di un ospedale. In questo luogo, nel giro di pochi ed infiniti secondi, un nuovo individuo prende vita: un individuo che crescerà, penserà, amerà e soffrirà. Negli attimi in cui questo accade, ognuno dei presenti prova emozioni intensissime.

Di solito il padre del nascituro è immo-bilizzato tra il terro-re e la gioia, la ma-dre è concentrata su quello che sta facen-do e sul dolore che prova. L’ostetrica ed il ginecologo avvertono lo scorrere del sudore sulla schiena mentre lavorano per facilitare il processo, nella spe-ranza che vada tutto bene. Il neonatologo e la sua infermiera, in piedi di fronte all’isola neonatale, si guardano in silenzio dopo aver controllato di avere a di-sposizione tutto il neces-sario per ogni eventuali-tà. E in un attimo accade: “Il corpo si apre, si chiude

e l’amore scivola nell’acqua. I piedi incontrano le mani, il pianto e il riso vivono”. Per qualche intermi-nabile secondo tutti tacciono e nel silenzio, un vagito tramuta ogni tensione in una comune esplosione di gioia. Ma quando, per fortuna in una piccola percen-tuale di casi, le cose non vanno bene (una nascita pretermine, un’asfissia perinatale) tutto cambia e in un attimo i genitori si ritrovano a pensare: “Senza fiato neppure per piangere ti hanno portato via” po-nendoti in un’incubatrice, “prigione senza tempo”. Si tratta quindi di innumerevoli momenti dal forte carico emotivo, che il Prof. Donzelli riesce a descri-vere con semplicità ed una scelta accuratissima dei termini. Verso dopo verso vengono eviscerati, en-trando sempre in punta di piedi, i vissuti della ma-dre, dei medici e soprattutto del neonato, che in fin dei conti è il protagonista assoluto di queste pagine. La raccolta, dedicata a tutti coloro che si prendono cura della nascita e i cui diritti d’autore saranno de-voluti alla Fondazione Ospedaliera Meyer di Firenze, rappresenta un contributo alla letteratura delle “me-dical humanities”, ovvero dei saperi umanistici e delle scienze umane applicate alla professione medi-ca. Aspetti questi che la formazione medica da trop-po tempo ignora, laddove invece il vissuto della per-sona può e deve costituire la base del rapporto me-dico paziente, ricordandoci che le professioni sani-tarie sono le più nobili del mondo e che, chi le svol-ge, non può che reputarsi fortunato. Il libro è stato adottato nei processi formativi di Neonatologia all’Harvard Medical School di Boston.

Stupore della nascita

Una raccolta di poesie dedicata all’evento nascita ed alle emozioni che suscita in coloro che ne prendono parte

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Gianluca GiniDipartimento

di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione,

Università degli Studi di Padova

Tiziana PozzoliDipartimento

di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione,

Università degli Studi di Padova

Negli ultimi anni si è assistito ad un crescente interesse, da parte soprat-tutto dei media, nei confronti di episodi di violenza tra ragazzi, spesso considerati una conseguen-

za di un diffuso disagio adolescenziale, quando non di una vera e propria emergenza sociale. In tali circostanze, tuttavia, azioni antisociali diver-se, quali vere e proprie condotte criminali, azioni di sfida agli adulti o atti di teppismo e vandalismo sono state e vengono ancora oggi impropriamen-te descritte come forme di bullismo. La ricerca scientifica, al contrario, circoscrive la corretta ap-plicazione del termine ad una serie di comporta-menti aggressivi con caratteristiche specifiche. In sintesi, il bullismo è una forma di comporta-mento aggressivo tra coetanei che include azioni intenzionali, non provocate e ripetute nel tempo, ed implica una disparità, reale o percepita, di po-tere o forza tra il bullo e la vittima. Il bullismo comprende sia forme dirette o manifeste di ag-gressione (ad esempio aggressioni fisiche, insulti, minacce) che forme indirette o nascoste (ad esempio danneggiamento di oggetti, piccoli furti, diffusione di maldicenze, esclusione dal gruppo, isolamento sociale). Una tipologia di bullismo di recente diffusione è il cosiddetto “cyberbullismo”, che consiste nell’utilizzo di Internet o dello smar-tphone per inviare messaggi minacciosi o deni-gratori alla vittima o per diffondere messaggi o immagini dannosi e calunniosi in Rete. Sappiamo da tempo che gli studenti vittime di prepotenze hanno un rischio maggiore, rispetto ai coetanei non coinvolti, di presentare problemi psicologici quali ansia, bassa autostima, depres-sione, ideazione suicidaria e difficoltà scolastiche, che possono portare a scarso successo e abbando-

Le vittime di bullismo

sono più a rischio

di disturbi fisici

Uno studio italiano pubblicato su “Pediatrics”

no scolastico. Ma che relazione c’è tra il coinvol-gimento in atti di bullismo e i problemi di salute? Per rispondere a questa domanda è stata condot-ta una meta-analisi, che amplia i risultati di un lavoro precedente del 2009, su 30 studi che hanno coinvolto un totale di circa 220.000 studenti dai 7 ai 18 anni di diversi Paesi europei, nordamericani ed asiatici. Si evidenzia che i bambini che sono bersaglio di aggressioni fisiche, verbali o relazio-nali da parte dei compagni di scuola hanno un rischio doppio (OR = 2,17, 95% CI da 1,91 a 2,46 nei 24 studi trasversali; OR = 2,39, 95% CI da 1,76 a 3,24 nei 6 studi longitudinali) rispetto ai coeta-nei non vittimizzati di soffrire di frequenti sinto-mi a carico della sfera somatica quali emicrania, mal di schiena, dolori addominali, problemi della pelle, capogiri, vomito, ma anche problemi del sonno, stanchezza persistente, inappetenza, enu-resi. È inoltre interessante il fatto che negli studi trasversali il rischio di riportare la sintomatologia sia risultato crescere all’aumentare della percen-tuale di maschi nel campione. Le ragioni di tale influenza non sono chiare, ma è possibile ipotiz-zare che nelle scuole e nelle classi con una più alta proporzione di maschi vi sia una maggiore incidenza degli episodi di bullismo (unitamente

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ad una minore frequenza di comportamenti pro-sociali di aiuto e sostegno alle vittime da parte dei compagni) e siano, quindi, più marcate le conse-guenze negative del subire prepotenze. Non sono state invece trovate differenze negli studi sulla ba-se della provenienza geografica dei partecipanti (Paesi europei vs. altri), né del tipo di informato-re utilizzato per la valutazione delle esperienze di vittimizzazione (il bambino stesso vs. i compagni o gli adulti).In sintesi, i risultati di questa meta-analisi sugge-riscono di considerare il bullismo un importante fattore di rischio per la salute dei bambini e degli adolescenti in età scolare. È quindi importante da un lato una maggiore attenzione da parte degli adulti al riconoscimento dei primi segnali di al-larme che possano indicare la presenza di un pro-blema di questo tipo in bambini e ragazzi, e dall’altro la messa in atto di strategie di interven-to tempestive ed efficaci per ridurre l’incidenza del fenomeno nelle scuole e per aiutare gli stu-denti in maggiore difficoltà. Il bullismo costitui-sce una violazione dei diritti umani fondamenta-li, come quello di essere rispettati e di crescere liberi e sicuri, ed è anche responsabilità degli adulti assicurare che questi diritti siano garantiti.

Questo principio è stato recentemente stabilito dalla cosiddetta “Dichiarazione di Kandersteg”, sottoscritta da un gruppo di ricercatori in rappre-sentanza di quindici diversi Paesi, tra i quali an-che l’Italia (www.kanderstegdeclaration.com/storage/Italienisch.pdf). Nello specifico, questo documento individua cinque diverse azioni che devono essere intraprese:^^ contrastare i fenomeni di bullismo in tutti i

luoghi in cui i bambini e gli adolescenti vivono, studiano e giocano; ^^ attivare azioni di prevenzione in età precoce e

proseguirle nell’infanzia e nell’adolescenza, pro-muovendo relazioni positive tra compagni, con l’obiettivo di ridurre i fattori di rischio e di poten-ziare i fattori di protezione;^^ formare tutti gli adulti che sono a contatto

con i bambini per metterli in grado di promuo-vere relazioni sane e di prevenire il bullismo;^^ attivare politiche sociali e programmi di pre-

venzione di tipo evidence based, che siano appro-priati in relazione all’età, al genere, alla cultura dei destinatari e che coinvolgano le famiglie, i co-etanei, le scuole e la comunità;^^ effettuare azioni di monitoraggio e di valuta-

zione in itinere dei percorsi di intervento per ve-rificare i benefici dei diversi programmi e per tutelare i diritti dei bambini e degli adolescenti.Il ruolo dei pediatri in questo lavoro può essere fondamentale. In primo luogo, i risultati della meta-analisi suggeriscono l’opportunità di inda-gare l’eventuale presenza del problema di fronte a un paziente che presenti ricorrenti sintomi po-tenzialmente associati alle esperienze di vittimiz-zazione e non altrimenti spiegabili. Anche se non esiste un modo certo per capire se un bambino o un ragazzo è vittima di bullismo, quando non racconta apertamente cosa gli sta succedendo, vi sono alcuni segni che possono essere un campa-nello d’allarme: ^^ paura di andare a scuola, assenze ingiustifica-

te, desiderio di cambiare il tragitto o il mezzo (per esempio lo scuolabus) per recarsi a scuola;^^ evitamento di specifiche lezioni o attività (pa-

lestra, piscina, ecc.);^^ improvvise (e non altrimenti spiegabili) diffi-

coltà con le materie scolastiche;^^ oggetti personali (vestiti, zaino, cellulare, altri

oggetti) frequentemente smarriti, rovinati o rotti;^^ richieste di soldi (o altri beni) ai genitori fre-

quenti ed ingiustificate;^^ danni fisici che il bambino non riesce a spie-

gare;^^ bassa autostima, umore spesso negativo, fre-

quenti pianti, scoppi di rabbia improvvisa;^^ raccontare di non aver amici, rifiutarsi di rac-

contare ciò che succede a scuola.In conclusione, i risultati della meta-analisi so-pracitata evidenziano con forza la necessità di una collaborazione sinergica tra le diverse figure che ruotano attorno alla vita di bambini e ragaz-zi (dai genitori agli insegnanti, dagli psicologi ai pediatri) al fine di permettere loro di vivere in un ambiente ottimale per lo sviluppo.

^̂^ Gini G, Pozzoli T. Bullied children and psychosomatic problems: A meta-analysis. Pediatrics 2013; DOI:10.1542/peds.2013-0614

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Lesioni strutturali in 1 scuola su 7, distacchi di intonaco in 1 su 5 e ben 29 casi di crolli di diversa entità nell’ultimo anno scolasti-co. E un terzo delle scuole ha subito atti di

vandalismo. Peggiora lo stato di manutenzione delle scuole, che nel 39% dei casi – lo scorso anno era il 21% – è del tutto inadeguato (nonostante dalle fami-glie siano arrivati solo nell’ultimo anno circa 390 milioni di € sotto forma di contributo volontario o donazione di materiali e beni), e peggiora la qualità di vita all’interno degli ambienti scolastici. Gran par-te delle scuole sembrerebbe priva di barriere architet-toniche, ma in realtà l’accessibilità si ferma spesso al solo ingresso; più oltre troviamo aule in 1 caso su 4 inaccessibili a studenti in carrozzina e prive di arredi e attrezzature didattiche destinati a loro. È questa la difficile condizione delle scuole italiane fotografata dall’XI Rapporto su sicurezza, qualità e comfort degli edifici scolastici realizzato da Cittadinanzattiva in collaborazione con la Unione Italiana Lotta alla Di-strofia Muscolare (UILDM). L’Indagine ha interessato 165 scuole di 18 Regioni (tutte ad eccezione di Valle D’Aosta e Liguria), ed è stata condotta da 155 citta-dini monitori attraverso 446 indicatori.“Pur apprezzando il grande sforzo compiuto dall’at-tuale Governo con lo stanziamento di fondi (150 milioni di e subito, 300 nel prossimo triennio), è poca cosa rispetto al reale fabbisogno. Basti pensare che il costo di un edificio scolastico di medie dimen-sioni, antisismico, energetico, a norma è di 5 milioni di e”, afferma Adriana Bizzarri, coordinatrice na-zionale scuola per Cittadinanzattiva. Ottengono il miglior punteggio a pari merito (94/100) nella clas-sifica finale il Liceo Classico Socrate di Bari e la Scuola dell’Infanzia Don Bronzini di S. Lorenzo in

Scuole italiane a rischio

I dati dell’XI Rapporto su sicurezza, qualità e comfort

degli edifici scolastici realizzato da Cittadinanzattiva

fotografano una realtà drammatica

Banale (Trento). In fondo alla graduatoria, invece, due scuole di Roma, la Secondaria dell’Istituto com-prensivo Piazza Sauli (ex Vivaldi) e l’Istituto com-prensivo Borgoncini Duca - plesso Manetti, con un punteggio di 58/100.Il 20% delle aule presenta distacchi di intonaco: muf-fe, infiltrazioni e umidità sono stati rilevati in quasi un terzo dei bagni (31%) e in 1 aula e palestra su 4. E sedere sui banchi di scuola – 97 dei 165 edifici scola-stici monitorati ospitano scuole dell’infanzia e scuo-le primarie, dunque bambini fra i 3 e gli 11 anni – risulta dannoso per la salute: temperature ed aerazio-ne non sono adeguate nella gran parte delle aule, vi-sto che il 51% di esse è senza tapparelle o persiane e il 28% ha le finestre rotte. E ancora, il 10% delle sedie e dei banchi è rotto e in oltre un terzo dei casi (39%) gli arredi non sono a norma, adeguati ad esempio all’altezza degli alunni. “E passiamo al capitolo del sovraffollamento: 1 classe su 5 del nostro campione ha più di 25 alunni, dunque non è adeguata alla nor-mativa antincendio. E pur facendo riferimento al pluricontestato art. 64 della legge 133/2008, che ha innalzato il limite di alunni per classe, abbiamo ri-scontrato ben 47 classi fuorilegge”, fa notare la Bizzar-ri. Il 40% dei bagni è privo di carta igienica, il 43% non ha asciugamano, il 38% è senza sapone e nel 13% ci sono attrezzature e prodotti di pulizia incu-stoditi. Le aule hanno nel 27% dei casi sedie danneg-giate, nel 23% banchi rotti, nel 42% armadi e librerie non ancorati alle pareti, nel 44% mobili o termosifo-ni con spigoli vivi, nel 55% vetrate non conformi. Non tutte hanno locali riservati alla mensa: ne sono provviste 62 delle 97 scuole e in 7 di queste si mangia in aula. Sono presenti aree verdi nell’85% delle scuo-le dell’infanzia e primarie monitorate, ma nel 32% non sono adeguatamente curate. Solo nel 43% questi spazi sono allestititi ad aree gioco dotate delle attrez-zature specifiche.Siamo a quota 207.244 studenti disabili inseriti nelle nostre scuole. Il 64% delle scuole monitorate ha posti auto per disabili nel cortile o nel parcheggio interno. Scalini all’ingresso del 27% delle scuole, ascensore assente nel 35% degli edifici e non funzionante nell’11% di quelli che ne sono dotati; barriere archi-tettoniche nel 19% dei laboratori, nel 18% delle pa-lestre, nel 15% dei cortili, nel 13% delle aule. Nel 23% delle scuole non esistono bagni per disabili, e il 15% di essi presenta barriere architettoniche. Il 26% delle scuole, nella gran parte delle aule, non ha sufficiente spazio per la presenza di una carrozzina; il 44% delle aule non ha banchi adatti o adattabili per una perso-na in carrozzina; nel 57% dei casi, non ci sono in aula attrezzature didattiche o tecnologiche per facili-tare la partecipazione alle lezioni degli studenti con disabilità. Non ci sono tavoli o postazioni adatte ai disabili in carrozzina nel 28% dei laboratori, nel 18% delle biblioteche e nel 17% delle mense. In 1 scuola su 4, sarebbe un problema gestire l’evacuazione dall’edificio degli studenti con disabilità motoria in caso di emergenza, perché nel 24% non esistono per-corsi sicuri e praticabili che non comportino l’uso dell’ascensore o del servoscala. Inoltre, nel 27% degli edifici monitorati, le piantine dei percorsi di evacua-zione non sono visibili da persone in carrozzina.

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milioni di €Contributi volontari

delle famiglie

207.244 Studenti disabili

23% Scuole senza bagni

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Il Programma Nazionale Esiti (PNE), affidato dal Ministero della Salute all’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Age.Na.S.) ha recen-temente reso disponibili i risultati dell’analisi dei

dati SDO 2005-2012. Tra gli obiettivi del programma la valutazione dell’efficacia “teorica” (efficacy) e “ope-rativa” (effectiveness) degli interventi sanitari, l’indi-viduazione dei fattori dei processi assistenziali che determinano esiti, il monitoraggio dei livelli di assi-stenza, la valutazione comparativa tra soggetti eroga-tori e/o tra professionisti funzionale alle attività di accreditamento e remunerazione e all’informazione dei cittadini/utenti. Con un numero di indicatori an-cora più ampio (dai 42 della rilevazione 2011 si è ar-rivati ai 114 del 2012) e con accurate metodologie capaci di misurare l’appropriatezza delle cure, sono state valutate le prestazioni erogate e gli esiti delle per-formance raggiunte da oltre 1.400 ospedali pubblici e privati, accreditati e non. I dati che emergono dallo studio, pur essendo diver-si tra una struttura e l’altra anche all’interno della stessa area geografica, appaiono complessivamente migliori rispetto all’ultima rilevazione ed evidenzia-no un avanzamento – anche se a piccoli passi – delle prestazioni delle strutture sanitarie italiane. Miglio-rano alcune attività di assistenza a grande impatto, come ad esempio il numero dei parti cesarei, gli in-terventi sulle fratture al femore entro 48 ore e dimi-nuiscono i ricoveri. Permangono comunque forti differenze regionali con Toscana, Lombardia ed Emi-lia-Romagna Regioni virtuose, mentre ancora nega-tive sono le performance in molte Regioni del sud Italia come Campania e Puglia, che continuano in-vece a non rafforzare diversi indicatori essenziali per assicurare l’appropriatezza delle cure.Nonostante il Programma sia uno strumento per promuovere un’attività di auditing clinico e organiz-zativo che valorizzi l’eccellenza, individui le criticità, promuova l’efficacia e l’equità del SSN ed escluda nettamente l’utilizzazione dei risultati per stilare classifiche delle struttura sanitarie o per dare “pagel-le e giudizi” degli ospedali, è evidente che il PNE può essere utilizzato, anche se impropriamente, in tal senso. È quanto è accaduto quest’anno. La Regione

Toscana infatti, sulla base dei dati resi noti ma senza valutare il peso differente di ogni indicatore, ha sti-lato una graduatoria delle strutture “buone” e “catti-ve”. Classifica che l’Age.Na.S. ha subito disconosciuto ma che ha suscitato reazioni molto polemiche da parte di chi non ha condiviso i giudizi sostenendo che fare tabelle e classifiche dei migliori e peggiori ospedali è un esercizio complicato e non privo di rischi. L’interpretazione dei dati è infatti un lavoro non facile, specie per i non addetti ai lavori, e la pos-sibilità di sbagliare o di raccontare come stanno le cose in modo errato è un’eventualità concreta. In ogni caso il PNE rimane un importante strumento di miglioramento del sistema, utile per suggerire i giu-sti correttivi e dare qualità alle cure. Tra gli indicato-ri utilizzati dal PNE solo due riguardano la Pediatria, i ricoveri per asma e quelli per gastroenterite. I dati ottenuti evidenziano notevoli differenze sia in ambito regionale che locale. Il Lazio, l’Abruzzo, la Sicilia e la Sardegna sono le Regioni in cui si effettua il maggior numero di ricoveri per asma, mentre per la gastroenterite sono Umbria, Puglia e Sicilia. Questi dati sono utilizzati dal PNE soprattutto per un’anali-si delle performance territoriali. Infatti gli indicatori sull’asma pediatrico e sulla gastroenterite del bambi-no, così come quelli sul ricorso all’ospedale per una diagnosi di ipertensione o i ricoveri per diabete sen-za complicanze, suggeriscono, laddove più elevati, la necessità di una più incisiva assistenza sul territorio ed una più stringente integrazione tra ospedale e ter-ritorio. In questa prospettiva è pertanto evidente come l’interconnessione reale ed operativa dei vari sistemi rappresenti l’elemento basilare di ogni inizia-tiva di riorganizzazione dell’assistenza sanitaria nel nostro Paese.

Programma Nazionale

EsitiDagli ospedali italiani segnali incoraggianti,

ma c’è ancora molto da fare

Domenico MinasiConsigliere SIP

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Intervista a Enrico De Grazia

Un nuovo reparto

“all’altezza dei bambini”

Dopo il Niguarda di Milano, il Sant’Orsola Mal-pighi di Bologna e l’Istituto Ospedaliero Po-liambulanza di Brescia, anche l’Unità Operati-va di Chirurgia pediatrica dell’Azienda Ospe-daliera Universitaria Policlinico “Paolo Giacco-

ne” di Palermo ha ottenuto il bollino ABIO/SIP “Ospedale all’altezza dei bambini”, la speciale certificazione di qualità che attesta l’adesione della struttura alla Carta dei Diritti del Bambino e dell’Adolescente in Ospedale. L’iniziativa si inse-risce nell’ambito di una collaborazione tra SIP e Fondazione ABIO, in partnership con Progea e Joint Commission Interna-tional, con lo scopo di favorire l’umanizzazione delle Pedia-trie attraverso uno strumento concreto: il bollino di qualità assegnato al termine di un rigoroso percorso di certificazione svolto da valutatori indipendenti e volto a verificare l’aderen-za delle strutture pediatriche agli standard stabiliti dal Ma-nuale ABIO/SIP per la certificazione della “Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale”. Il reparto diretto dal professor Enrico De Grazia ha 14 posti letto, vi si eseguo-no oltre 900 interventi chirurgici l’anno e circa 3.700 presta-zioni ambulatoriali.

Quali motivazioni hanno indotto l’UO di Chirurgia pediatrica da lei diretta a sottoporsi al percorso di certificazione ABIO/SIP? Le motivazioni sono legate alla storia di ABIO Palermo. Nata nel 1995, l’attività dell’ associazione palermitana si è sviluppata nel corso degli anni in una intensa collaborazione con ABIO Italia prima e con la Fondazione ABIO Italia poi. Regina Sironi, da poco scomparsa, Segretario Generale e anima di Fondazione ABIO Italia, ha sostenuto e stimolato le nostre iniziative indirizzate a formare volontari ed ad attrezzare sale giochi per

bambini nella nostra struttura e in seguito anche in reparti pediatrici di altre strutture ospedaliere cittadine. Nel 2011, grazie alla Fondazione ABIO Italia e all’attività di “Trenta ore per la vita”, sono stati ottenuti i fondi necessari per arredare il reparto di degenza dell’UO di Chirurgia Pediatrica del Policlinico e la relativa ludoteca. Così abbiamo potuto realizzare ambienti gradevoli, luminosi nei colori, ben attrezzati (composti da stanze a due letti con poltrona letto per un genitore, televisione, condizionamento, servizi igienici in stanza) in grado di soddisfare le esigenze dei

piccoli pazienti e dei loro familiari. Nel corso dell’inaugurazione del reparto – di cui è stata madrina Lorella Cuccarini – è nata l’idea, quasi una scommessa con Regina Sironi, di ottenere la certificazione ufficiale di “Ospedale all’altezza dei bambini” di ABIO/SIP.

Qual è stato il percorso seguito per ottenere la certificazione?L’obiettivo è stato quello di implementare le prestazioni offerte per poter offrire ai pazienti e ai loro familiari un insieme di servizi complessi: non solo trattamenti sanitari finalizzati alla guarigione, ma anche più efficienza ed efficacia organizzativa, così da migliorare la qualità organizzativa percepita. È stato un anno d’intenso lavoro che ha coinvolto come attore principale la

Nella foto: l’inaugurazione del reparto alla presenza della testimonial Lorella Cuccarini (al centro) e di Regina Sironi (prima a sinistra), fondatrice di aBIo Italia, di recente scomparsa

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È a Palermo la quarta struttura in Italia e la prima nel centro-sud a ottenere la certificazione ABIO/SIP

dott.ssa Enrica Agosta Cecala, responsabile della qualità dell’UO di Chirurgia pediatrica, con la collaborazione attiva della Direzione Aziendale. Sono stati coinvolti vari settori, quali Ufficio Qualità, Rischio Clinico, Comunicazione e Formazione, Tecnico, Servizio di Prevenzione e Protezione, Ingegneria clinica nonché tutto il personale sanitario della Unità Operativa. Questo percorso ha richiesto una intensa collaborazione tra soggetti con competenze diverse, tutti fortemente motivati a raggiungere gli standard richiesti dal Manuale ABIO/SIP per la certificazione. Ciò ha significato: l’elaborazione di una carta di accoglienza del paziente in reparto, dichiarando i propri intenti agli utenti e rendendo interattivo con loro il

processo di cure; la stesura e pianificazione di procedure e istruzioni di lavoro per la gestione e la standardizzazione dei processi operativi nell’UO; il miglioramento delle prassi di comunicazione intra ed extra-aziendale per facilitare i percorsi di cura; l’implementazione di un idoneo programma di formazione del personale infermieristico in base a valutazioni psicoattitudinali; la verifica dei livelli di soddisfacimento raggiunti, in coerenza con le risorse disponibili a fronte dei requisiti richiesti attraverso l’impiego di differenti specifici indicatori. L’impegnativo progetto ha preso il via nel giugno del

2012. La certificazione è stata ottenuta dopo un anno di lavoro.

Quali sono i punti di forza della struttura da lei diretta?Io spero che il principale obiettivo raggiunto sia stato quello fornire al personale sanitario operante a diversi livelli una visione molto più ampia, attenta e consapevole di ciò che significa tutela del paziente come persona fisica e inscindibile realtà psicorelazionale inserita nel suo contesto familiare durante l’intero piano di cure. Un’attenzione particolare è stata da noi riservata al tema dell’accoglienza e dell’informazione, semplice, completa, chiara e accessibile

anche ai piccoli pazienti. Un ruolo indispensabile viene svolto dal volontariato competente e attento, che con la presenza giornaliera in reparto consente uno svago a dimensione di bambino in rapporto all’età e alla condizione di salute.

Consiglierebbe ad altri reparti di seguire lo stesso percorso, e se sì perché?Sono fermamente convinto dell’importanza di tale progetto e auspico che diversi reparti pediatrici o meglio ancora interi ospedali pediatrici percorrano la strada da noi intrapresa per il benessere dei piccoli pazienti. L’UO di Chirurgia pediatrica si prefigge di sfruttare il processo di miglioramento intrapreso come occasione di revisione e controllo del proprio iter lavorativo e di stimolo a migliorare la formazione clinica e psicoattitudinale degli operatori, attivando un sistema di gestione condiviso nelle scelte e diffuso a tutti livelli clinici ed organizzativi. Non vi è dubbio che la realizzazione di un così impegnativo percorso ha contribuito a fare crescere una collaborazione attiva tra gli operatori sanitari e i tecnici aziendali.

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La salute dei bambini con il bollino blu: parte ANSA Salute & Benessere Bambini (www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/salute_bambini), la nuova pa-

gina web tutta dedicata ai più piccoli nata da una collaborazione tra la Società Italiana di Pediatria e l’ANSA, la maggiore agenzia di informazione in Ita-lia. L’iniziativa è stata presentata a Roma presso l’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” alla presenza del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Con un aggiornamento quotidiano su tutte le novi-tà scientifiche che riguardano la salute dei primi anni di vita, il nuovo canale web vuole dare a geni-tori, educatori, insegnanti e a tutti coloro che si oc-cupano della salute e del benessere dei bambini, notizie e consigli sui grandi temi dell’alimentazione, della crescita, dei giochi e della sicurezza, oltre ai maggiori temi di Medicina: dalle vaccinazioni ai problemi del sonno, dalle allergie alle malattie infet-tive, dai piccoli disturbi alle grandi malattie. L’inizia-tiva intercetta un bisogno emergente della nostra società: quello di garantire informazione corretta sulla salute dei bambini. Aumentano infatti le mam-me che navigano in Rete con un obiettivo preciso,

ovvero dare la caccia a notizie riguardanti la salute dei figli, dai primi mesi di vita all’adolescenza. Come testimonia l’indagine SIP “Mamme connesse”, realizzata in occasione della presentazione del canale, sono 135 milioni le donne europee che usano abi-tualmente la Rete, ma mentre le norvegesi sono in testa alla classifica delle più “connesse” (83%), le ita-liane sono quelle con il più alto tasso di crescita di utilizzo della Rete (+25% dal 2008 al 2010). E fra i motivi che le portano a fermarsi davanti allo scher-mo di un pc e di uno smartphone c’è un comune denominatore: la salute dei bambini, al primo posto delle ricerche per il 56% del campione. In Italia in particolare è boom di donne connesse: su 23 milioni di navigatori 11 sono donne, tra queste tante mam-me alla ricerca di informazioni e consigli online, co-me testimonia un approfondimento della citata ri-cerca europea sul campione italiano costituito da circa 2.770 donne. Ben il 72% ha fatto ricorso ai me-dia per cercare risposte alle proprie domande; la sa-lute dei bambini (40%) e la gravidanza (24%) tota-lizzano congiuntamente il primo posto tra le voci più ricercate. Ma come si orientano le mamme di fronte all’enor-me mole di informazioni online? Durante la gravi-danza e sino allo svezzamento prevale la ricerca spa-smodica di notizie, dopo i due anni invece le mamme acquisiscono la consapevolezza che essere molto in-formata è diverso da essere bene informata. Prevale quindi la consultazione di fonti attendibili, che non sempre però è facile reperire sul web. “Da qui”, ha sottolineato il presidente SIP Giovanni Corsello, “la necessità di favorire la corretta infor-mazione sui temi della salute in età pediatrica, anche in chiave di prevenzione, attraverso un canale infor-mativo qualificato a disposizione delle famiglie”. Un rischio, quello della cattiva informazione, evidenzia-to dallo stesso Ministro della Salute: “Informazione a basso costo”, ha sottolineato la Lorenzin, “non vuol dire informazione di qualità, e in un mondo in cui la comunicazione è diventata bulimica bisogna cambiare alcuni parametri, e questo vale soprattut-to per il settore salute. Spesso, infatti, le criticità più spinose vengono proprio dalla disinformazione, che genera dispersione di risorse e grossi problemi per i cittadini. Il punto è che molte volte gli utenti non sanno chi c’è dietro un blog o un sito informativo. L’informazione in Rete è dunque una sfida nuova, che impatta sulla vita delle persone”.“Ed è proprio il rigore dell’informazione, in parti-colare quella dedicata alla salute dei bambini”, ha aggiunto il direttore dell’ANSA Luigi Contu, “ad ave-re ispirato il progetto del canale Salute & Benessere Bambini. L’obiettivo è quello di offrire notizie e ap-profondimenti certificati dagli esperti più qualifica-ti del settore, dagli specialisti dei più importanti ospedali e centri di ricerca in Italia e nel mondo”. E fra i vantaggi di una buona informazione ai genito-ri c’è anche quello di aiutarli nelle scelte quotidiane di salute, evitando magari comportamenti come quelli sottolineati dal Presidente dell’Ospedale Pe-diatrico “Bambino Gesù” di Roma, Giuseppe Profi-ti, e cioè per esempio ricorrere inutilmente al Pron-to Soccorso quando non è necessario.

SIP e ANSA: canale web dedicato alla salute dei bambini

Mamme italiane in Rete

a caccia di notizie: serve più

informazione di qualità

Nella foto da sINIstra: il Presidente della sIP

Giovanni Corsello, il Ministro della Salute

Beatrice Lorenzin, il Direttore Responsabile

dell’aNsa Luigi Contu, il Presidente dell’Ospedale

Pediatrico “Bambino Gesù” Giuseppe Profiti

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Gli Stati Generali della Pediatria 2013

I l Bambino, l’attività motoria e lo sport” è il tema de-gli Stati Generali della Pediatria 2013, svoltisi il 20 novembre in concomitanza con la Giornata Mon-diale del Bambino e dell’Adolescente. L’iniziativa è

stata articolata in un evento nazionale che si è tenuto in Campidoglio e in numerosi eventi locali, organizzati dal-le sezioni regionali SIP, ai quali hanno preso parte rappre-sentanti del mondo delle istituzioni, della scuola, dei media, dello sport. Un confronto a tutto campo per ri-chiamare l’attenzione sulla necessità di contrastare la sedentarietà sin dalle prime età della vita, con un ap-proccio traversale che tocca aspetti sociali, educativi, urbanistici, a cominciare da una diversa visione del-l’educazione fisica a scuola sino alla presenza di spazi verdi e aree attrezzate nelle nostre città.L’attività fisica e motoria deve essere percepita nella nostra società come un investimento per la salute delle generazioni future: questo è il messaggio lan-ciato dalla SIP agli Stati Generali della Pediatria. Come testimoniano nume-rose ricerche, bambini e adolescenti italiani passano gran parte del loro tempo in auto o a casa davanti alla tv e al computer: una “generazione seduta”, con tutti i rischi che ciò comporta in termini di importanti patologie croniche che possono insorgere in età adulta. Un focus specifico è stato dedicato al preoc-cupante fenomeno del drop-out sportivo degli adolescenti.

Evitare le trappole per unire la PediatriaLa crisi di sistema che stiamo vivendo non deve essere un alibi per giusti-ficare livelli assistenziali meno efficaci; al contrario essa potrebbe divenire una opportunità per razionalizzare l’uso delle risorse disponibili e ridise-gnare un’assistenza pediatrica integrata. Di questo si è discusso nell’ambi-to del Congresso “Trappole cliniche e gestionali in Pediatria” organizzato da Vincenzo Tota e dai suoi colleghi della UO di Pediatria dell’Ospedale di Corato nella ASL/Bari, sotto l’egida della sezione pugliese della SIPO. In particolare gli esperti si sono confrontati sulla necessità di adeguare il mo-dello nazionale di assistenza pediatrica, attualmente in crisi di identità, ai nuovi bisogni della società. Tutti concordi sulla necessità di arrivare a un sistema che definisca in maniera chiara dove si attua la prevenzione, l’ur-genza e l’emergenza e la cura del bambino affetto da patologia ad alta complessità, accedendo a risorse adeguate e superando i veti e i campani-lismi che spesso, chi ha il compito di gestire le politiche sanitarie, non ri-esce a contrastare. Solo così si potrebbe colmare il divario, soprattutto di tipo organizzativo, che purtroppo esiste ad esempio tra l’assistenza pedia-trica pugliese e i centri di eccellenza nazionale verso i quali, ancora og-gi, si verificano numerose e talora ingiustificate migrazioni di pazienti. (Giovanni Ciccarone UO Pediatria, Ospedale di Corato-ASL/Bari)

A Sergio Bernasconi il Premio ESPE 2013In occasione del Congresso Mondiale di Endo-crinologia Pediatrica è stato assegnato a Sergio Bernasconi, Direttore della Clinica Pediatrica del l’AOU di Parma, il Premio ESPE 2013 assegna-to dal 2001 ad un clinico che abbia contribuito in maniera molto rilevante allo sviluppo dell’En-docrinologia pediatrica.

Mario De Curtis e Bruno Dallapiccola nel Comitato nazionale per la Bioetica Con Decreto del Presidente del Consiglio dei Mi-nistri del 27 settembre 2013 è stato rinnovato il Comitato nazionale per la Bioetica della Presi-denza del Consiglio dei ministri. Il numero dei componenti è stato notevolmente ridotto (da 34 a 27). Alla presidenza del Comitato è stato con-fermato il Prof. Francesco Paolo Casavola, Presi-dente Emerito della Corte Costituzionale. Due i nomi importanti per l’ambito pediatrico: il Prof. Mario De Curtis, Direttore UOC Neonatologia, Patologia e Terapia Intensiva Neonatale al Poli-clinico Umberto I e il Prof. Bruno Dallapiccola, Direttore scientifico dell’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” di Roma.

Un premio per la poesia a Pietro Ferrara Pietro Ferrara vince l’edizione 2013 del concorso di poesia istituito dalla Fondazione “Amalia Vi-lotta” con il componimento “Ridammi il Rosa” dedicato alla violenza di genere. Docente di Pe-diatria all’Università Cattolica di Roma, Ferrara si occupa da anni di violenza sui minori.

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A 100 anni dalla nascita e 20 dalla morte, la figura di Gennarino Sansone è ancora al centro di celebrazioni e studi, soprattutto per la sua attività clinica pionieristica, la

sua capacità di guardare al futuro, come è stato ricor-dato in un importante convegno al lui dedicato che si è svolto dal 3 al 5 ottobre presso l’Ospedale Galliera. Nato a New York nel 1913 da una umile famiglia di emigranti, tornò a Sant’Antonio Abate a 7 anni, e sorprese tutta la sua famiglia per la determinazione con cui volle continuare gli studi, arrivando a una Laurea in Medicina e Chirurgia all’Università di Na-poli nel 1938 – si racconta che andasse a seguire le lezioni in groppa ad un asinello, attraversando le campagne alle prime luci dell’alba – e un diploma di specialità in Pediatria presso la Clinica Pediatrica del Gaslini di Genova diretta da Giovanni De Toni nel 1942, obiettivi di certo non comuni a quei tempi. Al Gaslini si occupò di Emato-oncologia acquisen-do una fama internazionale ed ebbe una allieva di eccezione, la collega Luisa Massimo, che sviluppò successivamente in piena autonomia al Gaslini so-prattutto la parte oncologica. Per quasi un trentennio, dal 1959 al 1983, lasciata l’Università ed il Gaslini con grandissimo rimpianto di molti, ha diretto l’Ospedale Pediatrico S. Filippo degli Ospedali Galliera di Genova, creando una struttura dipartimentale costituita da Pediatria, Ne-onatologia e Centri delle Malattie Sociali compren-denti: Centro della Microcitemia, Laboratorio di Citogenetica, Laboratorio per Malattie Dismetabo-liche, Centro per la Malattia da Rh. Qui nel 1970 nasce lo screening neonatale della G6PD su sangue di cordone ombelicale, qui nel 1974 è attivo il primo laboratorio pubblico a fare diagnosi prenatale. Un legame strettissimo, quello con la struttura ospeda-liera genovese, che è durato per tutta la vita: Sansone è morto infatti il 31 agosto 1993 proprio al Galliera. Alcune sue intuizioni costituiscono un tassello fon-damentale per l’avanzamento delle conoscenze e della cure di alcune patologie e sono entrate a far parte della storia della Medicina, come l’impiego en-dorachideo di farmaci antiblastici nella leucemia e la scoperta che il favismo è dovuto ad un deficit di

G6PD e non è una malattia autoimmune come molti ritenevano. Sansone ha determinato una svolta nella Pediatria nazionale dal punto di vista assistenziale e culturale e della ricerca mettendo al centro dell’atti-vità dei pediatri la prevenzione e diagnosi precoce. Assieme a Cao, Durand e Sereni ha fondato “Pro-spettive in Pediatria”, che ancora oggi conserva il pre-stigio di una rivista innovatrice. Sosteneva le sue tesi con grande passione senza riguardo per nessuno an-che con la Pediatria “ufficiale”. Spiega Giovanni Cor-sello, Presidente SIP: “Le ricerche e le attività cliniche in tema di ematologia pediatrica di Sansone hanno fatto scuola non solo a Genova, ma in tutta in Italia e in molti Paesi esteri. In un’epoca in cui le indagini genetiche erano inesistenti o rudimentali rispetto alle potenzialità di oggi, è riuscito a dare un impulso straordinario alla genetica come disciplina clinica integrata alla Pediatria. Dei tanti suoi insegnamenti credo che questo sia uno dei più attuali in cui rico-noscersi ancora oggi e su cui puntare per il progresso della nostra disciplina in ambito specialistico”. Essere suoi collaboratori era un “merito” per l’ester-no ed è stata per tutti noi una grande agevolazione per la nostra carriera, anche se a livello personale non interveniva mai per una raccomandazione o al-tro. Voleva che ci occupassimo non solo di Ematolo-gia, pensava che i pediatri dovessero coltivare indivi-dualmente delle competenze subspecialistiche ma che dovessero mantenere anche una competenza ge-neralistica. Il più grande onore era scrivere un lavoro con lui, ma era un onore che non concedeva quasi mai: te lo dovevi meritare con l’impegno ed il lavoro. Prima di vedere pubblicato un lavoro dovevi passare attraverso il suo filtro: rivedeva tutto, dal testo alla bibliografia. E poi non lasciava mai i suoi collabora-tori da soli, anche quando acquisivano responsabili-tà in altri ospedali. Circa dieci suoi collaboratori hanno raggiunto posizioni apicali. Un primo esem-pio di rete pediatrica, l’ennesima intuizione di un uomo e un clinico con lo sguardo sempre rivolto al futuro e che aveva compreso l’importanza per la Pe-diatria della prevenzione e della diagnosi precoce.Nella sua vita un evento tristissimo lo segnò profon-damente: il figlio Raffaele, ricercatore dell’Istituto dei Tumori (IST) di Genova, lanciatissimo verso una carriera promettente a livello scientifico, lo lasciò prematuramente per una complicazione a causa di un virus parainfluenzale.

Gennarino Sansone: lo sguardo rivolto al futuroUna nuova puntata della rubrica che ricorda le grandi figure della storia della Pediatria italiana

Pasquale Di PietroDirettore Uo Pronto Soccorso Medico e Medicina d’Urgenza. Coordinatore deaIstituto Pediatrico di Ricovero e Cura a carattere Scientifico “Giannina Gaslini”, Genova

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La SIMRI, Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili, lancia la campagna di informazione “Spegni la sigaretta, pro-teggi il tuo bambino”, rivolta a tutti i pe-diatri ed alle famiglie. Scopo dell’iniziati-va – patrocinata dalla SIP – è sensibilizza-re le famiglie italiane sui danni provocati dal fumo, attivo, passivo e di terza mano. La campagna prevede l’affissione negli ambulatori dei pediatri di famiglia di lo-candine che mettono in guardia dai rischi del fumo attivo e passivo nel bambino: basso peso alla nascita e ridotto calibro delle vie aeree del neonato, asma, infezio-ni respiratorie e bronchiti. Una particola-re attenzione viene dedicata all’informa-zione sul fumo di terza mano, cioè l’invo-

Dalla SIMRI la campagna “Spegni la sigaretta,

proteggi il tuo bambino”

Renato Cutrera nuovo Presidente eletto SIMRI

Nuovo direttivo SIGENP

Regioni

L’Università di Bologna in Trentino per un corso di alta formazioneLe novità scientifiche per la prevenzione delle allergie sono state oggetto del 2° Corso di Alta Formazione Universitaria in Allergologia e Immunologia pediatri-ca che si è tenuto presso le Terme di Comano, promosso dalla Clinica Pediatrica dell’Università di Bologna in collaborazione con l’U.O. di Pediatria dell’Ospeda-le di Rovereto e l’Azienda Termale. Tra i temi al centro del corso, la prevenzione delle allergie attraverso la modificazione della flora intestinale dei lattanti che gioca un ruolo determinante nella maturazione del sistema immunitario, pro-babilmente orientando lo stesso sistema verso una condizione di allergia o di tolleranza. I dati più recenti sono incoraggianti in tal senso, anche se ancora sono necessarie conferme in studi ripetuti e più estesi. Un altro focus di partico-lare interesse ha affrontato la Immunoterapia per le allergie respiratorie: ad og-gi la cura delle allergie si basa prevalentemente sull’utilizzo di farmaci sintoma-tici come antistaminici e cortisonici, cioè su farmaci che spengono una reazione infiammatoria ma non sono in grado di intervenire sui meccanismi patogeneti-ci. La ricerca – attraverso un affinamento delle conoscenze sui diversi allergeni anche con tecniche molecolari – sta perfezionando quelli che in gergo sono no-ti come “vaccini antiallergici”. Purtroppo ad oggi non è stato ancora definito lo standard di riferimento di questa terapia come avviene per gli altri farmaci. La caratterizzazione e la individuazione dei soggetti che con maggior probabilità otterranno i risultati sperati, attraverso un miglioramento delle procedure dia-gnostiche, si avrà con una “terapia più personalizzata”.

Dall’1 gennaio 2014 Renato Cutrera, Di-rettore dell’UO di Broncopneumologia dell’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” di Roma, succederà a Eugenio Baraldi alla presidenza della SIMRI. Invariata la com-posizione del Consiglio Nazionale: Filip-po Bernardi (vicepresidente), Fabio Car-dinale (tesoriere), Alfredo Boccaccino, Carlo Capristo, Salvatore Cazzato, Fulvio Esposito, Massimo Landi, Giorgio Pia-centini (consiglieri).

Eletto il nuovo Direttivo della Società Ita-liana Gastroenterologia Epatologia e Nu-trizione Pediatrica (SIGENP), che risulta così composto: Presidente Carlo Catassi, vicepresidente Tiziana Guadagnini, segre-tario Giovanni Di Nardoi, tesoriere Da-niela Knafelz, consiglieri Renata Auric-chio, Licia Pensabene, Claudio Romano e Silvia Salvatore.

lontaria esposizione (inalazione, inge-stione o assorbimento dermico) a residui della combustione del tabacco che ri-mangono sulle superfici, negli oggetti, nella polvere e sui vestiti. Tali residui ven-gono rilasciati nell’ambiente anche a si-

garette spente e possono essere inalati o assorbiti attraverso la pelle. I bambini possono quindi inalare le sostanze tossi-che del fumo di sigaretta anche se i geni-tori fumano in terrazzo e poi rientrano in casa per prenderli in braccio.

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Grazia GentileCoordinatrice

Commissione Integrazione Ospedale Territorio della SIP

La Commissione Integrazione Ospedale Territorio al lavoro sul tema

Nel nostro SSN chi si avvale dei servizi sanitari non sostiene il costo (o solo in piccola parte, con il ticket), pertanto è assente il control-lo della domanda, creando uno squilibrio tra domanda di presta-zioni e risorse disponibili. La politica affronta il problema delle

scarse risorse con tagli indiscriminati che portano ad un peggioramento del-la qualità dei servizi (in ambito pediatrico affidando l’assistenza alla medicina dell’adulto). Con l’affermazione della centralità dell’appropriatezza si potreb-bero ottenere risultati sul controllo della spesa senza abbassare, anzi aumen-tando il livello delle qualità delle prestazioni. Su questo obiettivo la SIP è for-temente impegnata per il tramite della Commissione Integrazione Ospedale Territorio, che sta elaborando una specifica proposta in tal senso.

L’appropriatezza è l’insieme di strumenti valutati-vi che consentono di identificare le prestazioni re-almente necessarie per il paziente, ovvero quelle il cui costo è giustificato, in quanto apportano un reale beneficio alla sua salute. La composizione e l’intensità del consumo delle risorse sanitarie sono influenzate:^^ dall’organizzazione dei servizi (appropriatezza

organizzativa: individuare livelli assistenziali che garantiscano il miglior rapporto tra sicurezza ed economicità delle cure, per esempio ricovero diur-no invece che ordinario);^^ dalle decisioni dei clinici (appropriatezza clini-

ca: adottare azioni che alla luce delle prove scienti-fiche disponibili sono realmente necessarie per le condizioni cliniche del paziente).

Appropriatezza organizzativaFondamentale per conseguire sistematici signifi-cativi miglioramenti nell’appropriatezza dei rico-veri è l’effettiva realizzazione della continuità as-sistenziale tra ospedale e territorio e quindi l’inte-grazione tra Pediatria ospedaliera e Pediatria di famiglia con:^^ linee guida che definiscano percorsi assisten-

ziali che vedano coinvolte le diverse figure profes-sionali e gli strumenti operativi, quali protocolli di comunicazione telefonica e elettronica, che preve-dano riunioni periodiche e l’accesso diretto per i PLS alla diagnostica di urgenza;^^ linee guida per l’individuazione condivisa per

il ricovero appropriato (ammissione concordata) e la deospedalizzazione appropriata e tempestiva per patologie (dimissione concordata o protetta).Pertanto è necessario predisporre una proposta organica che identifichi gli ambiti di possibile mi-glioramento:^^ standardizzazione dei criteri di triage pedia-

trico;^^ criteri per il trasferimento sicuro in ambulato-

rio e day service;^^ revisione critica del PRUO pediatrico^^ riaffermare la specificità delle cure pediatriche

anche nella valutazione e nel controllo dell’appro-priatezza.

Appropriatezza clinicaL’appropriatezza costituisce un requisito fonda-mentale per la qualità delle cure e la sostenibilità dei Sistemi sanitari. L’uso non appropriato delle prestazioni mediche può determinare rischi e danni per i pazienti invece che benefici per la sa-lute (“JAMA Internal Medicine”). Una ricerca con-divisa dalle principali associazioni dei consuma-tori americane e dalla American Academy of Pe-diatrics ha indicato le cinque prestazioni a mag-gior rischio di inappropriatezza fra quelle mag-giormente prescritte e che i pediatri dovrebbero evitare di utilizzare:^^ gli antibiotici non devono essere usati per le

malattie respiratorie sospette virali (sinusiti, farin-giti, bronchiti);^^ farmaci per tosse e raffreddore non dovrebbero

essere prescritti nei bambini con malattie respira-torie al di sotto dei quattro anni;^^ la Tomografia computerizzata (TC) non è ne-

cessaria per la valutazione immediata nella trau-matologia minore del capo. L’osservazione clinica e l’utilizzo dei criteri di cura di emergenza pedia-trica (PECARN) dovrebbero essere utilizzati per l’indicazione alla CT;^^ le tecniche di neuroimaging (CT, MRI) non so-

no indicate in bambini con convulsioni febbrili;^^ la TC non è indicata di routine nella valutazione

dei dolori addominali.Le linee guida sono quindi l’indispensabile stru-mento per l’appropriatezza, oltre che una alterna-tiva alla Medicina difensiva come sottolineato an-che dal legislatore, che convalida le linee guida accreditate a direttive scientifiche per l’esercente la professione medica e sanitaria.

Appropriatezza: perché servono le linee guida

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Rino AgostinianiTesoriere SIP

La sempre maggiore diffusione dell’inda-gine ecografica nello studio di molteplici distretti corporei ha profondamente mo-dificato l’iter diagnostico strumentale in

numerosi scenari clinici dell’età pediatrica. L’inno-cuità, la facilità di esecuzione, il costo relativamen-te modesto e l’elevata sensibilità diagnostica rap-presentano le principali peculiarità della metodica.Alcuni aspetti tecnici, come i minori spessori da attraversare ed il minor contenuto in grasso dei tessuti rendono i bambini soggetti ottimali per la diagnostica ecografica; inoltre gli esami sono ben tollerati dai piccoli pazienti ed apprezzati dai loro genitori, non dolorosi né invasivi e non necessita-no (se non in casi particolari) di fastidiose prepa-razioni e/o sedazione.I radiologi, spesso non in possesso di esclusive com-petenze pediatriche, sono sempre più diffusamente affiancati da clinici (neonatologi e pediatri) che ve-dono nell’ultrasonografia un utile strumento al ser-vizio delle proprie capacità diagnostiche (“ecografia clinica”). Per le sue caratteristiche l’ecografia appare come uno strumento ideale di integrazione della visita medica, aumentandone l’accuratezza e for-nendo risposte in tempo reale a molte delle questio-ni cliniche aperte, senza interrompere la comunica-zione diretta col bambino e la sua famiglia. L’esame

può essere eseguito al letto del paziente, sia nel re-parto di degenza che in ambulatorio, ma anche in situazioni di emergenza, nel DEU o in sala operatoria in maniera tempestiva e con la possibilità di control-li seriati per apprezzare l’evoluzione della patologia e la risposta all’eventuale trattamento. I campi di applicazione dell’ecografia appaiono ogni giorno più ampi: da sempre eccellente per i tessuti molli, si è dimostrata utile anche per lo scheletro ed il paren-chima polmonare, per lungo tempo considerati tec-nicamente non esplorabili con gli ultrasuoni.Notevoli sono l’accuratezza diagnostica e l’effica-cia della metodica ecografica nei confronti di una vasta gamma di patologie e situazioni cliniche, dall’addome acuto alle pneumopatie, dalle urgenze cardiologiche a quelle urogenitali, dalla traumato-logia al supporto di procedure invasive.I risultati ottenuti nel campo dell’emergenza-urgen-za hanno determinato l’inserimento dell’ecografia in numerosi percorsi diagnostici, come la procedura FAST per i traumi addominali chiusi, la flow chart per la diagnosi delle dispnee acute e dello pneumo-torace, i protocolli per l’esclusione della gravidanza extrauterina nelle adolescenti, per il sospetto tam-ponamento cardiaco, per l’ipovolemia, l’appendici-te, lo scroto acuto. Le caratteristiche salienti dell’eco-grafia permangono la sicurezza, l’ottima perfor-mance e l’assenza di radioesposizione; per questo rappresenta quasi costantemente l’esame di prima scelta negli algoritmi diagnostici, soprattutto in età evolutiva. Il rischio è che tali e tanti pregi portino ad espanderne all’infinito le indicazioni; negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescita esponenziale della domanda di esami ecografici ai pazienti pedia-trici, sia nell’ambito delle cure primarie che della Pediatria specialistica. Questa situazione ha provo-cato, in numerose realtà, rilevanti difficoltà organiz-zative, per la limitata disponibilità di operatori esperti e di attrezzature di buona qualità.Appare pertanto auspicabile, accanto ad un incre-mento del numero degli operatori dedicati all’eco-grafia pediatrica (per i quali sarà necessario indi-viduare un percorso formativo maggiormente de-finito e condiviso), una intensa attività sul tema dell’appropriatezza degli esami diagnostici. Una risposta al problema potrà essere rappresentata dalla diffusione della metodica negli ambulatori a livello territoriale (“office ultrasound” o ecografia di supporto), per la quale sono già in essere tutta una serie di inziative formative rivolte ai medici di Medicina generale e ai pediatri di famiglia. Il ri-schio è che la disponibilità di apparecchi a basso costo e l’apparente facilità di esecuzione tecnica dell’ecografia possano incoraggiare un approccio superficiale alla metodica, che, a fronte della sua apparente semplicità, rimane altamente operatore-dipendente e gravata da un elevato rischio di inter-pretazioni inaccurate o decisamente errate. La de-finizione di percorsi formativi ben definiti all’in-terno della scuola di specializzazione in Pediatria rappresenterebbe la risposta ideale. In assenza, ri-mane compito delle Società scientifiche di riferi-mento la realizzazione di iniziative formative dedi-cate di documentata efficacia.

Invasione Ultrasonica

La crescita esponenziale della domanda di esami ecografici

per i pazienti pediatrici sta creando notevoli difficoltà organizzative.

La risposta è negli “office ultrasound”?

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Confortanti notizie dal Congresso Mon-diale di Endocrinologia Pediatrica che si è svolto a Milano a settembre: il siste-ma di infusione ad ansa chiusa con rile-

vatore wireless di glicemia noto con il termine di “pancreas artificiale” ha mostrato la sua efficacia e sicurezza anche nella popolazione pediatrica, così come riportato da uno studio di Moshe Phillip et al pubblicato sul “New England Journal of Medi-cine” e discusso al meeting. Lo studio, collegato al Progetto DREAM (Diabetes Wireless Artificial Pancreas Consortium), ha evi-denziato un risultato estremamente promettente, specialmente perché la notte è il momento di maggior rischio per le crisi ipoglicemiche. Questo nuovo approccio permette di controllare gli epi-sodi di ipoglicemia notturna e permetterà in futu-ro, grazie all’utilizzo h24, di liberare i bambini diabetici dalla terapia con iniezioni. “Il 75% dei casi di convulsioni notturne sono legate al calo di zuccheri durante la notte, e a questa causa è attri-buito il 6% dei decessi tra i diabetici al di sotto dei 40 anni. Lo studio ha preso in considerazione 56 bambini e ragazzi con una storia di malattia di almeno 1 anno, in diversi campi per diabetici allo scopo di verificare anche la possibilità di utilizzare un dispositivo tecnologicamente raffinato anche in contesto extraospedaliero e di real-life”, spiega Francesco Chiarelli, Direttore della Clinica Pedia-trica dell’Università di Chieti e Presidente della Società Europea di Endocrinologia Pediatrica (ESPE). “In Italia la diffusione del sistema di infu-sione ad ansa chiusa potrebbe rappresentare per i 12mila piccoli pazienti affetti di diabete di tipo 1 la svolta terapeutica e un netto miglioramento nella qualità di vita: il 90% dei genitori intervista-ti nell’ambito della ricerca ha dichiarato che si sentirebbe più sicuro applicando questo sistema durante la notte”. In Italia l’epidemiologia del diabete di tipo 1 pre-senta un quadro che vede il trend in netta crescita: i casi infatti sono aumentati di 10 volte negli ultimi 30 anni rispetto alle 3 volte dei casi negli adulti. Peculiare anche la distribuzione regionale, con il picco in Sardegna (35-40 casi ogni 100mila bam-bini per anno), a cui seguono Liguria e Lombardia (con 10-15 casi ogni 100mila bambini per anno) mentre le altre Regioni tra cui Campania, Abruzzo e Molise si assestano su una media di 6 casi ogni 100mila bambini per anno. In Europa invece il pri-

mato negativo è della Finlandia, con una media di 60-80 casi ogni 100mila bambini per anno.Una patologia complessa che solo se ben control-lata permette una vita normale. E che richiede un alto livello di collaborazione da parte della fami-glia e del bambino dato che il gold standard di terapia prevede comunque misurazioni costanti e 4 infusioni di insulina al giorno. E sebbene in Ita-lia il SSN garantisca una assistenza di buon livello (una indagine europea pubblicata su “Diabetes Care” ci ha posti davanti alla Gran Bretagna per qualità delle cure), l’obiettivo in termini di ricerca è quello di affrancare i bambini dal disagio delle infusioni quotidiane. Siamo sulla buona strada: esistono già pompe da infusione che posso-no essere impostate per un rilascio pro-grammato di insulina. Il dispositivo vie-ne applicato all’altezza dell’addome con un accesso sottocutaneo. Ma negli ulti-mi anni il sistema si è evoluto affian-cando all’infusore un sensore capace di rilevare il livello di glucosio nel san-gue in maniera automatica, comuni-carlo wireless alla pompa ad ansa chiusa che a quel punto rilascia o blocca l’insu-lina a seconda delle reali necessità del-l’organismo. Come dimostrato dallo studio di Moshe Phillip, questo sistema che funziona alla stre-gua di un pancreas artificiale è particolarmente prezioso durante la notte, quando un eventuale evento di ipogli-cemia non è riconosciuto e nei bambini sino a 3-4 an-ni può provocare anche danni in quanto il cer-vello non può rimanere per troppo tempo sen-za zuccheri.

Diabete 1 nei bambini: aumentato di 10 volte negli ultimi 30 anni

Ma i risultati del Progetto DREAM presentati al Congresso ESPE aprono nuovi scenari

^̂^ Phillip M, Battelino T, Atlas E, Kordonouri O, Bratina N, Miller S, Biester T, Stefanija MA, Muller I, Nimri R, Danne T. Nocturnal glucose control with an artificial pancreas at a diabetes camp. N Engl J Med 2013;368(9):824-33 DOI:10.1056/NEJMoa1206881

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Se si volesse parafrasare una celebre frase del Prof. Giuseppe Roberto Burgio si po-trebbe affermare che: “Il neonato non è un bambino in miniatura”. Ciò è sicuramente vero e la Neonatologia ben presto nel cor-so della sua storia ha necessariamente do-vuto assumere il ruolo di prima e più an-tica fra quelle che oggi consideriamo spe-cialità pediatriche. In particolare nelle ul-time due decadi, notevoli sono stati gli impulsi che tale settore ha ricevuto dalle numerose acquisizioni di fisiopatologia perinatale e neonatale supportate da un costante e crescente sviluppo tecnologico dedicato. Grazie anche agli sforzi dei pri-mi pionieri e maestri della disciplina, oggi il nostro panorama nazionale offre global-mente una realtà assistenziale e di ricerca al passo con gli standard internazionali. Tuttavia, come risulta da una recente in-dagine dell’ONSP, non è possibile com-plessivamente affermare lo stesso per ciò che concerne la formazione nelle Scuole di specializzazione in Pediatria, che foto-grafa una realtà “a macchia di leopardo”. Dopo la distribuzione di un questionario ai Referenti Locali ONSP di tutte le Scuole, sono state analizzate le risposte pervenute dal l’80% circa delle sedi. Sebbene in tutte le Scuole sia comunque prevista la possi-bilità di effettuare una o più turnazioni (prevalentemente durante il 3° e 4° anno di corso) nelle UO di Neonatologia e Ni-do, Sub-Intensiva e Terapia Intensiva sol-tanto nel 5% delle sedi è prevista la possi-bilità opzionale dello specializzando di frequentare continuativamente nelle uni-tà del settore almeno l’ultimo anno di corso. Ciò avviene penalizzando spesso l’acquisizione di quelle capacità e compe-tenze specifiche che devono essere pro-prie dell’iter formativo degli ultimi due anni di specializzazione. Questo periodo rappresenta infatti un momento cruciale per lo specializzando che, indirizzato ver-so una graduale e progressiva autonomiz-

Sondaggio FNOMCeO tra i giovani mediciPer scattare un’istantanea che inquadri l’accesso al mondo del lavoro, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri ha lanciato un’indagine conoscitiva: www.fnomceo.it/questionario/iscrizione-questionario.html

La formazione specialistica in Neonatologia

Sapere, saper essere e saper fare!

zazione, è chiamato dal “sapere” al “saper essere” e soprattutto al “saper fare”.Quest’ultimo ambito non è di certo secon-dario nella professione del Neonatologo il quale, nella sua routine quotidiana, deve sapersi confrontare con l’espletamento di procedure invasive e far fronte sovente a realtà di urgenza/emergenza. Anche qui i dati dell’indagine meritano un’attenta os-servazione. Infatti, se l’addestramento nell’esecuzione di procedure viene ritenu-to poco o non sufficiente in quasi il 50% del campione (in meno del 30% delle sedi viene offerta dalla scuola la possibilità di frequentare un corso specifico di rianima-zione neonatale in sala parto), solo il 30% dichiara di ritenere adeguato il livello di formazione raggiunto al termine degli studi per affrontare il mondo del lavoro. Dai risultati dell’indagine condotta tra-spare dunque un consistente e non trascu-rabile divario tra le aspettative degli spe-cializzandi e ciò che realmente accade. Frequente è dunque la richiesta di una maggiore offerta formativa nel settore an-che alla luce delle esigenze dettate dal mondo del lavoro. Questo infatti richiede competenze che durante i 5 anni di corso gli specializzandi dovrebbero certamente acquisire con progressiva autonomia.

“Quanto sostenuto nelle premesse dell’in-dagine dell’ONSP non è solo condivisibile ma indispensabile alla formazione pedia-trica”, afferma Costantino Romagnoli, Presidente della Società Italiana di Neo-natologia (SIN). “I risultati dell’indagine evidenziano una differenza molto marca-ta tra gli obiettivi e l’organizzazione che alcune Scuole di specializzazione si sono date per raggiungerli. Non è assolutamen-te accettabile che un pediatra che si trove-rà a gestire neonati in sala parto non ab-bia avuto una formazione teorico-pratica in questo campo. È fuori da ogni logica formativa che ci siano Scuole di specialità in cui gli specializzandi non frequentano la sala parto, non acquisiscano competen-ze pratiche di rianimazione e di stabiliz-zazione e non abbiano la possibilità di gestire neonati patologici o ricoverati in Terapia intensiva”. Apprendiamo infine con soddisfazione che tali autorevoli conclusioni siano già ribadite ed all’attenzione dei tavoli tecnici del MIUR grazie ad un apposito documen-to redatto dalla SIN e relativo a “Obiettivi formativi in ambito neonatologico della Scuole di specializzazione in Pediatria”.

Il Direttivo ONSP

Le età della cefaleaFra i 12 e i 17 anni soffre di cefalea il 56% dei ragazzi e ben il 74% delle ragazze, che manterranno poi questo triste primato fino alla menopausa.

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L’Echinacea, originaria del nord America e del Messico, veniva usata a scopi medicina-li dai nativi americani. È la pianta officina-le più utilizzata nelle varie età della vita: si stima infatti che in tutto il mondo ne ven-gano consumate decine di milioni di con-fezioni ogni anno. Gli estratti delle tre va-rietà medicinali più note – purpurea, angu-stifolia e pallida – hanno una ricca lettera-tura scientifica, pre-clinica e clinica a con-ferma delle loro varie azioni terapeutiche. L’azione di modulazione del sistema im-munitario sembra essere dovuta soprat-tutto all’echinacoside (derivato dell’aci-do caffeico) e ai polisaccaridi. Le radici di Echinacea pallida e angustifolia sono ricche di echinacoside, sostanza ad azione immu-nomodulante, antiossidante, antinfiam-matoria, cicatrizzante, e di polisaccaridi. Questi ultimi sono macromolecole che per loro dimensioni non possono essere assor-bite a livello intestinale ma che trasmetto-no importanti informazioni biolo-giche grazie alle loro caratteristi-

che strutturali. I polisaccaridi vegetali atti-vano i macrofagi legandosi ai Toll-like re-ceptor (TLRs), gli stessi coinvolti nel rico-noscimento dei polisaccaridi di origine microbica. Come risultato dell’attivazione aumenta la secrezione di citochine, che-mochine, TNF-α e INF-γ, e si ha un poten-ziamento dell’azione di fagocitosi. Si ipo-tizza che la reazione dei macrofagi ai poli-saccaridi vegetali mimi la loro risposta in-nata ai polisaccaridi batterici e che entram-be si siano mantenute attraverso una coe-voluzione dei pattern di riconoscimento molecolare. Nel topo una frazione ricca di polisaccaridi di Echinacea pallida è stata in grado di stimolare in modo significativo la risposta immunitaria ad uno stimolo anti-genico delle placche di Peyer. L’effetto sull’immunità mucosale da parte dei po-lisaccaridi vegetali è di tipo adiuvante e comporta un aumento della secrezione di IgA secretorie contro un antigene stimo-

lante non solo nell’in-testino (luogo

Allergie alimentari: un decalogo per i ristorantiLa Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica (SIAIC) ha stilato un documento condiviso con le associazioni dei ristoratori “per mettere in sicurezza l’allergico agli alimenti e fare in modo che il personale sia informato sulla problematica. Ogni ingrediente infatti, specialmente quello aggiunto all’ultimo momento e di cui il cliente non è a conoscenza poiché non indicato nel menu, può essere pericoloso”.

Vitalia Murgia Pediatra, docente al Master di II livello in Fitoterapia - “Sapienza” Università di Roma

Echinacea e polisaccaridi: meccanismi immunomodulanti coevolutiviGli estratti di buona qualità di questa pianta possono essere somministrati ai bambini

dell’induzione) ma grazie al sistema mu-cosale comune anche nelle mucose dell’ap-parato respiratorio. Trial clinici e meta-analisi supportano l’azione di immuno-modulazione dell’Echinacea. Due meta-analisi riguardanti ricerche di buona qualità hanno dimostrato che l’as-sunzione di Echinacea è in grado di modi-ficare il decorso delle malattie respiratorie, migliorando la sintomatologia, accorcian-do i tempi di guarigione e limitando il pe-ricolo di ricadute/reinfezioni. Un trial ran-domizzato in doppio cieco controllato con placebo (su 328 bambini) sostiene l’effica-cia e la sicurezza di un prodotto a base di Echinacea in età pediatrica. Allo stato at-tuale delle conoscenze, è possibile tracciare un quadro molto rassicurante sulla sicu-rezza dell’Echinacea in età pediatrica e adulta. Nei trial clinici in genere sono state osservate reazioni avverse di entità nume-rica e intensità simili a quelle del placebo. Questo dato è confortato da quello gene-rale derivante da sorveglianze post-marke-ting e dall’uso plurisecolare. Gli estratti di buona qualità di questa pianta possono essere somministrati ai bambini secondo schemi derivanti dall’uso tradizionale. In prevenzione, sia se il bambino ha avuto 3 episodi di infezioni respiratorie nei tre me-si precedenti sia all’inizio dell’autunno per 20-30 giorni consecutivi seguiti da una pausa di quindici giorni, e poi per 15 gior-ni al mese anche fino a primavera inoltra-ta. In fase acuta ai primi sintomi di malat-tia e per 10 giorni consecutivi.

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Dalla collaborazione editoriale tra un pe-diatra universitario, il professor Brunetto Boscherini, e due pediatre di famiglia, Ma-ria Teresa Fonte e Patrizia del Balzo – che si sono dedicate per molti anni all’Endocri-nologia, anche con soggiorni all’estero – nasce “Endocrinologia nella pratica pedia-trica” (Piccin Editore), volume che intende fornire al pediatra, nell’ambito della sua attività ambulatoriale, uno strumento utile per una rapida consultazione.

Il libro è struttu-rato in 11 capitoli (accrescimento, pubertà, tiroide, ginecologia, an-drologia, ambi-guità genitale, surrene, ipertensione arterio-sa, poluria/polidipsia, metabolismo calcio-fosforo). Nella stesura del libro, è spiegato nella prefazione, per ciascun argomento è

Boom della Genetica medicaPiù di 500 tra laboratori e servizi operanti in 268 macrostrutture, oltre 580.000 test e 100.000 consulenze effettuate in un anno. Sono alcuni dei risultati del Censimento sulle strutture e le attività di Genetica medica in Italia, presentato in occasione del XVI Congresso della Società Italiana di Genetica Umana (SIGU).

Endocrinologia nella pratica pediatricaUno strumento utile per una rapida consultazione ambulatoriale

stato seguito un iter che simula quello che il pediatra attua durante la visita medica. Partendo dal sintomo guida si elencano le malattie in cui il sintomo è presente, sono poi proposti esclusivamente gli esami utili per formulare la corretta diagnosi. Succes-

sivamente sono descritte le malattie considerate nella diagnosi differenziale, mettendo in evidenza soprattutto gli aspetti clinici e gli esami specifici che permettono la conferma del sospetto diagnostico; infine nel commento vengo-no le nozioni essenziali per la compren-sione delle cause delle malattie e per un corretto intervento terapeutico. “Nel passato era notevole il divario scienti-fico tra il pediatria di famiglia e le strutture ospedaliere e universitarie”, afferma il pro-fessor Boscherini. “Mi auguro che questa collaborazione editoriale tra un pediatra universitario e due pediatre di famiglia pos-sa essere di esempio per future iniziative”.

Pediatria numero 10 - ottobre 201331

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Pediatria numero 10 - ottobre 201331

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