Lo stress traumatico nel lavoro di soccorso dei pompieri

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Premessa Nei Vigili del fuoco le conseguenze di eventi emozionalmente scioccanti le- gati all’attività di soccorso sono state osservate dalla European Fire fighter and Medical Emergency Stress Team della città di Bourg Leopold, provincia di Limbourg in Belgio, fondata da Erik De Soir, psicologo e psicotera- peuta, comandante di fanteria nell’Esercito belga e volontario nel Corpo dei Sapeurs-pom- piers (pompieri volontari) in quella provincia. I pompieri di questa città hanno sperimentato, e adottano con successo, un modello di inter- 30 Esperienze di gestione dello stress con la tecnica del debrie- fing psicologico in Belgio di Erik De Soir Foto/ Rudi Krater (Bruxelles), Johan Gerits (Lommel) e Sergio Salemi (Comando provinciale VVF MIlano) Lo stress traumatico nel lavoro di soccorso dei pompieri N PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA Erik De Soir, psicologo e psicoterapeuta, maggiore nell’Esercito Belga e volontario nel Corpo dei Sapeurs Pompiers (Vigili del fuoco volontari)

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PremessaNei Vigili del fuoco le conseguenze dieventi emozionalmente scioccanti le-gati all’attività di soccorso sono state

osservate dalla European Fire fighter andMedical Emergency Stress Team della città diBourg Leopold, provincia di Limbourg in Belgio,

fondata da Erik De Soir, psicologo e psicotera-peuta, comandante di fanteria nell’Esercitobelga e volontario nel Corpo dei Sapeurs-pom-piers (pompieri volontari) in quella provincia.

I pompieri di questa città hanno sperimentato,e adottano con successo, un modello di inter-

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Esperienze di gestione dello stress con la tecnica del debrie-fing psicologico in Belgio

di Erik De Soir

Foto/ Rudi Krater (Bruxelles), Johan Gerits (Lommel) e Sergio Salemi

(Comando provinciale VVF MIlano)

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Erik De Soir, psicologo e psicoterapeuta, maggiore nell’EsercitoBelga e volontario nelCorpo dei SapeursPompiers (Vigili del fuoco volontari)

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vento per accogliere e prendersi cura deglioperatori del soccorso, siano essi pompieri, in-fermieri, conducenti di ambulanze o medici dipronto soccorso, che presentano i sintomi del-la sindrome post-traumatica da stress.Viene spiegato il motivo della scelta di affida-re a personale opportunamente preparato, macomunque interno al Corpo dei Pompieri, ilcompito di effettuare un’azione concreta per laprevenzione, l’accoglienza, la presa in carico ela terapia di sostegno dei colleghi colpiti dasindrome da stress post-traumatico.La traduzione di questo studio, per restarefedele al testo originario, adotterà sempre iltermine ‘pompieri’ e non quello di Vigili delFuoco, introdotto in Italia più di mezzo seco-lo fa.

Introduzione L’obiettivo di questo lavoro è di tentare di crea-re un’immagine realistica dell’universo lavora-tivo specifico del pompiere. Nella prima parte sispiega il modo in cui gli eventi particolarmen-te scioccanti e/o traumatizzanti sono vissuti siadai primi istanti che nel seguito dai soccorrito-ri e nella fattispecie dai pompieri. Questa pri-ma parte illustra che è molto importante, senon indispensabile, per il personale della squa-dra di sostegno psicologico, tener conto al mo-mento dell’elaborazione di un piano di assi-stenza psicologica dopo incidenti critici, del so-stegno naturale che è già esistente in ognisquadra di pompieri.L’assistenza psicologica per il personale soc-corritore deve così iniziare sin dal primo mo-mento e l’intervento di sostegno deve essereindirizzato su un piano multidisciplinare, as-sumendo come metafora di lavoro il ‘puzzledell’intervento’: la ricostruzione di questosimbolico puzzle dell’evento traumatico, coni partecipanti che rivestono tutti il ruolo disoccorritori e tutti ugualmente bisognosi disostegno, segna l’inizio di ogni attività tera-peutica di gruppo.I vantaggi di questa forma di assistenza saran-no evidenti nei diversi esempi citati. In seguito

si parlerà anche del Supervized Peer Debriefing,una tecnica di debriefing psicologico o di de-briefing dello stress post-traumatico nel qualeil mutuo sostegno e l’assistenza psicologicanecessaria subito dopo l’evento critico vienefornita da ‘simili’, cioè da colleghi, esperti e benformati, seguiti da specialisti con il ruolo di su-pervisori (psicologi o psicoterapeuti).

Nel presente studio si punta l’attenzione anchesulla selezione e sulla formazione di quei colle-ghi che poi costituiranno le équipes di gestio-ne degli eventi critici nei Corpi dei pompieri. Inseguito, nella terza parte, si parlerà di come siarriva alla costruzione di una ‘rete di soccorri-tori’, prendendo come esempio la struttura or-ganizzativa dei FiST belgi (Fire fighters &Medical Emergency Stress Team) e spiegandola sequenza delle operazioni di intervento e lecompetenze specifiche che formano la struttu-ra portante del FiST.

Nel presente studio verranno osservate, in pri-mo luogo, le conseguenze dell’impatto di unoshock emotivo e/o degli interventi traumatiz-zanti, e si tenterà di spiegare il motivo delladifficile esternazione dei disagi psicologici e delbisogno di aiuto da parte di una categoria cosìspecifica e così ben delineata nell’immaginariocollettivo come quella dei pompieri. In seguitosaranno spiegati i vari modi in cui gli operato-ri del sostegno psicologico possono fornire illoro aiuto subito dopo un evento traumatiz-zante. In ultimo saranno dettagliatamenteanalizzate le possibilità di fornire un sostegnocompleto, che preveda la prevenzione, l’ap-proccio e il trattamento dello stress post-trau-matico a carico dei soccorritori in genere (hel-ping professions) e dei pompieri nello specifico,attraverso la creazione di una rete, cioè disquadre per la gestione degli eventi critici.Come esempio si farà sempre riferimento almetodo di lavoro dei Fire Fighters & MedicalEmergency Stress Teams (FiST). Lo scopo èquello di dimostrare che attraverso l’apportoimmediato e competente di un sostegno psico- 31

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logico alle vittime di un trauma, mediante del-le conversazioni ‘psicologicamente riparatorie’con delle squadre composte da personale nonprofessionista, ma opportunamente formato, sipuò arrivare a prestare ai propri colleghi un va-lido aiuto con ottimi risultati.Altro scopo che si intende perseguire è quellodi relativizzare e rendere semplice il processo di‘sostegno psicologico’. Tratteremo qui in modonon esaustivo quali possibilità esistono perl’applicazione del debriefing psicologico, finoall’organizzazione di una rete di supervisori, fa-centi parte di un’equipe di gestione di crisi,composta in massima parte di pompieri.

EVENTI TRAUMATIZZANTI NEL LAVORO DEI POMPIERIGli effetti dello stress traumaticosull’equilibrio psico-fisico della personaPer evento emozionalmente scioccante s’in-tende un incidente particolarmente grave che

sconvolge e terrorizza a causa del suo impattoimprovviso e inatteso, che può seriamente tur-bare l’equilibrio emotivo e cognitivo dell’indivi-duo che ne viene coinvolto. Tuttavia tra gli al-tri eventi scioccanti può anche essere compre-so l’annuncio della scomparsa di un compo-nente della famiglia o di un conoscente, vissu-ta come dolorosa e inattesa, la vista di corpi di-laniati o senza vita, o addirittura il coinvolgi-mento del soggetto stesso in un incidente stra-dale.Un incidente critico diventa anche traumatiz-zante se risponde a questi quattro criteri:- è improvviso, violento e inatteso;- dà un senso di impotenza, di panico, o di col-lera;- è legato a emozioni forti o a sensi di paura in-tensi;- pone le vittime a confronto, direttamente oindirettamente, con la morte o viene avvertitauna seria minaccia all’integrità fisica propria odegli altri.

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Un avvenimento emozionalmente scioccantepuò dunque essere anche traumatizzante, manon è detto che questa condizione si debba ve-rificare sempre. Gli avvenimenti traumaticisconvolgono le fondamenta stesse dell’uomo.L’impatto su una persona supera le esperienzeabituali e causa su quasi tutti gli individuicoinvolti un danno psicologico. Gli eventi trau-matici non sono controllabili, per cui nessunopuò veramente misurarsi con essi. Contrastaree superare gli effetti di un evento traumaticosignifica fare un percorso particolarmente lun-go e spesso doloroso perché sconvolge la per-sona coinvolta che si sente turbata, ferita, pri-vata del proprio senso di sicurezza, così da la-sciare spazio a sensazioni complesse e spessodistruttive di incertezza, di colpa, di paura e didubbio. Gli eventi traumatici suscitano nellevittime degli interrogativi e dei dubbi sul loroamor proprio e sui valori di giustizia, ordine,uguaglianza, che si è dato il mondo.Lo smarrimento emozionale provoca nelle vit-time di eventi traumatici un forte desiderio diritrovare la stabilità e di recuperare un diverso

modo di interpretare la vita, con una chiaraidentificazione del proprio ruolo come giustifi-cazione della propria esistenza. Essi, in quantosoccorritori, si sentiranno minacciati nel lororuolo di ‘salvatori’ ed inizieranno sicuramente adubitare delle loro capacità. Avvertiranno unaforte necessità di solitudine o di quiete, che sa-rà raggiungibile nella misura in cui l’avveni-mento traumatico, a seguito di una dettaglia-ta ricostruzione, può trovare una spiegazione oun inizio di elaborazione; le vittime di un even-to traumatico ricorderanno spesso, e senzapossibilità di evitarli, alcuni episodi legati al-l’avvenimento. Questi ritorni della memoria sipotranno presentare sia come pensieri indesi-derati, che spingono a tormentarsi e a ripensa-re continuamente ai fatti, sia come ricordi os-sessivi e profondamente invasivi. I ricordi spon-tanei sono la conferma della presenza di unostato di stress post-traumatico. Chi svolge il lavoro di pompiere deve aspettar-si, prima o poi, di confrontarsi con un eventoemozionalmente scioccante e/o traumatizzan-te, così come può accadere ad altre categorie34

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di lavoratori che consapevolmente hanno scel-to di svolgere un lavoro rischioso (forze di po-lizia, personale di polizia penitenziaria, perso-nale medico o infermieristico d’urgenza ospe-daliera ecc.), che sono costretti a confrontarsicon avvenimenti che normalmente non si veri-ficano nella vita di una persona che svolge la-vori più tranquilli. Si spera, allora, che questepersone, così come l’organizzazione nella qua-le lavorano, siano ben preparate a fronteggiaretale impatto.Dover lavorare per salvare i superstiti di un in-cidente grave, che possono essere ferite o gra-vemente ustionate, o per salvare i feriti di ungrave incidente d’auto o di una catastrofe na-turale, richiede sempre e comunque un buonsostegno psicologico. Secondo un’inchiesta re-cente svolta a livello europeo, sembra che al-meno un pompiere su dieci continui ad avver-tire gli effetti negativi di uno shock traumaticosubìto in conseguenza di un intervento critico. Gli effetti a breve e lungo termine di stress im-provvisi e intensi che si accumulano lentamen-

te sembrano veramente deleteri per l’equilibriopsicologico di chi svolge un lavoro diretto alsoccorso, in modo particolare dei pompieri, peri quali il soccorso tecnico urgente rappresentail compito privilegiato dall’istituzione. Questacategoria di lavoratori, a volte senza accorger-sene, riceve dei seri ‘colpi’ dal punto di vistadella salute psicologica, che si riflettono poi sulpiano sociale e familiare. L’ambiente di lavoro dei pompieri è molto spe-cifico e chiuso e ogni intromissione di estraneiviene sempre accolta con diffidenza. I numero-si tentativi di aiuto contro gli effetti dello stresspost-traumatico nella pratica del lavoro delpompiere, in passato sono sempre falliti; qual-che progetto sperimentato qualche tempo ad-dietro, pur valido sul piano delle intenzioni, èrisultato fallimentare perché l’approccio degli‘utenti’ avveniva specialmente perché vi pote-vano intravedere qualche vantaggio economi-co, cioè la possibilità di vedersi attribuito un ri-sarcimento per il danno psicologico subito.L’impulso di sottrarsi al confronto sociale nelle

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crisi psicologiche, di non riuscire ad affermarecon chiarezza: “Voglio essere sostenuto, ascol-tato, aiutato da qualcuno che mi assomiglia ilpiù possibile e che si trova in un ambiente si-mile al mio”, è una difficoltà che viene rilevataspecialmente nel Corpo dei pompieri, ma que-sto è un fenomeno che si è riscontrato in qua-lunque Paese europeo indagato.Uno degli ostacoli relazionali che avvertono ipompieri nel loro lavoro è stato addirittura in-dividuato, studiato e identificato scientifica-mente come sindrome ‘non recepita dagli inge-gneri’ (not-invented-by-engineers’-syndrome). La scelta di affidare la direzione dei Corpi deipompieri, sia piccoli che grandi a ingegneri nonfavorisce la comprensione della necessità di in-trodurre nel duro lavoro quotidiano degli ope-ratori del soccorso i cosiddetti ‘valori dolci’. Ciòsoprattutto a causa della formazione prevalen-temente tecnica di queste figure professionali,che con non poche resistenze riescono a risol-vere situazioni più agevolmente gestibili daparte di altri professionisti che abbiano fruito

di un percorso di formazione anche in pubbli-che relazioni, leadership o gestione delle risor-se umane. Un ingegnere è abituato a confron-tarsi quotidianamente con problematiche dicarattere tecnico; si comprende quindi comesia complicato, poi, cimentarsi con situazioniche abbiano un notevole impatto sul piano so-ciale o umano, per affrontare le quali non è as-solutamente indispensabile aver effettuato unpercorso di studi scientifici. Anzi, la necessità dirisolvere emergenze non tecniche presupponeuna specifica formazione, che prescinde peròdagli studi effettuati e che permette di far bencomprendere le particolari condizioni di soffe-renza e di perdita dell’equilibrio psicologicodelle vittime per indirizzarle verso il necessarioaiuto finalizzato al recupero dell’integrità .Un’altra linea di frattura e rappresentata dallacontrapposizione del personale operativo gio-vane con quello più anziano. Il fatto di avereuna qualifica superiore o più anni di esperien-za lavorativa non è sinonimo di migliori capa-cità professionali. Molti giovani pompieri, per il36

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fatto di aver potuto beneficiare di una forma-zione con tecniche più moderne, hanno svilup-pato una competenza che rende il loro lavoropiù efficace rispetto a quello dei colleghi piùanziani.Gli interventi di soccorso emozionalmentescioccanti o traumatici possono comportareconseguenze fisiche o psichiche. Alcune diqueste possono condurre al ritiro dalla vita so-ciale, all’istinto di fuga dalle situazioni difficili,all’agitazione eccessiva o all’aggressività (an-che nell’ambito della famiglia), o anche a maldi schiena, di testa o di pancia, tachicardia,ogni sorta di ricordi (sogni tristi, sgradevoli,flash-back ecc.) difficoltà di concentrazione epaura. Questi sono i sintomi dello stress post-traumatico.Gli studi su questo fenomeno hanno potuto ac-certare che esiste una notevole incidenza dipatologie cardiovascolari tra i pompieri che,percentualmente, fa’ più vittime tra questa ca-tegoria che tra altre categorie di lavoratori; ipompieri sembrano essere più esposti a fattoridi rischio cardiovascolare come l’ipertensionearteriosa, l’eccesso di peso, l’elevato tasso dicolesterolo nel sangue. Tali fattori di rischiosulla salute vanno ad aggiungersi ai danni pro-dotti sulla personalità da una cultura prevalen-temente virile e maschilista, che la maggiorparte delle volte si ritrova nell’ambiente di la-voro dei pompieri ben mascherata e mescolatacon altri comportamenti ed atteggiamenti ap-parentemente innocui.Il personale del Corpo dei pompieri, compostoessenzialmente di uomini che durante il loroprocesso di crescita si sono convinti che ilpianto è una manifestazione di debolezza ri-servata quasi esclusivamente al ‘gentil sesso’,abituandosi a reprimere ed a dissimulare i rea-li sentimenti, diventando maestri di cinismo edi tetro umorismo come unico sfogo. Ed è lostesso meccanismo che adottano durante gliinterventi di soccorso, per assicurarsi una certadistanza psicologica dalle sofferenze delle vit-time. Durante il loro lavoro, quando si trovanoad affrontare situazioni estremamente impe-

gnative, essi imparano a concentrarsi su opera-zioni tecniche e a distanziarsi emotivamentedai loro sentimenti ignorando le loro emozioni. Questo atteggiamento, a torto, è stato scam-biato nel passato per insensibilità. Il mondo incui il pompiere gestisce i suoi sentimenti sem-bra spesso essere funzionale. Più avanti saran-no presi in esame alcuni di questi meccanismi,utilizzati dal pompiere per conservare la di-stanza necessaria dalle vittime, magari ricor-rendo all’umorismo per preservare la propriaintegrità psichica.Tuttavia il comportamento alla John Wayne(denominato ‘sindrome di John Wayne - Becker1989’) si occupa di molteplici aspetti del pro-blema, dal momento in cui si riesce a control-lare l’intervento di soccorso e fino a quando ilpompiere fa rientro alla sede di servizio e sispoglia dell’armatura di ‘salvatore’.L’esperienza funzionale del tunnel si risveglia eviene utilizzato quasi sempre un comporta-mento da ‘macho’, per esempio si fuma, si be-ve, si alza la voce, si solleva un compagno perdar prova delle proprie prestazioni fisiche; at-teggiamenti utili a rinforzare il profilo specifi-co del pompiere, il cui compito precipuo è qua-si sempre diretto all’azione, votato al rischio,veramente motivato e pronto ad assumersi re-sponsabilità più grandi di lui. Il fallimento nonfa parte del suo vocabolario. Le vittime chesfortunatamente perdono la vita sono sinoni-mo di insuccesso del soccorso: il pompiereè arrivato troppo tardi!L’incapacità di manifestare apertamente leproprie emozioni, che va di pari passo con ladifficoltà di evolversi e riflettere in modo siste-matico e strutturato i sentimenti provati , fa’di molti pompieri i candidati ideali per la sin-drome del ‘burnout’.Il burnout è stato descritto inizialmente daFreudenberger nel 1987 come una particolareforma di depressione dei componenti dell’equi-pe medico-sociale. Presso alcuni pompieri piùanziani i sintomi del burnout sono tutti ravvi-sabili, uno a uno. Non potere o non voler par-lare delle impressioni o delle emozioni vissute

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conduce, prima o poi, a doversi confrontarecon questo problema. E’ stato calcolato che unpompiere deve prestare servizio per almenocinque anni, che sembra essere il periodo criti-co, per riuscire a trovare un equilibrio e poterfronteggiare gli interventi scioccanti senza es-sere sommersi dai sensi di colpa e di impoten-za. Ci sono comunque anche dei pompieri cheutilizzano delle valvole di sfogo fisico, mentaleed emozionale per risolvere problemi di cre-scente impatto emotivo. Il pompiere coinvoltodeve investire sempre più energie per non ri-correre all’alcool o all’iper-attività, fenomeniche favoriscono entrambi l’isolamento sociale.Alcuni soggetti restano spesso nelle Caserme,occupandosi di tutto o di niente, giocando acarte o bevendo insieme ai colleghi, discuten-do pretestuosamente degli interventi passati etenendo, così, ad una certa distanza il mondoesterno. Tra i pompieri di questo tipo c’è unaforte e reciproca solidarietà. Anche quando ar-riva l’età della pensione essi continuano a re-stare fortemente coinvolti nelle attività che or-ganizza il Corpo, e considerano di marginaleimportanza tutto il resto. Lo psicologo specia-lista non può ignorare questo bisogno socialedel tutto naturale nel momento in cui si avvi-cina a un Corpo di pompieri in cui sono presen-ti colleghi che sono vittime di uno stress dashock emotivo.

RICERCA SULLE ESPERIENZE DI STRESS TRAUMATICO FATTE DAL PERSONALE DI UN CORPO DI POMPIERI IN OCCASIONE DI UN INCIDENTE CRITICO.Sondaggio di un’esperienza di intervento traumaticoCinque anni passati come coordinatore e su-pervisore dei FiST tra il Belgio e l’Olanda, in piùdi 80 Corpi di pompieri, effettuando ogni tipodi esercitazioni di un minimo di tre ore per aiu-tare a risolvere lo stress traumatico dei pom-pieri hanno rivelato una quantità enorme diinformazioni sul modo di occuparsi dei diversistress dei pompieri nella pratica del loro lavo-

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ro. Le esercitazioni condotte nei Corpi si divi-dono generalmente in 3 parti:- un’analisi diretta sull’esperienza dell’eventotraumatico;- una discussione incentrata sulle conseguen-ze prodotte sulla vita reale;- una esemplificazione teorica dei meccanismie dei fenomeni dello stress traumatico.Le esercitazioni e le sedute di discussione han-no mostrato che i pompieri hanno una visionedel mondo soprattutto in termini di ‘azione’, inseguito di ‘pensieri’ e per finire di ‘parole’.Durante le tante esercitazioni è risultato es-senziale conoscere il loro mondo quotidiano,cercando di entrarne a far parte facendosi ac-cettare, per poter arrivare a fornire un concre-to aiuto tra ‘simili’. Il pompiere non sopportanessuno che non sia dell’ambiente e rifiuta disentirsi ‘vittima’ di qualcosa. Per rendere l’idea,in questo ambiente è come se per riuscire adessere un convincente ‘agevolatore d’aiuto’ do-vresti paradossalmente ‘avere il cancro’ per po-ter ‘comprendere il cancro’.L’assistenza di uno psicologo o di uno psicote-rapeuta per essere efficace deve tenere contodi questa realtà. Come già detto sarà determi-nante considerare i componenti del gruppo dipompieri come simili. Per questo dopo aver ri-cevuto regolarmente l’incarico è necessariocondurre una conversazione sugli interventi disoccorso traumatizzanti. Il pompiere considerache il margine tra il fallimento e la riuscita, trail salvare e il non saper salvare e dunque tra‘essere un eroe’ o ‘sentirsi ugualmente vittima’è estremamente sottile.Per definizione i servizi di assistenza di primosoccorso devono essere chiari sul fatto che inun ambiente confidenziale si deve saper parla-re dei sentimenti di ciascuno con la compren-sione e con il rispetto reciproco. Durante que-sta discussione si pone necessariamente l’ac-cento sulla ricostruzione dell’evento traumati-co, seguito dalla legittimazione e dalla norma-lizzazione delle reazioni conseguenti e affer-mare con decisione che queste sono ‘reazioninormali ad un evento eccezionale’ è sempre

molto efficace. Nel gruppo vengono al primo posto i seguentisentimenti: l’impotenza spesso invadente, ilsenso odioso di abbandono, la tristezza paraliz-zante verso le sofferenze fisiche delle vittime,spesso straziate dalle ferite, il senso di colpaintenso per non aver potuto far niente o nonaver potuto fare di più, con la conseguente col-lera che suscita tutto ciò.Prima di soffermarci sulla sequenza in cui vie-ne prestata l’assistenza psicologica, è impor-tante arrivare a determinare le fasi in cui si èsvolto l’intervento di soccorso e il contesto nelquale l’intervento stesso è stato condotto atermine. È proprio questo concetto che devefornire un argomento di discussione nelle riu-nioni del gruppo, il cosiddetto debriefing tra si-mili, con la presenza di un ‘supervisore’ (super-vized peer debriefing) come è stato realizzatoin pratica dai componenti del FiST.

IL ‘PUZZLE’ DELL’INTERVENTOTRAUMATICO: IL CARATTERE MULTIDISCIPLINARE DEL TRATTAMENTO-SHOCKDOPO UN’AZIONE DI GRANDE PERICOLOSITA’L’impatto psicologico di un evento traumatiz-zante vissuto in prima persona può scatenaresensazioni di impotenza estrema e può esserecausa di una perdita di controllo devastante. Lapersona coinvolta può arrivare anche a perderela parola ed è come se la stessa capacità di agi-re venga impedita. L’impatto traumatico com-porta in molti casi una disorganizzazione im-provvisa e inattesa nel lavoro e nella vita. Nientesarà più come prima. In più si avvertirà comeuna minaccia di morte incombente o un attac-co serio all’integrità fisica e psichica propria edelle altre persone coinvolte nel disastro. In in-cidenti con bambini o con persone conosciutesvanirà l’illusione di invulnerabilità: “gli inciden-ti capitano solo a caso o a persone sconosciute”;per cui durante e soprattutto dopo gli incidentipotranno prendere sopravvento presso i soccor-ritori sensi di colpa, vergogna, rabbia, collera. Chi40

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ne viene coinvolto avverte una sensazione disconvolgimento di tutto il mondo che si è co-struito attorno. Le stesse certezze della vita nonoffrono più alcuna sicurezza, così come il lavorostesso ora sembra disonesto, ingiusto, impreve-dibile e pericoloso. Dietro ogni angolo sembracelarsi un pericolo. L’addestramento ricevutonon basta più a garantire il controllo sulle situa-zioni; ogni intervento rappresenta solo un gran-de pericolo.Il pompiere viene identificato durante l’inter-vento dall’abbigliamento protettivo che indossa.L’equipaggiamento del pompiere lo proteggedagli impatti violenti, dai rumori assordanti, dalcalore degli incendi o dal contatto con sostanzepericolose. Tutto ciò lo rende parzialmente privodelle sue sensazioni fisiche e della sua esperien-za. I colleghi più anziani o quelli più esperti so-no poi quelli che risentono delle maggiori diffi-coltà di compiere meglio il proprio dovere per-ché prima, con minori misure di protezione indi-viduale, essi potevano avvertire il fuoco attra-

verso il calore o il rumore; oggigiorno si affron-ta l’incendio quasi come imprigionati in un’ar-matura e questo, se da una parte ha risolto ilproblema di evitare rischi di gravi infortuni, daun'altra parte ha avuto riflessi sulla sfera socia-le. Il pompiere degli anni 2000 opera spesso in-dividualmente, pertanto ogni individuo avvertela mancanza di un contatto diretto con i colle-ghi e risente maggiormente della difficoltà dinon poter lavorare in équipe. È difficile lavorare con queste sensazioni di in-certezza. Lo stato di agitazione può rivelarsimolto pericoloso per l’andamento delle opera-zioni di soccorso, soprattutto nelle fasi iniziali diun intervento, anche perché quasi sempre ilpompiere non è consapevole di quanto un inter-vento sia gravoso anche sul piano psicologico. Nel momento di maggiore agitazione non si ri-corderà, se non per una frazione di secondo, del-la realtà. Questa stessa agitazione è responsabi-le del fatto che essi non accettano di fare erro-ri, ma che è necessaria per essere attenti ed ef-

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ficienti.Ciononostante è proprio questo elemento chedurante interventi di soccorso traumatizzanti sirende responsabile di una caduta di attenzioneda parte dei soccorritori, che può condurre a pe-ricolosi errori umani. Ma i pompieri rifiutano diammettere questi errori, che va contro il loro co-dice d’onore. Questo fenomeno della caduta del-l’attenzione è spiegato nella letteratura scienti-fica ed è conosciuto come ‘Easterbrook-claim’.L’agitazione fisiologica, legata a un evento emo-zionalmente carico, produce come effetto unacaduta della concentrazione. Questo fenomenosi riflette anche sulla difficoltà dell’individuo ainterpretare con lucidità le emozioni e le sensa-zioni naturali che si verificano nel luogo in cui sista svolgendo l’azione. Il soccorritore che vive in

questo innaturale stato di agitazione difficil-mente poi riuscirà da solo a effettuare una rico-struzione di tutto l’intervento. Percepirà questomomento con lo stesso smarrimento di un bam-bino davanti a un grande puzzle da ricostruire,di cui egli possiede solo un esiguo numero dipezzi.Le informazioni che vengono riferite su eventiemozionalmente scioccanti subiscono spessouna evidente distorsione perché sono spesso er-roneamente codificati e perché la percezionedegli stessi da parte di chi ne è coinvolto non èinterpretata in condizioni di equilibrio psicologi-co, così la realtà viene modificata dall’introdu-zione di molti elementi di fantasia. Su questo problema i ricercatori hanno fondatodue teorie contrapposte; alcuni affermano che42

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gli avvenimenti eccezionalmente carichi di emo-zioni producono un’immediata confusione deiricordi, altri affermano esattamente il contrario:gli eventi emozionalmente scioccanti produconoricordi più dettagliati.Alcuni studi hanno dimostrato che alcuni ogget-ti, percepiti dall’individuo come straordinaria-mente pericolosi, come può essere una pistola oun coltello durante il compimento di un atto cri-minoso, possono catturare tutta l’attenzione deipresenti, che sono in grado di percepire, ricorda-re e riferire minuziosamente i più piccoli detta-gli dell’azione che si sta svolgendo sotto i loroocchi, a scapito però di altri elementi ugualmen-te importanti. Spesso, durante una seduta di debriefing psico-logico i partecipanti descrivono l’evento trau-matizzante come qualcosa che non è accadutorealmente ma che sembra aver visto in un film,con citazioni di particolari che a volte sono lon-tani dalla realtà. Un bambino ferito può esserericordato all’inizio perfino come un bambolottocollocato sul sedile posteriore; l’esatta percezio-ne di un viso avviene molto più tardi, dopo chel’intervento con il suo percorso doloroso si èconcluso.Nella situazione citata sono presenti gli elemen-ti chiave del meccanismo dello shock emotivo:sensazione di trovarsi in un tunnel, riduzionedell’attenzione, percezione distorta della realtà.Sin dal primo impatto con la tragedia il soccor-ritore risente delle conseguenze prodotte da una‘iper-stimolazione’, i cui confini sembrano incer-ti e sconosciuti, così vengono attivati sponta-neamente dei meccanismi di difesa. Nella maggior parte dei casi è come se si faces-se ricorso al ‘pilota automatico’: il soccorritoredurante l’azione di soccorso, se iperstimolato, siprotegge, si blinda. Così la maggior parte delleoperazioni durante i primi momenti di un inter-vento traumatizzante si compiono automatica-mente, istintivamente, perché apprese dal lungoaddestramento, con pochi comandi diretti, inve-rosimili, irreali. I bambini sono percepiti spessocome pupazzi inanimati. I feriti o i morti sono inparte disumanizzati e si può arrivare anche a fa-

re dell’umorismo macabro, per poter frapporreuna certa distanza emotiva da una realtà cosìtragica.Ma arriva il momento in cui il ‘pilota automati-co’ si ferma, così appena ultimato l’intervento sidetermina il fenomeno del ‘contraccolpo’ o del‘cedimento’. Durante gli interventi lunghi si puòverificare che uno stimolo esterno può far scat-tare l’arresto del ‘pilota automatico’: l’impressio-ne che la vittima assomigli ad un familiare, unanimaletto di peluche che sembra quello delproprio bambino, o altri stimoli che, istantanea-mente, perforano la ‘corazza protettiva’ del soc-corritore, rendendolo psicologicamente moltovulnerabile.Una volta concluso l’intervento ed eliminatoogni pericolo il soccorritore si sforza di costruir-si una visione completa di quello che ha vissuto.L’evento traumatico, composto da tante imma-gini slegate a causa dei frammenti di ricordi chesi sono fissati nella memoria durante l’interven-to, viene vissuto come un tutto unico e inizia aprodurre i suoi effetti dannosi sull’equilibrio psi-cologico del soccorritore colpito dallo shock-traumatico, che inizia ad interrogarsi sulla spie-gazione del disastro, alla ricerca di una logica deifatti, chiedendosi anche se lui stesso e gli altri,come soccorritori, avessero potuto fare di piùcondizionando l’esito dell’intervento. Il maggiornumero di soccorritori non riesce a risolvere ilconflitto interiore attivato dallo shock emotivo:continui ritorni di immagini nella memoria, al-ternati a periodi di negazione/contenimento, incui il ricordo dei lamenti e delle sofferenze dellevittime viene esaltato, provocando anche unostato di iper-eccitazione fisica. Il pompiere che sitrova in questo stato può verosimilmente rima-nere imprigionato in questo stato di ricorrenti ri-cordi della tragedia o negazione degli stessi, conuna conseguente presa di coscienza delle di-sfunzioni sociali. Ecco che nasce la necessità diaffrontare gli effetti psicologici dello stress post-traumatico. In seguito si parlerà di come il de-briefing psicologico effettuato con tutti i prota-gonisti di un intervento di soccorso di grandeimpatto emotivo, sia un mezzo attraverso il qua- 43

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le i soccorritori coinvolti nell’intervento possonorecuperare nel modo più veloce possibile la cal-ma e l’equilibrio psicologico.

L’ASSISTENZA IN SITUAZIONI CRITICHE E IL DEBRIEFING PSICOLOGICO DOPO GLI INTERVENTI TRAUMATIZZANTIConsiderazioni preliminariIl ‘debriefing’’ da stress traumatico (DST) è unatecnica basata sulla ricerca di una spiegazionedi un intervento emotivamente scioccante otraumatizzante. Il DST è un intervento direttosull’individuo o sul gruppo, nel quale siano pre-senti già subito dopo l’evento tutti gli elemen-ti importanti e specifici di un’esperienza trau-matica.Il DST viene riconosciuto come la tecnica piùidonea per la gestione dello stress traumaticoche può coinvolgere tutti gli operatori dei me-stieri a rischio quali pompieri, poliziotti, milita-ri, infermieri e addetti ai servizi d’ordine. Senzavoler ritornare sul modo in cui il debriefing psi-cologico nelle sue numerose varianti viene ap-

plicato, possiamo solo insistere sulla notevoleimportanza che riveste la ricostruzione deglieventi traumatici. Il DST ha lo scopo di addol-cire le sofferenze psichiche, spesso percepite inmodo intenso, conseguenti ad un evento trau-matizzante, in cui i ricordi giocano un ruolochiaro e preciso.Gli interventi catastrofici, che vedono impe-gnati un gran numero di soccorritori diversi(numerose squadre di pompieri, infermieri,gruppi di volontari) costituiscono un ulterioreproblema perché i singoli soccorritori non sirendono esattamente conto della gravità deldisastro e dell’esatto contesto dell’intervento,di cui essi costituiscono solo un piccolo anellodella lunga catena di solidarietà che viene at-tivata. In occasione di un evento di proporzioni cata-strofiche, quindi di grande impatto emotivo,come gravi incidenti automobilistici, frane,crolli di fabbricati, terremoti, esplosioni, è mol-to difficile che il singolo possa fornire tutti glielementi utili per farsi un quadro esatto dellasituazione, ecco perché è opportuno avere un

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contatto con tutta la squadra. È impossibileavere informazioni complete di un interventonel quale hanno partecipato molteplici compo-nenti della grande organizzazione del soccorso,ecco perché si deve procedere con un incontrodall’interno e con i componenti del proprioCorpo. Questo esempio può fornire una suffi-ciente spiegazione del fenomeno. In occasionedi un gravissimo incidente stradale che causòla morte di quattro persone, un pompiere du-rante il salvataggio di un ferito imprigionatodalle lamiere dovette limitarsi a guardare daqualche metro di distanza come i suoi colleghie i medici del servizio d’urgenza si impegnava-no per rianimare un ferito grave, sommini-strandogli le cure necessarie per tenerlo in vitain attesa di liberarlo. Egli era là a qualche me-tro, pronto a intervenire immediatamente allaminima scintilla imbracciando una lancia per ilgetto di acqua ad alta pressione. Restando im-mobile, quel pompiere si era sentito superfluoe inutile in quel contesto di grande fermento in

cui i suoi colleghi e altri si battevano energica-mente per tentare di salvare altre quattro per-sone gravemente ferite.Durante il debriefing di gruppo in cui erano pre-senti oltre ai pompieri intervenuti anche gli in-fermieri, i poliziotti e altri volontari dei servizi diassistenza, il pompiere in questione ebbe unoscoppio di collera, seguito da un pianto istintivoche lui stesso non riusciva a spiegare né a con-trollare. Un’infermiera del servizio d’urgenza sirese conto della causa dello stato di agitazionedi quel pompiere e affermò con decisione chenon si sarebbe mai assunta il rischio di portarsicosì vicino alle autovetture incidentate, dai cuiserbatoi cadeva goccia a goccia del carburante,quindi con un alto pericolo di incendio, se nonavesse visto un pompiere sul posto, pronto a in-tervenire con una lancia di acqua ad alta pres-sione. Questa infermiera ridiede dignità al servi-zio apparentemente inutile di quel pompiere espiegò che costituiva per lei motivo di sicurezzagià l’aver appreso, durante una comunicazione46

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radio mentre si portava sul posto, che anche ipompieri stavano sopraggiungendo per portaresoccorso. Utilizzo sempre questo esempio quando i colle-ghi mi vogliono convincere che il debriefing psi-cologico deve passare soltanto attraverso espe-rienze riportate nel Corpo di appartenenza.Inoltre nel DST è importante perseguire la con-divisione della tensione e delle frustrazioni ac-cumulate, la normalizzazione e la legittimazionedelle reazioni e dei sentimenti vissuti, il compi-mento della ristrutturazione cognitiva (le cogni-zioni negative sono in parte rimpiazzate – sepossibile – dalle cognizioni positive), la creazio-ne di un’atmosfera rilassante e che agevoli lacomunicazione, abbattendo le resistenze chepossono verificarsi durante circostanze vis-sute come irritanti da parte di qualcuno tra ipresenti.

IL RUOLO DEL ‘SUPERVIZED PEERDEBRIEFING’ (SPD) NEL FiSTScopo del ‘SPD’Il debriefing psicologico, cioè il debriefing del-lo stress traumatico (DST) è stato riconosciuto

come il metodo più efficace per rimediare aduna situazione di disagio psicologico prolunga-to dopo una crisi traumatica, a condizione chela discussione sia condotta dalle persone adat-te e nel momento giusto. Il DST contiene gli elementi di valutazione, dicondivisione dei sentimenti, di riconoscenza, dinormalizzazione delle reazioni e delle sensa-zioni delle persone coinvolte, oltre che deglielementi utili per la valutazione dell’individuo edel funzionamento del gruppo.Il termine ‘debriefing’ può a volte essere inter-pretato anche come sinonimo di “valutazione”.Il debriefing psicologico è dunque la forma diintervento per eccellenza quando si verificauna crisi psicologica. L’intervento stesso puòessere condotto sia individualmente che ingruppo. Durante tutto il DST si tenta di co-gliere cinque obiettivi generali, che sono iseguenti:1) arrivare insieme con tutte le persone coin-volte, tutte partecipanti all’intervento, a unaprecisa ricostruzione di quello che hanno real-mente vissuto, mettendo insieme tutti i pezzidel puzzle delle persone presenti per giungere 47

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a farsi un quadro complessivo della situazionecritica;2) offrire alle persone coinvolte la possibilità diesternare la loro reazione emotiva relativa al-l’evento e considerare con attenzione l’intensi-tà di queste reazioni; 3) offrire alle persone coinvolte il riconosci-mento, il sostegno, l’informazione e la calmaper una discussione dettagliata, la normalizza-zione e la legittimazione dei sintomi espressi;4) attivare, stimolare e catalizzare presso i par-tecipanti la loro stessa capacità di assimilazio-ne del trauma, aiutandoli a ritrovare la sereni-tà e la confidenza (insieme al loro senso di ra-zionalità e di controllo) per il successivo nor-male inserimento nell’ambiente in cui vivono elavorano;5) affrontare il senso di sconfitta delle personecoinvolte, sottolineando la reciproca fratellan-za e stimolando la solidarietà e l’identificazio-ne con gli altri colleghi ugualmente coinvoltinell’evento o appartenenti ad altre categorie.

Lo scopo principale è dunque quello di aiutarele persone interessate da uno stato di sofferen-za psichica prolungata, così da riuscire ad uti-lizzare la stessa sofferenza come un motorepropulsivo per superare lo stress invece di la-sciarsi sommergere dai suoi effetti negativi.Tristezza, pena, angoscia, paura, collera e altreemozioni forti sono tutti dei catalizzatori cheservono a superare il momento critico e giun-gere all’assimilazione del trauma. Il prolunga-mento della sofferenza a volte può essere ri-condotto al livello di coscienza da un piccolostimolo apparentemente senza importanza(soprattutto gli odori), sufficiente a riaccende-re tutti i ricordi. Il DST non serve né a rinforza-re queste sensazioni né a cancellarle ma ad of-frire una consapevolezza delle emozioni che siprodurranno durante la discussione, che devo-no tutte essere interpretate come reazioni nor-mali ad una situazione anormale. Esistono poi altre tecniche dirette sul singoloindividuo, che si prefiggono di fornire un aiutoper la ricostruzione cognitiva per mezzo di una

comprensione chiara sia degli eventi trauma-tizzanti che delle conseguenti reazioni, perchéle vittime di questo particolare stress emotivopossono giungere ad avere una visione capo-volta della situazione, ma non devono rimane-re in questo stato di confusione. Si deve tenta-re di dialogare sulla validità del sostegno, dellasolidarietà e della coesione del gruppo. Si de-vono preparare i colleghi coinvolti nella situa-zione traumatica ad interpretare correttamen-te i sintomi e le reazioni che potranno appari-re anche in un momento secondario, così daindividuare chi avrà bisogno d’aiuto.

GLI ELEMENTI DI BASE NEL ‘SUPERVIZED PEER DEBRIEFING’ La tecnica del DST, essendo una forma di ‘de-briefing tra simili’, cioè da collega a collega,con in più la presenza di un supervisore, è sot-toposta a delle regole molto importanti che ènecessario osservare:- se si è coinvolti è necessario lasciare la con-duzione del debriefing agli altri;- la supervisione del debriefing consiste nellasorveglianza e nel sostegno del processo di de-briefing psicologico, quindi la seduta di soste-gno per i colleghi che manifestano i sintomidello stress traumatico deve essere fatta inpresenza di uno psicologo, uno psichiatra ouno psicoterapeuta che svolga la funzione di‘supervisore’. Un punto essenziale nel lavoro delFiST è che queste persone che forniscono aiutoe sostegno in conseguenza di un incidente cri-tico abbiano avuto esperienze sul campo colla-borando con i pompieri o con i medici dell’as-sistenza sanitaria d’urgenza. Il principio di appartenenza sociale, come giàdetto, è molto importante nell’ambiente deipompieri, dei poliziotti o dei medici dei repartid’urgenza. È di notevole importanza terapeuti-ca che gli ‘agevolatori d’aiuto’ e gli assistentidel debriefing siano essi stessi operatori delsoccorso. Quando saranno discussi gli inter-venti più scioccanti o traumatizzanti, sarà48

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sempre utile mostrare le foto del disastro o im-magini filmate relative alle operazioni di soc-corso. Questo materiale visivo è molto impor-tante per completare le lacune presenti nel ri-cordo soggettivo e parziale di ogni operatoreintervenuto nell’incidente che possa, durantel’intervento stesso, essere stato sotto l’influen-za dell’iper-agitazione, la visione del tunnel dicui si è parlato prima, che ha cancellato prezio-se informazioni utili per il superamento dellacondizione traumatica.Non tutti riescono a restare indifferenti alleimmagini più crude di un intervento. Non è fa-cile sopportare la visione del recupero del cor-po di un vecchio annegato dentro un canale, ilsalvataggio di una persona che ha riportatomutilazioni, peggio se si tratta di un bambino,il ritrovamento di resti umani bruciati nei pres-si di un veicolo o un corpo dilaniato tra i bina-ri di una ferrovia. Non ci sarà da meravigliarsise anche un professionista della materia, anchese preparato, si abbandoni al vomito durante odopo una discussione a causa della crudezzadegli argomenti di cui si è discusso o per la vi-sione delle immagini che saranno state proiet-tate, per cui si dovrà accettare che anche lapersona che accoglie e che accompagna nellaseduta terapeutica, se deve ricevere i soccorri-tori dopo una catastrofe, possa diventare essastessa bisognosa di aiuto.Il vantaggio di essere anche pompiere o soc-corritore ed essere anche ‘assistente al debrie-fing’ è che durante il discorso di accoglienzadei colleghi non si perde tempo prezioso a for-nire spiegazioni sull’intervento del pompiere odell’infermiere e spiegare quali procedure omateriali dovevano essere utilizzati. Gli ‘assi-stenti al debriefing’ saranno tanto più compe-tenti a comprendere il punto chiave se avran-no avuto essi stessi esperienza come operatoridel soccorso.Nel Corpo dei pompieri qualche volta è essen-ziale per i neofiti conoscere le alleanze che sistabiliscono a livello spontaneo nel gruppo: ipompieri più anziani, gli specialisti delle fughedi gas, i sommozzatori, gli autisti. È più agevo-

le condurre una discussione se si conoscono inanticipo le ‘alleanze naturali’ che sono giàconsolidate perché è la che si trova la soglia,spesso molto bassa, di partecipazione ad unadiscussione e di accettazione delle tecniched’aiuto e delle figure stesse che compongonol’équipe assistenziale, quando è composta dapersonale della stessa categoria.La gente accetta più favorevolmente, in gene-rale, quelli con cui si identifica, senza che sidebba però sbandierare esageratamente l’ap-partenenza alla categoria.I componenti del FiST vestono abitualmentel’uniforme dei pompieri e si riconoscono tra glialtri perché portano una banda al braccio edun berretto con la scritta ‘FiST’.Le persone che conducono un ‘DST’ o un ‘SPD’devono essere ben persuase che non stannoconducendo i colleghi verso un percorso diespiazione. Figley analizza in modo dettagliatoil problema del traumatismo secondario pressogli operatori del soccorso e presso i terapeutidelle vittime del traumatismo. I componentidel FiST non conducono alcuna operazionesenza che siano essi stessi successivamentesottoposti a debriefing. Devono inoltre essereconvinti che non sono unicamente ‘counselors’cioè consulenti nel senso letterale del termine.Essi non appartengono ad alcun gruppo tera-peutico e non devono considerare i partecipan-ti alla seduta come dei pazienti. Essi non pos-sono assoggettarsi ai comportamenti post-traumatici, specie dopo una seduta SPD, mapossono fornire ai colleghi coinvolti una strut-tura o una prospettiva temporanea nella qualesi potrà evolvere e configurare la situazione didisagio.Gli operatori FiST osservano solo un codice de-ontologico e devono essere capaci di condurredelle discussioni di gruppo e possedere un va-sto repertorio di tecniche di discussione e dicomunicazione. È dunque molto importantesviluppare la capacità di suscitare ‘empatia’ edessere capaci di gestire le emozioni personalicaratterizzate da tristezza, angoscia, collera,vergogna e colpa. 49

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Lo schema che essi devono seguire come fi-lo conduttore durante la discussione è basa-to sulle differenti fasi che si ritrovano in ognivariante del debriefing psicologico; il pro-cesso passa da un livello cognitivo ad un li-vello emozionale e finalmente di nuovo adun livello cognitivo. Il SPD non lavora maisolamente in modo curativo, ma tenta piut-tosto di essere preventivo. Inoltre è del tuttofalso pensare che le sedute di debriefing psi-cologico sono organizzate “per coloro chehanno ancora problemi…” o che hanno an-cora del ‘male’ da smaltire. A meno che nonsiano noti i problemi di qualche soggettospecifico, sarà interessante notare come du-rante una seduta possano emergere i ricordidi episodi scioccanti e non elaborati chepossono portare anche dopo qualche anno asituazioni di stress post-traumatico.Prendere parte ad una seduta di ‘DST’ o ‘SPD’è sempre una scelta volontaria. I partecipan-ti sono sempre invitati per iscritto o verbal-mente ad un ufficio di coordinamento FiSTLa lettera d’invito è personale e riservata econtiene già nel testo qualche elementochiave per lasciar intendere il tipo di inter-vento che si vuole tentare e lo scopo finaleche si vuole raggiungere, cioè la normalizza-zione delle emozioni che possono aver pro-curato la condizione di stress.Di norma, poi, in accordo con le indicazionibasilari del sostegno psicologico, la discus-sione avviene in massima parte sul posto dilavoro degli operatori coinvolti.

LA COSTRUZIONE DI UNA RETE DI EQUIPE PER LA GESTIONE DELLE CONDIZIONI DI STRESS NEL LAVORO DEI POMPIERI: LA STRUTTURA DEL FiST COME MODELLOProcesso di costruzione e sequenzadel lavoro

Nei paragrafi seguenti ci soffermeremo sulmodo in cui un Corpo di pompieri può colle-

garsi ed aggiungersi ad una rete di FiST Perprima cosa è necessario contattare un re-sponsabile FiST della medesima provincia. Èsempre importante avere dei rappresentantidella Direzione del Corpo nell’équipe di soste-gno, sia per motivi strategici che come segnodi consapevolezza dell’importanza del proble-ma. Le domande in base alle quali i compo-nenti dell’équipe sono selezionati sono le se-guenti:“Chi credete che nel vostro Corpo possa svol-gere bene il ruolo di persona di fiducia?”, op-pure “A quale collega vi rivolgereste se avver-tiste qualche problema in conseguenza di unintervento di soccorso?”L’esperienza ha dimostrato che dopo questosondaggio si riescono a individuare dei seri“colleghi di primo sostegno psicologico”. Unavolta che i componenti dell’équipe sono statiselezionati si organizza una riunione pergruppi di 12-15 unità, allo scopo di formare ilfuturo FiST di diversi Corpi presenti nella stes-sa regione.Il programma di formazione di base è diretto alraggiungimento di un equilibrio nella composi-zione del gruppo, che deve fare un percorso diformazione teorica e di sperimentazione prati-ca (psicodramma, gioco delle parti, accettazio-ne ecc.); ogni singolo operatore deve affronta-re un processo di crescita personale (gli opera-tori imparano secondo il proprio stile ad assi-stere le vittime di uno stress traumatizzanteattraverso un’introspezione con metodi tera-peutici, musicali, di creatività, una formazionegrafica, ecc. in modo che il traumatismo siastudiato in base all’esperienza).

Formazione di base FiST per soccor-ritori operanti nelle ‘helping pro-fessions’Si tratta di una tecnica di formazione per laprevenzione di base, l’accoglienza e la sorve-glianza in presenza di individui che presentanosintomi di stress traumatico nell'ambiente dilavoro dei pompieri, infermieri e dei servizid’ordine.50

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1° Giorno (parte I)Accoglienza, sistemazione, registrazione e co-noscenza. L’evento emozionalmente scioccante nellacondizione di lavoro e dopo. Considerazioni dibase sulla costruzione di una rete d’équipe dicrisi: la filosofia di base ed il metodo FiSTEsercitazioni ed esperienze di psicodramma,esercizi individuali e lavori di gruppo.

2° Giorno (parte II)Esercizi di relazione ed esercizi di meditazio-ne. Analisi della crisi. La prospettiva del tem-po per l’assimilazione e l’accomodamento do-po un evento emozionalmente critico o unasvolta psicologica traumatica. Studio di uncaso filmato. Base dell’aiuto psicologico d’ur-genza.

2° Giorno (parte III)Superare la perdita e l’angoscia dopo unevento emozionalmente critico: ritrovare unequilibrio dopo un’esperienza di perdita acu-

ta. Impatti e conseguenze di un evento emo-zionalmente critico: cambiamenti a breve e alungo termine, sintomi dello stress post-trau-matico. I gradi della psico-traumatologia:esercizi pratici – principi di base di assistenzapsicologica prima, durante e dopo un eventoemozionalmente critico – annunciare una no-tizia tragica.

3° Giorno (parte IV)Pratica: supporto (esercitazione), discussione,aiuto psicologico d’urgenza, annuncio di unanotizia dolorosa, briefing sullo stress trauma-tico.

3° Giorno (parte V)Esercizi di sintesi, incidenti di grande impattonella situazione lavorativa, possibilità e pro-blemi nella costituzione di un’équipe di crisi,analisi di calamità o catastrofi precedenti.Valutazione orale e scritta. Appuntamenti perinterventi e supervisioni future.

Dopo il primo week-end impiegato per la pre-52

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parazione di base i giovani componenti delFiST seguono un periodo di formazione pro-lungata di 1 anno.Il gruppo che ha seguito insieme la formazio-ne lavorerà alla costruzione della sua équipeper l’anno successivo, sotto la supervisionedegli educatori del FiST Essi si ritroverannonuovamente ogni tre mesi per la discussionedi argomenti predeterminati.La costruzione di tappe del FiST per un Corpodi pompieri si costituisce nel modo che si in-dica:- esercizi fisici generali più selezione del-l’équipe di gestione dell’evento critico;- week-end di formazione di base residenzia-le;- programma di approfondimento.

Dopo tre mesi i componenti dell’équipe di ge-stione della crisi di ogni Corpo di pompieri siritrovano con gli educatori ed i supervisori delFiST per affrontare il primo caso che gli vieneassegnato dopo il week-end formativo.Devono inoltre formulare un piano d’azioneper l’informazione e la sensibilizzazione delresto dei colleghi del Corpo e lavorare sull’ar-gomento: ‘Stress traumatico nel lavoro deipompieri’.

Dopo sei mesi i componenti dell’équipe si in-contrano nuovamente con gli educatori ed isupervisori del FiST per affrontare il secondocompito: l’attivazione di un piano d’azioneper la composizione di un sistema di associa-zione (confronto e coinvolgimento degli altrioperatori del soccorso e dei servizi d’urgenza,il fattore ‘medico - sociale’, ecc.) e composi-zione di una procedura di annuncio di notiziedolorose.

Dopo nove mesi i componenti dell’équipe siritrovano nuovamente con gli educatori ed isupervisori del FiST per una discussione reci-proca sullo scenario di informazione abbozza-to sull’aiuto in caso di cedimento psicologico(procedura di operazione standard).

Dopo un anno si valuteranno le attitudini deicomponenti l’équipe per mezzo di un eserciziodi sintesi. Attraverso un fax o un telefono ar-riverà all’improvviso una richiesta per il FiSTchiamato ad intervenire in una calamità si-mulata. I componenti del FiST dovranno quin-di attivare la procedura completa, cosi comesi sono esercitati in precedenza e tutta l’ope-razione sarà svolta sotto la supervisione deglieducatori FiST.Se durante l’anno si dovessero verificare deglieventi scioccanti nella regione dove si sta co-stituendo una rete di FiST. si potrà attivareuna procedura di coordinamento regionale diFi.S.T. che rinforzerà il servizio già presente.I componenti del FiST. non ancora del tuttoformati saranno chiamati, nei limiti del possi-bile, come osservatori ed ausiliari, per essereinfine guidati nell’apprendimento dagli ope-ratori esperti del debriefing. In seguito i componenti dell’équipe provincia-le del FiST continueranno ad invitare ogni tremesi tutti i componenti del FiST per una riu-nione di perfezionamento e per assicurarsiche la fiamma continui a bruciare, specie senel frattempo non accade nulla di realmentescioccante.

Struttura del lavoroPoiché il Belgio è diviso in province si è stabi-lito che tutti quelli che operano nella provin-cia vi si ritrovino. In effetti nel FiST esistonodiverse categorie di “soccorritori dei soccorri-tori” e la struttura stessa dell’organizzazioneha bisogno di altre professionalità per la com-posizione di una Segreteria, un Coordi-namento, di Supervisori, di un Consigliere me-dico e di un Tesoriere, ognuno con una serie dicompiti specifici.Il eegretario è sempre il comandante di unCorpo di pompieri, che funziona come contat-to esterno del FiST Le competenze di ogniSegretario provinciale sono le seguenti:- relazioni pubbliche;- contatti durante gli interventi traumatici 53

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con altri Corpi che non hanno il FiST;- gestione degli incontri di formazione conti-nua dei FiST provinciali ogni tre mesi;- contatti con l’équipe nazionale;- contatti preferenziali con le organizzazioniesterne ai pompieri;- cura dei rapporti ufficiali e contatti con gliorgani d’informazione.

Il supervisore è uno specialista e può essereuno psicologo, uno psichiatra o uno psicote-rapeuta. Le competenze di ogni supervisoreprovinciale sono le seguenti:- sorveglianza sul lavoro del FiST provinciale esulla validità del debriefing periodico deglioperatori (dopo ogni intervento gli operatoridel debriefing si sottopongono a loro volta aduna seduta di debriefing)- se necessario, debriefing immediato deicomponenti del FiST dopo un intervento criti-

co;- sorveglianza dell’osservanza del codice de-ontologico e della filosofia del FiST;- contatti con assistenti professionisti perl’orientamento dell’équipe;- lezioni teoriche nei Centri di formazioneprovinciale;- elaborazione di un piano d’azione annualeper la formazione continua dell’équipe di ge-stione degli eventi critici;- verifica continua ed approfondimento delleattitudini acquisite dall’équipe.

I medici del FiST sono dei medici specializza-ti in medicina d’urgenza e sorvegliano sottol’aspetto sanitario gli interventi traumatici. Lecompetenze di un medico del FiST provincialesono le seguenti:- back-up delle problematiche psico-sanitariespecificate;- persona di riferimento e di fiducia per icomponenti dei Corpi e per gli operatori deldebriefing;- rielaborazione del punto di vista dei compo-nenti dei Corpi in merito ad uno psicotrauma-tismo;- opera di rinforzo e suggerimento della ne-cessità di esercizio fisico come antidoto; - disponibilità per il debriefing e conservazio-ne dei contatti con gli operatori diretti di que-sta pratica.

Il coordinatore del FiST è un dirigente dell’or-ganizzazione dei Corpi dei pompieri e dispone,nella sua regione, di mezzi finanziari, di unbuon equipaggiamento di mezzi di telecomu-nicazione e multimediali, è la persona chiavedel funzionamento concreto del FiST. Alcuneprovince dispongono di più coordinatori, chesi alternano a rotazione. In seguito sarà anco-ra più chiaro che quando si verifica una cata-strofe che oltrepassa i confini di una provin-cia, un solo coordinatore è insufficiente.Le competenze di un coordinatore provincialesono le seguenti:- attiva un’équipe di debriefing dopo l’esple-54

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tamento della procedura di contatto;- mantiene lo ‘stato di urgenza’ degli opera-tori del debriefing del FiST provinciale;- è sempre reperibile;- è sempre disponibile per l’avvio di una pro-cedura d’emergenza;- lavora in ‘tandem’ con il Segretario del Fi.S.T.provinciale;- è iniziatore e responsabile dell’attività delFiST nazionale;- coordina con il Segretario dei Corpi coinvol-ti sulle modalità dell’intervento del FiST.

I compiti del Tesoriere del FiST parlano da so-li. Egli si occupa degli aspetti finanziari e sta-tutari del lavoro del FiST e compila il rappor-to annuale delle attività in collaborazione conil Segretario del FiST.

Nell’organizzazione nazionale si ritrovano glistessi ruoli, con l’unica differenza che i com-piti si collocano a un livello più alto. La solafunzione che si aggiunge al lavoro dell’équipenazionale è il consulente giuridico. E’ eviden-te che il lavoro attorno a un disastro di gran-di proporzioni può sviluppare interessi di no-tevole portata che necessitano di opportunaconsulenza giuridica. Alla fine il quadro ècompleto e gli operatori possono dedicarsi allavoro sulle vittime in tutta sicurezza. Gli or-gani del FiST provinciale determinano perquale intervento deve essere attivata l’équipenazionale, con particolare riguardo alla super-visione dell’intervento o come supporto in ca-so di incidenti particolarmente impegnativi.Al di fuori dei componenti dell’équipe lastruttura del FiST contiene ancora qualche al-tra categoria di lavoratori. In primo luogo i‘debriefers’ volontari, che seguono i week-enddi formazione di base ed i quattro incontri tri-mestrali di approfondimento, in ragione diuno ogni tre mesi. Essi lavorano spontanea-mente all’interno del Corpo, in modo non isti-tuzionalizzato, e possono prendere essi stessila decisione di occuparsi del sostegno di uncollega che ne faccia richiesta. In occasione di

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un intervento rilevante possono intervenireper dare una mano ai colleghi di altre catego-rie, in attesa che si mobiliti il FiST provinciale.Ci sono poi i ‘debriefers’ esterni, appartenentiad organizzazioni diverse dai pompieri, comela società dei trasporti, dei ferrovieri, dei ser-vizi sociali cittadini, degli ospedali; ma secon-do la formazione e le indicazioni di base delFiST essi costituiscono un contatto preferen-ziale per i componenti dell’organizzazione incui lavorano.Alla fine è doveroso citare le ‘antenne FiST’:sono dei pompieri o appartenenti ad altrecategorie che seguono la formazione di basema che in seguito non prendono più partealle attività di perfezionamento o alle sedu-te di debriefing. Restano comunque a dispo-sizione per aiutare e organizzare l’assistenzanei momenti di crisi psicologica. La regolad’oro è: non si prende parte come operatoread un debriefing di stress traumatico se nonsi è coinvolti come soccorritore. Ciò fa ac-quisire importanza all’intervento di un’altrarete regionale del FiST ed il vantaggio saràche nelle discussioni più intense non saran-no manifestati apertamente all’operatore deldebriefing le tensioni e i rancori che si nu-trono verso altre persone, o nell’ambiente dilavoro.

Conclusioni

In questo articolo abbiamo tentato di creareun’immagine olistica dell’attività del pom-piere, degli eventi emozionalmente scioc-canti con i quali essi sono obbligati a con-frontarsi e del modo in cui ci si può compor-tare all’interno di un campo così specifico.Nella prima parte è stata descritta dettaglia-tamente l’esperienza pionieristica del FiST Èchiaro che i pompieri vogliono essere soste-nuti ed ascoltati da ‘agevolatori d’aiuto’ chenon li considerino vittime ma che sappianoavvicinarli con competenza, per via della lo-ro formazione costante e per la specifica co-noscenza dell’ambiente di provenienza.

Sono state poi spiegate le tecniche per pra-ticare il debriefing da ‘collega a collega’ e sispiega anche il ruolo importante delSupervisore, impiegato nella struttura delFiST per fornire la sorveglianza necessaria agarantire un servizio di sostegno psicologi-camente qualificato. Alla fine abbiamo spiegato la funzione di ri-lievo ricoperta dal comandante dei pompieriche, se ha la sensibilità e se matura il con-vincimento della validità di queste tecniched’aiuto, nell’ambito di un Corpo diventa la fi-gura centrale per eccellenza, senza dellaquale la possibilità di offrire il sostegno psi-cologico ai colleghi pompieri, in conseguen-za di un intervento emozionalmente scioc-cante o traumatizzante, non potrebbe at-tuarsi. !

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