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Corso di Impianti Meccanici – Laurea Magistrale
Modulo 1. Biomasse
Sezione 1.3 Caldaie a biomassa: principi di dimensionamento
Prof. Ing. Cesare Saccani
Prof. Ing. Augusto Bianchini
Dott. Ing. Marco Pellegrini
Department of Industrial Engineering (DIN) - University of Bologna
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Il dimensionamento della caldaia
Agenda
Aspetti progettuali legati alla sicurezza
Il dimensionamento dell’accumulo inerziale
Riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria
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Aspetti progettuali legati alla sicurezza
A differenza delle caldaie a gas/gasolio, le caldaie a biomassa sono
caratterizzate dalla presenza di combustibile solido che, una volta acceso,
continua a sviluppare calore con una inerzia considerevole, difficilmente
controllabile nel breve termine.
Di conseguenza, le caldaie a biomassa possono trovarsi in condizioni peculiari
di criticità. Queste condizioni sono fondamentalmente due:
- interruzione dell’alimentazione elettrica;
- guasto della pompa di circolazione della caldaia.
In entrambe le suddette situazioni si ha il blocco pressoché totale della
circolazione di acqua in caldaia e si interrompe l’asportazione del calore
generato dalla combustione della legna. Di conseguenza, la temperatura
dell’acqua può salire fino a raggiungere e superare i 100°C. Oltre la soglia della
temperatura di ebollizione la produzione di vapore causa un brusco aumento
della pressione dell’impianto. In mancanza di dispositivi di sicurezza adeguati si
può rapidamente giungere a una situazione di pericolo (scoppio).
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Oltre che del termostato di sicurezza in dotazione a tutti i tipi di caldaia (il
termostato di sicurezza blocca il ventilatore ed il sistema di alimentazione del
combustibile), le caldaie a biomassa sono tipicamente dotate di uno
scambiatore di calore di emergenza, costituito da un tubo a serpentina immerso
nell’acqua della caldaia. Questo scambiatore deve essere collegato da un lato a
una presa di acqua fredda, direttamente connessa all’acquedotto; dal lato in
uscita lo scambiatore di emergenza va collegato a uno scarico (acqua a
perdere).
Tra la presa di acqua fredda e lo scarico a valle della caldaia va interposta una
valvola di sicurezza termica. Questa valvola è dotata di una sonda a bulbo di
mercurio da inserire in un apposito pozzetto sulla caldaia. In caso di emergenza,
prima che la temperatura della caldaia raggiunga la soglia dei 100°C, la valvola
di sicurezza termica si apre mediante un dispositivo meccanico che non
richiede alimentazione elettrica e acqua fredda inizia a fluire nello scambiatore
di sicurezza, asportando il calore in eccesso e convogliandolo allo scarico.
Viene così scongiurato il rischio di ebollizione nella caldaia.
Aspetti progettuali legati alla sicurezza
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La normativa generale fa riferimento al DM 1-12-1975 relativo alle “Norme di
sicurezza per apparecchi contenenti liquidi caldi sotto pressione”.
Titolo II - Generatori di calore per impianti di riscaldamento ad acqua calda sotto
pressione con temperatura non superiore a quella di ebollizione a pressione
atmosferica
Art. 26: L'associazione nazionale per il controllo della combustione (ANCC)
emanò, su conforme parere del proprio consiglio tecnico, le specificazioni
tecniche applicative del presente decreto.
Aspetti progettuali legati alla sicurezza
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Specificazioni tecniche applicative del Titolo II del DM 1.12.75 ai sensi dell’art. 26
del decreto medesimo – anno 2009 (ultima versione)
La nuova Raccolta R, redatta dall’ISPESL, costituisce la regolamentazione
tecnica sugli impianti di riscaldamento ad acqua calda. Tale specifica si applica
agli impianti centrali di riscaldamento utilizzanti acqua calda sotto pressione
con temperatura non superiore a 110°C, e potenza nominale massima
complessiva dei focolari (o portata termica massima complessiva dei focolari)
superiore a 35 kW.
La legge 30 luglio 2010, n. 122 di conversione con modificazioni del D.L.
78/2010, prevede l'attribuzione all'INAIL delle funzioni già svolte dall'ISPESL.
Aspetti progettuali legati alla sicurezza
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Specificazioni tecniche applicative del Titolo II del DM 1.12.75 ai sensi dell’art. 26
del decreto medesimo – anno 2009 (ultima versione)
I generatori di calore alimentati con combustibile solido non polverizzato,
installati in impianti del tipo a vaso di espansione aperto devono essere
provvisti di:
a) vaso di espansione aperto;
b) tubo di sicurezza;
c) tubo di carico;
d) dispositivo di allarme acustico;
e) dispositivo di arresto dell’immissione dell’aria comburente;
f) termometro, con pozzetto per termometro di controllo;
g) manometro, con flangia per manometro di controllo;
h) dispositivo di protezione livello minimo.
Aspetti progettuali legati alla sicurezza
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Specificazioni tecniche applicative del Titolo II del DM 1.12.75 ai sensi dell’art. 26
del decreto medesimo – anno 2009 (ultima versione)
I generatori di calore alimentati con combustibile solido non polverizzato,
installati in impianti del tipo a vaso di espansione aperto devono altresì
soddisfare ad una delle seguenti condizioni:
i1) siano inseriti in impianti a circolazione naturale sprovvisti di organi di
intercettazione sul circuito dell’acqua calda;
i2) siano corredati di un riscaldatore d’acqua di consumo o di uno scambiatore
di calore di emergenza muniti di scarico di sicurezza termico;
i3) siano forniti di focolare meccanico e adduzione meccanica totale dell’aria
comburente.
Aspetti progettuali legati alla sicurezza
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Specificazioni tecniche applicative del Titolo II del DM 1.12.75 ai sensi dell’art. 26
del decreto medesimo – anno 2009 (ultima versione)
Aspetti progettuali legati alla sicurezza
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Specificazioni tecniche applicative del Titolo II del DM 1.12.75 ai sensi dell’art. 26
del decreto medesimo – anno 2009 (ultima versione)
I generatori di calore alimentati con combustibile solido non polverizzato, installato negli
impianti del tipo a vaso di espansione chiuso devono essere provvisti di:
a) vaso di espansione chiuso;
b) valvola di sicurezza;
c) termometro con pozzetto per termometro di controllo;
d) manometro, con flangia per manometro di controllo;
e) pressostato di blocco a riarmo manuale;
f) allarme acustico e ottico;
g) un dispositivo di limitazione della temperatura a riarmo automatico;
h) un dispositivo di limitazione della temperatura di sicurezza a riarmo manuale;
i) per sistemi di combustione a disinserimento parziale deve essere installato un dispositivo di
dissipazione della potenza residua (ovvero scambiatore di calore di emergenza e valvola di scarico
di sicurezza termica);
j) dispositivo di protezione pressione minima.
Aspetti progettuali legati alla sicurezza
Un sistema di combustione può essere a disinserimento rapido o
parziale. Si definisce parziale se solamente una frazione del
calore prodotto può essere rapidamente interrotta dall'azione dei
dispositivi di regolazione e di sicurezza senza originare stati di
funzionamento pericoloso lato combustione.
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Specificazioni tecniche applicative del Titolo II del DM 1.12.75 ai sensi dell’art. 26
del decreto medesimo – anno 2009 (ultima versione)
Aspetti progettuali legati alla sicurezza
Riduttrice di pressione
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Aspetti progettuali legati alla sicurezzaVaso di espansione aperto vs. vaso di espansione chiuso
Vaso di espansione aperto Vaso di espansione chiuso
Maggiore sicurezza derivante dalla presenza di un
circuito aperto.
Circuito chiuso con conseguente maggiore
rischio in termini di sicurezza.
Economico, impiantistica semplificata. Maggiore complessità (e maggiori costi)
derivanti dalla presenza di dispositivi di
sicurezza aggiuntivi rispetto al vaso di
espansione aperto.
Maggiore consumo di acqua per evaporazione e/o
scarico dal circuito.
Consumo di acqua limitato.
Maggiore consumo di combustibile a causa delle
dispersioni di calore attraverso il vaso di espansione
aperto.
Consumo di combustibile minore.
Rischio maggiore di corrosione e incrostazioni
generate dal contatto acqua-aria e dal ricambio di
acqua. Questi due processi favoriscono la
ossigenazione dell’acqua e la precipitazione di sali.
Si associano anche maggiore oneri gestionali per
pulizia filtri.
Minor rischio corrosione-incrostazione
tubazioni.
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Aspetti progettuali legati alla sicurezzaSicurezza positiva
1. Quando un componente meccanico in movimento trascina inevitabilmente un
altro componente, per contatto diretto o attraverso elementi rigidi, si afferma
che il secondo componente viene azionato in modo positivo dal primo: questa
viene definita azione meccanica positiva.
2. Quando la separazione dei contatti avviene come conseguenza diretta di un
movimento specifico dell’attuatore tramite elementi non elastici (per esempio,
non dipendenti da molle), questa si definisce operazione di apertura positiva di
un elemento di contatto.
L’insieme di queste due caratteristiche viene definita sicurezza positiva.
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Valvola di scarico termico
Principio di funzionamento
Un elemento sensibile alla temperatura (1), direttamente immerso
nel fluido dell’impianto, agisce sull’otturatore della valvola che
scorre all’interno della guida (2). Al raggiungimento del valore di
taratura, la valvola si apre e scarica l’acqua dell’impianto. Il
movimento dell’otturatore può comandare a sua volta un deviatore
elettrico utilizzabile per fermare l’alimentazione di combustibile al
bruciatore o attivare l’intervento del dispositivo di reintegro. La
posizione dell’otturatore e la conseguente portata della valvola
sono variabili in funzione del valore di temperatura del fluido. Al
raggiungimento della temperatura di richiusura, la valvola si
richiude automaticamente. La valvola è ad azione positiva.
Aspetti progettuali legati alla sicurezza
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Valvola di scarico termico
Collegamenti elettrici di una sola valvola
1. elettrovalvola sull’alimentazione del combustibile;
2. bruciatore;
3. eventuale valvola motorizzata per l’alimentazione
dell’acqua di reintegro;
4. allarme acustico e/o allarme ottico (5).
Aspetti progettuali legati alla sicurezza
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Valvola di scarico di sicurezza termica
Aspetti progettuali legati alla sicurezza
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Aspetti progettuali legati alla sicurezza
Valvola di scarico termico con
reintegro incorporato
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Altri esempi significativi di impianti realizzati secondo le norme applicabili
Aspetti progettuali legati alla sicurezza
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E gli impianti con potenza inferiore o uguale a 35 kW?
UNI 10412-1: Impianti di riscaldamento ad acqua calda, requisiti di sicurezza.
Impianto aperto
“Negli impianti con [..] potenza nominale […] complessiva, minore o uguale a 35
kW, il termometro può non comprendere il pozzetto per termometro di controllo
e il manometro può non comprendere il rubinetto e la flangia per manometro di
controllo.”
Impianto chiuso
“Gli impianti con generatori di potenza nominale […] complessiva, minore o
uguale di 35 kW, possono non essere provvisti di valvola di intercettazione del
combustibile oppure valvola di scarico termico e del pressostato di blocco. Il
termometro può non comprendere il pozzetto per termometro di controllo e il
manometro può non comprendere il rubinetto e la flangia per manometro di
controllo.”
Aspetti progettuali legati alla sicurezza
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Agenda
Il dimensionamento dell’accumulo inerziale
Riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria
Il dimensionamento della caldaia
Aspetti progettuali legati alla sicurezza
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Il dimensionamento della caldaia
Nel caso di impianti ad alimentazione manuale particolare attenzione va
dedicata al dimensionamento dell’impianto, tenendo conto che le caldaie a
biomassa, a differenza di quelle a gas o a gasolio, devono per quanto possibile
funzionare in continuo, senza interruzioni.
Di conseguenza, va evitato un sovradimensionamento eccessivo della caldaia,
che avrebbe importanti conseguenze negative: un inutile aggravio dei costi di
impianto e il funzionamento non ottimale della caldaia, a causa delle frequenti
interruzioni della combustione a cui sarebbe inevitabilmente soggetta. Le
interruzioni forzate della combustione, ottenute con l’arresto del flusso d’aria
comburente producono infatti una maggiore fumosità, che causa sporcamento
del camino e della caldaia, e minore rendimento medio stagionale dell’impianto.
In ogni caso, è necessaria la presenza di una caldaia di back-up alimentata a
metano che sia in grado di intervenire nel caso in cui la caldaia a biomassa non
sia in grado di supportare il carico termico richiesto o quando la caldaia è ferma
per manutenzione ordinaria o straordinaria.
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Il dimensionamento della caldaia va pertanto eseguito dopo un’attenta
valutazione delle caratteristiche dell’edificio e della fascia climatica in cui si
trova, oltre che dalle caratteristiche dell’utenza (kWh/m2anno). L’energia
richiesta è minore negli edifici ben coibentati e in quelli dotati di sistemi di
riscaldamento ad alta efficienza, come gli impianti a pavimento o a parete
radiante.
Un altro fattore di cui tener conto, nel caso di caldaie a caricamento manuale, è
il numero di cariche di legna che si intende effettuare nell’arco della giornata, in
altre parole l’autonomia di funzionamento desiderata. Questa dipende dalla
capienza del vano di carico legna e dalla potenza della caldaia. Il rapporto tra
queste due grandezze, esprimendo la capacità di carico legna in litri e la
potenza in kW, fornisce una stima grossolana della capacità di autonomia di
funzionamento continuo alla massima potenza.
Il dimensionamento della caldaia
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Per il dimensionamento degli impianti a caricamento automatico (cippato o
pellet) possono essere seguiti criteri simili a quelli relativi ad impianti
convenzionali a gas/gasolio.
Nel caso in cui si preveda di installare o di mantenere in esercizio una caldaia a
gas/gasolio con funzione di integrazione e soccorso, la caldaia a biomassa può
essere dimensionata intorno al 70% della potenza di picco stimata.
Questo consente di risparmiare sui costi di acquisto e di installazione. Poiché i
picchi di fabbisogno di potenza sugli impianti di riscaldamento sono
generalmente di breve durata e limitati ad alcuni giorni del mese più freddo, con
questo accorgimento si riesce comunque a coprire con l’energia da biomassa
oltre il 90% del fabbisogno totale di calore.
Il dimensionamento della caldaia
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Nel caso in cui un’unica caldaia debba provvedere al riscaldamento di
numerose utenze collegate, ad esempio, da una rete di teleriscaldamento, la
potenza della caldaia a biomassa corrisponde alla somma delle potenze di tutte
le utenze allacciate diminuita di un coefficiente di contemporaneità che tenga
conto delle caratteristiche del prelievo termico delle varie utenze. Il valore di
questo coefficiente va valutato caso per caso, ed è spesso compreso tra 0,6 e
0,7. Un secondo elemento da considerare è il coefficiente di utilizzo di ogni
singola utenza.
Il dimensionamento della caldaia
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Agenda
Il dimensionamento dell’accumulo inerziale
Riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria
Il dimensionamento della caldaia
Aspetti progettuali legati alla sicurezza
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La presenza di un accumulatore inerziale consente un utilizzo ottimale
dell’impianto a biomassa e ne aumenta considerevolmente l’autonomia,
soprattutto nei periodi meno freddi, in quanto l’energia sviluppata dalla caldaia
in un periodo limitato viene accumulata e ridistribuita all’impianto di
riscaldamento nell’arco della giornata. L’effetto tampone dell’accumulatore
inerziale è tanto maggiore quanto maggiore è la dimensione dell’accumulatore
stesso.
Il dimensionamento dell’accumulo inerziale
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Il serbatoio inerziale Vin va dimensionato in funzione della quantità di legna
contenuta nella caldaia (V), della potenza termica nominale (Qn) e dal carico
termico dell’edificio (Qh).
La UNI EN 303-5:2004 “Caldaie per combustibili solidi, con alimentazione
manuale e automatica, con una potenza termica nominale fino a 300 kW” indica
un modello di calcolo per la capacità minima del serbatoio di accumulo.
Vin = 15*tb*Qn*[1-0,3*(Qh/Qmin)]
Dove:
Vin = volume serbatoio inerziale [lt]
tb = periodo di combustione alla potenza termica nominale [h]
Qn = potenza termica nominale della caldaia [kW]
Qh = fabbisogno termico del luogo di installazione [kW]
Qmin = potenza termica minima della caldaia [kW] – indicata dal costruttore
Il dimensionamento dell’accumulo inerziale
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Il periodo di combustione tb
Definizione UNI EN 303-5:2004: «Con l’alimentazione manuale, è il tempo
impiegato per bruciare il carico massimo di combustibile fino al raggiungimento
del letto di braci. Il processo di combustione non deve subire interferenze
durante questo periodo. Il letto di braci residuo deve essere sufficiente per
riportare la caldaia alla potenza termica nominale con una nuova carica di
combustibile».
Disposizioni della UNI EN 303-5:2004: «Il periodo di combustione della caldaia a
caricamento manuale funzionante, alla potenza termica nominale, deve essere
specificato dal costruttore e deve essere di almeno:
- per i biocombustibili : 2 h;
- per i combustibili fossili: 4 h.
Il periodo di combustione delle caldaie a caricamento automatico deve essere di
almeno 6 h».
Il dimensionamento dell’accumulo inerziale
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Esempio n°1: dimensionamento impianto con caldaia a ciocchi di legno a
caricamento manuale
- Carico termico (Qh), per il solo riscaldamento, di un appartamento di 100 m2:
Qh = 15 kW
- Energia termica giornaliera (E) da fornire all’appartamento (considero 8h):
E = 120 kWh
- Numero di cariche giornaliere manuali (N): la scelta di questo parametro
influenza, da un lato la taglia della caldaia, dall’altro l’impegno richiesto
all’utente. Si scegli un valore pari a 1 per dare il massimo confort all’utente.
N = 1
- Potere calorifico inferiore combustibile (PCI): dipende dal grado di umidità e
dalla tipologia di legno impiegato. Si consiglia di impiegare legna ben
stagionata (2 anni al coperto).
PCI = 3,7 kWh/kg (13.300 kJ/kg)
Ne segue che ogni ricarica di legna deve avere un peso M complessivo pari a:
M = E / (N*PCI) = 32,4 kg
Il dimensionamento dell’accumulo inerziale
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Esempio n°1: dimensionamento impianto con caldaia a ciocchi di legno a
caricamento manuale
Ora sono in grado di determinare la capienza V della camera di combustione,
nota la densità in mucchio ρbs della legna in ciocchi:
ρbs = 350 kg/m3 (0,35 kg/lt)
V = M/ ρbs = 92,6 lt
Il dimensionamento dell’accumulo inerziale
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Il dimensionamento dell’accumulo inerziale
Esempio n°1: dimensionamento impianto con caldaia a ciocchi di legno a
caricamento manuale senza regolazione
Qmin=QN=15 kW (no regolazione)
Vin = 15*TB*QN*[1-0,3*(QH/Qmin)]
TB= 6 ore (stima)
1) QN*TB = 15 kW*6h=90 kWh
QH/Qmin = 15/15 = 1
Vin = 945 lt
945 lt / 15 kW = 63 lt/kW
(vicino ai 55 lt/kW indicati
dal costruttore)
(da UNI EN 303-5:204)
Esempio n°2: dimensionamento impianto con caldaia a ciocchi di legno a
caricamento manuale con regolazione
Qmin=11 kW (50% di QN), QN= 22 kW
Vin = 15*TB*QN*[1-0,3*(QH/Qmin)]
TB= 6 ore (stima)
1) QN*TB = 22 kW*6h=132 kWh
QH/Qmin = 15/11 = 1,36
Vin = 1.172 lt
1.172 lt / 22 kW = 53 lt/kW
(vicino ai 55 lt/kW indicati
dal costruttore)
(da UNI EN 303-5:204) 32
Il dimensionamento dell’accumulo inerziale
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Esempio n°1 e n°2: dimensionamento impianto con caldaia a ciocchi di legno a
caricamento manuale
Dimensionamento finale per riscaldamento appartamento da 100 m2
- Potenza nominale caldaia: 15 kW (senza regolazione),
- Serbatoio di accumulo inerziale: 945 lt,
oppure
- Potenza nominale caldaia: 22 kW (con regolazione fino a 11 kW),
- Serbatoio di accumulo inerziale: 1.172 lt.
Il dimensionamento dell’accumulo inerziale
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Esempio n°1 e 2: centrale termica con accumulatore inerziale
Il dimensionamento dell’accumulo inerziale
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Agenda
Il dimensionamento dell’accumulo inerziale
Riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria
Il dimensionamento della caldaia
Aspetti progettuali legati alla sicurezza
La produzione di acqua calda sanitaria (ACS) mediante caldaia a biomassa può essere attuata con
due diverse modalità: bollitore sanitario oppure scambiatore di calore istantaneo. Il bollitore
sanitario accumula ACS pronta all’uso (un termostato gestisce la produzione di ACS), mentre lo
scambiatore di calore produce ACS contestualmente alla richiesta da parte dell’utenza (la pompa
dell’acqua calda viene attivata da un flussostato). In ogni caso, alla mandata del sistema di
produzione di ACS sono presenti una valvola miscelatrice Y3 che regola la temperatura della ACS a
40°C prelevando acqua fredda dall’acquedotto ed una valvola termostatica di sicurezza Y6 che
blocca il flusso se la temperatura supera un valore predeterminato.
Il sistema di produzione di ACS è solitamente integrato con l’impianto di riscaldamento, e prevede la
presenza di un accumulo inerziale (puffer) a cui il sistema di produzione di ACS prescelto può
essere collegato direttamente o meno. 36
Riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria
Bollitore per ACS
ACS
Acquedotto
Acqua calda
TS
Y6
Y3
Scambiatore istantaneo per ACS
Acqua calda
Y6
Y3
Acquedotto
ACS
FS
RADIATORI
(CON TERMOSTATI AMBIENTALI)
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Riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria
Esempio di impianto per riscaldamento e acqua calda sanitaria con bollitore
Nota bene:
Il valore di set point delle valvole
miscelatrici Y2 dipende dal tipo di
utenza servita; per esempio:
- ACS: 50°C
- Radiatori a parete: 60°C
- Riscaldamento a pavimento: 40°C
P = Pompa
VM = Valvola manuale
VNR = Valvola non ritorno
Y1, Y2, Y3 = Valvole a tre vie
miscelatrici
Y4 = Valvola termostatica di sicurezza
VEC = Vaso di espansione chiuso
TS = Termostato
Puffer e produzione di acqua calda sanitaria (ACS) mediante bollitore
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Esempio di impianto per riscaldamento e acqua calda sanitaria senza bollitore
Riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria
Puffer con valvola di caricamento Y2 e produzione di acqua calda sanitaria (ACS) con scambiatore di calore istantaneo
La valvola a tre vie di caricamento Y2
consente di prelevare l’acqua di ritorno
alla caldaia nella zona più calda (punto
2) o più fredda (punto 7) dell’accumulo.
Nel primo caso si ha una pronta
risposta verso l’utenza, nel secondo
caso si procede con il caricamento vero
e proprio dell’accumulo.
P = Pompa
VM = Valvola manuale
VNR = Valvola non ritorno
Y1, Y2, Y3, Y4 = Valvole a tre vie
miscelatrici
Y5 = Valvola a tre vie deviatrice
Y6 = Valvola termostatica di sicurezza
VEC = Vaso di espansione chiuso
TS = Termostato
FS = Flussostato
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Riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria
Di seguito, una tabella che riassume vantaggi e svantaggi dell’una e dell’altra
opzione per la produzione di ACS.
Accumulo termico Scambiatore istantaneo di calore
Ampia disponibilità di ACS. Capacità limitata dalle dimensioni dello scambiatore.
Non adatto per applicazioni con grossi carichi termici
e/o contemporanei.
Possibilità di impiegare un sorgente di
calore con potenza installata più
bassa.
Potenza della sorgente di calore strettamente
connessa alla potenza dello scambiatore.
Limitato rischio accumulo di calcare. Rischio più elevato di accumuli di calcare nello
scambiatore.
Ingombri e costi relativamente elevati. Ingombri e costi inferiori rispetto all’accumulo
termico.
Rischio legionella (per temperature
inferiori a 60°C nell’accumulo).
Nessun rischio legionella.
Perdita di calore verso l’ambiente
esterno (o maggiori costi
coibentazione).
Perdite verso l’ambiente esterno trascurabili.
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Riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria
Legionella
Le legionelle sono dei batteri aerobi
presenti negli ambienti acquatici
naturali e artificiali. Le condizioni più
favorevoli alla proliferazione delle
legionelle sono: i) condizioni di
stagnazione, ii) presenza di
incrostazioni e sedimenti, iii) biofilm,
iv) presenza di amebe, v) temperature
relativamente elevate.
In particolare, i batteri sopravvivono a
temperature comprese tra i 5-6°C e i
55°C: hanno il massimo sviluppo con
temperature comprese tra i 25°C e i
42°C, mentre fino a 22°C risultano
inattivi.