La Vista - eBook Per Gabriele_280612

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E-BOOK DI SCIENZE PER GABRIELE CLASSE 2^ I.P.S. ARGOMENTO: LA VISTA

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E-book di Scienze Argomento: la vista

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E-BOOK DI SCIENZE PER GABRIELE

CLASSE 2^ I.P.S.

ARGOMENTO:   LA VISTA

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L'occhiononsoloscuola.org

Colori primari e complementarilarapedia.comIl nervo ottico

server1.fisica.unige.itTest daltonismo

lentiacontattoonline.itIl daltonismodoc.studenti.it

Perchè ho due occhi??it.answers.yahoo.com

prima della misurazione della vista...mammaepapa.it

Perche' abbiamo due occhi?mbmyweb.blogspot.it

Perché l'oculistica mette le gocce?carlobenedetti.it

ASTIGMATISMOcarlobenedetti.it

IPERMETROPIAcarlobenedetti.it

Esame Della Vista Per Adultitest-della-vista.occhio.it

Video sull'occhioyoutube.com

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L'OCCHIO

a cura di Giulia Montagnosi, classe quinta elementare  

Per poterci muovere nell’ambiente abbiamo bisogno di conoscerlo e questo ci è possibile grazie agli organi di senso: vista, udito, tatto, gusto e olfatto. Essi sono degli apparati in grado di trasformare le informazioni esterne in impulsi nervosi e quindi di comunicarle direttamente al sistema nervoso centrale. Gli organi di senso sono costituiti da cellule nervose specializzate, che vengono eccitate da stimoli adeguati: nel caso della vista la luce, per il tatto la pressione meccanica, per l’ udito le vibrazioni dell’aria, per il gusto e l’olfatto particolari molecole chimiche. La vista è sicuramente l’apparato più complesso (fra i 5 sensi) ed è costituito dall’OCCHIO, che può essere paragonato a una camera oscura che proietta su una sorta di schermo, la retina, le immagini provenienti dall’esterno. La retina poi è in grado di trasformare queste immagini in impulsi nervosi che attraverso il nervo ottico giungono al cervello. Per mezzo dell’occhio e grazie alla luce si percepiscono numerosi aspetti del mondo circostante e precisamente: La forma delle cose L’intensità della luce riflessa dagli oggetti, per cui ne percepiamo le ombre, i chiaroscuri e i particolari I colori dell’iride La grandezza degli oggetti La distanza degli oggetti La vista ci offre dunque una rappresentazione del mondo mediante la quale possiamo benissimo controllare e dominare la realtà che ci sta intorno, per un raggio vastissimo.

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Come è fatto l’occhio

L’occhio è uno strumento delicato e complesso, che ha la forma di una sfera leggermente schiacciata, il globo oculare, contenuto nella cavità orbitale del teschio.

Esso è avvolto da: 1- tre membrane, o tuniche, che hanno struttura e funzioni differenti: esterna (protettiva), media (vascolare), interna (sensoriale), 2- da tre mezzi rifrangenti: l’umore acqueo, la lente cristallina e il corpo vitreo.

 

La tunica esterna, o tunica fibrosa, è molto spessa e resistente . Ha funzione protettiva e si divide in due parti, la sclera che ne forma i 5/6, e la cornea che occupa il rimanente sesto. La sclera forma il cosiddetto bianco dell’occhio; la cornea è la superficie trasparente posta sulla parte anteriore che viene mantenuta umida dalle lacrime prodotte in continuazione dalle ghiandole lacrimali.

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Le lacrime hanno una funzione protettiva: provvedono a eliminare granelli di polvere e altri piccoli corpi estranei che potrebbero danneggiare la cornea. Anche le palpebre, i peli delle ciglia e delle sopracciglia svolgono il compito di proteggere l’occhio. La tunica mediana, o tunica vascolare, è formata dalla coroide, dall’iride e dal corpo ciliare. La coroide anteriormente e posteriormente presenta due aperture, corrispondenti rispettivamente al passaggio del nervo ottico e del corpo ciliare.

Il corpo ciliare è costituito dal muscolo ciliare e dai processi ciliari. Il muscolo ciliare, contraendosi, serve a cambiare la curvatura della lente cristallina, adattandola alla visione d’oggetti lontani e a quella di oggetti vicini: il muscolo ciliare è quindi il muscolo dell’accomodamento oculare.

L’iride è la porzione anteriore, dinanzi alla lente cristallina, della tunica vascolare, ed è cosi chiamata per la sua colorazione, che la fece paragonare all’arcobaleno. Essa presenta nella parte centrale un foro detto pupilla.

La pupilla ha un comportamento difensivo: per proteggere l’interno dell’occhio dalla luce eccessiva si restringe e si allarga, grazie a un muscolo apposito che si trova nell’iride. La tunica più interna è di natura nervosa e ha il nome di retina.

Questa è costituita da pigmenti visivi e da cellule particolari, i coni e i bastoncelli, che sono responsabili della visione a colori e in bianco e nero. La luce e con essa le immagini, infatti, penetrano nell’occhio dalla cornea, incontrano l’iride, entrano attraverso la pupilla e si rifrangono in un particolare punto della retina, grazie all’azione del cristallino.

Questo è una lente biconvessa posta dietro l’iride, che ha la capacità di modificare la sua

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curvatura, grazie al muscolo che costituisce il corpo cilindrale, a seconda della distanza a cui si trovano gli oggetti. Tale processo è denominato “accomodazione”.

L’immagine, prima di rifrangersi sulla retina, attraversa il corpo vitreo, una massa gelatinosa che occupa la cavità posteriore del globo oculare e precisamente lo spazio compreso tra la superficie posteriore del cristallino e la retina e ha un’importante funzione come mezzo di rifrazione e con la sua massa mantiene l’equilibrio della tensione oculare. Sulla retina arriva un’immagine rimpicciolita e capovolta. A questo punto agiscono i ricettori ottici: le cellule nervose, i coni e i bastoncelli. I primi consentono la visione diurna, caratterizzata dalla visione dei colori e dei dettagli, i secondi sono responsabili della visione notturna, senza colori e con scarsissima luce. Questi, interagendo con i pigmenti visivi, trasformano chimicamente l’immagine in impulsi, che vengono raccolti dalle terminazioni nervose del nervo ottico, situate nello strato più interno della retina. L’ impulso nervoso arriva cosi al lobo occipitale del cervello, dove viene tradotto nelle immagini che vediamo in ogni istante.

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I movimenti dei muscoli oculari consentono alle immagini di rifrangersi sempre in punti corrispondenti delle due retine, permettendoci cosi la visione binoculare, determinante per il senso di profondità e di tridimensionalità della realtà che ci circonda. Questi muscoli circondano il bulbo oculare e si dividono in retti e obliqui: i primi servono a spostare l’occhio in alto, in basso e lateralmente, mentre i secondi ruotano l’occhio in basso e all’interno o in alto e all’esterno.  

“Il senso della vista, con l’ausilio dell’udito e degli altri sensi, ha permesso ai vertebrati, e specialmente ai mammiferi, di signoreggiare sulla terra, nel cielo e nelle acque” (Barras, Tu sarai scienziato - 4° vol. - Ed. Armando Armando)  

 

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COLORI PRIMARI E COMPLEMENTARI

    I testi seguenti sono di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l’opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente a studenti , docenti e agli utenti del web i loro testi per sole finalità illustrative didattiche e scientifiche. Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).  

    Colori primari sono: rosso giallo blu   Ogni colore primario ha un proprio complementare (che è dato dalla mescolanza degli altri due primari) Il rosso è complementare del verde  - (il verde è ottenuto mescolando i 2 primari blu+giallo) Il giallo è complementare del viola – (il viola è ottenuto mescolando i 2 primari blu+rosso) Il blu è complementare dell’arancio – (l’arancio è ottenuto mescolando i 2 primari giallo+rosso) (vedi tabella cromatica n° 2)   l’OCCHIO FISSANDO UN COLORE TENDE A VEDERE IL SUO COMPLEMENTARE IL QUALE MESCOLANDOSI AL COLORE FISSATO, NE MODIFICA LA TINTA. Riguardo a ciò si impara che se contemporaneamente si fissano attentamente due oggetti colorati, né l’uno né l’altro appare del proprio colore particolare, (cioè come apparirebbe osservato separatamente) ma di una tinta

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che risulta dal suo colore speciale e il colore complementare dell’altro soggetto, motivo per cui si avrà una modificazione di tinta e di tono prodotta dai colori contigui. I colori complementari risultano più gradevoli se sono accostati ai primari nelle gradazioni più tenui. L’importanza della conoscenza dei colori complementari: in tutte le arti visive (pittura ,fotografia, scenografia ecc. I colori complementari si possono o impastare insieme nei modi adeguati, osservando le varie regole per gli impasti e per ottenere le varie tinte, ma anche si possono accostare e in questo caso vi sono tre possibilità :1) mettere due soggetti di colore complementare vicini nella loro tinta più accesa, esempio di una coppia di complementari rosso acceso e verde acceso ma questa è la combinazione più sgradevole perché risulta automaticamente disturbosa al cervello umano2) mettere due soggetti di colore complementare vicini : uno molto acceso e uno molto tenue .questa combinazione risulta essere un poco più accettabile3) mettere due colori complementari vicini ambedue di tinta molto tenue questa è la soluzione più bella ,perché automaticamente il cervello elabora che c’è qualcosa di bello e di riposante (così siamo stati creati). Facciamo un esempio che si può riscontrare in tutto sia quando andiamo a teatro in certe scenografie fatte bene, nel cinema  ma anche nella moda , immaginiamo il vestito di una donna di materiale molto delicato tipo seta o altro che sia di un colore lilla molto chiaro (viola colore complementare )  se a questo vestito mettiamo un foulard o un fiore di  colore giallo molto tenue(colore primario giallo complementare del viola) allora l’effetto sarà molto gradevole ed elegante.  

I colori caldi.

Sono quelli di colore acceso vi dominano il rosso, l’arancione, il giallo, l’ocra bruciata e si trovano sempre nei primi piani. La gamma cromatica cambia man mano che il paesaggio si allontana.   Colori freddi al contrario è quella in cui domina il verde, l’azzurro, il viola. I colori freddi vengono utilizzati nei secondi piani. Allontanandosi dai primi piani la gamma cromatica cambia fino a divenire quasi azzurrognola perché viva via viene sovrapposta uno strato sempre più spesso di atmosfera. Le ombre non sono quasi mai prive di luce, anzi gli oggetti che si trovano in primo piano devono distinguersi bene anche se nell’ombra la quale via via che si perde nell’ultimo piano acquista una tonalità azzurrognola. Le ombre pur seguendo le regole della vicinanza e lontananza, cioè  più scuro e più chiaro, vicino alla luce assumono una gradazione di rosso. REGOLE:  

Colori in luce =  colore locale + giallo

  Colori in ombra = colore locale + blu + complementare del colore locale  

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Trappola dei grigi    Un qualsiasi colore mescolato al bianco cade nella trappola dei grigi.   Grigi neutralizzati :  sono neutralizzati i grigi prodotti da miscelazione di complementari al grigio di base così composto : una quantità di bianco + una quantità di nero già costituito (vedi voce nero) danno il grigio. Con questa base si possono ottenere una gamma di grigi a seconda del colore che vi si aggiunge : esempi : grigio + verde grigio + rosso grigio + arancio grigio + giallo   Nero   non si usa mai il nero già pronto( che io chiamo lucido da scarpe)  ma bisogna comporlo mescolando (i vari complementari) : Blu + arancione = nero Viola + giallo = nero Rosso + verde = nero I tre primari insieme = nero I neri di cui sopra sono dei neri che possiamo chiamare professionistici. Riflessi  : La luce battendo su un oggetto ne diffonde i colori nei dintorni in maniera tenue, per cui, nelle strette vicinanze del soggetto, il colore si riverbera perché colpito dalla luce. Il pittore deve sapere esprimere la luce col colore.  

Prospettiva dei colori   Nei primi piani i contorni dei soggetti sono ben delineati e precisi ma, man mano che si allontanano verso l’orizzonte diventano più sfumati tanto da creare una certa profondità, effetto creato della interposizione dell’aria. Il cielo  colore bianco più un pizzico  di rosso primario (anche pochissimo quanto la testa di uno spillo ma è obbligatorio metterlo)  e un pizzico di azzurro. Il cielo è più chiaro nella linea dell’orizzonte e più scuro verso l’alto, tinta determinata dalla volta celeste che ha più strati di blu. La pennellata del cielo va in tutte le direzioni. Mare  In linea di massima bianco + blu + un pizzico  di rosso primario (in fondo è il colore del cielo che si riflette) poi vi possono essere tantissimi riflessi di varie gradazioni di colore che bisogna cogliere  dal verde al rosa al giallo , al lilla ecc.  Tutto ciò che si trova al bordo del mare va sempre in orizzontale. La pennellata di solito va in orizzontale. Muri  la pennellata dei muri va invece in verticale. (ricordare che l’impasto (il colore) in basso è sempre un po’ più scuro sempre per il discorso della luce. Vari oggetti  la pennellata segue il verso(l’atteggiamento es.nelle foglie degli alberi) e i contorni dell’oggetto.(es.nella frutta ecc.)     Fonte: http://utenti.multimania.it/mariorofino/lezioni/SECONDA%20PARTE%20PITTURA.doc Autore del testo: non indicato nel documento di origine Parola chiave google : Colori primari e complementari tipo file : doc

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IL NERVO OTTICO server1.fisica.unige.it • Archive • Like & Archive • Like

IL PROCESSO DELLA VISIONE: DALL’ OCCHIO AL CERVELLO Maria Teresa Tuccio  traccia di alcuni argomenti trattati a lezione

 Per capire il meccanismo della visione umana dobbiamo distinguere tre parti: L’occhio: un sistema ottico che forma e proietta le immagini su una superficie sensibile La retina: una superficie sensibile che raccoglie le immagini, ne fa una prima elaborazione e trasmette l’informazione ai centri superiori (corpo genicolato laterale, corteccia cerebrale visiva) Il cervello: un elaboratore dei dati provenienti dalla retina che li elabora ulteriormente e “forma” l’immagine definitiva. Quando ci saremo fatti un’idea del funzionamento di questi tre sistemi, potremo studiare la percezione visiva , facendo un cenno ai movimenti oculari, essenziali per la raccolta di informazioni utili per elaborare la scena visiva.  Occhio L’occhio umano e’ un sistema ottico relativamente semplice, costituito da un diottro (cornea, umor acqueo, e umor vitreo) di indice di rifrazione 1.33 e da una lente biconvessa, il cristallino, di indice di rifrazione 1.44, in cui la curvatura della faccia anteriore può essere modificata dalla contrazione dei muscoli ciliari, variando così la distanza focale della lente (accomodamento). Cornea, camera anteriore, cristallino e camera posteriore nel loro complesso formano una lente convergente (provvista di una distanza focale variabile fra 2,4 e 1,7 cm) che proietta le immagini sulla retina, rimpicciolite e capovolte. Una membrana muscolare, l’iride, al cui centro e’ ricavata un’apertura, la pupilla, serve a diaframmare, cioe’ a regolare la quantita’ di luce che entra nell’occhio.  

Retina La superficie sensibile dell’occhio e’ costituita dai fotorecettori (i bastoncelli ed i coni),  il cui compito è quello di trasformare in impulsi elettrici le informazioni ricevute dalle reazioni fotochimiche che vengono attivate dalla radiazione luminosa e di inviare questi segnali ai neuroni retinici - le cellule orizzontali, bipolari, amacrine e ganglionari - che sono variamente connessi fra di loro ed effettuano

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una prima elaborazione del segnale visivo. Gli assoni delle cellule gangliari si riuniscono in modo da formare il nervo ottico, un cavo che conduce l’informazione visiva fuori dalla retina fino ai centri superiori, dapprima al corpo genicolato laterale e da qui alle aree corticali.  

Le fibre nervose provenienti da punti diversi della retina si dirigono verso punti diversi del nucleo genicolato (LGN) e della corteccia, ricreando così una mappa cerebrale della retina nel cervello. Da puntualizzare: Coni e bastoncelli (6 e 120 milioni), iodopsina e rodopsina, diversa sensibilita’ spettrale, diverso adattamento al buio Fovea Punto cieco Connessioni retiniche: recettori-bipolari-amacrine-gangliari; le cellule orizzontali stabiliscono contatti tra diversi recettori Visione scotopica e visione fotopica Campi recettivi center-ON e center-OFF delle cellule gangliari

Cervello Vie ottiche: chiasma, corpo genicolato, corteccia visiva area 17 Interazione fra i due occhi Elaborazione ed organizzazione dell’informazione visiva: Nel corpo genicolato l’immagine subisce una prima elaborazione che cerca di mettere in

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evidenza l’oggetto rispetto allo sfondo, i suoi contorni, le differenze di contrasto. Studi elettrofisiologici di Hubel e Wiesel sulla corteccia visiva del gatto e della scimmia: cellule semplici (campi recettivi ON-OFF di forma allungata) selettive per l’orientamento dello stimolo; cellule complesse rispondono alla direzione di movimento dello stimolo; cellule ipercomplesse selezionano anche le dimensioni dello stimolo. Ipercolonne. La percezione visiva Ognuno di noi ha un “buco” nel proprio campo visivo, uno per occhio, e non lo percepisce: la parte di immagine che manca viene ricostruita deducendola da ciò che si vede intorno. Tutto il fondo dell’occhio è ricoperto dai fotorecettori, tranne che in un punto, un’area di 1,5 millimetri di diametro, dove convergono i nervi e i vasi sanguigni della retina, pertanto questo punto non è sensibile alla luce, e’ una zona senza informazioni. Tuttavia il cervello riesce a ricostruire l’immagine mancante attraverso un processo chiamato “filling in” (riempimento) studiato da ricercatori americani, svizzeri, olandesi e giapponesi. Con grande sorpresa essi hanno scoperto che la parte di corteccia visiva che corrisponde al punto cieco è attiva durante il processo di riempimento, anche se, direttamente, non riceve alcuna informazione dalla retina. La percezione é una simulazione ricostruttiva generata dal cervello, sotto il controllo di una determinante genetica, delle interazioni tra noi e l’ambiente materiale che ci circonda e in base alle nostre conoscenze e alle nostre esperienze precedenti: cio’ che e’ percepito e’ diverso dall’oggetto esterno che rappresenta. Con una bella espressione della Programmazione NeuroLinguistica possiamo dire: la mappa non e’ il territorio, e ognuno di noi costruisce mappe diverse dello stesso territorio e anche mappe diverse da momento a momento, in base al nostro grado di attenzione, ai nostri bisogni, alle nostre motivazioni. Richiami: La psicologia della Gestalt e le leggi di raggruppamento percettivo L’articolazione figura/sfondo; contorni illusori del triangolo di Kanizsa Le illusioni ottiche Basi neurofisiologiche: neuroni “features detectors” Specializzazione funzionale della corteccia visiva: elaborazione separata di movimento, colore, forma, …. Integrazione dell’informazione visiva <==> rete di connessioni anatomico ad ogni livello, anche connessioni di ritorno, che consentono il flusso di informazioni nei due sensi fra aree diverse (essenziali per risolvere conflitti fra cellule che hanno capacita’ differenti, ma reagiscono allo stesso stimolo) Metodi d’indagine: elettrofisiologia nel gatto e nella scimmia vs. risposte percettive nell’uomo, studi degli effetti prodotti da lesioni (ferite o asportazioni chirurgiche) o patologie cerebrali, studi di immagini cerebrali umane ottenute con la tomografia a emissione di positroni (PET) o con la risonanza magnetica (RM). I Movimenti oculari La percezione visiva dipende dalla capacità di formare e memorizzare immagini cerebrali, tramite le informazioni ricevute dall’occhio. Le parti più periferiche della retina contengono solo bastoncelli e non distinguono né la forma,    né i colori degli oggetti, ma quando un oggetto entra nel campo visivo dell’occhio, determinano il movimento istintivo della testa e dell’occhio stesso al fine di portare l’immagine nella zona centrale della retina, ove si ha la massima capacità di “vedere”. Man mano che ci si sposta verso la zona centrale della retina si ha una visione sempre più nitida, sino a raggiungere il massimo nella fovea, al centro della macchia lutea, dove sono presenti solo coni. Se la visione totale dell’occhio fermo abbraccia un campo di 140° in senso orizzontale e di circa

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120° in senso verticale, la visione della macchia lutea abbraccia un campo rispettivamente di 8 e 6 gradi, mentre quello della fovea poco più di 1 grado. L’analisi di una scena visiva, come l’osservazione di un quadro o di un panorama, e’ strettamente associata alla visione foveale. Pertanto quando si osserva una scena stazionaria, gli occhi eseguono una scansione del campo visivo con movimenti rapidi - detti movimenti saccadici - alternati a fissazioni. In generale la scansione del campo visivo non e’ regolare, tranne casi particolari come la lettura, in cui c’e’ un’organizzazione seriale dell’informazione visiva. Cosi’, in generale, le fissazioni non sono distribuite uniformemente sulla figura osservata: alcune zone sono ignorate e altre sono visitate (fissate) frequentemente. L’informazione visiva può essere acquisita dal sistema nervoso centrale solo durante le fissazioni, dato che durante i movimenti saccadici sono attivi meccanismi inibitori. Pertanto lo studio della strategia di osservazione adottata durante l’esplorazione di una figura o di una scena visiva, può dare utili informazioni sui processi percettivi e cognitivi: la distribuzione spaziale delle fissazioni indica quali sono le zone della figura visitate maggiormente e, in generale, si puo’ assumere che queste zone siano quelle a contenuto di informazione più elevato per l’osservatore, durante l’esecuzione di quel particolare compito. la durata delle fissazioni da’ informazioni sulla quantita’ di informazione utile localizzata nell’area osservata e sul tempo necessario a elaborare l’informazione prelevata la sequenza delle fissazioni ci permette di studiare la successione temporale dell’analisi dell’informazione visiva fatta dal Sistema Nervoso Centrale sequenza, durata e distribuzione spaziale delle fissazioni, dipendono molto dalle aspettative e dai compiti che ha l’osservatore (v. esempio1    esempio2    esempio3) Altri tipi di movimenti oculari: server1.fisica.unige.it • Archive • Like & Archive • Like

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DALTONISMO

Il daltonismo è una condizione degli occhi che altera la percezione dei colori. Colpisce l’8% della popolazione mondiale e può manifestarsi in una forma parziale (ad esempio si parla più precisamente di deuteranomalia per la difficoltà nella percezione del verde, di protanomalia se non si riesce a percepire il rosso, di tritanomalia quando la difficoltà di percezione riguarda il colore blu-giallo) o completa. Prende il nome dal chimico inglese John Dalton che nel 1794 effettuò studi scientifici al riguardo dopo essersi reso conto di avere egli stesso difficoltà nella distinzione dei colori. Non si tratta di una forma di cecità: è un difetto visivo dipendente dal modo in cui si percepiscono i colori. Esistono diversi tipi di daltonismo. I più diffusi sono dovuti ad alterazioni ereditarie dei fotorecettori. I tessuti dell’occhio che assorbono la luce e trasformano ciò che vediamo in impulsi diretti al cervello contengono alcune cellule che distinguono i colori. Quando queste cellule presenti nella retina non lavorano correttamente si manifesta il daltonismo. Il daltonismo colpisce prevalentemente soggetti di sesso maschile poiché si trasmette con il cromosoma X: le donne hanno due cromosomi X ed è molto improbabile che l’alterazione colpisca entrambi; gli uomini hanno un unico cromosoma X e se in questo manca il gene necessario alla discriminazione dei colori, l’alterazione si manifesta senz’altro. Un uomo portatore trasmette a tutte le figlie il cromosoma con il difetto, ma costoro manifesteranno il daltonismo solo se anche il secondo cromosoma, trasmesso dalla madre, avrà lo stesso difetto. Per questo motivo quelle donne che sono portatrici sane hanno il 50% di probabilità di dare alla luce un figlio daltonico e la stessa percentuale di probabilità di avere una figlia portatrice sana. Il daltonismo compare nelle donne esclusivamente quando il cromosoma difettoso è trasmesso dal padre alla figlia e anche la madre è portatrice sana del daltonismo. È anche possibile diventare daltonici anche in seguito ad un danneggiamento della retina, del nervo ottico o di determinate aree della corteccia cerebrale. Il daltonismo acquisito è spesso diverso da quello di origine genetica; ad esempio, può manifestarsi solo in una parte del campo visivo e in alcuni casi è reversibile.Non c’è cura invece per il daltonismo genetico e molti portatori adulti vivono con una visione scorretta dei colori sin dalla nascita senza eccessivi problemi. Sono comunque state studiate delle lenti correttive specifiche per daltonici. I più comuni sintomi del daltonismo sono, come precedentemente detto, l’incapacità di distinguere colori comuni come il rosso, il verde, il blu o il giallo. Chi incontra difficoltà nella distinzione dei colori deve effettuare una visita oculistica per un appropriato esame degli occhi. È possibile inoltre verificare la propria capacità di vedere i colori attraverso il test on line disponibile sotto il seguente testo.

Questo test ti permetterà di capire se soffri di daltonismo. Per visualizzare i contenuti del test è necessario installare la versione aggiornata di Adobe /Flash Player/, che puoi scaricare qui http://www.adobe.com/it/.

TEST DALTONISMO

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Il daltonismo

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Il daltonismo è una malattia ereditaria che si trasmette per mezzo del cromosoma sessuale X, salvo casi eccezionali in cui la provenienza può essere la conseguenza a traumi all’apparato oculare. Il gene responsabile del daltonismo è di tipo recessivo. La malattia è causata dall’alterazione di un informazione genetica in un gene posto sul cromosoma X. Il daltonismo è una malattia per cui un individuo non riesce a distinguere certi colori. Nella donna la malattia si manifesta solo se essa è omozigote recessivo, se invece è eterozigote la malattia non si manifesta perché nell’altro cromosoma X è presente il gene dominante sano. Invece nel maschio la malattia si manifesta solo se il cromosoma X possiede il gene ammalato. Nella foto qui accanto vi è un test di daltonismo. La gente non affetta da questa malattia riconosce il numero 57 nella figura, mentre gli affetti dalla malattia riconoscono il numero 35. Il termine “daltonismo” deriva del nome John Dalton, che per primo descrisse questa malattia del quale lui stesso era colpito. XX= corredo genetico femminile XY= corredo genetico maschile X= cromosoma responsabile del daltonismo Ecco i genotipi possibili: XX= femmina portatrice XY= maschio daltonico XX= femmina daltonica Il primo a studiare il daltonismo fu John Dalton che già attorno al l 793 quando per puro caso si accorse di percepire i colori in maniera diversa dalle altre persone cominciò ad indagare sul suo difetto, scoprì che anche il fratello ne era affetto e per primo formulò un ipotesi. Pur non riuscendo, con le conoscenze dell’epoca, a dare una spiegazione a quanto gli stava accadendo descrisse nei minimi dettagli le caratteristiche della sua percezione visiva fornendo cosi un importante contributo scientifico. Affermava che per lui il rosso era solamente una mancanza di luce, un’ombra sfumata, di non riuscire a differenziare il colore dell’erba da quello del sangue e di non riuscire a vedere il mondo attorno a lui nella stesso modo in cui lo vedevano gli altri. Gli studi di anatomia patologica erano all’inizio e la sua malattia considerata singolare; nel tentativo di trovare una giustificazione scientifica alla sua diversità egli pensò ad una possibile opacizzazione di una parte dell’occhio (corpo vitreo) che, come attraverso un filtro probabilmente di colore blu, lo costringeva a percepire tutto con una identica sfumatura impedendogli di distinguere i colori. Questa fantasiosa ipotesi fu smentita da un esame (esame autoptico) che fu eseguito dopo la sua morte e per sua volontà. Il daltonismo non è un’affezione grave, ma impedisce a coloro che ne sono affetti l’esercizio di determinate attività (ferrovieri, piloti, navigatori), in cui si fa largo uso di segnalazioni rosse e verdi. Spesso inavvertito dal soggetto (che ignora l’esistenza dei colori rosso e verde), il daltonismo viene diagnosticato con la prova della scelta di matassine di seta di determinati colori o con quel Continua   »

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PERCHÈ HO DUE OCCHI??

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Mini Yusei Iscritto dal: 04 settembre 2009 Punti totali: 50 (Livello 1) Aggiungi Contatto Blocca Domanda risolta

Miglior risposta - Scelta dai votanti

Ciao, la tua domanda sembra banale ma non lo è affatto. Spesso me lo sono chiesto anch’io: perché due occhi? Ci sono diverse buone ragioni, alcune molto sottili e te ne elenco qualcuna: 1. Stereopsi o visone in profondità 2. Maggiore campo visivo che aumenta lateralmente di 25% 3. Evoluzione (uno di riserva è meglio e garantisce maggiore sopravvivenza) 4. Maggiore sensibilità sensoriale (40% in più di sensibilità al contrasto e 7% in più di acuita visiva) 5. La convergenza binoculare fornisce informazioni grezze ma importanti relativi alla percezione delle distanze vicine. 6. La localizzazione egocentrica (qui diventa difficile) è più accurata con visione binoculare, come dire che se vedessimo con un occhio solo la porta di casa ci sembrerebbe più a destra o sinistra. 7. Il controllo motorio di tutti i nostri muscoli (particolarmente quelli legati all’ equilibrio) lavora meglio in visione binoculare. Spero di avere sfamato un po della tua curiosità.

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ATROPINA PER L’ESAME DELLA VISTA

Perché gli oculisti mettono quelle gocce così fastidiose negli occhi? a cura di: Prof. Paolo Nucci (oculista)

In una recente visita oculistica è stata riscontrata a mia figlia di 4 anni una ipermetropia. L’oculista ha consigliato, per una migliore determinazione sul grado di ipermetropismo, di utilizzare Atropina (gocce) per 5 giorni di seguito prima della visita approfondita. Tale pratica mi è stata sconsigliata da un optometrista. Qual è il vostro parere in merito?

Consiglio di seguire il buon senso. L’optometrista è una figura ancora non chiara da un punto di vista giuridico (non è riconosciuta in Italia se non da scuole regionali… non sempre limpide), che può gestire la refrazione di un adulto, ma mai di un bambino, perché spesso nei bambini è opportuno instillare cicloplegici (cioè farmaci che agiscono sulla messa a fuoco dell’occhio: atropina, tropicamide ciclopentolato), pratica non consentita a chi non è medico. Sono perplesso in genere sulla necessità di instillare atropina in tutti i sospetti ipermetropi, tantomeno per 5 giorni. Si tratta di un farmaco che ha spesso effetti secondari ed invalida per lungo tempo. Una buona cicloplegia con ciclopentolato è quello che io preferisco. Provi a discutere delle sue perplessità con il suo pediatra, magari mostrandogli il mio messaggio, che sono sicuro vorrà, peraltro, mantenere riservato.

PERCHÉ L'OCULISTICA METTE LE GOCCE?

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Occhio & Bimbo

La pupilla in condizioni normali reagisce agli stimoli luminosi con una costrizione (miosi a sinistra). L’instillazione di alcune gocce di collirio a base di derivati dell’atropina, consente di ottenere, oltre alla dilatazione della pupilla (midriasi a destra) anche il blocco dell’accomodazione dell’occhio (ossia la possibilità che hanno tutti gli occhi di variare la propria capacità di messa a fuoco). La parte dell’esame meno grata al bimbo, ma indispensabile, consiste nell’instillazione del collirio che consente la dilatazione delle pupille. I colliri vengono somministrati una o più volte e sono efficaci, entro 15-45 minuti, agiscono dilatando la pupilla e rilassando temporaneamente il potere di messa a fuoco dell’occhio (accomodazione). La tropicamide (Visumidriatic, Tropimil), ha un effetto di circa 2-3 ore, mentre il ciclopentolato (Ciclolux), ha una durata di circa 7 ore. Per avere un maggior efficacia nel blocco dell’accomodazione è necessario instillare parte dei colliri o pomate a casa e completare in un secondo momento la visita oculistica (il collirio usato in questo caso è l’atropina il cui effetto sulla dilatazione dura molto più a lungo, anche 6-7 gg e bisogna quindi proteggere il piccolo paziente dal sole). Con il blocco parziale dell’accomodazione è possibile evidenziare con maggior precisione un difetto visivo (che altrimenti ad un controllo superficiale potrebbe essere anche completamente

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compensato dalla elevata capacità accomodativa del piccolo paziente), misurando accuratamente i cosiddetti “difetti di refrazione” (miopia, ipermetropia ed astigmatismo). E anche nei bambini scarsamente collaboranti, è possibile ottenere dei dati refrattivi oggettivi usando delle lenti ed una particolare sorgente luminosa (retinoscopio) mediante un esame detto schiascopia. Proiettando un raggio luminoso nell’occhio, l’oculista può valutare, attraverso le riflessioni della luce e anteponendo delle lenti correttive, se il bambino vede bene (se è cioè la miopia, , l’ ipermetropia , e l’ astigmatismo e quindi se ha bisogno degli occhiali correggendo in questa maniera il suo difetto di vista. Inoltre con la dilatazione della pupilla (midriasi) l’oculista è in grado di esaminare la parte interna dell’occhio, cioè il cristallino,, la retina, e la papilla ottica (l’ingresso del nervo ottico nell’occhio) per valutare eventuali anomalie di sviluppo o congenite. carlobenedetti.it • Archive • Like & Archive • Like

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PERCHE' ABBIAMO DUE OCCHI?

mbmyweb.blogspot.it • Archive • Like & Archive • Like La visione binoculare è stata sempre associata alla necessità di vedere il mondo in 3D, ma una ricerca condotta dagli scienziati del Rensselaer Polytechnic Institute conclude che alla base dello sviluppo di questa caratteristica ci sarebbe però un diverso tipo di vantaggio offerto dal disporre di due occhi il cui campo visivo si sovrapponga in misura notevole: quello di poter guardare “attraverso le cose”. Infatti la maggioranza degli animali che vivono in ambienti aperti come campi e pianure hanno gli occhi disposti ciascuno a un lato della testa, per una visione a tutto campo, non solo di fronte, ma anche di lato e talora addirittura dietro. Gli esseri umani (e altri grandi mammiferi) vivono in ambienti molto più “confusi”, come foreste e giungle, nei quali può essere difficile riuscire ad avere una buona visione di ciò che sta davanti. Lo spostamento degli occhi verso la regione frontale della faccia, permette di non avere la visione eccessivamente bloccata dagli ostacoli presenti, come foglie, rami, liane e via discorrendo. Infatti se teniamo una penna davanti ai nostri occhi: chiudendo un occhio e poi l’altro, la penna blocca il nostro sguardo; ma se li apriamo entrambi, possiamo tranquillamente vedere attraverso di essa. Finché la separazione fra gli occhi è maggiore dell’ampiezza degli oggetti che causano un ostacolo, per esempio le nostre dita, o le foglie della foresta, noi possiamo vedere attraverso di essi. A conferma dell’ipotesi, 319 specie di 17 ordini di mammiferi sono stati studiati scoprendo che la posizione degli occhi dipende da due variabili: il livello di “confusione” dell’ambiente e la dimensione dell’animale relativamente agli oggetti che creano quella confusione. mbmyweb.blogspot.it • Archive • Like & Archive • Like

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ASTIGMATISMO

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I raggi paralleli provenienti dall’infinito vengono deviati (rifratti) dal sistema cornea /cristallino su una parte specifica della retina che consente la visione nitida: la macula. Quindi un occhio che riesce a convergere perfettamente i raggi paralleli provenienti dall’infinito sulla macula è un occhio emmetrope. In tale occhio si è avuto uno sviluppo armonico ed equilibrato tra le sue dimensioni e il suo “sistema rifrattivo” (cornea/cristallino). In Italia, per consuetudine, viene detto che tale occhio ha un’acuità visiva (o visus) di 10/10 (Frazione di Snellen). A differenza della miopia e dell’ipermetropia, che sono vizi refrattivi secondari alla lunghezza del bulbo oculare, l’, etimologicamente “assenza di punto” (focale) è un difetto legato alla anormale curvatura della cornea (escludendo il raro astigmatismo del cristallino). Se infatti immaginiamo la cornea come una semisfera e la scomponessimo in tante “fettine” (meridiani) e per esempio, prendessimo quello a 90° e quello a 180° sarebbero perfettamente identici, ma nella realtà la cornea non è una semisfera, anzi assomiglia alla metà di un pallone da rugby. In questo caso se prendessimo il meridiano a 90° e quello a 180°, (la linea curva rossa e blu dello schema in alto) noteremo che la differente curvatura di questi determinerebbe, anziché un solo punto focale (come nella miopia e nell’ipermetropia), la formazione di due “linee focali” poste a distanza maggiore tra loro quanto più elevato è l’ e a differente distanza dalla la macula. Tale difetto refrattivo si traduce in una insoddisfacente visione sia per lontano che per vicino. I due meridiani presi come riferimento sono il più curvo ed il più piatto che sono responsabili dell’asse dell’astigmatismo. Fisiologicamente abbiamo il meridiano a 90° gradi poco più curvo (di 0.5-0.75 diottria e che non necessita di correzione) di quello a 180° (astigmatismo fisiologico). Molto più raramente le curvature di tali meridiani sono invertiti più piatto il verticale, più curvo l’orizzontale (astigmatismo controregola). L’astigmatismo è familiare, è presente sin dalla nascita e non tende a variare nel corso della vita (ad eccezione del cheratocono) aumentando lievemente in senso “controregola” nell’età senile. Un astigmatismo irregolare può essere secondario a traumi corneali, interventi chirurgici o infiammazioni/infezioni che alterino la geometria della cornea. L’astigmatismo è ancora distinto in semplice (quando non associato ad altri vizi refrattivi) nel quale un meridiano focalizza sulla retina, mentre l’altro davanti alla retina (astigmatismo miopico semplice) o dietro a questa (astigmatismo ipermetropico semplice ) o composto, quando associato a miopia (astigmatismo miopico composto) o ipermetropia (astigmatismo ipermetropico composto). Quando un meridiano focalizza al davanti della retina e l’altro dietro a questa si parla di astigmatismo misto. L’astigmatismo è’ un vizio di refrazione molto frequente essendo presente approssimativamente nel 44% della popolazione (maggiore di 0.50 diottria), il 10% della popolazione ha più di 1 diottria e l’ 8% della popolazione ha più di 1.50 diottre o più. E’ possibile correggere l‘astigmatismo mediante l’uso di lenti cilindriche (posizionate secondo l’asse), ma anche con lenti a contatto toriche o mediante chirurgia refrattiva. carlobenedetti.it • Archive • Like & Archive • Like

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IPERMETROPIA

carlobenedetti.it • Archive • Like & Archive • Like I raggi paralleli provenienti dall’infinito vengono deviati (rifratti) dal sistema cornea /cristallino su una parte specifica della retina che consente la visione nitida: la macula . Quindi un occhio che riesce a convergere perfettamente i raggi paralleli provenienti dall’infinito sulla macula è un occhio emmetrope. In tale occhio si è avuto uno sviluppo armonico ed equilibrato tra le sue dimensioni e il suo “sistema rifrattivo” (cornea/cristallino). In tale occhio si è avuto uno sviluppo armonico ed equilibrato tra le sue dimensioni antero-posteriori e il suo sistema rifrattivo cioè la cornea ed il cristallino. In Italia, per consuetudine, un occhio emmetrope ha un’acuità visiva (o visus) di 10/10 (dieci/decimi) (Frazione di Snellen). Spesso vengono confusi i decimi di questa frazione, che quindi esprimono quante righe il paziente legge sull’ottotipo (la tabella che utilizzano gli oculisti) su un totale di 10 (quindi il paziente leggerà; 1/10; 2/10 e così via sino ai 10/10 per le lettere più piccole) con le diottrie (impropriamente gradi) che sono invece, le unità di misura del potere delle lenti (positive, negative o cilindriche) necessarie per correggere un determinato vizio di refrazione . (Per esempio un miope lieve ha necessità di un occhiale di – 2 diottrie per vedere i 10/10 altrimenti il suo visus senza lenti sarebbe al di sotto di 1/10). Alla nascita tutti hanno un bulbo oculare più corto della norma (ipermetrope). Lo sviluppo nel periodo successivo, a differenza della sua parte anteriore (cornea e cristallino che raggiungono già a 2 anni le normali dimensioni) è prevalentemente a carico della sua porzione posteriore che cresce rapidamente (probabilmente influenzato oltre che dai fattori genetici anche da fattori ambientali e neurologici) portandosi alle dimensioni dell’adulto (circa 23,5 mm in un soggetto normale) nell’adolescenza. Se durante questo sviluppo, l’occhio diventa più lungo del previsto si realizza uno squilibrio tra cornea-cristallino e lunghezza assiale e l’occhio viene detto miope ed i raggi vengono messi a fuoco al davanti della retina. Se l’occhio, al termine del suo accrescimento, “rimane” più corto del previsto si realizza, anche in questo caso, uno squilibrio tra cornea-cristallino e lunghezza assiale. In tale occhio i raggi paralleli che provengono dall’infinito anziché sulla macula, vengono messi a fuoco dietro la macula e su questa vengono a formarsi delle immagini tanto più sfuocate tanto maggiore è lo squilibrio tra i due sistemi (ossia quanto più elevata è l’ipermetropia). Tale vizio rifrattivo, opposto alla miopia, si definisce . A differenza della miopia però, la natura ci ha messo a disposizione un sistema che è poi quello che usiamo per vedere da vicino, per compensare, almeno in parte, tale vizio rifrattivo: l’accomodazione. Variando quindi il potere del cristallino possiamo infatti compensare tale difetto sino a riuscire a vedere nitidamente i 10/10 pur avendo un’ipermetropia di 1-2 diottrie (e i giovani molto di più) senza apparente sforzi. Per vicino però compaiono, soprattutto nella visione prolungata e in relazione all’età, dei sintomi di stanchezza e affaticamento visivo (appannamento, sdoppiamento delle immagine, etc,sintomi che si definiscono astenopia accomodativa). E’ per questo che è opportuno fare una visita oculistica con cicloplegia , soprattutto ai bambini, dove tale difetto può essere misconosciuto e spesso responsabile, nella prima infanzia, dello strabismo. L’ipermetropia si correggere con lenti convergenti (o positive) che sono in grado di riportare il fuoco esattamente sulla macula, con lenti a contatto o mediante la correzione chirurgia (chirurgia refrattiva). carlobenedetti.it • Archive • Like & Archive • Like

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Esame Della Vista Per Adulti

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ESAME DELLA VISTA PER ADULTI

Istruzioni: - Non eseguite il test se siete stanchi; non studiatelo prima. - Scegliete una stanza ben illuminata. - La distanza dalla quale eseguire correttamente il test di 2 metri. - Potete eseguire il test stando in piedi o seduti, come preferite. - Se abitualmente utilizzate occhiali o lenti a contatto, indossateli anche per effettuare il test. - Coprite l’occhio sinistro, senza comprimerlo. - Tenete aperti entrambi gli occhi. - Ripetete il test coprendo l’occhio destro. http://test-della-vista.occhio.it/testdiagnostici/test_ottotipo.asp

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L’OCCHIO - PIERO ANGELA (PARTE 1/2)

Loading… 34,490 Loading… Sign in or sign up now! Uploaded by scuolanetwork on Dec 13, 2008 Estratto dalla trasmissione “La Macchina Meravigliosa”, di Piero Angela, regia di R. Costantini - 1990. In questa gloriosa trasmissione, ancora didatticamente validissima, Piero Angela “entra” in bellissime ricostruzioni dell’occhio, ottenute da foto al microscopio elettronico, e ne spiega in maniera chiarissima tutti i segreti. In particolare, nella prima parte sono spiegati la struttura cellulare della cornea ed il funzionamento dell’iride e della pupilla. Al termine viene spiegato il funzionamento del cristallino, con spettacolari ricostruzioni al microscopio elettronico.

http://www.youtube.com/watch?v=gffSRl9qH8E

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L’OCCHIO (PARTE 2/2)

Loading… 7,053 Loading… Sign in or sign up now! Uploaded by scuolanetwork on Jun 17, 2008 Struttura e funzionamento dell’occhio - parte 2 (Coronet Instructional Film 1978)

http://www.youtube.com/watch?v=kbqYQe-G4YQ

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SITOGRAFIA:

http://www.nonsoloscuola.org/Bambini/Alunni%202/l'occhio/occhio.html

http://www.galassiere.it/occhio_file/occhio.png

http://www.iisalessandrini.it/progetti/vediamoci/visioni/img/occhioumano.jpg

http://www.iapb.it/images/Bulbo%20oculare.gif

http://arching.files.wordpress.com/2009/02/struttura-retina.jpg?w=462&h=375

http://www.arroweurope.com/uploads/pics/cie_02.jpg

http://www.larapedia.com/arte_pittura_colori/colori_primari_e_complementari.html

http://server1.fisica.unige.it/~tuccio/SSIS/visione.html

http://www.lentiacontattoonline.it/disturbi-oculari/daltonismo.asp

http://doc.studenti.it/appunti/scienze/2/daltonismo.html

http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20100609021446AA7FHVO

http://www.mammaepapa.it/salute/p.asp?nfile=atropina

http://mbmyweb.blogspot.it/2008/09/perche-abbiamo-due-occhi.html

http://mbmyweb.blogspot.it/2008/09/perche-abbiamo-due-occhi.html

http://www.carlobenedetti.it/?opt=patologie&ID=59

http://www.carlobenedetti.it/?opt=patologie&ID=50

http://www.oftalmologiapediatrica.eu/as/Visione%20binoculare%20articolo.pdf

http://test-della-vista.occhio.it/testdiagnostici/test_ottotipo.asp

http://www.iapb.it/files/Vista%20test_IAPB.pdf

http://www.youtube.com/watch?v=gffSRl9qH8E

http://www.youtube.com/watch?v=kbqYQe-G4YQ