Io Come Autore 19

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autore www.iocome.it 19 numero Anno 1 N. 19 / SETTEMBRE 2011 - Periodico settimanale - Editore e Proprietario: eBookservice srl C.F./P.I. : 07193470965-REA: MI-1942227. Iscr. Tribunale di Milano n. 324 del 10.6.2011. Copertina di Tony Hassler Dacia Maraini Il tuo estratto Libri con la D maiuscola Finalisti Pagina UNO Ossigeno

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Rivista dedicata agli autori

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Copertina di Tony Hassler

Dacia Maraini

Il tuo estratto

Libri con la D maiuscola

Finalisti Pagina UNO

Ossigeno

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COPERTINADI TONY HASSLERFotograFo.

Tony è nato nel 1962 a Milano. Le sue immagini sono state pubblicate in molte riviste italiane e internazionali.http://www.tonyhassler.com/[email protected]

Definirlo un “fotografo” è riduttivo: spirito libero in un’anima cosmo-polita Antonio Acciarino è nato a Milano 49 anni fa ma ha saputo co-niugare il gusto della scoperta con uno stile prettamente metropolita-no. È a suo agio nelle foreste amaz-zoniche come sugli altipiani tibe-tani ma riesce a mettere a nudo le personalità dei suoi soggetti anche in un primo piano fatto in studio. Fanatico della forma fisica, sporti-vo a tutto tondo, dotato di spicca-tissimo senso estetico, trasmette nei suoi scatti emozioni dinamiche frutto della sua ricerca per il gu-sto della vita a un’altra velocità. Prima di diventare un professioni-sta ha svolto i lavori più disparati: queste esperienze “alternative” gli permettono di cogliere prospetti-ve inusuali e di approcciare i suoi soggetti con una naturale empa-tia risultato di una filosofia vissuta prima ancora che pensata.Provate a farvi raccontare di quan-do in India ha realizzato un servizio sul “tempio dei topi”: non riuscirà neanche a iniziare la narrazione... la sua autoironia vi contagerà...

Carlo Percuoco (Filosofo e giornalista)

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in copertina Tony Hassler

Reportage fotografico di Tony Hassler

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iorubricheConsigli di lettura | 6Informazione letteraria | 10Libri con la D maiuscola | 14Book to movie | 20Triangolazioni!

Estratto da L’uomo dagli occhi glauchi | 24Appuntamenti | 30IL FESTIVAL delle due rocchePORDENONELEGGE.IT XII edizione

Christiano Cerasola | 8Aspirazioni internazionali

Nora Demaj | 12A cavallo tra Italia e Albania

Salvatore Viola | 16Una Napoli da studiare

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Consigli di lettura | 6Informazione letteraria | 10Libri con la D maiuscola | 14Book to movie | 20Triangolazioni!

Estratto da L’uomo dagli occhi glauchi | 24Appuntamenti | 30IL FESTIVAL delle due rocchePORDENONELEGGE.IT XII edizione

Christiano Cerasola | 8Aspirazioni internazionali

Nora Demaj | 12A cavallo tra Italia e Albania

Salvatore Viola | 16Una Napoli da studiare

Quando vedi per la prima volta la luce del mondo, la prima cosa che si fa è piangere. Nessuno ti dà il manuale d’istruzioni su come si fa a vivere; nessuno ce l’ha. Si nasce e si muore e molto spesso è un uomo a decidere, che assurdità; come se un uomo potesse realmente sapere cosa è giusto e cosa no. Si il fuoco brucia e uccidere qualcu-no è sbagliato, lo distinguiamo tutti; ma nessuno può realmente avere la visione dell’intero sistema; perciò ci si affida alle visioni di futuro di uo-mini e governi sperando che questi abbiamo lungimiranza e obiettivi. È strano aspettarsi che non sia così? Il nocciolo è tutto qui, la visione del mondo o del futuro che vorresti. Gli uomini che hanno fatto storia ne hanno avuta una: Alessandro Magno, Napoleone, Gandhi, Hitler e ovvia-mente Gesù Cristo.

Noi, che queste grandi visioni, giuste o sbagliate che fossero, siamo solo riusciti a seguirle che senso hanno i nodi e i cunicoli del-le nostre esistenze? Che tu sia un manager, un barbone quando pensi che la tua vita sia stata realmente vissuta? Noi non abbiamo certo del-le risposte, ma possiamo darvi degli spunti da cui partire…

Buona Lettura!M. B.

Marika Barbanti

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ero19consigli di lettura Laura Caponetti

Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark HaddonChristopher ha 15 anni ed è autistico. Non racconta mai bugie, detesta essere toccato, odia il giallo e il marrone, le me-tafore e odia la Francia. La gente lo con-fonde. Hanno ucciso il cane della vici-na, e questa per Christopher è una cosa brutta per due ragioni, in primo luogo perché gli piacciono i cani e poi perché viene accusato di averlo ucciso. Natu-ralmente non è stato lui, ma, s'improvvi-serà detective (adora Sherlock Holmes) e scoprirà suo malgrado che le verità che cerca gli sono "familiari". Non si può fare a meno d'invidiare Christopher che cataloga, elenca, ordina, finché tut-to trova una logica, anche quando essa non c'è. Le pagine scorrono tra le mani senza accorgersene, una lettura piace-vole, direi proprio "marina".

Educazione siberiana di Nicolai Lilin

La siberia raccontata da Nicolai "kolima" Lilin è difficile toglier-sela di dosso. Ho finito il libro da un paio di giorni e ancora non ne sono uscita. Soprattutto mi do-mando ancora se ciò che vi è nar-rato è ed è stato reale. Si tratta di una biografia, ma non ci trovere-te aneddoti tipo la prima parola detta o il primo amore, niente di tutto ciò. Ttroverete una singola-re concezione di giustizia, quella di una piccola comunità crimina-le della Transnitria, dove la pa-rola criminale non è un'offesa, tutt'altro, vuol dire invece uomo giusto, giusto secondo quel tipo di educazione appunto. Troverete coltelli e sangue, carceri e bevute anche in età in cui normalmente i bambini giocano a pallone. Tro-verete un legame fortissimo con la religione, perché i criminali in Transnitria sono come dei santi, custodi della comunità e capaci di graziare o di condannare.

twitter: http://twitter.com/aboutlaurac

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Isbn

978

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0617

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Pagine 343 • € 12,50

Pagine 247 • € 11,50

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Autori 19

Christiano Cerasola, italo-danese, instancabile viaggiatore con lo sguardo sempre, troppo, spa-

lancato sul mondo. Lo sguardo e il taccuino.Interessato alle storie della gente, ap-passionato dai passanti della strada, del cemento nelle città, dal cielo azzur-ro scuro, dalla solitudine, delle parole e dagli occhi di, alcune persone. Nel mio primo romanzo “O2” c’è tutto questo. Gli atomi di ossigeno tendono ad attaccarsi tra di loro, dando vita a nuove valenze. L’essere umano com-pie la medesima azione. Il libro è il racconto di Sandro, un sen-zatetto milanese, di bell’aspetto, che cerca un ruolo in questo mondo. Il suo è un doppio viaggio. Uno effettivo che lo trascina nelle diverse città del globo e, un lungo e impervio cammino parallelo, introspettivo.Sandro è un uomo solo, accompagna-to esclusivamente dalla sua ombra, che cerca negli sguardi delle persone che incontra un contatto, una scintilla.L’ossigeno è una metafora, per lui, solo alla fine ne scoprirà il significato.“O2” è scritto sotto forma di diario, è un anno di vita di Sandro.

Isbn

978

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9719

2-02

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Pagine 167 • € 14,70www.gbattyroom.com (fotografo)

Sandro è un passante della strada, un uomo imperfetto, cosmopolita, un viaggiatore instancabile che conduce un doppio viaggio: uno che lo porta a visitare alcune capitali del mondo e l’altro più lungo e introspettivo. Un anno di vita, il 34°, nel quale si troverà, seguendo il caso a visitare Treviso, Lisbona, Atene, Santorini e New York sfiorando un’umanità multietnica ma sempre pensando alla sua città, Milano. Un anno nel quale verrà anche ferito dalla vita. “Ossigeno” è una metafora, solo alla fine Sandro ne scoprirà il significato. Ognuno di noi ha incontrato Sandro, sul metrò questa mattina, lo abbiamo notato mentre vagava per le strade della nostra città. Una parte di Sandro è chiunque di noi...

Ricominciare con più ossigeno

o2 ossigeno

aspirazioni internazionali

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Christiano Cerasola

Un diario di un passante della strada, di chi, ai più, passa inosservato… ai più.Un frammento di vita di chi è ai mar-gini della società, di chi sceglie di es-serne escluso. Un fermo immagine di un personaggio passivo, di fronte agli eventi, e proprio per lo stesso motivo coraggioso e coerente.

“… Il mondo va guardato, va visto, va ricordato, si può anche avere l’illusione di viverlo talvolta. Più saggiamente ci si dovrebbe fermare a guardare, e ricor-dare…”

Io scrivo da poco, ma scrivo tanto.Il mio secondo libro, sedici racconti bre-vi, è già in lettura alla mia casa editrice

ELMI’S WORLD. Saranno sedici storie ambientate in diverse città, saranno se-dici “strappi” al normale scorrere della vita. Questo mese uscirà un’antologia, crea-ta dalla casa editrice LIMINA LENTIS, alla quale parteciperò, insieme ad altri dieci scrittori. Mi piace raccontare e osservare, delle incongruenze dell’uomo. Spesso mi fermo nei posti più im-pensati del mondo, osservo e ascol-to. Poi scrivo. Desidero raccontare di storie che in-seguono la realtà, con un sottofondo un po’ rock, ma strizzando l’occhio an-che alla poesia. Ispirato da J.Kerouac, C.Bukowsky, ma anche da J.Prevert e G.Apollinaire, E.Hemingway, B. Yoshi-moto, e ancora, F.Kafka e Platone. Scrittori, poeti e filosofi che sono agli antipodi l’uno dall’altro, artisti che, ognuno a proprio modo, rappresenta-no la trasversalità dell’uomo e talvolta la tragica bellezza che sta in ognuno di noi. Il liquido scorrere degli eventi, spesso, interrotto dal libero arbitrio del quale ci hanno fornito.

instancabile viaggiatore con lo sguardo sempre, troppo, spalancato sul mondo.

Christiano Cerasola

Fotografia di ©Tony Hassler

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informazione letteraria

identikit di katia Carlini la parentesi della Mia stanza

CarliniKatia

PrecariaPsicoterapeuta e insegnante

Roma

Camminare e quando dico camminare

intendo farlo per 30 km al giorno (al momento

sto percorrendo, a tappe, l’Italia a piedi)

La letteratura italiana,

il cinema d’autore, viaggiare e il cinico Dr House

Fai domani quello

che potresti fare oggi

Ho famiglia

Carlini Katia

Vota Katia

Per votare Katiahttp://www.dedaedizioni.com/index.php?option=com_content&view=category&id=48&Itemid=130

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DEd’A edizioni

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Raccontaci come e perché sei diventata una scrittriceFatta eccezione per la medaglia vinta alla gara delle tabel-line, in seconda elementare, non ricordo altri importanti riconoscimenti nel corso della mia vita. Il punto saliente è che non ho mai avuto fiducia in me stessa. Dalla finestra della mia cucina, ho sempre guardato le ragazzine della mia età e poi le adolescenti protette da seni aggressivi, con l’invidia tipica di chi sa bene che non arriverà molto lontano nella lotta per l’esistenza e nell’obiettivo della riproduzione della specie. Ho cominciato così a scrivere. Non esistevano ancora i post-it e le calamite di Fatima e Lourdes da applicare al frigo, per cui ero costretta a comporre i miei primi versi nello spazio vuoto delle buste da lettere, che ricordavano alla mia famiglia di pagare luce, gas e telefono. Niente di che. Semplici frasi. Più che altro messaggi e interpretazioni del piccolo mondo al quale, quotidianamente, prendevo parte. Tra il mit-tente e il destinatario potevo scrivere: “Papà ricordati di non lasciare il latte fuori, altrimenti si guasta” o “Mamma non dimenticare di comprare il pane”. Cre-scendo il mio vocabolario si è arricchito. Ho comin-ciato ad adottare “rammenta”, “rancido” ma anche metafore, aneddoti o citazioni come “Bisogna man-giare per vivere, non vivere per mangiare” o “Nel re-gno animale la legge è mangiare o essere mangiati, nel regno umano, definire o essere definiti”. È con queste semplici gesta che ho catturato l’attenzione dei miei genitori. Le espressioni stupite, sollevate e fiere di mia madre e di mio padre hanno acceso in me un barlume di speranza. Potevo esistere. O me-glio Io potevo esistere. Era questo il miracolo della vita. Cominciare a vivere. Da allora Io ho smesso di affannarmi sulla ruota. Certo Io sono sempre nella gabbia dell’ortografia, della sintassi e del marke-ting, ma da qui sembra che la finestra della Mia cucina si sia allargata almeno di un’anta.

identikit di katia Carlini la parentesi della Mia stanza

Carlini Katia

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Un treno che va ad alta velocità, le immagini che vedi e che vorresti fermare, toccare, assaporare sono

passate. Mi chiedo dove si fermerà questo treno se non scendo a desti-nazione, ma lascio che scelga lui per me. Ecco cosa mi rimarrà, flash nella men-te, ricordi che ho provato a cancellare e che non sono riuscita a scacciare dalla mente, troppe sensazioni, rabbia, com-prensioni e incomprensioni.Alcuni ricordi sono felici e non mi han-no mai abbandonata alcuni, invece, non saprei.

Mentre scrivo spero di ricordare in modo preciso come ero da bambina e come sono oggi. Di sicuro, un tempo, ero migliore.

Ricordando l’infanzia mi guardo allo specchio e penso: quanto sono cambia-ta? Dov’è finita quella bambina che mi piaceva in tutto e per tutto? Dove sono finiti quegli occhi dolci a volte smarriti nella fantasia? Dov’è quella bimba che riusciva guardare nel profondo chiun-que, persone gentili o mostri nell’ani-ma? Quella bambina che aveva tanto amore da dare e ben poco da ricevere per quanto piccolo fosse il suo mon-do. Quella bambina che una volta ha di-segnato un arcobaleno di tanti colori, di

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Autori

Parla della mia vita sentimentale e lavorativa tra i due paesi Italia-Albania. Ricordi d’infanzia, il viaggio Valona-Lecce, il mio matrimonio fallito per la confessione del tradimento, una figlia che dopo la ricongiunzione non riconosce sua madre (me) il mio attuale matrimonio con il cittadino italiano, e le esperienze lavorative tra i due paesi.

Un CUore a MetàIs

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Pagine 156 • € 16,00

a Cavallo tra italia e albaniaStoria vera, sentimenti puri

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rosso, arancione, giallo, verde, azzurro e violetto, ma col passare del tempo si è accorta che mancava il colore della sua anima, il nero. E lo ha aggiunto.Un mare di idee, un mare di speranze, un mare che divide il mio cuore a metà.Si pensa sempre che scrivere la propria vita, le proprie esperienze, le proprie emozioni sia facile. In realtà è uno sfor-zo difficile. Cresce la paura di essere giudicata, molti non comprenderan-no, non se l’aspetteranno da me, forse protesteranno, vorranno un confronto, ma sono pronta e per una volta nella vita, prendo una posizione e lascerò una testimonianza di me stessa e della verità.

Questo libro per me è un modo di ringra-ziare tutte le persone che nei momenti difficili della mia vita, sia in Albania che in Italia, mi hanno fatto sentire amata, rispettata e speciale. Ad alcuni invece che hanno avuto il potere di ferirmi, di

farmi provare il desiderio di vendetta, di ribellione, a quelli che mi hanno fe-rita nell’orgoglio, tradita e fatta sentire indesiderata vorrei dire che il male non è solo fisico, ma può essere più subdo-lo, un dolore che colpisce nel profon-do dell’anima. Molte volte ho cercato di darmi una spiegazione logica degli eventi fingendo, mettendo da parte le mie emozioni, cercando di sorridere per nascondere la reale tristezza e preoccupazione.

Chi era quella bambina sempre curiosa, sempre in cerca di raggiungere la feli-cità malgrado le domande che mi assil-lavano: sono io quella che non trova la felicità o sono io che non so tenermela stretta? Sono io quella che non fa nulla perché le cose cambino o non ho ancora acquisito la forza per farlo? Andare in cerca di qualcosa di diverso è da perso-ne intelligenti, deboli, incerte, o corag-giose? Forse tutte queste insieme.

Nora Demaj

Mi chiedo dove si fermerà questo treno se non scendo a destinazione...

Nora Demaj

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ero19libri con la

D maiuscola.

Il segnalibro rosa di Open AR.S.

Patrizia BellinelliNata a Torino nel 1976, Laureata in Giurisprudenza all’Università di Tori-no, dopo quasi 10 anni come pratican-te avvocato in studi legali, grazie ad un uomo speciale, ha deciso di ascoltare il richiamo di alcune sue grandi passioni: la lettura e la scrittura. Ha fondato il blog Open AR.S.-A spasso tra i libri, in cui le emozioni della parola si fondo-no con quelle della fotografia: perché i libri si leggono, si recensiscono, si ascoltano e si osservano con profondo rispetto. Organizza e cura eventi cultu-rali ed un canale web tematico dedica-to a libri e lettori.

Approfondimento e recensione sul blog:http://www.openars.it/?p=2035,sezione Osservato speciale. www.aspassotrailibri.it

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di Patrizia Bellinelli

Il mio segnalibro rosa questa settimana tie-ne il segno in un romanzo d’ambiente affa-scinante e delicato di uno dei grandi nomi della letteratura catalana, Mercé Rodoreda (1908-1963), il cui stile è stato a più voci pa-ragonato a quello di un’altra grande donna del panorama letterario internazionale, Vir-ginia Woolf. Giardino sul mare viene pub-blicato nel 1967, negli anni dell’esilio della Rodoreda dal regime di Franco, ed il fascino delle scene narrate, i profumi, i colori che “bucano” ogni pagina lo rendono un roman-zo gentile come una carezza.Alle porte di Barcellona, un belvedere di fronte al mare, un giardino ed il suo fede-le custode, depositario discreto di segreti e confidenze ed amabile narratore di questo romanzo d’ambiente, sono i cardini di un li-bro che parla al lettore senza intermediari, attraverso un linguaggio colloquiale, diretto ed un tono confidenziale. Il battito vitale del-le scene è affidato ai colori ed ai profumi dei fiori sbocciati in questo giardino sul mare, che incorniciano l’orizzonte, e agli stati d’a-nimo e le voci di coloro che affidano a questo luogo le proprie vite, estate dopo estate. Gli spazi ed i tempi delle esistenze della fami-glia Bohigues e dei suoi ospiti sono scanditi e dominati dal respiro del mare che, come il giardiniere senza nome, alter ego della Ro-doreda, diventa testimone di emozioni, scel-te difficili e di nuovi inizi.

Incipit“Mi è sempre piaciuto sapere quello che succede alla gente e non perché sia un fic-canaso… E’ perché voglio bene agli altri, e ai padroni di questa casa volevo bene davve-ro. Ma è ormai passato tanto di quel tempo che molti fatti non li ricordo più, sono troppo vecchio e certe volte mi imbroglio senza vo-lerlo… Durante l’estate non c’era bisogno di andare a vedere i film all’Excelsior quando venivano con i loro amici. Ce n’era uno che dipingeva il mare.”

Giardino sul mare di Mercé Rodoreda

Isbn 978-88-8373-149-5

Pagine 192 • € 15,00

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Sono cresciuto in un paesino di 2.000 anime, Roccanova, nel cuore della Basilicata e mi sono trasferi-

to a Napoli per iscrivermi all’universi-tà. Ho vissuto molti anni nel capoluogo campano ed è qui che nasce Incastri fuorisede. Un libro che parla di studenti fuorisede, farabutti e vicoli, come recita il sottotitolo.

Per completarlo ci sono voluti però 10 anni. Una lunga pausa coincisa con il mio arrivo a Milano e l’inizio del lavoro come redattore, prima, e caporedattore dopo, per una casa editrice che faceva riviste d’informatica.

Portare a termine Incastri fuorisede era per me una questione aperta che anda-va assolutamente chiusa.

In realtà dopo aver vissuto tanti anni a Milano non riuscivo più a scrivere la fine del libro, perché era cambiato tut-to e probabilmente anch’io, anzi, sicu-ramente. Inoltre, non ricordavo più le facce della gente, i nomi delle stra-de, gli odori dei vicoli. Così, spronato anche da mia moglie, che aveva letto le prime storie, sono ritornato a Napoli e per qualche giorno ho fatto un vero e proprio salto nel tempo.

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Autori

Un omicidio in pieno centro, uno studente in cerca di casa, due tossici che vorrebbero far quadrare i conti in maniera tutt’altro che onesta, una ragazza tradita, un giovane che suona la chitarra e il cuore di Napoli che batte.

Potente, preciso, assordante, come un immenso tamburo, segnando il ritmo di un’umanità instancabile, variopinta e imprevedibile.

inCastri fUorisedeIs

bn 2

1200

0566

9427

Pagine 184 • € 14,00

Una napoli da stUdiare

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17www.iocome.it

Risultato? Sul treno per il ritorno ho cominciato a scrivere l’undicesimo capitolo del libro, che non per caso si chiama “Incastri che si sistemano”. Poi una volta a casa ho finalmente trovato l’idea giusta per il finale e l’ho buttato giù. Perché incastri fuorisede?Perché il libro è composto da 12 raccon-ti che si incastrano continuamente e i protagonisti sono principalmente degli studenti fuorisede.Molta della narrazione è fatta di dialo-ghi, ma penso che i personaggi di un li-bro non vadano raccontati da una voce fuoricampo. Per renderli vivi e credibili, bisogna lasciare che siano essi a parla-re.Scrivere un libro, non penso sia una cosa

complicata. Il difficile arriva quando vuoi fartelo pubblicare.Quella è stata un’avventura. In Italia ci si scontra con due grandi categorie di editori: quelli blasonati e pomposi che ti pubblicano solo se sei amico dell’amico oppure ti chiami Faletti o Totti, e quelli che ti chiedono di acquistare 500 copie del tuo stesso libro e provare a vender-telo da solo. Questi sono i peggiori: ciarlatani e nulla di più.Ma fortunatamente viviamo in un’e-poca che ci mette a disposizione tutti gli strumenti per pubblicare le nostre idee e così mi sono autoprodotto il li-bro e l’ho messo in vendita su due noti siti che fanno Publishing On Demand. Uno di questi: ilmiolibro.it del gruppo editoriale L’Espresso ha scelto Inca-

Salvatore Viola

non ricordavo più le faccedella gente, i nomi delle strade, gli odori dei vicoli.

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Autori Salvatore Viola

stri Fuorisede fra 14.000 testi e mi ha chiesto se poteva usarlo per la campagna di promozione. Vedere la copertina sulla homepage di Repub-blica o dell’Espresso fa il suo effetto. Intanto la scuola di Holden fondata da Alessandro Baricco, ha scritto una bel-la recensione del testo e così il nome ha cominciato a circolare.

Salvatore Viola

A fine giugno, con un giovane edi-tore che si chiama dbooks.it, abbia-mo presentato anche una versione elettronica del libro che compren-de ora delle bellissime foto realiz-zate da due fotografi napoletani che hanno ripreso i luoghi in cui è ambientato il libro.http://www.dbooks.it/libreria/sche-da/55/6/narrativa/incastri-fuorise-de.htmlHobby: scrivere, comporre musica, suonare la chitarra, cucinare, bere vino e mangiare pesce.www.salvatoreviola.it

Sul treno per il ritorno ho cominciato a scriverel’undicesimo capitolo del libro...

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Certe opere letterarie stanno pro-prio strette in una pellicola cine-matografica. Un po’ per la lun-

ghezza, un po’ perché ci sono tanti personaggi, ma a volte sopratutto per una questione di ritmo. Certe storie non possono essere racchiuse nello scarso centinaio di minuti di una pellicola e uno scrittore, quando scrive una storia, non attiva certo il tassametro... Senza farlo apposta però, a volte gli scrittori sembra scrivano le loro ope-re per stimolarne altri a portarle sul-lo schermo:sceneggiatori e registi si mettono perciò di buona lena per ad-domesticare il ritmo che c’era nella te-sta di uno scrittore quando ha scritto la novella o il romanzo. Che non sempre sono l’ideale per un adattamento cine-matografico, il quale ha le sue regole, i suoi limiti e le sue esigenze commer-ciali.Ad esempio, tutto pensava Jules Ver-ne (1828 – 1905) fuorché scrivere una storia per il cinema, quando nel 1873 terminava di scrivere uno dei libri che sarebbe divenuto un romanzo di avven-ture tra i più famosi al mondo: “Le tour du monde en quatre-vingts jours”, tito-

Triangolazioni!

lo mirabolante che è quasi impossibile tradurre in modo errato in qualsiasi lin-gua del pianeta. Un libro avventuroso di non facile adattamento, ma che co-munque ha visto quattro trasposizioni cinematografiche (tra cui il “Giro del mondo in 80 giorni” del 1956 diretto

book to movie

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di Giorgio Ginellida Michael Anderson con David Niven, che ha vinto cinque Premi Oscar e due Golden Globe), una serie televisiva nel 1989 e dal 1938 a oggi almeno sei pel-licole animate. Neanche poi tante, se messe a confronto con altre opere dello scrittore francese.In tutti i casi, comunque, si è dovuto patteggiare parecchio per definire un adattamento che potesse essere soddi-sfacente. Le opere di Verne, sia quelle dei viaggi straordinari che le altre, sono in genere poco complesse dal punto di vista della trama (nel senso che sono li-neari), ma comunque articolate e den-se di accadimenti e colpi di scena; non sempre regista e sceneggiatori hanno dimostrato di avere i giusti attributi per poterne trarre qualcosa di decente. Me-glio usarle allora come ispirazione, e a

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book to movie

volte il risultato è stato più che lusin-ghiero. E la traettoria dal libro al cine-ma non sempre è stata lineare.Un esempio può essere un film come “Sahara” del 2005 (con Penélope Cruz e Lambert Wilson) che riprende nume-rosi elementi dal romanzo “L’étonnante aventure de la mission Barsac” (La stra-biliante avventura della missione Bar-sac); si tratta nientemeno che dell’ulti-

mo romanzo di Verne, in realtà scritto dal quinto capitolo in poi a due

mani con il figlio Michel. Alcu-ni degli elementi nel film (ad

esempio la città industriale nel bel mezzo del deserto, sul fiume Niger) non sono stati presi direttamente da Verne, ma bensì dall’o-monimo romanzo di Clive

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di Giorgio Ginelli

Verne al cinemaDelle numerose pellicole tratte dalle opere di Ver-ne, alcune più di altre possono essere giudicate fa-mose alla grande maggioranza del pubblico, cul-tori o meno che siano della massiccia produzione

letteraria dello scrittore francese. Senza contare poi anche gli sceneggiati per la TV, che forse danno alle complesse sto-rie di Verne un respiro differente.

Titolo opera Titolo film Pellicole

Voyage au centre de la Terre

Viaggio al centro della Terra

3

De la Terre à la Lune Dalla Terra alla Luna 3

Les enfants du capitaine Grant

I figli del capitano Grant

2

Vingt mille lieues sous les mers

Ventimila leghe sotto i mari

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L’île mystérieuse L’isola misteriosa 7

Michel Strogoff Michele Strogoff 10

Cussler, il quale però si è ispirato all’o-pera di Jules Verne. Nel romanzo dello scrittore francese, infatti, si racconta di una spedizione in Africa, vicino al fiume Niger, che affron-ta sempre maggiori difficoltà man mano che si addentra nella regione africana, finché non giunge a una misteriosa cit-tà: Blackland. Una storia che mescola l’avventura con il poliziesco.

Insomma, le triangolazioni per ritrovare Verne nelle pellicole cinematografiche moderne sono lecite e indispensabili, ma soprattutto passano anche attraver-so anche altre opere letterarie. Come a sancire il fatto che le storie im-maginate nel XIX secolo da uno scritto-re francese sono ormai divenute patri-monio culturale che va ben al di là del suo tempo.

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l’UoMo dagli oCChi glaUChi

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L’inverno, quell’anno più aspro del solito, aveva ostentato per settimane il suo volto più arcigno, infliggendo ai cit-tadini di Cambridge alberi intirizziti e strade ghiacciate. Poi, miracolosamen-te la temperatura si era addolcita, rega-lando qualche giornata tiepida.

Alle prime luci dell’alba, con la casa che dormiva ancora, William Cyssel di Burghley scese in punta di piedi a pian-terreno, facendo scricchiolare appena la stretta scala di legno.

A poco più di ventidue anni, biondo,

occhi cerulei, atletico, ben tagliato, esi-biva l’impronta familiare che faceva ri-salire i Cyssel a un fiero ceppo gallese.

Sbadigliò, stiracchiandosi per tutti i suoi sei piedi e mezzo d’altezza, e aprì la porta per far uscire Peggy, la cagna di casa.

Il viaggio che l’aspettava era lungo e le provviste erano pronte sulla tavola di legno della cucina: un pezzo di pancet-ta, del formaggio di capra e una grossa pagnotta.

Afferrò il coltello, appeso al gancio di fianco al focolare, si tagliò generosa-mente una fetta di pane, un po’di for-maggio, e li sovrappose, addentandoli con appetito. Quando ebbe terminato la sua parca colazione, radunò il resto e lo mise con una borraccia d’acquavite nella sacca di cuoio, preparata la sera prima, con dentro brache, una camicia di ricambio e calze pesanti.

Il camino era spento. Rabbrividì, fru-gando invano sotto le ceneri, per scovare qualche residuo di braci. La riserva di legna del de-posito di fianco alla

di Patrizia Debicke van der Noot

l’UoMo dagli oCChi glaUChiWilliaM Cyssel

CaMbridge, febbraio 1543

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estratto di Patrizia Debicke van der Noot

stalla scemava troppo in fretta per far-ne consumo anche di notte. Ma presto Mattie, la rustica paesana con funzione di fantesca tuttofare, si sarebbe alzata, provvedendo a riaccendere.

Socchiuse la porta, per far rientra-re la cagna. Peggy si soffermò al suo fianco scodinzolando, il muso adoran-te levato al padrone in attesa della grattatina, poi a passo felpato andò a raggiungere i suoi cuccioli, una massa aggrovigliata, pelosa, indistinguibile vicino al focolare.

Cyssel indossò la giubba di lana, cal-zando i pesanti stivali di vacchetta si avvolse nel mantello e, afferrando la sacca, aprì di nuovo la porta del cotta-ge.

Una corrente d’aria lo colpì in viso, annunciando una giornata tormentata dal gelo. Richiuse il battente dietro di sé, si strinse addosso il mantello fode-rato di scoiattolo e superò di corsa i po-chi metri che lo separavano dalla stalla, rischiando di scivolare su una lastra di ghiaccio verdastro.

Il buio fitto l’accecò per un attimo. Cercando a tentoni la lucerna appesa di lato, l’afferrò e l’accese. All’inter-no, il freddo quasi polare di quella mattina era parzialmente temperato dal calore del-le bestie. Fianco a fianco, rinchiusi negli stabbio-li c’erano una mucca, ricchezza e vanto del-la famiglia, una capra, due pecore, un’oca, e nella stia qualche pol-lastro macilento...

Spirefox, il suo cavallo, un robusto incrocio di buon

cuore, masticava con distacco la poca biada della mangiatoia.

Lo bardò di fretta e l’avviò all’aperto

tirandolo per la cavezza.Il biancore compatto del cielo minac-

ciava neve. Una folata gli gonfiò il man-tello. Una giornata sbagliata per viag-giare, indubbiamente.

Ma il dispaccio di suo nonno, il gover-natore della contea, ex sceriffo di Nor-thamptonshire e giudice di pace di Rut-land, era chiaro. Voleva vederlo. Forse c’era un posticino per lui alla corte dei principi...

Dopo Natale, William si era piegato, chiedendo il suo aiuto. Con Thomas che camminava appena e un altro bambino in arrivo non si poteva più fingere, fre-giandosi di un orgoglio insensato, che li costringeva a patire, tirando la cinghia. Si doveva chinare la testa, chiedere... e ora ubbidire.

Non aveva ancora terminato il tirocinio di professore, il sol-do come insegnante aggiunto di greco a Cambridge era in-

sufficiente per mantenere la famiglia. La seconda gravidanza provava sua moglie.

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L’uomo dagli occhi glauchi

Thomas aveva avuto la tosse, un’eru-zione, la febbre. La dote di Mary, ben poca cosa, quaranta sterline, era anda-ta tutta per pagare il dottore... e Mattie.

Si sorprese a rimpiangere di aver de-luso suo padre contraendo quel matri-monio riparatore con la figlia del suo insegnante. Certo era suo dovere, ma... Mary aveva un musetto triangolare in-corniciato di capelli corvini. Due occhi di velluto. Un vitino di vespa e voleva William Cyssel.

William aveva tre anni più di lei, vi-veva nella stessa casa. I Cheke erano gente colta, molto istruita, Peter Cheke dirigeva il Saint John College di Cam-bridge, ma la famiglia disponeva di po-chi mezzi e il professore per arrotonda-re gli introiti ospitava a pagamento gli studenti nella sua abitazione.

William vedeva Mary ogni giorno. En-trava nella sua stanza e si chinava su di lui mentre studiava, dolce, innamorata. Il corpetto si tendeva sul seno, mostran-do voluttuose rotondità da cogliere.

Chiudeva gli occhi, fingendo di non vedere ma soffrendo le pene dell’infer-no.

Quando l’esquire Richard Cyssel, suo padre, intuendo la tresca, l’aveva tol-to dalla casa dei Cheke, spostandolo al Gray’s Inn, ormai il pasticcio era fatto.

La strada era lunga e le condizioni della carreggiata pessime, ma sperava di arrivare in giornata. Cyssel saltò in sella e toccò coi talloni Spirefox che si avviò al trotto ubbidiente, prendendo la direzione di Stamford. Contava di pro-seguire senza sosta fino a notte.

A metà della mattinata aveva comin-ciato a nevicare e ormai la coltre fitta e ingannatrice non faceva che crescere.

Il desinare aveva offerto zuppa di ca-volo e radici con un pezzetto avaro di aringa per insaporire. Calda, ma poco nutriente.

«Il tempo peggiorerà ancora» mugolò Mattie immusonita, girando il porridge d’orzo che borbottava nel paiolo.

«Hai ragione. Lascia, ci penso io» or-dinò Mary Cyssel, prendendo il suo po-sto sullo sgabello accanto al fuoco. Poi regolandosi per le necessità della casa: «Prendi altra legna, servirà. Dopo vai da mia madre. Ci ha promesso un cane-stro di mele e dei dolcetti di semolino. Chiedi anche un sacchetto di cipolle, le metteremo a stufare sotto la cenere. Ma prima di tornare a casa passa dal-la stalla. Mungi la mucca, voglio fare il burro, stasera avremo burro fresco col pane...»

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estratto di Patrizia Debicke van der Noot

«E il padrone?» interrogò la fantesca scontrosa a mezzabocca.

«Il padrone non tornerà fino a dopo domani, almeno» rispose, scoprendosi timorosa all’improvviso. Non le piace-va che il marito fosse lontano. La notte aveva dormito poco e male, ma si era sforzata di restare quieta nel suo an-golo. Negli ultimi tempi William, pur gentile con lei e affettuoso col bambi-no, era spesso accigliato. Non era più il giovanotto allegro sempre pronto a rin-correre la moglie e a metterle le mani sotto le gonne. Gli pesava quella vita di stenti e Mary non poteva impedirsi di sentirsene responsabile.

Si mosse, facendo dondolare lo sga-bello per trovare una posizione più co-moda. Le si erano gonfiate le gambe. Il bambino, ma certo. Lo sentiva più bas-so, pesava, ma è presto, troppo presto, si rassicurò. Facendosi forza, scacciò quel pensiero di malaugurio e ingiunse alla ragazza: «Forza, muoviti, vai!»

Il cottage pur modesto era più spa-zioso della maggior parte di altri nel villaggio. Pian terreno e primo piano. Il tetto era di ardesia e i muri di pie-tra esibivano ben due strette finestre coi vetri. Un vero lusso se paragonate ai buchi sigillati da pelli di animali di molti vicini.

Mattie tornò presto, già bianca di neve. Si scosse il mantello prima di en-trare, poi avanzò, accumulando un ca-rico di pezzi spaccati vicino al camino.

«È bagnata, brucerà male» protestò pessimista come al solito.

Poi ripartì mugugnando per adempie-re alle altre incombenze.

Mary sedeva vicino al fuoco e gira-va. La fantesca aveva ragione, la legna

umida sfrigolava, spremendo bava ver-dastra. Una scintilla si levò in aria, ri-cadendo sullo strato di frasche odorose sparse a terra e che coprivano il planci-to di tavole sgrossate, sprigionando una fiammella. D’istinto, allungò un piede per smorzarla, ma il movimento brusco le strappò una fitta di dolore.

Si ripiegò su se stessa, circondando con le braccia il ventre appesantito dal-la seconda gravidanza troppo ravvicina-ta e sofferta, che approssimava agli otto mesi.

Thomas si ruzzolava e gattonava par-lottando, sopra un tappeto di stuoia in-trecciata, dove Peggy stava allattando i suoi cuccioli.

Il bambino, non bello come i Cyssel, bruno, squadrato, assomigliava come una goccia d’acqua a Peter Cheke il nonno materno.

Ma era robusto, cresceva bene, e da poco era passato con disinvoltura dal latte di capra, misto a pane masticato, alle pappe di farina e orzo. Cominciava

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L’uomo dagli occhi glauchi

ad alzarsi da solo, facendo i primi pas-si. Bisognava tenerlo sempre sotto con-trollo.

Una seconda fitta più forte, quasi in-sopportabile. Un attimo e la veste di Mary Cyssel fu fradicia. Fece per alzar-si, e con mossa incontrollata rovesciò il paiolo sul fuoco.

E lei gridò, il viso contorto in una smorfia di sofferenza, un grido acuto di dolore e di paura...

Ma nessuno sentì. Nessuno poteva sentirla.

Solo Peggy le si fece subito vicina, ma non poteva far niente per la padrona.

Mary si lasciò cadere a terra, la gon-na alzata scomposta, le gambe divarica-te, soffrendo, urlando, gemendo finché

quel grumo caldo, vischioso, quel figlio con poca vita che non trovò neppure la forza di vagire, abbandonò il suo ven-tre, lacerandola.

Poi l’emorragia, un fiume di sangue crudele, inarrestabile, uccise anche la madre.

Thomas aveva fame. Chiamò e, alzan-dosi traballante, andò a scuoterla. Ma la mamma non rispondeva. Era stesa a terra, immobile con gli occhi spalancati nel nulla. Il pianto impaurito del bambi-no si levò stridulo a epitaffio, a preghie-ra.

Peggy annusò l’odore di sangue, di morte e, pietosa, spinse, forzando col muso, il cucciolo orfano di uomo al cal-do, vicino ai suoi.

Così li trovò Mattie, un’ora dopo.

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Il Festival delle Due Rocche, in-contri internazionali di teatro e parola, si svolgerà dall’8 all’11 settembre ad Arona.Nasce dalle competenze pre-

senti su questo territorio che si mettono a servizio della comunità locale per contribuire a valorizzare un patrimonio storico e paesaggisti-co per troppo tempo trascurato. Ne è simbolo la Rocca di Arona, terraz-za naturale sul lago e sito natio di San Carlo Borromeo, chiuso da ben dieci anni, che i primi giorni di set-tembre 2011 finalmente riaprirà al pubblico.Direttore artistico è Dacia Maraini.Il progetto si chiama Festival delle Due Rocche perché idealmente vor-rebbe tornare a unire, attraverso l’arte e la cultura, le due rocche ge-melle di Arona e Angera.

Il FESTIVAL delle due rocche

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appuntamenti

Per informazioni:IL FESTIVAL DELLE DUE ROCCHEAd Arona - 8-11 settembre 2011Fonte: www.festivalduerocche.it

IN COR-SO

Dacia Marainiscrittrice,

drammaturga

Manifesto culturale“Ci sentiamo orgogliosi di proporre un fe-stival internazionale di teatro e parola, che formi il pubblico ad una grande arte legata al sapere parlare, al sapere analizzare la re-altà, al sapere approfondire la memoria, al sapere discutere sui grandi temi del sociale.Noi crediamo che la cultura sia necessaria al benessere di un paese, perché la cultura insegna a pensare e a capire, insegna ad unire le diversità nel rispetto della più di-stante identità. E crediamo che un festival internazionale di teatro e parola, che diven-ti scuola per i bambini e per adulti consape-voli, sia un luogo di incontri, di conoscenza, di approfondimento, di creazione, un luogo in cui imparare ad entrare nel futuro col piede leggero e sicuro. Fra l’altro il gioco è legato alle regole. Non c’è gioco senza re-gole. E gioca meglio chi conosce a fondo le norme. Noi crediamo alle regole, non solo del piccolo gioco scenico, ma del grande gioco delle parti di pirandelliana memoria. Crediamo al lavoro collettivo, alla dialetti-ca del pensiero, alla forza della memoria, alla progettazione generosa di un futuro migliore”.

DACIA MARAINI

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Per informazioniPORDENONELEGGE.IT FESTA DEL LIBRO CON GLI AUTORI - MantovaQuando: dal 14 al 18 settembre 2011Fonte: http://www.pordenonelegge.it/

www.iocome.it

PORDENONELEGGE.IT XII edizioneCinque giorni di festival con 245 ospiti, italiani e stranieri (scrittori, editori, giornalisti, filosofi, sociologi, artisti, scienziati …) chiamati a confrontarsi in oltre 200 incontri ed eventi programmati nelle 32 location del centro storico di Pordenone, per una ventina di presen-tazioni in anteprima nazionale: dal 14 al 18 settembre torna porde-nonelegge.it, la Festa del Libro con gli Autori.Va allo scrittore Alessandro Baricco il Premio FriulAdria La storia in un romanzo 2011, nato dalla collaborazione fra pordenonelegge.it e il festival goriziano èStoria. Il tema dei 150 anni dell’Unità d’Italia sarà al centro dell’incontro che inaugurerà ufficialmente il festi-val, con un o s p i t e d’eccezione, Paolo Mieli. Molti gli autori che

hanno scelto pordenonelegge per presenta-re in anteprima il loro nuovo libro: Antonio Scurati, Gianni Biondillo, Pietrangelo But-tafuoco, Pietro Spirito e Margherita Hack, Silvio Muccino e Carla Vangelista. Riflettere sul presente, sul nostro tem-

po, è una delle sfide, di straordinario spessore sarà la qualità degli incontri dedicati alla scienza e alla filosofia. Il modello italiano che sposa bellezza del

territorio, tesori artistici e cultura con u n a secolare sapienza culinaria vedrà prota-gonisti Allan Bay, Marco Bianch... Torna al festival la Mappa dei Sentimenti, quest’anno “disegnata” da psicologi e psicoanalisti.

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