Di un monaco, un brigante e una fanciulla

21
Disponibile anche: Libro: 13,00 euro (daL 28 ottobre 2011) e-book (download): 8,49 euro e-book su CD in libreria: 8,49 euro

description

Silvia Cestaro, avventura

Transcript of Di un monaco, un brigante e una fanciulla

Page 1: Di un monaco, un brigante e una fanciulla

Disponibile anche:

Libro: 13,00 euro (daL 28 ottobre 2011) e-book (download): 8,49 euro e-book su CD in libreria: 8,49 euro

Page 2: Di un monaco, un brigante e una fanciulla

SILVIA CESTARO

DDii uunn mmoonnaaccoo,, uunn bbrriiggaannttee

ee uunnaa ffaanncciiuullllaa

www.0111edizioni.com

Page 3: Di un monaco, un brigante e una fanciulla

www.0111edizioni.com

www.ilclubdeilettori.com

DI UN MONACO, UN BRIGANTE E UNA FANCIULLA Copyright © 2011 Zerounoundici Edizioni

Copyright © 2011 Silvia Cestaro ISBN: 978-88-6307-387-4

In copertina: Immagine fornita dall’Autore

Finito di stampare nel mese di Ottobre 2011 da Logo srl

Borgoricco - Padova

Page 4: Di un monaco, un brigante e una fanciulla

Dedicato egoisticamente a me, ci siamo ragazzi.

Page 5: Di un monaco, un brigante e una fanciulla
Page 6: Di un monaco, un brigante e una fanciulla

29 Maggio 1610 Salò. Duomo.

Apparivano come una marea. Persone che si accalcavano urlando e sgomitando alle uscite della chiesa, pungolate da altre che al con-trario volevano entrarci, curiose al limite dell'osceno di vedere un uomo che muore, e poi paggi e servi ciondolare da un signore all'al-tro nella speranza che qualcuno dicesse loro cosa fare, e urla e chias-so dentro la casa del Signore. Qualcosa di grave era accaduto tra i banchi davanti, tra le sedute del-le persone importanti, ma per quanto Giovanni Scrovegni si sforzas-se di combattere quell'odioso fiume di uomini, veniva trascinato sempre più verso le navate laterali, finché si ritrovò con l'enorme fondoschiena appoggiato a una colonna nella penombra. Maledisse quella marmaglia che gli impediva di sapere di chi fosse il sangue che arrivava a lambire il prezioso altare e la maledisse due volte per-ché lo aveva separato dai suoi beni più preziosi, le sue “figlie”. Poco distante da lui l'arcidiacono. Era sceso dal pulpito non appena si era reso conto che il pericolo era passato, eppure sembrava agitato ancor più del lecito, per grave che fosse l'avvenimento che aveva scosso tutta la chiesa. Il flusso di persone lo sfiorava appena, quasi fosse la sua stessa aura

Page 7: Di un monaco, un brigante e una fanciulla

a creare un vuoto tra lui e la gente comune, bianca la tunica, bianchi i capelli, bianca la pelle secca e raggrinzita, sarebbe potuto sembrare uno dei cavalieri dell'apocalisse. Non fosse che lo Scrovegno sapeva bene cosa l'uomo di chiesa andasse cercando, la sola cosa che poteva scuotere quell’uomo fatto di marmo come le sue chiese, con la stessa capacità di provare sentimenti e lo stesso calore. Claudia. In effetti, ora che ci faceva caso anche lui, quella ragazza non si ve-deva nei dintorni. Gracile com'era, chissà dove l'aveva trascinata la folla. Quando l'aveva vista per la prima volta, davvero non s'era a-spettato diventasse tanto graziosa, l'unica pecca era che la sua bel-lezza andava a braccetto con la sua stupidità. Se non fosse stato per l'arciprete bianco che lasciava intravedere strade molto remunerati-ve, l'avrebbe venduta a un bordello qualsiasi a inizio anno. Lo Scrovegno cercò di riassettarsi la quantità enorme di collane che aveva indossato sopra le camicie macchiate, buttando lo sguardo in giro con noncuranza, la cosa che era accaduta davanti l'altare non doveva apparire assolutamente di suo interesse. Le altre sue ragazze erano raggruppate poco distanti, quasi sotto il pulpito. Isabella: spaventata come una coniglia nell'ultimo istante di vita, le guance piene e rosse – peccato che il corpetto non fosse altrettanto pieno – aveva già contatti per venderla a qualcuno di veramente fa-coltoso. La teneva per mano la spagnola, che il diavolo lo prendesse se si ri-cordava quel nome assurdo con cui l'avevano chiamata... comunque per lui sarebbe sempre rimasta Morena, di nomi spagnoli non ne co-nosceva altri, fortuna che con quell'aspetto faceva gola a un paio di donnaioli interessati a entrare alla corte borbonica. E poi la piccoletta, Virginia? Sì, gli pareva fosse quello il nome, era piccola ancora, ma prometteva bene con quei riccioli biondi e il cor-po già verso le femminili rotondità della madre. Dunque rimaneva Claudia fuori dalla conta. La chiesa si stava svuotando, erano rimaste alcune persone vicino l'altare, sembravano essere disposte attorno a qualcosa, o qualcuno, e altri che come lui non si erano voluti confondere con tutti quei vil-

Page 8: Di un monaco, un brigante e una fanciulla

lani terrorizzati. Accanto s'era ritrovato un uomo, non lo vide in ef-fetti, finché non fu lui stesso a rivolgergli la parola: «Che atto osce-no e irritante, non trovate?» Lo Scrovegno iniziava a irritarsi davvero, con quel fantasma bianco che girovagava nei transetti a cercare Claudia e le altre oche tutte nel recinto a starnazzare. «Davvero, sì». Diede solo un'occhiata di sfuggita, sapeva bene che bisogna guar-darsi dal proprio interlocutore, amici e nemici sembravano fare mol-to in fretta a trarre delle conclusioni sbagliate, ma quest'uomo mas-siccio non aveva simboli araldici o colori che ne potevano far rico-noscere la discendenza. «Uccidere un magistrato in una chiesa... per non parlare del gregge umano che si è riversato fuori all'istante...» Un magistrato... questo in effetti poteva essere un problema. «A parer mio, stavano tutti cercando una scusa per sfuggire all’infinita predica del prete bianco». L'uomo non sorrise alla propria battuta, né sembrava effettivamente interessato a ciò che accadeva, i suoi occhi erano fissi sul collo dello Scrovegno, quasi volesse torcerglielo all'istante, ma per quanto fosse bravo a valutare le persone, Giovanni non stava prestando la minima attenzione. Tutti i suoi pensieri erano rivolti al magistrato ucciso. «Morto, dite? Chi mai era questo sventurato?» «Bernardino Ganassoni ed è proprio morto, dicono sia stato Zanzanù e nessuno è riuscito a fermarlo, nonostante le guardie». Tutta quella confusione per accoppare un magistrato, vero che isti-tuiva un processo dopo l'altro contro quel Zanzanù tanto temuto, ma dal suo punto di vista non era uno importante, senza contare che lui con le beghe dei Beatrici non ci aveva nulla a che fare. Si rilassò e si congedò dall'uomo senza tante cerimonie. «A proposito, figlio di Scrovegni...» Giovanni bloccò la sua enorme massa che ondeggiò lievemente, non si era presentato all'uomo, poteva essere che fosse così ben ricono-scibile anche a degli sconosciuti? «Quello che il prete bianco cerca è già in viaggio verso luoghi più sicuri».

Page 9: Di un monaco, un brigante e una fanciulla

Lo Scrovegno si voltò e guardò stupefatto l'uomo appena visibile tra le lunghe ombre di una cappella dimenticata dai fedeli. «Voglio una cascata di ducati fiorentini e il quaderno con la coperti-na di pelle nera, se la vuoi indietro. Ti farò sapere dove e quando fa-remo lo scambio». Fu l'uomo a voltarsi per andarsene. Giovanni Scrovegni era rimasto senza fiato. Il solo sapere che un uomo qualsiasi potesse essere a conoscenza del libro era disastroso. Doveva risolvere in qualche modo, quell'uomo doveva morire solo per averlo menzionato, ma di chiamare i soldati non se ne parlava: tanta, troppa attenzione gli era dannosa, e la sua mente rimase vuota «Come fai a sapere che mi importa qualcosa di quella troietta... guarda». Latrò. Indicò con un ampio gesto le tre ragazze sotto il pul-pito, cercando di apparire il più sicuro e arrogante che gli riusciva. «Ne ho finché voglio». L'uomo prese a camminare verso l'uscita e gli bastò un gesto per ri-spondere: indicò col dito il prete bianco. Claudia era sua e se fosse andata perduta sarebbe stato lui a subire le conseguenze dell'ira del prete e di... non osava immaginarlo... Gio-vanni pensò più in fretta che poté, era bravo a farlo, solo sua moglie lo batteva su questo. Poteva trovare una soluzione, bastava pensare in fretta. Un altro passo verso l'uscita. Diede un occhio intorno... il prete bianco, le ragazze, i curiosi, le guardie, i monaci... monaci... «Aspetta!» non era troppo sicuro, poteva andare bene però. L'uomo si fermò. Sorrise: «Se chiami le guardie, i miei non mi ve-dono tornare e te la rimandano a pezzi». «Non sono così stupido!» L'uomo riprese a camminare. «Che il diavolo ti prenda, brigante!» sbottò «devo essere sicuro che rimanga integra!» L'uomo si fermò, e il sorriso gli morì sulle labbra. Giovanni Scrovegni collegò i fili che la sua mente stava tirando, come un ragno che tesse la sua tela, e ne vide chiaramente i risvolti e

Page 10: Di un monaco, un brigante e una fanciulla

le implicazioni. Con un po' di fortuna avrebbe funzionato, se anche un monaco fosse stato sacrificato per la loro causa, il mondo non ne avrebbe sofferto troppo. «Qualcuno di mia fiducia starà con lei tutto il tempo: bastonate lui, ma non sfiorate lei. Se qualcuno dei tuoi la tocca, non me ne impor-terà più niente e faccio uccidere voi e lei come cani». Un sorriso maligno si fece strada tra le guance piene.

Page 11: Di un monaco, un brigante e una fanciulla
Page 12: Di un monaco, un brigante e una fanciulla

Parte 1.

Lorenzo. Incontri.

Page 13: Di un monaco, un brigante e una fanciulla
Page 14: Di un monaco, un brigante e una fanciulla

14

Tornavo al monastero dopo giorni di penitente preghiera davanti alle sacre reliquie di Sant'Antonio a Padova. Vi ero andato con lo scopo primo di trovare pace e tentare di placare quest'animo inquieto che mi è stato donato. La speranza era che la lingua del Santo ispi-rasse alla mia fede le parole che cercavo, quelle in grado di far tace-re le domande e le insicurezze nate come un sussurro nell'angolo più lontano della mia mente, e pian piano cresciute fino a diventare un dolore cupo, proprio al centro del petto. Sono un monaco, ma l’amore che il padre buono ci insegna a usare verso tutto il creato a volte sembra non bastare più, tanto è l'odio e la disperazione che siamo costretti a testimoniare ogni giorno. Nella nostra piccola casa ai piedi delle incredibili montagne del nord, continuiamo ugualmen-te il nostro cammino di fede, pregando e scongiurando nostro San-tissimo Signore di risparmiare ancora per un po’ il mondo dalla fine certa che lo attende, finché il mondo stesso non capisca i suoi errori e vi ponga rimedio. La paura del castigo che ci aspetta, però, m’impediva di guardare alla preghiera con la fiducia e la fede della quale è degna. Per questo andai a Padova, nella speranza che questo timore e tutte quelle strane domande s’allontanassero da me. Ci rimasi sette giorni esatti, digiunando, pregando, confessando i miei peccati, soffocando le domande nelle scritture, e ascoltando le parole di coloro che vivono col santo ogni singolo momento della loro vita, finché non fui convinto d'aver allontanato ogni paura dal mio animo e di aver ridato valore alla mia stessa fede. Inoltre lo

Page 15: Di un monaco, un brigante e una fanciulla

15

stesso santo uomo che mi aveva consigliato quel viaggio, mi aveva chiesto di tornare a casa in quei giorni, in modo da apprendere il più possibile, senza dimenticare il luogo da cui venivo. Ero pervaso di gioia, mentre a larghe falcate mi portavo sempre più distante dalla basilica. Tornavo a casa. Ero fermamente convinto d'essere riuscito a sconfiggere il mondo... fino a che il mondo stesso non venne a sfidarmi. In poche ore lasciai la vita della città alle spalle e rimasi sempre più solo con me stesso. Mi inoltrai tra gli alberi. Il sentiero che stavo percorrendo era poco battuto e, di quando in quando, scompariva tra l'erba per riapparire poco più in là. Non me ne diedi pena, nemmeno me ne accorsi in verità, il mio sguardo era completamente rapito dal-la bellezza del bosco da cui ero circondato: non era altro che una semplice macchia di aceri dal tronco sbiancato che incrociava la strada e vi lasciava una lunga ombra fresca, il bosco vero e proprio si estendeva al di là di un piccolo ruscello, ma la varietà e il colore dei fiori e delle foglie tra i cespugli che si scavavano la strada tra le sterpaglie era incredibile. Annusai l'aria tersa, l'odore della lunga primavera mi riempì le nari-ci, era un maggio mite quello che stava per finire. Ad un tratto, poco prima di uscire di nuovo al sole, sentii un fischio particolare, come di civetta o gufo, e mi voltai. Lanciai un'occhiata al cielo: il sole era quasi a picco, ora molto inso-lita per udire il verso d'un gufo. Chissà se esistevano dei gufi così mattinieri, o forse mi ero solo confuso, non sono mai stato bravo nel riconoscere gli animali dal loro verso. Mi volsi di nuovo al sentiero e feci un passo. In quel momento percepii, più che sentire, un movimento tra gli al-beri alla mia sinistra. Fu l'istinto più che la testa a dirmi di fermarmi. Tra gli alberi tutto era immoto, salvo qualche uccello tra le fronde e il ronzio degli insetti. Eppure... a guardar bene, non s'erano forse mossi quei rami laggiù? Feci due passi indietro, trovandomi a contatto con un grosso tronco nodoso e mi ci appoggiai con tutto il peso. Mentalmente ripensai ai

Page 16: Di un monaco, un brigante e una fanciulla

16

consigli di padre Romano: quella era zona di orsi e lupi? In ogni ca-so difficilmente andavano a caccia di giorno, troppo caldo. Un cer-vo? Forse. L'importante, per non rischiare, era non disturbare e al-lontanarsi senza fretta. Respirando lentamente, cercai di spostarmi lateralmente, lasciando l'appoggio solido del tronco, in modo da u-scire dalla zona in ombra. Il sole dà coraggio anche agli incerti. Per qualche attimo la mia schiena rimase priva di protezione, schermata solo da qualche misero arbusto: fu in quel momento che due grosse braccia mi afferrarono per le spalle e mi trascinarono tra i rovi fra gli alberi. Mi trovai faccia a faccia con un uomo dall’espressione un po’ idiota a pensarci ora: sorrideva con le labbra, ma gli occhi erano va-cui e spenti, ed ero sicuro che avessero ben poco di cui sorridere. «Ma guarda un po’ chi abbiamo qui» le parole si trascinarono a fati-ca fuori dalla sua bocca «un agnellino di Dio tutto impaurito». Nascosti dalle labbra carnose vedevo quello che restava dei denti, mentre storcevo il naso al fetore del suo alito. «Come osate» balbettai, ugualmente preso da paura e incredulità «non farete del male a un uomo di chiesa!» Da dietro un altro albero spuntò un secondo uomo, aveva la faccia coperta a metà da un fazzoletto nero: «Che dici se ce lo mangiamo stasera?» In quel preciso istante fui incredibilmente certo che parlassero se-riamente. Tentai di farfugliare qualcosa sulla proibizione di cibarsi di carne umana, come i sacri testi insegnano, ottenendo solo un insulso sus-seguirsi di lettere con poco senso, e le braccia dell’uomo mi schiac-ciarono a terra con ancora maggiore foga, cominciando a farmi pe-netrare nel saio le spine dei cespugli. La gola mi si era completa-mente seccata e la lingua sembrava un macigno tra i denti. Nella testa non trovavo alcun pensiero coerente, e le mie gambe si mossero da sole, senza che io dessi loro alcun comando. Tirai calci a casaccio, dimenandomi e affannandomi, senza voler nemmeno capi-re quello che stessi facendo, finché non colpii qualcosa che, dal la-trato di dolore che seguì, capii essere il punto giusto. Le mani che mi trattenevano lasciarono la presa all'istante, la mia mente registrò in un angolo la presenza dell'altro uomo, sghignaz-

Page 17: Di un monaco, un brigante e una fanciulla

17

zante, che mi parve non avere intenzione di seguirmi, ma non avevo certo senno per chiederglielo. Mi misi a sedere, feci leva col piede, scivolai e mi graffiai la gamba, scappai comunque; più che correre, gattonavo, ma poco m'importava di quanto potessi apparire sciocco. L’uomo, tra un gemito e l'altro iniziò a bestemmiare Dio contro di me, e io, da bravo cristiano quale ero, iniziai a pregare... chiesi al mio Signore di uccidere quel cane eretico... all'istante se non gli di-spiaceva. Dovevo raggiungere la strada, levarmi dalle ombre. Sarebbe stata la mia salvezza, come se una volta raggiunta la luce benedetta, i due uomini sarebbero svaniti nel nulla, ritornando a essere ciò che era giusto fossero: niente. Incespicai sulle foglie morte, sui rami spezza-ti e i rovi, indossavo vecchi sandali di cuoio, alcuni lacci cedettero subito e sentii delle ferite bruciare ai piedi, ma in qualche modo riu-scii a uscire dalla macchia di alberi. Ero sulla strada. «DANNATO MONACO!... uh...» Mi alzai finalmente su due piedi, cercando di correre più in fretta possibile verso il sole, la luce, la salvezza. Poi d'un tratto, come comparsi dal nulla alcuni passi avanti a me, al-tri due uomini. Macchie nere stagliate contro il sole... contro la luce... contro la sal-vezza... Ero incredulo. Tentai di fermarmi prima d'arrivargli addosso, scivolai sull'erba cor-ta e caddi di schianto su un ginocchio. Mugolai per il dolore, feci in tempo a vedere il mezzo sorriso di un uomo enorme, prima che un forte colpo, accompagnato da risate e parecchie maledizioni, mi raggiungesse alla nuca. Tutto il mondo si oscurò. Mi parve che il buio non finisse mai, non ero certo di aver aperto gli occhi, non capivo nemmeno se i pensieri fossero solo sogni o se la mia mente si stesse effettivamente svegliando. Compresi di essere tornato in me solo quando anche il dolore si ri-svegliò e mi trafisse il capo da parte a parte. Sentivo il terreno spin-

Page 18: Di un monaco, un brigante e una fanciulla

18

gere contro la guancia e non riuscivo a muovere né le braccia né le gambe. I miei occhi si abituarono lentamente a quel buio denso, non c'era luce lì, solo qualche riverbero di un fuoco troppo distante per sentir-ne il calore. Arrischiai una mossa. Spostai il braccio per aiutarmi a mettermi se-duto, ma non riuscivo a farmi ubbidire. Spalla e gomito in qualche modo mi seguivano, il polso non ne voleva sapere e le mani erano talmente intirizzite che quasi non le sentivo più. Come se fossi lega-to... che idiota, certo che ero legato, polsi caviglie e collo. A mala-pena riuscivo a deglutire. Cautamente spostai tutto il peso all'indietro, sulle ginocchia ammac-cate e mi misi a sedere. La testa, le braccia, tutto il mio corpo sem-brò protestare per quel mio maldestro tentativo e gemetti per il dolo-re, ma resistetti finché non mi ritrovai con la schiena contro la parete di roccia. Le corde, che mi tenevano legate le mani dietro la schiena e le cavi-glie, finivano annodate a una colonna di roccia poco lontana, mentre attorno al collo sentivo stringersi un cappio che mi pareva terminas-se in alto. Nella testa pulsante aleggiava vacua la certezza che se a-vessi solo provato ad allontanarmi, mi sarei strozzato da solo. Non riuscivo nemmeno a sollevare la testa; mi era costato parecchio, ma almeno da seduto potevo sentire il sangue fluire di nuovo nelle mani gelide. Socchiusi gli occhi per riprendere fiato. Li riaprii quando un'ombra oscurò la poca luce. Quel luogo era abi-tato solo da ombre, una delle quali stava avvicinandosi con una len-tezza spaventosa. Quando fu a pochi passi da me mi accorsi fosse una donna. Una femmina. Fornicatrice. I miei pensieri erano un marasma di parole troppo a lungo ascoltate e ingurgitate come vere. Demonio. Come osava avvicinarsi a me? Disgustato distolsi lo sguardo. Allun-gò le braccia per porgermi un piatto di ferro con dentro dei rimasugli di cibo.

Page 19: Di un monaco, un brigante e una fanciulla

19

Avanzi. Guardai appena il piatto e volsi lo sguardo altrove. Doveva essere poco più di qualche pezzo di pane muffito, eppure la mia mente vide una pagnotta fumante e nelle narici il profumo come fosse appena sfornata. Da quanto non mangiavo? Che tentazione quel pane! Uomini demoniaci mi offrivano cibo demoniaco, portato da una donna demoniaca. Non ne avrei mangiato. Incredula, la ragazza, me li offrì nuovamente e io di nuovo li negai. Con la coda dell'occhio la vidi esitare. Si voltò come se non sapesse cosa fare, guardava l’angolo da cui sembravano provenire la luce e le voci, e di nuovo portò lo sguardo verso di me, aveva l’aria di una bambina che ha per le mani dei dolciumi rubati che nessuno vuole indietro. Poi corse a rifugiarsi in un angolo dietro di me e la sentii mangiare. Penso di essere svenuto, o addormentato di nuovo, mi sentivo inso-stenibilmente stanco, so solo che riaprendo gli occhi la luce mi parve più forte, o forse solo il dolore si era fatto meno intenso e i miei oc-chi si aprivano di più. Detti uno sguardo attorno, immagino che mentre dormivo qualcuno avesse allentato la corda attorno al mio collo perché non era più così soffocante. Ero in una grotta, una buia, umida, fredda grotta, pareti scure tutto attorno e roccia dura. Mi accorsi della presenza della ragazza in una rientranza della roc-cia: una vampata, delle fiamme lontane e la vidi chiaramente. Seduta a terra, il busto eretto, la testa dritta, con le dita sottili trac-ciava linee delicate sul bordo di una roccia, sembrava quasi vi scri-vesse sopra qualcosa. I lunghi capelli erano unti, ma in ordine, quasi acconciati, la pelle bianca, il volto rotondo e altero. Non fosse stato per gli stracci di lana grezza che indossava, l'avrei scambiata per una nobildonna. Non era l'atteggiamento di una meretrice quello. I suoi occhi mi guardarono, una seconda lingua di luce illuminò le rocce per un attimo e vidi uno sguardo chiaro e limpido, solo in parte offu-scato da qualcosa che non capivo. Distolsi lo sguardo, seguendo l'e-ducazione che mi era stata impartita, voltando il capo troppo in fretta

Page 20: Di un monaco, un brigante e una fanciulla

20

e una fitta di dolore mi riempì la testa. Con la voce cristallina che fu non più d'un sussurro, disse: «Ne ho tenuto da parte per voi». Si alzò e lentamente, come scivolasse sul terreno invece di cammi-narci, fece per allontanarsi. Preso dal panico le rivolsi la parola, da maleducato non attesi che fosse lei a darmi il permesso: «Aspettate! Slegatemi, ve ne prego, voi non siete dei loro, fuggiamo!» La mia voce non era altro che un sussurro incrinato dalla paura e dal dolore. Lei sgranò gli occhi. Mi fissava come le avessi proposto qualcosa di sconveniente. La bocca le era rimasta aperta e nella penombra vede-vo luccicare dei piccoli denti bianchi. Quando parve riprendersi, le sue labbra si aprivano e si chiudevano senza emettere un suono, e si guardava intorno come fosse sull’orlo dell’inferno. Mi si avvicinò, non osava nemmeno sfiorarmi, tanto era il suo stupore. La guardai negli occhi, erano lucenti, non avevano nulla a che fare con quelli di coloro che mi avevano catturato. Anche legato a quel modo, chinato verso terra, la testa della ragazza mi oltrepassava di poco, così minu-ta confrontata alla mia altezza. Era esile, se non fossi stato limitato dalle corde, penso che avrei cercato di sfiorarla per capire se esistes-se davvero. E improvvisamente si voltò e corse via. Scomparve die-tro una delle colonne di pietra. Rimasi interdetto. Nessuno mi aveva mai guardato con tanta paura e speranza nello stesso momento. In quegli istanti non riuscii a capire cosa l’avesse spinta a fuggire da me, ma la testa aveva preso a pulsa-re oltre ogni dire e non avevo certo il pensiero di comprendere cosa girava nella mente di quella poveretta, che già consideravo mezza matta. Tentai di appisolarmi, ma la consapevolezza di dove fossi e l'incer-tezza di cosa sarebbe potuto accadermi non mi concessero che un logorante dormiveglia, disturbato da ogni minimo rumore: non dor-mivo, lo sapevo perché a ogni minuto che passava ero più stanco del precedente, e non ero sveglio, perché tutto ciò che accadeva intorno a me lo registravo in una parte lontana della mia mente. Mi parve una volta che la ragazza tornasse e mi toccasse la nuca con qualcosa di fresco, ma non ne fui sicuro fino al giorno seguente, quando il do-

Page 21: Di un monaco, un brigante e una fanciulla

21

lore alla testa fu completamente sparito, e riuscii ad addormentarmi realmente. In quei momenti sfocati sono certo che nessuno dei bri-ganti venne a farmi visita. Una settimana dopo la mia cattura ero convinto, o speravo, o forse temevo, che si fossero dimenticati di me. Non riuscivo a capire se fosse dì o notte, una volta sola compresi fosse domenica, fu la ragazza a stupirmi nuovamente: aveva legato assieme due legnetti in perpendicolare, con un nastro rosso, a forma di croce, e li mise sul ripiano dove mi metteva i piatti col cibo che puntualmente non toccavo – o cercavo di non toccare. Quando i crampi allo stomaco si facevano troppo dolorosi, un paio di briciole mi finivano inconsapevoli tra le labbra. Aveva anche due miseri panetti piccolini e mal formati, che gli uo-mini, mi assicurò, non avevano ancora toccato. Devo dire che fu la Messa più particolare e più sentita a cui presi parte. Pregai con tale intensità che non mi accorsi che la ragazza si era allontanata verso il pagliericcio su cui dormiva. Furono le imprecazioni rabbiose degli uomini a risvegliarmi da quella fervente trance. Afferravo poco di quello che dissero, ma bastarono poche parole per capire il senso di quella improvvisa confusione. Dissero pane, dissero donna. Il pane doveva averlo preso a loro. A sentire quella sfilza di bestemmie temetti per lei, ma mi convinsi che la bontà e il candore del suo gesto non sarebbero passati inos-servati agli occhi di nostro Signore, che l’avrebbe sicuramente aiuta-ta. In modi che nemmeno potevo immaginare. Dove prima riverberavano allegre le fiamme del fuoco lontano, ora si stagliavano tre figure massicce, grugni che nella mia testa aveva-no occhi rosso sangue, il muso sporgente e la bava nella bocca co-perta di zanne. Quando arrivò un uomo con una torcia,quasi mi de-luse scoprire che i volti di tutti e quattro fossero solo umani. Il più grosso dei quattro, il volto in ombra, le braccia incrociate sul torace enorme, fece un cenno col capo indicandomi. Un secondo uomo mi si avvicinò, mi prese per i capelli e mi strattonò facendo stringere il cappio attorno al mio collo. FINE ANTEPRIMA...CONTINUA