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DEFENSIVE ARCHITECTURE OF THE MEDITERRANEAN XV TO XVIII CENTURIES

Vol. V

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PROCEEDINGS of the International Conference on Modern Age Fortifications of the Mediterranean Coast

FORTMED 2017

DEFENSIVE ARCHITECTURE OF THE MEDITERRANEAN XV TO XVIII CENTURIES

Vol. V

Editor

Víctor Echarri Iribarren

Universidad de Alicante. Spain

EDITORIAL

PUBLICACIONS UNIVERSITAT D’ALACANT

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FORTMED 2017

Colección Congresos UA

Los contenidos de esta publicación han sido evaluados por el Comité Científico que en ella se

relaciona y según el procedimiento de la ``revisión por pares´´.

© editor

Víctor Echarri Iribarren

© de los textos: los autores

© 2017, de la presente edición: Editorial Publicacions Universitat d’Alacant.

www.publicaciones.ua.es/

Imprime:

ISBN: 978-84-16724-75-8 (Vol. V)

Depósito legal: A 493-2017

FORTMED – Modern Age Fortifications of the Mediterranean Coast, Alicante, October 26th, 27th, 28th

2017

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Defensive Architecture of the Mediterranean. XV to XVIII centuries / Vol V / Echarri Iribarren (Ed.)

© 2017 Editorial Publicacions Universitat d’Alacant

Le mura di Pavia: sistemi digitali di modellazione virtuale per la

valorizzazione urbana dei resti delle cinte fortificate Sandro Parrinelloa, Raffaella De Marcob a DICAr – Università degli Studi di Pavia, Pavia, Italia, [email protected], b DICAr – Università degli Studi

di Pavia, Pavia, Italia, [email protected]

Abstract

The city of Pavia, longbard capital, is characterized between its historical and artistic values also in the

identity of fortified city. The presence of a military wall system originates from the Roman foundation,

evolving through the Middle Ages and the Spanish domination with the development of three different

circles around the historic center, background of central political events in Italian history in Europe.

Through its morphological, stylistic and monumental features, the city wall and gates have influenced

urban development and civil and religious heritage, developing a deep system of interaction between

city, population and history that has left a marked sign both in the architectural form and in local

cultural traditional systems. The implementation of Post-War Regulatory Plans has led to expansion

policies careless of the fortified historical identity of the city, sacrificing military memory in terms of

expansion and infrastructural actions and leaving to destruction the remaining ruins. In the context of

enhancement of Pavia "historical city" identity, the cultural promotion goes through proposals for digital

investigation and 3D Structure from Motion documentation of ancient urban walls, with morphological

and architectural systems of analysis integrated to historical research, identifying protocols of

Virtualization towards possible restoration, urban recovery and cultural enhancement actions.

Keywords: Urban walls, historic centers, Pavia, SfM survey, virtual architecture.

1. Introduzione1

La storia della città di Pavia quale centro urbano

fortificato mediante un perimetro di mura

militari ha origini che risalgono alla sua

fondazione romana. Delle prime mura e del loro

tracciato restano oggi pochi frammenti

all’interno della maglia urbana e, più in

generale, della stratificazione dei sistemi

difensivi della città restano evidenti porzioni che

si alternano a frammenti significativi. Nel tempo

l’architettura militare è stata inglobata

nell’espansione urbana, i baluardi e le mura sono

stati parzialmente demoliti durante azioni

belliche o sono scomparsi durante gli sviluppi e

le trasformazioni infrastrutturali che hanno

stravolto parte dell’assetto urbano nel

Novecento. Ciò nonostante le mura di Pavia

costituiscono uno degli elementi più significativi

della città storica. La posizione strategica della

città, alla confluenza tra Ticino e Po nel

collegamento con le regioni di Mantova e

Ravenna, ha caratterizzato nei secoli la funzione

e la centralità del nucleo urbano come

fondamentale svincolo politico e commerciale

sia tra i principali centri lombardi quali Milano,

Vigevano e le regioni dell’Oltrepò pavese, sia a

livello territoriale nella pianura padana e nel

sistema sovranazionale tra gli stati francesi,

tedeschi e austriaci con i molteplici regni e

ducati dell’Italia precedente l’Unione. Le

vicende politiche interessanti la città hanno

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Fig. 1 – Carta storica di Pavia di G. B. Claricio del 1585. Evoluzione del contorno murato della città,

dall’interno: tracciato romano, fase di ampliamento, tracciato gotico e cinta spagnola.

sviluppato nel tempo problematiche legate alla

sopravvivenza e conservazione dei suoi tracciati

murari, continuamente attaccati, distrutti ed

ampliati. Le principali trasformazioni hanno

riguardato l’espansione perimetrale e

l’inglobamento all’interno di isolati residenziali

e complessi monastici, con operazioni di

rinforzamento e apertura attraverso porte

monumentali o “pusterle”2 di sbocco di cortili e

monasteri. Le pratiche di intervento

architettonico e urbano applicate a partire dal

Medioevo hanno attuato modalità e scelte di

espansione della città, sacrificando la

conservazione degli antichi tracciati e

modificando i percorsi romani con la costruzione

di una nuova cinta “gotica”3. La dominazione

cinquecentesca spagnola ha segnato la

costruzione dell’ultima cerchia fortificata,

definendo un sistema di compresenza urbana tra

città e fortificazione ad oggi conclusosi con

deboli risultati di integrazione e sporadica

monumentalizzazione delle porte storiche,

sacrificando quelle romane, conservando solo in

parte quelle di matrice medievale e stravolgendo

l’impianto del perimetro spagnolo. La

complessità di innesti architettonici e

concatenamenti planimetrici susseguitesi ha

definito un quadro evolutivo dei tracciati

centrale nell’individuazione delle conformazioni

morfologiche delle cerchie e dei tratti murari

sopravvissuti all’interno dei complessi urbani.

2. Le mura di Pavia: espansioni storiche

L’origine del primo sistema murario fortificato

di Pavia risale alla sua fondazione come colonia

romana: l’accampamento realizzato a seguito

della conquista dei Marici4 crebbe e si sviluppò

per favorire il controllo del Ticinum, divenendo

colonia romana dal 89 a.C. con l’ottenimento

dello Ius Latii5. La cinta muraria romana, la più

antica e oggi scomparsa, è quella che tutt’ora

caratterizza in modo più forte l’identità

morfologica del centro storico nell’impronta del

suo tracciato. Sopravvissuto fino al termine del

regno di Teodorico, il perimetro del quadrilatero

ha determinato lo sviluppo degli isolati cittadini,

conformando la loro disposizione lungo i due

assi principali e con le direttrici di collegamento

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Fig. 2 - “Papia”, incisione di Wilhelm Pleydenwurff e Michael Wohlgemut, 1493. Cinta gotica.

con l’esterno. I primi interventi risalgono al

rafforzamento in età augustea, nel 10 d.C. circa,

contemporaneamente alla costruzione del primo

ponte stabile sul Ticino e con la corrispondente

realizzazione della porta dedicata alla domus

imperiale. Si tratta dello stesso sito

architettonico che più tardi diventerà Porta

Palacense dall’attiguo palazzo reale di

Teodorico, il quale dal 489 intraprende opere di

rinforzo ed ampliamento della cerchia muraria.

Attraverso le note storiche del cronista Opicino

de Canistris6 (1330 ca.) è possibile risalire ad

alcuni caratteri della conformazione distributiva

e costruttiva delle prime cerchie militari, con

indicazioni implicite sul loro tracciato fornite in

riferimento ad un elenco delle chiese e delle sedi

monastiche presenti all’interno della cerchia

romana e del successivo perimetro gotico7.

Tra la popolazione e il sistema murario si

sviluppa un rapporto identitario di

rappresentazione del nucleo cittadino nel segno

perimetrale della sua cinta, con una

“implosione” urbana (Mumford, 1963) che

accentra nella cittadella le relazioni di

partecipazione e identificazione tra vita e

architettura, dove edifici residenziali e monasteri

interagiscono direttamente con aperture e

fabbricati del sistema fortificato, definendo un

limite urbano accentuato dai corsi del Carona8 e

del Ticino. Non è casuale ritrovare all’interno

della tradizione locale la “Processione delle

Crocette”, cerimonia in pratica dal 889 – 947

d.C. fino al 1930 dove un corteo religioso

associava alla consacrazione di croci in cera in

tabernacoli votivi le originali postazioni delle

Porte dell’antica cerchia romana, seguendone il

tracciato attraverso la città.

Porta Pertusi, Porta Marica, Porta Laudense,

Porta di San Pietro al muro, Porta Palacense,

Porta S. Giovanni, Porta Damiani: il

collegamento della città nei suoi isolati con

l’intorno fuori dalle mura viene sottolineato dai

sistemi architettonici monumentali delle grandi

porte di accesso, solitamente in mattoni di

laterizio rossi e corredate di apparati decorativi,

bassorilievi ed opere scultoree, in pietra o cotto,

a sottolinearne il significato simbolico e

rappresentativo politico. L’identificazione tra

accessi e archi onorari temporanei per i cortei

cerimoniali, inoltre, costituiva un’occasione di

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Fig. 3 - “Pavia” di Friderik Bernard Werner, XVIII secolo. Cinta spagnola.

intervento per operazioni di rinnovamento e

arricchimento stilistico e decorativo dei sistemi

architettonici presenti. Le ricerche condotte in

ambito archeometrico9 sulle porzioni rimaste

hanno confermato un’elevata presenza di

materiale da recupero, prevalentemente laterizio

e lapideo, usato sia nella costruzione originaria

che negli interventi successivi, nel quale erano

integrati resti di epigrafi e sistemi decorativi

scultorei e di bassorilievi. Ne sono esempio

Porta Marica, caratterizzata dalla statua “del

Muto con l’accia al collo”, Porta Palazzo o

“della Chiodara”, affiancata dalla Torre Boezio

crollata nel 1585, Porta Palacense, di accesso

agli isolati del palazzo reale di Teodorico10 e

oggi ricordata dalla targa commemorativa posta

all’ingresso di via Scopoli. Altri accessi minori,

le pusterle, erano collocati in corrispondenza di

cortili e monasteri addossati alle mura, che in

accordo con il potere governativo le sfruttavano

all’interno delle strutture edilizie dei loro

complessi in cambio della responsabilità di

opere di ristrutturazione della cinta fortificata,

nel tentativo amministrativo di frenare il veloce

fenomeno di degrado sviluppatosi durante il

Medioevo.

La seconda cinta muraria, la “gotica”, realizzata

a partire dal X secolo d.C., era caratterizzata da

un impianto con torri di difesa merlate e ponti

levatoi per il passaggio sopra i fossati, sviluppati

su un percorso poligonale che si discosta

notevolmente dall’impianto regolare romano per

inglobare lo sviluppo medievale degli isolati

urbani. Le porte medievali si sviluppano a

cortina delle originarie romane, quali Porta

Calcinara e Porta Nuova nella fascia lungo

Ticino, segnando un ampliamento perimetrale

che si muove conservando i caratteri morfologici

delle principali direttrici della maglia urbana. La

scomparsa della cinta gotica, oggi presente solo

attraverso alcune delle sue porte monumentali

sopravvissute, è dovuta alla successiva

costruzione delle mura spagnole dalla metà del

XVI secolo. La tradizione cinquecentesca delle

cinte bastionate in Italia sostituisce alle sottili

fortezze medievali il progetto di terrapieni

capaci di resistere alle bombarde dei cannoni, e

genera a Pavia lo sviluppo di un nuovo

Fig. 4 - Bastione spagnolo del Ponte nel 1901

(sopra), e nel 2017 (sotto).

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perimetro fortificato con differenti caratteri

costruttivi ed architettonici, definiti

dall’impronta militare e dalle matrici

geometriche della tradizione delle fortezze

europee. I primi bastioni a difesa della città

risalgono al 1522, in corrispondenza delle porte

di accesso quali punti di più urgente protezione,

e dal 1546 subiscono un “incamiciamento” con

ulteriori paramenti in mattoni di laterizio e la

costruzione di nuovi baluardi nei punti più

esposti. La nuova cerchia spagnola si sviluppa

con un consueto ampliamento dei confini urbani,

includendo a nord il complesso del Castello

Visconteo ed integrandolo nel lato distrutto nel

1527 a seguito della battaglia contro i francesi.

Ad oggi, quello cinquecentesco rimane il

perimetro maggiormente conservato rispetto ai

precedenti, con porzioni monumentali ai margini

del perimetro storico sopravvissute in

corrispondenza degli accessi e tratti storici

principali, come nell’area di Borgo Calvenzano

lungo Naviglio, e in corrispondenza di via

Scopoli oltre il complesso dell’Orto Botanico.

3. I resti murari oggi: incompatibilità ed

integrazione con i piani urbani

Nel 1730, il passaggio sotto la dominazione

austriaca ha portato la cinta muraria spagnola a

perdere l’originaria funzione difensiva militare.

L’attuazione di politiche di rinnovo urbano ha

definito variazioni radicali nell’impianto del

centro storico, con la rottura della cortina

fortificata e lo sventramento dei complessi

monastici adiacenti. Attraverso le vicende

storiche ottocentesche fino all’Italia post-

unitaria, gli interventi urbanistici sono proseguiti

fino al grande rinnovamento del 1905 con la

realizzazione della circonvallazione esterna sud-

est, per la quale furono demoliti ampi tratti dei

bastioni sui lati sud ed est, con un segno

indelebile nell’apertura verso le sponde fluviali e

nella privazione del centro storico dei suoi segni

architettonici di confine. Iniziata nella porzione

sud-est, la demolizione si è estesa verso nord-

ovest con viale Cesare Battisti (1919) e verso est

con il baluardo di S. Epifanio (1923),

stravolgendo l’immagine della città con una

nuova impostazione prevalentemente legata

Fig. 5 - Bastioni spagnoli, viale Gorizia.

Dall’alto, foto del 1960, situazione attuale

(2017), dettagli dello stato di incuria.

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all’attenzione viaria ed infrastrutturale dei

collegamenti di trasporto urbano.

Le pratiche urbane applicate al contesto pavese,

con un incremento in particolare nel Novecento

e nel periodo post bellico, dimostrano

un’incapacità, intenzionale o consequenziale, di

integrare l’immagine storica fortificata della

città con le esigenze di espansione ed

incremento di servizi, sviluppando una

progressiva scomparsa della sua identità storica

militare. L’evoluzione meccanica ed elettronica

e le conquiste tecnologiche moderne hanno

generato a Pavia una vera e propria “esplosione”

della città oltre i suoi confini murari, spaccando

l’involucro della città e smagnetizzandolo con

una degenerazione del potere urbano verso

episodi di casualità e imprevedibilità (Mumford,

1963). Questo processo di perdita storica,

sociale, culturale ed artistica è tutt’ora in corso,

con la sopravvivenza puntale di porzioni murarie

all’interno del tessuto urbano, rappresentate

principalmente da porte gotiche e bastioni

spagnoli, fortemente minata dall’incuria e dallo

stato di abbandono di questi siti monumentali,

con fenomeni di instabilità, crollo locale e

perdita morfologica.

4. Percorsi di rappresentazione e possibilità di

valorizzazione

Centro urbano e mura storiche rappresentano

tutt’oggi elementi complementari di una

medesima struttura di analisi del macrosistema

della città: la configurazione dei percorsi delle

cinte militari quali matrici e direttrici nello

sviluppo degli antichi isolati è al tempo stesso

“tema” e “strumento” di conoscenza nella

comprensione delle dinamiche urbane di

progetto della città storica e dei loro effetti nel

contesto architettonico del patrimonio costruito.

La loro variazione, demolizione e conseguente

riconfigurazione nei principali tracciati viari e

nella maglia urbana modifica il rapporto con i

sistemi paesaggistici circostanti, trasformando

gli interventi edilizi nel tessuto storico in azioni

“della” e “sulla” città che contribuiscono a

definire un quadro reale in cui l’uomo

contemporaneo è sia ricettore di suggestioni

provenienti dal paesaggio costruito che a sua

volta emettitore di nuovi impulsi ed azioni sulla

città. Il crescente affollamento del centro storico

di Pavia preme verso nuovi sistemi di gestione e

promozione del patrimonio culturale, storico e

artistico dove all’immagine digitalizzata è

affidato il compito di orientare e coordinare le

relazioni tra utente e monumento, scomponendo

e ricomponendo la realtà architettonica in

sistemi virtuali dove al disegno sono integrate

informazioni e considerazioni atte a rendere

l’immagine “intelligente” e a farla interloquire

nelle sue molteplici relazioni instaurabili con

residenti, visitatori e operatori tecnici.

La documentazione del centro storico della città

di Pavia evidenzia un impegno di ricerca

promosso all’interno delle attività del laboratorio

di ricerca DAda Lab dell’Università di Pavia,

Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura,

che si estende dimensionalmente e culturalmente

verso il perimetro del centro urbano

considerando l’aspetto fortificato della sua

identità storica, con protocolli di indagine

compatibili con campagne di valorizzazione che

aspirano a programmi amministrativi pubblici in

termini di promozione dell’immagine urbana,

recupero dei siti monumentali locali e tutela dei

caratteri identitari storici ed architettonici pavesi.

La necessità crescente di programmi di

manutenzione e restauro dei sistemi

monumentali urbani richiede una base di

documentazione rappresentativa idonea a

descrivere l’ampia quantità di informazioni

multi-disciplinari, oggi disponibili in modo

frammentato, tra i diversi campi di ricerca. Il

disegno digitale si configura in questo sistema

come strumento di indagine e principio

organizzativo di un database contente

informazioni sugli aspetti storici, architettonici e

paesaggistici dei sistemi murari, descritti

attraverso dati di carattere geometrico, cromatico

e numerico. L’applicazione di metodologie di

rilievo SfM Structure from Motion, capaci di

catturare i caratteri morfologici e materici degli

elementi architettonici e restituirli nella forma di

modelli mesh di poligoni associati a texture,

individua un percorso di ricerca per la

virtualizzazione del patrimonio culturale

realizzabile con sistemi metodologici low cost

compatibili a livello economico e organizzativo

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Fig. 6 – Modellazione SfM di Porta Calcinara, cinta muraria gotica, da acquisizione fotografica.

con le dinamiche amministrative urbane. Il pixel

generato dallo strumento fotografico si

moltiplica all’interno dell’archivio fotografico in

nuvole 3D di scomposizione delle porzioni

murarie architettoniche, a cui segue la loro

ricomposizione e integrazione con il dato

metrico, acquisibile direttamente o

indirettamente con strumentazione topografica o

laser scanner, e la referenziazione delle

coordinate in un sistema globale di ricostruzione

dell’intero tracciato. Le porzioni delle porte

monumentali e delle mura, alla conclusione del

processo di modellazione e trasposizione

virtuale, sono valutabili a diverse scale dal

rapporto con il tessuto urbano storico

nell’individuazione degli originali tracciati di

sviluppo e delle modalità di intervento applicate,

fino all’analisi nella specificità delle loro

conformazioni stilistiche e collezioni di apparati

costruttivi e decorativi, indagabili tra ricerca

storica e architettonica nelle fasi evolutive ed

integrative delle diverse epoche militari.

Il database complessivo rappresenta una base di

conoscenza su cui elaborare molteplici

valutazioni ed usi in campo tecnico 2D e virtuale

3D, per campagne operative di restauro e

riabilitazione attuabili sia sulle singole porzioni

monumentali che sui macro sistemi di insieme.

Attraverso approcci di Realtà Aumentata, la

ricostruzione virtuale dei tracciati è esplicitabile

in sistemi di visualizzazione real-time per visite

virtuali e simulazioni ricostruttive storiche per

dispositivi portatili e di navigazione web.

Mediante l’interfaccia di piattaforme

informatiche strutturate per il turismo virtuale,

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gli utenti potranno esplorare in tempo reale

l’ambiente urbano ed interagire con i percorsi e i

suoi elementi monumentali, in una fruizione

“illimitata” di promozione e valorizzazione del

patrimonio storico volta alla riscoperta

dell’identità culturale di Pavia, tra impronta

architettonica e matrice militare.

Note

1 Si devono a S. Parrinello i paragrafi 1 e 2, a R.

De Marco i paragrafi 3 e 4.

2 La “pusterla” era una piccola porta praticata

nel muro della città per le comunicazioni con

l’esterno, per uso privato dei complessi

addossati al perimetro murario. Cfr. F. Gianani,

“Le mura e le porte di Pavia Antica”, pag. 45A

3 Con il termine “gotica”, F. Gianani (1993)

indica la seconda cerchia muraria costruita dal

vescovo di Pavia Giovanni II nel X secolo d.C.,

di matrice medievale.

4 Il termine Marici per indicare i popoli locali,

Liguri e Gallici, deriva dall’originaria

identificazione del paesaggio paludoso della

pianura con il termine “mare”, da cui il nome

identificativo degli abitanti pavesi e dell’area del

Gravellone. Crf. F. Gianani, “Le mura e le porte

di Pavia Antica”, pag. 22.

5 La trasformazione ufficiale in colonia romana

avvenne a seguito della concessione dello Ius

Latii, la condizione giuridica delle colonie latine,

rilasciato a trasformare i capoluoghi in urbes.

6 Cfr, O. de Canistris, “Libellus de descriptione

Papiae”, ed. Gianani.

7 Cfr. O. de Canistris, Faustino Gianani (a cura

di), L’“Anonimo Ticinese”.

8 Il Carona era un fossato che circondava le

mura romane sui tre lati da ovest ad est,

congiungendosi al fiume Ticino a sud.

9 Cfr. Setti M., Nicola C., Lopez-Galindo A.,

Lodola S., Maccabruni C., Veniale F. (2006)

Investigacion arqueometrica de los ladrillos de

las antiguas murallas defensivas de la ciudad de

Pavia, in Materiales de Construccion vol.56,

283, anno 2006, p. 5-23.

10 Il palatio sorgeva nell’attuale area compresa

tra Via Scopoli-Corso Mazzini e Corso Garibaldi

del centro storico, tra il decumano romano e la

Basilica di San Michele Maggiore. L’entrata

della Basilica del transetto nord, dedicata

all’ingresso della famiglia imperiale, presenta la

facciata riccamente elaborata con bassorilievi

lapidei rivolta proprio verso l’area di presunta

collocazione della residenza reale.

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