Corso di marketing Sezione 8 Piano Operativo: il Marketing Mix.
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Corso di marketing
Sezione 8 Piano Operativo: il Marketing Mix
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IL SISTEMA DI MARKETING Il sistema di marketing di un’azienda opera
all’interno di un complesso di forze che costituiscono il sistema ambientale
Tali forze possono essere: Interne all’azienda Esterne all’azienda
Le prime appartengono all’organizzazione e sono sotto il suo controllo
Le seconde, invece, non possono essere controllate dall’azienda:
Macro-ambiente Micro-ambiente
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IL SISTEMA DI MARKETING
PRODOTTO
PREZZO
DISTR.ZIONE
PROM.ZIONE
CLIENTI
CONCORRENTI
FORNITORI
INTERMEDIARI
MARKETING MIX
MICRO AMBIENTE
MACRO AMBIENTE
STRUTTURA DELLA
CONCORRENZA
TECNOLOGIA
AMBIENTE POLITICO
LEGISLAZIONE
AMBIENTE NATURALE
AMBIENTE ECONOMICO
CULTURA E TRADIZIONI
AMBIENTE SOCIALE
DEMOGRAFIA
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IL MARKETING MIX Con questo termine si indica la combinazione di
quattro fattori che rappresentano il cuore del sistema di marketing di una impresa:
Prodotto (Product) Prezzo (Price) Comunicazione (Promotion) Distribuzione (Placement)
Si tratta di quattro leve strettamente interrelate tra loro
Sono state proposte altre “P”: packaging, personale, procedure, etc…
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IL PRODOTTO
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IL PRODOTTO Le politiche di prodotto hanno lo scopo di
definire la qualità del prodotto agroalimentare intervenendo lungo tutte le fasi del processo produttivo, dal reperimento delle materie prime alla distribuzione fisica del prodotto
Due sono i concetti che occorre approfondire in questa sede:
Qualità Packaging
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LA QUALITÀ DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI
La qualità di un prodotto agroalimentare, come quella di un qualsiasi altro prodotto, è rappresentata dalla capacità che esso ha di soddisfare le esigenze dei consumatori.
Tali esigenze non sono soltanto di carattere alimentare.
L’azienda di prodotti agroalimentari deve continuamente monitorare il mercato per avere sempre presente quale sia il concetto di qualità che ha in mente il consumatore finale.
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IL PACKAGING Segna il passaggio dall’alimento sfuso (avvolto in
carta azzurrata, carta canapina, carta gialla paglierina…) a quello confezionato e predeterminato.
Il prodotto agroalimentare è mediato dal packaging, che è oggetto informativo e comunicante.
Il packaging è un elemento essenziale della mitologia alimentare.
Molto spesso è il packaging che produce la merce. Si dice: un vasetto di capperi; un pacchetto di biscotti; una scatola di sardine, un sacchetto di pinoli; una lattina di birra.
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La confezione di un prodotto ha funzioni di servizio fondamentali (conveniences):
Attraverso il formato, indica la dose, in modo quasi ottimale;
Attraverso l’etichettatura fornisce le istruzioni per l’uso, informazioni e garanzie;
Attraverso l’eventuale sacchetto interno, conserva ottimalmente il prodotto o fornisce in qualche caso un plus prestazionale (Shelf life).
Nel caso del cibo, il packaging è un vero e proprio costume di scena
IL PACKAGING
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Il prodotto agroalimentare ha particolarmente bisogno di essere rappresentato, attraverso un nome, un marchio, un imballaggio adeguato, un’immagine di marca
In qualche caso, la proiezione dell’immagine di marca è così forte da sovrastare il prodotto (si pensi, ad esempio, al caso di Mulino Bianco: non si mangiano biscotti, ma un universo di valori simbolici – ieri, casali di campagna, famiglie felici; oggi, favole)
IL PACKAGING
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IL PREZZO
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IL PREZZO DI UN NUOVO PRODOTTO Rappresenta l’onere sopportato dal
consumatore per soddisfare i suoi bisogni Si differenzia dalle altre variabili di
marketing mix per l’influenza che hanno i fattori esterni nella sua determinazione (es. concorrenza)
Non esistono tecniche che garantiscono la determinazione del prezzo che sia di sicuro successo per l’azienda
Dal prezzo derivano fatturato e utile di un’azienda
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IL PREZZO DI UN NUOVO PRODOTTO Due sono le sue più importanti
caratteristiche: è una variabile controllabile e immediata è una variabile alla quale il consumatore dà
molta importanza (è sempre comunicazione!) È una scelta di lungo periodo che si
manifesta soprattutto al momento dell’introduzione del prodotto sul mercato
La scelta si muove su due alternative: Scrematura Penetrazione
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LA SCREMATURA Tipica di prodotti innovativi dal punto di vista
tecnico, sia dal punto di vista della rispondenza a particolari esigenze dei consumatori
Consiste nell’entrare sul mercato con un prezzo elevato: Margine unitario molto elevato Numero ridotto di consumatori
Acquirenti poco “sensibili” al livello del prezzo In questo modo l’azienda può raggiungere due
ulteriori obiettivi: Contenere la domanda nei primi periodi di vita del
prodotto/servizio Ridurre gli effetti in caso di un’erronea valutazione
del prezzo di ingresso sul mercato
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LA PENETRAZIONE Tipica dei prodotti non
particolarmente differenziati dal punto di vista tecnico e nemmeno sotto l’aspetto del marketing mix
Acquirenti molto “sensibili” al prezzo Consiste nel cercare di raggiungere il
numero maggiore possibile di clienti fissando un prezzo iniziale contenuto: Margine unitario ridotto Numero molto elevato di consumatori
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DETERMINAZIONE DEL PREZZO
Definiti gli obiettivi aziendali, il prezzo si forma attraverso un processo articolato in 6 fasi:
FISSAZIONEOBIETTIVI
DETERMINAZIONEDELLADOMANDA
STIMADEICOSTI
ANALISI DEIPREZZI E DELLAOFFERTA DEICONCORRENTI
SCELTA DELMETODO PER LADETERMINAZIONEDEL PREZZO
DETERMINAZIONEDEL PREZZOFINALE DIVENDITA
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L’ANALISI DEI COSTI Un metodo di analisi dei costi deve
tenere necessariamente conto della natura e della destinazione di ogni singolo costo
Ripartendo i costi secondo la loro natura, essi si distinguono in: Costi fissi Costi variabili
Ripartendo i costi secondo la loro destinazione, essi si distinguono in: Costi diretti Costi indiretti
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L’ANALISI DEI COSTI I costi fissi sono quelli che l’impresa deve
comunque sostenere indipendentemente dall’esistenza o meno della produzione
I costi variabili sono legati direttamente alla quantità prodotta, variano quindi al variare della produzione
I costi diretti sono quelli che si sostengono per impegni direttamente collegati al processo di produzione e possono essere imputati direttamente al costo unitario di prodotto
I costi indiretti sono quelli sostenuti per il generico funzionamento dell’azienda: anche se non possono essere direttamente imputati ad un singolo processo di produzione aziendale devono comunque essere considerati nella definizione del costo totale di ogni singolo prodotto
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METODI DI DETERMINAZIONE DEL PREZZO BASE I metodi di determinazione del
prezzo più diffusi sono i seguenti: Mark up Break even point Sulla base dei prezzi della
concorrenza Analisi del valore
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MARK UP Il costo unitario del prodotto viene
determinato aggiungendovi un ricarico che rappresenta il profitto ricercato dall’imprenditore
Il problema di questa metodologia è la determinazione del costo medio unitario: Si prevede un determinato volume di vendita Si calcolano i costi fissi e variabili
Problemi: è difficile determinare a priori il volume di vendita
Per risolvere questo problema è più adeguato ricorrere al metodo del costo pieno (costi diretti e indiretti)
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BREAK EVEN POINT Risolve il problema della stima delle
quantità vendute, attraverso la determinazione grafica del budget previsionale
Per ogni livello di prezzo ipotizzato, il grafico permette di valutare gli effetti in termini di margine di contribuzione
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BREAK EVEN POINT
Profitti
Costi fissi totali
Costi variabili totali
Costi totali
Quantità
Costi e ricavi totali
Perdite
Break even point
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BREAK EVEN POINT In termini di unità, il break even point può essere calcolato in questa
maniera:
costi fissi totalimargine unitario di contribuzione
oppure
costi fissi totaliprezzo di vendita – costo variabile unitario
Ipotesi di partenza: i costi fissi totali rimangono costanti I costi variabili unitari rimangono invariati per qualunque livello di
produzione mostra il punto di equilibrio fissando un determinato prezzo unitario
di vendita
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ESEMPIO
QuantitàQuantità
Costi e ricavi totali
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Break even point
Prezzo unitario
Costi variabili unitari
Margine di contribuzion
e
Costi fissi totali
Punto di equilibrio
60 € 20 € 40 € 160 € 4
240 €
160 €
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SULLA BASE DEI PREZZI DELLA CONCORRENZA Si tiene sotto osservazione la
concorrenza per adeguare il proprio prezzo di vendita
In particolare, occorrerebbe tenere sotto controllo il prezzo praticato dai concorrenti più rappresentativi
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ANALISI DEL VALORE Consiste nell’utilizzo del prezzo come
variabile di confronto della qualità complessiva offerta dall’azienda
Il prezzo viene inglobato in un indicatore più preciso del risultato della gestione aziendale: il valore, rappresentato dal rapporto tra la qualità totale percepita dal cliente finale e il prezzo con il quale il prodotto /servizio viene commercializzato
Il problema sorge nella determinazione quantitativa della percezione della qualità
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DEFINIZIONE DEL PREZZO DI VENDITA
Definito il prezzo di base (o di listino), occorre definire il prezzo di vendita
L’azienda, cioè, deve adeguare il prezzo ai differenti contesti in cui opera
Due sono le tipologie di manovra che possono essere impiegate: Sconti e abbuoni Discriminazioni sul prezzo
Il confine tra le due manovre è molto labile
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SCONTI E ABBUONI Gli sconti e abbuoni consistono nel
praticare una riduzione di un prezzo che comunque è definito, e che tende a ridursi in presenza di determinate condizioni: Sconti di quantità Sconti funzionali (sono concessi
“forzatamente” agli eventuali intermediari che svolgono l’attività commerciale al posto dell’azienda)
Sconti di cassa (per coloro che pagano a pronti)
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POLITICHE DI DISCRIMINAZIONE DEI PREZZI
Le politiche di discriminazione dei prezzi portano l’azienda a determinare dei veri e propri listini di di prezzi differenziati: Discriminazioni in funzione della versione del
prodotto Discriminazioni in funzione del luogo di
erogazione o consumo del prodotto Discriminazioni in funzione del momento di
erogazione o consumo Discriminazioni in funzione della categoria di
clienti Discriminazioni in funzione dei volumi di
acquisto (es. acquisto di “pacchetti”)
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LA POLITICA DI PREZZO PER I PRODOTTI AGROALIMENTARI TIPICI
Per quanto concerne il comparto agroalimentare, in questi ultimi anni si è registrata una certa stazionarietà nella tradizionale concorrenza basata esclusivamente sul calo-prezzi
Anzi, le aziende hanno cercato di ingaggiare la loro battaglia concorrenziale più sulle politiche di mercato, su quelle di differenziazione
La differenziazione evidenziata non è certo sul prezzo, dunque, ma solo ed esclusivamente sulla qualità, sul servizio e sui plus che caratterizzano il prodotto
Nei prodotti agroalimentari tali plus sono rappresentati dal territorio, dalla cultura, dalla tradizione, etc.
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LA POLITICA DI PREZZO PER I PRODOTTI AGROALIMENTARI TIPICI
Nella formulazione del prezzo dei prodotti tipici, non bisogna sottovalutare il cosiddetto “grado di accettabilità del prezzo” che il consumatore stabilisce nei riguardi del prodotto agroalimentare
Questo grado indica i limiti entro i quali esiste uno spazio di manovra di prezzo che il consumatore può accettare
Al di sopra o al di sotto di tali limiti il consumatore trova il prezzo rispettivamente o troppo caro o troppo a buon mercato (e quindi di scarsa qualità!) e non risponde alle sollecitazioni
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LA POLITICA DI PREZZO PER I PRODOTTI AGROALIMENTARI TIPICI
Data la grande attenzione che il mercato rivolge al rapporto qualità/prezzo, quest’ultimo resta un fattore non trascurabile figurando come l’indicatore più attendibile del valore che il consumatore attribuisce al prodotto
In tal senso, essendo uno dei punti deboli dei prodotti tipici proprio il prezzo elevato (+20/30% in più), bisognerà esaltare gli elementi no price (qualità delle materie prime, legami con il territorio, metodi di produzione unici, etc.)
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LA POLITICA DI PREZZO PER I PRODOTTI AGROALIMENTARI TIPICI
La politica di prezzo più adatta per i prodotti tipici è quella orientata alla segmentazione di mercato (prezzi alti)
Consiste nel posizionare il prodotto su segmenti selezionati con un prezzo più sostenuto
Una politica di prezzo di questo tipo si può basare esclusivamente su una politica di prodotto di qualità
I destinatari di questa offerta sono consumatori disposti a pagare di più, proprio perché sono sicuri di ricevere un prodotto di qualità unico ed inimitabile
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LA DISTRIBUZIONE
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LA DISTRIBUZIONE Per canale di distribuzione si intende sia
l’insieme degli intermediari sia delle funzioni svolte nel percorso che i prodotti fanno tra il produttore e il compratore finale
Produttore Consumatore
Produttore Dettagliante Consumatore
Produttore Grossista Dettagliante Consumatore
Produttore Grossista Agente Dettagliante Consumatore
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LA DISTRIBUZIONE AGROALIMENTARE
la funzione della politica di vendita e di distribuzione è quella di permettere l’incontro fra domanda ed offerta eliminando tutti gli ostacoli che si frappongono
La scelta del circuito di distribuzione deve avvenire tenendo in considerazione: Il tipo di azienda Il settore merceologico Il prodotto trattato (caratteristiche, prezzo, …) Gli obiettivi aziendali Ecc…
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LA SCELTA DISTRIBUTIVA Due sono le possibilità di scelta dinanzi
cui si trova l’imprenditore:
Circuito Corto (produttore-dettagliante-consumatore) un’unica intermediazione
Circuito Lungo (produttore-grossista-dettagliante-consumatore) una duplice intermediazione
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TIPOLOGIA DI VENDITA Vendita all’ingrosso Vendita al dettaglio (cioè la vendita
diretta al consumatore) Vendita diretta al consumatore con
propri punti vendita
Questa forma di distribuzione consente all’azienda di prodottitipici di presentare i suoi prodotti nella maniera che meglio crede,servendosi di supporti e attrezzature in grado di personalizzarli
ed evidenziarli in modo ottimale
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UN ESEMPIO
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UN ESEMPIO
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UN ESEMPIO
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COME INFLUISCE IL PRODOTTO
Le caratteristiche merceologiche ed economiche del prodotto agroalimentare già definiscono il tipo di distribuzione più auspicabile
Si sta facendo riferimento a: Grado di deperibilità tipo di attrezzature del
distributore Grado di specializzazione > è la
specializzazione e > deve essere la collaborazione con il distributore
Valore unitario del prodotto sicurezza finanziaria del distributore
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IL TIPO DI PRESENZA Nel decidere quale tipo di
distribuzione adottare sul mercato, l’azienda ha tre possibilità di scelta:
1. Distribuzione intensiva
2. Distribuzione selettiva
3. Distribuzione esclusiva
Questi due tipi di distribuzione sono, nella maggior parte dei casi, la soluzione più efficace
per i prodotti tipici
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LE POLITICHE DI DISTRIBUZIONE DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI
Nelle realtà caratterizzate dagli agriturismo e dal turismo enogastronomico si dovrebbero impiegare canali di distribuzione diretti, attuati cioè dall’azienda con una propria organizzazione:
Sul luogo di produzione Con venditore dipendente Con rappresentante Con una filiale
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Nelle altre realtà, invece, si andranno ad utilizzare canali distributivi lunghi, con un occhio di riguardo nei confronti della distribuzione selettiva, realizzata attraverso un numero ristretto di punti vendita altamente specializzati, in cui operano addetti che conoscono molto bene il prodotto.
LE POLITICHE DI DISTRIBUZIONE DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI
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