Controllo dei Processi Regolatori in...

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Universit` a di Roma “La Sapienza” – A.A. 2004/05 Controllo dei Processi Regolatori in Cascata Prof. Leonardo Lanari DIS, Universit` a di Roma “La Sapienza”

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Universita di Roma “La Sapienza” – A.A. 2004/05

Controllo dei Processi

Regolatori in Cascata

Prof. Leonardo Lanari

DIS, Universita di Roma “La Sapienza”

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Regolatori in cascata

Nello schema classico di controllo a controreazione l’ingresso di controllo e una funzionedella sola variabile di errore (riferimento meno variabile controllata). Anche se tale schema dicontrollo puo far fronte a qualsiasi tipo di disturbo, l’azione correttiva incomincia solo dopoche l’effetto di tali disturbi si manifesta sulla variabile controllata; l’effetto si deve propagarefino alla variabile controllata. Puo accadere, in corrispondenza di disturbi ampi e frequenti,che il comportamento del sistema di controllo sia non proprio soddisfacente. Spesso epossibile misurare i disturbi maggiori o direttamente, dando luogo a schemi di controllo inavanti o con compensazione del disturbo, o indirettamente tramite il loro effetto su qualchevariabile intermedia. In quest’ultimo caso e utile poter usare questa informazione aggiuntivaper poter migliorare le prestazioni del sistema di controllo.

Si ipotizzi ad esempio che il processo sia composto da due sottosistemi in serie descrittidalle funzioni di trasferimento P1(s) e P2(s) e che sull’uscita di P1(s) agisca un disturbo d

++

d

v yuP(s)2P(s)1

Supponendo infine che la variabile v sia accessibile, si puo usare tale informazione permigliorare le prestazioni del sistema di controllo.

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Regolatori in cascata

Un possibile utilizzo di v consiste nel chiudere un ulteriore anello di controreazione comeillustrato in figura.

++

d

v yv0+ +

- -

rP(s)

u2P(s)1R (s)1R (s)2

Fig. 1 – Schema di controllo in cascata

Si ricava facilmente la relazione

v(s) =1

1 + R1(s)P1(s)d(s) +

R1(s)P1(s)

1 + R1(s)P1(s)v0(s)

= D1(s)d(s) + P e1(s)v

0(s)

che evidenzia come, al tendere del modulo di R1(jω) all’infinito,

D1(s) → 0, P e1(s) → 1 ⇒ v → v0

In altri termini un anello interno ad elevate prestazioni rende l’effetto del disturbo d sull’ingressov (e quindi sull’intero sistema di controllo) trascurabile.

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Regolatori in cascata

Si noti che imporre un modulo di R1(jω) molto elevato equivale ad imporre all’anello internouna velocita di reazione molto elevata.

Ad esempio, se lo spettro del disturbo d ha componenti significative fino alla pulsazione ω,scegliendo R1(s) tale che

|R1(jω)P1(jω)| À 1, per ogni ω ≤ ω

si ha che l’effetto di d su v risulta notevolmente attenuato, e cioe

∣∣∣∣1

1 + R1(jω)P1(jω)

∣∣∣∣ ' 0

Inoltre, poiche P2(s) pone dei vincoli stringenti sulla pulsazione di attraversamento ottenibileωt, se risulta ωt ¿ ω, nel progetto di R2(s) si puo assumere

∣∣∣∣R1(jω)P1(jω)

1 + R1(jω)P1(jω)

∣∣∣∣ ' 1

nell’intervallo di pulsazioni di interesse [0, ωt]. Cio implica che R2(s) puo essere progettatounicamente con riferimento a P2(s). Si ottiene una forma di disaccoppiamento in frequenza.

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Regolatori in cascata

In generale si possono fare le seguenti considerazioni

• Di solito l’anello interno in uno schema di controllo in cascata ha una scala dei tempidi almeno un ordine di grandezza inferiore (piu veloce) rispetto all’anello esterno. Sipuo quindi ragionare come se il valore dell’ingresso di riferimento v0(t) all’anello internofosse praticamente costante.

• Si puo usare un semplice controllo di tipo Proporzionale per l’anello interno in quantoeventuali errori di regime verranno compensati da un’azione integrale nell’anello esterno.

• Spesso la distinzione della dinamica del processo in due dinamiche P1(s) e P2(s) nascenaturalmente includendo la dinamica dell’attuatore (piu veloce del processo sul qualeagisce) e si ottiene quindi la naturale separazione della dinamica dell’intero processo indue dinamiche, una lenta e una veloce.

• Lo stesso principio puo essere esteso a piu anelli.

Il controllore dell’anello interno viene spesso chiamato controllore secondario mentre il con-trollore dell’anello esterno controllore primario (a volte anche Master–Slave).

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Regolatori in cascata

Lo stesso principio si applica in schemi simili come quello rappresentato in Fig. 2.

Questa volta, ad esempio, si vuole ridurre l’effetto del disturbo d2 sull’uscita controllata.L’effetto di d2(t) viene prima percepito dalla variabile v che si ipotizza misurabile. Puoanche eventualmente essere presente, dopo il regolatore R(s), la dinamica dell’attuatore(come una valvola di controllo).

++

d

v y++

-

rP(s)P(s)

+

dProcesso

R (s)u

12

12

Fig. 2 – Schema ad anello singolo

Nello schema classico con una sola controreazione, l’influenza del solo disturbo d2 sull’uscitae data dalla funzione di trasferimento

y(s)

d2(s)=

P2(s)P1(s)

1 + R(s)P2(s)P1(s)

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Regolatori in cascata

Lo schema con due regolatori R1(s) (primario) e R2(s) (secondario) in cascata e riportatoin Fig. 3.

++

d

v y++

-

rP(s)P(s)

+

dProcesso

+

-R (s)

u12

12

R (s)1 2

m

Fig. 3 – Schema di controllo in cascata

Le funzioni di trasferimento tra m e v, e tra d2 e v sono

Fmv(s) =v(s)

m(s)=

R2(s)P2(s)

1 + R2(s)P2(s)

Fd2v(s) =v(s)

d2(s)=

P2(s)

1 + R2(s)P2(s)(1 + R1(s)P1(s))

Se, ad esempio, R2(s) = K2, ad alto guadagno si avra Fmv(s) → 1 e Fd2v(s) → 0. R1(s)dovra essere progettato per rispettare altre specifiche.

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Regolatori in cascata - processo instabile

Una variante del controllo in cascata viene spesso utilizzata nel controllo di sistemi instabili.Si ricorda che se l’instabilita nasce dalla presenza di poli a parte reale positiva, non epossibile utilizzare i metodi di sintesi in frequenza basati sul criterio di stabilita di Bode.Ovviamente si possono usare tecniche basate sul criterio di Nyquist, sul luogo delle radici otramite l’assegnazione degli autovalori, ma non sempre la definizione delle specifiche risultaagevole.

Si puo pensare di utilizzare lo schema riportato in figura

y+ +

- -

rP(s)

uR (s)1R (s)2

Fig. 4 – Primo schema per processo instabile

nel quale R1(s) ha il compito principale di stabilizzare l’anello interno con funzione d’anelloR1(s)P (s), mentre R2(s) viene successivamente determinato in modo tale da soddisfarele specifiche sul regime permanente, sulla pulsazione di attraversamento e sul margine difase. R1(s) prende a volte il nome di unita stabilizzante, mentre R2(s) unita di regolazioneasintotica. Ad esempio R2(s) puo anche essere sintetizzata con la sintesi diretta; questoschema viene infatti a volte utilizzato nella sintesi diretta per poter affrontare il caso diprocessi instabili.

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Regolatori in cascata - processo instabile

Una importante alternativa allo schema di Fig. 4 consiste nell’avere il controllore stabiliz-zante nell’anello di reazione come riportato in Fig. 5.

y+ +

- -

rP(s)

u

R (s)1

R (s)2

Fig. 5 – Secondo schema per processo instabile

La differenza tra i due schemi risiede negli zeri del sistema “stabilizzato” (interconnessionetra P (s) e R1(s). Si ha infatti

FI(s) =R1(s)P (s)

1 + R1(s)P (s)=

NR1(s)NP(s)

DR1(s)DP(s) + NR1

(s)NP(s)

FII(s) =P (s)

1 + R1(s)P (s)=

DR1(s)NP(s)

DR1(s)DP(s) + NR1

(s)NP(s)

da cui si ottiene che gli zeri del sistema stabilizzato sono dati nel caso di Fig. 4 dall’unionedegli zeri del sistema controllato e degli zeri dell’unita stabilizzante, mentre nel caso diFig. 5 dall’unione degli zeri del sistema controllato e dei poli dell’unita stabilizzante.

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Esempio – reattore CSTR

Problema: in un reattore avviene una reazione A → B esotermica. Il reagente A deve esserepre-riscaldato e cio avviene in un pre-riscaldatore. Una camicia di raffreddamento ha ilcompito di eliminare il calore in eccesso prodotto dalla reazione. Si desidera controllare latemperatura all’interno del reattore TR.

Un primo approccio al controllo della temperatura TR avviene attraverso la manipolazione delflusso del liquido di raffreddamento. In tal caso la variabile cw (cooling water) rappresental’ingresso di controllo.

Tuttavia, durante la fase di avviamento del processo, si e notato che la camicia di raffred-damento non riusciva a togliere il calore in eccesso in modo efficace; la valvola rimanevaquasi sempre aperta. Si e deciso di modificare la strategia di controllo lasciando la valvolache regolava il liquido di raffreddamento sempre aperta e di controllare la temperatura nelreattore attraverso la manipolazione del carburante nel pre-riscaldatore.

Tale strategia ha funzionato bene durante l’avviamento dell’impianto. Una volta entrato aregime, si e notato che, di tanto in tanto, la temperatura del reattore si discostava dal valoredesiderato. Cercando la causa di tale comportamento, e stato messo in evidenza che il dis-turbo maggiore proveniva dalla temperatura di immissione del reagente nel pre-riscaldatore,la quale subiva anche variazioni di 25◦C. Altri disturbi meno importanti derivavano dalreattore stesso (variazioni nella temperatura e flusso del liquido di raffreddamento) o dalpre-riscaldatore (variazioni nella valore termico del carburante, nella temperatura dell’ariadi combustione...).

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Esempio – reattore CSTR

Lo schema risultante e riportato in Fig. 6.

TC

101

TT

101

Aria Carburante

TR

HT

ReattoreVapore

Prodotto

Pre-riscaldatore

Liquidoraffred.

CW

FCFO

Fig. 6 – Schema di controllo di partenza

Problema. Un disturbo agente sul pre-riscaldatore si ripercuote prima sulla temperaturain uscita TH e successivamente su TR. Solo quando il controllore nota un errore verramandato l’opportuno comando alla valvola del carburante. L’effetto del disturbo si deveprima propagare, e tale ritardo altera le prestazioni del sistema.

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Esempio – reattore CSTR

Se si usa la variabile intermedia TH e possibile migliorare la situazione. Un qualsiasi problemanel pre-riscaldatore che genera una variazione in TH viene subito rilevato e compensato.

TC

101

TT

101

Aria Carburante

TR

HT

ReattoreVapore

Prodotto

Pre-riscaldatore TC

102

TT

102

HT

set

HT

Fig. 7 – Schema di controllo a cascata – 2 anelli

Si hanno due sensori/trasduttori, due controllori e una valvola di controllo. Un primo sensoreTT/101 misura la variabile primaria TR e fornisce attraverso il controllore di temperaturaTC/101 un riferimento al controllore di temperatura TC/102 il quale, sulla base delle misurefornite da TT/102, ne regola il valore TH.

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Esempio – reattore CSTR

Gli schemi a blocchi relativi alle Fig. 6 e 7 sono

+

-

r

d

P (s) P (s) P (s)

P (s)

flussoR (s)1 3

4

21

HT T

R

TC 101

°C

°C

TT 101

Fig. 8 – Schema di controllo di partenza

+

-

r

d

P (s)

R (s)

flusso

R (s)1 P (s)3

4

P (s)2P (s)1

HT T

R

TC 101

°C

°C

2

TC 102

TT 101

TT 102

Fig. 9 – Schema di controllo a cascata – 2 anelli

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Esempio – reattore CSTR

Per la sintesi del controllore secondario R2(s) (TC 102) e del controllore primario R1(s) (TC101), si procede dall’anello piu interno verso l’anello piu esterno (anche nel caso generaledi piu anelli).

Sull’impianto si scelgono prima i parametri di (TC 102) lasciando l’altro controllore inmodalita manuale (controllore disabilitato). Successivamente si imposta la modalita peril controllore secondario cascade e, facendo variare il riferimento T set

H , se ne verifica ilcomportamento. La modalita cascade consiste nel dire al regolatore (TC 102) di accettarecome riferimento l’uscita di (TC 101). In conclusione il passaggio dallo stato manuale aquello automatico avviene dall’anello interno a quello esterno.

La scelta dei parametri del controllore (TC 102) puo essere effettuato con metodi diversima aventi tutti lo stesso obiettivo: velocizzare il piu possibile l’anello interno. Le scelte piucomuni si basano su Ziegler-Nichols, sintesi in frequenza, metodo di Pressler (tipicamente– primario/secondario – PI/I) e il metodo di Austin.

Si noti infine che, nello schema di Fig. 7, in controllore (TC 102) manipola la posizionedella valvola, non direttamente il flusso di carburante. Tale flusso dipende dalla caduta dipressione sulla valvola. Un cambiamento in questa caduta di pressione (disturbo abbastanzadiffuso) provoca una variazione del flusso di carburante. Se si ritiene importante minimizzareanche l’effetto di tale disturbo, si inserisce un ulteriore anello piu interno di controllo.

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Esempio – reattore CSTR

Con l’introduzione di un sensore di flusso (FT 103) e di un controllore (FC 103) comandatodal regolatore (TC 102) attraverso il riferimento F set, ottiene un controllo piu efficace.

TC

101

TT

101

Aria Carburante

TR

HT

ReattoreVapore

Prodotto

Pre-riscaldatore TC

102

TT

102

HT

set

HT

FC

103

FT

103

RFB

RFB

FCFO

Fset

F

C.W.

Fig. 10 – Schema di controllo a cascata – 3 anelli

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Esempio – reattore CSTR

Partendo dagli schemi precedenti si possono fare alcune considerazioni di carattere generale

• Dallo schema di Fig. 10 risulta che la valvola di controllo e di tipo Fail-Close (FC) equindi l’azione del controllore (FC 103) e di tipo inverso (reverse-action). Infatti, se lamisura del flusso indica un aumento del flusso rispetto al valore desiderato, la valvoladeve subire una riduzione della sua apertura e questo si ottiene, per una valvola FC,con una riduzione dell’azione di controllo. Per quanto riguarda (TC 102), a fronte diun aumento della temperatura TH si deve chiudere la valvola e cio avviene riducendo ilvalore di riferimento per (FC 103). Pertanto (TC 102) e di tipo ad azione inversa. Lostesso si puo concludere per (TC 101).

• Dallo schema di Fig. 7 (o 9) e possibile immaginare cosa accade se, ad esempio, ilcontrollore (TC 102) viene spostato dalla modalita cascade mentre (TC 101) rimanein automatico. In queste condizioni (TC 101) percepisce un errore e fornisce un nuovosegnale di riferimento a (TC 102) che pero non e in grado di rispondere. Si potrebbegenerare una situazione tipo wind-up. In generale si ha un’interruzione dell’anello dicontrollo del controllore primario. Tale problema e si risolve prevedendo un passaggiodirettamente in modalita manuale, in tali situazioni, del controllore primario. Inoltreper evitare che al reinserimento in modalita cascade del controllore secondario si abbiauna brusca variazione del riferimento – con conseguenti brusche problemi – si usa unatecnica a volte chiamata reset feedback (RFB) o inserimento morbido della ragolazioneautomatica. Ad esempio, mentre (TC 101) e in manuale, il RFB da (TT 102) forzal’uscita di (TC 101) ad essere uguale con la misura fornita da (TT 102). Si ha dunqueun errore nullo e il reinserimento in cascade di (TC 102) avviene senza traumi per ilsistema.

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Schema di desaturazione

Come ben noto, se nel regolatore e presente un’azione integrale e l’ingresso di controlloe limitato, si puo verificare il problema della saturazione dell’azione integrale. Sia R(s) lafunzione di trasferimento del regolatore con

R(s) =NR(s)

DR(s)

Per la presenza del polo in s = 0 (azione integrale) si ha DR(0) = 0 e sia DS(s) un polinomioscelto in modo tale che sia

Ψ(s) =DS(s)−DR(s)

DS(s), stabile asintoticamente e

NR(0)

DS(0)> 0.

Lo schema di Fig. 11 implementa uno schema di desaturazione per un generico controllorecon azione integrale.

z

m yq+ +

-

r

P(s)+

attuatore

e u

M-u

MuN (s)R

D (s)S

-D (s)R

D (s)S

D (s)S

M-u

Mu

Fig. 11 – Schema di desaturazione

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Schema di desaturazione

Quando si opera in zona di linearita della saturazione, la funzione di trasferimento comp-lessiva tra l’errore e e la variabile u diventa

NR(s)

DS(s)

1[1− DS(s)−DR(s)

DS(s)

] =NR(s)

DR(s)= R(s)

e si ha il funzionamento normale del sistema di controllo. Se invece l’errore si mantienedi segno costante, per esempio positivo, per un certo periodo di tempo e inoltre l’errorevaria lentamente rispetto alla dinamica associata alle radici di RS(s), la variabile q tende adassumere valori positivi. Si ricorda infatti che il guadagno del primo blocco e per ipotesipositivo. Si immagini quindi che b sia saturata, per esempio al valore uM , e cioe u = uM .Poiche Ψ(0) = 1, anche la variabile z tende a uM con una dinamica funzione di RS(s). Sepoi e cambia segno, anche q assume segno negativo e la variabile b = q + z diventa inferioreal limite di saturazione uM , cioe il sistema torna a funzionare con comportamento lineare.Il rientro in zona lineare di b dovuto al cambio di segno di e e tanto piu veloce quanto piurapido e il transitorio dovuto alle radici di RS(s); questo puo costituire un valido criterio perla scelta di RS(s).

Si noti che all’interno del regolatore viene replicata la caratteristica non lineare dell’attuatore

m(t) =

−uM , seu(t) < −uM

u(t), se|u(t)| ≤ uM

uM , seu(t) > −uM

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Schema di desaturazione

Quando l’uscita m dell’attuatore e misurabile, e possibile realizzare lo schema di Fig. 12,in cui non e necessario replicare all’interno del regolatore la caratteristica non linearedell’attuatore.

z

m yq+ +

-

r

P(s)+

attuatore

e u

M-u

MuN (s)R

D (s)S

-D (s)R

D (s)S

D (s)S

Fig. 12 – Schema di desaturazione con m misurabile

L’uso di questi schemi di desaturazione dell’azione integrale richiederebbe una difficile analisidella stabilita e delle prestazioni.

Lo stesso principio utilizzato per la desaturazione viene applicato per ottenere l’inserimentomorbido della regolazione automatica.

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Schema di inserimento morbido

Si ricorda che spesso la sintesi del regolatore R(s) viene effettuata assumendo determinatecondizioni di funzionamento dell’impianto. Se, ad esempio, durante la fase di avviamentonon ci si trova nell’intorno di tali condizioni operative, si possono avere prestazioni insod-disfacenti. E invece piu opportuno controllare inizialmente il sistema con altre tecniche, adesempio con il controllo manuale, e quindi commutare sulla regolazione automatica quandosi e raggiunto un intorno del punto di funzionamento nominale. All’atto della commu-tazione e importante fare in modo che il regolatore sia in grado di fornire istantaneamenteun valore della variabile di controllo identico, o molto simile, a quello impiegato fino a quelmomento. L’analogia con lo schema di desaturazione dell’azione integrale risulta evidentenotando che, in Fig. 11, quando l’attuatore satura, l’anello di regolazione in pratica si apree il sistema opera come in controllo manuale con u = ±uM .

z

q+ +

-

r

+

e

A

M

um

N (s)R

D (s)S

m y

P(s)

attuatore

u

M-u

Mu

-D (s)R

D (s)S

D (s)S

M-u

Mu

Fig. 13 – Schema per l’inserimento morbido della regolazione automatica

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Esempio – scambiatore di calore

Si consideri lo scambiatore di calore rappresentato in Fig. 14, nel quale si desidera controllarela temperatura in uscita T (t). Lo schema rappresentato illustra una strategia di base nellaquale si misura con (TT 10) la temperatura in uscita e il controllore di temperatura (CT10) regola l’apertura/chiusura della valvola di controllo del vapore.

T

TC

10

TT

10fluidoprocesso

vapore

FCSP

iT (t) T (t)

Problema: si ricorda che il flusso attraverso una

valvola dipende dall’apertura e dalla caduta di

pressione. A fronte di variazioni di pressione

del vapore si avranno variazioni del flusso.

Il regolatore compensa tale disturbo solo dopo

che l’effetto sie gia manifestato sulla

variabile controllata T (t).

Fig. 14 – Scambiatore di calore – controllo di temperatura

Si possono individuare due possibili alternative basate sul principio del controllo in cascata.

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Esempio – scambiatore di calore

T

TC

10

TT

10fluidoprocesso

vapore

FC

SP

FC

10

SP

FT

10

set

iT (t) T (t)

F

F

TCascade I. Si aggiunge un anello di controllo

per il flusso del vapore (controllore secondario)

il cui segnale di riferimento e fornito

dal controllore primario (TC 10).

Il regolatore compensa tale disturbo solo dopo

che l’effetto sie gia manifestato sulla

variabile controllata T (t).

Fig. 15 – Scambiatore di calore – controllo in cascata I

L. Lanari Controllo dei Processi (Universita di Roma “La Sapienza”) – Regolatori in cascata 22

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Esempio – scambiatore di calore

T

TC

10

TT

10fluidoprocesso

vapore

FC

SP

SPPC

10

PT

10

set

iT (t) T (t)

P

F

T

Cascade II. Si aggiunge un anello di controllo

per la pressione del vapore a valle della

valvola di controllo (controllore secondario).

Variazioni del flusso del vapore si

ripercuotono rapidamente sulla pressione

del vapore a valle della valvola. Questo

schema compensa anche altri tipi di

disturbi che agiscono sullo scambiatore di

calore e problemi relativi al vapore

(calore latente e surriscaldamento).

Fig. 16 – Scambiatore di calore – controllo in cascata II

Applicazioni tipiche delle due varianti del controllo in cascata di uno scambiatore di caloresi possono trovare nelle colonne di distillazione.

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Esempio – altri esempi

A Bk

Tset

reagenti

liquidoraffred

TC

101

TT

TT

liquidoraffred

prodotto

CSTR I. Schema di controllo dellatemperatura del reattore. Si desideraindividuare uno schema di controlloin cascata ipotizzando di potermisurare la temperatura del jacket.

A Bk

reagenti

FT

TT

liquidoraffred prodotto

FC

101

TC

102

liquidoraffred

CSTR II. Schema di controllo dellatemperatura del reattore incascata con un controllo del flusso delliquido di raffreddamento.

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