Aristotele, Teopompo e la politica macedone

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Egidia Occhipinti (Oxford) Aristotele, Teopompo e la politica macedone La presente indagine nasce dagli spunti di riflessione offerti dalla lettura di alcune opere aristoteliche (mi riferisco principalmente al De mirabilibus auscultationibus 1 e all Athenaion Politeia) e dei frammenti del decimo libro dei Philippika di Teopompo. Si fa strada anche se con molta cautela la possibilità di un uso dellopera dello storico di Chio da parte del contemporaneo Aristotele. Le relazioni stabilite da Aristotele e da Teopompo con l entourage di Filippo gettano nuova luce sui rapporti greco-macedoni, dal momento che queste due personalità ebbero un ruolo di primo piano: lo storico di Chio risiedé alla corte macedone, godette della protezione del sovrano e mantenne saldo il legame anche con il successore di Filippo; Aristotele visse anchegli a Pella e rivestì il ruolo di precettore di Alessandro. Si tenterà, dunque, di rilevare la posizione assunta dai due autori all interno del dibattito politico coevo e di rintracciare eventuali influssi e punti di contatto. Che Aristotele conoscesse Teopompo o perlomeno la sua produzione storiografica è ipotizzabile sulla base di diversi elementi in nostro possesso. Alcuni capitoli del De mirabilibus auscultationibus, un trattato per il quale resta ancora oggi aperta la questione circa letà di composizione e la paternità, ma che tuttavia fin dallantichità fu attribuito ad Aristotele, 2 sembrerebbero rifarsi ai Philippika teopompei. In un interessante contributo la Vanotti suggerisce la possibilità che alcuni elementi desumi- bili dallesame del capitolo 133 dellopuscolo ps-aristotelico, quali la polemica nei con- fronti della localizzazione occidentale del mito di Gerione e la versione per così dire adriatico-epirotadello stesso mito, siano riconducibili ai Philippika e in particolare ad alcuni libri dedicati al mondo adriatico (il XXI e il XXXIX). 3 1 La raccolta, che non compare nellindice delle opere aristoteliche stilato da Diogene Laerzio, nella tarda anti- chità fu attribuita al filosofo: il primo ad affermare la paternità aristotelica dellopera in questione fu Ateneo di Naucrati, vissuto nel II secolo d. C., cui seguirono Giovanni Stobeo, Stefano di Bisanzio, lautore del lessico Suda e Ps-Sozione. Su tale attribuzione influì il fatto che i capitoli iniziali della raccolta riferiscono le stesse notizie contenute nella Historia animalium aristotelica. Un solo dato è certo e che cioè già a partire dal II secolo d. C. il De mirabilibus auscultationbus fu ritenuto aristotelico in maniera indiscussa. Cfr. G. Vanotti, Introduzione, in: De mirabilibus auscultationibus, Padova 1997, VII XX, IXss. 2 Sulla questione si veda Vanotti (n. 1) VII XX. 3 Comunemente si suole ricondurre il capitolo 133 a Timeo, per il fatto che proviene da un gruppo omogeneo di cinque capitoli, dedicati al mondo fenicio (132 136). G. Vanotti, Gerione in Aristot., 830 a, mir. ausc., 133, Epigraphica 39, 1977, 161 168. KLIO 93 2011 2 291 307

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  • Egidia Occhipinti (Oxford)

    Aristotele, Teopompo e la politica macedone

    La presente indagine nasce dagli spunti di riflessione offerti dalla lettura di alcune operearistoteliche (mi riferisco principalmente al De mirabilibus auscultationibus1 e allAthenaionPoliteia) e dei frammenti del decimo libro dei Philippika di Teopompo. Si fa strada anche se con molta cautela la possibilit di un uso dellopera dello storico di Chio daparte del contemporaneo Aristotele. Le relazioni stabilite da Aristotele e da Teopompocon lentourage di Filippo gettano nuova luce sui rapporti greco-macedoni, dal momentoche queste due personalit ebbero un ruolo di primo piano: lo storico di Chio risied allacorte macedone, godette della protezione del sovrano e mantenne saldo il legame anchecon il successore di Filippo; Aristotele visse anchegli a Pella e rivest il ruolo di precettoredi Alessandro. Si tenter, dunque, di rilevare la posizione assunta dai due autori allinternodel dibattito politico coevo e di rintracciare eventuali influssi e punti di contatto.

    Che Aristotele conoscesse Teopompo o perlomeno la sua produzione storiografica ipotizzabile sulla base di diversi elementi in nostro possesso.

    Alcuni capitoli del De mirabilibus auscultationibus, un trattato per il quale resta ancoraoggi aperta la questione circa let di composizione e la paternit, ma che tuttavia findallantichit fu attribuito ad Aristotele,2 sembrerebbero rifarsi ai Philippika teopompei. Inun interessante contributo la Vanotti suggerisce la possibilit che alcuni elementi desumi-bili dallesame del capitolo 133 dellopuscolo ps-aristotelico, quali la polemica nei con-fronti della localizzazione occidentale del mito di Gerione e la versione per cos direadriatico-epirota dello stesso mito, siano riconducibili ai Philippika e in particolare adalcuni libri dedicati al mondo adriatico (il XXI e il XXXIX).3

    1 La raccolta, che non compare nellindice delle opere aristoteliche stilato da Diogene Laerzio, nella tarda anti-chit fu attribuita al filosofo: il primo ad affermare la paternit aristotelica dellopera in questione fu Ateneodi Naucrati, vissuto nel II secolo d. C., cui seguirono Giovanni Stobeo, Stefano di Bisanzio, lautore dellessico Suda e Ps-Sozione. Su tale attribuzione influ il fatto che i capitoli iniziali della raccolta riferiscono lestesse notizie contenute nella Historia animalium aristotelica. Un solo dato certo e che cio gi a partire dalII secolo d. C. il De mirabilibus auscultationbus fu ritenuto aristotelico in maniera indiscussa. Cfr. G. Vanotti,Introduzione, in: De mirabilibus auscultationibus, Padova 1997, VIIXX, IXss.

    2 Sulla questione si veda Vanotti (n. 1) VIIXX.3 Comunemente si suole ricondurre il capitolo 133 a Timeo, per il fatto che proviene da un gruppo omogeneodi cinque capitoli, dedicati al mondo fenicio (132136). G. Vanotti, Gerione in Aristot., 830 a, mir. ausc., 133,Epigraphica 39, 1977, 161168.

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  • Da una parte abbiamo numerose fonti,4 e tra queste Esiodo e Stesicoro,5 che pongonola sede di Gerione in Occidente, dallaltra una versione epirota del mito che colloca lasua dimora nella zona di Ambracia (Ecateo, Ps-Scilace e Lico6). Esiodo e Stesicoro po-trebbero avere effettuato una trasposizione in chiave mitica delle rivendicazioni greche alcontrollo dellOccidente coloniale.7 Della tradizione epirota del mito di Gerione Ecateodi Mileto offre la versione pi ampia, affermando, in polemica con la tesi delloriginefenicia di Eracle, che leroe sarebbe stato Argivo (e dunque greco) e che avrebbe rapitole vacche di Gerione in Ambracia.8 In effetti, dai frammenti di Teopompo non abbiamoalcuna prova dellutilizzo del mito di Gerione, tuttavia, dal momento che lo storico fuparticolarmente interessato alla geografia adriatica, verosimile che si fosse servito diquesta stessa versione orientale del mito. Sappiamo, infatti, che inser allinterno del libroXXI dei Philippika un excursus sulle terre e sui popoli dellAdriatico, di cui danno testimo-nianza i frammenti dal 128 al 134.

    , altres, possibile che lo Ps-Aristotele si fosse servito di Teopompo proprio per lenotizie relative allAdriatico, alla geografia e alle tradizioni collegate a questo mare. Infatti,le notizie riferite dallo Ps-Aristotele, mir. 104105 a, sullistmo balcanico, che nella peni-sola balcanica separava lAdriatico dal Ponto (mentre in area dalmata i due mari eranocomunicanti) ed era un lembo di terra cos sottile che da un certo monte quello che loPs-Aristotele chiama Delphion si potevano osservare le navi in navigazione nei due ma-ri, insieme alla teoria della biforcazione dellIstro in direzione del Ponto e dellAdriatico,sembrano di matrice teopompea (lo Ps-Aristotele non cita la sua fonte), come suggerisco-no, peraltro, Ps-Scimno (Skymn. 369390 = Theop. FGrH115 F 130) e Strabone (VII 5,9 = Theop. FGrH 115 F 129), i quali attribuiscono le medesime notizie a Teopompo. chiaro che non ci dato sapere a quali opere teopompee lo Ps-Aristotele avesse accesso,n la misura delluso del materiale a sua disposizione. Tuttavia verosimile che proprio ilcarattere fabulosus9 che gli antichi attribuirono a Teopompo, il quale nei suoi Philippikaindulgeva nei particolari curiosi e meravigliosi, nei prodigi naturali, nei racconti mitici edeziologici sulle origini dei nomi delle localit, dei mari, sulle ktiseis delle citt, ecc., avessesuscitato linteresse dello Ps-Aristotele, autore, appunto, di uno scritto sui mirabilia.

    Ritornando allipotesi della Vanotti, bisognerebbe cercare di chiarire i motivi di unaeventuale collocazione orientale (adriatico-epirota) del mito di Gerione da parte di Teo-pompo.

    In generale la geografia adriatica teopompea sembra risalire ad Ecateo: Jacoby rintrac-cia, ad esempio, la fonte della teoria teopompea dellistmo balcanico, di cui si detto

    4 Ephor. FGrH 70 F 129 = Plin. nat. IV 120. Hdt. IV 8. Hellan. FGrH 4 F 111 = Dion. Hal. ant. I 35.Pherecyd. FGrH 3 F 18 = Strab. III 5, 4. Diod. IV 17. Ps-Scymn. 145ss. Apollod. II 5, 10.

    5 Hes. theog. 287294. Stesich. F 7 Page = Strab. III 2, 1.6 Arr. An. II 16, 4 = Hecat. FGrH 1 F 26. Ps-Scylax 26. Lycus FGrH 570 F1.7 Cfr. M. Giangiulio, Greci e non-Greci in Sicilia alla luce dei culti e delle leggende di Eracle, in: Modes deContacts et Processus de Transformation dans les Socits Anciennes, Pise/Rome 1983, 785846. P. Anello,Eracle eroe culturale tra Iberia e Sikelia, in: M. Pinna (a cura di), Rapporti culturali nel Mediterraneo antico.Sicilia e Iberia, Atti del Convegno internazionale (Palermo 1516 giugno 2006), Malga 2007, 942.

    8 Cfr. J. Brard, La magna Grecia, Torino 1963, 392s.9 Teopompo ricordato da Cicerone (leg. I 5 = Theop. FGrH 115 T 26 a) insieme ad Erodoto per il fatto diavere inserito nella sua opera storica innumerevoli fabulae. Daltro canto, lo stesso Teopompo dichiara diraccontare mythoi allinterno delle sue storie (Theop. FGrH 115 F 381). Secondo Dionisio di Alicarnasso(epistula ad Pompeium Geminum VI = Theop. FGrH 115 T 20, 11), che nel complesso elogia la syngrapheteopompea, la narrazione storica peccherebbe proprio nellinserzione di , di trastulli.

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  • sopra (F 129, 130), proprio in Ecateo (F 90);10 e, daltra parte, verosimile che lo stori-co, anche se diede grande importanza al reperimento delle informazioni e allindaginepersonale,11 nel corso delle sue ricerche sulla geografia europea e occidentale attingessea materiali libreschi, peripli, periegesi, ecc. Potrebbe darsi, dunque, che la stessa collo-cazione orientale del mito di Gerione, verosimilmente presente nellopera di Teopompo,fosse di matrice ecataica. A questo punto dovremmo cercare di spiegare le possibili im-plicazioni ideologiche sottese ad una tale versione del mito.

    Larea adriatica pu aver richiamato lattenzione di Teopompo a motivo dellauspicatocoinvolgimento di Filippo in Occidente, dopo il vuoto di potere generatosi a seguitodella caduta della tirannide siracusana (Dionisio II fu espulso definitivamente da Siracusanel 343 a. C.12). Infatti, in Teopompo lAdriatico sembra collegarsi da una parte alla poli-tica di Dionisio I, che in questo mare ebbe interessi coloniali13 (si pensi che gli uniciframmenti dei Philippika su Dionisio I provengono proprio dallexcursus adriatico),14 e dallaltra alle azioni militari condotte da Filippo nelle regioni costiere, illiriche ed epirote.Non casuale che il Chiota abbia inserito nei Philippika due excursus sullOccidente (unosullAdriatico, FF 128134, e un altro sul Mediterraneo occidentale e sulla Sicilia, FF183205) proprio in relazione agli interventi di Filippo in Adriatico, quello del 349 a. C.(l. XXI) e quello del 344/3 a. C. (ll. XXXIXXLIII).15 Non abbiamo elementi tali perpotere parlare di reali progetti occidentali di Filippo16 e le operazioni militari condotte

    10 Jacoby, I B, 338 e II B, 378. Vd. Hdt. V 9.11 Cfr. Theop. FGrH 115 T 20, F 25, 28, 181.12 Diod. XVI 71, 3.13 Vd. infra nota 18.14 I frammenti 128 e 134 del libro XXI. Possediamo, inoltre, alcuni frammenti di un excursus di storia siciliana

    (che faceva parte di un pi grande excursus di storia occidentale FF 183205), in quattro libri dal XXXIX alXLII (FF 184198), in cui si parlava della tirannide di Dionisio II e dei suoi discendenti; tuttavia in talecontesto siciliano Dionisio I non viene menzionato. Sullexcursus siciliano e occidentale cfr. A. Momigliano,Studi sulla storiografia greca del IV secolo a. C., I, Teopompo, RFIC 9, 1931, 230242 e 33553 = Lastoriografia greca, Torino 1982, 174203. R. Laqueur, s. v. Theopompus, in: RE V A.2, 1934, 21762223,2216s. N. G. L. Hammond, The sources of Diodorus Siculus XVI, I: The Macedonian, Greek and Persiannarrative, CQ 31, 1937, 7991; Id., The sources of Diodorus Siculus XVI, II: The Sicilian narrative, CQ32, 1938, 137151. H. D. Westlake, The Sicilian Books of Theopompus Philippika, Historia 2, 195354,288307. M. Sordi, Diodori Siculi Bibliothecae liber XVI, Firenze 1969. G. S. Shrimpton, Theopompus the Hi-storian, Montreal et al. 1991. M. A. Flower, Theopompus of Chios. History and Rhetoric in the FourthCentury BC, Oxford 1994. R. Vattuone, Teopompo e la dinastia siracusana, Hesperia 9, 1998, 131140. F.Muccioli, Dionisio II. Storia e tradizione letteraria, Bologna 1999.

    15 Lexcursus adriatico, secondo Jacoby, II B, 378, fu inserito da Teopompo in occasione di due spedizionicondotte da Filippo in Illiria e in Epiro, contro Arybbas, poco prima del 349 a. C. Sempre allazione occi-dentale di Filippo lo studioso tedesco collega lexcursus di storia occidentale e siciliana (libri XXXIXXLIII,FF 183205), collocabile tra la spedizione di Filippo contro lIlliria (344 a. C., F 182) e quella contro lEpiro(343 a. C., F 183). Jacoby, II B, 381.

    16 Cos D. Ambaglio, Osservazioni preliminari sul ruolo della Macedonia nella Biblioteca Storica di DiodoroSiculo, in: id. (a cura di), . Materiali e appunti per lo studio della storia e della letteratura antica,Como 2003. Cfr. A. M. Prestianni Giallombardo, I: sul culto di Filippo di Macedonia, SicGymn28, 1975, 157; Ead., Diritto matrimoniale, ereditario e dinastico nia di Filippo II, RSA 67, 19761977,81110; Ead., Diodoro, Filippo II e Cesare, in: E. Galvagno/C. Mol Ventura (a cura di), Mito Storia Tra-dizione. Diodoro Siculo e la storiografia classica, Atti del Convegno internazionale (Catania-Agira 78 di-cembre 1984), Catania 1991, 3352; Ead., Filippo e lOccidente, Ancient Macedonia 2, 1993, 12731284.Sui presunti progetti occidentali di Alessandro Magno, si veda L. Braccesi, Grecit adriatica, Bologna 1977,247306.

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  • contro lIlliria e lEpiro negli anni 40 probabilmente si inquadrano nel tentativo del so-vrano macedone di ampliare il proprio campo dazione in vista di un successivo interven-to nella Grecia centrale;17 tuttavia si pu ipotizzare che lingerenza in Adriatico del Mace-done avesse indotto lo storico a nutrire particolari aspettative nei confronti di unpossibile coinvolgimento del re in Occidente; aspettative che, tuttavia, sarebbero stateben presto vanificate dallintervento di Filippo in Asia. possibile, perci, che attraversolesempio del tiranno siracusano, lo storico intendesse suggerire a Filippo un modello daimitare. Il contenuto dellexcursus adriatico rimandava verosimilmente allattivit politica diDionisio il Vecchio e Teopompo potrebbe essersi servito della versione epirota del mitodi Gerione in chiave ideologica, allo scopo di avvalorare lingerenza di Dionisio in areaillirica, ingerenza determinatasi a seguito del ristabilimento di Alceta al trono dEpiro.18 IlSiracusano, attraverso la creazione di una sorta di protettorato che, mirando al controllodello Ionios Poros salvaguardava le coste dellEpiro dalle scorrerie dei pirati illirici e ren-deva sicura la navigazione greca in Adriatico, avrebbe assolto agli occhi dei Greci allafunzione di garante dellordine di unarea geografica notoriamente ritenuta barbara.19

    Certamente una tale rivisitazione del mito si sarebbe adattata bene anche a Filippo, ilsuccessore ideale di Dionisio.

    Lasciamo lopuscolo sui mirabilia per discutere della possibilit che la produzione storicadi Teopompo abbia costituito una delle fonti dellAthenaion Politeia aristotelica. Sulle fonti ditale opuscolo si a lungo discusso; gli studiosi e i commentatori furono concordi nel rin-tracciare due diverse sezioni allinterno dellopera: mentre relativamente alla prima parte,che tratta la storia dei primi secoli della polis ( 141), si negava la possibilit che lautoreavesse fatto ricorso a documenti ufficiali, si riconduceva la seconda parte ( 4269) a do-cumenti contemporanei al filosofo (unAtthis,20 ovvero una raccolta di leggi21). Solo di re-cente stata proposta lipotesi di un accesso da parte di Aristotele a documenti darchivio

    17 A. Momigliano, Filippo il Macedone. Saggio sulla storia greca del IV secolo a. C., Milano 1987, 107.18 Diod. XV 13, 13. Fin dalla guerra del Peloponneso si era creata, nel retroterra delle colonie corinzie di

    Apollonia e Dyrrachion, una compagine illirica, allineata al fianco di Corcira (alleata di Atene) contro laMacedonia (alleata di Sparta). Lespulsione di Alceta dallEpiro, da parte di un partito pro-spartano, eraconseguenza del vuoto politico venutosi a creare nelle regioni a nord dellAcarnania dal continuo indeboli-mento di Atene a seguito della guerra del Peloponneso. Dopo il successo di Agesilao in Acarnania(399398 a. C.) e linclusione dellEpiro sotto linfluenza spartana, sembrava che non ci sarebbe stata pisperanza per un ritorno di Alceta, tanto pi che il suo alleato Dionisio I era considerato un amico di Sparta.Bardylis, re illirico di una nuova dinastia, salito al potere allinizio del IV sec. a. C., sconfisse i Macedoni ecostrinse Amyntas, padre di Filippo II, al pagamento di un tributo annuale. Per stabilizzare la sua nuovaposizione, gli premeva il ritorno di Alceta in Molossia: ci, infatti, avrebbe fermato lavanzata verso norddelle alleanze spartane (lingerenza spartana nellarea acarnana ed Epirota testimoniata da Xen. hell. IV 6,27). Inoltre, Bardylis condivise con Dionisio lo stesso nemico ovvero gli Illiri del nord, Dalmati o Liburni,i quali con le loro navi mettevano a repentaglio le vie marittime dellAdriatico. Cfr. P. Anello, Dionisio ilVecchio I. Politica adriatica e tirrenica, Palermo 1980; Ead., Note sui rapporti tra Dionisio e Atene nelprimo decennio del IV secolo, Kokalos 42, 1996, 383408. G. Vanotti, Alceta, Siracusa, Atene, Hesperia 7,1997, 7790. N. Ceka, I reflessi della politica di Dionisio il Grande nel territorio dellattuale Albania, in: N.Bonacasa/L. Braccesi/E. De Miro (a cura di), La Sicilia dei due Dionis. Atti della settimana di studio (Agri-gento 2428 febbraio 1999), Roma 2001, 7780, 77s.

    19 Cfr. Jacoby, I B, 525 s. Thuc. I 5, 3.20 La teoria pi contestata, quella di Wilamowitz, si basava sulidea secondo la quale Aristotele avrebbe attinto

    ad un pamphlet di tendenza oligarchica, scritto da Teramene o da qualche altro personaggio della medesimaispirazione politica, il cosiddetto Anonimo del 380. U. Wilamowitz, Aristoteles und Athen, Berlin 1893,161169.

    21 Da ultimo P. J. Rhodes, A Commentary on the Aristotelian Athenaion Politeia, Oxford 1981, 7.

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  • anche per i capitoli sui primi secoli della storia della polis (VIV secc. a. C., 141)22.Si tende, peraltro, a riconoscere allAthenaion politeia una pluralit di contributi di diversaprovenienza e natura (storica, giuridica, letteraria, ecc.), per i quali non si sempre ingrado di stabilire precise identificazioni.23

    Unindagine di tipo lessicale effettuata dal Ruschenbush negli anni 80 del Novecentofarebbe risalire numerose sezioni dellAthenaion Politeia agli Hellenika e ai Philippika teo-pompei.24 La proposta solleva, tuttavia, perplessit di carattere metodologico, in quanto lostudioso basa la sua indagine sostanzialmente sulle occorrenze del verbo (e secondariamente anche su altri termini) nella tradizione greca. Il fatto che il terminesia attestato per la prima volta in Teopompo fa pensare al Ruschenbush che si tratti diuna Neuschpfung teopompea. Dal successivo confronto con i passi di alcuni autori po-steriori a Teopompo, nelle cui opere compare il termine , lo studioso te-desco conclude che questi autori si servirono dello storico di Chio. Posto che se ancherintracciamo in Teopompo la prima attestazione del termine in questione, ci non implicache tale termine debba essere stato impiegato per la prima volta dal medesimo storico(potrebbero esserci state, infatti, altre occorrenze in autori non pervenutici), interessante,constatare che alcuni degli autori presi in considerazione dal Ruschenbush, quali Plutarcoe Diodoro, riportano il termine in contesti in cui viene citato Teopompo,ovvero in contesti in cui sono narrati avvenimenti, verosimilmente trattati anche dallostorico chiota nelle Elleniche.25

    In questa sede ci si propone di indagare il rapporto tra Aristotele e Teopompo attra-verso lanalisi della figura di Cimone nellAthenaion Politeia e nellexcursus teopompeo Suidemagoghi ateniesi.26 Si tratta di una digressione che occupava verosimilmente la parteconclusiva del decimo libro27 dei Philippika e si inseriva nel contesto della guerra olintica,condotta da Filippo nel 352 a. C. contro Chersoblepte. Jacoby,28 dal confronto conTrogo-Giustino, VIII 2, 8, collegava linserimento di tale parentesi alla terza guerra sacrae alloccupazione delle Termopili da parte di Atene (356346 a. C.). Il rimando a Trogoda parte di Jacoby , a mio avviso, importante, in quanto Teopompo sembra avere in-fluenzato lo storico Gallo-romano non solo per quanto riguarda il titolo della sua opera

    22 G. Camassa, Il linguaggio indiziario e luso di documenti nellAthenaion Politeia di Aristotele, in: L. R. Cresci/L. Piccirilli (a cura di), LAthenaion Politeia di Aristotele, Genova 1993, 101116. Secondo lo studioso Ari-stotele avrebbe consultato i Nomoi di Solone, oltre a decreti e documenti ufficiali. Cfr. R. W. Wallace, LaPoliteia aristotelica e lAthenaion Politeia, in: Cresci/Piccirilli (op. cit.) 2552, 27ss.

    23 Cfr. A. Santoni, Aristotele. La Costituzione degli Ateniesi, Bologna 1999, 612.24 E. Ruschenbush, Theopompea , ZPE 39, 1980, 8190; Id., Theopompea II. Theopomps Hellenika

    als Quelle in Aristoteles AP, ZPE 45, 1982, 9194; Id., Atthis und Politeia, Hermes 109, 1981, 316326.Cfr. A. W. Gomme, A Historical Commentary on Thucydides, I, Oxford 1945, 4748. A. E. Raubitschek,Theopompos on Thucydides the son of Melesias, Phoenix 14, 1964, 83.

    25 Ruschenbush, Theopompea (n. 24) 8190.26 Sulla natura degli excursus contenuti nei Philippika si dibatte tuttoggi: ci si chiede se si trattasse di scritti

    autonomi, ricuciti insieme ai Philippika nel corso dei diversi interventi di trasmissione dellopera teopompea,ovvero di sezioni degli stessi Philippika. Nel caso particolare dellexcursus sui demagoghi, diversamente daJacoby, II B 368369, che propende per la sezione finale del X libro dei Philippika (Cfr. F 100 = Athen.IV 61 p. 166 de), H. T. Wade-Gery, Two notes on Theopompos Philippika X, AJPh 59, 1938, 129134,sostiene che si tratti di un pamphlet.

    27 Cfr. Theop. FGrH 115 F 100 = Athen. IV 61 p. 166 de. Jacoby, II B 368369.28 Jacoby, II B 368369.

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  • (Historiae Philippicae29) e, in parte, loggetto della stessa narrazione, ma soprattutto per latecnica compositiva, con excursus dentro altri excursus e con una narrazione che spessoprocede a ritroso nel tempo.30 Lexcursus sui demagoghi potrebbe avere costituito, inoltre,una fonte autorevole anche per i biografi successivi,31 per quanto concerne le Vitae dialcuni personaggi ateniesi famosi, tra cui quella di Cimone.

    Le testimonianze antiche su Cimone hanno un carattere sfuggente e limmagine dellostesso personaggio rimane per molti aspetti oscura e contraddittoria. Campione dellari-stocrazia, fu sostenitore della politica imperialistica ateniese,32 tuttavia le fonti di V se-colo si esprimono in modi differenti, che vanno dallelogio33 alla condanna, in quanto lostatista fu ritenuto colpevole della corruzione politica e morale della polis.34 Nel IV secoloalla visione celebrativa di Eforo, in Diodoro X 31, 2, si oppongono, come vedremo, levalutazioni di Aristotele e di Teopompo. Questultimo parla di Cimone in due circostanze,la prima delle quali si inserisce nel quadro dellintervento spartano contro la Focide, avve-nuto nel 458/7 a. C. allo scopo di arrestare i tentativi espansionistici di Atene (alleata deiFocesi) nella Grecia centrale. Con la vittoria ottenuta in una localit tra Tebe e Tanagra(457 a. C.) gli Spartani si ritirarono nel Peloponneso. Atene si prese una rivincita militaresui Beoti, alleati degli Spartani, interferendo pesantemente negli affari della Beozia.35 Dalframmento teopompeo apprendiamo che trascorsi cinque anni dallo scoppio del conflittoil demos richiam Cimone perch pensava che avrebbe riappacificato le parti in virt dellasua prossenia spartana; e, infatti, (F 88). Laltra menzione di Cimone priva di contesto: viene descritta la liberalit dello statista, che non recintava i suoicampi e permetteva a chiunque lo volesse di entrarvi per prendere ci di cui aveva biso-gno; offriva banchetti ai quali partecipavano anche i bisognosi e soccorreva chiunquefosse in difficolt; tali pratiche, secondo unopinione diffusa, lo avrebbero portato allatomba (F 89). infine ritenuta dubbia e pertanto non sar discussa la testimonianza

    29 Che il titolo Historiae Philippicae di Trogo-Giustino derivasse da Teopompo fu sostenuto gi nellOttocentoda Rudolph Heldrich Eyssonius Wichers, Theopompi Chii fragmenta, Lugduni Batavorum 1829, 53. Vd. A.Rosenberg, Einteilung und Quellenkunde zur rm. Geschichte, Berlin 1921, 201; A. Klotz, s. v. Trogus, in:RE XXII.2, 1952, 23002313; G. De Sanctis, Teopompo, in: Ricerche storiografiche. Appunti delle lezionidel Prof. Gaetano De Sanctis (Annali Accademici 1945/461952/53), Palermo 1953, 252275, 270; O.Seel, Die Praefatio des Pompeius Trogus, Erlangen 1955, 27ss.; S. Mazzarino, Il pensiero storico classico,II, Bari, 1990, 485491.

    30 Cfr. M. Giuffrida, Le fonti sullascesa di Evagora al trono, ASNP I, 1996, 589627, 599. La studiosa hasuggerito un importante confronto fra lexcursus su Evagora di Cipro, contenuto nel dodicesimo libro deiPhilippika (F 103) e lexcursus di Trogo sulle origini di Cipro, ignorato da Giustino, ma registrato nel prologodel libro 9: originesque Cypri repetit. Anche qui, come nel passo corrispondente di Teopompo, lexcursus sulleorigini di Cipro inserito a proposito della guerra fra Artaserse ed Evagora. Il ragionamento della studiosafa riflettere sulla possibilit che Trogo abbia recuperato da Teopompo proprio la tecnica compositiva, ovve-ro linserzione nel racconto principale di excursus a ritroso, fino alle origini dei popoli narrati. In effetti, seleggiamo i prologhi delle Historiae Philippicae, possiamo notare in Trogo la pratica ricorrente di risalire andando a ritroso nel tempo attraverso digressioni, alle origines dei popoli o delle regioni, che stava trat-tando.

    31 In particolare per quanto concerne la Vita di Cimone, di Nepote e di Plutarco, e la Vita di Pericle e laVita di Nicia di Plutarco. Cfr. Jacoby, II B, 368371. Wade-Gery (n. 26) 131ss.

    32 C. Ferretto, Cimone demagogo in Tepompo e nellAthenaion Politeia, CCC 5, 1984, 271282. Cfr. D. Mu-sti, Storia greca. Linee di sviluppo dallet micenea allet romana, Bari 1990, 326331.

    33 Stesimbr. FGrH 107 FF 47. Gorg. Vorsok. 82 B 20 = F 20 Untersteiner. Crit. Vorsokr. 88 B 8, 52 = F 8,52 Battegazzore.

    34 Plat. Gorg. 518 e519 a. Antisth. F 35 Decleva Caizzi.35 Musti (n. 32) 346s.

    296 E. Occhipinti, Aristotele, Teopompo e la politica macedone

  • di Cirillo sul giudizio negativo che Teopompo avrebbe dato di Cimone (F 90).36 Dallinsieme delle testimonianze teopompee (FF 88 e 89) emerge un personaggio che si carat-terizza per unazione politica fondata sul consenso popolare. Il richiamo dal bando ottenuto verosimilmente sulla base di una votazione dellekklesia: Teopompo afferma, in-fatti, che ;37 attraverso la sua liberalit, inoltre, Cimone sareb-be diventato il primo cittadino, (F 89).

    Di fronte ad una tradizione cos parca di notizie difficile stabilire quale tipo di valu-tazione politica Teopompo desse della figura di Cimone.38 Tuttavia si possono effettuarealcune considerazioni.

    Il frammento 88 ci pone dinanzi ad uno spinoso problema storiografico. Linizio dellaguerra tra Ateniesi e Spartani si data intorno al 458/7 a. C. sulla base della cronologiadiodorea.39 Si pensato di collegare la pace di cui parla Teopompo alla notizia diodorea diun trattato di cinque anni stipulato nel 454/3 a. C. ( ) per mezzo dellin-tervento di Cimone (XI 86, 1).40 Tuttavia, tale ipotesi ha suscitato perplessit. Alcunistudiosi hanno, infatti, rifiutato la data del 454/3 a. C. per la stipula della pace, perchsarebbe in contraddizione con quanto afferma Tucidide, I 112, 1: . Stando allAteniese, in-fatti, questa pace sarebbe avvenuta tre anni dopo lassedio ateniese di Sicione e dellAcar-nania del 455/4 (Thuc. I 111, 23) e cio nel 452/1.41 Poich Diodoro menziona unatregua di quattro mesi, avvenuta subito dopo Tanagra (XI 80, 6), si fatta strada lideache la mediazione di Cimone, ricordata dal frammento 88 di Teopompo, potesse riferirsia questo armistizio di quattro mesi.42 Daltro canto, per, lipotesi di far coincidere lapace del frammento teopompeo (F 88) con la tregua di quattro mesi subito dopo Tana-gra (Diod. XI 80, 6) sembra insostenibile di fronte allespressione teopompea .43

    Dallesame del frammento 88 di Teopompo possiamo affermare con certezza che lostorico collocava il richiamo di Cimone e la negoziazione della pace cinque anni dopo labattaglia di Tanagra ( - ). Le due date ipotizzate per questa pace (il 454 a. C.ovvero il 452 a. C.), che gli studiosi hanno desunto dalla tradizione diodorea (454/3 a. C.)ovvero tucididea (452/1 a. C.) e associato alla notizia fornitaci da Teopompo (F 88), sugge-riscono che il richiamo di Cimone sia avvenuto in leggero anticipo rispetto alla scadenzadel bando decennale.44 Le fonti biografiche su Cimone,45 di molto posteriori allepoca in

    36 Jacoby, II B, 369s.37 Theop. FGrH 115 F 88.38 Per un giudizio favorevole a Cimone da parte di Teopompo, propende D. Micalella, Cimone nellAthenaion

    Politeia e let del politico in Aristotele, PP 38, 1983, 113122.39 Diod. XI 79s.40 Di questa pace parlano appunto Teopompo (F 88), Andocide (35), Eschine (leg. 172), Plutarco (Cim. 18,

    1; Per. 10, 4), Nepote (Cim. 3, 3) e una possibile allusione si troverebbe in Aristofane (Ach. 187190). Cfr.J. Haillet, Diodore de Sicile. Bibliothque Historique livre XI, Paris 2001, 182.

    41 K. J. Beloch, Griechische Geschichte II 2, Berlin/Leipzig 1931, 202 e 209s.42 Wilamowitz (n. 20) 293.43 Cos, Beloch (n. 41) 210.44 Cfr. Beloch (n. 41) 211. Diversamente L. Piccirilli, Damone di Oa riconsiderato, in: Cresci/Piccirilli (n. 22)

    135158, 145.45 Plut. Cim. 18; Per. 10. Nep. Cim. 3, 3.

    KLIO 93 (2011) 2 297

  • cui visse Teopompo,46 riferiscono, invece, che subito dopo la sconfitta ateniese a Tanagralo statista fu richiamato in patria per intervenire al fianco di Atene e che ristabil la pacecon Sparta: i biografi hanno, cio, associato i due avvenimenti, la battaglia di Tanagra(458/7) e il richiamo di Cimone alle trattative di pace, come se si fosse trattato di unamedesima circostanza; siamo probabilmente in presenza di unoperazione tendenziosa,che mira a dare risalto alla figura dello stratega e al carattere decisivo del suo interventoin difesa di Atene.47

    Da quanto si detto si pu desumere che Teopompo non desse unimmagine celebra-tiva di Cimone e che lo rappresentasse come un leader democratico, appunto. Pu fornirci ulteriori elementi per una lettura in tale direzione il contesto da cuiproviene il frammento 89,48 ovvero il dodicesimo libro dei Deipnosofisti di Ateneo: sista parlando di personaggi voluttuosi e gaudenti, che impiegarono tutti i propri averinellallestimento di banchetti sontuosi. Ateneo distinguendo il comportamento moderatodi Pisistrato da quello dissoluto dei figli (Ippia e Ipparco49) riferisce la testimonianza diTeopompo, secondo cui Pisistrato era moderato nei piaceri; lasciava incustodite le suepropriet e permetteva a chiunque lo volesse di entrarvi per approfittare dei prodottidella terra; anche Cimone, emulo di Pisistrato, si sarebbe comportato allo stesso modo.50

    E, a seguire, Ateneo cita nuovamente lo storico chiota e riferisce il giudizio teopompeosu Cimone (appunto il frammento 89).51

    In Teopompo, dunque, Cimone, al pari di Pisistrato, sembra caratterizzarsi come unpersonaggio moderato, la cui munificenza valutata positivamente dallo storico.

    Anche Aristotele nellAthenaion Politeia d una rappresentazione positiva della liberalitdi Pisistrato52 e di Cimone. stato suggerito che la valutazione aristotelica della politicamoderata di Pisistrato, caratterizzata dal rispetto delle norme ancestrali e dai prestitiagrari, rispecchierebbe alcune idee-guida del dibattito politico del quarto secolo: in parti-colare la notizia del prestito agricolo in denaro ai poveri sarebbe in linea con la tesi ari-stotelica circa la necessit per lo stato di favorire il commercio e lagricoltura.53 NellAthe-naion Politeia alla liberalit cimoniana, fondata sulla personale munificenza, si contrapponela mistophoria di Pericle: mentre Cimone con le proprie sostanze adempiva alle liturgie,manteneva economicamente molti cittadini del suo demo e permetteva a chiunque lovolesse fra i Laciadi (i condemoti di Cimone) di entrare nelle sue propriet e di prendersii frutti della terra, Pericle per contrastare la ricchezza dellavversario fece ricorso a sov-venzioni di denaro (come lo stipendio per i giudici), attinto dalle pubbliche entrate (27).A questo capitolo dellAthenaion Politeia (il 27, appunto) si riferisce verosimilmente ildecimo capitolo della Vita di Cimone di Plutarco54 dove si afferma che Cimone apriva

    46 Ma si veda anche il contemporaneo di Teopompo, Andocide 3, 3, che d ugualmente una lettura tendenzio-sa di questi eventi. Cfr. Jacoby, II B, 369.

    47 Jacoby, II B, 369.48 Vd. supra.49 Idomen. FGrH 338 F 4 = Athen. XII 44 p. 532 f.50 Athen. XII 44 p. 533 ac = Theop. FGrH 115 F 135. Cfr. F 136.51 Athen. XII 44 p. 533 ac = Theop. FGrH 115 F 89.52 Aristot. Ath. pol. 16. Sulla caratterizzazione di Pisistrato in Aristotele si veda H. Bloch, Studies in Historical

    Literature of the Fourth Century B. C., in: Athenian Studies presented to W. Scott Ferguson (Harv. Stud.Classic. Philol. suppl. I), Cambridge 1940, 351353.

    53 Aristot. pol. 1313 b, 61319 a 39. 1320 a 171320 b 4. Ferretto (n. 32) 279.54 Plut. Cim. 10, 13.

    298 E. Occhipinti, Aristotele, Teopompo e la politica macedone

  • le sue terre a chiunque volesse entrarvi e di seguito viene citato Aristotele, che, invece,sosteneva che lo statista favorisse i soli condemoti.55 Si , peraltro, ipotizzato che il bio-grafo in tale passo si stesse servendo di Teopompo,56 mentre avrebbe utilizzato Aristotelecome fonte secondaria.57

    Lespressione aristotelica secondo cui Pericle istitu il compenso per i giudici - (27, 3) suggerisce che fosse a capo del partito popolarecontro Cimone e che questultimo si trovasse, dunque, ad Atene. Al momento del con-flitto tra i due statisti, Pericle doveva essere gi subentrato ad Efialte, morto nel 462/1a. C., e dunque il terminus post quem sarebbe costituito dal 462/1 e la vicenda andrebbeposta, comunque, dopo il ritorno di Cimone dallostracismo.58 Il termine interessante innanzitutto perch un hapax e perci verosimilmente riconducibile alla fonteutilizzata da Aristotele;59 indica, inoltre, uno scontro tra i capi del partito popolare. difficile, tuttavia, credere che Aristotele considerasse Cimone un capo democratico. Nelcapitolo 26 dellAthenaion Politeia, laddove sono narrati gli esordi di Cimone a capo degliepieikeis, Aristotele si serve del verbo ( ): , effettivamente, una creazione di V secolo, nata in ambito democratico per designare icapi del demos,60 tuttavia, due capitoli pi avanti Cimone chiaramente definito - (28, 2). Il linguaggio aristotelico dellAthenaion Politeia risente della termi-nologia politica coeva e bisogna, a mio parere, trovare proprio in questo aspetto la spie-gazione di quanto si osservato sopra. Allepoca del filosofo la terminologia politicasembra essersi, per cos dire, omologata e le espressioni di V IV secolo, indicanti cari-che e istituzioni politiche, sono utilizzate anacronisticamente in riferimento alle et pre-cedenti. Cos, ad esempio, nel capitolo 28 dellAthenaion Politeia Aristotele afferma cheprima di Pericle e definisce Solone (28, 2).

    interessante sottolineare come sia in Teopompo che in Aristotele venga messo inrisalto il consenso riscosso dalluomo politico ateniese attraverso il suo evergetismo. Leconcordanze tra lAthenaion Politeia e lexcursus Sui demagoghi ateniesi piuttosto chespiegarsi ipotizzando la presenza di una o pi fonti comuni ai due autori,61 potrebberorivelare un influsso reciproco nella rappresentazione della democrazia ateniese. Le stesseconsiderazioni fatte sopra sullopuscolo De mirabilibus auscultationibus farebbero supporreuna influenza rilevante dellopera di Teopompo su Aristotele ovvero sullambiente aristo-telico (il De mirabilibus potrebbe, infatti, essere unopera di scuola). E daltra parte pos-sibile una diretta conoscenza tra i due personaggi alla corte macedone, verosimilmenteintorno al 343 a. C.62

    ***

    55 Micalella (n. 38) 120.56 Cfr. F 89, supra.57 Wade-Gery (n. 26) 133 s.58 Cfr. Piccirilli (n. 44) 244 s.59 In questo caso sarebbe secondo il Ruschenbush, Theopompea II (n. 24) 93, proprio Teopompo.60 R. Connor, The New Politicians of Fifthy-Century Athens, Princeton 1971, 110s.61 Jacoby, II B, 369, accoglie la tesi di Wilamowitz (n. 20) 300, secondo cui la fonte comune di Teopompo e

    di Aristotele sui demagoghi ateniesi sarebbe stato uno scritto politico proveniente dalla cerchia di Teramene.62 Cfr. A. Momogliano, Filippo il Macedone, Milano 1987, 134.

    KLIO 93 (2011) 2 299

  • Sappiamo che Teopompo conobbe personalmente Filippo. Da una lettera la trentesimadel corpus socratico che Speusippo63 invi al Macedone nel 343/42 apprendiamo che lostorico in quel periodo si trovava alla corte di Pella e che godeva dei benefici di chifaceva parte del seguito del re. La lettera sembra un libello di propaganda anti-isocratea;allinterno dellattacco contro Isocrate e il suo Filippo,64 che costituisce il filo condut-tore dellintera lettera, compare una punta polemica contro la persona di Teopompo.Lautore della lettera si rivolge al Macedone raccomandandogli un certo Antipatro, nonaltrimenti conosciuto: questi avrebbe scritto una Storia della Grecia sotto Filippo ingrado di competere con i Philippika di Teopompo. Lattacco che la lettera contiene con-tro Teopompo riguarda le calunnie che il Chiota avrebbe rivolto contro Platone presso lacorte macedone (epist. 30, 12): [] So anche che presso di voi Teopompo moltoacre; ha poi diffuso calunnie su Platone, e cose di questo tipo, come il fatto che non vero che Platone ha posto le basi dellarche di Perdicca [] Perch dunque Teopompocessi di essere tracotante, ordina ad Antipatro di leggergli le Imprese dei Greci, e Teo-pompo riconoscer di essere giustamente rifiutato da tutti, e di ricevere ingiustamente iltuo supporto.65 La che Teopompo, a detta di Speusippo, riceveva da Filippo da intendere come una sorta di patronato che prevedeva uno stipendio, la permanenza acorte e laccesso alle informazioni.66 Lo storico, probabilmente godeva di buona fama acorte, se la concorrenza per affermarsi dovette utilizzare larma della diffamazione controla sua persona e la sua produzione storica. LEncomio che Teopompo compose perFilippo67 potrebbe risalire appunto al periodo della sua permanenza a Pella e inquadrarsidentro quellabile macchina propagandistica che fu avviata, per il consenso, intorno allafigura del sovrano.

    Non sappiamo per quanto tempo Teopompo rimase alla corte di Filippo, n dove sidiresse dopo che se ne allontan. Abbiamo notizia di un Symbouleutikos ad Alessandro68 edi epistole, le cosiddette Lettere intorno a Chio, con le quali Teopompo informavaAlessandro della situazione politica dellisola.69 Non chiaro il momento in cui collocarequesta produzione epistolare,70 tuttavia certo che lo storico si trovava ormai lontano

    63 Cfr. M. Sordi, La cronologia delle vittorie persiane e la caduta di Ermia di Atarneo in Diodoro Siculo,Kokalos 5, 1959, 107118. Dopo il contributo di E. Bickerman/J. Sykutris, Speusippos Brief an KnigPhilipp, Ber. ber die Verhandl. der schs. Akad. 80, 1928, 3, lattribuzione a Speusippo della trentesimaepistola socratica riconosciuta pressoch unanimemente dagli studiosi. Per la bibliografia sullargomentorimando a I. Parente, Introduzione, in: Speusippo. Frammenti, vol. I, Napoli 1980, 391s. Cfr. Flower (n. 14)19ss. Shrimpton (n. 14) 5ss. Speusippo accompagn Platone nel suo terzo viaggio in Sicilia. Fu uno deiprincipali promotori della spedizione di Dione. Succedette a Platone nella direzione dellAccademia. In que-sti anni di scolarcato, che coincisero con la crescita della potenza macedone, la sua attenzione si spostverso la monarchia di Filippo. Cfr. Parente (op. cit.) 6061.

    64 Nel 346 a. C. Isocrate scrisse il Filippo, un discorso mirante ad esortare il Macedone a porsi a capo diuna spedizione contro la Persia. Cfr. M. M. Markle, Support of Athenian intellectuals for Philip: a study ofIsocrates Philippus and Speusippus Letter to Philip, JHS 96, 1976, 8099.

    65 Theop. FGrH 115 T 7. Teopompo scrisse uninvettiva Contro Platone e la sua scuola (F 259. vd. T 48,F 275, 294, 295, 359).

    66 Flower (n. 14) 21. Cfr. Liddel/Scott, Greek-English Lexicon, Oxford 1940, 19981999.67 Theop. FGrH 115 FF 255256.68 Theop. FGrH 115 FF 251252.69 Theop. FGrH 115 T 20. Cfr. F 253254. La Suda, s. v. , testimonia che Teopompo indirizz ad

    Alessandro molte lettere di polemica contro i suoi concittadini chioti (= T 8).70 Secondo R. Lane Fox, Theopompus of Chios and the Greek World, Oxford 1986, 118, Teopompo, scrisse

    queste lettere dal nuovo esilio, avvenuto dopo il rientro del 332 a. C., ma prima della morte di Alessandro.Contra Flower (n. 14) 24. Vd. infra nota 72.

    300 E. Occhipinti, Aristotele, Teopompo e la politica macedone

  • dalla corte macedone. Stando al resoconto di Fozio sulla biografia teopompea,71 si po-trebbe ipotizzare che lo storico si trovasse a Chio, dove era tornato per mezzo dellinter-cessione di Alessandro, nel 334 ovvero nel 332 a. C.,72 e da dove avrebbe informato ilMacedone delle attivit politiche dellisola. Che Teopompo fosse coinvolto nella vita po-litica della sua citt, si desume dal fatto che la tradizione d notizia di un suo oppositorepolitico, un certo Teocrito, oratore e sofista; sconosciamo, tuttavia, i motivi della diver-genza tra i due.73 Anche dopo il suo allontanamento da Pella, lo storico sembra, dunque,essere stato un acceso sostenitore della politica macedone (basti pensare, oltre tutto, al-lEncomio scritto per Alessandro74).

    possibile stabilire il termine del soggiorno macedone di Teopompo. Un frammentoteopompeo testimonia che lo storico scrisse a Filippo unepistola, con la quale informavail sovrano della cattiva fama che il tiranno di Atarneo, Ermia, avrebbe avuto presso iGreci.75 Poich il frammento presuppone che Ermia fosse ancora in vita e la sua mortesi data intorno al 341 a. C.76 tale anno potrebbe costituire il terminus ante quem per lacomposizione della lettera; al momento della composizione della lettera evidentemente lostorico non si trovava pi a Pella. Inoltre, dal momento che il 343/2 a. C. lanno in cuiAristotele fu chiamato a corte per svolgere lattivit di tutore di Alessandro e date leconsiderazioni fatte fin qui, la compresenza di Aristotele e di Teopompo a Pella sarebbestata di breve durata.

    Ritornando alla questione di Ermia di Atarneo la storia della piccola tirannide dellaMisia si intreccia con le vicende macedoni degli anni 40. La tirannide di Atarneo si erasostituita alla Caria (344 a. C.) nel controllo politico di alcuni centri microasiatici: lo mo-strerebbe il rapporto di dipendenza che gli Ioni, e in particolare Chio e Mitilene, avreb-bero avuto nei confronti della citt misia.77

    71 Theop. FGrH 115 T 2.72 Syll. 283. Alessandro nel 334 o nel 332 a. C. decret unamnistia generale per gli esuli da tutte le citt

    greche. M. Jannelli, I rapporti giuridici di Alessandro Magno con i Chii, in: Studi di storia antica offerti dagliallievi a Eugenio Manni, Roma 1976, 153175. L. Prandi, Alessandro Magno e Chio: considerazioni su Syll.283 e SEG XXII, 506, Aevum 57, 1983, 2432. Dal momento che Fozio, T 2, sostiene che Teopompo,allontanato da Chio per il lakonismos del padre, era tornato in patria quarantacinque anni dopo, calcolando i45 anni a partire dal 334 o 332 a. C. (data del bando di rientro voluto da Alessandro per tutti gli esulichioti), si stabilisce il 379 o 378 a. C. come data di nascita dello storico. Tuttavia il dato foziano non attendibile, perch potrebbe riferirsi allakme di Teopompo (che per un autore si fissava a 45 anni appunto).Cfr. R. Laqueur, s. v. Theopompos, in: RE V A.2, 1934, 2181s. Gli studiosi propongono diverse date perlesilio di Teopompo; per un quadro completo cfr. G. Ottone, Alessandro, Teopompo e le ovvero autorit macedone e strumenti di interazione con la comunit poleica fra pubblico eprivato, in: L. Santi Amantini (a cura di), Dalle parole ai fatti. Relazioni interstatali e comunicazione politicanel mondo antico, Roma 2005, 63107. Dopo la morte di Alessandro possibile che Teopompo fossestato nuovamente bandito, se dobbiamo credere alla testimonianza di Fozio, T 2: . Cfr. D. E. W. Wormell, The Literary Tradition Concern-ing Hermias of Atarneus, YCIS, 1935, 5792, 68.

    73 Theop. FGrH 115 T 8. T 9. F 252. Vd. Plut. Mor. 11 ab.74 Theop. FGrH 115 F 257. Si addirittura ipotizzato che Teopompo fosse una sorta di agente segreto del

    re. Cos, P. Pdech, Trois historiens mconnus. Thopompe, Duris, Phylarque, Paris 1989, 38. Flower (n. 14)23.

    75 Theop. FGrH 115 F 250.76 Jacoby, II B 393. Wormell (n. 72) 5792. Sordi (n. 63) 107118.77 Theop. FGrH 115 F 291 = Didym. in Dem. IV 63V 21.

    KLIO 93 (2011) 2 301

  • Teopompo nel XLVI libro dei Philippika78 riferisce un episodio della storia di Chio,che vide coinvolto Ermia: il tiranno non volle lasciare a guardia della regione di Chio edi Mitilene le sue truppe perch (F 291). Si congetturato che glioligarchi79 al potere a Chio negli anni tra il 346 e il 341 a. C. si fossero rifiutati di pagarele truppe della guarnigione del tiranno, presenti nellisola, con il conseguente ritiro dellestesse da parte di Ermia.80

    Intorno alla met degli anni 40 del IV secolo Filippo cercava di trarre vantaggio dallafreddezza insorta tra Atene e la Persia, a seguito del rifiuto ateniese di intervenire nellimpresa egiziana del Gran Re del 346 a. C.81 (Diod. XVI 44, 1). Laiuto prestato in taleoccasione al Gran Re dagli alleati di Filippo (Argivi, Tebani e il partito ateniese filomace-done al fianco di Focione)82 ha fatto presupporre che in questo periodo i rapporti fraFilippo e il Re di Persia fossero pacifici;83 si parlato addirittura di unalleanza politica.84

    Demostene in un discorso (IV Filippica) pronunciato dopo il 344 a. C.85 in cui ricor-da larresto di Ermia, afferma che il tiranno .86 Lintento propagandistico dello scritto, che mirava a convince-re gli Ateniesi ad avvicinarsi al Gran Re, spinse probabilmente loratore a manipolare ifatti storici e a tacere dellesistenza di unintesa tra Filippo e la Persia negli anni 40.87 DaDiodoro, che spiega la cattura di Ermia (con un errore cronologico viene posta nel 349/4888) come una conseguenza della spedizione persiana in Egitto, in occasione della qualeErmia si sarebbe ribellato al Gran Re,89 apprendiamo, infatti, che Filippo era in rapportiamichevoli con i Persiani (XVI 52, 3). La IV Filippica dopo laccenno allarresto diErmia ricorda unambasceria inviata dai Persiani ad Atene (X 34), che il commentatore diDemostene, Didimo, VIII 5, pone sotto lacontato di Licisco, cio nel 344/3 a. C.: se-condo Didimo il Re si era avvicinato ad Atene , . Le offerte del Re ad Atene sarebbero state frutto, dunque, dellerivelazioni che Ermia, dopo la sua cattura, avrebbe fatto circa i piani di Filippo contro laPersia; notizia che potrebbe essere il frutto di una manipolazione degli eventi, stando airapporti amichevoli tra la Macedonia e la Persia in questi anni. La congettura di Didimo

    78 Jacoby, II B, 393, suggerisce il XXXVI libro.79 Sulla base di un decreto onorifico di Eritre per Mausolo di Caria, Syll.3 168, dal quale si evince che la citt

    era sotto un governo oligarchico, e di un successivo decreto di alleanza con Ermia, Syll.3 229, si congettu-rato che la citt di Eritre fosse sotto il controllo degli oligarchici; per analogia anche Chio e Mitilene entrambe prima sotto linfluenza di Mausolo e poi di Ermia avrebbero avuto una costituzione oligarchica.Wormell (n. 72) 70.

    80 Wormell (n. 72) 70s.81 Secondo la Sordi (n. 63) 107s., la cronologia diodorea (351349 a. C.) della conquista persiana della Fenicia,

    di Cipro e dellEgitto andrebbe rivista e abbassata agli anni 346343/2 a. C.82 Diod. XVI 42.83 Momigliano (n. 17) 138.84 P. Cloch, Un fondateur dempire, Philippe II, St. Etienne 1955, 235. Sordi (n. 63) 115. Momigliano (n. 17)

    138.85 Sulla base di unambasceria (ricordata al paragrafo 34) che il Gran Re avrebbe inviato ad Atene per propor-

    re unalleanza, posta da Didimo, VIII 5, sotto larcontato di Licisco e dunque nel 344/3 a. C., il discorsodemostenico si data appunto dopo il 344 a. C.

    86 Demosth. or. X 32.87 Cfr. M. Nouhaud, Lutilisation de lhistoire par les orateurs attiques, Paris 1982.88 Vd. supra n. 81.89 Diod. XVI 52, 5. Cfr. Polyaen. VI 48; Aristot. oec. II 1351 a.

    302 E. Occhipinti, Aristotele, Teopompo e la politica macedone

  • probabilmente scaturita dallesame delle fonti di cui disponeva: Teopompo, Callistene,Brione ed Ermippo.90 Escluso Callistene, che negava che Ermia avesse rivelato i piani diFilippo al Re,91 Teopompo potrebbe essere stato allorigine di una tradizione ostile adErmia,92 nata verosimilmente in ambiente chiota; Brione93 ricordato da Didimo94 riferi-sce un epigramma composto da Teocrito di Chio95 contro Aristotele ed Ermia.96 Abbia-mo gi detto che Teocrito era un oppositore politico di Teopompo; dunque possibileche dopo che i rapporti tra Ermia e Chio divennero critici,97 i diversi partiti dellisola sistaccarono da Atarneo. Daltro canto troviamo Chio al fianco di Atene nel 340/9 a. C. inoccasione della guerra dichiarata a Filippo, dopo che questi aveva fatto irruzione nelChersoneso ateniese (Bisanzio e Perinto).98 In Grecia si svilupp, probabilmente, un di-battito sulla figura del tiranno di Atarneo, dibattito che coinvolse anche Filippo e la suapolitica estera. Demostene raccolse, verosimilmente, le voci polemiche, tant che, comeabbiamo detto, nel suo discorso (IV Filippica) immagina che Ermia riveli al Re i prepa-rativi di Filippo contro la Persia ( 32).

    Intorno alla fine degli anni 40 la Persia si limit ad aiutare segretamente alcuni politiciateniesi e permise alla fine ai satrapi dAsia Minore di soccorrere Perinto assediata daFilippo (342/1 Diod. XVI 75), ma non intervenne mai esplicitamente contro la Macedo-nia.99 Non sono chiari, inoltre, i rapporti tra la Macedonia e Atarneo in questi anni e nonsi conoscono le vere intenzioni di Filippo: , tuttavia, verosimile che il re mirasse a stabi-lire rapporti di buon vicinato in Asia Minore e che si servisse per tale scopo di interme-diari greci, quali appunto Teopompo e Aristotele. possibile che il Macedone si fosseavvicinato ad Ermia proprio per intercessione di Aristotele. Questultimo era legato adAtarneo da lunga tradizione (Prosseno, il tutore di Aristotele, era infatti di quella citt) elasciata Atene dopo la morte di Platone nel 348/7 a. C.100 si rec presso Ermia, con cuiin un secondo momento si sarebbe anche imparentato.101

    La tradizione pi ricca di informazioni sulle relazioni tra Ermia ed Aristotele e pivicina cronologicamente agli eventi in questione costituita dalla sesta lettera platonica102

    e dal commento di Didimo alle Filippiche di Demostene. Il commento didimeo, V5363, ci dice che si trovavano presso Ermia Corisco, Erasto e Aristotele, i quali eranostati fatti venire da Atene per volont del tiranno: questi sarebbero giunti ad Asso, dove , ; il tiranno di Atarneo dopo lamorte del suo predecessore, Eubulo, . ,

    90 Didym. in Dem. IVVI.91 Didym. in Dem. V 64 eVI 50 = Kallist. FGrH 124 FF 2 e 3.92 Cos Wormell (n. 72) 74.93 La tradizione riporta Ambryon in luogo di Bryon (Diog. Laert. V 11). Cfr. Wormell (n. 72) 74, nota 32.94 Didym. in Dem. VI 4349.95 Vd. supra.96 D. Runia, Theocritus of Chiosepigram against Aristotle, CQ 36, 1986, 531534.97 Vd. supra Theop. FGrH 115 F 291.98 Diod. XVI 77, 2. Theop. FGrH 115 F 292. Momigliano (n. 17) 153.99 Momigliano (n. 17) 150s.

    100 Dion. Hal. (epistula) ad Amm(aeum) V 262, 17. S. Mekler (a cura di), Academicorum Philosophorum IndexHerculanensis, Berlin 1902, V 46.

    101 Strab. XIII 610; Diog. Laert. V 3. Cfr. E. Berti, Aristotele, Bari 1997, 102.102 Sul problema dellautenticit della lettera Wormell (n. 72) 59.

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  • .103 Le affermazioni didimee suggeriscono la presenza di una fonte, favorevole adErmia,104 che avrebbe avvicinato cronologicamente gli eventi narrati e reso larrivo diAristotele ad Asso contemporaneo a quello degli altri due filosofi, Erasto e Corisco. Inrealt larrivo di Aristotele si daterebbe in un momento successivo, come mostrerebbero,peraltro, alcuni dati desumibili dalle nostre fonti. Dalla sesta lettera platonica apprendia-mo, infatti, che Erasto e Corisco intorno al 347 a. C. anno in cui si daterebbe la letterastessa105 erano di Ermia (322 d), vivevano cio nelle vicinanze (Scepsi); inoltre,stando a Strabone (XIII 57 p. 610), Ermia, dopo la conquista di Atarneo e di Asso, avrebbemandato a chiamare Aristotele e Senocrate. Strabone non menziona, cio, gli altri dueplatonici perch probabilmente si trovavano gi a Scepsi ed avevano stabilito relazionidiplomatiche con Ermia. Sulle relazioni tra Erasto, Corisco ed Ermia getta luce uniscri-zione dalla quale apprendiamo che il tiranno e i suoi hetairoi conclusero un trattato dialleanza con Eritre:106 come suggerisce Jaeger, possibile che i due platonici fossero tra glihetairoi di Ermia e che avessero, dunque, stretto legami di natura politica con il tiranno.107

    Se ne deduce, quindi, che larrivo di Aristotele ad Asso sarebbe avvenuto in un momentosuccessivo a quello dei due filosofi, quando ormai la donazione di un della cittda parte di Ermia era un fatto compiuto. , inoltre, possibile che oltre ad Aristotele,Corisco ed Erasto giunsero ad Asso anche altri filosofi e che si costitu un vero e propriocenacolo.

    Mi pare discutibile lipotesi secondo cui Ermia progettava di affidare ad Aristotele latirannide di Atarneo,108 dal momento che la tradizione non fornisce elementi per unalettura in tale direzione e che non si ha notizia di cariche politiche rivestite dal filosofoad Atarneo o in qualche altra polis della Troade; la stessa donazione del di Asso,109

    si potrebbe, infatti, interpretare come la concessione da parte del tiranno di un luogo diresidenza. Certamente possibile che agli interessi filosofici del cenacolo di Asso fosseroframmisti interessi di natura politica. Potrebbero, cos, spiegarsi come dei veri e propriincarichi diplomatici collegati alle attivit politiche del tiranno di Atarneo, interessato alcontrollo dellAsia Minore sia il viaggio di Aristotele a Mitilene, che precedette il sog-giorno presso Ermia che quello successivo in Macedonia (345/4 a. C.).110

    Aristotele rimase favorevole ad Ermia anche dopo che questi, prigioniero dei Persiani,attir su di s i sospetti dei Greci circa il proprio operato. La tradizione ricorda che Ari-stotele compose un inno111 per lamico scomparso e che, per il fatto di eseguire tale innoquotidianamente nei sissizi con i suoi scolari, fu accusato di empiet ad Atene da Demo-fanto e da Eurimedonte: recitare un peana per Ermia e rendergli onori simili a quellitributati ad un dio era ritenuto un fatto inaccettabile.112 In verit le ragioni delle accuse

    103 Didym. in Dem. V 5363.104 Didym. in Dem. V 5363; Ind. Acad. V 9.105 Cfr. supra n. 92.106 Syll.3 I 229.107 W. Jaeger, Aristotele. Prime linee di una evoluzione spirituale, Firenze 1960, 145146, ipotizzava che Era-

    sto e Corisco, che avevano vissuto per molto tempo ad Atene nellAccademia, una volta ritornati in patriaa Scepsi, avrebbero avuto un ruolo politico di primo piano nella loro citt. Contra C. Pavese, Aristotele e ifilosofi di Asso, PP 16, 1961, 113119, 114.

    108 Pavese (n. 107) 116.109 Didym. in Dem. V 56.110 Diog. Laert. V 9; Dion. Hal. ad Amm. V 262, 17.111 Didym. in Dem. VI 1835.112 Athen. XV 696 af. Diog. Laert. V 5 e 9.

    304 E. Occhipinti, Aristotele, Teopompo e la politica macedone

  • ateniesi contro il filosofo risiedevano nel suo legame con la corte macedone:113 si potreb-be ricordare, a tal proposito, la testimonianza di Democare114 del 306 a. C., che contienelaccusa nei confronti del filosofo di avere fatto delazioni a Filippo dopo la caduta diOlinto (348/7 a. C.); anche se si tratta di una testimonianza tarda, questa proverebbe,tuttavia, il clima di sospetto che si respirava ad Atene negli anni dellascesa macedone.

    Quanto stato detto fin qui rende chiaro che intorno alla met degli anni 40 non cifossero le reali condizioni per parlare di preparativi di Filippo contro la Persia. Nel mo-mento in cui le preoccupazioni di Demostene si tradussero in realt, verosimilmente an-che Aristotele, lamico di Filippo, fu contrario alla spedizione asiatica. Stando ad unatestimonianza di Filodemo115 il filosofo avrebbe, infatti, tentato di dissuadere il Macedo-ne. Purtroppo non abbiamo altri elementi per potere definire la posizione tenuta da Ari-stotele in tale circostanza. Lunico accenno a Filippo nelle opere pervenuteci dello Stagi-rita proviene dal quinto libro della Politica, dove tra gli esempi di ribellioni contro itiranni viene ricordata una congiura ordita contro il sovrano macedone (V 10, 1311 b). Ci potrebbe suggerire une-voluzione del pensiero politico aristotelico in direzione antimacedone, verosimilmente ne-gli anni che seguirono il suo ritorno ad Atene e la costituzione del Liceo. Chiaramente ilegami avuti con la casa macedone fecero s che anche a distanza di anni il filosofo dive-nisse oggetto di violenti attacchi politici, se il partito antimacedone ad Atene dopo lamorte di Alessandro (324/3 a. C.) colp Aristotele per i suoi precedenti rapporti con Fi-lippo ed Alessandro e, soprattutto, per il rapporto di familiarit con Antipatro (nominatoda Aristotele quale suo esecutore testamentario), governatore di Atene per conto del re.

    Le preoccupazioni per limpresa di Filippo erano ormai comuni alla maggior parte deiGreci e ci si era resi conto del fatto che la tanto auspicata impresa panellenica (Isocrate)si traduceva nella sottomissione incondizionata alla potenza macedone.116 Teopompoche, come abbiamo ipotizzato, potrebbe avere auspicato un intervento del Macedone inOccidente, dovette, verosimilmente, rimanere deluso dalla politica asiatica di Filippo. Cinonostante mantenne saldo il suo legame con la Macedonia: i rapporti dello storico conAlessandro si potrebbero, infatti, configurare come quelli di un dignitario che agisce poli-ticamente per conto del proprio sovrano.117

    pi difficile capire quali fossero i rapporti tra Aristotele ed Alessandro, dopo che ilfilosofo si allontan dalla corte di Pella. Nel catalogo delle opere aristoteliche stilato daDiogene Laerzio sono ricordate due opere e ,118

    non pervenuteci. Ad entrambi i titoli stata attribuita una lettera che Aristotele avrebbeinviato ad Alessandro per dargli consigli politici; di questa lettera disponiamo la versionearaba, con traduzione francese.119 Lopera ha fatto discutere gli studiosi: secondo alcunirifletterebbe una visione ecumenica dellimpero di Alessandro, che mal si concilierebbe

    113 A. Santoni, Linno di Aristotele per Ermia di Atarneo, in: G. Arrighetti/F. Montanari (a cura di), La com-ponente autobiografica nella poesia greca e latina fra realt e artificio letterario, Atti del Convegno di Pisa(1617 maggio 1991), Pisa 1993, 179195, 183, n. 22 e 194.

    114 Democr. in Eus. Pr. Ev. XV 2, 6.115 Vol. Rhet. II 6162 (Sudhaus).116 Cfr. la III Lettera a Fiippo, attribuita ad Isocrate. Momigliano (n. 17) 167, 192.117 Supra n. 72. In alcune lettere ad Alessandro (FF 25354) lo storico rese conto delle attivit svolte da

    Arpalo.118 Diog. Laert. V 1, 2227.119 J. Bielawski/M. Plezia, Lettre dAristote Alexandre sur la politique envers les cits, Warszawa 1970. Cfr.

    J. Lippert, De epistula pseudaristotelica Per basileias commentarium, Diss. Halle 1891.

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  • con la prospettiva della Politika e renderebbe, dunque, discutibile la paternit aristotelicadella lettera;120 secondo altri, invece, il contenuto della lettera sarebbe in linea con laconcezione politica del filosofo.121 Non mio interesse affrontare la questione dellau-tenticit dellopera; mi limiter soltanto ad alcune brevi notazioni. Nelle opere conservatedi Aristotele non si trova alcuna menzione di Alessandro e nella Politika il tipo di costitu-zione ritenuto migliore non il regno, ma una forma di governo basata sulla efondata sul ceto medio; tale , tipica dei grandi stati, ha il vantaggio di nonessere sconvolta dalle fazioni, proprio perch il ceto medio pi numeroso rispetto aglialtri ceti; nei piccoli stati, invece, frequente che la cittadinanza si divida in due parti: gli e gli (IV 10, 1295 a11, 1296 a). Sono interessanti, ai fini del nostro di-scorso, le osservazioni di Carlier122 su quel tipo particolare di politeia, che ricorre in ma-niera quasi ossessiva nel terzo libro della Politika: la pambasileia.123 Si tratta di un modellopolitico nel quale non esiste pi la polis, n i diritti propri della cittadinanza: il pambasileusin virt dei suoi meriti individuali esercita un potere assoluto. Poich la pambasileia organizzata sul modello domestico delloikos e tale modello differisce totalmente dallarchepolitike (nel senso che il padrone delloikos un despotes, che ha potere su tutto, sugliesseri animati e inanimati, mentre nellarche politike la legge sta al di sopra delle decisionidei singoli individui), questa basileia assoluta costituirebbe un tipo di potere prepolitico,rappresenterebbe, cio, un regresso, un ritorno ad uno stadio primitivo della societ.124

    Secondo tale chiave di lettura, il giudizio negativo che il filosofo avrebbe dato della pam-basileia, sarebbe il riflesso delle preoccupazioni dello Stagirita nei confronti dei poteri illi-mitati che aveva assunto Alessandro a seguito delle sue vittorie in Asia.125

    Riassunto

    La presente indagine nasce dagli spunti di riflessione offerti dalla lettura di alcune operearistoteliche (il De mirabilibus auscultationibus e lAthenaion Politeia) e dei frammenti del deci-mo libro dei Philippika di Teopompo. Si fa strada anche se con molta cautela lapossibilit di un uso dellopera dello storico di Chio da parte del contemporaneo Aristo-tele. Inoltre, le relazioni stabilite da Aristotele e da Teopompo con lentourage di Filippogettano nuova luce sui rapporti greco-macedoni intorno alla met del IV secolo.

    Infatti, intorno alla fine degli anni 40 la Persia si limit ad aiutare segretamente alcunipolitici ateniesi e permise ai satrapi dAsia Minore di soccorrere Perinto assediata da Fi-lippo, ma non intervenne mai esplicitamente contro la Macedonia. Non sono chiari irapporti tra la Macedonia e Atarneo e non si conoscono le vere intenzioni di Filippo; ,

    120 P. Carlier, tude sur une pretendue lettre Alexandre transmise par plusieurs manuscrits arabes, Ktma 5,1980, 277288.

    121 M. Sordi, La lettera di Aristotele ad Alessandro e i rapporti tra Greci e Barbari, in: Scritti di storia greca,Milano 2002, 413426 = Aevum 58, 1984, 312. G. Vanotti, Aristotele: dallaffermazione geografica alladissoluzione politica dellidea di Europa, Cisa 12, 1986, 103112.

    122 P. Carlier, La notion de Pambasileia dans la pense politique dAristote, in: P. Marcel (a cura di), Aristotelesand Athens. Actes de la table ronde Centenaire de l (Friburg 2325 mai 1991), Fri-burg/Paris 1993, 103118.

    123 Pol. III 16, 1287 a; 15, 1285 b. Cfr. Pol. IV 10, 1295 a.124 Carlier (n. 122) passim. Cfr. L. Prandi, Aristoteles und die Monarchie Alexanders: noch einmal zum arabi-

    schen Brief, in: W. Schuller (a cura di), Politische Theorie und Praxis im Altertum, Darmstadt 1998,7284. D. B. Nagle, Alexander and Aristotles Pambasileus, AC 69, 2000, 117132.

    125 Carlier (n. 122) 117ss.

    306 E. Occhipinti, Aristotele, Teopompo e la politica macedone

  • tuttavia, verosimile che il re mirasse a stabilire rapporti di buon vicinato in Asia Minore eche si servisse per tale scopo di intermediari greci, quali appunto Teopompo e Aristotele,, addirittura, possibile che il Macedone si fosse avvicinato ad Ermia, tiranno di Atarneo,per intercessione dello stesso Aristotele. In definitiva, al di l delle continue denunce diDemostene, in questi anni non ci furono le reali condizioni per uneventuale spedizionedi Filippo contro la Persia.

    Summary

    This paper originates from reflections on two Aristotelian works (De mirabilibus auscultatio-nibus and the Athenaion Politeia) and some fragments from the tenth book of Theopom-pus Philippika. There is the possibility even if we have to be careful that the work ofthe Chian historian was used by his contemporary Aristotle. Moreover, the friendship thatAristotle and Theopompus established with Philips entourage throws new light on therelationship between Greeks and Macedonians in the middle of the fourth century B.C.

    In fact during the forties of the fourth century the Persian king limited himself to givesecret help to some Athenian politicians and allowed satraps from Asia Minor to aidPerintus, besieged by Philip, but he did not take sides overtly against Macedonia. Rela-tionships between Macedonia and Atarneus are not clear and the real projects of Philipare unknown, but probably, the Macedonian king aimed to establish good neighbourlyrelationships in Asia Minor and for this purpose used Greek intermediaries such asTheopompus and Aristotle: it is even possible that he approached the tyrant of Atarneus,Hermias, with the intercession of Aristotle himself. In conclusion, aside from De-mosthenes complaints, in these years Philip had no real motives for launching a cam-paign against Persia.

    Key Words: Theopompus, Aristoteles, griechische Politikdebatte, Hermias von Atarneus,Persische Politik, Makedonische Politik

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