Apocrypha 9, 1998

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Transcript of Apocrypha 9, 1998

APOCRYPHA

Fondee en 1990 par Jean-Claude PICARD

APOCRYPHA

Revue Internationale des litteratures apocryphesInternational Journal of Apocryphal Literatures

Directeur de publicationS.C. MIMOUNI

Secretaire de RedactionM.-J. PIERRE

Comite de RedactionF. AMSLER, J.-D. DUBOIS, P. GEOLTRAIN,

R. GOUNELLE, S.J. V OICU

Comite scientifiqueI. BACKUS, B. BOUVIER, F. BOVON, Z. IZYDORCZYK,

S. JONES, A. LE BoULLUEC, J.- N. PERES, M. STAROWIEYSKI

Revue publiee avec Ie concours scientifiquede l' Association pour l'etude de la litterature apocryphe chretienne

(A.E.LA.C.)et

de la Societe pour l'etude de la litterature apocryphe chretienne(S.E.LA.C. )

BREPOLS

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Depot legal: 4" trimestre 1998D/1998/0095/87

Imprime en BelgiqueISBN 2-503-50630-5

SOMMAIRE

Verso il testo primitivo dei llal8lKU TOU KtJPlOtJ' I TlUOU « Racconti dell'infanzia delSignore Gesu»

par Sever J. V OICU 7

»Neutestamentliche Apokryphen« -Bemerkungen zu Geschichte und Zukunfteiner von Edgar Hennecke im Jahr 1904 begrtindeten Quellensammlung

par Christoph MARKSCHIES 97

Christoph Scheurl and his Anthology of « New Testament Apocrypha »(1505,1513,1515)

par Irena BACKUS 133

Les apocryphes dans la litterature slave ecclesiastique de pelerinage en Palestine(XIIe-Xve s.)

par Marcello GARZANffi , 157

Un temoin latin du Protevangile de Jacques: l'homelie Postulatis filill? Jerusalem enl'honneur de sainte Anne (BHL 483-485)

par Jean-Daniel KAESTLI 179

L'ermite de Thebes et Ie diablepar Robert FAERBER 225

Les Actes de Thomaset Ie manicheismepar Paul-Hubert POIRIER 263

Sommos dans la version copte des Actes de Pilate (XVI,7)par Jean-Daniel DUBOIS '..'..'..'..' '..'..'.." "..'..'..'..'." '.".' ".".".'...". 291

Dormition et assomption de Marie. A propos d'un livre recentpar Bernard OUTTIER 301

La Societe pour l'etude de la litterature apocryphe chre-tienne, voulant assurer au Comite de redaction de laRevue une pleine liberte scientifique, decline la responsa-bilite des articles et la laisse aux auteurs.

Sever!. VOICUAugustinianum, Rome

VERSO IL TESTa PRIMITIVODEI IIatDtKcl 'tOV KUPlOU 'Illcrov

« RACCONTI DELL'INFANZIA DELSIGNORE GESU »

L'« Histoire de l'enfance de Jesus» est un recueil d'episodes concer-nant Jesus depuis l'age de cinq ii l'age de douze ans. Redige en grec auxalentours de l'an 200, il a ete traduit en de nombreuses langues ancienneset reecrit plusieurs fois, donnant lieu ii des recensions assez differentes.Apres avoir presente et classe les ramifications de la tradition manuscrite(resumee dans un stemma codicum), l'article evoque d'autres questionsconcernant l'histoire de cet apocryphe et met en parallele to utes les recen-sions utiles pour en etablir le texte critique.

Composti in greco verso l'anno 200, i «Racconti dell'infanzia delSignore Gesu » sana una serie di scenette che presentano Gesu bambinoIra i cinque e i dodici anni di eta. Questo opuscolo e stato piu volfe tra-dotto e riscritto, dando origine a varie recensioni diverse. Dopo aver pas-sato in rassegna e classificato la tradizione manoscritta (riassunta in unosternma codicum), l'articolo si sofferma su altre questioni relative all'ori-gine dell'apocrifo e metre in parallelo tulle le recensioni utili per stabilir-ne il testa critico.

La presentericerca trae la sua origine remota dal convegno su«Gli apocrifi cristiani e cristianizzati» organizzato Del 1982dall'Istituto patristico «Augustinianum ». In quella serle avven-ne il mio incontro con 1'« AELAC -Association pour l'etude dela litterature apocryphe chretienne », che muoveva ancora iprimi passi, e che successivamente mi avrebbe accolto fra i suoimembri.

Dietro richiesta dell'allora presidente dell' AELAC, Fran~oisBovon, cominciai l'anno successivo a lavorare a un quadro d'in-sieme della tradizione manoscritta dei Racconti dell'infanzia del

Apocrypha 9, 1998, p. 7-85

8 S.J. VOICU

Signore Gesu. I risultati di questa prima rase di indagini, discussiinizialmente all'assemblea dell' Associazione a Dole Del 1985,furono presentati formalmente a Parigi nel1986 in occasione delconvegno per il centenario della V Sezione dell'Ecole pratiquede hautes etudes, per poi essere pubblicati ne11991.

Nel frattempo si era andata concretizzando la possibilita ditradurre e commentare l'insieme degii apocrifi del Nuovo testa-mento per la collezione francese della «Pleiade ». E assieme esorto il dilemma: visti i numerosi problemi posti dalle edizioniesistenti, quale testo di base utilizzare per una pubblicazioneprestigiosa, destinata primariamente all'alta divulgazione, mache verosimilmente avrebbe contribuito a determinaTe gli orien-tamenti della ricerca per gli anni a venire?

Dopo lunghi tentennamenti, la risposta venne da sola: occor-reva costituire un testo nuovo e migliore, se non ineccepibile,almeno difendibile alla luce delle conoscenze attuali. Ne e natoil presente lavoro.

Ringrazio l' AELAC per il sostegno e l'attenzione costantecon cui ha seguito questi miei vagabondaggi filologici, ma ancheper un contributo economico senza il quale non sarebbero maigiunti a huon fine.

La redazione finale si e giovata dei consigli amichevoli e pun-tuali di Flavio Nuvolone. Preziosa per la costituzione del testa estata una collazione parziale del manoscritto siriaco di Gottinga,messami a disposizione da Frederic Rilliet. Ringrazio anche ilprof. Jan Gijsel, Ie cui indicazioni mi hanno permesso di intrave-dere l'eccezionale complessita della tradizione latina. II parallelofra il cap. 11 e l'apocrifo di Geremia mi e stato segnalato daJean-Marc Rosenstiehl.

Ma la ria gratitudine si rivolge in particolar modo -e con unapunta di emozione, dopa un sodalizio scientifico che, con alternevicende, e durato pill di un quarto di secolo -a Jacques Noret, ilquale in un primo tempo mi ha cedutoi suoi appunti e Ie sue col-lazioni sulla tradizione greca dei Racconti. Poi, ha accettato diporTe mana all'edizione del manoscritto di Gerusalemme, spen-dendo il suo tempo libero e la sua enorme competenza filologicaper estrarre un testa leggibile da quello che talvolta e solo unammasso informe di caratteri greci.

O. Introduzione

Come molti altri scritti apocrifi, i Racconti dell'infanzia delSignore Gesu (in greco llat3tKQ 'tau KUPlOU 'ITlO'ou) sana stati

9VERSO IL TESTO PRIMlTIVO

tramandati sotto varie forme manoscritte che presentano note-voli divergenze fra di lara. A differenza di quel che e successo incasi analoghi, questa circostanza ha condizionato fortemente laloro successiva conoscenza e valutazione.

Infatti, l'edizione piil nota del testo greco, e tuttora la piilcitata, e quella di Tischendorll, il quale perb ebbe la possibilitautilizzare solo cinque manoscritti la cui attendibilita, per varieragioni, lascia a desideraTe. Uno di essi rappresenta infatti soloun riassunto presumibilmente tardivo (forma B; qui di seguitoGb), che si ferma poco dopo la meta dei Racconti. Degli altriquattro codici, due finiscono mutili, a qualche riga dall'iniziol'uno, al capitolo 7 l'altro. Quindi, in definitiva, la recensione Adi Tischendorl (qui Ga) poggia essenzialmente su due soli codi-ci. Sfortunatamente si tratta di due manoscritti «gemelli », inquanto discendono immediatamente da un medesimo modellotardivo, e, ancor piil sfortunatamente, questo loro antenatocomune presentava una lacuna di dimensioni rispettabili al cap.6.2. Se poi si mette in conto il fatto che entrambe Ie forme, Ga eGb, dipendono da un raffia secondario della tradizione, il qualeha subito almeno due serle distinte di interpolazioni, e il tutto estato pubblicato sotto il titolo artificiale di «EvangeliumThomae », si pub misurare l'ampiezza di quello che non e esa-gerato chiamare un disastro sotto il profilo filologico, Ie cuiconseguenze si ripercuotono tuttora sulla comprensione deiRacconti.

Paradossalmente, Tischendorl stesso ha hen poche responsa-bilita in quest a situazione. II titolo sbagliato gli era stato inqualche misura imposto da alcune edizioni precedenti. Dallascarsissima tradizione manoscritta di cui disponeva (e che peral-tro sfrutta a fondo), teoricamente avrebbe potuto segnalare esanare la lacuna del cap. 6.2 nel testa greco A (Ga), ma, concre-tamente, avrebbe dovuto districarsi fra Ie lezioni divergenti tra-smesse dalle due versioni latine (Lm ed Lt) e dal riassunto grecoB (Gb). E altrettanto difficile gli sarebbe stato scoprire che icappo 1, 10 e 17-18 sono interpolati. E pur veTO che queste inter-polazioni mancano dall'unica forma antic a sulla qualeTischendorl aveva informazioni dirette, vale a dire la prima ver-

1. La prima edizione di Tischendorf risale al1852, ma qui vena utilizza-ta la pill nota seconda edizione, apparsa postuma nel 1876 (C. DETISCHENDORF, Evangelia apocrypha, adhibitis plurimis codicibus graeciset latinis... Ed. altera, Lipsiae, 1876). Comunque, per quanto riguarda iRacconti la presentazione delle due edizioni rimane sostanzialmente lastessa.

10 S.J. VOICU

sione latina (Lm)2. Ma questa e anche un guazzabuglio di revi-sioni the non ne incoraggiano l'utilizzazione critica e ne masche-TallO efficacemente l'importanza. In mancanza di sussidi estemi,probabilmente solo una buona stefa di cristallo avrebbe consen-lito a Tischendorl di operarvi una distinzione fra lezioni auten-tithe e innovazioni.

Scoperte documentarie successive hanno arricchito di molto Ieconoscenze sulla tradizione dei Racconti, mettendo in lute l'esi-sterna di recensioni testuali pill attendibili. Ma, a hen vedere, lalara rilevanza e rimasta tutto sommato piuttosto modesta.Certamente non sana riuscite a impedire una saTta di canonizza-zione delle due forme greche pubblicate da Tischendorl, Ie uni-the the (in genere assieme alla versione latina pill tarda) hannoottenuto diritto di citta nelle raccolte di apocrifi in lingue moder-ne3,

Abbastanza spesso lavori ed edizioni di questo secolo hannomanifestato illoro disagio di fronte ai problemi posti da questasituazione. Valga per tulle l'affermazione di Santos Otero:«Chiunque abbia mai dovuto occuparsi del testa pubblicato daTischendorl (suI quale si fondano tulle Ie ricerche svolte finorain argomento) e consapevole dell'inattendibilita della tradizionegreca »4. Analoghe esitazioni circa la qualita del testa grecoedito vengono espresse anche da Oscar Cullmann, il quale siaccontenta di « una soluzione di compromesso : il "Textus recep-

2. Fra la prima e la seconda edizione dei vangeli apocrifi Tischendorlebbe occasione di conoscere la versione siriaca (cf. TISCHENDORF,Evangelia apocrypha, op.cit., pp. liii-Ivi), notando che questa su moltipunti conferma il tenore di Lm contro quello dei suoi manoscritti greci.Ma, prive di Teale incidenza sulla presentazione del testo greco, questesue osservazioni sono rimaste confinate nell'apparato della sua secondaedizione e successivamente non hanno avuto l'eco che meritavano.3. Si tratta delle raccolte di W. SCHNEEMELCHER (hrsg.), Neute-stamentliche Apokryphen in deutscher Obersetzung. 5. Auft., Tiibingen,1987, in tedesco (tradotta successivamente in inglese, W. SCHNEEMEL-CHER, New Testament Apocrypha. I-II, rev. ed., Cambridge -Louisville,1991-92); di M. ERBETTA, Gli apocrifi del Nuovo Testamento. 1/2Vangeli: Infanzia e passione di Cristo, Assunzione di Maria, CasaleMonferrato, 1981 e di L. MORALDI, Apocrifi del Nuovo Testamento. I,Torino, 1971, in italiano; di J.K. ELLIOTT, The Apocryphal NewTestament: A Collection of Apocryphal Christian Literature in anEnglish Translation, Oxford, 1993, in inglese; A. PuIG et al., Apocrifsdel Nou Testament, Barcelona, 1990 (Classics del Cristianisme 17), incatalano.4. A. DE SANTOS OTERO, Vas kirchenslavische Evangelium des Thomas,Berlin, 1967 (Patristische Texte und Studien 6), p. 148.

11VERSO IL TESTO PRIMIllVO

tus" di Tischendorl (Rec[ensione] A) verra presentato in tradu-zione tedesca, completato in apparato con richiami e variantiche rinviano a una redazione pin antica e migliore »5.

Le pagine che seguono costituiscono un primo passo verso ilritrovamento di quell a redazione «pin antica e migliore»vagheggiata dalla ricerca recente. Non si tratta dunque di unlavoro definitivo: la considerevole ricchezza dell a tradizionemanoscritta e la notevole dispersione linguistica dei Raccontivietano di consideraTe realistico l'allestimento, in tempi brevi, diun'edizione critica nel senso tradizionale del termine. Altra, epin modesta, e la meta che ci siamo prefissi in questa serle : trac-ciare un ragionato quadro d'insieme delle varie forme sotto Iequali e staiD tramandato l'apocrifo, per poi offrirne un testo chesi lasci aIle spalle il monopolio di quello di Tischendorl e, alme-no in parte, i suoi inconvenienti.

Lo strumento principe a tal fine e la comparazione sistematicadi tulle Ie testimonianze attualmente disponibili. Un simileapproccio consente di raggiungere immediatamente risultatiapprezzabili, come una classificazione per molti versi definitivadi una tradizione manoscritta la cui evoluzione e stata SI com-plessa, ma, tutto sommato, lineare, nonch6 l'individuazione delleanomalie che caratterizzano ciascuna forma dell'apocrifo. Nederiva la possibilita di scrivere una storia sommaria, ma abba-stanza coerente, dell a trasmissione del testo, Ie cui lacune sispera potrannoessere colmate da ricerche ulteriori.

Per quanto riguarda il testo stesso, il confronto tra Ie varierecensioni dei Racconti consente spesso, moho spesso, di indivi-duare la lezione pin antica e attendibile. Non mancheranno,certo, i casi in cui sara impossibile, nell' ambito del presente lavo-TO, decidere fra varianti contrapposte; ma, in queste materie, giail solo ratio di riuscire a individuaTe con chiarezza i problemirappresenta un progresso.

5. Ct. SCHNEEMELCHER, Neutestamentliche Apokryphen, op.cit., p. 351.II proposito, in se ineccepibile, di offrire un testo pili attendibile vienefrustrato in larga misura dalle smodate preferenze di cui nell'apparatodi Schneemelcher gode la versione slava. Peraltro, l'unico passo in cuiquesta e indubbiamente superiore al testo greco A (vale a dire quandone colma la lacuna al capitolo 6.2) viene riportato in apparato, dandol'impressione che si tratti di un'interpolazione (0 comunque, di unavariante respinta). Altre lezioni dello slavo sono secondarie; in partico-laTe, essendo stato tradotto su un modello greco piuttosto tardivo e giainterpolato, esso non e di nessun aiuto per individuaTe il carattereavventizio dei cappo 1, 10 e 17-18.

12 S.l. VOICU

11 pill grosso limite della presente ricerca, che costituisce ancheun vantaggio, e che si svolge interamente in italiano. Essendo iRacconti un' opera redatta in greco, si converra che si tratta di unapproccio poco ortodosso. Tuttavia, allo stato, si tratta di unascelta pressoche obbligata. Come e stato spiegato altrove6, ecome apparira con maggior chiarezza Del seguito del lavoro, ilmiglior rappresentante della tradizione greca, quel manoscrittogerosolimitano che yeTTa pubblicato da Jacques Noret, trasmetteuna recensione evidentemente interpolata in almeno due punti.Inoltre, il suo testa, come quello degli altri codici greci, ha subitouna saTta di riscrittura continua. Se si pensa che anche qualchealtra recensione e andata incontro ad un destino analogo 0 peg-giore, ci si reputera fortunati di pater lasciare in disparte, almenotemporaneamente, Ie varianti minute, come1e inversioni di paro-le, gli scambi tra particelle, la presenza 0 l'assenza di articoli. Ede precisamente cio che avviene se si lavora su una traduzione inlingua modema. Al prezzo di una perdita di precisione (non perotale da stravolgere 10 scopo dellavoro), si ottiene una presenta-zione unitaria delle varie forme dei Racconti, assieme a un testaragionevolmente sicuro non solo Delle sue grandi linee ma spessoanche Del dettaglio delle sue espressioni.

Nella prima sezione del presente lavoro viene introdotta lascars a bibliografia di carattere generale relativa ai Racconti, iquali sussistono in greco e in numerose altre lingue antiche.Ciascuno di questi rami della tradizione manoscritta presentaproblemi di vario genere, che richiedono una valutazione criti-ca: origine, lacune, interpolazioni, riscritture parziali 0 totali,rapporti con altre recensioni. La presentazione dettagliata diqueste questioni costituisce l'argomento della II sezione, nellaquale vengono presentate anche Ie varie fasi dell'evoluzione deltesto, seguite, per maggior chiarezza, da uno stemma.

Nella III sezione vengono riassunte Ie scarse testimonianzeesterne relative all'apocrifo 0 aIle sue tonti, seguite, nella IVsezione, da una discussione sulla sua data. Cenni sulla prove-nienza dei Racconti si troveranno nella V sezione.

Infine la questione della lingua originale e del titolo dell' operaverranno affrontate rispettivamente Delle sezioni VI eVIl.

li corpo dell' opera (sezione VIII) e costituito da quella cheabbiamo chiamato una «sinossi », nella quale, a prescindere da

6. Ct. S. VOICU, «Notes sur l'histoire du texte de l'Histoire de l'enfancede Jesus », in: Apocrypha 2 (1991), pp. 119-132.

13VERSO IL TESTO PRIMlTIVO

qualche interpolazione isolata, viene presentato con criteri uni-formi l'intero contenuto di tulle Ie branche della tradizionedell'apocrifo che hanno un interesse critico immediato, vale adire Ie quattro forme greche note e cinque delle sei versioni ese-guile direttamente su modelli greci7, escludendo quindi la ver-sione araba, il poema irlandese e i successivi vangeli apocrifidell'infanzia siro-arabo e armeno.

Beninteso, questa ricostruzione, che poggia quasi esclusiva-mente sui documenti pubblicati, va considerata provvisoria. Sispera che un vaglio sistematico delle testimonianze tuttora inedi-te possa non solo colmare Ie lacune nella storia della trasmissio-ne dell'apocrifo, ma anche gettare luce sui punti dubbi del testoe puntualizzare Ie ipotesi riportate DelIo stemma in meritoall'importanza relativa di ciascuna branca dell a tradizionemanoscritta.

1. Bibliografia

Un'occhiata all' opera di Charlesworth8, che elenca hen 98contributi, potrebbe far pensare che tutto sia onnai stato dettoin merito ai Racconti. Una seconda occhiata toglie molte illusio-ni. A fare la parte del leone SOfia Ie traduzioni in lingue moder-fie, i cui commenti sono inevitabilmente ripetitivi e, per giunta,ripropongono semple la forma greca A di Tischendorl (qui diseguito Ga), seguita, eventualmente, dal greco B (qui Gb), incu-ranti del fatto che si tratta di un riassunto piuttosto recente, einoltre da Lt (di cui si ignorano apparentemente Ie affinita conla fonna Gd pubblicata da Delatte). Quindi, Ie edizioni modemeconcentrano i loro sforzi su tIe recensioni tardive e interpolate.L'unica innovazione degna di nota sono concessioni occasionalialIa versione paleoslava. Rappresentative di questa tendenzasono tutte Ie ultime raccolte di un certo respir09.

7. Per ragioni che verranno spiegate nella sezione successiva, nella« sinossi » non sara presa in considerazione la versione paleoslava, Ie cuivarianti non farebbero che gonfiame l'apparato.8. J. H. CHARLESWORTH et al., The New Testament Apocrypha andPseudepigrapha.. A Guide to Publications, with Excurses on Apocalypses,Metuchen, 1987 (ATLA Bibliography Series 17), pp. 402-409.9. Ct. ERBETTA, Gli apocrifi del Nuovo Testamento. 1/2, op.cit., pp. 78-101; SCHNEEMELCHER, Neutestamentliche Apokryphen, op.cit., pp. 349-361; MORALDI, Apocrifi del Nuovo Testamento. I, op.cit., pp. 45-80; 0anche la recentissima ristampa del James: ELLIOTT, The ApocryphalNew Testament, op.cit.

14 S.l. VOICU

Se poi si tralasciano gii articoli di dettaglio 0 quelli il cui lega-me con i Racconti e piuttosto remota, non vi sofia molti lavoridedicati ad esaminare sistematica mente l'intera problematicadell'apocrifo. Il primo sembra essere stato, ne11971, quello di St.Gero1o, seguito, ne11991, da un nostro articolo11. I risultati delledue ricerche, in particolare per quanto riguarda Ie ipotesi sullastruttura originale dell'opera e Ie relazioni tra Ie varie blanchedella tradizione manoscritta, sono abbastanza diversi. Il presentelavoro pur seguendo, in linea di massima, l'impostazione dellanostra precedente indagine, la completa su molti punti e se nedistanzia, spesso tacitamente, grazie ad una classificazione pilisoddisfacente della tradizione manoscritta12. Pili recentemente,l'argomento e stato ripreso con ampiezza da Baars eHeldermaw3, ma parecchie delle loro ipotesi sull'origine e suIsensa dei Racconti mi appaiono scarsamente pertinenti.

Una bibliografia aggiornata sulle singole forme del testo sitrovera nella Clauis apocryphorum Noui Testamentv4.

Una concordanza del testo greco dei Racconti e stata allestitadi recente, ma abbraccia Ie sole due forme pubblicate daTischendorl (Ga e Gb), tralasciando invece il manoscritto diAtene, pili interpolato, ma anche pili completo, edito daDelatte15. Per giunta, in omaggio al pregiudizio che l'edizionepili recente e per forza la migliore, per la prima recensioneFuchs e Weissengruber6 hanno avuto l'idea singolare di utilizza-re il testo di Bonaccorsi17, il cui unico tratto innovativo rispetto aTischendorl sono alcuni refusi tipografici. Comunque, data la

10. St. GERO, «The Infancy Gospel of Thomas », in: NovumTestamentum 13 (1971), pp. 46-80.11. VOICU, «Notes », op.cit.12. La comparazione fra gli stemmi annessi all'indagine di Gero, op.cit.,p. 56, al nostro precedente lavoro (cf. VOICU,« Notes », op.cit., p. 132) eal presente articolo evidenzia Ie differenze dovute ad un esame piil par-ticolareggiato della tradizione manoscritta.13. W. BAARS -J. HELDERMAN, «Neue Materialien zum Text und zurInterpretation des Kindheitsevangeliums des Pseudo-Thomas », in:Oriens Christianus 77 (1993), 191-226; 78 (1994), 1-32.14. a. M. GEERARD, Clauis apocryphorum Noui Testamenti, Thmhout,1992 (d'ora in poi = CANT), pp. 34-39, Dum. 57.15. A. DELATTE, Anecdota Atheniensia. I, Liege, 1927.16. A. FUCHS -F. WEISSENGRUBER, Konkordanz zum Thomas-evangelium: Version A und B, Linz, 1978 (Studien zum NeuenTestament und seiner Umwelt B/4: Die griechischen Apokryphen zumNeuen Testament 3).17. G. BONACCORSI, Vangeli Apocrifi. I, Firenze, 1948, pp. 110-151.

15VERSO IL TESTa PRIMmVO

struttura dell'apocrifo, fatta di episodi piu 0 meno slegati, e laloro continua evoluzione in ambito greco, l'utilita di una concor-danza appare molto limitata.

2. La tradizione manoscritta

Sei traduzioni eseguite direttamente suI greco (quattro tar-doantiche e due medievali), due sottoversioni (di cui una conpretese poetiche), una versione armena ipotetica, un paio dirifa-cimenti, almeno quattro forme greche parecchio diverse e nonmolto attendibili: questa e, in sintesi, la complessa tradizionemanoscritta dei Racconti. Non sorprende quindi che, sebbenequasi tutte queste testimonianze siano note da tempo, i tentatividi presentarle insieme siano stati sporadici. Apparentemente,l'esercizio e stato fatto solo due volte, con risultati non sempreconcordanti : da Gero, e da me stesso18.

Nelle pagine seguenti verranno descritte anzitutto, nell'ordinealfabetico delle rispettive lingue, tutte Ie forme chesi ricolleganoimmediatamente alIa tradizione diretta. Per ognuna vengonoindicati i dati suscettibili di guidarne l'utilizzazione criticanell' ambito della «sinossi»: diffusione manoscritta, struttura,problemi testuali, data, rapporto con altri rami della tradizione,valutazione complessiva.

All'esame delle singole forme seguira una storia della trasmis-sione dei Racconti quale la si pub ricostruire sulla base delletestimonianze disponibili. Lo stemm a che chiude il capitolorende conto graficamente delle relazioni accertate fra i vari ramidella tradizione manoscritta.

Per l'essenziale questa sezione segue, con gli opportuniaggiornamenti e in maniera pill dettagliata, la falsariga del mioprecedente articolo19, e in particolare la distinzione fra una «tra-dizione antica» e una «tradizione recente »2°. A quest' ultima

18. Cf. GERO, «The Infancy Gospel of Thomas », op.cit.; VOICU,«Notes », op.cit.19. VOICU,« Notes », op.cit.20. Solo successivamente alIa pubblicazione del mio articolo del 1991,ho appreso che questa distinzione era gia stata avanzata, praticamentenegli stessi termini del presente lavoro, da L. VAN ROMPAY, « De ethio-pische versie van bet Kindheidsevangelie volgens Thomas de Israeliet »;in A. THEODORIDES -P. NASTER -J. RIES, L'enfant dans les civilisationsorientales. Het kind in de Oosterse beschavingen, Leuven, 1980, pp. 119-132, in part. p. 125, nota 25.

16 SJ. VOICU

appartengono tutte quelle forme (greco, slavo e seconda versio-ne latina) che presentano l'interpolazione dei cap. 1 e 1021.

La «tradizione antica» dal canto suo sussiste soltanto in alcu-ne traduzioni (arabo, etiopico, siriaco, prima versione latina egeorgiano) che ignorano queste ed altre aggiunte relativamenterecenti, presenti Delle forme greche, nella slavo e nella secondaversione latina.

2.1. La versione arabaCon fare un po' misterioso, Moraldi accennava Del 1989 alIa

circostanza che «Nella Biblioteca Ambrosiana vi e, non ancorapubblicato, un codice arabo contenente solo il Vangelo diTommaso »22. Ritomando due anni pill tardi su questo «codice...non ancora conosciuto », Moraldi ipotizzava inoltre che iRacconti fossero «un testa in siriaco risalente al V secolo e chefu tradotto in arabo e da qui in etiopico »23.

Nel frattempo la versione arab a dei Racconti era stata pubbli-cat a da Noja24 sulla base di un manoscritto milanese, il G 11SUp.25, presumibilmente da identificare con quello a cui accenna-va Moraldi. La traduzione francese del testa arabo, apparsa inprecedenza26, conferma parzialmente l'ultima affermazione diMoraldi, in quanta il testa arabo dipende indubbiamente dalla

21. E impossibile determinaTe se i capitoli 1 e 10 siano stati inseritiseparatamente 0 insieme nei Racconti, poiche tutte Ie forme che pre-sentano l'uno hanno anche l'altro. Per ragioni di ordine letterario, sem-bra invece ragionevolmente sicuro che i cappo 17-18 costituisconoun 'unica inteIpolazione relativamente tardiva, eseguita probabilmenteassieme alIa nscrittura di varie altre paTti dell'apacrifo, come ad esem-pio i cappo 2.5 e 3.3.22. L. MORALDI, Nascita e infanzia di Gesit nei piit antichi codici cristia-ni, Milano, 1989, p. 50.23. L. MORALDI, Vangelo arabo apocrifo dell'apostolo Giovanni da unManoscritto della Biblioteca Ambrosiana, Milano, 1991 (Di frante eattraverso 285), p. 28.24. S. NOJA, «A propos du texte arabe d'un evangile apocryphe deThomas de la Ambrosiana de Milan », in B. SCARCIA AMORETfI -LuciaROSTAGNO (a c. di), Yad-Nlima. In memoria di Alessandro Bausani. I:Islamistica, Roma, 1991 (Studi orientali 10), pp. 335-341.25. Gia menzionata da VAN ROMPAY, «De ethiopische versie», op.cit.,p. 120, nota 4.26. Cf. S. NOJA, «L'Evangile arabe apocryphe de Thomas, de la«Biblioteca Ambrosiana» de Milan (G 11 sup»>, in A. VIVIAN(Hrsg.), Biblische und judaistische Studien. Festschrift fur PaoloSacchi, Frankfurt am Main..., 1990 (Judentum und Umwelt 29), pp.681-690.

17VERSO IL TESTO PRIMmVO

versione siriaca27. Entrambe Ie forme coincidono infatti Del pre-cisare che la scenetta di 9.1 (= cap. V nella numerazione di Noja)avviene di sabato e Del parlare, al cap. 13.1 (= cap. VIII Noja),delle dimensioni del letto: sei cubiti per il siriaco (assieme adLm) e sette cubiti per l'arabo.

Comunque l'arabo non trasmette il testo integrale dell'apocri-to, ma una scelta di episodi, per di pill fortemente rimaneggiati.Tuttavia, non sembra necessario attribuire Ie differenze tra laforma araba e quella siriaca ad un episodio di censura28. E evi-dente che l'arabo riutilizza liberamente il suo modello. II risulta-to e piuttosto una riscrittura che una traduzione. L'arabo aggiun-ge inoltre due scenette che non si ritrovano in siriaco, ne fannoparte dei Raccontz"29. La corrispondenza dei cappo di Noja con lanumerazione utilizzata per la sinossi e la seguente: I = 2.1-4; II =3.1-3a; III = 4.1-5.3; IV = 6.1-2, 6.2a, 2e-f, 7.4, 14-2; V = 9.1-3;VI = i bambini trasformati in animali3O; VII = 11.1-2; VIII =13.1-2; IX = 14.1-3; X= 16.1-2; XI = Gesu mischia i colori deltintore31.

27. Invece, come si vedra in seguito, essendo stata eseguita su un model-10 greco, la traduzione etiopica non deriva affatto da un modello arabo.28. Tale posizione e stata espressa da NOJA, «L'Evangile arabe »,op.cit., p. 681.29. Entrambi gli episodi aggiunti si ritrovano invece Del cosiddettoVangelo arabo dell'infanzia (cf. M.L. PROVERA, II vangelo arabo dell'in-fanzia secondo il ms. Laurenziano orientale (n. 387), Gerusalemme;1973 (Quademi de «La Terra Santa»), cappo 35 e 39) e sporadicamenteassociati ai Racconti.30. Questo episodio e trasmesso anche da due manoscritti serbi inappendice alIa versione slava dell'apocrifo (cf. SANTOS OTERO, Das kir-chenslavische Evangelium, op.cit., pp. 145-146); ct. inoltre C. FABREV ASSAS, La here singuliere. Les juifs, les chretiens et Ie cochon(Bibliotheque des sciences humaines), Paris, 1994.3L Questo episodio e attestato in greco dal manoscritto mutilo di Parigiutilizzato da Tischendorl (d. TIsCHENDORF, Evangelia apocrypha, op.cit.,p. 148, apparato), da un manoscritto slavo isolato (cf. GERO, «TheInfancy Gospel of Thomas », op.cit., p. 55, nota 1) e da alcuni manoscrittietiopici, in cui e probabilmente tradotto dall'arabo (cf. V. ARRAS -L.VAN ROMPAY, «Les manuscrits ethiopiens des «Miracles de Jesus»(comprenant l'Evangile apocryphe de Jean et l'Evangile de l'enfanceselon Thomas l'Israelite) », in: Analecta Bollandiana 93 (1975), pp. 133-146, in part. p. 146). La sua tradizione risale in definitiva a una scenettadel Vangelo di Filippo di Nag Hammadi (cf. S. GERO, «ApocryphalGospels: A Survey of Textual and Literary Problems », in W. HAASE(hg.), Aufstieg und Niedergang der romischen Welt (ANRW). Geschichteund Kultur Roms im Spiegel der neueren Forschung. Teil II: Principato25: Religion. 5, Berlin -New York, 1988, pp. 3969-3996, in part. p. 3982).

18 SJ. VOICU

Trattandosi di una sottoversione, e per giunta fortementerimaneggiata, la forma arab a ha scarsissimo interesse sotto ilprofilo critico, e quindi non verra affatto utilizzata nella «sinos-si »32.

2.2. L'ipotetica versione armenaUna versione armena dei Racconti e un po' come l'araba feni-

ce : non essendo stata ritrovata finora, non si sa se sia mai vera-mente esistita. Ma due fragili indizi invitano a non scartarne lapossibilita, sia pure in via ipotetica.

In armeno esiste un lungo Liber de pueritia Saluatoris33, finorascarsamente studiato, ma che riporta parecchi episodi che deri-vallO in definitiva dai Racconti. Stando aIle ricerche di HansQuecke, la forma pubblicata di questo apocrifo utilizza la anticatraduzione armena del Protovangelo di Giacomo ed e stata quin-di composta, 0 almeno rivista, in armeno34. Dunque non si pliOescludere che il redattore del Vangelo dell'infanzia abbia utiliz-zato anche altre fonti armene, e fra queste figurasse anche unaversione, successivamente perduta, dei Racconti.

A favore dell' esistenza di una versione armena scomparsa deiRacconti potrebbe militaTe anche l'esistenza della versione geor-giana. Malgrado alcune osservazioni di Garitte35 sembrino insi-flUMe il contrario, questa non pub derivaTe dal siriaco, in quantoal cap. 6.3 (6.7 nella numerazione di Garitte) il georgiano ha lalezione giusta «fino ad omega », contro il siriaco, che innova con«fino a tau ».

Se il georgiano non dipende dal siriaco, pliO essere stato ese-guito direttamente suI greco oppure, pin probabilmente, dato

32. Cio non implica in alcun modo che la forma araba sia priva d'inte-resse. Essa potrebbe contribuire a chiarire il modo in cui alcuni episodidei Racconti sono stati utilizzati nel Corano; ct. NOJA, «L'Evangilearabe », op.cit., p. 683; C. SCHEDL, Muhammad und Jesus. Die christolo-gisch relevanten Texte des Korans neu ilbersetzt und erkliirt, Wien...,1978, pp. 427-429.33. Pubblicato da [E. TAYEC'I], Ankanon Girk' Nor Ktakaranac',Venetik, 1898, pp. 1-126; tradotto in francese da P. PEETERS, Evangilesapocryphes. II: l'evangile de l'enfance, redactions syriaques, arabe etarmeniennes, Paris, 1914, pp. 69-286; ct. CANT 59.34. Le conclusioni di Quecke si trovano in E. DE STRYCKER, La forme laplus ancienne du Protevangile de Jacques (Subsidia Hagiographica 33),Bruxelles, 1961, pp. 372-373.35. G: GARITTE, «Le fragment georgien de l'Evangile de Thomas », in:Revue d'histoire ecclesiastique 51 (1956), pp. 513-520, in part. pp. 517,note 2-3; 518, note 2-5, ecc.

19VERSO IL TESTO PRIMITIVO

che si tratta di una traduzione antica, su un intermediario arme-no. In quest' ultimo caso, una riconsiderazione del frammentogeorgiano a caccia di «armenismi di traduzione» potrebbedimostrare effettivamente l'esistenza di un anello armeno man-cante.

2.3. La versione etiopica (= E)La forma pubblicata da Grebaut36 quale capitolo VIII dei

Ta'amra 'lyasiis «Miracoli di Gesu» non sembra aver ricevutofinora l'attenzione che merita. II fatto che abbondi in lezioni sin-golari e che, in particolare per quanto riguarda la titolatura diGesu e di Maria, presenti degli etiopismi evidenti, Ie ha fattoguadagnare immeritatamente i qualificativi di «rimaneggiamen-to »37 oppure di « parafrasi »38,

In tempi pill recenti, questo atteggiamento essenzialmentenegativo, sembra essersi attenuato, dopo la ragionata difesa diVan Rompay39, il quale mette in rilievo numerosi passi in cuil'etiopico concorda con Ie altre versioni antiche (siriaco, georgia-no e palinsesto latino di Vienna), in opposizione aIle forme tar-dive rappresentate dill greco, dallo slavo e dalla versione latinaindipendente. Rivedendo la sua precedente presa di posizione,Gero ammette ormai la possibilita che l'etiopico dipenda diret-tamente da un modello greco perdut04O.

Tuttavia, il presente lavoro presuppone che questa rivalutazio-ne sia stata troppo timida: l'etiopico non solo dipende diretta-mente da un modello greco, senza cioe passare per un interme-diario arab041, ma questo modello greco sembra addirittura

36. S. GREBAUT, Les miracles de Jesus: texte ethiopien (PatrologiaOrientalis 12,4), Paris, 1917.37. Cf. SANTOS OmRo, Das kirchenslavische Evangelium, op.cit., p. 37.38. Cf. GERO, «The Infancy Gospel of Thomas », op.cit., p. 55.39. VAN ROMPAY, «De ethiopische versie », op.cit.40. Cf. S. GERO, «The Ta'amra 'iyasus: A Study of Textual and Source-Critical Problems », in TADESSE Beyene (ed.), Proceedings of the EighthInternational Conference of Ethiopian Studies, University of AddisAbaba, 1984. I, Addis Ababa -Frankfurt am Main, 1988, pp. 165-170, inpart. p. 167 e p. 169, nota 24; si veda anche W. WITAKOWSKI, «TheMiracles of Jesus: An Ethiopian Apocryphal Gospel », in : Apocrypha 6(1995) pp. 279-298.41. Finora si conoscono solo due itinerari seguiti dalle traduzione etio-piche di opere greche. Quelle pill antiche (secoli V-VIII?) sono stateeseguite su manoscritti greci. Dal XII secolo in poi, si e lavorato sumodelli arabi (i quali, a loro volta possono essere stati tradotti diretta-mente dal greco, oppure attraverso intermediari copti 0 siriaci). Non

20 S.J. VOICU

essere indipendente, quindi migliore di quello da cui derivano Iealtre traduzioni antiche.

II primo punto e facilmente dimostrabile. II testo etiopico pre-senta con una certa regolarita congiunzioni in seconda posizio-De. Si tratta di una particolarita che l'etiopico condivide con ilgrec042, ma che non e consentita dalla sintassi araba. Sotto ilprofilo fonetico, la conservazione del nome dell a lettera betasotto la forma beta e la parziale conservazione del nome diZen one al cap. 9.3 avrebbero trovato degli ostacoli insormonta-hili nella fonetica arab a, che, contrariamente al greco e all'etio-pico, non e in grado di rappresentare una e lunga in manieraaccettabile e univoca. Quindi l'ipotesi di un intermediario arabopresupporrebbe che il testo sia stato profondamente rielaboratoin ambito etiopico e, almeno Del caso di beta e di Zenone senzamotivazione apparente. Per quale ragione infatti l'ipotetico revi-sore avrebbe dovuto restituire delle forme greche, della cui esi-stenza non aveva motivo di esser consapevole, dato che non Ietrovava Del suo modello?

Ma non e tutto. Non solo l'etiopico apparentemente non pre-senta errori congiuntivi con altri rami della tradizione nota deiRacconti, ma in qualche caso Ie sue lezioni appaiono preferibili aquelle proposte dal resto delle testimonianze manoscritte, inquanto riesce difficile classificarle come errori evidenti.

II caso pill macroscopico sembra essere quello del cap. 13, cheDel resto della tradizione presenta Gesu mentre allunga un'assedi legno per togliere dai guai il padre Giuseppe. Questo aspettomeraviglioso e totalmente assente dall'etiopico, dove la scenettaha un carattere abbastanza diverso: Gesu chiede a Giuseppe diinsegnargli gli elementi del mestiere di falegname, cioe tagliare,sgrossare e squadrare illegno, e dopo aver finito illavoro 10 sot-topone alIa sua approvazione. Mentre e abbastanza agevoleimmaginare che un revisore abbia voluto introdurre, in una sce-

sembra che si sia mai tradotto direttamente dal copto in etiopico (cf.E. CERULLI, La letteratura etiepica. L' oriente cristiano nell'unita dellesue tradizioni, 3. ed. (Le letterature del mondo 30), Firenze -Milano,1968, pp. 27-29). Ne e mai stata dimostrata l'esistenza di traduzionidirette dal siriaco in etiopico, nonostante l'ipotesi avanzata da W.WITAKOWSKI, «Syrian Influences in Ethiopian Culture », in:Orientalia Suecana 38-39 (1989-90) pp. 191-202, in part. pp. 194-195per spiegare Ie somiglianze fra Ie versioni siriaca ed etiopica deiRacconti.42. Cib non implica necessariamente che vi sia una corrispondenza uni-voca tra Ie particelle etiopiche e quelle greche.

21VERSO IL TESTa PRIMmYO

netta apparentemente banale43, degli elementi soprannaturali,l'ipotesi che questi siano andati persi per qualche ragione apparemolto menD verosimile, alIa luce di quel che avviene di normaDelle raccolte agiografiche, dove i tratti meravigliosi in generetendono ad aumentare e non a diminuire.

Un altro caso in cui la disposizione delI'etiopico appare prefe-ribile, e quindi piu antica, riguarda l'episodio della semina mera-vigliosa (cap. 12), che esso solo riporta in appendice dopo il cap.19, mentre Ie altre forme 10 inseriscono Del testo. La spiegazionepiu accettabile di questa differenza di collocazione e che la sce-nella sia un'aggiunta molto antica, la quale solo in un secondotempo, ma gia successivo alIa traduzione etiopica, sarebbe stataintegrata Del testo prima del cap. 13. Appare decisamente menDconvincente l'ipotesi che qualcuno abbia trasferito in appendiceil capitoletto44.

In questi due casi la superiorita delI'etiopico appare moltoconvincente. E invece piu difficile rendere conto di altri passi incui esso si oppone al resto dell a tradizione manoscritta. In 2.4,l'ordine di Gesu ai passeri si present a in varie maniere nella tra-dizione manoscritta. Anche in questo caso si osserva una diffe-renza molto nella fra gli altri testimoni, Ie cui lezioni sembranodipendere tulle dalla forma attestata dal siriaco : «Andate, vola-te e ricordatevi di me, voi che siete vivi », e l'etiopico, che ha untesto totalmente diverso: «Andate, volate verso quegli uominiche sono 11 ». Premesso che la divergenza fra Ie due lezioni nonsembra spiegabile per ragioni meccaniche, come un puro erroredi trasmissione, si cleve forge supporre una innovazione in etiopi-co, in virtu, ad esempio, di un errore paleografico, oppure a un

43. La semplicita della forma etiopica e solo apparente. In realta, pre-sentando Gesu come un apprendista di suo padre, non fa che ribadireuno dei punti qualificanti dei Racconti: l'autorita che Giuseppe vi eser-cita costantemente nei confronti di Gesu. L'elemento meraviglioso tra-smesso dalle altre branche della tradizione haun sensa nettamente pillortodosso, in quanta riafferma la tradizionale superiorita di Gesurispetto a Giuseppe. Anche la differenza fra queste due opzioni dottri-nali milita a favore dell'originalita dell'etiopico.44. II carattere secondario del cap. 12 sembra confermato dal suo pro-babile collegamento con la parabola del seminatore (cf. Mt 13,8 parr.),raiche, tranne la chiusa del cap. 19, nessun episodio delle forme antichedei Racconti ha addentellati chiari con il Nuovo testamento. Tra l'altro,satta il profilo critico, il parallelismo con la parabola confermerebbe ilrapporto fra una misura di semenza e cento misure di raccolto, mentrel'etiopico, che contrappone cinque chicchi a cinquecento sacchi apparecome un'amplificazione retorica secondaria.

22 SJ. VOICU

arricchimento «dottrinale» del resto della tradizione? Nessunadelle due ipotesi s'impone, ma si noti che gli altri testimonirispecchiano ancora una tendenza nota nell'evoluzione dei testiagiografici : quella di esplicitare cia che e implicito, riaffermandocioe che gii uccelli sono veramente vivi45.

Forse in questo come in altri casi analoghi e meglio sospende-re il giudizio e attendere lumi da un'edizione critica dell'etiopi-co. Infatti, Ie ricerche di Arras e Van Rompay hanno messo inluce che, a fronte di una tradizione etiopica estremamentericca46, il testo dei Racconti pubblicato da Grebaut si basa solosu tre manoscritti47. Peraltro, due di questi codici (A ed E) rap-presentano la stessa recensione del testo (famiglia A2b), mentreil terzo (B) e frutto di un rimaneggiamento probabilmente tardi-vo (famigiia B2b). Non solo, l'articolo di Arras e Van Rompayrivela anche che questi tre manoscritti non rispecchiano la dispo-sizione primitiva dei Miracoli di Gesu, bensi ne rappresentanouna rase secondaria, sort a in ambito etiopico. II grosso infattidella raccolta e una traduzione dall'arabo di uno scritto dettoVangelo apocrifo di Giovanni,. a questa prima recensione (AI,BI oppure CI) mancano proprio i Racconti, i quali successiva-mente sono stati aggiunti in appendice (forme A2a e B2a), perpoi essere trasferiti in mezzo al testo in posizioni variabili,soprattutto come IX (A2c) oppure VIII miracolo (A2b). Datoche la forma pubblicata da Grebaut dipende sostanzialmente daquest'ultima recensione second aria, si pub speraTe che daun'edizione critica emerga un testo etiopico migliore.

Comunque, la stessa tradizione etiopica dei Racconti nonautorizza un ottimismo eccessivo, poiche 10 scritto non sembrapill sussistere autonomamente, ma e tramandato sempre assiemeai Miracoli di Gesu. E quindi probabile che tutti i manoscritti

45. Comunque, un'idea della complessita della problematica si pubavere dal fatto che in etiopico la frase successiva «< I passeri presero ilyolo e gridavano dicendo: "Sia ringraziato il Figlio del Signore"») emolto probabilmente secondaria.46. ARRAS e VAN ROMPAY, «Les manuscrits ethiopiens », op.cit., men-zionano 24 manoscritti che contengono l'apocrifo. Ma dato che la loroindagine ha potuto prendere in esame solo i codici conservati in alcunegrandi biblioteche occidentali (cf. anche ibid., p. 144, nota 1), il numerodei manoscritti etiopici che trasmettono i Racconti e destinato adaumentare, forge anche considerevolmente, grazie ai microfilm eseguitiin Etiopia dal progetto EMML (cf. Ie indicazioni preliminari di VANROMPAY, «De ethiopische versie », op.cit., p. 122, nota 14).47. Su quest'ultimo punto, ct. VAN ROMPAY, «De ethiopische versie»,op.cit., p. 123, nota 19.

23VERSO IL TESTa PRIMfI1VO

noti dei Racconti derivino da un unico capostipite tardivo, forgecoetaneo 0 addirittura successivo alIa traduzione dei Miracoli diGesu dall'arabo (sec. XIII?).

Poiche la versione dei Racconti risale al periodo pill anticodella letteratura etiopica, qUellO delle traduzioni dal greco, ed equindi anteriore alIa fine del secolo V1I48, e inoltre probabileche nella sua trasmissione ci sia un «buco nero» di almenomezzo millennio.

2.4. La versione georgiana (= K)Poche cose si possono dire suI conto di questo testimone della

tradizione antica. Certamente e da rimpiangere che l'unicomanoscritto che trasmette i Racconti, A-95 di Tiflis, anterioreagli illizi dell' XI secolo49, finisca mutilo al cap. 7.2. Inoltre sonoda lamentare Ie pessime condizioni in cui si trova il testo di ques-to frammento, che, nonostante tutta la perizia di G. Garitte50, esfigurato in parecchi punti, segno di una trasmissione complessae tormentata.

I passi in cui il georgiano e il siriaco si oppongono al greco Adi Tischendorf sono stati messi in luce sistematicamente daGaritte. Dato tuttavia il carattere secondario del greco, essi nonbastano a dimostrare che fra Ie due versioni ci sia un rapportodiretto. Appare pin probabile che la traduzione georgianadipenda da un modello greco, forge attraverso un intermediarioarmeno, e non siriaco51. Ovviamente, poiche, come tutta la tradi-zione antica, ignora l'interpolazione del cap. 1, il georgianoriflette una recensione anteriore all'archetipo della tradizionegreca superstite.

In mancanza di un secondo testimone manoscritto, nella cuiscoperta non sembra lecito ormai speraTe, e comunque probabi-Ie che una nuova revisione alla luce delle altre versioni antiche e

48. Cf. VAN ROMPAY, «De ethiopische versie », op.cit., p. 132, nota 47.49. Attualrnente l' A-95 e un manoscritto composito, la cui prima partee il cosiddetto «Mravalthavi di Parkhal ». Alcune indicazioni sulla parteagiografica, che e quella che trasmette i Racconti, e suI suo rapportocon l'omeliario, si trovano in M. VAN ESBROECK, Les plus anciens home-liaires georgiens. Etude descriptive et historique (Publications del'Institut Orientaliste de Louvain 10), Louvain-la-Neuve, 1975, pp. 54-60.50. G. GARITTE,« Le fragment georgien », op.cit.51. Anzi, la dipendenza del georgiano dal siriaco sembra esclusa dalfatto che, in 6.3, il georgiano ha il testo originale «da alia ad omega »,mentre il siriaco porta «da alia a tau », una lezione secondaria che,come si vedra pill gotto, esisteva gia nel suo modello greco.

24 S.J. VOICU

dell'insieme della tradizione greca possa migliorare moderata-mente l'intelligenza del georgiano e, soprattutto, precisarnemeglio la posizione Delio stemma rispetto agli altri rami dellatradizione antica.

2.5. Le forme greche (BUG 7790, 779p, 779pb, 779pc)La tradizione greca rappresenta una realta complessa... e uni-

formemente deprimente, in quanta deriva interamente da unesemplare che oltre ad aver subito l'interpolazione dei cappo 1 e10, e stato riscritto in larga misura. Questo carattere secondarionon vale solo per Ie quattro recensioni utilizzate Del presentelavoro, ma, dalle analisi, tuttora inedite, di Jacques Noret, appa-re confermato per il resto della tradizione diretta greca52. Ciosignifica che, paradossalemente, Ie forme pin antiche del testasana giunte fino ai nostri giorni esclusivamente in lingue diversedal grec053.

2.5.1. II greco A di Tischendorf (= Ga; cf RRG 779p)54Questa forma e fondata su quattro testimoni, tutti insoddisfa-

centi. Due sono frammentari: 1) una collazione parziale delVindob. Phil. gl: 162, ff. 180-187v55, che giunge fino al cap. 2 (ilresto del testo e andato perso prima della fine del sec. XVIII56);2) il Paris, A.F. grec 239, che finisce, in maniera anormala, al cap.7.4.

I due manoscritti «completi », il Ronon. Univ. 2702 e Dresd.,A 187, non 10 sono affatto, poiche presentano una lunga lacunatra 6.2 e 6.3, equivalente a piu di un decimo del testo totale.

52. Gli undici manoscritti greci dei Racconti sono elencati da J. NORET,«Pour une edition de l'Evangile de l'enfance selon Thomas », in:Analecta Bollandiana 90 (1972), p. 412.53. Questa circostanza pero non autorizza l'ipotesi, di cui si parlera pillavanti, di un originale siriaco per i Racconti.54. Pubblicato da TISCHENDORF, Evangelia apocrypha, op.cit., pp. 140-157.55. Questa e la segnatura del manoscritto secondo NORET, «Pour uneedition », op.cit., mentre TISCHENDORF, Evangelia apocrypha, op.cit., p.xliii; SANTOS OTERO, Das kirchenslavische Evangelium, op.cit., p. 152 eSCHNEEMELCHER, Neutestamentliche Apokryphen, op.cit., p. 350 parla-no del Vindob. Phil. gr. 144, facendo riferimento ad una collocazioneche non e pill valida da pill di due secoli; ct. H. HUNGER, Katalog dergriechischen Handschriften der Osterreichischen Nationalbibliothek. 1.Codices historici, Codices philosophici et philologici, Wien 1961(Museion n.F. IV; 1), p, 265.56. Ct. NORET, « Pour une edition », op.cit.

25VERSO IL TESTa PRIMITIVO

Questa lacuna, che e esclusiva di questi due testimoni viene desi-gnata come 6.2a-6.2f nella «sinossi ». Avendo questi manosCrittisubito non solo l'interpolazione dei cappo 1 e 10, ma anche quel-la dei cappo 17-18, possiamo solo rimpiangere che la forma grecaA di Tischendorl sia diventata una sorta di «textus receptus »57che, essendo la pill tradotta e commentata, ha condizionato for-temente Ie ricerche sui Racconti.

Una Iettura attenta dell'apparato critico di Tischendorl rivelache questi testimoni non brillano per la correttezza del laragreco e che su pill punti il testa della sua edizione e congettura-Ie.

2.5.2. II greco B di Tischendorf8 (= Gb; cf BHG 779pb)Questa forma, che e stata pubblicata sulla base di un solo

manoscritto, i1 Sinait. gr: 453 (XIV-XV s.), e un riassunto dellaforma «recente », che si estende fino all'episodio della tavolaallungata (cap. 13 di Ga). Sebbene attesti formalmente solo Ieinterpolazioni dei cappo 1 e 10, il greco B dovrebbe derivaTe daun esemplare che ha gia subito l'aggiunta dei cappo 17-18. Cioemerge con evidenza dagli improperi rivolti al figlio di Anna netcap. 3.2 e dalla chiusa del cap. 3.3, esclusivi di quella fase tardivadel testa.

Un secondo esemplare della stessa forma del testa e stato sco-peTta da Joseph Paramelle in un manoscritto tardivo, il Sinait.gr: 53259. Cio potrebbe indicaTe che la forma Gb e stata prodottain ambito palestinese, 0 addirittura nella stesso monastero diSanta Caterina.

L'ipotesi, emessa da Camey60 che Gb possa avere un qualcherapporto privilegiato con i1 poema irlandese, non ha alcun fon-damento, in quanta quest'ultimo dipende con ogni probabilitadalla prima versione latina, e quindi fa parte dei testimoni dellaforma « antica ».

57. L'espressione sta in SCHNEEMELCHER, NeutestamentlicheApokryphen, op. cit., p. 351.58. Pubblicato da TISCHENDORF, Evangelia apocrypha, op.cit., pp. 158-163.59. Ct. P. GEHIN, «Heuristique des manuscrits grecs », in: Bulletin del'AELAC 3 (1993), 11-17, in part. p.14.60. a. J. CARNEY, The Poems of Blathmac, Son ofca Brettan, togetherwith the Irish Gospel of Thomas and a Poem on the Virgin Mary,Dublin, 1964 (Irish Texts Society 47), pp. xvi-xvii.

26 S.J. VOICU

2.5.3. L'edizione di Delatte61 (= Gd,. cf BHG 779n)Fondata su un solo manoscritto, l'Athen., E.B. 355, forge del sec.

XV; questa forma del testo e stata largamente ignorata dalla ricer-ca e praticamente dimenticata dalle opere di divulgazione. SantosOter062 sembra essere stato it primo a rendersi conto che it testo diDelatte consente di risolvere non pochi dei problemi che emergo-no dalla comparazione fra la versione paleoslava e it greco A diTischendorf. Ma questa sua valutazione, fondamentalmente posi-tiva, e andata persa in Schneemelcher63 e dimenticata altrove. Edifficile dire se tanto ostracismo sia meritato : da un lato, it mano-scritto di Atene offre un testo non proprio eccellente (basta un' oc-chiata all'apparato di Delatte per convincersene), e, come se nonbastassero Ie interpolazioni ai carr. 1, 10, 17 e 18, aggiunge unalunga premessa iniziale64 relativa al soggiorno della Sacra famigliain Egitto (cap. 0); dalI'altro, rappresentava finora l'unica formagreca pubblicata priva della lacuna 6.2a-6.2f, che contraddistingueit greco A di Tischendorf, e che il greco B riassume fortemente.

Gd e particolarmente vicino alIa seconda versione latina (Lt),che e l'unica altra forma dell'apocrifo che conosce il cap. O.Poiche Gd ha parecchi errori ignorati da Lt, la traduzione latinadeve essere stata eseguita su un antenato di questo ramo dellatradizione.

2.5.4. Il manoscritto di Gerusalemme (= Gs)11 Sabait. gl: 259, che riporta i Racconti ai ft. 66r- 72r, e stato

trascritto nellO89-90 da un Gerasimo monaco e presbitero perconto di un Basilio ciambellano65. Per quanto riguarda la struttu-

61. Pubblicato da DELAlTE, Anecdota Atheniensia, op.cit., pp. 264-271.62. SANTOS OTERO, Das kirchenslavische Evangelium, op.cit.63. SCHNEEMELCHER, Neutestamentliche Apokryphen, op.cit., p. 350.64. DELAlTE, Anecdota Atheniensia, op.cit., pp. 264-265, tin. 19.65. Si corregga in questo sensa l'indicazione di VOICU, « Notes », op.cit.,p. 120. 11 recente catalogo di C.N. CONSTANTINIDES -R. BROWNING,Dated Greek Manuscripts from Cyprus to the Year 1570 (DumbartonOaks Studies 30), Washington -Nicosia, 1993, pp. 63-68 e Pl. 8, viene adaggiungersi a quello di A. PAPADOPOULOS-KERAMEUS, , AVclAeK!a

'IepoO'oAVjlI!IKfjr; O'!axvoAoyiar;. II, Petroupolis, 1894, pp. 384-388 (conun facsimile). Altre indicazioni sui contenuto del manoscritto si trovanoin P. VAN DEN VEN, La legende de S. Spyridon eve-que de Trimithonte(Bibliotheque du Museon 33), Louvain, 1953, pp. 61-63 et 65*-74* (conaltri facsimili). Sullo scriba, cf. anche M. VOGEL -v: GARDTHAUSEN,Die griechischen Schreiber des Mittelalters und der Renaissance(Beihefte zum Zentralblatt ftir Bibliothekswesen 33), Leipzig, 1909[rist. Hildesheim, 1966], p. 66.

27VERSO IL mSTO PRIMITIVO

ra del testo, si tratta di gran lunga del migliore testimone greconolo, in quanto e quello meno interpolato: ollIe al cap. 1, checaratterizza tutta la tradizione recente, aggiunge solo il cap. 10,ma 10 pone fra i cappo 16 e 19. Questa recensione ignora quindi isuccessivi inserimenti dei cappo 17-18 e 0, i quali, assieme a unalunga serle di ritocchi di minore ampiezza, rappresentano tappeulteriori nella evoluzione dell'apocrifo.

Cib delio, non semple si pub determinaTe con certeza cosaattesti veramente il Sabaiticus.. il suo testo, che rivela curioseconvenzioni sintattiche e ortografiche, e costellato di lezioniaberranti che la comparazione con il resto della tradizionemanoscritta non aiuta a correggere e spesso hanno resistito allasagacia di Jacques Nl;)ret. La« sinossi» ne prende alto.

2.6. II poema irlandese66Questa recensione dei Racconti ha una struttura completa-

mente diversa da quella degli altri testimoni Dati, poiche si trattadi un poema di 48 strafe. Sebbene sia trasmesso da un unicomanoscritto molto tardivo (XVII s.), l'originale sarebbe daporTe, per ragioni linguistiche, attorno all'anno 70067. II poemet-to, che e staiD pubblicato assieme ad un esteso comment068,abbraccia quasi per intero il contenuto delle forme antichedell'apocrifo e si chiude con il prodigio della trave allungata(cap. 13).

II fatto che anche il testa greco B di Tischendorf finisca con lastessa scena ha incoraggiato l'idea che vi possa essere un legameletterario tra Ie due forme69. L'ipotesi tuttavia non Tegge ad unesame pin puntuale. In quanta discendente dalla tradizionerecente, Gb riassume anche i capitoli interpolati 1 e 10, che man-calla precisamente dal poem a irlandese. Quest'ultimo e quindiun rappresentante della tradizione antica, derivato probabilmen-te dalla prima versione latina, prima che questa venisse incorpo-rata Del Vangelo dello Pseudomatteo70, Si tratta di una situazione

66. Pubblicato da CARNEY, The Poems of Blathmac, op.cit., pp. 90-105.67. Cf. CARNEY, The Poems of Blathmac, op.cit., p. xix.68. Cf. CARNEY, The Poems of Blathmac, op.cit., pp. 153-165; si vedaanche M. McNAMARA, «Notes on the Irish Gospel of Thomas », in:Irish Theological Quarterly 38 (1971), pp. 42-66.69. CARNEY, The Poems of Blathmac, op.cit., pp. xvi-xvii; M. LOWE,« 'Iouoalot of the Apocrypha: A Fresh Approach to the Gospels ofJames, Pseudo-Thomas, Peter and Nicodemus », in: NovumTestamentum 23 (1981), pp. 56-90, in part. pp. 71-85.70. Cf. anche McNAMARA, «Notes », op.cit., p. 64.

28 S.J. VOICU

non priva di analogie con quella del palinsesto latina di Vienna.Trattandosi di un rifacimento poetico, it valore critico di questaforma e praticamente nullo, ragion per cui non verra utilizzatanella «sinossi »71.

2.7. Le versioni latine (d. BHL 5334-37, 5338-39, 5340-42, ecc.)Finora sana state lese di pubblico dominio tIe forme latine

dei Racconti, dietro aIle quali si cela una tradizione manoscrittamolto abbondante ma poco esplorata.

Lo studio dei rapporti fra Ie recensioni pubblicate e complica-to dallo stato frammentario del palinsesto di Vienna e dal fattoche la forma pubblicata da Tischendorl come « pars altera» delVangelo del/o Pseudomatteo e il risultato di un profondo rima-neggiamento. Tuttavia, una comparazione dettagliata indica chequeste tIe forme si riducono in realta a due traduzioni distinte:Lm ed Lv risalgono a un capostipite probabilmente del IV seco-10, mentre la forma Lt, che si riallaccia alla recensione greca Gd,cleve essere per forza molto pill tardiva. Questa circostanza nonsembra essere stata notata fino a tempi molto recenti72. Adesempio, O. Cullmann associa ancora a torto Lv ad Lt, ma nonmenziona Lm73.

2.7.1. Il palinsesto di Vienna (Lv)In latino i Racconti sono stati tramandati frammentariamente

da un testimone eccezionalmente antico, il Vindobonensis 563,che potrebbe risalire addirittura al V secolo74. Si tratta di unpalinsesto che trasmette anche una pericope tratta dal vangelodi Matteo e gli Acta Pilati. Apparentemente i tre testi non si tro-vano altrove riuniti in un unico manoscritto75. La parte riguar-dante i Racconti era gia nota a Tischendorf, che ne decifro alcunipassi, ma senza indicaTe con precisione la collocazione del

71. La bibliografia relativa al poema irlandese si trovera in M.McNAMARA, The Apocrypha in the Irish Church, Dublin, 1984, pp. 52-53, il quale avanza tuttavia l'ipotesi, inutilmente complicata, che l'auto-re irlandese possa aver consultato pin forme diverse dei Racconti.72. a. VOICU,« Notes », op.cit., p.124.73. In SCHNEEMELCHER, Neutestamentliche Apokryphen, op.cit., p. 350.74. a. E.A. LoWE, Codices Latini antiquiores :A palaeographical guideto Latin manuscripts prior to the ninth century. X; Oxford, 1963, p. 14.75. Cf. Z. IZYDORCZYK, Manuscripts of the Evangelium Nicoderni: ACensus (Subsidia Mediaevalia 21), Toronto, 1993, che present a 435manoscritti contenenti gli Acta Pilati. II Vindob. lat. 563 viene menzio-nata a pp.192-193, num. 393.

29VERSO IL TESTO PRIMmvO

manoscritto76, che e stato perso di vista dagli specialisti degliapocrifi, ma non dai paleografi, durante quasi un secolo, fino ache, ne11972, G. Philippart non ne pubblico un'edizione diplo-matica77. I fogli superstiti sono sei e rappresentano forge pocopin di un decimo del testo originale, dato che questo testimoneappartiene alIa «tradizione antica », che ignora Ie interpolazionidei cappo 1,10 e 17-18. Al f. l71v c'e una piccola discrepanza fraIe due collazioni, la quale, se non e dovuta a un eccesso di scru-polo dalla parte di Philipp art, sembra indicaTe che il palinsestoera pin leggibile il secolo scorso, nonostante la « oculorum vale-tudine » di cui si lamenta Tischendorf78.

2.7.2. La «pars altera» del Vangelo dello Pseudomatteo (= Lm)Questa seconda forma latina e stata pubblicata da Tischendorl

in appendice al cosiddetto Vangelo dello Pseudomatteo, di cuicostituisce i capitoli 27-4279. Purtroppo, si tratta di una recensio-ne che e stata largamente rimaneggiata, il che ne complica l'uti-lizzazione satta il profilo critico; in particolare, la forma pubbli-cata ha perso quasi completamente il cap. 19. Comunque, cianon impedisce di riconoscervi un testimone della «tradizioneantica », in quanta non presenta i cappo 1,10 e 17-18. Secondo Ieindicazioni inedite di Jan Gijsel, in altri manoscritti latini questatraduzione dei Racconti si presenta ancora allo stato indipenden-te dallo Pseudomatteo. Una comparazione dettagliata con Iealtre due forme latine pubblicate, indica che Lm deriva, in ulti-ma istanza, dalla stessa traduzione rappresentata dalI'antichissi-mo palinsesto di Vienna.

2.7.3. La seconda versione latina8° (= Lt)Si tratta di una fomla dei Racconti collocabile immediatamen-

te, grazie al fatto di trasmettere il cap. 0, cioe una lunga interpo-lazione iniziale che si ritrova solo Del manoscritto greco di Atenepubblicato da Delatte (Gd).

La parentela fra Ie due recensioni e evidente dai loro numero-sissimi errori comuni. Tuttavia, la forma latina non e una tradu-

76. Ct. TISCHENDORF, Evangelia apocrypha, op.cit., pp. xliv-xlvi.77. Ct. G. PHILIPPART, «Fragments palimpsestes latins du Yindo-bonensis 563 (yo siecle ?)... », in: Analecta Bollandiana 90 (1972), pp.391-411, pp. 406-408.78. TISCHENDORF, Evangelia apocrypha, op.cit., p. xliv.79. TISCHENDORF, Evangelia apocrypha, op.cit., pp. 93-112.80. Pubblicata da TISCHENDORF, Evangelia apocrypha, op.cit., pp. 164-180.

30 S.l. VOICU

zione eseguita suI codice ateniese bells! su un suo antenato che siavvicinava di pili agii altri rappresentanti della tradizione recen-te.

Su alcuni punti il testa pubblicato di Lt sembra aver subitol'influsso della prima versione latina (Lm-Lv).

2.7.4. Due sole traduzioni latineNonostante il fatto che Lm abbia subito numerosi rimaneggia-

menti e che in qualche punta il testa pubblicato da Tischendorlsembri aver subito l'influsso di Lt, una sua comparazione siste-matica con i frammenti tramandati dal palinsesto di Viennamette in luce che queste due forme derivano da un'unica tradu-zione. Tuttavia, malgrado la sua eccezionale antichita, il mano-scritto vindobonense non pub essere il capostipite di questa ver-sione, poiche al f. 135r presenta un errore che pub essersiprodotto solo in ambito latino, cioe la trasformazione di tan tam(Lm 31, 2) in santam.

La data di questa versione antica e quindi anteriore al palinse-sto e va riportata probabilmente almeno al IV secolo. Peraltro,questa traduzione non e stata eseguita direttamente sulla formaoriginale dei Racconti, poiche almeno ai cappo 6.3, 9.1 e 13.1 pre-senta errori congiuntivi con la versione siriaca, e quindi entram-be derivano da uno stesso antenato greco, gia successivo all'ar-chetip081.

Dalla comparazione sistematica che segue, in cui il corsivoindica i passi in cui Lm e identico ad Lv, emerge che la traduzio-ne tardiva Lt non present a affinita evidenti con Ie altre dueforme latine.

2.2<...> INFANTES PLURIMI LUDEBANT CUM EO (Lv f.176r)(...) infantes plurimi erant cum eo (Lm 27, linn. 4-5)(...) hoc fecit Iesus inter pueros Iudaeorum (Lt 4.2a).

2.3ET CUM UIDISSET EUM QUIDAM IUDEUS CUM INFANTffiUS HAEC

FACIENTEM PERUENIT AD JOSEPH PATREM <SUUM ET> TRAXIT

8L Se poi Ie considerazioni gia espresse in merito ai pregi della versioneetiopica risultassero fondate, la distanza fra l'archetipo greco e ilmodello comune da cui derivano illatino e il siriaco sarebbe ancoramaggiore.

31VERSO IL TESTa PRIMffiVO

IOSEPH DICENS : NON UIDES INFANTEM QUONIAM IN SABBATO <...>

NON <... F>A<C>ERE <NON EI LIC>ET (Lv f. 176r-v)

Cum ergo vidisset quidam de Iudaeis eum hocfacientem, dixitad Joseph: Ioseph, nonne vides infantem Iesurn in sabbato ope-rari quod ei facere non licet? (Lrn 27, linn. 5-7)

Et abierunt pueri Iudaeorurn dicentes ad Ioseph patrern eius :

Ecce filius tuus (...) fecit passeres, quod non fuit dignum facerein sabbato (Lt 4.2b).

4.2<...> HABITARE AU<T...> (Lv f.171r)(...) habitare nobiscum in hoc municipio. Aut (...) (Lm 29, linn.

11-12)(...) Recede de loco isto, et (...) doce eum orare (Lt 5.1b).

5.1<...> ET ACCESSIT AD INFANTEM IH(ESU)M ET MONEBAT ILLU(M)

DICENS: UT QUID HEC FACIS ET DOLENT <I>STI <E>r2 ODIUNTNOS ET DIXIT INFANS IH(ESU)S SI NO(N) SAPIENTES ERANT

SERMO<NES> (Lv f.l71v)

Accessit autem Joseph ad Iesum et monebat eum dicens: Ut

quid talia facis? Jam multi dolentes contra te sunt, et propter tehabent nos odio, et molestias hominum sustinemus propter te.

Respondens Jesus dixit ad Joseph: Nullus filius sapiens est (...)(Lm 29, linn. 13-17)

Vocavit Joseph Jesum et coepit eum docere: Ut quid blasphe-

mas? Habitatores isti de loco isto odium habent super nos. Jesusautem dixit: Ego autem scio quod isti sermones non sunt mei

(Lt 5.2a).

7.1ET DIDASCALVS ZACCIAS PAVEFACTUS AD TANTAM83 NOMINA-

TIONE(M) VERB I EXCLAMAVIT DICENS 0 MIHl CONSIDERE DIU (Lvf. 135r)

82. Qui la coliazione di TISCHENDORF, Evangelia apocrypha, op.cit., p.xlv e pill coerente di quelia di Philippart. Ct. anche VAN ROMPAY, «Deethiopische versie », op.cit., p. 126.83. II manoscritto porta santam (ct. anche VAN ROMPAY, «De ethiopi-sche versie », op.cit., p. 129). Questo errore, che si e prodotto necessa-riamente in latino, indica che il palinsesto vindobonense non e il capo-stipite delia prima versione latina, ma un suo discendente, poichel'errore non si trova in Lm.

32 S.J. VOlCU

Cum autem Levi hoc audisset, obstupefactus est ad tantamdispositionem nominum litterarum (Lm 31.2, linn. 17-18)

Cumque audisset Zacheus (...) stupefactus est de prima littera(...) et exclamavit et dixit: Heu mihi (Lt 6.8).

7.2HINC VERa D<UC>ITE84 ILLU<M> ROGO UOS NON DEUET HIC

SUPER TERRA ESSE HIC VERa MAGNE CRUCIS DIGNUS EST HICPOTEST ENIM IGNEM EXTINGUERE PUTO HIC ANTE CATACLISMUM<...> (Lv f. 135r-v)

(...) Num debet iste super terra vivere? Imo in magna crucedignus est appendi. Nam potest ignem extinguere (...) Ego putoquod hic ante cataclismum fuerit (...) (Lm 31.3)

Et dixit ad Ioseph: Precor te valde, frater, toIle eum a me :quia non possum intueri in faciem eius (...) Quia iste infansignem domitare (...) potest; nam iste ante secula natus est (Lt6.9a).

8.<...> FRUcruOSA UIDENT CAECI FRUcruOSA IUDICII (Lv f. 132r;Fructificent infructuosi et videant caeci (...) (Lm 31.4b)Omnes nunc non videntes videant, et non intelligentes intelli.

gant (...) (Lt 6.12b).

8.2ET RESTITUTI SUNT OMNES QUI SUNT MALEDICTI ET NEMO EI

AUDEBAT UILEM FACERE (Lv, f. 132r)(...) continuo sunt omnes restituti qui sub malis deciderant

infirmitatibus. Et amplius non audebant dicere ei aliquid autaudire ab eo (Lm 31.4c)

(...) salvi facti sunt omnes infirmi qui propter sermones eiusinfirmabantur. Et non erant ausi loqui ad eum (Lt 6.12c).

9.1ET UNA DIERUM IESUS SABBATO85 LUDEBAT CUM INFANTIBUS IN

SOLARIO ET UNUS DE INFANTIBUS CECIDIT ET MORTUUS EST ETCUM UIDISSENT CETERI INFANTES FUGERUNT ET CONPREENSUS (Lvf. 132r-v)

84. Questa integrazione e dovuta a VAN ROMPAY, « De ethiopische ver-sie », op.cit., p. 129.85. In questo episodio solo la prima versione latina e il siriaco precisanoche l'incidente e avvenuto di sabato.

33VERSO IL TESTO PRIMITIVO

Et cum esset ibi una sabbati, dum Jesus luderet cum infantibusin solario cui us dam domus, contigit ut quidam de infantibusalium depelleret de solario in terram, et mortuus est (Lm 32, linn.

2-5)Una autem die cum ascenderet in domo quadam cum infanti-

bus, coepit ludere cum eis Jesus. Unus autem de is tis puerisirruit per posticum, qui statim mortuus est. Et cum hoc vidissentinfantes, Drones fugierunt; Jesus autem remansit in domo ilia (Lt

7.1).

4.<LAMEN>TABAT ILLUM NON ESSE CONSCIUM LITTERARUM ET

ADDUXIT ILLUM AD MAGISTRUM ET MAGISTER DICEUAT ILLI DICALFA (Lv f.142r)

(...) ducebant eum ad magistrum ut doceretur ab eo scientiahumana. Et tunc coepit magister imperiose eum docere dicendo :Dic Alpha (Lm 38.1b)

considerabat eum tradere ad discendum litteras. Et tradiditilIum ad alium doctorem ut eum doceret (...) Et cum scripsissetei primum versiculum, quod est a et b (...) (Lt 12.1).

14.2ET IESUS DIXIT DIC MIHI PRIMO QUID EST ALFA ET EGO TIUI

DICAM BETA ET MAGISTER IRATUS PERCUSSIT EUM IN CAPITE ETCONFESTIM RUIT ET MORTUS EST MAGISTER (Lv f. 142r-v)

Jesus veTO dixit ei: Tu mihi dic prius quid sit Betha, et egodicam tibi quid sit Alpha. Et ob hoc magister iratus percussitlegum, et mox postquam percussit eum mortuus est (Lm

38.1c)Dixit lesus ad magistrum : Si vere magister es et vere scis litte-

rag, dic mihi fortitudinem de a, ego autem dicam tibi fortitudi-nero de b. Tunc furore repletus magister eius percussit eum incapite. lesus autem iratus maledixit eum, et subito cecidit etmortuus est (Lt 12.2).

14.3

ET JESUS REGRESSUS EST AD <...> (Lv f. 142v)Et Jesus reversus est ad matrem suam domum (...) (Lm 38.2a)Jesus autem regressus est in domum suam (...) (Lt 12.3a).

Per i paragrafi 19.1-2, tramandati parzialmente dal f. 141r-v diLv, non e possibile eseguire una comparazione a tre. Secondoinfatti il testa di Tischendorf, Lm non riporta la scena di Gesutra i dottori della legge. Resta da vedere se essa sia scomparsa

34 S.J. VOICU

del tutto dalla tradizione dello Pseudomatteo, oppura sussista inalcuni testimoni86.

Comunque, il risultato di questa comparazione non lascia aditoa dubbi. Nonostante Lm sia stato largamente riscritto, e Ie altredue forme non presentino un testo impeccabile, la vicinanza traLm e Lv e la loro distanza rispetto a Lt rimangono evidenti.

2.8. La versione paleoslava87La valutazione che diamo di questa recensione pliO apparire

provocatoria a chi abbia una qualche dimestichezza con l'intro-duzione di Schneemelcher, la quale non e proprio avara di eloginei confronti dell'edizione di Santos. Si tratta di un «notevoleprogresso », « di particolare importanza »88. Nel testa poi, la ver-sione paleoslava viene citata con una nella preferenza rispettoad altre forme per risolvere problemi veri 0 presunti.

Senza nulla detrarre ai meriti reali dellavoro di Santos perquanta riguarda la diffusione dei Racconti in ambito slavo89 e ladimostrazione della scars a attendibilita delle forme greche pub-blicate da Tischendorf, e importante segnalarne i limiti oggettivi.

La traduzione paleoslava, eseguita prima dell'anno 1200 inMacedonia 0 in Bulgaria90, non solo appartiene indubbiamentealIa tradizione recente dell'apocrifo (caratterizzata dall'interpo-lazione dei cappo 1 e 10), ma presenta anche l'aggiunta ancor pilltardiva dei cappo 17-18 ed altre varianti secondarie. Thtto som-malo, la sua testimonianza appare molto simile a quella dellaforma greca A di Tischendorl (la quale tuttavia ha la lacuna deicappo 6.2a-2f).

86. La nota di TISCHENDORF, Evangelia apocrypha, op.cit., p. 111,secondo la quale il ms. D contiene almeno 19.4,oltre a non interessaredirettamente 19.1-2, e ambigua, in quanto apparentemente D e unmanoscritto contaminato con la versione Lt.87. Pubblicata da SANTOS OTERO, Das kirchenslavische Evangelium,op.cit., pp. 37-140.88. SCHNEEMELCHER, Neutestamentliche Apokryphen, op.cit., pp. 349 e351 rispettivamente.89. Meriti che vanno comunque temperati alIa luce delle manchevolezzesegnalate dai recensori; cf. GERO, «The Infancy Gospel of Thomas »,op.cit., pp. 53-55; H.G. LUNT, «On the Apocryphal Gospel of St.Thomas», in Pristapni predavanja, prilozi i bibliografija na novite C1enovina Makedonskata Akademija na Naukite i umetnostite, Skopje, 1970, pp. 99-105 [riassunto in macedone: p. 105]. Sulla diffusione dei Racconti in ambitoslavo d. anche G. KRuSlEV, «Mjastoto na Detstvo Isusovo v rannohristi-janskata tradicija i apokrifnata kniZnina na srednovekovna BiiIgarija », in:Palaeobulgarica / StarobU/garistika, 15 (1991), 3, pp. 91-101.90. Cf. LUNT, «On the Apocryphal », op.cit., p. 102.

35VERSO IL TESTO PRIMITIVO

Cib diminuisce considerevolmente l'importanza dello slavo,che pub talvolta fare da arbitro tra i guasti del manoscritto diGerusalemme e Ie lezioni degli altri codici greci, ma Ie cuivarianti singolari non vengono mai in aiuto, ne potrebbero farlo,per dirimere i veri problemi, quelli posti dalla tradizione anticadei Racconti. Per questo motivo, la sua testimonianza non verrautilizzata nella sinossi91.

2.9. La versione siriaca (= S)Trasmessa da almeno un codice del secolo VI, questa tradu-

zione rappresenta la tradizione antica. Tuttavia la sua utilizzazio-ne pone alcuni problemi. L'edizione di riferimento, quell a diWright92, dipende dal Londin. BoLo, Add. 14484 che potrebberisalire al sec. VI. Nonostante la sua data, questo testimone eparecchio lacunoso ed ha perso parte del cap. 6.2d e i cappo 6.3-7.3, 8.2 e 15.3-4. Tranne l'ultima, queste lacune possono esseresanate grazie ad una trascrizione parziale eseguita da Peeters93suI Vat. syt: 159 (del XVII secolo !), Ie cui varianti sana contras-segnate con SP.

II testa pubblicato da Peeters trova conferma in una collazio-ne parziale ed inedita del manoscritto di Gottinga, del sec. VI,Niedersachsische Staats- und Universitatsbibliothek, Syt: 10 ese-guita da Frederic Rilliet (= Sf), la quale non e stata resa inutiledal recente articolo di Baars e Helderman94, i cui autori traduco-no solo alcuni punti della lara collazione del manoscritto di

Gottinga.La versione siriaca ha anche una, seppur modesta, tradizione

indiretta. Uno dei due manoscritti utilizzati da Budge per la suaedizione della Vita siriaca della Vergine inserisce uno zibaldonedi citazioni tratte dai Racconu'95. Ma questa testimonianza del s.

9L Singoli manoscritti slavi presentano degli episodi aggiuntivi, comequello della trasformazione dei bambini in animali, che si ritrovanodispersi in altri apocrifi delI'infanzia 0 in manoscritti isolati deiRacconti, e che meriterebbero uno studio apposito.92. W. WRIGHT, Contributions to the Apocryphal Literature of the NewTestament..., London, 1865, pp. 6-11 [si tratta della traduzione inglese,unica forma alIa quale si rinvia nel presente lavoro].93. Ct. PEETERS, Evangiles apocryphes. II, op.cit., pp. 304-308.94. BAARS -HELDERMAN, «Neue Materialien », op.cit.95. Ct. E.A. W. BUDGE, The History of the Blessed Virgin Mary and theHistory of the Likeness of Jesus... II (Luzac's Semitic Text andTranslation Series 4-5), London, 1899, II, pp. 71-76; ct. anche PEETERS,Evangiles apocryphes. II, op.cit., pp. v-vii.

36 S.J. VOICU

XIII-XIVe talmente rimaneggiata da renderne aleatoria l'utiliz-zazione nell' ambito della « sinossi ».

L'esatto valore critico del siriaco costituisce un problema deli-cato. Esso e indubbiamente un eccellente rappresentante dellatradizione antica, ma attesta alcune lezioni che si ritrovano solonella prima versione latina. Al cap. 6.3 solo S (rappresentatoquida SP) ed Lm hanno la lezione «da alfa a tau », mentre la tradi-zione greca e il georgiano trasmettono « da alfa a omega »96.

Un altro caso in cui il siriaco e la prima versione latina (stavol-ta attestata sia da Lm che da Lv) si oppongono chiaramente alresto della tradizione manoscritta si trova in 9.1. Queste dueforme sono Ie uniche che precisano che Gesu giocava con altribambini «di sabato ». In 13.1 invece il siriaco ed Lm aggiungo-no, contro tutti gli altri testimoni, che illetto era « di sei cubiti ».

Se si accetta l'ipotesi, gia esposta, dell'autonomia dell'etiopicorispetto aIle altre versioni dei Racconti, la discussione e chiusa:il siriaco e la prima versione latina hanno almeno tIe erroricongiuntivi e quindi dipendono, in ultima analisi, da un unicomanoscritto greco.

Questa spiegazione rimane tuttavia in piedi anche se la posi-zione privilegiata dell'etiopico dove sse rivelarsi inconsistente.La sostituzione di «omega» con «tau» al cap. 6.3 pub esseresoltanto la correzione di uno scriba consapevole che l'educazio-ne di Gesu doveva essersi svolta in ambito ebraico. Invece, l'ag-giunta dell'indicazione «di sabato» al cap. 9.1 potrebbe essereuna semplice ripresa del cap. 2.2-4, il cui contesto e abbastanzasimile, poiche entrambi presentano dei bambini che giocano conGesu. La precisazione sulle dimensioni delletto Del cap. 13.1sembra secondaria, poiche una sua omissione volontaria apparepoco spiegabile.

Comunque, il ratio che la prima versione latina e il siriaco,vale a dire due tra Ie forme piu antiche dei Racconti, attestino aloro volta l'esistenza di un comune antenato greco distintodall'archetipo, antenato la cui esistenza non pub essere successi-va al IV secolo, milita a favore di una data ancor piu alta perl'apocrifo, il cui terminus ante quem andrebbe quindi spostatohen prima della seconda meta del IV secolo, quando viene men-

96. La lezione delI'etiopico «< da alia fino alIa fine») sembra seconda-ria. Apparentemente si tratta di una soluzione di ripiego di fronte alfatto che nel sillabario etiopico non c'e una lettera che possa trascrivereomega in maniera accettabile. Se la lezione originaria fosse stata tau ilproblema non si sarebbe posto in etiopico.

37VERSO IL TESTO PRIMmvO

zionato da Epifanio e da Crisostomo, a qualche momento delsecolo III.

2.10. Note sulla storia del testo dei RaccontiNonostante Ie sue complesse vicende, la tradizione manoscrit-

ta che abbiamo presentato consente di tracciare un quadroabbastanza coerente delle trasformazioni subite dal testadell'apocrifo, quadro la cui rappresentazione grafica si troveranella stemma posta in appendice a questo lavoro.

Se Ie considerazioni gia espresse sana corrette, un primo datasi impone: la forma originale del testa, che comprendeva gliattuali cappo 2-9, 11, 13-16 e 1997, non sussiste piu nella tradizio-ne manoscritta.

La testimonianza ad essa piu vicina e quella della versioneetiopica, che dipende da uno stadia caratterizzato dall'aggiuntadel cap. 12 i~ appendice.

TUtti gli altri rami della tradizione manoscritta98 attestano 10spostamento del cap. 12 fra i cappo 11 e 13 e la trasformazione insensa miracolistico del cap. 13.

In una data probabilmente anteriore alIa fine del IV secolo iRacconti subiscono dei ritocchi ai cappo 6.3, 9.1 e 13.1. Le traccedi quest a revisione sana andate completamente perdute ingreco, ma sussistono nelle versioni latina antica e siriaca. Dallatina derivera successivamente il poema irlandese; il siriacodiventera il modello della versione araba e verra utilizzato daaltri apocrifi in ambito siro-arabo.

Se si prescinde dalla versione georgiana, la cui collocazioneprecisa rimane incerta, pur facendo parte della «tradizione anti-ca », Ie altre testimonianze appartengono alIa tradizione recente,per la cui nascita e impossibile proporre una data precisa. Si pliOsolo supporre che sia anteriore alIa fine del secolo X.

La rase successiva dell'evoluzione del testa e sopravvissuta ingreco, sia pure satta una forma poco soddisfacente, nel manos-critto sabaitico (Gs) dell'XI secolo, caratterizzato dall'aggiunta,

97. In questa sezione verra trascurato di nonna il fatto che uno stessoepisodio pub aver assunto, Del corso della trasmissione del testa, tonnediverse (in genere pill lunghe), a causa di operazioni di riscrittura. Ne cisi inoltrera nella preistoria dei Racconti, che sembra indicare che l'apo-crifo e raccogliticcio e che, in particolare, il cap. 19, desunto dill Nuovotestamento, si differenzia nettamente dai capitoli precedenti.98. Questa affennazione ovviamente non riguarda il georgiana, poichequesto finisce mutilo al cap. 7.2, ed e quindi impossibile determinaresatta quale farIna presentasse i capitoli successivi.

38 S.l. VOICU

non si sa se in uno 0 in due tempi distinti, dei cappo 1 e 10(quest'ultimo inserito fra i cappo 16 e 19). A questo punta iRacconti abbracciano i cappo 1-9, 11-16, 10 e 19.

A un periodo ancor pii'l tardivo, ma anteriore alIa fine del XIIsecolo, risale un subarchetipo greco caratterizzato dall'aggiunta,probabilmente simultanea, dei cappo 17-18 e dallo spostamentodel cap. 10 fra i cappo 9 e 11. E questo il modello comune delgreco A di Tischendorl (Ga) e della versione slava99, Tuttavial'edizione di Ga dipende essenzialmente da un manoscritto cheha una lunga lacuna al cap. 6.2.

In ambito greco, l'ultima rase dell a tradizione manoscritta ecostituita dall'interpolazione del cap. 0, attestata dal manoscrittodi Atene (Gd) e dalla seconda versione latina (Lt).

3. La tradizione indiretta e Ie testimonianze esterne

Accanto alIa ricca tradizione manoscritta che e stata descrittanella sezione precedente, i Racconti SOfia noti per altre vie: laloro riutilizzazione nell'ambito di altri apocrifi, Ie testimonianzedi alcuni autori antichi, la loro inclusione in liste di libri condan-nati. In questa sezione ci si soffermera brevemente su ciascunadi queste categorie. Infine verranno menzionati alcuni testi anti-chi che presentano delle affinita con singoli episodi dell'apocri-to, ma non sembrano dipendeme, e che quindi potrebbero esse-re annoverati tra Ie sue fonti.

3.1. La tradizione indirettaEssendo i Racconti la pill antica raccolta di episodi non cano-

nici relativi alIa fanciullezza di Gesu, non sorprende particolar-mente che siano diventati una fonte privilegiata per apocrifi pilltardivi sull'infanzia. I contesti in cui e avvenuto illaTa reimpiegosana abbastanza diversi e fin ora sana stati scarsamente studiati.In questa sezione si parlera solo delle riutilizzazioni avvenute inambito orientale, tralasciando tutte quelle forme occidentali,come il Libellus de natiuitate sanctae Mariae (cf. CANT 52) 0 ilLiber de infantia Saluatoris (cf. CANT 53) che dipendono in ulti-ma istanza dal Vangelo dello Pseudomatteo (cf. CANT 51).

99. La posizione del modello da cui e stato tratto il riassunto Gb, che siinterrompe al cap. 13, non e determinabile direttamente per quantariguarda i cappo 17-18. La sua appartenenza a questa rase sembra peroassicurata dal fatto che Gb presenta gia il cap. 10 fra i cappo 9 e 11.

39VERSO IL TESTO PRIMmVO

3.1.1. La StaTio di Giuseppe ilfalegname (CANT60)Si tratta di uno scritto di origine copta, ma che e stato anche

tradotto in arabo, che descrive l'agonia di Giuseppe. In punta dimaTte Giuseppe rievoca alcuni e~isodi dell'infanzia di Gesu :

Mi ricordo il giomo in cui la vipera morse il ragazzo e costuimono E la sua famiglia ti cercava per consegnarti a Erode... Ehai risuscitato colli suI cui conto eri stato calunniato quandodissero: «Tu l'hai ucciso ». E vi fu una grande gioia nella casadi colui che era moTto. E subito ti presi l'orecchio dicendo:«Sii prudente, figliolo ». E immediatamente mi rimproverasti«Se non fossi mio padre secondo la came, ti avrei messo inriga per avermi tirato l'orecchio destro» (cap. 17)100.

Sebbene menzionino effettivamente un ragazzo morsicato dauna vipera (cap. 16), Gesu ingiustamente accusato di aver uccisoun bambino (cap. 9) e Giuseppe che gli tira un orecchio (cap. 5),manca la certezza che i Racconti siano la fonte immediata deldiscorso di Giuseppe. Non solo il diverso ordinamento dei tIeepisodi lascia perplessi, ma anche altri particolari delle due ver-siam non coincidono. E probabile che la Storia di Giuseppe si siaallontanata consapevolmente dal cap. 5 dei Racconti che presen-ta Giuseppe adirato e che, con mezzi violenti, tenta di riportareGesu (che ha appena ucciso un coetaneo e ne ha menomato unaltro) a piu miti consiglio lnoltre nei Racconti (che non parlanomai di Erode) la vipera non morde un qualsiasi ragazzo scono-sciuto, bensi 10 stesso Giacomo, fratello di Gesu. Pub darsi chein questo caso il redattore copto sia intervenuto per cancellaTeun particolare che ormai doveva essere giudicato scandaloso.Comunque, si tratta di troppe differenze per poche Tighe.

D'altronde, poiche della Storia di Giuseppe si sa soltanto che euno scritto manifestamente di ambiente copto, ma si ignora tuttosulle sue tonti, sUlla sua data1O1 0 sull'eventuale evoluzione del

100. Ch. MICHEL -P. PEETERS, Evangiles apocryphes. I.. Protevangile deJacques, Pseudo-MaUhieu, Evangile de Thomas... Histoire de Joseph IeCharpentier (Textes et documents pour I'etude historique duChristianisme), Paris, 1911, pp. 216-218; per l'arabo: A. BAlTISTA -B.BAGATTI, Edizione critica del testa arabo delta Historia Iosephi fabrilignarii e ricerche sulta sua origine (Studium Biblicum Franciscanum.Collectio Minor 20), Jerusalem, 1978, pp. 38 e 87-88.10L Battista e Bagatti 10 fanno risalire al periodo preniceno, ma Ie loroargomentazioni non appariono decisive, in quanto non sembrano distin-guere fra la redazione copta e Ie sue fonti.

40 S.J. VOICU

testo, il problema dei contatti con i Racconti 0 con qualche altroapocrifo ad essi imparentato non pub ancora ricevere una rispo-sta definitiva.

3.1.2. Le storie dell'infanzia siro-arabe (cf. CANT 58,94 e 95)Vari episodi dei Racconti sana stati incorporati nella Storia

siriaca della Vergine pubblicata da Budgel02. Illoro ordinamentoe illoro testa sana molto diversi da quelli dell'originale, ma inmassima parte sembrano derivaTe dalla versione siriaca. Alcunidi questi passi, piu altri, che non sana attestati dalla recensionepubblicata da Budge, si ritrovano nel cosiddetto Vangelo arabodell'infanzialO3. I rapporti di questi testi pubblicati tra di lara econ altri apocrifi analoghi, rimasti inediti, devono tuttora esserestudiati.

3.1.3.

Il vangelo armeno dell'infanzia (cf. CANT 59)L'interminabile Vangelo armeno dell'infanzia104 riporta vari

episodi che risalgono in ultima analisi ai Racconti. Non essendofinora stata ritrovata una versione armena dei Racconti, non sisa con precisione attraverso quale intermediario possono essereentrati a far parte della raccolta. Questa comunque e stata com-posta, 0 almeno rivista in ambito armeno, in quanto riutilizza laprima versione armena del Protovangelo di Giacomo.

3.1.4. LequestionidiBartolomeo (cf CANT63)Un'allusione al cap. 2 dei Racconti si e conservata in un apo-

crifo la cui mariologia non pub essere anteriore alla secondameta del IV secolo, Ie Quaestiones Bartholomaei, in cui si ricor-da che Dio ha « modellato dei passerelli che ha inviato ai quattroangoli della terra »105.

3.2. Testimonianze estemeII pill chiaro indizio della notevole (e precoce) diffusione

dei Racconti nell'antichita cristiana rimane la lara stessa tra-

102. BUDGE, The History... II, op.cit.103. Tradotto da PEETERS, Evangiles apocryphes. II, op.cit., pp. 1-65 eda PROVERA, II vangelo arabo, op.cit.104. Pubblicato da TAYEC'I, Ankanon Girk', op.cit., pp. 1-235 e 267-312;tradotto in PEETERS, Evangiles apocryphes. II, op.cit., pp. 69-286.105. I.-D. KAESTLI -P. CHERIX, L'evangile de Barthelemy d'apres deuxecrits apocryphes. I. Questions de Barthelemy; II. Livre de la resurrec-tion de Jesus Christ par l'apotre Barthelemy (Apocryphes), Turnhout,1993, p. 108.

41VERSO IL TESTa PRlMfrIVO

dizione manoscritta, tanto diversificata. Ma la 10ro esistenza(e Ie critiche di cui erano oggetto) so no note anche da alcunepoche attestazioni esterne presso autori tardoantichi 0 bizan-tini.

3.2.1. Epifanio di SalaminaIn merito alIa questione dei miracoli che Gesu avrebbe com-

piuto da bambino (ma pill possibilista di Crisostomo e di altriautori pill tardivi), nel Panarion, composto verso il 376106,Epifanio di Salamina dichiara che :

(Gesu) non ha affatto compiuto dei miracoli prima di inizia-re a predicaTe, tranne forse quelli che si racconta abbia ratioper gioco quando era bambino (ci AE'Y&tUt 7t&PL UVtOV EV7tUt'YVLtp at& 7tUtOLOV ~V 7t&7tOtllKEVUt)l07.

11 passo di Epifanio e ambiguo, in quanto non afferma espli-citamente che Ie sue informazioni provengono da un' operascritta (e tanto meno poi che si tratti proprio dei Racconti).Per questo motivo non si pub escludere che Epifanio si limiti ariecheggiare una tradizione orale relativa a qualche episodioisolato.

3.2.2. Giovanni CrisostomoLa prima menzione inequivocabile dell'apocrifo risale alIa

fine del IV secolo e il primo autore che ne attesta chiaramentel'esistenza e Giovanni Crisostomo, il quale, commentando Gv. 1,31 «( sono venuto a battezzare affinche (Gesu) si manifesti aIsraele » ), prosegue :

Percio ci e chiaro che quei segni, che chiamano dell'infanziadi Cristo (tU crllJ.lE1.a E KE1. va, a 7tatOtKu El val </>acrt tot)Xptcrtot), sono menzogneri ed invenzioni di alcuni impostori(In Iohannem homilia 17.. PG 59, 110, linn. 52-54).

II commento crisostomiano e stato pronunciato probabilmen-te ad Antiochia, quindi fra i1386 e i1398, Non ci sono particolarimotivi per dubitare che Crisostomo intend a parI are proprio

106. cr. C. RIGGI, Epifanio contra Mani..., Romae, 1967, p. 399.107. Panarion 51, 20, 2: K. HaLL -J. DUMMER, Epiphanius II, Panarionhaer. 34-64. 2. Auf/. (Die Griechischen Christlichen Schriftsteller),Berlin, 1980, pp. 277-278; si veda anche PG 41, 924 D-925 A.

42 SJ. VOICU

dell'apocrifo, del Quale parafrasa il titolo attestato dall'insiemedalla tradizione manoscritta108,

3.2.3. Anastasio SinaitaSuccessivamente, verso la fine del sec. VII, ricordando, come

aveva gia fatto Crisostomo, che Gesu non ha compiuto miracoliprima del battesimo, Anastasio Sinaita aggiunge uno scolio Ot1\jJEuoil El0"1 Kat unoj3AT1ta ta AEY°J.lEVa na101Ka 9auJ.lata tot)Xp10"tOt)lO9. L'indicazione riguarda indubbiamente i Racconti,dei quali parafrasa il titolo, e si pub solo lamentare cheAnastasio non fomisca alcun particolare sulla loro struttura, chesarebbe stato oltremodo utile per fissare Ie tappe dell'evoluzionedell'apocrifo.

3.2.4. Giorgio SincelloSempre in ambito greco, a cavallo fra I'VIII e il IX secolo,

Giorgio Sincello rinvia a un titolo simile, assieme a una descri-zione che consente di riconoscere con una ceria precisione il

contenuto dell'apocrifo: Kat aAAOtC; 1tatOtKQ 'toD O'ill'tflPOC;

O'uYYEypa1t'tat, EV oiC; at ~EXPt OillO£Ka£'toDc; Xp6vou 'tflC; Ka'tQO'apKa liAtKlac; au'toD 'toD 't(i)vllO aLWVillV 1totll'toD E~1t£Pt</>EpOV'tat

eau~a'touPylatl11.

3.3. Le liste di apocrifiUn tipo particolare di menzioni dei Racconti e costituito dalle

liste di apocrifi, che formalizzano un atteggiamento di condannaverso delle opere ormai sentite come rivali dell a letteraturacanonica.

Probabilmente verso gli illizi del secolo VI, in ambito occiden-tale, il cosiddetto Decreto pseudogelasiano, annovera fra Ieopere da respingere un Liber de infantia saluatoris (4, 1112), la cui

108. Altrove nello stesso commento (PG 59,129-130 e 139) Crisostomorespinge semplicemente l'idea che Gesu possa aver compiuto dei mira-coli prima del battesimo. E evidente che la problematica rimane la stes-sa, ma i Racconti non vi vengono menzionati in maniera riconoscibile.109. Hodegos XIII 7: K.-H. UTHEMANN, Anastasii Sinaitae Viae dux(Corpus Christianorum. Series graeca 8), Tumhout -Leuven, 1981, p.238, linn. 55-56; PG 89, 229 B.110. Si corregga cosi il testo di Dindorf, che legge TOVTroV alwvrov.111. Chronographia, a. 5505: G. [W.] DINDORF, Georgius Syncellus etNicephorus Cpo I-II (Corpus scriptorum historiae byzantinae), Bonnae,1829, I, p. 601.112. E. VON DOBSCHihZ, Das Decretum Gelasianum de libris recipiendisetnon recipiendis... (Texte und Untersuchungen 38, 4), Leipzig, 1912, p. 51.

43VERSO IL TESTO PRIMITIVO

identificazione con i Racconti non dovrebbe lasciare adito adubbi.

I Racconti figurano anche in liste pin tardive di apocrifi. Valgaad esempio, l'interpolazione a Timoteo di Costantinopoli (s. VI-VII?), pubblicata da Combefis ma non confermata dalla versio-ne slava113, che menziona fra Ie opere manichee « 13. I cosiddettillUtOtKu "tau KUpLOU »114. Di una lista slava del XIV secolo, ilcosiddetto Pogodinskij Nomokanon, che design a l'apocrifocome « Infanzia di Cristo », parla Santos Otero115.

Il sensa da attribuire a questi documenti, che vanno dalla finedel IV secolo fino al medioevo, e inequivocabile: essi non soloattestano l'esistenza dei Racconti, ma in massima parte esprimo-no un netto atteggiamento di condanna Dei lara confronti.

3.4. FoRti e paralleliEsistono alcune testimonianze relativamente antiche che pre-

sentano delle affinita con i Racconti, ma che, per ragioni crono-logiche 0 di altro genere, piuttosto che dipendere dall'apocrifo,potrebbero riferirsi aIle sue fonti oppure trasmettere tradizioniparallele. Qui vengono trascurate Ie scarse allusioni scritturisti-che che sana state rilevate Delle varie forme del testa.

3.4.1. Gesu a scuolaLa scena di Gesu a scuola, ripetuta per beD tre volte dai

Racconti ai cap. 6-8, 14 e 15, viene menzionata altre due volte daopere del II secolol16. La prima di queste menzioni si trova nellacosiddetta Epistula apostolorum :

Questo fece nostro signore Gesu Cristo, che fu inviato (ascuola) da Giuseppe e da Maria, sua madre, quando dovetteimparare la Scrittura. E colui che 10 doveva istruire gli disse

113. G. v: N. BENESEVIC, Drevne-slavjanskaja Kormroja XIV titulovbel tolkovaniju. Syntagma XIV titulorum sine scholiis secundum versio-nem palaeo-slovenicam..., Sanktpeterburg, 1906, p. 713.114. De receptione haereticorum: PG 86/1, 22 C. La qualifica di «mani-chei» applicata a questi testi non risponde necessariamente a un datostorieD. Spesso agli occhi dei bizantini il manicheismo appare come ilprototipo di tutti quei movimenti che contestano l'autorita dello stato edella chiesa ma non per ragioni dogmatiche, hens! politiche.115. SANTOS OTERO, Das kirchenslavische Evangelium, op.cit., pp. 20-21.116. La sua riutilizzazione in ambito buddista verra discussa nella Xsezione 5, relativa alia provenienza dei Racconti.

44 S.J. VOICU

mentre gli insegnava: «Di' alfa! )). Egli rispose dicendo« Dimmi prima cia che e beta )) (cap. 4 / 15)117.

Questo brevissimo resoconto indica solo che la scenetta circo-lava, ma nessun particolare consente di agganciarla esplicita-mente ai Racconti. Su un punto tuttavia i due apocrifi sembranocoincidere: nel conferire un ruolo di particolare rilievo aGiuseppe, considerato vera padre di Gesu dan' Epistula aposto-lorum, e come dotato di una certa autorita su Gesu dai Racconti.

Lo stesso episodio viene citato sotto una forma quasi identicaanche da Ireneo, il quale tuttavia menziona un contesto cherichiama piu da vicino i Racconti:

lnoltre (i marcosiani) adducono una incredibile moltitudi-ne di scritture apocrife e spurie, fabbricate da loro stessi, permeravigliare g1i stolti e coloro che non conoscono Ie vere let-teTe. Vi aggiungono anche una stupidaggine : che, allorche ilSignore era bambino e imparava Ie lettere, avendo detto ilmaestro a Gesu, come si usa, «Di' alIa », egli rispose:« Alfa ». Ordinandogli poi il maestro di dire beta, il Signorerispose: «Dimmi prima cos'e alIa, e poi ti diro cos'e beta ».E loro 10 spiegano come se lui fosse I'unico a comprendere Iecose sconosciute che aveva manifestato nel disegno dell'alfa(0 E<I>avE proO"EV EV t~ tU7t(IJ tOll clJ.<I>a)118.

117. Tradotto suI testo di J.-N. PERES, L'Epftre des apotres, accompa-gnee du Testament de notre Seigneur et noIre Sauveur Jesus-Christ(Apocryphes 5), Tumhout, 1994, p. 65. 11 testa e problematico, in quan-to c'e una soluzione di continuita fra Ie menzioni di alfa e di beta.Questa anomalia puo essere vista come segno dell'esistenza di unaquarta forma dell'episodio, oppure, piu probabilmente, come it sintomodi un ennesimo problema di trasmissione nell' ambito dell'Epistulaapostolorum stessa. Se infatti si congetturasse una lacuna per omoiote-leuto «< Dimmi prima cio che e <alfa, e allora ti diro cio che e> beta»),si ritrova una precisa convergenza, non solo con la citazione d'Ireneo,ma anche con Ie formulazioni dei Racconti ai cappo 63 «< Coloro chenon conoscono l'alia, come insegneranno il beta? Ipocriti! Insegnateprima l'alia e allora vi crederemo in merito al beta») e 14.1-2 «< il mae-stro gli disse: «Di' alia". E Gesu gli disse: «Dimmi prima cio che e aliae io ti diro beta"»).118. Aduersus haereses I 20, 1 : A. ROUSSEAU -L. DOUTRELEAU, Ireneede Lyon, Contre les Heresies, livre I. Edition critique. I: Introduction,notes justificatives, tables; II: Texte et traduction (Sources chretiennes263), Paris, 1979, II, pp. 288-289.

45VERSO IL TESTO PRIMmvO

E impossibile accertare se il vescovo di Lione si riferisca pro-prio ai Racconti, ma e degno di nota che parti di « scritture apocri-fe e spurie » e che il passo menzioni esplicitamente il disegno dellalettera alfa, suIle cui proprieta l'apocrifo si dilunga al capitolo 6.4.

3.4.2. Altre testimonianzeI cappo 6.3-4 e 14.1-2 sembrano presentare qualche affinita con

un antico trattato sapienziale, la Saggezza di Ahikar in meritoaIle lettere dell'alfabetol19.

II cap. 11 (Gesu che porta l'acqua Del mantello) e molto similea una scenetta di un'opera per la quale e stata ipotizzata un'ori-gine giudaica, il cosiddetto Apocryphon Ieremiae, nella quale ilprotagonista e Esdra120.

Per il nome del maestro del cap. 6, Zaccheo, e stato ipotizzatoche possa trattarsi di una reminiscenza del nome del rabbinoGionata bell Zakkai121.

Secondo Evans122 i cappo 16 e 13 dei Racconti potrebberoavere dei paralleli giudaici, nella figura di Hanina bell Dosa.

4. Data e carattere

II problema dell a data e a un tempo semplice e complesso.Semplice, nella misura in cui e facile convincersi che i Racconti,con Ie lara singolarita (e in particolare la lara estraneita al detta-to del Nuovo Testamento) non possono essere tardivi. Com-plesso, quando si tratta di proporre una data precisa, di fronteall'insufficienza delle testimonianze utilizzabili. Non sorprendequindi che a un certo punta Gero affermi con tono rassegnatoche «a me no di nuove scoperte, dobbiamo presupporre che Ieprime versioni del nostro (apocrifo) attuale non so no statemesse per iscritto prima del V secolo »123.

119. B. McNEIL, «Jesus and the Alphabet », in: Journal of TheologicalStudies n.s. 27 (1976), pp. 126-128120. Cf. K.H. KUHN, «A Coptic Jeremiah Apocryphon », in: Museon 83(1970), pp. 95-135; 291-350, in part. pp. 309-310.121. J. NEUSNER, «Zaccheus/Zakkai », in: Harvard Theological Review57 (1964), pp. 57-59.122. C.A. EVANS, Noncanonical Writings and New TestamentInterpretation, Peabody, 1992, pp. 235-236. Si noli tuttavia che, se Ie ipo-tesi esposte sopra sulla redazione primitiva del cap. 13 sono esatte, i duecapitoli hanno provenienze diverse.123. GERO, «The Infancy Gospel of Thomas », op.cit., p. 56, nota 1.

46 S.l. VOICU

In realta, di nuove scoperte ce ne sono state. E grazie a unaloro utilizzazione sistematica, assieme a un nuovo approccio aidati tradizionali, si pub alzare di parecchio la datazione troppoprudente avanzata da Gero.

n terminus ante quem non proposto dallo studioso e contrad-detto gia da una testimonianza esterna: non c'e infatti motivo didub it are che, alIa fine del IV secolo, Giovanni Crisostomoconosca non gia delle tradizioni orali relative all'infanzia diGesu, ma una forma scritta dell'apocrifo, di cui accenna it titolo.

Un riconsiderazione attenta della tradizione manoscrittaconsente di risalire ancora Del tempo. Due delle antiche tradu-zioni dei Racconti sono tramandate da codici particolarmentevenerabili. n palinsesto latino di Vienna e stato fatto risalire alsecolo VI24. Per quanto riguarda la versione siriaca, Wright pro-pone una datazione al secolo VI per it manoscritto di Londra 125e una data analoga viene affermata per il manoscritto diGottingal26. A prima vista, la rilevanza di queste due forme sottoit profilo cronologico e tutt'altro che scontata, poiche sembranoriferirsi a un'epoca successiva alIa testimonianza di Crisostomo.Ma in entrambi i casi, si tratta di manoscritti che contengonoerrori attribuibili a una rase dell a loro trasmissione successivaalIa traduzione. Cioe, la data degli archetipi delle rispettive ver-sioni va anticipata, almeno all'epoca di Crisostomo per quellalatina.

Non basta: l'esame dettagliato di queste due recensioni rivelache entrambe fanno capo a un unico intermediario greco perdu-to, gia successivo all'archetipo. Cib emerge da quei passi Deiquali it siriaco e la prima traduzione latina si accordano in corre-zioni ignorate dal resto della tradizione manoscritta (e in parti-colare dalla pill attendibite traduzione etiopica). Al cap. 6.3, Iedue forme presentano la lezione « da alfa a tau », che inn ovarispetto al testo originale « da alfa a omega ». Al cap. 9.1, solo itsiriaco e la prima versione latina precisano che Gesu giocava « disabato» con altri bambini. Gli stessi testimoni aggiungono, alcap. 13.1, che illetto che Giuseppe doveva fabbricare era « di seicubiti ».

Due traduzioni gia esistenti attorno all'anno 400 e una revisio-ne (sia pure, come in questo caso, marginale) del testo originale

124. LoWE, Codices Latini antiquiores... X, op.cit., p. 14.125. WRIGlff, Contributions, op.cit., p. 6 dell'introduzione.126. Ct. BAARS -HELDERMAN, « Neue Materialien », op.cit., 1993, p.193.

47VERSO IL TESTO PRlMrnVO

richiedono un certo tempo. Non sembra eccessivo, anche alIaluce del contenuto stesso dell'apocrifo, porTe la redazione deiRacconti Del periodo preniceno, forge addirittura prima dell afine del III secolo.

Rimane da consideraTe in quale misura si possa risalire oltreDel tempo. Delle due gia citate testimonianze antiche relativeall'episodio dell'alfa, quella dell' Epistula Apostolorum apparepiuttosto inconcludente ai fini di una datazione dell'apocrifo.

ODella di Ireneo, invece, forge offre qualche indizio pill con-creto. In primo luogo, il vescovo di Lione sottolinea come ildisegno stesso dell'alfa e cib che conta nell'aneddoto. Ii chericorda molto da vicino proprio la situazione che presentano iRacconti al cap. 6.4, quando Gesu descrive Ie misteriose pro-prieta della lettera riferendole sicuramente alIa sua sagoma12\ Insecondo luogo la scenetta proviene da un insieme di « scritture »che i marcosiani hanno «fabbricato lorD stessi », cioe, per quan-to interessa l'origine della notizia, certamente da uno scritto enon da una tradizione orale.

Si potrebbe quindi provare a identificare semplicemente iRacconti con l'opera marcosiana criticata da Ireneo, il che nefarebbe risalire la data parecchio prima della fine del II secolo.Personalmente, ho qualche remora a compiere questo passo,poiche, per quanto riguarda Ie parole del maestro, vi e una certadiscrepanza fra la versione riportata nell' Aduersus haereses el'apocrifo. Mentre, come si e visto, l'insistenza sulla forma dellalettera compare al cap. 6.4 (e solo li), il dialogo tra Gesu e il

127. F. DORNSEIFF, Das Alphabet in Mystik und Magie. 2. Auf/.(}:;tOtXEta 7), Leipzig -Berlin, 1925 [fist. Leipzig, 1979], p. 27) si limita ariportare la scena, senza commenti. PEETERS, Evangiles apocryphes. II,op.cit., p. 304, nota 32 sembra convinto che il passo sia privo di senso.Non e obbligatorio condividere per intero il suo pessimismo, un po'eccessivo. La diffusione di speculazioni vagamente cabalistiche sullaforma delle lettere e attestata da una raccolta, di sicura origine greca,ma tramandata solo in copto, intitolata «I misteri delle lettere greche »,nella quale analoghe proprieta particolari vengono attribuite, forse noncasualmente, a una lettera il cui disegno maiuscolo e molto simile aquello dell'alfa, vale a dire il delta; ct. A. HEBBELYNCK, «Les mysteresdes lettres grecques d'apres un manuscrit copte-arabe de laBibliotheque Bodleienne d'Oxford », in: Museon 1 (1900), pp. 5-36,105-136 et 269-300; 2 (1901), pp. 5-33 et 369-414, in part. 1900, pp. 113-131). Su speculazioni analoghe durante il periodo bizantino, ct. H.HUNGER, «Anagrammatismos -Paragrammatismos. Das Spiel mit denBuchstaben », in: Byzantinische Zeitschrift 84/85 (1991/92) pp. 1-11, inpart. pp. 1-2.

48 SJ. VOICU

maestro si avvicina molto di pill alIa forma di 14.1-2. Potrebbetrattarsi di una confusione 0 di una semplificazione di Ireneo,ma come si fa a escludere che non si tratti di una redazionediversa?

Comunque, l'analisi del contenuto scritturistico dei Racconticonferma l'impressione di una loro relativa antichita. Nel corpodell'apocrifo Ie allusioni riconoscibili alNuovo Testamento sonopoche e abbastanza vaghe, come se fossero echi di tradizionioralil28. Certamente nulla fa sospettare che iltesto abbia presen-te un canone neotestamentario veTO e proprio, e questa circo-stanza potrebbe essere ancora un indizio di antichita.

Nemmeno Ie indicazioni relative alIa famiglia di Gesu, come ilnome di sua madre Maria, quello di suo padre Giuseppe e quellodel fratello Giacomo rispecchiano necessariamente un datoscritturistico, ma possono rifarsi a tradizioni orali di cui si cono-sce la diffusione Dei primi tempi del cristianesimo129.Probabilmente non e il caso di scomodare il testo scritturisticonemmeno per la precisazione che Gesu compie «di sabato» ilmiracolo degli uccelletti di fango (cap. 2). In definitiva, i punti dicontatto con il Nuovo Testamento si riducono a poche briciolesenza una particolare rilevanza nella redazione del corpo deiRacconti.

L'unica citazione neotestamentaria di una certa consistenza siritrova Del cap. 19, che riporta quasi per intero Luca 2, 41-52. Lasua collocazione e il suo tenore ne lanDo, in una certa misura, uncorpo estraneo ai Racconti, Dei quali mancano affatto Ie citazioniletterali. Sotto il profilo dottrinale, il passo si differenzia d'al-tronde da quanto precede, nella misura in cui menziona unPadre celeste per Gesu. E difficile decidere se il cap. 19 siaun' aggiunta' successiva alIa redazione primitiva dell' apocrifo,destinata a riportarla in qualche modo nell'alveo dell'ortodossia

128. E sotto questo aspetto l'autore dei Racconti si differenzia netta-mente dal quello del Protovangelo di Giacomo.129. Giuseppe viene descritto come falegname sia dal Vangelo diMatteo (13, 55) sia dai Racconti al cap. 13. Tuttavia W.-D. KOHLER, DieRezeption des Matthiiusevangeliums in der Zeit vor Ireniius (Wissen-schaftliche Untersuchungen zum Neuen Testament 2, 24), Tiibingen,1987, pp. 449-450 appare poco convinto dell'esistenza di un legame pre-ciso fra i due scritti in merito a un particolare attestato, ad esempio,anche da Giustino, Dialogo con Trifone 88,8: «Gesu, che era ritenutofiglio del carpentiere Giuseppe (...) passava lui stesso per carpentiere(...) ha fabbricato, come opere di carpenteria, aratri e gioghi»(G. VISONA, S. Giustino, Dialogo con Trifone (Letture cristiane delprimo millennio 5), Milano, 1988, p. 280).

49VERSO IL TESTO PRIMmVO

oppure, piuttosto, sia stata l'occasione di riunire vari episodirelativi a Gesu, dando lorD un quadro cronologico fittizio.

Nel cap. 19 alcune lezioni scritturistiche si allontanano parec-chiD sia dal «textus receptus» bizantino, sia dal testo criticodelle edizioni moderne, e si avvicinano ad una forma del vangelodi Luca Ie cui fortune declinano rapidamente dopo il secolo IV:it cosiddetto « testo occidentale »13°.

Tranne il cap. 2, dove Gesu, animando dei passeri di fango,apparentemente scimmiotta il racconto genesiaco della creazio-ne dell'uomo, e l'allusione al diluvio universale del cap. 7.2,anche l' Antico Testamento sembra assente. Un fatto non parti-colarmente sorprendente se si ipotizza che nella composizionedell'apocrifo si possano riconoscere fonti 0 influssi gnostici.

Comunque, non riesco a sbarazzarmi dalla sensazione che iRacconti rappresentino une versione «addomesticata» di mate-riale di provenienza non proprio ortodossa. Questa e almenol'impressione che mi lascia la discrepanza fra il cap. 19, pratica-mente tratto per intero dal Nuovo Testamento, e la sostanzialeestraneita del resto del testo ai temi e allinguaggio scritturistico,come se l'autore dell'apocrifo avesse utilizzato almeno due fontidiverse131, anche se l'opposizione non va esagerata, in quantol'indicazione cronologica di Luca 2, 41 «< Gesu aveva dodicianni») e coerente con 10 schema dei Racconti che iniziano quan-do Gesu aveva cinque anni (cap. 2.1) e poi fissano degli episodiall' eta di sette e otto anni (rispettivamente cappo 11.1 e 13.1).

D'altronde, la struttura stessa del testo, fatta di episodi pill 0meno slegati, rende plausibile l'utilizzazione di fonti diverse daparte dell'autore. E niente vieta di cercare di riconoscervi mate-riali di provenienza gnostica in senso pill 0 menD stretto. Questisembrano presenti nella scena del maestro Zaccheo (capp. 6-8),con qn discorso, il cui testo presenta molte incertezze, Del qualeGesu rivendica una sua conoscenza superiore rispetto agli astan-

130. Si tratta, sia detto per inciso, di una conclusione sostanzialmentediversa da quella di G. SCHMAL, « Lk 2,41-52 und die Kindheitser-ziihlung des Thomas 19,1-5; Ein Vergleich », in: Bibel und Leben 15(1974), pp. 249-258, il quale ha esaminato it tenore della citazione nellasola forma Ga, il cui testa e stato rivisto e allineato essenzialmente suquello bizantino.13L A favore di una molteplicita di fonti si pub addurre anche it fattoche, gia nella pin antica forma nota dei Racconti, Gesn ha a che fare contIe maestri diversi, ma almeno i resoconti dei cappo 6-8 e 14 rappresen-tano certamente due recensioni diverse di quello che in origine dovevaessere un unico eDisodio. castruita attorno alIa lettera alfa.

50 S.J. VOICU

ti e sembra anticipaTe che non sara lui ad essere veramente cro-cifissO132 La matrice gnostica dell'episodio sembra confermatadalla gia citata testimonianza di Ireneo, il quale allude a unaprovenienza marcosiana delle fantasticherie guIle «proprieta»della lettera alfa, fantasticherie non prive di analogie con Ie spe-culazioni numerologiche della setta. Ma e difficile individuaTeindicazioni gnostiche in altre paTti dei Racconti, tranne, forse,l'animazione degli uccellini di fango al cap. 2.

Lo scritto pero appare chiaramente dominato da un'altraprospettiva omogenea, che finora non e stata rilevata in misurasufficiente : la personalita di Giuseppe, che contrasta fortementecon la figura abbastanza evanescente che presenta il NuovoTestamento. E sorprendente l'insistenza con cui i Racconti indi-cano che Giuseppe e dotato di autentica autorita nei confronti diGesll e 10 designano come suo padre, senza mai aggiungere(tranne forse, come si e vis to, al cap. 19) precisazioni di altrogenere. L'apocrifo mira quindi a presentare Gesll da un latocome un essere eccezionale (ma senza mai affermare esplicita-mente la sua origine diVina), dall'altro come figlio veTO e propriodi Giuseppe, tralasciando qualsiasi accenno alIa nascita vergina-Ie da Maria. La convergenza fra queste due problematiche siritrova in ambito giudeocristiano, pill precisamente in un gruppola cui dottrina e poco nota, ma carattemzata precisamente daquesti due elementi : gli ebioniti133.

Tutto cio conferma che, a prescindere dalla data precisa dicomposizione (che com un que cleve essere piuttosto alta), iRacconti riportano materiale arcaico e probabilmente in conflit-to discreto con l' ortodossia della grande chiesa.

Anche se, fin dal pill antico stadio noto, quello che si intrave-de attraverso la versione etiopica, i Racconti si presentano comeuno scritto dotato di una certa unita letteraria, la quale si mani-testa anzitutto attraverso l'indicazione dell'eta di GeSll emediante alcune tragi di raccordo, come «di nuovo» (4.1) e«ancora» (IS.I), tutto sommato, si tratta di un'unita superficia-

132. Lo sdoppiamento iTa il Gesu Teale e l'individuo che viene crocifissoal suo posto, oppure il carattere soltanto apparente della crocifissione eun tema diffuso Dei pill antichi atti apocrifi degli apostoli.133. L'utilizzazione di tradizioni giudeocristiane sembra confermataanche dalla designazione di Giacomo come fratello di Gesu in sensostretto, al cap. 16. Su Giacomo, ct. W. PRATSCHER, Der HerrenbruderJakobus und die Jakobustradition (Forschungen zur Religion undLiteratur des Alten und Neuen Testaments 139), Gottingen, 1987; G.PARRINDER, Son of Joseph: The Parentage of Jesus, Edinburgh, 1992.

51VERSO IL TESTO PRIMITIVO

Ie, che maschera a malapena l'eterogeneita delle fonti utilizzate.Anche il fatto che l'autore dei Racconti non abbia saputo sce-gliere fra tre versioni di una stessa scena, quella di Gesll e ilmaestro, preferendo inserirle tutte nell'apocrifo, tradiscequalche imbarazzo nella scelta delle sue fonti. Cio indica chel'originalita dell'apocrifo e abbastanza limitata, e collima conl'impressione che la redazione pill antica non abbia ne un livellolinguistico molto elevato ne grandi pretese letterarie, ma siaconsistita piuttosto nella ripresa di materiali presistenti.

5.

Provenienza

Formalmente i Racconti si presentano come un'opera unitaria,govemata da un quadro cronologico che mette in scena Gesn frai cinque e i dodici anni. Ma i singoli episodi appaiono slegati fradi loro, e quindi questo quadro e forge solo poco pin di una pati-na, che non nasconde l'eterogeneita dei materiali impiegati daun autore sui generis, e rende molto difficile attribuire unavalenza ideologica precisa al testo, dal quale sembrano emergeretendenze diverse. Sotto questo profilo, il problema dell'originedell'apocrifo sembra ridursi in ultima analisi all'individuazionedelle sue fonti (di cui si e gia parlato).

Thttavia, sia pure tra molte incertezze, due indizi possono for-Dire qualche ragguaglio sulla sua diffusione.

Il primo investe la relazione tra i Racconti e il Protovangelo diGiacomo. Apparentemente fra i due testi esiste una certa conti-nuita cronologica : il secondo finisce con la strage degli Innocenti,i primi iniziano presentando Gesn all'eta di cinque anni. E i van-geli dell'infanzia pin tardivi (armeno, siriaco-arabo e Pseudomat-tea) non si sono lasciati sfuggire l'occasione di utilizzare insuccessione entrambi gli apocrifi.

Ma ne l'impianto ideologico, ne 10 stile (tranne, forse, lacomune mancanza di pretese letterarie), e nemmeno l'atteggia-mento delle due opere verso la Bibbia, e, in particolare, verso ilNuovo Testamento favoriscono l'ipotesi di un'identita di autor~.E, nella misura in cui gli scarsi dati disponibili consentono diricostruirla, la loro trasmissione successiva si oppone ancheall'ipotesi di una comunanza di origine in senso lato (come se unapocrifo fosse stato composto con l'intento di completare l'al-tro).

Ad Antiochia, verso la fine del secolo IV, GiovanniCrisostomo menziona i Racconti, e quindi ne conosce almenol'esistenza. Invece, riguardo al Protovangelo, la sua ignoranzaappare totale, poiche si limit a a ricordare che dal Vangelo «i

52 S.J. VOICU

genitori della Vergine sono stati passati sotto silenzio »134, Lamancanza di qualsiasi accenno polemico sembra indicaTe che inomi di Gioacchino ed Anna, uno dei punti qualificanti delProtovangelo, sono del tutto sconosciuti a Crisostomo135,

Poco prima la situazione e esattamente inversa in Cappadocia :pur tra mille cautele e con qualche remora, Basilio di Cesarea eGregorio Nisseno non solo riecheggiano Ie tradizioni del Proto-vangelo nella lara predicazione natalizia136, ma non lasciano tra-relaTe alcuna dimestichezza con i Racconti, segno che Ie due operenon erano ancora state associate, e hanno quindi provenienzediverse137.

Un secondo indizio sulla diffusione dei Racconti e suggeritodall'esistenza di una tradizione orientale, riportata dal Lalitavi-stara (cap. 10138), che racconta come Budda, recatosi a scuola,manifesti la sua superiorita rispetto al maestro. Alcuni tratti dellascena richiamano l'episodio di Gesu a scuola (capp. 6-7,14 e 15),ripetuto pill volte dai Racconti. Le somiglianze fra Ie due scenesono tali da far pensare ad un rapporto diretto139. Ma in qualedirezione si e operata la derivazione? Agli illizi del secolo veni-va avanzata, senza molte incertezze, la tesi che questo ed altriepisodi simili stessero a dimostrare l'esistenza di influssi orien-tali suI cristianesimo primitivo. Una simile impostazione si dedu-ce non solo dal titolo scelto da G ,A. van den Bergh van Eysingaper il suo lavoro : lndische Einflusse auf evangelische Erziihlun-gen, ma anche da sue affermazioni esplicite, come «il raccontobuddista e la fonte di quello cristiano, e non viceversa »140, Tut-tavia, numerose ricerche pill recenti mettono in false questa ideae sembrano indicaTe che alcuni temi sono passati dal mondo

134. In Matthaeum homo 2.. PG 57,28, ult. lin.-29, 1.135. S.l. VOICU, «Note sull'omelia pseudocrisostomica In nataleDomini nostri Iesu Christi (CPG 4657) », in Memorial Dom JeanGribomont (1920-1986) (Studia ephemeridis «Augustinianum » 27),Roma, 1988, pp. 621-626, in part. p. 624, nota 4.136. VOICU,« Note sull'omelia », op.cit., pp. 624-625.137. Rimane il mistero della presenza, forge eco lontana di una tradizio-ne storica attendibile, ma piu probabilmente del tutto fortuita, di unoscriba denominato Anna in entrambi gli apocrifi (Racconti 3.1;Protovangelo 15.1-2).138. Cf., sull'opera, O. BOTTO, «Letterature antiche dell' India », in O.BOTTO (dir.), Storia delle letterature d'Oriente. III, Milano, 1969, pp. 1-350, in part. pp.111-112.139. cr. G. A. VAN DEN BERGH VAN EYSINGA, Indische EinflUsse aufevangelische Erziihlungen, S.l., 1909, pp. 70-72.140. cr. BERGH VAN EYSINGA, Indische Einfliisse, op.cit., pp. 70-72.

53VERSO IL TESTO PRIMI11VO

mediterraneo verso oriente. E cio che dimostra la diffusione inCina del tema delle « Due vie », di chiara matrice giudaica141. Eforse non e del tutto casuale che 10 stesso Lalitavistara sembriavere almeno un altro punto di contatto con la letteratura apo-crifa antica, in quanto il capitolo VII e stato accostato all'episo-dio dell'arresto del tempo nel Protovangelo di Giacomo142. Nelcontempo si e avuta una revisione delle datazioni alte attribuitecon generosita eccessiva ai classici del pensiero buddista143. Eniente evidenzia meglio la fragilita delle tesi dell'anteguerra delledisinvolte manipolazioni del recente lavoro di Thundy144, dispo-sto a far scendere la composizione dei singoli scritti del Nuovotestamento al II secolo, per poter asserire un'inesistente prioritadegli scritti buddisti.

Se, come appare probabile, fra Ie due storielle vi e un legame,sia pure lontano, cio dimostra che almeno questo episodio (sottoquale forma precisa, non e dato saperlo) si e diffuso velocemen-te verso oriente, sulle orme della cristianita di lingua siriaca.Non e quindi sorprendente che i Racconti siano attestati piutto-sto presto in ambito siro-antiocheno. In fondo, si tratta dell'areadalla quale proviene, oltre a quella di Crisostomo, anche la testi-monianza un po' vaga di Epifanio, informato soprattutto sul-l'ambiente palestinese.

6. La lingua dell'origiuale

Nelle sezioni precedenti si e dato sempre per scontato che iRacconti siano stati composti in greco. Tuttavia, Peeters145 avevapostulato che la redazione originale fosse quella siriaca. Anchese la sua autorevole presa di posizione e probabilmente da attri-

141. Cf. J .H. WALKER, «An Argument from the Chinese for theAntiochene Origin of the Didache », in F. L. CROSS (ed.), Studia patristi-ca. VIII. Papers presented to the Fourth International Conference onPatristic Studies... Oxford, 1963 (Texte und Untersuchungen 93), Berlin,1966, pp. 44-50.142. Cf. F. BOYaN, «La suspension du temps dans Ie Protevangile deJacques », in ID., Revelations et ecritures. Nouveau Testament et litteratu-re apocryphe chretienne. Recueil d'articles (Le monde de la Bible 26),Geneve, 1993, pp. 253-270, in part. p. 261.143. J.D.M. DERRETT, «Homer in India: the Birth of the Buddha », in:Journal of the Royal Asiatic Society s.lII, 2 (1992), pp. 47-57.144. Z.P. THUNDY, Buddha and Christ.. Nativity Stories and IndianTraditions (Studies in the History of Religions 60), Leiden..., 1993.145. PEETERS, Evangiles apocryphes. II, op.cit., pp. xvii-xviii.

54 S.J.VOICU

buire soprattutto ad un momenta di sconforto di fronte alIadeplorevole condizione della tradizione greca, non sembra deltutto inutile mettere in luce gli argomenti che appoggiano l'ipo-tesi di una redazione origin ale greca.

Anzitutto, una volta accertato che Ie forme greche dei Raccontihanno subito un'evoluzione notevole, alIa quale e sfuggito il siria-co, per quanta riguarda la storia del testa, l'ipotesi di Peeters nonfa che complicaTe Ie case. Se, come si e vista, il siriaco nota e laprima versione latina hanno errori comuni che Ii oppongono alTesta della tradizione manoscritta, allora si dovrebbe affermareche illatino discende (direttamente, oppure, piu probabilmente,attraverso un intermediario greco perduto) da un ramo gia corrot-to del siriaco, mentre il Testa della tradizione (tranne la traduzio-ne araba; comprese quindi non solo Ie versioni antiche etiopica egeorgiana, ma anche tutte Ie forme recenti, greche, slava e la se-conda traduzione latina) dipende da un altro modello siriaco, piuantico e migliore. Nulla di impossibile in se, ma e piu semplicesupporre che l'apocrifo sia stato redatto in greco e poi rivisto etradotto piu volte e ipotizzare che la traduzione siriaca e la primaversione latina siano state eseguite su un modello greco riveduto,che non ha lasciato tracce nella tradizione diretta.

Questa ricostruzione appare preferibile per ragioni non solodi verosimiglianza storica, ma anche di ordine linguistico.

Infatti, i termini utilizzati in 6.4 per descrivere la lettera alfasana in mas sima parte hapax legomena, quindi neologisrnil46,che e relativamente naturale coniare in greco, ma non in una lin-gua sernitica come il siriaco, che necessariamente cleve utilizzareperifrasi (0 riprendere di peso parole greche). E quindi piu pro-babile che il passo (e con esso l'apocrifo) sia stato redatto e nontradotto in greco.

Verso la stessa conclusione orienta il fatto che nessuna delleforme note faccia mai riferimento a lettere siriache, hens!, quasisempre, alle lara controparti greche147. Infatti i nomi «alfa» e

146. Dei quali ci si puo fare solo un'idea molto approssimativa, trattan-dosi di uno dei passi pill rimaneggiati in tutti i rami della superstite tra-dizione greca.147. In 6.3, per rendere pill realistica la scena, due rami della tradizionemanoscritta introducono occasionalmente lettere ebraiche al posta diquelle greche. Oltre all'antenato delle versioni siriaca e latina, che sosti-tuisce «omega» con «tau », il Paris, A.F. grec 239 recita: «comincio<dalla> prima lettera, alef. Gesu poi dice la seconda lettera: <,Beth,ghimel », e gli disse tutte Ie lettere fino alia fine» (TISCHENDORF,Evangelia apocrypha, op.cit., p. 145, apparato).

55VERSO IL TESTa PRIMmVO

«beta» figurano in tutti i rami della tradizione, mentre l'occasio-nale scomparsa di «omega» dal cap. 6.3 e facilmente spiegabile.La sua sostituzione, in latino e in siriaco, con «tau », nomedell'ultima lettera dell'alfabeto ebraico, e un tentativo di dare untocco di realismo alla scena da parte di un revisore. In etiopicoinvece di «omega» si parla di «tutte Ie lettere fino alla fine »,poiche nel sillabario ge'ez non c'e un modo accettabile di rende-re la lettera.

Anche l'utilizzazione nel titolo di un termine come 7tUlOl1Ca,tipicamente greco e difficilmente traducibile (al punto che tutteIe traduzioni semplificano in «infanzia, giovinezza, adolescen-za»), si oppone all'ipotesi di un originale siriaco.

Rimane irrisolto it problema dellivello linguistico dell'origina-Ie. Quel monumento all'orrore che e il manoscritto di Ge-rusalemme e stato prodotto da uno scriba Ie cui credenziali inmateria di sintassi e di ortografia greca non erano proprio impec-cahill. Un'occhiata all'apparato critico dell'edizione di Delattel48rivela immediatamente che anche il manoscritto di Atene ha subi-to un trattamento analogo. E dall'apparato di Tischendorf149 sideduce che, nonostante un abbozzo di normalizzazione, i duemanoscritti di base del testa greco A non sono in condizioni moltomigliori. A questo punto e difficile sottrarsi alIa sensazione chenon di decadenza si tratta, bensi di un'opera redatta in una linguasenza pretese, non priva di analogie con quella del papiro Bodmerdel Protovangelo di Giacomo pubblicato da de Strycker5°,

7. La questione del titolo

Almeno fin dall'edizione di Fabricius151 i Racconti hanno subi-to una curiosa metamorfosi. Nonostante la testimonianza unani-me della tradizione manoscritta, cominciano a essere pubblicatisatta il titolo di Evangelium Thomae, ignorato ancora daCotelier52. Questa nuova designazione e il risultato di un'equa-

148. DELAnE, Anecdota Atheniensia, op.cit., pp. 264-271.149. TISCHENDORF, Evangelia apocrypha, op.cit., pp. 140-157.150. DE STRYCKER, La forme la plus ancienne, op.cit.151. J.A. FABRICIUS, Codex Apocryphus Novi Testamenti..., Hamburgi,1703,pp.127-167.152. I.B. COTELERIUS, Ss. Patrum qui temporibus apostolicis florueruntopera. I-II, Luteciae Parisiorum, 1672, p. 348; ID., Ss. Patrum qui tem-paribus apostolicis floruerunt ...opera. I, Antwerpiae, 1700, pp. 345-346,nota 34.

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zione errata che, attraverso l'identificazione arbitraria del«Tommaso israelita» del cap. 1 con l'apostolo Tommaso, avevadeciso che il titolo tradizionale era inattendibile e aveva preferi-to cercare un'altemativa nelle liste di apocrifi, Ie quali menzio-llano anche un «Vangelo di Tommaso» (si tratta ovviamentedell'opera gnostica scoperta ne11944 a Nag Hammadi).

Questa scelta poco fortunata, finora messa in discussione soloda Gero153 e da Erbettal54, si e tradotta in discussioni intermina-hili suIle ragioni della mancata appartenenza ai Racconti dellecitazioni patristiche attribuite al Vangelo di Tommaso, preoccu-pazioni che riaffiorano ancora nell'opera di Santos Otero155 e dialtri autori recenti.

Si veda, ad esempio, quanto scrive Meyer56, il quale, a propo-sito delle « affermazioni occasionali nei padri della chiesa riferitea un documento chiamato Vangelo di Tommaso », soggiunge«Sospettiamo che alcune di queste testimonianze possanoriguardare il Vangelo dell'Infanzia di Tommaso ».

Che questa mitologia, relativa al titolo primitivo dei Raccontisia dura a morire, 10 si pub notaTe anche dall'articolo di Baars eHelderman in cui ritoma continuamente la preoccupazione ditrovare paralleli fra i Racconti e il vangelo gnostico di NagHammadi e si discute addirittura suI sensa preciso da attribuireall'espressione «filosofo» del cap. 1, sebbene questo non siaattestato dalla versione siriaca, ma dal solo greco A (Ga) !157.

Un solo esempio degli inconvenienti provocati da questaconfusione pub bastare. Tutti i manoscritti paleoslavi attestano,con qualche variante di minor con to, un titolo dalla forma« infanzia» oppure «giovinezza del nostro signore, Dio e salva-tore Gesu Cristo »158, ignorando quindi qualsiasi attribuzione aTommaso. Ciononostante, di fronte a una lista slava di apocrifirisalente al XIV secolo, Santos si sofferma sulla menzione delVangelo di Tommaso, e tralascia senza indugio quell a del-1'« Infanzia di Gesu », presente nella stessa lista, in quanta,

153. GERO, «The Infancy Gospel of Thomas », op.cit., p. 59.154. ERBETTA, Gli apocrifi del Nuovo Testamento. 112, op.cit., pp. 79-80.155. SANTOS OTERO, Das kirchenslavische Evangelium, op.cit., soprat-tutto pp.179-181.156. H. MEYER, The Gospel of Thomas: The Hidden Sayings of Jesus...,San Francisco, 1992, p. 6.157. BAARS -HELDERMAN, «Neue Materialien», op.cit., 1993, pp. 201-202.158. SANTOS OTERO, Das kirchenslavische Evangelium, op.cit., pp. 37-38, e la retroversione greca a p. 159.

57VERSO IL TESTO PRIMlTIVO

afferma, non avrebbe alcuna attinenza con i Racconti: «Diesesapokryphon hat abeT mit clem Kindheitsevangelium des Thomasgar nichts zu tun »159.

Ma la discussione non si ferma qui. Confondendo costantemen-te l'apocrifo dell'infanzia con il trattato di Nag Hammadi, Santosda per scontato che fra Ie due opere vi sia un legame certo1~ egiunge addirittura a chiedersi in quale misura i copisti deiRacconti fossero consapevoli del carattere eretico del Vangelo diT9mmaso! Ovviamente, una volta « stabilito » il carattere condan-nabile dei Racconti giunge, non inattesa, l'ipotesi che la traduzio-ne sia dovuta ad ambienti infetti di bogomilismo161.

E forse giunto il momento di chiudere definitivamente e senzarimpianti con questa problematica fuorviante, poiche si sa ormaiche, da qualsiasi punto di vista la si consideri, l'ipotesi diun'identificazione tra i Racconti e il Vangelo di Tommaso e privadi fondamento.

La distinzione fra il Vangelo di Tommaso di Nag Hammadi euno scritto sull'infanzia del Salvatore viene mantenuta coerente-mente dall'unica categoria di documenti in cui compaiono insie-me entrambi : Ie antiche liste di apocrifi.

Cio avviene con il cosiddetto Decreto pseudogelasiano, chemenziona, accanto a un Euangelium nomine Thomae, anche unLiber de infantia saluatoris (rispettivamente V 3, 5 e 4, 1162). Lavicinanza fra il secondo titolo e un Liber de natiuitate saluatoriset de Maria uel obstetrice (V 4, 2), che e indubbiamente il Pro-tovangelo di Giacomo, conferma, se mai ce ne fosse bisogno, chesi tratta di un'opera relativa all'infanzia di Gestl.

159. SANTOS OWRO, Das kirchenslavische Evangelium, op.cit., pp. 20-21. Si noti invece che, sia la lista, sia il manoscritto Jac (uno dei pillattendibili secondo 10 stemma di p. 36) coincidono nell'utilizzare 10stesso termine slavo per «infanzia ». Inoltre, la scelta di Santos Oteronasconde un altro problema, pill interessante: in ambito slavo si aveva,magari per vie traverse, una conoscenza effettiva del Vangelo diTommaso di Nag Hammadi, oppure la lista slava e la semplice ripresa diqualche lista bizantina?160. Anche se, mosso dalla stessa logica, J. DORESSE, Les livres secretsdes gnostiques d' Egypte. II: L' Evangile seton Thomas ou les parolessecretes de Jesus, Paris, 1959, pp. 128-131 elencava alcuni indizi di affi-nita tra il Vangelo di Tommaso di Nag Hammadi e i Racconti, la loroconsistenza e talmente scarsa che vengono semplicemente negati daSCHNEEMELCHER, Neutestamentliche Apokryphen, op.cit., p. 352.161. Per questa incredibile costruzione, totalmente campata in aria, ct.SANTOS OTERO, Das kirchenslavische Evangelium, op.cit., pp. 16-17.162. DOBSCHUTZ, Das Decretum Gelasianum, op.cit., p. 51.

58 S.J. VOICU

Un'interpolazione a Timoteo di Costantinopoli, pubblicata daCombefis ma non confermata dalla versione slava163, menzionafra Ie opere manichee sia «9. II vangelo secondo Tommaso », sia« 13. I cosiddetti llatOtlCu 'tOU KUpLOU »164.

La stessa distinzione viene mantenuta dalla lista slava menzio-nata da Santos Otero, che distingue tra «Vangelo di Tommaso »e « Infanzia di Cristo »165.

Si aggiunga che nessuna testimonianza antica collega in qualchemodo i due scritti e che Ie menzioni di Tommaso nel titolo dei

Racconti non possono essere primitive, in quanta rimangono cir-coscritte a un piccolo gruppo di testimoni affini ed eccezionalmen-te tardivi: 8ffi~a 'lcrpallAL'tou </>tAOcr6<t>OU Pll'tu EL<; 'tu natOtlCu 'tOU

lCUPLOU (Greco A 166); }:;uyypa~~a 'tOU QylOU anoO"tOAoU 8ffi~a nEpl

't11<; natOtlCl1<; avacr't<p>oCPl1<; 'tau lCUPLOU (Greco B167); Tractatusde pueritia Iesu secundum Thomam (seconda versione latinal68).

Peraltro, Ie recensioni pill antiche dell'apocrifo non menziona-no affatto Tommaso. II cap. 1, l'unico nel quale 10 si ritrova e in

cui si presenta come autore dello scritto, e infatti frutto di un'in-

terpolazione tardiva, che risale soltanto al capostipite della tra-dizione greca superstite. La sua mancanza in tutti i testimonidella tradizione antica fa cadere qualsiasi collegamento tra

l'apocrifo e Tommaso169.Esaminando la base manoscritta dei Racconti, si pub notaTe

anche che 10 scritto non viene mai qualificato come «Vangelo ».Inoltre, Ie varie forme del titolo sana eccezionalmente simili, sianella tradizione diretta che in quella indiretta. II siriaco parla di

«Infanzia del Signore Gesu »170; Garitte traduce con «Pueritia

163. Cf. BENESEVIC, Drevne-slavjanskaja, op.cit., p. 713.164. De receptione haereticorum: PG 86/1, 22 C.165. SANTOS OTERO, Das kirchenslavische Evangelium, op.cit., p. 20.166. TISCHENDORF, Evangelia apocrypha, op.cit., p.141.167. TISCHENDORF, Evangelia apocrypha, op.cit., p.158.168. TISCHENDORF, Evangelia apocrypha, op.cit., p. 164.169. 11 cap. 1 manca in tutte Ie versioni antiche. In etiopico e nella primatraduzione latina, la particolare trasmissione di queste due recensioni,nel quadro di apocrifi pili ampi, non consente di scartare, in linea diprincipia, l'ipotesi di una sua soppressione assieme a quella del titolo.Ma tale spiegazione e semplicemente improponibile nelle altre dueforme antiche, vale a dire in siriaco e in georgiana, nelle quali la scom-parga del primo capitolo (se questo avesse fatto parte del testa origina-Ie) non avrebbe avuto nessuna giustificazione.170.11 titolo, molto inglese, posta da WRIGHT, Contributions, op.cit., p.6, in testa alia sua traduzione : «The Gospel of Thomas the Israelite, or,The History of the Childhood of Our Lord » e redazionale e non rispec-chia la semplicita della formulazione siriaca.

59

VERSO IL mSTO PRIMITIVO

domini nostri lesu Christi» il titolo della versione georgiana,mentre Tu na1o1lCu J:!EyaAE1a 'tou oEO"no'tou liJ:!ffiv lCaL O"ro'tTlPO~'lllO"ou Xp10"'tOU e la formulazione che si ritrova nel manoscrittogreco di Gerusalemme. Addirittura la retroversione dello slavoe riconducibile a <lla101lCu J:!EyaAE1a 'tOU OEO"no'tou lCaL eEOU lCaL

O"ro'tTl po~ liJ:!ffiv 'lllO"ou Xp10"'tOU>17l.In definitiva, il titolo si presenta estremamente stabile nell'in-

tera tradizione manoscritta, poiche, tranne Ie poche eccezioniche abbiamo ricordato, e organizzato attomo a soli due elemen-ti: a) un riferimento all'infanzia; b) il nome di Gesn, il quale,tolta la seconda versione latina, e accompagnato 0 sostituito daun titolo che 10 qualifica, in genere «signore », sia pure conampia varieta di formulazioni.

Queste caratteristiche sana diffuse anche nella scarsa tradizio-ne indiretta. Gia alIa fine del IV secolo, Giovanni Crisostomoparla di na101lCcl 'tOU Xp10"'tOV, e 10 stesso titolo viene menzionatoda Anastasio Sinaita e da Giorgio Sincello.

Non ci sana quindi ragioni valide per continuare a designaTel'apocrifo come Vangelo di Tommaso, nemmeno satta formecome Infancy Gospel of Thomas172 oppure Kindheitserziihlungdes Thomas173.

II vera problema e semmai quello di trovare un equivalentemodemo non troppo arbitrario per lla101lCu 'tOU lCUPlOU 'lllO"ou.II termine greco natOtlCcl «cose relative all'infanzia» aveva giaaveva messo in imbarazzo i traduttori antichi, che unanimemen-te hanno ripiegato su «infanzia ». In passato avevo pensato a«Storia dell'infanzia »174; altri hanno suggerito «Storie dell'in-fanzia ». La scelta di aggiungere, come fa Erbetta175, la specifica-zione Racconti, mi sembra la pin accettabile, e, pur allontanan-dosi indubbiamente dalla lettera del titolo greco, e stata fattanella speranza di non tradime del tutto 10 spirito.

17L SANTOS OTERO, Das kirchenslavische Evangelium, op.cit., p. 159.m. Ct. EVANS, Noncanonical Writings, op.cit., p. 236.173. Ct. Ph. Vielhauer, Geschichte der urchristlichen Literatur.Einleitung in das Neue Testament, die Apokryphen und die ApostolichenVater, Berlin -New York, 1975, p. 672; Schneemelcher, Neutestament-liche Apokryphen, op.cit., p. 349.174. Ct. VOICU, «Notes », op.cit.175. ERBElTA, Gli apocrifi del Nuovo Testamento. 1/2, op.cit., p. 78.

60 S.J. VOICU

8. La sinossi dei « Racconti dell'infanzia di Gesu »

8.1. PremessaPer comporre questa sinossi delle varie forme dei Racconti

sana stati utilizzati tutti i rappresentanti delle quattro traduzioniantiche, tulle Ie forme greche accessibili e la seconda versionelatina. Altre recensioni sana state escluse, in quanta di scarsautilita per una presentazione unitaria del testa.

In caso di divergenza fra i vari testimoni, i criteri di scelta fralezioni contrapposte possono essere enunciati come segue:

1) Ie versioni antiche (siriaco, etiopico, georgiana, latina delloPseudomatteo/palinsesto di Vienna) prevalgono sui testimonigreci (Gs, Gd, Ga, Gb), per quanta riguarda il contenuto e ilsensa di ciascun paragrafo ;

2) la dove la testimonianza delle versioni non vi si oppone perragioni di contenuto, la traduzione rispecchia, fin dove e possibi-Ie, la fraseologia del greco (di preferenza quella di Gs) ;

3) in caso di divergenza fra Ie versioni, la variante prescelta ecostituita di norma dall'accordo fra Ie due recensioni menD dan-neggiate : etiopico e siriaco;

4) un problema particolare e costituito dalla versione etiopica.Qualche sua lezione singolare non sembra essere una corruttela,hens! piuttosto la forma pill antica del testa (d. i casi gill men-zionati dei cappo 13 e 2.4; oppure 10 spostamento in appendicedel cap. 12, come se si trattasse di un'aggiunta posteriore alIaredazione dei Racconti);

5) Dei paragrafi the compaiono solo Dei rami bassi della tradi-zione, vale a dire in greco e nella versione latina pill recente, lapreferenza va di norma alle forme di Gs, altrimenti, nell'ordine,a Ga 0 all'accordo fra Gd e Lt.

Le lezioni respinte attestate da due 0 pill testimoni, quindi uti-lizzabili per una lara classificazione, sana trascritte fra parentesiquadre ([ ...D.

Tolti alcuni passi in cui la tradizione appare particolarmenteingarbugliata, l'apparato e negativo. Talvolta tuttavia esso non ecompleto: Dei punti in cui un testimone e staiD rimaneggiato alpunta da diventare praticamente inutile, Ie sue lezioni sana stateignorate, oppure sana state trascritte in appendice all'apparatostesso (cio vale segnatamente per Lm e per Gb). Tali lacunedell'apparato sana indicate da asterischi (*) nella lista dei testi-morn the segue il testa di ciascun paragrafo.

Poiche la sinossi si prefigge di recuperare Ie unita significati-ve del testa, in armonia con la distinzione ormai classica fra«readings» e «renderings », l'apparato trascura anche tuttequelle varianti che rispecchiano Ie esigenze sintattiche della

61VERSO IL mSTO PRIMITIVO

lingua d'arrivo (distinzione tra frase participiale e frase relati-va, opposizione fra paratassi e ipotassi, assenza 0 presenza diarticoli 0 possessivi, ecc.). Esso ignora quasi semple Ie espres-sioni distintive di una determinata area culturale (ad esempio,la tendenza dell'etiopico a design are Gesu sotto la forma «ilsignore Gesu », con effetti inattesi in una traduzione in linguamodema).

8.2. Le recensioni utilizzateE: versione etiopica, da S. GREBAUT, Les miracles de Jesus:

texte ethiopien (Patrologia Orientalis 12, 4), Paris, 1917, pp. 625[75]-641 [91].

Ga: testa greco A, da C. DE TISCHENDORF, Evangelia apocry-pha, adhibitis plurimis codicibus graecis et latinis... Ed. altera,Lipsiae, 1876, pp. 140-157.

Gb: testa greco B (in realta un riassunto che finisce al cap.11), da C. DE TISCHENDORF, Evangelia apocrypha, adhibitis plu-rimis codicibus graecis et latinis... Ed. altera, Lipsiae, 1876, pp.158-163.

Gd: testa greco dall'Atheniensis 355 (recensione fortementeinterpolata all'inizio, apparentata a Lt), da A. DELATrE,Anecdota Atheniensia. I, Liege, 1927, pp. 264-271.

Gs: testa greco dal Sabait. 259; testimone greco menD inter-palata, transcritto da Jacques Noret.

K: versione georgiana, mutila dopa il cap. 7, 2, da G.GARITrE, «Le fragment georgien de l'Evangile de Thomas »,Revue d'histoire ecclesiastique 51 (1956) pp. 513-520.

Lm : versione latina antica, recensione in appendice al Vangelodello Pseudomatteo (omette il cap. 19; vedi anche Lv), da C. DETISCHENDORF, Evangelia apocrypha, adhibitis plurimis codicibusgraecis et latinis... Ed. altera, Lipsiae, 1876, pp. 93-112.

Lt: versione latina recente (deriva dalla forma greca rappre-sentata da Gd), da C. DE TISCHENDORF, Evangelia apocrypha,adhibitis plurimis codicibus graecis et latinis... Ed. altera, Lipsiae,1876, pp. 164-180.

Lv : versione latina antica, frammenti del palinsesto di Vienna(vedi anche Lm), da G. PHILIPPART, «Fragments palimpsesteslatins du Vindobonensis 563 (ve siecle 1)... », AnalectaBollandiana 90 (1972) pp. 391-411.

S: versione siriaca, da W. WRIGHT, Contributions to theApocryphal Literature of the New Testament..., London, 1865,pp. 6-11 ; per Ie lacune dei cappo 6 e 8, cf. P. PEETERS, Evangilesapocryphes. II: L'evangile de l'enfance, redactions syriaques,arabe et armeniennes, Paris, 1914, pp. 304-308 (= SP), e inoltre lacollazione parziale di F. Rilliet (= Sf).

62 S.l. VOlCU

8.3. II testollt. Racconti dell'infanzia del signore Gesu

SKGabsLt: om. GdELm

Racconti-infanzia Gabs Crisostomo ecc.: Infanzia SKLt « 7tu\'-O\'1(cl ?) Signore: nostro s. K

Forme secondarie: Detti di Tommaso israelita filosofo sueventi dell'infanzia del Signore Ga; Lettera del santo apostoloTommaso sulla vita infantile del Signore Gb; Le opere mera-vigliose dell'infanzia del nostro signore e salvatore GesuCristo Gs; Trattato sull'infanzia di Gesu secondo TommasoLt; il titolo delle edizioni: Vangelo di Tommaso, non ha ri-scontro nella tradizione manoscritta ed e dovuto a una confu-sione con quello di Nag Hammadi, favorita dall'interpolazionedel cap. 1.

[0.1. Dopo un tumulto, Gesu veniva ricercato da Erode. Alloral'angelo disse a Giuseppe: « Prendi il bambino e sua madre, efuggi in Egitto dal cospetto di Erode. Cercano infatti il bambinoper ucciderlo» (Mt 2,13). Gesu aveva due anni quando entro inEgitto. ]

Gd (264, 1-6) Lt (1,1)

Gesu: nostro signore Gesu Cristo Lt da Erode: dal reErode Gd; + per ucciderlo Lt angelo: + del Signore GdPrendi: Alzati e p. Gd ill-madre: Maria e il bambino LtErode2-ucciderlo : coloro che cercano di ucciderlo Lt

[0.2. E mentre camminava per i campi seminati, allungo la mano,prese delle spighe, Ie pose suI fuoco e (Ie) macino e inizio a man-giare. ]

Gd (264, 6-7) Lt (1,2)

Camminava: camminavano Gd aIIungo-mano : -Gd prese-mangiare: cominciarono a cogliere Ie spighe e a mangiareGd

[0.3. Essendo poi giunti in Egitto, arrivarono a casa di una vedo-va e vi trascorsero un anno.]

Gd (264, 7-8) Lt (1, 3)

Arrivarono : furono ospitati Lt

63VERSO IL TESTO PRIMITIVO

[0.4. E Gesu compi tre anni. E vedendo che i bambini giocavano,comincio a giocare con lorD. E prese un pesce secco e 10 mise inuna bacinella, e gli ordino di respirare. E inizio a respirare. E dinuovo disse al pesce: « Scuoti via il sale che hai e muovitinell'acqua ». E avvenne cosio Avendo visto i vicini quel che erasuccesso, 10 dissero alIa vedova nella cui casa stava Maria suamadre. E lei, avendo udito, si affretto immediatamente a gettarlifuori di casa.]

Gd (264, 9-14) Lt (1, 4); ct. Acta Petri 13 (Erbetta II, p. 152)

E-anni: -Gd bambini: + degli Ebrei Gd in una-pesce2:nell'acqua dicendo Gd che hai: -Gd E avvenne COS!: -Gd lei:la donna Gd

[0.5. E mentre Gesu passava assieme a sua madre per la piazzadella citta, vide un maestro che insegnava ai bambini. Poi dodicipasseri che scendevano dal muro lottavano fra di loro e cadderoinaspettatamente in seno al maestro. Vedendo, Gesu rise e sifermo. ]

Gd (264, 14-265,2) Lt (2, 1)

Inaspettatamente : -Lt maestro: + che insegnava ai bambiniLt e si fermo: -Gd

[0.6. II maestro, avendol0 vista ridere, pieno di furore disse aisuoi discepoli: «Andate e portatemel0 ». Mentre 10 tratteneva-no, il maestro 10 afferro per un orecchio (cf. 5.2) e disse : «Cosahai vista che ti facesse ridere? ». Ed egli gli disse: «Maestro,ecco che una vedova viene verso di te portando grano, che haacquistato con fatica, e caschera qui e spargera il grana. E percio10ttano questi passeri, su quanti chicchi dovra prendere ciascu-no ».]

Gd (265,2-7) Lt (2,2)

Dissel-disse2: disse Gd che una-grano: una mano (Xt1pa <Xllpa) piena di grano. L'ho mostrato a tOTO e ho sparso ilgrano che net pericolo tolgono di mezzo (?) Lt

[0.7. E Gesu non si allontana finche: non si compl cia che avevadetto. II maestro, vedendo che Ie parole di Gesu erano diventateopera, ordina che venisse cacciato dalla citta assieme a suamadre.l

64 SJ. VOICU

Gd (265, 8-11) Lt (2, 3)

ordino : inizio (coepit < (prae )cepit?) Lt

[0.8. Un angelo del Signore venne incontro a Maria dicendole:«Prendi il bambino e va' nella terra di Giudea. Sono infattimorti coloro the cercano l'anima del bambino» (Mt 2,20).Alzandosi Maria assieme a Giuseppe e a Gesu, giunsero aCafamao, cilia della Tiberiade, nella lorD patria.]

Gd (265, 11-15) Lt (3, 1)

Un: Ed ecco che un Lt va': torna Lt di Giudea: dei GiudeiLt cercano: cercavano Lt a Giuseppe e: -Lt a Cafarnao-Tiberiade: alIa citta di Nazareth, che si trova Lt

[0.9. Quando usci Giuseppe dall'Egitto, dopa la morte di Erode10 invio nel deserto, finche a Gerusalemme non fini il tumulto. Erese grazie a Dio per aver data saggezza, e perche trovo graziadavanti al Signore Iddio.]

Amen. Gd (265,15-19) Lt (3, 2)

Quando-Giuseppe: sapendolo Gesu (!) Gd fini-tumulto:non si tranquillizzarono coloro che volevano l'anima del bam-bino Lt rese: anch'io Giacomo cominciai a rendere Gd aver:avermi Gd trovo- Iddio: ho trovato (il modo) davanti a lui discrivere la sua storia Gd

[1. Ho ritenuto necessario io, Tommaso israelita, far conoscere atutti i fratelli venuti dal paganesimo quanto ha fatto nostrosignore Gesu Cristo, dopo essere nato nella nostra terra diBetlemme e nel villaggio di Nazaret. E illoro inizio e questo.)

Gs (66r-v) Ga (1) Gb (la) Gd (265, 19-22) Lt (4, 0): om.EK(Lm)S

Ho-Nazaret: E glorioso parlare di Tommaso israelita eapostolo del Signore e delle opere compiute da Gesu dopoessere uscito dall'Egitto a Nazaret Lt necessario: annuncio(dVUYYEA.A.OO < dVUYKU1ov) Ga Tommaso israelita: -Gd (cf.0.9) quanto-fatto: Ie opere dell'infanzia e Ie azioni gloriose diGa; Ie grandi opere della fanciullezza compiute da Gb dopo-Nazaret: quante compi dopo la sua nascita nel nostro paeseGa: vivendo nel como nella citta di Nazaret Gb E-auesto:

65VERSO IL TESTO PRIMmVO

Ascoltate tutti, fratelli carissimi, cia che ha fatto il signoreGesu quando era nella citta di Nazaret, di cui ecco il primocapitolo Lt; -Gb

2.1. Quindi, il bambino Gesu, all'eta di cinque anni, giocava [ .al guado di un torrente e recintava Ie acque, facendole entrare inpozze e rendendole chiareo ["0]

S (6,5-9) E* (la) Lm* (26, 1a) KGB (2, 1) Gs (66v) Gd (265,23-26) Lt (4,1) Gb* (lb-2, 1)

Gesu: G. il messia S,' signore G. Cristo E cinque: quattroLm

giocava + [dopo una pioggia] Gds(GbLt)al guado: -E recintava: recintava e indirizzava K,' riceveva

e recintava S; riuniva Ga; agitando riuni Gs acque : + sporcheGds; + spingendole in canali S chiare: pure e c. S,' pure e saneGs

+ [E solo con una parola ordinava loro Ga; con la solaparola e senza opere ordinando 10ro Gs; subito Ie rese pulitecon la sua parola GdLt; Quindi dice: «Voglio che diventiateacque limpide e sane ». E subito 10 diventarono Gb]GabdsLt

2.2. Poi prendendo argilla morbida dall'acqua, ne fece dodicipasseri (d. Gn 2,7?). Era sabato [...]. E molti bambini giocavanocon lw.

S (6,9-11) E (1b) Lm (27a) KGa (2,2) Gs* (66v) Gd (265, 26-28) Lt (4, 2) Gb* (3, 1a)

Poi prendendo: E avvene che poi mentre tutti guardavanoplese Lm morbida: -Lt; pulita Gd dall'acqua SK: -Ga; dalfango (Gs? E); dalla pozzanghera GdLt; dalle pozzanghereche aveva fatto Gesil Lm; + pulita K giocavano EKLvGa(d):erano SLmGs(Lt) E-lui: tra (giocando con Gd) i bambinidegli Ebrei GdLt

sabato: + [quando Gesil (- Gas) fece COSt LmGdLt]GasLmGdLt

2.3. Ma vedendolo uno degli ebrei assieme ai bambini mentrefaceva queste cose, ando da Giuseppe suo padre e accuso Gesu,dicendogli: « Di sabato ha fatto fango e modellato dei passeri,cia che non e lecito di sabato» (cf. Mt 12,2).

66 SJ. VOICU

S (6, 11-16) E (2b) Lm* (27b) K*Ga (2, 3) Gs (66v) Gd (265,28-30) Lt* (4, 2b) Gb* (3, 1b)

vedendolo : vedendo Gesu Gs uno-ebrei: alcuni Gd; i bam-bini degli Ebrei Lt; un bambino Gb vedendolo-cose: vedendocio che Gesu aveva fatto giocando di sabato Ga ando da:ando subito da Ga; e disse a S accuso Gesu: informo Ga; 10irrito contro Gesu S; e porto e glielo mostro K Di sabato1-sabatoZ SE(Gs) : E giusto agire COg! di sabato, e fare passeri diargilla? K; Giuseppe, non vedi che il bambino Gesu fa disabato cio che non gli e lecito? Ha infatti fatto dodici passeridal fango Lm(Lv); Di sabato ha fatto fango, cio che non elecito, e ha fatto dodici passeri Gs; Ecco tuo figlio sta al fiumi-ciattolo, e prendendo fango ha modellato dodici passeri, e haprofanato il sabato Ga(Gb); Ecco che tuo figlio giocando connoi prese fango e fece dodici passeri (+ il che non e lecito ilsabato e l'ha infranto Lt) GdLt

2.4. E Giuseppe arrivando 10 rimproverb dicendo: «Perche faidi sabato queste case che non e consentito fare? ». Avendo uditoGesu batte Ie mani e fece volare via i passeri. E disse : «Andate,volate e ricordatevi di me, voi che siete vivi ». E questi passeriandarono via gridando.

S (6, 16-21) E (2b) Lm* (27,7-13) KGa (2, 4) Gs (66v) Gd(265,30-34) Lt* (4, 2c) Gb* (3, 2a)

El: + avendolo saputo E(Lm) arrivando: -Lm; dal signo-re Gesu E; + suI posta e avendo vista Ga lo-dicendo: dice aGesu GdLt che-fare EGdLt(Gb? Lm): -SKGs Avendoudito E(KLm): -SGads; + questa parola E; + Giuseppe LmGesu: -K mani: + con rumore Gs fece-passeri : grido (disseGd; ordino Lt) ai passeri GaGdLt; davanti a tutti lara KGs;+ prima delle case che dissero S? Andate: -K e ricordatevi-gridando: verso quegli uomini che sana Ii ». I passeri preseroil yolo e gridavano dicendo: «Sia ringraziato il Figlio delSignore» E e ricordatevi di me: -Gs voi-vivi S(Lm?)G(s)d:che sana vivo K(Gb) volate-vivi: E prendendo il yoloGad(b)

2.5. Ma quando il fariseo vide, fu molto meravigliato e ando adirlo ai suoi amici. [...]

S (6,21-23) E (3a) Lm* (27, 13-19) KGa* (2, 5) Gs (66v) Gd(265,34-35) Lt* (4, 2d) Gb (3, 2b)

67VERSO IL TESTO PRIMfflVO

meravigliato: ebbe timore e spavento E; ebbe timore e siscoraggio (?) K ando : + in fretta K ai : a tutti i suoi Gs

Ma-amici: [I giudei avendo visto ne furono strabiliati. Eandandosene raccontarono ai lorD capi cio che avevano vistofare Gesu Ga; Annunciarono a tutti il segno che aveva fattoGesu Gd; E vedendo gli ebrei cio che era avvenuto, si sonomeravigiiati e sono andati annunciando i segni che fece GesuLt; E Giuseppe vedendo rimase stupito Gb] GabdLt

Vedendo invece gii astanti questi segni, sono stati riempitida grande stupore. Alcuni 10 lodavano e ammiravano, altriinvece 10 ingiuriavano. E alcuni andarono dai principi deisacerdoti e dill capi dei farisei e annunciarono lorD che Gesu,figlio di Giuseppe, davanti a tutto il popolo d'lsraele avevafatto grandi segni e meraviglie. E cio e stato riferito Delledodici tribu d'lsraele Lm

3.1. Ma il figlio di Anna 10 scriba, anche lui era venuto assieme aGiuseppe. E prese un ramo di galice e distrusse Ie pozze e fecescorrere Ie acque che Gesu aveva raccolto e fece asciugare Ie

pozze.S (6,23-27) E (3b) Lm* (28, linn. 1-6) KGa (3, 1) Gs (66v-67r)

Gd (265, 35-37) Lt* (4, 3a) Gb* (2,2)

10 scriba SEGab( d) : il maestro dei sacerdoti K; il sacerdotedel tempio Lm; il somma sacerdote gli dice: «Perche fai cas!di sabato» Gs il-scriba: Anna 10 scriba Gd; un fariseo LtGiuseppe: Gesu SGdLt; al fariseo E salice: ulivo Lt e distrus-se-pozze1: -EGa asciugare-pozze1 : -Gad

E prese-pozze2: tenendo un ramoscello per mana, mentretutti vedevano, con molta furia aprlle pozze che Gesu avevafatto con Ie sue mani, e disperse da esse Ie acque che vi avevaraccolto dal torrente. Infatti, persino l'acquedotto dal qualeentrava l'acqua 10 chiuse e poi 10 distrusse Lm

3.2. E quando Gesu vide cio che era successo, gli disse: «Che iltuo germoglio sia senza radice, e il tuo frutto sia arido, come unramo tagliato dal vento ».

S (6,27-7,3) E (3c) Lm (28, linn. 6-10) KGa (3, 2) Gs (66v)Gd (265,37-266,3) Lt (4, 3b) Gb (2, 2b)

Gesu: -Gd era successo: aveva fatto LmGs; + si adiro eGad; sconvolto Lt gli disse: disse a quel ragazzo que avevadistrutto Ie sue pozze Lm ramo : + del bosco « tot) ~uJ..ou?) S

68 S.l. VOICU

tagliato-vento : privo di spirito E; + che non esiste pin S che-vento (S): «Che il tuo seme sia sterile e arido; che il germo-glio del tuo frutto diventi come un ramo privo di vita» E; « 0legno, 0 albero che assieme ai suoi rami si e inaridito, bruciatoassieme alIa progenie per la potenza dello spirito di Giona» K

cheZ-vento: [« 0 seme perverso d'iniquita, 0 figlio dellamoTte, opificio di Salafia, veramente il frutto del tuo semesara senza vigore, e Ie tile radici senza umidita e i tuoi ramiaridi, e non porteranno frutto» Lm; «Senza radice (sia) il tuofrutto e arido il tuo germoglio, come un ramo tagliato da unospirito venerabile (7tVEuj.ta'tt 'ttl.tl!¥ < 7tv. j3tal!¥ = vento violen-to ?) » Gs; «Sodomita (Ingiusto Ga), empio e stupido. Cosa tihanno fatto di male Ie mie pozze e Ie mie acque ? Ecco ti pros-ciugherai come un albero e non avrai ne foglie ne radici nefrutto» Gad(Lt); «Empio e trasgressore. Cosa ti hanno fattodi male Ie pozze e Ie hai svuotate? Non andrai per la tua stra-da, e ti prosciugherai come il ramo che tieni» Gb] GabdsLmt

3.3. E subito quel ragazzo si prosciugo. [...]S (7,3-4) E (3d) Lm (28c) KGa (3,3) Gs (67r) Gd (266, 3-6)

Lt (4, 3c) Gb (2, 3)

subito: + mentre tutti guardavano Lm si prosciugoSE(KLm)Gs: cadde prosciugandosi K; + e mon Lm

prosciugo: + [del tutto. Gesu invece si allontano e ando acasa di Giuseppe. I genitori di colui che era stato prosciugato 10sorressero piangendo la sua giovinezza e 10 portarono daGiuseppe e gli rimproverarono : «Hai un figlio simile che operacose simili» Ga; E cadendo si prosciugo subito. Giungendo isuoi genitori 10 sorressero subito moTto. Si adirarono controGiuseppe dicendo: «Hai un figiio simile e guarda cio che ci fa.Insegnagli a bene dire e a non maledire» Gd; prosciugatosisubito, cad de per terra e mono I suoi genitori 10 sorresseromoTto e maledicevano Giuseppe dicendo: «Ecco cio che hafatto tuo figlio; insegnagli a pregare e a non bestemmiare» Lt;E camminando, dopo un po' spiro. E vedendo, i bambini chegiocavano con lui si meravigiiarono e andandosene riferirono alpadre del moTto. E accorrendo trovo il bambino moTto e se neando rimproverando Giuseppe Gb] GabdLt

4.1. E di nuovo Gesu andava con suo padre, e un ragazzo, cor-rendo, 10 colpi alIa spalla. E Gesu gli disse: «Non andrai per latua strada ». E cadendo subito, mort. E gli astanti esclamarono

69VERSO n.. TESTO PRIMmvO

dicendo: «Donde proviene questo bambino, poiche tutto cioche dice avviene subito? ».

S (7,4-9) E (4) Lm* (29) KGa (4, 1) Gs* (67r) Gd (266, 7-10)Lt (5,1) Gb (4, 1)

di nuovo: dopo pochi giorni LtGd(Gb) con suo padre: +Giuseppe Gs ; -Gb; con Giuseppe KLtGd; + e 10 Spiritosanto E; per il villaggio Ga; + per il villaggio LtGd correndo :buttandogli una pietra Gb alIa spalla: con la sp. S; al petto EGesu: + adirandosi KGad disse: dice SGd Non-strada: Che iltuo corpo non cresca pill E gli astanti : I giudei Gd; + vedendoche il bambino era moTto E esclamarono: si lamentarono E; -Ga poiche-subito: -GdLt

Partendo da Ii assieme a suo padre Giuseppe, e correndoquello colpi la sua spalla. E Gesu gli dice: «Maledetto sia tu iltuo capo (?»> (...) Gs

Poi Giuseppe si spavento e prese Gesu e andava con lui acasa e sua madre con lui. Ed ecco all'improvviso contra dilui un bambino, che era anche lui un figlio d'iniquita, cor-rendo si getto sulla spalla di Gesu, volendo, se possibile, far-gli del male. Gesu invece gli disse: «Non tornerai sana dallavia su cui vai ». E subito cadde e man. Ed esclamarono iparenti del marta, che avevano vista cio che era accaduto,dicendo: «Dove e nata questo bambino? E ovvio che ogniparola che dice e vera, e spesso si compie prima che la dica »Lm

4.2. E i genitori di colui che era moTto andarono da Giuseppee gli dissero: «Poiche hai un figlio simile, non puoi abitarecon noi nel villaggio. Oppure insegnagli a bene dire e a nonmaledire. [...]

S (7,9-12) E (4) Lm (29) KGa (4, 2) Gs (67r) Gd (266,10-15)Lt* (5, 1) Gb (4,2)

genitori: parenti ELm morto : + 10 piansero e si lamentaro-no su di lui e E andarono da: rimproverarono Ga; si adiraro-no con Gs Giuseppe: + suo padre Gs El-dissero : E dissero aGiuseppe GdLt Poiche-villaggio: Porta via Gesu da questoposto; non pub infatti abitare con noi in questo luogo Lm;Non vivere con noi in questa citta Gb nel villaggio : -KGd e anon maledire: -S; oppure vattene E

maledire: + [Uccide infatti i nostri bambini Ga; + Uccideinfatti tutti i nostri bambini e tutto cib che dice diventa operacompiuta Gb: + Ha reso infatti storoi i nostri bambini » Gd: +

70 S.J. VOlCU

I nostri figli sono infatti stupidi Lt; Abbiamo infatti personostro figiio» Gs] GabdsLt

5.1. Giuseppe si avvicino al ragazzo e 10 ammoni dicendo:«Perche fai cosi? E loro soffrono e ci odiano ». II ragazzo Gesudisse: «Se non fossero sagge Ie parole di mio padre, non sapreb-be come istruire i suoi figli ». E disse ancora: «E anche se nonhanno subito la maledizione, riceveranno illoro castigo ». Esubito coloro che 10 accusavano furono accecati.

S* (7, 13-21; SP 290) E* (5) Lm* (29) K*Ga (5, 1) Gs* (67r)Gd* (266, 15-20) Lt (5,2) Gb (om.)

si avvicino al: interpello il GadLt al ragazzo SEGa: -K; aGesil LmGsdLt; + Gesil Lv si-e: -K ammoni: + in privatoGad fai cosi: maledici Gd(Lt); + figlio mio E; + Perche diciqueste cose S soffrono e: -ELt; si lamentano e Lv odiano: +e ci perseguitano Ga(d) Il-Gesu: Gesu GadLt; il ragazzo Gsse-figli: Se gli uomini non avessero conosciuto la parola sag-gia di mio padre, non conoscerebbero il castigo dei loco figliE; Nessun figlio e saggio se suo padre non 10 ammaestrasecondo la saggezza di questo secolo Lm; so che Ie tue paro-le non sono tue (mie GdLt). Ma tacero a causa tua Gad(s)Ltancora : + lnoltre ha rivelato loco persino cio che e nascosto,per farglielo comprendere E e disse-maledizione: -Gadmaledizione: + di suo padre Lm se: fossero costoro i figlibambini della camera nuziale (del peccato?) S accusavano:deridevano K

5.2. [...] Ma Giuseppe si adiro e gli plese l'orecchio e 10 liTo conforza.

S (7, 22-23) E (5) Lm* (29) KGa* (5,2) Gs* (67r) Gd (266,20-21) Lt (5, 2-3) Gb (5)

[E avendo visto ebbero molta paura ed esitavano e diceva-no sui suo conto che ogni cosa che diceva, sia buona, sia catti-va, era un' opera e diventava un miracolo Ga; ed esitavanofurenti. Vedendo Gd; e camminando (O1E1tOpEUOV < 011l1tOpouv)dicevano: «Tutte Ie parole che provengono dalla sua bocca sirealizzano» Lt; Avendo loro (i8ovtE<; < iO<lJv) visto che Gesuaveva ratio COSt Gs] Gad(s)Lt

l'orecchio: Ie orecchie e Ie guance E con forza: -KGdLtAll'istante Gesu prese il bambino moTto per l'orecchio e 10

liTO su da terra di fronte a tutti e videro Gesu che oarlava con

71VERSO IL TESTO PRIMmvo

lui come un padre con il proprio figlio. E 10 spirito torno in luie risuscito. E tuttisi meravigliarono Lm

Ma-forza: alzandosi (E'YEp8El < 6P'Ylcr8ElC;) Giuseppe gliprese l'orecchio e 10 strappo (EtlAAEV < EtE1VEV) con forzaGa(s) E sedendo Giuseppe suI suo trono il bambino stettedavanti a lui. E tirandogli l'orecchio gli fece molto male(E8Al\j/E < EtElVE) Gb

5.3. Gesu gii disse : «Ti bastera cercarmi e trovare : non hai agito

consaggezza». [...]S (7,23-26) E (5) Lm (om.) KGa (5,3) Gs (67r-v) Gd (266, 21-

24) Lt (5, 3) Gb* (5b)

Gesu: + adiratosi Ga; + sconvolto Lt; adirandosi s'infurioGd cercarmi e trovare KGs: comandarmi «cercarmi?) e tro-varmi S; cercare e non (Kat ~1l < ~E Kat) trovare (E)Ga;vedermi e non scorticarmi (?) Gd; vedermi, non toccarmi Lt

non-saggezza S(Ga): [+ Non sai cio che e tuo? Non mi rat-tristaTe Ga; Ma tu hai conosciuto perfettamente, hai dimenti-cato E; 1\1 ora hai potuto ricevere la scienza nelle mani K; enon credere che la ferita sia ignoranza materiale (?). E non mihai conosciuto chiaramente, cio che sono per te. Vedi (?) dinon rattristarmi. Sono tuo infatti e a te sono stato assegnato»Gs; Non sai chi sono e sto presso di te Gd; Tu infatti non saichi sono io : se 10 sapessi, non mi rattristeresti. E sebbene orasia con te, sono stato fatto prima di te Lt]

Ma Gesu guardandolo gli disse : «Basta! » Gb

6.1. E un maestro il cui nome era Zaccheo 10 udi parlare conGiuseppe suo padre. [...]

S (7, 26-28) E (6) Lm* (30,1) KGa (6, 1) Gs (67v) Gd (266,25-27) Lt (6, 1) Gb (6, 1)

maestro: noma Lt; + famoso E; + ebreo Lm E-era : -KGiuseppe-padre E: -Lm; suo padre, e dice: «0 ragazzo

terribile ! » S; Giuseppe K; a suo padre Ga; a GiuseppeLtpadre: + [si meraviglio molto Gs; e si meraviglio molto che,

trattandosi di un bambino, dicesse queste case Ga; Giuseppe esi meraviglio dicendo in se stesso: «Un sin1ile ragazzo palla inquesto modo!» Gd; e meravigliatosi in se stesso diceva: «Nonho mai vista un bambino parlare in questo modo » Lt) GadsLT

...e vedendo che era insuperabile per la scienza della virtuin lui inizio a parlare senza ordine e stupidamente e senza

72 S.J. VOICU

timore contro Giuseppe Lm L'indomani prendendol0 permano 10 porto da un certo maestro di nome Zaccheo e glidisse : «Prendi questo bambino, maestro » Gb

6.2. E disse a Giuseppe: «Non vuoi affidarmi tuo figlio, affincheimpari ad amare i suoi coetanei e a onorare la vecchiaia e arispettare i maggiori, affinche diventi arnica dei bambini e a suavolta Ii ammaestri? ».

S (7,28-8,1; SP 294) E (6) Lm* (30, 1) KGa (6, 2) Gs (67v) Gd(266,27-30) Lt (6,1) Gb (6, 1)

E: + Zaccheo (E)K; + dopa qualche giorno avvicinandosiGa a Giuseppe: -Lm Non-figlio: Vieni, consegnalo, fratello,affinche impari lettere e sappia ogni scienza Gs; + duro etestardo KIa vecchiaia: Ie vedove (Xllpa~ < y"pa~) Gs affin-che1-maggiori: poiche 10 amero pi\) dei giovani e l'onorero pi\)degli anziani E bambini: uomini S a sua volta: -E; Ii riceva eK

Non-ammaestri: [Hai un bambino saggio, e ha cervello.Ecco, dammelo affinche imparl lettere e io gli insegni assiemealle lettere tutta la scienza e il modo di rlvolgersi ai pill anzianie onorarli come antenati e padri e ad amare i coetanei Ga;Hai un ragazzo assennato e ha un buon cervello, ma dammeloaffinche imparl lettere e io gli insegni ogni scienza affinchenon sia rlbelle Gd; Hai un bambino saggio, portalo ad impara-re Ie lettere; quando sara esperto nella studio delle lettere,allora gli insegnero con onaTe, affinche non sia stolto Lt]GadLT

...affinche imparl la scienza e il timore umani? Ma veda chetu e Maria volete piuttosto amare vostro figiio che Ie tradizio-ni degli anziani del popolo. Conveniva infatti piuttosto che voionorlate i presbiteri di tutta la chiesa di Israele, affinche abbiacarita reciproca con i bambini e in mezzo a lara imparl la dot-trlna giudaica » Lm

« Insegna lettere ». E disse costui : « Consegnamelo, fratello,e io insegnero la Scrlttura e convincero a benedire tutti e anon male dire » Gb

6.2a. Giuseppe gli rispose dicendo: «Chi potrebbe reggere ededucaTe questo bambino? Non credere che si tratti di una picco-la croce ».

S (8, 1-3) E (6) Lm (30, 2) K (6, 1) Ga (om.) Gs (67v) Gd (266,30-32) Lt (6,1) Gb (om.)

73VERSO IL TESTO PRIMmvO

reggere ed: -SGdLt bambino: + all'infuorl di Dio GdLtNon credere-piccola: poiche a questo bambino si addice unagrande croce E; si tratti-croce: + fratello Gd; si addica ad unpiccolo uomo, fratello ». E il maestro disse: « Dammelo fratel-10, e non curartene » Gs; questo bambino sia piccolo Lt

Non credere-piccola: Ma se tu puoi tenerlo a bada eammaestrarlo, noi non ci opponiamo affatto a che imparl date cia che viene appreso da tutti Lm

6.2b. II bambino rispose dicendo: « AIle cose e i nomi che haidetto, maestro, mi reputo estraneo, poiche sono diverso da voi,anche se sono fra di voi. Non esiste alcuna dignita della carneper me. E tu, pur conoscendo la legge, rimani nella legge.Quando infatti sei nato, io esistevo gia (cf. Gv 8,58); anche seforse pensi di essere miD padre, ma riceverai da me un insegna~mento che nessuno ha mai conosciuto ne insegnato. E la croce dicui parlavi, la portera colui a cui spetta, poiche quando sara esal-tato (cf. Gv 12,32 parr.), mi asterra da quel che ho in comunecon la tua razza. Voi non sapete infatti come siete nati; io solo soesattamente quando siete Dati e quanto tempo rimarrete qui ».

S (8, 3-17; SP 296-298) E (7) Lm* (30,2) K (6, 2) Ga (om.) Gs(67v) Gd* (266,32-267,5) Lt* (6,2) Gb* (6,2)

11 bambino: + Gesu guardandoli Gs dicendo: + al maestroqueste parole Gs e i nomi: -K anche-per me: non ho comevoi una famiglia di carne ELm alle-per me: Pur essendo unmaestro hai reagito (?) con naturalezza e sei estraneo al nomecon cui ti chiami. Sono infatti fuori di voi, pur dentro di voi acausa della dignita tamale Gs che-legge: -EK; + Si rivolge aGiuseppe Gs ha mai-insegnato: -E e la croce-qui: e porteraiil nome salvifico Gs sara: + gran de mente S(K) mi asterra-razza: -K; mi asterra dalle vostre opere E voi-nati : -K

Quando Gesu udi Giuseppe dire questo, rise e disse aZaccheo: «Veramente maestro, quanto ti ha detto miopadre e vero. E di questi sono il signore e sono vicino a te esono nato in mezzo a voi e sono con voi. 10 vi conosco, dadove provenite e di quanti anni sara la vostra vita.Veramente ti dico, maestro, the quando sei nato io sono, ese vuoi essere un maestro perfetto, ascoltami e io ti inse-gnera una saggezza the nessun altro ha conosciuto all'infuo-ri di me e di colui the mi ha inviato a noi. Tu sei un mio di-scepolo e io so quanti anni hai e per quanto vivrai. E quandovedrai la mia croce, di cui ha detto mio padre, allora crede-rai the tutto cia the ti ho detto e vero ~~ Gd Gesu invece.

74 S.J.YOICU

avendo udito che Giuseppe diceva queste cose, disse aZaccheo : «Veramente, maestro, poiche tutto cia che proce-de dalla mia bocca e veTO. E prima di tutti fui signore; voiinvece siete estranei. Poiche a me e data la gloria dei secoli,a voi non e stato dato niente, poiche io sono prima dei seco-Ii. 10 invece so quanti saranno gli anni della tua vita, e quan-do innalzerai il vessillo di cui ha parlato mio padre affinchetu capisca che tutto cia che proviene dalla mia bocca eveTO » Lt

6.2c. Poi si meravigliarono e gridarono: «Abbiamo vista e uditograndi case. Non abbiamo mai udito parole simili da nessuno, nedai sacerdoti, ne dai farisei, ne dagli scribi. Da dove provienequesto bambino, che ha cinque anni e parla cosi? Non si e maivista qualcosa di simile ».

S (8, 17-22) E (8) Lm* (30,3) K (6, 3) Ga (om.) Gs* (67v)Gd* (267,5-9) Lt* (6,3) Gb* (6, 3)

Poi: + avendo udito S; + gli ebrei Gs e udito: prodigi e Esacerdoti-scribi: sacerdoti... scribi... farisei S; sacerdoti...anziani... farisei... scribi E; maestri « scribi ?)... farisei... qual-cuno simile K; profeti... farisei... scribi Lm; maestro... fariseoGs; pontefici... maestri... farisei Lt; -Gd da dove: Sappiamoda dove Lm qualcosa di : un bambino K

Esclamarono i giudei con forza e gli dissero: «0 meravi-glia nuova e singolare! Forse questo bambino aveva cinqueanni e quali parole dice! Parole simili non abbiamo maivisto alcuno dirle, ne maestro della legge ne fariseo, comequesto bambino» Gs E i giudei che passavano (1tI:IP16v'tE<; <7tQpOV'tE<;) e ascoltavano Gesu si meravigliarono e dissero:«0 cosa straDa e meravigliosa! Questo bambino non haancora cinque anni e dice queste cose. Non abbiamo maiudito nessuno dire parole simili a que lie di questo bambi-no» Gd(Lt)

6.2d. Di nuovo rispose dicendo : « Perche vi meravigliate, 0 piut-tosto non credete, poiche vi ho delta di sapere quando sietenati? Ma so anche altre case ». Udendolo furono azzittiti, e nonpotevano replicaTe. Avvicinandosi a lara disse: «Ho volutoprendervi in giro, poiche vi meravigliate di sciocchezze e sieteimmaturi e poco intelligenti ».

S (8, 23-26; SP 300) E (8) Lm* (30,4) K* (6,4) Ga (om.) Gs(68r) Gd (267, 9-18) Lt (6, 4) Gb* (6,2-3)

75VERSO IL TESTO PRIMITIVO

nuovo : + Gesu S; + il signore Gesu E; + il ragazzo Gs cre-dete: rimanete (E1t1cr-r'l'j-rt < cI1t1crtt'itt) Gd poiche-nati:Sana case vere. Quando siete nati voi e i vostri padri e ipadri dei vostri padri, so esattamente e anche prima che ilMondo fosse creato Gs; Veramente so quando siete nati SiRvoi SiR i vostri padri e vi dico qualcosa di meraviglioso:quando infatti il Mondo fu creato, io sana e colui che mi hainviato a voi Gd cose: + che conosco da mio Padre, poicheegli mi conosce E Udendolo : + i giudei parlare COSt Gd furo-no azzittiti: si adirarono (EeUJ.LWellcrav < E<j>1J.Lc!Jellcrav) Gddisse: saltava dicendo Gsd vi-sciocchezze e: -E siete imma-turi e : -Gsd

E rispondendo Gesu disse loro: «Vi meravigliate poichequeste case vengono dette da un bambino? Perche alloranon credete me in cio che vi ho detto? E poiche vi ho dettoche so quando siete nati, tutti vi meravigliate; vi diro di piu,affinche vi meravigliate di piu. Abramo, che voi chi am atepadre vostro, io l'ho vista ed ho parlato con lui ed egli miha visto» (cf. Gv 8,56-58). E avendo udito tacquero, e nes-SUllO di lara osava parlare. E disse lara Gesu: «Sono statofra di voi assieme ai bambini, e non mi avete conosciuto. Hoparlato con voi come se taste prudenti e non avete compre-so la Mia voce, poiche siete piu piccoli di me e di pocafede» Lm

6.2e. E il maestro Zaccheo disse a Giuseppe: «Affidamel0, cheio 10 ammaestri come corrisponde ». E carezzandolo 10 porto ascuola, ed entro e stava in silenzio. E il maestro Zaccheo gli ripe-t6 pin volte l'alfabeto iniziando da alfa. E gli chiese di risponde-reo Ed egli taceva.

S (8, 26-9, 3; SP 302) E (9) Lm* (31, 1) K (6, 5) Ga (om.) Gs(68r) Gd (267, 18-23) Lt* (6,5) Gb (om.)

E : + cominciando a blandirli K; quando sembrava si fosse-ro calmati per l'esortazione del bambino Gsd Giuseppe: + ea Maria Lm come corrisponde: -E; lettere (Lm)GsdLtAffidamelo: portalo a scuola Gsd carezzandolo: avendoconvinto Giuseppe E; + sulla testa K; Giuseppe prendendo-10 per mano Gd(Lt); Giuseppe prendendolo per mano e itmaestro carezzandolo Gs ripete: scrisse e ripete Gsd(Lt)chiese-rispondere: -Gs ripete-rispondere: comincio a inse-gnargli la scrittura e gli disse: «Di' alfa» E; + ripe tendo Staceva : non gli rispondeva Gs; + e non gli rispose per moltotempo Gd

76 S.l. VOICU

6.2£. Adiratosi, il maestro e con la mano 10 colpi sulla testa. E itbambino gli disse: «Se si colpisce un'incudine, e pin colpito ciache la colpisce. 10 ti posso dire che paTti come un bronzo cherisuona e come un cembalo che tintinna (cf. 1 Cor 13,1), che nonhanno favella, ne scienza ne capacita di intendere ».

S (9,3-8; SP 302) E (9) Lm* (31, 1-2) K* (6,6) Ga (om.) Gs(68r) Gd (267, 23-29) Lt (6, 6) Gb (om.)

la mano: un bastone di storace Lm; -(E)Gs bambino: + adi-randosi Gs; + subendo con pazienza Gd(Lt) Se si-colpisceS(Lm) : Se si colpisce con un martello, imparera? E; Mi sorpren-de molto che a insegnare siano gli ignoranti K; Perche mi colpi-sci? In veriti! sappi che colui che viene colpito pin insegna a coluiche colpisce di quanto non ne imparl Lm; preferisco insegnartipiuttosto che apprendere da te, perche conosco molto meglio dite Ie lettere che insegni Gs(GdLt) 10 ti-che: -EGsdLt

6.3. Allora Gesu recito tutte Ie lettere da alfa a omega, con gran-de intelligenza. Poi aggiunse : «Coloro che non conoscono l'alfa,come insegneranno il beta? Ipocriti! Insegnate prima l'alfa eallora vi crederemo in merito al beta )).

S (SP 304) E (9) Lm* (31,2) K (6, 6) Ga (6, 3) Gs (68v) Gd(267,29-35) Lt (6, 6) Gb* (7,1)

Allora: + cessata l'ira Gsd a omega KGsad: a tau SLm(Lt);alIa fine E con-intelligenza: dalla disposizione si distingue.Dimmi prima cia che e tau e io ti dira cia che e alef Lm poi: +guardando fisso il maestro Gsa(bdLt) l'alfa: + secondo naturaGsad beta: tau Lm Ipocriti: -K; 0 pigrizia (0 pigritas < hypo-crita) Lt prima: -E allora-beta: + E allora inizia a chiedere inomi delle singole lettere Lm; + poi inizia a interrogaTe ilmaestro sulla prima lettera, e non poteva rispondergli G(sa)d;allora ti dira del beta. E quando il dottore inizia a parlare dellaprima lettera, non pote dare nessuna risposta Lt

6.4. Allora Gesu comincio a chiedere la forma e il nome dellaprima lettera, perche: ha molti triangoli, e allungata, inclinata,piegata all'ingiu, attorcigliata, frastagliata, dritta.

S (SP 304) E (9) Lm (31, 2) K (6, 7) Ga (6, 4) Gs (68v) Gd(267,36-268,4) Lt (6, 7) Gb* (7,2)

Allora-perche: + mentre molti ascoltavano, dice il bambinoa Zaccheo: «Ascolta maestro la disposizione della prima let-

77VERSO IL TESTO PRIMITIVO

tera, e vedi che Gsa( d) ha-dritta: ha molti angoli e segni aguz-zi, spessi, sottili, sporgenti, allungati, raccolti, sottili, ornati,semplici, quadrati, dalla punta inclinata 0 storta, doppi, 0 pie-gati sui lati, 0 riuniti a tre a tre, 0 coronati, 0 che si toccano S;ha molti triangoli, (?), allargati (?) e storti, raccolti e sporgen-ti, frastagliati (?), dritti per tre volte, piantati (all'insu?) e pie-gati all'ingiu E; e triangolare, allungata, voltata, piegatadall'alto, attorcigliata, (?), (?), simmetrica (?) K; ha molti trian-goli, frastagliati, (?), intermedi (?), raccolti, protesi, eretti,stesi, ricurvati (?) Lm

ha-dritta: ha (+ due GdLt) regole e un divisorio che vediaguzzi (simmetrici Ga), ascendenti, raccolti, (+ allargati, spor-genti Gs), innalzati, danzanti (?) (che raggiunge la cima Ga), epoi finisce in punta (?) (a forma di freccia (?) Gs), triplici, (+ adue tagli, dello stesso disegno, della stessa larghezza G(d)s),dello stesso genere (?), subordinati e poggiati (bilanciati (?)ed equilibrati G(d)s), della stessa misura, (+ simili Gs). Hai Ieregole dell'alfa Gasd(Lt)

7.1. II maestro Zaccheo stupefatto e meravigliato di tutti queinomi e parole, si lamentava ad alta voce dicendo : «Ecco cia chemi sono attirato da solo.

S (SP 306) E (9) Lm (31, 2-3) K*Ga* (7, 1) Gs* (68v) Gd*(268,4-7) Lt* (6, 8) Gb* (7,2)

si-voce : -S ecco-solo : -LmAvendo udito Zaccheo (il maestro Gs; + il maestro Ga)

Gesu che diceva una simile nomenclatura e quelle regoledella prima lettera, rimase stupefatto di fronte a simile dot-trina (+ e giustificazione G(s)d). E disse (esclamo Gd; + ilmaestro Gs; ai presenti Ga): «Ahime, (+ ahime, Gs) sonorimasto stupefatto (ingannato Ga), me miserabile; ho porta-to su di me la vergogna, (+ attirandomi questo ragazzoGsa(Lt) GsadLt.

7.2. Portatelo via da me, vi chiedo. Egli non dovrebbe stare sullaterra. Veramente e degno di una grande croce.X E capace di bru-ciare anche il fuoco. Credo che sia nata prima del diluvio di Noe.Quale sella l'ha parlato? Quale ventre l'ha generato? Qualemadre l'ha allevato? (cf. Lc 11,27) 10 non riesco a sopportarlo.Sana grandemente stupefatto e ho ingannato me stesso consape-volmente. Sventurato me che ho creduto di avere un discepolo, eho trovato un maestro!

78 Solo VOICU

S (SP 306) E (9) Lm* (31,3) KGa (7, 2) Gs (69r) Gd (268, 7-14) Lt (6, 9-10) Gb* (7,2)

Portatelo: portalo GsadLt E capace-fuoco: colui che potrarivelare questo bambino e istruirlo (?) E bruciare SK: domare(Lvm)Gsa; domare tutti e calmare il mare (il mare: -Gd)GdLt seno-allevato E: seno... generato... madre... allevato S;ventre... portato... madre... generato Lm( K?); seno... genera-to... ventre... allevato Gs; seno... portato... ventre... allevatoGaLt; madre... generato... chi l'ha allevato Gd Io-consapevol-mente: 10 ignoro. Ahime fratello, (amico Ga; amici GdLt)perdo il senna, non seguo (il-seguo: -GdLt) la ragioneGs( a)dLt ho ingannato-consapevolmente: e non riesco acapacitarmi S Sventurato : ire volle sv. Gsa creduto di : lottatoper (1iyrovl~6~llv < 1'1YOVl!llv) Gad trovato: + in questo disce-polo S

vi chiedo-croce: ti chiedo (- Gs) fratello (+ Giuseppe Ga).Non sopporto infatti il (la severita del GadLt) suo sguardo, nela chiarezza delle sue parole (+ mai Ga?; la-parole: la suaparola Gd(Lt). Certamente questo bambino non e mortaleGsadbLt Credo-Noe : Forse (- GdLt) questo bambino esistevaprima della creazione del mondo GsadLt

7.3. Non ho tregua. Fuggiro da questo villaggio. Non posso guar-darlo. 10 che sono un vecchio sono stato vinto da un bambino.Vedo nei suoi occhi l'intelligenza e l'eloquenza della sua bocca el'espressione del suo linguaggio. [...]

S* (SP 306, lacunoso) E (9) Lm* (31,3) Ga (7, 3) Gs (69r) Gd(268,14-19) Lt (6, 10) Gb (7, 3)

Non ho tregua E: Amici, non posso resistere S; Che diro?Non posso resistere alle parole di questo bambino LmFuggiro : non posso fuggire E lo-bambino S: + E posso forgedire di essere stato vinto quando <...> l'inizio di niente <...>(?) S; + poiche non posso trovare ne un inizio ne una fine acio che dice. E difficile trovargli un inizio Lm; 10 sono moltomeravigliato dall'eloquenza della sua bocca e non posso com-prendere cio che ha detto questo bambino (?) E Vedo-l'intelli-genza: <...> davanti ai miei occhi (?) S; certo vi dico chedavanti ai miei occhi l'azione di questo bambino Lm l'elo-quenza-linguaggio: La voce e l'espressione del suo linguaggioannunciano qualcuno che e grande S; l'inizio delle sue parolee la fine dell'intento non sembrano avere niente in comunecon gli uomini Lm

79VERSO IL TESTO PRlMmVO

linguaggio: + [Amici, (- GdLt) ricordo (non sopportoGdLt) la (+ ria GsLt) vergogna, poiche sono vecchio e sonostato vinto da un bambino. (e-bambino: -Lt; + Di cui nontrovo ne inizio ne fine Gd) E mi tocca scoraggiarmi (lasciare[£lClC£10"a1 < £1C1CalCftO"a1] Gs) e morire, oppure fuggire da que-sto villaggio (fuggire-villaggio: -Ga) a causa di questo bambi-no. Non posso pill (ora Ga; -Gd) nemmeno guardare il voltodi tutti, (lui Ga; non-tutti: -Lt) soprattutto di coloro chehanno visto (soprattutto-visto: e tutti diranno Ga; poiche tuttihanno visto [+ la ria vergogna Lt] GdLt) che sono stato Vintoda un bambino piccolo. Cosa diro 0 raccontero (+ a chicches-sia? Gs) in merito aIle misure della prima lettera che mi haproposto? (alle-proposto: a colui che mi ha battuto alIa primalettera Lt) Sapeva veramente, (s.v.: non 10 so Gad; Mi mera-viglio Lt) 0 amici (+ e conoscenti Lt). Non (+ gli Ga) conoscone inizio ne [me (o-fine: -Gd)] GsadLt

7.4. ["0] E un dio 0 un angelo? Non 10 SO»S (9,8-10) E (9» Lm* (31,3) Ga (7, 4) Gs (69r) Gd (268, 19-

21) Lt (6, 11) Gb (7, 4)

[Percio (- Gd; + ti chiedo GadLt), fratello Giuseppe, porta-10 via (+ sana e salvo Gs) a casa tua: questo bambino, se]GsadLt

un1 : -E non 10 so : creatore di ogni cosa Gdnon so se sia un mago 0 un dio. Certo l'angelo di Dio parla

in lui Lm

S (9, 10-13; Sp 308) E (9) Lm* (31,4) Ga (8, 1) Gs* (69v) Gd(268,21-26) Lt (6, 12) Gb (om.)

Allora-rise e: E Gesil voltandosi verso gli Ebrei che eranocon Zaccheo Lt Allora : Mentre gii ebrei davano dei consigli aZaccheo Gad Gesil: it bambino Ga; il bambino G. SGs rise: +fortemente Ga coloro-frutto1: Ie tue cose Ga che2-che3: cheLt il frutt02-giudizio: -GsdaLt di vita SE(Lm) : -Lv del giudi-zio LvsP: del giudice Sw; che ha aperto E

giudizio : + [e diventate saggi voi che siete ignoranti (e-igno-ranti: -Ga; ora ascoltino i sordi Gd) nel cuore, poiche (- Ga)io vengo dan'alto per liberaTe coloro che sono in basso (libe-

80 S.J. VOICU

rare-basso: maledirli Ga) e per chiamarli (p.c.: guardo Gd)verso l'alto, come ha ordinato colui che mi ha inviato a voi (avoi: per causa vostra Ga») Gsad; e coloro che non capisconocapiscano, e che i sordi ascoltino e che risorgano coloro chesana morti per causa mia, e che io chiami coloro che sana altia case ancora pin alte, come mi ha comandato colui che mi hainviato a voi» Lt (cf. Lm)] GadsLt

E allora Gesn sorridendo con il volta allegro disse imperio-samente a tuttii figli d'Israele che erano presenti ed ascoltava-no: «Che coloro che non banno frutto fruttifichino, e che iciechi vedano e gli zoppi camminino dritti e i poveri godanodei beni e i morti risuscitino, affinch6 ciascuno torni alIacondizione integra e rimanga in colui che e la radice della vitae della gioia perpetue» Lm (cf. Lt)

8.2. E subito si ripresero tutti coloro che erano caduti sotto lasua maledizione. E nessuno osava piu sfidare la sua collera.

S (om. SW; SP 308-310) E (9) Lm (31, 4) Ga (8, 2) Gs (69v)Gd* (268,26-28) Lt (6, 12) Gb (om.)

E1: E avendo parlato COg! il bambino LmGdaLt subito: -SLvGdLt si ripresero: videro E; vivano e si rialzino S; + Delcorpo e nell'anima Gd coloro-maledizione: -Gd caduti:convinti (7tE7tot96tE<; < 7tE7ttffi1C6tE<;) Gs sfidare-collera: dirglialcunche (+ 0 ascoltare da lui Lm) LmGdLt; + affinche non 10maledicesse e diventasse infermo Ga

9.1. E un giorno [... di sabato Gesil giocava suI tetto con altribambini. E uno dei bambini cadde e morl. E vedendo gli altribambini, fuggirono. E Gesil rimase solo.

S (9, 13-16) E (10) Lm (32) Ga (9,1) Gs (69v) Gd (268, 29-32)Lt (7, 1) Gb (8, 1)

giorno : + [di sabato] SLmvun giorno EGdLt; dopo molti giorni Gs; dopo qualche gior-

no Ga con-bambini: -SGa suI tetto: -Gd; in una casa (Lt); +di una casa (+ di due piani) LmGb bambini2 : -E; + che gioca-vano con lui Ga bambini3: -S cadde: + dal tetto Gad; + per laporta Lt vedendo: + il cadavere Gd fuggirono: andarono acasa lorD Gs bambini2-sol0 : uno dei bambini spinse ne spinseun altro dal tetto per terra e mori Lm(Gb); + suI tetto (+ dacui era staiD precipitato il bambino Gb) Gdb; + in quella casaLt

81VERSO IL TESTO PRIMITIVO

E1: Dopo queste cose Giuseppe e Maria andarono da Iinella citta di Nazaret, e stava con i suoi genitori. E Lm

9.2. E sopraggiungendo i genitori del bambino marta dissero aGesu: «Tu hai buttato gill il bambino ». E Gesu disse: «Nonl'ho buttato io ».

S (9, 16-20) E (10) Lm* (32) Ga (9, 2, fino ad accusarono) Gs(69v) Gd (268, 32-33) Lt (7,2) Gb* (8,2)

dissero-Gesul : 10 afferrarono e gii dissero S; accusarono G.dicendo Gs( 0) E Gesu2-io : -GdLt

E non avendo visto, i genitori del moTto reclamavanocontro Giuseppe e Maria dicendo: «Vostro figlio ha buttatoper terra nostro figlio, ed e moTto ». Gesu dal canto suo tacevae non rispondeva niente. Giuseppe e Maria accorsero daGesu, e sua madre gli chiedeva dicendo : « Signore mio, dimmise l'hai buttato per terra» Lm

E avendolo appreso i genitori del bambino che era moTto,accorsero lamentandosi, e avendo trovato il bambino che gia-ceva moTto per terra e Gesu che stava in alto, supposero chelui avesse buttato il bambino e guardandolo 10 insultarono Gb

9.3. Ma mentre essi 10 minacciavano, Gesu scese vicino al moTtoe gli disse: «Zenone)) (questo era infatti il suo nome) «ti hoforse buttato giu? )). E si alzo immediatamente e gii disse: «No,Signore ». E avendo visto, i genitori del bambino si meravigliaro-no, e giorificarono Dio.

S (9, 20-25) E (10) Lm (32) Ga (9,3) Gs (69v) Gd (268, 33-38)Lt (7, 3) Gb* (8,3)

10 minacciavano SGa: litigavano molto E; rimanevano (EI!-I!£VOV'tffiV) e urlavano Gs; si infuriarono (E I!UL VOV'tO) controGesu Gd E-minacciavano : subito Lm vicino-dissex : dal tetto aterra e chiamo il bambino per nome Lm Zenone: raccontaNahu (zenu Nahu < Zen un) E; + Zen one GsdLt questo-nome: E gli rispose: «Signore». E Gesu gli disse Lm; +Alzati e di' se Gsa(b) ; Alzati e di' se GdLt immediatamente : -

Gs E-e : -ELm Signore: + non mi hai precipitato, ma rialzatoGa(Gb); + no Gd i genitori del bambino E(SGsad): + moTtoLm; i suoi genitori GdLt; tutti S meravigliarono: + spaventa-rono E; + E Gesu gli disse di nuovo : «Allora riposa» Gs glo-rificarono: i suoi genitori g. S; i genitori del bambino g.Gsa(d)

82 S.J. VOICU

Dio : Gesu per questo segno. E Maria e Giuseppe andaronoa Genco assieme a Gesu Lm

vicino-disse: dal tetto (d. t. : gill Gd) e si fermo vicino al(v.a.: sopra it GdLt) cadavere (+ del bambino Ga) e grido congran voce (con-voce: -Gd) dicendo (+ it nome del moTto Gd)GsadLtGb Dio : per il ( + grande GdLt) segno che aveva avutoluogo (a.l. -Gs; + ratio Gesu GdLt) e adorarono (+ il bambi-no Gs) Gesu GsadLt

[10.1. E ancora, mentre un giovane tagliava legna Del vicinato, sitaglio anche la pianta del piede e mort dissanguato.]

Ga (10.1) Gs (71r-v) Gd (269, 1-2) Lt (8, 1) Gb (9, 1): om.SELm (in Gs fra i cappo 16 e 19)

E ancora: pochi giorni dopo GabdLt un-vicinato: uno deivicini Gb Del vicinato: ElCU1.O"U (!) Gs; nell'angolo (yovtq < Y&1.-'tovtq) e l'ascia cadde Ga la-piede: il piede (+ destro Gd)GdLt e mori dissanguato: -GdLt; e dissanguandosi stava permorire Gb

[10,2. Ed essendo avvenuto un tumulto, la folIa si riuni, e Gesuaccorse, e si fece largo con la forza attraverso la folIa e prese ilpie de ferito, e subito fu guarito, e disse: «Va', spezza la tualegna ». E vedendo Ie folIe si meravigliarono e dissero:«Certamente ha salvato molte anime dalIa moTte, e ne salveratutti i giomi delIa sua vita ».]

Ga (10.2) Gs (71v) Gd (269, 2-7) Lt (8, 2) Gb (9,2-3): om.SELm (in Gs fra i cappo 16 e 19)

Ed-tumulto: -GdLt la folIa si riuni: -Gs Gesu: <colui>che guarisce Ie ferite, nostro signore Gesu Cristo Gd e2-folla2: om. Gd disse: + al giovane Gsa; Gesu gli dice (Gd)Ltferito: + del giovane Ga Va' Gs: Alzati GdabLt legna: + ericordati di me GdaLt tone : + cio che era avvenuto Ga; + ilsegno che aveva fatto Gesu Gd si meravigliarono: 10 adora-ranD Gd; adorarono il bambino Ga; adorarono Gesu Ltvedendo: + il segno che era avvenuto con lui Lt vedendo-vita: alzandosi 10 adoro, rendendo grazie e spezzando legna.E aUo stesso modo tutti coloro che vi si trovavano, meravi-gliatisi gli rendevano grazie Gb ha salvato-vita Gs: (10Spirito di) Dio abita in questo bambino» Gda; crediamo chee Dio Lt

83VERSO IL TESTO PRIMI11VO

11.1. E quando Gesu aveva sette anni, sua madre 10 invio a pren-dele acqua. E in mezzo alIa folIa, la brocca avendo ricevuto uncolpo si ruppe.

S (9,25-28) E (11) Lm (33) Ga (11, 1) Gs (69v) Gd (269, 8-10)Lt (9, 1) Gb (10)

Gesu: -Gab; il bambino G. Gs; il bambino Gd sette SEGs :sei LmGabdLt sua madre: Maria s. m Gb; la Theotokos Gdprendere acqua: con la brocca a p. a. alIa fonte assieme aibambini Lm; + e a portarla a casa, dandogli una brocca Ga; +dalla fonte Gb E-folla: E al pozzo vi era molta folIa Gsd;Giunto Gesu alIa fonte 0 al pozzo, vi era molta folIa Lt; EnelI'agitazione in cammino E; E mentre andava Gb avendo-colpo: -EGadLtGb E-ruppe: E avvene che dopo aver presQl'acqua uno dei bambini 10 colpi e scosse la brocca e la ruppeLm

E i bambini ebrei e caldei andarono al fiume al tramonto aprendere acqua e a lavare la scuola. E mentre camminavanoinsieme verso il fiume, riempirono Ie loro brocche con acqua,e la brocca di Esdra si ruppe (Apocryphon leremiae.. KUHN,

pp. 309-310).

11.2. E Gesu stendendo i1 mantello con cui era vestito, 10 riempid'acqua e 1a porto a sua madre. E Maria si meravig1io e custodi-va ne1 suo cuore tutto cio che aveva vistoX (cf. Lc 2,19.51).

S (9, 28-31 + Ril1iet) E (11) Lm (33) Ga (11, 2) Gs (70r) Gd(269,10-13) Lt (9, 2) Gb* (10)

10 riempi d'acqua: prese Del mantello tanta acqua comenella brocca Lm a-madre: -S; + Maria GdLt Maria: suamadre Maria S; -Lm

E Maria-visto: Maria (sua madre GdLt; + la santaTheotokos Gd), avendo visto il segno che aveva fatto Gesu, 10bacio dicendogli: «Signore (+ Dio nostro Gs), (+ ascoltami eLt) benedici (salva Lt) miD (nostro Gs) figlio ». (+ Temevanoinfatti che qualcuno 10 maledicesse Gs) GsdLt; vedendo suamadre il segno che era avvenuto, 10 bacio, e conservava in se imisteri che gli vedeva fare Ga

E andando alIa fonte stege it suo mantello e prendendo acquadalla fonte 10 riempi, e poi porto l'acqua a sua madre. Costeivedendo ne fu meravigliata e abbracciandolo 10 bacio Gb

E quando Esdra tint di parlare COSt, scese all'acqua, riempid'acqua come una brocca la sua veste, se la mise guIle spalle eando con i bambini (Apocryphon leremiae.. KuHN, p. 310).

84 S.J. VOICU

12.1. E una volta Gesu semino una misura di grano.S (9,31-10,2) E* (18) Lm* (34) Ga (12, 1) Gs (70r) Gd (269,

14-16) Lt (10, 1): om. Gb

Gesu : + per gioco SE-grano: E al tempo della semina, Giuseppe ando a semi-

Dare grano; e Gesu 10 segui. E (Giuseppe- E: -Gs) mentreGiuseppe seminava, anche il bambino Gesu serino un pugno(s.u.p.: semino una misura di grano Gs; stege la mano e presequanto grano entrava Del pugno e 10 serino Lt) GsdLt; Dinuovo, al tempo della semina, il bambino usci assieme a suopadre per seminare grano nella loro terra, e mentre il padreseminava, anche il bambino Gesu semino un chicco di granoGa

E inoltre semino cinque chicchi di orzo EE di nuovo un certo giorno usci Del campo e prese un po' di

grano dal granaio di sua madre e 10 semino Lm

12.2. E ne raccoise cento misure, e Ie diede ai poveri.S (10, 2-3) E (18) Lm* (34) Ga (12, 2) Gs (70r) Gd (269, 16-

21) Lt (10, 2): om. Gb

cento misure : cinquecento sacchi E ai poveri : alla genie delvillaggio S

E suo padre raccolse cento grandi misure, e Ie diede aipoven e agli orfani. E Giuseppe prese dalla sementa di GesuGs; E avendo raccolto e trebbiato, ne fece cento misure, echiamando tutti i poveri del villaggio nell'aia, diede lara ilgrana. E Giuseppe prese quel che rimaneva del grana Ga; (+Venne quindi Giuseppe Lt) al tempo della mietitura (+ permietere la sua messe. Venne Lt) Gesu, avendo raccolto ilgrana che aveva seminato, (+ 10 trebbio Gd) e ne fece centomoggi (+ di grana eccellente Lt). E chiamando Ie vedove e gliorfani, diede lara il grana che aveva seminato. Giuseppe(Gesu Gd!) conservo un po' di quel grana affinche: ne avesse-ro per benedire la semina (affinche-semina: per la benedizio-ne di Gesu nella sua casa Lt) GdLt

E nacque e crebbe e si moltiplico in abbondanza. E avvenneil momenta della mietitura, e raccolse come suo frutto iremisure, e diede ai suoi molteplici (1) Lm

13.1. (a) E Gesu aveva otto anni. E Giuseppe era falegname efaceva soltanto aratri e giOghi.

85VERSO IL TESTO PRIMITIVO

(b) Un coltivatore gli porto un pezzo di legno da tagliare. EGesu disse a suo padre: «Padre, mostrami come si taglia ».Giuseppe glielo mostro.

S (10,3-8) E (12) Lm* (37) Ga (12, 2-13, 1) Gs (70r) Gd (269,22-26) Lt (11, 1-2) Gb* (11, 1-2)

(a) Gesu: -Gs E-anni: -Lm; + quando fece questo segnoGa soltanto: -Gsd; in quel tempo Ga aratri-gioghi: g., a. ecarrette E; + sia per girare la terra, sia adatti aile coltivazioni,e faceva anche letti di legno Lm

(b) Un coltivatore-mostro E: E qualcuno gli ordino unletto, [...] ma una delle tavole non aveva la misura giusta,beDs} era pill corta dell'altra alii qualcuno : un giovane Lm; uncicco Gsad

letto: + [ill sei cubiti SLm; + grande e comodo Gs]E qualcuno-letto: E un ricco gli dice: «Signor Giuseppe,

fammi un letto prezioso (utile Lt), bello» GdLt ma-era: EGiuseppe ordino a suo figlio (? puero) di tagliare illegno conuna sega di ferro, secondo la misura che aveva indicato. E co-still non rispetto il modo che gli era stato stabilito, ma fece unlegno pill breve dell'altro Lm ma-dell'altra: -GdLt EGiuseppe comincio a pensare, indeciso suI da tarsi. E quandoGesu 10 vide COS} indeciso Dei pensieri, poiche cio che era suc-cesso non aveva rimedio, gli parla con voce consolatoria dicen-do: «Orsu, teniamo Ie estremita dei singoli legni, e riuniamoleestremita contro estremita, e mettiamole allineate e tiriamodalla nostra parte; Ie possiamo uguagliare infatti » Lm (cf. Lt) ;E Giuseppe era triste (E-triste : -Ga), non sapendo cosa fare.(+ Arrivando Gs) il bambino (+ Gesu Ga) da suo padre glidice (da-dice: disse a suo padre Giuseppe Ga): «Metti perterra i due legni, e allineali dalla tua parte (t.p.: parte mediana(I!fO"OU < O"ou Ga»> Gsa; Giuseppe era triste, poiche illegno(+ che aveva a tal fine Gd) era COTto (storto Gd). Gesu glidice: «Non ti rattristare; piuttosto, poggia i legni, e rendiamoliuguali (piuttosto-uguali: Prendi questo legno da un capo e iodall'altro e stiriamolo Lt»> GdLt (cf. Lm)

Avendo raggiunto l'ottavo anno di eta, a Giuseppe fu ordi-nato da parte di un cicco di fargli un letto. Era infatti falegna-me. E uscendo al campo a scegliere Ie tavole, Gesu 10 accom-pagno. E avendo tagliato due legni e avendo segato l'uno, 10POgO accanto all'altro, e misurando 10 trovo pill COTtO. Evedendolo si rattristo, e cercava di trovarne un altro. 11.2Vedendolo Gesu gli dice: «Poni questi due insieme a paritadelle due parti anteriori» Gb

86 S.l. VOICU

13.2. per tagliarlo, sgrosso e squadro il legno. La mostro aGiuseppe suo padre e gli disse: «Vuoi che faccia COSt d'ora in

.?pOI. ».S (10,8-11) E* (12) Lm* (37) Ga* (13,2) Gs* (70r) Gd* (269,

26-30) Lt* (11,2) Gb* (11,2-3)

per-poi E: E il bambino Gesu prese la misura dellegno,10 afferro e 10 tiro e 10 rese uguale all'altro. E disse aGiuseppe suo padre: «Fanne cio che vuoi» alii EGiuseppe fece come gli aveva detto (ordinato Gd) Gesu (ilbambino Ga). II bambino (I.b. : Gesu Ga) si piazzo dall'al-tra parte e afferro illegno piu (- Gs) COTtO e 10 stege e 10rese uguale all'altro legno e disse a suo padre (s.p.:Giuseppe GdLt; + «Non ti rattristare, ma Gs) fa' cio chevuoi (disse-vuoi: -Ga) ». Giuseppe vide (- Gs; + cio [ilsegno Gd] che Gesu aveva fatto GdLt; + e si meraviglio eGa), abbracciandolo 10 bacio (a.l.b.: b. Gesu Gd; 10 abrac-cio Lt) dicendo: «10 sono beato, poiche Dio mi ha dato unfiglio simile» GsadLt

E allora Giuseppe ubbidi all'ordine. Sapeva infatti chepoteva fare tutto cio che voleva. E Giuseppe prese Ie estre-mita delle tavole e Ie attacco al muro vicino a se, e Gesu tenneIe altre estremita delle tavole e tiro a se la tavola pill carta e larese uguale alIa tavola pill lunga. E disse a Giuseppe: «Va' alavorare e fa' cio avevi promesso di fare ». E Giuseppe fececio che aveva promesso Lm

E Giuseppe, chiedendosi cia che volesse il bambino, fececome era stato ordinato. E gli dice di nuovo : «Tieni con forzaillegno corto ». E meravigliandosi, Giuseppe 10 tenne. E allo-ra Gesu tenendo l'altra estremita tiro dall'altra parte. Lo feceanch'esso uguale all'altro legno, e dice a Giuseppe: «Non tirattristare, ma fa' senza ostacoli il tuo lavoro ». E lui vedendosi meraviglio grandemente e disse in se stesso: «10 sonobeato, poiche Dio mi ha dato un simile bambino ». Tornati incitta, Giuseppe racconto a Maria. Lei ascoltando e vedendo Iegrandi cose meravigliose di suo figlio si rallegro, glorificando-10 con il Padre e 10 Spirito santo, ora e sempre e Dei secoli deisecoli. Amen Gb

14.1. E Giuseppe, vedendo the era intelligente, voleva che nonfosse ignorante delle lettere, e 10 porto da un maestro. E il mae-stro gli disse : « Di' alfa ». E poi gli disse « Di' beta ». [...]

S (10, 12-16) E (13) Lm* (38, 1) Ga (14, 1) Gs (70v) Gd (269,31-270,2) Lt (12, 1): om. Gb

87VERSO n. TESTO PRlMmvO

intelligente: + e saggio Gs che-intelligente: la mente (+acuta Gd) e l'eta (+ del bambino Ga), poiche crescevaGad(Lt) che-lettere: insegnargli Ie lettere S; che fosseammaestrato e non inattivo E da: a casa di S maestro1 : altromaestro GsadLt; + affinche 10 ammaestrasse GdLt maestr02 :+ scrivendogli l'alfabeto Gs alfa: + e Gesu disse S

E poi-beta: E 10 scriba volle che dicesse beta S; + [it mae-stro disse a Giuseppe: «Quali lettere vuoi che gli insegni perprime ». Gli dice Giuseppe: (Quali-Giuseppe: -Ga) «Primagli insegnero (g.i.: -Gd; insegnagli Lt) Ie lettere greche, poiquelle ebraiche ». II maestro conosceva infatti l'esperienza(l'ottima intelligenza Lt) del bambino, e 10 temeva (prendevavolentieri Lt). Comunque, avendo scritto l'alfabeto, 10 ripete(comunque-ripete: E avendogli scritto il primo versetto, valea dire a e b, glielo insegno Lt) a lungo e (+ Gesu taceva e Lt)non gli rispose (e-rispose: -Gd)] GadLt

E avvenne per la seconda volta che il popolo chiese aGiuseppe e a Maria che a Gesu venissero insegnate Ie letterea scuola. AlIa qual cosa non si rifiutarono, e secondo l'ordinedegli anziani 10 portarono da un maestro affinche imparasse lascienza umana. E allora il maestro inizio a insegnargli conimperio dicendo : «Di' alfa » Lm

14.2. E Gesu gli disse: «Dimmi prima cib che e alia e io ti dirbbeta ». E il maestro adiratosi 10 colpi. E subito il maestro caddee mono

S (10, 16-19) E (13) Lm (38, 1) Ga (14,2) Gs (7Ov) Gd (270, 2-7) Lt (12, 2) : om. Gb

Gesu: il bambino Gs dissex: + al maestro GdLt alfa-beta:alfa e beta E; beta e io ti diro alfa LmGs adiratosi: -S colpix :+ sulla testa LvGadLt il maestro: -SLm cadde e morl: dopoaverlo colpito morl Lm; svenne e cadde faccia terra Ga;cadde venendo meno Gd

disse : + Se sei un vero maestro, e se conosci bene Ie lettereGadLt colpi: + e Gesu (il bambino dal dolore Ga; adiratosiGdLt) 10 maledisse GsadLt

14.3. E Gesu rientro dai suoi genitori. E Giuseppe, chiamandosua madre, Ie ordino di non lasciarlo uscire da casa, affinch6 nonmorissero coloro che 10 colpivano.

S (10, 19-22) E (13) Lm (38, 2) Ga (14, 3) Gs (7Ov) Gd (270, 7-10) Lt (12,3) : om. Gb

88 SJ. VOICU

dai-genitori: a casa da sua madre Lm; a casa di GiuseppeGa; a casa sua GdLt Giuseppe: + intimorito Lm; + si rat-tristo Ga sua madre: Maria s.m., Ie paTIo e S E Giuseppe-ordino: E fu ordinato E 10 colpivano S(Lm)x: 10 irritanoGsa; maledivano E non-colpivano: -Lt; non maledicesse gliuomini Gd

Ie ordino-colpivano : Ie disse : «Sappi veramente che la miaanima e triste fino ana morte (cf. Mt 26, 38 parr.) a causa diquesto bambino. Pub infatti capitare che qualcuno colpiscacon malizia questo bambino e muoia ». Maria gli risposedicendo: «Uomo di Dio, non credere che cio SiR possibile.Credi invece con certezza che colui che I'ha inviato a nascerefra gii uomini, egii stesso 10 custodira da tutte Ie cattiverie enel suo nome 10 preservera dal male» Lm

15.1. ...E ancora un altro maestro disse a Giuseppe:« Dammel0 e 10 ammaestrero ». :

S (10, 22-23) E (14) Lm* (39, 1) Ga (15, 1) Gs (7Ov) Gd (270,11-15) Lt (13, 1): om. Gb

[E dopo qualche giorno Gsd; Dopo molti altri giorni Lt;dopo qualche tempo Ga] GsdaLt

ancora-altro: -S maestro-Giuseppe: essendo (+ buon Gd)amico di Giuseppe, gli disse GadLt Giuseppe: + suo padre GsDammelo : dammi tuo figlio E

ammaestrero: + [come si cleve. E prese Gesu E; (+ OrsuGs), fratello (- GaLt), dammelo (portami il bambino Ga) ascuola (a.s.: -GdLt), e potro (affinche possa Gs; + forseGa) insegnargli Ie lettere con dolcezza (molt a d. Lt; moltapazienza Gd). E Giuseppe gli (- Ga) disse: «Se osi, fratello(- Lt), prendilo con sicurezza (c.s.: e ammaestralo conmolta gioia Gd; per ammaestrarlo. Avvenga con gioia Lt;con te Ga»> GsadLt E (+ il maestro GsLt), avendolo presQ(a.p.: + andava Lt; avendo presQ per mano il bambino, 10porto Gs) con molto timore e incertezza, e il bambino cam-minava volentieri (e-volentieri: e 10 teneva con gioia Lt)GsadLt

E gli ebrei chiesero di nuovo per la terza volta a Maria ea Giuseppe di portarlo con dolcezza da un altro maestro.Timorosi del popolo e della prepotenza dei principi e delleminacce dei sacerdoti, Giuseppe e Maria 10 portarono dinuovo a scuola, sapendo che colui che aveva una scienzaperfetta dal solo Dio nulla poteva imparare da un uomoLm

89VERSO IL 1ESTO PRIMITIVO

15.2. Ed entrando a scuola prese un librox, e non lesse cio chestava scritto, apri la sua bocca e paTIo nella spirito (cf. Mt 5,2), alpun.to che it maestro cadde per terra implorandolox. E moltagente si riuni, e tutti gii astanti furono presi da stuporex.

S (10, 24-26 + Sf) E (14) Lm* (39, 2) Ga (15, 2) Gs (70v) Gd(270, 15-22) Lt (13, 2) : om. Gb

entrando: + Gesu SLmGd; + audacemente Ga scuola: +Gesu E non: -E scritto : + poiche non proveniva dalla legge diDio Gs; + nellibro Gd; + in esso Ga apri la sua bocca: ma(disse) grandi cose S(Lm) parlo-spiritox: disse parole terribiliGs; + santo GadLt si riunl: -Gs; + parlandone E; + e 10ascoltava GadLt

prese-libro: trovo un libro posato sulleggio (s.l. : -GdLt) eprendendolo (aprendolo Gd; + e aprendolo Lt) GsadLtparlo-spirito: e insegnava la legge agli astanti (a. a.: -Lt; + cheascoltavano Gd) GadLt cadde-implorandolo: seduto vicino(di fronte Gs) 10 ascoltava con grande piacere, e implorandolodi parlare ancora GsdLt stupore : + per Ie sue sante parole Gs;per la santita (bellezza Ga) del suo insegnamento e per Ie (lapreparazione delle Gd) sue (belle Lt) parole (+ che uscivanodalla sua bocca Lt), poiche essendo un bambino parlava inquesto modo GadLt

Essendo Gesu entrato a scuola, guidato dallo Spirito- santoprese un libro dalla mano del maestro che insegnava la legge,e mentre tutto il popolo udiva e vedeva comincio a leggere,ma non cio che stava scritto sulloro libro, ma parlava DelIoSpirito del Dio vivo, come se da una fonte viva sgorgasse untorrente d'acqua e la fonte rimanesse sempre piena. E COStinsegnava con autorita al popolo Ie grandi cose del Dio vivo,al punto che 10 stesso maestro cadde per terra e 10 adoro. E ilcuore del popolo, che stava seduto e 10 udiva dire cose simili,fu presQ da stupore Lm

15.3. Giuseppe, avendo udito accorse, poiche pensava che ilmaestro sarebbe morto. E it maestro disse a Giuseppe: «Tu nonmi hai dato un discepolo, ma un maestro )).

Sr E (14) Lm (39, 2) Ga (15, 3) Gs (71r) Gd (270, 22'-27) Lt(13, 3) : om. Gb

udito: + ebbe paura GaLt accorse: + alIa scuola Gsad; +dove si trovava Gesu Lt(Lm) il maestro: -E sarebbe moTtoELm: essendo inesperto, avrebbe sofferto Gs; era inespertoGa E : + avendolo vista Lm a Giuseppe: -LmGd

90 S.J. VOICU

Th-maestro: «Sappi, fratello, che il bambino che ho presQda te come discepolo (+ da ammaestrare Lt) eo pieno di moltagrazia (serieta [gravitate < gratia] Lt) e saggezza. Percio quin-di, fratello, (+ ti chiedo Ga) portalo via (+ sana e salvo Gs; +con gioia GdLt) a casa tua (+ poiche la grazia [serieta Lt] cheha viene da Dio GdLt) » GsadLt

maestro3: + «E chi pub sostenere Ie sue parole? ». Anora sicampi cio che era stato delta dal salmista: «11 fiume di Dio eopieno d'acqua. Hai preparato illaTa cibo, poiche questa eo lalara preparazione» (Ps 64 (65), 10) Lm

[E (+ il bambino (i.b.: Gesu GdLt) avendo udito questecose (parole del maestro GdLt), (+ subito Ga) GadLt) gli sor-rise e (g. s. e: -Gs) disse (+ al maestro Gs) : «Poiche hai par-lato rettamente e (hai-e: -Gd) hai testimoniato rettamente(h.t.r.: -Lt), a causa tua anche colui che era stato colpito (+ieri Gd) sara salvato (s.s. : risorgera Lt) ~~. E subito quel mae-stro fu salvo (E-salvo: -Lt)] GsadLt

bambino: Gesu E tomb: tomarono E

16.L Poi Giuseppe invio suo figlio Giacomo a raccogliere legna.Anche Gesu ando con lui. E mentre raccoglievano la legna, unavipera morse Giacomo sulla mana.

S (10, 26-29) E (15) Lm* (41, 1) Ga (16, 1) Gs (71r) Gd (270,32-34 Lt (14) : om. Gb

Poi-legna: E Giacomo ando nel bosco a raccogiiere legna,per fare pane Gs; Dopo qualche giorno Giuseppe invioGiacomo a raccogliere legna per il forno Gd legna : paglia ELt;+ e a portarla a casa sua Ga Anche-lui: -Lt; e (+ it bambinoGa) Gesulo segui (+ Giacomo Gd) GadLt raccoglievanoSGsd: (+ Giacomo Lm) raccoglieva EGaLm legna: pagliaELt; legumi Lm vipera: + feroce Gs sulla mano: -GdLt

E andarono dalla citta chiamata Betlemme alIa citta diCafarnao, e Giuseppe stava assieme a Maria a casa sua e Gesucon loro. E un certo giorno Giuseppe chiamo a s6 Giacomo itsuo figlio primogenito e 10 invio all'orto dei legumi a raccoglierelegumi per fare da mangiare. E Gesu segui Giacomo suo fratellonell'orto, e Giuseppe e Maria non 10 sapevano. Mentre Giacomo

91VERSO IL TESTO PRIMmYO

raccoglieva i legumi, all'improvviso una vipera usci da un buco e~lpi la mano di Giacomo, ed egli comincio a gridare a causa deltroppo dolore. E mentre ormai sveniva diceva con voce amara :« Ahi, ahi, una vipera cattiva mi ha colpito sulla mano » Lm

16.2. E quando accorse Gesu, si limito a stendere la mano e asoffiare suI morso, e la guano II serpente invece mono [... .

S (10,29-11,1 + Rilliet) E (15) Lm (41, 2) Ga (16, 2) Gs (71r)Gd (270, 34-37) Lt (14): om. Gb

E: E svenne (Lm)E; E stava steso e morente Gas quandoaccorse: -E Gesu : il bambin~ Giacomo (!) si avvicino a Gesu(!) Gs E-Gesu: Gesu, che dal'canto suo stava di fronte, accor-se alIa voce lamentosa si avvicino a Giacomo Lm; E cadendoa terra sarebbe marta per il dolore del veleno (+ e avendovista Gesu Lt) Gd(Lt) si-soffiare: e soffio (+ immediatamenteGd) Gsad stendere-soffiare: soffiare sulla mana E; e gli tennela mana, limitandosi a soffiare sulla mana di Giacomo Lmmorso: ferita GdLt e-guarl: -Gd; e 10 guarl E; e l'allevio. EGiacomo fu subito guarito Lm; e subito il morso guarl Gs; esubito it dolore cesso Ga

II-morl S: + subito E; + IE Giuseppe e Maria ignoravanol'accaduto; ma al pianto di Giacomo e all'ordine di Gesuaccorsero all'orto e trovarono il serpente ormai marta eGiacomo bene guarito Lm; e la bestia mop (scoppio Ga) e (+subito GaLt) Giacomo fu salvo] Gsa( dLt) ,

[17.1. Dopo queste cose (dopo-cose: Pochi giomi dopo GdLt)mort nel vicinato (+ di Giuseppe Ga) un bambino (+ malato Ga),e sua madre piangeva (si lamento GdLt) moltissimo. Gesu udi (+che'era avvenuto un grande dolore e tumulto, e Ga) accorsevolentieri, e avendo trovato moTto (volentieri-morto: incomben-do sopra GdLt) il bambino gli tocco il petto e disse: «Ti dico,bambino, di non morire ma di vivere, e di essere con tua madre »(e di-madre : -Lt). E subito guardando rise. (g. r. : tomb a vedereil bambino Gd; it bambino risorse Lt) E (+ Gesu GdLt) disse alladonna: (a.d.: alla madre (+ del bambino Lt) GdLt) «Prendilo edagli dellatte (d. 1. : it seno GdLt) e ricordati di me ».]

Ga (17, 1) Gd (271, 1-7) Lt (15, 1)

[17.2. E la moltitudine presente vedendo si meraviglio e (s.m. e:questo [it mirabile Gd] miracolo ,GdLt) disse: «Veramente

92 S.J.YOICU

questo bambino e (era Ga) Dio oppure un angelo (+ di Dio Ga),poiche ogni sua parola e un fatto.]

Ga (17, 2) Gd (271, 7-19)

fatto: + compiuto ». E Gesu usci da n giocando assieme agiialtri bambini Ga

[18. 1. Dopo qualche tempo, mentre si costruiva una casa e c'eraconfusione, Gesu si alzo e ando fin la. E vedendo un uomo chegiaceva moTto gli prese la mano e disse : «Uomo, tidico di alzar-ti, fa' il tuo lavoro ». E alzandosi subito 10 adoro.]

Ga (18,1) Gd (271,10-13)

Dopo-disse: In un'altra occasione, essendo caduto un mura-tore dal tetto, mono Sopraggiungendo Gesu disse at moTto Gd

[18. 2. Vedendo, la moltitudine si meraviglio e disse: «Questobambino e celeste. Infatti, ha salvato molte anime dalla morte esalvera durante tutta la sua vita.]

Ga (18, 2) Gd (271, 13-15) Lt (15, 2)

salvera-vita: ed ha riscattato tutti coloro che sperano inlui Lt

19.1. Quando Gesu ebbe dodici anni, Giuseppe e Maria andaro-no secondo l'abitudine a Gerusalemme nel giomo della pasqua.E dopo aver celebrato la pasqua, rientrarono a casa loro. Edessendo tomati, Gesu rimase a Gerusalemme. E non 10 sapeva-no, convinti che fosse con la loro comitiva.

S (11,2-8) E (16) Ga (19, 1) Gs (71v) Gd (271, 16-20) NTG (=Nuovo Testamento greco): om. LmtGb

Gesil: -Gad NTG Giuseppe e Maria SE (NTG): i suoigenitori Gads NTG secondo-Gerusalemme: -Gd; Del giomodella pasqua (Gd)Lv; per la festa S (NTG); per la festa dellapasqua EGas (NTG); + con la lara comitiva Ga; + la moltitu-dine Gd E-pasqua LvS: e giuntivi si rallegrarono (tafasehu <fasika) E; e dopa la pasqua Ga; e parteciparono alIa pasquaGd; -Gs rientrarono-loro: -Gds tomati: + alIa loro citta diNazaret Gd rimase (EJlEtVEV Gd; a7tEJlEtVE Gs NTG (0 33 al) :sall (aVTlAeE) Ga; + solo Lv E-sapevano E: -Gd; ne Giuseppene sua madre Maria sapevano S NTG (Koine); e ando suopadre Giuseppe e sua madre Maria Lv; e i suoi genitori Ga; e

93VERSO IL TESTO PRIMlTIVO

<i suoi genitori non sapevano> Gs* la-comitiva: cammino(6&;'J < O"UVOOlq:) E; la gente e la comitiva Gd

19.2. Avendo camminato un giorno, 10 cercarono tra i laraparenti e conoscenti. E non avendolo trovato, tornarono aGerusalemme a cercaria. E dopa tre giorni 10 trovarono Deltempio seduto in mezzo ai maestri, mentre Ii ascoltava e Ii inter-rogava. E tutti coloro che 10 ascoltavano erano ammirati, poiche:metteva a tacere i presbiteri, spiegando lara Ie parabole dei pro-feti e i misteri e Ie difficolta della legge.

S (11, 8-18) E (16) Ga (19, 2) Gs (71v) Gd (271, 20-28): om.LmtGb

Avendo-giomo Gads: E giunti alIa fermata di quel giomoS; Essendo rientrati nelloro paese, Maria e Giuseppe E; Eavendo camminato circa un giomo Lv; + la sera Gd i-cono-scenti: parenti Ga; la folIa e i conoscenti Gd; + senza trovar-10 E trovato: + Gesu S; + si rattristarono e Ga(d) a cercarlo:-Gd E dopo-giomi: alIa settima ora E Del tempio (NTG): -S; a Gerusalemme (E)Gd in-maestri: -Gd Ii interrogava:rispondeva alIe loro domande S; e insegnava alIe folIe Gd Etutti-ascoltavano: E tutti stavano attenti e si meravigliavanoGa; E infatti tutti 10 ascoltavano volentieri, scribi e maestridelIa legge, e si meravigliavano tutti Gd poiche : + pur essen-do un bambino Ga; in che modo un bambino Gd presbiteri :+ e i maestri del popolo Ga; + e i maestri delIa legge degliebrei Gd parabole : scritture E i-difficolta : Ie parabole nasco-ste E Ie parabole-legge: i capitoli delIa legge e Ie parabole(+ e Ie difficolta Gs) dei profeti Gas; la legge e Ie parole deiprofeti Gd

19.3. E sua madre gli dice: « Figlio, perche ci hai fatto questecose? Ecco che addolorati e afflitti ti cercavamo ». E Gesu rispo-se 10ro dicendo: « Perche mi cercavate? Non sapete che midebbo occupare delle cose di mio Padre? ».

S (11, 18-22) E (16) Ga (19, 3) Gs (71v-72r) Gd (271, 28-31):om. LmtGb

E-madre: Giungendo (+ Maria Ga) sua madre Gad dice:disse Gs addolorati e afflitti (NTG D it syc) ti cercavamo SGs :addolorati (NTG) ti cercavamo Gad; sofferenti ti cercavamoio e tuo padre E Gesil-dicendo: disse (dice Gd) loro Gesil (-Gd) Gad cercavate: cercate (~lltE1tE < E~lltE1tE) Gad sapete

94 S.l. VOICU

(NTG DW pc it syc Ir): vi ho detto Gd sapete-di: sapevateche era con E

19.4. Gli scribi e i farisei dissero a Maria: «Sei tu la madre diquesto ragazzo? Tu sei beata. Infatti una gloria e una saggezzasimili non abbiamo mai ne visto ne udito ».

S (11, 23-26) E (16) Ga (19,4) Gs (72r) Gd (271, 31-35) Lt (15,3) : om. LmGb

dissero: risposero dicendo S a Maria: -Ga tu: + Maria ETu sei beata: il Signore ti ha benedetta S; Ecco che sei

benedetta nel tuo frutto (cf. Lc 1, 42) E; + fra Ie donne, poi-che Dio ha benedetto it frutto del tuo ventre (Lc 1,42) GadLtgloria: + simile e virtu Ga una gloria e una saggezza : gloriosonella saggezza E; grazia e saggezza e gloria Gd; un bambinoglorioso e un simile dono di saggezza Lt; saggezza di lode egloria della virtu Gs simili: + nei bambini S udito : + qualcunoche la dicesse S

ragazzo: + Lei (Maria Lt) disse: «10 sono (+ veramenteLt) ». E Ie dissero GasLt; + e gli dicono di nuovo Gd

19.5. E Gesu si alzo e segui sua madre. Ed era sottomesso ai suoigenitori. Sua madre conservava tulle queste parole. E Gesucresceva in statura, saggezza e grazia davanti a Dio e agli uomi-ni.

S (11,27-30) E (16) Ga (19, 5) Gs (71r) Gd (271, 35-40) Lt (15,4) NTG: om. LmGb

si alzo : + da Ii Gs segui : ando con S sua madre: -EGd Ed-sottomesso: -EGdLt ai-genitori: a loro SGd (NTG); -Lt suamadre: -Gs tutte (NTG CKD0 pI) Sua-parole: Maria conser-vava Del suo cuore (NTG) tutte Ie grandi cose che Gesu com-piva Del popolo, guarendo Ie malattie di tutti (molti malati Lt)GdLt parole: eventi Ga; + mettendole Del suo cuore EGs(NTG) : statura saggezza EGdLt (NTG D) : saggezza staturaGas; saggezza S grazia : -Lt davanti-uominix : + Amen S

uomini: + a lui la gloria <...> Gs; a lui la gloria per i secolidei secoli. Amen Ga; e veniva glorificato da suo Padre, ed ebenedetto per i secoli dei secoli. Amen Gd; e tutti coloro che10 vedevano glorificavano Dio Padre onnipotente, che e bene-detto Dei secoli dei secoli. Amen Lt

-

~

VERSO IL TESTO PRIMmvO 95

,

STEMMA DELLA TRADIZIONEMANOSCRITTA

(archetipo) ,II-III

I -

III-IV

E S Lv ~ KV?V? V? V?

IArabo

? Irlandese Lm (greco)

VIII VII-VIII? + 1 e 10

I 11Gs + 17-18

XI XI?

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Slavo, ' + 0

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-6'Ta-f (Gb) ~Ga XV Gd Lt

XV XV

'.,:~.

-

Christoph MARKSCHIESPriedrich-Schiller-Universitat Jena

»NEUTESTAMENTLICHE APOKRYPHEN«BEMERKUNGEN ZU GESCHICHTE

UND ZUKUNFf EINERVONEDGARHENNECKE

1M JAHR 1904 BEGRUNDETENQUELLENSAMMLUNG*

On prepare actuellement une edition revue des « Neutestamentliche Apo-kryphen in deutscher Ubersetzung» «< Les Apocryphes du Nouveau Tes-tament traduits en allemand »), ouvrage qui avail ete publie pour la pre-miere fois en 1904 par Edgar H ennecke. L' etat actuel des recherches et lesobjections faites contre Get ouvrage ont necessite une revision de sa concep-tion generale; Ie present article esquisse l'histoire de l' ouvrage et discute Ieconcept des «apocryphes du Nouveau Testament ». A ce propos on voitqu'il n'est pas possible de trouver d'exactes limites de temps pour Ie mate-riel a l'aide d'une definition des «apocryphes du Nouveau Testament»orientee exclusivement vers l'histoire des formes, et que -egalement pard'autres raisons -la disposition qui en resulte est impraticable pour etablirune edition. Par contre, la notion d'« apocryphes chretiens» proposee parEric Junod et d'autres est plus utilisable lorsqu'on en fixe plus precisementIe cadre temporel. Sur la base de cette decision devraient se fonder la concep-tion et la structure de la nouvelle edition de l'ouvrage de Hennecke sous Ietitre: « Antike christliche Apokryphen in deutscher Ubersetzung» (Apo-cryphes chretiens traduits en allemand).

Gegenwiirtig wird eine neue Aufiage der erstmals 1904 van EdgarHennecke herausgegebenen »Neutestamentliche Apokryphen in deutscherUbersetzung« vorbereitet. Der Forschungsstand und Einwiinde gegen die-ses Werk machten eine Uberpriifung seiner Gesamtkonzeption notwendig;der Aufsatz stellt die Geschichte des Werkes dar und diskutiert sein Kon-

* Die folgenden Uberlegungen wurden auf der Jahrestagung der "Asso-ciation pour l'etude de la litterature apocryphe chretienne" in Dole am21.6. 1996 vorgetragen. Frau Kollegin ANNA MARIA SCHWEMER (Tubin-gen) und den Herren Kollegen HENGEL (Tubingen), SCHNEEMELCHER(Bad Honnef) und WALTER (Jena) danke ich fur einige freundlicheGespriiche; den Teilnehmerinnen und Teilnehmem der Tagung fur ihreHinweise und Anregungen.

Apocrvpha 9. 1998. P. 97-132

98 C. MARKSCHIES

zept van »neutestamentlichen Apokryphen« .Dabei zeigt sick, dafJ sick mitHilfe einer rein formgeschichtlichen Definition van »neutestamentlichenApokryphen« keine exakte zeitliche Abgrenzung des Materials gegebenwerden kann und das damit verbundene Konzept filr eine Ausgabe auchaus anderen Grilnden unpraktikabel ist. Der van Eric Junod u.a. vorge-schlagene Begriff »christliche Apokryphen« ist dagegen, wenn er gegen-uber die hagiographische Literatur deutlicher abgegrenzt und in einen ein-deutigen zeitlichen Rahmen gestellt wird, brauchbarer. Aus dieserGrundentscheidung ergibt sick Konzept und Aufbau einer neuen Auflagedes van Hennecke begrundeten Werkes unter dem Titel: »Antike christli-che Apokryphen in deutscher Obersetzung« .

Gegenwartig wird die siebente Auflage der bekannten Quel-lensammlung »Neutestamentliche Apokryphen in deutscher Uber-setzung« vorbereitet. Der seit der letzten Auflage van 1990/1997weiter vorangeschrittene Forschungsstand, das tibeT neunzigjahrigeAlter der Grundkonzeption des Werkes und Einwiinde gegen seineletzte Gestalt roacheD Erwagungen zu Geschichte und Zukunftdieser Quellensammlung dUTCh ihren ktinftigen Herausgeber not-wendig. Dies geschieht, wie der Titel bereits anzeigt, in zweiAbschnitten: Begonnen wird mit Bemerkungen zur Geschichteder Sammlung van Edgar Hennecke und Wilhelm Schneemelcher,darauf folgen Erwagungen tiber ihre Zukunft.

I »Neutestamentliche Apokryphen« -die Quellensammlungvon Edgar Hennecke und Wilhelm Schneemelcher in denJahren 1904-1990

An die Geschichte der zuletzt 1990/1997 in sechster Auflageerschienenen Textsammlung »Neutestamentliche Apokryphen« 1zu erinnern, heiBt zunachst an den Begriinder dieser Sammlungerinnern, an den niedersachsischen Pfarrer und Harnack-SchillerEdgar Hennecke, geboren am 13. April 1865 in Osterode am Harz,

1. Neutestamentliche Apokryphen in deutscher Obersetzung, hg. y. W.SCHNEEMELCHER, 6. Aufl. del yon Edgar Hennecke begrtindeten Samm-lung, 1. Bd. Eyangelien, Ttibingen, I.C.B. Mohr (P. Siebeck), 19906,2. Bd.Apostolisches, Apokalypsen und Verwandtes, Ttibingen, 19976. -Die sech-ste Auflage des ersten Bandes "ist ein durchgesehener Nachdruck del 5.Auflage, in dem Druckfehler beseitigt und lediglich auf S. 328f. Nachtrac.ge eingearbeitet worden sind" (p. III); die sechste Auflage des zweitenBandes "ist ein durchgesehener Nachdruck der 5. Auflage (1989), in demDruckfeWer beseitigt und an wenigen Stellen kleinere Nachtrage einge-arbeitet worden sind" (p. IV).

99NEUrESTAMENTLICHE APOKRYPHEN

1895 his 1935 Pfarrer in Betheln (Hannover), verstorben in Got-tingen am 25. Mai 19512. Mustert man sein Schriftenverzeichnis,so fallen als Forschungsschwerpunkte neb en del sogenannten»apokryphen Literatur« 3 (dazu gehort auch ein themenbezoge-

nes corpus articuli in del zweiten Auflage des Lexikons »Die Reli-gion in Geschichte und Gegenwart« 4) Arbeiten zur (vor allem nie-dersachsischen) Territorialkirchengeschichte aufS.

2. VgI. A. MEYER, Art. Hennecke, Edgar, RGG II (Tubingen, 19282),1800; F.W. BAUTZ, BBKL II (Herzberg 1990), 720; W. SCHNEEMELCHER,Edgar Hennecke in memoriam, ThLZ 76, 1951, 567f.; J.H. CHARLES-WORm, Research on the New Testament Apocrypha and Pseudepigra-pha, in: Religion (Vorkonstantinisches Christentum f...J), hg. v. W. HAASE(ANRW II 25.5), Berlin/New York, W. de Gruyter, 1988, (3919-3968) 3922.3. Neben del genannten Ausgabe VOl allem ein Aufsatz : Zur altchristli-chen Apokryphenliteratur, ZKG 8, 1926, 309-315; weiter: HippolytsSchlitt "Apostolische Uberlieferung del Gnadengaben ", in: Harnack-Ehrung. Beitriige zur Kirchengeschichte, Leipzig, J.C. Hinrichs'sche Buch-handlung, 1921, 159-182 und : Der Prolog zur "Apostolischen Uberliefe-rung" HippolytS, ZNW22, 1923, 144-146.4. Hennecke behandelte u.a. neben den Genera "apokrypher Literatur"(Art. Agrapha, RGG I, 19272, 152) einzelne "apokryphe Texte" : Art.Adambucher, RGG I, 82; Art. Epistula apostolorum, RGG II (19282),207; sowie in knappen Artikeln Junger, Nachfolger und Apostel Jesu, teil-weise jedoch ohne Verweise auf die "apokryphe" Literatur (Art. Alphaus,RGG I, 228; Art. Andreas, 1. Apostel, RGG I, 331; Art. Barabbas, RGG1,760; Art. Bartholomaus, 1. Apostel, RGG I, 779; Art. Lazarus, RGGIII (1929l), 1506; Art. Lebbaus, RGG III, 1507f.; Art. Lukas, RGG III,1748; Art. Markus, RGG III, 2019f.; Art. Matthaus, RGG III, 2049f.; Art.Silas, RGG V (19312), 492; Art. Simon, 4. Zelotes, RGG V; 498; Art. Ste-phanus, RGG V; 788; Art. Thaddaus, RGG V; 1082f.; Art. Thomas, 1. derApostel, RGG V; 1152f.; Art. Timotheus, RGG V; li83f. sowie Art. Titus,RGG V, 1187f.S. Zur Gestaltung der Ordination mit besonderer Rucksicht auf die Ent-wicklung innerhalb der lutherischen Landeskirche Hannovers, For-schungen zur Kirchengeschichte Niedersachsens 1, 1906, 1-56; Die mittel-alterlichen Heiligen Niedersachsens, Zeitschrift des Historischen Vereins[iir Niedersachsen, 83, 1918, 123-130; Patrozinienforschung, ZKG 1, 1920,337-355; Die Patrozinienforschung in Niedersachsen, Zeitschrift derGesellschaft [iir niedersiichsische Kirchengeschichte 31, 1926, 25-31; Dieniedersachsischen Urkundenbestande del nordischen Archive, ebd. 31,1926,129-133; Das Archidiakonatsregister der rnittelalterlichen DiozeseHildesheim aus Quellen ergiinzt mit einer Beigabe fiber Patrozinien, ebd.34/35, 1929, 166-190; Zur Feststellung von Patrozinien, Beitriige zurTharingischen Kirchengeschichte 1, 1929, 13-19; Art. Patrozinienfor-schung, RGG IV (19302), 101Of.; Zur Durchfuhrung del Reformation inden welfischen Landen. Eine Quellennachlese, Zeitschrift der Gesellschaftfar niedersiichsische Kirchengeschichte 36, 1931, 35-55; Der Kirchenbe-zirk Harburg im Jahrhundert nach del Reformation, ebd. 36, 1931,322-

100 C. MARKSCHIES

1m Jahre 1904 veroffentlichte der damalige LandpastorHennecke, der sich dUTCh eine Ausgabe der schwer rekonstruier-baren Apologie des Aristides der wissenschaftlichen Welt emp-fohlen hatte6, nach fUnd vierjahriger Vorbereitungszeit im VerlagMohr (Siebeck) ein Doppelwerk, bestehend aus »Neutestament-liche Apokryphen ...in deutscher Ubersetzung und mil Einlei-tungen« sowie einem »Handbuch zu den NeutestamentlichenApokryphen« .Gedacht als ein Parallelwerk zu »Die Apokryphenund Pseudepigraphen des Alten Testaments« 7 aus demselben Ver-lage sol1te es »Schriftstiicke der altesten christlichen Epoche derallgemeineren Kenntnis dUTCh Ubersetzung und planvolle Zusam-menstellung ...vermitteln« 8. Das Werk gehort mithin in den Kon-text der dUTch die religionsgeschichtliche Schule aufgebrochenenBegeisterung fUr neue oder wenig bekannte Quellen, die geradeauch der Verlag yon Paul Siebeck der Offentlichkeit in wohlfei-len, zugleich abeT wissenschaftlich verantworteten Ausgabenzuganglich machen wollte9. Es sollte erstmals eine wissenschaftli-che deutsche Ubersetzung dieser Literatur vorgelegt werden, dienicht aus den Niederungen der diversen Leben-Jesu-Kompilatio-Den stammte oder lediglich Fragment blieblO. Eher bestand zu clem

325; Die Kirchen unserer Heimat, in Unsere Heimat. DasLand zwischenHildesheimer Wald und Ith, hg. v. W. Barner, Hildesheim/Leipzig, 1931,444-474 sowie : Miszellen zur Kirchengeschichte Altsachsens, ZKG 54,1935, 62-86.6. Die Apologie des Aristides (TV IV 13), Leipzig, I.C. Hinrichs'sche Buch-handlung, 1893 (aus seiner Dissertation bei Harnack hervorgegangen).-Harnack kiirnrnerte sich kaum urn die "Unterbringung" yon Schillern ander Universitiit, so daB einige seiner begabtesten als Gemeindepfarrertiitig waren, z.B. neben Hennecke in Berlin an der FriedrichswerderschenKirche Bruno Violet (1871-1945), der u.a. 1924 die Baruch- und Esra-Apo-kalypse fiir die Griechischen Christlichen Schriftsteller edierte (so WilhelmSchneemelcher, mtindlich).7. hg. v. E. KAUTZSCH, 2 Bde., Ttibingen, I.C.B. Mohr (P. Siebeck), 1900= Hildesheim, Georg alms Verlagsbuchhandlung, 19754.8. Vorwort zu E. HENNECKE, NTApo I, Ttibingen, I.C.B. Mohr (P. Sie-beck), 19041, v:9. Vgl. G. LUDEMANN/M. SCHR6DER, Die Religionsgeschichtliche Schulein Gottingen. Eine Dokumentation, G5ttingen, Vandenhoeck & Rurecht,1987,113-119.133-136.10. Hennecke selbst nennt (NTApo P, 25*) : R.A. HOFFMANN, Das LebenJesu nach den Apokryphen im Zusammenhange aus den Quellen erziihltund wissenschaftlich untersucht, Leipzig, 1851 ; K.F. VORBERG, Bibliothekder Neu- Testamentlichen Apokryphen gesammelt, abersetzt und erliiutert :Vol. I Die apokryphischen Evangelien und Apostelgeschichten, Stuttgart,1841 (mehr nicht erschienen).

101NEUl'ESTAMEN1LICHE APOKRYPHEN

zweihundert Jahre zuvor erschienenen Werk vonJohann AlbrechtFabriciusll eine gewisse Beziehung -schon Fabricius gliederteseine knapp tausendseitige Sammlung in Evangelien (Pars I), Apo-stelgeschichten und -briefe sowie Apokalypsen (Pars II); also mit-hill nach clem Vorbild des kanonischen Neuen Testaments. Aller-dings stellte der Autor jener Barock-Sammlung derApokryphenliteratur nahezu immer auch noch testimonia, Judicia& Censurae voran, d.h. altkirchliche Testimonien sowie mehr oderminder zeitgenossische Forschungspositionen und theologischeUrteile (z.B. yon Caesar Baronius, Henri Etienne oder SebastienIe Nain de Tillemont) fiber das jeweils im Folgenden mitgeteilteTextsttick. Und nicht nUT in diesem Punkt, sondern auch in derAuseinandersetzung mit den altkirchlichen Lekttireverboten apo-krypher Literatur im Vorworp2 und in clem Hinweis auf solcheAutoren, die die Lekttire dieses genus librorum (i.e. der apo-kryphen Literatur : p. [)9(]) dennoch als ntitzlich angeraten haben,spiegelt sich die theologische Brisanz derjenigen Ausgabe, die ingewissem Sinne als 'Ahnherr' der Sammlung Edgar Henneckesgelten kann.

1m Vorwort seiner Textsammlung gibt Hennecke dartiberRechenschaft, warum auch zweihundert Jahre nach Fabricius sie-benundzwanzig (bzw. ftinfunddreiBig) bestimmte Schriften in derReihenfolge »Evangelien«, »Briefe«, »Lehrschreiben und Pre-digten«, »Kirchenordnungen«, »Apokalypsen« sowie »Apo-stelgeschichten und Legenden« zusammengestellt worden waren:Er nennt das mutmaBliche Todesjahr des Origenes, 254 n.Chr., alsungefahre Zeitgrenze der bereits erwahnten »aItesten christlichenEpoche« (S. 2) und damit seines Werkes, identifiziert es zugleichmit clem Zeitpunkt, zu dem die neutestamentliche Schriftsamm-lung »ihren vorlaufigen ...AbschluB fand« 13. Es wurde also yonAnfang an der -wenn auch vorlaufige -AbschluB des neutesta-mentlichen Kanons als Auswahl- und Definitionskriterium ftirdiese Sammlung »neutestamentlicher Apokryphen« verwendet.Das entsprach zunachst der Praxis einzelner altkirchlicher Auto-

11. Codex Apocryphus Novi Testamenti, Collectus, Castigatus, Testimoni-

isque, Censuris & Animadversionibus illustratus a Johanne Alberto Fabri-cia, Hamburg, B. Schiller, 1703 -ich zitiere nach der Ausgabe der Jena-er VB Th. XXV; 165/11.12. Fabricius nennt einen Spruch des Abbas Sopater (nach J .B. Co1ELIER,PG 65, 413 A): M11 £icrEA91:J ¥\>v11 £i~ to KEAA1.0V crO\>, Kat 1111 cXva¥v6x111~

cX1tOKp\><p<X" EK~llt1'lcrl1~ 1t£pt tfi~ £iK6v~ (sc. aus Gen 1,26) sowie Filast.,haer. 88(60),lf. (CChr.SL 9, 255,1-8 HEYLEN; zitiert unten in Anm. 14).13. Vorwort zu E. HENNECKE, NTApo I, TUbingen, 19041, V-VI.

102 C. MARKSCHIES

fen, den Begriff apocrypha als Gegenbegriff zu scriptura canoni-ca zu verwenden -so findet man es beispielsweise bei dem spatan-tiken Haresiologen Filastrius, Bischof van Brescia am Ende desvierten Jahrhunderts14; ahnlich schon bei Hieronymus15. Strittigblieb nuT, ob diese Schriften ganz zu verwerfen waren oder min-destens »doch niitzlich und gut zu lesen« : »Das Recht, als gemein-samen Titel eiDer solchen Sammlung den des Apokryphen zu set-zen, kann seinem Gebrauche seit Hieronymus entnommenwerden, wonach alles AuBerkanonische darunter zu verstehenist« 16. Unter der Zeitangabe »Mitte des dritten Jahrhunderts«selbst versuchte Hennecke dagegen wahl auf eine leider rechtunprazise Weise den damaligen Konsens der Kanongeschichts-forschung zu formulieren. Das liest man anderswo besser: Derdamalige Hallenser Privatdozent Johannes Leipoldt zeigte bei-spielsweise vier Jahre nach der ersten Auflage der »Neutesta-mentlichen Apokryphen« in seiner Kanongeschichte17 viel deut-licher, daB es gerade zur Zeit des Origenes -wie dieser selbst jaauch direkt beschreibt -neben eiDer relativ fest definierten undallgemein rezipierten Gruppe der O~OA.O'You~Eva auch erne hin-sichtlich ihrer Kanonizitat umstrittene Menge van av'ttA.E'Y6~Evaund schlieBlich van nicht rezipierten Texten18 gab. Henneckes'vorlaufiger AbschluB' bezieht sich also auf die van Origenes alsO~OA.O'You~Eva bezeichneten Schriften, auf den Vierevangelien-kanan, die Apostelgeschichte, die Paulusbriefe und schlieBlich

14. Alia est heresis, quae apocryfa, id est secreta, habet solum prophetarumet apostolorum, non accipit scripturas canonicas, id est legem et prophetas,uetus et nouum scilicet testamentum. Et cum uolunt solum ilia apocryfalegere studiose, contraria scripturis canonicis sentiunt, atque paulatim dog-matizant, contra eas dantes sententias, contra legem et prophetas contra-que dispositiones beatissimorum apostolorum consulta ponentes (Filast.,haer. 88[60],lf [CChr.SL 9, 255,1-8 HEYLEN]). -Allerdings wird aus clemFortgang deutlich, daB es sich urn van der Mehrheitskirche abgelehnteactus separatos handelt (Filastrius nennt : ActAndr, ActJoh, ActPetr, Act-Paul: 88,3 [po 255,10]). Apocrypha an sich heiBt eben nur: secreta (88,1[po 255,1] oder 88,5 [po 17]).15.lmprologus galeatus zu den Samuel- und Konigsbtichern (Biblia Sacrajuxta Vulgatam Versionem (...) rec. et brevi apparatu instruxit R. WEBER,Stuttgart 21975, 365,54); vgl. dazu auch Ch. MARKSCHIES, Hieronymusund die »Hebraica Veritas« -ein Beitrag zur Archaologie des protestan-tischen Schriftverstandnisses? in : Die Septuaginta zwischen Judentum undChristentum, hg. v. M. HENGEL und A.M. SCHWEMER (WUNT 72), Tubin-gen, J.C.B. Mohr (P. Siebeck), 1994, 131-181.16. Vorwort zu E. HENNECKE, NTApo I, Ttibingen, 19041,3*.17. J. LEIPOLDT, Geschichte des neutestamentlichen Kanons, 1. Tl. Die Ent-stehung, Leipzig, J.C. Hinrichs'sche Buchhandlung, 1907,62-65.

103NEUTESTAMEN11..ICHE APOKRYPHEN

die Apokalypse des Johannes -beispielsweise nicht auf aIle dersieben katholischen Briefe. Allein das gegenwartig wieder hef-tig umstrittene Gebiet der sogenannten »Kanonverzeichnisse«zeigt mil dem »Canon Muratori« 19 und dem »Claromonta-

nus« 2°, ein wie unsicheres Feld man mil den Stichworten 'vorlau-tiger AbschluB der neutestamentlichen Sammlung' betritt.

Die eigentliche Definition und Abgrenzung des Begriffs »neu-testamentliche Apokryphen« behielt Hennecke seiner »Haupt-einleitung« vor:

«Unter neutestamentlichen Apokryphen werden bier diejenigenSchriftstiicke der altchristlichen Epoche vor Origenes ( 254) ver-standen, die als Hauptbestandteil der urchristlichen und urkirchli-chen Literatur neben und nach der neutestamentlichen unter apo-stolischen oder engverwandten Titeln teils geradezu den Ansprucherheben, wie jene als Quellen der Zeit Jesu sowie der Apostel zu gel-ten, tells doch formell eine erganzende Fortfiihrung der im N. T. vor-handenen Litteraturgattungen darzustellen. Sie sind als autoritativeund Leseschriften neben den neutestamentlichen in den Kreisen deriiltesten Kirchen und ihren Abzweigungen eine Zeitlang gebraucht-zum Tell zurUckgewiesen und bekampft -und haben als Quellen-werke des nachapostolischen Zeitalters sowie des sich anschlieBen-den der Entstehung der altkatholischen Kirche jedenfalls eine ein-zigartige Bedeutung.« 21

18. Vgl. Origenes, horn. I in Luc. 1,1: »multi conati sunt« scribere evan-gelia, sed non omnes recepti (FChr 4/1, 60,10f. SIEBEN) und H.J. VOGT,Das Kirchenverstiindnis des Origenes (BBK 4) K51n, B5hlau Verlag, 1974,109f. -Zu der quasi statistischen Dokumentation bei Origenes Th. ZAHN,Art. Kanon des Neuen Testamentes, RE IX (19003), (768-796) 787f.;H. FREIHERR VON CAMPENHAUSEN, Die Entstehung der christlichen Bibel(BHTh 39), Tubingen, J.C.B. Mohr (P. Siebeck) 1968,354-376.19. Die Spatdatierung van A.C. SUNDBERG (Canon Muratori: A Fourth-Century List, HThR 66, 1973, 1-41) hat jetzt erneut zu begriinden versuchtG.M. HAHNEMAN, The Muratorian Fragment and the Development of theCanon, Oxford 1992. Erste kritische Stellungnahmen in den RezensionenvonR.F. HULL,JECS3, 1995, 89-91 undJ.-D. KAESTLI, Laplace duFrag-ment de Muratori dans l'histoire du canon. A propos de la these de Sund-berg et Hahnemann, cristianesimo nella storia 15, 1994, 609-634.20. Th. ZAHN, Geschichte des neutestamentlichen Kanons 11/1, Erlan-gen/Leipzig, A. Deichert'sche Verlagsbuchhandlung Nachf., 1892 = Hil-desheim, Georg alms Verlagsbuchhandlung, 1975, 157-172; W. SCHNEE-MELCHER, Art. Bibel III. Die Entstehung des Kanons des NeuenTestaments und der christlichen Bibel, TRE VI (1980 = 1993), (22-48) 42sowie B.M. METZGER, Der Kanon des Neuen Testaments. Entstehung, Ent-wicklung, Bedeutung, Dusseldorf, Patmos Verlag, 1993, 292.2L Vorwort zu E. HENNECKE, NTApo I, Tubingen, 19041, 5*-6*. -DieserEingrenzung auf die Jahre bis ca. 254 n.Chr. hat sich ubrigens explizitangeschlossen W. BAUER, Das Leben Jesu im Zeitalter der neutestament-

104 C. MARKSCHIES

Edgar Hennecke entwickelte also schon im Jahre 1904 jenenzweidimensionalen »Apokryphen« -Begriff, der das Werk bigheute pragt: Er verstand die Werke seiner Sammlung einerseitsyom entwickelten Kanon des Neuen Testaments her als Texte, dienicht in diesen Kanon eingegangen sind, es aber gem waren; ande-rerseits begriff er sie als Schriften, die die Gattungen des »kano-nischen« Neuen Testaments »formell« erganzen, d.h. fortfiihren,aber auch anreichem. Die Definition Henneckes macht zugleichganz deutlich, daB »Kanon des Neuen Testamentes« mindestensin ihrer zweiten, formgeschichtlichen Dimension nicht im Sinneeiner kirchlichen Norm, sondem eher im Sinne einer zeitlich bzw.inhaltlich eingegrenzten GroBe verstanden ist: Spatere Textebauen auf friiheren auf.

Unter der namlichen Uberschrift und Definition fanden sich inder ersten Auflage des Hennecke daher auch die sogenannten»Apostolischen Vater« und pseudapostolische22 Kirchenordnun-gen wie der erste Klemensbrief23, die Ignatianen und Polykarp24,daneben der Bamabasbrief2s und der sogenannte zweite Cle-mensbrief samt der Didache26, der syrischen Didaskalia27 und clemHirten des Hermas28. DaB auch »alttestamentliche Pseudepigra-phen christlichen lnhaltes« aufgenommen wurden, entsprach ehereinem Vollstandigkeitsdrang denn einem konsequenten »Apo-

lichen Apokryphen, Tubingen, J.C.B. Mohr (Paul Siebeck), 1909 = Darm-stadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 1967, 1. -MAJELLA FRANZ-MANN kann jetzt ihre parallele Studie auf ein Textcorpus stutzen : Jesus inthe Nag Hammadi Writings, Edinburgh, T&T Clark, 1996; vgl. abeT ihreBemerkungen zum Thema »Canonical Uniqueness and the Apocrypha«(p.9-11).22. Dazujetzt G. SCH6LLGEN, Pseudapostolizitat und Schriftgebrauch inden ersten Kirchenordnungen. Anmerkungen zur Begriindung des frtihenKirchenrechts, in : Stimuli. Exegese und ihre Hermeneutik in Antike undChristentum, FS fur Ernst Dassmann, hg. v. G. SCH6LLGEN und C. SCHOL-TEN (JbAC. Ergbd. 23), Munster, Aschendorffsche Verlagsbuchhandlung,1996,96-121 und zuvor D.G. MEADE, Pseudonymity and Canon. An Inve-stigation into the Relationship of Authorship and Authority in Jewish andEarliest Christian Tradition (WUNT 39), Tubingen, J.C.B. Mohr (P. Sie-beck), 1986,203-207.23.R. KNOPF, NTApo I, Tubingen 19041, 84-112.24. G. KROGER, aaO.,112-138.25. H. VEIL, aaO., 143-166.26.2 Clem: H.v. SCHUBERT, aaO., l72-179;Did: P. DREWS, aaO., 180-194.27. Hierzu gab E.HENNECKE freilich nur eine Einleitung und Inhaltsan-gabe, weil er auf die (nie erschienene) Berliner Akademieausgabe desTextes warten wollte (NTApo I, Tubingen 19041,194-198).28. H. WEINEL. aaO.. 217-292.

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kryphen« -Begriff29. Die pseudoklementinische Literatur fehlte imJahre 1904, weil sowohl die zeitliche Ansetzung als auch die Gene-se dieses Textcorpus clem Herausgeber noch zu unklar schienen30.

In einer gewissen Konkurrenz zu seinem grundsatzlichen Ver-such, einen konsistenten Begriff »neutestamentlicher Apo-kryphen« zu entwickeln, hat Hennecke freilich schon in del erstenAuflage betont, daB sowohl seine Ausgabe insgesamt wie dieAnordnung del verschiedenen Schriften analog zur neutesta-mentlichen Ordnung von Evangelien, Apostelgeschichte, Briefenund Apokalypsen sich VOl allem rein praktischen Gesichtspunktenverdankte:

»Der ausdrucklichen Abwehr des Irrtums,als ob diese Sammlungills erne Art Schriftenkorpus neben clem neutestamentlichen zu gel-ten das Recht h1itte, sollie es nach clem Gesagten nicht bedtirfen. DieZusammensetzung h1itte ebenso gut mit anderer Einteilung und inetwas anderem Umfange vorgenommen werden konnen.« 31.

Hennecke lieB auBerdem den Satz, daB die »einzelnen Schrift-stucke diesel Sammlung« einander »nach Gehalt und geschicht-licher Bedeutung gegenseitig ferner« stUDdeD »als die neutesta-mentlichen Bucher untereinander genommen« , fell drucken -nachdem er zuvor ausfiihrlich den sehr unterschiedlichen Grad anAutoritat, Verbreitung und die differenten Gattungen betonthatte32.

DaB das von Hennecke so in einer charakteristischen Mischungaus Pragmatismus und grundsatzlichem Anspruch gebotene Mate-rial ein »buntes Bild« ergab, wurde nicht our vom Herausgeber

29. AscJes (J. FLEMMING, aaO., 292-305); 5Esr (H. WEINEL, aaO., 305-311),6Esr (DERS., aaO., 311-318) sowie Sib. VI 1-28; VII; III 1-45; III 63-92; VIII 1-106.107-216. 218-250. 251-323. 324-336. 337-358. 359-428. 429-455.456-479.480-500; I 319-359. 360-400; II 34-153. 238-347; III 372. 776;V 256-259; XII 28-34; XIII 7f. 100-102 rnit Fragrnenten (J. GEFFCKEN,aaO.,318-345).30. E. HENNECKE, Handbuch zu den Neutestamentlichen Apokryphen,Tubingen, J.C.B. Mohr (P. Siebeck), 1904, v: -Zur Aufgabe des »Hand-buches« vgl. aus dern Vorwort: »Nach Jahresfrist reiht sich nunrnehr dernTextbande 'Neutestarnentliche Apokryphen' das daselbst S. Vangekun-digte 'Handbuch' rnit den naheren Literaturangaben, Nachweisen fur dieAusfiihrungen in den Einleitungen und Erlauterungen der Vebersetzungan« (p. V). Allerdings wurden, wie das Register p. 604 zeigt, zwolf wei-teTe Textgruppen rnitgeteilt, darunter »Neutestarnentliches aus dernKoran« (p. 165-171) oder ein »Barnabasspruch« (p. 205 = A. RESCH,Agrapha. Aussercanonische Schriftfragmente [TV 30/3-4], Leipzig,J.C. Hinrichs'sche Buchhandlung, 19062, p. 282f. Apokryphon Nr. 77[63]).31. Vorwort zu E. HENNECKE, NTApo I, TUbingen, 19041, VII.32. Vorwort zu E. HENNECKE, NTApo I, TUbingen, 19041, VII.

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befoul, sondern schon bald nach Erscheinen des Bandes immerwieder in Rezensionen hervorgehoben und schon damals meistmil kritischen Erwagungen zum »Apokryphen« -Begriff verbun-den33. 1m Vorwort zur zweiten Auflage seiner Sammlung (1924)griff Hennecke die Kritik am Begriff »Neutestamentliche Apo-kryphen« und seiner Eingrenzung auf, wie sie VOl allem AlbrechtDieterich, abeT auch Walter Bauer vorgetragen batten. Dieterichhatte bemerkt, die Sammlung Henneckes konne »viel dazu bei-tragen, die Bezeichnung diesel Literatur, wie es sich gebtihrt,immer unberechtigter zu machen« 34. Hennecke reagierte daraufso: »Trotzdem ist sie bier in der Hauptsache beibehalten, weil siesich als praktisch erwiesen hat.« 35 Allerdings differenzierte er star-ker zwischen dem, »was man mil unbestrittenem Recht als Apo-kryphen im altkirchlichen Sinne bezeichnen kann (a[l]t[esta-ment ]l[iche] Legenden und Apokalypsen, Apostellegenden,Kindheits- und andere Evangelien)« und »Schriften, die sich imchristlichen Altertum allgemeinerer Anerkennung erfreuten« 36.Walter Bauer hatte dagegen in seiner Rezension auf die Proble-matik der exakten zeitlichen Begrenzung hingewiesen: »DaB indel Mitte des dritten Jahrhunderts die Produktion (sc. dieser Lite-ratur, C.M.) ein plotzliches Ende erreicht babe, wird niemand gIau-ben; aber die groBe Masse del spater entstandenen Erzeugnissegleicher Literaturgattungen bleibt unberticksichtigt.« 37 Bemer-kenswerterweise trog Hennecke nun aber dieser Kritik an seinerersten Auflage nicht dadurch Rechnung, daB er sich auf die »Apo-kryphen im altkirchlichen Sinn« konzentrierte und auch solcheTexte abdruckte, die nach der ursprtinglichen Zeitgrenze Mittedes dritten Jahrhunderts entstanden waren. 1m Gegenteil: Er hieltan diesel Grenze, die ftir einzelne Texte oft nur schwer verifizier-bar ist, fest und bot nun zusatzlich in der neuen Auflage »Stim-men der Kirche« aus den ersten drei Jahrhunderten (so der TiteleiDer eigenen Rubrik, in die u.a. die apostolischen Vater, »Spriiche

33. So in seiner Besprechung W. BAUER, Rez. Hennecke, Christliche Welt33, 1904,779-782; vgl. auch J. GEFFCKEN, Christliche Apokryphen, Tubin-gen, J.C.B. Mohr (Paul Siebeck) 1908.34. A. DIETERICH, Griechische und romische Religion, ARW8, 1906,474-510,478.35. Vorwort zu E. HENNECKE, NTApo I, Tllbingen 19242, IV:36. Vorwort zu E. HENNECKE, NTApo I, Tiibingen 19242, IV: Bemer-kenswerterweise tiihrt H. ein Kriterium aus der Theologie seines LehrersHarnack ein, wenD er yon einem »ursprunglich Christlichen« spricht, dasdUTCh »allseitige Beziehung auf Gott und die Seele ...sogar vermannig-tacht und in gewissem Sinne bereichert« werden kann.37. W. BAUER. CWI8.1904. 779.

107NEUrESTAMENn..ICHE APOKRYPHEN

und Auslegungen der Presbyter des Irenaus« sowie die Kirchen-ordnungen einsortiert wurden). Weiter wurden z.B. die »Aus-spriiche des Montanus und seiner Prophetinnen« , die »Oden Salo-mos« und die Sextus-Sentenzen, eine christlich iiberarbeiteteSpruchsammlung aus der paganen Ethik38, integriert39.

Mit dieser Reaktion auf die Kritik am »Apokryphen« -Begriffder ersten Auflage war freilich zwanzig Jahre nach ihrem Erschei-Den in der zweiten Auflage die Grenze der urspriinglichen Samm-lung »neutestamentliche Apokryphen« vollends gesprengt;Hennecke hatte seine Sammlung in Richtung eiDer Zusammen-stellung aller »kleineren christlichen Werke« his zur Mitte desdritten Jahrhunderts erweitert, die nicht zu einem gedachten Cor-pus der entstehenden »wissenschaftlich« -theologischen Literaturgezahlt werden konnten. Diese Entwicklung seiner Sammlung muBman historisch als problematisch einstufen; sie provoziert u.a. auchdie Frage, warurn dann aus clem Bereich der Papyrusliteratur, dieder Wiener Bibliothekar Charles Wessely zwischen 1906 und 1924publiziert hatte40, nicht wenigstens einige christliche Hymnen auf-genommen worden waren -urn nUT auf eine Textgattung hinzu-weisen, die sich zujener 'grauen' Gruppe »Stimmen der Kirche«rechnen laBt. Der Verdienst seiner Sammlung lag jedoch unbe-stritten darin, daB sie teilweise relativ unbekannte und entlegenpublizierte Schriften in Ubersetzung erstmals einem Publikumbekannt machte, das ohne diese Ausgabe van den oft sehr auf-schluBreichen Texten gar nichts erfahren hatte.

Als der wesentlich konsequentere Erbe des formgeschichtlichenTeils der Definition Henneckes van 1904 erwies sich im selbenJahre 1924 ein englischer Forscher, namlich Montague Rhodes

38. H. CHADWICK, The Sentences of Sextus. A Contribution to the Historyof Early Christian Ethics (TaS 5), Cambridge, Cambridge University Press,1959; R.A. EDWARDS/R.A. WILD, The Sentences of Sextus (SBLTT 22.Early Christian Literature Series 5), Chico, Scholars Press, 1981 ; F. WISSE,NHC XII,l : The Sentences of Sextus, in : Nag Hammadi Codices XI, XII,XIII, ed. by Ch.W. HEDRICK (NHS 28), Leiden u.a., E.J. Brill, 1990, 295-327; P.-H. POIRIER, Les Sentences de Sextus (NH XII,l) (BCNH.T 11),Quebec, Les Presses de l'Universite Laval, 1983, 7-94. -VgI. hierzu auchG. DELLING, Zur Hellenisierung des Christentums in den »Spriichen desSextus« , in : Studien zum Neuen Testament und zur Patristik. FS ErichKlostermann, hg. von der Kommission ffir spatantike Religionsgeschich-te (TV 77), Berlin, Akademie-Verlag 1961, 208-241.39. Montanus: G. FICKER (aaO., 425-429); OdSal: H. GRESSMANN (aaO.437-472) sowie die Sextus-Sentenzen: J. KROLL (aaO., 630-643).40. Ch. WESSELY, Les plus anciens monuments du Christianisme. Ecritssur Papyrus, 2 Bde., (PO 4/2 bzw. 18/3), Paris, Firmin-Didot et Cie, 1906bzw. 1924 = Tumhout, Editions Brepols, 1985.

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James, mil seiner Sammlung »The Apocryphal New Testament« 41,ebenfalls gegliedert nach dem formalen Vorbild des kanonischenNeuen Testaments und durch den Titel noch deutlicher als eineArt zweiter Band neben das kanonische Neue Testament gestellt.Begreiflicherweise fiel diese englische Sammlung trotz ihresbetriichtlichen Umfanges ffir die ersten lahrhunderte doch deut-lich knapper als Henneckes zweite Auflage aus: Sowohl die alt-testamentlichen Pseudepigraphen christlichen Inhalts wurden aus-geschlossen42 als auch aIle Texte gnostischen Inhalts, diepseudapostolischen Kirchenordnungen und Liturgien, ja selbst diePseudoklementinen43. Edgar Hennecke hat in einer interessantenRezension dieses englischen Parallelwerkes die niimliche defini-torische Beschriinkung auf die reine formgeschichtliche Seite kri-tisiert: UnleT dem Stichwort »Apokryphen« wfirden nun geradeTexte dieser Art »in den altgriechischen Kanonsverzeichnissen«verworfen44, ffir Kirchenordnungen und Liturgien liigen doch

41. Erstmals erschienen: Oxford 1924 (zweite, revidierte Auflage ebd.1953); iihnlich Ubrigens auch die Einordnung des Buches duTch W.SCHNEEMELCHER in der Haupteinleitung von NTApo I, 19593, 37. Vorkurzem wurde esdurch erne Neubearbeitung unter gleichem Titel ersetzt :The Apocryphal New Testament. A Collection of Apocryphal ChristianLiterature in an English Translation, ed. by J .K. ELLIOT, Oxford, Claren-don Press, 1993. Sie bringt wie fur Vorgiinger auch mittelalterliche Texte :»Despite reservations expressed in some quarters, one cannot really tiethe production of apocryphal texts to a limited period up to, say, the fourthcentury. The creation of apocryphal literature and the revision of earliertexts did not cease with the formation and acceptance of the New Testa-ment canon« (p. X).42. The Apocryphal New Testament, XXVIf.43. The Apocryphal New Testament, XXII-XXIV (p. XXII: »Numerousas are the texts which appear here, the collection is not an absolutely com-plete corpus of the apocryphal literature of the New Testament« ). Dieshat sich in der Neubearbeitung geiindert: J.K. ELLIOT bietet..pp. 431-433erne Einleitung mit Literaturhinweisen und pp. 433-438 erne Ubersetzungvon hom.1I 35; 11129f. 38-43. 58; VII 1-12 sowie VillI. 4.44. Offenbar bezieht sich Hennecke beispielsweise auf die Angaben unterder Uberschrift "Ocra 'tfi<; vea<; Bta91'1lCll<; (r,7tOlCpu<pa in der Stichometriedes Konstantinopolitaner Patriarchen Nicephorus (806-815 n.Chr.; H.-G.BECK, Kirche und theologische Literatur im byzantinischen Reich [HAWXII/2/1], MUnchen, C.H. Beck'sche Verlagsbuchhandlung, 1959,489-491).Hier sind neben den ActPaul, ActPetr, ActJoh und ActThom die Dida-che, Ignatianen, der Polykarpbrief und der Hirte des Hermas genannt (E.PREUSCHEN, Analecta. Kiirzere Texte zur Geschichte der alten Kirche unddes Kanons, 2. Tl. Zur Kanonsgeschichte [SOS. 8/2], TUbingen, J.C.B.Mohr (P. Siebeck) 1910, p. 64,65-73; deutsch bei W. SCHNEEMELCHER,NTApo I, 19906,34).

109NEUTESTAMEN1LICHE APOKRYPHEN

»keimhafte Ansatze« schon im Neuen Testament VOr45. Am Bei-spiel der koptisch und athiopisch tiberlieferten Epistula Aposto-lorum46 versuchte der Rezensent zu zeigen, wie wenig eine reinauf die im Titel angezeigte Gattung konzentrierte formale Grup-pierung den lnhalt zu treffen vermag47. Die zeitliche Ausweitungder Sammlung dutch James yon der Mitte des dritten Jahrhun-derts his ins Mittelalter hinein begrtiBte Hennecke dagegen -offen-bar empfand er seine eigene Ansetzung eiDer Grenze des Materi-als beim vorlaufigen Ende des Kanonisierungsprozesses wie sovieles andere eher als pragmatische denn programmatische Ent-scheidung; sein Schwanken zwischen der Mitte des dritten Jahr-hunderts ('vorlaufiger AbschluB der Kanonisierung') und demBeginn des vierten ('Ende der altkatholischen Epoche') scheiDtmir ein Beleg dafiir zu sein. Man fragt sich freilich nach der Lek-ttire dieser Rezension, warum Hennecke 1926 diese Position zur

45. HENNECKE bespricht James in seinem bereits erwiihnten Aufsatz »Zururchristlichen Apokryphenliteratur« (ZKG 8, 1926, 309-315), die refe-rierte Argumentation p. 310.46. Gespriiche Jesu mit seinen Jungern nach der Auferstehung, ein katho-lisch-apostolisches Sendschreiben des 2. Jahrhunderts (...) hg., fibers. unduntersucht nebst drei Exkursen v. C. SCHMIDT, (...) Ubersetzung des athio-pischen Textes von I. W AJNBERG (TV 43), Leipzig, J.C. Hinrichs'sche Ver-lagsbuchhandlung, 1919 = Hildesheim, Georg Olms Verlagsbuchhand-lung, 1967; Le Testament en Galilee de Notre-Seigneur Jesus-Christ, texteethiopien edite et traduit par L. Guerrier (PO IX/3), Paris, Firmin-Didotet Cie, 1902 = Thrnhout, Editions Brepols, 1982.47. SCHNEEMELCHER bot diesen Text fibrigens erstmals 1959 in der Samm-lung, zunachst unter der Uberschrift »Wechselgesprache Jesu mit seinenJiingem nach der Auferstehung« , in der bislang letzten Auflage 1990 dannunter der im Urnkreis der Nag-Hammadi-Forschung popularisierten Gat-tungsbezeichnung »Dialoge des Erl(}sers« : NTApo 13, 125-157 bzw.NTApo 16,189-191 bzw. 205-233 (C.D.G. MULLER).

Ffir die Gattung vgl. K. RUDOLPH, Der gnostische »Dialog« als litera-risches Genus, in : Probleme der koptischen Literatur, hg. v. P. NAGEL (Mar-tin-Luther-Universitat Halle-Wittenberg. Wissenschaftliche Beitrage1/1968), Halle, 1968,85-107 bzw. H. KOSTER, Dialog und Spruchfiberlie-ferung in den gnostischen Texten von Nag Hammadi, EvTh 39, 1979,532-556. ALEXANDER BOHLIG hat freilich darauf hingewiesen, daB z.B. dieSchrift »Dialog des Heilands« (NHC 1II,5) zwar nicht »als Evangeliumbezeichnet, aber ...bei den Gnostikem ganz entsprechend« gebrauchtwird (Die Bedeutung der Funde von Medinet Madi und Nag HammadifUr die Erforschung des Gnostizismus, in : DERS. / Ch. MARKSCHIES, Gno-sis und Manichiiismus. Forschungen und Studien zu Valentin und Manisowie zu den Bibliotheken van Nag Hammadi und Medinet Madi [BZNW72], Berlin/New York, W. de Gruyter, 1994, [113-242] 153).

110

C. MARKSCHIES

zeitlichen Ausweitung vertreten hat, abeT gerade erst 1924 ein aufganzlich anderen Prinzipien aufbauendes Werk vorgelegt hatte.

Zu einer weiteren, dritten Auflage unter Federfiihrung EdgarHenneckes ist es nicht mehr gekommen : Bald nach dem zweitenWeltkrieg, im Jahre 1948, trat der damals fiber achtzigjahrigeHennecke an den seinerzeitigen niedersachsischen Pfarrer Wil-helm Schneemelcher48 heran und entwickelte mit ihm gemeinsamKonzeptionen der Neubearbeitung. Durch die Entdeckung derNag-Hammadi-Texte (1945) und den Tod Henneckes (1951) ver-zogerte und veranderte sich der Charakter der Neubearbeitunghis zu ihrem endgiiltigen Erscheinen in zwei Banden 195~9. Dievierte Auflage yon 1968 stellte lediglich einen Nachdruck der drit-ten yon 1959 dar5°. Der Charakter der Sammlung war nunmehrerheblich gewandelt worden: Nicht nUT die Namen der Bearbei-ter batten sich stark verandert, auch war dUTCh die Aufnahme der'gnostischen Evangelien und verwandter Dokumente' in der Bear-beitung dUTCh Henri-Charles Puech ein gewichtiger Abschnitt hin-zugekommen, der fiber ein Viertel des Bandes ausmachte51; die»apostolischen Vater« und weite Teile der »Stimmen der Kir-che« waren dagegen fortgefallen. Schneemelcher kehrte yom -zugespitzt formuliert -Sammelsurium der zweiten AuflageHenneckes zu der etwas strengeren formgeschichtlichen Orien-tierung der ersten zuriick. In der neuen »Haupteinleitung« wirdder Begriff »apokryph« im Blick auf den anderen Ausdruck»kanonisch« bestimmt, was dann auf folgende Definition fiihrt :

»Vielleicht dart man so formulieren: Neutestamentliche Apo-kryphen sind Schriften, die nicht in den Kanon aufgenomrnen sind,die abeT dUTch Titel und sonstige Aussagen den Anspruch erheben,den Schriften des Kanons gleichwertig zu sein, und die formge-schichtlich die im N[euen] T[estament] geschaffenen und tibemom-menen Stilgattungen weiterbilden und weiterformen, wobei nunallerdings auch fremde Elemente eindringen.« 52

Es laBt sich schnell zeigen und iiberrascht auch wenig, wievieldieser Definitionsversuch Schneemelchers dem seines VorgangersHennecke verdankt: Schon die Formulierung, daB die »apo-

48. Geboren am 21. August 1914 in Berlin, 1954 o. Prof. in Bonn, seit 1981emeritiert.49. Vgl. dazu das Vorwort yon W. SCHNEEMELCHER in NTApo I, Ttibin-gen 19593, III.50. W. SCHNEEMELCHER, Vorwort zur sechsten Auflage, NTApo I, Ttibin-gen 19906, III.51. NtApo I, 19593, 158-171.52. Haupteinleitung zu W. SCHNEEMELCHER, NTApo I, Ttibingen 19593, 6.

111NEUTESTAMENTLICHE APOKRYPHEN

kryphen« Schriften ))durch Titel und sonstige Aussagen« einen))Anspruch erheben«, erinnert an die Definition yon 1904. Auchdie Verwendung des Kanon-Begriffes in der Definition beschreibtnUT praziser, was bei Hennecke mit dem Ausdruck ))Neues Testa-ment« bezeichnet wird, und steht in der Tradition seines oben als))zweidimensional« (S. 4) charakterisierten ))Apokryphen«-

Begriffs: »Apokryphen« stehen in eiDer historischen und forma-leD Beziehung zu den Schriften des Neuen Testaments. We iterschreibt Schneemelcher, daB ungeachtet solcher Prazisierungenerne strenge Anwendung der Definition auf das in den beiden Ban-den versammelte Material einige Texte seines Werkes nicht trafe(allerdings weniger als in der ersten und zweiten Auflage)53.Dadurch relativiert er natlirlich den logischen Anspruch seines))Apokryphen« -Begriffs: Yon den nach Ende des zweiten Jahr-

hunderts entstandenen Schriften erhebe ja nUT ein kleiner Teil denAnspruch, ))den Schriften des Kanons gleichwertig zu sein« .Ahn-lich hatte ja abeT auch schon Hennecke formuliert (s. oben S. 4).Und wieder gelingt es nicht, den neuralgischen Punkt der zeitli-chen Grenze fiir die Sammlung grundsatzlich zu losen : Die schein-bar klare (und, wie wiT sahen, in Wahrheit doch hochst unprazise)zeitliche Begrenzung in der ersten Auflage des Hennecke, das mut-maBliche Jahr des Todes yon Origenes (254 n.Chr.), ist allerdingseindeutig gefallen: Mit Nachrichten tibeT das ))Evangelium desGamaliel« 54 oder dem Kindheitsevangelium nach der Arundel-

Handschrift55 sind Texte aus dem fiinften bzw. sechsten resp. demvierzehnten Jahrhundert aufgenommen worden, also spatantikebzw. friihbyzantinische, resp. mittelalterliche Texte.

1m Grunde dominiert bei Schneemelchers Sammlung yon 1959also bereits die Formgeschichte im )) Apokryphen« -Begriff leichttibeT die Kanongeschichte -nicht der implizite oder explizite Bezugauf den sich formierenden Kanon, sondem die Form entscheidetletztlich, ob ein Text zu den ))neutestamentlichen Apokryphen«zahlt. Man kann beispielsweise aus den wenigen koptischen Frag-menten, die man mit Marc-Antoine van den Oudenrijn und ande-ren56 einem ))Gamaliel-Evangelium« des fiinften Jahrhundertszuschreiben wird, kaum etwas tibeT die Haltung dieses als Ganzes

53. Haupteinleitung zu W. SCHNEEMELCHER, NTApo I, Tiibingen 1959J, 6.54. Bearb. v. M.-A. VAN DEN OUDENRIJN, NTApo I, 1959J, 376f.55. Bearb. v. O. CULLMANN, NTApo I, 19593, 309f.56. M.-A. V AN DEN OUDENRIJN, Gamaliel. Athiopische Texte zur Pila-tusliteratur (SpicFri 4) Fribourg, Universitiitsverlag, 1959, XIV-XXI;F. HAASE, Literarkritische Untersuchungen zur orientalisch-apokryphenEvangelienliteratur, Leipzig, 1913, 11-22.

112 C. MARKSCHIES

verlorenen Apokryphons gegenuber dell kanonischen NeuenTestament sagen57. Oudenrijn nennt es »nichts weiler als ein Stuckvolkstumlicher Erbauungsliteratur« ohne einen kanonischenAnspruch, sei er nun explizit oder implizit vorgetragen58.

Die primar formgeschichtliche Orientierung des »Apo-kryphen« -Begriffs hat sich nicht zuletzt dUTCh Verbreitung derdritten und vierten Auflage des »Hennecke-Schneemelcher«lange einer auBerordentlich breiten Zustimmung erfreut; sie prag-te beispielsweise auch den entsprechenden Artikel der dritten Auf-lage der »Religion in Geschichte und Gegenwart« yon Bruce M.Metzger59 und Robert McL. Wilsons umfangreichen Beitrag in der»Theologischen Realenzyklopadie« 60. Selbst in der neuen umfang-reichen Sammlung yon Luigi Moraldi ist sie vorausgesetzt61. Aller-dings brach in den achtziger Jahren eine teilweise heftige Diskus-sion umjenen »Apokryphen« -Begriff aus (dazu ausfiihrlich unten,

57. Fragmente Revillout Nrr.14/15 (E. REVILLOUT, Les apocryphes cop-tes. Premiere partie.. Les Evangiles des douze apotres et de saint Barthelemy[PO 2], Paris, Firmin-Didot et Cie, 1907 bzw. 1924 = Thmhout, EditionsBrepols, 1985, 169f.170-174); vgl. A. MINGANA, Woodbrooke Studies.Christian Documents in Syriac, Arabic and Garshuni, ed. and transl. witha critical apparatus, Vol. 2, Cambridge, Cambridge University Press, 1928,202. 203-205 und M.-A. V AN DEN OUDENRIJN, Gamaliel, 52-55 bzw. 58-61 (= LM VlI3-19/VII 11-27).58. M.-A. V AN DEN OUDENRIJN, Gamaliel, XXV.59. B.M. METZGER, Art. Apokryphen des NT, RGG I (19573), 473f. DerArtikel beginnt nach eiDer Definition: »Gewohnlich such ten die Verfas-seT der nt. A. die kanonischen BUcher des NT zu ergiinzen (oder gele-gentlich auch zu verbessem oder zu ersetzen). Jede literarische Gattungder nt. Dokumente (Evangelien, Apg, Briefe, Apokalyptik) wurde nach-geahmt, die Evangelien am haufigsten und die Briefe am seltensten« .60. Art. Apokryphen II, Apokryphen des Neuen Testaments, TRE III(1978 = 1993), 316-362, bes. 319.61. L. MORALDl, Vangeli Apocrifi, Casale Monferrato, Edizioni Piemme,19962 (= 1994), 18: »apocrifi del Nuovo Testamento sono quegli scrittiche non fanno parte del canone biblico del NT ma che dal titolo, dallapresentazione, dal modo con cui trattano l'argomento e da altri elemen-ti intemi (stile, genere letterario, ecc.) ed esterni si presentano come testicanonici, tacitamente 0 espressamente rivendicano un'autorita sacra paria quelli del canone 0 intendono sostituirli 0 completarli« ; vgl. die Defi-nition bei MARIo ERBETTA, Gli Apocrifi del Nuovo Testamento, VoL 111-2 Vangeli, Casale Monferrato, Marietti Editori, 1975,9: »Apocrifi del NTsono -a nostro avviso -libri non inseriti net canone; essi pero per il tito-100 in altra maniera pretenderebbero 0 potrebbero insinuaTe un' autori-ta canonica; di pili, illoro genere letterario e tale da ricordare, nonostan-te motivi estranei, Ie forme e i tipi neotestamentari che essi imitano 0trasformano« .

113NEUTESTAMEN11JCHE APOKRYPHEN

S. 11-14); in der »ftinften« (bzw. »sechsten«) »Auflage der vonEdgar Hennecke begriindeten Sammlung« hat Schneemelcherrecht ausfiihrlich zu dieser Diskussion Stellung genommen undnochmals erne abschlieBende Definition -ausdriicklich als »einebrauchbare Arbeitshypothese« gekennzeichnet, die »keine 'kano-nische' Geltung verlangt« -entwickelt :

»Neutestamentliche Apokryphen sind Schriften, die in den erstenlahrhunderten del Kirchengeschichte entstanden sind und die duTchTitel oder Gattung oder lnhalt in einer bestimmten Beziehung zuden neutestamentlichen Schriften stehen. Das Verhaltnis zu denkanonischen Werken ist bei den einzelnen Apokryphen sehr unter-schiedlich und muB jeweils bestimmt werden. Auch die Motive, diezur Entstehung yon Apokryphen gefiihrt haben, sind keineswegs ein-heitlich. VOl allem mtissen bei einer Bestimmung, was nun neute-stamentliche Apokryphensind, die historischen Rahmenbedingun-gen beachtet werden. Das gilt nicht nUT ftir die Grenze zu delhagiographischen Literatur, sondem es ist besonders wichtig fi.ir dieBeziehungen zum entstehenden oder zum abgeschlossenen Kanon

des N[euen] T[estaments].Es geht also bei diesel Literatur urn-Evangelien, die nicht nUT dadurch gekennzeichnet sind, daB sie

nicht in das N[eue] T[estament] gekommen sind, die vielmehrzum Teil denselben Rang wie die kanonischen Evangelien ein-nehmen wollten (das gilt ftir die altesten Texte) oder die diekanonischen Texte in irgendeiner Weise erganzen wollten;

-pseudepigraphische Briefe, die wahl in del MehrzahllehrhafteErganzungen oder Korrekturen verbreiten wollten ;

-Apostelgeschichten, die die Nachrichten und Legenden fiber dieApostel romanhaft (und oft auch sehr ausfiihrlich) ausgestaltethaben und damit die mangelhaften Kenntnisse, die man aus demN[euen] T[estament] fiber die Lebensschicksale del Apostelgewinnen konnte, erganzen wollten ; oft spielen dabei auch Moti-ve del Propaganda bestimmter theologischer Lehren eine Rolle;

-Apokalypsen, die zum Teil jtidische Texte tiberarbeitet, zum TeilabeT die aus dem ludentum tibemommene Form del 'Offenba-rungen' weiterentwickelt haben.« 62

Verglichen mit anderen zeitgenossischen Definitionsversuchen63handelt es sich bier urn eine relativ nuancenreiche Beschreibungder Grundlage, nach der Wilhelm Schneemelcher seine Texte~

62. Haupteinleitung zu W. SCHNEEMELCHER, NTApo I, Ttibingen 19875 =

19906,52.63. So nennt James CHARLESWORTH beispielsweise als »major characte-ristic of a document in the N[ew] T[estament] A[pocrypha and] P[seu-depigrapha]« : »they ...claim to be apostolic and spiritually equal to theNew Testament writings« (Research on the New Testament Apocrypha

114 C. MARKSCHIES

zusammengestellt hat. Sie weitet die bisherige formgeschichtlichgepragte Begriffsbestimmung allerdings nor scheinbar aus, wenDsie die Beziehung del apokryphen zur neutestamentlichen Lite-fatuI nicht nor fiber die »Gattung«, sondem auch mittels » Titel«ODd »Inhalt« definiert. Denn die klassische Formgeschichte fragtja Debell del Ermittlung yon Gattungen (d.i. Textmustem), For-men und Motiven auch nach dem »Sitz im Leben« , will Anlageund Aussageintention eines Textes verstehen und moB sich dazunotwendigerweise eben auch mit dem Inhalt yon Texten beschaf-tigen64. Die zeitliche Grenze ist bei Schneemelcher scheinbar wei-tel relativ unbestimmt (»in den ersten Jahrhunderten«). Aller-dings war mit den Auflagen immer deutlicher geworden, daB furden Bonner Kirchenhistoriker eine Schrift nicht nor wegen ihresformalen Bezuges auf das Neue Testament als erne »Apokryphe«dieses Bibelteils anzusprechen ist und eben doch eine mehr odermindel deutliche Zeitgrenze fur apokryphe Literatur existiert.Mindestens ebenso wichtig, schreibt Schneemelcher, sei del »histo-rische Standort« , del helfe, urn »apokryphe« yon hagiographi-scher Literatur abzugrenzen -es gabe erne naturliche historischeGrenze, die dUTch die Kanongeschichte auf etwa die Mitte des vier-ten Jahrhunderts festgelegt wurde65. Er wendet sich damit expli-zit gegen Overbeck, del bekanntlich meinte, daB »Stucke dieselArt noch heute jeden Tag geschrieben werden« 66. Der AbschluBdes Kanons babe vielmehr zu einem deutlichen Formwandel indel Apokryphen-Literatur gefuhrt :

»Evangelien werden kaum noch produziert. Wenn die Bezeichnung'Evangeliurn' rur ein Werk benutzt wird, dann kann dieser Titel kaurndie Tatsache verdecken, daB es sich urn Heiligenlegende handelt.Die apokryphen Apostelgeschichten sind yon dem Wandel beson-

and Pseudepigrapha [ANRW II 25.5], Berlin/New York, W. de Gruyter,1988, [3919-3968] 3929). Vgl. abeT auch die Hinweise auf die beiden ita-lienischen Sammlungen oben Anm. 61.64. H. BARIH/O.H. STECK, Exegese des Alten Testaments. Leitfaden derMethodik, Neukirchen, Neukirchener Verlag, 19809, 6Of.; H. ZIMMERMANN,N eutestamentliche Methodenlehre. Darstellung derhistorisch- kritischenMethode, Stuttgart, Verlag Katholisches Bibelwerk, 19786, 134-140.65. NTApo I, Ttibingen 19875 = 19906, 44f. 48 bzw. 52.66. F. OVERBECK, Uber die Anfange del patristischen Literatur, HZ 48,1882,417-472 = Libelli 15, Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft,1954, 23. -Es ist interessant, daB Schneemelcher sich bier gegen Over-beck wendet, wahrend man sonst den Eindruck hat, daB seine formge-schichtliche Interpretation des »Apokryphen« -Begriffs im Grunde eineTransformation van dessen Modell einer zu einem bestimmten Zeitpunkt'abgestorbenen' Form, die ihrerseits keine 'Keimform' ftir die folgendeLiteratur darstellt, versucht.

115NEUfESTAMENTLICHE APOKRYPHEN

ders stark betroffen. Die Umarbeitungen iilterer Schriften und dieProduktion neuer Werke sind bestimmt yon der Verehrung eines'Heiligen', und das in ganz anderer Weise als in den alten Apostel-akten, auch wenn dort schon die Ansiitze fiir die weitere Entwick-lung vorliegen« .67

Nach Schneemelcher fuhrt also der angesichts des abgeschlos-sellen Kanons gewandelte »Sitz im Leben« der Literatur zu eiDergewandelten Form und ist an dieser auch deutlich ablesbar.

Uberblickt man die vier verschiedenen Apokryphendefinitio-Den in den sechs Auflagen der »Neutestamentlichen Apokryphenin deutscher Ubersetzung« , so fallt die zunehmende Betonung undPrazisierung des formgeschichtlichen Aspektes auf, oboe daB des-wegen die zeitliche und organisatorische Bedeutung des Kanonszurucktritt. Was Hennecke eher pragmatisch setzte, versuchtSchneemelcher duTch Arbeit am Apokryphenbegriff zu begrun-den. Kurt Rudolph hat dieses Verfahren wohl ein wenig zu scharf,abeT im Grunde doch treffend beschrieben, als er SchneemelchersAbsicht in der letzten Auflage so charakterisierte : Der Begriff'apokryph' werde »enttheologisiert nod entschieden fur seine lite-rarhistorische Verwendung« eingetreten68. Es ist deutlich, daB dieBemerkung Philipp Vielhauers, der alte »Apokryphen« -Begriffwerde our »faute de mieux« beibehalten69, auch SchneemelchersMeinung widerspiegelt, letzterer sich abeT nichtsdestoweniger urneine neue -namlich formgeschichtliche -Absicherung dieses uber-kommenen theologischen Normbegriffs bemuht hat. Zudem trifftman an diesem Punkt auf eine Art von europaischem For-schungskonsens: Elliot meint in seiner Einleitung zur Neubear-beitung von Montague Rhodes James »Apocryphal New Testa-ment« : »Even the word 'apocrypha' in the title is not ideal! The(...) meanings of apocryphal (...) are also not ideal for the booksincluded here (...), but it is in this modern sense of the word thatis applied faute de mieux to the documents in this collection.« 70

67. Haupteinleitung zu W. SCHNEEMELCHER, NTApo I, Tubingen 19875 =19906,48.68. K. RUDOLPH, Die Gnosis : Texte und Ubersetzungen, ThR 55, 1990,113-152, hier 152.69. Ph. VIELHAUER, Geschichte der urchristlichen Literatur: Einleitung indas Neue Testament, die Apokryphen und die apostolischen Vater, Ber-lin/New York, W. de Gruyter, 1975 (vierter Druck 1985), 612.70. J.K. ELLIOT, The Apocryphal New Testament. A Collection ofApocryphal Christian Literature in an English Translation, Oxford, Cla-rendon Press, 1993, XII.

116

C. MARKSCHIES

Man hat diesen Versuch Schneemelchers, den alten »Apo-kryphen« -Begriff formgeschichtlich zu emeuem, teilweise rechtheftig kritisiert. So vermutete beispielsweise der norwegische Reli-gionshistoriker Einar Thomassen, es werde bier nachtraglich eine»bunte Sammlung yon Texten, die zu hochst unterschiedlichenZeiten und in unterschiedlichen soziologischen Situationen undtheologischen Kontexten enstanden« sind, yom Standpunkt »deretablierten Kirche« aDS betrachtet, »mit ihrem Verstandnis davon,was Kanon und authentische Tradition bedeuten« 71. Der Kanonbestimme, was »apokryph« sei. AuBerdem wurden, da das Mate-rial formgeschichtlich am »fertigen Neuen Testament« gemessenwerde, »wichtige Nuancen« uberdeckt. Thomassen schlieBt dar-aDS dann: »Schneemelchers angestrengter Versuch, in der Haupt-einleitung eine brauchbare historische und gattungsgemaBe Defi-nition des Begriffs 'neutestamentliche Apokryphen' zu geben,bleibt daher erne sinnlose Jagd auf eine Chimiire, erne Art 'Thlpen-Rose'« (»tulipanaros« : p. 169). Das, was diese Texte zu Apo-kryphen mache, konne theologisch begriindet, abeT nicht histo-Tisch definiert werden. Thomassen schlieBt: »Sie ausgehend yonden Begriffen 'Neues Testament' und 'Kanon' als Textgruppe zudefinieren, impliziert, eine Perspektive an sie beranzutragen, diediesen Texten als historischen Dokumenten fremd ist« (p. 170).

Etwas aDders verlauft die StoBrichtung des Artikels »' Apocry-phes du Nouveau Testament'« yon Eric Junod: »une appellationerronee et une collection artificielle. Discussion de la nouvelle defi-nition proposee par W. Schneemelcher« 72. Junod fragt, ob dUTChdie formgeschichtliche Bindung des »Apokryphen« -Begriffs andie Kanongrenze (also grob: die ersten vier Jahrhunderte) nichteinerseits wichtige Literatur ausgeschlossen und andererseits in dieDefinition eingeschlossene Texte falsch bestimmt werden. Sein Auf-satz nennt als Beispiele die Johannesakten des Ps.-Prochoros(CANT 218 = BHG 916-917z)73 und die griechische Danielapoka-

71. Ich verwende eine deutsche Ubersetzung des Beitrags aus SEA 55,1990,167-171 (Zitate 168f.) von Herrn Kollegen Gregor Ahn (Heidel-berg). VgI. zum Problem auch vom selben Autor: Orthodoksi og hetero-doksi i det andre Arhundrets Roma, in: Patristica Nordica 4, Foreliisnin-gar kalina vid del fjiirde Nordiska patristikermotret i Lund 17-20 augusti1993, edo by S. RUBENSON, (Religio 44), Lund 1995,39-55.72. Apocrypha 3,1992,17-46.73. (Problematische) Edition dUTCh Tho ZAHN, Acta Johannis, Erlangen,Deichert'sche Verlagsbuchhandlung Nachf., 1880 = Georg Olms Verlags-buchhandlung, Hildesheim 1975, p. 3,1-44,9; vgl. A. DE SANTOS OTERO,Jiingere Apostelakten, in: W. Schneemelcher, NTApo II, 19895 = 19976,(381-438) 385-391.

117NEUfESTAMEN'ILlCHE APOKRYPHEN

lypse (CANT 343 = BHG 1873)74, mithin also Texte des fiinften hisneunten Jahrhunderts (37), urn zu widerlegen, daB del abge-schlossene Kanon zu einer gegentiber del klassischen »apo-kryphen« Literatur gewandelten Form gefiihrt babe. Junod emeu-eft Franz Overbecks These yon del zeitlich grenzenlosenProduktion apokrypher Literatur VOl dem Hintergrund neuererwissenschaftlicher Paradigmata: »L'histoire de la litteratureapocryphe chretienne se joue de limites chronologiques culturel-les et linguistiques« (38).

1m erwahnten Artikel formuliert Junod einen eigenen Begriff»christlicher Apokryphen« (wohlgemerkt: ohne Zeitbegrenzung),also yon Texten, die »in einem Verhaltnis zu den Btichem des NeuenTestaments oder auch des Alten Testaments stehen« .Sein BegriffschlieGt neben del »klassischen« formgeschichtlichen Beziehungdel Apokryphen auf das biblische Schrifttum die Beziehung aufEreignisse ein, die in den Btichem erziihlt oder erwahnt sind. Christ-liche apokryphe Texte sind nach Junod weiter Ereignissen gewid-met, die zur Vor- oder Nachgeschichte del in den Btichem berich-teten Geschehnisse gehoren oder sich mit biblischen Personenbeschaftigen 75. Schneemelcher hat VOl einiger Zeit kritische Anfra-gen zu diesel Definition zusammengetragen76; Junod weist abeTauch selbst auf das eigentliche Problem seiner Definition bin -siegibt keine differentia specifica gegentiber del hagiographischen Lite-ratur an (27); leider bleibt del Autor eine LOsung des yon ihm auf-geworfenen und prazise analysierten Problems schuldig.

Urn eigene Gedanken zur Losung diesel schwierigen Frage bierwenigstens knapp anzudeuten : Die Abgrenzung zwischen »apo-krypher« und hagiographischer Literatur fallt m.E. deswegen soschwer, weil die Grenzlinie je nach Gattung und Entstehungszeit

74. K. BERGER, Die griechische Daniel-Diegese. Eine altkirchliche Apoka-lypse. Text, Obersetzung und Kommentar (SPB 27), Leiden, E.J. Brill, 1976.75. »Textes anonymes ou pseudepigraphes d'origine chretienne qui entre-tiennent un rapport avec les livres du Nouveau Testament et aussi de l' An-cien Testament parce qu'ils sont consacres a des evenements racontes ouevoques dans ces livres ou parce qu'ils sont consacres a des evenementsqui se situent dans Ie prolongement d'evenements racontes ou evoquesdans ces livres, parce qu'ils sont centres sur des personnages apparaissantdans ces livres, parce que leur genre litteraire s'apparente a ceux d'ecritsbibliques« (E. JUNOD, Sur »les Apocryphes du Nouveau Testament« ,26f. = ders., Apocryphes du Nouveau Testament ou apocryphes chretiensanciens? Remarques sur la designation d'un corpus et indications biblio-graphiques sur les instruments de travail recents, Etudes theologiques etreligieuses 58,1983, [409-421] 412).76. W. SCHNEEMELCHER, Haupteinleitung, NTApo I, Tubingen 19875 =19906.5il.

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C. MARKSCHIES

eines Apokryphons sehr verschieden streng zu ziebell ist : Zunachsteinrnal entstehen Schwierigkeiten, weil sehr viele »apokryphe«Texte -wie beispielsweise die Odell Salomos oder das sogenann-te »Petrusevangelium« -sich schon vom lnhalt her nicht, andere-wie etwa die Ascensio Jesajae -sich our in sehr tibertragenemSinne als »Schriften tibeT Heilige« bezeichnen lassen. Wiederandere Texte -wie beispielsweise die Apostelakten -stehen indirekterer Beziehung zu eiDer solchen Literatur tibeT »Heilige« 77.Jedenfalls wird die niimliche Grenze zwischen »apokrypher« und»hagiographischer« Literatur nicht -wie Schneemelcher meint-duTch einen Formenwandel anlaBlich des Abschlusses der Kano-nisierung eindeutig und nachweis bar markiert, sondern wahl eherduTch weitgehend zeitunabhangige Gattungsdifferenzen bei gleich-zeitigen Gattungsanalogien verunklart. Weiter bereitet Probleme,daB »apokryphe« Literatur in gewissem Sinne einerseits (zusam-men mit den allerfriihesten Martyriumsberichten) die Vorausset-zung hagiographischer Literatur darstellt, andereseits abeT aucheinen Teil der hagiographischen Literatur der spatantiken und frtih-byzantinischen Zeit. Letztere Tatsache kann man ganz auBerlicham Beispiel der van Albert Ehrhard katalogisierten hagiographi-schell Zusammenstellungen van Lesestticken fUr Apostelfestedokumentieren, die Debell jtingeren Apostel- Viten auch PassageDaus den Acta Andreae et Matthiae (CANT 225/1) bieten78. Nochvergleichsweise einfach ware die Abgrenzung, wenD man einenengeren Begriff van hagiographischer Literatur zugrundelegenwollte79. Sind dazu namlich im eigentlichen Sinne our Texte zuzahlen, die nach der Entstehung eines vom Martyrium unabhan-gigen Begriffs van Heiligkeit im spaten drilleD und vor allem vier-

77. D. VON DER NAHMER (Die lateinische Heiligenvita. Eine Einfilhrungin die lateinische Hagiographie, Darmstadt, Wissenschaftliche Buchge-sellschaft, 1994, 3f.) will linter »hagiographischem Material« yerstehen»aIle Texte, die der Erinnerung an Heilige gewidmet sind, ..., Texte, dieailS guter Kenntnis und treffendem Vrteil yom Leben und Tod eines Hei-ligen erzahlen, Texte schlieGlich, die mit altbekannten Geschichten gerin-ge Kenntnisse yerbergen oder auch in freier Erfindung ...yon Heiligenerzahlen, yon denen fast jede Kunde auGer clem Namen fehlte, oder diees yielleicht Die gegeben hat« .78. A. EHRHARD, Uberlieferung und Bestand der hagiographischen undhomiletischen Literatur der griechischen Kirche van den Anfiingen his zumEnde des 16. lahrhunderts 111/2 (TV 52/2), Berlin, Akademie-Verlag,1952, 894f.79. So SCHNEEMELCHER (NTApo 15/6, 51); anders und oboe zeitliche Dif-ferenzierung D.H. FARMER, Art. Hagiographie I, TRE XIV (1985 = 1993)

360-364, bes. 360£.

119NEUrESTAMEN11..ICHE APOKRYPHEN

ten J ahrhundert abgefaBt wurden, dann gibt es zumindest ein halb-wegs klares zeitliches Kriteriurn, das die Abgrenzung van friihen»Apokryphen« ermoglicht. Es versagt aber schon bei den erwahn-ten spaten Texten. Wie dem also auch immer sei : Diese bier nurknapp angeschnittenen Probleme zum Verhaltnis van hagiogra-phischer und »apokrypher« Literatur konnen nur benannt, kei-nesfalls gelost werden -jedenfalls ist die Frage nach diesem Ver-haltnis sorgfaltig weiterzuverfolgen; sie scheint mir eines derSchliisselprobleme jedes »Apokryphen« -Begriffs darzustellen.

Die Einwiinde van Einar Thomassen und Eric Junod lassen denLeser (bzw. die Leserin) etwas ratios -scheinen sie doch zunachstnur zu bestatigen, was Albertus F.J. Klijn knapper sagte: »Itappears impossible, to give a definition of these writings. Theyhave come together as a result of an historical development.« 80

AuBerdem scheint sich gegenwartig in der Diskussion umHennecke-Schneemelchers Sammlung etwas zu wiederholen, wassich offenbar in Form einer heftigen Diskussion fiber jedes dergraBen gelehrten wissenschaftlich-theologischen Kompendien desvergangenen und zuendegehenden J ahrhunderts wiederholenmuB : der Streit fiber Recht und Grenze solcher hilfreichen Sam-melausgaben -und da ist es vergleichsweise egal, ob es sich umPaul Billerbecks nach neutestamentlichen Parallelen gegIiederteSammlung iibersetzter Rabbinica oder urn Heinrich Schmids nachloci gegIiederten Auszug aus der klassischen lutherischen Barock-dogmatik (vulgo : altprotestantische Orthodoxie) handelt81. ErwinPreuschen hat im Vorwort zur zweiten Auflage seiner »Antilego-mena« sagar sehr ehrlich van den 'ihm nicht unbekannten Man-geln dieser kleinen Sammlung' gesprochen82, und Eric Junod selbst

so. A.F.J. KLIJN, Rez. W. Schneemelcher, NTApo 15, in VigChr 42, 1988,304f., bier 305.8L (H.L. STRACK)/P. BILLERBECK, Kommentar zum Neuen Testament ausTalmud und Midrasch, 1. (Doppel-)Bd. Das Evangelium nach Matthiius,Mtinchen, C.H. Beck'sche Verlagsbuchhandlung, 19828; H. SCHMID, DieDogmatik der evangelisch-lutherischen Kirche dargestellt und aus Quellenbelegt, neu hg. v. H. POHLMANN, GUtersloh, GUtersloher Verlagshaus,198310 -Kritik an diesen Kompendien bei S. SANDMEL, Parallelomania,JBL 81, 1992, 1-13; S. T. LACHS, Rabbinic Sources for New Testament Stu-dies. Use and Misuse, JQR 74, 1983, 159-173; P.S. ALEXANDER, RabbinicJudaism and the New Testament, ZNW 74,1983,237-246; C.H. RAT-SCHOW, Lutherische Dogmatik zwischen Reformation und Aufkliirung,Teil I, GUtersloh, GUtersloher Verlagshaus, 1964, 12f.82. Antilegomena. Die Reste der auj3erkanonischen Evangelien undurchristlichen Oberlieferungen, hg. und Ubersetzt v. E. PREusCHEN, GieBen,Alfred Topelmann, 1905, VI.

120 C. MARKSCHIES

erinnert daran, daB ein den »neutestamentlichen Apokryphen«vergleichbares Corpus, das der »Apostolischen Vater«, ver-gleichsweise spat entstanden ist und ebenso disparates Materialvereint, sich wesentlich eiDer Textausgabe des Jahres 1672 (nam-lich der Jean-Baptiste Cotelier) verdankt und Zeichen eiDerbestimmten Konzeption yon kirchlicher Autoritatsgeschichte ist83.Natiirlich gehort auch die Zusammenstellung van »neutesta-mentlichen Apokryphen« in dieselbe Hochbliite eiDer philolo-gisch orientierten Patristik der Barockzeit, der Name van JohannAlbrecht Fabricius84 war schon genannt. Es ist sicher ebenfallszutreffend, daB eine Sammlung »Apokryphen des Neuen Testa-ments« ein schwer definierbares Feld disparaten Materials (nam-lich: »Apokryphen des Neuen Testaments«) einem klar defi-nierten Corpus »Neues Testament« gegeniiberstellt (25), unddamit, ahnlich wie das Corpus »Apostolische Vater« , aus derMenge der antiken christlichen Literatur einige Texte als beson-ders wert und wichtig heraushebt. Ob man allerdings daraus fol-gem kann, daB die Zusammenstellung eiDer Sammlung der neu-testamentlichen Apokryphen erscheint »comme une operationqui entretient l'illusion que Ie rapport des textes reunis avec lacollection neotestamentaire est predominant« (25), mochte ichdoch bezweifeln. AIle diese genannten Kompendien und Sam-melwerke besitzen ihre unleugbaren Nachteile und Probleme, abeTauch unbestreitbare Vorteile85. Bleibt also fUr erne neue Auflageder »neutestamentlichen Apokryphen« nUT der entschlossene Ver-such, den historisch gewachsenen Bestand dieser Quellensamm-lung so, wie er nun einmal gewachsen ist, zu akzeptieren und allen-falls vorsichtig zu modifizieren?

II »Neutestamentliche Apakryphen«-die Zukunft der Quellensammlung van Edgar Henneckeund Wilhelm Schneemelcher

Robert McL. Wilson hat die Aufgabe, eine »complete and defi-nitive edition of the N[ew] T[estament] A[pocrypha and] P[seu-

83. E JUNOD, Sur les »Apocryphes du Nouveau Testament« , 20. Leiderversaumt Junod, auf die grundliche Darstellung yon J.A. FISCHER einzu-gehen: Die altesten Ausgaben der Patres Apostolici. Ein Beitrag zuBegriff und Begrenzung der Apostolischen Vater, HI 94, 1974, 157-190.95,1975,88-119.84. S.o. Anm. 11; vgl. auch L. ZSCHARNACK, Art. Fabricius 3., RGG II(19282),494.85. Maurice Geerard verwendete in der Diskussion dieser Uberlegungenin Dole die ansprechende Metapher eines BlumenstrauBes.

121

NEUTESTAMEN'n.ICHE APOKRYPHEN

depigrapha]« zu erstellen, ))asking for the moon« genannt86. Seitdiesem Urteil ist die Suche nach diesem -wie man im Deutschenwahl sagen mtiBte -))Mann im Mond« unverdrossen weiterge-gangen, hat sich abeT auch die Basis ftir ihre Beantwortung weilerverbreitert : WiT verftigen tibeT eine davis der apokryphen Lite-ratur87, tibeT die Bibliographie yon James H. Charlesworth88 undtibeT eine Reihe yon Editionen in der ))Series Apocryphorum«des belgischen ))Corpus Christianorum«. Seit 1993 erscheinen inder Taschenbuchreihe ))Apocryphes« (Collection de Poche del' AELAC) franzosische Ubersetzungen mil Einleitung und knap-pem Kommentar -bislang sind u.a. veroffentlicht das Bartho-lomaus-Evangelium89, die Ascensio Jesajae90, der Abgar-Brief-wechse191, die aden Salomos92 und die Epistula Apostolorum93.Damit wird sowohl in der Editionsreihe wie in der Ubersetzungs-reihe einem Konzept ))christlicher Apokryphen« gefolgt, das nichtauf ))neutestamentliche Apokryphen« begrenzt bleibt94, selbst dieGrenze ))antiker christlicher Apokryphen« wird mil dem Band

86. R. McL. WILSON, Rez. W. Schneemelcher, NTApo 15, JThS 40, 1989,(217-219) 219.87. M. GEERARD, Clavis Apocryphorum Novi Testamenti (CChr.SA), Thrn-bout, Brepols, 1992.88. J .H. OIARLESWORIH/ J .R. MUELLER, The New Testament Apocryphaand Pseudepigrapha " a guide to publications, with excurses on apocalyp-ses (ATLA Bibliography Series 17), Metuchen/ N.J., London, 1987 (mitRez. S. BROCK, JThS 40, 1989, 219f.) und J .H. CHARLESWORIH, New Testa-ment Apocrypha and Pseudepigrapha (ANRW 1125.5), Berlin/New York,W. de Gruyter, 1988 (3919-3968) 3940-3964.89. L 'evangile de Barthelemy, par J.-D. KAESTLI avec la collaboration deP. CHERIX (Apocryphes 1), Tumhout, Brepols, 1993.90. Ascension d'[sai'e, par E. NORELLI (Apocryphes 2), Thmhout, Brepols1993.91. Histoire du roi Abgar et de Jesus, par A. DESREUMAUX (Apocry-phes 3), Tumhout, Brepols 1993.92. Les Odes de Salomon, par M.-J. PIERRE avec la collaboration de J.-M. MARTIN (Apocryphes 4), Thmhout 1994.93. L'Epitre des Apotres, par J.-N. PEREs (Apocryphes 5), Tumhout 1994.94. E. JUNOD, Apocryphes du Nouveau Testament ou apocryphes chre-tiens anciens? Remarques sur la designation d'un corpus et indicationsbibliographiques sur les instruments de travail recents, EThR 58, 1983,409-421.95. Salomon et Saturne. Quatre dialogues en vieil-anglais, textes presentes,traduits et commentes par R. Faerber (Apocryphes 6), Tumhout, Bre-pols, 1995.

122 C. MARKSCHIES

fiber die altenglischen Dialoge yon Salomon und Satum95 deutlichtiberschritten. In der deutschen Reihe »Fontes Christiani« sindAusgaben der aden Salomos und der apokryphen Kindheitsevan-gelien erschienen96. Angesichts der genannten Fortschritte bei derDokumentation und Erfoschung der »apokryphen« Literatur abeTware es vergIeichsweise naiv, den historisch gewachsenen Bestandeiner deutschen Quellensammlung yom Anfang diesen Jahrhun-derts einfach nUT so, wie er einmal gewachsen ist, zu akzeptieren.

Ein kiinftiger Herausgeber der »Neutestamentlichen Apo-kryphen« konnte es sich nattirlich ganz einfach machen und seineUbersetzung (mindestens nach deren Fertigstellung) ahnlich wiedie franzosische Reihe auf die genannte clavis und die darauf auf-bauende Textreihe beziehen -alles was dort erscheint, wird bier(irgendwann einmal) tibersetzt. Zudem hatte dies den Vorteil, daBdie franzosischen und Schweizer Kolleginnen und Kollegen einenahnlich formgeschichtlich orientierten Begriff yon (nun abeT nicht :'neutestamentlichen', sondem antiken christlichen) »Apo-kryphen« zugrundezulegen scheinen97. Das ist nattirlich nicht nUTwegen des langsameren Tempos einer Editionsreihe kein prakti-kabler Vorschlag. Die neue Auflage der yon Edgar Henneckebegriindeten und zuletzt yon Wilhelm Schneemelcher verantwor-teten Sammlung wird daher nicht urn die vorlaufige Definitionihres Gegenstandes und damit ihres Umfanges herumkommen.Und dazu sind zwei Vorfragen zu klaren :

(1) Wie steht es nun mit einem formgeschichtlich definierten»Apokryphen« -Begriff?

96. Oden Salomos, ubersetzt u. eingeleitet von M. LATrKE (FChr 19), Frei-burg u.a., Herder, 1995; Evangelia Infantiae Apocrypha. Apokryphe Kind-heitsevangelien, ubersetzt u. eingeleitet v. G. SCHNEllER (FChr 18), Frei-burg u.a., Herder 1995. -Der Herausgeber Gerhard Schneider folgt delformgeschichtlichen Apokryphendefinition (»Dennoch haben dieseSchriften einen ahnlichen Charakter wie die des Neuen Testaments, sieahmen sie gewissermaBen nach« : p. 7); den Text des sogenannten arabi-schen Kindheitsevangeliums (CANT 58 = BHO 619) ubersetzt er aus dellateinischen Ubersetzung H. Sikes; die Abweichungen des cod. orient.laul: 32 erwahnt er zwar in del Einleitung, teilt abeT die Texte nicht mit,so daB del Benutzer bier auf M.E. PROVERA, II Vangelo Arabo dell' Infan-zia secondo il Ms. Laurenziano Orientale (n. 387) (Quademi de »La TerraSanta«), Jerusalem, Franciscan Printing Press, 1973, 119-140 angewiesenbleibt.97. So jedenfalls J.H. CHARLESWORrn, New Testament Apocrypha andPseudepigrapha (ARNW II 25.5), (3919-3968) 3922 und E. JUNOD,Apocryphes du Nouveau Testament ou Apocryphes chretiens anciens?EThR 3,1983,409-421 bzw. F. BOVON, Vers une nouvelle edition de la lit-terature aprocryphe chretienne, Aug. 23, 1983,373-378.

NEUrESTAMENTLICHE APOKRYPHEN 123

(2) 1st der Kanonbegriff historisch unbrauchbar?Es empfiehlt sich, diese anspruchsvollen Fragen, auf die bier

ohnehin our skizzenhaft eingegangen werden kann, der Reihe nachzu beantworten :

Zum »Apokryphen« -Begritr: Uber die Probleme des formge-scbichtlichen »Apokryphen« -Begriffs, der mit Blick auf das kano-nische Neue Testament erarbeitet wurde, herrscht wohl weitgehendKonsens. Die Differenzierungen der Gattungen in der sogenann-ten apokryphen Literatur werden gegenwartig sehr deutlich wahr-genommen. Helmut Koster hat beispielsweise vor einiger Zeit dar-auf aufmerksam gemacht, daB die seit der zweiten Halfte deszweiten Jahrhunderts als »Evangelium« bezeichneten Schriften»sich weder im Blick auf ihren Inhalt noch in bezug auf ihren litera-rischen Aufbau als ein und derselben literarischen Gattung zu-gehorig beschreiben« lassen. Es fanden sich bier: »Spruchsamm-lungeD, Sammlungen yon Wundergeschichten, Geburts- undKindheitslegenden, Passionsgeschichten, als Offenbarungsschrif-ten verfaBte Genesisauslegungen, theologische Abhandlungen undspekulative Dialoge, Meditationen und schlieBlich eiDer Biogra-phie vergieichbare Schriften, zu defieD u.a. die Evangelien desneutestamentlichen Kanons gehoren.« 99 Vnd trotzdem hat eineneuere Vntersuchung der Forschungsgeschichte zur Gattung»Evangelium« gemeint festhalten zu soileD, daB es eine einzigeGattung »Evangelium« mit den Vntergattungen »Spruch-Evan-gelium« und »Erzahl-Evangelium« gabe1oo. Beide Vntergattungen

98. FUr den Apokryphenbegriff vgl. G. BARDY, Art. Apokryphen C, RA CI (1950), 518-520; A. OEPKE, Art. Kp\>7ttO> KtA.., Th WNT III (1938) 959-979.987-99, bier bes. 996-999 und zuletzt G. SCHNEIDER in seiner Einlei-tung zu : Evangelia lnfantiae apocryphal Apokryphe Kindheitsevangelien

(FChr 18), Freiburg u.a., Herder, 1995, 7-9.99. H. KOSTER, Uberlieferung und Geschichte der fri1hchristlichen Evan-gelienliteratur (ANRW II 25.2), Berlin/New York, W. de Gruyter, 1984,1463-1542, bier 1469; St. GERO, Apocryphal Gospels: A Survey of Tex-tual and Literary Problems (ANRW II 25.5), 1988,3969-3996.100. D. DORMEYER, Evangelium als literarische und theologische Gattung

(EdF 263), Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 1989, 190;DERS., Das Neue Testament im Rahmen der antiken Literaturgeschichte.Eine Einfuhrung, Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 1993,199-228; G. STRECKER, Literaturgeschichte des Neuen Testaments (UTB1682), Gottingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1992, 128-142.

V gi. auch folgende neuere Arbeiten : A. Y. CoLLINS, Genre and the Gos-pels (zu R.A. Burridge, What Are the Gospels? A Comparison with Gra-eco-Roman Biography), JR 75,1995,239-246; N.R. PETERSEN, Can onespeak of a gospel genre? Neotestamentica 28, 1994, 137-158 und F. VOUGA,

124

C. MARKSCHIES

wlirden in einigen jener Quellentexte fortgesetzt, die die »Neute-starnentlichen Apokryphen« sarnrneln, erganzt urn zwei Weiter-entwicklungen -zunachst das »Dialogevangelium« aus dern»Spruch-Evangeliurn« 101 und sodann das »Evangelium mit Ergiin-zungsabsicht« 102. Mir scheint daher, daB trotz aller Differenzierun-gen auf einen Oberbegriff »Evangelium« nicht verzichtet werdenkann, und ich rneine auBerdern, daB irn einfachen, pragmatischenSubtraktionswege die nicht im kanonischen »Neuen Testament«aufgenommenen Texte, die im weitesten Sinne zur Gattung »Evan-geliurn« in den Untergattungen »Spruch-Evangeliurn« und»Erziihl-Evangeliurn« zu rechnen sind, in eine Sammlung »anti-ke christliche« octeT eben »antike neutestamentliche Apokryphen«aufgenommen werden dUrfen. In ganz iihnlicher Weise zeigen diegegenwartigen Diskussionen fiber die Gattung( en) der apokryphenApostelakten zwar die Differenzen zur Apostelgeschichte desLukas1O3, abeT eben auch die Nahe zu den Evangelien (Fran~oisBOVOW04) und verbleiben damit irn Horizont (mindestens auch:)neutestarnentlicher Gattungen. Die anerkannten Problerne derformgeschichtlichen Analyse des »Apokryphen« -Begriffs und derdabei implizierte Bezug auf das kanonische Neue Testament recht-fertigen nicht seine grundsatzliche Verabschiedung. Der bisherigeBezug der formgeschichtlichen Diskussion irn Hennecke-Schnee-rnelcher auf die rn.E. hochproblernatische Unterscheidung yon»Urliteratur« und »christlicher Literatur« nach Franz Overbecksollte rn.E. allerdings entfallew05. An seine Stelle sollte, wie bereitsangedeutet (S. 13), die Diskussion des exakten Verhaltnisses yonhagiographischer und »apokrypher« Literatur treten. So fehlt rn. W.

Das Markusevangelium als literarisches Werk -Eine Weiterentwicklungdes paulinischen Evangeliums? Uberlegungen zur Problematik Schrift-lichkeit I Miindlichkeit, WuD 23, 1995, 109-124.101. H. KOSTER, Uberlieferung und Geschichte der friihchristlichen Evan-

gelienliteratur (ANRW II 25.2),1512 bzw.1518-1524.102. So DORMEYER, Das Neue Testament im Rahmen der antiken Literatur-geschichte, 199 in Auseinandersetzung mit G. THEISSEN, Urchristliche Wunder-

geschichten (StNT 8), Giitersloh, Gtltersloher Verlagshaus, 1974,211-215.103. Zuletzt: A.G. BROCK, Genre of the Acts of Paul. One tradition enhan-cing another, Apocrypha 5, 1994, 119-136, beg. 133.104. F. BOYaN, La vie des apotres: traditions bibliques et narrationsapocryphes, in : Les acres apocryphes des apotres ..christianisme et mondepalen, ed. F. BOYaN (PFruG 4), Geneve, Labor et Fides, 1981, 141-158.105. F. OVERBECK, Uber die Anfange der patristischen Literatur, HZ 48,1882,417-472 = Libelli 15, Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft,1954; vgl. auch M. TETZ, Uber Formengeschichte in der Kirchenge-schichte, ThZ 17, 1961,413-431 bzw. DERS., Altchristliche Literaturge-schichte -Patrologie, ThR 32, 1967, (1-42) 11-13.

125NEUTESTAMEN1LICHE APOKRYPHEN

higher ein Versuch, das bei Hennecke und Schneemelcher ver-sammelte Material in die seinerzeit yon Hippolyte Delehayebenannten hagiographischen Gattungen einzuzeichnen1O6. AuBer-dem mtissen die bekannten vier Gattungen »apokrypher« Litera-tor, die in del Sammlung yon Hennecke-Schneemelcher immer wie-der gennnt werden (Evangelien, pseudepigraphe Apostelbriefe,Apostelgeschichten und Apokalypsen), mindestens urn die Gat-tung »Hymnus« bzw. »Psalm« erganzt werden1O7 -bier sind ent-sprechende Anregungen yon Eric Junod aufzugreifew08.

Zorn Kanonbegriff: Entgegen del oben referierten Unterstellungyon Einar Thomassen ist del »Kanon« -Begriff keineswegs alleinein theologischer, normativer Begriff. Er beschreibt vielmehr auchrein historisch, daB unter bestimmten Bedingungen eine bestimm-te Sammlung yon verschiedenen Texten zustande gekommen ist ODdnun existiert1O9. Zu ihr gehoren bestimmte Schriften, andere nicht.Normativ (oder gar ideologisch) wtirde diese Beschreibung erstdann, wenD man fiber Recht oder Unrecht dieses Prozesses urtei-leD wollte. Mit jener Kirche, die dem Verfasser del Paulusakten nachseiner Entlarvung als »Falscher« den Rang eines PresbytersabsprachllO, sollte man den neuzeitlichen Kirchenhistoriker undseine Verwendung des Begriffs »neutestamentliche Apokryphen«tunlichst nicht vergleichen ; eine pragmatisch rnit dem Kanonbegriffoperierende Definition des »apokryphen« Textmaterials folgt kei-neswegs einem unhistorischen Vorurteil. Das sieht man beispiels-weise wieder an einer ntichtemen Beschreibung yon Helmut Koster,del bei del Gattung »Evangelium« unterscheidetlll: »kanonischeEvangelien«, »im kirchlichenGebrauch tiberlieferte Evangelien« ,»durch Handschriftenfunde entdeckte Evangelien« und »durchZitate kirchlicher Schriftsteller bekannte Evangelien« .Und Bruce

106. Les legendes hagiographiques, 4e ed., augmentee d'une notice de l'au-teur par P. PEEIERS (SHG 18), Briissel, Societe des Bollandistes, 1955 =1973,110-115; ich zitiere nach der englischen Ubersetzung dieser Aus-gabe v. D. ATIWAIER, New York, Fordham University Press, 1962,89-92.107. Zur formgeschichtlichen Analyse der OdSal vgl. jetzt die instrukti-ve und ausfiihrliche Aufstellung bei M. LA'n'KE, aden Salomos (FChr 19),Freiburg u.a., Herder, 1995,38-88.108. Sur les »Apocryphes du Nouveau Testament« , Apocrypha 3, 1992, 37.109. V gl. das sic et non bei M. HENGEL, Aufgaben der neutestamentlichenWissenschaft, NTS 40,1994, (321-357) 329.110. Tert., bapt. 17 (CChr.SL 1, 292f. REFOULE) ; vgl. W. SPEYER, Die litera-rische Fiilschung im heidnischen und christlichen Altertum (HAW 1/2),Munchen, C.H. Beck'sche Verlagsbuchhandlung, 1971, 210-212.111. H. KOSIER, Uberlieferung und Geschichte der triihchristlichen Evan-gelienliteratur (ANRW II 25.2),1463-1542.

126 C. MARKSCHIES

M. Metzger titelt gar: »Bucher yon zeitweiliger und lokaler Kano-nizitat: die Apokryphen« und scheint das fur erne Art yon Defini-tion zu haltew12. Aber selbst in der Antike sind offenbar solche theo-logisch besehen wertungsfreien Sammlungen kanonischen undnichtkanonischen Materials im Interesse bestimmter Leser ohneRucksicht auf verschieden hohen kirchlichen Autoritatsgrad mog-lich gewesen, wie das Beispiel der in der Genter Bodmerbibliothekaufbewahrten gleichnamigen Papyri zeigt, die wahl aus einem ein-ligen Sammelcodex (0205) stammew13 -einem vielleicht zunachstgetrennt paginierten, eventuell erst spater zu einem Buch verei-nigten Mischcodex und bei der Publikation erneut auseinander-gerissenen Privatband114 : Hier folgen bekanntlich aufeinander dasProtevangelium Jacobi (publiziert als PBod V = CANT 50 = BHG1046), der apokryphe (dritte) Brief des Paulus an die Korinther(PBod X), die elfte Ode Salomos (PBod XI), der Judasbrief (PBodVII), Melitos Passahomilie (PBod XIII), ein liturgisches Fragment(von Melito?; PBod XII), die Phileas-Apologie (PBod XX), diePsalmen 33 bzw. 34 (PBod IX) und die Petrusbriefe (PBod VIII).AuBerdem sind die »apokryphen Texte« in aller Regel »von ihrertheologischen und soziologischen Funktion her ..faktisch Kon-kurrenztexte zum Neuen Testament, ob sie explizit diesenAnspruch erheben octeT nicht« 115.

Nun meint freilich auch Eric Junod, daB der Kanonbegriff, auf»apokryphe« Literatur wie beispielsweise das Petrusevangeliumangewendet, zu anachronistischen octeT falschen Ergebnissen beider Betrachtung solcher Texte flihrt116. Kann man abeT wirklichbehaupten, daB der Blick auf den entstehenden Kanon des Neuen

lll. B.M. METZGER, Der Kanon des Neuen Testaments. Entstehung, Ent-wicklung, Bedeutung, Dusseldorf, Patmos, 1993, 163.113. K. ALAND, Repertorium der griechischen christlichen Papyri, Bd. IBiblische Papyri: Altes Testament, Neues Testament, Apokryphen (PTS18), Berlin/New York, W. de Gruyter, 1976, 7f.; K. ALANDt /H.-U. ROSEN-BAUM, Bd. 2 Kirchenvater-Papyri (PTS 32),1995,366-382.550-559; M.LA1TKE, Die aden Salomos in ihrer Bedeutung fiir Neues Testament undGnosis, Bd. I Ausfiihrliche Handschriftenbeschreibung, Edition mit df}ut-scher Parallel-Ubersetzung (...) (OBO 25/1), Fribourg/Gottingen, Edi-tions Universitaires Suisse/Vandenhoeck & Ruprecht, 1979, 1-23.114. So die ansprechende Vermutung des Herausgebers M. TESTUZ inPapyrus Bodmer VII-IX. VII: L' Epftre de Jude, VIII: Les deux Epftres dePierre, IX: Les Psaumes 33 et 34, Cologny-Geneve, Bibliotheca Bodme-liana, 1959, 9f.115. So W. REBELL, Neutestamentliche Apokryphen und ApostolischeVater, Munchen, Chr. Kaiser, 1992, 16.116. Sur les »Apocryphes du Nouveau Testament« , Apocrypha 3, 1992,39-41.

127NEUTESTAMENILICHE APOKRYPHEN

Testamentes verhindert wahrzunehmen, daB der antiochenischeBischof Serapion der Gemeinde im syrischen Rhossus Anfang desdritten Jahrhunderts bestatigt, in »diesem Evangelium« stimme»das meiste mit der wahren Lehre unseres Erlosers tiberein« , undzunachst seine (gottesdienstliche) Lekttire billigr17? Nattirlichstellt das Petrusevangeliurn ein Beispiel flir einen Text dar, der imzweiten Jahrhundert wahrend der Formation des Vier-Evangeli-en-Kanons entstanden ist, abeT deswegen handelt es sich doch nichteinfach urn erne Schrift, die sich »kaum auf den Kanon selbst bezie-hen kann« 118: Es laBt sich nun einmal zeigen, daB auch das unserhaltene Fragment des Petrusevangeliums die vier Evangeliendes N[euen] T[estaments] voraussetzr19 und seine Verbreitungunter altkirchlichen Autoren wohl nicht tiberschatzt werden darf120.Serapion jedenfalls hielt es nach der Lekttire flir eine Falschungund bestritt ihm den apostolischen Anspruch schon im Titel sei-ner Schrift: »Uber das sogenannte 'Petrusevangeliurn'« (llEpt to'\)AE"{o~eVO'l> KUta lletpov Eua"{"{EAtO'l>: Eus., h.e. VI 12,2).

Am SchlufJ dieses zweiten Abschnittes sollen noch einige klei-nere Hinweise und Leitlinien stehen, die m.E. flir eine ktinftige

117. Eus., h.e. VI 12,6 (GCS Eusebius 11/2, 546,4f. SCHWARTZ); vgl. E.JUNOD, Eusebe de Cesaree, Serapion d' Antioche et l'Evangile de Pierre,RSLR 24,1988,3-16 und DERS., Surles »Apocryphes du Nouveau Testa-ment« , 40.118. Sur les »Apocryphes du Nouveau Testament« ,Apocrypha 3,1992,29.119. W. SCHNEEMELCHER in NTApo 16, 182; vgl. auch die Tabelle bei M.G.

MARA, Evangile de Pie"e (SC 201), Paris, Les Editions du Cerf, 1973, 233-235 ( »Ev.P. et Evangiles«) und das deutliche Urteil bei M. HENGEL, Die

johanneische Frage. Ein Losungsversuch (WUNT 67), Tiibingen, J.C.B.Mohr (P. Siebeck), 1993, 56f. mit Anm. 159; anders N. WALTER, Eine vor-matthaische Schilderung der Auferstehung Jesu, NTS 19, 1972/1973, 415-429 (bes. 426-429) und J. DENKER, Die theologiegeschichtliche Stellung des

Petrusevangeliums. Ein Beitrag zur FrUhgeschichte des Doketismus .(EHS. T36), Peter Lang, Bern, Frankfurt/M. 1975, 56f. und H. KOSTER, Uberlie-ferung und Geschichte der friihchristlichen Evangelienliteratur (ANRW1125.2), Berlin/New York, W. de Gruyter, 1984, 1463-1542, hier 1488 mitAnm.131. Eine Bibliographie der Kontroverse auch rei P. PlLHOFER, Justinund das Petrusevangelium, ZNW81, 1990, (60-78) 62f. mit Anm. 9-11-zuletzt A. KIRK, Examining Properties. Another Look at the Gospel ofPeter's Relationship to the New Testament Gospels, NTS 40, 1994,572-595.120. Zur alten Kontroverse fiber die Frage, ob Justin in dial. 106,3 mit ...Kat 'YE'Yp{x(p9(Xt EV tot\, a1tOIJ.VI1f10VE~aO'lV autou (sc. IIEtpou) 'YE'YEVIlIJ.EVOV...(222 GOODSPEED) das Petrusevangelium oder das Markusevangeliummeint, jiingst P. PILHOFER (Justin und das Petrusevangelium, ZNW 81,1990,60-78) und C.-J. THORNTON (Justin und das Markusevangelium,

ZNW84, 1993,93-110).

128 C. MARKSCHIES

Neubearbeitung der SammIung yon Edgar Hennecke und WilhelmSchneemelcher zu beach ten waren:

(1) Die Textsammlung sollte wieder eine klarere zeitlicheAbgrenzung erhalten, die nicht an den Kanonbegriff gebundenund daher unurnstritten sein dtirfte : die des Endes der christlichenAntike resp. Spatantike. Als vergieichsweise exakte zeitliche Gren-ze soll- wie bei der griechischen davis yon Maurice Geerard, derBibliographia Patristica und verschiedenen Patrologien -Johan-nes yon Damaskus gelten, der vermutlich vor 754 verstarb. Nattir-lich verdient die groBe Menge der frtihmittelalterlichen und hoch-mittelalterlichen Texte, die in gewissem Sinne auch in eineAusgabe »Neutestamentlicher Apokryphen« gehoren wtirden,erne eigene SammIung und Dokurnentation. Dies wird schon alleindann klar, wenn man sich die Bedeutung der »apokryphen« Lite-ratur fUr die irische Kirche vergegenwartigp21.

(2) Nicht nUT urn den AnschluB an eine Tendenz der intematio-nalen Forschung im Rahmen der »Association pour l'etude de lalitterature apocryphe chretienne« (AELAC) herzustellenl22, son-clem auch urn die ganze Breite der antiken christlichen apokryphenLiteratur in deutscher Ubersetzung zu dokumentieren, wird der»neue Schneemelcher« eher »antike christliche« als »antike neu-testamentliche Apokryphen« tibertitelt werden. Die BegrtindungdafUr ist allerdings nicht die angebliche Ktinstlichkeit des Begriffs»neutestamentliche Apokryphen« ; er ist mindestens schon einbyzantinischer Ausdruck und spatestens beim Konstantinopolita-neT Patriarchen Nicephorus I. zu Beginn des neunten Jahrhundertseindeutig belegt: ...'til~ vEa~ ~ta9f11CT1~ a7t61Cp'U<pa123.

(3) In eine nunmehr besser mil »antike christliche Apo-kryphen« tibertitelte Sammlung, die weiler in der Tradition EdgarHenneckes und Wilhelm Schneemelchers stehen will, sind bei einerNeuauflage zusatzliche Texte aufzunehmen. Genannt wurdenschon die aden Salomos, weiler sind zu erwahnen die apokryphen

12L D.N. DUMVILLE, Biblical Apocrypha and the Early Irish.. A Prelimi-nary Investigation (PRIA 73 C/8), Dublin, Royal Irish Academy, 1973;M. McNAMARA, The Apocrypha in the Irish Church, Dublin, 1975.122. VgI. auch J.-D. KAESTLI, Les ecrits apocryphes chretiens. Pour uneapproche qui valorise leur diversite et leurs attaches bibliques, in: Lemystere apocryphe. Introduction a une litterature meconnue, sous la direc-tion de J.-D. KAESTLI et D. MARGUERAT (Essais bibliques 26), Gent, Laboret Fides, 1995, (27-42) 29-31.123. E. PREUSCHEN, Analecta (SQS. 8/2), p. 64,65; W. SCHNEEMELCHER,NTApo 15/6, 34.

129NEUTESTAMENILICHE APOKRYPHEN

Jesustraditionen bei altkirchlichen Autorew24, die Erzahlung yon»Joseph, dem Zimmermann« (CANT 60 = BHO 532f.)125 und eini-ges zusatzliche Pilatus-Material, das in der italienischen Samm-lung yon Luigi Moraldi geboten wird (CANT 65-77; vgl. BHG779xl/II.yl/II.q.r sowie BHL 4218-4221)126. Auch die christlich-orientalischen Apokryphen sollten nicht summarisch tinter einemAbschnitt » Weiterleben und Wirkung der neutestamentlichenApokryphen« verbucht werdew27. Eine exakte Aufzahlung die-ses zusatzlichen Materials kann freilich an dieser Stelle noch nichtgegeben werden.

Durch eine solche Erweiterung wird die bisherige Tradition derSammlung abeT nicht verlassen; Hennecke selbst nahm, wie wiTgesehen batten (S. 4), zwei »alttestamentliche Pseudepigraphen«in seine Ausgabe auf, obwohl sein Verleger Siebeck zur Jahrhun-dertwende diese Texte bereits in den »Apokryphen und Pseud-epigraphen des Alten Testaments« yon Emil Kautzsch hatte iiber-setzen lassew28. 1m Grunde war damals schon ein wesentlicherSchritt in Richtung einer Sammlung »antiker christlicher Apo-kryphen« gegangen, ohne daB dieser Schritt freilich in ganzer Kon-sequenz begriffen und durchgefiihrt worden ware. Sonst battenbeispielsweise die »Oden Salomos«, die sich in der zweiten Auf-lage noch tinter der Rubrik »Apokalypsen und verwandte Stof-fe« findew29 und yon ihrem Herausgeber Michael Lattke etwasunprazise zu den »neutestamentlichen Apokryphen« gezahlt wer-

U4. D. LOHRMANN, Die Geschichte yon einer Slinderin und andere apo-kryphe Jesusliberlieferungen bei Didymos von Alexandrien, NT32, 1990,289-316; DERS., Die griechischen Fragmente des Marienevangeliums, POx3525 und PRy1463, NT 30, 1988, 320-338.125. Text bei P. DE LAGARDE, Aegyptiaca, Gottingen 1883, 1-37; Uber-setzung: Die Geschichte van Joseph dem Zimmermann, libers., erliiutertund untersucht v. S. MORENZ (TV 56), Berlin, Akadernie- Verlag, 1951 -

zu seinem literarischen Charakter ebd. pp.l05-112 undjetzt G. SCHNEI-DER, Evangelia Infantiae Aporcrypha/ Apokryphe Kindheitsevangelien(FChr 18), Freiburg u.a., Herder, 1995, 69-73 bzw. 272-283 (Auswahl ausdel Ubersetzung von MORENZ, lateinische Version nach TISCHENDORF).126. Letzteres forderte bereits J.K. ELLIOT, Rez. W. Schneemelcher,NTApo 15, NT31, 1989, 186-189, bier 188.127. So abeT W. SCHNEEMELCHER, NTApo 16, 52-56. Es muG freilich dar-auf hingewiesen werden, daB man VOl clem Erscheinen del »Clavis« (s.o.S. 14) in del Tat darauf angewiesen war, »sich das reichlich vorhandeneMaterial jeweils aus den vielen (und weit verstreuten) Einzelausgabenoder aus Nachschlagewerken zusammenzutragen« (aaO.54).128. S.o. S. 2. Es handelt sich urn die AscJes und das MartJes.129. H. GRESSMANN, NTApo I, Tlibingen 19242,437-472; Vgl. oben S. 4.

130

C. MARKSCHIES

dew30, auch in die letzten Auflagen des (Hennecke- ) Schneemel-chef inkorporiert werden mussen.

Freilich will diese Ausweitung in Richtung der »Pseudepigra-pha des Alten Testaments« keine Konkurrenz zu den »judischenSchriften aus hellenistisch-romischer Zeit« eroffnen: Es kannschon aus pragmatischen Grunden nicht das ganze Material teilsnUT sehr oberflachlich oder knapp christlich bearbeiteter alttesta-mentlicher »Apokryphen« geboten werden. AuBerdem stehendem auch inhaltliche Grtinde entgegen, wie Schneemelcher schonzutreffend bemerkte :

»Die Rezeption und auch die Oberarbeitung dieserTexte in der Kir-che ist doch ein anderer Vorgang als die Produktion yon Werken,die -wie auch immer -in neutestamentlichen Traditionen verwur-zeIt sind.« 131

So wird man etwa auf erne Mitteilung aller christlichen Uber-arbeitungen in den »Testamenten der zwolf Patriarchen« 132 oderin den Prophetenlebew33 verzichten, wohl abeT die »Oden Salo-mos« bringen. Die higher schon ubersetzten (apokalyptischen)Stucke, Sibyllinen, Ascensio Jesajae und das funfte bzw. sechsteEsra-Buch ftigen sich dann auch besser in den vorhandenen Rah-men em.

(4) Es scheint nach den groBen kritischen Editionen des namli-chen Materials wenig sinnvoll, in die Sammlung das in sichgeschlossene und auch als literarische Einheit erhaltene Corpusvon Nag Hammadi zu integrieren -diese Haltung entspricht etwader Editionsentscheidung der »Series Apocryphorum« des »Cor-

130. M. LA1TKE, Die aden Salomos in ihrer Bedeutung fUr Neues Testa-ment und Gnosis, VII; anders z.B. J .H. CHARLESWORTH, Research on theNew Testament Apocrypha and Pseudepigrapha (ANRW II 25.5), Ber-lin/New York, W. de Gruyter, 1988, (3919-3968) 3927: Er ziihlt sie unter»the Old Testament Pseudepigrapha« .

131. Haupteinleitung zu W. SCHNEEMELCHER, NTApo I, Ttibingen 19875= 19906, 51.132. J. JERVELL, Ein Interpolator interpoliert. Zu der christlichen Bear-beitung der Testamente der zwolf Patriarchen, in: Studien zu den Testa-menten der zwolf Patriarchen, hg. v. C. BURCHARD/J. JERVELL/J. THOMAS(BZNW 36), Berlin, W. de Gruyter, 1969, 30-61; J.H. CHARLESWORTH,Christian and Jewish Self-Definition in Light of the Christian Additionsto the Apocryphal Writings, in : Jewish and Christian Self-Definition, Vol.II Aspects of Judaism in the Graeco-Roman World, ed. by E.P. Sanders,Philadelphia, Fortress Press, 1981,27-55.310-315.133. Dazu jetzt A.M. SCHWEMER, Studien zu den fruhjudischen Prophe-tenlegenden Vitae Prophetarum, Bd. I Die Viten der groj3en ProphetenJesaja, Jeremia, Ezechiel und Daniel. Einleitung, Obersetzung und Kom-mentar (TSAJ 49), Ttibingen, J.C.B. Mohr (P. Siebeck), 1995, 66-68.

NEUTESTAMEN11lCHE APOKRYPHEN 131

pus Christianorum« und ist ausdrticklich als eine pragmatische,nicht eine dUTCh den »Apokryphen« -Begriff nahegelegte Ent-scheidung zu charakterisieren. Sie entspricht im tibrigen derBehandlung des Textfundes yon Qumran, der ebenfalls nicht indie handelstiblichen Textsammlungen der »AlttestamentlichenApokryphen« integriert wird. Schon Edgar Hennecke hatte 1924erwogen, die entsprechenden Texte »besser vielleicht einemzusammenhiingenden Corpus gnosticum« zuzuweisew34; und die-seT Vorschlag ist auch dann zu emeuem, wenn man der zeitweiligso modemen Definition der Gnosis als einer »auBerchristlichenReligion« dezidiert nicht folgen will (so wie es etwa der Verfasservorschlagr35). Allerdings ist das AusschluBkriterium nicht der»gnostische Charakter« (was immer das im Einzelfall sei), son-clem die Zugehorigkeit zu einem separaten Corpus. Daher wer-den mit Ausnahme jener Texte, die unmittelbar in den Zusam-menhang der kanonischen neutestamentlichen Formen undGattungen gehoren bzw. z. T. auch griechisch tiberliefert sind (wiedas Thomasevangelium), diese Texte wieder ausgeschieden undin einem Band separat veroffentlicht. Ihre Aufnahme in die Samm-lung Schneemelchers war solange sinnvoll, als noch keine deut-schell Auswahlausgaben und englisch- bzw. franzosischsprachigenGesamtausgaben vorlagen und eine Dokumentation in den »neu-testamentlichen Apokryphen« diese Texte teilweise erstmals der .interessierten Offentlichkeit bekannt machte. Heute gilt dies I

selbstverstandlich nicht mehr.Mit Peter Nagel in Bonn werden gegenwartig Vorgesprache fiber di~Modalitaten einer solchen kommentierten deutschen Gesamtiiber-setzung in del Nachbarschaft del Sammlung yon Hennecke-Schnee- "melcher bzw. in Fortsetzung del dolt bisher publizierten Teilegefiihrt. Sie wild ebenfalls im Verlag I.C.B. Mohr (P. Siebeck) inTiibingen erscheinen.

Wenn es gelingt, solche methodischen Vorerwagungen urnzu-setzen und diese mit zuverlassigen Neutibersetzungen und Einlei-tungen zu kombinieren, dann wird in absehbarer Zeit die bewahr-te Sammlung yon Edgar Hennecke und Wilhelm Schneemelcheremeut in einer brauchbaren Ausgabe vorliegen. Uber die Brauch-barkeit eines solchen Werkes entscheiden abeT nicht zuletzt seine

134. E. HENNECKE, NTApo I, 19242, 18* und DERS., Zur altchristlichenApokryphenliteratur, ZKG 8, 1926, 310; ahnlich jetzt I.H. CHARLES- "

WORTH, Research on the New Testament Apocrypha and Pseudepigrapha(ANRW II 25.5), (3919-3968) 3932 (zum Eyangelium des Apelles).135. Vgl. dafiir kurz meinen Artikel »Gnosis/Gnostizismus« : NBL I(1991),868-871.

132 C. MARKSCHIES

Benutzerinnen und Benutzer -in diesern Sinne bittet der Autordieser Zeilen sehr herzlich urn sachdienliche kritische oder auf-rnuntemde Hinweise.

Irena BACKUSUniversite de Geneve

CHRISTOPH SCHEURL AND HISANTHOLOGY OF « NEW TESTAMENT

APOCRYPHA » (1506, 1513, 1515)

Christoph Scheurl (d. 1542), a humanist scholar and lawyer dedicatedhis collection of New Testament Apocrypha to Charitas Pirckheimer; abbessof the convent of the Poor Clares at Nilrnberg. The volume of Christianwritings included the following apocryphal pieces: Pilate's « second » let-ter to Tiberius, Pilate's «third» letter to Tiberius (added in 1515), Lentu-Ius' letter to Tyberius [fl, texts relating to the Legenda Abgari An exami-nation of Scheurl's text of the pieces suggests that he had access to sourcesother than those used by his contemporaries, e.g. Barthelemy Chasseneuz,who also published apocryphal pieces in his Catalogus gloriae mundi.

Scheurl did not attempt to set up a corpus of Apocryphal literature andwas not at all interested in questions to do with canonicity. He intended thepieces for edification of a particular Christian elite and in that respect wasa precursor of Fabricius, who, it must be said, did not know Scheurl'swork.

Christophe Scheurl (m. 1542), juriste de formation humaniste, dedia sonrecueil de pieces apocryphes a Charitas Pirckheimer, abbesse au couventdes Clarisses a Nuremberg. Le volume de Scheurl contient divers texteschretiens, y compris les pieces apocryphes suivantes : la « deuxieme » lettrede Pilate a Tibere, la« troisieme» lettre de Pilate a Tibere (ajoutee en 1515),la lettre de Lentulus a Tibere [fl, divers textes qui font partie de la Legen-da Abgari Une analyse detaillee du texte de routes les pieces imprimees parScheurl demontre qu'il avait acces a des sources differentes de Gelles dontse servaient ses contemporains, tel Barthelemy Chasseneuz qui, lui aussi,reproduit des apocryphes (notamment les lettres de Pilate et celIe de Len-tulus) dans son Catalogus gloriae mundi

Scheurl ne s'interessait pas a la question de la canonicite, et son but n' etaitdonG pas d'etablir un corpus de litterature apocryphe chretienne. Enpubliant son recueil, il visait a l'edification d'une elite chretienne, se mon-trant ainsi un digne precurseur de Fabricius.

Apocryphal Literature or apocryphal material? What exactlywas the status of such apocryphal pieces as were published byChristoph Scheurl in 1506, 1513 and 1515, especially as the term

Apocrypha 9, 1998, p.133-156

134 I. BACKUS

apocryphon is never once used by the editor himself? AlthoughScheurl's anthology is meagre and composed of piec~s that are lateand marginal to the "main body" of Christian apocryphal litera-ture, I would like to argue that it constitutes a pioneering effort inthe constitution of corpora of "New Testament Apocrypha". Infact, although completely unknown to Fabricius, Scheurl's tiny col-lection can be considered as a worthy predecessor. The first edi-tion of it is entitled: Epistola D. Schwrli ad Charitatem Pircham-eram. Carmen Conradi Celtis ad eandem. Epistola Pilati adTyberium Cesarem. Epistola Lentuli ad Tyberium Cesarem. Epis-tala Abgari ad Jesum Saluatorem. Epistola responsiua ad Abgarum.Vtilitates misse. Exemplum Enee Silui de vendente missam. Vtili-totes orationis pro defunctis. Exemplum pulchrum quod contigitBononie. Sequentia dies ire. Carmen ad diuum Christophoruml.

Before analysing the anthology, we shall put it in context andsay a word about the main protagonists, the editor ChristophScheurl and Charitas Pirckheimer (1467-1532) to whom the smallvolume was dedicated.

Scheurl was a native of Niirnberg which he left in 1496 to studylaw in Bologna where he obtained the title of "doctor vtriusqueiuris" in 15042. Due to the influence of the distinguished legalscholar Sixtus Tucher (provost of St Lorenz;s at Niirnberg) andthat of his own father (also called Christoph Scheurl), he was calledin 1505 to the chair of law at the newly founded University of Wit-tenberg by the elector Friedrich of Saxony. The volume for Char-itas Pirckheimer was compiled during the period when Scheurl waswaiting to take up the chair at Wittenberg and was still resident inBologna as "syndicus" of the German student body, having spentsome months working as translator for the emperor Maximilian'sembassy to Italy. Charitas Pirckheimer, to whom Scheurl dedicat-ed the Epistola and its annexes, was abbess of the convent of thePoor Clares at Niirnberg and a friend of Sixtus Tucher. She wasalso the sister of the eminent humanist Willibald Pirckheimer

1. Colophon of the copy held by the Copenhagen Royal Library: FinitLibellus de vtilitate misse quem Joannes Weyssenburgius sacerdos solitadiligentia imprimebat. Nurenberge, vicesima Januarii, anno tertio deci-mo. Scheurl's dedicatory epistle is dated: Bononie, calendis Septembris,anno salutis sexto supra millesimum quingentesimumque.2. On Scheurl cf. notably Wilhelm GRAF, Doktor Christoph Scheurl vanNilmberg. Inaugural-Dissertation zur Erlangung der Philosophischen Dok-torwilrde einer hohen Philosophischen Fakultiit der Universitiit Leipzig,Leipzig,1930.

C. SCHEURL'S ANlHOLOGY OF NEW TESTAMENT APOCRYPHA 135

(1470-1530) who, in 1506, served on the Niirnberg Council andwas thus theoretically in a position to expedite Scheurl's transferto Wittenberg. Pirckheimer and Scheurl were indeed to becomefast friends in 15133.

Scheurl's subsequent career did not involve him in publicationof any apocryphal writings so it will suffice to summarise it herevery briefly. After becoming rector of Wittenberg (only twelveshort weeks after his appointment as professor), Scheurl wasappointed in 1508 counsellor and then assessor to the duchy ofLeipzig and Altenburg. His friendship with Luther's "spiritualfather", Johann von Staupitz, dates from 1505 when Staupitz trav-elled to Rome to obtain papal authorisation for the founding ofthe University of Wittenberg. In 1512, Scheurl returned to Niirn-berg as counsellor. In 1519, he was sent by the Council on a mis-sion to Spain, with the object of informing Charles V of the diverseproblems the city of Niirnberg was facing. He was back in Niirn-berg in 1520. Scheurl's attitude to Luther's 95 theses was some-what hesitant, as he was torn between a certain sympathy for theReformer and his own friendship with Eck. However, in the earlystages, Scheurl did not envisage the quarrel between Luther andthe Pope as anything other than an internal problem within theChurch. It was only after Luther's break with Rome that Scheurl'sposition crystallised and he (like another German humanist, GeorgWitzel) became convinced that Luther and his followers consti-tuted a schismatic sect and should be combatted. Scheurl died on14 June 1542 and received a Roman Catholic burial.

Author of Disputations, treatises on priesthood and letters, hisEpistola to Charitas Pirckheimer appears to have been Scheurl'ssole venture into the publication of the writings of the Early church(or writings that were considered as such). The anthology under-went no less than five printings between 1506 and 1515, whenPilate's "third letter" (according to modern numbering) to Tiberius4(inc. Nuper accidit, des. et se a ludaeis pecuniam accepisse) was

3. On Charitas and Willibald Pirckheimer d. Peter G. BIETENHOLZ andThomas B. DEUTSCHER, Contemporaries of Erasmus. A Biographical Reg-ister of the Renaissance and Reformation, vol. 3 (Toronto,1985-87), 89-95,and the literature cited there. Like Scheurl, Pirckheimer came out firmlyon the side of the Roman Church after initially sympathising with Luther.4. Cf. GRAF, Doktor Christoph Scheurl (Schriftenverzeichnis, 154-155,no. 4). On Pilate's "third" letter to Tiberius, considered by Fabricius (cf.infra, note 8) as Pilate's "first" letter to Tiberius cf. Mario ERBETfA, ed.,Gli Apocrifi del Nuovo Testamento, III : Lettere e Apocalissi, Turin , Mari-etti, 1969, 131-132. Erbetta's study and translation of the third letter is

136 I. BACKUS

added to the existing collection which up until then had been com-posed of the following "apocryphal pieces": Epistola Pilati adTyberium Caesarem5, Epistola Lentuli6 ad Tyberium Caesarem,Abgarus Uchanie filius Toparcha Jesu Saluatori bono, Exemplumrescripti ab Jesuper Ananiam cursorem ad Abgarum regem, Eratautem his epistolis adiunctum... Postea vera quam Jesus assumptusesf and finally the extract from Defide orthodoxa 4,16-17 of Johnof Damascus on Christ's sending of his image to Abgar imprintedon a handkerchief.

We shall study the text of each piece below. However, it shouldbe noted from the outset that Scheurl did not produce the editioprinceps of any of the pieces. What is remarkable about his workis that he organised the pieces into a mini-corpus, thus showinghimself as a very early fore-runner of Fabricius8, who, some 200years later, ignored his work entirely. Without going into exhaus-tive textual history at this stage it is enough to say that Pilate's "sec-ond" (according to both Fabricius and Erbetta) letter to Tiberius(inc. De Jesu Christo quem tibi des. pati et venundari, vale Quin-to Calendas Aprilis/Quarto Nonas Aprilis) had been circulatingin print since as early as the last quarter of the fifteenth century

based solely on Greek manuscripts, the earliest of which (Einsiedeln) goesback to the ninth century. He does not take into account the Latin ver-sion extant in Pseudo-Hegesippus' Anacephaleosis (MPL 15, cap. 10,2317) of Flavius Josephus' De bello Iudaico. It was that lattter version ofthe letter which was printed, curiously enough, not by Scheurl, but later(in 1564) by Neander and eventually by Fabricius (cf. infra, note 8).5. M. GEERARD, Clauis Apocryphorum Noui Testamenti, Turnhout, 1992(hereafter referred to as C.A.N.T.), no. 68.6. Cf. GEERARD, C.A.N.T., no. 310.7. Cf. GEERARO, C.A.N.T., no. 88 (the Eusebius-Rufinus recension).8. Cf. Johann Albert FABRICIUS, Codex apocryphus Noui Testamenti Col-lectus Castigatus testimoniisque censuris et animaduersionibus illustratus.Editio secunda, emendatior et tertia etiam torno, separatim venali, aucta.Hamburgi, sumptu viduae Benjamini Schilleri et Joh. Christoph. Kisneri,Anno 1719 (Hereafter referred to as FABRICIUS (1719», who publishesthe two letters of Pilate to Tiberius as appendix to Nicodemi Euangelium.The second letter is to be found on p. 300*-301. (Cf. also FABRICIUS, Cod-icis Apocryphi Noui Testamenti pars tertia, Hamburgi 1719, 479). An abbre-viated version of the first letter inc. Nuper accidit, et se a ludaeis pecu-niam accepisse des. et se a ludaeis pecuniam accepisse, was extant inPseudo-Hegesippus' Anacephaleosis which many manuscripts attributedto Ambrose. Cf. text of letter in Anacephaleosis, MPL 15, cap. 10,2317.Fabricius also notes that the letter circulated in some mediaeval manu-scripts of the Euangelium Nicodemi.

C. SCHEURL'S ANTHOLOGY OF NEW TESTAMENT APOCRYPHA 137

and formed integral part of literature for the conversion of theJews9. Pilate's third (Erbetta) or first (Fabricius) letter to Tiberius(which Scheurl did not add until 1515) had been available not onlyin some Latin Manuscripts of the Euangelion Nicodemi (ActaPilati) but also in Pseudo-Hegesippus' Anacephaleosis which cir-culated widely in manuscript under Ambrose's name all throughthe Middle Ages, although it was not printed until ca. 1510.

Lentulus' letter to the Roman Senate was extant in printed format least as early as 1475 as an appendix to the Libellus de infanciaSaluatoris a beato Hieronymo translatus (== PS-Mt)10. Later, it cir-culated as an appendix to the Regimen moralitatis11 to anthologiesof Christian and pagan philosophy and to other works that we shallbe referring to below 12.

The Eusebius-Rufinus recension of the Abgar pieces was well-known and excerpted from the Historia ecclesiastica towards theend of the fifteenth century13. What is more, if Barthelemy de Chas-

9. a. e.g. Epistola quam misit Poncius Pilatus Tiberio Imperatori Romano.In: [Samuel Marochitanus] inc. Epistola quam misit Rabi Samuel Isra-helita oriundus de ciuitate regis Morochorum ad Rabi Isaac [1474]. Lon-

don, BL, IA 30945.10. On this apocryphal Gospel cf. BHL 5334-5342 B; TISCHENDORF, 1876,51-111; Apokryfy Nowego Testamentu, t. 1: Ewangelie apokryficzne, ed.Marek STAROWIEYSKI, Lublin, 1980,208-242; SCHNEEMELCHER ad loco Iand VIII, n. 168; ERBETTA, 1:2, p. 44-70; the literature cited in GEER-ARD, C.A.N. T. no. 51 and also Jean-Daniel KAESTLI, "Le Protevangile deJacques en latin. Etat de la question et perspectives nouvelles" in theRevue d'Histoire des Textes 26 (1996), 41-102. We shall be examining thetext of the early editions of the Liber de infantia Saluatoris elsewhere.Among the earliest editions which include Lentulus' letter to the RomanSenate, we note Incipit libellus de infancia Saluatoris a bearD Hieronymotrans latus... [fol. 25v.]. Epistolam hanc scripsit Lentulus Romanus praesesin Judea de Christo Jesu [Joannes Fabri, Turin, 1475 ?], London: BL IA

32417.11. Regimen moralitatis (Lentuli Epistola ad Senatum Romanum de JhesuChristo), Leipsic, [1490?]. 4°. London: BL IA.11644.

12. Epistola Lentuli ad Romanos de Christo Jesu. Aliqua moralisphilosophiae excerpta ex codicibus antiquissimis,. De judicio finali,.prophetia Esdre prophete; De septem generibus stultorum. Per JoannemWeyssenburger, Niirnberg, 1512. London: BL 4805. g. 28. Cf. alsoERBETTA, III, 137-138 and DoBscHOTZ, Christusbilder, TU 18, 1899,

308**-324**.13. Cf. e.g. Donatus moralizatus venerabilis magistri Johannis de Gersoncancellarii Parisiensis. Epistola Abgari regis ad Saluatorem nostrum JesumChristum... Et Epistola Saluatoris responsiua...Coloniae, 1498. London:

BL IA 4666a.

138 I. BACKUS

senneuz' (ca. 1480-1541) Catalogus gloriae mundi14 is to bebelieved, first (third) Epistle of Pilate to Tiberius as well as Lentu-Ius' letter to the Roman Senate did figure in one of the early edi-tions of Lactantius !

Chasseneuz reproduces the text of the pieces as if they were citedverbatim by Lactantius himselp5, We shall be dealing with the ques-tion of Chasseneuz' text in greater detail when we come to discussPilate's letters to Tiberius in Scheurl's collection. It should be notedhere that Chasseneuz reproduces the text of Pilate's second letterto Tiberius (later to be used by Fabricius), without specifying Lac-tantius as the source16.

It would thus appear that none of the apocryphal texts repro-duced by Scheurl between 1506 and 1515 had been unknown. Thecorpus (or rather the corpusculum! ) in fact assembles three dis-tinct series of texts according to modern criteria: those relating tothe Cyclus Pilati (Pilate's letters), those relating to the LegendaAbgari (Christ's exchange with Abgar) and the autonomous Epis-tola Lentuli17. Fabricius in 1719 related Pilate's and Lentulus' let-ters to the Gospel of Nicodemus and Christ's exchange with Abgar

14. For fuller biographical details cf. Dictionnaire de la biographiefranfaise, t. 8 (Paris, 1959),714-715 and the literature cited there. a. alsoL. PONS, Barthelemy de Chasseneuz, Paris, 1879. Chasseneuz' Catalogusgloriae mundi was first published posthumously in Lyon in 1546. This edi-tion was unknown to Fabricius (1719, pars tertia, 479) who consideredVenice 1571 edition of the Catalogus to have been the editio princeps. Weshall be referring here to the 1617 edition (apparently) published in Gene-va: Catalogus gloriae mundi D. Bartholomaei Chassanaei Burgundi apudAquas Sextias in senatu decuriae praesidis ac ViTi clarissimi, Geneuae apudPhilippum Albertum, 1617.15. Catalogus (1617), quarta pars, 170 col. B: "Haec sunt quae dicunturper Lactantium et narrantur de verbo ad verbum. Qui etiam de Christovltra ea quae sunt scripta apud nos, ponit duas epistolas, mentionem deeo facientes et de eius vera conuersatione, statura et gestis, vna videlicetLentuli ad senatum Romanum, altera Pilati ad Claudium Tiberium Imper-atorem, quas inserere hic volui, licet quodammodo extra propositum".The text of Lentulus' letter and of Pilate's first (third) epistle figures ibid.,168-170. The text of Pilate's second letter is to be found ibid. 171 col. B.inc. De Iesu Christo quem tibi des. pati et venundari. Vale 5. Calend.Aprilis. Identical texts figure in the first edition of the Catalogus (1546,Lyon, Georges Regnault), fol. We have consulted the Basel VB copy ofthat edition (D.F. 11.1), 89v.-90r. (Lentulus' letter and Pilate's first [third]letter); 9Or. col. B (Pilate's second letter).16. FABRICIUS, 1719, pars tertia, 479. a. also THILO 1,801.17. Cf. GEERARD. C.A.N.T.. no. 310.

c. SCHEURL'S ANmOLOGY OF NEW TESTAMENT APOCRYPHA 139

to Scripta ad Jesum Christum tributa18. It should further be notedthat with the exception of Christ's "correspondence" with Abgarand possibly Pilate's first (third) letter to Tiberius, all the piecesare in fact mediaeval. Lentulus' letter dates from late thirteenthor early fourteenth century19. Pilate's "second" letter to Tiberiushas been known for a long time as a late fourteenth! early fifteenthcentury forgery and was treated with the greatest circumspectionby Thilo before being finally discredited as an "apocryphal apoc-ryphon" by M. R. James20.

As for Pilate's first (third) letter to liberius, it is tentatively datedas originating from the eighth or ninth century21, the Anacephale-osis being a much later document than the Pseudo-Hegesippus22.

Although several Latin and Anglo-Saxon manuscripts add thethird (first letter) to the Euangelium Nicodeml'23, it is obvious that(partly due to its appearance in the Anacephaleosis), it also had an

18. Cf. FABRICIUS (1719), 316*-321.19. a. GEERARD, C.A.N. T., no. 310. 14th century dating seems more likely.20. FABRICIUS (1719),300*-301 did not venture a clear-cut opinion. THILO1,801 (text of the letter ibid., 801-802), was more sceptical questioningnotably the connexion of the "second" letter with the Gospel of Nicode-mus, but without pronouncing himself on the dating: " Alteram hanc Pilati

epistolam, etsi ea a nemine quod sciam, cum Nicodemi Euangelio coni-uncta est, placuit tamen praesenti loco subiungere, qualem AbrahamusGronouius ex codice Bodleiano Taciti eruit et in praefatione ad aeditionemhuius scriptoris Lugd. Batau. 4 vulgauit. Ante Gronouium eandem lucidederunt Barth. Chassanaeus in parte 4. Catalogi gloriae mundi p. 99quod opus saepius excusum post editionem Venetam, vt Francof. 1586,1603; Geneu. 1617, 1649 et denique Coloniae 1690 fol. et Florentinius inMartyrol. vetus Hieronym. p. 113 qui testatur se reperisse illam a nota-tore quodam in antiqua pagina cum aliis memoratu dignis hinc inde excerp-tis scriptam circa anno 1480. Ex Florentinio repetendam curauit Fabri-cius". It should also be noted that Thilo, as he admits, came into possessionof two editions of Scheurl's anthology, one with the "second letter" only,the other (1515) containing both of Pilate's letters. However, he makes nouse of Scheurl's text in his edition (cf. THILO I, p. cxxxvi, note 137). TIs-CHENDORF, LXXXVII, 433, shows no knowledge of Scheurl's anthology(any more than Erbetta III, 130), and considers Chasseneuz' edition aseditio princeps (after Fabricius and Tischendorf). For dating of Pilate's"second" letter, d. The Apocryphal New Testament. Being the ApocryphalGospels, Acts, Epistles and Apocalypses. With other Narratives and Frag-ments, newly translated by Montague Rhodes JAMES, Oxford, 1924, 13(Hereafter cited as: JAMES).2L a. ERBElTA III, 131.22. Cf. THILO 1,796; FABRICIUS, 298*-300.23. a. THILo I, cxxxv-cxlv.

140 I. BACKUS

independent existence. Pilate's second letter, because of its latedate, was never a part of the manuscript Euangelium Nicodemi,unlike the third (or first) letter.

Why did Scheurl publish the apocryphal corpus?

The question of provenance or dating of his texts was not of theslightest interest to Scheurl. A humanist, wishing to reconcile Paganand Christian, particularly in anything to do with eloquence, hewas, moreover, seeking to impress an extremely well-educatedabbess. It is no wonder that, in his preface, he declares himselfdelighted to have found some letters to send to Charitas that are"worthy of your devoutness and of me, and that enable me to drawmore and more closely to you in friendship and to thank you forthinking well of me and for praising me as highly as you do"24. Theletters in question are not his own; he is not to be compared withSixtus Tucher who had recently written to Charitas Pirckheimerand to Apollonia Thcher letters worthy of Jerome's letters to Paulaand Eustochium25. What Scheurl has found are "quaedam episto-lae non Ciceronis sed ad Christi Optimi Maximi vitam perti-nentes"26.

Two points should be made here: firstly, although the small vol-ume contains a miscellany of patristic and other excerpts, the let-ters pertaining to the Life of Christ are obviously, in Scheurl's eyes,the single most important item. Secondly, Scheurl very deliberatelylinks Christian and Pagan eloquence by his use of the epithet "Opti-mus Maximusque", normally reserved for Roman emperors. Theallusion would not have escaped any of Scheurl's readers, least ofall Charitas Pirckheimer herself! The humanist ends his prefacewith a few remarks on the other pieces in the volume, making it

24. SCHEURL, Epistola, 1513, A2v.: "[Coepi ego quoque iamdudum cog-itare] quidnam ad te scriberem religione tua et me dignum, quo amicicietue magis atque magis insinuarer et tibi quia de me ingenue sentias et mag-nifice loqueris gratiam referrem".25. SCHEURL, Epistola, 1513, A2v. : "Que qUill ita essent, qumque audi-rem patronum meum presulem Sixtum ad te et suauissimam materterammeam Appoloniam Tucheram que eum apud te magistratum obtinet,quem apud dictatorem magister equitum, tales subinde mittere epistolas,quales olim ad Paulam et Eustochium diuus Hieronymus suus, cepi egoquoque iamdudum cogitare quidnam ad te scriberem... ".26. SCHEURL, Epistola, A2v.

C. SCHEURL'S ANfHOLOGY OF NEW TESTAMENT APOCRYPHA 141

quite plain that they are of secondary importance to the letters, amore "filler" in fact:

I also collected some particularly apt sayings in the writings ofthe Church doctors showing what we attain to, if we attend massand pray for the deceased. All those texts I put into one vol-ume, and, so as to make it of a decent size, I added one or twoother pieces related to our subject which I humbly ask you tograce with a brief perusal and to consider favourably27.

We shall now examine the possible origin and text of the apoc-ryphal pieces in Scheurl's volume.

Pilate's "second" letter to Tiberius (A3r.)

Scheurl's title is quite unequivocal: "Epistola Pilati quondamHierosolymorum praesidis ad Tyberium Cesarem de morte JesuChristi reperta in antiquissimo codice".

The "antiquissimus codex" could not have been older than latefourteenth century. Given the rarity of Scheurl's volume, we shallgive his text of Pilate's second letter in full, together with variantsfrom Chasseneuz' (1617) and Fabricius' editions.

De Jesu Christo quem tibi plane postremis meis declaraueramnutu tandem populi acerbum me quasi inuito et subtimente1supplicium sumptum est. Virum hercle 2ita pium et seuerum2nulla vnquam etas habuit neque habitum est3. Sed mirus4 exti-tit ipsius populi conatus omniumque scribarum, principum5 etseniorum consensus (suis prophetis et more nostro Sibillis con-tra6 praemonentibus) hunc veritatis legatum crucifigere 7, signisetiam supra naturam apparentibus dum penderet, et orbi vni-uerso philosophorum iudicio lapsum minitantibus8. Vigent9 illiusdiscipuli opere et vite continentia magistrum non mentientes;immo in eius nomine beneficentissimi nisi ego seditionem lOpOp-uti estuantis exoriri1O pertimuissem, fortasse adhuc nobis ille virviueret, etsi tue magis dignitatis fide compulsus quam volun-tate mea adductus. Pro viribus non restiterim sanguinem ius-

27. SCHEURL, Epistola, A2v.: "Collegi etiam apud ecclesiasticos doctoresmaxima quaedam commoda, que ex auditione misse et oratione prodefunctis assequimur; quae omnia in vnum libellum redegi, qui vt in ius-tam magnitudinem excresceret, subnexa sunt nonnulla alia ab institutonostro non aliena, quae vt breui lectione digneris et bani consulas, teetiam TOgO obsecroque".

142 I. BACKUS

turn totius accusationis immunem verum hominum malignitateinique, in eorum tamen11 vt Scripture interpretantur exitium,pati et venundari. Vale 12quinto Calendas Aprilis12.1. sic Chass 1546; subticente Fabt:2-2. ne pium et seuerum Chass. 1546; ita pium et sincerum Fabr.3. habitura est Chass. et Fab1:4. merus Chass. 1546.5. sic Chass.,. om. Fabt:6. sic Chass. ; om. Fabr.7. croci Chass. ; crucifixere Fab1:8. sic Chass. ; minantibus Fabr.9. vrgent Chass. ; vigent Fabr.10-10. sic Chass.; populi prope aestuantem Fabr.11. sic Chass. ; famem Fabr.12-12. sic Chass.; quarto nonas Aprilis Fabr.

With the exception of variant 3 -no doubt an error in Scheurl'sedition- and the more significant variants 7 and 9, Scheurl's textshows more affinities with Chasseneuz' text than with Fabricius'.This brings us to the question of Chasseneuz himself and of hisCatalogus gloriae mundi first published in Lyon in 1546, and not,as was supposed by Fabricius, Thilo and Erbetta, in Venice in157128. The 1546 edition was in any case posthumous, Chasseneuzhaving died in 1541. The date of the composition of the Catalo-gus is uncertain but could be set around 1529, date of Chasseneuz'preface to Antonius de Prat029, or at any rate prior to 1530, whenChassenneuz became favourable to the Reformation. The French-man was in fact a near contemporary of Scheurl's although the twonever met. Born around 1480 at Issy-I'Eveque, near Autun, Chas-senneuz, like his German counterpart, studied law, first at Doleand Poitiers, later (1497) in Bologna and Turin and (1499) in Pavia.He became "doctor vtriusque iuris" in 1502 (only two years priorto Scheurl), then accompanied Charles d' Amboise in an expedi-tion against Bologna and was subsequently sent as French repre-sentative to the Vatican.

Fleeing the plague, Chasseneuz returned to Autun at the begin-ning of February 1506, where he practised as lawyer and wrote in

28. Cf. supra notes 15 and 20, and Fabricius pars tertia, 479-480.29. Catalogus, 1546, *1 v. : Preface inc. Reuerendissimo ac illustri dominoAntonio de Prato, Senonensi Cardinali, quaestori seupraefecto, cancel-lario Franciae nuncupato totiusque literaturae Gallicanae primario,Bartholomaeus de Chasseneuz salutem. Cum res sic se habeat, des. [ibid.]Meliora fore spero quae deinceps scribam. Vale eximium doctrinae decuset iubar. Heduae. Anno incarnatae deitatis millesimo quingentesimo viges-imo llano, xii. Kal. Junias.

C. SCHEURL'S ANfHOLOGY OF NEW TESTAMENT APOCRYPHA 143

his spare time. Around 1508, he completed the work which estab-lished his reputation, the Commentaria in consuetudines ducatusBurgundie, which appeared in a partial edition in 1517 and then ina complete edition in 1528. It is not to be excluded that the Cata-logus gloriae mundi which contained Pilate's third (first) and sec-ond letters, as well as Lentulus' letter to the Senate and the arti-cle Jesus drawn from the Suidas, was already in the process of beingcompiled in 1508. Judge at the high court of Dijon from 1525,Chasseneuz was transferred to the Paris high court in 1531 andthen to Aix as chief judge in 1532. He died in 15413°.

It is the fourth part of Chasseneuz' Catalogus that contains theapocryphal pieces that concern US31. It is entitled De laude, gloriaet honore et ordine ecclesiasticarum personarum inter se et ad omnesalios huiusmodi status. Thus the context in which the apocryphalletters of Pilate and Lentulus appear has nothing to do either withdevotional literature of a humanist tenor, such as Scheurl's collec-tion or with New Testament apocrypha in any accepted sense ofthe term. In the sexta consideratio of his fourth part32, Chasseneuztreats of the absolute power of priests which is conditional upontheir power to administer the eucharist. Christ himself was a priestaccording to the order of Melchisedeck, continues Chasseneuz, buthis priesthood was rejected by the Jews in their wickedness.

In support of this latter contention our lawyer cites two letters"from Lactantius", one by Lentulus to the Roman senate, the otherfrom Pilate to Tiberius (Pilate's third [first] letter). This is how thetwo letters are introduced:

This is what Lactantius says reporting exactly on what hap-pened. The same Lactantius cites the text of two letters con-cerning the life of Christ as well as the extract33 we have cited

30. For fuller biographical details cf. Dictionnaire de la biographiefranraise, t. 8 (Paris, 1959), 714-715 and the literature cited there. Cf. alsoL. PONS, Barthelemy de Chasseneuz, Paris, 1879. a. also note 14 supra.3L I shall be referring to the 1617 edition supposedly published in Gene-va: Catalogus gloriae mundi D. Bartholomaei Chassanaei, Burgundi apudAquas sextias in senatu decuriae praesidis ac ViTi clarissimi, Geneuae, apudPhilippum Albertum, 1617.32. Catalogus, 1617, 168-172.33. "Haec sunt, quae dicuntur per Lactantium et narrantur de verbo ad ver-bum. Qui etiam de Christo villa ea quae sunt scripta apud nos ponit duasepistolas mentionem de eo facientes et de eius vera conuersatione, staturaet gestis" (Catalogus, 170 col. B). Chasseneuz is referring here to the Jesusextract from the Suidas, frequently printed as an appendix to early editionsof Lactantius, and reproduced in extenso in the Catalogus, 170-171.

144 I. BACKUS

above. These two letters are about Christ, about his appearanceand about his real doings and about what he really said.

Obviously, Lactantius could not have cited either of the two let-ters for which no manuscripts can be found, dating from earlierthan the ninth century. It is of course barely possible that some latemanuscripts of Lactantius contained apocryphal interpolations.However, given the complete lack of evidence for this, it is morelikely that Chasseneuz used an early printed edition of Lactantiuswhich contained not only the article Jesus (out of Suidas) in anappendix but also one or both of Pilate's letters34. Interestinglyenough, Chasseneuz' probable source for the two letters as well asthe real date of his work remained unknown to Fabricius and allthe later editors of the Apocrypha. This is all the more surprisinggiven that Fabricius knew and cited the 1509 Venice edition ofLactantius as source of Chasseneuz' Suidas / Jesus text and thathe reproached Chasseneuz with referring to it as if it were an inte-gral part of Lactantius' text35.

As for Pilate's "second" letter, cited by Chasseneuz with no indi-cation of source, it is not unlikely that the text stemmed from oneof the late fifteenth century manuals printed with a view to con-verting the Jews36, or even, given the textual affinities, fromScheurl's Epistola!

Pilate's letters serve a double purpose within the Catalogus. First-ly, they show up the iniquity of the Jews. Secondly, they prove thatPilate (a Pagan more favourable to Christ than the Jews) went sofar as to violate legal procedure in addressing Tyberius and not thesenate. Tyberius then referred the matter to the senate, asking thatChrist be declared God, but the senate complained at being by-passed. This prompted Pilate to write his "second" letter toTyberius, notes Chasseneuz, the ultimate proof of Christ's divini-ty and innocence37.

34. The 1509 (Beauvais, Jean Petit) edition of Lactantius contains the arti-cle Jesus in an appendix but not the letters.35. FABRICIUS, 1719 (pars tertia), 546-547: "Refertur narratio ilIa de Seru-atore nostro itidem ex Suida latine a Bartholomaeo Chassanaeo, parteIV. Catalogi gloriae mundi, sed ipse errat cum ait commentum hoc refer-ri a Lactantio licet editoni antique Venetae Lactantii subjectum legitur".36. Ct. supra, note 9.37. Catalogus, 1617,171: "Et si perfidi Iudaei Euangelistis credere nolint,saltern credendum est ipsi Pilato iudici, per eos electo, qui post ipsiusChristi passionem de ipsius sanctitate et innocentia, lYberio Caesarl scrip-sit Epistolam, roc antepositam, quam lYberius cum suffragio magnifaciens

C. SCHEURL'S ANrHOLOGY OF NEW TESTAMENT APOCRYPHA 145

A Pagan judge went so far as to violate Roman legal procedurein order to demonstrate Christ's divinity and, what is more, aRoman emperor asked that Christ be declared God. Thus, in Chas-seneuz' view, the Jews, and the Jews only, were to be held respon-sible for the Saviour's death. This anti-Semitic motif is interest-ingly enough absent form Scheurl's work. We might note furtherthat for Chasseneuz the letters do not constitute (any more thanthey do for Scheurl) "apocrypha" in any sense of the term. On thecontrary, they serve as historical proof of the divinity of Jesus andthe wickedness of the Jews.

Thus it would seem that practically the same text of Pilate's "sec-ond" letter was used in the early sixteenth century for two radical-ly different purposes. What is more, only Scheurl's use of it can beconsidered as in any way similar to that of a modem scholar of NewTestament Apocrypha, being devoid of any polemical content andtreated as a text conducive to piety but not in any way normative.

Lentnlns' Letter in Schenrl's "Epistola"38

Before reproducing the text from Scheurl's edition, a briefresume of the history of this highly apocryphal text is in order. Itwas indeed, as has been shown by Dobschiitz, Erbetta and othersone of the most widely circulating forgeries throughout the laterMiddle Ages and the Renaissance39. Other than the works alreadymentioned above, it was available in several manuscripts not bear-ing the name of Lentulus. The first mention of his name, togetherwith a mention of the Annales Romanorum, occurs in a manuscriptdescribed by Dobschiitz. The manuscript was extant in Jena in1899, when Dobschiitz was writing (Jen. Elect. f.76). The first

retulit ad Senatum Romanum et postulauit vt Christus Deus haberetur.At Senatus recusauit, indignatus, quod sibi secundum morem epistola fuis-set delata, cum esset mas Romanis vt prouinciarum iudices senatui scrip-to renunciarent, si quid noui in his, quas regebant prouinciis accidisset. Etiterum eidemT:Yberio scripsit Pilatus [here follows the text of the "second"letter]. 0 gloriosum et nobis salutare iudicis scripta reiteratum testimoni-um Christum innocentem profitentis et ante mortem, vt visum est, et boramortis, qua scripsit titulum Pilatus, in qua scriptum erat "Jesus Nazarenusrex Iudaeorum"; pariter et post mortem vt in praedictis epistolis con-tinetur, sententiae iniquitatem euidenter demonstrans et Christumredemptorem nostrum ab infamia praeseruans...".38. Ct. ERBE1TA 111,137-138.39. Ct. ibid., and DOBSCHOTz, Christusbilder, TU 18, 1899,308**-324**.

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Renaissance writer to mention the letter and its presumed authorwas Lorenzo Valla around 1440 in his De [also credita et ementitaConstantini donatione declaratio40, who dismissed it as a forgery.The oldest recension of the text, which does not take the form ofa letter and which does not contain Lentulus' name, occurs in themanuscripts (ca. 1350) of Ludolf of Saxony's Vita Christi (editioprinceps, 1474) and in an early fourteenth century introduction tothe works of Anselm of Canterbury (editio princeps, Niirnberg,1491, fol. 4 -cf. Dobschiitz, 308**-310**).

Erbetta in his introduction notes that most manuscripts that con-tain his name assign to Lentulus the function of proconsul ofJerusalem -which did not exist any more than did a governorin Judea named Publius Lentulus. At any rate, even had he exist-ed, he would have been most unlikely to write a letter to the RomanSenate given that Syria was an imperial province. What is more,neither the style nor the tone of the letter are in any way remi-niscent of those of a Roman official from the period of eitherAugustus or Tyberius41.

To add even more to the confusion, the earliest recensions ofthe text bear the form of an extract from the Roman Annals; thelater recensions from the 15th century onwards "graft on to it" theletter-form while keeping the mention that it occurs in "RomanAnnals"42. To finally make for total confusion, the identity of the

40. a. VALLA, Opera (Basel, 1540), 786 : "vtinamque tam vera esset epis-tola nomine Lentuli missa de effigie Christi quae non minus improbeementita est quam priuilegium, quod confutauimus".41. Cf. ERBETTA, III, 137.42. Cf. ERBETTA 111,138: the eldest 13/14th century recension a has nomention of Lentulus and begins simply with a reference to the RomanAnnals. A more recent recension b starts off (") Lentulus, proconsul inJudaea, greetings to the Senate and the Roman people (" ). Recension calso mentioned by Fabricius (1719),302*, inc. Temporibus Octauiani Cae-saris Publius Lentulus procos. in partibus Judaeae et Herodis regis, sena-toribus Romanis hanc Epistolam scripsisse fertur, quae postea ab Eu/tro-pio reperta est in Annalibus Romanorum". Recension d, the "receivedtext" given by Dobschtitz and Erbetta, mentions in the incipit Lentulus,Roman official in Judea at the time of Tiberius Caesar, who seeing the won-drous works of Christ addressed his letter to the Roman Senate. Fabricius(1719),301 *-302*, who considers the letter as a total forgery, cites the text(roughly corresponding to recension d) after Hieronymus Xavier's Histo-ria Christi persice conscripta simulque multis modis contaminata ...Latinereddita a Ludouico de Dieu, Lugduni Batauorum, 1639. Fabricius also showsknowledge of recension c (which places Lentulus at the time of Octavian)

(ibid., 302*).

C. SCHEURL'S ANTHOLOGY OF NEW TESTAMENT APOCRYPHA 147

(supposedly Christian) annalist Eutropius is not at all clear: theauthor of the Breuiarium historiae Romanae is in fact conflatedwith the apocryphal [!] translator of Abdias into Greek43. More-over, the name of Eutropius figures solely in sixteenth century edi-tions of the letter, the sole exception being one late manuscriptmentioned by Dobschiitz (308**). The "letter" is obviously a medi-aeval text "adulterated" by humanists in two different ways. Someimpose upon it the epistolary form bearing the name of the mys-terious Lentulus. Others treat it as a fragment of the Breuiariumhistoriae Romanae. Many combine the two forms.

As for presumed purpose and public of the letter, there is nodoubt that it arose in a monastic context and was intended toencourage piety and meditation on the life of Jesus. It is for thatreason that it was printed with the Latin Infancy Gospel. In thefifteenth century, as is shown by the Niirnberg collection printedin 1512, and by Scheurl's own effort, it also came to be seen as aparadigmatic text combining the best of Pagan with the best of theChristian.

The text of the letter as published by Scheurl corresponds toDobschmz's recension b (late recension of the epistolary form).What is curious about it is its title:

[A 3r.] Extat et Epistola Lentuli ad Caesarem in huncmodum. Lentulus Romanus Judee praeses Tyberio Cesaris[alutem].

Apparuit temporibus istis et adhuc est homo magne virtutis,nominatus Jesus Christus, qui dicitur a gentibus propheta ver-itatis, quem eius discipuli vocant filium Dei, suscitans mortuoset sanans omnes languores. Homo quidem stature mediocris etspectabilis, vultum habens amabilem, quem intuentes possintdiligere et formidare, capillos habens coloris nucis auellane pre-mature et pIanos feTe vsque ad aures : ab auribus veTO cincinoscrispos aliquantulum et fulgentiores, ab humeris ventilantes,discrimen habens in medio capitis iuxta morem Nazareorum;frontem planam et serenissimam cum facie sine ruga et macu-la aliqua, quam rubor moderatus venustat. Nasi et oris nullaprorsus est reprehensiol, capillis concolorem, non longam sedin media bifurcatam. Aspectum habens [A 3v.] simplicem etmaturum, oculis giaucis vallis et claris existentibus. In increpa-tione terribilis, in admonitione blandus. Hilarius seruata graui-tate, qui nunquam ridere vigus est, flere autem sic.

43. a. ERBEITA III, 137; FABRICIUS 1719 (tertia pars), 391-392.

148 I. BACKUS

In statura corporis prorogatus et rectus, manus habens etbrachia visu delectabilia, in colloquia grauis ratus et modestus,speciosus inter filios hominum.

Hec sola in Annalibus Romanorum comperta est.

SCHEURL, 1515, add. barbam.

Scheurl's text, with the notable exception of the title, correspondsto that of Dobschfitz's recension b44. Are we t~ conclude from thetitle that Scheurl or, more likely, the Italian manuscript he copied,showed exceptionally good knowledge of history in making"Lentulus", as prefect of an imperial province, address his epistledirectly to Jyberius ? Such hypothesis is to be excluded, given thatanyone with that amount of historical knowledge would have beenperfectly capable of identifying the letter itself as apocryphal.Moreover, the colophon shows that the copyist was quite happy toaccept that the text stemmed from "Roman Annals". Needless tosay, Scheurl questions nothing, given that the Pagano-Christianprofile of the letter mirrors his own intentions as expressed in thepreface to Charitas Pirckheimer. Indeed, the most likely hypoth-esis is that the mention of Jyberius as addressee simply reflects thewish on the part of Scheurl (or his original) to harmonise Lentu-Ius' letter with Pilate's.

It is interesting to note that Chasseneuz prints exactly the sameversion of Lentulus' letter, claiming to have found it in his editionof Lactantius and making no reference to the "Roman Annals".However, unlike Scheurl, and like most known texts, Chasseneuz(or, to be exact, his presumed edition of Lactantius) is quite clearthat Lentulus addressed his letter to the Roman senate and not toJyberius, asserting as we saw:

This is what Lactantius says... he also cites two letters about him[Christ] ...one from Lentulus to the Roman senate, the otherfrom Pilate to the Emperor Claudius Tyberius...45

The person of Eutropius does not figure in either Scheurl's orin Chasseneuz' account. The letter of Lentulus was to undergo fur-

44. Cf. DOBSCHUTZ, Christusbilder, TV 18,1899,319**.45. Chasseneuz, Catalogus, 1617, 170 col. B: "Qui [Lactantius) etiam deChristo, vltra ea quae stint scripta apud nos, ponit duas epistolas, men-tionem de eo facientes... Vna videlicet Lentuli ad senatum Romanum,altera Pilati ad Claudium Tyberium imperatorem." The text is unchangedfrom that of the 1546 edition, 89v. , col. B-90v. Cf. supra, note 15.

C. SCHEURL'S AN1HOLOGY OF NEW TESTAMENT APOCRYPHA 149

ther transformations of a textual or, more precisely of a contextu-al nature, even after Valla had declared it to be a forgery46,

Correspondence between Christ and Abgarand the Veronica Legend

The pieces, as printed by Scheurl, merit our special attention, asthey were drawn by the Niirnberger (or his "antiquissimus" codex)from at least two if not three sources. What Scheurl in fact prints,as we shall see, is an abridgement of Rufinus' version of Eusebius'H.e. 1. 13, followed, as was noted already by Dobschiitz47, by anaddition taken partly from the Dominican's Johannes Balbus ofGenoa's (d. 1298) Summa que vocatur Catholicon (s.v. Judas),available in print since around 1470. Balbus' text of the legendwas one of many witnesses to what Dobschiitz termed a "curiousmosaic" of a text composed of elements from the Golden Legend.John of Damascus' De fide orthodoxa, Rufinus and other uniden-tified sources48, all emphasising the importance of image-worship.

However, as we shall see below, Scheurl's addition to Rufinus isnot taken exclusively from Balbus. The paraphrase of the latter isconflated with what is probably Scheurl's own observation onChrist's headcloth in the church of S. Bartolomeo degli Armeniin Genoa49. Indeed, Scheurl could well have seen the "veronica"there himself and was probably not aware of the fact that the head-cloth had only been in the church since 1387, having beenbequeathed to it by the doge Leonardo de Montaldo (d. 1384),who had himself received it from the Greek emperor as the authen-tic headcloth sent by Christ to Abgar with his image imprinted on.tSO1 .

Scheurl found it quite natural to conflate the Abgar and Veron-ica legends, a feature characteristic of late Medieval traditionsl.

46. Cf. supra, note 40.47. Cf. DOBSCHUTZ, Christusbilder, TV 18,1899,242*-243*. Dobschutz,however, was only interested in the addition and did not notice that it didnot stem from the same source as the other "Abgar pieces" in Scheurl'scollection.48. Critical edition of the "merkwurdiges Mosaik" in : DOBSCHOTz, Chris-tusbilder, 241 *-242*.49. Cf. DOBSCHUTZ, Christusbilder, 192-193,241*-243*.SO. Cf. ibid., 241 *-242*.51. Cf. DOBSCHUTZ, Christusbilder, 188 (on the confusion of" Abgar" and"Veronica" images in the Vatican).

150 I. BACKUS

The Abgar texts in Schenrl's collection.

[A 4r.] Est et Epistola regis Abgari, quam refert EusebiusCaesariensis libro primo, capite 15. et 16., quam quidem Epis-tolam, Eusebius ita se dicit reperisse.

[inc. Rufinus' text] Hec in archiuis publicis Edissene ciuitatis,in qua tunc Abgarus regnauit, ita descripta reperimus in hischartis que gesta regis Abgari seruata antiquitus continebant.Et vt euidens dictorum veritas fiat, ipsa! exemplaria epistolarumex Siriorum lingua translata ponemus.

Abgarus Uchanie filius Toparcha Jesu Saluatori bono quiaparuit in locis Hierosolymorum, salutem. Auditum mihi est dete et de sanitatibus quas facis sine medicamentis aut herbis2;fiant ista per te, et quod verbo tantum facis cecos videre et clau-dos ambulaTe et leprosos mundas et immundos spiritus acdemones eiicis, et eos qui3 longis aegritudinibus afflictanturcuras et Sallas, mortuos quoque suscitas. Quibus omnibus audi-tis de te statui in animo meo vnum esse e duobus. Aut quia tusis Deus et descendis4 de celo vt hec facias, aut quia Filius Deisis qui hec facis. Propterea ergo scribens rogauerim te vt digner-is vsque ad me fatigari et egritudinem meam qua iamdiu laborocurare. Nam et illud comperi quod Iudaei murmurant aduer-sum te et volunt tibi insidiari. Est autem mihi ciuitas parua qui-dem, sed honesta, que sufficiat vtrisque.

Exemplum rescripti ab Jesu per Ananiam cursorem adAbgarum regem5.

Beatus es qui6 credidisti in me qum ipse 7 non videris. Scrip-tum est enim de me quia hi qui me vident, non credent in me,et qui non vident me, ipsi credent et viuent. De eo autem quodscripsisti ad me8 vt / A 4v./ veniam ad te, oportet me omniapropter que missus sum hic explere. Et posteaquam com-pleuero, recipi me9 ad eum a quo missus sum. Qum ergo fueroassumptus, mittam tibi aliquem ex discipulis meis vt curet egri-tudinem tuam, et vitam tibi atque his qui tecum soot prestet etciuitati tue.

Erat autem his epistolis adiunctum etiam hoc lingua Sirio-rum quod infrascriptum est.

Postea veTO quam Jesus assumptus est, misit ei Judas qui etThomas Thadeum apostolum vnum ex septuaginta, quiAbgarum mirum inmodum credentem perfecte curauit etc.

Ceterum refert Joannes Catholicon post Damascenum [Defide orthodoxa 4, 16]: videns Abgarus quod praesentialiterChristum videre non poterat, pictorem quendam ad J esum misitvt imaginem figuraret et sic ipsum saltern per imaginem con-spiceret, quem in facie videre non poterat. Sed qum ad eum pic-tor venisset, propter nimium fulgorem, qui ab eius facie pro-cedebat, in eius faciem clare nequibat intendere, nec earn vt sibiiussum erat figuraTe. Quod cernens Dominus vestimentumlineum ipsius pictoris aspiciens sue faciei imponens, sui ipsius

SCHEURL'S ANTHOLOGY OF NEW TESTAMENT APOCRYPHA 151

imaginem eidem impressit ac desideranti regi Abgaro destin-amt. Hec autem imago seu effigies aut Veronica nunc est Jenuein quodam venerabili monasterio sancti Bartholomei deErmineis52.

1 ipsarum2 add. quod3 add. e4 descenderis5 toparcham6 quia

7 add. me8 mihi9 om.

It is interesting to note that Scheurl appears to have broken offRufinus' account at a point when he realised that it contained nomore letters, letters being the genre that he particularly intendedto present to Charitas Pirckheimer. However, the other reason whyScheurl broke off the Rufinus account was that it apparently con-tradicted that of John of Damascus (as retailed in the Catholicon)which laid greater emphasis on Christ's image as an object ofwor-ship not because of its intrinsic merit but because of what it rep-resented. It was the latter doctrine (rather than that of Thaddaeus'healing powers as conveyed by Rufinus' account) that Scheurlfound important to impress upon Charitas Pirckheimer, using the"veronica" in S. Bartolomeo's Church as the final proof of divineorigin of image worship.

At no stage does Scheurl refer to the fact that the Epistola Jesuad Agbarum [sic] was condemned as apocryphal by the [Pseudo-]Gelasian Decree, a text he would have known from his study ofcanon law53. Indeed the [Pseudo-]Gelasian Decree also listed His-toria Eusebii Pamphili54 among works that were considered asapocryphal in the sense of doctrinally dubious. However, assum-ing that Scheurl did know the Decree, it certainly would not havedone to tell Charitas Pirckheimer that the texts he had sought outfor her as models of Christian rhetoric and piety were the very onesthat were condemned by the Church. And, as has been noted

52. The final paragraph "Ceterum refert... Ermineis" printed in: DOB-SCHUTZ, Christusbilder, 243*.53. GRAnAN, Decreti prima pars, dist. XV:, c. 3, no. 76, Friedberg 1,39.54. Ibid., no. 66.

152 I. BACKUS

above, Scheurl never even hints that texts should be considered asdoctrinally normative in any way, let alone re-integrated into theBiblical Canon.

The 1515 edition of the "Epistola"

Without in any way changing the preface, Scheurl added notonly Pilate's first/third (Erbetta) letter to Tiberius (inc. Nuperaccidit quod et ipse probaui des. credere mendaciis Iudaeorum)dating from eighth or ninth century according to Erbetta (III, 131-132) and condemned as "commentitia" by Fabricius already in1703 (1719,298 *) but also other pieces concerning the life of Jesuswhich are listed on the title-page: the latter reads as follows:

Epistola Doctoris II Scheurli ad Charitatem Abbatissam Sanc-tae Oarae de laudibus familiae Pyrckheymer II Epistola Lentuliad Tiberium de statura Christi II Epistola Pilati ad Tiberiumde morte Christi II Epistola alia Pilati de morte et resurrec-tione Christi II Ex Iosepho et Eusebio de vita Christi II Epis-tola Abgari ad Jesum Saluatorem II Epistola responsiua adAbgarum. II Vtilitates Misse. II Historia Eneae Siluii devendente missam II Vtilitates orationis pro defunctis. II Som-nium cuiusdam fratris praedicatorum pro defunctis orandumesse II Sequentia dies irae II Epistole reuerende matris Char-itatis II Pirckheymerin Abbatisse Sanctae Clarae. II CarmenConradi Celtis poete ad eandem. II Carmen ad diuumChristophorum. II Memorare nouissima tua et in aetemum nonpeccabis.

Scheurl claims to have found the letter in "Annales Romano-rum". This time no mention is made of Eutropius but the Paganand the Christian are once again closely interwoven. The letter isto be read together with the excerpt from Josephus which follows.The Josephus passage occurs in Pseudo-Ambrose's Anacephaleo-sis, cap. XI, but seems to have been collated by Scheurl with cap.XIII of Jerome's De viris illustribus (s.v. Josephus).

We have collated Scheurl's version of Pilate's letter with Chas-seneuz' 1546 edition of the Catalogus, 89v.-90r. and Anacephale-osis, p. X (MPL 15,2317).

Scheurl1515, A 3v. Pilati alia epistola de morte et resurrectioneDomini nostri Iesu Christi.

Pontius Pilatus Claudio lS.P} Nuper accidit quod 2et ipseprobaui Judaeos per inuidiam se suosque posteros 3crudelidamnatione ueremisse3. 4Cum enim haberent eorum uatres

C.

SCHEURL'S ANTHOLOGY OF NEW TESTAMENT APOCRYPHA 153

prornissionem quod Deus eorum illis mitteret de caelo sanctumsuum qui rex eorum merito diceretur, hunc secundum prornis-sionem inter nos misit de virgine natum me itaque in Iudaeapraesidente4. 5Cum audissent hunc Iudaei5 caecos illuminasse,leprosos mundasse, paraliticos curasse, 6demones ab hominibusfugasse6, mortuos7 suscitasse, 8irnperasse ventis8, 9siccis pedibussuper vndas maris ambulasse9 et lOmulta alia miraculorumsigna10 fecisse, 11et cum multi de populo Iudaeorum hunc fili-urn Dei credidissent, inuidia contra eum principes sacerdotummoti stint et scribae Pharisaeorum11, 12Et tenentes eum tra-diderunt mihi praesidi12 et alii13 pro aliis14 mentientes 15ilIummagum esse dixerunt et contra eorum legem facere15. 16Egoautem eorum verbis credidi et eorum arbitrio ilIum flagellatumtradidi16. Illi veTO in ligno eum crucifixerunt et mortuumsepelientes custodes praetorii mei milites posuerunt et signantesmonumentum abierunt. Ille autem a mortuis tertia die resUf-rexip7.

Intantum 18denique exarsit Iudaeorum iniquitas vt militibusmeis darent pecuniam dicentes : dicite, quia eius discipuli cor-pus ipsius nocte furati stint [Mt. 28, 13]. Milites autem cumpecuniam accepissent, nec tacere potuerunt factum quod fuer-at, sed de sepulchro resurrexisse testati sunt et a Iudaeis se pecu-niam accepisse ad dicendum contrarium18,

19Ideo suggero regi ne quis tibi veritatem scienti mentiaturet ne estimes me credere mendaciis Iudaeorum. Potestati tuaeomnia quae gesta stint de Iesu in praetorio meo notifico perpraesentes. Et vale. Haec reperta stint in annalibus Romano-rum19.

1-1 Tyberio salutem, Chass. 1546; Claudio salutem, MPL 15,

2317.2 om. et Chass.1546; et quod MPL 15.3-3 sic, Chass. 1546; crude Ii condamnatione punisse, MPL 15.4-4 Cum enim promissum haberent patres eorum quod Deus

illorum mitteret illis per virginem sanctum suum filium qui rexeorum merito diceretur, hunc me praesente misit in Iudaeam,Chass. 1546; -Denique cum promissum haberent patreseorum, quod illis Deus eorum mitteret de coelo sanctum suumqui eorum rex merito diceretur et hunc se promiserit per vir-ginem missurum ad teTras, istum itaque me praeside in JudaeamDeus Hebraeorum cum mississet, MPL 15.5-5 Quem cum vidissent, Chass. 1546; -Et vidissent eum,

MPL 15.6-6 daemones effugasse, Chass. 1546.7 add. etiam, MPL 15.8-8 ventis imperasse, Chasss. 1546.9-9 pedibusque siccis super vndas MariS ambulasse, Chass.1546;

ambulasse siccis pedibus super vndas maris, MPL 15.10-10 alia multa mirabilia, Chass. 1546; multa alia, MPL 15.

154 I. BACKUS

11-11 et omnis populus Iudaeorum dicit eum esse Dei filiumprincipes sacerdotum inuidiam passi sunt contra eum, Chass.1546; cum omnis populus Iudaeorum eum Filium Dei essediceret, inuidiam contra eum passi sunt principes Iudaeorum,MPL 15.12-12 Hunc itaque mihi tradiderunt, Chass. 1546; et tenuerunteum mihique tradiderunt, MPL 15.13 alia Chass. 1546, MPL 15.14 add. mihi de eo, MPL 15.15-15 eum magum esse ac contra Legem eorum agere dixerunt,Chass. 1546; dixerunt asserentes istum magum esse et contraLegem eorum agere, MPL 15.16-16 Ego autem ita esse credidi eumque flagellatum eorum arbi-trio tradidi, Chass. 1546; Ego autem credidi ita esse et flagella-turn tradidi ilIum arbitrio eorum, MPL 15.17-17 Qui eum crucifixerunt et sepulchro custodes adhibuerunt,at ille militibus meis custodientibus die tertia resurrexit, Chass.1546; Illi autem crucifixerunt eum et sepulto custodesadhibuerunt. Ille autem militibus meis custodientibus die ter-tio resurrexit, MPL 15.18-18 vera nequitia Iudaeorum contra eum exarsit, vt ipsis cus-todibus pecuniam darent, quatenus dicerent discipulos eiusrapuisse corpus, sed illi quod factum erat tacere non valentestestati soot eum resurrexisse seque visionem angelorum vidisseet a Iudaeispecuniam accepisse, Chass. 1546; autem exarsitnequitia Iudaeorum vt darent pecuniam custodibuset dicerent :" dicite quia discipuli eius corpus ipsius rapuerunt ". Nam et

ilIum surrexisse testati sunt se vidisse et se a Iudaeis pecuniamaccepisse, MPL 15.19-19 Haec autem ideo scripsi ne quis aliter existimet credendomendaciis Iudaeorum. Haec sunt quae in dicta epistola scriptasunt, Chass. 1546; Haec ideo ingressi ne quis aliter mentiaturet aestimet credendum mendaciis Iudaeorum, MPL 15 inc. cap.XI.

The text as reproduced by Scheurl corresponds precisely to thetext of chapter 29 in recension A of the Acta Pilati. This recensioncirculated quite independently of Anacephaleosis. The same textis to be found in the Passio Petri et Pauli by Pseudo-Marcellus (cap.19-21). According to modern scholars it is the same letter that ismentioned by Tertullian (Apol. 5.2) and by Eusebius of Caesarea

(H.e. 2.2)55.

55. Ct. Jean-Pierre LEMONON, Pilate et Ie gouvernement de la Judee. Texteset monuments, Paris, 1981, 253-257,264-265.

C. SCHEURL'S ANTHOLOGY OF NEW TESTAMENT APOCRYPHA 155

Scheurl's account is thus more overtly pro-Pagan, but also clos-er,to the Gospel account notably as regards details of Jesus' cru-cifixion and burial. While Chasseneuz' purpose in printing all threeletters (Pilate's first/third Pilate's second letter and Lentulus' mis-sive) was overtly anti-Semitic and intended to show that a Paganjudge could go so far as to violate legal procedure so as to showChrist's divinity, Scheurl with his addition of the third letter main-tains his Pagano-Christian optic. His text, as it stands, shows Pilateas a Biblical figure. The dividing line between Pilate's civil preoc-cupations as a judge and the Gospel narrative is much thinner thaneither in the Anacepnaleosis or in Chasseneuz' text.

As has been noted above, Pilate's first/third letter is followedin Scheurl's 1515 edition by the J:osephus excerpt on Jesus. Here-with its full text: i

[A 3v.] Josephus libro xviij. Antiquitatum capitulo quintodescribens tempus imperii Tiberii Caesaris de Christo testifi-catur vt sequitur. Cui concordat diuus Heronymus in Prologoin Josephum.

Fuit isdem temporibus Iesus vir sapiens si tamen eum virumnominaTe phas est. Hic erat mirabilium effector operum eteorum doctor hominum, qui quae vera sunt libenteraudiunt etmultos quidem Iudaeorum multosque etiam ex gentibus sibiadiunixit. Messias hic erat; hunc ad primorum nostrae gentisvirorum accusationem, cum Pilatus in cruce agendum essedecreuisset, non deseruerunt qui ab initio eum dilexerant.Apparuit eisdem die tertia iterum viuus sea [!] multa quaediuinitus inspirati prophetae vel haec vel altt de eo innum~ramiracula esse futura praedixerant, sed [!] in hodiemum diemchristianorum [A 4r.] qui ab ipso nuncupati sunt et nomengenusque perseuerat.

The text as given is in fact an accurate paraphrase of Jerome'sDe viris illustribus cap. XIII.

Where Scheurl found the pieces is not stated. However, theirpurpose is simply to reinforce the religious message of the earli-er editions of the Epistola. Anxious to emphasise that all the pieceson the life of Christ date from the reign of Tiberius, Scheurl insistson the link between Pagan and Christian mores and eloquence.These preoccupations are reflected in the miscellany which makesup the rest of Scheurl's volume.

156 I. BACKUS

Conclusion

Scheurl did not attempt to set up a body of Apocryphal litera-ture that would consitute a parallel to the Biblical canon. Indeed,the problem of canonicity could not have been further from hismind when he compiled his collection for Charitas Pirckheimerwith its apocryphal pieces. Nonetheless he did manage to consti-tute a mini-corpus of what were to him historical documents thatthrew a new light on the historical Jesus and situated him in hisjudeo-pagan setting. The pieces were intended to edify in a par-ticular way: the abbess and others would be forced to reflect onJesus as a man living piously among pagans and so imitate him.The Fabrician conception of an apocryphal corpus as somethingthat would profit a particular group of educated Christians had, aswe said, a worthy precursor in Scheurl.

Marcello GARZANITIUniversite de Florence

LES APOCRYPHES DANS LALIlTERATURE SLAVE ECCLESIASTIQUE

DE PELERINAGE EN PALESTINE(Xlle-xve s.

I racconti di pellegrinaggio in Terra santa rappresentano uno dei prin-cipali veicoli di diffusione nel mondo slavo di motivi presenti nella lettera-tufa apocrifa. Nel saggio si identificano citazioni e riferimenti alia lettera-tufa apocrifa tradizionale, contenuti nei racconti di pellegrinaggio della« Slavia Orthodoxa» (fino al XV sec.), e, quando e possibile, si confron-lanD Ie citazioni e i riferimenti con Ie fonti presenti nella tradizione mano-scritta slava.

Les recits de pelerinage en Terre sainte sont un des principaux moyensde diffusion de motifs apocryphes dans Ie monde slave. On trouve dans cesrecits ii la fois des citations precises et des allusions ii la litterature apocryphe.La presente contribution dresse l'inventaire de ces citations et allusions(pour la periode allant jusqu'au xV's.).

La tradition des pelerinages en Terre sainte a caracterise des Iedebut Ie christianisme aussi bien dans les Balkans que dans la Rus'de Kiev. Apres un long voyage qui prevoyait une etape a Constan-tinople, les pelerins durant leur sejour en Palestine pouvaient visi-ter les «lieux saints », venerer les reliques conservees dans leseglises et les monasteres et participer a la grande tradition litur-gique et monastique palestinienne. Le desir de «voir» et de « par-courir» les lieux saints 011 s'etaient deroules les principaux eve-Dements de l'histoire sacree de l' Ancien et du Nouveau Testamentpoussait les lalcs comme les religieux a visiter la Terre sainte. Aleur retour, les pelerins racontaient ce qu'ils avaient pu voir, dif-fusant les traditions palestiniennes sur les lieux et personnages del'histoire sacree. A l'origine de la pratique des pelerinages se trou-ve probablement cette meme curiosite avide qui determina la for-tune des apocryphes dans la litterature slave ecclesiastique(d'abord dans Ie monde bulgare, puis dans Ie monde russe etserbe) ; une curiosite envers les evenements et les personnages desSaintes Ecritures que Ie style concis et avare, notamment des evan-

Apocrypha 9, 1998, p. 157-177

158 M.GARZANITI

giles, ne pouvait rassasier. A partir du XlIe s., avec l'ltineraire del'hegoumene Daniif commencerent a circuler dans la traditionmanuscrite slave les comptes rendus de ces pelerinages, qui ren-fermaient des descriptions plus ou moins detaillees des lieux saintset des reliques qu'ils abritaient. Cette production litteraire connutune grande fortune surtout dans la Rus' (mais elle ne manqua pasde se diffuser plus generalement dans la «Slavia orthodoxa » ),introduisant dans la litterature slave une serle de motifs presentsdans la tradition palestinienne et dont on conserve la trace dansles Saintes Ecritures, dans la litterature apocryphe et, de fa~on plusgenerale, dans la liturgie2. L'hegoumene Daniil, qui inaugure parson ecrit un nouveau genre litteraire dans la production slave eccle-siastique, partit pour la Terre sainte afin de mettre de l'ordre dansles recits souvent fantastiques des pelerins, et, a son retour, ayant«bien examine les Livres sacres », redigea un compte rendu detaillesusceptible de servir d'enseignement aux fideles, les detoumant ala fois d'un voyage long et dangereux et exposant la verite, attes-tee par les «Livres sacres », sur les lieux saints de la Palestine.Parmi ces «Livres sacres » on peut compter quelques ecrits apo-

1. Sur l'ltineraire de l'hegoumene Daniil, pour ce qui conceme en parti-culier Ie contexte historique et la structure litteraire de l'reuvre, voir notreintroduction: M. GARZANm, DANIIL EGUMENO, ltinerario in Terra santa,Roma, 1991, p. 9-68, et plus recemment M. GARZANffI, «Chozenie igu-mena Daniila v Svjatuju zemlju. Literatura i bogoslovie na Rusi XII veka »,Slavjanovedenie 2 (1995), p. 22-37.2. A. N. Veselovskij it. propos du patrimoine d'associations et de rappels,enrichi au fur et it. mesure de traditions locales et de recits legendaires,present dans leg recits de pelerinage observe: «A leur base on pouvaittrouver d'anciennes traditions locales, qui indiquaient tel ou tel episodede la narration evangelique, et chacun de ces episodes entra it. son tour enrapport avec leg autres; un rapport personnel-biographique ou de prefe-rence-prefiguration, que l'on reconnaft dans des faits qui n'ont apparem-ment aucun lien entre eux, expression d'une meme idee developpee defalt'on coherente. Supposons maintenant des generations de pelerins,accoutumes it. cette vision symbolique du monde : une tradition locale dela Palestine rappellera en eux toute une serie d'autres traditions, qui s'im-posent d'elles-memes involontairement, par habitude et du fait d'une ana-logie inconsciente. A partir d'un seul souvenir se developpera une seriede souvenirs s'en inspirant, que l'auteur d'un itineraire successif repete-ra » (A. N. VESELOVSKU, « K voprosu ob obrazovanii mestnych legend vPalestine », Zumal' Ministerstva Narodnogo Prosvescenija 5 [1885], p.173).Veselovskij, malheureusement, n'a pas prig en consideration dans cettereuvre complexe d'association et d'analogie Ie role fondamental de la litur-gi~ qui est it. la base de la vision symbolique du monde de l'homme medie-

159LITrERATURE SLAVE DE PELERINAGE EN PALESTINE

cryphes, bien qu'aient deja commence a ~tre divulguees des« listesde livres interdits »3 en provenance de Byzance, listes qui entra-verent par la suite la diffusion de cette litterature4. Faisant preu-ve de scrupules louables, certainement superieurs a ceux de pele-fins d'epoque posterieure, l'hegoumene Daniil cite ou resumecertains passages de la litterature apocryphe concernant des per-sonnages du Nouveau ou de l' Ancien Testament (m~me si Ie Nou-veau predomine). Ailleurs l'auteur ne fait qu'une simple allusiona certains evenements, presents dans la tradition locale et narresdans des ecrits apocryphes, pouvant en controler la « veridicite »dans des textes d'origine liturgique (oil, du Teste, les referencesaux apocryphes sont frequentes). Par la suite, dans les recits depelerinage, la recherche et la citation des textes se voient negli-gees ou disparaissent completement : Ie pelerin se contente de rap-porter la tradition locale, en s'appuyant dans certains cas sur l'Jti-neTaiTe de l'hegoumene Daniil, modele litteraire desormaisconsolide.

Naturellement DOllS ne prendrons en consideration que lesthemes remontant avec certitude a la litterature apocryphe et par-venus par des voies differentes au monde slave. Nous sommescontraints, malheureusement, d'exclure d'autres motifs legendaires

3. La liste la plus ancienne se trouve dans l'[zbornik Svjatoslava (1073).Parmi les apocryphes cites certains seulement etaient en circulation dansIe monde slave; rappelons entre autres Le recit de Jacques (?), c'est-a-direprobablement Ie Protevangile de Jacques. Ce n'est qu'a partir du Xlve s.(voir Ie pretendu Nomocanon de Pogodin) que commencent a etre diffu-sees des « listes » etablies dans Ie monde slave (cf. N. A. KOBJAK, « Spis-ki otrerennych knig », dans Slovar' knitnikov i knilnosti Drevnej Rusi, I,Leningrad, 1987, p. 441-447).4. Pour one etude des apocryphes dans la litterature slave ecclesiastiquevoir l'essai de A. E. NAUMOV, Apokryfy w systemie literatury cerkiew-noslowanskiej, Warszawa, 1976. Nous ne sommes pas toutefois comple-tement d'accord sur la definition que l'auteur fournit de la litterature apo-cryphe: «Nous appelons apocryphe slave ecclesiastique one reuvrelitteraire medievale de l'aire de la langue slave ecclesiastique, qui deve-loppe diachroniquement et (ou) synchroniquement les themes du messa-ge biblique et one «concretisation » non canonique ou meme qui intro-duit one ulterieure valorisation semantique, en antithese avec lesjugements d'origine officielle» (p. 57). En premier lieu on devrait prendreen consideration la continuite de la litterature apocryphe (meme a l'inte-rieur de differents systemes litteraires). Cette litterature, dont l'origineremonte aux premiers siecles et qui se presente en particulier sous formed'« evangile », d'« actes» d'« epitre» et d'« apocalypse» dans Ie NouveauTestament, Cut traduite des Ie XC s. dans Ie monde slave (a partir du mondebulgare), oil elle subit diverses elaborations (en grande partie dependantde modeles grecs) et des transformations.

160

M. GARZANITI

qui, en depit de leur interet, ne peuvent etre relies aux ecrits apo-cryphes traditionnels5.

Nous nons limiterons ici a l'etude des textes suivants Gusqu'a lafin du xve S.)6:

1. ltineraire en Terre sainte de l'hegoumene Danill (1106-1107)7

2. ltineraire de l'archimandrite Agrefenij (Grefenij) (2e moi-tie du ~ S.)8

3. Recit du moine Epifanij (fin XIye -debut xve S.)94. Le pelerin (Xenos) du moine Zosime (1419-1420)10

5. Citons, par exemple, la legende des pierres du Sinai, transportees parleg anges sur Ie mont Sion selon Ie desir de la Mere de Dieu; une legen-de contenue dans plusieurs recits de pelerinage et que A. N. Veselovskija presentee avec force references dans un essai paradigmatique : A. N.VESELOVSKU, «Razyskanie v oblasti russkogo duchovnogo sticha, III»,Zapiski Imperatorskoj Akademii Nauk XL (1881), Prilo!.enie 4, p. 12-23.Nous ne nous arretons pas non plus sur la simple reference a l'arbre de lacroix present dans Ie monastere georgien de la Sainte Croix, que men-tionnent de nombreux recits de pelerinage.6. Etant donnee l'ampleur des materiaux reunis, nous renvoyons l'etudedes recits de pelerinage des XVIe-XVIIe siecles a une ulterieure recherche.On trouvera un bref commentaire et une bibliographie des textes citesdans T. G. STAVROV, P.R. WEISENSEL, Russian travelers to the christianEastfrom the twelfth to the twentieth century, Columbia (Ohio), 1986. Pourune etude du point de vue du genre litteraire, voir la monographie de K.D. SEEMANN, Die altrussische Wallfahrtsliteratur, Miinchen, 1976.7. Nous citerons Ie texte d'apres l'edition de M. A. VENEVITINOV (1883-1885) dans K. D. SEEMAN, IGUMEN DANIlL, Wallfahrtsbericht. Nachdruckder Ausgabe yon Venevitinov 1883/1885 mit einer Einleitung und biblio-graphischen Hinweisen, Miinchen, 1970.8. On a discute par Ie passe sur la forme correcte du nom et sur la data-tion de ce fecit de pelerinage. Nous citerons Ie texte d'apres l'edition deLEONID ARCHIMANDRITE [KAVELIN],« Chofdenie archimandrit (sic) Agre-fen'ja obeteli presvjatyja Bogorodici okolo 1370 goda », PravoslavnyjPalestinskij Sbomik XVI, 3 (1896), p. I-X, 1-20. Voir aussi l'edition com-mentee par Ja. I. GOROZANSKIJ, «Chozdenie archimandrita Grethen'ja,obeteli presvscyja (sic) Bogorodica », Russkij Filologiceskij Vestnik XII(1884), p. 251-312 et XIII (1885), p.I-43.9. Le texte, publie par Leonid, ne represente qu'une liste des etapes etdes distances parcourues jusqu' a Jerusalem. Cf. LEONID ARCillMANDRITE[KAVELIN],« Skazanie Ipifanija Mnicha 0 puti k Ierusalimu », Pravoslav-nyj Palestinskij Sbomik V, 3 (1887), p. I-III, 1-7.10. Nous citerons Ie texte d'apres l'edition de Ch. M. LoPAREv,« Choze-nie inoka Zosimy», in Pravoslavnyj Palestinskij Sbomik VIII, 3 (1889),p. I-XXVI, 1-38 (publie egalement dans N. I. PROKOF'EV, Cho!.enie Zosi-my v Car'grad, A/on i Palestinu, in Kniga Cho!.enij. Zapiski russkichputesestvennikov XI-XV vv., Moskva, 1984, p.120-136).

161LITrERATURE SLAVE DE PELERINAGE EN PALESTINE

5. ltineraire du hieromoine Varsonofij (1456 et 1461-1462)116. ltineraire du marchand Vasilij (1465-1466)127. ltineraire a Jerusalem d'auteur anonyme (autrefois attri-

bue a 19natij de Smolensk) (2e moitie du xve S.)138. Arsenij de Salonique (xve S.)14

Dans ces textes reviennent de nombreuses references a la litte-rature apocryphe (il s'agit dans certains cas de veritables citations).Les citations les plus frequentes appartiennent au Protevangile deJacques, dont Ie texte est diffuse dans Ie monde slave des Ie IXe-xe S.15. Rappelons quelques episodes: l' Annonciation, Ie je,ftne deJoachim, Ie sejour dans la grotte de Bethleem, la fuite en Egypte,la montagne qui s'ouvre pour donner refuge a Elisabeth et a sonenfant, Marie descendant de l'ane, la vision de la Mere de Dieu, lamort de Zacharie. Il serait donc important d'examiner egalementla litterature de pelerinage pour l'etude de la tradition textuelle etde la fortune de cet apocryphe dans Ie monde slave. Si l'on obser-

11. Nous citerons Ie texte d'apres l'edition de S. O. DOLGOV, «ChozeniesvjaSCennoinoka Varsanofija ko svjatomu gradu Ierusalimu v 1456 i v 1461-1462 », in Pravoslavnyj Palestinskij Sbornik XV, 3 (1896), p. I-LXI, 1-33.11.. Nous citerons Ie texte d'apres l'edition de N. I. PROKOF'EV,« ChoZdeniegostja Vasilija v Maluju Aziju, Egipet i Palestinu », dans Kniga Choi.enij.Zapiski russkich putesestvennikov XI-XV vv., Moskva, 1984, p. 169-177.13. Ce texte anonyme se trouve dans la redaction des annales de 1'Itine-raire d'Ignatij de Smolensk. Le texte est publie par S. v: ARSEN'EV,« Choz-denie Ignatija Smolijanina », Pravoslavnyj Palestinskij Sbomik IV; 3 (1887),p. I-XII, 1-47 (en particulier p.18-27). Pour un panorama synthetique desdifferentes opinions sur l' attribution de I' Itineraire ii Jerusalem, voir T. G.STAVROU, P.R. WEISENSEL, op. cit., p. 19-20.14. Nous citons ce texte d'apres l'edition de I. SUAPKIN,« Chozdenie Arse-nija Selunskogo », Izvestija Otdelenija Russkago Jazyka i Slovesnosti ANXIX, 1 (1915), p. 255-260. La nationalite de 1'auteur (bulgare, russe?) estencore controversee. Voir l'etude (avec l'edition du texte) du v: P. ADRJA-NOVA, «ChoZdenie Arsenija Selunskogo », Izvestija Otdelenija RusskagoJazyka i Slovesnosti AN XVIII, 3 (1913), p. 195-224. Ces recits de peleri-nage seront desormais cites uniquement sons Ie nom de l'auteur, suivi dunumero de la page de l'edition que nons avons utilisee.15. Le manuscrit slave Ie plus ancien du Protevangile de Jacques remon-te au XIlIe S., mais la premiere traduction slave remonte probablement aulX"-xe s. Voir I. Ja. PORFIR'EV, «Apokrificeskija skazanija 0 novozavet-nych licach i sobytjiach po rukopisjam Soloveckoj biblioteki », SbornikOtdelenija Russkago Jazyka i Slovesnosti IAN LII, 4 (1890), p.10-12.136-148; M. N. SPERANSKIJ, «Slavjanskie apokrificeskie evangelija », dansTrudy vos'mogo archeologiceskogo s"ezda v Moskve, t.lI, Moskva, 1895,p. 64-66; A. DE SANTOS OTERO, Die handschrifliche Oberlieferung der alt-slavischen Apokryphen, II, Berlin, New York 1981, p.1-32; l'edition laplus recente est de B. CHRISTOVA, Protevangelieto na Jakov v staratabtJ1Jlarska knii.nina, Sofiia, 1992.

162 M.GARZANm

ve les citations tirees du ProtevangiLe de Jacques, force est d'ad-mettre que l'hegoumene Daniil devait etre en possession d'unetraduction de cet apocryphe. Toujours dans la tradition des textesmarials reviennent des references a la Dormition de La Mere deDieu (voir l'episode des mains coupees au juif Jechonias) et, faitsnon cites par Daniil, la preuve par l'eau (cf. Agrefenij et Zosime)et l'apparition du Christ ressuscite a sa mere. Parmi les referencesa l' Ancien Testament, mentionnons avant tout la rencontre d' Abra-ham et de Melchisedech tiree de l' Historia de MeLchisedek, Ie som-meil d' Abimelech et les references a certains episodes du cycled' Adam (la tete d' Adam et les depouilles du serpent). Naturelle-ment, il est difficile dans certains cas de determiner si l'auteur rap-porte ce que les guides lui ant appris durant Ie voyage ainsi que desavoir quelles sont les sources ecrites auxquelles il a puise. Quoiqu'il en soil, nous pouvons dire avec certitude qu'a travers la lit-terature de pelerinage de nombreux motifs apocryphes sont entresdans la culture slave. Ainsi les relations de pelerinage represen-tent-elles, avec l'iconographie, une source importante de diffusionde la litterature apocryphe dans la « Slavia » orthodoxe16.

Les citations et les references a la litterature apocryphe que nousavons identifiees dans les recits de pelerinage sont presentees tra-duites et commentees, en fonction du sujet traite (en appendiceles passages en langue originale sont regroupes par auteur).

L 'annonciation

Dans cette grotte ...etait assise la sainte Mere de Dieu quifilait Ie koknit, c'est-a-dire l'ecarlate. La arriva l'archangeGabriel, envoye par Dieu a la Vierge ...aupres de ce puits il yeut la premiere annonce de l'archange a la sainte Mere de Dieu.Venue pour l'eau, a peine eut-elle puise avec son seau que l'an-ge, invisiblement, Iui dit en proclamant d'une voix forte:«Rejouis-toi, pleine de grAce, Ie Seigneur est avec toi ». Marie,apres avoir regarde autour d'eIIe, ne vit rien, mais entendit seu-lement la voix, et, ayant ferris son seau, elle s'en allait, tout ens'etonnant en elle-meme et disant: «Que petit bien etre cettevoix que j'ai entendue sans voir personne? ». Elle retouma aNazareth, entra dans sa maison et, assise a l'endroit que l'on adit precedemment, elle fila l'ecarlate. Alors apparut l'archan-

16. Selon M. N. Speranskij, leg voies qu'a parcourues la «legende chre-tienne» pour arriver dans la Rus' sont au nombre de trois: leg traductionsbulgares de la litterature apocryphe, leg recits des pelerins et l'art figura-tit. Voir M. N. SPERANSKD, Istorija drevnej russkoj literatury, Moskva, 1914,p. 262-264.

163LITrERATURE SLAVE DE PELERINAGE EN PALESTINE

ge Gabriel, manifestement, tandis qu'elle etait s. l'endroit ditauparavant, et illui annon'i'a la naissance du Christ (Daniil,p.118-119,121)17.

Nous avons vu Ie puits, ou la Tres Pure vint puiser de l'eauet Is. se trouva l'ange, qui dit : « Rejouis-toi, () pleine de grace,Ie Seigneur est avec toi» (Agrefenij, p. 19).

L'episode est narre dans Ie Protevangile de Jacques (11), mais Ietexte apparait remanie (voir en particulier l'expression de stupeurprovoquee par la voix entendue )18,

L 'Antichrist

De cette ville (Caphamatim) on veut que provienne l' Anti.christ (Daniil, p. 89).

Dans l'Apocalypse de Methode de Patare, dont la traductionetait connue au debut du XIIe s., on dit que l' Antichrist aurait eteinstane a Capharnatim et l'on cite Ie passage de Matthieu que citeegalement Daniil (Mt. 11,23; Lc. 10, 15)19.

L'apparition du Christ ressuscite ii sa Mere

Apres la resurrection il apparut d'abord a la Tres Pure, samere, Mere de Dieu, et a sainte Marie Madeleine (Agrefenij,p.4).

...00 Christ apparut a sa mere, la vierge tres pure, Mere deDieu, apres etre ressuscite des morts (Varsonofij, p. 5).

L'episode de l'apparition du Christ ressuscite a sa Mere, dont Iepelerin rapporte la tradition locale, est atteste dans la traditioncorte. Voir l' Evangile de Gamaliel (4,3-6,17), Ie Livre de la Resur-rection de Jesus et d'autres fragments cortes.

17. Voir deja P. A. ZABOLOCKU,« Legendarnyj i apokrificeskij element vChozdenii ig. Daniila », Russkij Filologiceskij Vestnik 1-2 (1899), p. 254.18. Pour Ie texte grec voir E. DE STRYCKER, La forme la plus ancienne duProtevangile de Jacques (Subsidia hagiographica 33), Bruxelles, 1961, p.113-116; pour Ie texte slave B. CHRISTOVA, op. cit., p. 84-87. Dans cetteetude, par suite d'une erreur dans l'edition du Protevangile de Jacques estomis du Zlatoust de Jagi~ Ie feuillet 22a et repete Ie 22b (chap. 9).19. Voir v: ISTRIN, « Otkrovenie Mefodija Patarskogo i apokrificeskie vide-nija Daniila v vizantijskoj i slavjano-russkoj literaturach. Issledovanija iteksty», Ctenija v Obscestvc istorii i drevnostej rossijskich 4 (1897), p. 99.

164 M. GARZANITI

L'arreta Matarea

...et la il y a l'eau sainte, qui est dite Vas/om (de !3uA.oajJ.ov?)La, en effet, arriverent nOlle Seigneur Jesus Christ de la villede Jerusalem et la vierge Tres Pure Marie et Joseph, son gar-dien... la donc il y a une vigne (et) des sarments saints, d'oilcoule l'huile... la donc il y a un Tocher de jaspe sur lequel s'as-sit nOlle Seigneur Jesus Christ. La donc il y a un arbre de syco-more, et en lui se cacha nOlle Seigneur Jesus Christ des soldatsdu roi Herode ...et j'embrassai ce figuier, oil Testa Ie Seigneur...(Varsonofij, p. 16).

...sur la droite il y a un village, Matarea. Pres de ce village ily a un figuier sterile. Dans ce figuier se cacha la Mere de Dieuavec son enfant et Joseph, quand ils fuirent de Jerusalem enEgypte, alors que la nuit tombait, et ce figuier existe encoreaujourd'hui. Et comme la Tres Pure desirait boire de l'eau, apresavoir pris son enfant, elle Ie deposa sur Ie sable. Elle alIa au vil-lage, y trouva une femme (et lui dit): «Donne-moi de l'eau aboire» et celle-ci lui dit: «Moi-mBme j'ai sou, nous buvons l'eaudu Nil ». La Tres Pure, donc, s'en retouma et aux pieds de sonenfant elle trouva une source, d'ou jaillissait l'eau, et elle sedesaltera. Et elle trouva une pierre dans Ie sable, sur cette pier-re elle lava l'enfant, lava ses langes et Ie deposa. Et en ce lieuont grandi de petits arbres et de ces arbres sort de l'huile et quiprend cette huile, en est gueri... (Vasilij, p. 173).

L'episode, qui a lieu a Matarea (Matariah, faubourg du Caire),est narre dans l'Evangile du Pseudo-Matthieu (chap. 20) et dansl' Evangile arabe de l'Enfance (chap. 24)2°. C'est precisement cedemier qui parle d'un sycomore et d'un «baume », derivant de lasueur de Jesus, qui provenait de cette region. Dans ces textes onne fait pas allusion au sycomore (ou figuier) en tant que refugepour echapper aux soldats d'Herode (un parallelisme peut-etreavec la fuite d'Elisabeth dans la montagne ?)21.

Le chirographe d'Adam

Sous res pierres on voit Ies os du serpent, qui gardait Ie chi.rographe d' Adam (Arsenij, p. 260).

20. Cf. C. TISCHENDORF, Evangelia apocrypha, Lipsia, 1853, p. 82-83 et184.21. Pour un aper<;u rapide mais erudit sur la diffusion de ce motif dans lalitterature et l'iconographie (avec une vaste bibliographie), voir R. STI-CHEL, Nathanael unter dem Feigenbaum. Die Geschichte eines biblischenErziihlstoffes in Literatur und Kunst der Byzantinischen Welt, Stuttgart,1985, p. 96-98, oil l'on fait aussi reference aux textes que nous avons cites.

165LrrrERATURE SLAVE DE PELERINAGE EN PALESTINE

Selon une tradition deja presente en des temps anciens dans laliturgie et dans l'iconographie byzantines, douze serpents auraientete places pres du Jourdain pour garder le« chirographe)) (consti-tue par l'empreinte des mains sur une pierre) qu'Adam auraitdonne a Satan pour liberer Ie jeune Cain ne avec douze tetes deserpent. Le Christ, descendant au Jourdain pour se faire baptiserpar Jean, aurait detruit Ie chirographe, aneantissant les serpents.Le motif, qui se vent une interpretation de Col. 2, 13-14, est dejamentionne dans la liturgie (fete de l'Epiphanie), dans l'homile-tique et l'iconographie byzantines, et figure dans les apocryphesslaves dans Ie cycle d' Adam et Eve22.

Le crane d'Adam

En bas au-dessous de cette Tache git la tete d' Adam, premierhomrne cree. Et durant la crucifixion du Seigneur ...cette Tachese fendit sur la tete d' Adam, alors de cette fente sont descen-dus du sang et de l'eau des cotes du Seigneur sur la tete d' Adamet il a lave taus les peches du genre humain (Daniil, p. 19-20).

Le lieu du Golgotha, donc, est une Tache naturelle ...et cetteTache se fendit durant la crucifixion du Christ un palme iI. gauchede [la croix du] Christ et [Ie sang] est descendu jusqu'iI. terre,c'est-il.-dire jusqu'iI. la tete de notre ancetre Adam. Certainsdisent donc que par I'intermediaire du sang du Christ Ie crAned' Adam s'est sanctifie (Agrefenij, p. 3).

Et du cote droit du flanc du Christ, apres Ie coup de lance dumauvais juif, est donc sorti du sang vivifiant et de I'eau de notreSeigneur Jesus Christ, fils de Dieu, sur la tete d' Adam; la rochesolide s'est fendue (Varsonofij, p. 4).

...et nous vfmes Ie lieu oil Ie Christ fut crucifie et Ie mont s'estfendu par crainte de cela et du sang et de I'eau sortirent de la(sic) tete d' Adam. De Iii. nous descendimes oil gisait la teted' Adam (Vasilij, p. 175).

22. Voir V. P. AORJANOVA, art. cit., (n. 14), p. 214, n. 1, avec une refe-rence it I. Ja. PORFIR'EV,« Apokrificeskija skazanija 0 vetchozavetnychlicach i sobytjiach po rukopisjam Soloveckoj biblioteki », Sbornik Otde-lenija Russkogo Jazyka i Slovesnosti IAN XVII, 1 (1877), p. 40-42 et I.Ja. PORFIR'EV, art. cit. (n. 15), p. 38-39. L'apocryphe slave est publie inN. TICHONRAVOV, Pamjatniki otrecennoj russkoj literatury, I, Moskva,1863, p. 16-17; I. FRANKO, Apokrify i lehendy z ukrajins'kych rukopy-siv, II, Lvov, 1899, p.174-190. Pour un aper~u sur la diffusion du motif,voir A. E. NAUMOV, op. cit., p. 82-94 et E. TuRDEANU, Apocryphes slaveset roumains de ['ancien Testament, Leiden, 1981, p. 115-122.

166 M. GARZANITI

Golgotha est dit Ie lieu du Crane, ou les maudits Juifs cruci-fierent notre Seigneur Jesus Christ: la se trouve la t~te d' Adam

(Anonyme, p. 19)....git la t~te d' Adam Ie premier homme cree; it y a 35 sagenes

depuis les portes jusqu'a la t~te d' Adam. (Arsenij, p. 259).

Le sujet etait deja repandu au lye s. et est atteste dans la littera-ture patristique. II n'est pas necessaire de supposer que les auteursaient directement puise dans la vaste litterature apocryphe surl'arbre de la croix, puisque la legende de la tete d' Adam est men-tionnee dans Ie Triode de careme. Pour ce qui est du fecit du mar-chand Vasilij, on peut presumer une erreur du copiste.

L 'exaltation d'Adam

Au maftre-autel est representee en mosarque l'exaltationd' Adam (Daniil, p. 16).

C'est Ie lieu 011 Ie Christ fit sortir Adam et Eve, et toute lasouche chretienne (Vasilij, p. 175).

Daniil fait reference a l'image en mosaique de la descente deJesus aux limbes dans l'eglise de la Resurrection a Jerusalem etVasilij aux portes de l'enfer (voir ci-dessous). Dans les Memoires(ou Evangile) de Nicodeme (8, 1) est decrite la descente du Christaux enfers. Cet evangile apocryphe connut une grande diffusiondans Ie monde slave. Le manuscrit Ie plus ancien (XI~ s.) est conte-nu dans l'homeliaire de Michanovic23.

La fuite en Egypte

En ce lieu la sainte Mere de Dieu et Jesus Christ, Joseph etJacques passerent la nuit, quand ils s'enfuirent en Egypte

(Daniil, p. 49).

L'allusion a la presence de Jacques pourrait etre mise en rela-tion avec un passage du Protevangile de Jacques (17, 2), on l'onraconte que Marie et Joseph, au COUTs de leur voyage veTS Beth-leem, etaient accompagnes par un fils de Joseph. Dans certainsmanuscrits on ajoute que Samuel (dans d'autres mss. grecs et slavesJacques ou Simon) suivait la compagnie24. En realite, la source est

23. Voir A. VAILLANT, L'evangile de Nicodeme: texte slave et texte latin,

Paris, 1968.24. Voir E. DESTRYCKER, op. cit., p.142-143; B. CHRISTOVA, op. cit., p. 92-

93.

167LrITERATURE SLAVE DE PELERINAGE EN PALESl1NE

un texte liturgique. Voici ce qui est ecrit dans les Menees litur-giques (du ~ s. ) au 23 octobre (memoire de saint Jacques): «tues apparu comme frere [du Seigneur], martyr et temoin des mys-teres sacres, ayant fui avec lui en Egypte, comme c'est ecrit, avecJoseph et Marie »25,

La grotte de Bethleem

...dans cette grotte vecut Ia sainte Mere de Dieu [deux aDSM] avec Ie Christ et Joseph [apres Ia naissance du Christ (elleTesta 18. deux aDS K, Sn, R) et dans cette grotte arriverent desmages avec des dons (et ils adorerent Ie Christ Mk, K, Sn, R).De cette grotte s'enfuit Ie Christ (en Egypte Mk, K, Sn, R) avecsa mere et Joseph (M, F, A, K, Sn, R)] (Daniil, p. 66).

Le texte ne fait reference qu'au sejour a Bethleem, mais lesvariantes provenant d'autres manuscrits ajoutent un bref resumedes evenements lies a ce sejour et font allusion a la fuite en Egyp-te que nous trouvons dans les evangiles canoniques et apocryphes.Parmi ces derniers rappelons en particulier Ie Protevangile deJacques (21, 3) -pour I'adoration des mages a la grotte -, etI' Evangile du Ps. Matthieu (16, 1) -pour Ie sejour de deux ans aBethleem, que nous retrouvons egalement dans la litterature patris-tique26. Cet evenement est narre avec force details dans Ie synaxai-re a la date du 25 decembre.

La grotte de Melchisedech

Dans cette petite grotte vivait saint Melchisedech. Abrahamarriva chez lui, l'appela par trois fois et dit : «Homme de Dieu ».Melchisedech sortit et porta a l'exterieur du pain et du vin,construisit dans cette grotte un autel, fit un sacrifice avec dupain et du viR et aussitot ce sacrifice fut eleve a Dieu dans legcieux. Et la Melchisedech benit Abraham et Abraham lui coupaleg cheveux et leg ongles; Melchisedech etait, en effet, hirsute

(Daniil, p.113-114).

La source de cet episode est un ecrit attribue a saint Athanase-Historia de Melchisedek (PG 28, 525-530, BHG 3, p. 48-49) -,doni on connalt de nombreux manuscrits slaves a partir de la

25. V. JAGIC, Sluzebnye Minei za Sentjabr', Oktjabr', Nojabr' v cerkov-noslavjanskom perevode po russkim rukopisjam 1095-1097 g., Sankt-Peterburg, 1886, p. 163.26. Voir P. A. ZABOLOCKU, art. cit., p. 229-231.

168

M. GARZANITI

deuxieme moitie du xye s. sous Ie titre de Slovo Afanasija archie-piskopa aleksandrijskogo 0 Mel'chisedece, et qui est present dansles Velikie Minei Cetii (22 maif7.

Jean-le- Theologue

Et la se trouve la piscine de Dioscoride, oil travaillait Jean-Ie- Theologue avec Prochore aupres de Romana. N OtiS vimes labaie, oilla mer jeta Jean-le- Theologue; il y Testa trois jours;cette baie s'appelle Marmareon... Dans cette ile [Patmos] Jean-Ie- Theologue a ecrit PEvangile, quand it flit emprisonne avecProchore (Daniil, p. 7, 8).

...sur (notre) chemin se trouve Pile de Patmos, oil saint Jean-Ie- Theologue ecrivit Pevangile (Agrefenij, p. 2).

...a l'ile de Patmos, oil etait Jean-le-Theologue, apotre duChrist, qui aupres de la femme Romana allumait [Ie feu de] lesthermes; en ce lieu se trouve Ie monastere qui lui est consacre ;saint Jean-le- Theologue fit eriger en ce lieu line eglise et ecri-vit les paroles de Pevangile (Zosime, p. 13).

Ces episodes sont narres dans les Actes de Jean du diacre Pro-chore (chap. 1-3 et 12-48). Les peripeties del'apotre Jean, racon-tees dans res Actes, sont entrees par la suite dans la Vie du saint.On en conserve des manuscrits slaves a partir du XIre s. Aux datesdu 8 mai et du 26 septembre Ie texte est present dans les VelikieMinei Cetil"28.

Le jeune de Joachim

...a Choziba, oil saint Joachim jefina a cause de sa sterilite(Daniil, p. 42).

...Choziba, oil saint Joachim, grand-peTe du Christ, jefina pen-dant quarante jours (Agrefenij, p. 16).

Cet episode est narre dans Ie Protevangile de Jacques 1, 429. Letheme de la sterilite d' Anne et de Joachim est Ie motif central dela fete de la N ativite de la Mere de Dieu (Ie 8 septembre). L'ltine-raire de Daniil et celui d' Agrenefij foumissent divers details, ega-lement presents dans Ie synaxaire (Prolog) a la date du 9 septembre(fete de Joachim et Anne), dans lequel il est dit: «...et il etait sans

27. Ct. I. Ja. PORFIR'EV, art. cit. (n. 22), p. 53-55.131-135.222-225.256-259.28. Voir A. DE SANTOS 01ERO, OF. cit., I, p. 97-123.29. Voir E. DE STRYCKER, OF. cit., p. 66-69; B. CHRiSTOVA,Op. cit., p. 72-73; M. N. SPERANSKU, art. cit. (n.15), p. 64-66.

169

LnTERATURE SLAVE DE PELERINAGE EN PALESTINE

enfants ...et Joachim ne rentra pas chez lui, mais il alIa dans Ie desertet pria 40 jours, priant Dieu de lui danDer Ie fruit de son sein »3°.

Les mains tOUpees

...oille juif Jechonias tenta de renverser de son lit [mortuai-re] Ie corps de la sainte Mere de Dieu, quand les apotres l'em-menaient pour l'enterrer au Gethsemani et un ange lui coupales deux mains avec une epee et les lui rattacha...le corps vene-rable de Notre-Dame la tres pure Mere de Dieu, de 18. rut emme-ne au paradis, intact (Daniil, p. 35-36).

...(dans Ie lieu) oil un juif voulait renverser Ie lit [mortuaire]de la Tres Pure, un ange alors lui coupa les mains (Agrefenij,

p.8)....oill'ange coupa les mains au juif, quand elles voulaient ren-

verser du lit [mortuaire] Ie corps de la Tres Pure (Zosime, p. 17)...un juif saisit Ie lit [mortuaire] de la sainte Mere de Dieu,

un ange du Seigneur lui coupa les mains, et Ie sang, qui coulade ses mains, se trouve pres du tombeau de la sainte Mere deDieu, du sang chaud et qui s'est evapore (Arsenij, p. 259).

L'episode est tire du Discours de saint Jean-le- Theologue sur lerepos de la sainte Theotokos. DaniiI cite directement Ie chap. 46.L'apocryphe etait deja traduit a une epoque ancienne, on enconserve un passage dans un Toriestvennik du XIIe s. (Sankt-Peter-burg, RNB, F. p. I. 46), SODS Ie titre Slovo 0 pokoi [on bien na uspe-

nie] Bogorodici31.

Marie descendant de ['ane

...jusqu'a Pendroit ou la sainte Mere de Dieu descendit dePane, quand Petre dans son ventre qui voulait sortir Py obligea

(Daniil, p. 62)....et sur ce rocher se reposa la sainte Mere de Dieu (Agrefe-

nij, p. 12).

30. Voir Prolog po rukopisi imperatorskoj publicnoj biblioteki Pogodin-skogo DrevlechraniliSca N° 58, I (Sentjabr'-Dekabr'), Sankt-Peterburg1916, p. 25. Dans la tradition liturgique slave Ie terme Prolog designe Iesynaxaire, qui contient la vie breve des saints dans l'ordre du calendrier.31. Voir C.TISCHENDORF, Apocalypses apocryphae, Leipzig, 1886, p. 95-112 (texte grec); I. Ja. PORFIR'EV, art. cit. (n.15), p. 76-96.270-279.281-295; I. FRANKo, op. cit. (n. 22), p. 384-394 (texte slave). Pour la traditionmanuscrite. voir A. DE SANTOS OTERO, Of). cit., II, p.161-195.

170

M.GARZANIll

L'episode est narre dans Ie Protevangile de Jacques (17, 3) et serefere ala halte de Marie non loin de la grotte de Bethleem. Dansl'ltineraire de Daniille texte de l'apocryphe n'est que legerementmodifie (de la premiere a la troisieme personne)32,

La montagne fendue

...sur ce mont courut Elisabeth qui lit : «Montagne, accueillela mere et son enfant ». Et alors la montagne s'ouvrit et l'ac-cueillit. Les serviteurs d'Herode qui la poursuivaient, parvenusa cet endroit-la, ne trouverent rien et s'en retoumerent affli-ges... De cette grotte jaillit une eau tres bonne et sainte Elisa-beth et Jean burent cette eau, quand ils etaient la dans cettemontagne. Elle y Testa jusqu'a la mort d'Herode, tandis qu'unange veillait sur elle dans cette montagne (Daniil, p. 84-85).

Lorsqu'Herode commen~a a Caire tuer leg enfants, et qu'Eli-sabeth, ayant enveloppe33 saint Jean Ie Precurseur, fuit devantleg soldats, parvint a la montagne et dit : « Montagne, accueillela mere et son enfant ». Et la montagne s'ouvrit, Elisabeth passaSODS terre jusqu'a la maison d' Abraham, et sortit, laissant lasaint Jean Ie Precurseur, tandis qu'elle s'en retourna. Un angeconduisit saint Jean Ie Precurseur au-dela du Jourdain dans Iedesert (Agrefenij, p. 14).

...au Tocher, ou Elisabeth se cacha avec son enfant (echap-pant) aux serviteurs d'Herode (Zosime, p. 21).

Cet episode est raconte dans Ie Protevangile de Jacques (22, 3).Dans Daniil et Agrefenij on cite en particulier l'exclamation d'Eli-sabeth34. Dans les deux itineraires l'episode est enrichi de details:la vaine recherche des soldats d'Herode, la maison d' Abraham etl'ange qui conduit Jean dans Ie desert. Pour plus de details (sur-tout en ce qui conceme Ie role de l'ange) voir les Velikie Minei Cetii(5 septembre: sur la naissance de Jean Baptiste et la mort de sonpere Zacharie )35.

32. VoirE. DESTRYCKER, Op. cit., p.144-146; B. CHR!STOVA, Op. cit., p. 94-95.33. N OtiS traduisons « enveloppe », supposant tine erreur du copiste : pogy-

ti/povitu.34. Voir E. DE STRYCKER, op. cit., p. 176; B. CHRISTOVA, op. cit., p. 100-101.35. Voir Ies Velikie Minei Cetii, sobrannye vserossijskim mitropolitomMakariem, Sentjabr'. Dni 1-13, Sankt-Peterburg 1868, p. 278-281. Acesujet, rappeions Ie commentaire de R. STICHEL, Die Geburt Christi in derrussischen lkonenmalerei, Stuttgart, 1990, p. 64-65 (aimablement indiquepar I'auteur).

171LITrERATURE SLAVE DE PELERINAGE EN PALESTINE

La mort de fa Mere de Dieu

NollS vfmes Ie lieu, ou se trouvait Ie Christ, descendu du cielpour l'ame de sa mere ...la cellule de la Tres Pure, ou elle priaitsans cesse et s'agenouillait (Agrefenij, p. 8).

La vivait la sainte Mere de Dieu ...et elle tomba malade, ren-dit son esprit, et la Ie Christ lui apparut... (Zosime, p. 16).

L'episode du Christ descendant du ciel pour prendre l'ame deMarie est narre dans Ie Discours de saint Jean-le- Theologue sur Ierepos de la sainte Theotokos.36 Voir ci-dessus l'episode de les«mains coupees ».

La mort de Zacharie, pere de Jean Baptiste

Dans cette grotte Cut tue Ie prophete Zacharie et il y avaitaussi son tombeau et il y avait aussi son sang, mais maintenantil n'y est plus (Daniil, p. 30).

...et 13. nous vfmes Ie puits, oil Cut jetee la tete de Zacharie (?)(Vasilij, p. 175).

L'episode est cite dans l'apostrophe de Jesus contre les JUllS (Mt.23,35; Lc. 11,51) et il s'agit probablement de celui qui est narredans 2 Ch. 24, 20-22. L'auteur se refere a la mort de Zacharie, decri-te dans Ie Protevangile de Jacques 24,1-2. C'est surtout l'allusionau« sang» qui nous Ie fait penser, car selon l'apocryphe il n'auraitete efface qu'a l'arrivee d'un« vengeur »37. L'allusion dans Ie fecitdu marchand Vasilij manque de clarte.

Les partes de ['enter

...une petite colline, sous Iaquelle it y a une grotte, que ronappelle enter; certains disent que c'est Ia que Ie Christ descen-dit dans renter, sur cette colline, dit-on, Satan tomba du ciel(Agrefenij, p. 19).

£t de Ia j'allai vers Ies partes de I'enfer et je vis Ies partes deI'enfer (Zosime, p. 20).

...sur Ia gauche du tombeau du Seigneur il y a un grandgouffre, par IequeIIe Christ descendit dans renter (Agrefenij,p. 258).

36. Voir ci-dessus, note 31.37. Voir M. N. SPERANSKU, art. cit. (n. 15), p. 65; P. A. ZABOLOCKU, art.cit., p. 261-262. Pour Ie texte grec voir E. DE STRYCKER, OF. cit., p. 182-185,et pour Ie texte slave B. CHRISTOVA, OF. cit., p.102-103.

172 M.GARZANITI

La descente aux enfers est narree dans l' Evangile de Nicodeme.Dans Agrefenij, ce lieu est Ie meme que celui de la chute de Satan.Dans Arsenij, a la difference des precedents, l'endroit se trouvepres du tombeau. II s'agit de motifs frequents dans les textes apo-cryphes, rapportes comme des legendes locales «< dit-on »).

La preuve par !'eau

Sur l'autre montagne une eau sainte, tres pure, coule du moDiIe long d'un lit de pierces. Cette eau, donc, operait en verite desprodiges sur les coupables: lorsque, en effet, en burent Joseph,Ie fiance, et la Tres Pure et qu'ils resterent sains, aloTS la TresPure benit cette eau pour la benediction et la guerison de ceuxqui en puisent et en boivent jusqu'a ce jour (Agrefenij, p. 14).

...et la il y a un puits : seules, les jeunes filles boivent de cetteeau-la, et les levres de celles qui n'ont pas conserve leur virgi-lite prennent la couleur de l'or. C'est cette eau precisement quiest apportee comme temoignage. Et Joseph amena la Tres Pureace puits pour avoir la preuve d'ou venait celui qu'elle portaitdans son sein. L'eau etait amere, mais des que la Tres Pure enbut, elle devint douce (Zosime, p. 20-21).

Cet episode, dont l'origine remonte a un rite tres ancien (Nm.S,11-31) est nacre dans Ie Protevangile de Jacques (16, 1), mais estpresente de fa<;on differente dans les deux itineraires. Dans d'autresapocryphes (par exemple dans l' Evangile du Pseudo-Matthieu, 12)on parle plus clairement d'un «signe sur Ie visage », qui manifes-te la faute, mais on ne trouve aucune trace de l'eau rendue douce.Les deux pelerins rapportent a l'evidence une tradition locale,meme s'ils connais-saient probablement Ie texte du Protevangile(comme sembleraient l'indiquer certaines affinites textuelles )38.

La sepulture de Joseph

...3- gauche il y a la sepulture de saint Joseph, fiance de Marie.Le Christ en personne l'enterra de ses mains tres pures (Daniil,p.118).

La mort de Joseph est narree dans I'Histoire de Joseph menui-sier, un apocryphe du lye s. d'origine egyptienne, dans lequel il estseulement fait allusion a la participation de Jesus aux obseques de

38. Seeman fait seulement reference a des traditions locales sur la basedu Protevangile de Jacques (16,1) (K. D. SEEMANN, op. cit., p. 255, n.12).

173LnTERATURE SLAVE DE PELERINAGE EN PALESTINE

Joseph (ct. Histoire de Joseph menuisier, chap. 19-29). II s'agit d'nnetradition locale39.

Le sommeil d'Abimelech

...et en ce lieu dormit Abimelech pendant soixante-deux aDS(Agrefenij, p. 13).

« dans Ie lieu ou Abimelech dormit soixante ans» (Zosime,

p. 22)40.Sur la meme route a une verste se trouve Ia maison ou Ba-

ruch a dormi pendant soixante-dix aDS (Vasilij, p.174).

On parle du long sommeil d' Abimelech, disciple de Jeremie,apres la conquete de Jerusalem, dans les Paralipomenes du pro-phete Jeremie41. Reste a expliquer la differente duree du sommeild' Abimelech: dans l'apocryphe on parle de 66 ou 70 ans. Dans Iefecit de Vasilij it y a une meprise sur Ie personnage.

La vision de La Mere de Dieu

...depuis Ie lieu oil la sainte Mere de Dieu vit deux hommes,l'un qui nail, l'autre qui pleurait (Daniil, p. 62).

L'episode est Dane dans Ie Protevangile de Jacques (17,2) et faitreference a une vision prophetique de Marie, qui annonce Ia joiedes «GentiIs}} et Ia tristesse des «Juifs}} causees par Ia naissancede JeSUS42.

39. Voir G. KLAMETH, Die neutestamentlichen Lokaltraditionen Paliisti-nos in der Zeit vor den Kreuzzugen, I-II, MUnster, 1914-1923, p. 33-37.40. Le texte apparaI1 altere dans leg mss et DOUg DOUg servons des variantespour Ie reconstruire.41. Signale in K. D. SEEMANN, op. cit., p. 202, n. 87. Le mg. slave Ie plusancien, qui renferme leg Paralipomenes (meme si c'est de fa~on frag-mentaire), est l'Uspenskij sbornik (XIIe s.), mais leur traduction pourraitremonter au xe-XIe s. Voir E. TuRDEANU, Op. cit., p. 348-363. En revanche,Gorozanskij cite comme source Ie De bello iudaico de Flavius Josephe(Ja. I. GOROZANSKIJ, art. cit., p. 27, n. 3).42. VoirE. DE STRYCKER, op. cit., p.144-146; B. CHRISTOVA,Op. cit.,p. 92-95.

174

M. GARZANITI

Appendice: textes slaves*

1.

ltineraire en Terre sainte de !'hegoumene Danii! (1106-1107)

H T\f eCTI. Si\HId AmCKOfl"JJ,ORi\, "JJ,1;me fli\SOTi\i\1. 10i\"H1. 1l0rOC1\OR1. C1. nflO~O-

flOU1. \f POUi\H1.I. H R"JJ,1;~OU1. nfl"CTi\H"lpe TO, "JJ,1;me 10i\HHi\ 1l0rOC1\ORlli\ uofle

"~Reflme ; T\f CTOId~OU1. TfI" JJ,H" ; " ~OReTCId nfl"CTi\H"lpe TO MofleuoflHoe... 81.

TOU1. OCTfloR1; 10i\HH1. 1l0rOC1\OR1. eRi\Hre1\te Hi\n"Ci\1\1., erJJ,i\ ~i\TOYeH1. S1.ICT1. C1.

nflO~OflOU1.. (Daniil, p. 7, 8).

81. 01\Ti\fI" me Re1\"II1;U1. Hi\n"Ci\HO eCTI. i\.JJ,i\UORO RO~JJ,R"meHle (Daniil, p.

16).

HcnoJJ," me noJJ,1. T1;U1. Ki\UeHeUI. 1\em"TI. neflRo~JJ,i\HHi\rO i\.JJ,i\Ud rlldRi\; " R1.

fldcnldTle focnoJJ,He ...TorJJ,d me" T1. Ki\UeH!. nfloc1;JJ,ecld HdJJ,1. rlldRom i\.JJ,dullem

" Tom fld~JJ,1;II"HOm CH"JJ,e KflORI. " ROJJ,d "~1. fleSfl1. 8I1dJJ,1.lyeHI. Hd rlldR\f i\.JJ,dUO-

R\f" OU.;,. RCId rfl1;~1.1 flOJJ,d IIeIlOR1;Yd (Daniil, p. 19-20).

" R1. TO" nelpefl1; \fSleH1. eCTI. ~dXdflld nflOflOK1.; T\f me " rflOS1. ero S1.I1\1. " KflORI.

ero S1.llId, H1.IH1; me H1;CTI. T\f (Daniil, p. 30).

..."JJ,1;me O~OH"1d m"JJ,OR"H1. ~OT1; c1.Rflelp" T1;IIO co oJJ,fli\ CRIdT1.11d Iloroflo-

JJ,"IId, erJJ,i\ HeCId~\fT1. e norfleSdT1. i\nOCTOII" R1. fenC"UdH"tm, "\fTId eU\f dHrell1.

OS1; fI\fll1; ueyeu1. " noli om" Id Hi\ HeU1 T1;IIO yeCTI.HOe nflell"CT1.11d Rlli\JJ, 1.III"IIi\

HdlUed 1l0rofloJJ,"IId " OTT\fJJ,i\ me R~IdTO S1.ICT1. R1. fli\" HeTII1;HHO C\flpe (Daniil,

p.35-36).

Ao K\f~"R1.I, "JJ,1;me nOCT"IICId CRIdT1.I" 10i\K"U1. HenllOJJ,CTRd fldJJ," CRoero

(Daniil, p. 42).

H Hd TOU1. U1;CT1; CRIdTdld 1l0rofloJJ,"IId C1. I"C\fCOU1. Xfl"CTOU1., " C1. loc"-

q,OU1., " C1. IIdKOROU1., erJJ,d S1;mi\~\f R1. 6r"neT1., TO Hi\ TOU1. U1;CT1; HOIpIl1;r1.

CTROfl"lUi\ (Daniil p. 49).

...JJ,O U1;CTd "JJ,1;me CRIdTdd 1l0rofloJJ,"IIi\ RHJJ,1; JJ,RO" IImJJ,", eJJ,"H1.1 CU1;mlpi\CId,

d JJ,fI\frld nlldymlpdCId (Daniil, p. 62).

...JJ,O U1;CTd "JJ,1;me CC1;lId CRIdTdld 1l0rofloJJ,"IIi\ C1. OCllIdT", erJJ,d nOH\fJJ," C\flpee

R1. YfleR1; ed, ~OTId "~1.IT"(Daniil, p. 62).

R1. TO" nelpefl1; m"1\i\ CRIdTi\1d 1l0ropoJJ,"IIi\ [2 111;Td M] C1. XfI"CTOCOU1. " co

10c"q,ou1. [no flomJJ,eCTR1; XfI"CTOR1; (T\f S1.I1\d 2 111;Ti\ K, Sn, R) " R1. T\f neye-

fI\f nfll"JJ,olUi\ (nfl"~oJJ,"1\" Mo) ROCR" C1. JJ,dfl1.1 (" nOKIIOH"lUdCId XfI"CT\f Mk, K,

Sn, R). H~1. TOld me neyefl1.IS1;mdll1. (R1.IS1;mdll1. A, K, R) XfI"CTOC1. (RO 6r"-

neT1. Mk, K, Sn, R) C1. UdTefll.m CRoem " co 10c"q,ou1. M, F, A, K, Sn, R]

(Daniil p. 66).

...R1. Hmme rOfl\f nfl"S1;me lell"CdRe~!." fleye: roflo nfli"u" UdTefli. C1. YdJJ,OU1.!

H i\sie fli\~CT\fn"CId rOfld "nflldT1. m. CII\fr1.1 me HfloJJ,OR1.I, "me rHi\ R1. CII1;JJ,1. eld,

nfl"lUeJJ,lUe JJ,O U1;CTd Toro, He OSfl1;TOlUd H"YTOme" RO~Rfli\T"Wi\CId TOUlleH1.I...

H~1. TOld nelpefl1.1 "C~OJJ,"TI. ROJJ,d JJ,oSfli\ ~1;1I0 " T\f ROJJ,\f n"lIi\ CRIdTi\d lell"cdRe~I.,

C1. 10dHHOU1., T\f C\flp" R1. rofl1; TO" ; T\f SO eCT!. S'J,J1\d JJ,0 \fUeflTRld HflOJJ,ORd,

dHrell1. SO m HdsJJ,lddlUe R1. rofl1; TO" (Daniil, p. 84-85).

H~1. Toro so rfldJJ,d "~"T" ~OTldlUeTI. dHT"~fI"CT1. (Daniil, p. 89).

* Nous avons respecte Ie mieux possible l'orthographe des editeurs fUsses.

175LrrrERATURE SLAVE DE PELERINAGE EN PALESnNE

H R1. Toii nelpep"lJ" /Ii"l\1. CRIdT1.lii Mel\x"CeAeK1. "TH npi"Ae K1. HeMH dRpddM1.

" RO~Rd 3-/liA1J, " peye: yel\ORt.ye Go/liiii! H~"Ae M"l\X"CeAeK1. " "~HeCe Xl\t.Ii1. "

R"HO, "CO~Ad /liepTORH"K1. TH R1. nelpept. Toii, CTROP" /liepTRH Xl\t.IiOM1. " R"HOM1.,

"dliie R~IdTbCId /liepTRd Hd HelieCd K1. GOrH ;" TH lil\drOCl\OR" Mel\bX"CeAeKb dRpdd-

Md, " OCTp"/lie " dRpddM1. " Olipt.~d HOKT" ero, " lit. 1i0 KOCMdT1. Mel\x"ceAeK1.

(Daniil p. 113-114)....Hd l\t.Rt.ii pHlJt. eCT1. rpOIi1. CRIdTdro 10C"l!>d, OlipHyeH"Kd MdPi"Hd; TH ero

Xp"CTOC1. CdM1. norpelil\1. CRO"Md pHKdMd npeY"CT1.IMd (Daniil, p. 118).

81. Toii /lie nelpept. H ARepeii ~dndAH1.IX liil"~b, Hd TOM1. Mt.CTt. Ct.AldllIe CRId-

Tdd GoropOA"lJd np" ARepex1. Tt.X1. lil\"~b " CKdllle KOKH"T1., e/lie eCT1. yepRileH"-

lId ; " TH npi"Ae fdRP"il1. dpXdHreil1., nOCildH1. OT1. Gord K1. At.R"lJ" MdPI" ...H

Toro 1i0 KildAId~d 1i1.ICT1. nepRt.e liildrORt.lpeHie CRId Tt.ii GoropOA"lJ" OT1. dPXdH-

reild. np"llIeAIlI" 1i0 eii no ROAH " IdKO nOyepHe ROAOHOC1. CRoii, R1.~rildC" eii dHrel\1.

HeR"A"MO, "peye: PdAHiicld, OlipdAORdHHdd, focnOAb C1. TOIiOIO! O~pt.RCId Mdpid

CIOAH "CIOAH, H" R"At. H"KOrO /lie, HO TOKMO rildC1. Cil1.lllId, ", R~eMllIe ROAOHOC1.

CRoii, "AldllIe A"RIdIp"CId RO HMt. CROeM1., peKHIp": YTO ce IiHAeT1. rildC1., e/lie

Cil1.lllIdX1., H"KOrO /lie He R"At.X1. ? H RH"Ae R1. Hd~dpe~b, "RH"Ae R1. AOM1. CRoii,

"Ct.Ae Hd npe/liepeYeHHOMb Mt.CTt." HdYdT1. CKdT" KOKH"T1. ; " TorAd IdR"CId dpXdH-

reil1. fdRPi"il1. IdRt., CTOId Hd npe/liepelJeHHOM1. Mt.CTt., TorAd eii lil\drORt.CT"

pO/liAeCTRO Xp"CTORO (Daniil, p.118-119.121).

2. ltineraire de ['archimandrite Agrefenij (Grefenij)(2e moitie du XIV's.)

...Hd nHT" OCTpOIl ndTeMb II HeM/I\e n"Cd CIlIdT1.IH 10dHH1. &OrOCAOII elldHreA"e

(Agrefenij, p. 2)foMOcl>d /1\ M"CTO KdMeH CdMOpOAH1.IH ..." T1.T1. KdMeHb pd~bCeA1ICId 111. pdC-

n"Ti" Xp"CTOII" nldA" 0 WHIO pHK1.1 Xp"CTOII" " AOAH npO"Ae AO ~eMA", peKW1.I"

AO rAdll1.1 npdOTlJd Hdwero dAdMd, APH~"" /l\e rAdrOAIOTb: KpOllblO Xp"CTOIIOIO

OCIlIdT"CId AOB1. dAd MOil (Agrefenij, p. 3)

no I11.CKpeCeH"" IdIl"CId npe/l\ npeV"CT"" ClIoe" MdTepi &oropOA"IJ" " CIlIdT1.I"

MdPb" MdrAdA1.IH" (Agrefenij, p. 4)"A1I/I\e OApb npeCllldT1.I1d ~OT1I ellpe"H1. nOllpelJl", dHreA1. /l\e pHIJ" eMH OTcelJe

(Agrefenij, p. 8).B"A1I~OM M1ICTO Hd HeM /l\e XpHCTOC CTOIdA, cbweA C1. HeBeC" no CIlIdTHIO AHWIO

ClIoeld MdTepl ...KeA"1d npeV"CT1.IId, "A1I/I\e MOA"TIIH IIcerAd C1.TIIOPIdAd" KOA"H-

Hoe nOKAOHeH"e (Agrefenij, p. 8).

..." KdMeHb Hd HeM1. on"v" CllldTdld &oropOA"lJd (Agrefenij, p. 12)

...11 TOM M1ICT1I CndA1. dIl1lMeAe~1. A1IT 62 (Agrefenij, p. 13).

111. APH~1I" rop1l, 1I0Ad CIlId Tdld, npeV"CTOe, HAeT "~ rop1.1 no KdMeHHOMH

/l\eAOBH, Td BO B1.IAd 1I0Ad npldMO A1IHCTII0lldAd VIOAd ~d II"HbH1.ld, KorAd /l\e

HdnO"Wd OC"cI>d OBpHVbHHKd " npelJ"CTHIO " "~1.IAOWd IJ"A", Tor Ad BAdrOCAOIIH

npeV"CTdd TH IIOAH Hd BAdrocAolleHie " Hd iCIJ"AeH"e IIC1IM nOlJepbndlOlJI"M inilOlJI"Mb

OT HerO" AO cero AH" (Agrefenij, p. 14)

176 M. GARZANm

er;\d HdYd Hpo;\ "~&"RdT" I-Ifld;\eHblj" " 6f1"CdReT nOr1.IT" CRIdTdrO 10Hd npe;\-

TeylO " nO&1IlIIe np1l;\ RO"H" " npi";\11 K rop1l peye: ropo npi"l-I" I-IdTepb C Yd;\OI-l,

" pdCTHn"CId rOpd, npO";\e Hefl"CdReT nO;\ ~el-lfllO ;\0 dRpflfll-lORd ;\OI-lH, i "~bI;\1I

OCTdR1I Tdl-l CRIdTdrO 10Hd npe;\TeYIO i d Cdl-ld R1.~bRfldT"CId. CRIdTdrO 10Hd npe;\-

TeylO dHrefl1. Re;\e ~d 10p;\dH 8 nHCTblHIO (Agrefenij, p. 14).

...XH~eRd, r;\" CRIdT1.lii 10dK"l-Ib nOCT"CId 40 ;\H"I, np1l0Teljb Xp"CTOR1.

(Agrefenij, p. 16).

...ropbKd I-Idfld, no;\ HelO &fl1I~ nelpepd, ~ORHT d;\OI-l1.; rfldrOfllOT ;\PH~"". TH

Xp"CTOR1. cwe;\ R1. d;\1., Hd TH ropKH, rfldrOflldT, nd;\e CdTdHd C He&eC" (Agre-

fenij, p. 19).

811;\1Ixol-I Kfld;\ld~b, r;\11 npelj"CTdld npl";\e nOyepbnbCTH 80;\101 H TH np1l;\CTd

dHrefl1. peye: Pd;\HiiCId O&Pd;\ORflHflld, rOCnO;\b C TO&OIO (Agrefenij, p. 19)

4. Le pelerin (Xenos) du moine Zosime (1419-1420)

...110 OCTpOIlH nl\TOMH, "A1I1f11. &1.1"1. 10l\H1. &OrOC"OIl1., I\nOCTO"1. Xp"CTOIl1.,

H POMI\H1.1 IfIeH1.I&I\HIO ~IfIer"1. ; HI\ TOM1. M1ICTe ero MOHI\CT1.lpb ; CIlIdT1.IN 10l\H1.

&oroc"oll1. lIepllOllb HI\ TOM1. M1ICTe nOCTI\II""1. i eHI\r"bCIII\1d C"OlleCI\ n"CI\"1.

(Zosima, p. 13).

TH IfI""I\ Cilld TI\1d &oropOA"III\ ..." pl\~&0"1ICb " TH AHX1. CHON npe,\I\CT1., " TH

Xp"CTOC1. e" IdB"Cb... (Zosima, p. 16).

rA1I I\rre,,1. IfI"AOB"HH pHIIH OTC1I111., 110"" npeY"CT1.le T1I"0 XOT1I"" co OAPl\

COBpelll" (Zosima, p. 17).

H OTTO"b nO"AOX1. 110 I\AOB1.IM1. Bpl\TOM1. " B"Ae Bpl\TI\ I\AOB1.I (Zosima,

p.20).

..." eCT1. TH lI"I\Ae~b: TO"IIO A1IB"II" "CneT1. Toe BOA1.I, 1\ He COXPl\H"lU A1IBCTBI\

CBoero "HO eMH HCTI\ nO~""T1IIOT1.. Cil\ 1f11. BOAI\ B~OBeCb HI\ O&,,"yeH"e. i\ 111. 11"1\-

Ae~1O np"BOA""1. 10c"~1. npeY"CTHIO HI\ "CIIHlUeHe, OTIIHAH &1.ICT1. BO YpeB1I eld.

BOA" &11 rOplll\, " 111\111. npeY"CTI\1d "cn""I\, TI\IIO AOCn1l"I\Cb C"I\AIII\ (Zosima,

p. 20-21)...111. III\MeH", "A1IIfIe e""CI\BeT1. Cllp1.ICId co M"I\AeHIIOM1. OT1. HpOAOIl1.IX C"Hr1.

(Zosima, p. 21).

B1. M1ICTO "A1IIfIe i\B"Me"ex1. cnl\"1. 60 (Zosima, p. 22)

5.

ltineraire du hieromoine Varsonofij (1456 et1461-1462)

II iJ) npdRJ.11d CTpdHJ.1 iJ) pel;pd X(P")C(TO)Rd, nw HAdpeH11I Kwnll. ~I\OYTIIRdr(O)

IIOA1I1., 1I~J.IAe /I\(e) /I\"RWTROpl.lpdl. KPORb" ROAd r(o)C(noA)d H(d)WerO IC(HCd)X(plI)C(T)d C(1.I)Hd 1;(0)/1\"1. Hd rl\(d)RH l\AdUI\IO, "npOTOp/l\e TRepAJ.lii KdueHb...

(Varsonofij, p. 4)IIA1I1II(e) IdRIIC(") X(P"CTO)C(J.) u(d)Tepu cRoeii np(e),,(II)cToii A(e)R1I1l(oro-

pOA")..e, RwcKp(e)cJ. iJ) u(e)pTR1.Ix(J.) (Varsonofij, p. 5).

II TH ec(Tb) CR(")Td" ROAd, e/l\e rl\(drOl\de)Tb C(") RdCI\OM. TH 1;0 npllllAe

r(o)C(noA)b H(d)Wb Icxc(J.) X(P"CTO)C(J.) iJ) ep(H)C(ddll)Ud rpdAd II np(e)Y(II)CTd"

ARd M( d )plI" , M( d )T( ep)1I era, IIW C"Ij>J., xpdH"Tel\b era ...TH /l\e eCTb R"HOrpdA

177LrrrERAroRE SLAVE DE PELERINAGE EN PALES'nNE

CR(A)Toe AO~"e, i;) HerOm(e) TeVeT(1.) IAHflo ...THTdm(e) eC(T1.) KdlAeHI. dCn"-

AeH1., Hd HdlA(1.)me CeA"A1. r(o)c(noA)1. H(d)Wl.lc(HC1.) X(fI"CTO)C(1.). ...TdIAO

m(e) eC(TI.) CHKOIAOfl"A AfleRo, R HeMme" CKfl1.IC(A) r(o)c(nOA)1. H(d)WI. Icxc(1.)

X(fI")C(TOC)1. i;) RO"H(1.) "flOAd lJ(d)flA ..." lJeAORd me CIAOKORH"IJIO, "A1Ime

r(o)c(noA)1. B'l.JA(1.)... (Varsonofij, p. 16)

6. ltineraire du marchand Vasilij (1465-1466)

...eA"H" HeCh H" np"HO" pHKe M"T"P"". h""~h HeC" TO" CMOKOHH"lj" Hen"oA-H"Id. H TO" 1I\e CMOKOHH"lje COKpJ.ICId hOrOpOA"lj" C M""AeHljeM " CO 10C"IPOM, KO""

l1e1l\" "~ HepHC"""M" H 6r"neT, ~"He1l\e np"I1""1I\"CId HOlllh e", " T"1I\e CMOKOHH"-lj" " AO cero AH". H H1I\"A"CId npelj"CT"1d HOAJ.IHJ.ln"T", "HCId M""AeHlj" nOHep1l\eero H" neclje nO"Ae H HeCh Ol1peTe eA"HH 1I\eHH: A"" MHe HOAJ.I "Cn"T", OH" 1I\e

peye: He "M"M HOAJ.I, C"M" 1I\"1I\AH, HOAH n"eM OT """" peK". npeY"CT"1d 1I\e HO~-

HP"T"Ch HcnldTh, Ol1peTe H M""AeHlj" H HorH ero, "CTOYH"K TeKHlllh " H"1I\"AOCId.H Ol1peTe K"MJ.IK H" neclje " H" TOM K"MJ.IKe "~MJ.I M""AeHlj" " ne"eHJ.1 "~I.IJ.I "nOHep1l\e. H H" TOM MeCTe "~p"CTe ApeHec" 1.1""" " "~ Tex ApeHec "AeT I.I"C"O "KTO HO~MeT TO M"C"O " nOA"eT "Clje"eH"e... (Vasilij, p. 173).

"" TOI.I 1I\e nHT" nonp"lIIe eA"HO XP"M"H" T", rAe H"PHX cn" 70 "eT (Vasilij

p. 174)." H"AexOI.l TO MeCTO, rAe Xp"CT" p"cnld"" " rop" p"~ceAecld OT CTP"X" ero,

""~J,lAe KPOHh" HOA" OT dA"I.IOHJ.1 r""HJ.I. OTTHA" CH"AOXOI.I, rAe "e1l\""" r""H"

dA"I.IOH" (Vasilij, p. 175)TO l.IeCTO rAe Xp"CTOC HJ.IHe" dA"I.I" " 6HHH " HeCh pOA XP"CT""HCK"" (Vasi-

lij, p.175)."TH H"AeXOMJ. K""Ae~h, rAe ~"X"p"eH" r""H" nOHep1l\eH" (Vasilij, p. 175)

7. ltineraire a Jerusalem d'auteur anonyme (autrefois attribue a19natij de Smolensk) (2e moitie du xve s.)

fOMORd, ~OROeI.lOe 1\0&HOe I.It!CTO, rAt! pd~nldmd OKdldHIH HIOAeH rocnoAd

Hdmero HCHCd XpHCTI\: TI\I.IO eCTb i\Adl.lJ\1d rJ\I\Rd (Anonyme, p. 19).

8. Arsenij de Salonique (XV s.,

W 1\1IHHIO CTpi\HH rpOSi\ r(o)C(nO)AHI., npOni\CTn He1\"Ki\, rA1I cowe1\n

Xp(")C(T)OC HO i\An (Arsenij, p. 258).

...1\e1l\"Tn r1\i\Hi\ i\Ai\IJ1\I., nepRO~Ai\HHi\rO y(e)1\(oHe)Ki\ W AHepeii 1\e c1\1I\eHeii

AO r1\i\Hb i\;1,i\IJORnl... (Arsenij, p. 259)

1I\";1,OH"Hn npil. CI. ~i\ OAP C(HI.)Tnll. s(oropo)A(")ljnl i\rr(e)1\n r(ocno)JI,(e)Hb

WC1Iye elJH pH1j1l, " YTO KpORb TeK1\d W pHKn ero CTO"Tn S1\"~ rpOSi\ C(HI.)T(sil.

s(oropOA")ljnl Ten1\i\ " n1\pHi\ KpOHb (Arsenij, p. 259).

noA T1I1Ji\ Ki\lJeHelAn KOCT" ~lAieRnl H"A1IT" YTO S1\IO1\n pHKOn"Ci\Hie i\Ai\IJ1\e

(Arsenij, p. 260).

J ean- Daniel KAESTLIUniversite de Lausanne

UN TEMOIN LATIN DU PROTEVANGJLEDE JACQUES: L'HOMELIE POSTULATJSFJLJAE JERUSALEM EN L'HONNEUR DE

SAINTE ANNE (BHL 483-485)

This article results from a research on the latin transmission of the Prot-evangelium Jacobi. It contains a critical edition and a French translationof the homily Postulatis filiae Jerusalem, composed for the feast of St. Anne,mother of the Virgin Mary. The homily combines the opening chapters ofthe Protevangelium (ch. 1-4) with those of the De Nativitate Mariae (ch.1-5). It is made up of three parts.. (1) a proemium (§ 1-6); (2) a story aboutAnne and Joachim, taken from the above-mentionned sources (§ 7-29) ; (3)a peroration (§ 30-34). In the extant manuscripts it is transmitted in vari-ous forms, more or less complete and revised. In some of them it is inclu-ded as a legend in the collection of the Legenda Aurea. In most cases itbelongs to liturgical books containing the office for the feast of St. Anne.In one case the homily has been transformed in lessons for the feast ofMary's Conception. The author of the homily is addressing a communityof nuns who requested him to translate into Latin a « Greek little book » -which appears to be the Protevangelium Jacobi. Is is possible to determinewhere and when the homily originated. It has been composed in Chartresor in the neighbourhood during the opening years of the 13th century. Itsorigin is connected with the institution in the Church of Chartres of a holi-day in honour of St. Anne. This liturgical innovation was most probablyoccasioned by the donation of a relic -the Saint's Head -which belongedto Louis of Blois and was part of the many spoils carried away from Con-stantinople by the Latin Crusaders after 1204.

L'article s'inscrit dans une recherche sur la survie du Protevangile deJacques en latin. Il contient l'edition critique et la traduction d'une home-lie pour la fete de sainte Anne, qui combine Ie debut du Protevangile (ch. 1-4) et Ie debut du De Nativitate Mariae (ch.1-5). L'homelie se compose detrois parties.. (1) un preambule (§ 1-6),' (2) un recit sur Anne et Joachim,qui associe les deux sourcesprecitees (§ 7-29); (3) uneperoraison (§30-34). Les manuscrits l'ont conservee sous des formes plus ou moins com-pletes et remaniees. Certains la transmettent comme legende d'Anne au seinde la Legenda Aurea de Jacques de Voragine. La plupart sont des recueilsliturgiques, contenant l'office et les lectures pour la fete d'Anne. Dans uncas, l'homelie a ete transformee et fournit des lefons pour la fete de laConception de la Vierge. L' auteur de l'homelie s' adresse a une communautede moniales qui lui ont demande de traduire en latin un « petit livre grec »

Apocrypha 9,1998, p. 179-223

180 J.-D. KAESTLI

-qui n'est autre que Ie Protevangile. Le texte a dil etre compose a Chartresou dans les environs immediats de celIe ville, durant les premieres anneesdu XIIIe siecle. Son origine est liee a l'institution dans l'eglise de Chartresd'une fete en l'honneur de sainte Anne. CelIe innovation liturgique s'ex-plique par la donation d 'une relique -la tete de la sainte -acquise par Louisde Blois et provenant du burin enleve a Constantinople lors de la conque-te de la ville par les Latins (1204).

lNTRoDucnoN 1

Dans Ie cadre d'une recherche sur la survie du Protevangile deJacques en latin, j'ai identifie une composition homiletique quicombine les quatre premiers chapitres de l'apocryphe ancien avecIe debut du De Nativitate Mariae (ch. 1-5)2. Certains temoins decelie piece, qui commencent par les mots Postulatis filiae Jerusa-lem, etaient deja connus, mais signales sous des entrees differentesdans les repertoires hagiographiques3. D'autres manuscrits, donij'ai eu connaissance grace a l'amabilite de plusieurs collegues,m'ont permis de reconstituer celie homelie en l'honneur de sain-te Anne et d'en esquisser l'histoire. Les pages qui suivent visentavant tout a fournir une edition du lexie, fondee sur la collationde tOllS les temoins auxquels j'ai eu acces, ainsi qu'une traduction.Dans la derniere partie de l'introduction, je presente quelques

1. J'exprime ma vive reconnaissance a Mme Rita Beyers, qui a eu l'ama-bilite de collationner pour moi Ie breviaire de Quimper conserve dans laBibliotheque des Bollandistes (C), qui m'a remis des photos du manuscritde Zwettl (Z) et qui m'a communique de judicieuses observations sur lalecture des manuscrits, l'edition du texte et son interpretation. Ma gratitu-de va aussi a Mme Barbara Fleith, qui a bien voulu repondre a roes ques-tions au sujet de la presence de la legende de sainte Anne dans la traditionmanuscrite de la Legende doree, et qui a mis a ma disposition des photo-graphies des manuscrits d'Einsiedeln (Q = LA 183) et de Braunschweig(LA 85). Je tiens aussi a remercier MM. Fran<;ois Dolbeau et Flavio Nuvo-lone, a quije dois d'avoir decouvert l'existence de plusieurs temoins essen-tiels de l'homelie (XYN et E), ainsi que les membres du groupe romandde l' AELAC, dont les conseils et les suggestions m'ont ete precieux. Jeremercie en particulier Pierluigi Piovanelli pour la rigueur de ses relectures.2. Ct. J.-D. KAES1LI,« Le Protevangile de Jacques en latin. Etat de la ques-tion et perspectives nouvelles », Revue d'histoire des textes 26 (1996), p.41-102, spec. p. 55-61.3. Socn BOLLANDIANI, Bibliotheca hagiographica latina antiquae et mediaeaetatis. A-I (Subsidia Hagiographica, 6), Bruxelles 1898-1899 (abrege:BHL); H. PRos, Bibliotheca hagiographica latina. Novum Supplementum(Subsidia Hagiographica, 70), Bruxelles 1986 (abrege: BHLDS). Voir plusloin p. 192.

181HOMELIE POSTULAllS

conclusions sur l'origine et l'histoire de l'homelie Postulatis et jesignale des questions encore ouvertes.

I. La tradition manuscrite

1. Les manuscrits utilises pour l'edition

Q Einsiedeln, Stiftsbibliothek, 629, parch., 279 fol., 325 x 230,2 col., de l'an 1288 : Homelie Postulatis, § 1-27,5 (fol. 277r-278r),dans un exemplaire de la Legende doree.

A. BRUCKNER, Scriptoria medii aevi Helvetica. Denkmiilerschweizerischer Schreibkunst des Mittelalters. ~ Schreibschulen derDiozese Konstanz. Stiff Einsiedeln, Kirchen und Kloster der Kan-tone Uri, Schwyz, Glarus, Zug, Geneve 1943,p.79;K. KUNZE, DieElsiissische ..Legenda aurea", Bd. II : Das Sondergut (Texte undTextgeschichte, Wtirzburger Forschungen, 10), Ttibingen 1983,p. XL ss.; Barbara FLEITH, Studien zur Oberlieferungsgeschichteder lateinischen Legenda Aurea (Subsidia Hagiographica, 72),Bruxelles 1991, p. 107 (LA 183); G.P. MAGGIONI, Ricerche sullacomposizione e sulla trasmissione della « Legenda aurea » (Biblio-teca di Medioevo latino, 8), Spoleto 1995, p. 28-30.

Les manuscrits 628 et 629 du couvent d'Einsiedeln formaient untout a l'origine; ils ont ete separes au XIxe siecle. Le premiercontient diverses chroniques, et Ie second la Legenda aurea seuhistoria lombardica de Jacques de Voragine. Le codex a ete copie«en l'an du Seigneur 1288 )). 11 a certainement vu Ie jour en Alle-magne. Selon B. Fleith, il provient du couvent de Rheinau (OSB).Mais a Einsiedeln, it n'est pas cite dans l'index des manuscrits pro-venant de Rheinau. La notice mentionnant la region de Gand, queBruckner a relevee dans Ie ms. 628 (in ecclesiam sancti Petri apos-tali sitam in territorio Gandensi), ne se rapporte pas au manuscritdans son entier, mais seulement a quelques feuillets inseres a lafin, qui contiennent des Translationes festiuitatum4.

U Fribourg, Bibliotheque cantonale et universitaire, L 34,parch., 371 fol., 245 x 170, 2 col., Xlye s. : Homelie Postulatis, § 1-18,4 (fol. 191ra-192ra), dans un exemplaire de la Legende doree.

4. J' exprirne ma reconnaissance au P.siedeln, dont les informations sur lacrit m'ont permis de voir clair dansdes publications anterieures.

Alois

Kurmann, du monastere d'Ein-provenance et la fortune du manus-les donnees, parfois contradictoires,

182 J.-D. KAESTLI

H. FROS, «Inedits non recenses dans la BHL », Analecta Bol-landiana 102 (1984), p.167; Catalogue dactylographie des manus-crits de Fribourg en Suisse, p. 33 (description provisoire de J. Lei-sibach); B. FLEITH, op. cit., p.117 (LA 220).

D'apres J. Leisibach, ce manuscrit du XIye siecle serait origi-naire de l' Allemagne du Sud ou de la Suisse alemanique. n a appar-tenu a l'abbaye de Hauterive (Fribourg, XVIIe s.). n contient laLegende doree de Jacques de Yoragine, dans tine version qui secaracterise par l'ajout de nombreuses pieces, dont Ie texte relatifa Anne.

E Estavayer, Couvent des Dominicaines, K lBb, parch., 274fol., 405 x 295, XIye s. (fol. 269r-274v: xye s.) : Romelie Postula-tis complete (fol. 270'-272V), inseree dans un office pour la fete desainte Anne (fol. 269r-274v).

J. LEISIBACH, Iter Helveticum. Teil II. Die liturgischen Hand-schriften des Kantons Freiburg (Ohne Kantonsbibliothek), Fribourg1979, p. 157-161.

Du debut du XlVe siecle a la fin du xye, ce manuscrit liturgiquea appartenu aux Dominicains de Lausanne; il a probablement etecopie dans cette meme vine. Le texte de noire homelie fait partied'un ajout a la fin du manuscrit, copie par une main du xye siecle(fol. 269r-274v). Cette piece ajoutee contient l'office du choeur etde la messe de sainte Anne (capitules, hymnes, le~ons et prieres).Notre texte commence au fol. 270r, sous Ie titre Sermo b. IacobiIerososolimitatorum (sic), et se termine au fol. 272V.1l est divise enneuf le~ons, doni Ie commencement est signale aux endroits sui-vants: 1,1 (I); 3,1 (II); 5,1 (III); 7,1 (IV); 9,1 (Y); 15,1 (YI); 19,1(YII); 22,1 (YIII); 28,1 (IX).

X Tours, Bibliotheque municipale, 156, parch., I + 83 + 1 fol.,342 x 245, 2 col., fin du XIve -debut du xve s. : Homelie Postula-tis complete (foI4V- 7r), inseree dans un office pour la fete de sain-te Anne (fol. 4r- 7V).

J. VAN DER STRAETEN, Les manuscrits hagiographiques d'Or-leans, Tours et Angers avec plusieurs textes inedits (Subsidia Hagio-graphica, 64), Bruxelles 1982, p. 101-108.

Le manuscrit provient de l'eglise Saint-Gratien a Tours. Le textede l'homelie est integre dans un office pour la fete de sainte Anne,avec indication des capitules, hymnes, le~ons et prieres. Il est divi-se en neuf le~ons, doni Ie commencement est signale aux endroitssuivants: 1,1 (I); 3,1 (II); 5,1 (III); 7,1 (IV); 9,1 (V); 15,1 (VI);19,1 (VII); 22,1 (VIII); 28,1 (IX). Cette repartition en le~ons estexactement identiQue a celIe du manuscrit d'Estavaver.

183ROMELlE POSTULAllS

Y Tours, Bibliotheque municipale, 157, rapier, 182 fol., 216x 500, longues lignes, xve s. : Romelie Postulatis § 7-27 (fol. 85r-88V), inseree dans un office pour la f8te de sainte Anne (fol. 84v-89r).

J. VAN DER STRAETEN, op. cit. (voir ms. X), p. 108-114.Le manuscrit provient de l'eglise Saint-Martin de Tours. Le texte

de l'homelie est integre dans un office pour la f8te de sainte Anne,avec indication des capitules, hymnes, le~ons et prieres. II est repar-ti en neuf le~ons, doni Ie commencement est signale aux endroitssuivants: 7,1 (I); 9,1 (II); 12,1 (III); 14,1 (IV); 17,3 Tunc Uthen(V); 19,1 (VI); 21,1 (VII); 24,1 (VIII); 27,1 (IX).

N Angers, Bibliotheque municipale, 121 (113), parch., 289fol., 335 x 245, XIe s. : Homelie Postulatis, § 7-34, version abregeeet remaniee (fol. 259-261, ajout du XVle s.).

J. VAN DER STRAETEN, op. cit. (voir ms. X), p. 199-213.Le manuscrit provient de I' Abbaye de Saint-Nicolas a Angers.

Le texte pour la fete de sainte Anne est divise en douze le~ons,dont Ie commencement est signale aux endroits suivants : 7,1 (I);.7,6 Propter hoc (II) ; 9,1 (III) ; 12,1 (IV); 15,1 (V); 21,1 (VI); 21,4Confortata igitur (VII) ; 22,1 Beato etiam Jeronimo (VIII); 24,1(IX); 27,1 (X); 28,1 (XI); 31,5 Omnes igitur in domino gratulemur(XII).

T Paris, Bibliotheque nationale, lat. 1062, parch., 526 fol.,173 x 115, longues lignes, xye s. : Homelie Postulatis, § 12-34, uti-lisee (fol. 406r-409r) dans un office pour la fete de la Conceptionde Marie.

J. A. DE ALDAMA, « Fragmentos de una versi6n latina del Pro-toevangelio de Santiago y una nueva adaptaci6n de sus pimeroscapitulos », Biblica 43 (1962), p. 63-74 (edition: p. 64-66); v: LERO-QUAIS, Les breviaires manuscrits des bibliotheques publiques deFrance, t. III, Paris 1934, p. 72 (n° 521); J. GIJSEL, «Het Prote-vangelium Jacobi in bet Latijn », Antiquite Classique 50 (1981), p.355-356; BHL os 5345 s.

Ce manuscrit du xye siecle conserve un breviaire de Mayence.Je n'ai pas eu l'occasion d'examiner ce temoin, que je connais seu-lement grace a l'edition qu'en a donnee de Aldama. Le texte quinous interesse fournit cinq des neuf le~ons pour la fete de laConception de Marie, Ie 8 decembre (le~ons 4, 5, 6, 8 et 9). Dansson edition, de Aldama n'a pas reproduit la repartition en le~ons,mais a divise Ie texte en 18 paragraphes (ses § 2-16 correspondentaux § 12-26 de mon edition).

184 J.-D. KAESll-I

Z Zwettl, Stiftsbibliothek, 10, parch., 246 fol., 460 x 348/351,2 col.; XIIe s. (fol. 245r-246v: addition de la premiere moitie duXIve s.) : Romelle Postulatis, § 1-6,2 (fol. 245r-v), introduisant uneversion adaptee des ch.1-6 du De Nativitate Mariae (fol. 245V-246V).

Ch. ZIEGLER, Zisterzienstift Zwettl. Katalog der Handschriftendes Mittelalters. Teil I. Codex 1-100, Vienne-Munich 1992, p. 24-27; Rita BEYERS, Libellus de natiuitate sanctae Mariae (CCSA 10),Tumhout 1997, p. 135-136.

Le texte qui nons interesse porte Ie titre suivant : Prefacio sanc-ti leronimi presbiteri in uitam sancte Anne et natiuitatem uirginisMarie. II est divise en douze le~ons, et est compose de deux par-ties. La premiere (le~ons 1 a 3) est constituee par Ie preambule del'homelie Postulatis (1,1-6,2). La seconde (let;ons 4 a 12) est for-mee par les ch. 1-6 du De Nativitate Mariae, qui soot une adapta-tion de la version B de cet apocryphe. L'auteur de cette compila-tion a donc remplace la partie narrative de notre homelie, avec sacombinaison caracteristique du Protevangile et du De Nativitate (§7-29), par une section correspondante, empruntee au seul De Nati-vitale. II a de meme laisse de cote la peroraison.

C Bruxelles, Bibliotheque des Bollandistes, Lib. lit. A 188,Breviaire de Quimper (Breviarium Corisopitense), sans numero-tation de pages, 105 x 75 (dimensions reduites par rognure desmarges exterieures), 2 col. de 39 lignes; post-incunable de 1510environ: Homelie Postulatis partiellement utilisee dans un officepour la fete de sainte Anne.

Robert AMIET, Missels et breviaires imp rimes (Supplement auxcatalogues de Weale et Bohatta) Propres des saints (edition prin-ceps), Paris 1990, p. 245; BHL 485.

Ce breviaire contient Ie propre des saints. L'office pour la fetede sainte Anne (26 juillet) figure entre l'office pour la fete deChristophore (25 juillet) et celui pour la fete de la Transfiguration(27 juillet). L'office de sainte Anne dans sa totalite occupe sixcolonnes trois-quarts (264Iignes), et Ie texte de l'homelie occupequatre colonnes plus sept lignes (163lignes). L'homelie est diviseeen neuf le~ons (avec indication des repons a la fin de chaquele~on): 1,1-3,5 (I); 7,1-4 (II); 7,4-9 (III); 8 (IV); 9-11 (V); 12,1-7(VI); 14 + 19,1-5 (VII); 21,1-4 + 25,3-5 (VIII); 28,1-29,3 + 32,5 +34,2-4 (IX). Sont donc omises leg parties suivantes du texte : 3,5-6,7 (pretermittens -recensentes); 12,7-13,6 (lam enim -dedit) ;15 -18; 19,5-20,7 (dicens -benedicunt); 21,4-25,2 (lgitur Anna-pastoribus suis) ; 26 -27; 29,3-32,5 (ltaque adorato -cognitio) ;32,6-34,1 (in tanto -laudate deum).

185HOME-LIE POSTULAllS

M Thrin, Biblioteca Nazionale, 1.11.9, parch., 159 fol., debutdu xve s. (avant 1420): Office de sainte Anne (fol. 14"-19"), donthuit des neuf lel;ons sont empruntees a l'homelie Postulatis (1,1-

4,3;7-11)5.R.H. HoPPIN, «The Cypriot-French Repertory of the Manuscript

Torino, Biblioteca Nazionale, J.II.9 », Musica disciplina 11 (1957),p. 9-125; B. BOUVIER, «Franco-graeco-italica. Appunti guIle can-zoni profane del codice cipriote di Torino (B.N. J.II.9) », dans Testiletterari italiani tradotti in greco (dal '500 ad oggi), Messine, Rub-bettino Editore, 1994, p. 9-12; J. WIDAMAN, A. WATHEY and D.LEECH-WILKINSON, «The Structure and Copying of Torino J .11.9 »,dans U. Gunther-L. Finscher (ed.), The Cypriot-French Repertoryof the Manuscript Torino 1.11.9 (Musicological Studies and Docu-ments, 45), American Institute of Musicology, Hanssler- Verlag, 1995,p. 95-116; G. CATTIN,« The Texts of the Offices of St. Hylarion andAnne in the Cypriot Manuscript Torino J.II.9 », dans U. Gunther-L. Finscher (ed.), op. cit., p. 250-301 (edition: p. 287-298).

Le manuscrit a ete copie et enlumine a la cour des rois franl;aisde Chypre dans leg premieres decennies du xve siecle. L'office desaint Hylarion, qui figure en tete du codex, etait precede a l'origi-ne d'un privilege du pape Jean XXIII, date du 23 novembre 1413et autorisant Janus, roi de Chypre, a faire composer un office spe-cial en l'honneur du saint (texte au verso d'un feuillet aujourd'huisepare). Le volume a dil etre apporte en Occident par la princes-se Anne de Lusignan au moment de son mariage avec Louis deSavoie (1434). Son contenD temoigne de l'importance de la viemusicale ala cour de Nicosie a cette epoque. 11 comporte cinq sec-tions : la premiere renferme des chants monophoniques, typiquesde la tradition orientale; leg quatre autres parties contiennent despieces polyphoniques, sacrees et profanes, se rattachant a la tra-dition franl;aise de la fin du XIve siecle. L'office de sainte Annefigure dans la premiere section; il est precede par l'office de saintHylarion et suivi de six compositions en plain chant de la messeordinaire. G. Catlin s'est efforce d'identifier leg sources utiliseespour composer leg lel;ons et leg hymnes de l'office de sainte Anne;illeur attribue une origine franl;aise et signale Ie role d'interme-diaire qu'ont pu jouer leg Dominicains, tres actus a Chypre (p. 265-266). La dette du manuscrit chypriote a l'egard de l'homelie Pos-

5. Je remercie vivement Bertrand Bouvier d'avoir attire mon attentionsur ce manuscrit, bien connu des specialistes de la musique medievale.C'est grace aux photocopies et aux notes qu'il m'a fournies que j'ai euacces aux etudes de J. Widaman -A. Wathey -D. Leech-Wilkinson, deG. Cattin et de R.H. Hoppin. Je n'ai eu acces au texte de l'homelie quegrace a l'edition de G. Cattin.

186 J.-D. KAESnI

tulatis est plus importante que ne pouvait Ie supposer Cattin, quiconnaissait seulement Ies temoins signales dans Ia BHL (Legendaaurea dans I'edition de Graesse et Breviarium Corisopitense). Enfait, notre homelie a fourni huit des neuf Ie~ons de I' office de sain-te Anne: I = § 1 ; II = § 2; III = § 3,1-6; IV = § 3,6-4,3; V = § 7,1-6;VI = § 7,6-8,2; (VII = Matth. 13,44); VIII = § 8,2-9; IX = § 9-11.

2. Autres manuscrits

L'homelie Postulatis est conservee dans d'autres manuscrits queceux qui sont utilises ici. Le plus ancien temoin est aujourd'huiperdu. Notre texte figurait en effet dans un manuscrit detruit lorsde la deuxieme guerre mondiale:

BHL 483 b Chartres, Bibliotheque municipale, 162, parch.,256 fol., 340 x 245, longues lignes, seconde moitie du XIe s. : l'ho-melie Postulatis figurait sur des folios ajoutes a la fin du manuscritet datant du debut du Xllle siecle (fol. 252r-256v).

H. OMONT, Catalogue general des manuscrits des bibliothequespubliques de France. Departements, XI, Paris 1890, p. 84-85; « Cata-logus codicum hagiographicorum Bibliothecae civitatis Carno-tensis», AnBol18 (1889), p.140-141 (= BHL 483b); Y. DELAPOR-TE, Les manuscrits enlumines de la Bibliotheque de Chartres,Chartres 1929, p. 19; IDEM, Paleographie musicale, XVII. Biblio-theque Municipale de Chartres, Solesmes 1958, p. 26-27; RitaBEYERS, op. cit. (voir ms. Z), p. 42-43.

Les fol. 252-256, qui contenaient notre homelie, dataient dudebut du Xllle siecle. L'incipit et Ie desinit de ce sermon in festivi-tate beatae Annae sont reproduits dans AnBo1l8 (1889), p. 141; ilscorrespondent aux § 1,1-3 et 34,1-2 de notre homelie. Y. Delapor-te (Paleographie musicale, XV1I, p. 27) precise que Ie texte de cesle~ons, « en grande partie emprunte au Protevangile de Jacques etau De Nativitate Mariae », a ete compose «pour la fete de sainteAnne, instituee en l'eglise de Chartes a l'occasion de la receptiond'une relique (1205) ».

BHLns 485 d Kreuzenstein (Niederosterreich), Burgbibliothek,5865, tomus IV, rapier, 215 x 145,296 fol., seconde moitie du xves. : sons Ie titre De sancta Anna figurent sans doute les § 7-34 del'homelie Postulatis (fol. 134v-140').

W. JAROSCHKA -A. WENDEHORST, «Das Kreuzensteiner Legen-dar. Ein Beitrag zur Geschichte des osterreichischen Hagiographiedes Spatmittelalters », Mitteilungen des lnstituts fur OsterreichischeGeschichtsforschung 65 (1957), p. 369 ss, spec. p. 406; BHL ns 485 d.

Je n'ai pas pu obtenir de photographie de ce manuscrit. D'apresla description fournie par Jaroschka et Wendehorst, Ie dernier tome

ROMELlE POSTULAllS 187

de ce grand legendier en quatre volumes conserve sans doute, auxfol. 134v-140', les § 7-34 de notre homelie. Inc. In hystoriis XII tri-buum legitul; ut Iacobus apostolus (7,1-2). Expl. Mariam hec pepe-Tit, que dominatur mundo, per quam uiduis facta est salutis cogni-ria. Exultet ergo mundus uniuersus in tanto subsidio (32,4-6) ...Idcirco letamini, dilectissimi, letamini, inquit, et laudate deum in haccelebri festiuitate et sacrosancta celebritate matris genetricis dei etdomini nostri Iesu Christi (34,1-3).

Autres manuscrits de la Legende doreeL'homelie Postulatis a trouve place dans certains manuscrits de

la Legende doree, comrne Ie prouvent nos temoins Q et U. Certes,Ie «corpus normal» de la compilation de Jacques de Voragine necomprenait pas de legende d' Anne. Mais cette lacune n'a pas tardea etre comb lee. C'est ainsi qu'on trouve une piece relative a Annedans 41 des 951 manuscrits de la Legenda aurea inventories parBarbara Fleith. L'adjonction de cette «legende etrangere» s'estproduite peu de temps apres la redaction de l'ouvrage (situee entre1252 et 1260). Preuve en soit la presence d'un texte sur Anne dansles quatre manuscrits suivants : Braunschweig, Stadtbibl., 12,1,XlIIe s. (LA 85); Einsiedeln, Klosterbibl., 629, de l'an 1288 (LA183; notre ms. Q); Vorau, Stiftsbibl., 52, XlIIe-XIve s. (LA 954);Vorau, Stiftsbibl., 288, avant 1282 (LA 956). A ce jour, je n'ai euacces qu'a trois des 41 manuscrits signales comrne contenant unelegende d' Anne6. Dans deux d'entre eux (Q et V), cette legenden'est autre que l'homelie Postulatis. Mais j'ai cons tate que Ie troi-sieme (Ie ms. de Brauschweig, Stadtbibl., 12,1) contient un toutautre texte. De plus, l'edition de la Legende doree de Th. Graes-se, dont on ignore sur quel temoin elle se ronde, presente un textesur Anne qui ne restitue que des bribes de l'homelie Postulatis7.

6. La liste en est dressee dans l'index de B. REITH, op. cit. (p.181), p. 453.Dans sarecente publication (citee plus haut p.181), G.P. MAGGIONI etudieleg temoins leg plus anciens de la Legende doree et s'efforce de reconstituerla teneur premiere de l'oeuvre de Jacques de Voragine. Je constate que leg70 manuscrits dates du XIlle siecle ou du debut du XIVe qu'il prend en comp-te (op. cit. ,p. 7-61 et279-366) necontiennentpas lalegende d'Anne, a troisexceptions pres: Einsiedeln, Stiftsbibl., 629 (notre mg. Q = LA 183); Pado-va, Bibl. Universitaria, 611 (= LA 606); Vorau, Stiftsbibl.,288 (= LA 956).7. TH. GRAESSE, Jacobi a Voragine Legenda Aurea vulgo Historia Lom-bardica dicta ad optimorum librorum fidem, 3e ed., Breslau 1890, p. 934-935, Cap. CCXXII (192), De sancta Anna matre virginis Mariae. Les lignes1-16 de la p. 934, de Postulastis a plena fuit genuit, reprennent quelqueselements des § 1-5 de l'homelie (1,1-4; 2; 3,7-9; 4,1-3.5-6.9-10.13-15; 5,1-3). Les lignes 30-35, de Omnes ergo hodie gratulemur a caro factum est,contiennent des echos de la peroraison (31,5-6; 32,1.3-5; 33,1).

188 J.-D. KAESTLI

Vne serieuse inconnue pese donc sur Ie contenu du texte relatif aAnne figurant dans les 38 manuscrits restants de la Legende doree.Quels gout ceux qui donnent un texte de l'homelie aussi completque Q et V? Lesquels restituent Ie texte edite par Graesse (= BHL484)? Lesquels se rangent du cote du manuscrit de Braunschweig,clout Ie texte sur sainte Anne n'a aucun rapport avec l'homelie quinous interesse? Vne recherche ulterieure devrait permettre derepondre a ces questions.

II. Classement des manuscrits et regles suivies pour I'edition

Les dix manuscrits collationnes se distinguent d'abord par l'ex-tension du texte conserve. Pour eclairer cette diversite, il est utilede remarquer que notre homelie comprend trois glandes parties:(1) Ie preambule, 011 l'auteur expose a ses auditrices la difficultede la tache qu'elles luiont confiee et exalte la grandeur de la sain-te dont on celebre la fete (§ 1-6); (2) l'histoire proprement dited' Anne et de son mari Joachim, 011 l'auteur puise alternativementa deux sources, Ie Protevangile de Jacques et Ie De Nativitate Mariae(§ 7-29); (3) la peroraison, 011 l'auteur s'adresse a nouveau a sonauditoire feminin et l'exhorte a celebrer dans la joie la fete de sain-te Anne (§ 30-34).

Les manuscrits E et X sont leg seuls a transmettre l'homelie danssa totalite. Le breviaire de Quimper (C) garde aussi des elementsde chacune des trois parties, mais y opere de larges coupures. Qet U ont conserve Ie preambule et une section plus ou moins longuede l'histoire, mais pas la peroraison (Q vajusqu'au debut du § 27,et U jusqu'au § 18). M transmet Ie debut du preambule (jusqu'a4,2) et Ie debut de l'histoire (§ 7-11). Trois autres temoins ignorentIe preambule et ne reproduisent Ie texte qu'a partir de l'histoireproprement dite (Yet N a partir du § 7; T a partir du § 12); Y s'in-terrompt a la fin du § 27 et ne restitue donc ni la fin de l'histoireni la peroraison; N et T vont jusqu'au bout de la partie narrative(§ 29) et conservent quelques traces de la peroraison. Enfin, Iemanuscrit de Zwettl (Z) transmet uniquement Ie preambule (jus-

qu'a 6,2).La parente entre E et X est etroite. Dans leg deux manuscrits, Ie

texte complet de l'homelie Postulatis est integre dans une liturgiepour la fete de sainte Anne et est reparti selon une division iden-tique en neuf le~ons. Les deux temoins s'accordent presqueconstamment. Les omissions fautives propres a E (1,5; 12,5; 18,3)prouvent que la manuscrit d'Estavayer ne peut pas avoir servi demodele a celui de Tours. L'inverse ne peut pas etre exclu, mais estpeu probable (voir leg quelques le~ons secondaires propres a X en

189HOMELIE POSTULAllS

1,6; 4,5-6; 6,3.6; 7,5.7.9; 18,7; 20,7; 32,4). Les deux temoins se rat-tachent donc directement a un modele commun, que X reflete plusfidelement que E.

On constate egalement une parente particuliere entre Q et U.L'un et l'autre transmettent la Legende doree, au sein de laquellel'homelie Postulatis est integree. One serle de le~ons propres, ouQ et a U s'opposent ensemble a taus les autres temoins, montrentqu'ils se rattachent a un meme modele (voir 3,5; 4,6.11-13; 5,1.4-5; 6,3-5; 7,3; 8,1.2.7; 11,3; 12,4.6-7.9; 13,1; 16,2; 17,2.3). Q, copieen 1288, est notre plus ancien manuscrit. Il ne peut pas avail servide modele aU (voir les omissions ou les particularites de Q en 4,1-2.7.8; 5,9; 10,2; 11,4; 14,4.4-5; 17,5).

Le manuscrit de Tours 157 (Y) occupe une position intermediaireentre EX et QU. Comme E et X, il transmet notre homelie dansun contexte liturgique, et il s'accorde avec eux dans une serle dele~ons caracteristiques (8,1.2; 10,1.2; 12,9; 20,6). Mais it arrive aussique Y soit du cote de QU (ou de Q seul a partir du § 19). Dans cescas-la, je considere que la le~on commune a Y et Q(U), appuyeeou non par d'autres temoins, est plus ancienne que la le~on concur-rente de EX (voir 8,2; 10.3; 18,7; 19,5; 21,2.4.7; 24,2; 25,1-2;27,3;exception: 27,1).

Le manuscrit d'Angers (N), qui est Ie plus recent, est aussi celuiqui s'ecarte Ie plus de la teneur premiere de l'homelie. L'ensembledu texte a ete soumis a une revision stylistique. Il a egalement eteabrege (omissions de 8,2-5; 10,1-4; 12,6-9; 13,3-6; 16-18; 20,1-4.6-7; 30; 32). Il n'apporte donc lien a l'etablissement du texte. Cepen-dant, j'ai choisi de signaler dans l'apparat toutes les variantes deN, malgre leur abondance, ceci ariD de permettre une comparai-son avec les temoins nouveaux qui ne manqueront pas de veniT aujour.

Par rapport a N, Ie texte transmis par Ie breviaire de Mayence(T) diverge beaucoup mains du style originel de notre piece. DansT, l'homelie Postulatis, composee a l'origine pour la fete de sain-te Anne, a ete transformee en lecture pour la fete de la Concep-tion de la Vierge. Cette transformation a entrafne la disparition dupreambule homiletique (§ 1-6) et du debut de l'histoire d' Anne etJoachim (§ 7-11). Il subsiste pourtant une trace du preambule:l'emploi de la premiere personne dans la phrase qui introduit Ierecit: «Je raconterai brievement (perstringam) comment rutcon~ue la bienheureuse vierge Marie.» De la peroraison, T aconserve quelques elements significatifs (cf. § 30; 31 et 34), dontvoici la traduction: «Telles sont, 0 VallS epouses du Christ, leschases que DOllS trouvons ecrites dans notre petit livre au sujet dela conception de la tres bienheureuse Vierge Marie. Ce qui concer-ne la naissance et l'education de cette meme vierge est Mis par

190 J.-D. KAESTLI

ecrit de maniere plus complete en un autre lieu (alibiplenius).Rejouissons-nous donc tous dans Ie Seigneur a cause de la fete siillustre de la conception de Marie, mere de notre Seigneur Jesus-Christ, avec qui elle vit et regne pour tous les siecles des siecles.Amen. }} Le reviseur a fait disparaftre du texte toutes les referencesou Jerome est presente comme auteur d'un fecit distinct de celuidu «petit livre }}, et ou sont signales les emprunts au De Nativita-te Mariae (12,2-3; 18,2.12; 22,1; 29.1-2; 30,5; voir aussi 3,3-5; 11,1).Dans Ie corps du fecit, il a omis plusieurs passages (voir 12,7-9;13,4-6; 15,1; 17,1; 18,4-11; 20,1-21,1; 26-27; 28,3). T semble se ran-ger du cOte de EXY plutot que de QU.11 ne contribue pas a l'eta-blissement du texte, sauf en 30,1 ou il permet de corriger une bevuede EX.

Le manuscrit de Zwettl (Z) ne transmet qu'une section limiteedu texte (1,1-6,2), ou il complete Ie temoignage de Q, U, E et X.11 presente d'assez nombreuses le~ons secondaires. 11 est difficilea classer, car son temoignage appuie tantot celui de QU (4,6.8;5,1.4.5; 6,2), tantot celui de EX (3,2; 4,6.9.11-13.13(bis).15; 5,4-5).Dans Ie premier cas, les accords portent sur des le~ns que je consi-dere toutes comme primitives. Dans Ie second cas, j'ai retenu lesle~ons attestees conjointement par Z et EX, a l'exception des cita-tions scripturaires de 4,11-13 et 5,4-5, que je tiens pour abregeesou omises dans Z et EX.

Le breviaire de Quimper (C), conserve dans la Bibliotheque desBollandistes, confirme une tendance deja observee : Ie copiste abre-ge Ie texte de l'homelie en laissant de cote de larges sections (voirles cas analogues de N et T). Sur les 90 variantes relevees dans lacollation de Rita Beyers, seule une vingtaine se retrouve dansd'autres temoins. Lorsqu'il y a accord, C se range du cote desmanuscrits« liturgiques}} (notamment EX) plutot que du cote destemoins de la Legende doree (QU). L'apparat critique signaletoutes les variantes de C par rapport au texte edite.

Le manuscrit chypriote de Turin (M) transmet partiellement Ietexte du debut de l'homelie (de 1,1 a 4,3 et de 7 a 11).11 compor-te d'assez nombreuses le~ons propres. Pour Ie Teste, it est difficilea situer par rapport aux autres temoins. 11 appuie tantot QU contreEX (cf. 3,6; 3,7; 4,2; 10,3), tantot EX contre QU (3,2; 8,1; 8,2-3;10,2; 11,4). En 3,5, on relevera l'etonnante le~on a trois adverbespulchre et preclare compendioseque. 11 taut soit y voir Ie resultatd'une contamination entre la le~on de QU et celle de EX, soil laconsiderer comme primitive par rapport aux deux adverbes de QUet EX. La premiere possibilite me para!t plus vraisemblable.

Regles suivies pour l'edition. Les observations precedentes surla valeur des differents temoins et leurs rapports m'amenent aappliquer les regles suivantes pour l'etablissement du texte.

ROMELlE POSTULATIS

191

1. Dans Ie preambule des § 1-6, Ie probleme consiste a choisirentre les le~ons concurrentes de au et de EX. La oil Ie temoi-gnage de Z est present, il m'a servi d'arbitre (sauf dans Ie cas descitations scripturaires de 4,11-13 et 5,4-5). Ailleurs, notamment apartir de 6,3, j'ai donne la preference a au, a cause de l'age dumanuscrit d'Einsiedeln, sauf la oil l'erreur semble manifeste (6,5 :dei genitricis).

2. La me-me regIe s'applique dans la partie narrative. Ici, des Ie§ 7, c'est Ie temoignage de Y qui permet d'arbitrer, quand ille taut,entre la le~on de au (ou de a seul) et celle de EX.

3. Dans cette me-me partie, j'ai fait intervenir parfois Ie temoi-gnage du De Nativitate Mariae, dont l'homelie reproduit Ie textede maniere remarquablement fidele (voir 11,3.4[bis]; 12,4; 14,2;18,7; 23,1). Les indications de l'apparat (cf. DNM) renvoient al'edition critique de Rita Beyers dans CCSA 10.

4. L'apparat critique est entierement positif pour tOlls les lieuxvariants oil la divergence par rapport au lemme conceme plus d'untemoin. II n'est que partiellement positif lorsque la variante estpropre a un seul temoin.

Stemma illustrant les rapports entre les manuscrits

XIII"I Chartres 162 I

XIV"

XV'

XVIe

m. L 'homelie Postulatis: resultats acquis et questions ouvertes

Pour terminer, je presenterai de maniere synthetique leg acquisnouveaux et leg questions encore pendantes qui se degagent desdonnees rassemblees dans cette etude.

192 J.-D. KAESTLI

1. Une seule et me-me home/ie, composee pour la fete de sainteAnne, a ete transmise SODS des formes plus ou moins completes etremaniees dans la tradition manuscrite (voir plus haut, p. 188).

2. Cette transmissioncomplexe explique pourquoi l'homeliePostulatis a ete enregistree SODS des numeros differents dans laBibliographia Hagiographica Latina (BHL) de 1898-1899 et dansIe Novum supplementum edite par H. Fros en 1986 (BHL no) : BHL484 = Legende doree dans l'edition de Th. Graesse; BHL 485 =Breviarium Corisopitense (C dans la presente edition) ; BHL 483b= ms. de Chartres 162 (voir ci-dessus, p.186); BHLns 485d = legen-dier de Kreuzenstein (voir ci-dessus, p. 186-187); BHL ns 5345s =

breviaire de Mayence (T dans la presente edition).3. L'homelie Postulatis se compose de trois parties clairement

delimitees (cette construction tripartite a favorise les diverses trans-formations attestees par la tradition manuscrite).(1) Un preambule homiletique (§ 1-6), on l'auteur dit pourquoi ila hesite a traduire en latin, selon la requete de ses auditrices, un«petit livre grec» racontant l'histoire de sainte Anne, et on il entre-prend de faire l'eloge de la «mere de la mere de Dieu ».(2) Un fecit relatif a Anne et a son mari Joachim (§ 7-29), on l'au-teur combine Ie texte du Protevangile de Jacques et celui du DeNativitate Mariae redige par Ie « bienheureux Jerome ».(3) Une peroraison homiletique (§ 30-34), on l'auteur revient surIe contenD du «petit livre grec », exalte a nouveau la grandeur desainte Anne et invite ses auditrices a celebrer dans la joie la fetequi lui est consacree.

4. L'homelie a pour destinataire une communaute de moniales,comme l'indiquent les apostrophes qui ponctuent Ie preambule(cf. 1,1-2; 2,1 ; 3,6-7) et la peroraison (30,1 ; 31,1 ; 32,1.3; 34,1). Cettesituation rhetorique reflete sans doute un Sill im Leben historique.L'auteur n'a pas cree un contexte homiletique fictif, mais a com-pose son texte a l'intention d'un auditoire reels.

5. Le temoignage du manuscrit de Chartres 162 -malheureuse-ment detruit -permet tres probablement de situer l'homelie dansl'espace et dans Ie temps. L'indication donnee par Y. Delaporte(citee plus haut p. 186) constitue un point depart, qu'il est possiblede verifier et d'etayer. Le texte a dO etre compose a Chartres meme,ou dans les environs immediats, durant les premieres annees du~

8. Je ne partage pas «l'impression» de G. Cattin, art. cit. (plus haut, p. 185),p. 263: Ie motif du texte grec qu'it s'agit de traduire serait une inventiondu redacteur de notre homelie, qui imiterait en cela la reponse fictive deJerome a Cromace et Eliodore (Petitis a me ut uobis rescribam = Prologuedu De Nativitate Mariae).

193HOMELIE POSTULAllS

XIIIe siecle. Son origine est etroitement liee a l'institution dansl'eglise de Chartres d'une fete en l'honneur de sainte Anne, parsuite de la donation d'une relique.

Des documents medievaux attestent en effet l'envoi a Chartresde plusieurs reliques, parmi lesquelles Ie « chef de sainte Anne »et un « pallium d'autel ». Ces reliques provenaient du butin enle-ve a Constantinople par les conquerants latins lors de la 4eme croi-sade (1204); elles faisaient partie du lot echu a Louis de Blois -ouachete par lui -et furent apportees a Chartres, vers 1206, par unporteur anonyme sur l'ordre de sa veuve, Catherine de Blois9.

6. L'une des deux sources utilisees pour la redaction de l'histoi-re d' Anne et Joachim est Ie Protevangile de Jacques (voir appara-tus fontium). L'homeliste affirme avoir traduit en latin un «petitlivre grec» qui etait venu en la possession de la communaute defemmes a laquelle il s'adresse. Cette affirmation ne peut pas etreacceptee sans autre. La question qui se pose est celle-ci : l'auteura-t-il vraiment eu SOliS les yeux un exemplaire grec du Protevan-gile et l'a-t-il traduit a frais nouveaux? au bien a-t-il invente -ousimplement interprete a son profit -Ie libellus graecus possede parses auditrices, afin de renforcer la legitimite d'une version latinedu Protevangile, dont l'utilisation n'allait pas de soi? Autrementdit, l'homelie Postulatis represente-t-elle line nouvelle traductiondu texte grec de l'apocryphe ancien, ou bien ne fait-elle que mettrea profit l'une des traductions latines deja existantes?

Dans mon etude sur la survie du Protevangile de Jacques en Occi-dent, j'ai etabli l'existence d'au moins deux traductions latines inde-pendantes, attestees l'une et I'autre des l'epoque carolingienne. Lapremiere, plus litterale, est identifiable dans les manuscrits S (Bre-viaire de Soyons, Paris, nouv. acquis. lat. 718) et M2 (Montpellier,Ecole de Medecine, 55, fol. 179-182); la seconde, comportant desamplifications caracteristiques et introduite par Ie prologue EgoJacobus, est representee par G (Bibliotheque Sainte-Genevieve,2787), par les temoins de l'homelie Jnquirendum est (KPR BDO),par ceux de la compilation editee par James (JAr et JHer), ainsique par Ie fecit irlandais du Liber Flavus Fergusiorum (LFF)lO. Pour

9. Voir a ce sujet Paul-Edouard Didier RIANT, Des depouilles religieusesenlevees a Constantinople au XIII' siecle par les Latins et des documentshistoriques nes de leur transport en Occident, Paris 1875, p. 200-201; ct.aussi p. 36, n.1; 165-166; Jean EBERSOLT, Orientet Occident. Recherchessur les influences byzantines et orientales en France avant et pendant lescroisades, Paris (1928-1929) 19542, p. 89 et 117.10. Pour plus de details, voir J.-D. KAESTLI,« Le Protevangile de Jacquesen latin. Etat de la question et perspectives nouvelles », Revue d'histoiredes textes 26 (1996), p. 41-102.

194 J.-D. KAESTLI

tenter d'elucider la question posee, j'ai compare a l'aide d'unesynopse les elements du Protevangile conserves dans l'homeliePostulatis avec Ie texte des temoins des deux traductions precitees.Mais les points de comparaison significatifs sont trop pen nom-breux pour permettre de trancher dans un sens (l'homelie reffeteune troisieme traduction independante) ou dans l'autre (l'home-lie utilise une des deux traductions identifiees).

Je me demande pourtant si les circonstances historiques quientourent la composition de l'homelie ne peuvent pas foumir unargument en faveur d'une traduction faite sur la base d'un« petitlivre grec ». La relique du chef de sainte Anne provenant du sacde Constantinople aurait-elle ete accompagnee par un texte grecdu Protevangile? La chose n'est pas impossible. Je connais aumoins un cas semblable, grace aux recherches de Valentina Cal-zolari : une traduction latine du texte armenien de la Vie de Thecleet des Miracles de Thecle a ete jointe a l'envoi d'une relique don-nee au roi d' Aragon par Ie roi armenien de Cilicie (Ie bras de sain-te Thecle, depose dans la cathedrale de Tarragone )11. Existe-t-ild'autres exemples de tels voyages conjoints d'une relique et d'unecrit hagiographique ? La question est du ressort des historiens duMoyen Age, dont je sollicite l'avis eclaire. En attendant, je suisenclin a faire confiance aux affirmations de l'homeliste. Je consi-dele comme vraisemblable l'acquisition d'un exemplaire grec duProtevangile de Jacques par une communaute de religieuses vivanta Chartres ou dans les environs -acquisition etroitement liee acelIe du chef de sainte Anne par la cathedrale de Chartres et resul-tant d'une meme donation, faite par Catherine de Blois.

7. L' histoire de la diffusion du texte comporte quelques points derepere et de larges zones d'ombre. Si l'homelie a ete composee aChartres dans la premiere decennie du XIIIe siecle en vue de l'in-troduction d'une fete de sainte Anne, Ie manuscrit detruit n° 162en a ete une des toute premieres copies -voire l'autographe.

Le texte a dft ensuite se diffuser a partir de son lieu d'origine.D'un cote, it a ete integre tres tot dans certains manuscrits de laLegende doree -des les annees 80 du XIIIe siecle. Cette blanchede la transmission demande encore a etre etudiee de maniereapprofondie (voir ci-dessus, p. 187-188). On se contentera 'de rele-vel que les deux temoins de la Legende doree utilises ici (0 et U)

11. a. v: CALZOLARI, «L'evolution jumelee du culte et de la legende lit.teraire de Thecle en Armenie » (3 paraftre).

195HOMELIE POSTULATIS

ant ete copies en Allemagne du Sud (ou en Suisse alemanique pourV)12.

Vne autre branche de la transmission est representee par desmanuscrits liturgiques, ou l'homelie Postulatis est integree au seind'un office plus ou mains complet pour la fete de sainte Anne(temoins E, X, Y, N, C et M, respectivement originaires de Lau-sanne, Tours, Angers, Quimper et de Chypre, ce demier a partird'un modele fran<;ais). Ces copies liturgiques ant toutes vu Ie jourentre la fin du XIye et Ie XVIe siecle, c'est-a-dire durant la perio-de ou Ie culte de sainte Anne a connu son plein essor3.

Le manuscrit T (xve siecle), originaire de Mayence, constitueun cas a part, puisqu'il temoigne d'une transformation de l'home-lie en texte liturgique pour la fete de la Conception de la Yierge.

Enfin, la diffusion de l'homelie en Autriche est confirmee parIe temoignage du lectionnaire de Zwettl (Z, copie dans la premieremoitie du XIye siecle) et par Ie legendier de Kreuzenstein (secon-de moitie du xye siecle).

12. Quel que soit Ie contenu exact de la legende d' Anne figurant dans les41 manuscrits deja signales, les observations que Barbara Fleith m'a aima-blement communiquees (lettre du 18.7.96) sont fort interessantes : «Dreider ca. 70 Hss aus clem 13. lh. tiberliefern eine Anna-Legende; davonstammt eine vor 1285 aus clem Ostalpenraum [LA 956; Vorau] und einevan 1288 aus clem Oberrheinraum [LA 183; Kloster Rheinau; notretemoin Q]. Wenn die Anna-Legende in LA 956 schon im 13. lh. abge-schrieben worden ist, wtirde dies auf eine relativ weiten Verbreitungskreisdes Annakultes in den 80ger lahren des 13. lhs weisen. -NachweisbarWillden Hss des 14. lhs am Ober- und Mittelrhein, an der Donau, in Ost-deutschland, in Norditalien und Paris benutzt. -1m 15. lh. zeichnet sichein Schwerpunkt der Benutzung im Alpenraum, im Donaubereich, in Ost-deutschland, vor allem in Osteuropa ab (Polen, Mahren, Schlesien). -Darnit ist hOchstens etwas tibeT die Verehrung der Anna, nichts tibeT dieEntstehung der Legende ausgesagt. Es ist auffiillig, class aile Stid-, Nord-und Westauropiiischen Lander als « Benutzer » fehlen. Vielleicht liegt dasan Informationenslticken tibeT die dortigen Bestande ? »13. Voir a ce sujet Angelika DORFLER-DIERKEN, Die Verehrung der heili-gen Anna in Spiitmittelalter und frilher Neuzeit (Forschungen zur Kirchen-und Dogmengeschichte, 50), Gottingen 1992.

196 J.-D. KAESTLI

EDmON DU TEXTE

Liste des manuscrits et des sigles

Q

u

Einsiedeln, Stiftsbibliothek, 629, fol. 277'-278r, de l'an 1288(= LA 183)

Fribourg, Bibliotheque cantonale et universitaire, L 34,fol.191r-192r, milieu du XIve s. (= LA 220)

E Estavayer, Convent des Dominicaines, K 18b, tot. 269'-274v, ajout du xye s.

x Tours, Bibliotheque municipale, 156, fo14v-7v, fin XIye-debut xye s.

y

N

T

Tours, Bibliotheque municipale, 157, tol. 84v-88v, xve s.

Angers, Bibliotheque municipale, 121 (113), tol. 259-261,ajout du XYle s.

Paris, Bibliotheque nationale, lat. 1062 (breviaire deMayence), tol. 406'-409', xve s.

z Zwettl, Stiftsbibliathek, 10, fal. 245r-v, premiere maitie duXIye s.

c Bruxelles, Bibliotheque des Bollandistes, Lib. lit. A 188(Breviarium Corisopitense), de l'an 1510 environ

M

PJ

Turin, Biblioteca Nazionale, J.II.9 (manuscrit chypriote deTurin), fol.14r-19r, debut du xye s. (avant 1420)

Protevangile de Jacques (edition E. de Strycker, La formela plus ancienne du Protevangile de Jacques, Bruxelles1961)

DNM De Nativitate Mariae (edition R. Beyers dans CCSA 10)

197ROMELlE POSTULATIS

De sancia Anna matre Marie

L Postulatis, filie Ierusalem, postulatis, sorores dilectissime, ut siquid alicubi forte in grecis uoluminibus de sancta ac beatissimaAnna matTe theodoce id est dei genitricis inueniam ad eius glo-riam et laudem latina sermone depromam. Sed ualde incongruum

5 credo ut quod de genitrice regine mundi quod de matTe genitricisomnipotentis dei inuenitur tam uili tamque despicabili stilo dige-ratur.

2. Ergo mulieres sancte uirgines Christi, non me arguat sanctitasuestra si statim peticioni uestre non obtemperaui, libellumque gre-cum depostulatum qui dei prouidencia in manus uestras incidit inlatinum sermonem cito non transtuli. Fateor enim me pro rei

5 magnitudine nichil dignum scribere meque ad tanti negocii trans-lationem indignum esse.

1itulusDe sancta Anna matre Marie U : De sancta Anna matre beate uirginis QSermo beati Iacobi Ierososolimitatorum (sic) E Sermo beati Iacobi Ihe-rosolimitanorum episcopi de uita beate Anne matris beate Marie uirginisX In testa beate Anne N titulum hic non habet Y Quomodo autemconcepta fuerit ipsa beata uirgo Maria breuiter perstringam T

11,1-6,7 Postulatis -recensentes QUEX(Z)(C)(M) : om. YNT I 1pI: Postulatis QUEX: Postulastis ZCM I alt. postulatis QUEXM : pos-tulastis ZC I ut si quid QUEXC : et ut si quid Z ut sicut M I 3theodoce QUEXC : theotocon Z theotote (sic) M I dei genitricis :gen. dei C I inueniarn: inueni M I 3-4 gloriarn et laudem UEXCM :laud. et gl. QZ I 5 ut quod: quod Z I de genitrice : de matTe CI regine mundi -matTe genitricis QUXZC : om. EM I alt. quod deQX : et de UC et quod Z I genitricis QUZC : genitrice X I 6omnipotentis om M I dei om. X

21 sancte om. C I 2 statim peticioni uestre QUZCM : uestre st. pet. Xst. pet. E I libellumque QUEXC : libellum quem Mom. Z I 3depostulatum QUEXCM: postulatum Z I in manus uestras QUEXZ :in manus nostras M manus in nostras C I 4 cito QUEXCM : om. ZI non transtuli QEXZCM : transtuli U I enim me QUXC : me enimM enim E etenim Z I 5 nichil dignum QUEXC : nichil Z necdignumM I meque :necM I 5-6 ad...translationemQUEXCM:de ...translatione Z I 5 negocii om. M I 6 indignum QEXZC :me indignum U dignum M I post esse add. sed in celo petamus auxi-lium et sursum cor habeamus ad deum Z

198

J.-D. KAESTLI

3. Verumtamen quoniam me uestre peticioni obtemperare cogitis,magis in sancta uestra confidens oratione quam in DostIe scientiefacultate, quod postulatis pro uiribus sum conatus, longum etincomparabilem de educatu theodoce et de natiuitate domini nos-

S tri Iesu Christi pretermittens tractatum pulchre compendiosequea beato Ieronimo editum. Ergo mulieres sancte uirgines et uidueChristi sponge, in proposito disserendo eleuate cum Moyse manusut peticionis adimpletio labore superato uestrarum orationum sitfructus.

4. Nam de qua agimus res est precelsa, res est preclara, res omnilaude digna. Hec est enim arbor bona de qua uirga excisa per sediuinitus floruit. Hec est terra sancta que rubum uisum ardere sedincombustum permanere germinauit. Hec est celum excelsum de

5 quo stella maris ad oTtum processit. Hec est sterilitas fecunda etsimplicitas sancta que ab angelis in templo frequentatam et ab eis-clem in eadem quasi columbam domesticam peperit, de qua Salo-mon ait : Surge propera arnica mea columba mea formosa mea et

31 quoniam QUEXCM : om. Z I me QUEZ : ne X post obtempe-rare transp. Com. M I petitioni uestre C I obtemperareQUXZCM : temperaTe E I 2 sancta QEXZC : sola U ut videtur om.M I confidens [confidentem E] oratione EXZCM : oratione confidensQU I 2-3 in nostre scientie facultate : in nostra confidens facultate MI 2 nostre QUEZC(M) : mee X I 3 postulatis QUEXM : postu-lastis ZC I sum conatus QUEXCM : declarabo Z I 3-6 longum-editum om. Z I 4 incomparabilem : incomparabilem sermo-nero disserens C f theodoce QUEX : theotoce M beate Annematris genitricis C I et de natiuitate QUEXM : om. C I 5 ab pre-termittens usque ad recensentes (6,7) om. C I pretermittens QEXM :longum pretermittens U I compendioseque QU : et preclare EX etpreclare compendioseque M I 6 editum QUM : eductum E edic-tum X I 6-7 uirgines -sponse Q U EXM : et uidue Christi ac uirginessponse Z I 7 in proposito UM : cum proposito Q in preparato Zproposito EX I cum Moyse manus QEXZM : manus cum Moyse U Imanus QUEXZ : manus uestrasM I 8 peticionis QUEX : petitionisuestre M peticiones uestre Z I adimpletio QUEXM : ad impleto ZI 8-9 orationum sit fructus QUEXZ : sit fructus orationum M

1-2 estprecelsa-Hec UEXM : om. Q (homoeotel.) I 1 res est pre-celsa UEXM : om. Z I res est preclara UZM: om. EX I 2 lignaQUEXM : dignissima Z I post dign. add. Explicit prefacio Z I Hecest enim QUM : Hec enim est EX Etenim Anna beatissima ilIa Z I 3ab Hec est terra usque ad recensentes (6,7) om. M I terra QUEX : om.

199

ROMELlE POSroLATIS

Denio Hec est radix colenda de qua egressa est uirga, unde Ysaias:10 Egredietur uirga de radice Iesse, et flos de radice eius ascendet, et

requiescet super eum spiritus domini, spiritus sapientie et intel-lectus, spiritus consilii et fortitudinis, spiritus scientie et pietatis,et requiescet super eum spiritus timoris domini. Hec est que intermulieres est benedicta et inter matTes beata. Ex ea namque tem-

15 plum domini sacrarium spiritus sancti mater dei mundo illuxit.

5. Merito igitur mater dei genitricis deuotissime cuius omnes pari-ter sollempnitatem celebramus Anna dicitur id est gratia dei quegratia plena felix et omni laude dignissima. Ex hac enim estilIa terra sumpta de qua ueritas orta est, unde Dauid : Veritas de

5 terra orta est. Ex hac est clauis Dauid fabricata per quam paradi-si porta cunctis iterum est patefacta. Ex hac est plenitudo gratienata gloriosa semperque uirgo Maria que dedit celis gloriam, ter-rig contulit deum et pacem refudit, fidem gentibus dilatauit, fiDemuiciis posuit, lite ordinem moribus disciplinam donauit.

Z I 4 est QVX : am. EZ I excelsum QEXZ : excellum V ut vide-fur I 5 ad altum proc. QVEX : proc. ad oTtum Z I 5-6 et simpl.QVEZ : est simpl. X I 6 in templo QVZ : am. EX I frequenta-tam QV : frequentata EX est frequentata Z I 7 in eadem VEXZ :am. Q I 8 ait QVZ : am. EX I arnica mea VEXZ : post formosamea transp. Q I columba mea formosa mea [form. mea am Z] QVZ :am. EX I 9 egressa est uirga EXZ : uirga egressa est QV I 9-10unde -Egred. uirga QVEX : am Z (homoeotel.) I 9 Ysaias VEX:am. Q I 10 Jesse [Yesse EZ] QEXZ : am. V I 11-13 spiritussapientie -timoris domini QV : om. EXZ I 13 que EXZ : illa queQV I 14 inter matres Z : matres EX inter feminas Q inter filiasV I 15 mater dei QV : mater domini EX uirgo est mater domini ZI mundo ill. QVEX : ill. mundo Z

51 mater dei QUZ : mater domini EX I deuotissime QU : post sol-lempnitatem transp. EX om. Z I cuius QUEX : de qua Z I 2-3pariter sollempn. QUEX : om. Z I 2 gratia dei QUZ : gratia EX Ique QU : quia EX qua Z I 3 plena felix QEX : plena est felix UfuitZ I dignissimaQUEX :dignaZ I 4 illaterraQUZ :illaMariaterra EX I orta est QUEX : est orta Z I 4-5 unde Dauid -estQU : om. EXZ I 4-5 de terra orta Q : de orta terra U I 5 Ex hacQEXZ :ExhacenimU I estclauisDauidQUZ : clauis Dauid est EXI per QEXZ : et per U I 5-6 paradisi [-ysi Q] porta QEXZ : portaparadysi U I 6 iterum QEXZ : om. U I 6-7 est pl. gr. nata Q UEX: pl. gr. est nata Z I 7 gloriosa semperque QUEX : gloriosaque sem-per Z I 8 et pacem QUEX : pacem Z I 9 posuit UEXZ : impo-suit Q

200 J.-D. KAESTLI

6. Quid enumeramus? Nam ut uerum fateamur quicquid a nobispotest dici minus est a laude beate et gloriose genitricis theodoce.At tameD quamquam indigni eius intercessione gloriosa et patro-cinio uenerando confitentes corde et animo Christo canamus glo-

5 riam in hac sacra festiuitate precelse genetricis theodoce Anne, deea non que a quibuslibet sunt inuenta sed que a sanctis patribusinuenimus esse dicta recensentes.

7. Igitur in hystoriis duodecim tribuum Israellegitur ut IacobusIerosolimitanus episcopus asserit beate Anne genus ex Bethlehemfuisse. Quod credimus non fortuitu contigisse sed diuina proui-dentia disponente. Nam cum Bethleem domus panis significet

5 congruum fuit ut que ex Bethleem genere esset significationemillam diffiniret. Quapropter ut uoluit deus beata et gloriosa Annasemen inclitum germinauit quod spiritu sancto ducente in Beth-teem granum fecit quod factum est panis angelorum et hominum,uita et resurrectio mortuorum.

71-2 in hystoriis -asserit ct. PI Prol. Ego Iacobus (1,1 et 25,1) 2-3b. Anne -ex Beth. tuisse ct. DNM 1,2

61 a nobis QUEX : ab hils Z I 2 beate et gloriose QUEX : om. Z Igenitricis QUZ : om. EX I theodoce QUEX : Marie Z I post Mariedes. Z I 3 quamquam QUE: tamquamX I indigni QUX : indigniindignum E I eius intercessione QU : interc. eius EX I 4 uene-rando QU : om. EX I confitentes QU : confidentes EX I gloriamQU : om. EX I 5 sacra QUX : sancta E I festiuitate QEX : sol-lempnitate U I genetricis EX: dei genetricis QU I 6 a quibuslibetQUE: quibuslibetX

71 abhinc inc. YN et rursus inc. CM I Igitur QUEXYM : legitur Com. N I duodecim tribuum QUEXYCM : tribus N I legiturQUXYM : post Ierosolim. transp. N ante in hystoriis transp. Com. EI 1-2 ut [prout M] -asserit QUEXYCM : ut ait Nil IacobusQUEXY : Iacobus apostolus C beatus Iacobus M I 2 Ierosolimita-nus [-tanis E Hierosolymorum C] episcopus QEXYC : episc. Ieros. Nepisc. Hierosolirnorum M Ieros. U I 2-3 beate -fuisse : beatamAnnam ex Bethleem genus habuisse N I 2 beate QUEXY : beate etgloriose CM I post Anne add. cuius hodie testa solemniyat ecclesia MI ex Bethl. QUEXYN : de Bethl. CM I 3-4 Quod -disponenteQUEXYC : Quod non fortuitu sed diuina prouidencia contigisse credi-mug Nom. M I 3 fortuitu contigisse : fortuitu gestum contigisse CI prouidencia EXNC : prouidencia gratia Y gratia QU I 4-5 Nam-diffiniret : Congruum enim fuit ut ex Bethleem ciuitate que domuspalls sonat oTtum duceret ea que significationem illam diffiniret M I 4domus : domum C I 5 congruum fuit : congruebat N I ut que

201ROMELlE POSTULATIS

8. Ea quippe prouidencia Ioachim uirum habuit diuine gratie cuiusdomus ex Galilea et Nazareth erat. Nam congruum fuit ut mundi-cie preelecta faceret sibi paratum diuina gratia ex qua nascereturuirginalis pudicicia, qua pariente procederet ad ortum dei sapien-

5 cia. Et hec nobis innuunt que sunt proposita. Nazareth enim inter-pretatur mundicies et Ioachim domini paratus, Anna uero sicutdictum est gratia eius. Ex quibus in Nazareth angelico monituoriunda est uirgo Maria ex qua sine uirili semine sancto spiritucooperante processit filius dei et sapientia.

Naz. erat ct. DNM 1,281-2 Ioachim

UEYNC : ut que si Q ut qui X I ex Beth. QUEXYC(M) : de Beth. NI genere esset QUEXY : esset genere N esset C I 5-6 illam dill.signif. N I 6 illam QUYNC(M) : istam EX I Quapropter: Prop-ter hoc igitur N I ut uoluit deus: ut deus nouit M I 7 incl. germ.semen N I semen QUENM : sementem XC semente (?) Y I quodQUN : que EX qui YC ex qua M I spiritu sancto QUNCM : sanc-to spiritu EXY I ducente: cooperante M I 7-8 in B. granum fecitQUEXYC : granum in B. fecit N granum ex B. processit M I 8 quodQUXYCM : quo E quod inde N I et horn. QUEXY : horn. Nom.C I 9 uita: et uita M I et res. QUEYNCM : atque res. X

81 Ea quippe : Anna quoque M I prouidencia [prouidente Q] Ioachimuirum habuit diuine gratie QU : prouidencia diuine gratie uirum habuitIoachim EXY diuine prouidentie gratia uirum habuit Ioachim C proui-defile diuina gratia uirum hab. Ioachyn M diuine gratie prouidencia nomi-ne Ioachim uirhabuitN I 2 ex Galileaet [ex add. M] Nazareth QUYCM:ex Naz. Galilee N ex Iudea et Galilea et Nazareth [Nanareth X] EX IeratQUEXYCM :fueratN I 2-5 Nam-propositaom.N I 2-3 Namcongruum -paratum QUEXYC : Non enim congruum fuit ut de immun-da planta ...uterum faceret M I 2 Nam congruum QU : Non enim incon-gruum EXY Nam ei incongruum (sic) C I 4 dei sapiencia QUEXY :dei uirtus et dei sapientia C dei M I 5 Et hec -proposita QUEXYM :om C I hecQUEYM : hoc X I nobis [uobis Y] innuunt QEXY :innuuntnobis U nobis meruit M I 5-7 Nazareth -gratia eius : Et enim Ioachimdomini paratus Anna uero gratia eius interpretatur N I 5 enimQUEXCM : uero Y I 6 et QUEXYM : om. C I domini paratusQUEXN : par. dom. Y deo paratus C domini portus M I ueroQEXYNCM : enim U I 7 gratia eius YNCM : gratia dei EX gloriaeius Q gloria eius dicitur U I in Naz. : ex Naz. M I angelico monoUEXYNC : angeli mono Q om. M I 8 oriunda est uirgo QUEXY: or.erat uirgo Nor. fuit uirgo C uirgo or. M I ex qua QUEXYC : de qua Nex cuius utero uirginali M I sine uirili semine om. M I uirili QUEXNC :uiri Y I 8-9 sancto spiritu cooperante [operante Y] UEXY : spiro sanctocoop. QNC coop. spiro sancto M I 9 processit filius dei et sapientia :aliquando dei filius erat processurus N I filius dei et sapientia QEXY :filius dei et sap. patris Christus U filius dei et dei sap. C dei sapientia M

202 J.-D. KAESTLI

9. Legitur enim in prefata hystoria quia uita Ioachim et Anne sim-plex et recta ante deum et apud homines irreprehensibilis et piaerat.

10. Nam (PI 1,1) cum essent diuites et ualde locupletes dupla offe-rebant deo munera dicentes : Erit quod est ex habundantia omnipopulo et quod est nostre redemptionis deo in conmutacionem pronobis.

11. (DNM 1,4) Quod significantius beatus leronirnus explanatdicens quia omnern substantiarn suam tripharie diuidebant; unampaTtern ternplo et ternpli seruitoribus irnpendebant, aliam paupe-ribus et peregrinis erogabant, tertiam sibi et sue familie usibus rese-ruabant.

91-3 uita-piaerat DNM1,3

101-4 cum essent -pro nobis PI 1,1

112-4 omnem - reseruabant DNM 1,4

91 Legitur -hystoria : Legitur in perfecta ystoria M In eadem autemhystoria legitur N I quia: quod M I uita loa. et Anne QUEXYCM :Anne et loa. uita N I simplex: simplex fuit Y I 2 ante -hominesQUEXYC: apud deum et homines semper N apud deum et apudhomines M I 2-3 irreprenhensibilis et pia erat [fuerat N] QUEXYN :irrepr. erat et pia Mom. C

101 cum essent om. C I diuites et ualde locupletes QU : diuites et ualdediuites EXY diuites N et ualde locupletes C rebus opportunis abun-dantes in seculo M I 1-4 dupla -pro nobis om. N I 1-2 off. cleo :cleo off. M I 2 est UEXYCM : post ex hab. transp. Q I ex habundan-tia QUC : ex(h)abundanti EXYM I 3 quod est QUYCM : quod EXet quod est M I redemptionis QUEX : recepcionis YC corruptionis MIdeo: domino M I conmutacionem QYCM : conmutacione EXconmendatione U I 3-4 pro nobis QUEXY : et nobis C nobis M

111-2 Quod -dicens quia: ut dicit leronimus Nil Quod signifi-cantius QUEXYC : Sed apertius M I 2 quia: quod M I diuide-bant : diuidentes N I 3 templi seru. : seru. templi C I impende-bantam. N I aliamEXYN(cf. DNM) : etaliamQU secundamM I3-4 pauperibus et peregrinis QUEXYC : peregrinis et pauperibus N ege-

203ROMELlE POSTULATIS

12. (DNM 2,1-2/PJ 1,2) Factum est autem cum appropinquaretdies magnus domini id est enceniorum festiuitas Ruben quem lero-nimus Y sachar uocat qui tunc princeps sacerdotum erat loachiminter ceteros conciues suos cum oblacione uidens despexit eum et

5 munera sua spreuit dicens : Indignum est, loachim, te munera cleoofferre eo quod non fecisti semen in Israel, dicente scriptura male-dictum omne semen quod semen non reliquerit in Israel. lam enimsterile erat coniugium eorum quod sanctum et castum: erat sine spesobolis, et sterile indignum asserebat esse.

121 Factum -appropinquaret DNM 2,1 2 dies magnus domini PI1,2 2 encen. fest. DNM 2,1 2 Ruben PI 1,2 3-5 Ysachar-spreuit DNM 2,2 5-6 Indignum -in Israel PI1,2 6-7 dicente-in Israel cf. DNM 2,2 8 coniugium ...castum erat cf. DNM 1,5

Dis et pauperibus M I 4 tertiam EXYCM(cf DNM) : tertiam ueroQU tertia N I sue familie [tam. sue M] usibus [usibus om. C] rese-ruabant [reseruata N] EXYNCM (cf DNM) : sue clientele seruabant Udomui sue ministrabant Q I post reseruabant des. M

121 abhinc inc. T I 1-2 Factum -festiuitas : Appropinquante namquemagna testa enceniorum T I cum appropinquaret -festiuitas : appro-pinquante die domini id est enc. festiuitate N I 2 enceniorumEXYNTC : encenniorum Q enzeniorum U I 2-3 Ruben- sacer-datum erat : Y sachar tunc princeps sacerdotum T I 2 Ruben [RubemEX] QUEX : et Ruben Y I leron.: idem leron. N I 3 YsacharQUXYT : Isachar ENC I Ys. uoc. QUEXNC : uoc. Ys. Y I qui:qui et N I princeps sac. erat QUEXNC : erat princeps sac. Y I 3-4loachim inter ...cum obI. uidens QUEXYTC : inter ...loachim uidenscum obI. N I 4 ceteros QU (cf DNM) : am. EXYNTC I eumQUEXYNC : am. T I 5 sua spreuit -munera am. E (homoeotel.)I sua QUXYTC :eiusN I est QUXYT :estoC estinquidN I 5-6 munera deo offerre QUEXYC : deo munera off. N munera off. deoT I 6 eo quod QUXYC : et quod E qui N cum T I non fecistisemen in 1sT. QUEXY : semen non fecisti in 1sT. C semen in 1ST. nonfecisti N semen non feceris in 1sT. T I in am. Q I 6-9 dicente scrip-tufa -asserebat esse am. N I 6 scriptura QUEXYC : sacra scriptu-ra T I 6-7 maledictum omne semen quod QU : maledictum omnemqui Y maledictum hominem qui T maledictus omnis qui EX male-dictus homo qui C I 7 semen non reliquerit UEXTC : non reI. semenQY I ab lam enim usque ad dedit (13,6) am. C I 7-9 lam enim -esse am. T I 8 sterile erat U : Israel erat Q Israel EX am. Y Iconiugium QEXY : coniugum U I 9 indignum QU : am. EXY

204 J.-D. KAESTLI

13. (PJ 1,3/DNM 2,4) Ioachim igitur dolens et tristis, unus de popu-lo duodecim tribuum obiectu obprobrii, et pudore magno suffu-sus recessit lamentans et lamentando dicens : Si ego solus male-dictus sum semen in Israel non relinquens. Meminerat enim

5 coniugii Abrahe et Safe quibus in extremis diebus deus Ysaacdedit.

14. (PJ 1,4) Sic itaque Ioachim confusus pre uerecundia etiamdomum repedare noluit, sed statim uerecundus et tristis in here-mum secessit ibique ieiunare proposuit net amplius cibum uelpotum sumere sed pro hils semper orationi uacare donec eum uisi-

5 taret dominus.

131-2 Ioachim -duod. tribuum ct. PI 1,3 2-3 obiectu obpr.sit DNM 2,4 3-6 Si ego -dedit PI 1,3

feces-

141-5 Ioachim2,4

dominus PI1,4 2 domum repedare noluit DNM

131 loachim igitur QU : loa. ergo EXYT Ex hoc igitur loa. N I 1-2dolens -suffusus : dolens obiectu obprobrii T I dolens et tristis ...obiectu obprobrii QUEXY : obiectu obprobrii ...dolens et tristis Nilunus QUY: nimis unus X nimis E unus unus N I 2 et QUEXY :ac N I pudore magno QEXYN : pudor magnus U I suffusus QUY :confusus EXN I 3-6 lamentans -dedit om. N I 3 Si QUEXY :Sic T I 4-6 Meminerat -dedit om. T I 5 Safe QUEY : SaTre XI in QUEX : om. E

14 1 Sic -etiam QUEXY(C) : Sicque suffusus pre uerecundia TSed tunc ipse N I Sic QUEXY: Hinc C I 1.2 uerecondia ...uere-condus Ell etiam QUEXY : om. C I 2 domum EXYNT (cfDNM) : domum suam QUC I repedare noluit UXYC : repedare uoluitE repudiare uoluit Q repedare N redire nolens T I 2-5 sed sta-tim- dominus: sed ut ieiuniis et oracionibus insistere plus ualeret in here-mo se recepit T I 2-3 sed statim -secessit QUEXYC : statim uere-cundus secessit in heremum N I 3 ibique QUXC : ibi Y ubi Nom.E I 3-4 ieiunare -uacare : ieiunio et orationi semper proposuit uaca-re N I 3 uel: aut C I 4 sumere: sumere uoluit C I sumere ...uacare UEXYC : sumeret ...uacaret Q I 4-5 uisitaret dominusUYNC : dom. uisitaret Q uisitet dom. EX

205ROMELlE POSTULAllS

15. (PI 2,1) Anna uero inter mulieres honestate et sanctitate famo-sissima hec ut audiuit tristis domum suam clausit uestesquelugubres induit die noctuque plorans plorauit.

16. (Pl 2,2) Quo facto et appropinquante die festo uenit ad earnUthen ancilla sua dicens : Usquequo, domina, humiliabis animamtuam? induere, filia Israel, et letare; non enim licet plangere quiadies magnus domini est.

17. (PJ 2,3) Ad quam Anna: Tace, Uthen, tace et tacens recede.Ubi est enirn solatium meum? cur recessit? ualde nimis humiliauitdeus animam meam. Tunc Uthen indignans ait: In me, domina,dolorem et iram tuam cur retorques ? Quis peccauit quia dominus

5 te sterilitate conclusit?

151-3 Anna plorauit ct. PI 2,1 et 2,4

161-4 appropinquante -domini est PJ 2,2

171-5 Adquam conclusit PI 2,3

151 ab Anna uero usque ad esse solere (18,12) om. C I inter -famo-sissima QUEXYN : om. T I honest ate QUXYN : honeste E I 2hec ut audiuit QUEXY : hec audiens N ut audiuit Ioachim recessisse TI tristis QUNT : tristi E tristis efecta X om. Y I 2-3 uestesquelugubres induit QUEXYT : et lugubres uestes induta N I 3 die noc-tuque [nocteque E] QUEXYT : noctu die que N I plorans plorauitQUEXYT : plorens orare non cessabat N

161 a Quo facto usque ad esse solere (18,13) om Npinquante QUEXY : Appropinquante autem TUten QU I 4 domini QEXYT : dominus U

Quo facto et appro-2 Uthen EXYT :

171 Anna QUEXT : Annam Y I Tace -recede QUEXY : om. T IUthen EXY : Uten QU I 2 est enim QUXY : enim E est T Iualde nimis QUXY : ualde E ualde enim T I 2-3 humiliauit deusanimam meam QU : hum. an. meam deus [deus om. Y] EXY deus ani-roam meam humiliat T I 3 1\mc QUEXY : Ad quam T I UthenEXYT : Uten QU I 4 dolorem et om. T I Quis QUEXT : Quid YI peccauit QEXYT : peccaui U I 5 te sterilitate UEXY : ster. te Qster. T

206 J.-D. KAESTLI

18. (DNM 3,4) Hec obiecit nesciens quia cum deus alicuius ute-rum claudit, ut dicit beatus Ieronimus, ad hoc tacit ut mirabiliusdenuo aperiat et non libidinis esse quod nascitur sed diuini mune-Tis esse cognoscatur. (DNM 3,5) Sara namque usque ad octogesi-

5 mum annum infecunda fuit, et tamen in ultima senectute genuitYsaac, cui repromissa erat benedictio omnium gentium. (DNM3,6) Rachel quoque tantum domino grata tantum a sancto Iacobadamata diu sterilis fuit, et tamen Ioseph genuit, non solum domi-num Egipti, sed plurimarum gentium fame periturarum liberato-

10 rem. Quis in ducibus uel forcior Sansone tiel sanctior Samuele?Et hii ambo matTes steriles habuere. (DNM 3,7) Dilatos enim diuconceptus et steriles partus dicit idem doctor noster meliores essesolere.

19. (PJ 2,4) Igitur Anna intrinsecus dolore tacta obiectu obprobriiab ancilla illato in paradisum suum sola descendit pre nimio dolo-re ut liberius fleret et flendo plangere posset. Mulier autem sanc-

181-4 cumdeus-cognoscatur DNM3,4 4-6 Sara-gentium DNM3,5 7-11 Rachel -habuere DNM 3,6 11-13 Dilatos -solereDNM 3,7

191-5 Igitur dicens ct. PI 2,4 et 3,1 6-7 Benedic dedisti PI 2,4

182 ut -leronimus QUEXY : am. T I 3 denuo aperiat [app- E.x'YJEXYT : apperiat denuo Q denuo appareat U I et non QEXY : nonUT I esse -muneris am. E (homoeotel.) I esse quod nascitur am. TI 4 esse am. T I post cognoscatur des. U I 4-11 Sara -habue-re QEXY : am. T I 4 Sara QEY : Sarra X I usque ad QEX: usqueY I 6 omnium EXY : am. Q I 7 pI: tantum QEY : tantummodoX I tantumasanctoQY(cfDNM) : a sancto EX I 9 EgiptiQEY:Egypti X I fame EXY : a fame Q I 10 uel forcior EXY : fortiorQ I Sansone EXY: Sampsone Q I 11 hii ambo QXY : ambo hii EI habuere QEX : habuerunt Y I diu QEXT : am. Y I 12 dicitidem doctor Doster QEXY : am. T I meliores QEX : mirabiliores YTI 12-13 esse solere EXY : esse Q esse facit T

191-3 Igitur Anna [Anna ig. C] -liberius fleret QEXYTC : Sed cum aquadam eius ancilla pro tanto fletu pateretur obprobrium ut adhuc libe-rius fleret et lugeret in oTtum suum sola descendit N I 1 obiectuEXYTC : obiecto Q I 2-4 ab ancilla -dum esset om C I 2 suumQT : suam EXY I pre nimio dolore QEXY : om. T I 3-4 et flen-do -plorauit amare QEXY : om. NT I 3 plangere QEX : plan-

207HOMELIE POS1ULATIS

ta dum esset in uirgulto plorans plorauit amare; et oculis ac mani-5 bus in celum intenta spiritum ab oracionibus non relaxauit dicens :

Benedic me, domine deus patrum meorum, et exaudi me sicutexaudisti Saram et benedixisti cui filium Ysaac dedisti.

20. (Pl 3,1) Finita oracione nimis amare flere cepit, et flendo huius-modi planctum fecit: Heu michi, quis pater me genuit et que materme peperit? quia maledicta sum inter filias Israel, et ut me sub-sannent filii Israel et a templo domini dei mei me expellant. (Pl

5 3,2-3) Heu michi, domine deus mens. Heu michi, cur sum infe-

cunda? cur inutilis? cur maledictioni dedita? Numquid enim ger-men terre, terreque productus et aque te laudant et benedicunt?

expellant P13,1 5-7 Heu michi202-4 planctum fecitcf. PI 3,2-3

benedicunt

dere Y I 4 uirgulto QEXY : uirgulto suo C I et QEXYC : in quoet Nom. TIS intenta QEXYT : semper intenta NC I spiro aboracionibus QEXYTC : et ab oracione spiro N I relaxauit dicens Q YT:relaxabat dic. EXC relaxans ita dicit N I a dicens usque ad benedi-cunt (20,7) om. C I 6 domine deus EXYT : domine Q deus N Iet EXYNT : om. Q I me QEXYT : om. N I 7 exaud. S. QEXYT:S. exaud. N I Saram QEYT : Sarram XN I benedixisti -dedistiQEXYT : ei benedicendo Ysaac dedisti filium N

201-4 Finita -expellant om. N I 1 a nimis usque ad ecce (21,1) om.T I flere cepit EXY : cepit flere Q I 1-2 flendo huiusmodi planc-turn EX : flendo planctum huiusmodi Q plancturn flendo huiusmodi YI 3-4 et ut me -filii Israel EXY : om. Q I 4 domini dei mei E :domini mei X dei mei Y dei Q I expellant EXY : expellunt Q I5 meus EXY : om. QN I alt. michi QEXY : me N I infecundaQEXY : inutilis N I 6 cur inutilis EXY : et infecunda Nom. Q I6-7 cur maledictioni -benedicunt QEXY : om. N I 6 enim QXY :ei E I 6-7 germen terre EXY : terre germen Q I 7 terrequeEXY : et Q I et ben. QEY : te bell. X

208 J.-D. KAESTLI

21. (PJ 4,1) Anna nero sic lamentante, ecce angelus domini astititei dicens : Anna, Anna, audiuit dominus uocem tuam et depreca-tionem tuam. Ecce concipies et paries et in omnem terram exietseminis tui sonus. 19itur Anna confortata et exhilarata respondit

5 dicens: Vivit dominus deus mens quia quodcumque genuero sinemasculum sine feminam offeram ipsum domino deo meo eritquedeo seruiens omnibus diebus uite sue.

22. Dixit et ita contigit. Quod etiam ut beatus leronimus refertangelus domini predixit sic ad beatam Annam loculus : (DNM 4,2)Anna inter nuptas benedicta, annuncio tibi nascituram filiam queMaria uocata et a natiuitate gratia dei plena super omnes mulieres

5 erit benedicta.

211-7 ecce angelus uite sue PI 4,1

221-2 QuodDNM 4,2

loculus ct. DNM 4,1 sq. 3-5 annuncio benedicta

211 lamentante QXYC : lamentate E I 2 ei dicens QEXYTC : et dicitei N I audiuit QNTC : exaudiuit EXY I dominus QYNC : dominusdeus EX deus T I 2-3 uocem tuam et deprec. tuam QX : uocemtuam et deprec. Y uocem et deprec. tuam N uocem tuam E deprec.tuam TC I 3-4 exiet -SODUS : seminis tui SODUS exhibit N I 4seminis till SODUS QYN : SODUS seminis tui EXTC I Ab Igitur Annausque ad cum pastoribus suis (25,2) om. C I Igitur Anna conf.QEXYT : Conf. igitur Anna N I respondit QEXYT : angelo resp. NI 5 deus QEXYT : om. N I meus EXYNT : tuus Q I quodcumqueQEXYT : quemcumque N I 5-6 siue masc. siue fern. QEXYT: masc.aut fern. N I 6 feminam QXYNT : femina E I ipsum QEXYT :ipsam N Ideo QEXYT : om. N I eritque QEXYT: et erit N I 7cleo seru. Y : domino seru. Q ei seru. N seru. ei T seruiens EX

221 Dixit -contigit QEXYT : Quod et dixit ita euenit N I ita QEXT:itaque Y I Quod -refert Q EXY : Beato etiam Jeronimo referente Nom. T I 2 angelus QEXYN : ang. autem T I predixit sic QEXY :futurum predicens sic Nom. T I ad b. Annam locutus QEXY : ad b.Annam locutus est dicens T b. Annam allocutus es N I 3 AnnaQEXY : 0 Anna Nom. T I inter n. benedicta QEXY : inter n. felixet benedicta Nom. T I tibi: Christi E I 4 Maria uocata etQEXYT : om. N (cf [in. 5) I super QEXYT : et super N I omnesQEXYN : omnes quoque T I 5 erit benedicta QEXYT : benedictaMaria uocabitur N

209HOMELIEPOSTULATIS

23. Hec post tres ablactationis sue annos (DNM 4,3) domini serui-cia mancipata, a templo usque ad intelligibiles annos non recedet.Ibi ieiuniis et oracionibus nocte ac die deo seruiens, ab omni inmun-do se abstinebit. Virum nunquam cognoscet, sed sola sine exem-

5 pia, sine maculatione, sine corruptione, sine uirili conmixtioneuirgo filium, famula dominum, redimenda redemptorem et salua-toTem mundi generabit.

24. (DNM 4,4) Itaque surgens ascende Ierusalem, et cum perue-neris ad portam que aurea pro eo quod deaurata est uocatur, ibipro signo uirum tuum pro cuius incolumitatis statu sollicita esobuium habebis.

231 Hec-

annos

DNM 4,2 1-7 domini generabit DNM 4,3

241-4 Itaque habebis DNM 4,4

231 Hec QEXYT : IlIa enim N I ablactationis sue Q (cf DNM) : oblac-tationis sue T oblationis sue [sue obI. N] EXYN I 2 mancipataQEXYT : mancipatam N I a templo -annos QEXYT : usque anubiles annos a templo N I non recedet QEXYN : discedens T I 3Ibi -ac die QEXYT : in ieiuniis et orac. nocte et die ibi N I 3-4 abomni -abstinebit QEXYT : omnino nulli uacabit inmundicie N I 4Virum nunq. QEXYT : Nunq.. uirum N I nunquam QXYNT : non-quam E I sed QEXYT : ymo N I exemplo QEXYT : ex. prece-dencium N I 5 sine maculatione QEXYT : om. N I uirili conmixt.QEXYT : conmixt. uirili N I 6 famula QEXYT : ancilla N I etQEXYT : atque N I 6-7 salu. mundi EXYNT : mundi salu. Q

241 surgens QEXT : consurgens [ait angelus add. N] YN I ascende leT.QEXYT : in Hier. ascende N I perueneris QEXYT : post uocaturtransp. N I 2 pro eo -deaur. est om. N I deaurata est QYT : estdeaurata EX I 2-3 ibi pro signo QEXYT : in signum huius N I 3incolumitatis statu QEXYT : incolumitate N I sollicita QEXYT : soli-ta N I 4 obuium QXY : obuiam ENT

210 1.-D. KAESTLI

25. (PI 4,2) Quo facto ecce duo uiri in uestibus albis iuxta illam quiet dixerunt : Anna felix, ecce Ioachim uenit cum pastoribus suis.Angelus enim domini descendit ad eum et dixit ei : Audiuit domi-nus deprecationem tuam; accede et sacrifica. Ecce namque Anna

5 uxor tua concipiet et pariet.

26. (PI 4,3) Vocauit ergo Ioachim pastores suos dicens: Affertemichi agnos inmaculatos decem agniculos qui erunt domino mea,et adducite uitulos teneros duodecim qui erunt sacerdotibus etsacrificio, ouesque centum, hec namque erunt communiter omni

5 populo.

251-5 ecce duo pariet PI 4,2

261-5 Vocavit populo PI 4,3

251 Quo facto ecce QEXYT : Hoc autem facto N I duo uiri EXYT :duo etiam uiri N uiri Q I uest. albis QEXYN : albis uest. T I iuxtaillam QEXY : iuxta illam steterunt T iuxta illam assistentes N I 1-2qui et dix. QYT : qui dix. EX dix. ei N I 2 loa. QEXYT : uir tuusloa. N I uenit -sills QEXYT : cum pastoribus sills ueniens festinen-ter occurret tibi N I 3 descendit -dixit ei QEXYTC : similiter adeum descenderat nuncians ei quia N I ad eum : ad loachim C I 3-4Audiuit -tuam QEXYTC : et tuam deprecationem dominus exaudiuitN I 4 accede QEXNTC : ascende Y I 4-5 Ecce -tua QEXYTC:Uxor namque tua N I 5 pariet QEXYNC : pariet filiam quam uoca-bis nomine Mariam T

261 a Vocauit usque ad humerum eius (27,13) om. TC I Vocauit-dicens QEXY : Unde et post haec uocatis Ioachim pastoribus suis dixitad illos N I ergo QEX : ...tino (?) Y I 2 micro QEXY : micro inquidN I agnos inmaculatos decem agniculos Y : agnos agniculos de esse(sic) etinmaculatosN agnos agniculos [auniculosQ] QEX I 2-3 quierunt -duodecim om. Y (homoeotel.) I 2 meo EXN : om. Q I 3adducite QEX : ducite N I erunt sacerd. QEXY : sacerd. erunt N I4 sacrificio EXYN : sacrificabo Q I ouesque QEXY : Dues quoqueN I hec -communiter QEXY : pro N

211ROMELlE POSTULATIS

27. Notate, dilectissime, sacrificii paratum, signate misterium. Para-tus enim trine diuersitatis animalium factis muneris diuersis desi-gnatorum et ex ouili Ioachim iusti sumptorum significat illud claus-trum mirabile coniugio beate et gloriose Anne eiusdemque Ioachim

5 iusti casto et pudico amplexu esse parandum. Ex quo claustro sume-retur agnus agniculus et immaculatus, qui mundi peccata tolleret etlegem decalogi adimpleret. Quo prouidente et disponente aposto-li duodecim eorum uicarii pro peccatis hominum interuenientes prorepropiciacione diuina uelut uituli oblati ob purificacionem populi

10 impetrandam sacrificium forent, qui traderentur et flagellarenturet ante reges et presides ducerentur, predicantes eum qui centenamQuem perditam et inuentam super humeros reportauit. Factus estenim principatus eius super humerum eius.

28. (PI 4,4) Descendit itaque Ioachim cum pastoribus sills. Stallsautem Anna ad prefatam portam monitu angelico uidit Ioachimuenientem. Occurrens igitur ei amplexu pudico est ilIum amplexa.

281-3 Descendit amplexa PI 4,4

271-2 Notate -erum QEXY : In hac siquidem fratres carissimi Nil dilec-tissime EX : dilectissimi QY I palatum EXY : apparatum Q I 2 factis-designatorum QEXY : om N I 3 et [oblatione add N] ex ouili EXYN :et ouili Q I loa. iusti Q Y : iusti loa. EXN I 3-5 significat -parandumQEXY : quod eiusdem Anne coniugio casto cubili palatum est claustruminane signatur N I 4 beate et gloriose QEX: et gloriose beate Y I eius-demque QXY : eius denique E I 5 esse QEX : est Y I post parandumdes. Q I Ex quo EXY : De quo N I claustro Y: clauso EX om. N I 6agniculus EX N : agniculus ille Y I et EXY : om. N I mundi pecc. EXY :pecc. mundi N I 7 legem decalogi EXY : legis precepta decem N I QuoEXY : Quo etiam N I et disponente EXY : om. N I 8-9 eorum uicarii-diuina om. N I 9 diuina Y : diuine EX I uelut uituli oblati EXY :tanquam uituli saginandi N I 9-11 ob purif. -flagellarentur et om. N I9 purificacionem XY : purgacionem E I 10 impetrandam XY : impe-trendam E I flagellarentur XY : flagellerentur E I 11 eum qui EXY :autem qui N I centenam EXY : centesimam N I 12 perditam et inuen-tamomN I humeros[suosadd.N]XYN :humerisE I reportauitEXY :delaturus erat N I 13 enim EX : om. Y I post humerum eius des. Y

281-3 Descendit -amplexa : Ioachim ergo cum pastoribus sills descen-denti ad urbis predictam port am Anna occurrens ilIum cum leticiaamplexata est N I 1 pastoribus suis EXNC : pastoribus T I 2 adprefatam portam EX(N)T : ad portam auream C I uidit EXT : uidetC I 3 Occurrens igitur EXC : et occurrens ei T I amplexu-amplexa EXC : om. T I est ilIum amplexa EX : ilIum amplexa est C

212 J.-D. KAESTLI

29. (DNM 5,2) Sicque de mutua uisione sua leti, ut in sermonebeati leronimi inuenitur, et prolis promisse certitudine securi debi-tag humilium exaltatori gracias egerunt. (DNM 5,3) ltaque adora-to domino domum suam regressi diuinum promissum certi et

5 hilares expectabant.

30. lsta sunt, 0 nos sponse Christi, que in libello uestro de beata etgloriosa Anna matre genitricis Christi inuenimus. Cetera nero quesecuntur sunt de natiuitate et educatu matris domini et de natiui-tate domini nostri lesu Christi, cui gloria, quedam pretermittimus

5 quoniam ea ut prediximus a beato Jeronimo digesta inuenimus.

3L Ergo mulieres sancte uirgines et uidue Christi sponge diem fes-turn agentes celebremus sollempnitatem beate Anne, nuptarumsacratissime, inter steriles glorificate, matrum beatissime, hymnopsalmi uiduarum resonent [uide lectiones] et melodie uirginum

5 concrepent. Omnes ergo gratulemur in domino, matri dei genitri-cis famulantes cuing protegamur subsidio.

291-3 Sicque deDNM 5,3

egerunt DNM 5,2 3-5 Itaque expectabant

291 Sicque-IetiEX(N)C :letideuisionemutuaT I SicqueXNC :Sique E I sua EX : om. N(T)C I leti EX(T)C : letificati N I 1-2utin-inueniturEX:om.NTC I 2 etEXN:etiamT omC I 2-3 prolis -egerunt : de prole promissa deo gratias agentes N I 2 cer-titudine EXC : om. T I 3 exaltatori XT : exaltari E saluatori C Iegerunt EXC : reddiderunt T I ab Itaque adorato usque ad cognitio(32,5) om. C I Itaque EXT : om. N I 4 domum suam [suam om.71 regressi EXT : om. N I 4-5 diuinum -expectabant EXT : cumcertitudine diuinum promissum hilariter expectantes N I 4 diuinumXNT : domini (uel donum?) E I 4-5 certi et hilares EX : hylares T

301-5 Ista -inuenimus om. N I 1 Ista -que T : Isti stint oues spon-se Christi qui EX I uestro EX : nostro T I 1-2 de beata -inue-nintus EX : de concepcione beatissime uirginis Marie inuenimus annota-ta T I 2-5 Cetera -digesta inuen. EX : De natiuitate autem eteducatu ipsius uirginis alibi plenius stint digesta T I 5 inuenintus E :inuenerimus X

311-6 Ergo -subsidio EX : Omnes ergo gratulemur in domino T Omnesigitur in domino gratulemur et pie matris genitricis Christi mane in huiussolennitatis tante annua reuolutione famulentes eius auxilio deuotis pre-

213ROMELlE POSTULAnS

32. Exultate in tanta domina uirgines corde letabundo; uirgineumenim uellus hec edidit mundo in quod unda diuinitatis totam seinfudit elapsu placido. Exultate et uos uidue in tanta matrona;affectu pio Mariam hec peperit que dominatur mundo, per quam

5 uiduis est facta salutis cognitio. Exultet igitur mundus uniuersusin tanto subsidio.

33. Ex ea namque prodiit uirgo, in qua uerbum factum est caro,quod expressum crucis patibulo terris salutem dedit, et humanismentibus gratiam prestitit, pacem quoque et concordiam interhomines et angelos constituit.

34. Idcirco letamini, dilectissime, letamini, inquam, et laudate deumin hac celebri festiuitate et sacrosancta celebritate matris genitri-cis domini nostri Iesu Christi qui cum patTe et spiritu sancto uiuitet regnal deus, per omnia secula seculorum. Amen.

3 sacratissimecibus protegi requiramus Nil Ergo X : Et EE : sanctissimam X

321-6 Exultate -subsidio EX : om. NT I 2 hec E : hoc X I 3 pla-cido X : placita E I 4 hec E : hoc X I 5 mundus uniuersus EX :uniuersus mundus C I 6 ab in tanto usque ad laudate deum (34,1) om. C

331-4 Ex ea -constituit om. T I 1 prodiit uirgo EX : uirgo processitN I uerbum EX : om. N I factum est caro EX : caro f. est N I 2terns EX : in terris N I salutem dedit EX : pacem adtulit N I etEX : om. N I 3 gratiam prestitit EX : pro gr. gentibus fidem dilatauitN I 3-4 pacem -constituit EX : hominum quoque et angelorumfidus amorem imperpetuum reconciliauit N

341-4 Idcirco -Amen EX(C) : de tam celebri festiuitate concepcionisMarie matris domini nostri Iesu Christi cum quo uiuit et regnat per omniasecula seculorum amen T (cf 31,1-6) Eodem prestante Iesu Christo quicum patTe et spiritu sancto uiuit et regnat in secula seculorum amen N (cf33,3-4) I 1 dilectissime E : dilectissimi X I alt.letamini E : om. XI 2 matris genitricis X : genitricis E beate Anne matris C I 3 patTeEX : cleo patTe C I 4 omnia secula seculorum EX : infinita secula C

214 J.-D. KAESTLI

TRADUcnON

Sur sainte Anne, mere de Marie

1. Vous demandez, fines de Jerusalem14, vous demandez, soeursbien-aimees, au cas on d'aventure je trouverais quelque part dansdes ouvrages grecs quelque chose au sujet de la sainte et tres bien-heureuse Anne, mere de la theodoque15 -c'est-a-dire de la merede Dieu -que je Ie publie en langue latine pour sa gloire et salouange. Mais je crois tres inconvenant que soit expose en un styleaussi commun et meprisable16 ce qu'on petit trouver a propos dela mere de la reine du monde, a propos de la mere de la mere17 duDieu tout-puissant.

2. Aussi, () saintes femmes, vierges du Christ, votre saintete ne doit-elle pas me blamer sije n'ai pas accede tout de suite a votre reque-te et sije n'ai pas traduit rapidement en langue latine Ie petit livregrec, objet de votre demande, qui est tombe entre vos mains parla providence de Dieu. ]'avoue en effet que je ne suis nullement

14. Cette apostrophe signale d'emblee que l'auteur s'adresse a un audi-toire de moniales. Elle reflete leg occurences caracteristique de filiae Jeru-salem dans Ie Cantique des Cantiques, seullivre vetero-testamentaire autiliser l'expression au pluriel et au vocatif (Cant. 1,5; 2,7; 3,5; 5,8; 5,16;8,4; ct. 3.10-11). Dans la ligne de l'interpretation symbolique du Cantique,cette appellation des amies de l'epouse a facilement pu etre attribuee aUKreligieuses en tant qu'« epouses du Christ» (cf. 3,7; 30,1; 31,1).15. L'emploi de cette transcription de l'adjectif grec 8EOOOXOS-, «qui reCtQitDieu », repete a quatre reprises au genitif (1,3; 3,4; 6,2; 6,5), est etonnant.Dans Ie Dictionnaire latin-frant;ais des auteurs chretiens d' A. BLAISE (Thrn-hout 1954, p. 816), theodoc(h)a n'est pas signale comme titre designant laVierge (contrairement a theotocos, transcription du grec 8EOT6KOS-); seulest mentionne l'adjectif theodochos (phonetiquement tres proche de theo-lOCOS), qualifiant par exemple la chair du Christ ou leg saints en tant quetemples de Dieu. Avons-nous affaire a tine simple variante orthographiquede theotocos,« mere de Dieu» (d au lieu de t)? L'emploi de l'adjectifsub-stantive suggere plutot que l'auteur connait et reprend ici l'application ala Vierge du terme grec 8EO86xoS".16. Suivant un motif conventionnel, l'auteur souligne son insuffisance per-sonnelle, en tant qu'ecrivain ou que traducteur. On pourrait aussi com-prendre stilus au gens de «langue » (BLAISE, S. v., 5); mais il serait eton-nant qu'un jugement aussi pejoratif gait porte sur la langue latine.17. En fran<;ais, il est difficile de rendre par deux substantifs differentsmater et genitrix dei (voir aussi 5,1 ; 30,2; 31,5; 34,2); Anne est« la merede celIe qui enfanta Dieu (ou: Ie Christ) ».

215HOMELIE POSTULATIS

digne d'6crire en regard de la grandeur du sujet, et que je ne suispas a la hauteur de la traduction d'un si grand objet.

3. Cependant, puisque vous me pressez d'acceder a votre requete,me fiant davantage a votre sainte priere qu'a la capacite de notresavoir, j'ai entrepris de faire ce que vous demandez dans la mesu-re de mes forces, tout en laissant de cote Ie long et incomparabletraite sur l'education de la theodoque et sur la naissance de notreSeigneur Jesus-Christ, que Ie bienheureux Jerome a publie sonsune forme belle et ramassee18. C'est pourquoi, 0 saintes femmes,vierges et veuves, epouses du Christ, elevez leg mains avec MoIseen exposant votre propos, pour que l'accomplissement de votrerequete, la tache une fois surmontee, soit Ie fruit de vos prieres.

4. Car Ie sujet dont nous traitons est un sujet sublime, un sujetillustre, un sujet digne de toutes leg louanges. Cette femme en effetest Ie bon arbre, d'ou un rameau est sorti et a fleuri de lui-meme,divinement. Elle est la terre sainte, qui a produit un buisson quisemble etre en feu tout en demeurant non consume. Elle est Ie cieltres eleve, d'ou est sortie l'etoile de la mer a son lever. Elle est lasterilite fertile et la simplicite sainte, qui a enfante celIe qui dansIe Temple rut souvent visitee par les anges et qui en ce meme lieu(fut traitee) par eux comme une colombe domestique19, au sujetde laquelle Salomon difo: «Leve-toi, hate-toi, mon arnie, macolombe, ma belle, et viens! » Elle est la racine qui doit etre culti-vee, d'ou est sorti Ie rameau dont (parle) Esare21: «Un rameausortira de la racine de Jesse, et une fleur s'elevera de sa racine, etsur lui reposera l'Esprit du Seigneur, Esprit de sagesse et d'intel-ligence, Esprit de conseil et de vaillance, Esprit de science et depiete; et sur lui reposera l'Esprit de la crainte du Seigneur.» Elleest celIe qui est benie parmi les femmes et bienheureuse parmi lesmeres22. Car c'est a partir d'elle que s'est mis a briller pour Ie

18. EX: «sous une forme belle et brillante ». La Ie~n retenue s'eciaire ala Iumiere du § 30: si l'auteur de I'homelie laisse de cOte Ie «long et incom-parable» fecit du libel/us (Ie Protevangile de Jacques) sur la naissance etl'education de la Vierge et sur Ia naissance de Jesus, c'est parce que soncontenu se trouve sous une forme ramassee dans l'ouvrage edite par Jero-me (Ie De Nativitate Mariae).19. Rita Beyers juge dure Ia construction de la phrase et se demande s'ilne faudrait pas corriger domesticam en domesticatam.20. Cant. 2,10.21. Es.ll,1-3a.22. J'adopte la lec;:on inter matres qui se trouve dans Ie manuscrit de Zwettl10 (Z) et dans Ie texte de la Legenda aurea edite par Th. Graesse.

216 J.-D. KAESTLI

monde Ie temple du Seigneur, Ie sanctuaire de l'Esprit saint, lamere de Dieu.

5. C'est donc a juste titre que la mere de la tres pieuse23 mere deDieu, dont tOllS ensemble nous celebrons la fete, est appelee Anne,c'est-a-dire « grace de Dieu », elle qui est pleine de grace, heureu-se et tres digne de toutes les1ouanges. C'est d'elle en effet qu'a eteprise cette terre d'ou a surgi la verite, dont (parle) David24: «Laverite a surgi de la terre ». C'est a partir d'elle qu'a ete faCt°nneela cle de David25, grace a laquelle la porte du paradis a ete ouver-te a nouveau pour tOllS. C'est d'elle qu'est nee la plenitude de lagrace, la glorieuse et toujours vierge Marie, qui aux cieux a donnela gloire, aux terres a apporte Dieu et a rendu la paix, qui auxnations a prodigue la foi, aux vices a mis un terme, qui a donnepour la vie one regIe (et) pour leg moeurs one discipline.

6. Pourquoi faisons-nous cette enumeration? De fait, pour confes-ser la verite, tout ce que nons pouvons dire est trap pen de chosepar rapport a la louange de la bienheureuse et glorieuse mere dela theodoque. Et pourtant, bien qu'indignes de son intercessionglorieuse et de sa protection venerable, en celebrant Ie Christ parIe coeur et l'ame, chantons en cette fete sacree la gloire d' Anne,la mere eminente de la theodoque26, en pass ant en revue a sonsujet, non ce qui a ete invente par n'importe qui, mais ce qui a eterapporte par les saints Peres et que nous avons trouve chez eux.

7. Ainsi, on lit dans les histoires des douze tribus d'!srael, commel'affirme Jacques, l'eveque de Jerusalem, que la famille de la bien-heureuse Anne etait de Bethleem27. Nous croyons que cela n'estpas arrive par hasard, mais par une disposition de la providencedivine. En effet, puisque Bethleem signifie «maison du pain », il

23. EX rattachent deuotissime a celeb ramus : « dont tous ensemble nouscelebrons tres pieusement la fete ».24. Ps. 85,12.25. Cf. Apoc. 3,7 (£s. 22,22).26. Traduction de la le<;on de EX (om. uenerando; confidentes, om. glo-riam) : « Et pourtant, bien qu'indignes de son intercession glorieuse et desa protection, chantons Ie Christ, pIe ins de confiance dans Ie coeur etl'ame, en cette fete sacree d' Anne, la mere eminente de la theodoque.»27. A partir d'ici et jusqu'au § 29, l'auteur puisera alternativement dansIe Protevangile de Jacques et dans Ie De Nativitate Mariae (ces empruntssont identifies dans l'apparat figurant au-dessous du texte latin). A plu-sieurs reprises, il signale explicitement son passage d'une source a l'autre(voir 11,1; 12,2-3; 18,2; 18,12; 22,1 ; 29,1-2).

217HOMELIE POSTULAllS

convenait que celle qui etait de Bethleem par sa famille etablissedefinitivement une telle signification. C'est pourquoi, ainsi queDieu l'a voulu, la bienheureuse et glorieuse Anne a donne nais-sauce a une semence illustre qui, sons la conduite de I 'Esprit saint,a produit a Bethleem une graine, laquelle est devenue Ie pain desanges, la vie des hommes et la resurrection des morts.

8. De fait, par la providence de la grace divine, elle a eu pour mariJoachim28, doni la maison etait de Galilee et de Nazareth. II conve-nait en effet que celIe qui avait ete choisie d'avance a cause de sapurete se procurat tine preparation, (elle qui est) la grace divinedoni devait nanre la chastete virginale, par l'enfantement de quidevait sortir et se lever la Sagesse de Dieu. Cela aussi nons indiquequel en a ete Ie dessein. En effet, Nazareth se traduit par «pure-te» et Joachim par« preparation du Seigneur»; Anne, comme onl'a deja dit, (signifie) « sa grace »29. C'est d'eux, a Nazareth, quedevait nanre, selon la prophetie de l'ange, la vierge Marie de quiest issu, sans semence virile et avec la cooperation de l'Esprit saint,Ie Fils et la Sagesse de Dieu.

9. On lit donc, dans l'histoire precedemment mentionnee, que lavie de Joachim et d' Anne etait simple et droite devant Dieu, irre-prochable et charitable aupres des hommes.

10. En effet, comme ilsetaient riches et tres fortunes, its presen-taient a Dieu des offrandes a double, en disant: « Ce qui est ensurabondance sera pour tout Ie peuple, et ce qui releve de notresalut (sera) pour Dieu, a titre de rachat en notre faveur.»

28. Cette traduction correspond a la le~on (non retenue) de EXY (cf.NCM), mais elle est aussi compatible avec la lectio difficilior de QU, acondition d'attribuer a l'auteur une hyperbate peu commune. Autre tra-duction possible, si l'on rattache Ie genitif diuine gratie a uirum: «Par laprovidence, elle a re~u en Joachim un mari (provenant) de la grace divi-ne. »29. L'interpretation de Joachim et d' Anne presuppose une connaissancede la forme hebraique de ces noms et provient sans doute, plus ou moinsdirectement, du Liber interpretationis hebraicorum nominum de Jerome(ed. P. de Lagarde dans CCSL 72). Pour Anne (de l'hebreu hannah, «pitie »,«grace»), Jerome donne Anna gratia eius (CCSL 72, p. 139,4). Pour Joa-chim (de l'hebreu Yehoyaqim,« Yah met debout»), on trouve chez lui Ioa-cim domini ressurectio uel domini suscitatio siue qui est consurgens (CCSL72, p.116,10-11), ce qui est assez proche du domini paratus de notre texte.L'equivalence entre Nazareth et la purete se trouve egalement chez JerO-me, parmi d'autres interpretations: Nazareth flos aut uirgultum eius uelmunditiae aut separata aut custodita (CCSL 72, p. 137,24-25).

218 J.-D. KAESTLI

11. C'est ce que Ie bienheureux Jerome expose de maniere plusexplicite en disant qu'« ils divisaient tout leur bien en trois par-ties: ils consacraient une part au Temple et aux serviteurs duTemple; ils en donnaient une autre aux pauvres et aux pelerins; latroisieme, ils la reservaient pour eux-memes et pour les besoinsdeleur domesticite. »

12. Or il advint, comme approchait Ie grand jour du Seigneur, c'est-a-dire la fete de la Dedicace, que Ruben -que Jerome appelleIsachar -qui alors etait chef des pretres, vit Joachim apportantson offrande parmi ses concitoyens; ille meprisa et repoussa sesoffrandes en disant: «C'est chose indigne, Joachim, que tu pre-sentes des offrandes aDieu, puisque tu n'as pas produit de des-cendance en Israel, alors que l'Ecriture dit: "Maudite toute des-cendance qui n'aura pas laisse de descendance en Israel30".» Eneifel, leur mariage etait alors sterile, parce qu'il etait saint et chas-te, sans espoir de posterite, et il affirmait qu'un (mariage) sterileetait indigne.

13. Joachim donc etait afflige et triste, du fait qu'il etait Ie seulmembre du peuple des douze tribus (a etre frappe) d'un telreproche de deshonneur31; et penetre d'une grande bonte, it seretira en se lamentant et en disant dans sa lamentation: « Suis-jemoi Ie seul a etre maudit faute de laisser une descendance enIsrael? » n se souvenait en effet du manage d' Abraham et de Sara,a qui Dieu en leurs demiers jours avait donne Isaac.

14. Joachim donc, bouleverse de la sorte, ne voulut meme pasretourner chez lui a cause de (son) sentiment de honte. Mais surIe champ, honteux et triste, il se retira dans Ie desert; et la, it reso-lut de jeftner, de ne plus plus prendre ni nourriture ni boisson, maisen lieu et place de cela de se consacrer sans cesse a la priere, jus-qu'a ce que Ie Seigneur l'eftt visite.

30. La parole citeeexprime line idee familiere a l' Ancien Testament, maisne s'y rencontre nulle part SOliS cette forme. En revanche, elle est men-tionnee plusieurs fois comme parole d'Ecriture dans la litterature patris-tique; elle est notamment rapportee par Origene : « Maudit soit celui quin'aura pas laisse de descendance en Israel» (Horn. in Gen. 11,1 et Horn.in Ezech. 4,1), et egalement connue de Jerome, Augustin et Quodvult-deus; voir a ce sujet l'appendice de L. DOUTRELEAU, Origene. Homiliessur la Genese (SC 7 bis), Paris 1976, p. 395-397, et la notice de Neil ADKINdans Revue Benedictine 93 (1983), p.123-125.31. La le~on unus de populo, attestee par QUYXN, s'accorde avec Ie faitque Joachim se demande sitot apres s'il est «Ie seul a etre maudit ».

219ROMELlE POSTULAllS

15. Anne, tres celebre entre les femmes par son honnetete et sasaintete, lorsqu'elle apprit cela, ferma sa maison avec tristesse,revetit des habits de deuil et pleura jour et nuit en se lamentant.

16. Cela fait, comme Ie jour de fete approchait, Uthen sa servan-te Villi a elle en disant : «Jusques a quand, maitresse, humilieras-tu ton ame? Habille-toi, fille d'!srael, et rejouis-toi! En effet, iln' est pas permis de pleurer puisque Ie grand jour du Seigneur estla. »

17. En reponse Anne lui dit: «Tais-toi, Uthen, tais-toi, et retire-toi en silence! Ou est donc ma consolation? Pourquoi s'est-elleeloignee? C'est avec exces que Dieu a humilie man ame. » AlorsUthen s'indigna et dit: «Pourquoi fais-tu retomber sur moi ta dou-leur et ta colere? Qui a peche, puisque Ie Seigneur t'a fermee parla sterilite? »

18. Elle lui fit ce reproche parce qu'elle ignorait que,« quand Dieuferme Ie ventre d'une femme », comme dit Ie bienheureux Jero-me, «ille fait afin de l'ouvrir a nouveau de fa~on plus merveilleu-se et pour que l'on reconnaisse que ce qui nan n'est pas Ie fruit dudesir charnel, mais un don divino Car Sara fut infeconde jusqu'a saquatre-vingtieme annee, et pourtant, dans une vieillesse avancee,elle mit au monde Isaac, a qui avait ete promise la benediction detoutes leg nations. De me-me Rachel, si agreableau Seigneur, tantaimee de saint Jacob, Testa longtemps sterile, et pourtant elle mitau monde Joseph, qui fut non seulement Ie seigneur de l'Egypte,mais aussi Ie liberateur de tIes nombreuses nations menacees demourir de faim. Qui parmi leg chefs fut plus fort que Samson ouplus saint que Samuel? Et tous deux, ils ont eu des meres steriles.En effet », comme Ie dit notre me-me docteur, «les conceptionslongtemps differees et leg naissances steriles sont d'habitudemeilleures32. »

19. Ainsi Anne, frappee de chagrin en son for interieur, a cause dureproche de deshonneur profere par la servante, descendit seuledans son jardin en raison de son exces de chagrin, afin de verserdes larmes plus librement et de pouvoir se lamenter en versant des

32. La le~on de YT, «plus merveilleuses» (mirabiliores), s'accorde avecIe texte du De Nativitate Mariae et est peut-etre primitive. Dans ce cas, lale~on meliores devrait etre consideree comme tine faute conjonctive,remontant 11 un ancetre commun 11 Q et 11 EX, ou comme un simple accordfortuit.

220

J.-D.

KAESnI

larmes. Or tandis que la sainte femme se trouvait au milieu desarbres, elle pleura en se lament ant amerement; les yeux et lesmains tendus veTS Ie ciel, elle ne detacha pas son esprit des prieres,en disant : «Benis-moi, Seigneur Dieu de mes peres, et exauce-moi, comme tu as exauce et beni Sara, a qui tu as donne pour filsIsaac. »

20. La priere une fois achevee, elle commen~ it verser des larmestres ameres, et versant des larmes, elle pronon~a la lamentationque voici: «Helas pour moi, quel pere m'a engendree et quellemere m'a enfantee? Car je suis maudite parmi leg filles d'Israel,de sorte que leg fils d'Israel se raillent de moi et me chassent duTemple du Seigneur man Dieu. Helas pour moi, Seigneur manDieu! Helas pour moi, pourquoi suis-je infeconde? pourquoi suis-je inutile? pourquoi suis-je Vallee it la malediction? Est-ce qu'enfait leg fruits de la terre, et leg produits de la terre et de l'eau, telouent et te benissent? »

21. Alors qu' Anne se lamentait ainsi, voici qu'un ange du Seigneurlui apparut en disant : « Anne, Anne, Ie Seigneur a entendu ta voixet ta priere. Voici que tu concevras et enfanteras, et la renommeede ta descendance se repandra sur toute la terre. » Anne, recon-fortee et rejouie, repondit en disant:« (Aussi vrai que) Ie Seigneurman Dieu vit, quel que soit l'enfant que je mettrai au monde, gar-~on ou fille, je l'offrirai au Seigneur man Dieu, et il sera au servi-ce de Dieu taus les jours de sa vie. »

22.11 dit (cela) et it en fut ainsi33. Voici egalement, comme Ie rap-porte Ie bienheureux Jerome, ce que l'ange du Seigneur a predit,en s'adressant ainsi a la bienheureuse Anne: "Anne, qui es benieentre les femmes mariees, je t'annonce qu'il te naftra tine fille,appelee Marie et remplie de la grace de Dieu des sa naissance, quisera benie plus que toutes les femmes.

23. Apres les trois annees de son allaitement, elle sera consacreeau service du Seigneur et ne s'eloignera pas du Temple jusqu'al'age de raison. La, servant Dieu nuit et jour par les jeftnes et lesprieres, elle s'abstiendra de tout ce qui est impur. Elle ne connai-tra jamais d'homme, mais seule, sans exemple, sans souillure, sans,corruption, sans union avec un homme, vierge elle engendrera un

33. On pourrait aussi traduire« Elle dit (cela) ». Mais il me semble que Ie«il en Cut ainsi» se rapporte a l'accomplissment de la prediction de l'an-ge plutot qu'a celui du voeu d' Anne.

221ROMELlE paSTULA TIS

fils, servante elle engendrera Ie Seigneur, destinee a etre racheteeelle engendrera Ie redempteur et Ie sauveur du monde.

24. Uve-toi donc et monte a Jerusalem; et quand tu arriveras alaporte que l'on appelle doree parce qu'elle est ornee d'or, la, enmaniere de signe, tu rencontreras ton marl, pour Ie salut duqueltu es pleine d'inquietude."

25. Sur res entrefaites, voici que deux hommes en vetements blancs(se timent) a cote d'elle, qui dirent encore: «Anne, heureuse es-tu, voici que Joachim arrive avec ses bergers. En effet, un ange duSeigneur est descendu vers lui et lui a dit : "Le Seigneur a enten-du ta priere. Approche et offre un sacrifice. Car voici qu' Anne tafemme concevra et enfantera."»

26. Joachim appela donc ses bergers en disant: «Apportez-moides agneaux sans tache, dix agnelets qui seront pour mon Seigneur;et amenez-moi douze veaux tendres, qui seront pour les pretres etIe sacrifice; et cent brebis, car celles-ci seront pour tout Ie peupleen raftage. »

27. Remarquez, bien-aimees, la preparation du sacrifice, observezIe mystere. En effet, la preparation d'une triple variete d'animaux,destines a des offrandes differentes et preleves de la bergerie deJoachim Ie juste, signifie que cet enclos merveilleux devait etreprepare par Ie mariage de la bienheureuse et glorieuse Anne et dumeme Joachim Ie juste, dans une etreinte chaste et pudique. Decet enclos devait etre preleve l'agneau, l'agnelet sans tache, quioterait leg peches du monde34 et accomplirait la loi du decalogue.Par la providence et la volonte de celui-ci, leg douze apotres quiintercedent pour leg peches des hommes a leur place, tels leg veauxofferts pour obtenir la purification du peuple, seront (offerts) ensacrifice pour l'expiation divine, eux qui seront livres, flagelles,conduits devant leg rois et leg gouvemeurs35, parce qu'ils procla-ment celli qui a porte sur ses epaules la centieme brebis, perduepuis retrouvee36. Car sa souverainete est sur son epaule37.

28. Joachim descendit donc avec ses bergers. Anne, se tenant a laporte deja mentionnee, seton la prediction de l'ange, vit arriver

34. cr. In 1,29.35. a. Mt 10,17-18.36. cr. Mt 18,12-13; Lc 15,4-6.37. Es. 9,5.

222 J.-D. KAESnI

Joachim. Courant alors au devant de lui, elle l'embrassa d'uneetreinte pudique.

29. Rejouis ainsi par leurs retrouvailles, comme cela se trouve dansIe sermon du bienheureux Jerome, et apaises par la certitude dela posterite promise, ils rendirent dfiment graces a celui qui eleveleg humbles. Ensuite, apres avoir adore Ie Seigneur, ils retoume-rent dans leur maison et se mirent a attendre la promesse divine,remplis d'assurance et d'allegresse.

30. Telles sont, 0 vous epouses du Christ, les choses que nons trou-vons dans votre petit livre, au sujet de la bienheureuse et glorieu-se Anne, mere de la mere du Christ. Les autres choses qui vien-nent a la suite traitent de la naissance et de l'education de la meredu Seigneur, et de la naissance de notre Seigneur Jesus-Christ, aqui soit la gloire : nons les laissons de cote puisque, comme nonsl'avons dit plus haut38, nons les trouvons racontees par Ie bien-heureux Jerome.

31. Ainsi donc, saintes femmes, vierges et veuves, epouses duChrist, observant ce jour solennel, celebrons la fete de la bien-heureuse Anne, la plus sainte des femmes mariees, celIe qui a eteglorifiee d'entre les steriles, la plus heureuse des meres; qu'en guised'hymne resonnent les cantiques des veuves39 et retentissent lesmelodies des vierges. Rejouissons-nous donctous dans Ie Seigneur,en nous mettant au service de la mere de la mere de Dieu, par Iesecours de qui puissions-nous etre proteges!

32. Exultez d'un coeur plein de joie, VallS les vierges, au sujet d'unesi grande mm"tresse; car c'est elle qui a produit pour Ie monde latoison virginale sur laquelle Ie flat de la divinite s'est deverse toutentier en un paisible ecoulement. Exultez VallS aussi, les veuves,au sujet d'une telle femme mariee; c'est elle qui par un sentimentpieux a enfante Marie, qui regne sur Ie monde (et) par laquelle la

38. Voir § 3. Quedam pretermittimus fait difficulte par rapport a la phra-se preredente si Pon traduit« Nous en laissons de cote certaines»: pour-quoi I'auteur, apres avoir mentionne les« autres choses» qui se trouventdans la suite du «petit livre », affirme-t-il qu'il en omet «certaines»? IIsemble donc preferable de comprendre ici quedam comme un relatif deliaison.39. La glose uide lectiones renvoie a I'un des hymnes liturgiques qui entre-coupent Phomelie et qui font corps avec elle dans I'office de sainte Annetransmis par E et X.

223ROMELlE POSTULAllS

connaissance du saint est parvenue aux veuves. Que ie mondeentier exulte donc au sujet d'un si grand secours.

33. C'est d'elle en effet qu'est issue la vierge en qui Ie Verbe a etefait chair, lui qui apres avoir ete humilie par Ie supplice de la croix,a donne Ie salut aux terres habitees, a procure la grace aux espritshumains, et a aussi etabli la paix et la concorde parmi leg hommeset leg anges.

34. Rejouissez-vous donc, bien-aimees, rejouissez-vous, dis-je, etlouez Dieu a l'occasion de celie festivite si illustre et de celie iressainte fete de la mere de la mere de noire Seigneur Jesus-Christ,lequel vit et regne comme Dieu avec Ie Pere et l'Esprit saint, pourtOllS les siecles des siecles. Amen.

Robert FAERBERUniversite de Strasbourg

L'ERMITE DE THEBESETLEDIABLE

La legende de l'ermite de Thebes et du diable est une composition ori-ginale anglaise du debut du IXe siecle, basee sur les recits d'ermites de laThebai"de, tout a fait dans le style des homelies parenetiques si courantesdans l'Angleterre du haul Moyen Age. Un diable est force par un ermite dedevoiler les affres de l'enfer et, etant un «ange» dechu, de decrire les joiesdu paradis. L'auteur se serf d'un certain nombre de cliches tires en grandepartie de sources apocryphes typiquement hibemo-anglaises sur les visionseschatologiques de l'au-dela -La Visio Pauli, par exemple -et en fait desscenarios « hypothetiques » tout a fait originaux. La legende semble avoirete bien connue aux X-Xle siecles en Angleterre, puisque toute une seried'homelies en utilisent des elements.

The legend is an original English composition written in the IXth cen-tury, based on the tales of the Desert hermits, and quite in line with the escha-tological parenetic homiletic literature of the time. A devil is forced by ahermit to tell him about the terrors of hell and, being a fallen «angel », alsoof the joys of heaven. He does so by using a number of cliches drawn fromHibemo- English sources about the eschatological visions of the Other world-the Visio Pauli for instance -and by setting the elements of these visionsinto a number of quite original « hypothetical »scenarios. The legend wasrather popular in England during the X-Xlth centuries, since quite a num-ber of homelies used the one or the other of these scenarios.

A en juger par Ie nombre de references qui sont faites a la legen-de de l'ermite de Thebes et du diable dans les textes homiletiquesdes Xe et XIe siecles, elle semble avoir ete tres populaire en Angle-terre a cette epoque. Par son style et ses composantes, elle se situetres nettement dans la tradition de la litterature apocryphe.

Elle se trouve en tant que texte suivi dans Ie ms. Cotton Tibe-rius A iii, fols 87-88, de la British Library, un manuscrit du XIesiecle. Un bref condense se trouve dans Ie ms. Corpus Christi Col-lege 303 de Cambridge page 202, un manuscrit du Xlle siecle. Cer-taines parties ant ete incorporees dans des sermons, sous formede citations explicites ou librement, sans mention de leur origine :

Apocrypha 9, 1998, p. 225-261

226 R. FAERBER

Bodleian 115, tots 140-147, manuscrit du XIe siecle1Vercelli Homily IX, premiere moitie du Xe siecle2Bodleian 340, tots. 35-40, manuscrit du debut du XIesiecle; il s'agit d'une autre version de Vercelli IXBodleian Junius 99, tots. 70-73 (Napier XXX)3Corpus Christi College Cambridge 419, p. 38 (Napier xliii)et dans une homelie perdue de Cotton Otho Bxx de laBritish Library4

Le texte de Cotton Tiberius a ete publie une premiere fois parJ. M. KEMBLE5, et repris par A. R. VON VINCENTI dans son editiondu meme texte6 -parce que les deux auteurs croyaient qu'il y avaitune relation entre la legende et les dialogues de Salomon et Satur-ne7. Le texte edite par J. M. KEMBLE etant defectueux, F. C. ROBIN-SON a etabli un texte plus exact selon Ie manuscrit et en tenantcompte des fragments utilises dans les homelies8.

Le manuscrit Cotton Tiberius A iii contient surtout des texteslatins gloses en vieil-anglais, deux traductions en angiais, une par-tie des Synonymes d'!sidore et deux textes d' Alcuin, quelquestextes de penitence et six textes homiletiques, dont notre legende.Les textes sont ecrits dans une belle ecriture, reguliere et bienlisible. Les caracteristiques linguistiques -graphie et phonologie-sont celles du dialecte du Kent du XIe siecle. L'homelie qui pre-cede immediatement9 a les memes traits linguistiques; les deuxtextes proviennent probablement d'une meme source originaire

1. Publiee dans D. D. SCRAGG, The Vercelli Homilies and related Texts(Early English Texts Society, 300), Londres, 1992.2. Publiee dans M. FORSTER, Die Vercelli Codex CXVII nebst Abdruckeiniger alt-englischen Homilien der Handschrift (Studien zur englischenPhilologie, 50), Halle, 1913; dans D. G. SCRAGG, Op. cit.; dans CH. D.WRIGHT, The Irish Tradition in Old English Literature, Cambridge, 1983,en annexe, one traduction en angiais modeme.3. A. NAPIER, Wulfstan (Sammlung der ihm zugeschriebenen Homilien, I),Berlin, 1883.4. Cf. N. R. KERR, Catalogue of Manuscripts containing Anglo-Saxon,Oxford, 1957, p. 226.5. The Dialogue of Solomon and Saturn, Londres, 1848, p. 84-86.6. Die altenglische Dialoge von Salomon und Saturn, Leipzig, 1904, p. 103-105.7. Cf. R. FAERBER, Salomon et Saturne (Apocryphes, 6), Tumhout, 1995.8. «The Devil's Account of the Next World », Neuphilologische Mittei-lungen 73 (1972), p. 362-268.9. A. NAPIER, Op. cit., homelie lxiv; c'est one autre version de Napier xliii,mais elle ne contient pas l'extrait de la legende.

227L'ERMITE DE THEBES ET LE DIABLE

du sud-est de l' Angleterre. Certains elements indiquent que lasource premiere est d'une autre aire dialectale1°. Le texte dumanuscrit a ete relu par un correcteur qui a apporte quelques petitsamendements, mais n'a pas tenu compte de plusieurs lacunes evi-dentes dues a l'inattention du scribe11.

I. Traductiou de la legeude

Nous presentons ci-dessous une traduction du texte de CottonTiberius; nous y avons insert trois passages puises dans des home-lies qui les citent comme extraits de la legende et qui ne figurentpas dans Cotton Tiberius. Nous presentons egalement la traduc-tion de CCCC 303, qui est une sorte d'extrait -inedit -non incor-pore dans une homelie12.

1. L' ermite de Thebes et Ie diable3

(I) 11 arriva qu'un ermite, avec l'aide de la puissance de Dieu,captura un diable; c'etait un ermite de la Thebalde, un sainthomme, menant une vie sainte par la puissance divine. Alors l'er-mite for~a Ie diable a lui decrire toutes les horreurs des tourmentsde l'enfer et les splendeurs du royaume des cieux.

[(la) Alors Ie diable dit a l'ermite: «Alors meme que septhommes sur terre parleraient toutes les langues qui existent entreles cieux et la terre et que chacun d'entre eux aurait la vie eter-nelle et que chacun aurait sept tetes et chaque tete sept langues etchaque langue une voix d'airain, ils ne pourraient enumerer tousles maux de l'enfer».p4

(lb) Et Ie diable dit a l'ermite: «Soit Ie plus grand arbre surterre, se dressant sur la plus haute falaise qui existe au monde, si

10. Cf. plus loin, la section sur les origines de Ia Iegende.11. Cf. les notes dans la traduction.12. Nous ajoutons en annexe un resume-commentaire d'un des sermonsqui ont utilise des elements de la Iegende dans une version tres proche decelIe de notre texte, Hatton 115, ainsi que quelques remarques sur Ie ser-mon Napier xliii.13. C'est notre titre. Dans Ie manuscrit, Ie texte commence immediate-ment apres l'homelie qui precede par une tres grande majuscule ecritedans Ia marge: H (premiere lettre du mot « hit »).14. Ce paragraphe ne fait pas partie du texte de Cotton Tiberius, mais setrouve dans une des homelies en tant que citation de ce qu'un diable dita un ermite. a. commentaire.

228 R. FAERBER

l'on attachait a cet arbre les pieds veTS Ie haut un homme qui auraitsejourne une seule nuit avec nons dans les tourments de l'enfer, etsi on Ie laissait pendu la tete veTS Ie bas jusqu'a ce que Ie sang luiechappe des deux cotes par la bouche et par Ie nez, et si on Ie tor-turait alors avec taus les maux et tons les tourments dont ant enten-du parler les hommes depuis toujours, et si les flats de l'ocean enbas s'ecrasaient cantle lui avec toutes les terreurs que la mer appor-te avec elle, il prefererait continuer a souffrir ainsi, meme si celadevait durer encore mille hivers et les mille autres hivers du juge-ment dernier5, a condition de ne plus jamais retourner en enter ».

(Ie) Et puis Ie diable dit au saint homme: «Malheur auxhommes qui devIant sejourner avec nons en enter. II y a des pleurssans consolation, il y a l'esclavage sans liberte et l'affliction sansjoie, il y a une puanteur sans cesse, il yale fiel sans douceur, il y ala faim et la soif dans les tourments infernaux, on y entend plainteset lamentations, il y a des basilics ardents16 de la pile espece et desdragons qui ne meurenp7 jamais, il y a du soufre enflamme, nair,inextinguible et il yale froid et Ie chand et la terreur et du veninintolerable18, des grognements et des grondements, des pleurs etdes plaintes, la malice et Ie meurtre, la tourmente et la torture; etplus personne ne pent veniT au secanTS de l'autre, il n'y a plus l'es-

15. Le passage n' est pas tres clair; un des mots est fort probablement tineratite scribale. Comme Ie texte de Hatton 115 contient ce meme passage,nous avons choisi la version de Hatton 1154.16. Le mot anglais dans Ie manuscrit est «wyrmcyncg », qui petit etreamende de deux fa~ns, soit en « wyrmcynn » -« races de serpents» ou«de dragons» -soit en «wyrmcynincg » -«roi des serpents » ou « dra-gons »; nous avons choisi cette demiere interpretation, car dans Ie Lam-beth Psalter, Ie Psautier de Lambeth, Ie terme latin du Psaume 90, 13,«basilicus» est rendu par «weormcynna cyning », «Ie roi de la race desserpents ». cr. F. C. ROBINSON, OF. cit., note23.17. Le mot dans Ie manuscrit est« sweortai' », qui ne semble pas exister;c'est probablement tine erreur scribale pour «swei'rai' », «disparaitre,s'evanouir ».18. La traduction correspond it l'amendement propose par F. C. ROBIN-SON, Op. cit., mais Ie texte du manuscrit pourrait etre interprete d'uneautre maniere, afin de maintenir Ie parallelisme de la sene N et N, N etN, etc. Litteralement il dit ceci:« Ie froid et Ie chaud et la terreur, Ie veninet 'ofer gei'yld' »; il se petit qu'il manque apres «chaud» un autre nomcoordonne a terreur, et que «ofer i'yld» soit un nom, qui figure d'ailleursdans les dictonnaires de vieil-anglais, avec Ie sens de «l'intolerable»; onaurait alors: «Ie froid et Ie chaud, Ie... et la terreur, Ie venin et l'intole-rabIe, etc », la coordination d'un nom concret et d'un nom abstrait dansdes listes de ce genre n'ayant lien d'exceptionnel.

229L'ERMITE DE nlEBES ET LE DIABLE

time du roi ni leg faveurs du prince19; plus perganDe ne peut plusadresser des chants de louange au Seigneur, a cause des souffrancesqui pesent sur lui ».

(ld) Et puis Ie diable dit encore a l'ermite que la (portion de)terre que la mer ne recouvre pas ne serait avec toutes ses richesses[pas plus vaste que Ie septieme de toute la terre po, et pourtant sasurface ne serait pas plus grande que celIe du vaste enfer. Et Ievaste ocean qui entoure la terre ferme est si immense que toute laterre ferme n'est en comparaison pas plus grande que la trace d'uneepingle sur une tablette de ciTe.

(Ie) Et puis Ie diable dit encore a l'ermite: «Alors meme quel'on enfermerait l'ocean dans une enceinte en fer et que l'on laremplirait de feu jusqu'a la votlte celeste et que l'on placerait toutautour des soufflets de forge si denses qu'ils se toucheraient l'unl'autre et que l'on posterait a chaque soufflet un homme qui auraitla force de Samson -ce Samson qui aneantit leg Philistins et enextermina leg princes et qui avait douze boucles de cheveux, cha-cune d'elle ayant la force de douze hommes -et que l'on poseraitun couvercle de fer au-dessus du feu et que l'on rangerait deshommes dessus et que chacun d'eux aurait un marteau en main etque Ie tout se mettrait a rugir1 et que leg marteaux se mettraienta trapper sur Ie couvercle, malgre tout ce vacarme, l'ame qui auraitete en enfer une seule nuit ne pourrait se remettre de la terreurqu'elle a enduree au point de ne pouvoir l'oublier meme une demi-journee »22.

[(If) Le diable ne put dire a l'ermite combien de tourments atten-dent l'ame (en enfer); il (Ie diable) a cent tetes et chaque tete acent yeux et chaque oeil est plus ardent que Ie feu, et il a cent mainset chaque main a cent doigts et chaque doigt a cent angles etchaque angle est aiguise et mord comme une vipere.]23

19. Le texte est ambigu. Les genitifs «cyniges (weorl>ung»> et «ealdor-mannes (werl>nes) » peuvent etre interpretes comme des genitifs objectifs :«it n'y a plus de respect pour Ie roi ni d'honneur rendu au prince ». Notreinterpretation petit se justifier par reference a la tradition herolque selonlaquelle la perle de l'estime du chef est pour Ie sujet Ie pire des destins.20. Ce bout de phrase ne se trouve pas dans Cotton Tiberius; it a ete sup-plee a partir du meme texte dans Hatton 115.21. Dans Bodleian 340, it est precise: « si on actionnait tOllS les souffletset faisait rugir Ie feu ».22. La syntaxe de ce passage est confuse; Hatton 115 est plus simple:«l'ame qui aurait ete en enfer line seule nuit ne se reveillerait pas a cevacarme tant elle aurait ete affligee et troublee (par cette nuit en enfer) ».23. Cf. note 13.

230 R.FAERBER

(Transition) Prenons donc conscience des tourments de l'enfertels que Ie diable les a decrits a l'ermite. Et de meme illui a parlede la magnificence du royaume des cieux. Car il pouvait Ie faireen connaissance de cause; n'etait-il pas une fois un ange brillantde lumiere au ciel? Mais Ie Seigneur l'avait chasse du ciel a causede son arrogance et il a precipite Ie demon orgueilleux dans lestourments de l'enfer, parce qu'il s'etait fait l'egal de Dieu et vou-lait se faire encore plus grand que lui. Aussi avait-il ete transfor-me en diable avec taus ses compagnons et taus ceux qui ant ete dela conspiration ou qui ant suivi ses conseils. Ils ant taus perdu lasplendeur angelique et sont devenus des diables et ant ete preci-rites dans les abfmes de l'enfer; taus ensemble ils y ant sombre.C'est pourquoi chaque diable sait tres bien ce que c'est que d'etreaux cieux avec Ie Christ et dans la felicite etemelle. Heureux dansce monde celui qui pourra sejoumer dans ce lieu!

(8) Et puis Ie diable dit a l'ermite: «Soit une colline d'or pursertie de gemmes, au lever du soleil, au paradis, dominant toutel'etendue de la terre, et sur cette colline d'or est assis un enfantroyal, au plus bel age de sa vie, et il est assure de pouvoir rester lajusqu'a la fin de sa vie, et il a la beaute et la sagesse de Salomon,et il a re<;u Ie pouvoir sur la terre entiere avec toutes les richesseset les tresors dont Ie ciell'a dote, et [chaque nuit une nouvelle fian-cee lui serait amenee a son lit qui aurait la beaute de Junon, la rillede Satume ]24, et dans taus les ruisseaux collie du miel et aucunennemi ne Ie tourmente et il jouit de toutes les joies et de toutesles douceurs25, et c'est un ete perpetuel et presque pas d'hiver, etillui est donne une longue vie sans malheur et sans souci, et, pour-tant, un tel homme ne voudraif6, pour rien au monde, vivre danstoute cette splendeur, s'il avait sejourne une seule nuit au royau-me des cieux et s'il avait l'assurance d'y retoumer et contemplerla face du roi celeste et vivre dans la felicite des cieux. »

Lorsque Ie diable eut dit tout cela au saint ermite, celui-ci Ie rela-cha, et il s'en retouma chez lui en enfer.

24. Cette partie ne se trouve pas dans Cotton Tiberius,. elle est puisee dansVercelli IX, mais elle devait certainement se trouver dans Ie texte source,car Ie texte de Cotton Tiberius comporte une lacune evidente et parle dela «fille de Saturne» qui ne peut se rattacher syntaxiquement a riend'autre.25. Litteralement: «et toutes les joies et toutes les douceurs lui sont appor-tees pour qu'illes goute ».26. Cette traduction correspond au texte de Hatton 115, la syntaxe de Cot-ton 1iberius etant tres confuse, tout en exprimant globalement Ie me-mesellS.

231L'ERMI1E DE THEBES ET LE DIABLE

Mais nons, chers freres, raisons en sorte que par nos bonnesactions nons puissions alter aupres de notre Seigneur et vivre aveclui a jamais. ADieu soit gloire et honneur d'etemite en etemite.Amen.

2. Le texte de CCCC 303

(ld) Un diable parla a un ermite du vacarme et des tourmentsde l'enfer.n dit que cette terre n'a pas plus de terre seche en tout,par rapport a l'ocean, qui entoure de son immensite toute la terreferme, que la trace laissee par une pointe sur un pain de ciTe, etqu'il n'y a que pen de terre ferme sons Ie ciel qui ne soit entoureede mer.

(le) Et puis Ie diable dit a l'ermite: «Si un homme etait lineseule nuit en enter et puis en ressortait, et si on entourait l'oceand'une enceinte en fer et si on la remplissait de feu jusqu'au ciel, etsi on installait tout autour des soufflets de forge et que l'on pla~aita chaque soufflet un homme qui aurait la force de Samson, et sion remplissait l'interieur d'hommes, et si chaque homme avait unmarteau en main, et si les soufflets se mettaient a souffler et lesmarteaux a frapper et les flammes a s'elever, la malheureuse arne,dans tout ce vacarme, ne se reveillerait pas a cause de toute la souf-france vecue en enfer pendant cette seule nuit ».

L'esprit maudit dit a l'ermite qu'il ne pouvait decrire tallies lessouffrances que la pauvre arne subit en enfer.

Par la traI1rise du diable et par l'imprudence d' Adam, nons avonstons ete chasses du paradis au commencement et envoyes dans cemonde de misere dans lequel nons vivons. C'est pourquoi, nonsn'avons pas ici de lieu stable ni de sejour permanent, mais nonsentendons souvent et nons voyons chaque jour ou la terre et larace humaine sont destinees a aller. Que l'homme rentre donc enlui-meme, car celui qui vent aller au ciel doit s'efforcer de Ie meri-ter et non pas rester dans la facilite et dans l'oisivite.

II. La structure du texte

La structure du texte est elementaire : apres une introduction(I), qui presente Ie cadre evenementiel et la situation, c'est-a-direun ermite de la Thebarde (Ia), ayant capture un diable et Ie for-~ant a lui decrire les tourments de l'enfer et les joies du ciel (Ib),Ie texte est une sene de discours du diable, introduits chaque foispar: «Ie diable dit a l'ermite », et presentant les affres de l'enfer :

232 R. FAERBER

[(Ia) les sept hommes aux langues d'airain](Ib) l'homme pendu(Ic) la description de l'enfer(Id) la dimension de l'enfer et de la terre(Ie) la cage de feu[(If) Ie monstre infernal]

Puis il Y a une transition (T) expliquant pourquoi Ie diable esten mesure de parler des joies du ciel, suivie d'un autre discours dudiable sur leg joies du ciel, introduit egalement par : « Ie diable dita l'ermite» (II). Puis une exhortation a l'adresse du lecteur.

Comme mentionne dans leg notes de la traduction, leg sections(la) et (If) ne font pas partie du texte de Cotton TiberilLY, mais setrouvent dans certaines homelies comme citations de ce qu'« undiable dit a un ermite ». (la) se trouve dans une homelie du manus-crit CorplLY Christi College 41927, introduit par« un diable dit a unermite »; Ie meme tableau se trouve dans Hatton 115, mais sans lamention du diable et de l'ermite, ainsi que dans Vercelli IX et Bod-leian 340. La section (If), quant a elle, se trouve dans Vercelli IXet dans Bodleian 340, placee dans la bouche du diable. On la trou-ve aussi dans une home:lie intitulee « Be heofonwarum and be hel-warum» -« leg habitants du ciel et leg habitants de l'enfer» -, dansdeux manuscrits : CorplLY Christi College Cambridge 302 (homelieX; manuscrit du XII-Xlle siecle) et Cotton FalLYtlLY A Lx (homelieIV) de la British Library (manuscrit du Xlle siecle )28.

L'introduction (I), avec la precision qu'un ermite captura undiable et Ie for<;a a parler, ne se trouve que dans l'homelie NapierXLIIIou il est dit: «II arriva une fois qu'un saint ermite capturaun diable et se mit a Ie menacer pour qu'illui parle de l'enfer, etIe diable dit alors a l'ermite... ». Toutes leg autres citations secon ten tent de leg introduire par: «un ermite dit a un diable ».D'autre part, seul noire texte, Cotton Tiberius, mentionne que l'er-mite e:tait de la Thebarde.

Le tableau suivant montre la repartition des differentes sectionsdans leg homelies en question. Le signe + signifie que Ie passagecorrespondant est cite explicitement; (+) qu'il ne l'est pas.

27. A. NAPIER, Op. cit., homelie xliii.28. R. WILLARD, Two Apocrypha in Old English Homilies, Leipzig 1935,p.24, a publie Ie passage seton Cotton Faustus, mills sans mention du diable.

" L'ERMn'E DE THEBES ET LE DIABLE 233

I Ia Ib Ic Id Ie If II

VercelliIX (+) (+) (+) + + +Bodleian 340 ( + ) ( + ) ( + ) + +Hatton 115 (+) (+) (+) + + +Napier xxx + + +Napier xliii + +CCCC 303 + +Cot. Faust ( + )CCCC 302 ( + )

m. Procedes stylistiques

Ce qui est interessant a noter, ce sont leg procedes stylistiqueset rhetoriques utilises29. On peut en distinguer quatre :

a) La structure de phrase «Alors meme que A serait Bet queB serait C et que C serait D , cependant P» -en anglais : «peah...and... and..., ponne (ou «peah hwreffere »)... »; A, B, C, p... peu-vent former une serle en gradation. Ce sont des constructions syn-taxiques rhetoriques etablissant un scenario hypothetique en vued'une affirmation contradictoire. Les exemples en sont leg sections(Ia), (I b), (Ie), (2). Un autre exemple de ce procede se trouve dansHatton 115 a propos de la mort inexorable:« Meme si un hommese trouvait au milieu d'une forteresse au sein de sa tribu entourede cent mille guerriers armes d'epees et meme s'il etait a cent millecoudees sous terre enferme dans une cage fin fer, il ne pourraitechapper a la mort ». .

b) La structure «11 y a x sans y» -en anglais: «prer bid x butany» -repetee a volonte, x et y faisant partie du meme champsemantique, mais etant de gens oppose; cela permet d'inverser legdeux elements: «il yay sans x ». Un exemple se trouve dans lasection (Ic).

c) La structure « 11 y aNI et N2 » -en anglais : « prer bid NI andN2 » -repetee a volonte, leg deux noms etant du meme champsemantique, quasi synonymes et pouvant alliterer. La meme struc-ture existe sous la forme negative: «il n'y a ni NI ni N2 » -enanglais: «nres prer NI ne N2 ». Un exemple se trouve dans (Ic).

29. a. H. L. C. TRISTRAM, « Stock descriptions of Heaven and Hell in OldEnglish Prose and Poetry », Neuphilologische Mitteilungen 79 (1978), p.102-113; CH. D. WRIGHT, «The Irish Enumerative Style in Old EnglishLiterature, especially Vercelli Homily IX », Cambridge Medieval CelticStudies 18 (1989), p. 27-74.

\

\-

234 R. FAERBER

d) Le type represente par la section (If) : «A a cent B et B acent C et C a cent D, etc. »; c'est une serie en gradation.

Ces procedes sont des stereotypes utitises surtout pour la des-cription de l'enfer et du ciel aussi bien dans la litterature homile-tique que dans la poesie. Ainsi, dans l'homelie Hatton 1151'enferest-it decrit avec entre autres la formule N et N repetee dix-huitfois, onze couples alliterant :

in morpre and in manein susIe and in Safeon wean and on wyrmumin bryne and in bitemesseon sargum and sorgumetc.30

Dans Ie Christ de CynewuIf31, Ie paradis est decrit avec Ia for-mule: it y a x sans y, et il y ni N ni N :

giogui/ butan yldehrelu butan samrrest butan gewinnesib butan nipeetc.32Nis pIer hunger ne purst, slrep ne swar leger, ne sunnan bryne, necyle ne cearo, etc33.

Ces procedes peuvent se combiner, par exemple la structurehypothetique et la serie en gradation,cornrne dans Salomon etSaturne34, pour decrire l'epee du Pater Noster:

Et la lame gauche de cette meme arme est plus redoutable et plusrogue que Ie monde entier, lors meme qu'entre ses quatre coinsil rut rempli de betes sauvages et que chacune eftt douze comesde fer et que chaque come eftt douze dents de fer et que chaquedent eftt douze pointes et que chaque pointe rut douze mille foisplus aigue qu'un dard aiguise par cent-vingt forgerons.

30. Presque tous ces mots font partie du m~me champ semantique et cer-tains sont quasiment synonymes : « la malice et Ie meurtre, leg tourmentset la torture, la douleur et leg serpents, leg flammes et Ie fiel, leg afflictionset leg peines ».31. A. S. COOK, The Christ of Cynewulf, Boston, 1909.32. « La jeunesse sans la vieillesse, la sante sans la maladie, Ie repos sansIe labeur, la paix sans hostilite... ».33. «n n'y a ni faim ni soif, ni couche dure pour s'y reposer, ni l'ardeurbrillante du soleil, ni Ie froid, ni leg soucis... ».34. R. FAERBER, Gp. cit., p.125-126.

235L'ERMlTE DE THEBES ET LE DIABLE

IV Les themes

Les differents themes ou cliches de notre texte ont ete en par-tie analyses par CR. D. WRIGHT avec pour but de montrer que cesthemes, tires en grande partie de sources apocryphes, sont typi-quement hiberno-anglais, comme aussi leur structure et leur formed'expression, et que des textes tels que Vercelli IX, qui ont utiliseles memes sources «temoignent de la reception et de l'assimila-tion par des auteurs anglo-saxons des traditions irlandaises dansla periode precedant la reforme benedictine du Xe siecle » ( « pointto the reception and assimilation of Irish traditions by Anglo-Saxonauthors in the period preceding the tenth century Benedictinereform» )35. La presentation et l'analyse de ces themes, dans ce quisuit, sont fondees, en partie, sur cette etude de CH. D. WRIGHT.

1. Les hommes ala voix de fer [section (Ia)]

Comme indique plus haut, ce theme ne se trouve pas dans Cot-ton Tiberius, mais dans CCCC 419 (Napier xliii), place dans labouche du diable.

La source premiere de ce motif est sans doute Virgile, EneideVI, 625-7:

Non min, mihi si linguae centum sint oraque centum, ferreavox, omnis scelerum comprendere formas, omnia poenarumpercurrere nomina possim36.

La formule allait par la suite servir pour exprimer l'incapacitede decrire tine situation ou un fait37 et a ete amplement utilisee.Nous retrouvons Ie cliche, entre autres, dans la Visio Pauli (Redac-tion IV)38, mais au lieu de parler de «voix de fer », on trouve« langues de fer » :

35. CH. D. WRIGHT, The Irish Tradition..., OF. cit.36. «Non, meme si j'avais cent bouches, cent langues et une voix de fer,je n'arriverais pas a exprimer toutes les formes de crimes, ni a enumerertOllS les noms des supplices» (trad. A. BELLESSORT [Collection des Uni-versites de France], Paris, 1961).37. P. COURCELLE, «Histoire du cliche virgilien des cent bouches », Revuedes etudes [atines 33 (1956), p. 231-240.38. Migne, PL 94, cols. 501-502. La Redaction IV etait populaire en Angle-terre.

236 R. FAERBER

Et si essent C uiri loquentes ab initio mundi et unusquisque CIIIlinguas ferreas habent, non possent dinumerare penas inferni39,

Les versions anglaises brodent autour de ce cliche de base etl'amplifient, par exemple en faisant des «cent hommes» un«homme a cent tetes », chacune ayant «cent langues », commedans l'homelie Cotton Faustus A ix (homelie IV) et CCCC 302(homelie X) :

Meme si un homme avait cent tetes et chaque tete cent langueset que ces langues etaient toutes de fer et que toutes parlaientdu debut du monde jusqu'a sa fin, il ne pourrait pas dire tousles maux qui sont en enfer4D.

Dans notre texte, ce ne sont pas les « langues de fer », mais les« voix de fer » de Virgile, comme aussi dans Vercelli IX et les autreshomelies41. Ce qui est aussi nouveau est la mention des « languesdu monde»:

Meme si sept homInes etaient assis sur terre et s'ils savaient par-ler dans chacune des langues qui existent entre Ie ciel et la terre-c'est-a-dire soixante-douze -, et si chacun de ces hommesavait une vie etemelle, et si chacun avait sept tetes et que chaquetete avait sept langues et que chacune de ces langues avait unevoix de fer, ils ne pourraient enumerer tollS les tourments del'enfer.

On trouve la« voix de fer» dans une autre homelie, copiee dansles marges du manuscrit CCCC 41 (fol. 287-295)42:

Et meme si un homme avait cent Iangues et que chacune de cesIangues avait tine voix de fer, eIIes ne pourraient pas decrire Iestourments de I'enfer...

39. « Et si cent hommes parlaient depuis Ie debut du monde et que cha-CUD avait cent trois langues de fer, ils ne pourraient enumerer les tour-ments de renter ».40. Cite selon R. HASENFRATZ, «Eisegan stefne (Christ and Satan 36a),the Visio Pauli, and ferrea vox (Aeneid 6, 626) », Modern Philology 86(1988-89), p. 400.41. Cf. R. HASENFRATZ, Op. cit., p. 398-403.42. Publiee en partie par R. WILLARD, Two Apocrypha in Old-EnglishHomilies, Leipzig 1935, p. 6, ainsi que par M. FORSTER, «A New Versionof the Apocalypse of Thomas in English », Anglia 73 (1955), p. 17s;

237L'ERMITE DE 1HEBES ET LE DIABLE

L'amplification est encore poussee plus loin dans une autrehomelie43 :

Meme si (un homme) avait douze tetes et que chaque tete avaitdouze langues et que chaque langue avait douze voix et quechaque voix avait la sagesse de Salomon, il ne pourrait pasraconter ce que la pauvre ame pecheresse subirait...

La meme construction en gradation est utilisee pour decrire lesjoies du royaume des cieux dans une homelie du meme recueil44 :

Meme s'il y avait soixante-douze hommes et que chacun avaitsoixante-douze tetes et que chaque tete avait soixante-douzelangues et que chaque langue savait parler soixante-douzelangues et s'ils parlaient jusqu'a epuisement, ils ne pourraientdecrire la dixieme partie des nombreux rayons de lumiere nides nombreuses fleurs blanches qui sont dans les sept cieux.

Ce «cliche de l'inexprimable » se trouve aussi sous une formu-Ie plus simple, composee de l'expression « gemet beon » avec unnom au genitif et une completive -« il est impossible a une per-sonne de dire... » :

weana ma ponne reniges monnes gemet sy pret hit asecgan mrege(Hatton 115)weana ma ponne reniges mannes gemet sy pret hie ariman mrege(Blickling V)nis ponne nreniges mannes gemet pret he mrege asecgan.(Vercelli IX)

2. Le theme de l'homme pendu [section (lb)]

Le passage existe sous deux formes differentes: celle de notretexte et de Hatton 115, et celle de Vercelli IX / Bodleian 340, dontvoici la traduction:

Si un homme a ete en enfer une seule nuit, il prefererait, s'ilpeut en revenir, qu'il ffit pendu pendant sept mille hivers auplus grand arbre qui se dresse sur la plus haute falaise (ici s'ar-rete le texte dans Vercelli car il manque une feuille dans le manus-crit; la suite est le texte de Bodleian 340) et qu'il ffit attache parles pieds a la plus haute branche avec la tete veTs Ie bas et que

43. J. BAZIRE & J. E. CRoss, Eleven Old English Rogationtide Homilies(Toronto Old English Series, 7), Toronto, 1982, p.142-143.44. [d., p. 64. L'homelie se trouve dans Ie manuscrit Corpus Christi Col-lege Cambridge 303.

238 R. FAERBER

Ie sang lui coul~t par la bouche et qu'il subft tous les maux quiexistent en enter et qu'il subft les vagues les plus hautes que lamer peut produire et qu'il subft chaque Tocher en surplomb quise trouve sur toutes les falaises (?)45, il serait pr~ta subir toutcela, a condition de ne plus jamais subir l'enfer.

Ce sont la, semble-i-iI, deux versions differentes du meme theme,celie de Vercelli / Bodleian etant sur un plan stylistique bien moinsbonne que celie de noire texte et que celie de Hatton -en parti-culler, iI repete a trois reprises « gesece» que nous avons traduitpar « subir» -qui represente probablement plus fidelement Ie textesource. Les elements essentiels sont les memes, a part les « rochersen surplomb » -avec sa grammaire defectueuse et son sens obs-cur -et la duree du supplice qui est de sept mille hivers, au lieudes deux fois mille hivers de noire texte.

Les elements de ce tableau sont les suivants: la pendaison parles pieds, l'arbre sur la falaise, la tete en bas et Ie sang qui collie,l'ocean et les vagues. On les trouve dans une homelie BlicklingXVII46, qui contient une version adaptee de la Visio Pauli:

Comme saint Paul regardait veTS Ie nord de la terre, d'ou s'ecou-lent toutes les eaux, il vit au-dessus des eaux un Tocher gris, etau nord de ce Tocher avaient pousse des bois couverts de givre.Et i1 Y avail un brouillard naif. Et sous Ie Tocher, il y avail unantre de monstres et de creatures affreuses. Et i1 vit que sur lafalaise de nombreuses ames noires etaient pendues aux arbrespar les mains, et les diables sous la forme de monstres les hap-paient comme des lours avides, et l'eau au pied de la falaiseetait noire. Et la distance entre Ie haul de la falaise et l'eau aupied de la falaise etait d'environ douze rilles. Et lorsque lesbranches cassaient, les ames pendues a res branches tombaientet les monstres s'en saisissaient.

La relation entre ce tableau et la Visio Pauli a ete etudiee endetail par CR. D. WRIG~7, qui montre qu'a partir de la Visio s'estconstituee une sorte de cliche composite disponible et adaptable

45. La syntaxe de la phrase anglaise est defectueuse : « relc tor pe on eal-lum clyfum syndon »; l'antecedent« relc tor» est unsingulier, alors que Ieverbe de la relative -« syndon » -est au pluriel. Le sellS est obscur : quesignifie « subir» «< gesece » ) des « rochers en surplomb » ?46. R. MORRIS, The Blickling Homilies of the Tenth Century, Londres,1880, p. 209.47. Op. cit., p. 113-132. Ct. aussi : G. CILLUFFO, «La versione anglosasso-ne della Visio Pauli », Schede medievali 4 (1983), p. 78-83; A. Dr PAOLOHEALY, The Old English Vision of St. Paul (Speculum Anniversary Mono-graphs 2), Cambridge MA, 1978.

239L'ERMfIE DE THEBES ET LE DIABLE

selon les besoins et l'imagination de l'auteur. C'est ainsi que l'au-teur de la legende de l'ermite et du diable a remplace la foule desames pendues aux arbres par un seul homme, qu'ille fait pendrepar les pieds et lui fait couler du sang par la bouche et Ie nez, qu'ilfait durer Ie supplice soit pendant sept mille ans (Vercelli / Bod-leian 340), soit pendant mille ans et jusqu'a «l'accomplissementdes mille ans» d' Apocalypse 20 (Cotton Tiberius).

Ce qui est remarquable dans la legende, c'est que ce tableaun' est pas cense etre une «vision » de l' enfer, mais un scenario hypo-thetique par lequell'auteur oppose ce tableau a la realite de l'en-fer, bien plus effroyable. Le supplice de l'homme pendu n'est pasun exemple des supplices de l'enfer, mais sa description est unmoyen rhetorique pour exprimer l'indicibilite de res supplices,ceux-ci ne pouvant etre decrits.

3. La description de ['enter [section (Ic)]

C'est une maniere« classique» de parler de l'enfer; ce n'est pasune «vision » ni une description. C'est tine accumulation de pro-cedes stylistiques et rhetoriques et de cliches que l'on retrouvedans presque toutes les descriptions de l'enfer dans Ie corpus lit-teraire en vieil-anglais, en particulier dans toutes les homelies enrapport avec noire legende: Hatton 115, Vercelli IX; Bodleian 340.

Dans les quatre textes, Ie passage est introduit par la meme phra-se: «Malheur a ceux qui devront sejourner avec les diables! »( «Wa la pam mannum pe mid deoflum sculon habban hyra ear-dungstowe », dans Hatton 115) et se termine par« a cause des souf-trances qui pesent sur lui» «< for pan safe pe him on sittap»). Ladescription utilise les trois types de procedes stylistiques men-tionnes plus haul: il y a x sans y; il Y aN et N; il n'y a pas...

Les elements x, y sont a peu pres les memes dans les quatretextes. Les N «faim et soif» et «grincement et grognement» setrouvent aussi dans Bodleian, mais les autres sont uniques et alli-terent en partie:

granung and gnomungwroht and wopman and morporsar and susl.

On leg retrouve sous cette forme dans une autre homelie, Ver-celli II, qui a peut-etre puise dans la meme source.

De telles listes sont des listes ouvertes, et leg auteurs peuventlaisser libre COUTS a leur imagination. On pourrait citer comme

240 R. FAERBER

source possible la Catechesis celtica48, dans laquelle l'enfer est decritainsi dans l'homelie « Commentum de lectione Mat. XIX, 16-30 » :

Vae illis quibus dicit dominus: Ite in ignem retemum qui prae-peratus est diaboli et familiae ejus. Ubi erit fletus et stridor den-tium, ubi uermes non moriuntur, ubi ignis sine extinctu, ubilabor sine requie, ubi tristitia sine letitia, ubi tenebrae sine luce,ubi dolor sine fine49.

Les mentions suivantes meritent d'~tre relevees dans cette des-cription:

a) En enfer «plus personne ne peut veniT au secours d'autrui »,mention qui figure aussi dans Bodleian 340 et qui, dans NapierXXX, est developpee en: «la, plus personne ne peut veniT ausecours des autres, ni Ie peTe au secours de son fils, ni Ie fils ausecours de son peTe, ni la mere au secours de sa fille, ni la fille ausecours de sa mere... »- Bodleian, Hatton et Napier ajoutent «plusd'amour familial ».

b) En enfer, « on ne peut plus louer Dieu par des chants de louan-ge », qui figure egalement dans Bodleian et dans Napie1:

c) La mention des rois et des princes, que l'on ne trouve parailleurs que dans Hatton,. dans ce dernier texte, elle est completeepar« plus d'obeissance des jeunes»; l'idee est probablement que,en enfer, les relations hierarchiques entre rois, princes et sujets,entre enfants et parents sont supprimees, ce qui dans Bodleian, estexprime d'une maniere plus generale : en enfer, « les ames oublienttout ce qu'elles avaient connu auparavant », une idee qui rejointla representation du jugement dernier oil tOllS seront mis sur unplan d'egalite. Il se peut egalement qu'a l'arriere-plan, it y ait la

48. Ce soot des homelies et autres textes catechetiques contenus dans Iemanuscrit Analecta Reginensia 49 du Vatican, publies en partie par A.WILMART, Analecta Reginensia, extraits des manuscrits latins de la ReineChristine, conserves au Vatican (Studie e Testi 59), Vatican, 1933, p. 19-122. A. WILMART donne comme titre fran~ais Catecheses celtiques. Lacopie a ete faite au Xe siecle probablement; mais l'archetype serait de lafin du VIlle siecle et se situerait dans les « lies britanniques, la peninsulecornique ou la region galloise ». II n'est pas impossible que ces textes aientete connus et utilises par les homeliastes anglais ; il Y a des paralleles frap-pants entre certains passages -par exemple dans l'homelie Vercelli IX etHatton 115 -et des passages de ces Catecheses.49. Ibid. p. 110, I. 40-44. « Malheur a ceux a qui Ie Seigneur dira: "Allezdans Ie feu etemel qui a ete prepare pour Ie diable et sa race. II y aura despleurs et des grincements de dents, des veTS qui ne meurent pas, du feuque l'on ne peut eteindre, du labeur sans repos, de la tristesse sans joie,des tenebres sans lumiere. des tourments sans fin" ».

241L'ERMnE DE rnEBES ET LE DIABLE

conception de l'age herolque selon laquelle Ie pire des malheurspour un etre humain, pour un heros en particulier, c'est la pertedes relations de loyaute et d'appartenance, la solitude, et selonlaquelle Ie fait d'etre coupe de ces liensequivaut a une condam-nation.

d) Quant aux animaux de l'enfer, les «basilics ardents» et les«dragons qui ne meurent jamais », seul notre texte les mentionne.Mais ce sont des animaux «classiques» de l'enfer, et ils sontbibliques : voir Es 66, 24 :

On yeTTa les cadavres des hommes qui se sont rebelles contrenous, car leur ver ne mourra point et leur feu ne s'eteindra point.

Et dans Mc 9, 48 :

La gehenne ou leur ver ne meurt point et ou Ie feu ne s'eteintpoint.

DansNb 21, 6:Alors I'Etemei envoya contre Ie peuple des serpents brfilants.

4. Cosmologie

C'est par celie section que commence explicitement la legendedans Hatton 115, Vercelli IX / Bodleian 340, Napier XXx, cccc303.. «II est dit dans les livres qu 'un certain esprit diabolique adecrit a un ermite taus les mysteres de l'enfer et les tourments desameS»; elle est suivie immediatement par la section (le), sur« lacage de feu ».

Comme pour la section de «l'homme pendu» (lb), nous sommesen presence de deux versions: celIe de notre texte et de Hatton115, et celIe des autres homelies. Ainsi la version de Bodleian 340est-elIe:

(Le diable) rot que toute cette terre n'etait pas plus grande, ence qui concerne la terre ferme par rapport Ii l'immense ocean,que si l'on piquait avec un stylet dans un pain de cire. Ainsi, laterre n'est pas plus grande que la septieme partie par rapportau vaste ocean, qui de son immensite entoure Ie monde toutautour, et il n'y a sous Ie ciel guere de terre ferme qui ne soitentouree de mer.

Aucune des deux versions n'est logiquement coherente. Maisdans celIe que nous venons de citer, il est interessant de Doter Ievocabulaire utilise en angiais pour ce que nous avons traduit par«terre »,« monde» et« ocean, mer»: les termes« middangeard »,« eorCJ », «land» et «garsecg ». Le premier signifie litteralement

242 R. FAERBER

« la terre au milieu », par opposition au ciel qui est au-dessus et al'enfer qui est en-dessous; c'est la terre habitee par les homInes;Ie deuxieme terme est la «terre » en tant que « monde ». Le troi-sieme est la «terre» opposee a la «mer ». Le quatrieme est« l'ocean ».

Dans Ie lexie, on fait la comparaison entre la «terre seche »( « dryg land » ) du « middangeard » et Ie « garsceg » : elle est commela trace d'une pointe de stylet dans de la cire. Puis on compare Ie«middangeard» et l'ocean, Ie «garsecg », qui entoure la« eoriJ »50et on dit que ce n'est que la septieme partie. Ce n'est pas ires clair,certes. 11 semble que Ie terme «garsecg» designe d'une part Iegrand Oceanus qui entoure la terre, Ie monde, et d'autre part les« eaux inferieures au ciel » par rapport au « continent» de Gn 1.Le« continent» ne serait qu'un point par rapport aux« eaux infe-rieures », et la « terre du milieu » ne serait que la septieme partiepar rapport au vaste Oceanus qui entoure Ie monde.

Dans noire legende, Ie seul terme utilise pour «terre» est« eorff», ce qui rend Ie tout encore plus confus.

La difference entre noire legende et les homelies est que, danscelles-ci, il n'est pas question de la dimension de l'enfer, alors que,dans noire legende, on compare la dimension de l'enfer et celIe dela terre. 11 est vrai que celie comparaison se trouve ailleurs dansl'homelie Vercelli IX / Bodleian 340, oil il est dit: «en prenantcomme echelle la distance entre Ie ciel et la terre, l'enfer est deuxfois plus profond et vaste ».

Les visions cosmologiques transportent souvent Ie visionnaireaux confins de l'univers sur les bords du grand Oceanus, commepar exemple dans II Henoch, et l'idee que la terre n'est qu'un pointpar rapport a l'univers est classique. Dans la Consolation de la phi-losophie de Boece, par exemple, traduite en anglais a la fin du IXesiecle par Ie roi Alfred51, il est dit :

Pisse eorffan ...is eal wiff ffone heofon to mettanne swylce anlytle price on bradum brede offffe rondbeag on scelde...52.

50. Dans la traduction de l' Historia adversus paganos d'Orose en vieil-anglais, tout au debut dans la description du monde, l'Oceanus qui entou-re la terre est traduit par «Oceanus, que l'on appelle (en anglais) "gar-secg" » (H. SWEET, King Alfred's Orosius [EETS, 79], Londres, 1888, p. 8).51. W. J. SEDGEFIELD, King Alfred's Version of Boethius's Consolatio Phi-losophiae, Oxford, 1899, p. 41.52. « Cette terre mesuree par rapport au ciel est comme la trace laisseepar une pointe sur une tranche de pain (de cire) ou comme un ambon debouclier ».

243L'ERMITE DE mEBES ET LE DIABLE

C'est une formulation quasi identique; mais ici Ia comparaisonn'est pas entre Ia terre et I'ocean, mais entre Ia terre et Ie ciel.

Quant au fait que I'ocean est« sept fois» plus vaste que Ia terreferme, cela fait penser a ce qui est dit dans IV Esd. 6, 42, 0\1 ontrouve I'inverse de ce que dit notre Iegende :

Au troisieme jour, tu commandas aux eaux de se rassemblerdans la septieme partie de la terre, et tu mis a sec et reservassix parties pour que certaines d'entre elles soient utilisees devanttoi, ensemencees et cultivees53.

CR. D. WRIGHT considere cette section dans les homelies commeune «digression cosmologique »54. Mais l'auteur de notre legendereste bien dans son theme. En effet, il est Ie seul a faire une com-paraison entre la dimension de l'enfer et cel1e de la terre, commeune suite normale de sa description de l'enfer dans la section pre-cedente.

5.

La cage de feu [section (Ie)]

Ce theme figure dans tOllS les textes mentionnes. Comme dansla section (lb) -« l'homme pendu» -c'est un scenario hypothe-tique, l'hypothese etant «si une ame passait une seule nuit enenfer... », un scenario qui se construit pour ainsi dire sous les yeuxdu lecteur: on entoure Ie «garsecg» d'une enceinte en fer, on laremplit de feu, on l'entoure de soufflets de forge, on place a chaquesoufflet un homme, on met un couvercle sur la cage, on y place deshommes avec chacun un marteau en main, et on met Ie tout enbranle.

Les versions different tout d'abord par la structure syntaxique:ainsi dans Napier xxx, Ie passage commence par la proposition « siune ame passait une seule nuit en enfer », alors que, dans les autrestextes, cette proposition se trouve a la fin. Mais.la difference essen-tielle est Ie contenD de la proposition principale : dans notre texte,cette phrase est tres complexe et syntaxiquement confuse, l'ideeetant que Ie vacarme ne pourrait effacer de la memoire de l'ameIe souvenir de ce qu'elle a subi en enfer; dans les autres textes, ilest dit que Ie vacarme ne pourrait tirer l'ame de sa torpeur -exac-tement la « reveiller ». Dans Hatton, un correcteur a ajoute enmarge: «tant l'ame a ete opprimee et affligee» -«gedreht and

53. La Bible. Ecrits lntertestamentaires (La Pleiade), Paris, 1987, p. 1416.54. Op. cit., p.179.

244 R. FAERBER

gedrefed» -tandis que, dans Napier et dans CCCC 303, on dit del'ame qu'elle est «werig », «epuisee, a bout de forces ».

La complexite de celie phrase dans notre texte est peut-etre dueau fait que Ie scribe n'a fait que copier sa source, alors que ceuxdes autres textes ont fait un effort d'interpretation et de simplifi-cation. Voici Ie texte de Napier xxx:

Si un homme etait en enfer une seule nuit et puis en revenait,et si on entourait I'ocean d'une enceinte en fer et si on Ia rem-plissait de feu jusqu' au cieI, et si on pla~ait tout autour des souf-flets se touchant I'un I'autre, et si on plal;ait a chaque souffletun homme et que chaque homme avait Ia force de Samson -qui etait Ie plus fort de tous Ies habitants de Ia terre avant Iuiet apres lui -et si on mettait une plaque de fer sur I'enceinte defeu, et si on pla~ait dessus des hommes et que chaque hommeavait un marteau en main, et si I'on actionnait tous Ies souffletset si I'on fappait avec tous Ies marteaux sur Ia plaque de fer,I'homme ne se reveillerait pas a tout ce vacarme, a cause de cequ'i! a endure pendant cette seule nuit en enter.

Aucune source directe n'a ete trouvee pour ce scenario, mais sacomposition repose certainement sur un ou plusieurs antecedentslatins. Pour CR. D. WRIG~5, c'est l'expansion d'un theme irlan-dais, celui de la «iron house» -«maison de fer» -que l'on trou-ve dans des contes irlandais ; dans ces recits, les ennemis sont invi-tes a un festin dans une maison construite specialement pour cela :elle est con~ue avec des murs de fer, remplie de bois combustible,entouree de soufflets de forges et de forgerons, et puis Ie feu y estmis et les ennemis sont extermines.

D'autre part on trouve une idee semblable dans la descriptionde l'enfer de l'homelie «Be heofonwarum and be helwarum»-«Les habitants du ciel et les habitants de l'enfer» -de Cotton Faus-tina A ix, mentionnee a propos de la section (1f) :

Et tout autour de I'enfer, il y a douze murs en fer qui sont tOllSbrtliants de feu rouge, et a I'interieur de chaque mur it y a deslieux de tourments que Ies ames doivent traverser, avant d'ar-river dans I'enfer. Et sur ces douze murs, il y a douze dragons,et iis sont tOllS remplis de feu ardent et de puanteur.

Nous retrouvons ici aussi les «dragons ardents »mentionnesdans la description de l'enfer, section (lc).

Ce qui est frappant dans ce scenario hypothetique en compa-raison avec celui de la section de l'homme pendu, c'est qu'on ne

55. Op. cit.

245L'ERMrrE DE nIEBES ET LE DIABLE

parle pas de supplices ou de souffrances; l'idee est qu'une nuit pas-see en enter aneantit leg gens, en l'occurence celui de l'oule; enextrapolant, on serait tente de dire que l'enfer est l'aneantissementde tout ce qui, dans l'etre humain, permet Ie contact avec ce quil'entoure; c'est l'aneantissement de son essence. Mais c'est cer-tainement aller trop loin dans une interpretation de ce genre, carleg homelies et notre texte n' ont guere de dimension theologique;leur sew but est parenetique.

6. Le monstre infernal [section (If)]

Ce theme ne se trouve pas dans Ie texte de Cotton Tiberius. IIse trouve uniquement dans Vercelli IX et Bodleian 340, ou il estmis dans la bouche du diable. Mais il se trouve dans d'autres home-lies, independamment de la legende : dans Cotton Faustina A ix,homelie iv et dans CCCC 302, comme indique plus haut.

On peut considerer que ce monstre est un descendant du Par-themon de certaines recensions medievales abregees de la VisioPauli, mais avec des elements semblables a ceux utilises dans les«sept hommes aux langues d'airain» [section (la)] :

(...) centum capita habens in colla eius et mille dentes in uno-quoque capite et ut lea unusquisque dens ardebat. Et erant oculieius quasi gladii acuti, semper are aperto et degluciebat animas.Et erat nomen eius Parthemon56.

7. La section (T).. pourquoi Ie diable peut parler des joies du ciel

Sent Vercelli comporte cette transition, mais sons nne formerednite :

De meme que Ie diable a parle a l'ermite du mystere de l'enter,il lui a aussi parle de la splendeur du royaume des cieux.

Dans notre texte, l'auteur explique en detail pourquoi Ie diablepeut Ie faire. A l'arriere-plan, il y a la legende de la chute des anges,dont traitent en longueur des poemes anglais tels que l'un de ceuxcontenus dans Ie manuscrit Junius 11 de la Bodleian Library et

56.« (...) il a cent tetes sur son COli et mille dents dans chaque tete etchaquedent est en feu. Et ses yeux etaient aussi perl;:ants que des glaives, et, lagueule toujours oliveTte, il engloutissait les mnes. Et son som etait Par-themon» (T. SILVERSTEIN,« The Vision of Saint Paul: New Links and Pat-terns in the Western Tradition », Archives d'histoire doctrinale et litterai-re du Moyen Age 34 [1959], p. 153).

246 R. FAERBER

auquel on a donne comme titre Christ and Satan57. 11 comporte entreautres choses une longue lamentation de l'ange dechu (vv. 44-50) :

Oil est la gloire des anges que je possedais au ciel? (...) Helas!en la presence de Dieu, j'avais la felicite, je chantais en cesmoments de bonheur (...) et me voila (...) enchafne (...) et acause de mon orgueil, je n'ai plus d'autre demeure,

et plus loin (vo 81-88)

J'etais jadis un saint ange au ciel aime par Ie Seigneur (...) Etpuis l' envie m' est venue de renverser la yoire (...) et de prendreIe pouvoir avec Ia pauvre foule que j'ai emmenee en enter avecmoi.

C'est ce que dit en substance Ie diable a l'ermite.

8. Le ciel {section(II)J

Le scenario du monde paradisiaque se trouve dans Vercelli IXet dans Hatton 115, pas dans Bodleian, et it est place dans la bouchedu diable.

Dans les deux textes, Ie passage fait suite a un tableau decrivantIe ciel, parallele a celui de l'enfer dans la section (lc), avec lesmemes procedes stylistiques; cette partie se trouve aussi dans Bod-leian 340, mais elle n'y est pas mise dans la bouche du diable. VoiciIe texte de Hatton 115:

II Y a la vie sans la mort, et la jeunesse sans la vieiIlesse, et lasante sans la maladie et Ie jour sans la nuit; il n' est pas neces-saire d'y apporter la lumiere humaine, car il y a assez de lumie-re venant du Seigneur tout-puissant qui rayonne dans tout Ieciel; il y a les chants merveiIleux de la foule des anges; il n'y ajamais de faim ni de soif ni de froid ni de chaud ni de plainte nide lamentation.

C'est une paraphrase d'Ap 22, 5

n n'y aura plus de nuit; nul n'aura besoin de lalumiere du flam-beau ni de la lumiere du soleil, car Ie Seigneur Dieu repandrasur eux sa lumiere.

57. R. P. WULCKER, Bibliothek der angelsiichsischen Poesie, II, Leipzig,1894, p. 251s. Ct. aussi M. D. CLUBB, Christ and Satan, New-York, 1925.

247L'ERMlTE DE THEBES ET LE DIABLE

Comme pour l'enfer, on trouve dans la Catechesis celtica unedescription semblable des joies du ciel58 :

Beati quibus dabitur altum rus angelorum sine curis; ubi estdies sine marte, tranquilitas sine uento, gaudium sine fine; ubisunt vii quae nullus in hoc mundo habere porest, etiamsi rextotius mundi: uita sine marte, iuuentus sine senectute, letitiasine tristitia, pax sine discordia, lux sine tenebris, sanitas sinedolore, regnum sine commotione.59

Les paralleles avec la description de l'enfer sont evidents, avecinversion des x et y dans la formule « x sans y », avec la structurenegative dans la formule «il y aN»; dans l'enfer on ne pent plusloner Ie Seigneur, au ciel il y ales « merveilleux chants » de louan-ge. De meme que Ie diable ne pent trouver les mots pour decrirel'enfer, il ne Ie pent non plus pour parler des joies du ciel.

Le scenario est construit selon Ie meme procede que les deuxautres, autour de l'hypothese d'un homme qui passerait une seulenuit au ciel. Les trois versions ne concordent que partieliement.Celie de notre legende est plus proche de celie de Vercelli; en par-ticulier, elie contient Ie detail de la «fiancee ou jeune fille» quel'on amene a la couche du jeune homme royal chaque nuit, detailque Hatton n'a pas retenu; il en est de meme de l'element «l'eteetemel ». Par contre, Hatton et Vercelli ont en commun un ele-ment qui ne se trouve pas dans notre texte : dans ce monde para-disiaque resonnent de la musique et des chants qui rejouissent Iecoeur, ainsi que Ie detail que les pierres sont toutes de l'or. Un ele-ment dans notre legende est unique: Ie jeune homme est dans lafleur de l'age.

Quant a la proposition principale, Hatton l'a simplifiee au maxi-mum:

11 ne voudrait jamais vivre dans cette gloire, s'il avait ete uneseule nuit au ciel.

58. Ibid., p.lll, 1. 49-53.59. Ibid., p.ll, 1. 49-53 : « Heureux ceux a qui sera donnee la haute demeu-re des anges sans soucis; il y regne Ie jour sans mort, Ie calme sans vent,la joie sans fin ; on y trouve sept benedictions que personne dans ce mondene peut posseder, me-me s'il etait Ie souverain de la terre: la vie sans lamort, la jeunesse sans la vieillesse, la joie sans la tristesse, la paix sans ladiscorde, la lumiere sans les tenebres, la sante sans la douleur, un royau-me sans commotions ».

248 R. FAERBER

Vercelli est tout aussi complexe et confus que notre texte

(...) et pourtant, s'il avait passe tine seule nuit dans la gloire duroyaume des cieux, il renoncerait a ce qu'il aurait vecu dans lagloire dont je viens de parler, en faveur du royaume des cieuxdans lequel il aurait passe tine seule nuit, meme s'il ne pouvaitjamais plus y retourner.

Les deux versions ne sont pas equivalentes; elles semblent avoircomme source un texte deja complexe et confus, et aucun des deuxcopistes ne s'est donne la peine de Ie clarifier et de Ie simplifiercomme l'a fait celui de Hatton.

Aucune source directe ne semble exister pour ce scenario. II faitpenser a la vision du paradis dans Ez 28, 13-14, dans un passagesur Ie roi de Tyr avant sa chute:

Tu etais en Eden, dans Ie jardin de Dieu, entoure de murs enpierres precieuses (...), tu etais un cherubin etincelant (...), tuetais sur Ia montagne sainte de Dieu, tu allais et venais au milieudes charbons ardents.

Une particularite est la « nouvelle fiancee » offerte au «petitprince» « chaque nuit », ce qui n 'est certainement pas biblique.Mais, de nouveau, selon la tradition irlandaise, 1'« Au-dela de plai-sir » incluait les plaisirs sexuels, comme Ie montre CR. D. WRIG~ .

Quant a l'element de passer« une seule nuit» au ciel, c'est peut-etre une reference au Ps 83, 11: «Puisqu'un jour dans tes parvisen vaut plus de mille ». Augustin, dans son De libero arbitrio, dit,avant de citer Ie Psaume61 :

Tanta est autem pulchritudo instituae, tanta iocunditas lucisaeterae, hoc est incommutabilis ueritatis atque sapientiae, utetim si non licent amplius in ea manere quam unius diei mora,propter hoc solum innumerabilis anni huius uitae pleni deliciiset circumfluenta temporalium boborm recte meritoque contem-nerentur.

La meme idee «d'une seule nuit» se trouve dans une autrehomelie angiaise, qui dit :

II Y a tant de joie au ciel, que, si tu pouvais y passer une seulenuit, meme si tu etais maitre du monde entier, tu serais pret a

60. Op.cit., p. 211.61. CSEL74, p.153-154.

249L'ERMlTE DE THEBES ET LE DIABLE

abandonner toute ta puissance en un jour, pourvu que tu ne soispas oblige de revenir sur terre62.

Notons qu'une autre image hyperbolique est utilisee pour expri-mer l'inexprimable dans une homelie de CCCC 303, qui dit:

II n'y a aucun homme dans les livres qui soit capable de dire lajoie qui regne dans les neut maisons du ciel, pas plus que Ievent que peut soulever un oiseau en battant de ses plus petites

plumes63.

La meme image se trouve dans une homelie de Hatton 114

Il n'y a dans Ie royaume des cieux guere plus de choses desa-greables, de malheur, de soli, de froid, de chaud (...) que Ie bruitqu'un petit oiseau peut produire en battant des ailes; et dememe, dit Ie meme prophete, il n'y a en enter guere plus debonheur que Ie bruit que peut taire un petit oiseau64.

Comme pour les deux autres scenarios, l'idee n'est pas de pre-senter une vision du ciel. La colline d'or, l'enfant royal et ses jouis-sances ne sont pas une representation imagee du paradis; celui-cine pent etre decrit, pas plus que l'enfer; il est du domaine de l'in-dicible, on pent seulement l'evoquer par la rhetorique.

V. Sources et origine de la legende

1. Trois courants se rejoignent dans la legende de Cotton Tibe-rim:

a) l'interrogatoire du diable Ie for~ant a faire des revelationsb) Ie diable et les ermites du desertc) les visions eschatologiques de l'enfer et du paradis.

a) Le theme de l'interrogatoire auquel un diable est soumis setrouve, par exemple, dans les Questions de Barthelemy, ou Jesusdonne a Barthelemy la force de fouler aux pieds Ie diable Beliaret de l'interroger sur son origine et ses mefaits65:

62. J. BAZIRE & J. E. CROSS, OF. cit., p. 95 (Homelie 4).63. Ibid.64. H. L. C. TRISTRAM, Vier altenglische Predigten aus der heterodoxenTradition..., Kassel, 1970, p. 436.65. J.-D. KAES1LI et P. CHERIX, L'evangile de Barthelemy d'apres deuxecrits apocryphes (Apocryphes), Tumhout, 1993, p.118s.

250 R. FAERBER

AloTS (Jesus) rut a Barthelemy: «Approche-toi, Barthelemy,foole de tes pieds sa nuque et interroge-le pour savoir quelleest son reuvre et comment il trompe l'homme» (...) Alors Bar-thelemy (...) foula aux pieds sa nuque et repoussa son visagedans la terre jusqu'au niveau des oreilles (...»>

On Ie trouve aussi dans la litterature hagiographique, parexemple dans la legende de Juliana, adaptee en veTs alliteratifsanglais au VIIIe siecle: Juliana est en prison; un acolyte de Satanse presente a elle pour l'inciter a eviter Ie martyre; la sainte s'adres-se aDieu, et « une voix glorieuse lui repondit, lui disant: "Saisis-toi de cet orgueilleux et tiens Ie fermement jusqu'a ce qu'il dise enverite qui il est et ce qu'il a commis (...)" » Et la jeune rille for<;a Iediable a confesser ses mefaits66.

Le meme theme se trouve dans la legende de sainte Margueri-te67 :

Tunc Margareta sancta virgo comprehendit daemonem percapellos et defiexit illum in terra et posuit pedem suum destrumin cervicem suam et (...) dixit: "Diabole, uncle est natura tua?(...)"68

Le texte latin a ete traduit en anglais, et cette traduction a etecapite dans Ie meme manuscrit que notre legende, Cotton Tibe-rius; il se peut que Ie compilateur de ce manuscrit ait ete conscientde l'affinite des deux recits.

b) Le deuxieme courant est celui qui a foumi Ie cadre du recit,c'est-a-dire Ie fait que c'est un ermite de Ia Thebalde qui a captu-

66. La source est un texte latin publie en 1665 par J. BOLLAND dans Iesecond volume des Acta sanctorum. Le poeme anglais, qui en est line adap-tation poetique, a ete publie par W. STRUCK, Juliana, Boston, 1904 (reed.1972), avec Ie texte latin de J. BOLLAND; puis de nouveau par R. WOOLF,Juliana, New-York, 1936. II se trouve egalement dans E. v: K. DOBBIE,The Exeter Book, New-York, 1926, p. 113-133.67. Une des versions latines de la legende se trouve dans Ie manuscrit Cot-ton Nero E.1 de la British Library. Une traduction en anglais ancien a par-tir d'une autre version, non identifiee, se trouve dans trois manuscrits :Cotton Tiberius A iii 1 de la British Library -version publiee par Th. O.COCKAYNE, Narratiunculae Anglice conscripta..., [Londres], 1861, p. 39-49; Cambridge, Corpus Christi College 303 -version publiee par B. Ass-MANN, Homilien und Heiligenleben, Kassel, 1889, p. 171-180; Cotton OthoBx -qui a brule.68. « Alors Marguerite la sainte vierge saisit Ie demon par les cheveux etIe renversa par terre et lui posa Ie pied sur la nuque et (...) dit: "Diable,oil est ta nature? (...)" ».

251L'ERMlTE DE nIEBES ET LE DIABLE

re un diable et qui l'a force a parler. Cette tradition est celIe deslegendes des moines du desert d'Egypte des Vitae Patrum69.

Ces legendes et d'autres textes etaient bien connus en Angle-terre; un manuscrit du debut du VIle siecle en contient deja desextraits. Ils ont ete utilises pour la composition de la Old EnglishMartyriology7O, une liste des saints et martyrs du calendrier, qui apuise les renseignements sur les martyrs egyptiens dans les Vitae,'« la Old English Martyriology represente la premiere occurrenceconfine de materiau tire des Vitae Patrum en langue anglaise etdans une autre langue que Ie latin »71. Le grand predicateur anglaisde la fin du Xe siecle, Aelfric, y a puise pour ses homelies et sesVies de Saints, et s'y refere explicitement : dans une des homelies,il consacre tout un paragraphe a la vie sainte de ces ermites dudesert d'Egypte, aux miracles qu'ils accomplissent et a leur pou-voir sur Ie diable72. Trois des legendes ont ete traduites en vieil-anglais73: deux sont des legende~ d'ermites tentes par un diable74et la troisieme est une Vie, celIe de Malchus75.

Le seul texte des Vitae qui ait quelque rapport avec notre legen-de est un episode qui est rapporte dans leg Verba seniorum a pro-pos de Macaire76. Celui-ci aurait trouve une tete coupee qui s'estmise a lui parler et a lui decrire leg tourments de l'enfer. Une home-lie Ad Populum attribuee a Bede a repris l'episode en l'accom-modant:

Vae illis animis quas diabolus suscipit et ligat sub laqueo, quiapossunt de ejus laqueo evadere, non per elemosynas et ora-tiones fidelium. Legimus de sancte Machario quod una die dumperambulabat, pervenit in desertum locum in cremeterio Judreo-rum, et invenit caput Judrei mortui, et postquam tetigit illudbaculo, ail : quid me voluis ? Respondit sanctus Macharius : Dicmihi ubi sunt animae Judreorum? Respondit caput: Puteus estmirre profunditatis, quantum est a terra usque ad crelum, et in

69. Migne, PL 73. C. L. ROSENTHAL, The Vitae Patrum in Old and Midd-

le English Literature [Ph.D.], Philadelphia, 1936.70. Publiee par G. HERZFELD, Londres, 1900.71. C. L. ROSENTHAL, Op. cit.., p. 57: «The Old English Martyriologyrepresents the first appearance known to us to-day of material from theVitae Patrum in English or in any North-European vernacular ».72. Homelie pour la Toussaint, dans B. THORPE, The Sermones catholicior homilies of Aelfric, I, Londres, 1846, p. 544-56.73. Elles ont ete copiees dans Ie manuscrit Cotton Otho C l, vol. 2 de laBritish Library et publiees par B. ASSMANN, Op.cit., p. 195-220.74. Migne, PL 73, cols. 883-885.7S.ld., 23,55-60.76. Migne, PL 73, col. 1014.

252

R.

FAERBER

puteo est aqua frigida super omne frigus, et ignis calidor cunc-tis ignibus, et fetor intolerabilis, fames et sitis, et serpentes, etinter dolores istos stamus et cruciamur nos et multae Christia-norum (...) et nos dum vivimus, talis facere, et sic obedire suaejussoni studeamus, ut post hanc vitam mereamur ingredi in jan-nas paradisi, quod nobis paestare dignetur Jesus Christus.77

c) Le troisieme courant est la tradition des visions fondees surla Visio Pauli. Comme Ie souligne P.-L. PIovANELLI, «1' Apocalyp-se de Paul a ete Ie veritable texte fondateur de l'au-dela chretienqui a impose a l'imaginaire collectif des fideles chretiens l'exis-tence d'un espace "paradisiaque" et d'un espace "infernal" preisa accueillir les ames des defunts »78, ce que dit d'une autre manie-re une home lie anglaise dans Ie manuscrit CCCC 4]19:

Tres chers freres, deux cites ont ete erigees des Ie debut dumonde: I'une est construite par Ie Seigneur Christ, I'autre estconstruite par Ie diable comme lieu de tourments et de mortpour les ames pecheresses...

Le texte continue par une description de la cite celeste dans destermes et des cliches tout a fait semblables a reux des homeliescon tenant des extraits de la legende de l'ermite et du diable.

77. Ibid., 94,449-500.. «Malheur aux ames que Ie diable saisit et attachedans des chaines, parce qu'ils ne peuvent s'en liberer, ni par les aumonesou les prieres des fideles. Nous lisons a propos de saint Macaire qu'unjour, en se promenant, il trouva la tete d'un juif mort, et l'ayant toucheede son baton, elle lui dit: Que me veux-tu? Saint Macaire repondit: Dis-moi oil sont les ames des juifs. La tete lui repondit : La fosse est d'une pro-digieuse profondeur, aussi profonde que la terre est eloignee du ciel, etdans cette fosse il y a de l'eau froide au dela de tout froid, et du feu plusardent que tons les feux et tine puanteur insupportable, de la faim et dela soif, et des serpents, et nons sommes places et supplicies au milieu detoutes res souffrances, nons et beaucoup d'ames de chretiens (...) et, pen-dant que nons vivons, effor~ons-nous d'agir et d'obeir a son commande-ment pour que, apres cette vie, nons meritions d'entrer par les portes duparadis, oil Jesus Christ nons attend ».78. «Les origines de l' Apocalypse de Paul reconsiderees », Apocrypha 4(1993), p. 25.79. C'est une des homelies copiees dans les marges du manuscrit, p. 287-295. Une partie en a ete publiee dans M. F6RSTER, «A New Version ofthe Apocalypse of Thomas in Old English », Anglia 73 (1955), p. 17-27.La fin a ete publiee dans R. WILLARD, Two Apocrypha in Old EnglishHomilies, Leipzig, 1985.

253VERMrrE DE mEBES ET LE DIABLE

La Visio Pauli, etait bien connue en Angieterre; elle a ete utili-see, adaptee et en partie traduiteSO, bien que condamnee commeheretique des Ie Vile siecle par Aldhlem dans son De Virginita-te81, puis de nouveau, a la fin du Xe siecle, par Aelfric82.

Selon CR. D. WRIGHT, cet attrait pour les visions eschatologiquesest un trait caracteristique hibemo-anglais. Les lrlandais s'inte-ressaient a ces themes eschatologiques et cosmologiques que laBible ne traite que tres succintement: «Un des genres qui s'estdeveloppe de la fa~on la plus fiche et imaginative dans la littera-ture seculaire d'lrlande etait Ie voyage dans Ie monde d'en-bas »83.Le tableau des tourments de la« maison de feu », dit-il,« combinedes motifs provenant d'apocryphes et d'exempla chretiens avecline "version demonisee" d'un paradigme narratif de l' Au-delamalveillant, connu aux celticistes comme la Maison de feu »84, et,en ce qui conceme Ie ciel,« Ie fecit d'un dome de plaisir royal com-bine l'imagerie du Paradis avec un catalogue de delices sensuelsqui rappellent ceux de l' Au-dela sans peche de la legende irlan-daise »85.

Cela ne vent pas dire que les lrlandais et, en l'occurrence, lesAnglais de celie epoque avaient des tendances heretiques: «ilsont consulte les traditions apocryphes comme des sources d'in-formation litterales, des traditions eschatologiques et cosmolo-giques, et des legendes exotiques et miraculeuses, et non commedes catechismes d'heresie »86.

Dans les homelies, la legende de l'ermite et du diable ne figureque sons la forme de citations isolees introduites chaque fois par:« un diable dit a un ermite » et en se referant a un ou des livres.

80. Cf. A. M. LUISELLI FADDA, «Una inedita traduzione anglosassonedella Visio Pauli (ms. Junius 85, f' 3ro-llv) », Studi Medievali 15 (1974),p. 482-495. a. aussi A. DI PAOLO HEALY, Op. cit.81. Cf. Monumenta Germaniae Historica, Auctores antiquissimi 15, Ber-lin, 1919, p. 256.82. M. GODDEN, Aelfric's Catholic Homilies.. The Second Series (EETS 5),Londres, 1979, p. 254.83. Op. cit., p. 23: «One of the most richly and imaginatively developedgenres in Irish secular literature was the journey to the Otherworld ».84. Ibid. ..« combines motifs from Christian apocrypha and exempla witha "demonized version" of a narrative paradigm of the malevolent Other-world, known to Celticists as the Iron House ».85. Ibid. ..«The account of a regal pleasure dome combines imagery ofParadise with a catalogue of sensual delights reminiscent of those in thesinless Otherworld of Irish legend ».86. Ibid. : «They consulted apocryphal lore as sources of literal informa-tion, eschatological and cosmological lore, and exotic and miraculouslegends, and not as catecheses of heresy».

254 R. FAERBER

Ainsi Hatton:« Les livres nous apprennent qu'un diable parla aun ermite des tourments de l'enfer »; Vercelli: « II est aussi rap-porte dans des livres qu'un certain diable parla a un ermite de toutIe mystere de l'enfer et des tourments qu'y subissent les ames ».Seulle texte de Cotton Tiberius presente la legende sons une formenarrative coherente.

2. Un livre source a-t-il existe? M. FORSTER, dans une note a sonedition de Vercelli IX Ie pense:« Ici l'auteur puise dans une legen-de d'un ermite de la Thebalde, qui se trouve, sous une forme deve-loppee, traduite du latin, dans Ie mg. Cotton Tiberius A iii »87. P. E.SZARMAC~ semble aussi partager cette idee lorsque, dans sonanalyse de la structure de Vercelli IX, il considere que cette struc-ture converge veTS leg extraits de la «legende thebaine », qui setrouvent effectivement a la fin de l'homelie, comme contenant Iemessage central du sermon: Ie choix entre l'enfer et Ie ciel. II estvrai que, dans leg homelies, on refere a un ou a des livres, maisc'est la une sorte de formule courante servant a authentifier ce quiest dit, et, dans Vercelli IX; cette reference apparait quatre autresfois sous la forme « il est dit dans Ie livre... », « on apprend dans leglivres ».

Mais aucune source latine ou anglaise n'a ete trouvee jusqu'apresent. Si un tel livre existait, il daterait en tout cas de la premieremoitie du Xe siecle, d'avant la reforme benedictine du milieu dusiecle. Cela ne veut pas dire que ce « livre » serait la legende telleque nous l'avons dans notre mansuscrit. Aucune des homelies nementionne Ie fait que l'ermite etait de la Thebalde, ni qu'il a forceIe diable a lui faire ses revelations; elles introduisent leg citationspar « un diable dit a un ermite ». Comme souligne plus haut, laseule homelie qui mentionne la capture du diable par un ermite Iefor~ant a parler est Napier xliii, mais Ie discours du diable qui suitne se trouve pas dans Ie texte de Cotton Tiberius. On peut suppo-seT que les differents elements de la legende faisaient partie d'unesorte de «florilege », d'un recueil d'anecdotes d'un diable parlanta un ermite, du meme genre que ce que l'on trouve dans certainesparties des Vitae Patrum -Verba Seniorum. Si l'on accepte leg

87. M. FbRS1ER, Der Vercelli Codex CXVII, Halle, 1913, p. 72: «(Bier)schopft der Homilet aus einer thebaischen Einsiedler-Legende, die uns ineiner ausfiihrlicheren altenglischen Form, ebenfalls aus dem Lateinischenubersetzt, in der Cotton Hs. Tiberius A. III vorliegt ».88. P. E. SZARMACH, « The Vercelli Homilies, Style and Structure », dansP. E. SZARMACH and B. HupPE ed., The Old English Homily and its Back-ground, New-York, 1978, p. 241s.

255L'ERMlTE DE THEBES ET LE DIABLE

conclusions de CH. D. WRIGH:r89, ce «florilege » aurait existe, pro-bablement en Mercie selon certaines caracteristiques linguistiques,a cette epoque. n aurait aussi contenu les deux sections (1a) et (1f),non inclues dans Ie texte de Cotton Tiberius. On pent egalementajouter a ces considerations que les trois textes des Vitae Patrumtraduits en anglais, mentionnes plus haut, ont ete copies dans Iemanuscrit, Cotton Otho C i, vol. 2, a Worcester, qui se trouve enMercie, et que la langue de la Vie de Malchus, est du mercien.D'autre part, si on admet une influence irlandaise, c'est dans cettepartie de l' Angleterre qu'elle s'est manifestee Ie plus.

Le texte de la legende qui figure dans Cotton Tiberius est fortprobablement une composition originale, une compilation puisantdans ce« florilege» et dans d'autres sources, les memes que cellesdes homelies. Mais c'est une compilation organisee: l'originalitede l'auteur est d'avoir cree un cadre evenementiel-l'ermite cap-turant un diable et Ie soumettant a un interrogatoire sur les tour-ments de l'enfer et les joies du ciel- d'avoir fait de cet ermite unmoine de la Thebalde, d'avoir mis dans la bouche du diable lesdiverses composantes trouvees dans les homelies ou leurs sources,meme celles qui ne sont pas des citations de la legende, et surtoutd'avoir fait decrire au diable les joies du ciel en expliquant pour-quoi il est en mesure de Ie faire (section T). La partie sur l'enfer-c'est-a-dire les sections (1b), (1c), (1d) et (1e), les sections (1a) et(If) ne faisant pas partie de notre texte -montre elle aussi un cer-tain souci de construction: un scenario hypothetique, une des-cription directe et une section cosmologique, un autre scenariohypothetique. De plus, a ces deux scenarios s'oppose un scenariosur Ie ciel.

Ce qui est remarquable dans cette «legende », c'est que, commenons l'avons note et comme Ie souligne CR. D. WRIGHT90: «Si Ie

89. CR. D. WRIGHT, Op. cit., p. 267: «Vercelli ix, Ie dialogue sur Ie PaterNoster et Salomon et Saturne I, ainsi que Vercelli IX (...) peuvent etreconsideres comme originaires de la Mercie, composes entre le demierquart du IXe siecle et Ie dernier quart du Xe siecle» «< Vercelli IX, thePater Noster Dialogue and Solomon and Saturn I, as well as Vercelli IV[...] can all reasonably [though still conjecturally] be placed in Mercia,between the last quarter of the ninth century and the first three quartersof the tenth»).90. Op. cit., p. 179. «If the "Devil's Account" is modelled on the escha-tological revelations of the desert fathers, the revelation is remarquablyoblique and negative. Rather than describe heaven and hell directly, thedevil posits fantastic hypothetical torments and pleasures that are dis-missed as inconsequential in comparison to the realities of the next world,which remain inexoressible ».

256 R. FAERBER

"Devil's Account" se ronde sur les revelations eschatologiques desPeres du desert, la revelation est etonnamment oblique et negati-ve. Au lieu de decrire directement Ie ciel et l'enfer, Ie diable ela-bore des tourments et des plaisirs fantastiques hypothetiques, pourles rejeter comme incommensurables avec les realites de I' Au-delaqui, elIes, sont indicibles ».

Quand cette composition a-t-elle ete faite? Le manuscrit est dela deuxieme moitie du XIe siecle et, comme mentionne plus haul,la langue est Ie dialecte du Kent. II est evident que c'est line copiefaite par un scribe de I' Angleterre du Slid-Est. Mais certains ele-ments de langue semblent indiquer que Ie texte source ou les textessources provenaient d'une autre aile dialectale, peut-etre mer-cienne, comme nous l'avons dit. La comparaison entre les diffe-rentes versions des sections communes montre, en outre, que notretexte n'est pas, comme Ie pense D. G. SCRAGG, une compilationfondee sur Vercelli IX91 ou sur ses sources, mais plutot sur relIesde Hatton 115. Selon Ie meme D. G. SCRAGG, il y aurait line doublefiliation a partir d'une source commune: Vercelli IX et Bodelian340 en constituant line, Hatton 115, Cotton Tiberius -nolle legen-de -et Napier xliii, l'autre92. Etant donne que Vercelli et Hattondatent d'avant la reforme benedictine du milieu du Xe siecle, onpeut supposer que nolle texte date du debut de la deuxieme moi-tie de ce siecle. Mais lien ne permet de Ie garantir.

Quant au bref extrait dans CCCC 303, il a ete ajoute par Ie memescribe que celui du Teste du manuscrit, immediatement a la suitede l'homelie qui precede, dans l'espace blanc de la page -18lignes-comme pour Ie remplir. II contient la section (Id) et (Ie) de nollelegende, ainsi que l'idee generale de (Ia), suivie d'une reflexionsur nolle situation et d'une exhortation a tout faire pour meriterIe ciel. Ces deux demiers elements ne se trouvent dans aucun desautres textes SOilS cette forme. Les deux elements de la legendeque ce texte contient sont plutot dans la tradition de Vercelli IX.lIs ne sont certainement pas puises dans nolle texte ni dans sa sour-ceo Ses traits linguistiques presentent certaines particularites gra-phiques qui pourraient etre du« west-saxon» tardif, mais qui pour-raient aussi provenir du texte source; mais elles sont trop peunombreuses pour entirer des conclusions probantes.

Meme s'il est difficile de determiner la place que ce texte occu-pe dans Ie corpus du vieil-anglais, il se situe dans line tradition qui

91. D. G. SCRAGG, «The "Devil's Account of the Next World" revisited »,American Notes and Queries, mars-avril 1986, p. 108-110.92. D. G. SCRAGG, «The corpus of vernacular homilies and prose saints'lives before lElfric », Anglo-Saxon England 8 (1979), p. 189-220.

257L'ERMITE DE THEBES ET LE DIABLE

pour F. C. ROBINSON, son demier editeur, et CR. D. WRIGHT, quia explore les differents elements de la legende, est typique d'unereflexion et d'une expression sur les mysteres de l' Au-dela qu'ilsqualifient d'hibemo-anglaises et qui se distingue, par son hyper-emotivite et son extravagance stylistique, de la sobriete plus intel-lectuelle de la pensee latine. «La tendance irlandaise (...) va versl'extreme, Ie fantastique, l'inattendu, Ie singulier, Ie bizarre, Ie fan-taisiste, l'excentrique et meme Ie grotesque ))93. Et, dans une cer-tame mesure, cette tradition est dans Ie prolongement du mode depensee qui caracterise la tradition des apocryphes.

93. N. MCNALLY, « The Imagination and Early Irish Biblical Exegesis »,Annale Mediaevale 10 (1969), p. 5-27: «The Irish trend (...) is toward theultimate, the fantastic, the unexpected, the odd, the quaint, the fanciful,the excentric and, even, the grotesque ».

258

R.

FAERBER

ANNEXE

Nous ajoutons en annexe un resume-commentaire d'un des ser-mons qui ont utilise des elements de la legende dans tine versionires proche de celIe de noire lexie, Hatton 115, ainsi que quelquesremarques sur Ie sermon Napier xliii.

1.

Le sermon Hatton 115

Hatton 115 est un sermon composite -« Kompilationspredigt»-puisant dans diverges sources, avec comme theme general uneexhortation a renoncer au peche, sinon on est condamne a l'enfer,a vivre selon leg commandements de Dieu pour avoir acres au ciel.

Le sermon s'adresse plus particulierement au clerge seculier, aUKpretres de paroisse, et commence comme une ordonnance epis-copale:

Nos docteurs et maitres, les saints apotres et nos eveques exhor.tent tOllS les pretres qui ont la charge du peuple de Dieu a exer.cer leur ministere correctement et a donner l'exemple de la droi.ture.

La premiere partie contient des instructions precises d'ordrepenitentiel: il faut se garder des huit peches capitaux -qui sontenumeres -car l'enfer qui attend les recalcitrants a sept tourments-qui sont enumeres; puis sont mentionnes des delits specifiques-Ie concubinage des pretres, l'adultere des lalcs, l'homosexualite,la corruption des pretres pour s'assurer leur silence -avec lespeines a appliquer s'il n'y a pas repentance et penitence: exclu-sion de la messe, de l'eucharistie, de l'enterrement dans la terreberne, l'excommunication. Et malheur a ceux qui seront condam-nes a sejourner avec Ie diable en enfer, oil il y a plus de souffrancesqu'un homme ne pent decrire!

A partir de la, Ie sermon est une sorte de mouvement avectheme-variations sur la mort et l'enfer, entrecoupe d'admonesta-tion du type: «Malheur a... », tout a fait parallele au sermon Ver-celli IX.

II Y a, selon les livres, trois formes de mort, comme il y a aussitrois formes de vie: il y a la mort comme punition des peches, lamort comme separation du corps et de l'ame, les tourments de l'en-fer oil l'on ne pent plus loner Dieu; et pour la vie, il y a pour lesjustes la vie selon la chair, la vie selon la volonte de Dieu et la viedans l'au-dela en compagnie des saints. Aussi la mort est-ellequelque chose de terrible; personne ne pent y echapper; et poursouli~er cela, il yale scenario hypothetique de l'homme dans une

259L'ERMfIE DE THEBES ET LE DIABLE

forteresse, entoure de guerriers, de l'homme enferme dans unecage de fer au plus profond de la terre94. Elle atteint leg jeunes etleg vieux, leg rois et leg sujets, leg heretiques et leg croyants, legpecheurs et leg justes. Elle provoque trois separations: la separa-tion du corps et de l'arne, l'ame ayant Ie sort qu'elle s'est prepa-fee sur terre -il manque la deuxieme separation, comme dansVercelli IX -la separation d'avec leg biens de celie terre. Elle estterrible, car elle enleve la vue aux yeux, l'owe aux oreilles, la paro-le aux levres, la marche aux pieds, l'activite aux mains, et leg amesdes pecheurs, elle leg envoie en enter. Malheur a ceux qui subirontce sort !95 Et puis on passe a l'enfer. II y a, selon les livres, cinqimages ou prefigurations de l'enfer: la premiere est la detresse quifait qu'on n'a plus plaisir a rien; la deuxieme est Ie vieil age:«Lorsque leg oreilles n'entendent plus, elles qui auparavant enten-daient leg beaux cantiques, que la langue se met a begayer, elle quisavait si bien s'exprimer, que leg pieds s'engourdissent, eux quietaient si agiles et si lestes, que leg mains maigrissent, elles quiavaient des doigts si adroits, que leg cheveux tombent, eux qui pen-daient jusqu'a la ceinture, que leg dents jaunissent, elles qui etaientd'un si beau blanc, et que l'haleine sent mauvais, elle qui etait siagreable a sentir » ; la troisieme est la fin de la jouissance des bongmets et des richesses; la quatrieme est Ie fait d'etre enfoui dans laterre, cousu dans un sac, et d'avoir comme compagnons de lit laterre, la poussiere et leg veTS, la cinquieme est Ie tourment infer-nal que personne ne petit decrire, et pour Ie souligner, il yale clichedes sept hommes Ii la voix de tel: L'enfer est ires vaste, plus vasteque la distance entre la voute celeste et la terre. Et puis vient Iescenario de l'homme pendu -il manque ici la liaison entre la men-tion de la distance et Ie scenario, comme c'est Ie cas dans VercelliIX. Malheur a celui qui est envoye dans ce lieu. Malheur a ceuxqui ne connaissent pas l'Evangile et a ceux qui ne l'enseignent pasau peuple de Dieu par negligence! Car en enter il y a des pleurssans consolation...; c'est la section description de l'enfer de noirelegende, completee par une ires longue lisle utilisant Ie procede :on est plonge dans Nl et dans N2, leg deux N alliterant. Effor~ons-nous donc d'obeir aux commandements de Dieu et renon~ons auxvices; suit tine longue lisle de 27 vices. Et on nous raconte dansdes livres, qu'un diable parla Ii un ermite des tourments de l'enfer:c'est la section de la cosmologie, suivie du scenario de la cage defeu. Malheur a celui qui subit leg tourments de l'enfer et heureux

94. Ct. plus haut, notre analyse des procedes stylistiques.95. Tout ce passage rappelle de nouveau la Catechesis Celtica, qui pour-fait en etre la source premiere. Ct. A. WILMART, Gp. cit., p. 44.

260 R. FAERBER

celui qui aura acres au ciel; vient une description du ciel paralle-Ie a celIe de l'enfer avec Ie procede« il y a Nl sans N2 », suivie parIe scenario de la colline d'or et de I'enfant royal. La fin est uneexhortation a eviter les pecheurs et a frequenter les justes, pourque DOllS puissions etre avec notre Seigneur dans la joie du ciel.AMEN.

C'est donc un sermon qui semble utiliser Ie procede «couper-coller» a partir d'un «florilege» semblable aux CollectaneaBedae96, sans grand effort de structuration,avec l'intention de«marteler» les tourments qui attendent les destinataires s'ils selaissent aller au peche et s'ils ne se repentent pas a temps. Aucu-ne source directe -latine -ne semble exister pour ce type de ser-mon, sauf peut-etre dans Ie corpus homiletique hiberno-latin.

Notons qu'il n'est fait aucune reference a des textes bibliques-sauf une mention a un psaume; Vercelli IX cite Ie Ps 4 -; il n'y aaucun commentaire exegetique ou theologique; Jesus Christ n'estpas mentionne; Ie seul personnage qui joue un role est Ie diable,l' Antechrist; Ie seul enseignement catechetique donne est l'insis-tance sur la repentance et la penitence et Ie renoncement auxpeches et vices. Quant au ciel, il ne lui est consacre qu'une petiteenumeration de « N sans N » et Ie scenario hypothetique de la col-line d'or.

Ces types de sermon -il y en a bien d'autres que ceux men-tionnes -sont typiques de que ce qu'on a appele la« tradition deshomelies anonymes» ou tradition «heterodoxe », qui s'oppose acelIe inauguree par la reforme benedictine du milieu du Xe siecleet qui a ete combattue par Ie grand pr~dicateur benedictin Aelfrica la fin du siecle. Mais l'effort de ce dernier et d'autres de rendrela predication plus «orthodoxe » ne semble pas avoir porte defruits, puisqu'aux XIe et XIIe siecles, on a continue a copier dansles scriptoria des monasteres indifferemment, semble-t-il, deshomelies d' Aelfric et des sermons « heterodoxes » dans les memesmanuscrits et dans les memes homiliaires. Le texte de notre legen-de dans Cotton Tiberius en fait partie.

2. Le sermon Napier xliii

En ce qui conceme Ie sermon Napier xliii, il est interessant denoter I'usage que fait son auteur de Ia Iegende del'ermite et dudiable. C'est un sermon sur I'observance du dimanche sur Ia basede Ia Lettre du Christ tombee du ciel (Epftre du Christ) -doni se

96. Migne, PL 94, cots. 539-560.

261L'ERMITE DE rnEBES ET LE DIABLE

sont servies sept homelies ou sermons en vieil-angiais dans des ms.du XIe siecle97.1l se termine ainsi:

Chers freres, ecoutez bien! Le pape Plorentius et Pierrel'eveque etaient a cette epoque a Rome, lorsque la lettre futtrouvee sur l'autel de Saint Pierre, et its furent les vrais temoinsde cet evenement (...), temoins de ce que cette lettre etait venuedu ciel, et its declarerent: «Nous jurons par la puissance du Sei-gneur tout-puissant et par la sainte Croix (...) que ce que DOllSdisons est vrai, que ce livre n' a ete ecrit par aucune main humai-De, mais qu'il a ete trouve sur Ie maitre autel de Saint Pierre,ecrit en lettres d'or ».(...) Et si vous n'etes pas prets a croire, tres chefS freres, en cettelettre, pensez a ce que Ie diable a dit a l'ermite a propos dusejour en enter. II arriva, en effet, qu'un saint ermite capturaun liable et Ie mena",a pour qu'illui parlat de l'enfer. Et Ie liabledit a l'ermite (...).

Et ici vient Ie cliche des sept hommes it. Ia voix de fer.n existe une autre version de ce sermon, Napier xliv; ce sermon

se termine aussi par Ia menace de I'enfer it. I'adresse de ceux quine croiraient pas en cette Iettre « ecrite par Ie Seigneur », mais sansciter Ia Iegende:

Malheur a ceux qui sejoumeront parmi les diables dans ce lieuou il y la souffrance sans consolation et des tourments qu'au-cun homme ne peut decrire. Que Ie Seigneur nous en garde (...).

97. a. D. WHfIELOCK, « Bishop Egred, Pehtred, and Niall », dans D. WHI-TELOCK, R. MCKITrEWICK, D. DUMVILLE ed., Ireland in Early MediaevalEurope, Cambridge, 1981, et la bibliographie detaillee fournie en notessur la Lettre.

Paul-Hubert POIRIERUniversite Laval, Quebec

LES ACTES DE THOMAS ET LEMANI CHEISME *

En hommage a l'Association canadienne desetudes patristiques/The Canadian Society

of Patristic Studies, pour son 20" anniversaire

(Oxford 1975-0xford 1995)

The purpose of this paper is to discuss the relationship between the Actsof Thomas and Manichaeism from the following points of view: theacquaintance of the Manichaeans with the Acts of Thomas, the presence ofManichaean interpolations into the Acts of Thomas, and the indebtednessof Mani and the Manichaeans to the Acts of Thomas.

Cet article se propose d'examiner la relation des Actes de Thomas aumanicheisme d'un triple point de vue: la connaissance que les manicheensont eue des Actes de Thomas, la presence d'interpolations manicheennesdans les Actes de Thomas et la dette de Mani et des manicheens a leurendroit.

Au sein de la « collection »1 formee par leg Actes apocryphes legplus anciens -a savoir leg Actes de Jean, de Paul, de Pierre, d'An-

'" Communication presentee, Ie mercredi, 23 aoftt 1995, a la Thelfth Inter-national Conference on Patristic Studies, Oxford. Une premiere versionde cette communication avait ete donnee Ie vendredi 2 juin 1995, lors dela reunion annuelle de I' Association canadienne des etudes patristiquestenue dans Ie cadre du congres des societes savantes, Universite du Que-bec a Montreal, Montreal (Canada). Abreviations utilisees: AcTh = Actesde Thomas; CMC = Codex manicheen de Cologne; HP = Hymne de laPerle; PsM = Psautier manicheen.L Sur I'existence d'une telle collection, voir, entre autres, J. D. KAESll-I,«L'utilisation des Actes apocryphes des Ap6tres dans Ie Manicheisme »,dans M. KRAUSE, ed., Gnosis and Gnosticism. Papers Read at the Seven-th International Conference on Patristic Studies (Oxford, September 8-~31975) (Nag Hammadi Studies, 8), Leiden, 1977, p. 107-116, ainsi queE. JUNOD, J.-D. KAESll-I, L'histoire des Actes apocryphes des Apotres. Lecas des Actes de Jean (Cahiers de la Revue de theologie et de philosophie,7), Geneve, 1982, p. 49-86.

Apocrypha 9, 1998, p. 263-290

264 P.-H. POIRIER

dre et de Thomas, ces demiers occupent une place assez singulie-re et meme paradoxale. S'ils ont Ie privilege d'etre leg seuls a avoirete integralement conserves, leg problemes poses par leur situa-tion textuelle sont de telle nature que leg conclusions que l'oncherche a tiTer a leur propos ou l'utilisation que l'on en fait sonttoujours greves d'une incertitude plus ou moins grande. Les Actesde Thomas (ci-apres AcTh)2 sont en effet connus par deux ver-sions, l'une syriaque, l'autre grecque, complete l'une et l'autre,mais dont on peut difficilement dire laquelle serait la source del'autre. Si on admet en general qu'ils ont ete composes en syriaque,la comparaison des textes syriaque et grec transmis par leg manus-crits revelent cependant entre eux de telles differences de conte-nu et de formulation, assez souvent en faveur du grec sur Ie plande l'archalsme doctrinal, qu'on en a conclu que, si Ie syriaque estbien la langue originale des AcTh, la version syriaque connue denous ne represente toutefois pas Ie texte syriaque original, maisque celui-ci aurait ete remanie pour l'adapter a une situation doc-trinale posterieure a celIe qui prevalait loTs de sa composition3.

2. Les editions sont les suivantes : version syriaque, W. WRIGHT, Apocry-phal Acts of the Apostles. Edited from Syriac Manuscripts in the BritishMuseum and others Libraries with English Translations and Notes,Londres, 1871, vol. 1, p. 172-333; version grecque, M. BONNET, dans R. A.LIPSIUS, M. BONNET, Acta Apostolorum Apocrypha, Leipzig, 1903, t. 2, 2,p. 99-288; version latine, Kl. ZELZER, Die alten lateinischen Thomasakten(Texte und Untersuchungen, 122), Berlin, 1977; version corte, P.-H. POI-RIER, La version copte de la predication et du martyre de Thomas. Avecune Contribution codicologique au Corpus copte des Acta ApostolorumApocrypha par E. LUCCHESI (Subsidia hagiographica, 67), Bruxelles, 1984.Deux complements a notre edition de la version corte ont ete publies:E. LUCCHESI, «Additamentum ad Martyrium s. Thomae apostoli copti-ce », Analecta bollandiana 106 (1988) 319-322, et A. I. ELANSKAYA, TheLiterary Coptic Manuscripts in the A.S. Pushkin State Fine Arts Museumin Moscow (Supplements to Vigiliae Christianae, 18), Leiden, 1994, p. 60-67. Pour les editions des autres versions ou formes des AcTh, on verraM. GEERARD, Clavis apocryphorum Novi Testamenti (Corpus christiano-rum), Turnhout, 1992, p. 147-152 (§§ 245-249). On trouvera une traduc-tion fran~aise du grec dans A.-J. FESTUGIERE, Les Actes apocryphes deJean etde Thomas. Traduction fran~aise et notes critiques (Cahiers d'orien-talisme, 6), Geneve, 1983, p. 1-117; une traduction fran~aise du syriaque,due a P.-H. Poirier et Y. Tissot, est parue dans les Ecrits apocryphes chre-tiens (Bibliotheque de la Pleiade), Paris, Gallimard, 1997, p.1321-1470.3. Pour une premiere orientation sur ces questions, voir Y. TISSOT,« LesActes apocryphes de Thomas: exemple de recueil composite », dans F.BOVON et al., Les acres apocryphes des apotres. Christianisme et mondepalen (Publications de la Faculte de theologie de l'Universite de Geneve),Geneve, 1981, p. 223-232, et ID., Fiche signaletique sur les Actes de Tho-mas, dans F. BOVON et al., ibid., p. 304-305.

265LES ACTES DE THOMAS ET LE MANICHEISME

Mais, si l'on considere que les AcTh proviennent d'une region 011avait cours un bilinguisme greco-syriaque4, on ne peut exclureabsolument la possibilite d'une redaction originale en grec, sinonde l'ensemble, du moins de portions des AcTh. Au bilinguismetypique du berceau des AcTh correspond par ailleurs, au plan doc-trinal, une bigarrure qui a conduit a leur attribuer un milieu origi-nel tour a tour et parfois tout ensemble bardesanite, gnostique,encratite ou meme tatianique5.

Dans la reconstitution de l'arriere-plan doctrinal et historiquedes AcTh, Ie manicheisme allait etre appele a jouer un role majeur,a partir, notamment, de la premiere moitie du XIxe siecle. En effet,si, depuis Isaac de Beausobre6 et a la suite d' Augustin7, on a sanscesse affirme que les manicheens avaient ete des lecteurs assiduset appreciatifs de nos Actes, il fallut attendre la premiere edition(partielle) de la version grecque par Thilo en 18238, pour qu'onoperat des rapprochements precis entre les doctrines et leg pra-tiques manicheennes, et Ie contenu des AcTh. Ces rapprochementsse sont longtemps limites a certains passages, comme l'hymne nup-tial des chap. 6-7, leg epicleses et leg prieres, ou a certains elementsrituels, comme la description du bapteme ou la mention du jeftneIe dimanche, dans lesquels Gunther Bomkamm a cru relever des

4. Sur Edesse, on lira J. B. SEGAL, Edessa, The Blessed City, Oxford, 1970,a la lumiere toutefois du compte rendu de P. DEVOS, Analecta bollandia-na 90 (1972) 430-433, ainsi que Han J. W. DRIJVERS, «Apocryphal Lite-rature in the Cultural Milieu of Osrhoene », Apocrypha. Le champ desapocryphes 1 (1990) 231-247. Sur Ie bilinguisme et Ie biculturalisme danscette region, voir L. VAN ROMPAY, Graeco-Syriaca. Enkele beschouwin-gen over her lot van een lingui:l'tische minderheid in de kristelijke Oudheid.Rede uitgesproken bij de aanvaarding van bet ambt van gewoon lektorin de aramese taal- en letterkunde aan de Rijksuniversiteit te Leiden opvrijdag 1 december 1978, Leiden, 1978, ainsi que S. P. BROCK, SyriacPers-pectives on Late Antiquity, Londres, 1984 (recueil d'etudes parues entre1973 et 1982).5. Voir, en dernier lieu, Han J. W. DRIJVERS, «Thomasakten», dans W.SCHNEEMELCHER, ed., Neutestamentliche Apokryphen, II. Band: Apos-tolisches, Apokalypsen und Verwandtes, Tiibingen, 1989, p. 300-302.6. Voir son Histoire critique de Manichee et du manicheisme, tome I,Amsterdam, 1734, reimpression Leipzig, 1970, p. 402-407. Sur la contri-bution d'Isaac de Beausobre a I 'historiographie manicheenne, voir J. RIBS,« Introduction aux etudes manicheennes. Quatre siecles de recherche »,Ephemerides theologicae lovanienses 33 (1957) 473-477, repris dans Lesetudes manicheennes. Des controverses de la Reforme aux decouvertesdu xxe siecle (Collection Cerfaux-Lefort, 1), Louvain-Ia-Neuve, 1988, p.36-42.7. References donnees infra.8. J. C. THILO, Acta S. Thomae Apostoli, Leipzig, 1823.

266 P.-H. POIRIER

traces non equivoques d'une redaction manicheenne9. D'apresBornkamml0, leg Actes seraient meme Ie chainon manquant per-mettant de relief Ie gnosticisme ancien au manicheisme. Par gnos-ticisme ancien, Bornkamm entend Ie gnosticisme syrien a partirduquel Mani aurait echafaude sa propre doctrinell. En formulantcette these, Bornkamm prenait Ie relais de Wilhelm Bousset qui,des 1907, dans ses Hauptprobleme der Gnosis12, puis en 1917, dansun important article intitule Manichiiisches in den Thomasaktew3,a dresse un inventaire du materiau manicheen dans leg AcTh, quidevait s'imposer a la recherche subsequente. Les pieces majeuresde cet inventaire avaient d'ores et deja ete reperees par Thilo dansleg remarquables Notae in Acta Thomae14 dont il a fait suivre sonedition. Sur l' Hymne de la Perle (ci-apres HP), Bousset proposaiten outre une interpretation qui allait etre appelee a une grandefortune15. La non plus, il n'innovait pas completement, dans lamesure oil A. Hilgenfeld avait Ie premier etabli des rapproche-ments precis entre Ie manicheisme et l' Hymne16.

9. Cf. Mythos und Legende in den apokryphen Thomas-Akten. Beitragezur Geschichte der Gnosis und zur Vorgeschichte des Manichaismus (For-schungen zur Religion und Literatur des alIen und neuen Testaments, 49),Gottingen, 1933, p.111. On notera que Bornkamm s'exprime avec beau-coup de prudence: «Das Ergebnis der Untersuchungen ist also dies: dieAkten zeigen auf Schritt und Tritt allerengste Verwandschaft mit mani-chaischer Lehre, und doch kann von eiDer erst nachtraglichen, manichai-schen Uberarbeitung der Akten mit Sicherheit nUT an wenigen Stellen dieRede sein» (ibid.).10. «Thomasakten », dans E. HENNECKE, W. SCHNEEMELCHER, ed., Neu-testamentliche Apokryphen, II. Band: Apostolisches, Apokalypsen undVerwandtes, Tlibingen, 1964, p. 307.11. Ibid. Voir aussi Mythos und Legende, p.111: «Sie (sc.les AcTh) las-sen vielmehr liberall eine unmittelbar manichaische Gnosis erkennen, diedem systematischen Manichaismus den mythologischen Stoff, dem vulga-fen wahrscheinlich den wesentlichen Inhalt gab. »12. Ouvrage paru a Gottingen dans les Forschungen zur Religion und Lite-ratur des alIen und neuen Testaments, vol. 10.13. ZeitschriftfUr die neutestamentliche Wissenschaft 18 (1917-1918) 1-39.14. Gp. cit., p. 76-198.15. «Manichaisches in den Thomasakten », p. 23-33.16. Dans son compte rendu de A. A. BEVAN, The Hymn of the Soul Contai-ned in the Syriac Acts of St. Thomas (Texts and Studies, 5, 3), Cambridge,1897, dans la Berliner philologische Wochenschrift 18 (1898) 389-395. Surla contribution d'Hilgenfeld et de Bousset a l'etude de I'HP, voir P.-H.POIRIER, L'Hymne de la Perle des Actes de Thomas. Introduction, texte,traduction, commentaire (Homo religiosus, 8), Louvain-Ia-Neuve, 1981,p. 58-63 et 108-116.

267LES ACTES DE THOMAS ET LE MANICHEISME

Comme on l'aura deja constate, la recherche concernant les rap-ports entre les AcTh et Ie manicheisme n'est pas nee mer. De fait,elle a derriere elle pres de deux siecles et demi de publications,d'ampleur et de valeur diverses. L'activite scientifique que ces publi-cations traduisent pent etre partagee en cinq periodes, marquees,sauf pour la premiere, par la decouverte ou l'edition de sourcesinteressant de pres ou de loin les AcTh ou Ie manicheisme. (I) Lapremiere de ces periodes fut brillamment inauguree, des 1734 et1739, par l' Histoire critique d'lsaac de Beausobre, qui, mettant finau monopole des heresiologues, marquait l'entree du manicheis-me et, indirectement, des AcTh dans l'historiographie moderne.(II) L'edition de Thilo, en 1823, relayee par celles de ConstantinTischendorf, en 185117, et de Maximilien Bonnet, en 188318, enlivrant pour la premiere fois line portion significative des AcThdans une de leurs langues « originales », ouvrit une seconde perio-de et confera aux AcTh line existence autonome. (III) En 1871 et1904, les editions de WIlliam Wright, pour Ie syriaque, et de M. Bon-net, pour Ie grec, revelaient au monde savant, Ie texte integral desAcTh, c'est-a-dire, comportant, en syriaque et en grec, l'HP (chap.108-113) et, en syriaque seulement, la longue« louange» (r<'~~,chap. 113B) qui suit I'Hymne dans Ie manuscrit de Londres editepar Wright. (IV) En 1933, Ie fameux memoire de Carl Schmidt etde Hans-Jacob Polotsky faisait connaitre un « Mani-Fund in Agyp-ten »19, effectue a la fin de l'annee 1929 et dont une partie, la secon-de moitie d'un Psautier manicheen (ci-apres PsM), sera publiee parC. R. C. Allberry en 19382°. Comme on Ie verra, ce nouveau texteallait apporter la preuve decisive de la connaissance et de l'utilisa-tion des ACTh par les manicheens. (V) En 1970, entin, Albert Hen-richs et Ludwig Koenen menaient, sur plus de cent pages, une ana-lyse detaillee d'un «griechischer Mani-Codex» recemmentdecouvert, qui devait permettre line appreciation renouvelee desrapports entre I'HP et Ie manicheisme21.

17. Acta Apostolorum Apocrypha, Leipzig.18. Acta Thomae (Supplementum Codicis Apocryphi), Leipzig. II s'agitde la premiere des deux editions que Bonnet devait publier des AcTh, laseconde datant de 1903 (ct. supra, n. 2).19. C. SCHMIDT, H.-J. POLOTSKY, mit einem Beitrag von Dr. H. C. H.IBSCHER, «Ein Mani-Fund in Agypten. Originalschriften des Mani undseiner Schuler », Sonderausgabe aus den Sitzungsberichte der PreussischenAkademie der Wissenschaften, Philosophisch-historische Klasse, 1933, I,Berlin 1933.20. Edition citee infra.21. «Ein griechischer Mani-Codex (P. Colon. inv. nr. 4780) » ZeitschriftfUr Papyrologie und Epigraphik 5 (1970) 97-216.

268 P.-H. POIRIER

n apparw"tra peut-etre vain de pretendre ajouter aux nombreusesetudes qui ont jalonne chacune des cinq periodes que DOllS venonsde definir2. Du moins pouvons-nous invoquer comme excuse, enDOllS appropriant les termes du titre de Bousset, Ie fait que cesetudes, meme pour celles d'entre elles qui peuvent pretendre a unecertaine originalite, soot loin d'avoir abouti a des resultats pro-bants. Notre ambition n'est pas de reussir la ou elles ont echoue,mais de dresser un etat de la question et de proceder a une classi-fication et a line evaluation critique des donnees, en vue de deter-miner ce qu'il en est, a strictement parler, de la relation des AcThau manicheisme. A cette fin, DOllS poserons trois questions: lesmanicheens ont-ils connu les AcTh? Les ont-ils modifies ou inter-poles? Leur soot-its redevables? En repondant a chacune de cestrois questions, DOllS aurons a preciser Ie sens de l'appellation«manicheens », que DOllS emploierons par commodite et qui desi-gnera, selon les cas, Ie fondateur de la religion de lumiere, lessources litteraires manicheennes ou encore les manicheens des IIIeet lye siecles.

I

Au second volume de ses Ecritures manicheennes23, ProsperAlfaric ecrit : « Tous les gnostiques se regardaient comme les vraisdisciples du Christ. lIs accordaient donc une grande importanceaux Ecritures chretiennes. Mais ils rejetaient, tantot en entier, tan-tot seulement en partie, plusieurs de celles qui entraient dans IeCanon de l'Eglise officielle. Par contre, ils en admettaient d'autresqui etaient communement exclues comme apocryphes. Ici enco-re, les Manicheens ont suivi leur exemple. »24 On hesitera sansdoute a avaliser tel quelle jugement d' Alfaric, mais, dans Ie casdes AcTh, it ne fait aucun doute que les manicheens les ont connus,Ius et apprecies. 11 suffira de deux temoignages pour l'etablir.

Le premier de ces temoignages provient de l'heresiographie,mais it revet neanmoins une valeur exceptionnelle puisqu'il s'agit

22. 11 est impossible, dans Ie cadre de la presente contribution -et ceserait d'ailleurs largement inutile -, de repertorier toutes les publica-tions, monographies, articles, notices, comptes rendus, qui, de pres ou deloin, se sont interesses aux rapports des AcTh au manicheisme. Nous rete-nons celles qui, de nolle point de vue, semblent les plus significatives, oupresentent une valeur exemplaire.23. P. ALFARIC, Les Ecritures manicheennes, I. Vue generale, II. Etudeanalytique, Paris, 1918-1919.24. Vol. II, p. 161.

269LESACTES DE THOMASETLEMANIcHEISME

de celui d' Augustin. Polemiquant contre les manicheens, qui rejet-tent l' Ancien Testament a cause de sa severite envers les pecheurs,l'eveque d'Hippone les renvoie, comme a un livre faisant pour euxautorite, aux AcTh, dans lesquels l'apotre inflige la mort a unechanson qui l'avait gille, tout en lui promettant Ie pardon dans Iemonde a veniT (chap. 6). L'episode des Actes dans lequel est nar-fee la mesaventure de l'echanson est allegue a trois reprises parAugustin, toujours dans Ie meme contexte argumentatif25. A titred'illustration, citons Ie troisieme de ces passages en ordre chrono-logique26 :

Les manicheens lisent des ecritures apocryphes, ecrites SOliS Ienom des apotres par je ne sais quels arrangeurs de fables. Ellesauraient ete dignes d'etre rel;ues comme autorite de la sainteEglise du temps de leurs auteurs, si leg hommes saints et savantsqui vivaient alors et pouvaient examiner de tels ecrits avaientreconnu que res auteurs disaient vrai.lls y lisent cependant quel'apotre Thomas, se trouvant comme etranger et tout a faitinconnu a un repas de noces, rel;ut un soufflet d'un serviteur etappela sur cet homme un chatiment durable et impitoyable. Ceserviteur etant aIle ala fontaine chercher de l'eau pour legconvives, un lion se precipita sur lui et Ie tua; et la main quiavait frappe d'un faible coup la tete de l'apotre flit separee ducorps, selon Ie vreu et l'imprecation du meme apotre, et appor-tee par un chien a la table ou etait Thomas. Que petit-on voirde plus cruel? Mais comme il est ecrit dans Ie meme livre, si jene me trompe, que l'apotre demanda la grace de cet hommedans Ie siecle a veniT, Ie mal flit compense par un grand bien;de telle sorte que res inconnus, a travers cet evenement terrible,

25. Les trois passages d' Augustin sont les suivants : 1) Contra Adimantum17,2, p. 166,6-22 Zycha, trad. fran<;:aise R. JOLIVET, M. JOURJON, Biblio-theque augustinienne, 17, Paris, 1961, p. 323-325 (et note complementai-re 34, p. 777); 2) De sermone Domini in monte I, 20, 65, p. 75, 1628-1640Mutzenbecher; 3) Contra Faustum 22, 79, p. 681, 6-682, 22 Zycha. Sur respassages, voir F. D. TAYLOR, Augustine of Hyppo's Notion and Use of theApocrypha, Dissertation, University of Notre pame, Indiana, Depart-ment of Theology, 1978, p.142-157, ainsi que E. JUNOD, J.-D. KAESTLI,L'histoire des Actes apocryphes des Apotres. Le cas des Actes de Jean(Cahiers de la Revue de theologie et de philosophie, 7), Geneve, 1982, p.62-67. Ces auteurs font remarquer (p. 66) qu' « line autre observation inte-ressante ressort des temoignages d' Augustin: c'est l'emploi repete duverbe legere pour designer l'usage des apocryphes chez les Manicheens »,et ils ajoutent en note (75) : «II y a tout lieu de penser qu' Augustin, lui-meme ancien Auditeur, evoque ainsi line lecture publique, faite dans Iecadre des rassemblements cultuels de la communaute manicheenne. »26. Pour la datation de ces trois textes, ct. F. D. TAYLOR, loco cit.

270 P.-H. POIRIER

comprirent combien l'apotre etait cheri de Dieu, et que cethomme, prive d'une vie qui devait tot ou tard iinir, fut sauvedans l'eternite. Que cette histoire soit vraie ou qu'elle soit inven-tee ne m'importe en rien en ce moment.27

A chaque fois qu'il invoque les AcTh, Augustin prend soin deDoter que c'est en raison de l'autorite dont jouissent pareils ecritschez ses adversaires, « qui acceptent comme vraies et authentiquesces ecritures que Ie canon ecclesiastique a rejetees -(manichaei)a quibus illae scripturae, quas canon ecclesiasticus respuit, tamquamuerae atque sincerae acceptantur »28 et« qu'ils tiennent neanmoinspour parfaitement exactes -quas etiam incorruptissimas essedicunt »29 et «de la plus haute verite -tamquam ...uerissi-mamque »30. De telles affirmations sons la plume d'un autre auteurpourraient passer pour des poncifs heresiologiques, mais, si onconsidere, d'une part, la connaissance personnelle qu'avait Augus-tin du manicheisme et, d'autre part, Ie fait qu'il combattait desmanicheens en chair et en os, qui n'auraient pas manque de Iecontredire s'il en etait aIle autrement, on pent retenir de son temoi-gnage que les manicheens -du moins ceux d' Afrique du Nord ala fin du lye siecle -connaissaient et lisaient les AcTh, commed'ailleurs ceux d'autres apotres.

Le second temoignage permettant d'etablir que les manicheensont eu recours aux AcTh provient des ecritures manicheennes pro-prement clites, plus precisement du PsM copte31, qui, a quatrereprises, fait allusion a des elements que l'on retrouve dans lesAcTh. Ces quatre occurrences peuvent etre regroupees sons lestitles suivants :10 Activite missionnaire de Thomas en lnde :

(1) Psaumes d'Heraclide, p.192, 15 Allberry32oyel9WT fipeq6N2HY ne ~H~C 2fiT;XWp~

27. Contra Faustum 22, 79, p. 681, 6-681,27 Zycha, trad. E. JUNOD, J.-D.KAESTLI, op. cit., p. 63.28. Contra Faustum 22, 79, p. 681, 27-682,1 Zycha, trad. E. JUNOD, J.-D.KAESTLI, ibid.29. Contra Adimantum 17,2, p.166, 7 Zycha.30. qe sermone Domini I, 20, 65, p. 75, 1636-1637 Mutzenbecher.31. Edition C. R. C. ALLBERRY, A Manichaean Psalm-Book, Part II, witha contribution by Hugo IBSCHER (Manichaean Manuscripts in the ChesterBeatty Collection, Volume II), Stuttgart, 1938.32. Sur ce passage et sur les deux qui suivent, voir S. RICHTER, Exegetisch-literarkritische Untersuchungen von Herakleidespsalmen des koptisch-manichiiischen Psalmenbuches (Arbeiten zum spiitantiken und koptischenAgypten, 5), Altenberge, 1994, p. 205-206 et 219.

271LES ACTES DE THOMAS ET LE MANlcHEISME

Hn2NTOY«Thomas est un marchand qui trouve profit, dans Ie pays de I'Inde. »

(2) Psaumes d'Heraclide, p. 194, 13 Allberry~q61N6 HnK~I-9{DH~C nctNoyq6 6T~qHWK

~n2N[Toy« n a trouve aussi Thomas, la bonne odeur, qui est aIle en Inde. »

20 Mention de Mygdonia, l'une des heroines de la seconde partie desAcTh, c'est-a-dire du «recit continu formant Ie Martyrium »33 et dontPaction se situe ala cour du roi Masdai (chap. 82 et ss.):

(3) Psaumes d'Heraclide, p. 193,2 Allberryoy... .]6 H~. 6 6~y6NTC T6 HyrAoNI~ 2HT~WP~

H]Q2HTOY«Mygdonia [est une ...] que l'on a trouvee, dans Ie pays de l'lnde.»

30 Martyre de Thomas :(4) Psaumes des errants (III. Psaume de la constance), p.142, 27-30 AIl-berryN6t ~N N6T~f}-WH~C 81 2~P~Y 2Hn6qcT~YPOC

HqT~Y HH~T~t Hn9~n HOYWT ~YX~Tq HTOYOC NAor~H

~YKWT6 ~p~q c~nqT~Y NC~ ~YT6n6qcN~q 19WA ~8~[A34

°YHP HHYCTHPION ~q6ITOY °Y~TO HH6IN6 ~qX~K[OY

« Ce sont ces souffrances-la, aussi, que Thomas soutint sur sa croix;quatre soldats d'un seul coup l'ont perce du fil de (leur) lance;iIs l'ont environne, des quatre cOtes a la fois, iIs ont fait couler son sang.Combien de mysteres iI realisa ! De nombreux prodiges iI accomplit ! »35

Les renseignements doni disposaient les auteurs des psaumesmanicheens dans les passages qui ont ete cites provenaient sure-ment des AcTh. Pour ce qui est des textes (1) et (2), les Actes sootles premiers et les seuls a attribuer l'Inde a Thomas comme champde mission, alors que la tradition la plus ancienne (Origene apud

33. Cf. Y. TISSOT, Fiche signaletique sur les Actes de Thomas, dansF. BOVON et al., Les acres apocryphes des apotres. Christianisme et mondepaien (Publications de la Faculte de theologie de l'Universite de Geneve) ,Geneve, 1981, p. 304.34. Allberry donne ici ~X .[. Pour autant qu'on puisse en juger, Ie facsi-mile du manuscrit (voir S. GIVERSEN, The Manichaean Coptic Papyri inthe Chester Beatty Library, Volume IV, Psalm Book Part II [Cahiersd'orientalisme, 17], Geneve, 1988) semble supporter notre lecture.35. Traduction (modifiee) A. VILLEY, Psaumes des errants. Ecrits mani-cheens du Fayyam (Sources gnostiques et manicheennes, 3), Paris, 1994,p.73.

272 P.-H. POIRIER

Eusebe, Histoire ecclesiastique III, 1,136) l'envoyait au pays desParthes. On notera cependant dans Ie premier texte un ecart appa-rent avec leg AcTh. En effet, Ie Psautier qualifie Thomas de «mar-chand -619WT », alors que, dans leg Actes (chap. 2), l'apotre estpresente comme un charpentier achete par un marchand en pro-venance de l'!nde, Habban. Knut Schaferdiek37 a conclu de cettedisparate que Ie PsM ne pouvait dependre ici des AcTh. n est surque Ie psalmiste n'a pas trouve dans leg Actes un tel qualificatif,mais qu'ill'utilise n'implique nullement qu'il n'a pas puise dansleg Actes la mention de l'apostolat indien de Thomas. A moins queIe copte 6I9WT, «marchand », ne soit a considerer comme une fautepour 6KWT, «constructeur, malton, architecte »38, la designationd'un apotre comme un marchand est un cliche de la traditionsyriaque, que l'auteur des Psaumes d'Heraclide ne fait quereprendre39. On se gardera donc de lui attribuer une valeur cri-tique. Quant au personnage de Mygdonia (selon Ie grec; Magdo-nia dans Ie syriaque), qui intervient dans Ie texte (3), il n'apparaitque dans leg AcTh, ou il occupe une place preponderante dans laseconde partie (chap. 82-171).

Cependant, ni la mention de l'!nde ni celle de Mygdonia nenecessitaient une connaissance directe des AcTh. Mais il en va toutautrement des quelques lignes par lesquelles leg Psaumes deserrants font memoire du Martyre de l'apotre [texte (4)]. En effet,ce court passage est a ce point explicite dans leg details qu'il four-nit et Ie vocabulaire qu'il utilise que Peter Nagel s'est cru autori-se a lui assigner une place precise au sein de la tradition textuelledu Martyre de Thomas40. nest vrai, comme l'a etabli Nagel, qu'al' exception du terme aTavp6s-, nom de code manicheen pour « mar-

36. Sur la notice eusebienne, on lira E. JUNOD, « angene, Eusebe et latradition sur la repartition des champs de mission des apfJtres (Eusebe,Histoire ecclesiastique, III, 1, 1-3) », dans F. BOVON et al., Les acres apo-cryphes des apotres. Christianisme et monde paren (Publications de la Facul-te de theologie de l'Universite de Geneve), Geneve, 1981, p. 233-248.37.« Die Leukios Charinos zugeschriebene manichiiische Sammlung apo-krypher Apostelgeschichten », dans W. SCHNEEMELCHER, ed., Neutesta-mentliche Apokryphen, II. Band: Apostolisches, Apokalypsen und Ver-wandtes, Tiibingen, 1989, p. 85.38. Selon la conjecture de A. Bohlig, citee par S. RICHTER, op. cit., p. 205,n.213.39. Sur Ie theme du marchand dans la litterature syriaque, voir R. MUR-RAY, Symbols of Church and Kingdom. A Study in Early Syriac Tradi-tion, Cambridge, 1975, p. 174-175, et S. RICHTER, op. cit., p. 205-206.40.« Die apokryphen Apostelakten des 2. und 3. Jahrhunderts in der mani-chiiischen Literatur. Ein Beitrag zur Frage nach den christlichen Ele-

273LESACTES DE THOMASETLE MANICHEISME

lyre », taus les elements du PsM, sauf un (§ 6), trouvent un equi-valent dans one forme ou l'autre du Martyre de Thomas, commeIe montre Ie Tableau I. Nagel a egalement montre que l'occurrencedans Ie PsM de Hnc~n NOYWT (§ 2) et de ~YX~Tq (§ 3) Ie rap-proche d'une maniere privilegiee des temoins KV (ajla et m]cav-TE"$") de la forme A (registre superieur de l'edition de Bonnet) duMartyre grec. Mais il taut egalement remarquer que Ie PsM, pources elements et pour d'autres du chap. 168, rencontre d'autrestemoins du Martyre thomasien: § 1, latin quattuor milites; § 2,syriaque r<~r<; § 3, latin transverbaverunt, caple XOTq. D'autrepart, on element du PsM (§ 4), absent des deux formes du Marty-re grec, apparm"t dans la seule version syriaque. Quant a l'element§ 5, si on ne Ie retrouve Dulle part tel quel, il n'est pas pour autanttotalement ignore par Ie grec ou Ie caple. Il en va de meme pourles «mysteres» mentionnes en § 7, et pour Ie theme de l'accom-plissement en § 8, qui dependent manifestement de l'invocationde Thomas au chap. 168 du Martyre.

Une nouvelle edition du Martyre grec de Thomas permettrapeut-etre d'affiner l'analyse que nous avons menee a la suite decelIe de Nagel. Mais il est d'ores et deja acquis que Ie temoignagecombine des sources directes (Ie PsM) et indirectes (Augustin)permet d'etablir que les manicheens ant eu une connaissance pre-cise, c'est-a-dire litteraire, des AcTh, sinon en leur entier, du mainsde leur debut (chap. 1-16, envoi en Inde et noces a Andrapolis) etde leurseconde partie (chap. 82-171, de l'entree en scene de Myg-donia au martyre de l'apotre). Il importe donc de nuancer l'affir-mation de Michel Tardieu sur la distance qui separerait les Actespseudo-apostoliques qu'ont conn us Mani et les manicheens, etceux qui sont parvenus jusqu'a nous. D'apres Tardieu, «Mani etles manicheens connurent, entendirent raconter et se raconterentdes actes merveilleux lies aux peregrinations des apotres, mais ily a un abime entre celie connaissance orale ou ecrite d'actes et lesActes arrives jusqu'a nous »41. En ce qui conceme, en tout cas, les

menten im Manichaismus », dans K. W. TRaGER, ed., Gnosis und NeuesTestament. StudieD aus Religionswissenschaft und Theologie, Giltersloh,1973, p. 173: « Soweit man auf Grund des kurzen Textstiickes urteilenkann -die Textiiberlieferung des Martyriums des Thomas ist auBeror-dentlich kompliziert, vgl. Bonnets Apparat S. 282 -, fuBt die griechischeVorlage der koptischen Version des manich. Psalters 142, 28f. auf einemText, der den Zeugen KV ODd dem Lateiner nahesteht. »41. Compte rendu de E. JUNOD, J.-D. KAESTLI, L'histoire des Actes apo-cryphes des Apotres, Geneve, 1982, repris dans M. TARDIEU, Etudes mani-cheennes. Bibliographie critique 1977-1986 (Abstracta iranica, volumeshors serie, 4), Teheran-Paris, 1988, p. 66 (\':401).

274 P.-H. POIRIER

AcTh, on pent considerer qu'a la fin du lIIe ou au debut du lyesiecle, ils etaient connus des manicheens et utilises par eux.

II

L'idee selon laquelle leg manicheens pourraient etre leg auteursdes AcTh, ou leg auraient interpoles pour leg rendre plus conson-Danis avec leurs doctrines apparait deja dans l' Antiquite. Si Augus-tin se contente de l'aveu que « leg manicheens lisent des ecrituresapocryphes, ecrites sons Ie nom des apotres par je ne sais quelsarrangeurs de fables »42, Turibius d' Astorga, dans sa Lettre auxeveques Hydace et Ceponius, redigee veTS 440 ou pen apreS43, necraint pas d'affirmer que «ce sont manifestement leg auteurs (del"'heresie" manicheenne), notamment son principal chef, Mani, etses disciples, qui ont compose ou contamine tons leg livres apo-cryphes, particulierement ces Actes dits de saint Andre, ces Actesdits de saint Jean que Leucius a composes de sa bouche sacrilege,ces Actes dits de saint Thomas, et ceux qui leur sont semblables.Sur la base de ces livres, manicheens et priscillianistes, et toutesecte apparentee a eux, s'efforcent de confirmer leur heresie »44.Eric Junod et Jean-Daniel Kaestli, dans leur histoire des Actes deJean, ont bien montre tout ce que Ie temoignage de Turibius devaitaux procedes de l'heresiographie, et ils sont arrives a la conclusionque celui-ci, qui n'a probablement lu aucun des textes doni il men-tionne leg titres,« se contente d'adapter une notice contre leg mani-cheens en l'appliquant aux priscillianistes »45. C'est manifestementIe cas pour la mention de Leucius, doni Ie nom, associe a des actesapocryphes composes par leg manicheens, apparaft pour la pre-miere fois chez Augustin (Contra Pelicem II, 6), en 404, pourconna11re,jusque dans Ie codex 114 de Photius, sons Ie double nomde Leucius Charinus, la fortune que l'on sait46.

42. Contra Faustum 22, 79, p. 681, 6-8, trad. E. JUNOD, J .-D. KAESTLI, of.cit., p. 63.43. Sur cette lettre et sa datation, voir H. CHADWICK, Priscillian of Avila. TheOccult and the Charismatic in the Early Church, Oxford, 1976, p. 208-211.44. S. Turribii Asturicensis Epistola 5, PL 54, 694 CD, trad. E. JUNOD, J.-D. KAESTLI, of. cit., p. 96.45. E. JUNOD, J.-D. KAESTLI, of. cit., p. 97; voir aussi, ibid., p. 70-72.46. Sur la notice de Photius et sur Ie dossier complexe de Leucius (Cha-rinus), ainsi que pour la bibliographie abondante qui s'y rapporte, nousne pouvons mieux faire que de renvoyer a l'analyse d'E. JUNOD, «Actesapocryphes et heresie: Ie jugement de Photius », dans F. BovaN et al., Lesacres apocryphes des apotres. Christianisme et monde palen (Publicationsde la Faculte de tfleologie de l'Universite de Geneve), Geneve, 1981, p.l1-24, reprise dans E. JUNOD et J .-D. KAESTLI, L 'histoire des Actes apocryphes

275LESACTES DE THOMAS ET LE MANICHEISME

La these massive de I' origine manicheenne des AcTh n' aura guerede succes en dehors de la tradition heresiologique et de Beausobren'aura pas de peine a conclure que,« bien que leg Manicheens re~us-sent cet Apocryphe, il n'y a nulle apparence, qu'ils en soient legAuteurs »47. Mais, qu'il y rot eu dans les AcTh matiere a soup~on-ner des retouches ou des remaniements manicheens, cela apparutclairement des que l'on flit en mesure de les lire, au mains en par-tie, dans leur forme originale. Leur premier editeur48, J. C. Thilo,releva consciencieusement taus les points de contact qu'il avait repe-res entre lesActes et Ie manicheisme, du mains Ie manicheisme qu'ilconnaissait par Augustin, Epiphane et les Acta Archelai. Mais ilreviendra a W. Bousset, dans l'article deja cite, d'orchestrer la thesede la dependance des AcTh par rapport au« Religionssystem» mani-cheen, dependance resultant d'une« influence exercee sur lesActespar Ie manicheisme »49, et meme d'une «adaptation» ou d'une« redaction » manicbeenne50. Bousset n'ira cependant jamais jusqu' avoir dans Ie manicheisme «Ie createur des Actes de Thomas ». Celui-ci s'est plutot contenter de transformer, puis de transmettre, linereuvre deja existante51. La synthese de Bousset exercera une influen-ce notable sur les etudes manicheennes et thomasiennes de ce siecl&2.

des Apotres, p. 133-145. Les objections formulees par Kn. Schaferdiek«< Die Leukios Charinos zugeschriebene manichaische Sammlung apo-krypher Apostelgeschichten », dans W. SCHNEEMELCHER, ed., Neutesta-mentliche Apokryphen, II. Band: Apostolisches, Apokalypsen und Ver-wandtes, Tiibingen, 1989, p. 81-93) a l'encontre des conclusions de Junod(et Kaestli) ne me paraissent pas dirimantes.47. Qp. cit., tome I, p. 403.48. A vrai dire, Ie premier, a notre connaissance, a temoigner d'uneconnaissance des AcTh en grec est Richard Simon, qui, dans ses Nouvellesobservations sur Ie texte et les versions du Nouveau Testament, Paris, 1695,en imprime quelques lignes: p. 7, n. 3, oil on trouve Ie debut des AcTh(=p. 99,2-101,5 Bonnet), et p. 9 (= p.143, 2-4 Bonnet).49. «Manichaisches in den Thomasakten », p. 18 et 38 «< die Thomasak-ten sind in wesentlichen Partien manichaisch beeinflu8t » ).50. Ibid., p. 33-34.51. Ibid., p. 39.52. Depuis F. CUMONT (Recherches sur Ie manicheisme, I. La cosmogoniemanicheenne d'apres Theodore bar Khoni, BruxeIles, 1908, p. 10, n. 3),en passant par G. BoRNKAMM (voir les travaux cites supra), H.-Ch. PuECH(voir, entre autres, «Litterature manicheenne », dans R. QUENEAU, dir.,Histoire des litteratures, I [Encyclopedie de la Pleiade, 1], Paris, 1955, p.693), P. NAGEL «< Die apokryphen Apostelakten des 2. und 3. Jahrhun-derts in der manichaischen Literatur. Ein Beitrag zur Frage nach denchristlichen Elementen im Manichaismus », p. 171-173), jusqu'a la syn-these de E. PLUMACHER (Apokryphe Apostelakten [Sonderausgaben derPaulyschen Realencyclopiidie der classischen Altertumswissenschaft], Miin-chen, 1978 [Supplement-Band XV, 1978], col. 40-42).

276 P.-H. POIRIER

Il faut dire que Bousset appuyait ses conclusions sur des « analogiessurprenantes »53 que les AcTh presentent avec Ie manicheisme. Sans

en faire un releve systematique et en laissant de cote I'Hp, sur lequelnODS reviendrons, voici les passages des AcTh oil on releve les plusremarquables de ces analogies54 :

-la doxologie de l'hymne nuptial des chap. 6-7, p. 110, 19-20

Bonnet: «l86f;aaa/J 8E- Kat uJi1JT1aa/J au/J Tcjj ((;)/JTL 1T1JEVJiaTL TO/J

1TaTEpa n75' ci),1J8E"la5' Kat TIj/J Ji1JTEpa n75' aocpla5' -Ils ont glo-rifie et chante, avec l'Esprit vivant, Ie Pere de la verite et la Mere

de la sagesse »55;

-la doxologie du chap. 39, p. 157,16-17 Bonnet: «80ed(oJiE/JKat UJi/JOVJiE/J aE- Kat TO/J ci6paT6/J aov 1TaT~pa Kat TO aYL6/J

aov 1T/JEVJia Kat TIj/J Ji1JTEpa 1Taa(;)/J KTlaEW/J -Nous te glorifionset nODS te chantons, ainsi que ton Pere invisible et ton Esprit saintet la Mere de toutes les creatures »56;

-l'epiclese duchap. 27, p.142, 13-143, 4 Bonnet, etnotammentl'invocation suivante, p.142, 19-143, 1 :« l)'ef: (; 1TP£a{3VTEfJOS' (ou:

1TpEa{3Evn]5', d'apres Ie syr.) T(;)/J 1TE/JTE JiE),(;)/J, /J005' l/J/Jola5'cppolJTjaEW5' lvOvJirJaEl1J5' ),°YLaJiOV -Viens, aine (ou : messager)

des cinq membres, intellect, intellection, pensee, reflexion, rai-sonnement »57 .

,

-Ie recours a une onction d'huile, en lieu du bapteme d'eau,comme rite d'initiation, d'apres les chap. 26-27 et 49-50 (voir aussiles chap. 121, 132 et 157)58;

-l'identification des trois «peches capitaux» mentionnes auchap. 28, p. 144, 1-15 Bonnet (fornication, cupidite, service duventre) aux trois signacula manicheens59;

53. J'emprunte l'expression a J .-D. KAESlLI,« L'utilisation des Actes apo-cryphes des Apotres dans Ie Manicheisme », p. 113.54. Dont J.-D. Kaestli a dresse tine liste commode, art. cit., p. 113-114.55. VoirW. BOUSSET,« Manichaisches in den Thomasakten», p.10; ct. p.20-23, oil Bousset considere l'ensemble de l'hymne nuptial.56. Ibid., p. 10-11.57. Ibid., p. 1-6; ct. aussi Y. TIssoT, « Les Actes apocryphes de Thomas:exemple de recueil composite », p. 226-228.58. Ibid., p. 16-18; Ie probleme de l'onction a ete etudie en profondeurpar H.-Ch. PUECH, « Liturgie et pratiques rituelles dans Ie manicheisme »[1964-1965], dans Sur Ie manicheisme et autres essais (Idees et recherches),Paris, 1979, p. 332-346, et «Le manicheisme », dans H.-Ch. PuECH, dir.,Histoire des religions, II (Encyclopedie de la Pleiade, 34), Paris, 1972, p.599-600 ; sur quai on lira cependant les reserv~s de Y. TISSOT, « Les Actesapocryphes de Thomas: exemple de recueil composite », p. 225, n. 5.59. W. BOUSSET, art. cit., p.18;cf. egalementY. TISSOT, art. cit., p. 228-229.

277LES ACTES DE THOMAS ET LE MANICHEISME

-les titres de «<jJlIJV1'/ aVaTf:LAaaa a1To TWV a1TAayxvlIJv TWVTf:Af:LlIJV- voix qui s'eleve de la misericorde parfaite» et de« &'Lcl:TOU <jJlIJTOs- -droite de la lumiere », donnes a Jesus au chap. 48,p. 164, 11-13 Bonnet60;

-l'epiclese du chap. 50, p. 166,7-17 Bonnet61;

-la polymorphie du sauveur au chap. 10, p. 114, 15-17, ainsique l'appellation (p. 114, 13 Bonnet) de «<jJVTOVPYas- TOU ayaOou8EV8pov -planteur du bon arbre »62;

-les composantes de la discipline ascetique des AcTh : Ie jeOne,la priere et Ie denuement de l'apotre (chap. 20, p. 131,6-9 Bon-net), Ie rejet du mariage, l'exaltation de la 'f:VLTf:La, ainsi que Ietheme de la recherche de Soi63.

Ce n'est pas ici Ie lieu de reprendre un a un les elements analy-ses par Bousset. S'il est permis de porter sur eux unjugement glo-bal, on peut dire qu'aucun ne justifie d'affirmer ou meme de sup-poser que les AcTh -du mains ceux que nous connaissons en grecou en syriaque -ant pu etre remanies ou interpoles par des lec-teurs ou des utilisateurs manicheens. Cela dit, sans flier la paren-te frappante de plusieurs de ces elements avec des themes doctri-naux ou des expressions specifiquement manicheens. Mais il setrouve -et nous Ie savons mieux, maintenant, que Bousset audebut du siecle-qu'aucun de ces elements n'estpropre aumani-cheisme. La pentade des « membres intellectifs » du chap. 27, quia ete maintes fois invoquee comme preuve ou indice d'une revi-sion manicheenne de nos Actes, en est une bonne illustration. Sinous considerons que la meme pentade intervient dans deux textesgnostiques, Eugnoste le bienheureux (NH III, 3 et V; 1) et la Sages-se de Jesus-Christ (NH III, 4 et BG 3)64, ou elle designe la aussi les«membres -HH6~OC » de l'homme primordial, on sera conduit

60. W. BOUSSET, art. cit., p. 9-10, 12-14.61. Ibid., p. 7-8.62. Ibid., p.14-16.63. Ibid., p.18-20; Bousset tennine l'examen de ce point par tiDe remarquetres juste : « Ond so vermag denn alles zuletzt Angefiihrte nUT im Zusam-menhang mil den gesicherten ParalleleD beweisen. Doch zum mindestenist das deutlich geworden, wie manichaische Glaubige, die etwa die Tho-masakten sich aneignen wollten, sich tiberallleicht in deren Lebensidealzurechtfinden und hier verwandte Stimmungen entdecken konnten}}

(p.20).64. Voir M. TARDIEU, Ecrits gnostiques. Codex de Berlin (Sources gnos-tiques et manicheennes, 1), Paris, 1984, p.180 (traduction) et 366-368 (com-

mentaire).

278 P.-H. POIRIER

plutot a la conclusion d'un « emprunt manicheen a une source gnos-tique representee par Eug/Sg J »65. Des lors, on n'est plus en pre-sence d'une relation binaire AcTh-manicheisme, mais d'un contex-te doctrinal plus vaste dans lequel on situera et les AcTh et Iemanicheisme66. Et il en va de m~me pour tOllS les elements quenous avons releves: pour peu qu'on les replace dans une perspec-tive elargie, il n'y a plus de raison de privilegier leur relation aumanicheisme.

A vrai dire, il y a bien un passage des AcTh oil on pourrait a bondroit suspecter une relecture manicheenne. 11 s'agit du chap. 29,oil, a propos de la rupture du jeftne, les versions syriaque et grecquedisent exactement Ie contraire l'une de l'autre:

p.195, 3-14 Wrightp. 146,3-4 Bonnet

~:~ acpar<am ~ ~.'tu:r

aiJT()s' Sf- 7TaptJlE"LVE/l T!7 ~avroD

lI17aTE"Lt;l, lJlE">J.c/l yap ry KVPLaIdJ

~m(j)lE"L/l.

Lui-meme demeura dans sonjeOne, car Ie dimanche devaitIuire (trad. Festugiere).

Quant a lui, il mangea, parceque Ie premier jour de la semai-ne commen~ait a luire (trad.Poirier- Tissot).

11 se peut que la difference entre Ie grec et Ie syriaque soit impu-table a un accident de transmission, auquel cas elle ne signifieraitrien. Mais etant donne que la pratique du jeftne dominical est lar-gement attestee, chez les manicheens, tant par les sources here-siologiques que par les sources directes67, on ne peut exclure abso-

65. Ibid., p. 367-368.66. Pour one telle remise en perspective, on verra A. BOHLIG, «ZumSelbstverstandnis des Manichaismus », dans A Green Leaf Papers inHonour of Professor Jes P. Asmussen (Acta Iranica, 28), Leiden, 1988, p.317-338, spec. p. 331-332, sur les« membres intellectifs ».67. Sur celie question, voir H.-C. PUECH, «Liturgie et pratiques rituellesdans Ie manicheisme» [1959-1960], dans Sur Ie manicheisme et autres essais(Idees et recherches), Paris, 1979, p. 275-287. Mais, comme me Ie fait remar-quer Jean-Daniel Dubois (lettre du 13.ix.1995) et comme Ie notait Puech(ibid., p. 278), Ie jeune dominical est loin d'etre un trait specifique auxmanicheens.

279LESACTES DE THOMAS ET LE MANICHEISME

lument que Ie grec ait pu faire l'objet d'une revision manicheen-ne. L'inverse68 appara11 moins probable.

Quoi qu'il en soit de la portee de ce passage pour la questionqui nons occupe, on pent conclure que la these d'une revision oud'une contamination des AcTh par les manicheens, mise en circu-lation par Turibius d' Astorga et remise en vogue par la recherchemoderne, ne repose sur aucun fondement. Du moins, la base qu'el-Ie paraissait avoir s'erode-t-elle au fur et a mesure que nonsconnaissons mieux l'arriere-plan historique et doctrinal des AcThet du manicheisme.

III

Si nons considerons cependant que les AcTh sont, d'une part,tres probablement anterieurs a l'entree en scene de Mani69 et que,d'autre part, Us ont ete bel et bien connus et utilises par les sourcesmanicheennes les plus anciennes, on sera justifie de se demanders'ils n'ont pas marque de leur influence Ie developpement de lanouvelle religion. Mais avant de pretendre apporter une reponsea celie question, il importe de realiser qu'il est pen de sourcesanciennes dont l'utilisation soit aussi delicate que les AcTh. Eneffet, les differences que presentent l'une par rapport a l'autre lesversions syriaque et grecque, les incoherences qui affectent leur

68. Qui donnerait priorite au grec, comme semble Ie penser A.-J. FESTU-GIERE, Les Actes apocryphes de Jean et de Thomas, p. 59, n. 10: « Dans Iegrec, Thomas ne mange pas parce que Ie dimanche va luire (...), dans Iesyriaque il mange pour la meme raison. Le syriaque a l'usage orthodoxe. »Deja Thilo (Acta S. Thomae Apostoli, p. 160) s'etait interroge sur la signi-fication de ce passage: « Unum est, quod ab institutis sectae Manichaicaealienum videri possit. Haec singulis hebdomadibus binDs dies, solis etlunae, jejuniis consecravit : Thomas autem jejunal instante die dominica,id est Sabbato. Sed nescio an verba ilia : lj.LEM£v yap II KVpLaKl'/ E1TL<f>t'ELVita potius debeant accipi, ut Apostolus jejunium diei dominici ad vespe-ram Sabbati incepisse dicatur; cum sequantur haec: T!JS' BE- VVKTi:)S' E1TLOV-aT/S'. Neque vera, si aliter locum intellexeris, improbabile est Manichaeosantiquissimos cum Marcionitis etiam Sabbati jejunium celebravisse. »69. C'est dire que DOllS situons, d'accord en cela avec l'ensemble de la cri-tique, la composition des AcTh dans la premiere moitie du III" siecle. Unedatation plus basse ne peut cependant etre exclue absolument ; cf., a cepropos M. ALBERT, «Langues et litteratures syriaques », dans M. ALBERT,R. BEYLOT et al., Christianismes orientaux. Introduction a l'etude deslangues et des litteratures (Initiations au christianisme ancien), Paris, 1993,p. 320, qui situe ainsi les AcTh: « Ecrit encratite syriaque probablementcompose a l'occasion du transfert a Edesse, a la fin du III" siecle, desreliques de l'apotre.»

280 P.-H. POIRIER

tissu narratif de meme que les ruptures et doublets qu'on y rele-ve, tout cela indique que les Actes que nons connaissons ont der-riere eux une histoire litteraire et redactionnelle particulierementcomplexe7O. Des loTs, si les AcTh soot Ie resultat de transforma-tions et remaniements divers, catholicisants mais peut-etre aussi-du moins ne pent-on l'exclure a priori -manicheisants, n'y a-t-il pas circularite d'argument a vouloir instanTer quelque rapportque ce soit entre les Actes et Ie manicheisme? II est vrai que biendes questions soulevees a propos des AcTh ne pourront etre reso-lues, si jamais elles Ie soot, tant que nons ne disposerons pas d'uneveritable edition critique. Mais une telle edition, si elle fourniraune base solide pour reconstituer la prehistoire des Actes, ne nonsrestituera jamais Ie texte de ceux-ci tel que Mani ou ses premiersdisciples pouvaient Ie lire. Est-on pour autant condamne a ne riendire de la delle de Mani a l'egard des AcTh, ou du type de lectu-re que les manicheens ont pu en faire? Je ne Ie pense pas, a lacondition toutefois de distinguer soigneusement les differentsniveaux oil de tels rapprochements se situent, ainsi que la naturedes donnees provenant de la critique interne ou externe sur les-quelles on les fonde.

L'aspect Ie plus fascinant de ce probleme est sans contredit Ierole qu'ont de toute evidence joue les AcTh dans la formation dela personnalite religieuse de Mani. En 1933, deja, Hans HeinrichSchaeder, dans Ie long compte rendu71 qu'il a consacre au memoi-re de C. Schmidt et H.-J. Polotsky, n'hesitait pas a voir dans l'apotreThomas, heros des Actes, jumeau et double de Jesus, Ie modeledont se serait inspire Mani pour construire la figure de son alterego, l'ange revelateur qui lui manifesta sa mission et dont les formesdu nom attestees en grec, en copte et en arabe, semblent toutesrenvoyer en definitive au syriaque rbJr<'~, tii'mii'. Michel Tardieuformulera en ces termes la these de Schaeder: «A la base de toutcela [l'idee de double celeste mise de l'avant par Mani], il y a lareutilisation des noms et recits legendaires de la chretiente syriaquesur l'apotre Thomas, dont Ie nom signifie precisement "jumeau"(il est ou passe pour etre Ie frere jumeau de Jesus) et dont Evan-gile et Actes nourrissent toutes formes de piete en Orient a celieepoque. Sur Ie donne traditionnel : Paraclet ~ Jesus x Thomas, Ie~

70. Voir a ce propos Y. TISSOT, «Les Actes apocryphes de Thomas:exemple de recueil composite », dans F. BOVON et al., Les actes apocryphesdes apotres. Christianisme et monde paien, p. 223-232.71. Dans Gnomon 9 (1933) 337-362 (spec. p. 351-352), repris, malheu-reusement sans les notes, dans G. WIDENGREN, ed., Der Manichiiismus(WeKe der Forschung, 168), Darrnstadt, 1977, p. 70-97.

281LES ACTES DE THOMAS ET LE MANICHEISME

fils de Patteg va greffer Ie secret de sa vision Paraclet ~ Jesus xThomas ~ Mani. »72 Toujours d'apres Tardieu, les AcTh auraientmeme figure au premier plan des lectures du futur fondateur reli-gieux et auraient de ce fait joue un role cle dans la prise deconscience par Mani de sa vocation et dans l'elaboration de sonprogramme missionnaire :

La passion de l'aventure missionnaire chez Mani ne petit (...)s'expliquer que par un contact prolonge avec les recits roma-nesques remplis a leur tour de visions, de voyages et de drames,que la chretiente arameenne elabora sur ses apfitres favoris :actes de Jean, de Pierre, de Paul, d' Andre et de Thomas. Ladestinee de ce demier impressionna particulierement Ie jeuneMani. Tout d'abord, la tradition faisait de Thomas, ainsi que Ievoulait son nom lui-m8me, Ie «jumeau» (tawm) de Jesus;d'autre part, c'est a ce Thomas, son «jumeau », que Jesus avaittransmis ses paroles secretes (Evangile selon Thomas); c'est aThomas, enfin, que Jesus avait confie la mission d'aller Ie plusloin vers l'Est, en Inde, convertir les rois et leurs peuples (actesde Thomas). Ainsi, la legende de Thomas determina l'histoirede Mani; la vocation du second apparm"t, en effet, comme Ieproduit direct de la croyance de la chretiente orientale au des-tin du premier, tant et si bien que comprendre Mani passe engrande partie par l'examen de l'histoire des traditions relativesa la fiction litteraire de l'apfitre Thomas}3

On ne saurait certes etre plus affirmatif sur la delle de Mani al'endroit des AcTh, qu'il aurait decalque dans leur ensemble etdans Ie detail. Mais, outre l'argument lexical (tii(')wmii'/tii'mii' =8[8vJ10S'~ av(vyOS' )14, celie these seduisante et meme, jusqu'a uncertain point necessaire, si tant est que l'on veuille restituer Iemilieu oil s'est forgee la conviction premiere de Mani, ne pent sereclamer d'aucune donnee factuelle irrefutable. Elle a cependant

72. Le manicheisme (Que sais-je?, 1940), Paris, 1981, p.14. Sur l'influen-ce que les AcTh ont pu exercer sur Mani, on lira egalement W. SUNDER-MANN, «Mani, India and the Manichaean Religions », South Asian Stu-dies 2 (1986) 11-19, spec. p.11-12.73. Ibid., p. 42.74. A ce sujet, S. N. Lieu (Manichaeism in the Later Roman Empire andMedieval China, 2. edition, revised and expanded [Wissenschaftliche Unter-suchungen zum Neuen Testament, 63], Tilbingen, 1992, p. 65) fait uneremarque interessante: «It is note-worthy that the Manichaean missio-naries appear to have followed Valentinian tradition in rendering the termfor Mani's Divine 1\vin (the most likely original Syriac form being t'm'r63ro('~) as () av(vyoS' rather than () 8l8v/loS' which is much closer to themeaning of the original. »

282 P.-H. POIRIER

gagne en vraisemblance depuis la decouverte, rendue publique en1970, d'une hagio-biographie de Mani intitule Sur la naissance deson corps75, lTEpL Tf1S' yivV1JS' ToD awflaToS' aVToD, mieux connuesous l'appellation de Codex manicheen de Cologne (ci-apresCMC)76. Le CMC consacre en effet plusieurs pages au fecit desmanifestations du aii(vyoS' et aux entretiens que Mani eut avec lui(section II d'apres Ie plan elabore par L. Koenen et C. Romer7),dans lesquelles on releve quelques paralleles remarquables avecl'HP des AcTh. Des paralleles tels qu'a notre avis, ils permettentde conclure a des contacts precis entre l' Hymne et la Vita mani-cheenne. Ces paralleles ont ete scrupuleusement notes et analysespar les inventeurs et premiers editeurs du CMC, Albert Henrichset Ludwig Koenen, dans leur article liminaire de 197078. Cepen-dant, Ie traitement qu'ils ont reserve a cette documentation inedi-te temoigne du meme vice de methode qui avait hypotheque lapresque totalite des travaux consacres a l'HP depuis la fin du XlXesiecle: autorises par les rapprochements qu'ils observaient entrel'HP et Ie CMC a poser la these que l'HP visait Mani, ils ont cher-che, au prix d'un concordisme systematique et artificiel, a rappor-ter au fondateur la plupart des elements de l' Hymne. Dans unecontribution publiee en 1986, nous avons nous-meme repris l'ana-lyse comparative du CMC et de l'HP, et nous sommes arrive a ladouble conclusion que les redacteurs du Codex ont pu connaitrel'Hymne, et que Ie vocabulaire et la thematique de l'HP ont sansdoute influence Ie CMC79. Mais du meme coup nous avons acquisla conviction que la coherence interne de l' Hymne et l'absence de

75. J'emprunte cette traduction de l'intitule grec du CMC a M. TARDIEU,op. cit., p. 68.76. Outre l'article de A. Henrichs et L. Koenen, cite infra, et leg livraisonssuccessives de leur editio princeps, on utilisera maintenant L. KOENEN, C.ROMER, Der Kainer Mani-Kodex. Ober das Werden seines Leibes. Kri-tische Edition (Abhandlungen der Rheinisch-westfiilischenAkademie derWissenschaften, Sonderreihe Papyrologica Coloniensia, 14), Opladen,1988.77. Gp. cit., p. VIII.78. «Ein griechischer Mani-Codex (P. Colon. inv. nr. 4780) » ZeitschriftfUr Papyrologie und Epigraphik 5 (1970), p.161-189, spec. p.171-182; voiraussi H.-Ch. PUECH, «Doctrines esoteriques et themes gnostiques dansl'Evangile selon Thomas» [1970-1971], dans En quete de la gnose, II. Surl'Evangile selon Thomas (Bibliotheque des sciences humaines), Paris, 1978,p. 219-241.79. « L'Hymne de la perle et Ie manicheisme ala lumiere du Codex mani-cheen de Cologne », dans L. CIRILLO, A. ROSELLI, ed., Codex Manichai-cus Coloniensis. Atti del Simposio Intemazionale (Rende-Amantea 3-7settembre 1984) (Universita degli studi della Calabria), Cosenza, 1986,

283bES ACTES DE THOMAS ET LE MANIcHEISME

terme technique specifiquement manicheen80 dans son lexiqueinterdisent d'en faire une reuvre manicheenne en tout ou en par-tid. D'apres DOUg, si l'HP a jamais evolue dans l'orbite du mani-cheisme, ce ne saurait etre au titre d'une reuvre que leg manicheensauraient composee ou meme remaniee, moos d'une reuvre,adop-tee par eux, parce qu'ils y auraient reconnu une evocation poe-tique, une parabole en quelque sorte, de la vocation ou de la mis-sion de Mani, sans jamais pretendre, pour autant,. fairecorrespondre chaque detail de l'Hymne a des evenements identi-fiables de la vie du maitre.

Nous venons de rappeler que l'HP ne comporte aucun termetechnique qui permette de Ie rattacher a coup sur au manicheis-me. II est cependant un element du vocabulaire de l'Hymne, donton a releve plusieurs attestatio~ dans leg sources manicheennesmoyen-iraniennes et qui semble avoir figure en bonne place dansla terminologie du manicheisme oriental. II s'agit du terme~~,p~gryb), qui apparait au v. 48a de l'HP. Relativementrare en syriaque et en arameen, qui l'ont d'ailleurs emprunte al'iranien, ce mot signifie etymologiquement «apres-soi », d'ouleg traductions par «vice-roi » ou « heritier » par lesquelles on Ierend habituellement. Le gens premier du terme est toujours celuide locum tenens «< Stellvertreter ») et il implique une autoritefondee sur une certaine identite81. Or, en 1986, Werner Sunder-

p. 235-248. On notera toutefois que K. Rudolph s.e montre plus reserveque nous sur la possibilite de contacts entre l'HPtet Ie CMC, voir « Maniund die Gnosis », dans P. BRYDER, ed., Manichaean Studies. Proceedingsof the First International Conference on Manichaeism August 5-9, 1987(Lunds Studies in African and Asian Religions, 1), Lund, 198f5, p. 194:« auch die Anspielungen auf das sogenannte "Perlenlied" sind nur indi-rekt greifbar. »80. L'importance de prendre appui sur des elements specifiques et destermes techniques pour des comparaisons de ce genre a ete soulignee parM. Tardieu a propos de la lecture anti-manicheenne de l'Ode de Salomon38 que H. J. W. Drijvers veut faire ( « Odes of Salomon and Psalms of Mani.Christians and Manichaeans in Third-Century Syria », dans R. van denBROEK, M. J. VERMASEREN, ed., Studies in Gnosticism and Hellenistic Reli-gions presented to Gilles Quispel [Etudes pretiminaires aux religions orien-tales dans l'Empire romain, 91], Leiden,1981, p.117-130); voir M. TAR-DIEU, Etudes manicheennes. Bibliographie critique 1977-1986 (Abstractairanica, volumes hors serie, 4), Teheran-Paris, 1988, p. 55 (V.491).81. Voir Ie dossier rassemble dans notre Hymne de la Perle des Actes deThomas. Introduction, texte, traduction, commentaire (Homo religiosus,8), Louvain-la-Neuve, 1981, p. 212-223, auquel on ajoutera J. TEIXIDOR,« Deux documents syriaques du III" siecle apres J .-C., provenant du MoyenEuphrate », Academie des Inscriptions et Belles-Lettres, Comptes rendusdes seances de l'annee 1990, Paris, 1990, p. 144-166.

284 P.-H. POIRIER

mann82 a retrouve ce terme dans un fragment manicheen sogdien(M 1828) portant, au recto, une traduction, que Sundermann qua-lifie de tIes exacte83, de In 16,7-8 et, au verso, de In 16, 13. PourIe debut de ce verset, en grec: oTav Sf- EA8{7 f:KELVOS" (mis pour1TapdKA1]TOS"), Ie fragment sogdien porte ps'yrywy (= paSiiyrzwe).Comme Ie souligne Sundermann84, ce fragment est important aplus d'un titre. 11 montre en effet que Ie concept de paraclet n'etaitpas inconnu de la tradition manicheenne orientale, et il permetd'etablir l'equivalence p~gryb' = 1TapdKA1]TOS" = «jumeau de lumie-re» de Mani. De m~me que, dans l'HP, Ie freredu prince est Iep~gryb' du roi, leur peTe, de la m~me maniere Ie 1TapdKA1]TOS' seraitIe p~gryb' du vofls' de lumiere ou de Jesus Splendeur. Sundermannformule en outre l'hypothese que la communaute manicheenneprimitive et, peut-~tre, Mani lui-m~me ont dft connaftre, sous uneforme ou une autre, Ie terme p~gryb' deja au IIIe siecle, etant donnequ'il est atteste dans l'HP85. Quoi qu'il en soit de la valeur de cettehypothese, qui suppose, comme nous-m~me Ie pensons, que legmanicheens ont connu l' Hymne, l'occurrence dans celui-ci et dansleg sources manicheennes iraniennes d'un terme aussi singulier quesyr. p~gryb' et ses equivalents moyen-perse et sogdien est une pieceimportante a verser au dossier de l'histoire manicheenne de l'HP.

11 en va de m~me de l'apparition dans leg Kephalaia coptes d'untheme qu'ignorent par ailleurs la mythologie et la symboliquemanicheennes, mais quijoue un r61e central dans l'Hp86. 11 s'agitde celui de la letlre (gr. f:1TLGTOALj1aLa pryj1aTa, gyro t<'~~),envoyee par ses parents au jeune prince pour Ie reveiller et luirappeler sa mission. Le kephalaion 7587 compare en effet leg«appels» (TW2H6) et les« ecoutes» ou« auditions» (CWTH6) qui

82. «Der Paraklet in der ostmanichiiischen Uberlieferung », dans P. BRY-DER, ed., Manichaean Studies. Proceedings of the First InternationalConference on Manichaeism August 5-9, 1987 (Lunds Studies in Africanand Asian Religions, 1), Lund, 1988, p. 201-212.83. Ibid., p. 204.84. Ibid., p. 203 et 207.85. Ibid.. p. 206.86. Je remercie Wolf-Peter Funk d'avoir attire mon attention sur ce point.87. Ed. [A. BOHLIG, H. J. POLOTSKY], Manichiiische Handschriften derstaatlichen Museen Berlin, Band I, Kephalaia, 1. Hiilfte (Lieferung 1-10),mit einem Beitrag yon Hugo Ibscher, Stuttgart, 1940, p. 181,32-182,34;traduction anglaise I. GARDNER, The Kephalaia of the Teacher. The Edi-ted Coptic Manichaean Texts in Translation with Commentary (Nag Ham-madi and Manichaean Studies, 37), Leiden, 1995, p. 191-192. Je remerciea nouveau W.-P. Funk de m'avoir communique les «Addenda et Corri-genda» qu'il a rediges pour ces pages du manuscrit de Berlin.

285LES ACTES DE THOMAS ET LE MANIcHEISME

scandent Ie deroulement du my the manicheen a des «lettres»(6n1CTOJ..H) que s'echangent leg principaux protagonistes dudrame, lettres de paix et de salutation (p. 182,4), porteuses de reve-lation et de sagesse (p.182, 22-23). Etant donne l'absence du themede la lettre dans l'imagerie manicheenne, on pent se demander sileg kephalaia ne trahissent pas ici l'influence de I'Hp88,

Mais, si Ie contact entre I'HP et leg sources manicheennes parroThautement probable, implique-t-il un contact de ces memes sourcesavec leg AcTh? Poser cette question, c'est evoquer Ie difficile pro-bleme du lien de l'HP avec leg AcTh, ou de l'integration de I'HPaux AcTh. Nous avons naguere formule l'hypothese que I'HP,reuvre litteraire d'origine parthe, a ete introduite dans leg AcThpar leg manicheens89, Malgre certaines reserves formulees a l'en-contre de cette hypothese90, qui n'a d'ailleurs guere ete discutee,nons ne voyons toujours pas de meilleure explication a la presen-ce de l' Hymne dans leg Actes. II est toutefois paradoxa! que la seulepartie des AcTh pour laquelle nons disposions de donnees fac-tuelles -litteraires en l'occurrence -permettant d'etablir queleg manicheens leur auraient emprunte, gait une interpolation ave-ree91,

Meme s'il demeure impossible, dans l'etat actuel de notre docu-mentation, de l'etablir bars de tout dante, il nons apparaft nean-mains hautement probable, a la lumiere, notamment, du CMCmais aussi des sources coptes et asiatiques, que Mani lui-meme -ou ceux de ses disciples qui ant construit l'hagiographie du fon-dateur -rot ete marque par la frequentation des AcTh. Mais enco-re faut-illimiter cette influence aux aspects structurants de la per-sonnalite religieuse de Mani, a savoir la thematique gemellaireinspiree de celIe qui est orchestree par leg AcTh92, et la concep-

88. Le rapprochement entre Ie keph. 75 et I'HP est note par v: ARNOLD-DOBEN, Die Bildersprache des Manichiiismw (Arbeitsmaterialen zur Reli-gionsgeschichte, 3), Bonn-Koln, 1978, p. 161, n. 4, et par I. GARDNER, op.

cit., p.191.89. ct. L'Hymne de la Perle des Actes de Thomas, p. 310-316.90. Voir les comptes rendus de M. TARDIEU, repris dans ses Etudes mani-cheennes. Bibliographie critique 1977-1986 (Abstracta iranica, volumeshors serie, 4), Teheran-Paris, 1988, p. 59 (V.503), et de P. DEVOS, dansAnalecta Bollandiana 101 (1983), p. 178.9L a. P.-H. POIRIER, «L'Hymne de la Perle des Actes de Thomas: etudede la tradition manuscrite », dans Symposium syriacum 1976 celebre du13 au 17 septembre 1976 au Centre culturel "Les Fontaines" de Chantilly(France) (Orientalia christiana analecta, 205), Rome, 1978, p. 19-29.92. Voir, a ce sujet, R. KUNTZMANN, Le symbolisme des jumeaux au Proche-Orient ancient. Naissance, fonction et evolution d'un symbole (BeauchesneReligions, 12), Paris, 1983, p. 206-212.

286 P.-H. POIRIER

tion de la mission et de l'errance apostolique. II faut en tout casresister a la tentation de vouloir retrouver a tout prix un paralle-lisme strict entre la carriere de Mani et Ie destin de Thomas ou duheros de I'HP.

*

Le demier specialiste a avoir etudie leg relations des AcTh avecIe manicheisme, Peter Nagel, a exprime des vues assez precises surIe probleme qui DOUg occupe, et c'est en Ie citant que DOUg conclu-rODS:

Les Actes de Thomas, ecrit-il, entretiennent avec Ie manicheis-me une autre relation que leg Actes (de Paul, de Pierre, d'An-dre et de Jean), car ils appartiennent d'une maniere immedia-te Ii la pre- et Ii la protohistoire du manicheisme. (...) En outre,lesActes de Thomas n'ont pas seulement influe sur la construc-tion du systeme manicheen et laisse dans leg ecritures mani-cheennes leg traces attendues, ils sont devenus eux-memes linepartie de la litterature manicheenne, non pas au gens, superfi-ciel, ou ils auraient, comme leg quatre autres Actes, ete admissans plus dans Ie cercle des ecritures manicheennes, en tantqu' element du corpus des cinq Acta apostolorum. Les Actes deThomas ont plut6t ete soumis Ii line redaction manicheenne quis'est deployee de la maniere la plus evidente dans la doxologiede l'hymne nuptial (chap. 7), l'epiclese (chap. 27) et l'« Hymnede la Perle» (chap. 108-113)93; ce dernier, precisement, quicontient en raccourci tout Ie my the du salut, a ete, sur la basede motifs folkloriques et mythiques plus anciens, directementretravaille en fonction de la figure et du destin de Mani. Le pro-cessus de la redaction manicheenne presuppose, pour sa part,l'existence de la doctrine manicheenne, line situation qui dis-tingue fondamentalement leg Actes de Thomas des quatre autresActes du corpus: meme si on ne peut reconstruire jusqu'au der-nier detail leur etendue et leur composition, res derniers ont entout cas ete acheves en un stade pre-manicheen, libres de rema-niements manicheens.94

Au terme de notre propre examen de la question, nous vou-drions pouvoir etre aussi ferme dans nos conclusions que l'est PeterNagel. Nous sommes cependant d'accord avec lui pour reconnaitre

93. Nagel marque ici sa dette it l'endroit de Bousset et de Bomkamm.94. «Die apokryphen Apostelakten des 2. und 3. Jahrhunderts in der mani-chaischen Literatur. Ein Beitrag zur Frage nach den christlichen Ele-menten im Manichaismus », p. 171-172.

287LES ACTES DE THOMAS ET LE MANICHEISME

que les AcTh entretiennent une relation privilegiee avec Ie mani-cheisme. Provenant d'une aire linguistique et culturelle qui coin-cide largement avec celIe du manicheisme originel, connus, sinonde Mani, du mains des fideles des premieres generations, cites parles auteurs du Psautier et fort probablement utilises par ceux duCMC, les AcTh et, avec eux, I'HP reclament a bon droit l'atten-lion des historiens du manicheisme, tout comme les editeurs etcommentateurs des AcTh ne peuvent faire l'economie d'uneconnaissance exacte de la religion de lumiere et de ses sources.Mais les uns et les autres, specialistes du manicheisme ou de nosActes, doivent d'abord, par-dela la fascination des paralleles, consi-defer ceux-ci dans un contexte ouvert, en enregistrant toutes lesinfluences qui ant contribue a leur formation, mais aussi en pre-servant leur autonornie. Car la recherche sur les AcTh, au XIxeet durant la premiere moitie du xxe siecle, a ete trap largementtributaire du reflexe consistant a attribuer tout ce qu'on y trouvaitde singulier au gnosticisme ou au manicheisme, ou encore a despersonnalites aussi fuyantes que celIe de Bardesane, ce qui s'ap-pelle vouloir expliauer obscurum Der obscurius.

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Jean-Daniel DUBOISEcole pratique des hautes etudes,section des sciences religieuses, Paris

SOMMOS DANS LA VERSION COPTEDES ACTES DE PILATE (XVI,7)

Au milieu d'un debat exegetique de la version copte des Actes de Pilate,une phrase enigmatique renvoie Ii la memoire eternelle de lobel (XVI,7).Une nouvelle lecture de ce passage suggere de voir I' exclamation' Par Jupi-ter Sumanus... " et propose une reinterpretation du contexte historique de

ce passage, au cours du We s.

In the middle of an exegetical debate in the Coptic version of the ActaPilati, an enigmatic sentence refers to the eternal memory of Iobel (XVI,7).A new reading of this passage suggests seeing here an exclamation' ByJupiter Sumanus...' and proposes reinterpreting the historical context of thisdebate, during the Nth century.

Le texte copte des Actes apocryphes de Pilate a ete bien editeau siecle demier par F. de Rossi a partir du Papyrus nol de Turin1.Ce texte correspond essentiellement a la version grecque 'A:, edi-tee quelque temps auparavant par C. Tischendorf dans son antho-logie d'evangites apocryphes2. Le coptisant A. Peyron avait etabliune traduction latine du Papyrus de Turin pour C. Tischendorf quiI'integra dans I'apparat critique du texte grec. Quand on fait refe-rence a la version copte des Actes de Pilate, c'est souvent a cettetraduction latine de Peyron que I'on renvoie, par I'intermediairede I'edition de Tischendorf. Or, E. Revillout avait prepare a cettememe epoque une edition du Papyrus de Turin qu'it ne publia dansla Patrologie Orientale qu'en 19133 avec deux fragments de la

1. «Trascrizione di un codice copto del Museo Egizio di Torino », Memo-rie della reale Accademia delle Scienze di Torino, ser. II, t. XXXV; 1883,p.163ss.2. Evangelia apocrypha, Leipzig, 1876 (reimpr. Hildesheim, 1966),p. LIVss. et 210-286; ct. aussi F. Scheidweiler, revu par A. de Santos Otero,dans l'anthologie de W. Schneemelcher, ed., Neutestamentliche Apokry-phen, t. I, Evangelien, Tiibingen, 1987, 5e ed., p. 395ss.; F. Quere, Evan-giles apocryphes, Paris, 1983 (coli. Points Sagesses), p. 125ss.3. Apocryphes coptes, Paris, 1913 (P.O. 1X,2).

Apocrypha 9, 1998, p. 291-300

292 I.-D. DUBOIS

Bibliotheque Nationale de Paris (Copte 129/17 fol.50 et Copte129/18 fol.140) deja publies par Pierre Lacau en 1904 dans sesFragments d'apocryphes coptes4. Une comparaison detaillee de resfragments avec Ie papyrus de Thrin permet de conclure a I'exis-tence de deux versions coptes, etablies sur des originaux grecs dif-ferents5. A I'heure actuelle on connaft encore des fragments coptesrelies aux Actes de Pilate a la Bodleienne6 et au Caire 7 ; dans Ie pre-mier cas, il pent s'agir d'une citation de I'episode des enseignes auchapitre 1 des Actes de Pilate dans une homelie, et dans Ie deuxie-me, aussi d'nne homelie sur la Passion, avec I'episode de I'inter-rogatoire de Jesus par Pilate. Pour etre complet, il taut enfin signa-ler I'existence d'une edition plus recente du Papyrus de Turinaccompagnee d'un bref commentaire par Tito Orlandi et Marian-gela Vandorn, en 19668.

Le texte apocryphe des Actes de Pilate a connu une longue his-toire, depuis Ie IVe siecle jusqu'au Moyen Age qui Ie connaissaitprincipalement sons la designation d' Evangile de Nicodeme. Cetexte fut celebre au moins pour deux raisons: puisqu'il commen-<;ait par Ie recit du proces de Jesus chez Pilate, comme un deve-loppement des textes bibliques canoniques, il a servi de base a larepresentation et a la diffusion des mysteres de la Passion; d'autrepart, Ie texte long des Actes de Pilate comporte Ie recit d'une Des-cente de Jesus aux Enters, avec une description de la victoire duChrist ressuscite sur Ie royaume des morts, et la rt5surrection gene-rate des patriarches, prophetes, apotres et martyrs; les Actes dePilate devaient repondre a la curiosite des fideles a partir dumoment oil Ie theme de la descente du Christ aux enfers fut inte-gre dans Ie texte de confessions de foi, comme Ie Symbole desApotres.

La version copte des Actes de Pilate ne comporte pas cette par-tie sur la descente aux enfers. Le texte se termine, comme la ver-sion grecque '~ de Tischendorl par de tongues discussions entrepretres, chefs de la synagogue et levites a propos des confessions,faites par les temoins de I' ascension de Jesus ( chap.14) et par Joseph

4. (M.I.F.A.O. 9), p. 5-12.5. Cf. J.-D. Dubois, Communication au Congres international de Lau-sanne -Geneve, 22-25 mars 1995 «< La version copte des Actes de Pilate»Apocrypha 8, 1997, p. 81-88).6. J. W. BARNS, « Bodleian Fragments of a Sa 'fdic Version of the Acta Pilati »,Coptic Studies in Honour of W:E. Crum, Boston, 1950, p. 245-250.7. H. MUNIER, Catalogue General des Antiquites Egyptiennes du Museedu Caire, Le Caire, 1916, n° 9228, p.19-21.8. Vangelo di Nicodemo, Milan, 1966, (Testi e Documenti per 10 Studiodell' Antichita XV et XVa), 2 vol.

SOMMOS DANS LA VERSION COPI'E DES ACTES DE PILATE 293

d' Arimathee (chap.I5); Ie chapitre 16 reprend les deliberationsdu Grand Conseil des Juifs a propos de l'ascension de Jesus etconstitue une suite des debats exegetiques engendres par les depo-sitions des temoins de l'ascension de Jesus.

Au milieu de ces debats, un phrase mise dans la bouche despr~tres et des levites p~se probleme; nous nous proposons de l'exa-mmer: t!}.\ COYU UN n6T6t!}.\YUOYT6 6pOq X6 /(J)BHA 6P6

n6qpnu66Y6 6(J) Cette phrase paraft enigmatique a cause dela presence de Coyu et de /(J)BHA qu'il taut identifier; et surtout, laconstruction grammaticale semble obscure: comment comprendret!).\ ? Pourquoi /(J)BHA est -illie a coyu? Enfin, comment comprendrel'ensemble du paragraphe?

Etat de La question

A consulter les traductions proposees pour ce passage, on consta-te la perplexite des interpretes. La plupart du temps (!),\ est traduitcomme une preposition au sens de «jusqu'a », et c'est ainsi que E.Revillout traduit: «Jusqu'a Soum et celui qu'on nomme lobel, sonsouvenir durera »9. Prudent, Amedee PeyTon dans sa traduction lati-ne editee par Tischendorf, propose quelques points de suspensionpour indiquer la difficulte de comprendre l'ensemble du paragraphe.E. Revillout traduit sans point de suspension, en reperant ici uneallusion biblique au Psaume 71(LXX)/72,5; malheureusement cetteallusion biblique conceme Ie verset 17 du psaume evoque, et non Ieverset 5, et elle ne renvoie qu'a l'eternite du nom de Dieu, et nonpas a un element qui permettrait d'identifier COYH et /(J)BHA.

Si l'on cherche une explication de ce passage en se toumant veTSun original grec possible des Actes de Pilate, on constatera a cetendroit dans l'edition des textes grecs utilises par Tischendorf, unamoncellement de variantes qui derivent d'une mecomprehensiondes noms propres ou d'une difficulte per~ue dans la constructionde la phrase. On peut relever selon les manuscrits grecs que ;WBHAest une autre designation de COYH, appele Sommos ou Sommos(suivant tel ou tel manuscrit); d'autre part, l'ensemble de la phra-se est mise au conditionnel «Si jusqu'a Sommos...»; entin, Iemanuscrit C de Tischendorf renvoie a lovil, alors que Ie manuscritE interprete explicitement les noms propres en reference a Jesus.Il nous faudra plus loin interpreter ces elements par rapport autexte de la version copte.

Si on compare maintenant les traductions modemes de ce pas-sage, on rencontre Ie meme genre de difficultes. Dans Ie premier

9. Op. cit., p. 125.

294 J.-D. DUBOIS

tome de l'anthologie de textes apocryphes de E. Hennecke et W.Schneemelcher, F. Scheidweiler traduit ainsi la phrase en ques-tiowo: «Et leg pretres et leg levites se dirent entre eux: Si on penseencore a Jesus apres 50 ans, alors il regnera pour toujours et sepreparera un peuple nouveau ». Heureusement pour Ie lecteur, F.Scheidweiler explique sa traduction par une note en bas de page:il suppose une correspondance entre Ie texte grec et Ie texte copte;la phrase grecque commen~ant pas« si... »n'ayant pas de verbe, F.Scheidweiler interprete l'ensemble en reference a l'annee jubilai-re (a cause de lobel), l'annee qui suit la periode des sept fois septperiodes d'annees, et Ie nom de Sommos ou Soum serait selon luiune forme grecisee de l'hebreu shanah pour l'annee. La nouvelleedition du Hennecke-Schneemelcher reprend cette interpretationingenieusell, mais fantaisiste, malgre leg corrections apportees parA. de Santos Otero pour Ie chapitre consacre aux Actes de Pilate.

En remontant la chaine des traductions modemes de ce passa-ge, on pent voir que la traduction anglaise de l'anthologie de M.R. James12 constitue sans doute la source de l'interpretation de F.Scheidweiler; elle correspond a la phrase suivante:« Si son memo-rial perdure jusqu'a Sommos (en copte Soum) qui est appele aussilobel (c'est-a-dire Ie jubile), sachez qu'il regnera pour toujours etqu'il se suscitera un peuple nouveau ». Cette traduction pent don-neT un gens acceptable pour un lecteur moderne, mais il taut melan-geT Ie texte grec et Ie texte copte; d'ailleurs, M.R. James tradui-gait sans doute ainsi a cause de la traduction latiIie de A. PeYTon :«memoria ejus permanet, si ...scietis... ».

Parmi leg anthologies fran~aises d'apocryphes, on ne pent pasutiliser la traduction du Dictionnaire des apocryphes de Migne quine suit pas la recension' A: de Tischendorf, ni celIe de D. Rops -F.Amiot qui resume trop brievement leg Actes de Pilate pour res cha-pitres-la. En revanche, la traduction de France Quere13 suit a penpres la traduction de M.R. James: «Si sa memoire dure jusqu'aSommos dit aussi lobel, sachez que son regne est eternel et qu'ilse levera un peuple nouveau ».

Parmi leg versions anciennes du meme passage, la version arme-nienne retroversee en grec par F. C. Conybeare ne donne pas d'in-dication a cet endroit du texte14, pas plus d'ailleurs que Ie texte~

10. p. 348 et n.1.11. p. 413 et n. 16.12. The Apocryphal New Testament, Oxford, 1924, p. 113.13. Evangiles apocryphes, Paris, 1983, p 151.14. « Acta Pilati », Studia biblica et ecclesiastica, t IV; Oxford, 1896, p.131132.

295SOMMOS DANS LA VERSION COPrE DES ACTES DE PILATE

vieux slave edite par A. Vaillanp5, ou la version latine editee parH. C. Kim16. Seulle palimpseste latin de Vienne (Vindobon. 536,fol.137vo) qui represente Ie plus ancien mannuscrit latin connu desActes de Pilate (date entre Ie Ve et Ie VIle s.) rapporte quelquesbribes de texte a cet endroit : «Si usque Summum qui dicitur lDUmemoria eius est qui intellegitis qui... retinentia» (d'apres les tra-vaux de G. Philippart). Meme s'il est difficile de lire ici Ie nom delobel, celui de Sommos est clairement indique comme etant celuide Summus. D'apres les informations communiquees par BernardOutlier, les versions georgiennes gomment toute difficulte envoyant en Sommos une reference a Simeon, mentionne plus hauldans Ie meme contexte, et en label une reference a Joel Ie pro-phete: «Si samemoire vient de Simeon, qui s'appelle Joel, quetaus Ie sachent, il sera ferme pour Ie siecle, et il se suscitera pourlui-meme un peuple nouveau »; les manuscrits georgiens G et Hresument meme cette phrase en comprimant les deux membres dela proposition: «il affermira pour lui-meme un peuple nouveau ».La version syriaque, traduite en latin par Rahmani au debut dusiecle, et retraduite par Albert Frey, de Lausanne, indique egale-ment un effacement de la reference a Sommos et label : « (Puisque)vous affirmez cette tradition et n'eloignez pas son histoire de nous,vous devez savoir qu'il persistera en eternite, et se suscitera unpeuple nouveau ».

On retiendra de ce parcours que les versions de ce passage visentla plupart du temps Ie personnage de Jesus et que, si l'on suit Ietexte grec, on peut voir en label une glose explicative du nom deSommos. Apres avoir discute de ce passage au sein de l'equipe res-ponsable de la nouvelle edition des Actes de Pilate, et en particu-lief avec Gerard Roquet a propos de la version caple, il nous asemble que l'interpretation de la forme du texte caple meritaitd'etre corrigee :

(a) l'expression caple n6T6C!)AYHOYT6 6poq X6 i'WBHA sembleintroduire une glose explicative, comme dans les versions grecques;alors pourquoi HN comme s'il s'agissait de deux personnages?

(b) les variantes grecques connues aujourd'hui mentionnent l'or-thographe de Sommos avec un alpha (Sammos), un omicron (Som-mas), un omega (Sommos), ou un omicron et upsilon (Soummos),comme s'il s'agissait d'une transcription du latin Summus; remar-qualls, de plus, que certains manuscrits grecs ne mentionnent~

15. L 'Evangile de Nicodeme, Paris-Geneve, 1968 (Hautes Etudes Orien-tales 11,1), p. 50-51.16. The Gospel of Nicodemus, Toronto, 1973 (Toronto Medieval LatinTexts 2), p. 35.

296 J.-D. DUBOIS

meme pas lobel comme si l'interpretation du nom ne paraissait pasnecessaire. II faut donc en conclure que Ie texte copte pourrait, etdevrait etre decoupe autrement: COYHHN n6T6W.\HOYT6 fWBHA.,et non pas comme F. de Rossi et ses successeurs «Soum et celuiqu'on appelle lobel ». Dans ce cas, il ne serait plus necessaire derechercher l'identite d'une divinite Soum, mais il y aurait unesimple reference a Jupiter, Summus transcrit en grec Sommos. Laforme du nom Soummn n'exclut pas une reference a Summus, maisrenvoie encore plus explicitement a un autre qualificatif de Jupi-ter, Sumanus.

(c) Si l'on prend COYHHN pour une reference a une divinite, expli-cite par la glose «celui que l'on appelle lobel », la preposition l!J.\pourrait avoir alors un sellS different des traductions habituelles;l!J.\ designerait l'equivalent du latin per suivi de l'accusatif: Perlovern, par Jupiter?; il s'agirait d'une formule banale de sermentou d'imprecation qui convient ires bien au contexte de noire pas-sage, centre autour de la reference a la malediction du Deutero-nome (21,23) :« Tout pendu au bois est malediction ».

On peut resumer ces quelques resultats par une nouvelle tra-duction du passage: «Par Summen(Sumanus) dit aussi lobel, puis-se sa memoire durer! Cela etant, vous comprendrez que son nomdoit demeurer etemellement ». II Teste maintenant a expliciter brie-vement les references bibliques de ce passage et Ie contenu desnoms propres.

Les references bibliques.

L'ensemble du chapitre 16 des Actes de Pilate, comme Ie restedu texte d'ailleurs, fourmille de references bibliques, parce que cetexte emane, aux dires des Peres de l'Eglise du lYe s., des contro-verses entre Juifs et chretienS18. Dans Ie contexte de notre passa-ge, il s'agit de faire dire aux docteurs de la Loi juive combien lamort effective de Jesus sur la croix est deja annoncee par la Loi deMoise. Apres Ie rappel des evenements de la crucifixion, Ie rabbinLevi confirme la prophetie de Simeon a Marie, loTS de la presen-tation de Jesus au Temple, selon Luc 2,34. Puis vient une phrasedes docteurs de la Loi avec deux allusions bibliques: Ps117(LXX),23, 'une merveille a nos yeux', citee en Mc 12,11 et par.Mt 21,42, dans la reference a la pierre angulaire tiree de Ps 117,22-23; et la mention de la maison de Jacob, qui apparait une seule fois

17. Cf W.E. Crum, Coptic Dictionnary, Oxford, 1939, l!J6/W.\ 547a.18. J- D. Dubois, «Les 'Actes de Pilate' au IVe s. », Apocrypha, 2, 1991,p.85-98.

SOMMOS DANS LA VERSION COPI'E DES ACTES DE PILATE 297

dans Ie Nouveau Testament en Luc 1,33, un verset souvent citepour souligner Ie regne etemel du Christ, aUK alentours de la crisearienne. Ces allusions introduisent en realite une autre citationcelebre dans la controverse entre Juifs et chretiens: la reference ala malediction du pendu en Deuteronome 21,23 (reprise enGal 3,13 a propos dela crucifixion).

Cette malediction est interpretee ici par un autre passage pre-sente comme scripturaire; E. Revillout y voit une allusion au Ps95,5 (Ie Seigneur qui a fait les cieux, cf. aussi Ps 120 LXX,2; 123,8;133,3). On peut se demander pourquoi Dt 21,23 est interprete parun passage sur Ie role des dieux createurs. L'homelie asiate sur laPaque, attribuee a Meliton de Sardes, interprete la reference auDeuteronome a propos du role demiurgique du Fils de Dieu19. N'ya-t-il pas dans notre passage la trace d'une position qui cherche adistinguer Ie Fils de Dieu incame sur la croix du role demiurgiquedu Logos createur de Dieu?

Dans la phrase sur COYHHN et ;WBHJ., E. Revillout voit une allu-sion au Ps 71LXX(72), 5 a propos de la louange perpetuelle deDieu; Ie verset 17 du meme Psaume nous palau plus approprie,surtout dans sa version grecque :« que son nom soit beni a jamais,qu'il persiste devant Ie soleil}}; pourrait-on voir ici encore uneautre allusion au Dieu supreme? En tout cas, plusieurs passagesdes Psaumes renvoie a l'etemite du Seigneur et de son nom(101,13; 134,13; 44,18); on pourrait aussi penser a la prophetie del'ange a Marie sur la grandeur du nom du Christ, Fils du Tres-Haut(Lc 1,32-33). Entin la parole sur la constitution d'un Teste en peuplenouveau peut rappeler la prophetie de Malachie 3,23 appliquee ala mission de Jean-Baptiste en Luc 1,1po. La version grecque denotre passage evoque la resurrectiond'un peuple nouveau, commecelIe a laquelle on peut s'attendre en lisant les chapitres de cer-taines versions des Actes de Pilate, sur la descente aUK enfers; laversion copte prefere mentionner la constitution d'un petit Testedans Ie sens des propheties d'Esale (par ex. 60,18ss.).

Dans les Actes de Pilate, les chefs de la synagogue, les pretres etles 16vites se rejoignent pour conclure en rappelant l'interdictiond'adorer des idoles fabriqu6es de main d'homme, dans la ligne dudeuxieme commandement du Decalogue (Ex 20,3-4; repris en Dt

19. Lignes 731ss et commentaire O. Perler, Meliton, Sur la Paque, Paris,1966 (Sources chretiennes 123) p. 194-195; cf. aussi l'etude de J. Danie-lou, Etudes d'exegese judeo-chretienne, Paris, 1966, p. 53ss.20. Cf. aussi 7,27; Mt 11,10; Mc 1,2 aussi en reference a la preparation desvoies du Seigneur selon Mal 3,1 et Es 40,lss.

298 J.-D. DUBOIS

27,15, ou encore Sag SaI14,8). Cette opposition entre I'adorationd'une creature et I'adoration du Createur, nous renvoie pour ter-miner a I'interpretation giobale du passage, et a Ia mention desdeux noms propres.

Les deux noms propres

lobel n'est pas un nom courant, mais on Ie retrouve dans destextes gnostiques copies de Nag Hammadi, dans l' Apocryphe deJean, au milieu d'une page sur les douze entites demiurgiques etzodiacales subordonnees a ladalbaoth21; la, lobel apparm"t en 4eet ge position. Dans Ie contexte biblique, Ie nom de lobel, lobal,lubal se retrouve dans la genealogie de CaIn a propos de celui quienseigne les melodies a partir des instruments de musique22. Soncousin s'appeIle Tobel, Tubal; c'est l'inventeur des techniques desmetaux (Gen 4,22; ct. aussi LAB 2,9; puis dans la genealogie deNoe Gen 10,2 et LAB 4,2). Dans les Actes de Pilate, ce nom lobeldesigne apparemment un nom plus connu des destinataires du texteque Ie nom de COYHHN; il renvoie a la fonction demiurgique duDieu biblique.

Quant a COYHHN pour Sumanus, il s'agit d'une divinite associeea Jupiter; on la fait remonter a une divinite etrusque (cf. Pline,Hist. Nat. 29,57) doni Ie nom est connu a Rome des Ie me s. avantnoire ere, par une statue sur Ie Temple de Jupiter23. Saint-Augustinen parle encore dans la Cite de Dieu (1V;23,4) comme d'un dieudoni on peut lire Ie nom dans des livres mais doni on ne pronon-ce plus Ie nom; cette reference dans les Actes de Pilate au IVe s.n'a donc rien d'invraisemblable. De nombreux temoignages litte-raires et epigraphiques associent Suman us a la foudre nocturne deJupiter, alors que la foudre diurne est reservee a Jupiter lui-meme.One autre interpretation du nom liee a son etymologie fait deSumanus Ie dieu lie aux phenomenes qui se passent avant l'arri-vee du matin; enfin Sumanus pourrait etre aussi lie au culte desManes. L'offrande au dieu de gateaux fonds, les summanalia en

2L 1II)6,19ss; cr. M. Tardieu, Ecrits gnostiques, Codex de Berlin, Paris,1984 (Sources gnostiques et manicheennes, 1) p. 110 et commentairep.280.22. Gen 4,22; cf aussi Pseudo-Philon, Les Antiquites bibliques 2,7 ed.D. J. Harrington -J. Cazeaux, Paris, 1976 (Sources chretiennes 229) t.I,p.66.23. Cf J.-A. Hild, «Summanus », Dictionnaire des antiquites grecques etromaines, ed. C. Daremberg -E. Saglio, t. IV;2, Paris, 1909, p. 1562-1563;St. Weinstock, « Summanus », Pauly- Wissowa, II. Reihe t. IV; Stuttgart,1931, col. 897-898.

SOMMOS DANS LA VERSION CO}7IE DES ACTES DE PILATE 299

forme de disque, symbole du char du tonnerre, rappelle les disquesmetalliques du Dius Fidius ou Serna Sancus, la forme de Jupiterqui garantit la saintete du serment ou de la parole donnee24. Cedernier trait conviendrait tout a fait au contexte de la formule dansnotre passage« Par Jupiter... », et si l'on suit la version copte« ParJupiter Sumanus, celui qu'on appelle lobel...» en reference au Dieusupreme; on aurait une reference au dieu supreme sons la formede celui qui garantit les serments ou les formules d'imprecation.Les Actes de Pilate coptes pourraient donc attester en Egypte unereference a Jupiter Sumanus.

En guise de conclusion j'aimerais evoquer prudemment unehypothese. Pent-on penser que ces deux noms evoquent la per-sonne du Christ etant donne Ie contexte immediat du passage? Oufaut-il penser qu'il faille bien distinguer Summus, ou Suman us, decelui dont on prophetise l'etemite du nom et qui se constituera unpeuple nouveau? Dans un article sur Ie Dieu des Juifs, Theos Hyp-sistos25, Marcel Simon relevait quelques exemples de la difficultede certains milieux du christianisme, adoptianistes d'abord, ariensensuite, a transferer au Christ Ie titre du Dieu supreme, HypsistosouSummus; cela eut des repercussions visibles dans la liturgie etdans Ie domaine des traductions de la Bible; dans ces milieux, onvoulait eviler l'assirnilation du Christ a Jupiter, et l'on prenait Ieterme d' Altissimus. On pent se demander alors si la polemiqueexplicite dans notre passage contre l'adoration de la creature26 nedoit pas etre comprise aussi comme une allusion a la theologiearienne; les partisans de la foi niceenne voulaient faire croire queles ariens adoraient la creature en Jesus cree et incame. L'astucelitteraire de l'auteur des Actes de Pilate serait alors de mettre cegenre de critique de la position arienne dans la bouchec des pretresjuifs et des levites. Si cette hypothese etait verifiee, on aurait unelement nouveau qui permette de mieux cemer Ie milieu d'ou pro-viennent les Actes de Pilate.

24. Ct. J.-A. Hild, «Semo Sancus », Dictionnaire des antiquites grecqueset romaines, t. IV,2, Paris, 1909, p.1183-1184.25. «Theos Hypsistos », Ex orbe religionum, Studia G Widengren, ed.J. Bergman -K. Drynjeff -H. Ringgren, Leyde, 1972 (Supplements toNumen XXI), p. 372-385.26. a. Rom 1,25; nous remercions P. Geoltrain de nous avoir signale l'al-lusion biblique dans ce chapitre des Actes de Pilate.

Bernard OUTTIERCNRS

DORMITION ET ASSOMPTION DE MARIE.A PROPOS D'UN LIVRE RECENT

En 1981, Michel van Esbroeck essayait de classer soixante-septtextes relatifs a l' Assomption, anterieurs au xe siecle, non seule-ment latins et grecs, mais aussi et surtout orientaux!, textes quin'avaient pas ete systematiquement signales par les grandes syn-theses anterieures sur Ie sujef -syntheses liees a la definition dudogme de l' Assomption.

Depuis, il n'y avail pas eu d'etude d'ensemble sur ce domaineparticulierement vaste et complexe. Une importante these de doc-tarat, soutenue en 1992 a ete publiee en 19953; elle tente de com-prendre la genese et l'evolution des traditions litteraires sur la dor-mition et l'assomption,jusqu'au VIIIe siecle. Soixante-deux textesappartenant a huit traditions linguistiques differentes (syriaque,grecque, corte, arabe, ethiopienne, latine, georgienne et arme-nienne) y sont presentes et analyses. On devine 1 'importance mate-rielle du dossier; mais l'importance est aussi d'un autre ordre, enraison de 1 'influence que ces textes ant exercee dans la theologie,la devotion et l'iconographie, en particulier.

Depuis quelques decennies, devant les impasses auxquellesmenent les analyses purement litteraires, on a cherche de diversesmanieres a leur joindre des principes de repartition selon la doc-

1. M. YAN ESBR<ECK, « Les textes litteraires sur l' Assomption avant Ie X'siecle », dans F. BOYON (ED.) Les Actes apocryphes des Apotres.Christianisme et monde pai'en, Geneve, 1981, p. 265-285. On verra main-tenant son recueil Aux origines de la Dormition de la Vierge. Etudes his-toriques sur les traditions orientales, Variorum, Aldershot, 1995, oillesresultats de recherches et de vingt ans de publications sur Ie sujet sont desplus commodement reunis.2. Deux titres suffiront ici: Martin JUGIE, La mort et l'assomption de lasainte Vierge. Etude historico-doctrinale, Citta del Vaticano, 1944 (Studi etesti, 114); ANTOINE WENGER, L 'Assomption de la t.s. Vierge dans la tra-dition byzantine du VIe au xe siecle, Paris, 1955 (Archives de l'Orient chre-tien, 5).3. Simon Claude MIMOUNI, Dormition et Assomption de Marie. Histoiredes traditions anciennes, Paris, 1995 (Theologie historique, 98).

Apocrypha 9, 1998, p. 301-304

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I,302 B. OUITIER

trine et d'apres leg caracteristiques lites it la topographie mise enjell dans leg textes.

La these de Simon Claude Mimouni s'engage resolument dansl'exploitation des donnees lites aux lieux: leg "donnees topolo-giques" lites it Jerusalem et it ses environs (maison et tombeau deMarie), it la mention et it la connaissance des lieux dans leg sources.Le sujet est evidemment passionnant. Les textes relatifs it la dor-mition et it l'assomption de Marie sont repandus dans l'ensembledu monde chretien. Theologiquement, ils refletent des conflitschristologiques dont l'impact reel est sans doute encore insuffi-samment evalue. C'est ainsi que leg reactions it I'Henotique deZenon et leg conflits entre Severiens et Julianistes ont pu condui-re it envisager la dormition sans reunion de l'ame et du corps -cedemier restant incorruptible -ou l'assomption, avec ou sans resur-rection.

Comme Ie remarque S. Mimouni, il s'agit d'une terminologie(dormition/assomption) "souvent", voire "assez souvent" ren-contree (p.8). Parfois, un terme est conserve, alors que Ie gens dela fete a change (p.12 et note 31). II taut donc recevoir leg distinc-tions proposees comme un outil de travail et 'Oil ne faudra pas sys-tematiser (p.12, n.31)".

La souplesse du donne it exploiter, suivie pas it pas, fait que Ielecteur se pose parfois des questions -mais mieux vaut suivre Iereel que d'essayer de Ie contraindre it prouver une theorie ! Onlit, p. 35 :"La demarche part du principe... qu'une tradition donnenaissance it des textes et it des lieux." A la page suivante: la metho-dologie nouvelle "partira d'une tradition dont l'existence est sup-posee... poser ainsi une problematique est discutable... partir destextes et des lieux pour remonter it une tradition est tout aussi dis-cutable."

Apres l'introduction, qui a defini leg problemes de terminolo-gie et de methodologie (p.1-36), vient une premiere partie (p.37-352), consacree aux traditions litteraires. Ene s'appuie technique-ment (siglation) sur Ie repertoire de M. van Esbroeck signaleci-dessus. Par contre, Ie classement des textes est beaucoup plusproch~ de la typologie proposee par Edouard Cothenet4 que de larepartition Palme de vie / Bethleem et encensement de M. vanEsbroeck (chez qui, toutefois, leg temoins cortes, cornme ici, repre-sentent une etape intermediaire).

4. Edouard COnIENET, «Marie dans les ecrits apocryphes », dans H. DUMANOIR (ED.), Maria, t. 6, Paris, 1961, p.117-148.

303DORMmON ET ASSOMPfION DE MARIE

Chacun des textes est presente avec son titre, sa tradition manus-crite, la ou leg editions et traductions, une analyse du contenu avecmise en relief des caracteristiques doctrinales et topologiques, d'ouressort Ie classement dans la typologie prop osee, et un essai dedatation. Si, dans de fares cas, la classification est parfois encorea discuter (voir, par exemple, p. 343, pour deux compositions arme-niennes: "cette classification est loin d'etre satisfaisante, elle estmeme arbitraire"), l'enorme travail de documentation restera utilede longues annees. Trois tableaux visualisent, p. 345-352, leg loca-ligations, dans leg textes etudies, de la "maison" et du "tombeau"de Marie, l'intervalle entre la mort de Marie et Ie passage de soncorps en un lieu (qui varie: Paradis, ciel), et dormition/assomp-tion (avec ou sans resurrection).

Pour S3bis, la Dormition syriaque dite des "Cinq livres", on ajou-tera leg feuillets, palimpsestes eux aussi (une etude precise pour-fait sans doute montrer qu'ils proviennent, comme leg feuillets edi-tes, du manuscrit arabe 514 du Monastere Sainte-Catherine duSinal), decrits par J.ASSFALG5.

La deuxieme partie (p. 353-652) etudie leg traditions topolo-giques. Elle s'ouvre par la liturgie mariale de Jerusalem: lection-naires et homeliaires. Pour leg homelies, on nous permettra designaler la parution dans Apocrypha 6, 1995, p. 165-177, des "Deuxhome lies pseudo-chrysostomiennes pour la fete mariale du 15aoOt", annoncees p. 301, note 2. Apres la liturgie sont presentesleg textes litteraires : guides et recits de pelerinages, et leg attesta-tions archeologiques. Ici encore, des tableaux visualisent synthe-tiquement leg resultats recueillis : p. 453, 456, 548 et 645. Un cha-pitre examine brievement leg traditions -recentes -sur la maisonet Ie tombeau de Marie a Ephese (p. 585-597), un autre leg tradi-tions sur leg reliques de Marie a Jerusalem et Constantinople(p. 599-652).

La bibliographie est imposante : p. 675-716. Dans leg traditionslitteraires, il appert que beaucoup Teste a faire, en particulier dansIe domaine arabe, pour disposer d'editions critiques et de traduc-tions.

Les conclusions, p. 653-674, sont exposees de fa<;on prudente etmodeste. On lit ainsi, p. 662: "Les textes de I'Histoire de la dor-mition et de l'assomption de Marie ne laissent pas deviner aise-ment Ie milieu duquel ils sont issus. Leur genese et leur evolutionapparaissent encore fort incertaines, aussi noire propos se limite

5. Julius ASSFALG, Syrische Handschriften (Verzeichnis der orientalischenHandschriften in Deutschland, V), Wiesbaden, 1963, nol14.

304 B. OU'ITIER

a la presentation des pistes de recherche et des hypotheses de tra-vail dont l'aspect conjectural n'est parfois que trap evident." Enrealite, on a la salls la main de fa~on extremement commode unvaste dossier. S'appuyant sur les donnees croisees des textes litte-raires et des traditions topologiques, S. C. Mimouni a en outre tented'y mettre de l'ordre. Etude preliminaire, certes, mais qui, sans nuldoute, donnera un nouvel elan a la recherche en ce vaste domai-ne. L'un des acquis principaux de l'etude methodologique aura eted'avoir montre que l'etude litteraire a elle seule est impuissante amettre suffisamment d'ordre dans ce dossier foisonnant.

Faut-il, en terminant, souligner l'importance de ces traditionspour l'histoire du culte et de la devotion mariale dans Ie christia-nisme ancien? La methodologie qui met en reuvre a la fois lestextes litteraires de l'ensemble du monde chretien, les textes et tra-ditions liturgiques, les guides et recits de pelerins, les attestationsde l'archeologie, est appliquee ici a un sujet de choix.