Strategie di legittimazione fra old e new media
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STRATEGIE DI LEGITTIMAZIONE NELL'ECOSISTEMA INFORMATIVO FRA OLD E NEW MEDIA.
Università degli Studi di PisaDottorato di Ricerca in Sociologia e Storia della Modernitàa.a. 2012 - 2013Seminario Permanente sulla Sociologia di Pierre Bourdieu
A cura di Lorenza Boninu
“Il mondo sociale mi riesce sopportabile perché posso arrabbiarmi”
Pierre Bourdieu
UN INTERVENTO MILITANTE
Bourdieu, rivendicando per la sociologia il compito fondamentale di "disvelamento" dei meccanismi di dominio sociale, non evitò, il dovere dell'impegno apertamente militante. L’eredità di Bourdieu rivendicata in questo intervento è in primo luogo questa: la connotazione politica, ma non pregiudizialmente ideologica, insita nello smontaggio di un certo tipo di retorica dominante nel dibattito pubblico.
L’INTELLIGENZA COLLETTIVA/CONNETTIVA: UNA MITOLOGIA POSTMODERNA
"Una vecchia battuta di Molière in "Les femmes savantes" recita in questo modo: Un gentiluomo è qualcuno che sa tutto senza avere imparato niente. Penso che con Internet, con il Web e con l'accesso che abbiamo a questa intelligenza collettiva, a questa base cognitiva, siamo tutti dei gentiluomini. Possiamo avere accesso a tutto senza avere imparato mai niente. Ciò è divertente, fa parte del piacere di appartenere della nostra epoca, di essere legati a questa formidabile memoria collettiva”
Derrick De Kerkhove 1998
LA FASE DELL’ENTUSIASMO
A cavallo del nuovo secolo, la Rete appariva per molti di noi un luogo inesplorato che consentiva di stabilire connessioni impensate, di raccogliere informazioni e conoscenze in precedenza indisponibili, di superare i confini dei nostri piccoli mondi autoreferenziali
UNA TESTIMONIANZA PERSONALE
"Eppure, Internet … che formidabile strumento comunicativo… Che inesauribile serbatoio di informazioni… Che eccitante territorio di sperimentazione e contaminazione espressiva …Riflesso del mondo reale, e quindi terreno di battaglia e di conquista per chi ne vorrebbe spegnere le pericolose potenzialità liberatrici e demistificatrici, per chi lo vorrebbe trasformare in uno squallido sexi – shop formato globale o in un bazar di merci e desideri non naturali e non necessari sottomesso alla logica della persuasione occulta e della manipolazione di massa…
Ecco perché l’ho scelto come terreno per i miei esperimenti di ibridazione, contaminazione, combinazione. Strumento di viaggio, eserciziario di confronti e di sfide intellettive, scrigno di notizie, rete gettata non sul vuoto solipsistico di cybernauti frustrati ma sulla complessità inesauribile della realtà, aggancio fra la mia disordinata babelica biblioteca (alzo gli occhi e la vedo, come sempre polverosa e caotica) e le biblioteche, di carta e non solo, del resto del mondo".
“Contaminazioni” febbraio 2003
CHI ERANO, ALLORA, I BLOGGER?
appartenenti ad una frazione del campo intellettuale sostanzialmente emarginata dal punto di vista del capitale sia economico sia simbolico (insegnanti, studenti, impiegati, precari, comunicatori, aspiranti scrittori, etc).
la quotidiana attività di scrittura, non di rado piuttosto impegnativa (cura della forma, ricerca di fonti attendibili, acquisizione di competenze tecniche via via più approfondite), era presentata agli altri come un hobby, un qualcosa fatto per pura "passione", per "amore di conoscenza", per "volontà di sperimentare e condividere", quindi gratuitamente, in modo del tutto "disinteressato".
QUAL ERA LA VERA POSTA IN GIOCO?In realtà l'attuazione di strategie di visibilità (per
quanto ancora ingenue rispetto alle attuali tecniche SEO), la verifica compulsiva del numero di accessi, la partecipazione a "classifiche” … rivelavano che la posta in gioco, per buona parte di coloro che fra il 2003 e il 2004, partecipavano alla prima impetuosa diffusione del fenomeno blog in Italia era esprimibile, fondamentalmente, in termini di "reputazione”, ovvero di “capitale simbolico”
MA COME SI ENTRAVA NEL GIOCO?
Nel gioco della cosiddetta "comunicazione dal basso" non si entrava davvero senza un investimento iniziale (si veda, nelle mie parole, il riferimento alla "babelica libreria"): nel senso che bisognava aver qualcosa da buttare sul piatto, contenuti o argomenti da discutere, insomma un capitale "culturale”.
OVVERO …
Argomenti e conoscenze pregresse, ottenute per lo più “fuori” dalla Rete.
Senso d’orientamento: saper reperire, distinguere, valutare e interpretare le informazioni.
Capacità di comunicare in modo pertinente ed efficace, anche se apparentemente spontaneo e colloquiale: ma lo stile era di fatto espressione dell'habitus, ovvero delle qualità sociali "incorporate" pertinenti in quel particolare ambito
senso quasi istintivo del gioco "sociale", o collusio, che bisognava costantemente dimostrare nel relazionarsi con gli altri giocatori nello scivoloso terreno dei commenti ai post e dei link incrociati
LA “BLOGOSFERA” È UN “CAMPO”?
La contrapposizione fra“professionisti” (giornalisti) e “dilettanti”
(blogger), ovvero fra “discorso legittimo” e “fuffa”, era in realtà la manifestazione di una lotta per la ridefinizione delle posizioni dominanti all'interno del campo intellettuale, in conseguenza dell'affermazione di un nuovo medium che determinava un'alterazione delle regole del gioco.
E ARRIVÒ LA “GGENTE” …
E LA “GGENTE” FINÌ SOPRATTUTTO SU FACEBOOK A PARLARE DEI FATTI SUOI…
… E A “FOLLOWARE” I VIP SU TWITTER
APOCALITTICI VS INTEGRATI
Il “grande pubblico” si divide ormai in Apocalittici: spaventati dall'intrusione
massiccia e apparentemente incontrollabile di Internet nella nostra privacy (e i media mainstream incoraggiano il panico)
Integrati (sempre più numerosi): in virtù della facilità d'uso e della capacità di contagio "virale" dei social network, in primo luogo Facebook (ma anche Twitter)
UBIQUITÀ E NORMALIZZAZIONE DELLA RETELa diffusione dei dispositivi mobili, come smartphone e tablet, ha
rapidamente abbattuto per ciascuno di noi i confini fra la vita "dentro" e "fuori" la Rete. La nostra esperienza mediale è sempre più ibrida (fra old e new media), connessa, interattiva.
MEDIA DIGITALI VS MEDIA “FISICI”: COME STANNO CAMBIANDO LE ABITUDINI DEGLI
UTENTI
http://techmedianow.blogspot.it/2012/08/do-tablet-and-smartphone-owners-care.html
IL POTERE DEI SENZA POTERE
IL POTERE DEI SENZA POTERE
La possibilità teorica di interagire praticamente con chiunque, abbattendo gerarchie e distanze comunicative, una possibilità particolarmente evidente su Twitter, suggerisce che l'utopia di una democrazia orizzontale, reticolare, trasparente, caratterizzata da un controllo diretto da parte delle persone comuni dei flussi informativi e dei processi decisionali, sia praticamente a portata di mano. Sembra che il "potere dei senza potere" possa finalmente uscire dall'invisibilità, sottrarsi alle manipolazioni, raccontare direttamente la propria verità senza bisogno delle tradizionali mediazioni e senza l'obbligo di sottomettersi a filtri imposti da altri
PEOPLE HAVE THE POWER: O NO?
UN PRIMO DATO: I TRADIZIONALI ATTORI POLITICI NON SONO PIÙ CREDIBILI
il processo di progressiva delegittimazione della politica, in atto già da diversi anni, ha subito una brusca accelerazione con l'aggravarsi della crisi economica, coinvolgendo anche il sistema dell'informazione, quel campo giornalistico (inteso in realtà come sottocampo del campo politico) che intreccia con il potere un rapporto ambivalente, sulla base delle due opposizioni simmetriche, autonomia vs eteronomia e eterodossia vs ortodossia . Di conseguenza i tradizionali attori politici (professionisti della politica e dell'informazione) sembrano aver perso la capacità di imposizione "legittima" di significati nella narrazione e nella costruzione sociale della realtà.
ortodossia
eresia
eteronomia
autonomia
Fonte: C. Sorrentino, 2006
IL CAMPO GIORNALISTICO
POSIZIONAMENTO DEL CAMPO GIORNALISTICO (BENSON 1999)
UN ESEMPIO: TRASFORMAZIONI DEL CAMPO DEL POTERE IN FRANCIA (BENSON 1999)
CRISI DI CREDIBILITÀ DEGLI “OLD MEDIA”IL PASSATO
In che modo secondo gli Italiani i giornalisti riferiscono le notizie?
In modo parziale ma accettabile – per il 63,8%
In maniera abbastanza scorretta – per il 19,3%
In maniera sostanzialmente scorretta – per l’11,7 %
In maniera decisamente scorretta – per il 4,5 %
Dati Censis (9 marzo 1994) riportati in Faustini, 1995
CRISI DI CREDIBILITÀ DEGLI “OLD MEDIA”IL PASSATO
Nel 1993 Il 47, 9 % degli Italiani giudicava poco
attendibili i giornalisti della televisione e della carta stampata
Il 7% degli Italiani considerava la categoria del tutto inaffidabile
(sondaggio commissionato da “Il Mondo”alla SWG di Trieste e pubblicato nel numero del 22 – 29 novembre 1993 – riportato in Faustini, 1995)
OGGI GLI ITALIANI SI INFORMANO COSÌ …
Fonte : OSSERVATORIO CAPITALE SOCIALE - DICEMBRE 2012 - GLI ITALIANI E L'INFORMAZIONE
EVOLUZIONE DELLE PRATICHE
Fonte : OSSERVATORIO CAPITALE SOCIALE - DICEMBRE 2012 - GLI ITALIANI E L'INFORMAZIONE
CREDIBILITÀ
Fonte : OSSERVATORIO CAPITALE SOCIALE - DICEMBRE 2012 - GLI ITALIANI E L'INFORMAZIONE
UTILIZZO DI INTERNET
Fonte : OSSERVATORIO CAPITALE SOCIALE - DICEMBRE 2012 - GLI ITALIANI E L'INFORMAZIONE
CHE COSA FANNO I CITTADINI IN RETE
Fonte : OSSERVATORIO CAPITALE SOCIALE - DICEMBRE 2012 - GLI ITALIANI E L'INFORMAZIONE
NUOVE MITOLOGIE: LA RETE COME REDENZIONE
Si impone l’idea quasi mistica di una Rete in grado di riempire il vuoto di legittimazione, grazie alla capacità di sottrarre il pubblico alla passività imposta dai cosiddetti "media della solitudine”(De Biase 2011), come la televisione, per restituirgli un ruolo attivo e partecipativo, di produttore autonomo non solo di cultura e informazione condivisa, ma anche di strategia politica e visione del futuro.
LA GRANDE CONVERSAZIONE
STRATEGIE DI RILEGITTIMAZIONE: L’INTERLOCUZIONE “ESPERTA” PROPOSTA DAI
MEDIA
I media tradizionali si affannano a recuperare credibilità, cercando di ridisegnare il proprio ruolo in una prospettiva conversazionale che valorizzi il rapporto di collaborazione "alla pari" non più con spettatori/lettori silenziosi e invisibili ma con cittadini consapevoli e attenti, che non solo rifiutano di subire le narrazioni imposte ma sono in grado di negoziare e co-costruire orizzonti di senso.
OVVERO:AMICI, TWITTATE CON NOI, TWITTATE PER NOI … E, SOPRATTUTO, FATE RT #SIAMOTUTTIUNAGRANDEFAMIGLIA
ALLORA TUTTO OK?
Forse no. Perché questa visione edenica della Rete corrisponda davvero a realtà, dovremmo verificare almeno due condizioni indispensabili
PRIMA CONDIZIONE
La Rete è la nuova agorà?ovvero uno spazio nel quale i differenti attori
sociali (da coloro che finora hanno detenuto il monopolio del linguaggio legittimo fino a quanti rivendicano la possibilità di riscrivere, rovesciandole, le regole del gioco dell'informazione e, più in generale, della comunicazione) abbiano la possibilità di agire e comunicare liberamente, senza condizionamenti e senza opacità.
SECONDA CONDIZIONE
I cittadini digitali hanno tutti in dote il capitale culturale sufficiente?
ovvero: il capitale culturale necessario sia per produrre un discorso pubblico o semipubblico autonomo, sia per recepire, verificare, condividere criticamente la comunicazione altrui, si tratti di informazione o marketing
IL DIGITALE REINTERMEDIA SOTTO NUOVE FORME
"Il digitale non è solo disintermediazione. Reintermedia sotto nuove forme. E consegna un potere enorme alle piattaforme tecnologiche. La tecnologia non è neutrale. I detentori delle piattaforme tecnologiche sono pochi: essenzialmente di due tipi: motori di ricerca, e società che gestiscono l'accesso, sia sulla rete fissa che in mobilità. A essere più precisi, lo scenario vede agire: organizzatori di conoscenza e indirizzatori di visibilità, detentori del tubo in cui passa l'informazione, e grandi piattaforme di aggregazione sociale". (Zambardino – Russo 2009)
BUZZ MARKETING
Strategia di marketing aggressiva e non convenzionale che si applica anche al mercato dei beni simbolici (informazione e cultura).
FILTER BUBBLE
REGOLA DELLA PARTECIPAZIONE INEGUALE
NET NEUTRALITY
INFLUENCER
MODESTAMENTE … MA POTREI IMPEGNARMI DI PIÙ
CAPITALE CULTURALE: INTERNET SALVERÀ IL 70% DI ITALIANI CHE FA FATICA A COMPRENDERE UN TESTO?
INFORMATION OVERLOAD E STRATEGIA DELLA DISATTENZIONE
Se un'idea, un messaggio, viene ripetuto in modo molto insistente attraverso molti mezzi e in modo coordinato, tende a diventare per molte persone, appunto, "la prima idea che viene in mente". E a essa si tende a ricorrere tanto più spesso quanto più si vive in una condizione generale di information overload e dunque di disattenzione, che sfavorisce il ragionamento e favorisce l'intuizione". (Di Biase 2011)
L’OPINIONE PUBBLICA ESISTE?
Va dimostrato che effettivamente un'opinione pubblica esista, nel senso che:
a) la produzione di un'opinione sia effettivamente alla portata di tutti;
b) tutte le opinioni si equivalgano; c)
ci sia accordo sulle questioni che meritano di essere affrontate. (Bourdieu, 1971)
COMPETENZA COMUNICATIVA
“L'accesso al linguaggio legittimo è del tutto ineguale e la competenza teoricamente universale, che i linguisti distribuiscono con tanta liberalità a tutti, è in realtà monopolio di pochi" (Pierre Bourdieu, Risposte, pag.111).
Potremmo allargare il concetto di "competenza linguistica" a una più ampia "competenza comunicativa", che presupponga fra l'altro la capacità di decodifica e riuso dei meccanismi sopra brevemente accennati.
LE OPINIONI NON SONO TUTTE UGUALI
DAL 1971 AL 2006, DA BOURDIEU A HABERMAS
"The political public sphere needs input from citizens who give voice to society’s problems and who respond to the issues articulated in elite discourse. There are two major causes for a systematic lack of this kind of feedback loop. Social deprivation and cultural exclusion of citizens explain the selective access to and uneven participation in mediated communication, whereas the colonization of the public sphere by market imperatives leads to a peculiar paralysis of civil society". (J.Habermas, 2006)
… E DA HABERMAS A BOURDIEU
"La problematica dominante, (vale a dire la problematica che interessa in modo particolare coloro che detengono il potere e che vogliono essere informati sui mezzi di cui possono avvalersi per organizzare la loro azione politica) è controllata in modo diseguale dalle diverse classi sociali e, fatto importante, queste diverse classi sociali sono più o meno capaci di produrre una contro-problematica" (Bourdieu, 1971)
MA LA GENTE CHE NE SA?
CHE COSA CREDE L’UTENTE MEDIO DELLA RETE?
All’utente medio della Rete viene fatto credere che che la sua semplice presenza in rete sia l'espressione concreta della radicalità di una nuova democrazia mediatica.
Esempio: la retorica dei Nativi Digitali, i “Figli della Rete” che tutto sanno per privilegio generazionale.
ECOSISTEMA DELL’INFORMAZIONE: UNA METAFORA IRENICA
UNA STRATEGIA DI LEGITTIMAZIONE
I media “ufficiali” sono costretti, per mantenere in qualche modo il monopolio del discorso legittimo (e le quote di mercato), a cercare l'alleanza della Rete, riscrivendo il loro ruolo nei termini della collaborazione con blogger e citizen journalists.
UN PROBLEMA DI SOSTENIBILITÀ ECONOMICA?
"L'ecosistema dell'informazione si è arricchito di protagonisti. Professionisti e non professionisti dell'informazione. Esperti, fonti e archivi disponibili a contribuire gratuitamente e che possono farlo direttamente al servizio del pubblico. Per i giornali orientati al profitto questa è una realtà con la quale allearsi. I loro costi e i loro margini non consentiranno di svolgere tutta la ricerca della quale ci sarebbe bisogno. la troveranno fatta dalle iniziative non profit. Sarà il caso di valorizzarla. Con l'approccio simbiotico che caratterizza non certo tutto, ma molta parte dell'attività più produttiva che le persone e le organizzazioni sviluppano in rete". (De Biase 2011)
PRIMO DUBBIO MALIZIOSO
La metafora rassicurante della "simbiosi", funzionale ad un'altra immagine dominante nella descrizione odierna delle prospettive per l'informazione, ovvero quella dell'"ecosistema", forse nasconde altro.
In primo luogo la strategia di ri-legittimazione del giornalismo professionale che si arroga il diritto, di fatto, di selezionare e filtrare le storie scovate dal pubblico e di conferire ad alcune di esse maggiore o minore visibilità sulla base di presupposti non chiaramente esplicitati e condivisi (che risentono, fra l'altro, dei diktat del marketing) e che quindi, fra l'altro, non garantiscono l'efficacia e la pertinenza della scelta.
SECONDO DUBBIO MALIZIOSO
Lo sfruttamento del lavoro gratuito e spontaneo di molti "prosumer", restituendo loro in cambio giusto un po' di visibilità (un bene, in Rete, estremamente volatile), rimanda forse ad una generale tendenza alla precarizzazione e svalutazione del lavoro intellettuale, in nome di interessi che poco hanno a che fare con la trasparenza dell'informazione e la capacità di impostare sul serio un'adeguata ed efficace "comunicazione dal basso". Il tempo e le risorse che i "non professionisti" mettono a disposizione con tanto generoso disinteresse in realtà hanno come scopo quello di garantire un modello di business in grado di minimizzare i costi e garantire profitti per altri soggetti
UN TEMPO FUNZIONAVA COSÌ …
OGGI …
Chiudono gli uffici di corrispondenza internazionale Si è cominciato a pensare di poter fare a meno delle agenzie Il “paradosso dello spettatore totale”, frutto della
mitizzazione della diretta satellitare (Scurati, 2003), ha indebolito la capacità di mediazione e interpretazione giornalistica
Si sta affermando il “paradosso dello spettatore preveggente” (Scurati, 2003)
La “deriva del commento” trasforma l’informazione in una “questione di opinioni” estremamente polarizzata
Il sistema non ha più il monopolio sui “cancelli” dell’informazione
(Fonte: Augusto Valeriani, Twitter Factor, 2011)
ESTENSIONE DEL DOMINIO DELLA LOTTALa parola "campo" in questo senso si oppone all'irenicità della
metafora "ecologica": perché comunque rimanda a lotta, strategia, competizione, rinegoziazione delle poste in gioco nell'economia dei beni simbolici.
VIOLENZA SIMBOLICA?
Si cancella (apparentemente) la lotta che vede come posta decisiva la credibilità e si propone una collaborazione "simbiotica" fra le parti. Ma la dissimulazione pratica di questa strategia finisce per configurarsi nei termini della violenza simbolica: il misconoscimento alla base del meccanismo è, per usare le parole di Bourdieu, "il fatto di accettare quell'insieme di presupposti fondamentali, preriflessivi, che gli agenti sociali fanno entrare in gioco per il semplice fatto di prendere il mondo come ovvio, e di trovarlo naturale così com'è perché vi applicano strutture cognitive derivate dalle strutture di quello stesso mondo". (Risposte, pag. 129)
CONCLUSIONE PROVVISORIA
In definitiva l’informazione nella sua dimensione digitale off e online è oggi ancora campo di battaglia per tensioni non risolte fra differenti attori sociali e l'equilibrio non sembra proprio così a portata di mano.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Pierre Bourdieu, Risposte, Per un’antropologia riflessiva, Torino, 1992Pierre Bourdieu, Il dominio maschile, Milano, 2009Pierre Bourdieu, Sul concetto di campo in sociologia, Roma, 2010 (in particolare il testo
Campo politico, delle scienze sociali, e giornalistico)Pierre Bourdieu, Sulla Televisione, Milano, 1997Pierre Bourdieu, Il mondo sociale mi riesce sopportabile perché posso arrabbiarmi, Roma,
2004Anna Boschetti, La rivoluzione simbolica di Pierre Bourdieu, con un inedito e altri scritti,
Venezia, 2003Massimo Russo, Vittorio Zambardino, Eretici digitali, Milano 2009Luca De Biase, Cambiare Pagina, Per sopravvivere ai media della solitudine, Milano, 2011Augusto Valeriani, Twitter Factor, Come i nuovi media cambiano la politica internazionale,
Bari, 2011Vanni Codeluppi, Ipermondo, Dieci chiavi per capire il presente, Bari, 2012Ferdinando Giugliano, John Loyd, Eserciti di carta, come si fa informazione in Italia,
Milano, 2013Gianni Riotta, Il Web ci rende liberi? Politica e vita quotidiana nel mondo digitale, Torino,
2013Davide Bennato, Sociologia dei media digitali, Relazioni sociali e processi comunicativi
del web partecipativo, Bari, 2013Gianni Faustini (a cura di), Le tecniche del linguaggio giornalistico, Roma, 1995