Spirito Trail webzine

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COPYRIGHT© SALOMON SAS. TUTTI I DIRITTI RISERVATI. FOTOGRAFO: CHRISTOFFER SJÖSTRÖM. LOCALITÀ: DOLOMITES, ITALY.

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“Mi alleno e corro su terreni sempre diversi. Per questo voglio una scarpa che unisca l’efficacia e la leggerezza di una scarpa da stradaalla trazione e alla protezione di una scarpa da trail.”

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Foto di copertina:© Raphael ThiebaultSaintèLyon 2011

SPIRITO TRAILTrail Running MagazineAnno IV, numero 38, marzo 2012

EDITORE:Spirito Trail A.S.D.Via Bezzecca 7 50139 [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILE:Leonardo Soresi

REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI FIRENZE:n. 5678 del 15/10/2008

ABBONAMENTI E PUBBLICITÀ:[email protected]. 338 2988252

REDAZIONE:Simone Brogioni, Matteo Grassi,Stefano Michelet, Cristina Murgia,Maurizio Scilla, Leonardo Soresi,Francesco Zanchetta, Marco CivardiGianluca Gaggioli, Mauro Mongarli Diego Trabucchi, Marco Vendramel

HANNO COLLABORATO:Roberto Beretta, Roberto Calcagno,Filippo Canetta, Giuliano Cavallo,Roberto Ciccottelli, Vero Fazio,Katia Fori, Giuseppe Marazzi,Stefano Marta, Don Andrea Menestrina,Andrea Moretton, Umberto Michelucci,Stefano Punzo, Denise Quintieri,Huber Rossi, Joana Caros Salgado,Massimo Santucci, Bruno Vittori

PROGETTO GRAFICO:Lorenza Visintin

IMPAGINAZIONE:Stefano Michelet, Cristina Murgia, Lorenza Visintin

STAMPA:La Zincografica Fiorentina SrlPontassieve (FI)Finito di stampare il 24/02/2012Sped. Abb. Post.- D.L. 353/03(conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 1Tariffa ROC (iscriz. n. 17743 dell’8/1/2009)

Abbonamento: 12 numeri € 60,00

Rimango incantato davanti ai video, prodotti per scopi commerciali,

interpretati dai nuovi eroi di questo mondo.Se ieri eravamo noi comuni mortali, pionieri del nostro sport, a girare i primi movie coi telefonini, improvvisando emozionanti reportage amatoriali mentre correvamo su un filo di cresta o scivolavamo giù per i ghiaioni dolomitici, oggi è roba da professionisti e da campioni. La comunicazione delle gesta, delle imprese e degli eventi, non lascia più nulla al caso, e si fa epica, iperbolica, arrivando quasi a superare di importanza i fatti stessi. E quando il racconto si fa mito, presto fatto, viene indotto il “bisogno” a possedere o a partecipare.Video, foto, interviste, speciali su carta patinata e sul web fanno la differenza, una differenza importante, sostanziale. Solo così si spiega, l’altrimenti inspiegabile, boom di richieste d’iscrizione registrate recentemente all’Utmb e al Tor des Geants.

Non è che il trail sta cambiando, il trail è cambiato e non è più quello di una volta, senza possibilità di tornare indietro.Interessi economici, sponsor, team, marketing, immagine, spot, kermesse... Il trail si fa spettacolo, fa notizia, ma soprattutto fa proseliti e potenziali clienti, pubblico, consumatori.Ora sta a noi scegliere se schierarci fra gli “apocalittici” o gli “integrati”, se vestire i panni dei moralizzatori, o se cavalcare l’onda di questa corrente. Io la mia via l’ho già trovata e non sono dovuto andare tanto lontano a cercarla, mi è bastato uno sguardo dentro e uno fuori dalla finestra. Ogni giorno c’è l’amica poiana che mi aspetta. Indosso le scarpette e vado a cercarla.

Matteo Grassi

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IL TRAIL STA CAMBIANDO?

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46 L’ESPERIENZA INSEGNA Come ti alleni?

48 ALLENAMENTO La rapiditàCura e prevenzione dei piedi

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60 CALENDARIO GARE

64 SCRITTO DA VOI

66 VIATORTracce di storia

20 Intervista a Pietro Trabucchi

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Imbarazzante. Ho appena spento il televisore dopo

essermi sorbito cinquantasei minuti del Celentano-pensiero al festival di Sanremo. La vecchiaia dovrebbe insegnare molto, invece io ho visto solo un ex-cantante settantaquattrenne che si è dimenticato come si fa musica e allora fa il predicatore. Da “Molleggiato” e “Bingo Bongo” di gioventù adesso si erge a salvatore della patria.Mi è sembrato lo specchio di quest’Italia di inizio del terzo millennio, che anno dopo anno riesce nel miracolo di precipitare sempre più in basso.I giornali dedicano le prime pagine a Celentano e alla farfallina di Belen e intanto il paese continua a sprofondare tra l’ennesima tassa, un ministro che si permette di dare dello “sfigato” a chi non si è laureato in corso e un deputato che usa lo stesso epiteto verso chi guadagna 500 euro al mese. Intanto passa inosservato l’annuncio agghiacciante di un disoccupato pronto a vendere un rene pur di sfamare la propria famiglia.In questi giorni ho riaperto un libro letto qualche anno fa: “Vent’anni di Mediterraneo”, la storia di Göran Schildt e sua moglie che nel 1948 partirono dalla Finlandia con la loro nave per giungere nel Mediterraneo, il Mare dei Mari, con i suoi paesi assolati, quella Grecia che sta per fallire, quell’Italia che è diventato lo zimbello di tutta Europa.Quello che più mi ha colpito è la descrizione che Schildt fa del cantiere navale di Lavagna, nel genovese: «Diversamente da quanto accade in Scandinavia, le condizioni di lavoro a Lavagna non presentano i problemi tipici di una realtà industrializzata. Non è una questione di arretratezza, come molti sono soliti affermare, bensì di un’innata dote tutta italiana di prendere la vita in modo positivo. È difficile che in Italia il lavoro venga visto come un’incombenza necessaria, da accettare passivamente per sopravvivere, oppure come un mezzo per diventare ricchi.[…] La Provvidenza fornisce i mezzi per il sostentamento: e infatti gli italiani fanno molti figli senza preoccuparsi troppo di come potranno mantenerli. Il lavoro è un vero e proprio modo di vivere, e quindi se si ama la vita di conseguenza si ama anche il proprio lavoro».Sembra che Schildt parli di un altro paese, anzi proprio dell’opposto del paese che siamo diventati. Dove è finita quell’Italia?Forse questa crisi drammatica ci porterà a riscoprire quello che siamo stati e che abbiamo dimenticato in meno di quarant’anni. Forse quella “decrescita felice” teorizzata dall’economista Serge Latouche ci farà diventare più poveri ma più felici.Anche nel nostro microcosmo trail osserviamo delle tendenze simili. Si prenda il “movimento minimalista”, di cui ci parlano Mauro Mongarli e Gianluca Gaggioli nella rubrica “Scalzi Dentro” (pag. 16), che auspica un ritorno al piede, all’essenziale, eliminando ogni forma di sovrastruttura di cui non ha bisogno. Oppure la bellissima intervista di Marco Civardi a Pietro Trabucchi (pag. 20), un autentico messaggio che ci invita all’impegno, al “saper incassare”, a perseverare.Allora prendo lo zaino e una borraccia d’acqua. Mi infilo le scarpe e un pantaloncino. E vado sui monti a correre. A camminare. Ogni tanto mi siedo e guardo il mondo dall’alto. Non sono qui per fuggire dai problemi, ma per tornare giù alla mia casa e accorgermi che metà delle cose che mi sono fatto propinare sono superflue. Sul sentiero sento il profumo della primavera che mi sveglia dall’inverno e mi mette voglia di cantare. Sul sentiero basta un campo di girasoli per farmi brillare gli occhi e farmi scoprire che la felicità non è quella falsa e vuota di cui parla la televisione.Riprendiamoci il nostro paese. Riprendiamoci quella vita che aveva stregato Schildt.

Leonardo Soresi

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EDIZIONE UNICA25 - 28 Ottobre 2012

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