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  • 7/26/2019 Rapporto Anvur

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    RAPPORTO BIENNALE

    SULLO STATO

    DEL SISTEMA

    UNIVERSITARIO

    E DELLA RICERCA

    SINTESI

    2016

    Agenzia Nazionale di Valutazionedel sistema Universitario e della Ricerca

    National Agency for the Evaluationof Universities and Research Institutes

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    RAPPORTO BIENNALE

    SULLO STATO

    DEL SISTEMA

    UNIVERSITARIO

    E DELLA RICERCA

    SINTESI

    2016

    Agenzia Nazionale di Valutazione

    del sistema Universitario e della Ricerca

    National Agency for the Evaluationof Universities and Research Institutes

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    CONSIGLIO DIRETTIVO ANVUR

    PresidenteAndrea GraziosiVice PresidenteRaffaella I. RumiatiComponentiDaniele ChecchiPaolo MiccoliSusanna Terracini

    DIRETTORE ANVUR

    Sandro Momigliano

    COORDINATORE DEL RAPPORTO

    Daniele Checchi, Consigliere ANVUR

    I capitoli del rapporto sono stati curati da:

    capitolo I.1.1 Alessio Ancaiani e Vincenzina Setteducati; capitolo I.1.2Giuseppe Carci e Valentina Testuzza; capitolo I.1.3 Giuseppe Carci eValentina Carletti; capitolo I.1.4 Giuseppe Carci e Roberto Torrini;capitolo I.1.5 Giuseppe Carci; capitolo I.1.6 Giuseppe Carci e RobertoTorrini; capitolo I.1.7 Daniele Checchi e Stefania Nirchi; capitolo I.1.8Alessio Ancaiani, Sandra Romagnosi, Susanna Terracini; capitolo I.1.9Brigida Blasi; capitolo I.1.10 Alberto Ciolfi, Valeria Damiani, FedericaDelli Zotti, Morena Sabella; capitolo I.2.1 Giovanna Colizza e RobertoTorrini; capitolo I.2.2 Daniele Checchi e Vincenzina Setteducati;capitolo I.2.3 Brigida Blasi e Roberto Torrini; capitolo I.2.4 CeciliaBibb; capitolo I.2.5 Andrea Bonaccorsi (Universit di Pisa) e PaolaCostantini (Universit Roma Tor Vergata); capitolo I.2.6 Marco DeSantis-Puzzonia e Irene Mazzotta; capitolo I.2.7 Adriano Scaletta;capitolo II.3.1 Marco De Santis-Puzzonia; capitolo II.3.2 RosaMargherita Lacatena; capitolo II.3.3 Alberto Francesco Anfossi; capitoloII.3.4 Rosa Margherita Lacatena e Carmela Anna Nappi; capitolo II.3.5Irene Mazzotta; capitolo II.4.1 Tindaro Cicero e Scipione Sarlo; capitoloII.4.2 Tindaro Cicero e Scipione Sarlo; capitolo II.4.3 Antonio Ferrara;capitolo II.4.4 Carmela Anna Nappi e Sandra Romagnosi.

    2016ANVURAgenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della RicercaVia Ippolito Nievo 3500153 Roma

    2016

    SINTESI

    Agenzia Nazionale di Valutazionedel sistema Universitario e della Ricerca

    National Agency for the Evaluationof Universities and Research Institutes

    RAPPORTO BIENNALE

    SINTESI

    RAPPORTO BIENNALE

    1602E DELLA RICERCA

    UNIVERSITARIO

    DEL SISTEMA

    SULLO STATO

    RAPPORTO BIENNALE

    16E DELLA RICERCA

    UNIVERSITARIO

    DEL SISTEMA

    SULLO STATO

    RAPPORTO BIENNALE

    del sistema Universitario e della RicercaAgenzia Nazionale di Valutazione

    of Universities and Research InstitutesNational Agency for the Evaluation

    del sistema Universitario e della RicercaAgenzia Nazionale di Valutazione

    of Universities and Research InstitutesNational Agency for the Evaluation

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    Un ringraziamento particolare va ai Proff. Stefano Fantoni e Sergio Benedetto, rispettivamente Presidente eComponente del Consiglio Direttivo dellANVUR sino al 1 maggio 2016, nonch al dott. Roberto Torrini, giDirettore dellANVUR, che ha coordinato le attivit per la stesura del Rapporto fino al 28 febbraio 2016.Il dott. Alessio Ancaiani, Dirigente Area Valutazione delle Universit dell'ANVUR, e il dott. Marco Malgarini,Dirigente Area Valutazione della Ricerca dellANVUR, hanno contribuito al coordinamento, rispettivamente, dellaprima e della seconda Parte del Rapporto.

    Il dott. Valter Brancati, Dirigente Area Amministrativo-Contabile dell'ANVUR, ha coordinato le attivit diproduzione del Rapporto.

    Si ringraziano inoltre:la dott.ssa Gianna Barbieri e i funzionari dellUfficio di Statistica del Ministero dellIstruzione, dellUniversit edella Ricerca, che ella dirige, per le elaborazioni di dati e il supporto informativo;

    il Consorzio interuniversitario CINECA per le elaborazioni e il supporto operativo nellanalisi dei dati;

    il Direttore Generale dott. Daniele Livon e il dott. Angelo Siddi della Direzione Generale per la programmazione,il coordinamento e il finanziamento delle istituzioni della formazione superiore del Ministero dellIstruzione,

    dellUniversit e della Ricerca, per il supporto documentale;il Direttore Generale dott.ssa Maria Letizia Melina della Direzione Generale per lo studente, lo sviluppo elinternazionalizzazione della formazione superiore del Ministero dellIstruzione, dellUniversit e della Ricerca, peril supporto documentale;

    il Direttore Generale dott. Vincenzo Di Felice e ling. Mauro Massulli della Direzione generale per il coordinamento,la promozione e la valorizzazione della ricerca del Ministero dellIstruzione, dellUniversit e della Ricerca, per ilsupporto documentale;

    il dott. Pasqualino Montanaro, il dott. Vincenzo Mariani, la dott.ssa Francesca Modena, la dott.ssa Ilaria De Angelis,la dott.ssa Giulia Martina Tanzi del Servizio Studi Struttura Economica e Finanziaria della Banca dItalia, per la

    collaborazione nelle elaborazioni e nelle analisi preliminari sui micro dati dellAnagrafe Nazionale Studenti;la dott.ssa Valeria Mastrostefano, ISTAT SSI/H Statistiche sullinnovazione nelle imprese, per la fornitura dei datirelativi al personale e alla spesa R&S negli Enti di Ricerca Italiani;

    lIstituto IRCRES del CNR (e in particolare la dott.ssa Emanuela Reale, la dott.ssa Emilia Primeri e il dott. AndreaOrazio Spinello) per la fornitura dei dati dalle banche dati H2020_projects_ecorda e H2020_proposals_ecorda;

    lIspettorato Generale per gli ordinamenti del personale e lanalisi dei costi del lavoro pubblico, Dipartimento dellaRagioneria Generale dello Stato del Ministero dellEconomia e delle Finanze (e in particolare il dott. GiovanniCrescenzi) per la fornitura dei dati di dettaglio sui contratti di collaborazione coordinata e continuativa attivi neglienti di Ricerca vigilati dal Ministero dellIstruzione, dellUniversit e della Ricerca.

    Si ringraziano infine i collaboratori ANVUR, dott.ssa Giovanna Colizza, dott. Marco De Santis-Puzzonia, dott.ssaAntonella DApollo, dott.ssa Federica Delli Zotti, dott. Antonio Ferrara, dott.ssa Irene Mazzotta, dott.ssa MorenaSabella e dott. Scipione Sarlo, per il loro cruciale contribuito alla redazione del Rapporto.

    RINGRAZIAMENTI

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    INDICE

    INTRODUZIONE .......................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................... 6

    PARTE I - IL SISTEMA UNIVERSITARIO

    SEZIONE 1. STUDENTI E LAUREATI .................................................................................................................................................................................................................................................................. 9

    I.1.1 - LOFFERTA FORMATIVA ................................................................................................................................................................................................................................................................................................................ 10

    I.1.2 - IL SISTEMA DELLALTA FORMAZIONE ARTISTICA MUSICALE E COREUTICA (AFAM) ............................................................................................................................... 11

    I.1.3 - LA MOBILIT INTERNAZIONALE DEGLI STUDENTI E GLI STAGE E TIROCINI ......................................................................................................................................................... 12

    I.1.4 - GLI IMMATRICOLATI E GLI ISCRITTI AL SISTEMA UNIVERSITARIO ITALIANO ....................................................................................................................................................... 14

    I.1.5 - I PERCORSI DI STUDIO UNIVERSITARI: MONITORAGGIO, ESITI, INDICATORI ......................................................................................................................................................... 17

    I.1.6 - I LAUREATI ..................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................... 19

    I.1.7 - I LAUREATI NEL MERCATO DEL LAVORO ............................................................................................................................................................................................................................................................. 22

    I.1.8 - ASSICURAZIONE DI QUALIT NELLISTRUZIONE SUPERIORE ................................................................................................................................................................................................... 22

    I.1.9 - I SISTEMI DI RILEVAZIONE DELLE OPINIONI SULLA DIDATTICA ............................................................................................................................................................................................ 24

    I.1.10 - LA SPERIMENTAZIONE SULLA VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE DI CARATTERE GENERALISTA

    ATTRAVERSO IL TEST SULLE COMPETENZE (TECO - 2013 E 2015) ................................................................................................................................................................................... 25

    SEZIONE 2. LE RISORSE E LOFFERTA FORMATIVA ................................................................................................................................................................................................... 27

    I.2.1 - RISORSE ECONOMICHE DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E SPESA DEGLI ATENEI .............................................................................................................................................. 28

    I.2.2 - DIRITTO ALLO STUDIO E CONTRIBUZIONE STUDENTESCA ........................................................................................................................................................................................................ 30

    I.2.3 - LE RISORSE UMANE DOCENTE: UN QUADRO DI INSIEME .............................................................................................................................................................................................................. 32

    I.2.4 - IL CARICO DIDATTICO DEI DOCENTI ......................................................................................................................................................................................................................................................................... 35

    I.2.5 - GLI ESITI DELLABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE ............................................................................................................................................................................................................... 37

    I.2.6 - LE PROCEDURE DI SELEZIONE DEI DOCENTI A SEGUITO DELLABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE:

    RISULTATI DELLANALISI DEI BANDI PUBBLICATI DAGLI ATENEI (2013-2015) ................................................................................................................................................... 39

    I.2.7 - LA PERFORMANCE DEL PERSONALE TECNICO-AMMINISTRATIVO .................................................................................................................................................................................. 40

    PARTE II - LO STATO DELLA RICERCA

    SEZIONE 3. RISORSE, CARATTERISTICHE ISTITUZIONALI E FINANZIAMENTO ............................................................................................... 43

    II.3.1 - IL DIMENSIONAMENTO DELLA RICERCA IN ITALIA E NEL CONFRONTO INTERNAZIONALE: RISORSE FINANZIARIE E UMANE ..... 44

    II.3.2 - IL FINANZIAMENTO PUBBLICO DELLA RICERCA: IL RUOLO DEL MIUR ...................................................................................................................................................................... 45

    II.3.3 - LA CAPACIT DI ACCESSO AI FINANZIAMENTI EUROPEI ............................................................................................................................................................................................................ 46

    II.3.4 - I CORSI DI DOTTORATO: ANALISI DEGLI EFFETTI DEL DM 45/2013 E SUCCESSIVI REGOLAMENTI ...................................................................................... 48

    II.3.5 - LA STRUTTURA OCCUPAZIONALE DEGLI ENTI DI RICERCA VIGILATI DAL MIUR ......................................................................................................................................... 50

    SEZIONE 4. QUALIT E IMPATTO DELLA PRODUZIONE SCIENTIFICA ............................................................................................................................... 53

    II.4.1 - IL POSIZIONAMENTO INTERNAZIONALE DELLA RICERCA ITALIANA ........................................................................................................................................................................... 54II.4.2 - LA SCHEDA UNICA ANNUALE PER LA RICERCA DIPARTIMENTALE (SUA-RD) ................................................................................................................................................ 56

    II.4.3 - LA VALUTAZIONE DELLA RICERCA IN UNA PROSPETTIVA COMPARATA ............................................................................................................................................................. 58

    II.4.4 - LA VALUTAZIONE DELLA RICERCA IN ITALIA: EVOLUZIONE STORICA E METODOLOGICA ......................................................................................................... 59

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    LANVUR raccoglie e analizza le informazioni necessarie per il monitoraggio periodico delle attivit didattiche escientifiche del sistema universitario e della ricerca. Lesame di questi dati consente allANVUR di svolgere i propriadempimenti istituzionali e di offrire sostegno e consulenza al MIUR, agli atenei e agli enti pubblici di ricerca. In

    particolare, i raffronti temporali e internazionali permettono di valutare i risultati in una prospettiva comparata e dirilevare i mutamenti intervenuti, anche in relazione allintroduzione delle nuove normative. Linsieme di questiapprofondimenti costituisce il contenuto del presente Rapporto, che nella Sezione 1 esamina brevemente anche ilsistema dellAlta Formazione Artistica, Musicale e coreutica (AFAM), per il quale i compiti di valutazionedellANVUR sono pi circoscritti.

    Le analisi presentate evidenziano con chiarezza i punti di forza e di debolezza del sistema universitario e della ricerca.Fra i punti di forza emerge il buon posizionamento internazionale dei risultati complessivi della ricerca dei nostridocenti e ricercatori, nonostante la progressiva diminuzione dei fondi accessibili alla ricerca scientifica di base eumanistica, settori in cui lItalia ha una tradizione di eccellenza. Va inoltre rilevata la capacit complessiva del sistemaitaliano di erogare una didattica di qualit, nonostante lalto rapporto studenti/docenti, con una spesa pro-capiterelativamente contenuta.

    Fra le maggiori difficolt si segnalano le seguenti: la significativa riduzione del corpo docente e le difficolt ad affermarsi della figura del ricercatore a tempo

    determinato; la maggior incertezza associata alle prospettive di carriera accademica; essa determina fenomeni preoccupanti

    quali labbandono da parte di molti dottori di ricerca ed assegnisti che non possono permettersi lunghi periodidi insicurezza retributiva; il loro trasferimento allestero in misura maggiore di quanto sarebbe fisiologico, senzaun corrispondente flusso proveniente dagli altri paesi; la sofferenza di molti giovani di valore, che vivono condifficolt gli anni migliori della loro vita scientifica;

    linsufficienza dei fondi volti a sostenere il diritto allo studio, spesso gestiti a livello regionale con notevoli disparitterritoriali, non permette di garantire luguaglianza delle opportunit richiesta dal dettato costituzionale; lampio divario tra atenei delle diverse macroregioni del Paese, determinato dalla lunga assenza di politiche miranti

    a incoraggiare una convergenza qualitativa nella ricerca e nella didattica.

    Il sistema universitario e quello della ricerca sono i settori dove, a partire dalla Riforma Gelmini del 2010, sonostati adottati con maggior profondit ed estensione processi valutativi e meccanismi premiali. Basti qui ricordarnealcuni: la qualit della produzione scientifica dei docenti e dei ricercatori delle universit e degli enti di ricerca italiani

    valutata periodicamente da Gruppi di Esperti Valutatori delle diverse discipline che, con lausilio di revisioniesterne e analisi bibliometriche, formulano un giudizio di qualit sui lavori scientifici, aggregato poi a livello di

    dipartimenti/istituti e atenei/enti; ai risultati della valutazione della qualit della ricerca (VQR) sono associatisignificativi incentivi monetari nella distribuzione del fondo di finanziamento ordinario (FFO);

    la crescita automatica delle retribuzioni per anzianit di ruolo stata sostituita da scatti basati sul merito, peraltroanchessi bloccati dal 2011 al 2015;

    INTRODUZIONE

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    ladozione, seppure parziale, del costo standard per ripartire i finanziamenti; tale criterio, seguendo la dinamicadelle immatricolazioni, premia la capacit di attrazione dei Corsi di Studio e dei servizi offerti dai diversi ateneie riduce ingiustificate differenziazioni createsi nel passato;

    lintroduzione di procedure di Assicurazione della Qualit monitorate dai Nuclei di Valutazione, in buona partecomposti da membri esterni agli atenei, e allinterno di tali procedure un sistema di autovalutazione dei Corsi di

    Studio organizzato da Presidi di Qualit; la valutazione esterna, che si affianca allautovalutazione interna e viene condotta con visite in loco organizzatedallANVUR con cadenza periodica; a seguito delle visite, lAgenzia redige un rapporto di accreditamento cheviene inviato al MIUR e reso pubblico;

    il reclutamento del nuovo personale soggetto a valutazione ex-ante, mediante lAbilitazione ScientificaNazionale, ed ex-post, attraverso lanalisi degli esiti VQR aggregati per neoassunti e neopromossi.

    In sintesi, luniversit e la ricerca italiane sono state sottoposte a procedure incisive e trasparenti di valutazione eresponsabilizzazione. A queste procedure e regole gli atenei e gli enti di ricerca hanno aderito con convinzione edimpegno. Tuttavia, nellultimo decennio questo sforzo non ha sempre trovato un adeguato sostegno nelle politichepubbliche; basti ricordare la contrazione del Fondo di Finanziamento Ordinario. Solo nellultimo biennio le risorse

    complessive del Fondo si sono stabilizzate ed migliorata la qualit della loro ripartizione.

    Occorre probabilmente riflettere ancora sulla ripartizione delle risorse, per sostenere con pi decisione il diritto allostudio e le prospettive di carriera dei migliori giovani studiosi, favorire la mobilit dei docenti e ricercatori, aumentarela nostra capacit di attrazione nei confronti degli studiosi stranieri, valorizzare maggiormente la didattica dottorale,talvolta messa in secondo piano rispetto a quella triennale e magistrale. Unattenzione particolare merita anche lascarsa differenziazione del nostro sistema di istruzione terziaria. Insieme al necessario maggiore impegno nellariduzione degli abbandoni e dei ritardi, appare opportuno considerare un ampliamento dellofferta didattica, nonsolo universitaria, anche nella direzione tecnico-professionale.

    Senza un aumento complessivo delle risorse investite nella formazione terziaria e nella ricerca e una maggiorediversificazione dellofferta appare difficile conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020 e si rischia di rimanerelontani dagli altri paesi europei, che si prefiggono di investire il 3 per cento del PIL nella ricerca (a fronte del nostroobiettivo dell1,5 per cento) e di conseguire una quota pari al 40 per cento di giovani con titolo di formazione terziaria(contro il nostro 26 per cento).

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    I. IL SISTEMAUNIVERSITARIO

    1. STUDENTIE LAUREATI

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    IL SISTEMA UNIVERSITARIO

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    I.1.1 - LOFFERTA FORMATIVA

    Il sistema universitario italiano basato prevalentemente sulle universit statali (61 atenei), che accolgono appros-simativamente il 90% degli iscritti. Alle universit non statali (30 atenei, di cui 11 telematici) iscritto il 9% deglistudenti, il 3,5% costituito dagli studenti delle universit telematiche. Oltre l83% degli studenti concentrato in 41

    atenei medio-grandi, ciascuno con almeno 15.000 studenti iscritti.Questi atenei offrono oggi 4.586 corsi di studio, di cui 2.255 di primo livello, 2.015 di secondo livello e 316 a ciclounico. A questi si aggiungono 910 corsi di Dottorato (dato riferito allanno accademico 2015-2016). Il numero deicorsi di studio velocemente cresciuto nella prima met del decennio scorso, in seguito alla riforma degli ordinamentididattici del 3+2, raggiungendo un valore massimo di 5.879 corsi nel 2007/08, per poi ridursi gradualmente dallannosuccessivo. Il calo stato pi marcato per i corsi di primo livello e negli atenei del Centro. Il calo dei corsi si verificato principalmente in seguito alla riduzione delle sedi decentrate di erogazione dei corsi di studio. Analizzandolevoluzione dei corsi per area scientifica di riferimento, la riduzione pi consistente si registra nellarea giuridica(area 12), anche per il passaggio al ciclo unico, e in quella letteraria (area 10). Riduzioni superiori al 25% si riscontranoanche nellarea delle Scienze chimiche (area 3), nellarea di Scienze della terra (area 4) e in quella di Scienze agrariee veterinarie (area 7).

    Fig. 1 Corsi attivi per r ipartizione geografica (numeri indice 2007/2008=100)

    (Fonte: MIUR Banca dati dellOfferta formativa)

    Dallanalisi dellofferta formativa negli ultimi quattro anni accademici emerge una percentuale di corsi ad accessoprogrammato localmente dagli atenei intorno al 20% del totale di quelli attivi, in aumento nel periodo considerato,con un picco nel 2014/2015 (21,8%) ed una leggera flessione nellultimo anno accademico considerato (2015/2016,21,1%).I corsi di studio in lingua inglese sono poco numerosi (245) e solo 310 corsi di studio (circa il 7% del totale dei corsi

    attivi) utilizzano anche solo parzialmente la lingua inglese. A questo si aggiungono 140 corsi di studio che offronopercorsi in convenzione con atenei stranieri finalizzati al rilascio del doppio titolo o del titolo congiunto, mentre icorsi che offrono convenzioni con altri paesi finalizzate alla mobilit degli studenti sono oltre 1.400.

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    RAPPORTO SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA 2016

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    Fig. 2 Numero di corsi attivi per tipologia

    (Fonte: MIUR Banca dati dellOfferta formativa)

    I.1.2 - IL SISTEMA DELLALTA FORMAZIONE ARTISTICAMUSICALE E COREUTICA (AFAM)

    Le istituzioni di Alta Formazione Artistica, Musicale e coreutica (AFAM) includono le Accademie di Belle Arti(statali, legalmente riconosciute e autorizzate a rilasciare titoli con valore legale) e gli Istituti Superiori di Studi Mu-sicali (statali, non statali e autorizzati a rilasciare titoli con valore legale), gli Istituti Superiori per le Industrie Arti-stiche, lAccademia Nazionale di Danza e lAccademia Nazionale di Arte Drammatica.A oggi le istituzioni AFAM statali e legalmente riconosciute sono 140 (9 delle quali sono sezioni distaccate), in pre-valenza Accademie (43) e Istituti Superiori di Studi Musicali (77). Esse erogano circa 6.500 corsi di studio frequentatida oltre 86.000 studenti, di cui circa il 44% nel settore delle belle arti, e il resto nel comparto musicale, in cui perpresente una cospicua quota di studenti che frequenta contemporaneamente la scuola secondaria (circa 26.000 stu-denti). Si tratta di un comparto con una tradizione secolare e una presenza di studenti stranieri pari all'11% - valoresuperiore alla media delle universit, riflesso del prestigio di cui la formazione artistica e musicale italiana gode nel

    mondo.Il settore delle Accademie ha conosciuto un fortissimo sviluppo: il numero degli studenti praticamente raddoppiatonegli ultimi quindici anni, mantenendosi stabile nei settori tradizionali di decorazione, pittura, scultura e scenografia,e consolidandosi rapidamente nelle sei nuove scuole istituite in aree innovative come design, restauro, nuove tecno-logie, nuovi media, beni culturali. Si tratta di un settore composito e spesso frammentato, che il legislatore nel 1999ha collocato nellambito dellistruzione terziaria, parificandolo al livello universitario. Tuttavia, in assenza dei rego-lamenti attuativi, il settore rimasto di fatto assai distante dal sistema universitario. Non siamo quindi in presenzadi uneffettiva valorizzazione del settore nel rispetto delle peculiarit specifiche, quanto piuttosto di un riconoscimentoformale dei titoli, divenuti equipollenti a quelli rilasciati dalle universit. Lequipollenza dovrebbe comportare, purnel rispetto delle specificit dei comparti, la condivisione con il sistema universitario di un quadro regolamentare

    che garantisca la qualit dellofferta formativa. In analogia con quanto stabilito per le universit, sarebbe necessarioprevedere per il settore ladozione di standardper laccreditamento, il reclutamento dei docenti (ancora assunti sugraduatorie e senza selezioni nazionali) e i curricula.

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    IL SISTEMA UNIVERSITARIO

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    La struttura del settore molto frammentata sia territorialmente sia dimensionalmente. Le istituzioni statali rac-colgono circa i tre quarti delle iscrizioni, mentre le istituzioni private sono consistenti solo nell area Nord-ovestdel Paese. Nellanno accademico 2014-2015 lorganico delle accademie di belle arti statali era composto da 2.386docenti, di cui 990 a tempo indeterminato, 357 a tempo determinato e 1.036 esperti esterni a contratto. In assenzadi unanagrafe dei docenti potrebbe comunque trattarsi di una sottostima poich il dato si basa su autodichiarazioni

    degli enti.

    Fig. 3 Quota di studenti stranieri sul totale degli iscritti per tipologia di Istituto AFAM. Anni Accademici 1999/2000-2014/2015 (valori percentuali)

    (Fonte: Ufficio Statistico MIUR)

    Linserimento a tutti gli effetti del sistema AFAM allinterno del comparto dellistruzione superiore costituisceunimportante occasione per il rilancio e la valorizzazione di unofferta formativa che un punto di forza anche sulpiano internazionale. Tuttavia il settore della formazione musicale presenta alcune criticit dovute alla mancata di-stinzione regolativa tra formazione pre-accademica e formazione di terzo livello.La duplice destinazione e il mancato adeguamento giuridico della docenza, ancora legata alle logiche mutuate dal-listruzione secondaria, hanno di fatto prodotto una situazione problematica.

    I.1.3 - LA MOBILIT INTERNAZIONALE DEGLI STUDENTIE GLI STAGE E TIROCINI

    Nella progettazione e nellerogazione della formazione superiore, le universit si impegnano in modo crescente af-finch gli studenti acquisiscano, insieme alle competenze disciplinari, un insieme di competenze trasversali, finalizzateallapplicazione delle conoscenze e capacit acquisite, allautonomia di giudizio, alle abilit comunicative e alla capacit

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    di apprendere in modo autonomo. Tali competenze contribuiscono alla crescita personale e culturale dellindividuoe al suo ingresso nel mondo del lavoro.Stando alle analisi condotte in sede europea e ai risultati delle indagini del Consorzio AlmaLaurea, le opportunitdi formazione offerte dalle universit che pi contribuiscono allacquisizione di queste competenze da parte deglistudenti sono le esperienze di mobilit internazionale e lo svolgimento di periodi presso le imprese attraverso i

    tirocini curricolari. Questo rende urgente promuovere iniziative che allarghino ulteriormente la partecipazione deglistudenti italiani alle esperienze estere: i dati pi recenti a disposizione indicano che meno del 5% dei laureati italianiha unesperienza di almeno 3 mesi di studio allestero; le percentuali sono maggiori se invece consideriamo periodipi brevi: ad esempio la quota degli studenti iscritti che hanno conseguito almeno 1 CFU presso unistituzione estera pari al 10%. Tra gli studenti regolari iscritti la percentuale di studenti italiani in uscita raddoppiata nellultimodecennio, ma occorre fare ancora molta strada. importante anche la mobilit in entrata, che testimonia la capacitattrattiva degli atenei e offre occasioni di scambio internazionale agli studenti italiani che non hanno lopportunitdi recarsi allestero.

    Tab. 1 Studenti e dottorandi in mobilit internazionale

    (Fonte: Nuclei di Valutazione degli Atenei Procedura Nuclei)

    Situazione altrettanto problematica emerge se si considera la diffusione degli stage. Oltre alla presenza in quasi tuttigli atenei di un ufficio dijob placementa livello centrale di ateneo, in quasi met dei casi si riscontrano anche dira-mazioni periferiche a livello di scuola/facolt e/o dipartimento.

    Le attivit principali che vengono svolte sono lorientamento al lavoro (97,8%) e la formazione/preparazione al lavoro(96,8%), mentre molto pi scarse sono le attivit di documentazione e monitoraggio (26,7%). Lincidenza degli stageriflette le diverse opportunit offerte dai mercati del lavoro locali, come si evince dalla tabella seguente.

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    Tab. 2 Numero di stage e tirocini curriculari svolti, a.a. 2013/2014

    (Fonte: Nuclei di Valutazione degli Atenei Procedura Nuclei)

    I.1.4 - GLI IMMATRICOLATI E GLI ISCRITTI AL SISTEMA

    UNIVERSITARIO ITALIANOIl cambiamento pi rilevante che si registra rispetto al periodo preso in esame nel precedente rapporto dato dallaripresa delle immatricolazioni, soprattutto nella fascia di et pi giovane, dopo anni di continue riduzioni. Nella com-posizione per genere degli immatricolati prevale ormai stabilmente la componente femminile, che si attesta al 55%delle immatricolazioni, in lieve riduzione rispetto ai massimi della fine dello scorso decennio (56,7% nel 2008-2009).Nel precedente rapporto era stato sottolineato come il calo degli immatricolati e degli iscritti osservato dalla metdello scorso decennio riflettesse in larga parte il venire meno degli effetti temporanei dellintroduzione del 3+2 e lariduzione drastica della possibilit di riconoscere crediti per lesperienza lavorativa maturata. Questi fattori avevanodeterminato un netto calo degli iscritti e immatricolati pi maturi, a cui si era aggiunta negli ultimi anni anche laflessione dei tassi di passaggio dalla scuola alluniversit, fenomeno preoccupante stante lancora ridotta quota di

    laureati anche nelle fasce di et pi giovani. Negli ultimi due anni il calo degli immatricolati si arrestato e nellultimoanno si registra una decisa inversione di tendenza, con un incremento dell1,6% del numero di immatricolati (del2,4% tra i giovani con et pari o inferiore a 20 anni).Tuttavia la distribuzione territoriale del fenomeno non uniforme. Nellanno accademico 2015/2016 il numero degliimmatricolati per area di residenza cresciuto al Nord in misura significativa (3,2%), si lievemente ridotto al Centro(-0,1%) ed lievemente cresciuto nel Mezzogiorno (0,4%). Limitando lanalisi ai soli giovani con et pari o inferioreai 20 anni, la ripresa ha coinvolto tutte le aree, anche se di nuovo in misura pi netta tra i residenti al Nord (4,1%,contro 1,1% al Centro e 0,8% nel Mezzogiorno). Per contro prosegue la progressiva contrazione delle iscrizioni nellefasce di et pi elevate: gli immatricolati con et pari o superiore ai 25 anni rappresentano ormai meno del 4% deltotale, a fronte di circa il 15% nella prima met dello scorso decennio.

    Questo calo in larga parte spiegato dal venire meno degli incentivi che premiavano, con il riconoscimento deicrediti, lesperienza maturata e si verificato prevalentemente prima degli inizi del decennio in corso.Per quanto riguarda la fascia di et pi giovane (tra i 18 e i 20 anni), che identifica coloro che si iscrivono al momentodel completamento delle scuole superiori, un contributo negativo alla dinamica delle immatricolazioni venuto dallacrescita dellincidenza della popolazione di cittadinanza non italiana, passata da circa il 2% all'inizio dello scorso de-cennio al 9%. Tale fascia di popolazione ha una minor probabilit di completare gli studi superiori e una pi bassaprobabilit di iscriversi alluniversit. Questo fattore spiega oltre la met del calo di circa 21.600 studenti osservatotra il 2003/2004 e il 2013/2014. Se la composizione tra cittadini italiani e non fosse rimasta invariata, il numerodegli immatricolati in questa fascia di et sarebbe di circa 11.000 studenti superiore allattuale, sui livelli osservatialla fine dello scorso decennio. dunque urgente l'adozione di misure volte a conseguire un deciso innalzamentodel livello di istruzione degli studi per i cittadini stranieri.

    Durante la crisi il calo delle immatricolazioni ha coinvolto anche i cittadini italiani, il cui tasso di immatricolazione(rapporto tra immatricolati con et pari o inferiore a 20 e popolazione di et compresa tra i 18 e i 20 anni) scesoin media di circa 2 punti tra il triennio 2007-2010 e il triennio 2012-2015. Nellultimo anno si tuttavia registratoun recupero di oltre un punto percentuale. La riduzione delle immatricolazioni si concentrata tra i maturi prove-

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    nienti dagli istituti tecnici, sia per la riduzione dei diplomati provenienti da questi istituti sia per una pi marcataflessione del tasso di passaggio dalla scuola alluniversit tra questi studenti. Per quanto riguarda la scelta disciplinare,si conferma la tendenziale crescita del gruppo di ingegneria e il calo dellarea giuridica.

    Fig. 4 Andamento degli immatricolati di et 20 anni, della popolazione 18-20 anni e dei maturi (numeri indice 2003/2004=100)

    (Fonte: Anagrafe Nazionale Studenti)

    Lanalisi per area di residenza mostra come la flessione degli immatricolati registrata dalla met dello scorso decenniosia stata pi forte nel Mezzogiorno e al Centro, pi contenuta al Nord. Considerando i soli immatricolati con etpari o inferiore a 20 anni, tra il triennio 2007-2010 e il triennio 2012-2015 il calo stato di circa l1% al Nord, del4% al Centro e del 12% nel Mezzogiorno.Scomponendo la variazione osservata nei contributi dovuti alla dinamica della popolazione, al tasso di conseguimentodel diploma e al tasso di passaggio scuola-universit, si osserva come la differenza tra Mezzogiorno e Centro-Norddipenda essenzialmente dalla riduzione nel Mezzogiorno della popolazione in et compresa tra i 18 e i 20 anni afronte della crescita registrata nelle aree centrali e settentrionali. I divari territoriali sono ancor pi netti se si analizzalandamento delle immatricolazioni per sede del corso di laurea. Limitatamente agli studenti con et pari o inferioreai 20 anni, gli atenei del Mezzogiorno tra il triennio 2007-2010 e il triennio 2012-2015 hanno perso il 17% deglistudenti, con una punta del 26% per quelli delle Isole. Al Centro il calo stato del 5%, nel Nord-est dell1%, mentrenel Nord-ovest si registrato un incremento del 4%.Sui divari territoriali analizzati per sede del corso di laurea incide la mobilit degli immatricolati: la quota di residentinel Mezzogiorno che si immatricolano in un ateneo del Centro-nord salita da circa il 18% della met dello scorsodecennio al 24%. La mobilit degli studenti comunque cresciuta in tutte le aree del Paese: la quota di quantistudiano fuori dalla propria regione di residenza salita dal 18% del 2007/2008 al 22% nel 2015/2016.

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    Fig. 5 Andamento degli immatricolati con et 20 per area territoriale di residenza (numeri indice 2002/2003=100)

    (Fonte: Anagrafe Nazionale Studenti)

    Della maggior mobilit hanno tratto beneficio al Nord soprattutto gli atenei del Piemonte, dove lincidenza di stu-denti fuori regione cresciuta molto rapidamente salendo dal 12% al 26% tra il 2007/2008 e il 2015/2016, e inmisura minore quelli della Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Anche tra gli studenti che proseguono dopo lalaurea triennale aumentata la quota di quanti scelgono atenei di altra regione. Tra i residenti nel Mezzogiorno lin-cidenza di quanti scelgono un ateneo del Centro-Nord in progressivo aumento, soprattutto nelle Isole.

    Fig. 6 Quota di laureati triennali in atenei del Sud e delle Isole iscritti a un corso magistrale di un ateneo del Centro-Nord

    (Fonte: Anagrafe Nazionale Studenti)

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    I.1.5 - I PERCORSI DI STUDIO UNIVERSITARI:MONITORAGGIO, ESITI, INDICATORI

    I dati relativi alla regolarit dei percorsi di studio mostrano un significativo miglioramento, sia con riferimento al-landamento della quota di quanti terminano gli studi nei tempi previsti, sia con riferimento alla dinamica degli ab-

    bandoni precoci, ovvero della quota di immatricolati che non prosegue al secondo anno. Tuttavia, tenuto conto delcalo delle immatricolazioni che ha riguardato soprattutto studenti che mediamente hanno minor probabilit di con-cludere gli studi e sono caratterizzati da minori livelli di regolarit, parte del miglioramento potrebbe essere dovutaa un effetto di selezione.Adottando unanalisi per coorti di entrata, nella. a. 2014/2015 nei corsi triennali di primo livello emerge che tra gliimmatricolati delle prime due coorti considerate (iscritti, per la prima volta rispettivamente nel 2003-2004 e nel2004-2005) il 57-58% risulta laureato, mentre gli abbandoni raggiungono circa il 38-39% (essendo il complementoa 100 dato da studenti ancora iscritti). Migliore lesito nei corsi a ciclo unico (69,4% di laureati nella coorte entratanel 2003/2004 e 66,7% nella coorte entrata nel 2004/2005) e nei corsi biennali di secondo livello (delle prime quattrocoorti di immatricolati, oltre il 78% degli studenti ha conseguito il titolo finale e oltre l82% nelle coorti 2004/2005e 2005/2006).

    Fig. 7 Esito a inizio a.a. 2014/15 delle coorti di immatricolati ai Corsi di I livello triennali (valori percentuali)

    (Fonte: Elaborazioni su dati Anagrafe Nazionale Studenti, MIUR-CINECA)

    Nei corsi triennali i laureati regolari sono in costante crescita nelle coorti esaminate: dal 18-19% delle prime coorti,la percentuale cresce fino a raggiungere il 26% e il 26,8% nelle due coorti pi recenti; nei corsi biennali di secondolivello, le percentuali di laureati regolari, a partire dalla coorte 2007/2008 salgono dal 34,9% della coorte entratanel 2007/2008 al 44,5% circa nelle ultime due coorti analizzate.Lo snodo cruciale rimane quello dellabbandono tra primo e secondo anno di corso: nei corsi triennali di primolivello la percentuale di abbandoni tra primo e il secondo anno calata dal 17,5% delle coorti iniziali al 14% nella

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    coorte iscritta nel 2012/2013. Tassi di abbandono decisamente pi bassi si registrano nei corsi a ciclo unico, special-mente quelli in cui prevalgono insegnamenti su settori scientifico-disciplinari riconducibili alle aree di Farmacia eMedicina e chirurgia (che sono ad accesso programmato), con una percentuale di abbandono intorno al 6-7%. Di-saggregando questi indicatori per composizione degli studenti, non sorprende riscontrare che conseguono risultatimigliori le studentesse liceali iscritte in atenei del Nord. Per contro da segnalare laltissima percentuale (tra il 44%

    e il 48% in tutte le coorti) di studenti provenienti da un istituto professionale che dopo 3 anni di corso triennale haabbandonato luniversit.

    Fig. 8 Abbandono del sistema universitario tra I e II anno per coorte di immatricolati e tipo di diploma di maturit - Corsi di laurea triennali (valori

    percentuali)

    (Fonte: Elaborazioni su dati Anagrafe Nazionale Studenti, MIUR-CINECA)

    A fianco degli abbandoni non sono trascurabili i passaggi di corso o di ateneo durante gli studi: i cambi di corso trail primo e il secondo anno coinvolgono circa il 15% degli immatricolati nei corsi triennali e a ciclo unico, mentresono molto contenuti nei corsi di laurea magistrale (sotto il 2% nelle tre coorti pi recenti). Tra coloro che cambianocorso, circa la met effettua un trasferimento in un altro ateneo. Nei corsi triennali, dopo 4 anni di corso, gli studentiche hanno effettuato un passaggio di corso dopo il primo anno hanno un tasso di successo molto simile a quellodegli studenti che rimangono nello stesso corso, osservati dopo 3 anni (intorno al 35%); tale dato sembra avvalorarelipotesi che il passaggio di corso possa rappresentare una sorta di ri-orientamento in itineree che incida sulla carrieradello studente nel ritardare di un anno il conseguimento del titolo.Considerando il passaggio alla laurea magistrale, a partire dai laureati negli anni 2005/2006 e 2006/2007 si osservaun tasso di passaggio del 58%, in crescita tendenziale di circa un punto allanno. Tuttavia nei dati sul passaggio im-mediato (nellanno successivo a quello di laurea) si nota un calo negli ultimi anni, fino al 44% dei laureati pi recenti.Un indicatore che unisce le dimensioni della prosecuzione e della produttivit, misurando la quota di studenti che

    continuano gli studi al secondo anno, dopo aver conseguito almeno 40 CFU, ci dice che a livello nazionale il valore pari al 44,9%. Sempre a livello nazionale i laureati regolari stabili (nello stesso Corso di Studi di immatricolazione)sono il 31,9% del totale, mentre analizzando i dati un anno oltre la durata del corso, i laureati stabili sono pari al46%. Per i laureati regolari stabili la media del voto agli esami pari a 26,78 mentre la media del voto di laurea di 104,41.

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    Anche in questo caso risultano evidenti differenze fra le ripartizioni geografiche considerate: al Nord i laureatiregolari stabili sono il 38-40% della coorte di immatricolati mentre al Sud e nelle Isole sono il 22-23%.

    Fig. 9 Indicatori Schede Ateneo e CdS - Sezione 1, per ripartizione geografica della sede del CdS

    (Fonte: Elaborazioni su dati Anagrafe Nazionale Studenti, MIUR-CINECA)

    I.1.6 - I LAUREATI

    LItalia, nonostante una costante crescita osservata negli ultimi anni, rimane tra gli ultimi paesi in Europa per quotadi popolazione in possesso di un titolo qualsivoglia di istruzione terziaria, anche tra la popolazione pi giovane (24%contro 37% della media UE e 41% media OCSE nella popolazione 25-34 anni).Il nostro Paese ha colmato la distanza in termini di giovani che conseguono un diploma di scuola secondaria supe-riore, ma presenta un tasso di accesso all'istruzione terziaria al 42% ben inferiore alla media UE (63%) e a quellaOCSE (67%). Il ritardo nella partecipazione minore tra i giovani appena usciti dalla scuola superiore, mentre in-vece pi elevato nelle et pi mature, dove i tassi di iscrizione sono in Italia a livelli molto modesti. In molti paesi la

    partecipazione agli studi dei giovani adulti, anche impegnati in attivit lavorative, risulta invece una quota rilevantedegli ingressi nel sistema universitario.Al nostro ritardo contribuiscono diversi fattori: a) listruzione terziaria pressoch interamente dedicata a corsi a pre-valente contenuto teorico e in corsi post-laurea, mentre pressoch assente il segmento dei corsi a carattere profes-sionale e dei cicli universitari brevi (indicato con ISCED 5 nella nuova classificazione internazionale dei titoli distudio ISCED 2011); b) una modesta quota di immatricolati stranieri, che contribuiscono in molti paesi ad incre-mentare gli ingressi al sistema universitario in rapporto alla popolazione; c) tassi di completamento degli studi uni-versitari ancora molto bassi con unincidenza degli abbandoni superiore alla media osservata nei paesi OCSE (42%di abbandoni contro 31% media UE e 30% media OCSE).

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    Fig. 10 Distribuzione percentuale della popolazione, in classe di et 25-34 anni, in possesso di un diploma di istruzione terziaria (ISCED 2011, livelli

    5/8) per paese. Anno 2014

    (Fonte: Eurostat Education and training statistical database)

    Dallanalisi condotta emerge come il ritardo italiano nel conseguimento del titolo di laurea nella popolazione pigiovane (13 punti dalla media UE e 17 punti rispetto alla media OCSE per la popolazione 25-34 anni), dipenda siadal pi basso tasso di ingresso negli studi universitari a ridosso della conclusione delle scuole secondarie, sia dalla ri-dottissima partecipazione degli studenti in et pi matura, sia dalla minore probabilit di concludere gli studi terziariuna volta avviata una carriera di studi a livello universitario. stimabile che ciascuno di questi fattori spieghi circaun terzo del ritardo dalla media dei paesi OCSE.

    Tab. 3 Tassi di ingresso e di completamento ciclo di studi. Anno 2013

    (Fonte: Eurostat Education and training statistical database; * Elaborazioni su dati Anagrafe Nazionale Studenti)

    Le caratteristiche dellofferta formativa terziaria, in cui risultano pressoch assenti rispetto ad altri paesi europei per-corsi di studio brevi e professionalizzanti, incidono su tutti i fattori alla base del ritardo. Esse infatti riducono sia lat-trattivit per gli studenti con percorsi di studio tecnico-professionali o gi impegnati in attivit lavorative sia laprobabilit di concludere gli studi per quelli con percorsi scolastici pi deboli: gran parte degli abbandoni si concentranotra coloro che provengono dagli istituti tecnici e professionali. Fermo restando la possibilit di incidere sui compor-tamenti, con azioni di orientamento e sostegno per gli studenti pi deboli o impegnati nel lavoro, difficilmente lItaliapotr avvicinarsi alla media dei paesi europei senza rafforzare lofferta formativa a carattere professionalizzante.

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    Fig. 11 Laureati totali e al netto delle lauree specialistiche/magistrali in Italia. Anni 1999-2014

    (Fonte: MIUR - Indagine sull Istruzione Universitaria)

    Il numero totale annuo dei laureati al netto delle lauree di secondo livello, che approssima il numero di coloro checonseguono per la prima volta un titolo di laurea, ha toccato un picco massimo di 290 mila nel 2005, dovuto agli ef-fetti transitori della riforma, per poi scendere a un minimo di circa 210 mila nel 2012, per poi risalire a 216 mila nel2014. Il numero complessivo di diplomi di laurea di primo e secondo livello e di corsi a ciclo unico di nuovo e vecchioordinamento si invece stabilizzato intorno ai 300.000, con un leggero aumento negli ultimi tre anni. La composi-zione dei laureati per ripartizione geografica di residenza rimasta relativamente stabile mentre quella per sede deicorsi mostra una riduzione per le regioni del Centro e del Mezzogiorno e una crescita per le regioni del Nord (a se-guito della diversa dinamica delle immatricolazioni). Si stabilizzata la composizione per genere, con un netto van-taggio per la componente femminile (58-59% del totale pi elevato della corrispondente quota nelleimmatricolazioni), mentre si stanno esaurendo gli effetti della riforma sulla composizione per et dei laureati, con

    un progressivo calo dei laureati con et maggiore o uguale a 30 anni. Continua invece a crescere la quota di laureaticon maturit liceale, soprattutto scientifica, e cala la componente proveniente da tecnici e professionali. Risultanoinfine in calo i laureati nelle aree politico-sociale e giuridica.

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    I.1.7 - I LAUREATI NEL MERCATO DEL LAVORO

    Nel periodo 2011-2014 la disoccupazione giovanile in Europa cresciuta, mentre mediamente diminuita nei paeseOCSE e, in particolare, negli Stati Uniti. Uninversione di tendenza si registra nel 2014 e nel 2015 in Europa, soloa partire dal 2015 in Italia. Nel nostro Paese il tasso di disoccupazione complessivo passato dall8% nel 2011 al

    12,7% nel 2014, all'11,9 nel 2015. L'elevato livello di disoccupazione pu essere messo in relazione anche ai dati suilivelli di competenza della popolazione adulta.Dai risultati della Survey of Adult Skills PIAAC (OCSE) condotta nel 2012, lItalia risulta allultimo posto nellagraduatoria dei paesi partecipanti: solo il 3,3% degli adulti italiani raggiunge livelli di competenza linguistica 4 o 5 i pi alti contro l11,8% nella media dei 24 paesi partecipanti e il 22,6% in Giappone, il paese in testa alla classifica.Inoltre, solo il 26,4% raggiunge il livello 3 di competenza linguistica. Per quanto riguarda le competenze matematiche,solo il 4,5% degli adulti italiani ha competenze di livello 4 o 5 e il 24,4% ottiene il livello 3.In questo contesto listruzione universitaria continua a fornire un vantaggio cospicuo nell'accesso al mercato del la-voro: tra il 2007 e il 2014 lo scarto tra il tasso di disoccupazione dei neolaureati e dei neodiplomati passato da 3,6punti a 12,3 punti (a favore dei primi). Al crescere dei livelli di istruzione si accorciano le distanze tra i due generi:mentre tra i neodiplomati il divario a favore degli uomini in termini di minor tasso di disoccupazione pari a 4,1punti, tra i neolaureati il differenziale si riduce a 2,6 punti.Utilizzando i dati delle indagini sulle carriere lavorative dei laureati, per i laureati triennali (che per il 54% proseguonogli studi con la laurea magistrale) si registra un tasso di occupazione pari al 66% a tre anni dal conseguimento del ti-tolo, che sale a 70% per i laureati magistrali biennali e al 49% per quelli a ciclo unico (in architettura, farmacia, giu-risprudenza, medicina, veterinaria). Le indagini condotte da AlmaLaurea mostrano che nel tempo migliorata lapercezione dellutilit dei titoli di studio universitario conseguiti, anche se permangono problemi di non corrispon-denza tra aspirazioni individuali ed utilizzo delle proprie competenze nel mercato del lavoro.

    Tab. 4 Aspetti decisamente rilevanti nella ricerca del lavoro (valori per 100 laureati)

    (Fonte: AlmaLaurea - Condizione occupazionale dei laureati XVII Indagine 2015)

    I.1.8 - ASSICURAZIONE DI QUALIT NELLISTRUZIONESUPERIORE

    A livello europeo sono stati proposti alcuni standard comuni per guidare la valutazione interna degli atenei e i loroprocessi di Assicurazione della Qualit. Gli standarddefiniti nel documento Standards and Guidelines for QualityAssurance in the European Higher Education Area (ESG), approvato a Bergen nel 2005, per lassicurazione internadella qualit nelle istituzioni di istruzione superiore riguardano:

    1. Linee di indirizzo e procedure per lAssicurazione della Qualit;2. Approvazione, monitoraggio e revisione periodica di corsi e titoli di studio;3. Verifica del profitto degli studenti;

    4. Assicurazione della Qualit dei docenti;5. Risorse didattiche e sostegno agli studenti;6. Sistemi informativi;7. Pubblicit delle informazioni.

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    prevista inoltre una specifica metodologia per la valutazione esterna della qualit nellistruzione superiore, cosarticolata:

    8. unautovalutazione da parte dellente oggetto di valutazione;9. una valutazione esterna di un gruppo di esperti, inclusi gli studenti, e una o pi visite in loco;

    10. la pubblicazione di un rapporto, che riporta decisioni e raccomandazioni;

    11. una procedura difollow-up, a seguito delle raccomandazioni contenute nel rapporto, per verificare le azionicorrettive messe in atto dallente valutato.La complessit delle procedure necessarie per conformarsi alle linee guida europee ha richiesto un processo gradualeche ha coinvolto vari gruppi di lavoro attivati presso lANVUR, i cui risultati sono riscontrabili nelle diverse lineeguida disponibili sul sito dellAgenzia.Va rilevato peraltro come lANVUR presenti una dotazione di personale del tutto insufficiente in relazione ai compitiaffidati; tale situazione del tutto evidente se il dato dellorganico dellAgenzia viene confrontato con quello di entianaloghi attivi in altri paesi europei.

    Tab. 5 Dimensioni delle agenzie di valutazione

    (Fonte: Turri M., Calimero alluniversit. Valutazione della didattica e sistema AVA, 2014 - R.Torrini in Scienza in rete)

    Il sistema AVA (Autovalutazione, Valutazione periodica, Accreditamento, regolato dal Decreto Legislativo 19/2012,che, in attuazione dellarticolo 5 della Legge 240/2010, prevede lelaborazione degli indicatori di qualit e la realiz-zazione delle visite di Accreditamento Periodico da parte dellANVUR) rappresenta la risposta italiana allesigenzadi creare un sistema di Assicurazione della Qualit delle universit, secondo le indicazioni di ENQA e in linea conle ESG. Secondo la normativa vigente, le istituzioni universitarie devono venire accreditate con una frequenza almeno

    quinquennale.Le prime visite per lAccreditamento Periodico sono iniziate nel novembre 2014, presso le Universit de LAquila edi Perugia. Sono stati coinvolti 28 esperti (9 esperti di sistema, 15 esperti disciplinari e 4 studenti), visitati 9 CdSper ciascun ateneo e sono stati pubblicati i rapporti ANVUR sugli esiti finali. Nel 2015 sono state visitate 13 uni-versit e 111 Corsi di Studio, coinvolgendo 182 esperti (42 esperti di sistema, 101 esperti disciplinari, 8 esperti te-lematici, 31 studenti). Nel 2016 sono programmate 11 visite (8 al Nord e 3 al Centro), che si svolgeranno da aprilea dicembre.Lavvio di AVA ha comportato un grande sforzo da parte degli atenei, del corpo accademico e del personale tecnico-amministrativo, ma ha anche permesso di allineare il Paese agli standard europei in materia di Assicurazione dellaQualit e di raccogliere in maniera sistematica, con le schede SUA-CdS e SUA-RD, informazioni sullorganizzazionedella didattica e della ricerca nel sistema universitario italiano. A oltre due anni dallinizio ed a pi di uno dallinizio

    delle visite in loco, che di AVA costituiscono lo strumento pi qualificante, lANVUR ha ritenuto fosse venuto ilmomento di riflettere, in stretta collaborazione con la CRUI, sullesperienza fin qui fatta, in modo da valorizzarne ipunti di forza, colmarne lacune ed eventuali debolezze, modificarne o eliminarne gli aspetti meno fruttuosi, anchefacendo ricorso a nuovi strumenti.

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    A tale scopo stato costituito in ANVUR un gruppo di lavoro che si posto lobiettivo principale di raggiungereuna sostanziale semplificazione del sistema ed un alleggerimento degli adempimenti istituzionali previsti dai DD.MM. 47/2013 e 1059/2013 e al contempo avere una maggiore aderenza con gli standard europei ESG 2015, man-tenendo fermo il raggiungimento dei suoi obiettivi fondanti.ANVUR ha quindi anche elaborato un cruscotto di indicatori quantitativi di riferimento finalizzati al monitoraggio

    a distanza dei corsi di studio (CdS) ed al riconoscimento delle anomalie macroscopiche nel loro funzionamento.Per alleggerire il carico di adempimenti gravanti sulle strutture periferiche, il rapporto di Riesame annuale dei corsidi studio stato semplificato, nella forma e nel contenuto, e ricondotto ad un commento critico sintetico agli indi-catori quantitativi forniti dallANVUR, attraverso la compilazione di schede sintetiche dalla struttura predefinita. Ilrapporto di Riesame ciclico dei corsi di studio consister invece in unautovalutazione approfondita dellandamentocomplessivo del CdS, sulla base di tutti gli elementi di analisi presi in considerazione nel periodo di riferimento edelle risoluzioni conseguenti; esso avr periodicit maggiore, comunque non superiore ai cinque anni.

    I.1.9 - I SISTEMI DI RILEVAZIONE DELLE OPINIONISULLA DIDATTICA

    Uno degli elementi indispensabili per la valutazione della didattica la rilevazione delle opinioni degli studenti elaureandi/laureati. Tali pratiche hanno ormai una lunga tradizione nelluniversit italiana, a partire dalla creazionedel CNVSU nel 1999, fino allattribuzione all'ANVUR nel 2010 delle competenze relative alla definizione di criterie metodologie per la valutazione delle universit e dei corsi di studio sulla base di parametri oggettivi e certificabilie con il coinvolgimento attivo degli studenti in relazione alle questioni inerenti alla didattica. In attuazione degliatti normativi, lANVUR ha introdotto, tra gli allegati del documento su Autovalutazione, Valutazione e Accredi-tamento (AVA), sette questionari per la rilevazione delle opinioni sulla didattica e ha successivamente elaboratodelle linee guida per lintroduzione graduale di queste schede nellambito dei processi di assicurazione della qualit.Gli studenti sono da considerarsi testimoni privilegiati della capacit del docente di comunicare con chiarezza;

    tuttavia non viene loro chiesto di essere esperti dei contenuti oggetto dellinsegnamento.In un panorama cos eterogeneo, ANVUR ha svolto nei mesi di gennaio e febbraio 2016 una surveysui sistemi di ri-levazione in uso negli atenei, mediante la consultazione dei Nuclei di Valutazione, allo scopo soprattutto di capire qualisiano le tendenze prevalenti. I risultati della surveysono basati sulle risposte della quasi totalit degli atenei. Tutti gliatenei hanno un sistema di rilevazione delle opinioni degli studenti.Le rilevazioni pi diffuse sono quelle sulle opinioni degli studenti frequentanti e dei laureandi, seguite da quelle deilaureati, docenti e studenti non frequentanti, mentre molto meno diffuse sono le rilevazioni sui dottorandi. I sistemidi rilevazione presentano un certo grado di eterogeneit, soprattutto per quanto riguarda le caratteristiche specifichedelle istituzioni. In riferimento agli atenei convenzionali, sia statali che non statali, la maggior parte ha sistemi di ri-levazione complessi, volti a raccogliere le opinioni di pi categorie. In 22 atenei sono presenti sistemi molto articolatiin cui si rilevano le opinioni di studenti (frequentanti e non), laureandi, laureati, dottorandi e docenti.

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    Fig. 12 Rilevazioni per soggetto nelle universit convenzionali numerosit degli atenei (N=84)

    (Fonte: ANVUR, Questionario sulla rilevazione delle opinioni di studenti e docenti 2016)

    I.1.10 - LA SPERIMENTAZIONE SULLA VALUTAZIONE DELLECOMPETENZE DI CARATTERE GENERALISTA ATTRAVERSOIL TEST SULLE COMPETENZE (TECO - 2013 E 2015)

    Le sperimentazioni sulla valutazione delle competenze di carattere generalista acquisite dagli studenti iscritti al terzoanno svolte da ANVUR tra il 2012 e il 2015 attraverso il test TECO (TEst sulle COmpetenze generaliste) sonostate concepite prendendo come riferimento lo studio di fattibilit dellOCSE AHELO-Assessing Higher EducationLearning Outcome.Due sono le principali ragioni che hanno indotto lANVUR ad intraprendere tali sperimentazioni. La prima, di na-tura formale, legata agli obblighi dellAgenzia in merito alla valutazione non solo dei processi e degli input dellof-ferta formativa, ma anche della qualit dei risultati e dei prodotti delle attivit di gestione, formazione, ricerca, ivicompreso il trasferimento tecnologico delle Universit e degli enti di ricerca, anche con riferimento alle singole strutture deipredetti enti, (art.3, comma 1a, Decreto del Presidente della Repubblica 1 febbraio 2010, n. 76). Poco oltre si ag-giunge che costituiscono tra laltro oggetto della valutazione [] lefficienza e lefficacia dellattivit didattica sulla basedi standard qualitativi di livello internazionale, anche con riferimento agli esiti dell apprendimento da parte degli studentie al loro adeguato inserimento nel mondo del lavoro (art.3, comma 2a del D.P.R 76/2010). La seconda fa riferimentoalla possibilit di fornire informazioni, non soltanto rispetto alle procedure ma anche ai risultati ottenuti dal sistemauniversitario nella didattica, che sono di attuale interesse da parte di diversi gruppi di stakeholdercoinvolti.LANVUR ha ritenuto sia importante misurare le capacit degli studenti universitari di affrontare problemi in con-testi socio-economici e lavorativi non noti a priori, contestualizzando conoscenze, abilit e competenze gi acquisite.Tra queste sono state ritenute di particolare interesse: saper leggere e discutere un testo mai visto prima, esercitandosu di esso il pensiero critico (critical thinking), anche in presenza di semplici grafici o simboli quantitativi; quelle dirisolvere problemi nuovi (problem solving), prendendo decisioni (decision making) in un arco di tempo limitato; quelledi comunicare per iscritto (ability to communicate).

    La sperimentazione TECO stata volta quindi a rilevare gli effetti della qualit della formazione universitaria uti-lizzando un nuovo punto di vista. Tali effetti sono tradizionalmente desunti dai risultati sul mercato del lavoro (tempodi ricerca del primo impiego, tasso di occupazione, retribuzione iniziale, tipologia contrattuale, corrispondenza tracompetenze possedute e competenze richieste) o dalla misurazione di un effetto fisso di ateneo stimato in modelli

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    multilivello sulla qualit degli enti universitari (al netto delle caratteristiche osservabili quali lambiente familiare, il per-corso di scuola secondaria ad esempio). Il limite di questa analisi dovuto al fatto che non solo gli studenti, ma anchegli stessi Atenei hanno partecipato su base volontaria a entrambe le sperimentazioni, rendendo di fatto il campioneoggetto di misurazione non rappresentativo della popolazione di riferimento, anche in termini di aree disciplinari.A questo si aggiunge il ritardo tra conseguimento della laurea e interviste condotte da AlmaLaurea, che rende noti

    gli esiti delle proprie rilevazioni circa un anno dopo il conseguimento del titolo. Inoltre, in Italia, le competenze ditipo generalista non vengono normalmente rilevate a livello di studi post-secondari, mentre vengono misurate inaltre fasce della popolazione (ad esempio lOCSE con lindagine PISA sui quindicenni e dallindagine PIAAC sullapopolazione adulta).Alle due sperimentazioni hanno partecipato 12 atenei nel 2013 e 24 atenei nel 2015. Il campione di studenti oggettodel test TECO stato individuato in base a requisiti di avanzamento nel percorso degli studi. La prima sperimen-tazione ha coinvolto quegli studenti universitari, al netto degli iscritti ai Corsi di Studio nelle professioni sanitarie,che nel ciclo triennale fossero iscritti al terzo anno, avessero superato tutti i crediti formativi (CFU) di base e carat-terizzanti e nel ciclo unico avessero conseguito almeno 120 CFU di base e caratterizzanti. Nella seconda sperimen-tazione, invece, la popolazione universitaria oggetto del test era rappresentata da quegli studenti, sempre conlesclusione di quelli dei Corsi di Studio nelle professioni sanitarie, che risultassero iscritti al terzo anno del ciclo

    triennale e avessero superato almeno il 75% del minimo di CFU di base e caratterizzanti previsti per quella Classedi Laurea (90 CFU di base e caratterizzanti nei corsi di laurea a ciclo unico).Liscrizione effettiva al test da parte degli studenti idonei non stata elevata (per alcuni atenei stata addirittura in-feriore al 20%), e a ci si sommata lulteriore diminuzione delleffettiva partecipazione al test: nella sperimentazione2015 il tasso di partecipazione al test da parte degli idonei stato del 21,4%.I risultati mostrano una certa variabilit tra ambiti disciplinari e tra atenei, anche se le basse numerosit di parteci-pazione rendono di difficile interpretazione questi confronti.

    Tab. 6 Risultati medi al test e partecipazione per macro categoria disciplinare

    (Fonte: ANVUR)

    Nelle future sperimentazioni TECO, ANVUR intende allargare lambito delle competenze valutate (comprensionedel testo; ragionamento quantitativo; risoluzione di problemi; educazione civica; lingua inglese, rivolgendosi a tuttigli studenti del terzo anno indipendentemente dal numero di CFU maturati. TECO dovrebbe contenere solamentedomande a risposta chiusa per facilitare la correzione e ridurre la variabilit tra correttori, rivelatasi un limite dellaprecedente sperimentazione, utilizzando prove costruite in houseper evitare il problema delladattabilit del test alcampione italiano.

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    I. IL SISTEMAUNIVERSITARIO

    2. LE RISORSEE LOFFERTAFORMATIVA

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    I.2.1 - RISORSE ECONOMICHE DEL SISTEMA UNIVERSITARIOE SPESA DEGLI ATENEI

    Il quadro complessivo del finanziamento del sistema universitario non si discosta da quello presentato nel precedenterapporto. Il sistema gi sottofinanziato nel confronto internazionale, dal 2008 ha subito una forte contrazione dei

    finanziamenti statali. Inoltre, in un quadro di profonda crisi economica, si sono anche ridotti i fondi acquisiti auto-nomamente dai singoli atenei. Negli ultimi anni il calo si pressoch arrestato ma non vi sono ancora segni di in-versione di tendenza. Anche per il 2016, fatta eccezione per un significativo innalzamento delle risorse messe adisposizione per il diritto allo studio, il finanziamento statale delle universit si assesta su valori di poco superiori aquelli del 2015.Secondo i dati OCSE (Education at a Glance2015) la spesa in istruzione terziaria in Italia risulta inferiore a quellamedia OCSE, sia in rapporto al numero degli studenti iscritti sia in rapporto al prodotto interno lordo. Anche laquota di finanziamento a carico del settore pubblico scesa al di sotto della media OCSE, distanziandosi significativa-mente dalla media europea.Nel 2015 le somme stanziate dal MIUR per il finanziamento del sistema universitario e per il sostegno agli studenti e aldiritto allo studio ammontano a 7,25 miliardi di euro; nel 2016 lammontare previsto di 7,34 miliardi, valori simili aquelli del 2013 e 2014, ma lontani dal massimo raggiunto nel 2009 di 8,44 miliardi.

    Fig. 13 Spesa per le istituzioni educative terziarie in percentuale di PIL per fonte di finanziamento. Anno 2012 (in ordine decrescente per spesa

    totale, pubblica e privata)

    1. Solo spesa pubblica 2. Alcuni livelli di istruzione inclusi in altri(Fonte: OCSE - Education at a Glance 2015)

    Dallanalisi dei bilanci delle universit statali emerge che le entrate, in termini reali, sono cresciute del 25% tra il2000 e il 2008, per poi diminuire del 18% tra il 2008 e il 2014. Il calo da ricondurre soprattutto ai trasferimentidal governo centrale, scesi in termini reali su livelli inferiori a quelli del 2000. Le altre componenti delle entratehanno registrato flessioni pi contenute, ad eccezione di quelle contributive rimaste sui livelli del 2008.

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    Fig. 14 Andamento di alcune componenti riaggregate delle entrate delle universit statali italiane (prezzi 2014, numeri indice 2000=100)

    (Fonte: MIUR Conti Consuntivi)

    I meccanismi di riparto del FFO prevedono che le risorse siano assegnate in parte su base storica, in parte sulla basedel costo standardstudente e in parte sulla base dei meccanismi premiali. Simulando la ripartizione delle risorse aregime che si otterrebbe dal superamento definitivo della quota storica, con un riparto per il 70% basato sul costo

    standarde per il 30% basato sulla quota premiale, si accrescerebbe la quota di fondi destinata agli atenei del Nord edel Sud e si registrerebbe un calo per quelli del Centro e soprattutto delle Isole. Allo stesso tempo crescerebbero lerisorse destinate agli atenei di pi recente costituzione e si ridurrebbero quelle agli atenei storici; questi ultimi at-tualmente si giovano di una quota di risorse significativamente superiore a quella degli studenti iscritti.

    Fig. 15 Differenza tra quota del finanziamento teorico e quota effettiva. Anno 2015 (valori percentuali)

    (Fonte: MIUR - Decreto Ministeriale n. 335, 8 maggio 2015)

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    I differenziali nelle entrate tra gli atenei delle diverse aree del Paese in rapporto al numero degli studenti regolari si sonoridotti nel periodo in esame a causa della contrazione del numero di studenti nelle aree del Mezzogiorno. Nel 2014negli atenei del Mezzogiorno le entrate per studente erano dell11% inferiori alla media nazionale, mentre gli atenei delCentro e del Nord si collocavano su livelli dell8% e del 3% superiori alla media. Gran parte del divario riconducibilea differenziali territoriali nelle entrate contributive e nelle fonti di finanziamento ulteriori rispetto ai fondi statali.

    La spesa ha seguito andamenti simili a quelli delle entrate, con un calo di circa il 20% tra il 2008 e il 2014. La ridu-zione della spesa in larga parte dovuta alla dinamica della spesa per il personale, che costituisce oltre il 60% deltotale, ma il calo ha coinvolto anche le spese di funzionamento e per investimenti. La spesa per il personale dimi-nuita del 20% rispetto al 2008 e in rapporto al finanziamento ordinario e alle entrate contributive scesa dal massimodel 95% raggiunto nel 2010 all85,3% nel 2014. Il costo unitario del personale docente sceso dell8% rispetto al2008, a causa della forte riduzione della quota di docenti ordinari e al blocco delle progressioni stipendiali.Gli indicatori di sostenibilit mostrano un miglioramento generalizzato della sostenibilit economica degli atenei,con condizioni mediamente pi favorevoli per gli atenei del Nord, seguiti da quelli del Centro e del Mezzogiorno.

    I.2.2 - DIRITTO ALLO STUDIO E CONTRIBUZIONE STUDENTESCA

    LItalia si caratterizza per un livello delle tasse universitarie relativamente basso se confrontato con quello dei paesianglosassoni, ma elevato rispetto a quello degli altri paesi europei, caratterizzati da basse percentuali di studenti cheusufruiscono degli interventi di sostegno agli studi.

    Fig. 16 Contribuzione media nelle universit pubbliche su quota di studenti che ricevono sostegno economico (a.a. 2013/2014)

    (Fonte: OCSE - Education at a Glance 2015)

    La principale criticit del sistema di diritto allo studio rappresentata dalla cronica carenza di risorse, dal fatto chequelle disponibili non sempre vengono erogate in maniera tempestiva, e dall'incertezza circa la permanenza del so-stegno da un anno all'altro. Inoltre, permane una eterogeneit (tra regioni e, all'interno delle stesse, tra i diversi atenei)nei requisiti di accesso e nei tempi di erogazione dei benefici. Il 47,3% della spesa regionale per gli interventi di so-stegno agli studenti coperto dalla tassa universitaria regionale; negli ultimi anni quest ultima stata elevata a 140

    euro nella maggior parte delle regioni.Il Fondo Integrativo Statale (FIS), istituito per finanziare i prestiti d onore e attualmente destinato anche al finan-ziamento delle borse di studio, dopo la forte oscillazione registrata nel triennio 2009-2011, si stabilizzato intornoa 160 milioni di euro annui, valore prossimo alla media del triennio 2006-2008.

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    Fig. 17 Fondo integrativo (valori in migliaia di euro). Anni 1997-2015

    (Fonte: MIUR)

    Rispetto alla.a. 2011/2012 la percentuale di beneficiari di borse rispetto agli idonei aumentata di circa 8 puntipercentuali (da 68,8% a 76,5%). Questo lesito di un aumento del numero di borsisti (123.732 nel 2013/2014 ri-spetto a 111.911 nel 2011/2012) cui associata una sostanziale stabilit del numero di idonei (161.735 nel2013/2014 e 162.569 nel 2011/2012). La quota di idonei che percepisce la borsa tornata agli stessi livelli di diecianni fa.

    Tab. 7 Grado di copertura per ripartizione geografica. Anni Accademici 2003/20042013/2014

    (Fonte: Osservatorio Regionale per Universit e DSU Piemonte Elaborazioni su dati MIUR)

    Limporto medio delle tasse pagate per liscrizione ad un ateneo statale ammonta a poco pi di mille euro ( 1.071),

    con differenze marcate tra le ripartizioni geografiche: iscriversi in un ateneo statale in una regione del Sud o delleIsole costa circa la met rispetto ad un ateneo del Nord (circa 700 per i primi e quasi 1.400 per i secondi).

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    IL SISTEMA UNIVERSITARIO

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    I.2.3 - LE RISORSE UMANE DOCENTE:UN QUADRO DI INSIEME

    Lingresso di nuove figure, quali i ricercatori a tempo determinato (RTD) allinterno del sistema universitario, hasolo in parte compensato la contrazione significativa nel numero dei docenti di ruolo partita nel 2008 e tuttora in

    corso. Gli altri studiosi con contratti di collaborazione a tempo determinato, spesso retribuiti in maniera non sod-disfacente, hanno permesso di sostenere gli accresciuti carichi di lavoro. Questo rappresenta un indebolimento dellacapacit didattica dellintero sistema universitario.

    Tab. 8 Docenti di ruolo, ricercatori a tempo determinato e altro personale di ricerca. Anni 2008, 2010, 2013, 2014, 2015 (valori assoluti)

    (Fonte: Archivio del Personale Docente MIUR; Archivio del Personale della Ricerca MIUR; Rilevazione sui docenti a contratto e sul personale tecnico - amministrativoMIUR)

    Dalla fine degli anni Novanta a oggi il numero complessivo dei docenti di ruolo e dei ricercatori a tempo determinato

    ha seguito un andamento a campana: dapprima aumentato senza soluzione di continuit, raggiungendo un livellomassimo nel 2008; dal 2009 al 2015 diminuito, a seguito dei provvedimenti di blocco del turnover che hanno ac-compagnato il taglio dei finanziamenti pubblici al sistema universitario, passando da 62.753 a 54.977 (-12%). Ancheil rapporto studenti/docenti ha seguito un andamento a campana rovesciata: aveva raggiunto un minimo storico nel2008 (28,9 studenti per docente), cresciuto fino al 2010 (30,2) e ha oscillato per i successivi cinque anni attorno a30 studenti per ogni docente, in corrispondenza del calo degli iscritti.La composizione del corpo docente risulta profondamente modificata nellultimo decennio: nella fase di crescitaterminata nel 2008 aveva assunto una distribuzione a clessidra (molti ordinari, relativamente pochi associati e moltiricercatori), per poi evolvere, nella fase di calo che si conclusa nel 2013, verso una distribuzione pi piramidale(pochi ordinari, un numero leggermente superiore di associati e molti ricercatori). Nel 2015 con i numerosi passaggiregistrati dalla posizione di ricercatore (ruolo posto ad esaurimento) a quella di associato, la base della piramide si

    significativamente assottigliata, a beneficio del rango intermedio degli associati; nemmeno il piano straordinario2016, introdotto con il decreto ministeriale del 18 febbraio 2016, n. 78, che prevede il reclutamento di 861 nuoviRTD di tipo B, riuscir a modificare questa configurazione.

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    RAPPORTO SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA 2016

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    Fig. 18 Evoluzione del numero di docenti (PO, PA, RU, RTD) e in rapporto agli studenti. Anni 1988-2015 (valori assoluti e in rapporto agli iscritti)

    (Fonte: Archivio del Personale Docente MIUR; Archivio del Personale della Ricerca MIUR; Indagine sullIstruzione Universitaria MIUR)

    Come emerso gi nel rapporto precedente, la presenza femminile tra i docenti cresce in maniera costante e regolare:dal 1988 a oggi passata da 26 a 37 donne ogni 100 docenti. La situazione osservata nelle universit italiane apparesimile a quella internazionale: nella maggior parte dei paesi gli uomini rappresentano la maggioranza del corpo do-

    cente e la quota media dei paesi OCSE di 42 donne ogni 100 docenti, con una forte variabilit tra i paesi. Dal2007 al 2015 la quota delle donne tra gli ordinari passata dal 18,5 al 21,6%; tra gli associati salita dal 33,6 al36,5% e tra i ricercatori dal 45,1 al 46,5%. La presenza femminile quindi in costante crescita ma resta inferiore al50%, nonostante gi dagli inizi degli anni Novanta la quota di donne superi quella degli uomini tra i laureati e anchetra quanti conseguono un dottorato di ricerca.Lanalisi dei percorsi di carriera alla luce dei nuovi giudizi di Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN) mostra che,nei fatti, la fruizione di un assegno di ricerca non equivale all'ingresso nella carriera accademica; ci accade invececon relativa frequenza nel caso dei ricercatori a tempo determinato.Tra gli assegnisti, su un totale di 44.345 studiosi che sono stati titolari di almeno un assegno di ricerca tra il 2009 eil 2015, solo il 7% risulta oggi abilitato alla qualifica di associato, lo 0,1% a quella di ordinario. Di contro, sul totaledei 5.643 studiosi che sono stati titolari di almeno un contratto RTD tra il 2009 e il 2015, il 29,3% risulta oggi abi-

    litato alla qualifica di associato e tra questi l1,1% anche a quella di ordinario, mentre lo 0,4% in possesso della solaabilitazione a ordinario.

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    Fig. 19 Componente femminile per qualifica e dettaglio sui ricercatori. Anni 2008, 2010, 2012, 2014 e 2015 (quote percentuali sul totale dei docenti)

    * I dati del 2008 riguardano solo i ricercatori a tempo indeterminato, dal momento che i primi ingressi delle nuove f igure di ricercatore a tempo determinato sono avvenutinel 2009.(Fonte: Archivio del Personale Docente MIUR; Archivio del Personale della Ricerca MIUR)

    Il rallentamento delle carriere universitarie evidente osservando la distribuzione per et dei docenti: negli ultimiventisette anni, linnalzamento dellet media stato continuo; dal 1988 al 2015 let media aumentata di quasi 7anni, giungendo a sfiorare i 53 anni.

    Fig. 20 Distribuzione percentuale per et dei docenti di ruolo. Anni 1989, 2001, 2007, 2013, 2015

    (Fonte: Archivio del Personale Docente MIUR)

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    I.2.4 - IL CARICO DIDATTICO DEI DOCENTI

    LANVUR ha avviato lanalisi dei dati inseriti nella Scheda Unica Annuale dei Corsi di Studio (SUA-CdS sezioneDidattica erogata), ottenendo una prima immagine generale, ancora in parte sfuocata, della didattica erogata nelleuniversit italiane. Al netto di una pulizia dei dati amministrativi, si r