Ponte Milvio novembre 2013

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www.pontemilviomagazine.it Anno IV n. 37 - 2013 seguici su Nuota, pedala, corri. Il Forte Village apre le porte della Sardegna al Triathlon

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Nuota, pedala, corri.Il Forte Village apre le porte della

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Sommario4 Copertina8 Arte

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Ponte MilvioAnno IV n. 37 - 2013Autorizzazione del tribunale di Roman.124/2008 del 2-3-2008n. iscrizione al ROC 17682 del 27-11-08

EditoreImmediately s.r.l.sede legale via C. F. di Cambiano 82, Romauffici via Crescenzio 103, Roma

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Chiuso in redazione il 20 Novembre 2013

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La responsabilità degli articoli è dei singoli autori. La collaborazione a questo periodico è del tutto gratuita e non retribuita.

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anno l’eccellenzanel DNA e la loroofferta turistica èapprezzata in tuttoil mondo. i clientiche scelgono il For-te Village sanno dipoter contare su

strutture e servizi di assoluta qualità,dove nulla è lasciato al caso. La SPAed il centro Talassoterapico sono ingrado di offrire esperienze uniche,così come straordinarie sono atmo-sfera ed ospitalità. Da alcuni anni

hanno voluto ampliare ulteriormen-te il loro target, avvicinando anche ilmondo sportivo: da qui l’idea dicreare alcune accademie dello sport,ricercando naturalmente anche inquesto caso l’eccellenza. Ecco allorala collaborazione con il Chelsea perla Soccer Academy, quella con ilCSKA Mosca per il basket, o quellacon la Nazionale inglese per il rugby.Tennis, Nuoto, Cricket, ciclismo, com-pletano il segmento sportivo.Quest’anno, però, la struttura delForte Village, è voluta andare oltre,

organizzando un proprio evento chepotesse da un lato richiamare e coin-volgere sportivi appassionati, dall’al-tro legarsi perfettamente all’imma-gine che il Forte ha ormai consolida-to negli anni. La scelta è ricaduta cosìsul triathlon, sport in grande ascesa,capace di muovere interesse e so-prattutto di affascinare sportivi e tu-risti.Il 27 ottobre oltre 400 atleti prove-nienti da tutta Italia si sono così ri-trovati al via della prima edizioneForte Village Triathlon. La gara pre-

Triathlon in SardegnaUn emozione... Forte!di Giuseppe Costantini

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vedeva 1,8 km di nuoto, 90 km di ci-clismo e 21 km di corsa. I più fortispecialisti della distanza half Iron-man non hanno voluto mancare: DeGasperi, Risti, Carta, Sansone, si sonosfidati su di un percorso bellissimo,reso duro soprattutto in biciclettadal vento, che da queste parti nonmanca mai.Dopo aver affrontato la prova dinuoto ( due giri da 900 metri ciascu-no, con uscita spettacolare sullaspiaggia a metà gara), hanno presola bici ed hanno affrontato un per-corso ondulato, molto tecnico maallo stesso tempo non impossibile. Itriatleti avranno avuto modo anchedi apprezzare la bellezza del pano-rama, dominato da colline e verdenella prima metà e da un mare incre-dibile, con scogliere a picco, nella se-conda parte. Al termine dei 90 km(interamente chiusi al traffico!), gliatleti erano attesi dalla mezza mara-tona. Un circuito di 7 km da percor-rere tre volte ha permesso al nume-rosissimo pubblico di poter assisterealla gara vivendo le emozioni chesolo uno sport così duro e spettaco-lare sa dare.La gara maschile è sta vinta da DeGasperi su Sansone e Risti. Tra ledonne Sara Tavecchio ha precedutola Mazzucco e la Ottaviano. Ma lavera vittoria è stata del Forte Village,in grado già il primo anno di orga-nizzare un evento che ha lasciato inogni partecipante la voglia di torna-re ed in tutti coloro che non hannopotuto esserci il desiderio di vivereun’esperienza unica il prossimo anno.Gli organizzatori stanno già pensan-do all’edizione 2014. Gli atleti anche!

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Incontrare le cose aVilla Torlonia

ella suggestiva Ca-sina delle Civette,dimora del principeGiovanni Torloniajr. fino al 1938anno della suamorte, spazio chela città di Roma ha

dedicato ai maggiori protagonistidelle arti applicate, si è aperta la mo-stra Incontrarelecose doppio percor-so espositivo di Enrico Pinto – attra-verso una selezione di ceramiche egioielli – e di Cecilia Natale – attra-verso una selezione di tessiture eopere di Fiber Art.La rassegna, promossa da Roma Ca-pitale, Assessorato alla Cultura, crea-tività e promozione artistica – So-vrintendenza Capitolina ai Bene Cul-turali e organizzata dal CentroInternazionale Antinoo per l'Arte, è

anche l'incontro dei due artisti in unlavoro comune di progettazione erealizzazione. Infatti, la singolare einteressante esposizione – curatadalla Dott.ssa Maria Grazia MassafraResponsabile del Museo della Casinadelle Civette e dall’Arch. SimonaPaoli – nasce dalla ricerca individualee comune di Cecilia ed Enrico checondividono anche la vita quotidiana.Enrico Pinto presenta un'ampia sele-zione di gioielli realizzati tra il 1972e oggi. I monili, lavorati con variematerie tra le quali metalli nobili epietre preziose, s’ispirano principal-mente al tema dei Pianeti e degliAstri (Venere, Giove, Saturno, Marte…) e a quello della Pittura e dell’Ar-chitettura. In quest’ultima sezione,oltre all’omaggio ad artisti come Pie-ro della Francesca, Odilon Redon,Giuseppe Capogrossi, Alberto Burri,

Carlo Scarpa, Richard Meier tra gli al-tri, ricorrente è quello all’Angelo ri-belle di Osvaldo Licini. La serie di ce-ramiche grezze I vasi “comunicanti”che per la loro austerità e per la geo-metria delle loro forme, alludonotanto all’arte antica quanto a unMorandi rivisitato. Come aveva scritto Claudio Strinati“…. L'esperienza di Cecilia Natale èquasi unica nel panorama artisticoitaliano di oggi”. L'artista attraversola tessitura crea volta per volta untessuto che è concepito e trattato in

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vari modi: dal tessuto tradizionale,grezzo o lavorato a macramè comeavviene ne La calza di Venere, si pas-sa all'intreccio di materiali diversicome fili di nylon, corde e fili elettrici. Ecco come s’incontrano e s’intreccia-no le cose: terre, metalli e fibre nelleopere dei due artisti. Avevamo inter-vistato Enrico Pinto nell'aprile del2010, ora in occasione dell'aperturadella mostra lo incontriamo di nuo-vo, questa volta in compagnia di Ce-cilia Natale anche lei artista che rea-lizza opere di arte contemporaneaapplicata. “Ciò che intendiamo “aquattro mani” non è il fatto di lavo-rare in due in relazione ad un pro-getto da realizzare; bene o malequesto, in alcune attività, è sempreaccaduto. Intendiamo, invece, il cer-care insieme, attraverso l’uso dei di-versi linguaggi, il fare, la necessità el’urgenza di rendere presente ciòche è ”l’altro dalla forma“.

“Opere intese come oggetti, comemanufatti”. Enrico, desidera chiarireil suo significato?Certamente le opere sono “oggetti”,“manufatti” ma non solo. Per me,sia il mondo degli artefatti sia quellodella natura si presentano come re-altà autonome, quindi dei soggettipiù che oggetti ed è proprio nel rico-noscimento di questa loro intima re-altà che noi riusciamo a comunicare

con loro. Infatti, noi comunichiamosolo tra soggettività. In quale modo i Suoi gioielli traggo-no ispirazione soprattutto dal temadei pianeti e degli astri?Pianeti e astri sono stati, per l’uomo,un riferimento di senso dell’esisten-za fin dall’origine. È la loro dimen-sione simbolica e quindi evocativadell’”oltre” che mi interessa e mi sti-mola alla presa di coscienza di que-sta realtà che sottostà all’universo.Non è l’aspetto scientifico, nono-stante le sue verità, che mi interessama quello poetico-simbolico, quelloevocativo.

Che ricordi conserva del periodo del-la sua formazione presso lo storicolaboratorio del gioielliere romanoMario Masenza e che consigli puòdare a un giovane che desidera di-ventare orafo?Avevo 16 anni quando cominciai afrequentare quel laboratorio. Se do-vessi usare una sola parola per ricor-dare quegli anni, userei la parola“meraviglia”. Ero continuamentesorpreso e affascinato da quel mon-do, dalla sua complessità e, soprat-tutto, dal fatto che si potesse, attra-verso questa attività, raggiungereuna completa dimensione creativacome quella che intravvedevo nellarealizzazione di oreficerie di artistiquali Afro, Fazzini, Mirko, Capogros-si, ecc. Quanto ai consigli per un giovane,anche qui provo a sintetizzare: direiche l’importante sia, per raggiunge-re un’alta qualità tecnica ed espres-siva, individuare e far crescere attra-verso questa attività, la conoscenzadi se stesso e il cercare di rispondere

con il proprio fare alle necessità piùprofonde della persona.

Cecilia, ci può spiegare in sintesicos’è la Fiber Art?È un mezzo di espressione artisticache fa riferimento all’intreccio pro-prio della tessitura e all’uso della fi-bra in tutte le sue svariate accezioni.Non è arte applicata ma arriverà adavere vita propria solo quando, perla realizzazione del disegno da ripro-durre, si adotteranno concetti propridella tessitura e non più della pittu-ra. Negli anni ’60 negli Stati Uniti siha l’esplosione della Fiber Art e l’in-novazione più importante è la cosid-detta tessitura “off loom” ossia fuoridal telaio. È questo il momento incui l’arte tessile non appartiene piùall’arte applicata. Negli anni ’70, poi,diviene molto importante la relazio-ne tra i materiali e le tecniche che di-ventano il punto di partenza perideare un’opera. Il decennio succes-sivo vede non solo l’esplosione del-l’installazione nella Fiber Art ma lesempre più numerose mostre di Fi-ber Art, in Italia e all’estero, che an-cora oggi proseguono numerose.

Come si è sviluppato il Suo interesseper il telaio che nel corso degli anniè diventato un modo per esprimerela Sua arte?L’incontro con questo mondo e con ilmezzo, il telaio, è stato casuale ma si-curamente si tratta di un “riconosci-mento”. Ciò che mi ha sempre interes-sato è la trasformazione del filo che,tramite il telaio, diventa altro dal filostesso, oggetto a sé stante che può darforma a una narrazione nonostante lasua apparente meccanicità.

Alla Casina delle Civette di Villa Torlonia“le opere intese come oggetti, come ma-nufatti” di Enrico Pinto e Cecilia Natalefino al 24 novembre 2013.di Alessandra Stoppini

Continuare a tessere le assonanzeCecilia Natale

Il ventaglio. Omaggio a KlimtCecilia Natale

Cecilia Natale

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Claudio Strinati parlando del Suo la-voro ha definito il Suo “tessere fuoridal telaio” come “un modo innova-tivo di fare arte da un lato ma, difatto inserito in una tradizione re-mota che ha ancora molto da dire eda insegnare". Che cosa ne pensadella riflessione dello storico dell'ar-te?Secondo me ha manifestato la co-scienza e la conoscenza che il presen-te nasce inevitabilmente dalla assi-milazione del passato. Credo che siaquesto ciò che ci volesse indicareparlando di “una tradizione remotache ha ancora molto da dire e da in-segnare”.

Infine rivolgiamo una domanda atutti e due gli artisti:

“Un artigiano può non essere un ar-tista, ma un artista non può non es-sere un artigiano... Formiamo unanuova corporazione di artefici senzala distinzione di classe che alzaun'arrogante barriera tra artigiano eartista”. Vi riconoscete nella defini-zione che l'architetto, designer e ur-banista Walter Gropius diede “del-l'arte applicata” nel 1919 nel Mani-festo della Bauhaus?Pur riconoscendo la validità storica,riguardante l’estetica e la sociologiadi questa affermazione, essa contie-ne in sé ancora una contraddizione,delle distinzioni anche sul piano teo-rico. È passato ormai quasi un secoloda essa, crediamo che ormai sia ne-cessario compiere un lavoro di espe-rienza esistenziale che porti aquest’altra definizione: non si puòessere l’uno senza l’altro, ossia cheanche l’artigiano deve scoprire pie-namente le proprie capacità creativeal fine di superare, sempre più, labarriera delle distinzioni.

IncontrarelecoseMusei di Villa Torlonia, Casina delle Civette - Roma Via Nomentana, 70 Roma 5 ottobre - 24 novembre 2013 Ingresso: 5 euro - 4 euro (ridotto) Orario: da martedì a domenica 9.00 - 19.00Info: 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00)www.museiincomune.it, www.zetema.zetema.it

“Un artigianopuò non essere un artista, maun artistanon può nonessere un artigiano...”

I vasi comunicanti. Ceramica - Particolare.Enrico Pinto

Enrico Pinto

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quanto dico-no la sua bel-lezza in sénon era deltutto incom-parabile, né

tale da colpire chi la guardava. Ma lasua conversazione aveva un fascinoirresistibile, e da un lato il suo aspet-to, insieme alla seduzione della pa-rola, dall'altro il temperamento...erano come un pungiglione pene-trante. Dolce era il suono della suavoce quando parlava: e piegava fa-cilmente la lingua, come uno stru-mento musicale dalle molte corde,all'idioma che usava”. Con queste frasi d'effetto il biogra-fo, scrittore e filosofo greco storicoPlutarco nella Vita di Antonio 27, 3-5 descriveva la seduzione e quell'alo-ne di fascino senza tempo che ema-nava la persona di Cleopatra VIIThea Filopatore Neotera, figlia delFaraone Tolomeo XII Aulete, certa-mente una delle figure storiche del-l'antichità sinonimo di attrattiva,ambizione, spregiudicatezza e sen-sualità. L'ultima sovrana lagided'Egitto il cui nome significa in lin-gua greca “figlia del padre” è la pro-tagonista di Cleopatra. Roma e l'in-cantesimo dell'Egitto prestigiosaesposizione ospitata nella suggestivacornice del Chiostro del Bramante. La mostra, nata sotto l'Alto Patrona-to del Presidente della Repubblica econ il patrocinio del Ministero degliAffari Esteri, MIBAC, Assessorato allaCultura Creatività e Promozione Ar-tistica del Comune di Roma, è pro-dotta da Arthemisia Group conDART Chiostro del Bramante e cura-ta da Giovanni Gentili. L'esposizioneintende ridefinire il vero ritratto diCleopatra, sullo sfondo storico del-l'Egitto e di Roma negli anni 50 e 60del I Secolo a. C. e per la prima voltaapprofondisce il rapporto tra Cleo-patra e Roma, quando poco più cheventenne conquistò prima Giulio Ce-sare e poi Marco Antonio, primoesempio di quel rapporto fatale trasesso e potere che avrebbe contrad-distinto la storia dell'umanità nei se-coli a venire. Cleopatra, ultimo membro della di-nastia tolemaica, alla guida di unpaese ricchissimo sul quale regnò dal69 a. C. all'anno 30 a. C., dalle risorseillimitate, con un esercito forte e unaflotta potente. Perfetta alleata diRoma ma anche un’ambigua minac-cia, fonte di malia per Cesare e Mar-co Antonio ma nemica da conquista-re e annientare per Cesare Augusto.La battaglia navale di Azio del 2 set-tembre del 31 a. C. avrebbe concluso

la guerra civile tra Marco Antonio eOttaviano, fatto terminare la Repub-blica romana e spianato la strada alconferimento del titolo di Augusto aOttaviano. Quest'ultimo avrebbefatto uccidere Tolomeo XV Cesario-ne, figlio di Cleopatra e Cesare.L'Egitto sarebbe divenuto una pro-vincia romana e da quel momento lastoria della vita di Cleopatra avrebbeassunto le sfumature della leggendae del mito. Una donna che è stata un'icona chepreferì il suicidio, si fece mordere daun aspide, per evitare di cadere nellemani del vincitore Ottaviano, nonbella ma intelligente, volitiva e riso-luta, rivive tra le soffuse sale delChiostro del Bramante che in omag-gio a Cleopatra si è reinventato unsuggestivo allestimento dal saporeegizio. Sono 180 i capolavori esposti:mosaici, gioielli, monete, marmi,bronzi, affreschi e altri reperti ar-cheologici provenienti dai più impor-tanti musei del mondo, quali Il Mu-seo Egizio di Torino, i Musei Vaticani

Il fascino eterno di Cleopatraal Chiostro del Bramante

e i Musei Capitolini. Il Museo Nazio-nale Romano, il Museo ArcheologicoNazionale di Napoli, il Museo Egiziodi Firenze. E ancora il British Mu-seum di Londra, il Musée du Louvredi Parigi e il Kunsthistorisches Mu-seum di Vienna. Citiamo il ritratto di Cleopatra cosid-detto “Nahman”, esposto in Italiaper la prima volta, uno straordinarioRitratto di Ottavia, sposa di MarcoAntonio e sorella di Augusto rilavo-rato come Cleopatra – questo espo-sto per la prima volta al mondo – unRitratto della regina d’Egitto giova-nissima, realizzato probabilmentequando salì al trono nel 51 a. C. e an-ch’esso esposto in prima mondiale.Ancora uno straordinario bronzoinedito che ritrae Alessandro Sole, fi-glio di Cleopatra e Marco Antonio, elo spettacolare ma quasi sconosciutoMosaico del Nilo, dal Museo di Pri-verno. Il percorso espositivo è suddiviso innove sezioni: Cleopatra. L'ultima re-gina d'Egitto; La terra del Nilo; I so-

mostra

Il ritratto dell'ultima regina d'Egitto traarte e storia fino al 2 febbraio 2014.di Alessandra Stoppini

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Testa di Iside o regina tolemaicaII-I secolo a.C. Marmo pentelico

Musei Capitolini, Centrale Montemartini Archivio Fotografico dei Musei Capitolini

Ritratto di Giulio Cesare, cosiddetto Cesare Chiaramonti

Eta giulio-claudia MarmoCitta del Vaticano, Musei Vaticani

Foto Musei Vaticani

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Cleopatra. Roma e l'incantesimo dell'Egitto.12 ottobre 2013/ 2 febbraio 2014Chiostro del BramanteArco della Pace, 5Orario: 10-20, sabato e domenica 10-21. Lunedì chiuso.Biglietti: Intero € 13,00, ridotto € 11,00 Tel. 06916508451Catalogo [email protected]

vrani ellenistici; Gli dei e il sacro nel-l'Egitto tolemaico; Le arti, I protago-nisti, le vicende; Cleopatra e Roma;L'Egittomania; Nuovi culti a Roma;Roma conquistata: i nuovi faraoni. Iltour inizia con tre video realizzatidallo scrittore/archeologo ValerioMassimo Manfredi che raccontano lediverse fasi della vita della reginadella terra dei faraoni. Nella prima sala ecco Testa ritratto diregina tolemaica, probabilmente lastessa Cleopatra, datata alla secondametà del I secolo a. C. e provenientedai Musei Capitolini di Roma. Diver-se opere testimoniano l'ascendenteche il mondo esotico delle spondedel Nilo ha nell’immaginario roma-no, come l’Affresco da Pompei conScena nilotica con pigmei cacciatori(55-79 d.C., Museo Archeologico Na-zionale di Napoli). In mostra anchecoloro che fecero grande l’Egitto,come Alessandro Magno (Testa idea-lizzata di Alessandro Magno, dettaAlessandro Guimet, inizi II sec. a.C.,Musée du Louvre, capolavoro dellascultura ellenistica), fondatore diAlessandria costruita dal condottieromacedone ed eretta a capitale del

nuovo regno d’Egitto. I volti di alcu-ni dei suoi successori, i sovrani Tole-maici - detti anche Lagidi dal nomedel primo di essi, Tolomeo Lago – chela ressero per 300 anni, fanno coronaall’icona marmorea del grande fon-datore. Alla città e specialmente alla comu-nità multiculturale che l’abitò e chene fece il centro più vivo del Medi-terraneo di allora è dedicato il passosuccessivo della mostra. Antichi deiegizi e greci e anche nuove divinitàpopolano il cielo e l’oltretombadell’Egitto tolemaico, in un’infinitavarietà di modi e forme di cui la mo-stra espone opere bellissime in ma-teriali preziosi che l’ambiente del de-serto ha preservato alla perfezione. Segue una sezione che ha per prota-gonisti i principali personaggi dellavicenda che ha luogo allo scaderedella Repubblica romana e che de-scrive gli avvenimenti di quel tempo:Gneo Pompeo e Giulio Cesare, anzi-tutto, in lotta per il potere a Roma.Poi l’incontro di Cesare con Cleopa-tra VII, da cui nascerà Tolomeo XVCesarione; quindi Marco Antonio eOttaviano, alleati vendicatori del-

l’omicidio di Cesare; infine, la nuovacoppia Cleopatra e Marco Antonio ei figli di questi, i gemelli AlessandroHelios e Cleopatra Selene e, ultimoTolomeo Filadelfio. Vicende straordinarie che hanno ri-disegnato la storia e la geografia delMediterraneo nella seconda metàdel I secolo a. C, qui raccontate attra-verso capolavori come il Ritratto diGiulio Cesare (30 a.C. ca., Musei Va-ticani) e quello di Cleopatra ritrova-to a Roma (ca. 45 a.C., Musei Vatica-ni), oltre che da splendidi cammei,preziose monete e altri rarissimi og-getti. La mostra indaga poi gli anni romanidi Cleopatra (dal 46 al 44 a.C.) quan-do, come testimoniano preziosi erari documenti archeologici, il costu-me e la moda dell’Urbe cambiano,sotto l’influenza della regina e dellasua corte. Mentre le matrone inizia-no ad acconciarsi all’egizia e a indos-sare monili elaborati sull’immaginedel sacro ureo (il serpente simbolodella regalità e dell’immortalità deisovrani), case, ville e giardini si rive-stono di pitture, mosaici, sculture earredi ispirati al regno: è egittomania.

Artisti e artigiani alessandrini si tra-sferiscono a Roma e in altri impor-tanti centri dell’Impero, per rispon-dere con maggiore celerità e ade-guatezza alle crescenti richieste dellaclasse patrizia locale. Lo dimostranoopere di alta oreficeria, tra cui spiccail Bracciale a corpo di serpente (I. sec.a. C. I sec. d. C., Museo ArcheologicoNazionale di Napoli) ritrovato tra ibeni di una matrona, forse la pro-prietaria della celebre Casa del Fau-no a Pompei. Oppure la statua raffi-gurante la Sfinge (I sec. d. C., MuseoArcheologico Nazionale, Napoli) ac-covacciata con il copricapo simbolodella regalità faraonica, che avevafunzione decorativa per una fontananel giardino di una domus della cittàvesuviana, insieme ad affreschi, mo-saici, prezioso vasellame da mensa inargento e in alabastro, ritrovati aRoma e nel mondo romano. Irrompono nel Panteon romano iculti egizi, a cominciare da quello diIside, dea patrona della vita ma an-che della navigazione così importan-te per Roma. La ammiriamo ritrattasia nelle vesti tradizionali egizie,quelle indossate da Cleopatra, incar-nazione della dea secondo la religio-ne egizia, dal 36 fino alla morte av-venuta nel 30 a. C., sia in quelle elle-nistico-romane, mentre allatta il diobambino Horo. Insieme con lei sonoAnubi, protettore dei defunti, di cuisi espone una bellissima Statua (I sec.a.C. – I sec. d.C., Museo ArcheologicoNazionale, Napoli), che raffigura ladivinità dalla testa di cane e il corpodi Hermes - Mercurio, prodottodell’ellenizzazione della divinità egi-zia, Bes, gnomo benefico, Arpocrateragazzino, raffigurato su piccole stelia carattere magico, e altri ancora. Conquistato l’Egitto nel 30 a. C. escomparsi di scena perché suicidatisinello stesso anno M. Antonio e Cleo-patra, i nuovi regnanti – anzituttoCesare Ottaviano, Augusto e princi-pe dal 27 a. C. devono adeguarsi allemillenarie tradizioni della terra delNilo per essere accolti e riconosciuticome sovrani dalla popolazione.Cleopatra è in qualche modo vendi-cata: Augusto siede sul trono che fusuo e di suo figlio Cesarione, fattoammazzare nel frattempo dal vinci-tore, e ne prosegue il ruolo di dio -faraone. Così lo vediamo vestitodell’abito tradizionale egizio e degliattributi faraonici in un unicum mu-seale, dal Museo Champollion di Fi-géac: un rilievo dipinto provenientedal tempio da lui eretto a Kalabshain Bassa Nubia. In mostra anche Tiberio, sempre raf-figurato come faraone, un misterio-

so quanto affascinante Ritratto diimperatore romano come faraonedel I secolo d.C. proveniente dal Lou-vre e altri successori di Augusto,come Nerone e probabilmente Do-miziano, quest’ultimo propugnatoredei culti isiaci a Roma. Aegypto cap-ta, L’Egitto conquistato, è inciso suldritto delle monete coniate da Otta-viano intorno al 28-27 a.C., dopo lavittoria su Antonio e Cleopatra. La mostra intende però raccontarecome in realtà fu anche Roma a su-

bire l’indiscutibile fascino dell’Egittoe a rimanerne a sua volta conquista-ta. Cleopatra abile politica che cercòdi reinserire l'Egitto nello scacchieredelle potenze del tempo, colta e raf-finata segnò in maniera indelebile lasua epoca. Il suo fascino ancora ha ilpotere di colpire e la mostra a lei de-dicata ne è la conferma. “Piangeneancor la trista Cleopatra, che, fug-gendoli innanzi, dal colubro la mor-te prese subitana ed atra”. Dante,Divina Commedia Paradiso VI canto.

Armilla a corpo di serpenteI secolo d.C. Oro e pasta vitrea verde Da Pompei,Casa del Fauno Napoli, Museo Archeologico Nazionale Su concessione del Ministero dei Beni e delle AttivitaCulturali e del Turismo Soprintendenza Speciale peri Beni Archeologici di Napoli e Pompei.

Ritratto di Alessandro Magno detto “Alexandre Guimet”

300 o 170-160 a.C. circa, MarmoDal Basso Egitto Parigi, Musee du Louvre

© RMN - Grand Palais (Musee du Louvre) / Herve Lewandowski

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poi l'aveva vistaesplodere, dalgiorno alla not-te. Diventareuna ragazza,c o n s a p e v o l e

della sua bellezza... ”. Marina Bellezza ha ventidue anni,bionda, alta un metro e settantacin-

“Eque, è splendida e ha tutti gli uominiai suoi piedi, perché con lei c'è daperdere la testa. Marina ha dentro disé un forte desiderio di riscatto, unagrande voglia di vincere, di diventa-re una star e usa la sua voce origina-le e potente per cambiare il suo de-stino. Sono gli abitanti di Biella e deipaesi tra la Valle Cervo e la ValleMosso che l'hanno vista crescere i

suoi primi entusiasti spettatori, lì inquei luoghi un tempo popolosi e flo-ridi ora deserti e desolati testimo-nianza di “un'epoca irrimediabil-mente sull'orlo della fine”. Infatti,l'abbondanza dei tempi in cui Biellatrainava il tessile nazionale e fonda-va la prima televisione privata dellastoria italiana ora è irrimediabilmen-te finita.

Marina bellezza stella fulgente

intervista

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Il bibliotecario Andrea Caucino amariamato Marina di un amore assolu-to e tenace anche se i suoi sognisono diversi da quelli della sua fidan-zata. Andrea in quella Valle che mol-ti vedono come un Far West, una ter-ra di frontiera, vuole restare per ri-conquistare un territorio ormaiabbandonato. “In fondo, la sua erauna generazione tagliata fuori datutto, nata nel posto sbagliato almomento sbagliato. E allora tantovaleva ritirarsi sul confine. Tornareindietro, disobbedire”. Tre anni fa Acciaio (Rizzoli 2010)l'esordio letterario di Silvia Avalloneaveva stupito pubblico e critica perla capacità dell'autrice di raccontareun mondo, quella classe operaia emetallurgica di Piombino che già nel2001 non si faceva più illusioni. Eral'incipit della crisi economica che al-lora in pieno benessere sembravaimpossibile dovesse arrivare. In que-sto nuovo atteso romanzo la scrittri-ce attraverso la narrazione delleeroiche gesta di Marina e Andrea,non solo rende un omaggio alla ter-ra dei suoi nonni ma coglie con pre-cisione estrema il disagio dei venti -trentenni di oggi che sono costretti

a emigrare all'estero o a lasciare lecittà per tornare nei luoghi natii,dove c'è una nuova Italia da rico-struire rimboccandosi le maniche. Il volume uscito nelle librerie lo scor-so 18 settembre è subito balzato aiprimi posti della classifica dei libripiù venduti a dimostrazione del fat-to che ancora una volta Silvia Aval-lone descrivendo la provincia italia-na, che qui diventa un territorio difrontiera da riconquistare, sa inter-cettare lo spirito dei tempi. È questoil requisito indispensabile per un au-tentico scrittore. “Poche persone erano in grado dicaptare con esattezza la direzionedel tempo, di captarla anche senzacomprenderla”.

Silvia, la Sua Marina è bella, ha unavoce che è “una via di fuga”, sognail successo per un'innata voglia di ri-scatto, a tratti appare un po' irritan-te ma nonostante tutto non si puònon fare il tifo per lei. Che cosa nepensa? Mi è molto difficile non parteggiareper i miei personaggi, nei loro con-fronti provo sempre una sorta di ap-prensione materna: in particolarmodo per Marina, che unisce in séuna furia quasi eroica e un’estremafragilità. Sin dall’inizio ho desideratocostruire il suo personaggio di modoche fosse difficile da giudicare, sco-modo, contraddittorio. Volevo cheavesse la grazia e la feroce determi-nazione delle cantanti più famose,specialmente quelle americane, ico-ne del nostro tempo; ma che fosseanche una ragazza ferita, una figliaarrabbiata e allo stesso tempo devo-ta, una creatura selvatica e impreve-dibile. Anche le sue bellezze sonodue: la prima, l’apparenza che cattu-ra l’occhio delle telecamere, e la se-conda, che coincide con la sua natu-ra, specchio della valle in cui è nata.

Il sogno di Andrea, figlio ribelle del-l'avvocato Maurizio ex sindaco diBiella, di creare una piccola aziendacasearia nella vecchia e abbandona-ta cascina del nonno paterno, èun'utopia? Non è un’utopia: esistono molte sto-rie reali di ragazzi che hanno sceltodi restare o tornare nelle loro terredi origine, e di recuperare mestieriantichi con uno spirito innovativo. Lacrisi economica che stiamo vivendosta ribaltando molte categorie, valo-ri, domande e desideri. I miti del suc-cesso e della carriera ad ogni costo sistanno rivelando sempre più vuoti e,di fronte alle difficoltà e alle incer-tezze, il desiderio di prendere altre

strade e di impostare le proprie scel-te di vita in modo nuovo si sta facen-do sempre più spazio. Credo che nel-la decisione di Andrea ci sia non soloun esempio di coraggio, ma ancheuna tenace forma di resistenza attivae costruttiva, di cui c’è molto bisogno.

Andrea e Marina sono legati tra loroda un amore da Lei definito “sacro”hanno un modo diverso di opporsialla crisi che li circonda? Marina e Andrea sono le due rispo-ste estreme e opposte alle difficoltàche la crisi impone, specialmente allamia generazione. Quando le stradenormali non sembrano più percorri-bili, occorre azzardare imprese co-raggiose, spesso controcorrente. An-che il sentimento che li lega è una ri-sposta all’incertezza generale. Il loroamore non è tanto un’attrazione,quanto una scelta. Una reciprocapromessa di fedeltà e di cura, inun’epoca di disillusioni e di precarie-tà. Anche questa, almeno per me, èuna forma di reazione costruttiva.

Marina mentre attraversa la pianurache l'ha vista nascere sembra nonaccorgersi delle file continue di ou-tlet su entrambi i lati della strada“residui in cemento armato del ven-tennio breve”, quell'epoca del mira-colo economico cominciata all'iniziodegli anni Novanta. Era dunque solouna grande bolla? Quello che mi stava a cuore era rac-contare la storia di ragazzi, più omeno miei coetanei, che sono cre-sciuti con l’illusione e la falsa pro-

intervista

Incontriamo la scrittrice Silvia Avalloneche nel suo ultimo romanzo descrive attraverso una figura di donna indimenti-cabile le vicissitudini di una generazioneper ottenere un posto al sole.di Alessandra Stoppini

SILVIA AVALLONE è nata aBiella nel 1984 e vive a Bolo-gna, dove si è laureata in Fi-losofia e specializzata in Let-tere. Nel 2007 ha pubblicatola raccolta di poesia “Il librodei vent’anni” (Ed. della Me-ridiana) vincitrice del premioAlfonso Gatto sezione giova-ni. Sue poesie e raccontisono apparsi su “Granta” e“Nuovi Argomenti”. Ha scrit-to per il “Corriere della Sera”e per “Vanity Fair”. Con ilsuo romanzo d’esordio “Ac-ciaio” (Rizzoli, 2010) ha vintoil premio Campiello OperaPrima, il premio Flaiano, ilpremio Fregene, e si è classi-ficata seconda al premioStrega 2010. Il romanzo èstato tradotto in 22 lingue ein Francia, con “D’Acier”, havinto il Prix des lecteurs deL’Express 2011. La rivista Lirelo ha premiato come migliorprimo romanzo straniero. Da“Acciaio” è tratto il filmomonimo, per la regia di Ste-fano Mordini con MicheleRiondino e VittoriaPuccini eprodotto da Palomar, pre-sentato alla 69^ Mostra In-ternazionale d'Arte Cinema-tografica di Venezia.

“Poche per-sone eranoin grado dicaptare conesattezza ladirezione deltempo, dicaptarla an-che senzacomprender-la”.

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messa che il benessere sarebbe dura-to per sempre, e il futuro si sarebberivelato una facile conquista, e chepoi si sono ritrovati, una volta termi-nati gli studi, con la strada in salita emille difficoltà cui far fronte. Allostesso tempo, però, volevo ancheraccontare storie di resistenza, diconquista, di coraggio, non di remis-sione. Ho voluto dipingere i mieipersonaggi quasi come pionieri,come piccoli eroi del quotidiano chenon si arrendono: lottano per ricon-quistare il loro pezzetto di mondo, ilfuturo cui hanno diritto, ripopolan-do luoghi che le generazioni prece-denti hanno abbandonato, risco-prendo bellezze rimaste sepolte; op-pure strappandosi un posto in tv perpoi ribellarsi e tornare indietro. Sen-tivo di aver bisogno di questo spirito:di frontiera, di ricostruzione e, so-prattutto, di libertà.

Antonio D'Orrico ha definito MarinaBellezza “il più bel personaggio fem-minile dai tempi di Filumena Martu-rano e della Califfa”. È d'accordo? Le parole di Antonio D’Orrico mihanno commossa, emozionata, eresa felice. Ho amato moltissimo siaFilumena Marturano sia La Califfa.Non posso che esserne orgogliosa, e

custodire, anche per il futuro, questarecensione così bella e preziosa.

“Non fatevi rubare la speranza” èstato l'appello di Papa Francesco loscorso 24 marzo durante l'omeliadella Domenica delle Palme rivoltoai giovani perché non cedano alloscoraggiamento. Ritornare nei luo-ghi degli avi per riscoprire antichimestieri lo possiamo considerare unatto rivoluzionario? A volte “il futuro è la strada sterratache non ti aspetti”, così pensa An-drea a un certo punto, quando devedecidere concretamente cosa faredella sua vita. Mi trovo in pieno ac-cordo con l’appello di Papa France-sco, penso che debbano e possanoesistere sempre delle alternative: deisentieri laterali, che magari nonsono le autostrade rettilinee che im-maginavamo, ma che sono percorri-bili e possono nascondere opportu-nità inaspettate. Occorre forse uncoraggio sconosciuto in passato, cosìcome inventiva e fatica. Ma né lasperanza né il futuro possono esserestrappati a intere generazioni. Riap-propriarci di luoghi, conoscenze, bel-lezze abbandonate nei decenni pas-sati, ricominciare anche dalle mace-rie, ricostruire, cambiare strada e

prenderne di nuove, per quanto in-certe e sconosciute, può rappresen-tare una piccola rivoluzione, nell’ac-cezione innovativa, libera, positivadel termine.

È notizia recente che il polo siderur-gico di Piombino in provincia di Li-vorno, polmone economico per lapopolazione locale, sia destinatoalla chiusura gettando così sul lastri-co 4000 famiglie. Nel Suo romanzoAcciaio, caso letterario del 2010, haraccontato tante storie di famiglieabitanti nei casermoni di via Stalin-grado, che cosa ne pensa di quantopuò avvenire? Raccontare è un modo per strapparele storie al silenzio, per combatterel’indifferenza, per condividere, pren-dere coscienza, reagire. Credo chedrammi come questo riguardino tut-ti, e che non possano non essere af-frontati come prima urgenza. Il lavo-ro è fonte non solo di vita, ma di di-gnità, di solidarietà, di futuro.

intervista

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mostra

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ochi avranno lagrandezza dipiegare la Storia;ma ciascuno dinoi può piegareuna piccola par-

te degli eventi e nell'insieme di tuttequelle azioni sarà scritta la storia diquesta generazione”. Queste paroledi Robert Kennedy datate 6 giugno1966 danno il senso della rassegnafotografica Freedom Fighters. I Ken-nedy e la battaglia per i diritti civiliche è stata inaugurata il 24 pomerig-gio scorso presso lo Spazio D delMAXXI alla presenza di Kerry Kenne-dy, figlia di Robert Kennedy, Presi-dente del Robert F. Kennedy Centerfor Justice and Human Right, orga-nizzazione no – profit che lavora perrealizzare il sogno di un mondo pa-cifico.“Credo che la mostra che stiamoinaugurando questa sera sia impor-tante non soltanto perché è una pas-seggiata nella Storia ma perché, miauguro che lo sia, possa in un certosenso rappresentare per tutti quantinoi che l'andremo a visitare una sfi-da a chiederci: che cosa sono dispo-sto a sacrificare per il mio Paese?Cosa sono pronto a fare? Martin Lu-ther King ha sacrificato se stesso peril proprio Paese, così come hannofatto gli attivisti dei diritti civili. JohnKennedy ci ha detto: non chiederticosa il Paese può fare per te, chiediticosa tu puoi fare per il tuo paese.Credo che queste domande sianodomande che tutti noi ci dovremmoporre”. Ha dichiarato Kerry Kennedy.Promossa dal RFK Center Europe incollaborazione con l’Ambasciata de-gli Stati Uniti d’America in Italia e cu-rata da Contrasto e Fondazione FOR-MA per la Fotografia, la mostra èpresentata a Roma per la prima vol-ta in occasione del cinquantesimoanniversario dell’assassinio del Presi-dente John Fitzgerald Kennedy av-venuto il 22 novembre 1963. Que-st’anno inoltre ricorre anche il cin-quantenario dalla Marcia suWashington, organizzata da MartinLuther King il 28 agosto 1963 in so-stegno dei diritti degli afro - ameri-cani. L'esposizione, a cura di Alessan-dra Mauro e Sara Antonelli, è realiz-zata in collaborazione con il MAXXIe con il contributo della FondazioneRoma. Al progetto esprime il suo ap-prezzamento il Presidente della Re-pubblica Giorgio Napolitano, conuna lettera alla Presidente del RFKCenter Europe, Marialina Marcucci:“La mostra – scrive il Presidente Na-politano – offre un significativo sti-molo a riflettere sul valore attuale

delle posizioni allora assunte per larealizzazione di una società più giu-sta, inclusiva e solidale, ma anchesulle condizioni di quanti, in tutto ilmondo, vedono tutt’ora calpestati iloro diritti. […] Tutti siamo chiamatia fare la nostra parte”. Al MAXXI saranno esposte circa 80fotografie per ricordare la lungabattaglia per i diritti civili e il ruoloimportante dei fratelli John e RobertKennedy, due giganti della Storia, iquali s’impegnarono a livello politicoper assicurare a ogni individuo pariopportunità, indipendentementedalla posizione sociale, dal credo re-ligioso e dal colore della pelle. Con-temporaneamente il Gruppo Sor-gente ospiterà una selezione di im-magini su questo stesso tema pressola Galleria Alberto Sordi di Via delCorso a Roma. La mostra, divisa indue sezioni, ripercorre il percorsodelle conquiste civili raggiunte negliUSA grazie anche all’impegno e alsostegno di uno dei più amati leaderamericani e di suo fratello, al tempodella Presidenza Kennedy Ministrodella Giustizia. Tenendo bene in mente la frase diBob Kennedy: “il futuro non è undono, è una conquista” i curatorihanno diviso in tal modo l'esposizione. Nella prima sezione della mostra èvisibile un’accurata cronologia ri-guardante le tappe che hanno se-gnato la battaglia per i diritti civili,ripercorrendone le diverse fasi e iprotagonisti che l’hanno animata,tra cui Malcom X e Martin LutherKing, attraverso testi e immaginiche, come un nastro cinematografi-co, scorrono su grandi pannelli a pa-rete. L’arco cronologico parte dal1776, anno cui Il Comitato dei Cin-que costituito da John Adams, Ben-jamin Franklin, Thomas Jefferson,Robert R. Livingston e Roger Sher-man, presenta al Congresso la bozzadella Dichiarazione di Indipendenza,e arriva fino al 1964, anno in cui fuassegnato il Premio Nobel per laPace a Martin Luther King. Nella seconda sezione ecco alcunefotografie di grande formato che ri-cordano i gesti e le immagini iconi-che che hanno segnato i momentipiù importanti ed emblematici diquesta grande lotta civile. Dai cele-bri scatti che ricordano l’assurditàdella segregazione razziale neglianni Cinquanta (immagini di ElliottErwitt ed Eve Arnold, tra gli altri),alle fotografie degli scontri di Bir-mingham, a quelle che ritraggono ilmovimento dei Freedom Riders oalla quotidiana attività politica deifratelli Kennedy, ripresi nelle loro

riunioni, nei comizi pubblici o negliincontri con la stampa e con i leaderdei movimenti di emancipazione. In-fine, negli scatti di Bruce Davidson,di Danny Lyon e di altri grandi foto-grafi, l’emozione della Marcia suWashington rivive in tutta la suagrandezza, un incredibile colpo d'oc-chio, così come nell’immagine diLeonard Freed è ritratto Martin Lu-ther King al suo rientro negli StatiUniti dopo aver ricevuto il PremioNobel, attorniato dalla folla. Finoalla metà degli anni Sessanta in moltiStati USA erano in vigore leggi discri-minanti nei confronti della popola-zione afro americana, leggi che ne-gavano loro i più elementari diritticivili. Proprio durante quegli anni sifece aspra e cruenta la legittima lot-ta dei neri d'America per affermarela propria dignità. “I miei genitori non erano soliti se-parare la vita lavorativa dalla vita fa-miliare quindi capitava molto spessoche noi figli andassimo a trovare no-stro padre presso il Dipartimento diGiustizia. Una di queste visite avven-ne l'11 giugno 1963 durante una del-le giornate più importanti per il mo-vimento per i diritti civili. Quel gior-no il Governatore dello Statodell'Alabama George Wallace avevaaffermato che non avrebbe consen-tito a nessun studente di colore dimettere piede all'interno dell'Uni-versità. Anzi Wallace disse che si sa-rebbe posto fisicamente sulla portadell'Università per impedire che glistudenti afro - americani (ma il Go-vernatore non usò questo termine)potessero accedervi. A quel punto ilPresidente Kennedy e mio padre de-cisero di inviare ben 20mila soldatidella Guardia Nazionale per garanti-re che questi due studenti di colorepotessero avere accesso all'Universi-tà. Mio padre poi mi scrisse una let-tera che ancora oggi conservo: «CaraKerry, oggi è stata una giornata im-portantissima e non solo perché tumi sei venuta a trovare. Lo è stataanche perché oggi a due studentiafro - americani è stato consentito diiscriversi all'Università dell'Alabamanonostante l'opposizione del Gover-natore Wallace. Sono molto felice emi auguro che casi di questo generenon si verifichino mai più e che sianoormai dimenticati da lungo tempoquando tu manderai i tuoi figli alcollege»”, ha ricordato Kerry Kenne-dy intrecciando memorie di famigliacon eventi della storia americana re-cente.Gli scatti di questa mostra fannocomprendere quanto sia importanteun principio fondamentale che spes-

so viene calpestato: l’uguaglianzatra gli esseri umani. La storia di Jacke Bob Kennedy in tal senso è esem-plare. “Ogni qual volta un uomo sibatte per un ideale o opera per mi-gliorare la condizione degli altri olotta contro l'ingiustizia, invia un mi-nuscolo impulso di speranza e tuttiquesti impulsi provenienti da milionidi centri di energia e intersecandosigli uni agli altri possono dar vita auna corrente capace di travolgere ipiù possenti muri dell'oppressionedell'ostilità”. Robert F. Kennedy, SudAfrica (1966).

Il sogno spezzato di KennedyAl Museo Nazionale delleArti del XXI secolo la mo-stra fotografica che ricordadue avvenimenti fonda-mentali del XX Secolo finoal 24 novembre 2013.di Alessandra Stoppini

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Freedom Fighters. I Kennedy e labattaglia per i diritti civili25 ottobre – 24 novembre 2013Maxxi – Museo Nazionale delleArti del XXI SecoloSpazio DVia Guido Reni, 4aTel. 06/39967350Orari: mar – merc- giov – ven –dom 11.00 - 19.00, sab 11.00 –22.00Ingresso [email protected]

Il Presidente Kennedy alla News Conference. 20 Novembre 1962.© Abbie Rowe / John F. Kennedy Presidential Library and Museum

Il presidente John F. Kennedy e il mini-stro della giustizia Robert F. Kennedynel colonnato dell'ala ovest della CasaBianca. Washington, 03 Ottobre 1962.© Cecil Stoughton / John F. KennedyPresidential Library and Museum

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