PAVESE, C. Le olimpiche di Pindaro.pdf

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Accademia Editorale Le Olimpiche di Pindaro Author(s): Carlo Odo Pavese Reviewed work(s): Source: Quaderni Urbinati di Cultura Classica, No. 20 (1975), pp. 65-121 Published by: Fabrizio Serra editore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20537738 . Accessed: 01/02/2013 10:19 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Fabrizio Serra editore and Accademia Editorale are collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Quaderni Urbinati di Cultura Classica. http://www.jstor.org This content downloaded on Fri, 1 Feb 2013 10:19:01 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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Le Olimpiche di PindaroAuthor(s): Carlo Odo PaveseReviewed work(s):Source: Quaderni Urbinati di Cultura Classica, No. 20 (1975), pp. 65-121Published by: Fabrizio Serra editoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20537738 .

Accessed: 01/02/2013 10:19

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Le Olimpiche di Pindaro

di Cario Odo Pavese

Premessa.

Questo articolo fa parte di un libro sulla lirica c?rale, che verra

presto pubblicato. Esso presuppone la mia * Semantematica della

poesia c?rale greca ', Belfagor 23 (1968) 389-431. Ma per non abusare dello spazio che mi ? stato gentilmente

concesso, rimando all'introduzione a ' Gli Epinici di Bacchilide ',

Atti delVIstituto V?neto 132 (1974), dove sono spiegati i criteri e gli intenti che ho seguito anche qui.

O. 1. A Hieron di Siracusa, col cavallo montato

(01. 76 = a. 476)

t Praep1

I*

f Praepx Vi

(jpri) su l ve an!

pri su L su c

ic ars cu c De

a I do

h III vi mu ro

mo c! L Eq ic cu

dee v l h

fL

Come l'acqua, l'oro, il sole rappre sentano ciascuno nella loro sfera il

meglio, cosi, se desideri cantare i gio chi, i giochi olimpici sono i migliori tra i giochi.

Essi danno argomento a cantare Zeus, recandoci alia casa di Hieron, che ? signore in Sicilia, coglie il flore

d'ogni virt?, ed ? m?sico nel ban

chetto.

Ma prend? la d?rica cetra, poich? Pisa

e Pherenikos mi fanno cantare, quan do egli si lancio lungo l'Alfeo e con

quisto la vittoria al re di Siracusa.

Egli ? ora famoso nel P?loponn?se

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66 C. O. Pavese

e De

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mi me

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C me

fu t eu

He! -ant c

co rap e rap

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-inv i vie conn

inop eu

h ins

s ca pun d?a

fur so

sup

expe ado

cone pr

exau dix e

pr v nee

dif di

inff ce ev pr

Di Pelops s'innamor? Poseidon, poi ch? egli aveva dalla nascita una spalla d'avorio.

Vi sono molte meraviglie, circa le

quali racconti menzogneri ingannano la credenza degli uomini.

II canto, donando duetto, spesso rende

credibile anche l'incredibile, il tempo ne ? il giudice migliore (il tempo ne

giudicher?); conviene comunque par lar bene degli dei.

Figlio di T?ntalos, dir? di te al con

trario degli antichi, che Poseidon nel

banchetto, offerto da tuo padre agli

dei, ti rapi, innamoratosi di te, come

pi? tardi fu di Ganymedes. E gli invidiosi vicini dissero che tu

fosti imbandito agli dei.

Ma io non posso dire gli dei voraci, che la maldicenza non ? profittevole. T?ntalos era onorato dagli dei, ma

non seppe dominare la sua fortuna e

per smoderatezza busco una sciagura,

la pietra sospesa sui suo capo che lo

priva d'ogni allegrezza, ed ha una

vita tormentosa, poich? rub? il net

tare agli dei e lo diede ai compagni.

Sbaglia chi pensa di sottrarsi agli dei.

Perci? gli dei rimandarono il figlio suo tra gli uomini. Quando giunse in

et?, chiese in sposa Hippodameia al

padre pisatide. Invoco Poseidon, che

gli apparve, ed egli gli disse: "

Se v'?

gratitudine per i doni d'amore, dam

mi la vittoria col carro, che quello ha

ucciso tredici pretendenti. II gran ci

mento non sceglie un codardo; se uno

? mortale, a che vivere una vita inglo riosa? A me si presenta questa pro va:

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Le Olimpiche di Pindaro 67

U

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f Praepx

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Pi

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ce pot u c

d se I eu

se v+ vc

Ce a L

ac va

su h su

prf

v c f ars

ubi

dammi vittoria. "

Cosi disse e le sue

parole non furono vane, il dio gli diede un ?ureo carro e cavalli alati.

Vinse Oinomaos e la vergine in sposa,

genero sei valorosi figli condottieri.

Ora riceve libazioni di sangue presso l'Alfeo ed ? sepolto presso Faltare di

Zeus.

La fama delle Olimpiadi splende lon

tana nello stadio di Pelops.

Il vincitore riporta felicita grazie aile

gare. Il bene quotidiano ? il massimo

(raggiungibile) per i mortali.

Io devo cantar lui al modo ?questre con canto eolico: sono persuaso di

non poter cantare fra i contemporanei un ospite pi? esperto di belle im

prese e pi? potente. Un dio protettore t'ispira questa cura

(agon?stica), Hieron. Se non cessera,

spero di cantare una vittoria ancor

pi? gradita col carro, venendo ad

Olimpia. Il m?o canto ne ? capace.

La musa m'ispira un detto audacis

simo. Si pu? essere grandi in vario

modo:

i re stanno al sommo. Non desiderare

di pi?. Possa tu camminare alto per tutta la

vita, ed io accompagnarmi ai vincitori, famoso pel mi? canto per tutta la

Grecia.

t Praepx Lx \\ \ PraePl Vx Lx \\\ Ml \ gm f Ml f Praetm \ Mx \ gm || td Lilil? \Praep1L1P1P, |||

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68 C. O. Pavese

Le vittorie ippiche dei Deinomenidai.

488 Gelon f. di Deinomenes di Gela vinse col carro a Olimpia 01.73

(dedic? un carro di bronzo a Olimpia, Paus. 6.9,4, e base con

iscrizione). 482 Hieron f. di Deinomenes di Siracusa keleti a Delfi Pyth. 26

(vittoria riferita da Bacch. 4,4). 478 Hieron keleti a Delfi Pyth. 27

(keles Pherenikos, Pind. P. 3,74). Polyzalos f. di Deinomenes di Gela col carro a Delfi

(gruppo con l'auriga a Delfi e base con iscrizione). 476 Hieron keleti a Olimpia 01. 76

(keles Pherenikos, vittoria celebrata da Pind. 0.1 e Bacch. 5). 475 Hieron col carro a giochi tebani (Herakleia o Iolaia)

(vittoria celebrata da Pind. P. 2). 472 Hieron keleti a Olimpia 01. 77. 470 Hieron col carro a Delfi Pyth. 29

(vittoria celebrata da Pind. P. 1 e Bacch. 4). 468 Hieron col carro a Olimpia 01. 78

(vittoria celebrata da Bacch. 3). Chromios cognato di Hieron col carro a Nemea (Pind. N. 1 c. 476?). Chromios col carro alie Pythia di Sikyon (Pind. N. 9 c. 474?).

Da questa lista risulta che Hieron vinse a Olimpia 3 volte (476, 472, 468; 2 col cavallo e 1 col carro) e a Delfi 3 volte (482, 478, 470; 2 col cavallo e 1 col carro), pi? 1 volta nelle Herakleia tebane.

Le prime vittorie furono ottenute da Hieron col cavallo montato e

soltanto nel 470 e nel 468 egli vinse col carro. Egli uguagli? suo fratello maggiore Gelon vincendo col carro ad Olimpia 20 anni

dopo. Gelon era stato comandante della cavalleria (hipparchos) di

Hippokrates tiranno di Gela, probabilmente era un allevatore di

cavalli, e anche per questo ? naturale che nella sua famiglia fiorisse

la passione per i cavalli.

Tra queste vittorie (3 + 3 + 1), furono celebrate da epinicio 2 vittorie olimpiche (476 col cavallo e 468 col carro), 2 vittorie piti che (478 col cavallo e 470 col carro) e la vittoria tebana (475 col carro). La prima vittoria pitica col cavallo 482 e la seconda vittoria

ol?mpica col cavallo 472 non furono celebrate da epinici di Pindaro o di Bacchilide che noi abbiamo (? possibile che siano state cele

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Le Olimpiche di Pindaro 69

brate con inni che non sono conservati). La vittoria ol?mpica col

cavallo 476 fu celebrata da due epinici (Pind. O. 1 e Bacch. 5) e

parimenti la vittoria piuca col carro 470 (Pind. P. 1 e Bacch. 4). Probabilmente Hieron commission? due epinici per ciascuna di

queste due vittorie, poich? la prima era la prima vittoria olimpica da lui ottenuta, e la seconda era la prima vittoria col carro da lui

ottenuta, cio? entrambe avevano un particolare valore.

Bacch. 4 ? un breve epinicio che fu probabilmente cantato a

Delfi dopo la vittoria (vv. 2,4,14), Pind. P. 1 fu invece cantato nella festa pubblica che Hieron diede a Aitna o a Siracusa (in questa vittoria Hieron fu proclamato Aitnaios v. 31s., ed ? celebrata la

fondazione di Aitna 476). Quanto alia vittoria olimpica col cavallo

476, Bacch. 5 fu cantato a Siracusa nella festa pubblica (v. lis.,

185s.), Pind. O. 1 fu cantato nella festa privata che Hieron diede a

casa sua. v. 11 "

casa di Hieron ", 16 "

tavola ?rnica ", 103 Hieron

? l'ospite: Hieron diede un banchetto a casa sua, in cui anche il

coro era invitato ed in occasione del quale fu eseguito Pepinicio. Un antenato di Hieron, Telines dell'isola di Telos, fu tra i fon

datori di Gela (con Antiphemos di Rodi e Entinaos di Creta 685). Da lui discendeva Deinomenes, sacerdote ereditario di Demeter e

Persephone, che ebbe quattro figli Gelon, Hieron, Thrasyboulos e

Polyzalos. Gelon divenne tiranno di Gela 491 e di Siracusa 485. Sconfisse i Cartaginesi a Himera 480. Hieron succedette a Gelon 478. Combatte contro Theron a causa di rivalit? con suo fratello

Polyzalos 478-76. Fondo Aitna 476. Sconfisse gli Etruschi a Cuma 474 (elmo etrusco con iscrizione dedicato a Olimpia). Mori a Aitna 467. Gli successe il fratello minore Thrasyboulos e fini la tirannide

dei Deinomenidai a Siracusa 466.

8. octxcpi?aXXsTou (T09&V [Lr?T?zGGi: "

? lanciato intorno alia mente

dei poeti ".

18. Il?aac ts xai Ospsvbcou x<*pt.? "

gloria ", cf. O. 2,11 tcXout?v

ts xa? x?ptv div f formano una coppia fissa.

20s. La gara ? qui r?pidamente descritta, come raramente in

Pindaro e talvolta in Bacchilide. 26s. Poseidon s'innamor? di Pelops, perch? Klotho lo trasse

dal lebete ornato di una spalla d'avorio. Spesso il fatto principale ? espresso dal participio, la circostanza concomitante dal verbo prin

cipale. Parlando di Klotho e del lebete, Pindaro presuppone nota

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70 C. O. Pavese

la leggenda, a cui allude poi ai w. 48-51, secondo cui Demeter ripar? la spalla di Pelops, che era stata mangiata dagli dei dopo che egli era stato cotto nel calderone, con una spalla d'avorio.

" La spalla

d'avorio "

era forse un segno gentilizio dei Pelopidai. 34. [xapTups? ao9oVraToi: (lapTu? significa in Pind. "giudice veri

tiero ".

50. Ssutoctoc: Ssutocto? = uotocto? "ultimo ", T 51 aux?p ? Se?

TaTo? ^XS-sv ?va? ?vSp<ov 'AyajAspcav. Nom. plur. corne awerbio, "

e da ultimo ", cf. Sstaepa. La lezione ?[A<piSeupa di Ateneo sembra

presupporre Se?Tspa. 55. xaTa7u?^ai "digerir?", cio? dominare.

xapTspov Xifrov, cf. xapTspov sXxo? II 517.

ocTav u7c?po7uXov "

sciagura soverchiante ", superiore alla difesa

delle armi, di s?lito "

insolente, presuntuoso ", ?fo) Hes. Th. 516 etc.,

?Taa^aXiv) Orph. fr. 120.

90-93 II Pelopion. Un ariete ?ero veniva sacrif?cate ogni anno

a Pelops (Paus. 5.13,1-7). a?fxaxoup?at, parola beotica e d?rica per

ev<xY?cr[xaTa secondo varie testimonianze, da xop?wufxi (saziare col

sangue). Secondo schol. rec. 146 i ragazzi di tutto il Peloponneso si

fustigavano sulla tomba di Pelops, finch? il sangue colava come libazione per l'eroe. II Pelopion e il culto di Pelops esistevano a

Olimpia fin da ?poca micenea. Pelops ? chiamato lidio da Pindaro

(O. 1,24, O. 9,9) e frigio da Bacchilide (Bacch. 8,31), come i Cirenei erano chiamati libici. Sia Pelops che suo padre T?ntalos hanno un

nome greco, ed ? improbabile che un lidio potesse diventare re di

Pisa alia fine del XIV sec. Pelops appartiene a una gente greca che

si era stabilita sulla costa anatolica, e rientrando in Grecia occupo un regno in Elide (c. 1340-1310 M IIIa-b). La fondazione dei giochi era connessa con Pelops come con Herakles (Idaios oppure Tiryn

thios). La spalla di Pelops era una preziosa reliquia custodita nel

Pelopion. Gli Achei la andarono a prendere per conquistare Troia, ando poi perduta in un naufragio e fu pi? tardi ripescata dal mare e riportata a Olimpia, ma ai tempi di Pausania non esisteva pi?

(Paus. 5.13,6). 93. to Ss xX?o? ty)X?&sv S?Sopxs tocv 'OXu(A7u?8cuv sv ?p?(JLOic IIsXo

tco?: la fama delle Olimpiadi conclude la storia di Pelops, come

X?fXTTsi S? o? xXso? ?v eu?vopt AuSou II?Xo7ro? a7roix?qc la comincia.

11 mito serve a dimostrare che la gloria conquistata da Hieron

nelle Olimpiadi ? dawero grande come ? stato detto.

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Le Olimpiche di Pindaro 71

97ss. "

la vittoria rende felici per il resto della vita; il bene

quotidiano, portato dal giorno, ? il massimo concesso ai mortali ".

Qui il motivo eph "bisogna contentarsi del presente" (bisogna aver desideri quotidiani, desiderare una cosa e non troppe, bisogna contentarsi del bene della giornata) ? unito al suo naturale com

pagno; chi ottiene la vittoria ha ottenuto il massimo possibile e deve considerarsi felice (motivo su). Qui perci? lo sviluppo topolo gico ? completo. Altrove si ha solo il primo elemento, e la conclu

sione su ? impl?cita. 104. f ?fxa xai 8?va[uv xupic?Tspov : ?XX? Hermann, <?[i[xs Momm

sen.

106. "

Un dio protettore assegna continuamente questa cura

ai tuoi pensieri ". [xiqSsTai cf. Theocr. 22,218 i>[uv xuSo?... stnqaaTo

Xlo? ?oiSo? poco pi? di "diede", un senso vicino a "progett?, divis? ".

sxcov: il participio vale "continuamente, stabilmente ", come

mostra si Se \?\ Ta^? X?tcoi.

111. 7rap5 suSs?sXov ?X&cov Kptmov: "

spero di cantare una vitto

ria olimpica, venendo ad Olimpia ". Qui il coro, ripromettendosi di cantare una vittoria olimpica di Hieron, dice che si recher? al

luogo della vittoria. Altre volte il coro dice d'esser giunto (o invita le Muse o le Grazie a venire) dal luogo della vittoria alla casa del celebrato. ? questa una convenzione dell'epinicio (il coro finge d'esser stato presente sul luogo), per significare una partecipazione

pi? amichevole e calorosa alla vittoria stessa, owero rispecchia un

costume reale nel senso che il coro impersona il corteggio d'amici,

compagni, coetanei che hanno accompagnato Patleta aile gare (es. N. 9,1s. xtojx?aofjisv 7rap' 'AtcoXXcuvoc Oxutov?frs, Motaai, Tav vsoxt?

<7Tav s? A?Tvav). Anche a 18ss. il coro dice di essere stato presente alia

vittoria di Pherenikos ad Olimpia: la sua mente fu ispirata al canto

quando vide la corsa vittoriosa di Pherenikos.

113. t aXXoiat 8' ?XXoi [xsy?Xoi: la frase ? sana. Manca una

sillaba breve all'inizio, che pu? essere restituita con <in >, conget tura bizantina.

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72 C. O. Pavese

0.2. A Theron di Akragas col carro (01. 76 = a. 476)

ci r?

L L He cond

I Ce v de

hos se no

la hab

vi fat div f vi

De! L lae c se

tr

te

ob lae

lae ca sol

fo

arg ca

ca sol fo

-mor

fa -mor

Inno signore della cetra, quai dio,

quai eroe, quai uomo canteremo?

Olimpia ? di Zeus, le Olimpiadi fu rono fondate da Herakles.

Theron va proclamato per la sua

vittoria nella quadriga, ospitale, so

stegno d'Agrigento, fior d'illustri an

tenati.

Essi, dopo aver durato fatica, occu

parono le sponde del flume e furono

il flor di Sicilia, e li attendeva il desti

no, portando ricchezza ed onore aile

loro virt?.

Ors?, Zeus, signore d'Olimpo, dei

massimi giochi e dell'Alfeo, allietato

dal canto, salva le terre avite a loro

ed ai loro discendenti.

I fatti compiuti, giusti od ingiusti che

siano, nemmeno il tempo padre di

tutto pu? fare che non siano compiuti. Ma nella lieta sorte sono dimenticati.

II male crudele ? domato suo mal

grado dai lieti eventi, quando il destino

porti in alto la fortuna.

II detto s'adatta alie figlie di Kadmos, che molto soffrirono: il dolore vien

meno grazie a beni maggiori. Semele vive in Olimpo, dopo esser

stata uccisa dal fulmine, ed ? amata

da Pallas, da Zeus e da suo figlio

Dionysos. Dicono che Ino abbia vita

eterna nel mare con le Nereides.

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Le Olimpiche di Pindaro 73

te

\Mt

\ Praepx

VJC,

te

\M.

inc

eph va

fatfo ca fr

nec

ora

nec

se

ce be se

maj de

I co

L v L fr L Ce

ev di la sol div vi

va cu

-pi pun

lae pi

pi lae

la

Agli uomini non ? fissato un termine

di morte, n? quando compiranno un

giorno totalmente felice.

Diverse vicende con gioia e fatica

vengono agli uomini.

Cosi la Moira, che conserva ereditario

il felice destino di costoro, porta, colla

fortuna, anche qualche dolore, ritornante dal tempo in cui Laios fu

ucciso dal figlio fatale, e compi Tan

tico oracolo dato a Pytho.

L'Erinys dall'acuta vista lo vide ed

uccise i suoi figli guerrieri. Ma soprav visse Thersandros al caduto Polynei

kes, onorato in gare e battaglie, ram

pollo della Adrastide a soccorrere la

casa.

Da cui discendendo il figlio di Aine sidamos convien che sia festeggiato e

cantato.

Egli vinse ad Olimpia, e col fratello

vinse nella quadriga a Delfi e al

l'Istmo.

II successo dopo la prova ripaga le

fatiche. La ricchezza, vera luce della

vita, ornata di virt?, porta vari risul

tati, stimolando le aspirazioni agoni stiche. Se uno che ha ricchezza cono

sce anche il futuro ?

che, dopo morti, i cattivi sono puniti

laggi? e le colpe commesse qui sono

giudicate negli inferi con rigore. I

buoni vivono senza fatica in eterna

primavera, senza lavorare la terra n?

andar? per mare per procurarsi da

mangiare; coloro che rispettarono i

giuramenti vivono felici, mentre gli

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74 C. O. Pavese

JUS

mer

dpar jus

He hab

He hab suad

nec

lo cogn ars

ars n dis i

(sim) (sim) c! r?

(sim)

III vc af ve u

am H I

s -ve

stu lo

inop ev

(pri.'su) lo am

an!

altri hanno insostenibile travaglio. Coloro che furono capaci di astenersi

da ingiustizia per tre vite in questo mondo e tre nelPaltro, vanno per la

via di Zeus alla torre di Kronos. L?

sono le isole dei Beati rinfrescate dal

l'aria dell'Oceano; vi splendono fiori

d'oro sulla terra e nell'acqua, con cui

essi intrecciano ghirlande, secondo il

volere di Radamanthys, ehe siede

presso a Kronos.

Peleus e Kadmos sono nel loro nu

mero, e sua madre vi porto Achilleus

dopo averne pregato Zeus. Egli uc

cise Hektor, Kyknos e Memnon.

Io ho molti dardi nella mia faretra, che parlano a chi sa comprenderli.

Ma hanno bisogno di interprets Poeta ? colui che sa moite cose per natura (naturalmente, con naturalez

za). Chi ha imparato, gridi pure in

vano come i corvi contro l'aquila. Mira al bersaglio, suvvia, animo mi?!

Chi colpiremo coi dardi? Tendendo

Parco verso Agrigento, dico sotto giu ramento con animo veritiero, che non

v'? stato uomo in cento anni pi? benevolo agli amici e pi? liberale di

Theron.

Ma la Iode incontra saziet?, non giu

sta, ma stolta, vogliosa di fare che la

loquacit? oscuri le imprese dei vir

tuosi. Poich?, corne la sabbia non si

pu? contare, non si possono dire i

piaceri fatti da costui.

f PraePl Vx Lx L2 P2 || f G2 L2 j M2 || f PraePl VJC^fr || f G1 f M0 f Cm f Praetm f PraePl Lx Praetx \\\

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Le Olimpiche di Pindaro IS

Gli Emmenidai. II genos degli Emmenidai discendeva dai re tebani. La genealogia data dagli scolii ? la seguente: Kadmos,

Polydoros, Labdakos, Laios, Oidipous, Polyneikes, Thersandros

(Pind. O. 2,38-43), Tisamenos, Autesion, Theras, Samos, Telema

chos (lacuna), Emmenides, Chalkiopeus, Ainesidamos, Theron (schol. O. 2,82d, O. 3,68, P. 6,5).

Thersandros nacque da Argeia figlia di Adrastos (O. 2,45 leggi 'ASpacTTiScov &?Xoc) ed ebbe Tisamenos. Autesion per ingiunzione di

un oracolo lasci? Tebe e si uni ai Dori. Suo figlio Theras colonizz? l'isola di Thera con i Dori da Sparta (Her. 4,147-148, Paus. 9.5,15) \

Argeia figlia di Autesion spos? Aristodemos f. di Aristomachos, da cui ebbe Eurysthenes e Prokles. Samos figlio di Theras ebbe Kly tios (che rimase a Thera) e Telemachos (lacuna). Secondo questa

genealogia da Thersandros (?poca della guerra di Troia c. 1250) a Telemachos vi sono 5 generazioni (=150 anni). La genealogia di Thersandros corrisponde a quella di Hyllos. Argeia 3 generazioni

dopo di Thersandros spos? Aristodemos 3 generazioni dopo di

Hyllos (c. 1160). Dunque Telemachos 2 generazioni dopo visse c. 1100.

Nello schol. O. 2,82d dopo il nome di Telemachos c'? una lacuna: TvjXsfxaxo? sv x^P^ ?^?V < XXs?a? S?vafxiv ?p^sTat sic

CixsX?av e continua con Chalkiopeus, Ainesidamos, Theron. Questo scolio non dice (come Boeckh 115 suppone) che Telemachos figlio di Theras (c. 1100) ando in Sicilia. Ma dopo Telemachos devono

mere cadute nella lacuna moite generazioni. I suoi discendenti andarono a Rodi con gli Argivi (Pind. fr.

119, schol. O. 2,16c). Dopo molte generazioni essi andarono con

Antiphemos di Lindos, con Entimos di Creta e con Telines di Telos

(antenato di Gelon) a fondare Gela (Ol. 22,3 = a. 689, schol. O.

2,16b, Her. 7,153). E da Gela essi andarono con Aristonoos e Pysti los a fondare Akragas (Ol. 49,3

= a. 582). Nella fondazione di

Akragas l'elemento rodio fu prevalente, poich? le monete di Akragas

portano la rosa, mentre l'elemento cretese rimase a Gela, le cui

monete hanno il Minotauro.

Telemachos abbatt? la tirannide di Phalaris ad Akragas c. 560

(schol. O. 3,68a b). Questo Telemachos era evidentemente un discen

1 Oiolykos f. di Theras rimase a Sparta e gener? Aigeus, da cui il ramo degli

Aigeidai (Her. 4,149).

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76 C. O. Pavese

dente che portava lo stesso nome del suo antenato Telemachos c. 1100.

? quindi probabile che tra Telemachos I e Telemachos II paree chie generazioni siano state omesse oppure siano cadute nella lacuna

dello schol. O. 2,82d, cosa del resto facile a causa dell'omoioteleuto.

Una volta riconosciuto ci? e datato Telemachos II al 560, la

rimanente genealog?a non pone problemi. Schol. O. 2,82d d? Tele

machos, Chalkiopeus, Ainesidamos, Theron. Schol. O. 3,68b d?

Telemachos, Emmen?s o Emmenides, Ainesidamos, Theron. Pu?

darsi che Chalkiopeus fosse un fratello o un figlio di Emmenides. Her. 7,154 d? Ainesidamos figlio di Pataikos. La genealog?a pi? completa ? dunque: Telemachos II, Emmen?s o Emmenides, Chal

kiopeus, Pataikos, Ainesidamos, Theron, cio? 4 o 5 generazioni tra

Telemachos 582 e Theron 488. II nome di Emmenidai fu assunto dal genos durante il periodo agrigentino. (Boeckh 116, non rico noscendo due Telemachoi, suppone err?neamente che lo scolio sia

in errore e crede err?neamente che Telemachos fosse contempor?neo alia fondazione di Gela 689, anziehe di Akragas 582, e quindi sup pone in?tilmente che tra Telemachos e Theron siano state omesse

alcune generazioni). Tra Kadmos e Theron lo schol. O. 2,16a e 70b conta 15 oppure

27 generazioni (cio? Kadmos c. 1290, ma Kadmos ? pi? antico se

condo la genealog?a eroica, 6 generazioni prima della guerra di

Troia c. 1430: evidentemente alcune generazioni intermedie furono

dimenticate). Noi possiamo contare 7 generazioni fino a Thersan

dros (guerra di Troia 1250), 5 generazioni fino a Telemachos I (1100) ? lacuna ? infine 4 o 5 generazioni fino a Theron. Dalla ricostru

zione di questa genealog?a la discendenza degli Emmenidai dai re tebani risulta credibile.

Ainesidamos padre di Theron insieme con Gelon divenne hetai

ros di Hippokrates tiranno di Gela. Quando Gelon divenne tiranno

di Gela (491), Ainesidamos gli mando in scherno il premio del kot tabos. Sembra che egli sia poi divenuto tiranno di Leontinoi.

Theron figlio di Ainesidamos divenne tiranno di Akragas 488. Prese Himera al tiranno Terillos e con Gelon sconfisse i Fenici a

Himera (480). Diede la figlia Damareta in moglie a Gelon, che morendo (478) affid? lei e suo figlio a Polyzalos. Theron spos? una

figlia di Polyzalos. Quando Polyzalos divenne sospetto a suo fra

tello Hieron, Theron e Hieron si fronteggiarono al fiume Gelas.

Ma Simonide fu mandato da Hieron a rivelare a Theron che i suoi

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Le Olimpiche di Pindaro 77

stavano per tradirlo, e fece pace tra i due tiranni. Hieron spos? la

figlia di Xenokrates, fratello di Theron. Theron puni i ribelli a Himera e esili? i cugini Kapys e Hippokrates (478-476). Mori 01.

76,4 = a. 473, e fu eroizzato. Gli successe il figlio Thrasydaios e

fini la tirannide degli Emmenidai ad Akragas (472).

Vittorie ippiche.

490 Xenokrates con la quadriga a Delfi Pyth. 24, auriga Thrasyboulos (vittoria celebrata da Simonide e da Pind. P. 6, nominata

/. 2,17, O. 2,50). ante 475 Xenokrates con la quadriga allTstmo, auriga Nikomachos

(vittoria celebrata da Simonide e da Pind. /. 2 post 476, nominata O. 2,50). Xenokrates con la quadriga alle Panathenaia, auriga Nikomachos

-~

(vittoria nominata da Pind. /. 2,19s.). 476 Theron con la quadriga a Olimpia 01. 76

(vittoria celebrata da Pind. O. 2).

I poeti e i tiranni.

Gli epinici per i tiranni siciliani Hieron e Theron e per il re di Cirene Arkesilas (cio? per tiranni potenti e capi di stato) non diffe riscono molto dagli epinici per persone private. Essi non sono

diversi formalmente (ci? che ? owio). Per quanto riguarda i signi ficati, essi sono composti con gli stessi terni e con gli stessi motivi

come gli altri epinici. Sotto questo aspetto si pu? notare soltanto

che sono usati alcuni motivi che non si trovano, o non sono cosi

prominenti, in altri epinici. Nella O. 1 Pindaro dice che Hieron ? re in Sicilia, che ? la somma di ogni virt?, che ? un ospite ?nico al mondo ed ? potente (h Vi u hos pot). Nella O. 2 Theron ? la salvezza di Akragas, il fiore di illustri antenati, la sua stirpe ? il flore di Sicilia, ? ricca e famosa (se no vi divf). Theron ? benevolo e generoso verso gli amici come nessun altro (u am li). Nella P. 1

sono ricordate le battaglie di Hieron e la gloria che con esse egli

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78 C. O. Pavese

si conquisto (be uf). Deinomenes ? re di Aitna (h). Aitna fu fon data secondo le leggi di Hyllos (gu). Deinomenes e forse Hieron sono chiamati re (h). Sono ricordate le vittorie di Gelon a Himera e di Hieron a Cuma (pu). Nei cosiddetti consigli a Deinomenes

(che sono in realt? una lode di lui Lfi), Deinomenes ? cantato corne

signore di molti, giusto, ver?dico, liberale, molto diverso dal tiranno

Phalaris (h jus ve li). Nella P. 2 Hieron ? cantato corne liberatore di Lokroi (se), in giovent? coraggioso e famoso nelle battaglie (be f), da anziano saggio nel consiglio (sa). Nella P. 3 Hieron ? chiamato ospite, re di Siracusa, amico dei buoni (hos h am). La

P. 3 fu commissionata a Pindaro per celebrare le vittorie pitiche col cavallo 482 e 478, quando Hieron soffriva di calcoli. Perci? Pindaro vi tratt? la leggenda del medico Asklepios (v. ad P. 3). Nella O. 2 per Theron nel Mito sono cantate le figlie di Kadmos e i suoi

discendenti, perch? Theron discendeva da Kadmos (v. ad 0.2). E cosi via nelle altre odi il Mito ha spesso un riferimento personale al cantato 2. Tuttavia questo non awiene soltanto negli epinici per i signori, ma anche in quelli per vincitori privati.

In conclusione si pu? dire che i motivi laudativi particolari che i lirici corali usano per re e tiranni a differenza di persone private, sono quei motivi che sono naturalmente connessi con la loro posi zione di potere : h pot gu se pu. Ed inoltre i motivi u Vi li hos am jus, i quali tuttavia sono attribuiti, se pure meno enf?ticamente, anche

a persone private. Si pu? ora rispondere alla questione, che ? stata spesso solle

vata, se i lirici corali (Simonide, Pindaro e Bacchilide) fossero degli adulatori di tiranni. I moderni non possono fare a meno di con

frontare le lodi poetiche con cui i sovrani sono cantati negli epi

nici, con la realt? di violenze e di intrighi su cui spesso si reggeva il loro regime. E questo confronto torna in genere a svantaggio dei

poeti. Ma se esaminiamo le cose come stanno, non possiamo fare

a meno di ammirare il riserbo con cui anche i potenti erano lodati.

Ci sono pochi motivi nelle odi per i potenti che siano riservati sol

tanto a loro, e questi pochi non sono prevalenti nella struttura del

8 A questo proposito ? importante B. Gentili,

' Aspetti del rapporto poeta,

committente, uditorio nella lirica c?rale greca ', Studi Urb. 39 (1965) 70-88, in

particolare sul mito pp. 72, 84.

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Le Olimpiche di Pindaro 79

l'epinicio. Nell'atto del canto, ci? che prevaleva era la fama con

quistata nell'impresa atletica e la struttura po?tica divisata per cele

brare questa fama, e ci? indipendentemente dal potere politico del

vincitore. L'amore dei Greci per l'atletica, e Patmosfera eroica in

cui essa era vissuta, erano distribuiti imparzialmente a tutti i vinci

tori. Quando uno di loro commissionava un canto, ci? che rice

veva era un canto che celebrava la sua vittoria, naturalmente in

sieme al suo genos e alie sue tradizioni gentilizie, indipendentemente dal timor? che il suo potere personale poteva ispirare nella vita al

di fuori dell'ambito sacro degli agoni. Naturalmente il canto, come

l'agalma, era proporzionato alla somma che il committente aveva

pagato al poeta: pi? il committente pagava, e pi? esteso era il canto.

Ma gli epinici per i tiranni siciliani non sono pi? lunghi di altri

epinici lunghi per uomini privati, e uno di essi (Bacch. 4 cantato a

Delfi) ? addirittura brevissimo. Soltanto la P. 4 per il re di Cirene

supera di molto la misura degli altri epinici (w. 299 in 13 triadi, tempo di esecuzione un'ora abbondante). Per questo epinicio Ar

kesilas dovette probabilmente pagare una somma tripla di quella normale.

Pi? tardi poeti cortigiani tributarono elogi sperticati ai loro

patroni. In questi elogi cortigiani la lode del sovrano si fonda su due o tre motivi a cui viene dato ampio sviluppo (cosi fanno Teo

crito, Vergilio e Orazio, per citare soltanto i poeti migliori). Negli epinici al contrario sono toccate dozzine e dozzine di motivi

" co

muni ", e le espressioni di ossequio cortigiano non hanno un parti colare rilievo. Ma nel V sec, anche per cantare i potenti, sullo

spirito cortigiano prevaleva ancora il deifico frr?S?v ?yav e la tradi

zione aristocr?tica, la quale voleva che gli atleti vittoriosi fossero

tutti egualmente favoriti dagli dei e dagli eroi, fossero essi un ti ranno di Siracusa o un ragazzo di Aigina.

476 vittoria di Theron con la quadriga a Olimpia. 473 morte di Theron.

L'epinicio fu quindi composto tra il 476 e il 473.

1-5 Inizio a forma di priamel ? Nome e vittoria.

6s. Ospitale, sostegno della patria, di nobile lignaggio. 8-15 Stirpe (xajxovTsc

... SixsXia? ?aav ocp&aXjx?c, cf. 'ASpaax?Sov

&?Xoc).

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80 C. O. Pavese

12-15 Preghiera di prosperit? per la stirpe. 16-45.

16-22 Sofferenza ? cancellata da una nuova fehcit?:

es. le figlie di Kadmos, Semele e Ino.

30-4 La vita degli uomini ? mescolata di gioie e di dolori (tc?vwv), 35-7 cosi anche il destino di questa stirpe, 38-45 retaggio dell'errore di Oidipous, ma a Polyneikes soprawisse

Thersandros.

46-56 Da cui discendendo, conviene lodare il figlio di Ainesidamos. Vittorie dei due fratelli Theron e Xenokrates. Vittoria ripaga fatiche (Suo^povav 7capoX?ei, cf. Xtkpov). Ricchezza unita a virt? reca l'una e l'altre (cio? ricchezza

impiegata in belle imprese procura fatica, ma alla fine la

gioia della vittoria). 56-83.

56 Se chi ha ricchezza conosce il destino degli uomini ?

57-60 che, morti, laggi? i perversi pagano il fio 61-74 1. a7rov?aTspov saXo? Ssxovtoci ?ioxov ...

TOI S' ?7CpOa?p<XTOV OX^SOVTl 7C?V0V

75-83 2. isole dei beati, descrizione d'un paradiso, 78-83 dove sono molti nobili eroi ?

(egli ha raggiunto il sommo). 83-88 lo ho molti dardi, ma hanno bisogno d'interpreti (ouvstowiiv,

spfxavscov). La <pu? ? meglio (asindeto awersativo), corvi

opposti all'aquila (cf. N. 3,80). 89-90 Vieni al tuo compito (oxotcco): chi loderemo? (cf. domanda

rapsodica: chi canteremo?). 90-5 Lode senza riserve (giuramento), ospitale, Nome.

Lo svilippo gn?mico O. 2,15-22 tc?v Se 7ue7rpaY(x?vcov ?v Sixqc ts

xal Tcap? Sixav si riferisce aile vicende alterne della stirpe dei Labda

kidai, da cui Theron discendeva, oppure ai conflitti che Theron ebbe con i suoi parenti (478-476). Le leggende che Pindaro sceglie, le

figlie di Kadmos (w. 22-30), i Labdakidai (w. 38-45) e di nuovo Kadmos (v. 78), sono particularmente adatte ad illustrare il genos di Theron, che discendeva da Kadmos.

Per l'interpretazione del movimento finale di questo epinicio (w. 51-100), v. quanto ho scritto Atene e Roma 11 (1966) 175 s., in

particolare sulla frase condizionale ei al v. 56. "

Se uno che ha

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Le Olimpiche di Pindaro 81

ricchezza e la sa usare secondo virt?, conosce anche la ricompensa

promessa dai misteri ai virtuosi nelPaldil? si ? (ha raggiunto la mas

sima felicita su) ". Il motivo si ? convenzionale per arrivare a su, e si trova numer?se volte nell'epinicio. Qui il motivo si ? conti

n?ate dalla descrizione del destino dei trapassati (w. 57-77 dinf e dpar), e dopo di questa l'apodosi (su) ? dimenticata o meglio ? lasciata sottintesa. Nello sviluppo topologico il motivo su ? spesso sottinteso. Gli stessi motivi dinf e dpar si trovano spesso nei Thre

noi di Pindaro, per dire quanto sia felice colui che conosce i misteri

(myst). In essi ? ripetuta pi? semplicemente la costruzione di

0.2,56-70: Thr. 1 fr. 131a ?X?iot, 8' arcavTs? a?aqc Xuat7r6vo>v tsXstSv,

fr. 133 o?ai 8? Ospascp?va, fr. 137 ?X?ioc 8<m? 18?>v xs?v(a) (i misteri

eleusini) corrispondono a O. 2,56 si 8s vw s'xcov Tl? ?^?v {^sXXov. A un motivo "felice

" o simile segue la ricompensa promessa dai

misteri (su myst). La costruzione l?gica ? an?loga. Anche la descri

zione della vita nell'aldil? riservata ai buoni e ai malvagi si trova a Thr. 1 fr. 129 (dpar), fr. 131a (myst), fr. 130 (dinf): tre vie si

aprono alie anime dei morti: una conduce agli dei, la seconda ad

un luogo paradisiaco simile allTsola dei Beati, dove abitano gli eroi (dpar

= O. 2,70-80), la terza conduce i malvagi all'erebos. Da

ci? si deduce che i motivi dinf e dpar hanno la funzione di conno tare e sviluppare il motivo myst. A fr. 133 (myst)

" Persephone

manda le anime di coloro da cui riceve ammenda dell'antica a?fii

zione (= colpa commessa in vita) di nuovo sopra la terra dopo nove

anni (trascorsi nell'aldil?), e da quelle anime provengono i re, i

forti e i sapienti, ed essi sono chiamati eroi dagli uomini per il futuro

(sembra naturale collegare questo threnos con la eroizzazione di

Theron, v. Diod. 11,53). Questo threnos espone una dottrina miste

riosofica parallela, seppure diversa, a 0.2,61-70: coloro che per tre vite in questo mondo e nell'aldil? si mantengono puri da colpa, vanno nell'Isola dei Beati. Nel threnos invece coloro che per nove

anni hanno scontato la pena nell'aldil? sono mandati da Persephone sulla terra per essere re, forti e sapienti. A O. 2,68-70 la dottrina

comprende tre successive reincarnazioni, nel threnos invece si parla di una sola.

10. Gildersleeve prende [x?pcipioc per predicativo: "Time fol

lowed as it was allotted", s^sto: il significato fondamentale di

S9S7ICO ? "

attendere a ". La frase sembra essere l'inverso della

6

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82 C. O. Pavese

frase omerica 7u?t(jiov bn?Giva, oX?&piov ?j(zap ?tz?gtzj?, etc. L'idea ?

che un atc?v fatale li incontr?; come il tempo viene agli eventi, cosi

il destino viene agli uomini, non gli uomini al destino. hy?%iu: P. 6,33 "metteva mano alia lancia ", cf. II 732. P. 1,30 "che

frequenti questo monte ", cf. Hes. Th. 366. P. 4,294 "

frequentando i simposii ", cf. Arch. 13. P. 1,50

" seguendo il costume di Philo

ktetes ". O. 2,10 "

li incontr? il loro destino ". P. 4,133 "

essi ub

bidirono ", cf. y 215.

20. TcaX?yxoTov predicativo "

suo malgrado, malgrado la sua

resistenza "

(Gildersleeve). 21s. u^TjX?v ? predicativo: Gildersleeve "the figure is that of

a wheel ". %?\nzziv non ha la stessa nozione di "distacco "

come

il nostro "mandare" (Gildersleeve). 36. tcovSs

" di costoro ", s'intende gli Emmenidai, per quanto

non siano stati nominati.

43. v?oL? sv ??&Xotc "in gare di giovani "? cf. N. 9,12. 47. syxco[x?o)v ts fxsX?cov. eyxc?>[juoc: O. 13,29 arscp?vcov syx?>[JUov

ts&^?v non, come traduce LSJ, "

the law of praise for prizes won ", ma

" ricevi il rito festoso, cio? la festa rituale, per le vittorie ".

syxio[XLo? ? v. /. in Hes. Op. 344 per eyx<?>pioc. Si trova poi in Pind.

dove non ha mai il senso di "

encomi?stico, elogiativo ", ma ancora

quello primario di "

appartente al x?ojjloc, che sta nel x&fjio? ". Non si

trova in Bacch. e negli altri lirici. Pind. O. 2,52, O. 10,77, O. 13.29, P. 10.53, N. 1.7. lyxc?(juov ? canto d'elogio a Ar. Nub. 1204s. ?W

st? sjjlocutOv xa! tov ul?v toutov? | en suTU^iatatv

aaTsov [xouyxcofjuov.

(x?Xo?, (??Xy) Hy. Horn. 19,16 ?v [/.sXsscjctlv "

l'usignolo non lo supe

rerebbe, quando egli (Pan) suona la siringa ". Theogn. 761 cp?p[juy? S' a5 9&?yyoifr' ispov (xsXo? yjS? xa? a?Xo?

" emetta sacri accordi ".

jasao?, sing, o plur., significa etimol?gicamente "

frase musicale, m?sica articolata in frasi, melod?a ".

57. a7i:?Xa(jLvot =

xaxo7r?Xa[xvot, cio? che usano cattivi consigli, corne non impiegano i loro mezzi nobilmente, cf. N. 7,103 arporco?

=

8uaTpo7uo?.

70. "

Compiono la via stabilita da Zeus alla fortezza di Kro

nos ", cf. fr. 129 e 130 le tre vie, di cui una conduce "

al paese dei

pii " = Isola dei Beati. -rupai?

" torre, fortezza, palazzo fortificato ",

corne erano Tiryns e i palazzi micenei.

83-6. 7uoXX? [loi ... ?p(xav?cov xaT^?t> ? commentato da Eur.

Phoe. 469s. ?rikou? ? (xu&o? ttj? ?Xvjiteia? e<pu | xou ?uolx?Xcov Sst tocv

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Le Olimpiche di Pindaro 83

Six' sp[X7]vsu[x?Tcov. Io potrei lodare Theron con molte parole elabo

rate, ma una lode semplice (90a) ? pi? efficace, v. Atene e Roma

11 (1966) 176 s. 90s. S7ii toi 'Axp?yavTL Tav?ciaic, se. t??ov: tendendo l'arco

verso Akragas = vc.

95ss. ?XX' alvov srcs?a xopo? ou 8txa auvavTOfxsvo?, ?XX? [x?pycov

mr'?vSpcov, to XaXay?jcrai &sXcov xpu?ov Tta>s(isv saXcov xaXo?? spyoL?: S-sXcov codd., sogg. xopo?. Saziet? (xopo?) desiderosa che la loquacit? faccia buio aile imprese dei virtuosi. S?xq: giustizia elogiativa. to

XaXayvjaat: "loquacit?", diffondersi nelle lodi, non "

ciance ", cf. 0.9,40. xpu9<Sv

" oscurit? ", cf. Emp. 27,3. Gli sciocchi si

annoiano a sentir lodare i meritevoli, e vogliono che le troppe lodi

oscurino le belle imprese dei virtuosi, cio? "

il troppo stroppia ".

O. 3. A Theron di Akragas col carro

V1

[ Praepx

\MX

He pi He

III c pr I L v c Ce

C no mo cho co v de

mo I de L c ic

He ar prm

obtin pr cond

-inve iter re iter

mun

iter mi cond fe a

He ar ce ce

t Praepz-i ve II I f gHe u hos pi

Prego di piacere ai Tyndaridai, cantando Agrigento e la vittoria di

Theron.

La Musa ? presente per accordare (io

accordo) in modo nuovo la danza

d?rica al canto, ornamento della festa.

Devo cantare il figlio di Ainesidamos

e Pisa.

La fronda d'olivo, che Herakles porto dallTstro. Egli aveva fondato i gio chi olimpici. Cacciando la cerva vide

l'olivo e lo porto a Olimpia. Ed ora viene a questa festa coi figli di Leda, a cui affid? gli agoni ginnici ed ippici.

Desidero dire che la gloria degli Em

menidai e di Theron ? concessa dai

Tyndaridai per la loro ospitalit? verso

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84 C. O. Pavese

\ G* (pri:su) vi I inc praet

di loro (Theoxenia). Priamel, Theron

ha raggiunto il sommo. Il futuro ?

imperscrutabile, altro non aggiungo.

\ Pi Vx \ Praepx \ Ml || f Praep^ L2 J G2 Praep2-X ? quasi V2-x

1. I Dioskouroi e Helene avevano un culto pubblico ad Akragas

oppure gentilizio nel genos degli Emmenidai (come sembra da v. 39s.). I Dioskouroi andarono con gli Emmenidai da Argo a

Rodi e di l? in Sicilia, oppure furono portati da Amyklai a Thera da Theras, antenato di Theron. Secondo w. 39s. e schol. lac (da Aristarco e da Didimo), 1'epinicio fu cantato nelle Theoxenia, in cui i Dioskouroi erano invitati a banchetto. I Dioskouroi sono detti "

ospitali ", perch? essi stessi offrirono theoxenia agli dei. Insieme ai Dioskouroi era invitato anche Herakles, poich? egli andando in

Olimpo affid? ai Dioskouroi le Olimpiadi da lui fondate (w. 33-38). Ad Akragas c'era un tempio di Herakles (Cic. Verr. II 4,43) e una

tribu Hylleis. Perci? la leggenda della fondazione degli agoni da

parte di Herakles fa onore a un eroe che era anche locale. O. 2 fu

cantata in casa di Theron nella festa privata, O. 3 in una festa

solenne (Theoxenia), che probabilmente ebbe luogo nel Dioskoureion, in cui probabilmente Theron dedico la sua corona ol?mpica (cf.

O. 5,1 e O. 3,13-34 il racconto dell'oleastro portato da Herakles a

Olimpia). Quando ci sono due epinici per la stessa vittoria, essi

sono spesso uno per la festa privata e l'altro per la festa pubblica

(v. O. 2 e O. 3, O. 4 e O. 5, O. 1 e Bacch. 5, O. 10 e 11, O. 13 e

fr. 122, P. 4 e 5, etc.). 5. ?copicp 9cov?v ?vap[xoS;at tceS?Xco ?yXa?xcojjiov

" adattare la voce,

ornamento della festa, alla danza ". L'esecuzione ? rappresentata qui nelle sue componenti, voce e danza. Come si vede, non mancano

negli epinici allusioni alla danza (motivo cho), espressioni che stanno

particularmente bene in bocea ad un coro.

45. xsvso? s?Yjv: cf. la fine di N.l "ripetere l'elogio sarebbe

da incapaci ".

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Le Olimpiche di Pindaro 85

0.4. A Psaumis di Kamarina, con le mule

De! hor c a

t l

hos ev eu

De! L v re gDe co f vi

I a Ce

v L

h3 pr fu

c ce hos pax

ve di

h ce v dix

prm ce ro -e

O Zeus tonante,

la stagione dei tuoi giochi mando con

la cetra e col canto me spettatore dei

giochi.

Quando gli ospiti hanno successo, i

buoni tost? si rallegrano alia notizia.

O Zeus, che tieni l'Etna, accogli il

vincitore ol?mpico e questa festa, gra zie alie Charit?s (canto) durevole

gloria alla virt?.

Essa viene per il carro di Psaumis, che

vinse ad Olimpia e vuole onorare

Kamarina.

Un dio sia propizio alie future pre

ghiere (per vittorie). Che io lo lodo: egli ? dedito all'ip

pica, ospitale, pacifico. Non sono mendace, la prova rivela

gli uomini.

Erginos fu liberato dal disprezzo delle

donne di Lemnos e vincendo la corsa

armata, disse a Hypsipyle, prendendo la corona:

" Cosi io sono nella corsa,

pari ? la forza ed il coraggio. "

Anche i giovani hanno talora capelli bianchi prima del tempo.

t PraePl Px-Vx Vx Ax Lx \ M, \\

Psaumis di Kamarina vinse ad Olimpia con la quadriga 01. 82 = 452. La vittoria celebrata da O. 4 e O. 5 fu ottenuta con le

mule, e non con la quadriga (O. 5,3 fazr?vy?). Se Psaumis avesse

vinto con la quadriga, Pindaro non avrebbe potuto fare a meno di

nominare anche questa pi? prestigiosa vittoria. Si deve quindi rite

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86 C. O. Pavese

nere che la vittoria di Psaumis con le mule fu ottenuta prima della

vittoria con la quadriga e dopo la rifondazione di Kamarina (461-452). Le mule erano una specialit? siciliana, v. O. 6 per Hagesias di

Siracusa, fr. 106,5s. apjxa ?vj?aiov, ?XX' <xnb t?? ayXaoxaprcou Cixs

Xia? oxv)(Jia SatSaXsov [xaTs?siv (?xv)[Aa cf. 0.4,11 ?xscov = carro da

mule), v. Boeckh 143.

O. 4 fu cantata nella festa (x?o?jloc) per la vittoria presso al tem

pio di Zeus. O. 5 fu cantata in una processione (no[uzi?) che muo

veva successivamente al sacello di Kamarina, al tempio di Atena

Polias e al tempio di Zeus Soter. In questa occasione Psaumis

dedico alia ninfa Kamarina la vittoria e la corona (O. 5,1-3), cio?

probabilmente una iscrizione agon?stica con la corona olimpica

scolpita in rilievo.

2. uto 7roixiXo90p(juyyo? ?oiS??... \l S7ts(x^av: la stagione di Zeus

mando con cetra e con canto me spettatore dei giochi. uno indica

1'agente, come se la lira ed il canto pi? che accompagnare, sospin

gessero il coro: cf. O. 7,13 vr? ?^oTspcov a?v Aiay?pa xaTs?av. Con

cetra e canto, pronto a cantare l'impresa, il coro ritorna in patria,

dopo aver assistito ai giochi. 3. (x?pTup5 ?s9Xa>v : v. Gildersleeve ad l. Non si deve credere

da queste affermazioni che il poeta sia stato presente alle gare e sia

presente alia premiazione. In questi passi il coro afferma di essere

presente nella casa del celebrato (es. O. 1,105, N. 1,19, N. 9,1-3) o di

esser stato presente sul luogo della vittoria (come qui, O. 1,111, JV. 9,1, O. 8,9, P. 6,3). Non v'? difficolt? a credere che queste affer

mazioni riproducano la situazione reale della cerimonia (v. ad O.

1?1H). 9s. Xap?Tcov IxaTL non dipende da 8??at

" accogli questa festa

grazie aile Charit?s ": la festa non ha bisogno dei servigi delle Cha

rites (cio? del canto) per farsi accogliere da Zeus (se pure si pu? ammettere che il canto renda a lui pi? gradita la festa). Ne ha bi

sogno invece per essere una "

dure vole gloria della virt? ". La festa

senza il canto non ne propagherebbe la gloria; e la virt? ha bisogno del canto per essere duraturamente famosa. La virgola dopo xcojxov va soppressa: "accogli l'olimpionica e questa festa, grazie alie

Charit?s durevole gloria delle sue virt? ".

18. Si?TOipa, cf. N. 3,71 sv 8s ra?pa tsXo? 8ia9a?vsTat xtX., O. 6,73s. Tsx(xa?psi xpvjfx5 sxacrov, etc.

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Le Olimpiche di Pindaro 87

19. Erginos, figlio di Klymenos, argonauta, fu ridicolizzato

dalle donne di Lemnos (cf. P. 4,252) perch? bianco di capelli, quando si prov? nella corsa armata ai giochi funebri di Thoas, indetti dalla

figlia Hypsipyle; ma vinse i veloci Boreadai Zethes e Kalais.

O. 5. A Psaumis di Kamarina, con le mule

vi v L III!

Ce re I

h3 III! pi fe ce Ce

v h3 hP

a L De! c

div po

vi la sum

ev di ev eu

ci

De! pr mo 3

be 2 ce lae

fii

Le virt? e la corona ol?mpica ricevi

benignamente, Kamarina, doni di

Psaumis per la vittoria con le mule.

Che onor? la tua citt? e i sei duplici altari con sacrifizi bovini e con gare di cinque giorni, col carro, colle mule

e col cavallo montato.

Vincendo onor? il padre Akron e la

nuova patria.

Venendo dalle dimore di Oinomaos

e di Pelops, o Pallas poliade, egli celebra il tuo bosco, il fiume Oanos, il lago e i bei canali, coi quali il

Hipparis bagna le genti e mette in

sieme una foresta di case, togliendo

d'impaccio questo pop?lo.

Spesa e fatica combattono per il

successo, per quanto awolto di ri

schio. Chi ha successo ? saggio anche

per i concittadini.

Zeus salvatore, che abiti Olimpia e

l'antro Ideo, ti supplico cantando ac

compagnato dai flauti lidii, conced? a

questa citt? popolosit? e a te, Olim

pionica, di giungere a felice vecchiezza

dilettandoti di cavalli circondato di

figli, o Psaumis.

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88 C. O. Pavese

iG1 si val div f pos

Se uno ha salute, unendo fama e ric

chezza, non cerchi di diventare un dio.

Pi-Vt L, L3 II t<?i JV-i |Gi III

Il primo movimento ? senza riposi, come Bacch. 2 e 6 (che son? epinici brevi di un solo movimento).

1-3. Ricevi, Kamarina, la vittoria e la corona che Psaumis e

le mule ti dedicano, cf. v.8 av??hjxev. Psaumis probabilmente dedic?

a Kamarina una iscrizione agon?stica con la corona ol?mpica. 2. Kamarina ? figlia di Okeanos, perch? essa ? la ninfa del

lago omonimo.

5s. Psaumis onor? i sei altari (dedicati ciascuno a due dei) di

Olimpia durante le Olimpiadi con sacrifici di buoi e con le gare alle quali partecip? durante i cinque giorni delle Olimpiadi. Psau

mis partecip? alla corsa dei carri, delle mule e del cavallo mon

tato, ma vinse soltanto con le mule.

9s. txcov xtX. II vincitore (come spesso il coro) ? rappresentato al suo arrivo di ritorno dai giochi.

10-14. Atena era la dea poliade di Kamarina, portata da Rodi

(Atena Lindia) a Gela e da Gela a Kamarina. La dea aveva un

bosco sacro. Kamarina si trovava su un colle tra la foce dell'Oanos

e la foce del Hipparis, presso il lago Kamarina. II Hipparis aveva

molti canali attraverso cui furono fatte scendere le legna per costruire

le case della citt?, quando la citt? fu ripopolata da Gela (xoXX? "mette insieme un'alta foresta di ben fatte case "). Kamarina fu

fondata da Siracusa (599). Spopolata da Gelon (c. 490), fu poi ripopolata da abitanti di Gela (461), cf. v.8.

15s. npo? spyov xlvS?vo) xsxaXufAjiivov "

awolto di rischio ", molto rischioso. Sui motivo di rischio cf. O. 6,9s. (dove pure rischio e fatica son? vicini).

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Le Olimpiche di Pindaro 89

O. 6. A Hagesias di Siracusa, con le mule

(sim) sig

si L v h L h III de ci -i

af summ I

di vi -om

f mem ev

la

I de ex He

mor sep dix

vi ora

be

de III co ve

af cu C

Au eq a

2

v L de

III de a conc

fi comm conc ora

Come poniamo colonne all'entrata di

una casa, conviene che l'inizio di

un'opera sia splendido. Se uno ? olimpionica, indovino di

Zeus ad Olimpia, colonizzatore di

Siracusa, qual canto non gli ? dovuto

dai cittadini non invidiosi?

II figlio di Sostratos si trova in questa condizione.

Le virt? senza pericolo (cimento) non

sono onorate in nessun luogo, ma

molti rammentano, se si ? faticato per una bella impresa.

Hagesias, a te va la lode che giusta mente Adrastos rivolse all'indovino

Amphiaraos,

dopo che fu inghiottito dalla terra.

Consunte le sette pire, disse il Talaio

nides in Tebe: "

Rimpiango il buon

indovino e il buon guerrier o ".

Questo detto conviene al signore di

questa festa. Ci? affermo, non da liti

gioso o ambizioso, anche sotto giura

mento, e le Muse l'approveranno.

O Phintis, aggioga le mule, perch? io

guidi il carro per splendida via e

giunga anche alia stirpe. Esse sono le pi? adatte, poich? vin

sero in Olimpia.

Bisogna quindi cantarle. Bisogna ar

rivare a Pitane presso l'Eurotas, che

unitasi a Poseidon genero Euadne, e

consegn? la bimba all'Eilatides (Ai

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90 C. O. Pavese

t<?a

^2-1

f Praepz

?3

fi vict ora dix

-inve

vict ety ado

pr exau iter ora

cond

ora

f ubi II div vi f t

i Ce

v e

III I ma

Pi (fe) Ifo

ic ic maj III He ic 2 be c

pytos), signore di Phaisana in Arca

dia. L? ella s'uni ad Apollo. Ora

Aipytos and? a consultare l'oracolo a

Delfi. Euadne genero Iamos, che fu

nutrito da due serpenti con miele. Ai

pytos ritorn? col responso che Iamos

sarebbe divenuto un grande indovino.

Egli era nascosto nella macchia, av

volto da viole. Fu perci? chiamato

Iamos dalla madre, e giunto in et?

invoco da Poseidon, suo avo, e da

Apollo signoria di genti. Risp?se il

padre: "

Segui la mia voce ". Giun

sero al Kronion. L? gli diede duplice

divinazione, d'interpretare le voci e,

quando Herakles fondo i giochi, le

vittime sull'altare di Zeus.

Da allora fu famosa la stirpe degli Iamidai. Ne segui ricchezza, ed essi

onorando le virt? sono famosi; lo

prova ogni loro impresa.

Il biasimo degli invidiosi s'apprende a chi nella gara dei carri la Grazia

(Vittoria) ha dato bellezza.

Se, Hagesias, i tuoi zii materni di

Stymphalos onorano Hermes, protet tore delle gare e dell'Arcadia, il dio e

suo padre, o figlio di Sostratos, com

piono la tua fortuna.

Sent? sulla lingua una stridula cote.

M'attira (a cantare di lei) alle sue

correnti la mia ava Stymphalis, Me

tope, madre di Thebe, di cui bevo le

acque mentre canto uomini guerrieri.

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Le Olimpiche di Pindaro 91

\Praepiihy)

?5

iVi

IP*

c! so IV De

cogn ex ve

nun ve mu

de III

V pi sa

Pi (fe) f

se te div

am I re co do

III a

se 2 f pr

De! pr

4 pr

Incita i compagni, Aineas, a cantare

Hera Parthenia ed a conoscere se con

detti rispondenti a verit? abbiamo

evitato l'antica ingiuria di scrofa

beotica; che tu sei messaggero delle Muse, reci

piente di canti.

Io promisi di cantare Siracusa e Or

tygia, che ? retta da Hieron, devoto di

Demeter e Persephone e Zeus etneo.

Lo conoscono la lira ed il canto.

Non venga meno la sua ricchezza.

Accolga amicalmente la festa di Ha

gesias che viene da Stymphalos, me

tr?poli d'Arcadia.

In una notte tempestosa due ancore

tornano utili. II dio dia fama a questi e a quelli.

Poseidon, conced? una navigazione senza travagli, e rendi gradito il mi? canto.

f PraepxVx-Lx^ \ Gx\ Praep1M1L1\\ t Praep2Leq $ Praep2 \ M2L2\\ f Gx L2-i || t Praepi L3 || f Praep^ L4 L3 U P5-1 ^2 *i ^4 III

8. sv to?tc{) raS?Xco Hagesias si trova in questa condizione, come ? stato detto (motivo summ, simile a arg: i riferimenti interni

al canto sono motivi piuttosto rari). 12. sv S?xqc: la lode che con giustizia Adrastos pronuncio ad

Amphiaraos, ano yXc?craac 9&sy?;aTO. 8?xa e simili nel senso di "

giu stizia

" elogiativa P. 8,71, N. 7,49, Bacch. 5,6 (op&?oc), Bacch. 14,11

(= senso d'opportunit?). Non c'? ragione di correggere con Snell

svS?xac arc? yXc?aaac. Dopo sv S?xa c'? fine di periodo, cf. 33.

15. s7TT?... 7iupav vsxpcov TsXsa&svTC?v. Questo era un locus

conclamatus anche per i grammatici antichi. Comunque esso si

possa leggere (v. sotto), Pindaro parla qui delle sette pire in cui

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92 C. O. Pavese

furono bruciati i Sette contro Tebe. Ma Adrastos fu salvato dal suo veloce cavallo Arion, Amphiaraos fu inghiottito dalla terra a

Oropos e Polyneikes non fu sepolto, sicch? le pire non potevano essere sette, ma quattro (Tydeus, Kapaneus, Parthenopaios e Hippo

medon). Pindaro incorre nella stessa imprecisione a N. 9,25 eTcx?

y?p SaiaavTo 7cupai vsoyuiou? 9&Ta?, dove non c'? dubbio che egli in

tende i Sette eroi e non le loro sette schiere (come propone di inten

dere schol. 0.6,23d). Secondo Aristarco Pindaro ISi?Csi xa? ?v

TouToi? ?>? xa? ?v aXXoi?. Ma probabilmente Pindaro ? stato tratto

in "errore" dalla tradizione: il numero sette era cosi connesso

con la leggenda dei Sette contro Tebe, che Pindaro nominando le

loro pire le chiam? "

sette ", dove sette non ? tanto un numero

quanto una nota evocativa della tradizione, quasi formulare.

Un'altra difficolt? in questa frase ? il participio maschile con cordato con 7rup?v. Sono state proposte varie congetture (v. Gilder

sleeve ad /.). Tuttavia la desinenza maschile concordata con un nome

femminile pu? essere difesa; 0 455 7cX7]y?vTe (Atena e Hera), Hes.

Op. 786 (v)[iip7)) apfxevo?, Hes. fr. 335 Sa??ojxsvoio 7uoXy)o?, Aesch. Ag. 561s. Spocrot... TL&?vxe? (v. Pavese, Studi 69, n. 5). Se non si vuole

accettare ci? (poich? Pindaro in realt? non aveva una esigenza m?trica per usare la desinenza maschile -ft?vrcov invece di quella femminile -&sia?v, che ? isometrica), si pu? correggere rcupav vexpcov Ts Xsx&svt6>v (Moritz Schmidt, cf. schol. 23f o~uvax&?vT<?v : "raccolti

i sette corpi e (fatte) le sette pire ", con uno zeugma). Se poi non

si vuole n? accettare la desinenza maschile, n? correggere il testo, si pu? forse pensare ad un asindeto m>p?v vsxp&v "pire e corpi ", corne forse a O. 6,78 Xixa?? u-dg?cli?, P. 4,217 Xixa? x ?7raoiSa? (secondo Chantraine RPh (1953) 16, Xitoc? non ? aggettivo, ma sostantivo

unito arcaicamente senza congiunzione). Ci? ? possibile in un'espres sione rituale.

17. ?fi/p?xepov [xocvtlv t ?ya&?v xa? Soup? ?x?pvaa&ai : Pindaro ha

riprodotto un esametro ?pico della Tebaide, sostituendo [x?xe<7&ai con [x?pvaa^ai, cf. T 179.

19. Suo-yjpi?: la forma allungata sembra pi? antica di Suaspi?.

A?cTTjpLc nome della madre di Antiochos, un patrono tessalico di

Simonide, Sim. 23. Secondo Moeris 129 Sucnqpi? ? una forma attica, ma Plat. Leg. 864a ha S?aspic X?yoc.

22. II carro delle Muse ? una met?fora del canto, come l'argo mento ? una

" via

" (otpiq, x?Xsu&o?, etc.) che il carro percorre,

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Le Olimpiche di Pindaro 93

0.9,87, P. 10,65, 7.2,2, /. 7,62, fr. 124,1, Sim. 145,4. 148,10 B.,

Choirilos/r. 1,5. Al v. 27 "le porte dei canti ", cf. Bacch. fr. 5,3

?ppY)T<ov s7c?cov 7uuXa? s?si>ps?v. 28. TCpo? ?ir?vav ... 8s? aajjispov ?x&s?v. Pita?a non ? il luogo

dove l'inno ? cantato. La celebrazione ha luogo a Stymphalos. Pita?a ? la capostipite della stirpe degli Iamidai. Il motivo

" arri

vare "

? figurato: "

devo venire a cantare la stirpe degli Iamidai ".

Pita?a era una ninfa figlia di Eurotas (eponima del villaggio spartano di Pita?a). Essa fu presa da Poseidon e genero Euadne.

Euadne fu affidata a Aipytos re di Phaisane presso l'Alfeo nell 'Ar cadia m?ridionale, e unitasi ad Apollo gener? Iamos. Apollo con

dusse Iamos a Olimpia e gli insegn? la divinazione per mezzo di voci e per mezzo di animali sacrificati sull'altare di Zeus (w. 66-70). La stirpe degli Iamidai fu famosa in tutta la Grecia. Paus. 6.2,4s. vide ad Olimpia la statua di Thrasyboulos figlio di Aineas, un indo vino eleo della stirpe degli Iamidai, accanto v'era un cane squartato col fegato esposto, per praticare Yextipicium. Thrasyboulos parte

cip? ad una battaglia dei Mantineesi contro gli Spartani nel IV sec.

(Paus. 8.10,5). 71ss. Dal mito alla stirpe s? ?S..., cf. O. 2,46 6&sv gli Em

menidai.

82. ?xova? v. Scol. 33 D2.

83-86. Nella tradizione comune Metope era figlia del fiume arcadico Ladon, fu sposata da Asopos ed ebbe moite figlie, tra cui

Aigina e Thebe, e due figli Ismenos e Pelagon. Metope ? chiamata jxaTpojx?Twp ?jx? Oru^aX?c

" madre di mia

madre ": malgrado le apparenze, ci? non vuoi dire "madre della

mia patria Thebai ", ma "madre della mia patria Stymphalos";

parla il coro, e non il poeta in prima persona, v. schol. 147d & ttj?

?fAYj? TiaTpiSo? 'ApxaStxTj? Mstc?>7C7]. La citt? natale o patria del cantato

o del coro ? chiamata "madre", v. 0.9,14 e 19, P. 8,98, TV. 5,8, I. 7,1, Pae. 2,29, Sim. 93 D., Isyll. Pae. 23, etc. Se dunque Stym

phalos (femminile corne citt?, maschile corne eroe) ? la citt? natale

di Hagesias e del coro, Metope ? la madre di Stymphalos in quanto madre dell'eroe arcadico Stymphalos (cosa d'altra parte non atte

stata), oppure in quanto fondatrice della citt? di Stymphalos (cio? Stymphalos fu fondata da genti provenienti dal fiume o dal paese di Metope), cf. Pae. 2,29 fxaTpo? 8s fxaTsp' sfx??, dove

" mia madre

"

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94 C. O. Pavese

? Abdera, e " la madre di mia madre

" ? Teos metr?poli di Abdera

(v. Radt 37s.). ? ?yj?av sTtxTsv pu? essere puramente ornamentale, per ampliare

la gloria di Metope. Luoghi celebri son? associati l'uno alPaltro, /. 1,1-9 Keos e D?los a Thebai, /. 8,16s., Bacch. 9,53ss. associa

Thebe ad Aigina. II catalogo delle figlie di Asopos (Thebe, Aigi na, etc.) serve ad illustrare la gloria di questo fiume per un atleta

di Phleious (Asopos nella Sikyonia). La situazione ? la medesima: l? il vincitore viene dalle rive di Asopos, qui di Metope (ed entrambi

non hanno niente a che fare con Thebai). L? Thebe illustra la gloria di Asopos, qui quella di Metope.

sTixTsv imperfetto "

era madre ", altre volte l'imperfetto ?

descrittivo v. 41, P. 4,46 = T?^sa&at, sfxsXXsv (Gildersleeve ad v.41).

Metope ? chiamata Stymphalis perch? essa era la ninfa di un

fiume (Cali. Hy. 1,26) o di una fonte che si trovava nel territorio

di Stymphalos, oppure perch? nella tradizione locale essa era la

madre dell'eroe arcadico Stymphalos figlio di Lykaon o figlio di Elatos (tradizione tuttavia non altrimenti attestata). In questo caso

Stymphalis non ? un patron?mico ma un gen?rico aggettivo di ap

partenenza.

xaXXipoa?ai 7rvoaL?: Metope ? una ninfa fluviale, perci? "le

belle correnti "

appartengono a lei e non alla cote, v. la mia nota

Maia 16 (1964) 307s. Kallirhoe ? il nome di una Oceanina in Esiodo

e 7coTa[xoto ... xaXXtp?oio in Omero. Anche i fiumi, corne le Oceanine, sono figli di Okeanos. Bisogna dunque fare punto dopo ?xova? e

intendere ? come pronome anaf?rico, e non come relativo. A dif

ferenza dei moderni, cosi intende anche lo schol. 144g: r? Mstc?tcy]

7] 'ApxaSt-XY) 7toXl? ... 7cpoa?Xxsi [xe ?xovTa ?v xaXAipooi? Tcvoa??, yjyouv

Tzpb? to a?XsLV xa? ujjivscv ttjv 'ApxaSiav ttjv [AYjTpo? aou x?>p<x?. 85s. T?? ?paxsivov uSop mofxa^. S'intende T?? riferito a Thebe.

Soltanto il preconcetto che il soggetto sia Pindaro, ehe beve le acque

di Thebe, pu? far costruire la frase a questo modo. Contro questa costruzione va notato; 1) Ta? qui pu? essere dimostrativo. 2) Thebe

non ? una fonte, e perci? Pindaro non pu? dire di bere le sue acque,

ma, se mai, le acque di Dirke (/. 6,74 merco ayz Aipxa? xtX., P. 9,88

Aipxaitov uSdcTtov as (jti[xvaTat, T? viv ftp?^ocvTo xa? T9ixX?a). 3) Pin

daro starebbe componendo Pinno a Thebai (86 mofxai... 7rX?xcov), e si

trasferirebbe subito dopo a Stymphalos al momento delPesecuzione

(87 oTpuvov vuv Irmpou?). Ci? farebbe tutt'uno della composizione

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Le Olimpiche di Pindaro 95

e dell'esecuzione, con una sequenza che ? contraria alla realt? e

all'immaginazione.

T?? ? un pronome anaf?rico ed enf?tico, come ? al v. 83, e ri

prende il soggetto Metope. Nota lo stesso concitato asindeto nel

v. 83 e in tutto il passo w. 82-7. spaTsivov uScop richiama xaXXip?aicrt 7rvoat?, e come quelle si riferisce alie acque di Metope, fonte o fiume

arcadico sulle cui sponde il coro canta la gloria degli antenati di

Hagesias. Anche schol. 145b intende Tac di Metope. Mezger ad

v. 85 annota brevemente "

hinter stixtsv ist ein Punkt zu machen, T?? =

Ta?Tac, se. Mstcotctq? ". Egli tuttavia mantiene la s?lita inter

pretazione dei vv. 82-7.

87. oTpuvov vuv sTaipou?, A?vsa: il coro dice al suo corego o

istruttore di incitare, di guidare il proprio canto. Oppure con "

com

pagni "

il coro non indica se stesso, ma i suoi amici che compon

gono un altro coro, il quale cantera un inno a Hera Parthenia subito

dopo. L'istruttore del coro non era il compositore del canto e non

partecipava al coro, ma era una terza persona che talora ? nomi

nata: 7.2,47 Nikasippos, Parth. 2 Pagondas, Alcm. 1 Hagesichora, v. Quad. Urb. 4 (1967) 128 s. Schol. 148a A?vsa? y?p oSto? x?PoSt

S?axaXoc, "

che Pindaro usava a causa della sua voce debole ".

Aineas era l'istruttore del coro o corego. Egli ? chiamato pi? sotto "

esatto messaggero "

(perch? ripete esattamente il canto che gli ha

consegnato il poeta), "

messaggio delle Muse e recipiente di canti "

(perch? il canto ? quasi scritto e contenuto nella sua memoria ed ?

da lui trasmesso). Il nome Aineas era usato nella stirpe degli Iamidai

(v. Paus. 6.2,4), ed ? possibile che questo Aineas appartenesse alla

stessa stirpe di Hagesias. 87s.

" a cantare Hera Parthenia

" ? un breve hyz. Anche a

85 7cX??i7?Tcov ? 0v)?av stixtsv, riferito a Metope, risuona con accento

innodico, v. sopra. Hera Parthenia ? una dea stinfalica, dove Hera

era venerata sotto tre aspetti: nati? come la vergine, TsXsia come la

sposa, e xr\poL come la vecchia (Paus. 8.22,2). Secondo uno scolio

recente (citato da Boeckh ad I.) "

alcuni dicono che Hagesias dedic?

una statua di Hera ".

89s. yv&va? t' sTcsiTa xtX. "

e a riconoscere che abbiamo evi

tato il proverbiale biasimo di porco beotico con detti rispondenti a verit? ": Aineas, incita i compagni a cantare prima Hera Parthe

nia e poi a riconoscere o a giudicare la bravura del nostro canto.

Sembra pi? probabile che questi compagni non siano i membri del

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96 C. O. Pavese

coro, ma gli amici che partecipando alla festa assistono a questo canto

e ne cantano un altro a Hera Parthenia, cf. i v?oi a N. 3,3-5 e /. 8,1-4. ?Xa&?aiv X?yoic "con detti veritieri ", cio? se abbiamo cantato

Hagesias secondo verit? corne egli si m?rita (motivo ve), v. O. 2,101

auS?cTO[Jiai ?v?pxiov X?yov ?Xao-s? v?cp, O. 13,98 ?Xa?Wjc ts ?xoi s'?opxo?, O. 1,28 U7t?p Tov aXa&yj X?yov etc.

BoicoT?a 5? "scrofa beotica "

era proverbiale per dire rozzo e

incivile. Il detto origino da un gioco di parole sui nome "YavTs?

(sing. "Tac), una tribu primitiva che prima deH'arrivo di Kadmos abitava in Beozia sulle rive meridionali della Copaide (Paus. 9.5,1, schol. 148a, schol. Ap. Rh. 3,1242, Tzetzes ad Lyc. 433). Invece di

dire 'Tac Boic?tloc i Beoti dicevano 5? Bolc?tioc (con una specie di

contrazione). "

Beotico "

non era sostantivo ma aggettivo, e "i

porci della Beozia "

non erano i Beoti, ma gli Hyantes. Secondo

un aneddoto riferito da Ael. VH 13,25 Corinna vinse Pindaro cinque volte a Tebe, e Pindaro gratifico la rivale di

" scrofa beotica

" con

lo stesso detto che egli usa qui (la cosa pu? essere autentica e non

autoschediastica, come si crede). Non si deve credere che il detto "

scrofa beotica "

fosse un'ingiuria rivolta ai Beoti, che almeno

in ?poca arcaica non erano particularmente rozzi e che comunque suonerebbe strano in bocea a Pindaro, ma esso era riferito agli Hyan tes in particolare, e per estensione a chiunque si volesse dire rozzo.

Qui il coro non ? fatto di Beoti. 92. sItov Se (jiejjiv?a&at,

" promisi di ricordarmi ". Oppure im

perativo sfo?v Stephanus, accolto da Boeckh, "

di', ordina di ricor

darsi ". L'imperativo dell'aor. sirca a Sim. 154 B., Theocr. 14,11 ?

tramandato sempre slrcov, e cosi Gow accentua. (ASfxv?cf&ai Cupa xocraav : il verbo ? rapsodico, auT?p sy?) xa? esto xa? ocXXtj? [lv??gq[i ?oi

Syj? Hy. Dem. 495, Ap. 546, Herrn. 580, etc. [xsjxvacrSm rapsodico a N. 7,80 Al?? Ss (jisfjivajxsvo?.

98s. Hieron ? pregato d'accogliere a Siracusa la festa che viene

da Stymphalos. Al v. 85s. il coro beve l'acqua di Metope (pi? sopra ? da lei ispirato), ? dunque un coro di Stinfalici (v. anche l'esorta

zione a cantare Hera Parthenia, una dea stinfalica, Paus. 8.22,2), Sembra dunque che l'ode sia stata eseguita a Stymphalos e che l'ac

coglienza che si spera da parte di Hieron riguardi il futuro rientro

di Hagesias a Siracusa. Si pu? anche ammettere che l'ode fosse

eseguita a Siracusa da un coro di Stinfalici, ma ci? ? pi? complicato. 99. o?xo&sv o?xaS(s) la stessa espressione ? ripetuta a O. 7,4.

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Le Olimpiche di Pindaro 97

O. 7. A Diagoras di Rodi, pugile

(sim) (co 2 so i) c ce mit am

L L V

fof v C mo

I c a c

III 1 L v c Ce sol L P jus I /// hab

vc II com nun

III maj

er ine

nec er

et ora cond

\por

\pi cond

Come colui che dona un'aurea coppa al giovane genero e lo rende invi

diato tra gli amici, anch'io mandando

agli atleti il nettare delle Muse mi

propizio i vincitori di Olimpia e di Delfi.

Felice chi ha buona fama.

La Grazia si rivolge or all'uno or

all'altro con cetra e flauti.

Ora giungo con Diagoras, cantando

Rodi, per lodare il gigantesco vinci

tore ad Olimpia ed a Delfi a compenso del suo pugilato, ed il padre Damage

tos, che abitano l'isola dalle tre citt?

con possa argiva.

Voglio cantare una storia comune

dall 'inizio, da Tlepolemos, alla stirpe di Herakles. In linea maschile di

scendono da Zeus, in linea femminile

sono Amyntoridai da Astydameia. La mente degli uomini ? tratta in er

rore. ? difficile riconoscere ci? che ?

meglio. II fondatore di questa terra colpl Li

kymnios, fratello spurio d'Alkmena.

L'ira travolge anche il saggio. Apollo

gli ingiunse di navigare a Rodi, dove

Zeus inond? la citt? d'una pioggia

d'oro, quando Atena nacque dal capo del padre. Allora il Sole ordin? ai suoi figli d'adempiere l'urgente debito, di sta

bilire per primi un altare ed un sacri

ficio alla dea ed a suo padre.

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98 C. O. Pavese

vi lae pro ob er

er cond

por h

ars ve

fa -inve

er

inve

fer

jur

h exau

h conc f cond sol ca

L I v nu

L nu v L nu L

L prm t L L L L L v nu L nu

De! pr c 1

pr omn

Previdenza d? virt? e gioia. Ma tal

volta una dimenticanza porta a sba

gliare. Ed essi fecero la salita senza

fuoco. Istituirono sulla cima un san

tuario per sacrifici senza fuoco. Zeus

fece piovere oro e Atena diede loro

Peccellenza nelle arti. Le vie porta vano immagini simili ad esseri viventi.

La fama era grande. Per chi sa anche un'arte superiore ?

senza inganno. Rodi, quando Zeus e

gli immortali si divisero la terra, non

era ancora affiorata. Il Sole allora era

assente, e fu lasciato senza la sua

parte. Ma non volle che Zeus tirasse

di nuovo le sorti, perch? aveva visto

emerger? dal profondo del mare una

terra ricca per uomini e greggi. In

giunse a Lachesis di giurare che que

sta, emersa dal mare, sarebbe stata

sua. Si compi il detto. L'isola crebbe

dal mare e fu del Sole. Unitosi cola

a Rhodos, gener? sette figli saggissimi, dei quali uno gener? Kamiros, Ia

lysos e Lindos, che si divisero la terra

in tre parti. L?, a compenso della sua

sventura, si offre a Tlepolemos un sa

crificio ed una gara atletica.

In cui Diagoras vinse due volte, quat tro volte all'Istmo, due volte di se

guito a Nemea, ad Atene, ad Argo, in Arcadia, a Tebe, in Beozia, a Pel

lana, sei volte a Egina, sei volte a

Megara.

O Zeus Atabyrios, onora l'inno olim

pionica e l'uomo vittorioso nel pugi lato. D?gli onore da parte dei citta

dini e degli stranieri,

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Le Olimpiche di Pindaro 99

?i

i G,

mod sa os

Maj II v co ci

va

poich? egli ? moderato e conosce i

precetti dei padri. Egli mostra la virt?

della stirpe di Kallianax. Per la glo ria degli Eratidai ? in festa anche la

citt?.

In breve ora il vento cambia.

f Praepx \ Gx f Praepx Vx \\ L2 \ G2 \ M2 gm gm

l G1 m \ M2 h introdotto da L2. Ci -P4-1 Lx

13. xa? vuv ... a?v Aiay?pa xaTs?av: il coro fa parte (o finge di

far parte) del corteggio delPatleta, che lo ha accompagnato ad Olim

pia e ora rientra a Rodi, v. a? O. 4,2. 24s.

" La mente degli uomini ? soggetta ad errori ", il motivo

er ? prominente in O. 7, cf. O. 12,5s. Da un errore nasce un bene.

20s. "

Voglio narrare una storia comune ai discendenti di Tlepo

lemos, alia stirpe di Herakles", toutiv ?\ ?px&? inb TXarcoXsjAou

Cuv?v, Particolo ? sostantivante (cf. N. 10,4 Ta Ilspaso?, 0.13,101 Ta S' 'OXup?a auTwv, O. 2,51 tov A?vTjcriS?fxoo) e dipende da ?ov?v.

Oppure Toiaiv ? dimostrativo (solitario come P. 2,36 tot? xa? tov

?xovt(o), 0.2,86 IIyjXs?c ts xa? K?Sjxoc sv tolgiv ?XsyovTai) e di

pende da ?yysXXco: "

vog?o narrare a loro una storia comune dal

l'inizio, da Tlepolemos.

Cuv?v: "

comune "

a tutta la stirpe, cf. /. 7,24, P. 6,15, P. 5,102,

perch? riguarda l'antenato Tlepolemos e la colonizzazione di Rodi.

II motivo com senz'altra specificazione significa comune al vincitore

(alia stirpe) ed alla citt? (la vittoria, il canto son? comuni perch? ridondano anche ad onore della citt?)3. Quando l'espressione non

ha alcuna specificazione, significa che essa ha riferimento locale e

che il poeta si pone dal punto di vista del coro locale. Altrimenti

8 O. 10,11 OK?j. ts xotv?v X?yov cp?Xav isfoopisv ?? x<*pw.

/. 1,46 ?rco? e?7r?vT' ?yaB?v ?uv?v ?p&coaai xaX?v.

P. 9,54 ?ova?ai ?^?' ?psTat? TSTapiai "

virt? comuni ", che tornano a bene

ficio di tutti, attico 8y)fji?aiai.

/. 6,69 ?uvov ?arsi x?a^xov sep ^pod?ycov, P. 3,2 touO' ?fAST?pa? ??c6 y^aaa?

xoiv?v su?aa<9m stcoc. Negli altri passi la parola non ha accezione specifica.

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100 C. O. Pavese

non si potrebbe capire a chi si riferisce la semplice designazione di "comune

" (comune a chi?).

30s. ai Ss 9psv<ov Tocpaxa? 7taps7uXayi;av xai ao(p?v: motivo et

cf. O. 10,15 Tp?-rcs Se K?xvsia fx?xa xai u7rsp?iov 'HpaxXia, etc.

44. 7upo{jiaS?o? a?Sco?: lett. "il rispetto della previdenza "

da

?cpojxaiK? (?). 7rpo[AY)&s?<; n. comune a Aesch. Prom. 86 atkov y?p as

Ss? izc>o[Lr?H(u<;, sta per Tcpo^S-sia. A Suppl. 700 Tupofjwc&e?? ?px? Her

mann corregge 7rpo(jta<!M? per fare l'aggettivo femminile. Ma proba bilmente ? da intendere "riguardo per Prometheus", cio? per le

qualit? di preveggenza impersonate in Prometheus: Prometheus

Epimetheus sono proverbiali ad indicare un certo carattere, v. P. 5,27 T?v yEnnL<x,&?o<; o^iv?ou fruyax?pa np?9aaiv. Il passo del Prometheus

? un caso particolare suggerito da un gioco di parole. 45. ?7ci [??v ?aivsi ti xai Xa&a? aTsxfjiapTa VS90?

" dimenticanza

"

motivo ob, prominente in quest'ode come er.

76. x?x?Y)VTai Ss acpiv sSpai "

e le loro sedi furono chiamate dal

loro nome ", C791V dativo d'agente. 80. ?[X9* ?s-9-Xoi?. t?v av&sai: il pronome, relativo o dimostra

tivo, che di s?lito introduce il mito, introduce qui il passaggio dal mito al catalogo.

94. 'EpaTiS?v. II genos di Diagoras si chiamava Eratidai. Al

thaimenes argivo ?ip?te di T?menos (c. 1090, T?menos c. 1150) condusse i Dori a Creta e a Rodi (Strab. 10,481). II nome di un re di Argo otto generazioni dopo T?menos (c. 910) era Eratos (Paus.

2.36,5). Gli Eratidai dunque erano probabilmente Herakleidai.

Kallianax era il nome di un antenato di Diagoras, della stirpe degli Eratidai discendenti di Herakles. Damagetos re di Ialysos che

c. Ol. 28 (= a. 674) spos? una figlia di Aristomenes capo dei Messeni

(Paus. 4.24,1) apparteneva alia stessa stirpe. Da questo matrimonio

nacque Dorieus e da lui Damagetos (Paus. 4.24,1. 6,7.1). Dama

getos ? anche il nome del padre di Diagoras (v. 17) e Dorieus e

Damagetos si chiamavano due suoi figli.

Diagoras fu un atleta che divenne leggendario. I Rodii dicevano

che egli fosse figlio di Hermes (schol. Inscr. a). Egli era alto quattro cubiti e cinque dita (m. 1,90 c, v. 15 TOXc?piov ?vSpa), ed era ritenuto

secondo soltanto ad Herakles (schol. Inscr. c). I suoi figli Damagetos,

Dorieus, Akousilaos e i nipoti Eukles e Peisirodos furono tutti olim

pionici nel pugilato e nel pancrazio. Le loro statue si trovavano

nell'Altis (schol. Inscr. a e Paus. 6.7,1), dove sono stati trovati fram

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Le Olimpiche di Pindaro 101

menti delle loro iscrizioni. I suoi figli Damagetos e Akousilaos vin sero a Olimpia il pancrazio e il pugilato nello stesso giorno e por tarono il loro padre sulle spalle, che ricevette dalla folla la phyllo bolia e il makarismos. In quelPoccasione uno Spartano si congra tul? con Diagoras dicendogli

" Muori, Diagoras, perch? tu non

potrai salire in cielo" (Cic. Tuse. 1.46,111). Un complimento in

stile lac?nico, che esprime il motivo che anche Pindaro tante volte

adopera: "hai raggiunto il sommo, non puoi aspirare di pi? "

(su), v. Pind. P. 10,28 ? x<*Xxso? oupavo? o?tcot' ajx?aToc a?TO), etc.

I discendenti di Diagoras sono noti per varie vicende fino al IV sec.

(v. Boeckh 167). 94s. Anticlimax finale, v. esempi O. 3,44s., O. 5,23s., P. 7,20s.,

etc. (tema | G, motivi va inc). La vita ? varia (tu sei ora al sommo).

O. 8. Ad Alkimedon di Aigina, ragazzo lottatore (Ol. 80 = a. 460).

Pi-hy

t G/r-l

Vfr-!

Lz

t G3 L*

L! ve ora

v la sol

exau pi pr L! co v re

f v va

gde

Fr fat L v I L v

form ro h v

Ce III hos u

inc

hos

Madre dei giochi, Olimpia, dispensiera di verit?, dove gli indovini interpre tano il volere di Zeus per i desiderosi

di ristorare le loro fatiche colla vit

toria e le preghiere sono esaudite a

seconda della piet? di chi invoca.

Ors?, bosco di Pisa, accogli questa festa e questa corona.

Grande ? la gloria di colui a cui va

la tua vittoria. B?ni diversi toccano

agli uomini, moite sono le vie della

felicita.

Timosthenes, il destino riserb? voi a

Zeus genitore: ch? tu vincesti a Ne

mea, Alkimedon ad Olimpia.

Egli, bello e valente, vincendo la

lotta, onor? Aigina, dove Themis ospitale ? tenuta in

onore.

Ci? che ? mutevole, mal si pu? giudi

care; ma per legge divina quest'isola ? colonna per gli ospiti

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102 C. O. Pavese

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(dis) ce f v I nu

gde ro nuad

ae ad a

-lae -/ -os maj

lae sen sol

mor ob lae

e non cessi di esserlo in futuro, retta da gente d?rica dai tempi di

Aiakos.

Egli aiut? Apollo e Poseidon a costrui

re il muro di Ilion, giacch? era destino

che andasse distrutto. Tre serpenti balzarono sui muro appena costruito, due caddero, uno lo sormont?. Apollo rivel? il prodigio: "Pergamos sar?

presa per opera della tua mano; e

grazie ai tuoi figli, della prima e terza

generazione ". Cosi detto, il dio mosse

alia volta del Xanthos, delle Amaz

zoni e dellTstro. Poseidon ando a

riportare Aiakos ed a visitare 1T

stmo.

Non v'? gioia eguale tra gli uomini.

Se io canto la vittoria sui giovani di

Melesias, non mi colga invidia: egli vinse anche a Nemea, e poi il pan crazio degli uomini.

Chi sa pu? insegnare, gli inesperti la

fanno facile.

Egli sa meglio d'ogni altro il modo

per riportar fama dai giochi.

Ora Alkimedon lo onora con la tren

tesima vittoria. Egli, coll'ahito del

dio e grazie al suo coraggio, impose a

quattro fanciulli il triste ritorno, il

disonore e le vie segrete, e consol?

l'avo della vecchiaia; dimentica l'Ade l'uomo felice.

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Le Olimpiche di Pindaro 103

Y ^maj (thr

Vi

2-3

de Ce II v nu

mor h mor h

Maj nun P

v L h2

pr val -i -ca

2 pr 3

Ora io devo dire la vittoria dei Blep siadai nella lotta, di cui questa ? la

sesta.

Anche i morti hanno parte ai riti, la

tomba non li priva dell'amore dei

congiunti.

Iphion, udendo la Novella figlia di

Hermes, dir? a Kallimachos la vittoria

olimpica, che Zeus ha dato alia stirpe.

Voglia Zeus continuare a donare il

bene, allontani i malanni. Prego che

al bene non aggiunga un avverso de

stino, ma accordando una vita inden

ne, aiuti loro e la citt?.

t hy Px-Vx \ Gfr-X Vfr-X Lx Lz | G, P* J Mz \\ ? Gin Cin || Vx \ Gmaj{thr) ̂2 \G{thr) ^1 ^2-3 III

L3 racchiude G3 e ?3: esattamente L3 G3 L3 P3 L3 (spezzettamento d'un

tema e incastro). Quest'ode ? composta in modo molto discontinuo.

f hy fa parte di Px (non ? un tema indipendente), ma nello stesso tempo introduce Px-Vx

2. [x?vTisc avSps?, frase ?pica, cf. tcoijxsvs? avSps?, etc.

9ss. "

Accogli, Olimpia, questa festa e questa corona "

significa che l'epinicio fu eseguito ad Olimpia, cf.

" accogli, Kamarina

"

O. 5,1-3 per un epinicio cantato a Kamarina. Nella maggioranza dei casi in cui ? riferito il luogo dove l'epinicio ? cantato, questo ? la citt? o la casa del vincitore. Epinici eseguiti sul luogo della vit

toria: 0.8,9, P. 6,3, Bacch. 2,7. La festa per la vittoria (x?5[xoc) fu tenuta ad Olimpia e la corona fu portata in processione e dedicata

nell'Altis (GTS9av7)9op?a). 12-14. Variet? dei beni (va) + vittoria olimpica (v) ? una se

quenza gn?mica fr?quente. 15. Il destino vi fece vincere nei giochi di Zeus, che ? il geni

tore della vostra stirpe. II genos dei Blepsiadai discendeva dunque da Aiakos.

23. 6 ti y?p tcoX? xa? noKkq. peny "ingentemente e frequente mente".

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104 C. O. Pavese

25. ?Xispxsa x?>Pav Aigina cinta dal mare.

30. Aigina "posseduta da pop?lo d?rico fin dai tempi di Aia kos ", oppure "posseduta da pop?lo d?rico che la ricevette da

Aiakos ". Ci? non ? a rigore corretto. Dei tre figli di Aiakos, Pho kos fu ucciso e Peleus e Telam?n abbandonarono Aigina. Quando Aiakos mon, l'isola rimase senza re. Essa fu occupata da Triakon

argivo: se ci? awenne al tempo di Aiakos, gli occupanti non pote vano essere dorici, se pi? tardi non si pu? dire che essi ricevettero

l'isola da Aiakos. Ma Pindaro, nell'intento encomi?stico di lodare

Aigina e le famiglie eginetiche, sorvola sulPintervallo che c'? tra

Aiakos e la colonizzazione d?rica. Egli parla spesso degli Aiakidai come gloria locale, quantunque a rigore nessuno degli Aiakidai

fosse rimasto ad Aigina. Tuttavia alcune genti eginetiche potevano riallacciare la loro ascendenza agli Aiakidai (v. 15) attraverso qualche discendente di Peleus e Telam?n, che fosse rientrato nell 'isola in

sieme con i Dori, corne gli Herakleidai nel Peloponneso. 45s. Troia fu presa da Peleus e Telam?n nella prima genera

zione dopo Aiakos. E da Neoptolemos nella terza generazione, che

Pindaro chiama quarta, includendo anche Aiakos.

46-52. "

Cosi detto, il dio si mosse, etc. "

? del tutto estraneo

all'ordito e serve solo a completare il racconto d'un elemento che

? consueto nelle storie divine (motivo iter). 53. La sentenza ? simile a 23s. (motivo inc); entrambe servono

a introdurre una lode. Bundy I, 16 intende: "

I can't please every

body, I know, yet I hope that no one will criticize me for eulogizing Melesias ". Tsprcv?v S' sv ?v<9-pc?7uoL? ?crov saorsTat ouSsv sarebbe dun

que una forma del motivo "moite sono le vie delParte "

(motivo

va). I motivi va e inc sono intercambiabili e hanno spesso la stessa

funzione.

O. 9. Ad Epharmostos di Opous, lottatore (Ol. 78 = a. 468, Pyth. 30 = a. 466)

Vi Poe c L v L

co so

c! L conc

Il canto di Archilochos, il tr?plice cal

linico, bast? a condurre la festa di

Epharmostos cogli amici; ma ora canta Zeus ed Olimpia, che

Pelops ebbe in dote da Hippodameia.

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Le Olimpiche di Pindaro 105

Vx

f Praepz

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t Praetm

t Praep8

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ae ce mo III c 3 1

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L L v h III

3 c veh nun

gDe c

lae ro

c gde

pu

praet eu

praet

el III cond

fi c! nov

fa por

maj h

rap conc

comm fi mi ma

form ro h

E canta la vittoria pitica. Non dirai

una lode caduca cantando del lotta

tore di Opous, in onore della citt? e

del suo figlio. La citt? ? giusta (Themis e Eunomia) e brilla di virt? a Delfi e ad Olimpia.

Moite vittorie olimpiche illustrano la

metr?poli dei Locresi.

Io, cantando la citt?, pi? veloce di

cavallo e di nave mander? quest'an

nuncio, se sono ben istruito dalle

Charit?s.

Esse danno la gioia. Gli uomini sono

valorosi ed esperti grazie ad un dio.

Non altrimenti Herakles avrebbe po tuto battersi a Pylos con Poseidon,

Apollo e Hades.

Ma tralascia questo discorso; oltrag

giare gli dei, menar vanto inopportuno ? da pazzi. Lascia le contese lontano

dagli dei.

Parla piuttosto della citt? di Proto

geneia (Opous), dove per volere di

Zeus Pyrrha e Deukalion posero la

prima dimora e senza connubi gene

rarono un pop?lo pietroso. Apri una

via al canto, loda il vino vecchio, i

canti nuovi. Dicono che la terra fu

inondata, ma tosto riemerse. I vostri

antenati discesero da loro (Deukalion e Pyrrha), figli di una fanciulla Iape tonis e di un Kronides, e furono sem

pre re, finch? Zeus rapl Protogeneia,

figlia dell'Epeo Opous e la diede a

Lokros, privo di figli, che adott? il

bimbo di lei e lo chiam? dal nome del suo avo materno (Opous), bello e valo

roso, e lo fece re. Giunsero a lui

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106 C. O. Pavese

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ars

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L L v ae ae

L -v ae ae prm

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n dis

-gde praet va

ars

c ce ac!

1 gde ce ro

Pi (Je)

ospiti da Argo, da Tebe, dall'Arcadia

e dalla Pisatide, predilesse tra tutti

Menoitios, figlio di Aktor e di Aigina. Suo figlio Patroklos fu il solo con

Achilleus a tener testa a Telephos, dando prova del suo coraggio; perci? Achilleus l'esort? a combatiere sem

pre accanto a se.

Possa io trovare parole acconcie (al mi? compito) ed esprimerle con ardire

e vigore.

Son venuto vindice della ospitalit? e

della virt? di Lampromachos al

1'Istmo,

quando entrambi vinsero una vittoria

in un giorno; Epharmostos ebbe altre

due vittorie ail'Istmo, altre a Nemea, ad Argo negli adulti, nei ragazzi ad Atene, e a Maratona, escluso dai

giovani, negli adulti: abbattuti gli

avversari, attravers? l'arena tra gli

applausi, giovane, bello e bravo. Vinse

ai giochi di Zeus Lykaios, a Pellene, aile Iolaeia e aile Eleusinia.

La natura val pi? di tutto, se pur molti cercano fama con virt? apprese; ma senza l'aiuto del dio, ? meglio tacere d'ogni impresa. Varie sono le

vie, non tutti coltiviamo lo stesso stu

dio, ma ogni eccellenza ? difficile.

Celebrando questa vittoria, grido ar

duamente che quest'uomo per grazia divina ? abile, forte, ed ha incoronato

nella festa il tuo altare, o Aias Iliadas.

Vx \ Mx Vx ?a II t Praeps \ Gz \ Mg \ Praetm \ Praepz f M3 \PraepirLfr Cfr-i II ? Gx L? |||

Struttura semplice: Praepz ? particolarmente elaborato e contiene anche

un accenno di Lz, ma un L3 formale manca.

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Le Olimpiche di Pindaro 107

1-4. Nella festa che Epharmostos fece con gli amici a Olimpia dopo la vittoria fu cantato l'inno che Archilochos compose per

Herakles, in cui Pephymnion ryjvsXXa xaXX?vixs ritornava tre volte

(la voce TYjvsXXa voleva imitare il suono della cetra che mancava), Arch. 324 W. Nell'inno Herakles era chiamato xaXX?vixs, qui ?

xaXXivixo? ? l'inno (sottintendi fyvo?). 14. atvYjaai? s xa? u??v

" onorando Opous e suo figlio ": la citt?

? madre dell'atleta, v. O. 6,84. a?vvjaai? si pu? considerare parti

cipio (sXsXi?cov il processo, a?v^aai? aor. resultativo, Gildersleeve),

oppure far punto davanti e considerarlo ottativo (Dissen): c\

25. 7t:s?x^co : tzz\ltz<? nella l?rica c?rale vuoi dire mandare accom

pagnando a destinazione, non mandare da lontano (numerosi esempi),

perci? pu? esser detto dell'inno cantato dal coro, come del poema

composto dal poeta. 29-35. Non ? impossibile per Pindaro dire ehe Herakles mise

in fuga Poseidon, Apollon e Hades a Pylos. Sim. 4 loda un pugile dicendo che neanche Polydeukes e Herakles gli avrebbero potuto resistere.

" Pi? forte d'un dio

" ? un'iperbole encomi?stica. La

lirica c?rale non ? una poesia religiosa, ma celebrativa, e gli elementi

religiosi (dei e altri) sono subordinati all'intento celebrativo. 42s. Opous, dove Deukalion e Pyrrha si stabilirono scampati dal

diluvio.

45. AAOI S' ovu(xa<T&sv : ? meglio scrivere AAOI senza accento.

AAOI significa "popoli "

(Xaoi) e "pi?tre" (X?oi da un nome maschile Xao? "pietra ", cf. Xaa?): sx Ss Xifrwv ?ysvovTO ?poToi, AAOI S' sxa

Xouvto, Hes. fr. 234,3 Xsxto?? S' ex yai7]? AAOTC rc?ps Asi>xaX?<ovi, Call. fr. 496 AAOI AsoxaXicovo? oaoi ysv?{xsa^a (v. Pfeiffer ad /.).

46. S7TSCOV o?fxov "

una via di canto ": il poeta canta un nuovo

tema o argomento, la leggenda di Protogeneia. ol^o? ?oiSyj? Hy. Herrn. 451, oL\xr? & 74,480, /347. Si riferisce al tema o contenuto

del canto, cio? alla leggenda locrese che segue. 53-66. I vostri antenati (cio? gli antenati del genos di Ephar

mostos) discesero da Deukalion e da Pyrrha. Deukalion era figlio di Prometheus e Pyrrha di Epimetheus. Questi ultimi erano figli di Iapetos. Protogeneia era figlia di Opous Epeios della stirpe di Deukalion. Essa fu presa da Zeus e genero un figlio che fu affidato

a Lokros (un parente di Opous Epeios) e da questi chiamato Opous (II), dal nome del nonno materno. Egli fu fondatore e re della citt?

di Opous. Dunque Pindaro pu? dire ai vv. 55s. che Opous (II) era

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108 C. O. Pavese

figlio di una ragazza della stirpe di Iapetos (Protogeneia) e di padre della stirpe di Kronos (Zeus). I plurali sono poetici: rcp?yovoi

=

Opous, xopav =

Protogeneia, KpoviS?v = Zeus. Epharmostos apparte

neva a un genos reale (basileion) locrese che discendeva da Opous

figlio di Zeus e di Protogeneia. Non c'? in questa leggenda nessun

paxticolare accenno alla discendenza matrilineare che sembra usasse

tra i Locresi (v. "

le cento madri ").

Iapetos

l Prometheus

l Deukalion -

Pyrrha _I_

I I Opous Epeios Amphiktyon

I Protogeneia

- Zeus

Opous (affidato a) Lokros

Secondo Hellanikos 4 F 117 (= schol. Pind. O. 9,62a) e

Apoll. 1.7,2 Protogeneia era figlia di Deukalion. Non credo si deva

supporre in Pindaro due Protogeneiai (una pi? antica e una pi?

recente), ma semplicemente egli o i Locresi ponevano Protogeneia due generazioni pi? tardi che non la versione dei mitografi. Questa

genealog?a presuppone rapporti tra Opous in Elide e Opous in Locride

(due paesi "eolici") verso il XV sec, e probabilmente ? pi? au tentica.

57s. 7cp?v pu? essere awerbio "prima" o congiunzione "fin

ch? ". Zeus rapi Protogeneia figlia di Opous dal paese degli Epei. 58. sxaXo? [a?x&?? mostra che sxaXo? (e sinonimi r?cvxoc, etc.)

connota il motivo "

lieto ", v. /. 7,41 ?ri Tsprcv?v lep?pispov Sic?xcov

?xaXo? sTcstfju yvjpa?, P. 9,38, /. 3,8 ?yavo? (v. J. Pokorny, Verglei chendes Woerterbuch der indogermanischen Sprachen [1927-32] 2,461, s.v. sino).

69s. Menoitios. Aigina dopo aver generato Aiakos a Zeus

and? in Tessalia e si spos? con Aktor, da cui ebbe Menoitios. Me

noitios cacciato dalla Tessalia si stabil! a Opous e gener? Patroklos

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Le Olimpiche di Pindaro 109

(schol). Questi in una lite sui dadi uccise Kleitonymos, fuggi con suo padre, fu ospitato da Peleus e divenne amico di Achilleus (Apoll. 3.13,8).

100-107. to Ss 9uqc xpdcTiaTov Stoxv: per tutto il passo cf. O. 2,86

G09O? ? 7roXX? s?Scb? 9ua, etc. Vuoi dire che una lode fatta con 90$, cio? una lode naturale, espressa con naturalezza, ? migliore di una

lode elaborata con mille artifici (SiSaxTa?? ?psra??). 103.

" Ma senza l'ispirazione del dio (cio? con una lode arti

ficiale) ogni cosa non diventa pi? brutta, anche se taciuta ". Fuori

di litote: con l'ispirazione del dio, ogni cosa diventa pi? bella, quando se ne parla.

107. [xsX?ra "

studio "

nel comporre i canti, in questo senso "

art?stico "

O. 14, 18, N. 6,62, I. 6,66, I. 5,28 (xsX?rav Ss o^icrra?? Ai?? sxaTi 7rp6o?aXov as?i^ojxsvai (gli Aiakidai) (

= latino meditatio,

meditari). II termine fu ereditato dalla prosa d'arte.

108. touto Ss 7ipo(79sp<ov ocs&Xov, "

offrendo questo cimento ".

II linguaggio agonistico ? trasferito al cantore, cf. N. 10,30 ouS'

?[x?x&<?> xapS?a ^poo^spcov T?Xfjiav (qui l'atleta) "

con animo disposto alia fatica esibendo coraggio ".

112. Epharmostos diede una festa con banchetto presso l'he

roon di Aias Diadas, eroe locale dei Locresi. Nella festa egli dedic? la sua corona olimpica sull'altare di Aias (dedica di corone a Olim

pia e in patria, v. 0.4,1, etc.).

O. 10. Hagesidamos di Lokroi Epizephyrioi, ragazzo pugile

(01.76 =a.478)

Vx

l Praepx

L v nun I

r? de ob C!

Ve! r ve

hos te

de sol i c

(sim) com am

de

Leggete per me dove ho scritto nella

mente il figlio di Archestratos, olim

pionica; ho dimenticato di dovergli un canto, ma il mio canto e la mia

sincerit? mi risparmieranno il rimpro vero di voler frodare l'ospite. Ho in

dugiato a lungo a pagare il mio de

bito; ma lo ripago ad usura. Ora come

Ponda lava via la ghiaia, cos? paghe remo all'amico un inno comune.

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110 C. O. Pavese

\ M1

i Gin

\ M1

jus III mu

be

pugna et

Ce L v am

In I = (He)

dis n f gde-la lae

ra

su

L ic cond

nec pet nec

nec

del

sup nec

cond

fat t ve te

ve t cond

r? v Ce f eu ev

Ce v dee He

He a Ce He h3

HevCelIIhabCelII

He Ce He v He Ce v

dee

I Locresi Zephyrioi sono retti, musi

cali, guerrieri.

Anche Herakles fu volto in fuga nel

duello con Kyknos.

Hagesidamos, vittorioso nel pugilato ad Olimpia, sia riconoscente ad lias, corne Patroklos ad Achilleus.

Chi ha innato valore pu? essere istrui

to coll'aiuto del dio a conquistarsi

gloria; pochi colgono la gioia senza

fatica, ci? che ? meglio di tutto.

Zeus mi ispira a cantare i giochi che

Herakles istitui con sei gare presso la

tomba di Pelops, dopo ehe ebbe ri

scosso il compenso da Augeas ed

ucciso in imboscata i Moliones Ktea

tos ed Euritos, che gli avevano di

strutto l'esercito in Elide. Il re degli

Epei vide la sua citt? messa a ferro e

fuoeo. Non si sfugge ail'ira dei forti.

E cosi egli alla fine fu preso ed ucciso.

Herakles, raccolta la preda e l'eser

cito in Pisa, tracci? il santuario del

padre, delimito l'Altis in luogo puro, e uso il piano all'intorno per il riposo

serale, onorando l'Alfeo tra i dodici

dei. E chiam? Kronion il colle che

prima, ai tempi di Oinomaos, era

senza nome. Al rito erano present? le Moirai ed il Tempo, giudice di ve

rit?. Esso noto come egli diviso il

bottino ne dedico le primizie e come

istitui la prima Olimpiade. Chi furono

i primi vincitori? Oionos di Midea

vinse lo stadio, Echemos di Tegea la

lotta, Doryklos di Tiryns il pugilato, Samos di Mantinea la quadriga,

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Le Olimpiche di Pindaro 111

f Praepx

?Gi

?i

?3 Vi

L! \MX

ant v c

De c mo IV

dil (sim)

div pe mor

v -c I mor

la -lae

mo c f C

eu III c

I c t v

Ce L hor

form (e) ae -mor

Phrastor il giavellotto, Nikeus il lan

do della pietra. La luna illuminava

la sera. Tutto il santuario risuonava di

canti festanti.

Anche ora, seguendo questi inizi, can

teremo in onore della vittoria il dardo

di Zeus, il fulmine potente. Il canto

accompagnato dal flauto s'unira alla

m?sica che fu composta a Tebe, per

quanto tardi; ma essa giunse cara

come un figlio al padre che invec

chia, ch? ? brutto morir? senza erede.

Cosi quando un uomo vittorioso,

Hagesidamos, muore senza canto pro cura poca gioia alla sua fatica.

Te onorano la cetra e il flauto, nu

trono le Muse.

Ed io col loro aiuto lodo i Locresi, lodo l'amabile figlio di Archestratos, che vidi vincere il pugilato ad Olimpia un tempo, bello e giovane, come Ganymedes che fu reso immor

tale da Kypris.

Vx \ PraePl ?3 II t M1 Vx-Lin \ Gin || f M1 (g) f PraePl f Gx Lt L3 V1 L1 I Mx HI Comincia con un accenno di Vl9 corne altre odi, poi Praepx.

6. "il lungo indugio (lett. il tempo indugiante) intervenuto ha recato vergogna al mio grosso debito ": i.e. io ho indugiato a lungo a pagare il mio debito, cf. w. 85-90 e 102: tra la vittoria e la cele

brazione pass? del tempo per qualche ragione. Sui motivo dil v.

Bacch. fr. 15,1 o?x sSpa? ?pyov ouS' ?(j$oXa?. 13. 'ATpsxsia

" Rettitudine ", correttezza nei vari rapporti, nelle

leggi, etc.

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112 C. O. Pavese

15. Hagesidamos si trovo in difficolt? in un primo tempo, ma

poi vinse l'incontro, corne Herakles nel duello con Kyknos (schol. 19 e 21 = Stes. 30).

19. Come Patroklos fu grato a Achilleus, cosi Hagesidamos sia

grato a lias. Nella tradizione non omerica Patroklos era pi? giovane di Achilleus ed era amato da Achilleus.

20s. Pindaro si contraddice nelle massime. "

Chi ha innato

valore pu? esser istruito dall'uomo coll'aiuto del dio a conquistare la gloria ". Dove Pindaro deve lodare l'allenatore, fa onore all'in

segnamento e dice che l'insegnamento "aguzza" la virt?. Dove

invece vuole lodare 1'atleta, ha in dispregio l'insegnamento per dar

risalto alla virt? innata: O. 9,100ss. "La natura val pi? di tutto:

pure molti tentano di conquistar gloria con virt? imparate; ma senza

l'aiuto del dio, etc. (" contro a Bacch. "

fr. 5 ?rspo? s? sTspou G09O?). Cosi a 22 s. "La gioia senza fatica

" ? ?'pyov izpb toxvtcov ?iOT<p 9<xo?.

Se si guarda al valore obiettivo della sentenza, altrove il poeta esprime il par?re opposto, v. P. 8,73 s. "Se uno conquista successo senza

lunga fatica sembra a molti (gli sciocchi) esser un saggio tra quanti,

stolti, si danno gran pena, e toccare la massima felicita nella vita.

Ma ci? non ? dato agli uomini ". Le sentenze non hanno un valore

obiettivo, ma sono relative all'oggetto che vogliono illustrare. Anche

la gn?mica, come il mito, non ha valore in se e per s?, ma ? subor

dinata all'intento celebrativo. Cosi a volte ? bene provarsi, altre

volte invece non essersi provati (v. N. 11, fine). 22s.

" Pochi colgono la gioia senza fatica

" ? la gnome perti

nente all'assunto (cio? senza faticoso processo d'istruzione); "ci?

che ? meglio di tutto "

? fuori tema, ? un'aggiunta ornamentale o

un'appendice tem?tica, per cosi dire, del motivo gioia-fatica. 76s. ?s?SsTo ... tov syx(?{jiiov ?(X9i Tp?rcov: anche nella descrizione

d'una scena estranea al contesto occasionale a?fiora la consueta

coppia canto-festa. ?s?SsTO Ss 7r?v tsjasvo? Tsprcvaiai ftaXiai? t?v sy

xc?>(xiov ?fjwpi Tp?TOv: festa S-aXiai? e syxa>(Jiiov, canto ?s?frsTO e Tp? 7cov: i due elementi sono fusi.

85ss. Il motivo dell'indugio (dit) usato all'inizio ? ripreso ai vv. 85ss. xp?vcp jxsv, ed il paragone ?XX' cots 7ua??... 7co&sivo? lo con

nota: "... il canto che fu composto a Tebe, per quanto in ritardo; ma (esso giunge pi? gradito) come un figlio nato tardi giunge pi? gradito al vecchio padre ".

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Le Olimpiche di Pindaro 113

88-90. Poich? per uno che ha propriet? ? brutto morir? senza

eredi, 91-93 e cosi pure per uno che ha compiuto belle imprese ?

brutto morir? senza canto. 88-90 introduce uno sviluppo gn?mico nella similitudine : g (div pe mor) ha il solo scopo d'illustrare la

similitudine, la quale a sua volta illustra dil.

91. SiatfC?TOXdOfjtai : il motivo del silenzio (praet) serve a preterir? il mito, cf. 0.9,40. 103, J. l,63s., /.4,32s., 7.5,51, etc. Ad Alcm.

1,2 e Ib. 1,10-45 il motivo della preterizione (non cantero, non posso cantare di...) ? stato riconosciuto da me in Quad. Urb. 4 (1967) 114 s.

[corr.: questa nota si riferisce a O. 13]

O. 11. A Hagesidamos di Lokroi Epizephyrioi, ragazzo pugile

Id

f Praepi

Vx

su (pri:su) la ev c fu fa

af vi

cop L v ve

cop gde ars

cogn I Ce prm c

III c co af C!

hos ce mu

be a

n (sim)

Utili son? i venti, utile la pioggia. Se uno con fatica ottiene successo,

il canto ? fonte di discorsi e testimo

nianza della sua grande virt?.

Questo elogio ? tributato copioso agli

Olimpionici. lo voglio trib?tame uno, ma l'arte umana fiorisce con l'aiuto

del dio ugualmente.

Sappi ora, figlio di Archestratos, Ha

gesidamos, cantero la tua corona

d'olivo, lodando i Locresi Zephyrioi. Qui

venite alia festa, o Muse; v'assicuro

che visiterete un pop?lo ospitale, dedi

to alie gare, musicale e guerriero. Non cambino volpe e leone la loro

natura.

f Gx f Praepx Vx Lz

4s. ucjTspov ?px? X?yov : gli inni si ripercuotono nei discorsi di

coloro che li hanno uditi. Lo stesso motivo a P. 6,16 ss. X?yoici Swtcov suSo^ov ?pjjiaTi v?xav ...

(l'inno) ?7rayysXsu II canto sar? dif

fuso, cio? sar? cantato di nuovo da coloro che l'hanno udito P. 10,54s.

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114 C. O. Pavese

'E9upa?(ov 07u' ?(x?L IIyjvsiov yXuxs?av Tcpoxs?vTcov sjji?v. Il canto poteva essere diffuso sia da chi ne parlava, sia da chi lo cantava di nuovo,

dopo averne udito la prima esecuzione. Talora non soltanto 1'atleta, ma insieme a lui anche l'epinicio diventava famoso, v. Her. 5,102

" i Persiani uccisero molti uomini famosi, e tra questi anche Eual

kides stratego di Eretria, G,TS9avY)90pou? ts ay<ova? ?vaipvjx?Ta xai

urce Ci(xcoviSou tou K?jiou 7ioXX? a?vs&svTa. Da ci? si indovina che i

X?yioi, altrove opposti agli ?oiSo?, non sono scrittori, cio? prosatori

opposti a poeti. Essi sono "narratori "

o "parlatori ", non per? nel significato letterario del termine: sono coloro che, parlando e

raccontandosi l'un l'altro le imprese, ne diffondono e ne traman

dano la fama. X?yoi, 9<xtis?, etc. sono la vox populi, ci? che noi

chiamiamo la saga, che da tempo immemorabile tramandava la

fama delle imprese parallelamente alla poesia. 7s.

" Questo elogio (di canto, come ? stato detto ai w. 4-6)

? tributato copiosamente agli olimpionici "

: motivo cop. a90-ov7]To? ? predicativo: outo? a?vo? a9&ovY)To? ?yxsiTai 5OXi>fji7riovixai?.

9s. 7roi{jiaivsiv xtX. "

La mia lingua vorrebbe pascolare (atten

dere, governare) quel gregge (Ta (?sv: cio? "1'elogio copiosamente tributato agli Olimpionici "), ma con l'aiuto di dio l'ingegno del

poeta brilla ugualmente "

(cio? "altrettanto bene"). Ci? significa: " io vorrei passare in rassegna tutte le sue virt?, ma un elogio sem

plice ed ispirato le pu? illustrare altrettanto bene". 7uoijjia?vsiv: cf. N. 8,6 (gli amori) 7roi(xsvs? ?(ji9?7t?XY)crav il letto di Zeus e di Aigina, /. 5,12 S?o Se toi ?coa? acoTov (xouva 7roi(jiaivovTi tov oXtcvigttov

" due COSe

attendono alla felicita della vita ". Altri esempi Aesch. Eum. 91, Eur. Hipp. 153. ?(jio?cac: lo scolio intende "per volere divino l'uomo

? musicale, cosi corne tu per volere divino sei vittorioso ". Bundy I 17s. cf. P. 9,81 6 Ss xaipo? ?jjio?ox; 7ravTo? s^si xopi>9av "by judicious selection and treatment (xaip?c) I can convey the spirit (xopi>9?v)

just as well ". Cosi qui vv. 7-10: "

Bounteous is the praise laid up for Olympian victors, but while my tongue would tend those flocks

of song, God's prompting brings my thought to surer bloom ".

Farnell intende ?jxo?oc riferito a ?fr?Xsi: "

la mia lingua ? desiderosa, ma dipende dal dio se il mio ingegno pu? brillare s?milmente (al mio desiderio). Che, come idea, non ? un gran che.

Il motivo gde =

elogio naturale ed ispirato, v. P. 1,41, etc.

Per la gnome gde ars cf. O. 9,29.

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Le Olimpiche di Pindaro 115

19s. Una similitudine compendiosa: come la volpe e il leone

non cambiano la loro natura, cosi prego che i Locresi conservino

sempre le loro belle qualit?. Nella preghiera si augura il persistere di una situazione positiva che ? durata finora, v. 0.13,25s. ?<p&?

vy)to? stcsctctw ysvoio xP0V0V a7uavTa (P3). Non sono necessarie n?

l'inserzione di ?v (Cs, H?rtung) n? la congettura di Wackernagel SiaXXa^a?aT' 9)fro?.

0.12. A Ergoteles di Himera, dolichodromos (01. 77 = a. 472).

^3 hy

\GX

V-Cx

pr III De!

inc er spe

inc fu -spe

-lae ca lae

I

(sim) do ce exil III

L v nu L L I

h3 hab do

Ti prego, Fortuna, figlia di Zeus

liberatore, proteggi Himera. Tu guidi le navi sui mare, le guerre e le assem

bl?e per terra.

Le speranze umane, incontrando vari

errori, fluttuano qua e l?. Il futuro

? oscuro. Chi s'aspetta gioia ottiene

spesso il contrario, per altri le scia

gure cambiano tosto in bene.

Figlio di Philanor, anche la tua bra

vura di corridore sarebbe appassita senza gloria, come domestico gallo da combattimento, se una sommossa

non t'avesse esiliato dalla tua patria Knossos.

Ora, vincitore ad Olimpia e due volte

a Delfi ed allTstmo, onori i tepidi

bagni delle Ninfe (Himera) nei tuoi

propri possedimenti.

p* t hy X Gi Li> v-ci

2-5. Preghiera-inno a Tyche. hy dice le virt? di Tyche: corne

Hekate nella Teogonia di Esiodo, essa ? utile sulle navi, in guerra e nell'assemblea.

lOss. Il motivo delle vicissitudini questa volta ? particularmente calzante con le vicende personali di Ergoteles. Egli fu esiliato da

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116 C. O. Pavese

Knossos ed emigro a Himera. Se egli fosse rimasto a Creta, non

avrebbe potuto partecipare ai giochi Olimpici, poich?, a quanto

sembra, i Cretesi in quel tempo non vi partecipavano. La sua bra

vura nella corsa sarebbe rimasta nota soltanto a Creta, come quella di un gallo da combattimento, che non esce dal circoscritto ?mbito

locale, cf. Aesch. Eum. 867 ?voixiou S5 opvi&o? ou cTspyco (i.?xv]v. Cosi

questa volta la vicenda biogr?fica di Ergoteles costituisce la Iode: Llb. I Cretesi erano degli specialisti della corsa, v. Sp?pc ="gin

nasio "

e Spo^su? =" atleta adulto" a Creta, Xen. Anab. 4.8,27

S?Xixov Ss KpYJTsc tcXs?ou? ?j s^xovTa s&sov. ? strano che malgrado ci? essi non partecipassero ai giochi panellenici, come si deduce da

Pindaro. Nemmeno gli Spartani partecipavano attivamente ai gio chi panellenici nel V sec. Non sappiamo perch?. Forse essi, corne

gli Inglesi nel soccer, si consideravano troppo superiori agli altri. 13. La statua di Ergoteles ? menzionata da Paus. 6.4,11. Egli

vinse due volte a Olimpia, due a Delfi, ail'Istmo e a Nemea. Ci? ?

confermato dall'epigramma trovato a Olimpia, Kunze, V Olympia Bericht 133 ss., Barrett, Journ. Hell. Stud. 93 (1973) 24 s. Perci? la seconda vittoria olimpica e la vittoria nemea sono posteriori alla

vittoria olimpica celebrata in questo epinicio. L'epinicio fu composto nel 470 o nel 466.

19. ?ao-TaCsic "innalzi", cio? onori: motivo h3. "I caldi

bagni delle Ninfe ", che Atena fece sprizzare per Herakles, signifi cano Himera.

O. 13. A Xenophon di Corinto, stadiodromos e pentatleta

(01. 79 = a. 464)

V2-L2

L*

\ Praepz

L,

nu L v c 2 bene

hos a III

po gu jus

vc ac os

n

III ce

sa r?

r? mu be

Lodando la gente tre volte olimpio

nica, benigna ai cittadini (benefat

trice) e ospitale, conoscer? Corinto; essa ? ben governata, giusta e pa

cifica, e rifugge da violenza.

Ho moite glorie da dire, e ardisco di

dirle; non si nasconde 1'innata natura.

A voi, o Corinzi, le Horai diedero

moite vittorie nei giochi, e moite an

tiche invenzioni; il m?rito d'ogni opera

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Le Olimpiche di Pindaro 117

Pz-i

Ci

"mai

c2

l Praet t

M?

De! -/ se I

pr re co

a L Ce [nu] Ce v

nu v prm L L v

P L Ce v L Ce v Ce [nu] hor L [nu] v L [nu]

L lo

Maj Maj Maj

L v L lo op

com sa

be ve III

sa be

la juv somn

dix somn juv dix

? dell'inventore. Dove fu inventato il

ditirambo, chi trovo il morso ed il

frontone dei templi? Corinto ? mu

sicale e guerriera. Zeus signore d'Olimpia, non esser

invidioso della Iode e proteggi questo

pop?lo e Xenophon; ricevi la sua

festa, che egli conduce da Olimpia, dove vinse il pentatlo e lo stadio, successo che non tocc? finora a nes

suno.

Due volte vinse all'Istmo ed altret

tante a Nemea.

Suo padre Thessalos vinse la corsa ad

Olimpia, a Delfi lo stadio ed il diaulos

in un sol giorno, e nello stesso mese

vinse tre gare di corsa in un sol giorno ad Atene e sette nelle Hellotia (a

Corinto).

Troppo lungo sarebbe il canto delle

vittorie istmiche di suo padre Ptoio

doros, di Terpsias e di Eritimos.

Quanto aile vittorie delfiche e nemee, non si pu? numerare la ghiaia marina.

V'? una misura in ogni cosa che ?

opportuno conoscere.

Cantando io privato un canto comune,

non mentir? su Corinto, dicendo il

senno e lo spirito guerriero degli avi,

Pastuto Sisyphos e Pintraprendente Medeia e coloro che a Troia combat

terono da entrambe le parti, cogli Atreidai e contro. Glaukos di Licia

ebbe per padre un principe corinzio,

che molto fatic? a domare Pegasos, finch? Pallas gli porto il morso; il

sogno divenne tost? realt?, la dea

disse: "Dormi, re Aiolidas? Prendi

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118 C. O. Pavese

I Praet?

f Praep2

l Praet,

por ora

somn juv somn cond

mi

ev

nec

praet -mor

c op de cop vc II a

L L br ve

af nu nun

L sig

fu praet spe

gde fat gDe

L nu L cop L cop L te De L L L L L L L L

ubi lo praet

questo incantesimo (il morso) e sa

crifica un toro bianco a Poseidon ".

Cosi disse la vergine nella notte; egli balz? in piedi e narro il fatto all'in

dovino figlio di Koiranos (Polyidos), come per suo ordine avesse dormito

sull'altare della dea. Egli gli ordin?

di obbedire al sogno, e dopo sacri

ficato a Poseidon di dedicare un altare

ad Atena Hippia. La potenza degli dei compie f?cil

mente anche le cose impreviste.

Bellerophontes domo il cavallo alato

col morso: montato egli danz? la

danza armata. Con quello colpi le

Amazzoni dai freddi recessi del cielo

ed uccise Chimaira ed i Solimi.

Taccio la sua fine; il cavallo fu ac

colto nelle stalle d'Olimpo.

Conviene ch'io non getti molti dardi

oltre il segno, ch? io sono venuto a

celebrare gli Oligaithidai. Le loro vittorie all'Istmo e a Nemea

dir? in breve tutte insieme, che furono

sessanta in entrambi i luoghi. Le vit

torie olimpiche ho gi? detto.

Delle future, dira allora; ho per ora

speranza, ma il successo dipende dal

dio. Se il destino della stirpe avr? il

suo corso, ci? dipender? da Zeus e da

Enyalios. Le vittorie delfiche furono sei. Moite

ad Argo ed a Tebe. Moite nelle

Lykaia arcadiche, a Pellene, a Si

cyon, a Megara, a Aigina, ad Eleusis, a Marathon, nelle citt? sotto l'Aitna

(Aitna e Siracusa), in Euboia.

E per tutta la Grecia non si potreb

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Le Olimpiche di Pindaro 119

?>4 Delfprfo

bero abbracciare. Ors?, scansati con

agili piedi. Zeus compitore, dammi onore ed una

sorte gioiosa.

V-L2 Lz l Praepz L3 Pz?x Vx Cx CP Cmaj C2 J, Praetc || L3 Cm Mz

|Praetm || \ Praep2 C2 A2 C2 j Praet c P? \\\

1. La famiglia di Xenophon fu tre volte olimpionica, perch? Xenophon vinse nello stadio e nel pentatlo, e suo padre Thessalos

vinse nella corsa 01. 69 = a. 500.

3. yvaxjofxai "

vedr?, visitero ". Parla il coro, poich? Pindaro

non pu? dire altrettanto, a meno che non fosse andato, o si fin

gesse andato, a Corinto. II verbo tuttavia non significa che il coro

non abbia mai visto prima Corinto. II coro canta a Corinto ed ?

presumibilmente composto da amici corinzi di Xenophon. Cono

scere (yv&vai =

[xa&s?v) pu? valere semplicemente "vedere" (se condo Boeckh 162 ? causativo "far conoscere "). II motivo del

coro che arriva (parimenti le Muse sono inv?tate a venire da, op

pure a) dal luogo della vittoria al luogo della celebrazione in patria si trova spesso, ed ? tradizionale.

21. a?sT?c "pedimento ". Doerpfeld interpreto questi versi di

Pindaro nel senso che i Corinzi inventarono le tegole di terracotta, rendendo cosi possibile costruire tetti spioventi. Ci? ? stato con

fermato da ritrovamenti di tegole a Corinto, a Isthmia e alia Pera

chora in serie identiche, datanti a circa Pinizio del VII sec. La

terracotta architettonica (antefisse, acroteria e figure pedimentali) del VII sec. ? in buona parte di origine o di ispirazione corinzia

(Weinberg, ' Terracotta sculpture at Corinth ', Hesperia 26 [1957]

289 s.), v. Plin. N. H. 35, 151-153.

25. ?9&?vY)Toc s?cscjaiv ysvoio "non esser invidioso di questa Iode ".

36ss. Thessalos vinse due gare in un solo giorno a Delfi, e nello

stesso mese vinse tre gare nelle Panathenaia: motivo [nu], 39. Il

Giorno delle gare corne incoronatore v. Bacch. 7,1-11, 1'aurora

come testimone Bacch. 5,40, Epigr. 9Al K., il sole corne testimone

Alcm. 1,41-43, Sim. 84,4-7B., Bacch. 11,22 (v. Pavese, 'Alcmane',

Quad. Urb. 4 (1967) 121-123).

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120 C. O. Pavese

41. Ptoiodoros e Terpsias erano fratelli. Thessalos era figlio di Ptoiodoros e Eritimos figlio di Terpsias. Xenophon era figlio di Thessalos. Sono nominati il padre, il nonno paterno, il fratello del nonno paterno e il prozio di Xenophon.

46. oux ?v s?Ss?yjv Xsysiv TOVTiav ip?cpcov ?pto-jx?v, cf. O. 2,98 sus?

(p?fjifxoc ?pi&[x?v 7rspLTcs?suysv, "

la ghiaia marina "

? s?mbolo d'un

numero tanto grande che sfugge al conto : motivo lo. A O. 2,98

l'immagine ? usata per i benefici di Theron, qui per preterir? il cata

logo delle vittorie. 83s. tsXsE Ss 9-scov S?vajjuc xa? t<xv Tcap' 8pxov xa? Tcap? sXmSa

xo??av xT?atv. La potenza degli dei compie cose inattese: motivo

mi. A P. 10,49ss. s(Xol Ss &ai>(x?aat, (cf. O. 1,27) ?rscav TsXsa?vTov

ouS?v 7I0TS cpa?vsTai l[X[Xsv a7uorov il motivo conclude il mito, qui

prelude alla conclusione. Dopo di esso infatti il racconto s'awia

alla fine pi? r?pidamente. 107. ?aaa, etc.: il pronome esclamativo ? convenzionale per

dare vivacit? al catalogo ed esprimere 1'entusiasmo del cantore.

115. "Fa che io sia rispettato (a'tSoto?) e felice. "

a?Sco? = fama.

O. 14. Ad Asopichos di Orchomenos, nello stadio dei ragazzi

A

\hy

Pi

De!

exau pr

gDe lae sa form

f gDe fe h h pi

De! De! exau

De! re co v

lae mo I eu

c a L v III

gDe mor

Charit?s d'Orchomenos, che ab?tate

sulle sponde del Kephisos, protettrici

degli antichi Minyai, udite la mia

preghiera. Grazie a voi si compie ogni gioia,

saggezza, bellezza, gloria. Voi avete

parte anche nei cori e banchetti degli

dei; ministre in cielo, sedendo accanto

al trono d'Apollo, esse venerano Zeus.

Aglaia, Euphrosyne e Thalia, figlie di

Zeus, udite ora, vedendo questa fie

sta per la vittoria muover leggera; ch? venni a cantar Asopichos con

m?sica lidia e con versi, poich? Orchomenos ? olimpionica grazie a te.

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Le Olimpiche di Pindaro 121

a C! nun P

nun L v

Va ora, Echo, agli infer? a portar al

padre Kleodamos Pannuncio che suo

figlio ha vinto ad Olimpia.

Pi t hy Px Vx

5s. Le Charit?s: a?>v y?p ujx?v Ta <ts> Tsprcv? xai Ta yXoxs' avs

Tai 7i?vTa ?poTOic, cf. O. 9,27 xsivai y?p cSrcaaav Ta Tsp7Tv'. ?yafro? Se xai (70901 xaT? Sa?[Xov' ?vSpsc sysvovT(o).

7. (7096c significa qui "

saggio ", non "

artista ". La saggezza ? convenzionale tra i doni elargiti dagli dei, cf. il passo molto simile

P. l,41s. sx &S?V y?p ... xai 0-0901, xai X?PaLV ?iaTai 7rspiyXcoaco? t5 I9UV, dove sono chiaramente intese le virt? civiche del senno, della forza

e del saper parlare. Le qualit? prodotte dalle Charit?s corrispon dono ai loro nomi: saggio-Euphrosyne, bello-Thalia, glorioso-Aglaia.

17. Asopichos antroponimo formato su 'Aaco7c6?, fiume della

pianura tebana. Il dialetto beotico ha molti antroponimi familiari in -ixo?*- A?oiviaixo?, Ca^x^?, etc. (Chantraine, Form. 404).

21. L'annunzio della vittoria ? portato all'Ade da Echo, perch? 'annunzio pronunciato a Orchomenos riecheggia fino nell'Ade.

Postilla

I simboli sono necessari per poter identificare e raccogliere i terni

e i motivi. Non potendo per ovvie ragioni di spazio ripetere qui la

spiegazione dei simboli, il lettore ? pregato di riferirsi a ' Semantematica'

op. cit. 397-417, dove essi sono elencati e spiegati. Ci? in attesa che sia

pubblicato il volume di Indici nel libro sulla l?rica c?rale.

Altri articoli simili a questo:

'Alcmane, il Partenio del Louvre', Quad. Urb. 4 (1967) 113-133. < Gli Epinici di Bacchilide ', Atti 1st, V?neto 132 (1974) 299-328. ' La decima e la und?cima Pitica di Pindaro ', Studi Stella (Trie

ste 1975) 235-253. ' La settima Nemea di Pindaro ', in pubblicazione.

Universit? di Venezia

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