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Le grandi firme della moda italiana usano l’Rfid
PUBBLICATO DA: LAURA ZANOTTI 12 GIORNI FA
Rfid nel fashion italiano: esiste a vari livelli e con diversi progetti interessanti. Dall’ambito puramentesperimentale, infatti, sono sempre di più i pilot passati in produzione. I tag Rfid, insomma, fanno davvero ladifferenza, con un ritorno dell’investimento monetizzabile non soltanto se applicati ai colli o ai pallet nellalogistica magazzino, ma anche apposti all’interno delle suole delle scarpe, nelle fodere delle borsette o applicatealle etichette dei capi per supportare la gestione degli inventari, l’anticontraffazione e l’antitaccheggio.
Gli operatori pronti al confronto A raccontarlo in diretta alcuni portavoce delle grandi firme comeGucci, Pinko o i marchi di casa Max Mara, in particolare Imax eDiffusione Tessile. L’occasione è stato il workshop organizzatodall’Rfid Lab Università degli Studi di Parma nell’ambito delMecpse (fiera internazionale delle tecnologie per l’innovazione),diventato un momento di incontro e di confronto per gli operatoridella filiera della moda e del tessile e abbigliamento in generale,riguardo lo stato dell’arte e le potenzialità delle applicazioni dellatecnologia Rfid nel settore.
La tecnologia Rfid ha trovato nel tessile e nell’abbigliamento dei mercati verticali su cui
svilupparsi e portare efficienza e ottimizzazione – ha spiegato Antonio Rizzi, founder and
director of the University of Parma’s RFID Lab -. Il discorso, infatti, va ben oltre il costo del
tag che può essere ammortizzato e giustificato dal valore del capo di abbigliamento firmato.
Il vero valore della tecnologia Rfid è quell’identificazione univoca ed effettuata in tempo
reale che consente di gestire le tantissime variabili che la filiera del fashion deve gestire. Il
settore si presta anche per altri motivi: a differenza di altri ambienti industriali, il tessile e
l’abbigliamento non sono caratterizzati dalla presenza di materiali assorbenti o
particolarmente schermanti. Inoltre la capacità di presidiare ogni capo, garantisce un
controllo su tutta la filiera che rende più efficace la gestione degli ordini e del
replenishment, ma anche la tutela della qualità e quindi di tutti i servizi di postvendita che
possono essere sviluppati proprio a partire dalla stessa tecnologia implementata”.
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Rfid 4 Fashion: una road map intensa di ricerca e sviluppo È dal 2008 che l’Rfid Lab Università degli Studi di Parma,insieme alla spin off Id Solutions, porta avanti un progetto uniconel suo genere, iniziato con il coinvolgimento di 13 tra gli attoriprincipali della filiera del fashion italiano per unire le risorse econdividere gli sforzi (e i risultati), che oggi accoglie anche altribrand ed è un punto di riferimento nel panorama italianodell’innovazione nel settore Moda al punto da strutturarsi comehub di riferimento per tutto il discorso di certificazionetecnologica.Per capire l’entità del progetto, basta dare un’occhiata al parterredi firme che fanno parte del Board of Advisors Fashion di RFID lab: oltre a Gucci e a Diffusione Tessile,infatti, figurano Trussardi, Gruppo Aeffe, Dolce&Gabbana e i suoi partner logistici Dhl e Tnt, Artsana,Lotto, Miroglio, Fila, Dim, Playtex, Benetton, Cris Confezioni, Luisa Spagnoli, Norbert Dentressangle eZucchi. Brand del fashion mande in Italy che oggi, a vari livelli e in autonomia, stanno continuando a portareavanti programmi su programmi. Perché quel pick and pack che con l’Rfid risolve in qualche secondo operazionida effettuare manualmente in molte ore, quei chip che oggi sono talmente consolidati e potenziati da consentirecose che qualche anno fa erano inimmaginabili, quei 1200 capi inventariati in meno di 3 secondi con unesattezza pari al 100% sono più che semplici Kpi.
Siamo partiti da un discorso logistico per la gestione degli outlet – ha spiegato Paolo
Corradi di Diffusione Tessile –: all’inizio eravamo concentrati sulla gestione degli errori
nel processo degli ordini. Oggi ci piacerebbe estendere la tecnologia anche alla gestione
della consumer experience instore. Ad esempio installando un sistema che ci permetta di
identificare i capi provati in camerino per capire meglio la movimentazione e i criteri di
scelta”.
La possibilità di conoscere quali sono i capi non acquistati consente infatti di ragionare in maniera più analiticasulla disposizione della merce in negozio ma anche sulla progettazione in fase di produzione. I dati che l’Rfidpermette di gestire, infatti, sono assolutamente nuovi sia per il fashion che, in particolare, per il retail. Impararea farne tesoro è questione di business intelligence.
Da quattro stagioni stiamo usando i tag Rfid per la gestione dei campionari nello showroom
di via Broletto – ha detto Alfonso Cinque di Gucci –. Stiamo parlando di 2500 capi di cui
con il sistema tradizionale a barcode potevamo fare l’inventario in media due volte alla
settimana mentre oggi viene fatto tutte le sere. Il 75% del nostro business sono calzature e
borse: l’Rfid ci consente di portare maggiore efficienza nelle operazioni ripetitive e
maggiore accuratezza nelle spedizioni, garantendo i servizi di postvendita ai clienti per
sostituzioni e riparazioni”.
A livello di workflow e di integrazione, ma anche di velocità di traferimento dei dati l’Rfid dal magazzino allaproduzione porta diversi vantaggi in termini di reingegnerizzazione e controllo. Localizzazione immediata dellamerce in negozio e inventari in tempo reale sono senz’altro i vantaggi tangibili dell’Rfid nel fashion.L’accuratezza in pratica arriva al 100% sia che si tratti di capi appesi che di capi stesi, impilati o inscatolati.
Più che attraverso un percorso strutturato abbiamo approcciato l’Rfid in ordine sparso – ha
commentato Roberto Ramazza di Imax -. All’inizio il tema è stato senz’altro la logistica e la
gestione dei fornitori ma, come si suol dire, l’appetito vien mangiando e, grazie ai risultati
registrati dall’uso dell’Rfid nella T-shirteria e nella maglieria, oggi stiamo cercando di
capire bene come usare tutti i dati che arrivano dal magazzino, coinvolgendo dove possibile
anche il canale della distribuzione. Abbiamo iniziato a usare l’Rfid per ottimizzare una
parte dei nostri sistemi informativi, ma oggi è il momento che questi risultati vengano
condivisi con il resto della filiera, store manager inclusi”.
La tavola rotonda ha ospitato anche chi con la distribuzione ha a che fare tutti i giorni, accollandosi la gestionedei resi e delle conciliazioni legate a incoerenze nelle consegne o ai mancati riassortimenti.
L’Rfid aiuta la pianificazione e il controllo della produzione – ha confermato Saul Sonzogni
di Norbert Dentressangle -. Siamo un trasportatore internazionale e serviamo clienti
come Metro, Coin o Gucci. Oggi è arrivato il momento per noi di costruirci un nostro know-
how su questa tecnologia, in modo da riuscire noi stessi a proporla ai nostri clienti. Azzerare
le differenze inventariali è un obiettivo che giustifica appieno gli investimenti e ragionare
in una prospettiva condivisa è parte integrante della vision di un buon management”.
La motivazione è chiara: consegne puntuali e precise si traducono in minori consumi, minori sprechi, minorimovimentazioni in entrata e in uscita, il tutto con un servizio al cliente incluso quello finale che se non trova lamerce non compra. Questa parte della filiera ancora non è stata monetizzata perché estremamente piùframmentata e difficile da analizzare. Ma, indubbiamente, i costi che si sommano e si distribuiscono su ogniattore della supply chain rispetto a merce non conforme all’ordine ha un peso significativo sui budget aziendali.Perché se è vero che l’Rfid ha dei costi fissi, la gestione manuale ha una quantità di costi variabili che sarebbeora di quantificare.
La velocità nel nostro settore è una componente fondamentale del business – ha aggiunto
Francesco Gabutti di Cris Confezioni (alias Pinko) –. L’Rfid consente di gestire in
maniera ottimale gli aspetti inventariali, ma anche la sicurezza e il controllo del mercato
parallelo. Quando si parla di protezione del marchio, associare l’uso dell’Rfid
all’antitaccheggio è un aspetto non indifferente per la capitalizzazione della tecnologia. Ma
quello su cui stiamo iniziando a ragionare è il fatto che l’Rfid può aiutare nella gestione con
la clientela finale, che arriva in negozio ed è sempre attenta a tutto ciò che è innovazione”.
Fashion e design cambiano le prospettive dell’enterprise mobility Specchi magici e le varianti di digital signage con l’Rfid propostenegli store di Patrizia Pepe non sono gadget quanto, piuttosto,componenti fondamentali dell’esperienza d’acquisto, soprattutto seassociati a un uso diversi dei tag e delle nuove tecnologie mobili. Itablet stanno diventando accessori che in negozio producono unadoppia valenza, operativa e di immagine. Al punto che i produttoridell’enterprise mobility tradizionale iniziano a porsi qualchedomanda di metodo. Una sessione del workshop parmense, infatti,ha raccolto anche le voci dei partner tecnologici che hannopartecipato ai progetti dell’Rfid 4 Fashion: Impinji, Motorola, Nordicid, Upm Rfid e Adt.
I terminali brandeggiabili – ha commentato Pankat Shukla, Director of Business
Development for RFID Motorola – sono oggi sempre più ergonomici e funzionali,
coniugando funzionalità tipiche degli smartphone con l’intelligenza e la robustezza tipiche
delle soluzioni industriali. È molto importante lavorare sulla massima integrazione e
standardizzazione, accogliendo il maggior numero di tecnologie e di protocolli: dal back end,
infatti, sempre più queste soluzioni stanno spostandosi ad applicazioni fronte end.
L’inventario in negozi in futuro diventerà una commodity per tutti gli operatori”.
Non stiamo infatti parlando di un fenomeno tipico dei numeri statunitensi: in Europa i casi si stannomoltiplicando sull’onda di Metro o Gerry Weber.
Nei nostri laboratori di ricerca e sviluppo – ha concluso Atte Kaskihalme, Sales Director
Nordic Id – stiamo interrogandoci su quello che dovrà essere il design di soluzioni destinate
Internet of Things AdvancedGlobal Solutions: l’Nfcitaliano sbarca in Asia
Customer experience 2012,tra virtual fitting room,personal shopper, digitalassistant e commessi 2.0
Mobile payment. Ovvero:come rendere complicatauna cosa semplice
Prosegue con successo ilMagazzino OnDemandInteractive User Tour diSideup Reply
a essere guardate dal grande pubblico. I tablet, infatti, hanno cambiato la percezione delle
tecnologie in store e questo impone un ripensamento anche da parte di noi operatori che
dobbiamo ampliare i nostri ragionamenti a nuovi concetti di filiera e di front end”.
PUBBLICATO DA: LAURA ZANOTTI
Laura è il Caporedattore di The Biz Loft
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