LE BASI DELLA FILOSOFIA ESOTERICA DAGLI SCRITTI DI … · teosofia fin dai primi secoli della...

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1 The Theosophical Publishing House Ltd 1980 ISBN 0 7229 10029 Seconda Edizione (riveduta) 1990 68 Great Russell Street, London WCIB 3BU Adyar, India; Wheaton, USA Stampato da Leighton Printing Company, London N7 8DH, UK. LE BASI DELLA FILOSOFIA ESOTERICA DAGLI SCRITTI DI H.P. BLAVATSKY redatte con una prefazione e delle note da Ianthe H. Hoskins TRADUZIONE DI PIER GIORGIO PAROLA

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The Theosophical Publishing House Ltd 1980 ISBN 0 7229 10029

Seconda Edizione (riveduta) 1990 68 Great Russell Street, London WCIB 3BU

Adyar, India; Wheaton, USA Stampato da Leighton Printing Company,

London N7 8DH, UK.

LE BASI DELLA

FILOSOFIA ESOTERICA DAGLI SCRITTI

DI H.P. BLAVATSKY

redatte con una prefazione e delle note da Ianthe H. Hoskins

TRADUZIONE DI PIER GIORGIO PAROLA

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INDICE

PREFAZIONE UNA LEGGE FONDAMENTALE

QUATTRO IDEE BASILARI TRE PROPOSIZIONI FONDAMENTALI

SEI ARGOMENTI NUMERATI CINQUE FATTI PROVATI

TRE NUOVE PROPOSIZIONI LA DOTTRINA SEGRETA: CONCLUSIONE

ISIDE SVELATA: UN SOMMARIO IN DIECI PUNTI APPENDICE A: LA DOTTRINA SEGRETA E IL SUO STUDIO

APPENDICE B: GLOSSARIO

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PREFAZIONE Il particolare lavoro che Madame Blavatsky intraprese con i suoi scritti è stato quello di richiamare l’attenzione del mondo occidentale sugli insegnamenti della tradizione sapienziale rappresentata dalle scritture orientali. Più volte affermò sia l’antichità che l’universalità di questi insegnamenti, che erano conosciuti cone teosofia fin dai primi secoli della nostra era. In quanto a sè affermò di essere solo uno scrivano e un trasmettitore. Il modo in cui ha inteso la propria opera è spiegato chiaramente nella prefazione del suo lavoro più importante, La Dottrina Segreta, pubblicato nel 1888. Non ha mai presentato queste verità come una rivelazione, nè ha preteso di svelare una dottrina misteriosa, resa pubblica per la prima volta nella storia del mondo, in quanto tutto quello che c’è in ques’opera lo si trova disseminato nelle migliaia di volumi delle scritture delle religioni asiatiche ed europee, nascosto da glifi e simboli e quindi rimasto finora sconosciuto. Quello che ha cercato di fare è stato il mettere insieme delle antichissime dottrine e renderle un insieme unico ed armonioso.

Il lavoro di raccogliere e pubblicare tutti gli scritti di Madame Blavatsky sta finendo e ci sono diciannove o venti grandi volumi. Il compilatore di questa raccolta di scritti, il suo pronipote Boris de Zirkoff, avverte i lettori che una lettera pubblicata dal New York Daily Graphic il 30 ottobre 1874 è stata il primo articolo attribuibile a lei con sicurezza. Nel 1877 apparve la sua prima grande opera, l’Iside Svelata, in due grandi volumi, che fu seguita, undici anni dopo, dai due volumi del La Dottrina Segreta. I suoi ultimi libri, La Voce del Silenzio e La Chiave della Teosofia, vennero pubblicati nel 1889. Se si pensa ai suoi lunghi e frequenti viaggi ed alla sua cattiva salute, con dei periodi di grave malattia, questa enorme produzione letteraria realizzata in meno di diciassette anni, e in una lingua che non era la sua, sembra quasi miracolosa.

Bisogna rilevare che, sebbene delle lettere e degli articoli devono ancora essere pubblicati nei Collected Writings, i suoi libri più famosi sono stati continuamente ristampati durante i cento e più anni che sono passati dalla prima edizione. Con una tale massa di materiale, i cui argomenti spaziano dal simbolismo biblico alla teoria di Darwin, dall’esame della flora e della fauna antidiluviana alle citazioni dai sacri testi dell’induismo e della cabala, così come dai filosofi, teologi e scienziati del 19° secolo, è difficile per il lettore, se non impossibile, ricavare la struttura essenziale del sistema teosofico. Naturalmente la stessa Madame Blavatsky porta soccorso agli studiosi fornendo qua e là, con delle proposizioni numerate, i princìpi su cui si basa il sistema. La raccolta di questi assunti che qui riportiamo vuole servire come un filo d’Arianna in quel vasto labirinto di informazioni, descrizioni, critiche, commenti ed insegnamenti personali, che costituisce il suo quasi inesauribile dono alla posterità. Dove può iniziare chi vuole studiarla? Durante gli ultimi anni di vita Madame Blavatsky raccolse intorno a sè a Londra un gruppo di zelanti membri della Società Teosofica che si impegnarono a studiare La Dottrina Segreta, facendole delle domande e insistendo per avere ulteriori spiegazioni del suo insegnamento. Fortunatamente gran parte di questi insegnamenti verbali fu trascritta ed in seguito pubblicata col titolo di Atti della Blavatsky Lodge ed ora costituisce il 10° volume del Collected Writings. Inoltre c’è una piccola, ma inestimabile, raccolta di appunti che fu scritta a quel tempo da un membro del gruppo, il Comandante Robert Bowen e fu svelata circa quarant’anni dopo da suo figlio, il Capitano P.G. Bowen. Questi appunti, inizialmente pubblicati nel 1932 in Theosophy in Ireland, sono poi stati pubblicati in un libretto separato ed intitolato “Madame Blavatsky sullo Studio della Teosofia”, e sono qui riprodotti nell’Appendice A.

Da questi appunti apprendiamo non solo il modo in cui, secondo lei, si dovrebbe iniziare lo studio, l’atteggiamento e le aspettative che si dovrebbero avere, ma anche l’ordine in cui bisogna prendere le proposizioni fondamentali prima di intraprendere l’intero lavoro, ed inoltre dà agli studenti le idée basilari da tenere sempre presenti. La sua esposizione di queste idée e le parti del testo su cui richiama particolarmente l’attenzione costituiscono la maggior parte di questa raccolta. L’Iside Svelata è certamente un’opera prolissa e disordinata, che mette in mostra la straordinaria erudizione di una donna che non aveva ricevuta un’educazione convenzionale e la cui biblioteca da viaggio sembra che consistesse di non più di due o tre dozzine di libri. É un coacervo di curiosità, di notizie e di commenti critici

4 su una vastissima gamma di argomenti, con una profonda conoscenza delle varie forme della tradizione occulta, e la materia è presentata un po' confusamente e spesso con un tono fortemente polemico che dimostra l’impegno politico. Alla fine del secondo volume Madame Blavatsky riassume però in dieci proposizioni l’insegnamento che ha cercato di presentare ai lettori.

Sebbene questo fosse il suo primo tentativo di impostare una corretta espressione dei principi fondamentali della filosofia esoterica enunciati nella sua opera, il passaggio che fa al caso è messo per ultimo, per la ragione che, come si vedrà, a quel tempo non aveva ancora chiaramente distinto i principi generali dal materiale secondario, cioè l’elaborazione nei particolari dei princìpi. Chiamava Maestri i suoi segreti istruttori, poiché fu da loro, come afferma esplicitamente nel La Chiave della Teosofia, che ricevette tutto quello che sapeva della dottrina teosofica. Nondimeno era stata lasciata completamente libera di usare meglio che poteva quanto le era stato comunicato, organizzando il materiale e imparando a scrivere nel farlo.

Nello scegliere i brani da mettere insieme sono state consultate le tre edizioni del La Dottrina Segreta di uso corrente e sono stati dati dei rinvii a tutte tre, vale a dire la prima edizione del 1888, la terza edizione del 1893 e l’edizione di Adyar in 6 volumi. Poiché si vuole far conoscere l’insegnamento essenziale in forma facile, c’è stato l’arbitrio di modificare la punteggiatura, le maiuscole e i corsivi quando lo si reputava utile per facilitare il primo contatto con il testo. Ogni citazione è preceduta da una nota introduttiva e nell’appendice B c’è un glossario.

L’elenco dei concetti del sistema teosofico che si devono considerare fondamentali è, in certa misura, arbitrario. Reputiamo che Madame Blavatsky offra a chi studia la teosofia tre proposizioni fondamentali, quattro idee basilari, un elenco di sei punti e poi cinque verità comprovate, ed infine le dieci proposizioni che compendiano gli elementi essenziali dell’Iside svelata. Tuttavia, sopra e al di là degli elenchi e delle enumerazioni dei principi fondamentali, si deve sempre tenere presente che c’è un’UNICA indefinibile realtà in cui ogni cosa ha la propria esistenza. Non si può comprendere la teosofia senza un costante riferimento a questa fondamentale unità e, tra tutti i brani scelti, la sua inequivocabile affermazione deve essere considerata come la cosa più importante.

I.H.H.

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UNA LEGGE FONDAMENTALE

NOTA La dottrina esoterica sostiene che al di là del multiforme mondo della nostra eserienza c’è un’unica realtà, che è fonte e causa di tutto quello che è, che è stato e che sarà. Shri Shankaracharya, il grande interprete della tradizione vedica, dice semplicemente che non ha importanza la forma che si dà alla creta, poiché la realtà dell’oggetto è sempre la creta ed il suo nome e la sua forma sono solo un’apparenza transitoria; similmente ogni cosa, provenendo dalla suprema unità, è nella sua natura essenziale suprema unità. Gli infiniti fenomeni dell’universo manifestato, dal più alto al più basso, dal più grande al più piccolo, sono l’unico Uno ammantato di nomi e di forme.

La dottrina di questa unità fondamentale è il marchio caratteristico del sistema teosofico. Ne consegue che nessuna dottrina che si basi sulla suprema dualità, uno spirito e una materia per sempre separati, un Dio e un uomo essenzialmente distinti, il bene e il male delle realtà eterne, può essere considerata teosofica.

UNA LEGGE FONDAMENTALE

La sola legge irrinunciabile della scienza esoterica afferma l’assoluta unità dell’essenza fondamentale di tutte le parti che costituiscono i composti della natura, dalla stella all’atomo minerale, dal più sublime dei dhyāni ciohan agli infimi infusori; questo nella piena accezione del termine, sia per quanto attiene al mondo spirituale che a quelli mentale e fisico. (vol. 1 pag. 120) La Dottrina Segreta: vol. 1 pag. 120 prima ed. 1888 vol. 1 par. 145 terza ed. 1893 vol. 1 pag. 179 ed. Adyar in 6 vol.

QUATTRO IDEE BASILARI

NOTA Nel corso dell’insegnamento orale dato ai suoi studenti a Londra e registrato negli appunti del Comandante Bowen (vadi appendice A), Madame Blavatsky a ripetuto più volte che con lo studio del La Dottrina Segreta si può avere un’immagine dell'universo definitiva e completa. Di certo, ci dice, “CONDUCE VERSO LA VERITÁ” e, per aiutare una progressiva comprensione, dà quattro idee fondamentali che lo studente non deve mai perdere di vista. Essendo un’improvvisazione queste idee sono espresse con un linguaggio più semplice di quello usato nelle sue opere maggiori e può quindi servire come preparazione per il frasario più complesso degli insegnamenti successivi.

QUATTRO IDEE BASILARI

Si osservino le seguenti regole :

Non importa quello che si studia nella DS, lasciate che la mente apprenda, come base della propria ideazione, le seguenti idee:

1. LA FONDAMENTALE UNITÁ DI TUTTA L’ESISTENZA. Quest’unità è una cosa completamente differente dall’idea convenzionale di unità, come quando diciamo che un popolo o un esercito sono

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uniti, o che un pianeta è unito ad un altro da delle linee di forza magnetiche o simili. L’insegnamento non è questo, ma quello che ci dice che esiste UNA COSA SOLA e non un insieme di cose collegate insieme. Fondamentalmente c’è un ESSERE UNICO. Un ESSERE che ha due aspetti: positivo e negativo. Il positivo è spirito, o COSCIENZA e il negativo è la SOSTANZA, condizionata dalla coscienza. Nella sua manifestazione primordiale questo Essere è l’Assoluto. Essendo assoluto non c’è niente al di fuori di lui: è il TUTTO. É indivisibile, se no non sarebbe assoluto e se una parte potetesse essere separata il resto non sarebbe assoluto, poiché sorgerebbe subito il problema del CONFRONTO fra lui e la parte separata, un confronto che è incompatibile con l’idea di completezza. É quindi chiaro che questa fondamentale ESISTENZA UNICA, o essere assoluto, è la realtà di ogni forma che c’è. In ultima analisi l’atomo, l’uomo e dio, sono, sia separatamente che tutt’insieme, quell’essere assoluto che è la loro REALE INDIVIDUALITÁ. Quest’idea deve sempre essere tenuta presente per essere alla base di ogni ideazione derivante dallo studio dell DS. Quando la si perde di vista (ed è facilissimo farlo quando si tratta di uno dei tanti aspetti complessi della filosofia esoterica) sopravviene l’idea di SEPARAZIONE e lo studio perde il proprio valore.

2. La seconda idea da tenere presente è che NON C’É MATERIA MORTA. Anche l’ultimo degli atomi è vivo. Non potrebbe essere altrimenti, poiché fondamentalmente ogni atomo è di per sè un essere assoluto. Non esiste quindi un qualcosa come uno “spazio” d’etere, o akasha, o chiamatelo come volete, in cui angeli ed elementali se la spassano come delle trote nell’acqua, come si pensa comunemente. In verità ogni atomo di sostanza, non importa di che piano, è di per sè una VITA.

3. La terza idea basilare da ricordare è quella che considera l’uomo come un MICROCOSMO. Lo è, e quindi esistono in lui tutte le gerarchie celesti. Ma invero non ci sono un macrocosmo e un microcosmo, ma un’ESISTENZA UNICA. Grande e piccolo sono tali solo agli occhi di una coscienza limitata.

4. Quarta e ultima idea di base è quella espressa dal grande assoma ermetico, che riassume e sintetizza tutte le altre. Com’è l’interno così è l’esterno, com’è il grande così è il piccolo, com’è sopra così è sotto, c’è solo un’UNICA VITA E LEGGE, e chi opera è UNO. Nell’economia divina niente è dentro e niente è fuori, niente è GRANDE e niente è piccolo, niente è alto e niente è basso.

Tutto quello che si studia nella DS deve essere in accordo con queste idee basilari. How to Study Theosophy (vedi appendice A)

TRE PROPOSIZIONI FONDAMENTALI

NOTA Negli appunti di Bowen si legge che Madame Blavatsky avverte gli studenti che “la prima cosa da fare, anche se richiede degli anni, è quella di padroneggiare i ‘tre princìpi fondamentali’ esposti nel proemio”, questa padronanza introduce al La Dottrina Segreta. La dichiarazione dei tre princìpi viene presentata insistendo sull’uguaglianza della loro fondamentale importanza e poi, nel concludere la loro esposizione, Madame Blavatsky dichiara che queste sono le idee fondamentali della tradizione teosofica. In gran parte La Dottrina Segreta è formata dalle note illustrative di una selezione di stanze di un’antica opera, Il Libro di Dzyan; secondo l’uso moderno il titolo del suo libro è sempre scritto in corsivo, mentre i suoi riferimenti all’antica filosofia esoterica sono lasciati, nell’edizione originale, con le iniziali maiuscole: la Dottrina Segreta.

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TRE PROPOSIZIONI FONDAMENTALI

Prima che il lettore incominci ad esaminare le Stanze del Libro di Dzyan, che formano la matrice di quest’opera, è assolutamente necessario che conosca quei concetti fondamentali che stanno alla base e si diffondono in tutto il sistema di pensiero che viene sottoposto alla sua attenzione. Queste idee fondamentali sono poche, ma dalla loro chiara comprensione dipende quella di tutto quel che segue, e non è quindi il caso di scusarsi se si chiede al lettore di acquisire una certa consuetudine con questi concetti prima di iniziare un’attenta lettura di quest’opera. (vol. 1 pag. 13) La dottrina segreta fa tre affermazioni fondamentali:

1. C’è un PRINCIPIO onnipresente, eterno, illimitato ed immutabile, sul quale è impossibile speculare poiché trascende il potere del pensiero umano e potrebbe solo essere sminuito dalle espressioni o dai confronti degli uomini. Esso è al di là della portata del pensiero o, secondo le parole della Mandukya Upanishad, “inconcepibile ed indicibile” Per chiarire queste idee al comune lettore, è necessario partire postulando l’esistenza di un’unica realtà assoluta che precede ogni essere manifestato e condizionato. Questa causa infinita ed eterna, che è vagamente espressa dai concetti di “inconscio” e “inconoscibile” dell’attuale filosofia europea, è la radice senza radici di “tutto ciò che fu, è, e sempre sarà”, evidentemente è priva di attributi ed è effettivamente senza alcuna relazione con gli esseri che sono manifesti e limitati. È l’“esseità”, piuttosto che l’essere (sat in sanscrito), ed è al di là del pensiero o della speculazione. Nella dottrina segreta questa “esseità” ha due accezioni: significa lo spazio astratto assoluto, ossia la mera soggettività, ciò la mente umana non può escludere dai propri concetti nè concepire senza un oggetto, e significa anche il moto astratto assoluto, ossia la coscienza incondizionata. Anche i nostri pensatori occidentali hanno dimostrato che la coscienza è per noi inconcepibile senza il cambiamento ed il moto è la migliore espressione del cambiamento: è la sua caratteristica essenziale. Questo secondo aspetto dell’unica realtà è anche ben simboleggiato dall’espressione “il Grande Respiro”, una immagine che non richiede ulteriori spiegazioni. Il primo fondamentale assioma della dottrina segreta consiste quindi in quest’UNO ASSOLUTO, l’ESSEITÁ, ciò che la limitata intelligenza dei teologi definisce come la Trinità.

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Parabrahman (l’unica realtà, l’assoluto) è il campo della coscienza assoluta, vale a dire che è l’entità, al di là di ogni relazione con l’esistenza condizionata, di cui l’esistenza cosciente è un simbolo condizionato; quando da questa negazione assoluta (per noi) incominciamo a pensare entra in giuoco la dualità, col contrasto fra spirito (o coscienza) e materia, fra soggetto e oggetto. Lo spirito (o coscienza) e la materia non devono però essere considerati delle realtà indipendenti, ma come due immagini o aspetti dell’assoluto, parabrahman, quelle che costituiscono la base dell’essere condizionato, sia soggettivo che oggettivo. Se consideriamo questa triade metafisica come la radice da cui ha origine ogni manifestazione, il “Grande Respiro” assume il carattere di una ideazione precosmica, è la fons et origo sia della forza che delle coscienze individuali e fornisce l’intelligenza che guida il grande progetto dell’evoluzione cosmica; e d’altra parte, la sostanza radice precosmica (mulaprākriti) è quell’aspetto dell’assoluto sta alla base dei piani oggettivi, quelli concreti, della natura. Come l’ideazione precosmica è la radice di ogni coscienza individuale, così la sostanza precosmica è il sostrato della materia nei suoi vari gradi di differenziazione. Da quanto precede risulta evidente che il contrasto tra questi due aspetti dell’assoluto è essenziale per l’esistenza dell’“universo manifesto”. Se fosse separata dalla sostanza cosmica, l’ideazione cosmica

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non potrebbe manifestarsi come una coscienza particolare, poiché solo tramite un veicolo di materia(2) può originarsi la coscienza dell’“io sono io”; per avere la consapevolezza che “io sono io” è necessaria una base fisica su cui potere concentrare, a un certo grado di complessità, un raggio della mente universale. A sua volta la sostanza cosmica, se fosse separata dall’ideazione cosmica, resterebbe una mera astrazione e non ci sarebbe alcuna possibilità per la manifestazione di una coscienza. L’“universo manifestato” è quindi pervaso dalla dualità che è, per cosi dire, l’essenza stessa della sua ESISTENZA come “manifestazione”. E proprio come i poli opposti del soggetto e dell’oggetto, di spirito e materia, non sono che degli aspetti dell’unica unità nella quale sono sintetizzati, cosi nell’universo manifesto vi è “ciò” che collega lo spirito alla materia, il soggetto all’oggetto. Questo qualcosa, che è attualmente sconosciuto in occidente, è chiamato fohat dagli occultisti. Fohat è il “ponte” tramite il quale le idee del “pensiero divino” vengono impresse nella sostanza cosmica come leggi di natura; è quindi l’energia dinamica dell’ideazione cosmica, oppure, da un altro punto di vista, è il mezzo intelligente, il potere che guida tutta la manifestazione, è il pensiero divino che viene trasmesso e reso manifesto dai dhyāni ciohan (1), che sono gli architetti del mondo percepibile. La nostra coscienza deriva quindi dallo spirito, ossia dall’ideazione cosmica, mentre dalla sostanza cosmica derivano i diversi veicoli nei quali la coscienza si individualizza onde pervenire alla consapevolezza di sè, ossia alla coscienza intenzionale e consapevole ed infine fohat, nelle sue diverse manifestazioni, è il misterioso legame tra la mente e la materia, è il principio animatore che elettrifica ogni atomo dandogli vita. Questo riepilogo può essere utile ad essere più chiari: (1) L’ASSOLUTO: è il parabrahman dei vedantini ovvero l’unica realtà; è SAT, che, come dice

Hegel, è sia essere assoluto che non essere. (2) Il primo indizio, il Logos impersonale, è quello che, filosoficamente, non è manifesto, ma che

precede quello manifesto. Questa è la “causa prima”, l’inconscio dei panteisti europei. (3) Lo spirito-materia, la VITA, lo “spirito dell’universo”, il purusha con la sua prākriti, ovvero il

secondo Logos. (4) Il progetto cosmico, MAHAT o l’intelligenza, con l’universale anima mundi, il noumeno cosmico

della materia, è quella base per tutte le operazioni della natura e nella natura che viene anche detta Mahā-Buddhi.

L’UNICA REALTÁ nell’universo condizionato ha un duplice aspetto.

Passiamo ora alla seconda affermazione fondamentale della dottrina segreta, quella che asserisce: (2) L’eternità dell’universo in toto, come un simbolico, illimitato, piano che è periodicamente “teatro di innumerevoli universi che senza tregua si manifestano e spariscono”; universi che vengono detti “stelle che si manifestano” e anche “scintille d’eternità”. Nell’esistenza del Sé, “l’eternità del pellegrino”(2) è come il battere di una palpebra (Il Libro di Dzyan). La comparsa e la scomparsa dei mondi è simile al regolare flusso e riflusso della marea” (1). Questa seconda affermazione della dottrina segreta esprime l’assoluta generalità della legge di ciclicità, di afflusso e deflusso, la stessa legge che la fisica ha osservato e registrato in tutti i campi della natura. L’alternarsi del giorno e della notte, della vita e della morte, del sonno e della veglia, è un fatto così comune, assolutamente universale e senza eccezioni, che è facile capire come vi possiamo ravvisare una delle leggi fondamentali dell’universo. Inoltre la Dottrina Segreta insegna:

(3) La fondamentale identità di tutte le anime con una superanima universale, che è un aspetto della radice sconosciuta, e l’inevitabile pellegrinaggio di tutte le anime, che della superanima sono scintille, lungo il ciclo dell’incarnazione (o della “necessità”) per il periodo prescritto dalle leggi ciclica e karmica. In altre parole, la buddhi puramente spirituale (l’anima divina) non può avere un’esistenza

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indipendente (cosciente), prima che la scintilla scaturita dalla pura essenza del sesto principio universale, la SUPERANIMA: (a) sia passata attraverso ogni forma elementale del mondo fenomenico di quel manvantara; (b) abbia acquisito l’individualizzazione, prima per un impulso naturale e poi tramite degli sforzi decisi e causati personalmente, controllati dal proprio karma, sia passata, elevandosi lungo tutti i livelli dell’intelligenza, dal manas inferiore a quello superiore, dal minerale alla pianta fino al più santo arcangelo (dhyani buddha). La dottrina su cui si basa la filosofia esoterica non ammette per l’uomo dei privilegi o delle concessioni speciali, salvo quelli acquisiti dal proprio Ego con il sacrificio ed il premio di una lunga serie di metempsicosi e di reincarnazioni. Per questa ragione gli indù dicono che l’universo è brahma e Brahmā, poiché brahma è in ogni atomo dell’universo, dato che i sei principi della natura derivano tutti, sono i vari aspetti differenziati, dal SETTIMO e UNICO principio, che è l’unica realtà dell’universo cosmico e microcosmico. Un’altra ragione è dovuta al fatto che tutte le permutazioni (psichiche, spirituali e fisiche) del sesto principio (Brahmā che è il veicolo di brahma) che avvengono sul piano della manifestazione e della forma sono considerate illusorie e mayaviche, una “anti-espressione” metafisica della realtà assoluta. Infatti, benchè la radice di ogni atomo individuale, e collettivamente di ogni forma, sia il settimo principio, quella che è l’unica realtà durante la propria manifestazione fenomenica e temporanea non è che una labile illusione dei nostri sensi. (vol. 1 pag. 17-18)

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Queste sono le basi su cui si fonda la dottrina segreta. La Dottrina Segreta vol.1 pag. 13-20 vol.1 pag. 42-48 vol.1 pag. 79-85

ELENCO DI SEI ARGOMENTI

NOTA Madame Blavatsky consiglia di far seguire allo studio delle tre proposizioni fondamentali quello degli argomenti elencati nel riassunto alla fine del primo volume (parte I). Sembra che la sua intenzione sia stata quella di raccogliere ordinatamente in pochi paragrafi le caratteristiche principali della dottrina segreta precedentemente esposta. Naturalmente, nel primo dei paragrafi elencati, inizia con un riferimento all’Introduzione dell’opera, in cui aveva presentato molte prove per dimostrare al di là di ogni dubbio l'esistenza di una tradizione esoterica. Inoltre, giunta al sesto paragrafo, non si limita ad una semplice ricapitolazione, ma aggiunge un gran numero di informazioni su quelle gerarchie di esseri tramite la cui attività “l’universo è messo in funzione e guidato”, ed anche in questo caso ritorna più volte alla legge fondamentale di tutto il sistema, la fondamentale unità dell'esistenza

RIASSUNTO, I SEI ARGOMENTI ELENCATI

Quindi facendo quest’opera di divulgazione sono pronta ad incontrare una grande opposizione, e perfino delle smentite, per ciò che è rivelato in quest’opera; ma, senza che ci sia alcuna pretesa di infallibilità o di un’assoluta precisione nei particolari, ci sono tuttavia dei fatti che difficilmente si possono negare. Per l’intrinseca difficoltà degli argomenti e per i quasi insormontabili condizionamenti della lingua inglese (e di tutte le lingue europee) nell’espressione di certi concetti è più che probabile che non sia riuscita a spiegarmi

10 nel modo migliore e più chiaro, tuttavia, nonostante le difficoltà, ho fatto quello che era possibile fare e questo è il massimo che si può pretendere. Ricapitoliamo e si vedrà come, per la vastità dei temi trattati, sia difficile, se non impossibile, esporli in modo adeguato.

1. La dottrina segreta comprende il sapere accumulato durante tutte le epoche e, anche nella forma exoterica dei purāna, la sua cosmogonia è il più stupendo ed elaborato dei sistemi. Tuttavia il misterioso potere del simbolismo esoterico è tale che i fatti che, durante delle incalcolabili sequenze di progresso evolutivo, hanno realmente occupato, per essere registrati, coordinati e spiegati, delle innumerevoli generazioni di veggenti iniziati e di profeti, sono raccolti in poche pagine di segni geometrici e di figure. La visione penetrante dei veggenti ha raggiunto il cuore stesso della materia e vi ha scoperto l’anima delle cose, mentre un profano, per quanto colto, avrebbe percepito solo l’apparente operare delle cose esteriori. Ma la scienza moderna non crede all’“anima delle cose” e quindi rifiuterà l’intero sistema dell’antica cosmogonia. É inutile dire che questo sistema non è dovuto all’immaginazione di uno o più individui isolati, ma è opera delle ininterrotte indagini di migliaia di generazioni di veggenti, le cui rispettive esperienze servirono a provare e verificare le tradizioni orali, anticamente trasmesse da una razza all’altra, riguardo all’insegnamento di sublimi esseri superiori che vigilavano sull’infanzia dell’umanità. Per lunghi periodi gli “uomini saggi” della quinta razza, che facevano parte del gruppo protetto e salvato dall’ultimo cataclisma e dallo spostamento dei continenti, trascorsero le loro vite imparando e non insegnando. Come fecero? Esaminando, provando e verificando le antiche tradizioni in ogni ambito della natura, tramite le autonome visioni di grandi adepti, cioè di uomini che avevano sviluppato e perfezionato al massimo grado possibile la propria struttura fisica, mentale, psichica e spirituale. Nessuna visione di un adepto è stata accettata separatamente, senza essere stata esaminata e confermata dalle visioni di altri adepti, visioni ottenute in modo tale da costituire una testimonianza indipendente, e da secoli di esperienze. 2. La legge fondamentale di questo sistema, il punto centrale dal quale tutto emerge, attorno e verso il quale tutto gravita e su cui si basa tutta la sua filosofia, è una divina, unica ed omogenea SOSTANZA-PRINCIPIO, la sola causa originalmente essenziale.

Alcuni, le cui lampade erano più luminose, furono gradualmente condotti alla segreta fonte della natura e riconobbero

che deve esistere un unico principio originario……… (1)

Questo principio è chiamato “sostanza-principio” poiché diventa “sostanza” sul piano dell’universo manifestato, una illusione, mentre rimane un “principio” nello SPAZIO astratto, visibile ed invisibile, senza principio né fine. É la realtà onnipresente, che è impersonale in quanto include tutto ed ogni cosa; la sua impersonalità è il concetto fondamentale del sistema, è latente in ogni atomo dell’universo ed è l’universo stesso (2). 3. L’universo è la periodica manifestazione di questa sconosciuta essenza assoluta. Però il chiamarla “essenza” significa non rispettare lo spirito di questa teoria. infatti, sebbene il nome derivi dal verbo esse, “essere”, non lo si può identificare con un essere del tipo concepibile dall’intelletto umano. La si può descrivere come né spirito né materia, ma entrambi. In realtà, “parabrahman e mūlaprakriti” sono un tutt’uno, benché siano due secondo il comune punto di vista del mondo manifestato, e questo perfino nel caso dell’unico Logos, la sua prima manifestazione, al quale..... ESSA appare oggettivamente come mūlaprakriti e non come parabrahman, ovvero come il proprio velo e non come l’UNICA REALTÁ che questo cela, che è incondizionata ed assoluta.

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4. L’universo, con tutto ciò che contiene, è detto MĀYĀ, poiché in esso tutto è temporaneo, dalla effimera vita della lucciola a quella del sole. Paragonato all’eterna immutabilità dell’UNICO ed all’invariabilità di questo principio, l’universo, con le sue forme evanescenti e continuamente mutevoli, appare alla mente di un filosofo nulla più di un fuoco fatuo. Ciò nonostante l’universo è abbastanza reale per gli esseri coscienti che vi risiedono e che sono altrettanto irreali. 5. Nell’universo, in tutti i suoi regni, ogni cosa è COSCIENTE, vale a dire che è dotata di una propria particolare coscienza sul proprio piano di percezione. Dobbiamo ricordare che, solo perche non ci sono degli indizi di coscienza che possiamo percepire, ad esempio, nelle pietre, non abbiamo il diritto di dire che lì non c’è coscienza. La cosiddetta materia “morta” o “cieca” non esiste, come non esiste una legge “cieca” o “incosciente”. Non c’è posto per queste idee nella dottrina segreta, che non si ferma all’apparenza superficiale e ritiene che i noumeni siano più reali delle loro controparti oggettive; in questo è simile alla lezione dei nominalisti medioevali, per i quali gli universali erano la realtà ed i particolari esistevano solo nominalmente nella fantasia degli uomini. 6. L’universo è azionato e guidato dall’interno verso l’esterno. Come in alto, cosi in basso e come in cielo cosi in terra, e l’uomo, che è il microcosmo e la copia in miniatura del macrocosmo, è la testimonianza vivente della legge universale e del suo modo d’agire. Vediamo che ogni movimento esteriore, ogni atto o gesto, volontario o involontario, fisiologico o mentale, è prodotto e preceduto da un sentimento o un’emozione intima, dalla volontà o dalla volizione e dal pensiero ossia dalla mente. Come nessun normale movimento o cambiamento esteriore può verificarsi nella costituzione dell’uomo se non è provocato da un impulso interiore, altrettanto avviene nell’universo apparente o manifestato. Il cosmo intero è guidato, controllato ed animato da una serie quasi infinita di gerarchie di esseri senzienti, ognuno con la propria missione da compiere, sia che vengano chiamati dhyāni ciohan o angeli, sono dei “messaggeri”, nel senso che sono gli agenti delle leggi karmiche e cosmiche. Sono esseri che si trovano a livelli di coscienza ed intelligenza infinitamente diversi e chiamarli tutti puri spiriti, senza alcuno di quei legami terreni “dei quali il tempo suole far preda”, equivale ad abbandonarsi ad una visione poetica. Infatti ognuno di questi esseri è stato un uomo, se non nel presente ciclo (manvantara) in uno passato, o si prepara a divenirlo in un ciclo futuro; sono quindi degli uomini perfetti quando non sono uomini incipienti e, nelle loro sfere superiori (meno materiali), differiscono moralmente dagli esseri umani che vivono sulla terra solo in quanto sono privi di una personalità e delle emozioni proprie degli uomini, due caratteristiche meramente terrene. I primi, ossia quelli “perfetti”, si sono liberati da questi sentimenti, sia poiché non hanno più dei corpi fisici, un peso che intorpidisce continuamente l’anima, sia poiché, dato che la loro spiritualità non ha più ostacoli ed è più libera, sono meno influenzati da māyā degli uomini, a meno che non si tratti di adepti capaci di mantenere completamente separate le proprie personalità, quella spirituale e quella fisica. In quanto alle monadi incipienti, quelle che stanno iniziando, non avendo ancora avuto dei corpi terrestri, non possono avere la sensazione di avere una personalità o l’egoismo. Dato che ciò che si intende per “personalità” è una limitazione ed una connessione, ossia, secondo Coleridge, “l’individualità esiste di per sé, ma con la natura come base”, ovviamente delle entità non umane non possono averla, e generazioni di veggenti hanno ribadito che nessuno di questi esseri, superiore o inferiore, possiede una individualità o una personalità come entità separata, cioè non possiedono quell’individualità che fa dire all’uomo “sono me stesso e nessun altro”, ovvero sono consapevoli di non essere nettamente separati, a differenza degli uomini e delle cose della terra. L’individualità è una caratteristica delle varie gerarchie e non dei loro componenti e le caratteristiche cambiano solo per il variare del livello a cui appartengono: tanto più una gerarchia è vicina all’omogenea regione della divina unità, tanto più la sua individualità è incontaminata e meno evidente. Si tratta di esseri con dei limiti, in tutti i sensi, tranne che nel caso dei loro princìpi più elevati, le immortali scintille che rispecchiano la divina fiamma

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universale, le quali sono individualizzate e separate, solo nelle sfere dell’illusione, da una diversificazione che è illusoria come tutto il resto. Sono degli “esseri viventi”, in quanto flussi proiettati sullo schermo dell’illusione cosmica dalla VITA ASSOLUTA, e sono degli esseri in cui la vita non può estinguersi prima che il fuoco dell’ignoranza sia estinto in coloro che percepiscono queste “vite”. Essendo venuti in essere a causa dell’azione stimolante del raggio increato, il riflesso del grande sole centrale che splende sulle sponde del fiume della vita, è solo il loro principio intimo ad appartenere alle acque dell’immortalità, mentre il loro rivestimento differenziato è effimero come il corpo umano. Edward Young aveva quindi ragione quando diceva che:

“Gli angeli sono uomini di una categoria superiore”

e null’altro. Non sono angeli “collaboratori”, né angeli “protettori”, né sono degli “inviati dell’altissimo” e meno ancora gli “annunciatori della collera” di un dio, come li hanno immaginati gli uomini. Richiedere la loro protezione è tanto sciocco quanto credere di potersi assicurare la loro simpatia con dei riti propiziatori, perche anch’essi sono, come l’uomo, schiavi e creature della cosmica ed immutabile legge del karma. La ragione è evidente: non avendo elementi personali nella loro natura, non possono avere delle personalità come quelle che vengono attribuite, dalle religioni exoteriche, ad un dio antropomorfo, un dio geloso e distante, che si rallegra e va in collera, che gradisce i sacrifici e, nella sua vanità, è più dispotico di uno stupido pover’uomo. L’uomo, come si vedrà nel secondo volume, essendo composto dall’essenza di tutte le gerarchie celesti, può quindi riuscire a rendersi superiore ad ogni gerarchia o classe e perfino alle loro unioni. É detto che “l’uomo non può propiziarsi i deva, né comandarli”, ma se paralizza la propria personalità inferiore, pervenendo in tal modo alla piena conoscenza della non separabilità del proprio SÉ superiore dall’UNICO ed assoluto SÉ, può, perfino durante la propria vita terrena, divenire “uno di noi”. Infatti, mangiando il frutto dell’albero della conoscenza che dissipa l’ignoranza, l’uomo diventa simile ad uno degli elōhim o dei dhyāni e, quando ha raggiunto il loro piano, lo spirito di solidarietà e di perfetta armonia che regna in ogni gerarchia si estende anche a lui e lo protegge in ogni circostanza. Il materialismo è il principale ostacolo che impedisce agli scienziati di credere negli spiriti divini e in quelli della natura, ed il maggiore impedimento per gli spiritisti è la generalizzata ignoranza della vera essenza e natura della materia che, tranne nel caso di qualche occultista e cabalista, impedisce loro di credere a questi spiriti pur credendo ciecamente negli “spiriti dei defunti”. Il credere o no all’esistenza di altri esseri coscienti intorno a noi, oltre agli spiriti dei defunti, dipende dall’accettazione o dal rifiuto della teoria che afferma che l’essenza fondamentale della natura consiste nell’omogeneità di tutte le cose. Per lo studioso che voglia fare ulteriori progressi nello studio della cosmogonia occulta l’unica guida sicura disponibile è la retta comprensione dell’evoluzione primordiale dello spirito-materia e della sua vera natura. In realtà, come abbiamo già dimostrato, ognuno dei cosiddetti “spiriti” è un uomo disincarnato oppure un uomo futuro; dall’arcangelo (dhyāni ciohan) più elevato fino all’ultimo dei “costruttori” coscienti giù in basso (la classe inferiore delle entità spirituali), sono tutti uomini vissuti in epoche passate, in altri manvantara, su questa o altre sfere; gli elementali inferiori, semi-intelligenti e non-intelligenti, sono quindi tutti uomini futuri. Per l’occultista il fatto stesso che uno spirito sia dotato di intelligenza è la prova che questo spirito deve essere stato un uomo ed avere acquisito la propria conoscenza ed intelligenza tramite il ciclo umano. Nell’universo c’è un’unica indivisibile ed assoluta onniscienza ed intelligenza, che vibra in ogni atomo ed in ogni infinitesimale punto nei confini dell’intero cosmo, essa non ha limiti ed è chiamata SPAZIO, considerato indipendentemente da tutto ciò che vi è contenuto. La prima differenziazione del suo riflesso nel mondo manifestato è meramente spirituale e gli esseri che vi sono generati non sono dotati di una coscienza che abbia attinenza con quella che concepiamo attualmente, non possono avere una coscienza, o intelligenza, umana prima di

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averla acquisita personalmente ed individualmente. Può essere un mistero, ma è un dato della dottrina esoterica ed è molto evidente. L’intero assetto della natura manifesta un progressivo avanzamento verso una vita superiore: nell’azione di forze apparentemente cieche vi è un progetto, e l’intero progetto evolutivo con tutti i suoi infiniti adattamenti ne è la prova. Le immutabili leggi che eliminano le specie più deboli e delicate per fare posto a quelle più forti, assicurando la “sopravvivenza dei più idonei”, per quanto sul momento siano così crudeli, operano per tutte per un grande fine. Il fatto stesso che gli adeguamenti avvengano, e che, nella lotta per l’esistenza, sopravvivano i più idonei, dimostra che quella che viene considerata una “natura incosciente” è in realtà un complesso di forze condizionato da degli esseri semi-intelligenti (elementali) che vengono guidati da quegli spiriti planetari superiori (dhyāni ciohan) che nel loro insieme formano il verbum manifestato del LOGOS non-manifestato e costituiscono allo stesso tempo la mente dell’universo e la sua LEGGE immutabile. (vol 1 pag. 277-278).

La Dottrina Segreta vol. 1 pag. 272-278 vol. 1 pag. 293-298 vol. 1 pag. 316-320

CINQUE FATTI COMPROVATI

NOTA Ancora una volta Madame Blavatsky cerca di mettere in evidenza degli aspetti importanti dell’insegnamento sottolineando ciò che era già stato spiegato, e sviluppando l’espressione dei principi fondamentali con ulteriori commenti e citazioni. Cosicché ai sei paragrafi elencati nel Riassunto ha aggiunto cinque nuovi temi che sono presentati come dei “fatti dimostrati”.

CINQUE FATTI COMPROVATI

Qualunque sarà il destino di questi scritti in un lontano futuro, ci auguriamo di aver almeno dimostrato che:

1. La dottrina segreta non presuppone l’ateismo, se non nel senso che si dà al termine sanscrito nāstika, ossia ripudio degli idoli, incluso qualsiasi dio antropomorfo; in questo senso tutti gli occultisti sono nāstika. 2. La dottrina ammette che ci sia un Logos, ossia un essere collettivo creatore dell’universo, un demiourgos, nel senso che si dà al termine quando si parla di un “architetto” che crea un edificio, anche se costui non ne ha mai toccato una pietra, ma, limitandosi a fornire il progetto, ha lasciato che i muratori facessero tutto il lavoro manuale. Nel nostro caso il progetto è stato l’ideazione dell’universo ed il lavoro di realizzazione è stato quello eseguito da delle schiere di poteri e forze intelligenti. Il demiourgos non è una divinità personale, vale a dire un imperfetto dio extracosmico, ma è il complesso dei dhyāni ciohan e di tutte le altre forze. 3. I dhyāni ciohan hanno una duplice natura essendo composti sia dall’irrazionale energia bruta insita nella materia che dall’anima intelligente, o coscienza cosmica, che dirige e guida l’energia bruta e che rappresenta il pensiero dei dhyāni ciohan, riflettente l’ideazione della mente universale. A causa del karma questo provoca sulla Terra una perpetua successione di

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manifestazioni fisiche e di comportamenti durante i periodi manvantarici. Dato che questo processo non è sempre perfetto, in quanto palesa, quantunque ci siano numerose prove di una intelligenza nascosta che lo guida, delle mancanze e delle imperfezioni e sovente anche degli evidenti insuccessi, né nel loro insieme (demiourgos) né individualmente i poteri che operano sono meritevoli di onori divini o di un culto. Ma meritano tutti la gratitudine riverente dell’umanità, e gli uomini dovrebbero sempre cercare di aiutare la mirabile evoluzione delle “idee” diventando, per quanto è loro possibile, collaboratori della natura nel suo periodico operare. Solo kārana, l’ignota, in quanto inconoscibile, causa di ogni causa che non ha avuto una causa, dovrebbe avere il proprio tempio ed un altare sul suolo sacro ed inviolato del nostro cuore, invisibile, intangibile, mai nominato se non dalla “ancora piccola voce” della nostra coscienza spirituale. Coloro che l’adorano, dovrebbero farlo in silenzio e nella benedetta solitudine delle proprie anime, facendo dello spirito il solo mediatore fra sè stessi e lo spirito universale, delle proprie buone azioni il solo sacerdote e delle proprie tendenze peccaminose le uniche concrete e visibili vittime sacrificali da offrire sull’altare. 4. La materia è eterna. É l’upādhi (la base fisica) che consente all’unica infinita mente universale di realizzare i propri progetti. Perciò gli esoteristi ritengono che in natura non ci sia della materia inorganica, o morta, e che la distinzione fatta dalla scienza sia infondata, in quanto arbitraria e senza motivo. Checchè ne pensino gli scienziati, come tutti noi sappiamo per esperienza, la scienza esatta è una dama volubile e da tempi immemorabili l’occultismo conosce ed insegna una realtà diversa, dal Manu ad Ermete fino a Paracelso ed ai suoi successori. Così parla Ermete Trismegisto, il tre volte grande: Figlio mio, la materia diviene, era già in passato poiché la materia è il veicolo del divenire. Divenire è il modo d’agire del Dio increato e preveggente. Essendo stata dotata del germe del divenire, la materia [concreta] nasce poiché la forza creativa la plasma secondo delle forme ideali. La materia non ancora generata non aveva forma, questa dipende dall’essere stata messa in azione. Tutto è prodotto da un unico impegno creativo universale……. Non vi è niente di morto in natura. Tutto è organico e vivente e, di conseguenza, il mondo intero appare come un organismo vivente . 5. L’universo si è sviluppato secondo un proprio progetto ideale che si è conservato per tutta l’eternità nell’incoscienza di quello che i vedantini chiamano parabrahman. Questo è praticamente quello che ha detto la più nobile filosofia occidentale, sono le “idee innate, eterne ed esistenti di per sè” di Platone, di cui ora troviamo testimonianza in Von Hartmann. L’“inconoscibile” di Herbert Spencer ha solo una vaga somiglianza con la realtà trascendentale presunta dagli occultisti, apparendo spesso la semplice personificazione della “forza che sta dietro ai fenomeni”, che è un’infinita ed eterna energia da cui derivano tutte le cose, mentre l’autore della Filosofia dell’Inconscio si è avvicinato (solo a questo riguardo) alla soluzione del grande mistero per quanto è possibile ad un mortale essere umano. Sia nella filosofia antica che in quella medioevale sono stati pochi coloro che hanno osato affrontare questo tema o anche solo sfiorarlo. Paracelso fa delle supposizioni e le sue idee sono sintetizzate in modo mirabile dal dott. F. Hartmann, un membro della Società Teeosofica, nel suo “Vita di Paracelso”. Tutti i cabalisti cristiani compresero bene questa idea che è fondamentale in oriente: il potere attivo, il “moto perpetuo del grande respiro”, risveglia il cosmo solo all’alba di ogni nuovo periodo e lo mette in moto per mezzo di due forze contrapposte, rendendolo quindi oggettivo sul piano dell’illusione. In altre parole questo duplice movimento porta il cosmo dal piano dell’eterno ideale al piano della manifestazione determinata, cioè dal piano dei noumeni a quello dei fenomeni. Tutto ciò che è, che fu e che sarà, E’ per sempre; perfino le innumerevoli forme, che sono limitate ed effimere nella loro forma oggettiva, non lo sono nella loro forma

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ideale, esistevano come idee nell’eternità e quando scompariranno, esisteranno come pensieri. Nè la forma di un uomo, nè quella di un animale, di una pianta o di una pietra, è mai stata creata ed è solo sul nostro piano che ha iniziato a “divenire”, vale a dire ad oggettivarsi nella sua attuale materialità o ad espandersi dall’interno all’esterno, dalla propria natura più sublime e spirituale a quella più grossolana. Le nostre forme umane sono quindi sempre esistite nell’eternità come prototipi celesti o eterei ed è secondo questi modelli che gli esseri spirituali (o dèi), il cui compito era quello di portarle all’esistenza oggettiva e poi alla vita sulla terra, fecero evolvere dalla propria essenza la sostanza vivente dei futuri Ego. Dopo di che, quando questa upādhi umana, o modello di base, fu pronta, le forze naturali della Terra iniziarono il loro lavoro su questi modelli eterei che contenevano, oltre ai propri, gli elementi di tutte le forme vegetali del passato e di quelle animali future di questo globo. Quindi l’involucro esterno dell’uomo passa attraverso ogni corporatura vegetale ed animale prima di assumere la forma umana. Ma, siccome tutto questo sarà spiegato dettagliatamente, con dei commentari, nel secondo volume, ora non è il caso di dire altro. Secondo la filosofia ermetico-cabalistica di Paracelso è l’yliaster, ovvero la protomateria primordiale, l’antenato del protilo recentemente introdotto in chimica da William Crookes, che ha sviluppato fuori da sè stesso il cosmo. “Quando preghi, non essere come gli ipocriti……, ma entra nella tua camera interiore ed avendo chiuso l’uscio prega il padre tuo che sta nascosto” (Matteo, VI, 6). Il padre nostro è “segretamente” dentro di noi, è il nostro settimo principio, nella “camera interiore” della nostra percezione animica. “Il regno dei cieli” e di Dio, “è dentro di noi”, dice Gesù, e non fuori. Perché i cristiani sono così ciechi di fronte al significato così evidente delle sagge parole che si compiacciono di ripetere meccanicamente? 4. La materia è eterna. É l’upādhi (la base fisica) che consente all’unica infinita mente universale di realizzare i propri progetti. Perciò gli esoteristi ritengono che in natura non ci sia della materia inorganica, o morta, e che la distinzione fatta dalla scienza sia infondata, in quanto arbitraria e senza motivo. Checchè ne pensino gli scienziati, come tutti noi sappiamo per esperienza, la scienza esatta è una dama volubile e da tempi immemorabili l’occultismo conosce ed insegna una realtà diversa, dal Manu ad Ermete fino a Paracelso ed ai suoi successori. Così parla Ermete Trismegisto, il tre volte grande: Figlio mio, la materia diviene, era già in passato poiché la materia è il veicolo del divenire. Divenire è il modo d’agire del Dio increato e preveggente. Essendo stata dotata del germe del divenire, la materia [concreta] nasce poiché la forza creativa la plasma secondo delle forme ideali. La materia non ancora generata non aveva forma, questa dipende dall’essere stata messa in azione . Tutto è prodotto da un unico impegno creativo universale……. Non vi è niente di morto in natura. Tutto è organico e vivente e, di conseguenza, il mondo intero appare come un organismo vivente ( The Virgin of the World). A questo proposito la defunta dottoressa Anna Kingsford, l’abile traduttrice ed interprete dei frammenti ermetici, rileva in una nota che: “Il dottor Menard rimarca che in greco la stessa parola significa sia nascere che divenire. Questo in quanto si pensa che la materia del mondo abbia una natura eterna, ma che prima della creazione, o del ‘divenire’ si trovasse in una condizione passiva ed immobile. Quindi ‘era’ prima di essere messa in azione ed ora ‘diviene’, vale a dire che è mobile e progressiva”. L’autrice rileva poi che secondo la dottrina, puramente vedantina, dei filosofi ermetici: “la creazione è quindi il periodo di attività [manvantara] di Dio [ovvero di ‘quello’ secondo i vedantini] che, secondo il pensiero ermetico, ha due modalità, l’attività o esistenza, in cui il Dio evolve [Deus explicitus] e la passività dell’essere [pralaya] in cui Dio si nasconde [Deus implicitus]; sono entrambe delle modalità perfette e complete, come gli stati di veglia e di sonno dell’uomo. Il filosofo tedesco Fichte qualificava l’essere (sein)

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come unico e diceva che possiamo conoscerlo solo attraverso l’esistenza (dasein) ovvero il molteplice, il che è un concetto prettamente ermetico. Le ‘forme ideali’ menzionate nel frammento sono le idee archetipiche o formative dei neo platonici, ossia i concetti eterni e soggettivi delle cose che sussistono nella mente divina antecedentemente alla ‘creazione’ o ‘divenire’” .

O, come nella filosofia di Paracelso:

"Ogni cosa è il prodotto di un unico sforzo creatico universale..... In natura non c’è niente di morto. Ogni cosa è organica e viva e di conseguenza il mondo intero sembra essere un organismo vivente". Franz Hartmann , Paracelsus.

5. L’universo si è sviluppato secondo un proprio progetto ideale che si è conservato per tutta l’eternità nell’incoscienza di quello che i vedantini chiamano parabrahman. Questo è praticamente quello che ha detto la più nobile filosofia occidentale, sono le “idee innate, eterne ed esistenti di per sè” di Platone, di cui ora troviamo testimonianza in Von Hartmann. L’“inconoscibile” di Herbert Spencer ha solo una vaga somiglianza con la realtà trascendentale presunta dagli occultisti, apparendo spesso la semplice personificazione della “forza che sta dietro ai fenomeni”, che è un’infinita ed eterna energia da cui derivano tutte le cose, mentre l’autore della Filosofia dell’Inconscio si è avvicinato (solo a questo riguardo) alla soluzione del grande mistero per quanto è possibile ad un mortale essere umano. Sia nella filosofia antica che in quella medioevale sono stati pochi coloro che hanno osato affrontare questo tema o anche solo sfiorarlo. Paracelso fa delle supposizioni e le sue idee sono sintetizzate in modo mirabile dal dott. F. Hartmann nel suo “Vita di Paracelso”. Tutti i cabalisti cristiani compresero bene questa idea che è fondamentale in oriente: il potere attivo, il “moto perpetuo del grande respiro”, risveglia il cosmo solo all’alba di ogni nuovo periodo e lo mette in moto per mezzo di due forze contrapposte, rendendolo quindi oggettivo sul piano dell’illusione. In altre parole questo duplice movimento porta il cosmo dal piano dell’eterno ideale al piano della manifestazione determinata, cioè dal piano dei noumeni a quello dei fenomeni. Tutto ciò che è, che fu e che sarà, E’ per sempre; perfino le innumerevoli forme, che sono limitate ed effimere nella loro forma oggettiva, non lo sono nella loro forma ideale, esistevano come idee nell’eternità e quando scompariranno, esisteranno come pensieri. Nè la forma di un uomo, nè quella di un animale, di una pianta o di una pietra, è mai stata creata ed è solo sul nostro piano che ha iniziato a “divenire”, vale a dire ad oggettivarsi nella sua attuale materialità o ad espandersi dall’interno all’esterno, dalla propria natura più sublime e spirituale a quella più grossolana. Le nostre forme umane sono quindi sempre esistite nell’eternità come prototipi celesti o eterei ed è secondo questi modelli che gli esseri spirituali (o dèi), il cui compito era quello di portarle all’esistenza oggettiva e poi alla vita sulla terra, fecero evolvere dalla propria essenza la sostanza vivente dei futuri Ego. Dopo di che, quando questa upādhi umana, o modello di base, fu pronta, le forze naturali della Terra iniziarono il loro lavoro su questi modelli eterei che contenevano, oltre ai propri, gli elementi di tutte le forme vegetali del passato e di quelle animali future di questo globo. Quindi l’involucro esterno dell’uomo passa attraverso ogni corporatura vegetale ed animale prima di assumere la forma umana (vol. 1 pag. 282) .

La Dottrina Segreta vol. 1 pag. 279-282 vol. 1 pag. 300-303 vol. 1 pag. 322-325.

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TRE NUOVE PROPOSIZIONI

NOTA Il tema del primo volume del La Dottrina Segreta è l’origine del cosmo, la “cosmogenesi”, mentre il secondo volume (il vol. III dell’ed. di Adyar in 6 vol.) riguarda l’avvento dell’uomo, l’”antropogenesi”. La sua prima parte, come quella del primo volume, si basa sulle stanze “tratte dai medesimi antichissimi archivi delle stanze sulla cosmogonia”. Per indicare il tema principale del volume ci sono delle note preliminari, che introducono alle stanze ed ai commentari che seguono, e sono precedute da un brano dell’Iside Svelata. L’estratto, provocatorio e polemico nei riguardi del pensiero scientifico e religioso contempoaneo, prepara i lettori alle idee apparentemente rivoluzionarie sulla storia dell’uomo che si trovano nelle registrazioni occulte.

Negli appunti di Bowen, Madame Blavatsky richiama l’attenzione degli studiosi su queste note preliminari, che iniziano con l’espressione di tre ulteriori proposizioni che riguardano l’evoluzione dell’uomo.

TRE NUOVE PROPOSIZIONI La scienza moderna sostiene fermamente la dottrina evoluzionista ed anche la ragione umana e la dottrina segreta lo fanno e quest’idea è corroborata da antiche leggende e miti, persino dalla Bibbia quando la si legge tra le righe. Vediamo un fiore svilupparsi lentamente da una gemma e la gemma dal suo seme, ma da cosa si sviluppa quest'ultimo, con il suo prestabilito programma di trasformazione fisica e la sua invisibile, quindi spirituale, forza che sviluppa gradualmente la sua forma, il colore e l’odore? Il termine evoluzione parla di per sè. Il germe dell’attuale razza umana doveva essere preesistente nei progenitori di questa razza, come i semi, nei quali sta nascosto il fiore del prossimo estate, si è sviluppato nel pericarpo del fiore da cui ha avuto origine; il progenitore può essere stato solo leggermente diverso, ma era tuttavia diverso dalla sua futura progenie. Forse gli antenati antidiluviani dell’elefante e della lucertola attuali sono stati il mammut e il plesiosauro: e perché allora i progenitori della nostra razza umana non possono esserci stati i “giganti” dei Veda, del Voluspa e del libro della Genesi? Mentre è assolutamente assurdo credere che la “trasformazione delle specie” sia avvenuta secondo i più che materialistici punti di vista degli evoluzionisti, è assolutamente legittimo pensare che ogni specie, dai molluschi all’uomo, si sia modificata dalla propria particolare forma originaria.

Iside Svelata vol. 1 pag. 152-153

NOTE PRELIMINARI

In questo volume le stanze, con i commentari al riguardo, sono tratte dai medesimi antichissimi archivi delle stanze sulla cosmogonia del primo volume..... Per quanto riguarda l’evoluzione dell’umanità la dottrina segreta postula tre nuove proposizioni che sono in diretto antagonismo con la scienza moderna ed anche con gli attuali dogmi religiosi. Insegna: (a) l’evoluzione simultanea di sette gruppi umani in differenti parti del nostro globo; (b) la nascita del corpo astrale prima di quello fisico e che (c) l’uomo, durante questa ronda, ha preceduto tutti i mammiferi, inclusi gli antropoidi, del regno animale.

[Una nota a questa proposizione è indicativa della vasta gamma di antiche tradizioni che avvalorano le arcaiche testimonianze. Dice: ]

18 Vedi Genesi II, 19. Nel verso 7 viene formato Adamo e nel 19 è detto che: “E l’Eterno Iddio, avendo formato dalla terra tutti gli animali dei campi e tutti gli uccelli del cielo, li condusse da Adamo per vedere come li avrebbe chiamati”. Quindi l’uomo fu creato prima degli animali: poiché gli animali menzionati nel capitolo I sono i segni dello zodiaco e l’uomo “maschio e femmina”, non è un uomo, ma è la schiera delle sefiroth, delle forze, o degli angeli, “fatti a sua (di Dio) immagine e somiglianza”. Adamo, l’uomo, non è fatto con questa rassomiglianza, nè questo vien detto nella Bibbia. Inoltre, esotericamente, il secondo Adamo è un settenario che rappresenta sette uomini, o, piuttosto, sette gruppi di uomini, mentre il primo Adamo, il Kadmon, è la sintesi delle dieci sefiroth. Di queste, la triade superiore rimane nel mondo degli archetipi, quale futura “Trinità”, mentre le sette sefiroth inferiori creano il mondo materiale manifestato, e questo settenario corrisponde al secondo Adamo. La Genesi ed i misteri sui quali fu compilata provenivano dall’Egitto. Il “Dio” del primo capitolo della Genesi è il Logos, mentre il “Signore Iddio” del secondo capitolo sono gli elōhim creatori, i poteri inferiori. (vol. 2 pag. 1-2)

La Dottrina Segreta vol. 2 pag. 1-2 vol. 2 pag. 1 vol. 3 pag. 15

LA DOTTRINA SEGRETA

CONCLUSIONE NOTA

Negli appunti di Bowen (vedi sotto pag. 63) Madame Blavatsky fa capire che un iniziale programma di studio dovrebbe includere la Conclusione (vol. II). Dal tema dell’oggetto a cui si riferisce, “i momenti dell’avvento delle razze e delle sottorazze”, è evidente che la Conclusione su cui è richiamata l’attenzione dello studente è quella che si trova alla fine della prima parte del secondo volume. I seguenti passaggi sono selezionati dalla parte dell’opera che è intitolata CONCLUSIONE.

LA DOTTRINA SEGRETA

CONCLUSION E È stato detto a sufficienza per dimostrare che l'evoluzione in generale, gli eventi, l'umanità, ed ogni altra cosa in natura, procede ciclicamente. Abbiamo parlato di sette razze, cinque delle quali hanno quasi completato la loro carriera terrestre ed abbiamo affermato che ogni razza radice, con le sue sottorazze e le innumerevoli divisioni in famiglie e tribù, era completamente distinta dalle razze che la precedevano e l’avrebbero seguita. Questo sarà contestato, secondo la costante esperienza, dall’antropologia e dell’etnologia. I naturalisti dicono che l’uomo è stato, salvo che per il colore e la figura e forse anche per le caratteristiche del viso e la capacità del cranio, sempre lo stesso con ogni clima ed in ogni parte del mondo: sì, persino per la statura. In tal modo si sostiene che l'uomo discende da uno stesso antenato sconosciuto come la scimmia, il che è logicamente impossibile senza che ci sia stata un’infinita variazione di statura e di forma a partire dalla sua prima trasformazione in un bipede: ma le persone, molto razionali, che sostengono entrambe le affermazioni sono benvenute con le loro paradossali opinioni. Ancora una volta ci rivolgiamo solo a coloro che, dubitando che i miti derivino universalmente dalla ”contemplazione dell’azione apparente della natura esterna”.... pensano che sia “meno difficile credere che le meravigliose storie di dèi e semidèi, di giganti e di nani, di draghi e di mostri di ogni specie, si riferiscano a dei mutamenti radicali che credere che siano delle storie inventate”. La dottrina segreta insegna che ci sono solo questi “mutamenti radicali” della natura fisica ed anche della

19 memoria e dei concetti dell’attuale umanità, e compara le ipotesi meramente teoriche della scienza moderna, che si basano sull’esperienza e le rigorose osservazioni di appena pochi secoli, con l’ininterrotta tradizione e gli archivi dei suoi luoghi sacri, e spazzando via la ragnatela di teorie che è stata tessuta nell’oscurità che copre a mala pena un periodo di pochi millenni, e che gli europei chiamano la loro storia, la Scienza Antica ci dice: Ascolta, ora, la mia versione del diario dell’umanità. (vol. 2 pag. 443) Le razze umane sono nate l’una dall’altra, sono cresciute, sviluppate, invechiate ed estinte, e lo stesso si può dire per le sottorazze e i popoli. Se la vostra scienza moderna che rifiuta tutto e la cosiddetta filosofia non contestano il fatto che il genere umano è composto da una varietà di esemplari e di razze ben definiti è solo perché questo è innegabile; nessuno può dire che non ci siano delle differenze tra un inglese, un negro africano ed un giapponese o un cinese. D’altra parte è esplicitamente negato da molti naturalisti che delle razze umane miste, vale a dire i semi di razze completamente nuove, si siano formate attualmente..... Tuttavia la nostra proposizione di massima non sarà accettata e si dirà che, qualsiasi forma l’uomo abbia assunto durante una lunga preistoria, in futuro non cambierà più (salvo alcune modifiche attuali). Quindi le nostre sesta e settima razza radice sono delle fantasticherie. Per questo chiediamo ancora: come fate a saperlo? La vostra esperienza si limita a poche migliaia di anni, meno di un giorno della vita dell’umanità, ed ai continenti ed alle isole della nostra quinta razza. Come potete dire cosa sarà o non sarà? Nel frattempo queste sono le profezie dei testi occulti e le loro dichiarazioni inequivocabili. Dal momento in cui apparvero i primi atlandidei sono passati molti milioni di anni, ma 11.000 anni fa gli ultimi atlantidei erano ancora presenti nell’ambiente ariano. Questo dimostra l’enorme accavallamento di ogni razza con quella susseguente, quando la vecchia razza perde le proprie caratteristiche personali e la forma esteriore ed assume le nuove fattezze della razza più giovane. Questo è sempre accaduto nella formazione di razze umane eterogenee e la dottrina segreta ci insegna che anche attualmente, sotto i nostri occhi, una nuova razza e le razze si preparano a formarsi e che sarà in America che avrà luogo la trasformazione che è già silenziosamente iniziata. Gli americani degli Stati Uniti, che erano solo degli anglo-sassoni appena trecento anni fa, sono già divenuti un popolo distinto e, a causa della forte mescolanza di etnie e dei matrimoni misti, quasi una razza sui generis, non solo per cultura, ma anche fisicamente.

De Quatrefages dice che “Ogni razza mista, quando è divenuta uniforme e costante, è stata in grado di fungere da razza iniziale per dei nuovi incroci. É certo quindi che l’umanità, al suo stato attuale, è stata formata, in gran parte, dai successivi incroci di una serie di razze per ora indeterminata (The Human Species, page 274). Di conseguenza in solo tre secoli gli americani sono diventati una “razza iniziale”, pro tempore, in attesa di diventare una razza distinta e fortemente separata da tutte le razze che esistono attualmente. Sono, in conclusione, i germi della sesta sottorazza, e fra qualche centinaio di anni diverranno decisamente i pionieri di quella razza che subentrerà alla quinta sottorazza, ossia agli europei, con tutte le sue nuove caratteristiche. Dopo di che, in circa 25.000 anni, inizieranno i preparativi per la settima sottorazza, finchè, in conseguenza di cataclismi, la prima serie di quelli che poi distruggeranno l’Europa ed in seguito l’intera razza ariana (colpendo così le due Americhe), come anche la maggior parte delle terre unite al nostro continente e le sue isole, la sesta razza radice apparirà sulla scena della nostra ronda.

Quando avverrà questo? Chi lo sa, a parte forse i Maestri di Saggezza, che su questo argomento tacciono come le cime innevate che si ergono su di loro. Tutto quello che sappiamo è che questo accadrà silenziosamente..... La quinta razza si sovrapporrà alla sesta per molte centinaia di millenni, cambiando più lentamente della nuova, tuttavia cambiando statura, il fisico in generale e la mentalità, così come la quarta razza si sovrappose alla nostra razza ariana e la terza si sovrappose agli atlantidei.

Il processo di preparazione della sesta grande razza si protrarrà per tutta la sesta e la settima sottorazza...., ma per un po' di tempo gli ultimi resti del quinto continente non scompariranno dopo la nascita della nuova razza,

20 quando un altra e nuova residenza, il sesto continente, sarà apparsa sulle nuove acque sopra la faccia del globo per accogliere i nuovi signori.

Vi emigreranno e vi si stabiliranno coloro che saranno così fortunati da scampare al disastro universale. Quando accadrà tutto ciò, come appena detto, non lo si può sapere. Però, poiché la natura non procede con movimenti e ripartenze improvvisi, ed infatti l’uomo non diventa improvvisamente da bambino un uomo, il cataclisma finale sarà preceduto da molte temporanee sommersioni e distruzioni provocate sia dai flutti che dalle fiamme dei vulcani. Poi, sulla terra americana, la vita pulserà gioiosa nel cuore della nuova razza, ma non ci saranno più gli americani quando inizierà la sesta razza, così come gli europei, poiché saranno tutti diventati una nuova razza con molti popoli nuovi. Tuttavia la quinta razza non sarà estinta, ma sopravviverà per un po' di tempo accomunata alla nuova razza per molte centinaia di migliaia di anni a venire e con questa si trasformerà, più lentamente della nuova, e tuttavia modificando completamente la propria mentalità, l’aspetto fisico e la statura. L’umanità si varrà di nuovo di corpi giganteschi come nel caso dei lemuriani e degli atlantidei, questo poiché, mentre l'evoluzione della quarta razza l’ha portata verso il basso, al massimo della materialità del suo sviluppo fisico, la razza attuale è nella fase ascendente e la sesta crescerà rapidamente, libera dai vincoli materiali e persino dalla carne. Questa sarà quindi l’umanità del Nuovo Mondo (che viene scordato che è di gran lunga precedente quella del nostro Vecchio mondo), di Patala (gli antipodi, ossia il Mondo Inferiore, come chiamano l’America in India) la cui missione e karma è quella di spargere i semi della futura, splendida, razza, molto più gloriosa di tutte quelle che conosciamo ora. I cicli più materiali saranno seguiti da dei cicli più spirituali e con una mentalità pienamente sviluppata e se ci basiamo su delle analoghe situazioni della storia e delle razze, la maggioranza della futura umanità sarà composta da magnifici adepti. L’umanità è figlia di un destino ciclico e nessuno dei suoi elementi può sfuggire alla propria involontaria missione, o liberarsi del fardello della propria collaborazione con la natura. Quindi l’umanità, razza dopo razza, compirà il proprio determinato pellegrinaggio ciclico. L’ambiente cambierà, ed ha già incominciato a farlo, lasciando cadere una sotto razza ogni anno tropico, ma solo per generare un’altra razza superiore durante la fase ascendente; nel frattempo una serie di gruppi meno dotati, i fallimenti della natura, spariranno dalla famiglia umana senza lasciare traccia, come d’altronde fanno alcuni singoli uomini. Tale è il corso della natura sotto la spinta della LEGGE KARMICA: la natura sempre attuale e sempre mutante. Poiché, con le parole di un saggio conosciuto solo da alcuni occultisti: “IL PRESENTE È FIGLIO DEL PASSATO ED IL FUTURO É L'UNIGENITO DEL PRESENTE. TUTTAVIA, OH ATTIMO PRESENTE!, NON SAI TU CHE NON HAI PADRE E NON PUOI AVERE UN FIGLIO, MA CHE TU STAI SEMPRE GENERANDO TE STESSO? CHE TU, PRIMA CHE ABBIA PERFINO INIZIATO A DIRE ‘IO SONO LA PROGENIE DEI DEFUNTI, IL FIGLIO DEL PASSATO’, SEI DIVENTATO IL PASSATO STESSO. PRIMA CHE TU PROFERISCA L'ULTIMA SILLABA, ECCO! TU NON SEI PIÙ IL PRESENTE, MA PROPRIO QUEL FUTURO. IN QUESTO MODO SONO IL PASSATO, IL PRESENTE E IL FUTURO, LA SEMPRE VIVENTE TRINITÀ NELL’UNICO, COSÍ É IL MAHAMAYA DELL'ASSOLUTO. (vol. 2 pag. 446) La Dottrina Segreta vol. 2 pag. 437-446 vol. 2 pag. 455-465 vol. 3 pag. 434-444

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ISIDE SVELATA

UN RIASSUNTO IN DIECI PUNTI NOTA

Sembra che, nel preparare il suo primo capolavoro, Madame Blavatsky abbia sempre pensato alla necessità di dimostrare al pubblico colto dei suoi giorni che quello che aveva da dire non era in realtà “un nuovo aspirante all’attenzione di tutta l’umanità”. Ogni capitolo dell’Iside Svelata inizia con una selezione di brani tratti da delle fonti fidate, sia antiche che contemporanee, a riprova del fatto che né le opinioni esposte né le informazioni fornite sono senza precedenti. L'ultimo capitolo è preceduto da diverse di queste citazioni, di cui una è qui riportata. Il capitolo inizia con un tentativo di riassumere le principali caratteristiche della filosofia orientale, così come viene presentata nei due volumi dell’Iside. Come indicato in precedenza, in quel periodo Madame Blavatsky stava facendo delle prove per cercare di capire come poteva fare per pubblicare il materiale a sua disposizione. Di conseguenza non c’è una chiara evidenziazione dei principi fondamentali con particolare attenzione ai particolari e alle spiegazioni. Il contrasto tra questo primo tentativo di fare un elenco riassuntivo e le successive affermazioni del La Dottrina Segreta è una prova lampante della sua crescita, sia come allieva che come insegnante.

ISIDE SVELATA

Un sommario in dieci punti: "Il problema della vita è l'uomo. La magia, o meglio la sapienza, è la conoscenza evoluta delle forze interiori dell'uomo, forze che sono delle emanazioni divine, giacché l'intuizione è la percezione della loro origine, e l’iniziazione è la nostra investitura in questa conoscenza...... Iniziamo con l'istinto e la fine è l’ONNISCIENZA". A. Wilder (vol. 2 pag. 539) Si può sostenere che ci sarebbe poco acume da parte nostra se supponessimo che la nostra opera sia stata finora capita da qualcuno che non sia uno studioso di ontologia e cosmologia, o una specie di mistico. Se così fosse dovremmo consigliare di risparmiarsi il fastidio di leggere questo capitolo poiché, anche se non viene detto nulla che non sia assolutamente vero, non si mancherebbe di considerare falso anche il meno fantastico dei racconti, per quanto comprovato. Per comprendere i principi delle leggi della natura relative ai vari fenomeni che saranno descritti in seguito, si devono tenere a mente le proposizioni della filosofia oientale che abbiamo man mano spiegate. Ricapitoliamole in breve:

1. Non ci sono miracoli. Ogni evento è frutto dell’unica legge, eterna, immutabile e incessante. Ciò

che sembra un miracolo è solo l’opera di forze rivali di quelle che il Dr. W. B. Carpenter F.R.S., un uomo di grande cultura, ma di poca sapienza, chiama “le ben verificate leggi di natura”. Come molti suoi colleghi il Dr. Carpenter non sa che ci possono essere delle leggi che una volta erano “conosciute” ed ora non sono conosciute dalla scienza.

2, La trinità della natura: c’è una natura visibile e concreta, una natura insita, invisibile ed energizzante, modello della precedente e suo principio vitale, ed oltre a queste due c’è lo spirito, fonte delle precedenti, il solo eterno e indistruttibile. I primi due aspetti in costante mutazione e il terzo immutevole.

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3. Anche l’uomo è una trinità: ha un corpo fisico concreto, un corpo astrale vitalizzante (o anima), il vero uomo, e questi due sono sovrastati ed illuminati da un terzo, lo spirito sovrano e immortale. Quando il vero uomo riesce a unirsi con quest’ultimo diventa un’entità immortale.

4. La magia, come scienza, è la conoscenza di questi principi e del modo in cui un individuo che è ancora nel corpo può acquisire l’onniscienza e l’onnipotenza dello spirito e il suo controllo delle forze della natura. La magia, come arte, è la messa in pratica di una tale conoscenza.

5, La conoscenza occulta, che può essere vera magia o SAPIENZA, se non viene impiegata bene è stregoneria.

6, L’adepto è l’opposto del medium; quest’ultimo è lo strumento passivo di influenze estranee mentre l’adepto controlla sia sè stesso che tutte le potenze inferiori.

7, Ogni cosa che fu, che è, o che sarà, è annotata nella luce astrale, ossia sul registro dell’universo invisibile, e l’adepto iniziato, per mezzo dei propri sensi spirituali, può conoscere tutto quello che è stato conosciuto o può essere conosciuto.

8, Le razze umane differiscono per le doti spirituali così come per il colore, la statura o altre qualità fisiche e certi popoli sono per natura più chiaroveggenti ed altri più propensi alla medianità. Presso certi popoli si annida ancora la stregoneria e i riti segreti vengono trasmessi da una generazione all’altra, provocando una più o meno vasta gamma di fenomeni paranormali.

9. Una fase della pratica magica è il volontario e conscio ritiro dell’uomo interiore (la forma astrale) dall’uomo esteriore (corpo fisico). Nel caso di alcuni medium il ritiro avviene inconsciamente e involontariamente ed in questi casi il corpo rimane talvolta in uno stato più o meno catalettico, ma nel caso di un adepto l’assenza della forma astrale non viene notata, in quanto i sensi fisici restano vigili e l’individuo appare solo come a bella posta distratto, come “assorto nei propri pensieri.

10. La pietra angolare drlla magia è la profonda conoscenza pratica del magnetismo e dell’elettricità, delle loro qualità, correlazioni e potenzialità. É specialmente necessaria la dimistichezza con i loro effetti nel e sul mondo animale e sull’uomo. Ci sono delle proprietà nascoste, in molti minerali sconosciuti oltre alla magnetite, che coloro che professano la magia devono conoscere e che la cosiddetta scienza esatta ignora completamente. Anche le piante hanno delle meravigliose proprietà parimenti misteriose, ed i segreti delle erbe, dei sogni e degli incantesimi sono perduti solo per gli scienziati europei e, è superfluo dirlo, sono a loro sconosciuti, a parte pochi noti esempi come l’oppio e l’hashish. Tuttavia anche gli effetti psichici di questi pochi sull’organismo umano sono considerati segni di un temporaneo disturbo mentale. Le donne della Tessaglia e dell’Epiro, le sacerdotesse dei riti di Sabazio, non hanno portato via con sè i loro segreti dopo il crollo dei loro santuari, questi sono tuttora conservati e coloro che sono edotti della natura di soma conoscono altrettanto bene le proprietà di altre piante.

Riassumendo: da questi dieci punti risulta che la magia è SAPIENZA spirituale e che la natura è l’alleato, il garzone, del mago. La volontà dell’uomo se perfezionata può controllare il comune principio vitale che pervade ogni cosa. L’adepto può stimolare in modo soprannaturale le forze naturali delle piante e degli animali. Questi esperimenti non ostacolano la natura, ma la sveltiscono, vengono stabilite le condizioni per un’azione vitale più intensa. L’adepto può controllare i corpi fisici ed astrali dei non adepti ed anche governare ed usare a proprio piacimento gli spiriti degli elementi, ma non può controllare il cosiddetto spirito immortale degli esseri umani, sia vivi che morti, poiché tutti questi spiriti sono scintille dell’Essenza Divina e non sono soggetti ad un qualsiasi potere estraneo. (vol. 2 pag. 590)

Iside Svelata vol. 2 pag. 587-590

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APPENDICE A

LA DOTTRINA SEGRETA E IL SUO STUDIO

Appunti presi dalComandante Robert Bowen nel 1891, meno di tre settimane prima della morte di Madame Blavatsky.

[UN ESTRATTO RICAVATO DA DEGLI APPUNTI, SUGLI INSEGNAMENTI PERSONALI DATI DA H.P.B. A DEGLI ALLIEVI PRIVATI NEGLI ANNI DAL 1888 AL 1891. GLI APPUNTI SI TROVANO IN UN GROSSO MANOSCRITTO LASCIATOMI DA MIO PADRE, CHE FU UNO DEGLI ALLIEVI . P.G.B. Bowen.]

Durante la passata settimana “H.P.B.” era specialmente interessata al senso del “La Dottrina Segreta”. Ho pensato che avrei fatto meglio a ordinare tutto e a conservarlo per iscritto mentre mi era fresco in mente. Come diceva lei, avrebbe potuto essere utile a qualcuno di lì a trenta o quarant’anni.

Per prima cosa “La Dottrina Segreta” è solo un piccolo frammento della dottrina esoterica conosciuta dai membri superiori della Fratellanza Occulta. Lei dice che contiene solo quel tanto che potrà essere assimilato dal mondo nel secolo venturo. Questo sollevò una questione che Lei spiegò in questo modo:

“Il mondo” vale a dire gli uomini che vivono secondo la propria natura personale. Questo “mondo” troverà nei due volumi del D.S. tutto ciò che ha la capacità di apprendere e non di più. Questo non vuole dire che un discepolo, che non sta vivendo nel mondo, non possa trovare nel libro qualcosa in più di quello che vi trova il “mondo”. Ogni forma, non importa se immatura, contiene nascosto in sé l’immagine del proprio creatore. Così come ogni opera, per quanto umile, contiene nascosta in sé l’immagine del sapere del suo autore. Ritengo che il D.S. contenga tutto quello che la stessa H.P.B. conosce e anche molto di più, dato che in gran parte proviene da degli uomini il cui sapere è immensamente superiore al suo. Inoltre Lei vuol dire, senza dubbio, che vi si può trovare una conoscenza che Lei stessa non possiede. E’ un pensiero stimolante reputare possibile che io stesso trovi nelle parole di H.P.B. una conoscenza di cui Lei stessa è inconsapevole. Lei ha molto insistito su questo. “X” in seguito disse: “H.P.B. sta perdendo la presa”, intendendo dire con queste parole, penso, che sta perdendo la fiducia nel proprio sapere, ma penso che “Y” e “Z” e io stesso abbiamo compreso meglio quello che Lei intendeva dire: Lei ci sta dicendo di non limitarci a Lei come ad un’autorità definitiva, senza nessun altro, ma di affidarci piuttosto alle nostre crescenti sensibilità.

(Nota successiva a quanto sopra: “Avevo ragione. L’ho chiesto direttamente a Lei e Lei ha annuito e sorriso. Vale pur qualcosa se ho ottenuto il suo sorriso d’approvazione!) (Sgd.) Robert Bowen

Alla fine siamo riusciti a farci dare da H.P.B. una indicazione sul senso dello studio della D.S. . Lo trascrivo mentre l’ho fresco in mente.

Leggendo il D.S. pagina per pagina, come si fa con gli altri libri, (dice lei) ci farà solo confondere. La prima cosa da fare, anche se ci vogliono degli anni, è il cercare di ottenere una qualche comprensione dei “Tre Principi Fondamentali” che troviamo nel Proemio. Poi vengono lo studio della Ricapitolazione, cioè dei paragrafi numerati della Ricapitolazione del 1° volume (1° parte). Bisogno passare poi alle note preliminari (2° vol.) e alla Conclusione (2° vol.).

H.P.B. è molto chiara riguardo all’importanza dell’insegnamento (nella Conclusione) che parla dei tempi della comparsa delle razze e delle sottorazze. Ella è più esplicita del solito nel dire che non esiste un qualcosa come un futuro “avvento” di razze. Dice: “Non c’è nulla che VENGA né che PASSI, ma c’è un eterno DIVENIRE”. La quarta razza radice è ancora in vita. E la terza e la seconda e la prima (cioè la loro manifestazione sul nostro attuale piano di coscienza) sono presenti. Penso di capire quello che vuole dire, ma non sono in grado di esprimerlo con delle parole. Allo stesso modo è qui la sesta sottorazza e sono qui la sesta razza radice e la settima e anche degli uomini delle ronde future. A ben vedere è comprensibile, in quanto i discepoli, i fratelli e gli adepti non possono essere gente della comune quinta sottorazza, la razza è uno stato evolutivo. Ma Lei non lascia dubbi sul fatto che l’umanità in generale è a centinaia di anni (in tempo e

24 spazio) dalla sesta sottorazza. Credo che H.P.B. fosse particolarmente preoccupata su questo punto. Ella accenna ai “pericoli e delusioni” che possono nascere dall’idea che la nuova razza sia definitivamente sorta in questo mondo. Secondo Lei, la durata di una sotto razza, per l’umanità in generale, coincide con la durata dell’anno siderale (il circolo dell’asse terrestre, circa 25.000). Il che pone la nuova razza ancora molto lontana.

Nelle passate tre settimane, abbiamo avuto una importante sessione di studio del D.S. . Devo prendere i miei appunti e mettere il risultato in salvo, prima di perderlo.

Ha parlato un bel po’ sui “Principi Fondamentali”. Lei dice che “se si immagina di potere ottenere un’immagine soddisfacente dell’universo dal proprio studio del D.S. , si avrà solo della confusione. Essa non è programmata per dare un verdetto definitivo sull’esistenza, ma per GUIDARE VERSO LA VERITA’”. Lei ha ripetuto più volte questa frase.

E’ peggio che inutile rivolgersi a coloro che consideriamo degli studiosi evoluti (dice lei) e chiedere una interpretazione del D.S. . Essi non possono darcela. Se si provano, tutto ciò che ci danno sono delle interpretazioni exoteriche mutilate e avvizzite, che non assomigliano neanche lontanamente alla verità. Accettare queste interpretazioni significa ancorarsi a delle idee fisse, dove la verità sta al di là di ogni idea che noi possiamo congetturare o esprimere. Le interpretazioni exoteriche sono tutte delle belle cose e Lei non le ha mai condannate fino a che rimangono delle indicazioni per i principianti e non vengono prese per qualcos’altro. Molte persone che aderiscono alla Società Teosofica, o vorrebbero farlo in futuro, sono evidentemente potenzialmente incapaci di progredire oltre il livello delle comuni idee exoteriche. Ma ce ne sono e ce ne saranno altri e per costoro Lei ha stabilito le seguenti regole precise per accostarsi al D.S. . Accostatevi (dice lei) senza sperare di ottenere la Verità definitiva sull’esistenza e non pensando ad altro che a vedere fino a dove essa può portare VERSO la verità. Considerate lo studio come uno strumento per esercitarvi e sviluppare una mentalità mai sfiorata da altri studi. Osservate le seguenti regole:

Non importa quello che si può studiare nel D.S., ma, per apprendere, si tengano presenti i seguenti concetti:

(a) La FONDAMENTALE UNITA’ DI TUTTO QUELLO CHE ESISTE . Questa unità è completamente diversa dalla comune nozione di unità, quando diciamo, ad esempio, che una nazione o un esercito sono uniti, o che questo pianeta è unito ad un altro da delle linee di forza magnetica o di tipo simile. L’insegnamento non è questo, ma è quello che afferma che l’esistenza è una COSA UNICA, non un insieme di cose unite insieme. Fondamentalmente c’è un UNICO ESSERE. Questo Essere ha due aspetti, positivo e negativo. Il positivo è spirito o COSCIENZA, il negativo è SOSTANZA, soggetta alla coscienza. Nella sua manifestazione originaria questo Essere è l’Assoluto. L’Essere assoluto senza niente al di fuori di sé. E’ il Tutto-Essere. E’ indivisibile, se no non sarebbe assoluto; se si potesse separarne una parte il rimanente non sarebbe assoluto, perché ci sarebbe il problema della sua COMPARAZIONE con la parte separata. La comparazione è incompatibile con ogni idea di assolutezza. E’ quindi palese che questa Esistenza Unica, o Essere Assoluto, deve essere la Realtà in qualsiasi forma essa sia.

Ho affermato di ritenere che tutto ciò è chiaro, ma non penso che, nelle Logge, molti lo capiranno. Lei ha detto che la “Teosofia è fatta per coloro che sono in grado di pensare, o che riusciranno a farlo, e non per coloro che sono mentalmente pigri”. Ultimamente H.P.B. è diventata più tenera; per la media degli studenti l’appellativo era: “Testa di legno!”.

In ultima analisi, l’Atomo, l’Uomo, Dio (dice lei), sono ognuno separatamente, così come collettivamente, l’Essere Assoluto che è la loro REALE INDIVIDUALITA’. E’ questa l’idea che si deve sempre avere in mente per dare una base a tutti i concetti che sorgono studiando la Dottrina Segreta. Quando la si abbandona (ed è facile che accada quando ci si impegna in qualcuno dei complicati aspetti della Filosofia Esoterica) ne deriva l’idea della SEPARAZIONE e lo studio perde ogni valore.

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(b) Il secondo concetto che si deve tenere presente è che NON C’E’ MATERIA MORTA. Anche l’ultimo degli atomi è vivo. Non potrebbe essere altrimenti, dato che ogni atomo è, fondamentalmente, l’Essere Assoluto. Non ci sono quindi cose come “gli spazi” dell’Etere, o l’Akasha, o chiamatela come vi pare, in cui gli angeli e gli elementali si divertono come trote nell’acqua. Questa è l’idea usuale. Il vero insegnamento presenta ogni atomo di sostanza, non ha importanza di quale piano, come una VITA in sé. (c) Il terzo concetto di base da tenere presente è che l’uomo è il MICROCOSMO. Questo comporta che in lui esistono tutte le Gerarchie dei Cieli. Ma, in verità, non ci sono né macrocosmo né microcosmo, ma un’ESISTENZA UNICA. Grande e piccolo esistono solo se visti da una coscienza limitata. (d) Quarto e ultimo concetto di base da tenere presente è quello espresso nel Grande Assioma Ermetico. Esso riassume e sintetizza tutti gli altri. Come è il Dentro così è il Fuori, come è il Grande così è il Piccolo, com’è sopra così è sotto; c’è un’unica Vita e un’unica Legge e ciò che è sempre implicato è UNICO. Nell’economia divina niente è interno e niente è esterno, niente è grande, niente è piccolo, niente è alto, niente è basso,.

Non importa quello che si studia nel D.S., ma si deve sempre metterlo in relazione con queste idee basilari.

Feci osservare che questo è un genere di esercizio mentale che deve essere estremamente faticoso. H.P.B. sorrise e fece un cenno col capo. Si può non essere matti (ella disse) e cacciarsi in una gabbia di matti se ci si sforza troppo all’inizio. Il cervello è lo strumento per la coscienza di veglia e ogni immagine mentale conscia che viene formata comporta il cambiamento e la distruzione di atomi del cervello. L’attività intellettuale ordinaria si muove su dei sentieri del cervello ben battuti e non provoca dei cambiamenti improvvisi e degli sfaceli della sua sostanza, ma questo nuovo genere di sforzo mentale richiede qualcosa di molto differente, richiede cioè di scavare dei nuovi “percorsi cerebrali”, la sistemazione in un ordine diverso delle piccole vite del cervello. Se ci si sforza senza giudizio si possono causare dei seri guai fisici al cervello.

Questo modo di pensare (dice lei) è quello che gli indiani chiamano jnana yoga. Progredendo nello jnana yoga sorgono delle concezioni che, sebbene se ne sia consci, non si possono esprimere, nè formulare, con delle immagini mentali. Col passare del tempo queste concezioni si trasformano in immagini mentali. Questo è il momento di stare in guardia e di evitare di illudersi con l’idea che l’immagine nuova e meravigliosa che si è trovata debba rappresentare la realtà. Non lo è. Procedendo si trova che l’immagine che prima si ammirava è diventata noiosa e insoddisfacente per poi finalmente svanire o venire espulsa. Questo è un altro punto pericoloso, poiché in quel momento uno è lasciato nel vuoto, senza un’idea a sostenerlo, e può essere tentato di risuscitare l’immagine abbandonata non avendo di meglio su cui arrampicarsi. Naturalmente il vero studioso lavorerà con distacco e, quanto prima, giungeranno ancora dei barlumi informali che faranno poi sorgere una immagine più ampia e più bella della precedente. Ma l’apprendista ora saprà che nessuna immagine rappresenterà mai la Verità. E che anche quest’ultima splendida immagine diventerà noiosa e svanirà come le altre. Si procede così, finchè alla fine la mente e le sue immagini vengono trascese e l’apprendista entra e si stabilisce nel mondo INFORMALE, del quale ogni forma è, in piccolo, il riflesso.

Il vero studioso del La Dottrina Segreta è uno jnana yogi e questa via dello yoga è la vera via per lo studioso occidentale. La Dottrina Segreta è stato scritto per fornirgli dei segnali su questa strada.

(Una nota ulteriore: ho riletto questa esposizione del suo insegnamento a H.P.B., chiedendole se l’avevo capita bene. Lei ha detto che sono uno stupido testone se penso che qualcosa possa essere reso in modo corretto con delle parole. Ma ha sorriso e ha anche annuito e ha detto che ho capito meglio di quanto avesse mai fatto qualcun altro e meglio di come l’avrebbe fatto Lei stessa).

Mi stupisco di essere arrivato a tutto questo. Bisognerebbe che venisse comunicato a tutti, ma sono troppo vecchio per farlo. Con H.P.B. mi sento come un bambino, tuttavia adesso ho venti anni più di Lei.

26 Lei è molto cambiata da quando l’ho incontrata due anni fa. Il suo comportamento di fronte a una malattia terribile è meraviglioso. Se uno non sapesse niente e non credesse in niente H.P.B. lo convincerebbe che lei è come assente, al di là del corpo e del cervello. Specialmente durante questi ultimi incontri, sento come se, essendo Lei diventata così debole fisicamente, noi ricevessimo degli insegnamenti da una sfera superiore. Ci sembra di avvertire e CONOSCERE quello che lei dice, più che udirlo con le nostre orecchie fisiche. “X” ha detto la stessa cosa l’altra sera.

(Sgd.) Robert Bowen, Cmdr. Royal Navy. 19 aprile 1891.

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APPENDICE B GLOSSARIO AMPLIATO

[Gli asterischi contrassegnano le voci tratte dal Theosophical Glossary di H. P. Blavatsky - Per permettere la codifica a 7 bit e una pronuncia facilitata le vocali lunghe sono state raddoppiate, invece di usare segni diacritici]

* Aakaasha: L’essenza spirituale sottile che pervade tutto lo spazio Akarma: inazione

Anta: fine

Antahkarana: mente

Apara: inferiore

Asat.h: che appare irreale, irreale

Daurmanasya: disperazione

* Dhyaan chohans: le intelligenze divine incaricate di controllare il cosmo (vedi arcangeli).

* Dzyan: Sapienza, conoscenza divina.

* Kaarana: causa

* Karma: letteralmente azione – l’universale legge di causa ed effetto che regola la rinascita e il mondo del samsara

KarmaaNaM: i frutti delle azioni KarmaaNi: le azioni

KarmabandhaM: obbligo di reazione

Karmajaan.h: prodotto da lavoro

KarmaNaa: dal lavoro

KarmaNi: in azione

Karmaphala: il risultato di un’azione

Karmaphala: il risultato di un’azione

KarmaphalaM: i risultati di tutte le attività

KarmasaN^ginaaM: chi è attaccato ai frutti del lavoro.

Karmasu: in tutte le attività

Karma-viparyaya: m. perversità di azione, azione perversa, errore.

* Mahat: intelligenza e coscienza universale, coscienza cosmica.

Mahat.h: grande uomo

Mahattonmaada: macromania

Mahattva: grandezza

28 * Manas: mente - il principio dell’uomo che si reincarna, l’Ego superiore - la capacità di ragionare della

mente.

Manasaa: per la mente

* Manvantara: un periodo di manifestazione o di attività cosmica, n. epoca, il periodo o età di un Manu (che comprende circa 71 {mahaa-yugas} [vedi], che sono ritenuti corrispondenti a 12.000 anni divini o a 4.320.000 anni umani ossia a 1/14° di un giorno di Brahmaa.

* Maayaa: illusione – il potere cosmico che rende possibile l’esistenza fenomenica. .

Mula: radice

* Mulaprakriti: la sostanza indifferenziata – la radice della materia. * Naastika: ateo, o meglio, chi non adora dèi o idoli.

NnityasattvasthaH: in uno stato di pura esistenza spirituale.

Paraa: superiore - universale - al di là – supremo - altro.

* Parabrahman: al di là del Brahman - l’universale principio impersonale e senza nome – l’Assoluto.

ParaaM: trascendentale

Paraamaanasashaastra: parapsicologia

Paramaartha: il fine massimo

* Prakriti: la natura in generale, come sostanza originale. (l’eterna natura)

* Pralaya: un periodo di riposo tra i manvantara, ossia i periodi di attività.

* Purusha: spirito

SamaasataH: in sintesi.

Samudaaya-satya: l’apparente realtà di un aggregato.

Samvr.tti-satya: verità empirica

Sarva-karma-sannyaasa: onniscienza

* Sat: l’unica realtà sempre presente - l’essenza divina o esseità.

Sat-asat: reale-irreale

Satkaarya: lavoro buono o utile, particolarmente utile a molti.

Sattva: forza interiore, ordine, la qualità della bontà naturale in tutto.

Satya: onestà - verità.

Satyasya satyam: la verità della verità.

Satyopaadhi: vera limitazione

Sumanasya: benevolenza

* Upaadhi: una base o il veicolo di qualcosa di meno materiale di sè stessa.

FINE