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Direzione, Redazione, Amministrazione: via Colombo, 35 - tel 0523 596511-Poste Italiane spa - Sped.in a.p.-D.L.353/2003 (conv.in l.27/02/2004 n.46)-art.1 comma 1-DCB Piacenza-Costo abbonamento annuo: euro 11-Pagamento assolto tramite versamento quota associativa-contiene i.p. LA VOCE DEI C oltivatori Anno LXIII N° 10 NOVEMBRE 2011 PERIODICO DELLA FEDERAZIONE PROVINCIALE COLDIRETTI PIACENZA A PIACENZA ARRIVA LA BOTTEGA DI CAMPAGNA AMICA

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mensile la voce dei coltivatori novembre 2011

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LAVOCE

DEI ColtivatoriAnno LXIII N° 10

NOVEMBRE 2011 PERIODICO DELLA FEDERAZIONE PROVINCIALE COLDIRETTI PIACENZA

A PIACENZA ARRIVALA BOTTEGA DI CAMPAGNA AMICA

SOMMARIO

LAVOCE

DEIColtivatori Periodico della Federazione Provinciale Coldiretti di Piacenza

Direzione, Redazione e Amministrazione:FEDERAZIONE PROVINCIALECOLDIRETTI DI PIACENZAPalazzo dell’Agricoltura29122 Piacenza via Colombo, 35Tel. 0523 596511Fax 0523 596596E-mail: [email protected]

Autorizzazione Tribunale di Piacenza:n. 71 del 24 Aprile 1953

DIRETTORE RESPONSABILEMassimo Albano

COMITATO EDITORIALE Antonella Bazzini, Dario Panelli, Elisabetta Montesissa, Laura Barbieri, Luca Piacenza, Maria Luisa Cassi, Maurizio Maffi

HANNO COLLABORATOChiara Ghilardelli, Cinzia Pastorelli, Massimo Vignati, Nadia Marcotti, Riccardo Piras, don Stefano Segalini, Sabrina Cliti

PROGETTO GRAFICO & IMPAGINAZIONE Massimo Covati

FOTO Archivio Coldiretti - Neodos

FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPAGrafiche Lama s.r.l.

Il periodico ha una tiratura di 9.500 copie.Viene spedito ai Soci in regola con la quotaassociativa. Non è in vendita.Titolare del trattamento dei dati personali nelle banche dati di uso redazionale è Federazione Provinciale Coldiretti di Piacenza. Gli interessati potranno esercitare i diritti previsti dal Dl.Lgs 196/2003 in materia di protezione dei dati personali, telefonando al n. 0523 596511, e-mail: [email protected]

© tutti i diritti riservati

Questo numero è stato chiuso in redazione il 9 novembre 2011

in copertina:A PIACENZA ARRIVALA BOTTEGA DI CAMPAGNA AMICA

ANNO LXIII - N. 10 - NOVEMBRE 2011

1LA VOCE DEI Coltivatori

Editoriale Crisi, non prestiamoci al gioco di chi l’ha causata ................................................................................................. 2

Sindacale MacFrut 2011 ............................................................................................................................................2PAC - dopo il 2013: quale sviluppo per l’agricoltura piacentina ......................................................................4Burocrazia: Regione Emilia Romagna promossa per finanziamenti ad aziende agricole.... ...............................7Italia leader in Europa per numero di imprese bio .........................................................................................8Stop definitivo all’arrivo dello yogurt col latte concentrato o in polvere ..........................................................10L’Italia batte la Francia nell’export di formaggi .............................................................................................10CreditAgri Emilia Romagna informa ............................................................................................................11Il messaggio di Don Stefano Segalini ..........................................................................................................13

SpecialeXI Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’ Alimentazione .......................................................................14

EtichettopoliCronache dal mondo delle etichette ...........................................................................................................21

Iniziative ColdirettiLa mia merenda: sana locale stagionale .....................................................................................................22Il mercato di Campagna Amica al palio del fungaiolo di San Giorgio..............................................................23La fiera fredda di Lugagnano è riscaldata dal mercato di Campagna Amica ..................................................25

Eventi e notizie dal mondo agricoloLa Voce della Cattolica ..............................................................................................................................26Consorzio Fitosanitario: azione decisiva per prevenire le emergenze .............................................................27Biogas “locale” per valorizzare il territorio e tutelare l’ambiente ....................................................................29

TecnicoLa strada per la ruralità .............................................................................................................................30Apicoltura .................................................................................................................................................32Uve e produzione vino 2011 ......................................................................................................................33

Fiscale PagheManovra economica e articolo 8 ................................................................................................................35

EpacaI pensionati di Coldiretti in crociera .............................................................................................................37

Le pagine del CapVarie .......................................................................................................................................................40

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L’ortofrutta sorpassa il vino e diventa la prima voce dell’export agroalimentare nazionale nel 2011, anche se l’anno in

corso è stato uno dei peggiori per gli agricoltori del settore. Sono i temi emersi dall’analisi della Coldiretti presentata in occasione dell’incontro su “Una filiera agricola per l’ortofrutta italia-na” al Macfrut di Cesena, sulla base dei dati Istat relativi ai primi sei mesi del 2011. Il valore delle esportazioni di frutta e verdura è risultato pari a 2,028 miliardi di euro supe-riore di qualche migliaio di euro a quello del vino che, seppur in crescita, si ferma a 2,025 miliardi di euro, nel semestre. Il risultato è sta-to ottenuto nonostante il fatto che il principale mercato di sbocco, con quasi un terzo del fattu-rato, sia la Germania, dove nel giugno 2011 si è verificata la psicosi ingiustificata nei consu-mi determinata dal batterio killer Escherichia coli. Sono arrivati sulle tavole degli stranieri ben il 75 per cento della produzione nazionale di kiwi, il 50 per cento delle mele e del 40 per cento dell’uva Made in Italy.Le performance sui mercati esteri sono state ac-compagnate a livello nazionale da un aumen-to degli acquisti familiari di frutta del 6,4 per cento in valore (ma un calo in quantità del 2,7 per cento), che devono essere però confermate nella seconda metà dell’ anno. Quello che è certo è però che i riscontri positivi sul mercato non si sono trasferiti ai produttori ortofruttico-li italiani per i quali il 2011 è stato uno degli anni peggiori. Per i produttori italiani di pesche nell’estate si è verificato un crack da 300 milioni di euro per effetto del crollo dei prezzi pagati ai produtto-ri che sono scesi sotto i 30 centesimi al chilo, un valore inferiore a quello di dieci anni fa, mentre le importazioni in Italia di pesche dalla Spagna sono praticamente raddoppiate (+78 per cento) a giugno.I motivi di queste difficoltà strutturali sono sta-ti spiegati dallo studio presentato all’incontro della Coldiretti dall’economista Gian Luca Ba-gnara che ha evidenziato che sul mercato co-

munitario delle pesche e nettarine l’Italia, con il 39 per cento della produzione, e la Spagna (26 per cento) sono i principali players insie-me a Grecia (20 per cento) e Francia (8 per cento). Se Italia e Spagna hanno pressoché gli stessi costi di produzione all’impresa agricola (appena 0,05 centesimi al chilo di differenza), il costo della lavorazione dopo la raccolta è per l’Italia pari a 0,40 euro al chilo, quasi il doppio dei 0,25 euro al chilo dei concorrenti spagnoli. Le ragioni vanno ricercate nella maggiore rigidità degli investimenti con una sottou-tilizzazione delle immobilizzazioni dovuta anche a una mancanza di pianificazione e qualificazione dell’offerta. Per semplificare, dall’analisi emergono troppi frigoriferi mezzi vuoti, basso valore aggiunto e scarsa program-mazione. L’ eccessiva concentrazione dell’of-ferta nazionale nei mesi di luglio e agosto ha favorito l’invasione del mercato comunitario e nazionale da parte della Spagna a giugno con le varietà precoci. La cattiva utilizzazione dei fondi pubblici destinati al settore dall’Unione Europea attraverso i piani operativi è stata de-nunciata dall’analisi presentata dal vicepresi-dente dell’Unaproa Antonio Schiavelli secondo il quale appena il 5 per cento delle risorse viene destinato direttamente alle imprese agricole. “Bisogna ristrutturare il sistema di filiera perché il sistema non puo’ piu’ sopportare un costo per la concentra-zione e distribuzione dell’ ortofrutta che è quasi il doppio della Spagna”, ha affermato il presidente della Col-diretti Sergio Marini nel sottolineare che “bisogna rafforzare il potere con-trattuale nei confronti della distri-buzione commerciale perché non c’è dubbio che su questo punto il sistema dell’offerta organizzata, anche quella dei grandi numeri, ha completamente fallito l’obiettivo per cui è nata”.A causa delle inefficienze e delle eccessive in-termediazioni nel passaggio della frutta dall’a-zienda agricola al carrello della spesa i prezzi

CRISI, NON PRESTIAMOCIAL GIOCO DI CHI L’HA CAUSATAIn queste settimane c’è un bel dibattito nel Paese, tutti ci esercitiamo su quello che sembra essere il tormentone del momento, ovvero dove va l’Italia, come si salverà e, soprattutto, chi la salve-rà!Le stesse forze sociali sono chiamate ad un’assun-zione di responsabilità insolita, si interrogano, si incontrano, propongono. Ebbene, potremmo ralle-grarci, sembrano infat-ti emergere una nuova consapevolezza e senso civico che sono merce rara in un Paese come il nostro e di cui sentivamo tutti il bisogno.Una sola preoccupazio-ne: non è che dietro tanto protagonismo si muovono anche coloro che prima la crisi l’hanno causata, lu-crandoci sopra, e che oggi impartiscono lezioni di risanamento dei conti?Intendiamoci, la situazione è pesante, eccome se lo è, ma le forze sane del Paese non si prestino al gioco. Il mandante è colpevole quanto l’assassino!

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Sergio MariniPresidente Nazionale Coldiretti

EDITORIALEEDITORIALE

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almeno triplicano (+200 per cento) ma pos-sono anche quadruplicare (+294 per cento) per la filiera lunga (presenza di 3 o 4 inter-mediari tra produttore e distributore finale), secondo l’ultima indagine dell’Antitrust sul settore ortofrutticolo. Si sta allargando senza giustificazioni la forbice dei prezzi della frut-ta e verdura fresca tra produzione e consumo. Una situazione che danneggia i consumatori che potrebbero acquistare maggiori quantità e a condizioni piu’ vantaggiose, ma anche gli agricoltori costretti a lavorare in perdita.Ma gli effetti si sono fatti sentire anche sul lato della produzione a causa del taglio dei reddi-ti dei produttori. In Italia, negli ultimi dieci anni, è scomparso circa un terzo del frutteto

italiano, con effetti sull’economia, l’occupa-zione e il paesaggio della campagna italiana. Una tendenza che mette a rischio un settore che ha conquistato la leadership in Europa sul piano qualitativo e quantitativo in cui opera-no 300mila imprese ortofrutticole nazionali specializzate per una produzione attorno ai 25 milioni di tonnellate, per fresco e trasformato, che genera un fatturato di oltre 11 miliardi di euro e garantisce occupazione per 50 milioni di giornate di lavoro. Tutti coloro che desiderassero ascol-tare l’intervento del Presidente na-zionale Sergio Marini al Mac Frut, possono richiedere la registrazione al proprio ufficio Coldiretti

Marini: “IL SISTEMADELL’OFFERTA ORGANIZZATA HA COMPLETAMENTE FALLITO L’OBIETTIVO PER CUI E’ NATA”

Al Mac Frut con coerenza

e trasparenza,

Marini denuncia

le anomalie di un sistema

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DOPO IL 2013: QUALE SVILUPPO

PER L’AGRICOLTURA PIACENTINA

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PACFocalizzare gli obiettivi della nuova PAC è difficile se si cerca di inquadrarne le conseguenze dell’applicazione a livello nazionale: cercare di capire quali saranno le implicazioni per l’agricoltura piacentina potrebbe sembrare quantomeno prematuro se non impossibile. Evidentemente non è così e lo dimostra il brillante risultato del convegno che, in questo senso, è stato decisamente un successo.

Tutte le persone che sono rimaste ad ascoltare fino alla fine i relatori in Sala Bertonazzi all’ultimo piano del Palazzo dell’Agricoltura, hanno dimostrato il grande interesse per l’argomento, magistral-

mente sviscerato grazie alla capacità comunicativa del professor Frasca-relli dell’Università di Perugia e del professor Canali della Cattolica di Piacenza che, coordinati da Luca Piacenza vicedirettore provinciale di Coldiretti, hanno aperto i lavori chiusi poi da Stefano Leporati, referente Confederale Economico di Coldiretti, e dal Presidente Luigi Bisi.

Il momento di riflessione si è reso necessario perché quello che si apre è un anno cruciale, che porterà a discutere quella che per ora è solo una bozza presentata il 12 ottobre scorso, sulla direzione che prenderà nei prossimi anni la Politica Agricola, in particolare nel periodo tra il 2013 e il 2020.

Frascarelli ha messo a fuoco la struttura giuridica della nuova Pac che non è cambiata ed è formata sempre da due pilastri (il 1° e il 2°) e da quattro regolamenti (pagamenti diretti, Ocm unica, sviluppo rurale e finanziamento della Pac).

Per ogni Stato membro viene fissato un massimale per i pagamenti di-retti e, per l’Italia, il massimale, nel 2014, sarà pari a 4,024 miliardi di euro che, in seguito al processo di convergenza (ridistribuzione degli

aiuti fra Stati Membri), si ridurrà a 3,842 nel 2019 (ovvero -4,5%). Se consideriamo il 2013, il massimale per l’Italia sarà di 4,125 miliardi di euro e, di conseguenza, la diminuzione nel 2019 sarà del 6,9%.

Il peso sul bilancio dell’Unione Europea si ridurrà totalmente per un 12%, con una serie di meccanismi tesi a eliminare l’attuale disparità fra i diversi pagamenti diretti del 1° pilastro, che gradualmente convergeran-no verso un livello ad ettaro uguale per tutti. L’obiettivo è, per la prima volta dopo tanti anni, quello di produrre più cibo in seguito all’aumen-to del fabbisogno alimentare del pianeta. Ma non solo: agli agricoltori viene richiesto un graduale adeguamento alle esigenze di mercato, cui sempre più spesso dovranno rispondere. “Una novità di non poco conto, quest’ultima, anche perché, ha chiarito Frascarelli, l’agricoltore può ri-spondere agli input del mercato molto più rapidamente ed efficacemente di quanto possa fare un qualsiasi provvedimento comunitario, che, a causa dei tempi di elaborazione, proposta, discussione, emanazione, di-venta operativo quando ormai l’esigenza del mercato è cambiata”.

“Alcuni provvedimenti come il greening, ha ribadito il professore dell’U-niversità di Perugia, introducono esplicitamente l’aiuto agli agricoltori in quanto custodi dell’importantissimo patrimonio ambientale su cui operano: rientrano a pieno titolo tra questi, tutti quelli che mantengo-

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no impostazioni aziendali tese al mantenimento dei pascoli, le colture biologiche o la diversificazione colturale. Importanti novità riguardano inoltre l’interesse rinnovato per le aree svantaggiate, cui possono essere assegnate risorse in più fino a un 5% sul massimale nazionale. Un altro capitolo di non trascurabile importanza è l’attenzione dedicata sia ai giovani che ai piccoli agricoltori.”

Le conseguenze della nuova PAC sull’agricoltura piacentina sono da sempre monitorate dall’Istituto di Economia Agroalimentare dellUniver-sità Cattolica, che con il Prof. Canali ha posto l’attenzione sui mezzi di cui si servirà l’Unione per operare sul settore. Diventa nodale il ruolo del-le Organizzazioni di Produttori (OP) che rappresentano uno strumento fondamentale per veicolare la politica comunitaria. Vengono inserite nuove procedure per emergenze di mercato causate da eventi eccezio-nali. Importanti innovazioni coinvolgono i regolamenti sulle DOP e IGP, che se adeguatamente sfuttate possono garantire un effettivo vantaggio competitivo, in particolare nelle realtà agroalimentari come quella pia-centina, che sarà agevolata quanto più riuscirà a distinguersi qualitati-vamente sul mercato. La ripartizione delle risorse sarà fortemente condi-zionata dalla regionalizzazione che potrà essere nazionale o regionale. “Sarebbe ideale, secondo Canali, se anche per gli aiuti si potesse lavorare non solo sulla base degli ettari investiti ma anche sul valore aggiunto

delle produzioni: quelle che da tempo garantiscono un saldo positivo sulla nostra bilancia commerciale agroalimentare”.

Sullo sviluppo rurale, che vede ridotto il numero delle misure (da 40 a 23), è canalizzata nuova energia attraverso tre obiettivi principali: la competitività, la gestione sostenibile delle risorse naturali e lo sviluppo equilibrato dei territori rurali.

Particolare rilievo è stato dato da Stefano Leporati dell’area economica della Confederazione Nazionale Coldiretti alla sostenibilità ambientale dell’agricoltura e al fondamentale ruolo che hanno gli agricoltori in ter-ritori particolari come la collina e la montagna.

Il Presidente Bisi, nel chiudere il confronto, ha enfatizzato il ruolo degli agricoltori che da sempre operano a tutela dell’ambiente e delle pro-duzioni di qualità, diversificate, legate al territorio, con un successo commerciale che non sempre dipende dal livello di contributi percepiti; “Codiretti da sempre vuole superare il concetto di agricoltura produttrice di commodities, per arrivare al concetto di agricoltura sostenibile pro-duttrice di cibo di qualità e sicuro, anticipando da almeno un decennio, gli orientamenti attuali dell’Unione Europea”.

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COLDIRETTI PIACENZA

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Lo sostiene Coldiretti Emilia Romagna, che plaude alla velocità con cui la Regione ha ge-stito i 140 milioni di euro dei pagamenti Pac, al punto che 92 milioni sono già sulla via di essere versati alle casse delle aziende.A fronte di questo snellimento burocratico – attacca Coldiretti – la Regione sembra inten-zionata invece ad impantanarsi nelle secche di una riforma della gestione dei parchi e delle aree protette che allontanano la governance di questi importanti strumenti di gestione am-bientale dalle comunità che nei parchi vivono e lavorano, in particolare gli agricoltori che hanno le loro aziende all’interno dei 265 mila ettari di aree protette dell’Emilia Romagna. Con una proposta che non è stata confrontata con le organizzazioni imprenditoriali – sostie-

ne Coldiretti – l’assessore all’Ambiente, Sabri-na Freda, in un momento in cui si sta predi-sponendo una legge per la semplificazione e lo snellimento della pubblica amministrazione, compresa la riduzione degli enti in sovran-numero, arriva a costituire ben cinque nuovi enti per le aree protette. In più – continua l’or-ganizzazione dei coltivatori – apre lo spazio a possibili operazioni di nepotismo, perché a gestire il sistema delle aree protette, potrebbero non essere le massime rappresentanze istitu-zionali, come sindaci, presidenti delle Province e della Regione o gli assessori competenti, che assicurerebbero la presenza diretta in questi enti delle istituzioni nei confronti dei cittadini. La proposta della regione invece prevede che a gestire i parchi possano essere genericamente

delegati dei sindaci e dei presidenti. In questo modo commenta Coldiretti – si dà la stura alla nomina di parenti, amici, amici degli amici, ex assessori ed ex politici senza poltrona. E’ un film già visto troppe volte e che bisogna asso-lutamente fermare, per questo Coldiretti ha già predisposto una sua precisa proposta ed è pron-ta a portarla all’attenzione della Regione appe-na questa vorrà dare maggiore spazio al dibat-tito sulla gestione di aree che con due parchi nazionali, un parco interregionale, 14 parchi regionali, 33 aree di riequilibrio ecologico, 3 Paesaggi naturali e seminaturali, 153 siti della rete Natura 2000, raggiungono 265 mila ettari, pari la 14% dell’intera superficie regionale.

Burocrazia:Regione Emilia RomagnaPROMOSSA PER FINANZIAMENTI AD AZIENDE AGRICOLEBOCCIATA SULLA RIFORMADI PARCHI E AREE PROTETTE

Regione Emilia Romagna a singhiozzo sul fronte agricolo e ambientale. Mentre da un lato azzera i passaggi burocratici nei pagamenti dei fondi Pac alle aziende agricole, dall’altro cerca di creare un sistema di gestione di parchi e aree protette che mira solo a salvaguardare “la casta”.

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“I consumatori hanno oggi la possibilità di acquistare prodotti biologici locali di qualità al giusto prezzo direttamente dagli agricol-tori attraverso la nostra rete di vendita diretta di Campagna Amica (www.campagnamica.it) che puo’ contare su migliaia di punti vendita tra spacci aziendali, mercati e botteghe, dove hanno fatto acquisti 8,3 milioni di italiani in un solo anno” ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini durante la Biodome-nica, nel sottolineare che “la sfida deve partire dalle scuole con un milione e mezzo di bam-bini che ogni giorno pranza in mensa dove occorre aumentare l’offerta di pasti con cibi di stagione e locali”. Un impegno da realizzare, ha concluso Marini, in un Paese come l’Italia che è l’unico al mondo che puo’ contare sulla leadership europea nella produzione biologica (con un milione di ettari coltivati e quasi cin-quantamila imprese).

Il biologico è una risposata concreta alla crisi

economica e climatica, si promuove un model-lo economico che crea occupazione in partico-lare giovanile e pone il rispetto dell’ambiente e la qualità del cibo al centro del nostro agire

Come evidenziato nel dossier I valori del bio, l’analisi degli ultimi sei anni di consumi bio-logici italiani e dei relativi canali di distribu-zione - gruppi di acquisto solidale, spaccio in azienda, mercatini bio, e-commerce, consumi extra-domestici, agriturismo, mense scolasti-che - dimostra che questi sistemi di distribu-zione alternativi sono cresciuti mediamente del 76,4% e che sono ormai competitivi con i sistemi tradizionali – grande distribuzione organizzata innanzitutto – perché riescono a garantire la qualità del prodotto insieme a un ritorno economico, sociale e ambientale con-veniente per tutti, e a lungo termine.

I dati confermano che la filiera corta, grazie all’eliminazione di alcuni passaggi commer-ciali, consente di abbattere il prezzo finale, con

vantaggi per il consumatore ma anche per il produttore, che sempre più spesso utilizza que-sto canale alternativo. Nella formazione del prezzo, infatti, il peso della produzione supera molto raramente il 50% del prezzo finale, men-tre è notevole il peso percentuale del ricarico del punto vendita (dal 30% al 40%). Di qui, la convenienza per i consumatori ad acquistare i prodotti biologici direttamente dai produttori agricoli. Una convenienza per altro ampia-mente dimostrata dalle rilevazioni sui prezzi dell’Ismea. Ad eccezione di alcune fattispecie, i prodotti ortofrutticoli acquistati direttamen-te dal produttore presentano un prezzo che è quasi la metà di quello della distribuzione tra-dizionale.

Ma il bio non è solo buono, giusto e convenien-te, è anche ‘green’. Un fattore che, in epoca di mutamenti climatici, diventa sempre più de-terminante. Non a caso la Commissione euro-pea, per rispettare gli impegni assunti a livello

ITALIALEADER IN EUROPA

PER NUMERO DI

IMPRESE BIO Biologico risposta vera alla crisi e alla disoccupazioneCanali di distribuzione alternativi +76,4% in sei anni; prezzi in vendita diretta -50% circa, rispetto ai prezzi al consumo; dalle pratiche agro-ecologiche un potenziale di riduzione delle emissioni dell’agricoltura del 90%.

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internazionale di riduzione delle emissioni di gas serra dell’80-95% entro il 2050 (rispetto ai livelli del 1990), ha fissato degli obiettivi di mitigazione al settore agricolo che dovrebbero prevedere una diminuzione tra il 42-49% delle emissioni.

Per quanto riguarda l’Italia, le emissioni di gas serra dell’agricoltura hanno già mostrato un trend in riduzione del 15%, ma l’agricol-tura e la silvicoltura hanno le potenzialità per raggiungere ulteriori obiettivi di mitigazione, a condizione che vengano messe a disposizione risorse aggiuntive rispetto a quelle attualmen-te previste, per l’incentivazione delle pratiche agricole orientate a una migliore gestione dei suoli agricoli, dei pascoli, dell’irrigazione, al recupero dei suoli organici e alla produzione di bioenergia” Ad oggi, diversi studi scientifici hanno evidenziato come l’agricoltura biologi-ca rappresenti una valida alternativa a quella convenzionale per quanto riguarda la minore emissione di gas serra, i minori consumi ener-getici e la maggior capacità di adattamento alle variazioni climatiche.

Relativamente al solo canale domestico, le rileva-zioni Ismea dei primi quattro mesi 2011 indicano una crescita della spesa di prodotti biologici con-fezionati dell’11,5% rispetto allo stesso periodo del 2010, confermando il trend positivo registrato lo scorso anno (+11,6% sul 2009).

Tra le diverse categorie a primeggiare sono gli orto-frutticoli, seguiti dai lattiero-caseari e dai prodotti per la prima colazione. Rilevante anche il peso di bevande, uova e prodotti specifici per l’infanzia.

I dati piu’ recenti, sempre in termini di spesa, at-testano una crescita degli acquisti particolarmente sostenuta, nei primi quattro mesi del 2011, per

latte e derivati (+20,4% rispetto allo stesso perio-do del 2010), bevande (+13,9%) e prodotti per la prima colazione (+10,4%). Avanzano anche frutta e ortaggi (+8,5%), che concentrano il 21,7% della spesa bio. Pasta e riso crescono a un tasso parti-colarmente sostenuto, superiore al 30% secondo le rilevazioni dell’Ismea, sfiorando il 5% di quota, mentre segnano il passo gli acquisti di prodotti per l’infanzia (-7,7%), oli (-20,3%), pane e sostituti (-11,3%) e condimenti vari (-20,5%).

A livello di singole referenze, le piu’ presenti nel carrello degli italiani sono uova e latte fresco, con quote rispettivamente dell’8,5 e dell’8 per cento sulla spesa totale e incrementi su base annua del

7 e del 32 per cento.

La lista dei prodotti bio piu’ gettonati prosegue con yogurt (+8,8% l’incremento in questa prima parte del 2011), bevande alla soia (-0,6%) e succhi di frutta (+40,3%). Arretrano, tra gennaio e aprile 2011, gli acquisti di omogeneizzati (-4,6%), men-tre segna un balzo in avanti del 35% la pasta di semola. In controtendenza, rispetto alla dinamica generale, gli oli di oliva che accusano un meno 17% su base annua. Bene invece miele, confettu-re e frollini, con incrementi anche per latte Uht e infusi vari.

Anche per i formaggi biologici i dati di quest’an-no (+7,2% in quantità) confermano l’andamento sostenuto dei consumi già rilevato nel 2010. Le referenze bio mostrano inoltre una dinamica in controtendenza rispetto a quella dei formaggi con-venzionali, che nel 2010 erano arretrati dello 0,8%, cedendo un altro 0,7% nel primi 4 mesi del 2011.

Rilevante il ruolo dei freschi, con mozzarella e ri-cotta in prima fila, e quello dei grana Dop nella versione bio. Per un comparto, quello in generale dei lattiero-caseari biologici, che a detta anche dei produttori e dei distributori del canale moderno, seppure ancora di nicchia, registra, a fronte di un trend particolarmente favorevole, un crescente in-teresse del trade anche non specializzato.

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Analisi ISMEA sul biologico

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LA VOCE DEI Coltivatori

Storica vittoria dell’Italia sulla Fran-cia nel derby del formaggio con le esportazioni di formaggi Made in

Italy che sono aumentate del 12 per cen-to in quantità nel paese piu’ nazionalista del mondo togliendo spazio sugli scaffali d’Oltralpe a Camembert, Brie, Roquefort e alle altre specialità locali che, come ricordava Charles De Gaulle, sono i pro-dotti piu’ rappresentativi del Paese. Si è verificato un crollo delle esportazioni di formaggi francesi in Italia con una ridu-zione media del 3 per cento, sulla base dei dati Istat relativi ai primi sette mesi del 2011. Il risultato - precisa la Coldiretti - è sta-ta una drastica inversione di tendenza rispetto al 2010: i consumi di formaggi italiani Oltralpe hanno superato nel 2011 quelli di formaggi francesi nel Belpaese. Se buone performance si sono avute per l’intera produzione casearia Made in Italy, un contributo determinante a vincere il match è venuto dai due formaggi simbolo del tricolore quali il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano le cui esportazioni in quantità sono aumentate del 12 per cento e che si confermano i piu’ apprezzati nel Paese transalpino.

L’Italiabatte la

Francia nell’export diformaggi

SINDACALESINDACALE

STOP DEFINITIVO ALL’ARRIVO DELLOYOGURT COL LATTE CONCENTRATOO IN POLVERE

COLDIRETTI PIACENZA

Il divieto è una rispo-sta chiara

ed importante alle esigenze di qualità e tra-sparenza dei con-sumatori ma anche all’impegno dei circa 40mila allevatori italiani che ogni giorno nelle stalle mungo-no latte fresco di grande qualità, ha commentato il presidente della Coldiretti, Sergio Marini. E’ stato definitivamente chiarito che lo yogurt in Italia si continuerà a fare con il latte fresco senza inganni, come si aspettano i consu-matori e gli allevatori. Le nostre preoccupazioni, ha continuato Marini, sono state raccolte positivamente dal Ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano in Consiglio dei Ministri dove è stato approvato un testo che fa definitivamente chiarezza. Una vittoria del Made in Italy ottenuta anche grazie alle rassicurazioni giunte dal presidente della Commissione Agricoltura della Camera Paolo Russo rispetto alla corretta inter-pretazione da dare al parere espresso dalla sua Commissione”.La modifica della norma, contro la quale Coldiretti era subito scesa in campo, era stata inizialmente giustificata con la necessità di ridurre i costi di trasporto, poiché il concentrato avrebbe occupato meno spazio del latte fresco, senza consi-derare tuttavia il forte impatto che ha sulle caratteristiche qualitative del prodotto in vendita. Un danno per i produttori perché si sarebbe consentito di utilizzare concentrato a basso prezzo importato anche da paesi extracomunitari invece del buon latte fresco delle campagne italiane.

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LA VOCE DEI Coltivatori

“Sinergia per competere”, questo lo slo-gan che ha aperto i lavori del forum pro-mosso da CreditAgri Italia, il consorzio nazionale di garanzia fidi della Coldiretti. Alla presenza dei referenti degli istituti bancari italiani più importanti, è stato fatto il punto sulle difficoltà che si riscontrano oggi nell’accesso al credito per le impre-se. Il presidente di CreditAgri Italia, Giorgio Piazza, dopo aver ricordato le tappe che hanno caratterizzato sino ad oggi il percor-so del Confidi, ha sottolineato la necessità di rafforzare sempre più il servizio del cre-dito di Coldiretti, che ben si inserisce nel progetto della filiera agricola tutta italiana, divenendone elemento imprescindibile. Dopo neppure un anno dall’unificazione delle 8 strutture presenti sul territorio na-zionale, CreditAgri Italia ha presentato la richiesta per entrare nell’albo degli «enti di garanzia vigilati» di Bankitalia. “In tempi brevi CreditAgri Italia - ha detto con soddi-sfazione Piazza - potrà allargare il campo di interventi, così come previsto dall’arti-colo 107 del Testo unico bancario, diven-tando una struttura di assistenza finanzia-ria a tutto campo per le imprese agricole, spaziando dal rilascio di garanzie collettive ai piani aziendali per l’accesso alle misure

di intervento dei piani di sviluppo rurale fino alle fideiussioni nei confronti di ammi-nistrazioni pubbliche”. Il consigliere dele-gato Roberto Grassa, sottolineando le cri-ticità dell’accesso al credito per le imprese agricole, ha ufficializzato l’impegno a por-re in essere strumenti innovativi proprio per rispondere a queste criticità mediante il supporto di un sistema di garanzie che fa capo a Sgfa - Ismea. Negli oltre 60 sportelli del Consorzio fidi è possibile infatti avviare le pratiche per la garanzia diretta fornita dall’Ismea che proprio un recente decreto ha allargato alle transazioni commerciali e al breve termine. Nel 2011 - ha spiegato Grassa - CreditAgri può garantire finanzia-menti per 200 milioni con una crescita di 10 milioni su base mensile; nel 2012 l’o-biettivo è di arrivare a quota 385,9 milioni. Vincenzo Gesmundo, segretario nazionale organizzativo di Coldiretti, ha parlato della strategicità di CreditAgri Italia nel progetto per una filiera agricola tutta italiana che

coinvolge, oltre alle aziende, anche coope-rative e Consorzi agrari. Il credito è uno dei servizi che l’organizzazione vuole offrire a tutte le imprese che hanno necessità di confrontarsi con il mercato, “quelle socie e quelle - ha detto Gesmundo - che ne vor-ranno far parte”. Il confronto con i partner bancari ha permesso una riflessione sul momento economico che stiamo attraver-sando, che pone l’agricoltura in difficoltà in termini di concessioni di finanziamenti. Dall’inizio dell’estate è partita la rinegozia-zione di accordi e tassi di interesse e Cre-ditAgri Italia rileva un aggravio del 40% del costo del denaro. Ora è necessario age-volare i finanziamenti anche per evitare di non utilizzare i fondi comuni perdendo in questo modo risorse comunitarie così come, purtroppo, sta succedendo, con i piani di sviluppo rurale. L’Italia rischia in-fatti di riconsegnare a Bruxelles oltre un miliardo di euro.

Creditagri:successo e consensi dopo il forum sul credito

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SINDACALESINDACALENOVEMBRE 2011

SINDACALESINDACALE

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COLDIRETTI PIACENZA

LA VOCE DEI Coltivatori

Le aziende agricole sono oggi inserite in un contesto competitivo caratterizzato da radicale trasformazione, con ruoli che tendono ad abbracciare tutta la filiera produttiva. In un simile scenario diventa sempre più impegnativo crescere, obiettivo che può essere raggiunto solo attraverso la scelta mirata di partner affidabili e professionali. Con una storica vocazione per il mondo dell’imprenditoria agricola e una forte prossimità territoriale, “cariparma ha assunto da tempo” un ruolo particolarmente attivo nel sostenere il comparto agricolo, offrendo servizi e iniziative rivolte a tutti i soggetti operanti nelle filiere produttive come latte, orto frutta, carne, cereali e riso, vino, olio, florovivaismo, agriturismo.

Solo grazie a questo forte knowhow e a confronto con le realtà rappresentative del comparto Cariparma ha messo a punto “Progetto Agricoltura”, il pacchetto di soluzioni pensate per dare risposte concrete agli operatori del settore.

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“Progetto Agricoltura” propone poi una ricca gamma di finanziamenti, adatti a soddisfare le esigenze più diversificate dell’impresa agricola:

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Grazie all’ampiezza della sua gamma, “Progetto Agricoltura” si rivolge a tutta la filiera produttiva e ai singoli comparti coinvolti, proponendo soluzioni mirate per il passaggio generazionale, il miglioramento delle strutture e della produttività, l’ampliamento e l’ammodernamento delle strutture, la specializzazione colturale, dotazionieattrezzature,manipolazioneetrasformazione,commercializzazionesuimercatinazionalieinternazionali,nonchépromozione,certificazioniqualitativee tutela del territorio. Al tempo stesso, presta molta attenzione alle filiere bioenergetiche e alla realizzazione di impianti finalizzati alla produzione di energia pulita, come il fotovoltaico e il bio gas, oltre a rivolgersi a coloro che svolgono attività complementari come agriturismo, ricettività, ospitalità, promozione e salvaguardia territoriale e del patrimonio rurale e forestale, degustazione di prodotti. Con il suo profilo, “Progetto Agricoltura” rappresenta uno strumento efficace e completo per consentire alle imprese agricole di oggi di poter contare su validi strumenti di credito e su un servizio di consulenza personalizzato per vincere la competitività all’interno di un sistema ormai globalizzato, dove l’investimento in tecnologia innovativa permette alle imprese di abbattere i costi di produzione e affrontare la sfida sui mercati mondiali.

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NOVEMBRE 2011

LA VOCE DEI Coltivatori

Don Stefano SegaliniConsigliere Ecclesiastico Provincialedi Coldiretti Piacenza

Carissimi amici e fratelli della Coldiretti,

la “Giornata del Ringraziamento”, è una tappa fondamentale per noi, perché siamo coscienti che senza l’aiuto del Signore non avremmo potuto compiere il nostro lavoro.

In questo tempo - in cui la crisi economica sta mettendo a dura prova anche le nostre fatiche - credo più che mai opportuno metterci in un atteggiamento di fiducia verso Colui che tutto può.

Voglio riprendere un passo del messaggio dei nostri vescovi in occasione della “Giornata del Ringraziamento”: “Quando non c’è Dio nella vita delle nostre campagne, anche il pane non solo non ci sazia, ma anzi si trasforma in pietra, pesante e rude. Quando viviamo nell’egoismo, nella chiusura del cuore e delle mani, nel latifondo e nei respingimenti, nell’inquinamento delle terre, nella speculazione sul grano, nel lavoro nero degli immigrati, il nostro pane diventa pietra e serve a innalzare muri tetri e invalicabili”. La Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro sottolinea con queste righe ciò che dobbiamo evitare nel nostro essere agricoltori cristiani, cioè di Cristo. Lo so che è difficile e tante volte ci verrebbe da dire che la Chiesa ci chiede troppo, ma è Gesù stesso il maestro che con la sua vita ci ha insegnato questo.

Nelle radici della nostra associazione c’è la dottrina sociale della Chiesa e quindi il Vangelo, che traggono alimento nei Sacramenti, in modo particolare nella Messa della Domenica, occasione settimanale che ci fa dono del riposo dalle nostre fatiche. I martiri africani di Abitene, nei primi secoli del cristianesimo, coniarono uno slogan che è ancora fondamentale per noi oggi: “Sine Dominico non possumus” cioè senza la Domenica non possiamo vivere. Quindi non è un peso ma una necessita per chi vuol vivere da cristiano santificare il giorno del Signore con la Messa.

Proseguendo nella sua lettera la Commissione Episcopale aggiunge: “Se, con la forza del Vangelo e la chiarezza della dottrina sociale della Chiesa, sapremo porre Dio al vertice di ogni nostra fatica, allora ogni lavoro diverrà pane che sazia, le nostre mani si apriranno all’accoglienza fraterna e gli immigrati saranno accolti e rispettati nella loro dignità di persone”.

Ci incoraggia che qualcuno ci aiuti e ci stimoli a vivere da “imprenditori agricoli intelligenti e attivi, capaci di speranza, pronti a investire, per “intraprendere” anche con notevoli rischi economici”.

Come sappiamo bene il futuro è nei giovani, e proprio a loro viene rivolto un pensiero bello e di incoraggiamento: “Vorremmo, in particolare, esprimere la nostra ammirazione e benedire l’opera di quei giovani imprenditori che hanno scelto di ritornare alla terra, nel lavoro agricolo. Essi sono cresciuti più del sei per cento in tutta Italia, indice di un riscoperto amore alla terra, scelta per vocazione e non per costrizione. È consolante constatare che proprio nell’agricoltura le nuove leve stanno ritrovando dignità e forza”.

Questo ci fa ben sperare e in qualche modo ci fa dire che avevamo ragione e ce l’abbiamo ancora oggi nel sostenere - in modo un po’ ostinato - che il lavoro della terra aiuta a entrare in contatto con il Creatore e di conseguenza crea anche nella società, seppur lentamente, uno stile di vita più vicino al Vangelo.

Non mi resta che continuare nella mia povertà a pregare nella santa Messa per ognuno di voi, giovani e anziani, ammalati e famiglie, perché ogni vostra tribolazione e fatica sia premiata per intercessione di Maria dal Padre Nostro che è nei cieli.

Un fraterno abbraccio del vostro assistente don Stefano Segalini

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LA VOCE DEI Coltivatori

14 LA VOCE DEI Coltivatori

14 LA VOCE DEI Coltivatori

SPECIALE FORUMSPECIALE FORUM COLDIRETTI PIACENZA

Lo spazio che “La Voce dei Coltivatori”, normalmente, dedica a personaggi autorevoli del mondo agricolo, nel mese di novembre è riservato al

SPECIALE FORUM

14 LA VOCE DEI Coltivatori

SPECIALE FORUM COLDIRETTI PIACENZA

XIFORUM INTERNAZIONALE

dell’Agricoltura e dell’ Alimentazione

Lo Stato italiano promuove le vendite all’estero della bresaola uru-guaiana ma anche la finocchiona, il salame toscano e il culatello prodotti negli Stati Uniti e venduti a New York dalla salumeria Rosi

del Gruppo Parmacotto il quale ha appena stipulato un vantaggioso ac-cordo che prevede un investimento di ben 11 milioni di euro nel proprio capitale sociale da parte di Simest, una società per azioni controllata dal Ministero dello Sviluppo Economico con la partecipazione di privati. Lo ha denunciato il presidente della Coldiretti Sergio Marini al Forum

Internazionale dell’alimentazione di Cernobbio. Il presidente Sergio Marini ha mostrato il culatello prodotto con carne statunitense a marchio “Salumeria Biellese” e la bresaola uruguaiana a marchio Parmacotto risultato dello shopping effettuato dalla task force della Coldiretti alla Salumeria Rosi a New York, 283 Amsterdam Avenue. Si tratta dell’importante punto vendita del gruppo Parmacotto che lo scorso 12 ottobre ha ricevuto l’impegno di un finanziamento pubblico da parte della Simest finalizzato “al potenziamento della struttura produt-

Si è tenuto il 21 e 22 ottobre 2011, l’undicesima edizione del Forum Inter-nazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldi-retti con la collaborazione dello studio Ambrosetti, a Villa d’Este a Cer-

nobbio, sul lago di Como. Il Forum, costituisce l’appuntamento annuale del settore che riunisce i maggiori esperti, opinionisti, ed esponenti del mondo ac-cademico nonché rappresentanti istituzionali, responsabili delle forze sociali, economiche, sindacali e politiche nazionali ed estere. anche con spazi culturali rappresentativi di una agricoltura che sa essere creativa ed innovativa. Al centro dei lavori della due giorni il contributo del Made in Italy agroalimentare alla crescita del Paese con la presentazione di studi, esperienze concrete ma anche di esposizioni curiose ed innovative.

COLDIRETTI DENUNCIA:

”Lo Stato italiano ‘vende’ la bresaola uruguaiana”

15LA VOCE DEI Coltivatori

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SPECIALE FORUMSPECIALE FORUMNOVEMBRE 2011

Lo spazio che “La Voce dei Coltivatori”, normalmente, dedica a personaggi autorevoli del mondo agricolo, nel mese di novembre è riservato al

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SPECIALE FORUMSPECIALE FORUMNOVEMBRE 2011

XIFORUM INTERNAZIONALE

dell’Agricoltura e dell’ Alimentazione

tiva e del processo di internazionalizzazione verso i mercati target, con particolare attenzione agli Usa, Francia e Germania, dove il Gruppo mira a consolidare la propria presenza”. Non è politicamente accettabile che lo Stato, che rappresenta tutti i cit-tadini italiani, finanzi direttamente o indirettamente la produzione o la distribuzione di prodotti alimentari che non hanno nulla a che fare con il tessuto produttivo del Paese ma che anzi - sottolinea Marini - fanno concorrenza sleale agli imprenditori impegnati nell’allevamento e nella produzione in Italia. In un momento di crisi si sprecano soldi per fa-vorire la delocalizzazione e non certo l’internazionalizzazione e si ali-menta - sostiene Marini - il giro di affari dell’Italian sounding che si stima superi i 60 miliardi di euro l’anno (164 milioni di euro al giorno), cifra 2,6 volte superiore rispetto all’attuale valore delle esportazioni ita-liane di prodotti agroalimentari. Gli effetti economici diretti dell’Italian sounding sulle esportazioni di prodotti agroalimentari realmente Made in Italy si traducono, inevitabilmente, in effetti indiretti sulla bilancia commerciale, in costante deficit nell’ultimo decennioUn danno per le imprese e un danno per il Pese. Quello che è piu’ grave è che la finanziaria di Stato rimane “reticente” anche dopo le denuncia pubblica che – ricorda Marini – abbiamo presentato alla Commissione Parlamentare di Inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pi-rateria in campo commerciale e al Ministero delle Politiche Agricole che ha addirittura istituito un tavolo di lavoro sulla vicenda dell’incredibile acquisto di quote da parte della Simest della società rumena denominata Lactitalia. Lactitalia ha sede in Romania e produce, utilizzando latte di pecora romeno e ungherese, formaggi rivenduti con nomi italiani (tra gli altri Dolce Vita, Toscanella e Pecorino). La presenza sui mercati inter-nazionali di prodotti di imitazione del pecorino romano è la principale ragione della grave crisi che colpisce i pastori italiani e della quale lo

Stato si è reso complice”.“Di fronte a questa situazione la Coldiretti – ha concluso Marini – si pone due domande: Perché lo Stato investe risorse pubbliche per divenire proprietario di un’azienda che fa concorrenza agli imprenditori nazionali evocando un’italianità dei pro-dotti in realtà insussistente? Quanti casi analoghi esistono e quali iniziative si intende adottare per porre fine a que-sta grave situazione che frena la crescita dell’agricoltura italiana e del paese?”.Dinanzi alla clamorosa denuncia della Coldiretti la Simest si è trincerata dietro la considerazione che il progetto “è valido con tutti i requisiti di legge” mentre il presidente di Parmacotto, Marco Rosi, si è difeso invo-cando il fatto che la legislazione Usa non permette l’importazione di salumi italiani, augurandosi un impegno comune per revocare il divieto. “E’ assurdo ed immorale che lo Stato, in questo momento di straordinaria crisi, invece di investire per creare posti di lavoro in Italia spenda soldi di noi tutti per finanzia-re operazioni che creano occupazione all’estero per pro-durre cibi che imitano il vero made in Italy - ha replicato Marini -. Dovrebbe preoccuparsi piuttosto di facilitare la valorizzazione e le esportazioni dei prodotti fatti in Italia con lavoro italiano”.

16 LA VOCE DEI Coltivatori

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SPECIALE FORUMSPECIALE FORUM COLDIRETTI PIACENZA

LA RIFORMA PAC PREMIA CHI HA TERRA E NON CI FA NIENTE“La proposta di riforma della Politica agricola varata dalla Commissione Europea premia chi ha tanta terra e non ci fa niente”. Lo ha dichiarato il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, in occasione dell’XI edizione del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione. Il tema della revisione della Politica agricola comune (Pac) è stato al centro di un dibattito al quale hanno preso parte, tra gli altri, anche il vice-presidente della Commissione Ue, Antonio Tajani, e il presidente della Commissione Agricoltura Senato, Paolo Scarpa Bonazza Buora. “Invece di definire gli agricoltori attivi in base a quello che effettivamen-te fanno - ha denunciato Marini - il testo varato dalla Commissione li definisce solo in base alla quantità di aiuti che ricevono premiando così

le rendite e le dimensioni e non certo il lavoro e gli investimenti”. Con questa riforma, secondo il presidente della Coldiretti, “paghiamo il prez-zo di una storica assenza dell’Italia nelle sedi comunitarie nei momenti

in cui si prendono le decisioni importanti. In Europa si è abituati a deci-dere con largo anticipo e non come da noi dove affrontiamo i problemi giorno per giorno dopo che si sono verificati. Con questo atteggiamento miope in Europa – ha continuato Marini - l’Italia ha sempre perso nel passato, perde oggi con questa riforma e, se non cambierà comporta-mento, continuerà a perdere nel futuro. Una situazione inaccettabile di fronte alla quale la Coldiretti è pronta a mettere in campo ogni azione utile per realizzare una riforma più equa e giusta, visto che si prospetta per l’Italia una trattativa tutta in salita”. In gioco ci sono circa 6 miliardi di fondi comunitari all’anno per i pros-simi sette anni ma, soprattutto, il futuro di oltre 17 milioni di ettari di terreno coltivato dal quale nascono produzioni da primato che danno prestigio e competitività al Made in Italy nel mondo. “In un momento di forte crisi economica – ha sottolineato il presidente della Coldiretti - le risorse andrebbero, infatti, indirizzate verso un’agricoltura che dà risposte in termini di competitività, occupazione, sicurezza alimentare e soprattutto verso chi l’agricoltura la fa sul serio e ci vive”. Il testo varato dalla Commissione premia invece le rendite e le dimensio-ni anziché il lavoro, la qualità e la produzione di cibo sano. Oltre a ciò, la proposta prevede una riduzione del budget (il 6 per cento, pari a circa 285 milioni di euro in meno all’anno) che l’Italia non merita affatto visto e considerato che in questo modo aumenterà in modo significativo il divario tra le risorse che il nostro Paese versa all’Unione Europea e quello che recupera attraverso la Politica agricola.

LO STATO È PROPRIETARIO DI 338 MILA ETTARI DI TERRENI AGRICOLI PER UN VALORE DI OLTRE 6 MILIARDI DI EUROLo Stato è proprietario in Italia di 338mila ettari di terreni agricoli, ge-stiti attraverso amministrazioni ed enti pubblici, per un valore stimato di oltre 6 miliardi di euro, che potrebbero essere venduti agli agricoltori per sostenere le misure necessarie al Decreto sviluppo del Governo sollecitato dall’Unione Europea. Lo ha detto il presidente della Coldiretti Sergio Ma-rini nel rendere noti i risultati del primo studio sulle proprietà pubbliche dei terreni agricoli realizzato sulla base dei dati del Censimento Istat del

17LA VOCE DEI Coltivatori

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SPECIALE FORUMSPECIALE FORUMNOVEMBRE 2011

2010, nel primo dossier sullo “Stato Agricoltore”. Il censimento - ha sottolineato Marini - ha fatto scoprire l’esistenza di ben 338.127,51 ettari di superficie agricola utilizzata (Sau) di proprietà pubblica che, sulla base del valore medio della terra calcolato dall’Inea in 18.400 euro per ettaro, significa la disponibilità di un patrimonio di 6,22 miliardi di euro a disposizione dello Stato che non ha alcun interes-se a fare l’agricoltore. Si tratta di un calcolo fatto peraltro per difetto che – spiega Marini – esclude i boschi e forme di gestione particolari come le comunanze in cui è piu’ difficile imputare con certezza la proprietà al pubblico. Secondo il sondaggio il 57 per cento degli italiani ritiene che i terreni agricoli di proprietà pubblica dovrebbero essere venduti agli agri-coltori, mentre secondo il 18 per cento sono un patrimonio che lo Stato deve tenersi e per il 14 per cento dovrebbero essere venduti a chiunque ne faccia richiesta e per qualsiasi finalità. Infine, un 11 per cento non risponde La cessione di questi terreni - ha proseguito Marini - toglierebbe allo Stato il compito improprio di coltivare la terra, renderebbe disponibili risorse per lo sviluppo ma soprattutto avrebbe il vantaggio di calmierare il prezzo dei terreni, stimolare la crescita, l’occupazione e la redditività delle imprese agricole che rappresentano una leva competitiva deter-minante per la crescita del Paese. E’ certo infatti - ha precisato Marini - che nessuno meglio degli imprendi-tori agricoli è in grado di valorizzare lavorando la terra e generare nuova occupazione.L’Italia peraltro ha un drammatico bi-sogno di terra per uso agricolo poiché negli ultimi 40 anni sono andati persi quasi 5 milioni di ettari di superficie coltivata, pari a due volte la regione Lombardia. Un processo dovuto alla sottrazione per usi industriali, residen-ziali, civili ed infrastrutturali, oltre che all’abbandono delle zone marginali che mette a rischio la sicurezza del territorio. Oggi le preoccupazioni vengo-no dall’occupazione dei terre-ni da parte dei grandi impianti fotovoltaici e dal cambio di de-stinazione spinto dal boom del biogas a cui sono oggi de-stinati ben 70mila ettari coltivati. Secondo uno studio della Coldiretti gli impianti a terra per il fotovoltaico coprono in Italia una superficie di 33,2 milioni di metri quadrati (3316 ettari) per una potenza installata di 1.465,5 Mega-watt (Mw), pari al 42,4 per cento del fotovoltaico totale. Poco meno della metà del terreno occupato dagli impianti a terra si trova – sottolinea la Coldiretti - in Puglia (14,8 milioni) ma superfici ragguardevoli si trovano nel Lazio (3,8 milioni) ed in Emilia Romagna (3,4 milioni). La rapida espansione di questi impianti - continua la Col-diretti - pone degli interrogativi di carattere ambientale e paesaggistico oltre che economico e produttivo. Secondo il sondaggio Coldiretti/Swg la pensa cosi il 46 per cento degli italiani per i quali la priorità dell’attività agri-

cola deve rimanere quella di produrre cibo, anche se gli agricoltori possono anche produrre energia come attività secondaria. Il 21 per cento ritiene che gli agricoltori hanno bisogno di convertire l’attività e trovare anche soluzioni come queste per poter sopravvivere mentre, all’opposto, il 20 per cento pensa che l’agricoltura ha l’unica finalità di produrre cibo e in questo modo si sottraggono terreni agricoli fertili. Un 4 per cento sostiene poi che i sistemi per produrre energie alternative impattano troppo sul paesag-gio e il 9 per cento non si esprime.

LE BOTTEGHE DI CAMPAGNA AMICA SALGONO A QUOTA CENTO Sono già cento le Botteghe degli agricoltori di Campagna Amica aperte in un mese sul territorio nazionale per garantire ai consumatori prodotti agricoli al cento per cento italiani provenienti esclusivamente da aziende agricole e cooperative. Dal Piemonte, alla Lombardia passando dalla Toscana e dalle Marche fino alla Calabria e alla Puglia, si stanno moltiplicando i punti della prima catena di vendita diretta organizzata degli agricoltori italiani, un

nuovo e moderno canale commerciale che si affianca alla Grande distri-buzione e ai negozi di prossimità e che va ad integrare la rete già attiva di quasi diecimila frantoi, cantine, malghe, cascine e aziende agricole trasformate in punti vendita e i quasi mille mercati degli agricoltori di Campagna Amica già presenti su tutto il territorio nazionale. “Un vantaggio per i produttori – ha sottolineato il presidente di Coldi-retti, Sergio Marini, nel corso dei lavori del Forum ma anche per i con-sumatori che in ogni bottega di Campagna Amica potranno acquistare l’intera gamma di prodotti garantiti al cento per cento come italiani realizzati e trasformati direttamente dagli agricoltori. L`architettura commerciale si fonda su quattro perni: la Fondazione Campagna Amica, che garantisce origine italiana e filiera degli agricol-tori; il Consorzio Produttori che è lo strumento per realizzare la “cate-na”; l`imprenditore agricolo che offre il proprio prodotto; il punto vendi-ta denominato “La Bottega di Campagna Amica”.

sul sito di Coldiretti Piacenza

www.piacenza.coldiretti.it

LE RELAZIONI INTEGRALI

DEL FORUM DI CERNOBBIO

18 LA VOCE DEI Coltivatori

18 LA VOCE DEI Coltivatori

SPECIALE FORUMSPECIALE FORUM COLDIRETTI PIACENZA

C’erano anche i prodotti piacentini alla prima esposizione nazionale sulla rivoluzione cromatica

E’ uno dei risultati della prima indagine su “Gli italiani e l’alimentazione nel tempo della crisi”, realizzata da Coldiretti-Swg a ottobre 2011 e presentata nel corso del Forum di Cernobbio.Resta alta, nonostante le difficoltà economiche, l’opposizione agli organismi geneticamente modificati che sono considerati meno salutari da ben il 60 per cento degli italiani, con un 16 per cento che non risponde. Si assiste però ad una polarizzazione. Le percentuali degli italiani che acquistano prodotti a denominazione, bio o dagli agricoltori tengono rispetto allo scorso anno, a conferma del fatto che “la crisi non incide sul bisogno di sicurezza alimentare dei cittadini che continuano ad esprimere un forte interesse per le produzioni ad elevato contenuto salu-tistico, identitario e ambientale”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel precisare che “esiste in realtà una polarizzazione nei comportamenti. Chi ha disponibilità di reddito ed è un consu-matore attento alla qualità e alla tipicità consolida i propri stili mentre chi si trova in difficoltà è spesso costretto a rinunciare”. A dimostrarlo è la crescita degli acquisti diretti dal produttore che hanno raggiunto il valore di 3 miliardi di euro e interessano più di 60mila imprese agricole tra cantine, cascine e malghe oltre a mille mercati degli agricoltori e alle botteghe di Campagna Amica.

> Il sondaggio Coldiretti e Swgha indagato anche su cosa pensano gli italiani della crisi.

L’ITALIA STA PEGGIO DEGLI ITALIANIL’89 per cento dei cittadini ritiene che la situazione economica del Paese sia negativa, ma oltre la metà (53 per cento) giudica positivamente il bilancio della propria famiglia. Il 49 per cento dichiara di riuscire a pagare appena le spese senza permettersi ulteriori lussi e addirittura un 5/10 per cento non è in grado di garantirsi il minimo indispensabile, mentre c’è un 42 per cento che afferma di vivere serenamente senza particolari affanni. Alla crisi economica si aggiunge una forte preoccupazione per il futuro, con il 62 per cento degli italiani che ritiene che la situazione economica dell’Italia sia destinata a peggiorare. Una mancanza di fiducia nel proprio Paese che emerge anche dal fatto che il 54 per cento degli italiani ritiene di aver dato all’Italia più di quanto ha ricevuto mentre solo il 12 per cento sostiene che ha ricevuto più di quanto ha dato.

TENGONO I CONSUMI DIPRODOTTI DI QUALITÀ, TIPICI E BIO Quasi un italiano su tre (29 per cento) acquista regolarmente prodotti a denominazione di origine, il 14 per cento quelli biologici e il 15 per cento direttamente dal produttore.

19LA VOCE DEI Coltivatori

19LA VOCE DEI Coltivatori

SPECIALE FORUMSPECIALE FORUMNOVEMBRE 2011

> Ma quali sono le conseguenze della crisi sui consumi?

57% ITALIANI RIDUCE GLI SPRECHI A TAVOLAIl risultato è che il 57 per cento degli italiani ha ridotto lo spreco di cibo, facendo spesa in modo più oculato, riducendo le dosi acquista-te, utilizzando quello che avanza per il pasto successivo e guardando con più attenzione alla data di scadenza.

55% ITALIANIPIU’ TEMPO A FARE LA SPESADopo anni, inoltre, si inverte la tendenza e aumenta il tempo dedi-cato dalla maggioranza degli italiani (55 per cento) a fare la spesa, nei confronti della quale ben il 72 per cento dichiara di prestare una maggiore attenzione rispetto al passato. Se è dunque naturale che in tempo di crisi ben il 61 per cento confronti con più attenzione i prezzi e il 59 per cento guardi alle offerte 3 x 2, è interessante verificare che ben il 43 per cento si accerta della qualità dei prodotti e una percen-tuale analoga verifica la provenienza.

“Un risultato che mette in evidenza una tendenza alla ricerca del mi-glior rapporto prezzo qualità per l’alimentazione davanti alla vastità dell’offerta sugli scaffali” ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “non è un caso infatti che solo il 16 per cento degli italiani dichiari di aver ridotto la spesa o rimandato gli acquisti alimentari, una percentuale superiore solo alle spese per i figli (9 per cento)”.

25% IN PIU’ NEI DISCOUNT E 38% IN MENO NEI NEGOZIIl 25 per cento degli italiani ha aumentato la frequenza dei discount mentre, all’opposto, ben il 38 per cento ha ridotto la propria presenza nei negozi tradizionali, che rischiano un vero crack mentre tengono sostanzialmente i supermercati.

“Si evidenzia la tendenza da parte di un crescente segmento della popolazione ad acquistare prodotti alimentari a basso prezzo nei di-scount, a cui però può corrispondere anche una bassa qualità con il rischio che il risparmio sia solo apparente ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini. Risparmiare oltre un certo limite sul cibo può significare nutrirsi di alimenti che possono avere contenuto scadente – ha precisato Marini - con effetti negativi sul piano nutri-zionale, sulla salute e sul benessere delle persone. Un fenomeno di riduzione significativa dei negozi tradizionali deter-mina anche evidenti effetti negativi legati alla riduzione dei servizi di prossimità ma anche un indebolimento del sistema relazionale, dell’intelaiatura sociale e spesso anche della stessa sicurezza sociale dei centri urbani. A contrastare lo spopolamento dei centri urbani va segnalata peraltro la crescente presenza di mercati degli agricoltori e di Botteghe di Campagna Amica. Una opportunità per i produttori e per i consumatori che - conclude Marini – va anche a sostegno della storia, della cultura e della vivibilità dei centri urbani.

I dirigenti piacentini presenti al Forum di Cernobbio

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21LA VOCE DEI Coltivatori

MARTEDÌ 27 SETTEMBRE 2011La scorsa settimana si è tenuto a Savelletri di Fasano, in provincia di Brindisi, l’ottavo forum dei giovani imprenditori di Federalimentare. L’evento aveva un titolo accattivante: «E’ ora di alimentare italiano». Dunque la Federalimentare si è convertita al Made in Italy? Stra-no... La Confindustria del cibo ha sempre difeso il diritto di definire italiano quel che è fatto con una ri-cetta tradizionale del nostro Paese ma con materie prime comperate in ogni angolo del mondo. Di più: fra gli associati (l’Assica per esempio) c’è chi ritiene disinformazione allo stato puro l’equivalemza «prodotto italiano uguale prodotto di qualità».Ebbene chi si aspettasse una con-versione storica dell’industria ali-mentare alla tracciabilità delle filiere e alla trasparenza sull’origine dei prodotti è destinato a una sono-ra delusione. Ecco cos’ha detto a Brindisi il presidente Filippo Ferrua Magliani: «Introdurre l’obbligo di in-dicare nelle etichette l’origine delle materie prime utilizzate nei prodotti (come da più parti si chiede) snatura il concetto stesso di Made in Italy alimentare; discrimina le imprese italiane rispetto ai loro concorrenti; non aggiunge nulla in fatto di sicurezza e qualità degli alimenti; fa lievitare i costi di produzione, con inevitabili riflessi negativi sull’eco-nomia del Paese e sul potere di acquisto dei consumatori».Ecco dunque la verità: per l’industria alimentare la tracciabilità che consentirebbe ai consumatori di sapere con quali ingredienti è pro-dotto un certo alimento, «snatura il Made in Italy». E in effetti una verità profonda c’è in questa affermazione di Ferrua. La trasparenza sull’origine di ciò che portiamo a tavola snatura il concetto che la Fe-deralimentare ha del Made in Italy. Che non deve essere per davvero italiano. Basta che sia fatto con una ricetta italiana e con tecnologie italiane.Alloraperònonsivedeperchénonconcederelapatentediitalianità,per esempio, a un formaggio come il Gran Moravia (simile nella fat-tura e nelle caratteristiche organolettiche ai nostri grana, il Padano e il Reggiano). Lo produce nella Repubblica Ceca la famiglia Brazzale, storici casari vicentini...Su come la corazzata dell’industria alimentare pensi di difendere il

“diritto” di mantenere l’attuale opacità sull’origine dei prodotti, Ferrua è stato chiaro: «Va ricordato che in più occasioni, anche nelle compe-tenti sedi istituzionali, Federalimentare, non muovendo da alcuna po-sizione pregiudiziale, aveva avvertito che una nuova disciplina sull’e-tichettatura dei prodotti alimentari non sarebbe mai potuta risultare in conflitto con la normativa comunitaria. Tanto più che il Consiglio

Ue e il Parlamento europeo stanno adottando il Regolamento relativo alle informazioni per i consumatori».E infatti vi posso confermare che l’associazione non ha esitato a sen-sibilizzare istituzioni fra le più diver-se, a cominciare dal nostro gover-no, sulla propria visione del Made in Italy a tavola.A proposito del Regolamento euro-peo, fra l’altro, Ferrua si è dimen-ticato di dire che fra Parlamento e Consiglio Ue c’è stato un lungo braccio di ferro: l’assise di Stra-sburgo, infatti, aveva votato a lar-ghissima maggioranza un testo che introduceva di fatto l’obbligo di tracciabilità per quasi tutti i prodotti destinati all’alimentazione. Testo che il Consiglio - composto dai capi di governo e dai ministri agricoli dei Ventisette - ha poi bocciato ripetu-tamente. Sensibile com’è alle sire-

ne delle grandi lobby industriali europee.Ma non basta. Federalimentare è contraria pure ai prodotti a chilo-metri zero. Dice in proposito Ferrua: «La cosiddetta filiera corta, in ordine alla quale hanno da tempo purtroppo legiferato e legiferano alcune Regioni è questione che presenta non pochi punti di eviden-ziata criticità».Mi fermo qui. Aggiungo solo una considerazione: oltre al sacrosanto diritto dei consumatori di sapere da dove arrivi, per esempio, il grano impiegato per produrre la pasta che stanno mangiando, il «fatto all’i-taliana», il finto Made in Itay riduce pesantemente la capacità della nostra agricoltura di generare ricchezza diffusa attraverso il lavoro. Per ogni tonnellata di materia prima acquistata all’estero c’è qualche agricoltore che contabilizza un meno nel proprio bilancio. E qualche lavoratore agricolo che deve fare altro, o stare a casa ad aspettare che la provvidenza gli offra una seconda opportunità. Magari in una fabbrica che ha chiuso da tempo.

Di seguito pubblichiamo due interventi del giornalista Attilio Barbieri presi dal suo blog Etichettopoli. Invitiamo i lettori a visitare il blog

www.etichettopoli.com per leggere gli interessanti post di questa prestigiosa “penna libera”.

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Federalimentare: «Made in Italy sì, ma senza l’indicazione d’origine»

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22 LA VOCE DEI Coltivatori

COLDIRETTI PIACENZA

Con il nuovo anno scolastico, insieme agli alunni vanno a scuola anche le merende locali, cariche di genuinità e salute. E’ quanto avviene con il programma di “Educazione alla Campagna Amica” promosso Coldiretti, che quest’anno avrà per titolo “LA MIA MERENDA: SANA, LOCALE, STAGIONALE”.Rivolto ai bambini delle scuole materne, elementari e medie per affian-carli in un percorso di educazione alimentare e ambientale, l’iniziativa che anche nello scorso anno scolastico a Piacenza ha visto la partecipa-zione oltre duemila studenti, coinvolgerà alunni e insegnanti in attività interdisciplinari che toccheranno materie che vanno dall’italiano alla geografia, dalle scienze alla matematica.All’iniziativa saranno interessate tutte le scuole della regione con l’obiet-tivo di incrementare la conoscenza e la scelta di sani stili alimentari per contrastare i problemi legati al sovrappeso e all’obesità. Secondo i dati dell’Istituto Superiore della Sanità in Emilia Romagna il 20% dei ragazzi tra i 6 e i 17 anni è obeso e il 9% è sovrappeso. Il progetto di Coldiretti si

pone l’obiettivo di diffondere un’adeguata conoscenza della stagionalità e della provenienza degli alimenti, in particolare dei prodotti ortofrutti-coli di cui la nostra regione è leader in Italia.Il perseguimento di questi obiettivi trova un significativo riscontro nelle nuove linee guida per la ristorazione scolastica fissate dal Ministero della Salute, che prevedono l’introduzione nelle scuole del menù a chilome-tri zero, con piatti che consentano un’alimentazione equilibrata e, al contempo, salvaguardino la varietà e la stagionalità dei cibi, utilizzando anche proposte di alimenti tipici della regione di residenza. Quest’anno, oltre all’Avis, è stata creata anche una sinergia con l’As-sociazione Autonoma Diabetici Piacentini e il Reparto di Pediatria dell’Ospedale Civile di Piacenza finalizzato a far acquisire conoscenze approfondite sulla malattia e tutto ciò che ad essa è collegato: la sana alimentazione ed un corretto stile di vita.

Questo il titolo delprogramma 2011-2012proposto alle scuole da Coldiretti

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23LA VOCE DEI Coltivatori

NOVEMBRE 2011

Una presenza in grande stile per i produttori Coldiretti aderenti all’associazione “Agrimercato di Piacenza”. All’interno della suggestiva Cortazza del castello di San Giorgio,

domenica 25 settembre, per tutta la giornata, sotto ai tradizionali stand gialli di Coldiretti, migliaia di visitatori che ogni anno affollano il Palio del Fungaiolo, hanno potuto gustare ed acquistare il meglio della produ-zione del territorio, dai formaggi, ai salumi, al vino, al pane e prodotti da forno, fino al miele, tutti tipici del territorio piacentino, con origine certa, firmati dagli stessi agricoltori che, con la loro presenza diretta, ne garantiscono la qualità.La presenza anche quest’anno a San Giorgio evidenzia l’attenzione e la sensibilità dimostrata dall’amministrazione comunale alla filiera corta e ai Mercati di Campagna Amica, un’attività importante non solo per l’aspetto economico, ma per il significato etico e sociale. “E’ per noi un grande piacere ospitare per il terzo anno consecutivo questa iniziativa, anche perché riteniamo che la valorizzazione del territorio passi innan-zitutto dalla valorizzazione delle proprie produzioni; con queste parole il sindaco di San Giorgio Giancarlo Tagliaferri ha inaugurato il Mercato di Campagna Amica.“Non potevamo mancare, sottolinea il presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi, ed è per noi importante, quando le sinergie diventano colla-borazioni continuative come con l’amministrazione comunale di San Giorgio, per valorizzare e dare distintività ai prodotti locali. Noi pun-tiamo sulla riconoscibilità del prodotto, sull’importanza dell’etichetta. Questa è un’operazione culturale, attraverso la quale spieghiamo come il cibo non abbia solo un valore intrinseco, legato alle calorie o alla quanti-tà di sale presente in quel cibo. Puntiamo al valore estrinseco del prodotto stesso, legato al territorio, all’identità. Il cibo, quindi, diventa anche uno strumento per tutelare il territorio”.

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25LA VOCE DEI Coltivatori

NOVEMBRE 2011

“All’interno della prestigiosa iniziativa della Val d’Arda, ha dichiarato il presidente di Coldiretti Luigi Bisi al momento del taglio del nastro, sia-mo estremamente onorati di portare il Mercato di Campagna Amica e di proseguire la sinergia con l’amministrazione comunale di Lugagnano”. Domenica 23 ottobre, per tutta la giornata, sotto ai tradizionali stand gialli di Coldiretti, miglia-ia di visitatori che ogni anno affollano la Fiera Fredda, hanno gustato ed acquistato il meglio della produzione locale, dai formaggi, ai salumi, al vino, al pane e prodotti da forno, fino al miele, per arrivare all’olio di oliva, tutti tipici del terri-torio piacentino, con origine certa, firmati dagli stessi agricoltori che, con la loro presenza diretta,

ne garantiscono la qualità. Questa iniziativa ha sempre riscosso un enorme successo, tanto che quest’anno abbiamo voluto ampliare il paniere dei prodotti presenti inserendo produzioni di pro-vince limitrofe; era infatti presente anche il riso pavese, nell’ottica di una proficua collaborazio-ne e sinergia tra le associazioni Agrimercato. La presenza a Lugagnano segna un’ulteriore tappa significativa che evidenzia l’attenzione e la sen-sibilità dimostrata dall’amministrazione comu-nale alla filiera corta e ai Mercati di Campagna Amica, un’attività importante non solo per l’a-spetto economico, ma per il significato etico e so-ciale. Valorizzare la filiera corta significa difende-re il territorio, l’agricoltura e le nostre produzioni

locali con un’origine certa, dai prodotti indistinti che arrivano sugli scaffali dei supermercati. Ma significa anche educare alla corretta alimenta-zione; un progetto che Coldiretti porta avanti da diversi anni attraverso Educazione alla Campa-gna Amica. “Con questa presenza, ha sottolineato il presidente Bisi, in una fiera di grande tradizio-ne, una delle più importanti della Val d’Arda, ab-biamo voluto mostrare un significativo esempio della filiera corta. Il nostro progetto per il Paese, continua a riscuotere una crescente condivisione da parte delle amministrazioni locali, che rico-noscono l’enorme valore per il sistema, di un percorso che lega prodotto a territorio.

Le aziende Coldiretti presenti alla Mostra del fungo e del tartufo a Bobbio, alla Fiera d’autun-no a Vigolzone, alla Fiera di San Fiorenzo a Fiorenzuola, alla Rassegna dei prodotti tipici a Coli. E’ sempre più facile acquistare presso i Mercati di Campagna Amica, dove si trovano i prodotti venduti direttamente dagli agricoltori di Agrimercato Piacenza, come è stato nella Mostra del Fungo e del Tartufo di Bobbio, nella Fiera d’autunno a Vigolzone, nella Fiera di S.Fiorenzo a Fiorenzuola e nella Rassegna dei prodotti tipici a Coli.Il contatto con la natura, la ricerca di un prodotto nostrano, il desiderio di rievocare le scam-pagnate in campagna ma soprattutto la voglia di assaporare un cibo che possa raccontare tutta la sua storia, prodotto a pochi chilometri, le cui sensazioni gusto olfattive ricordano le merende di una volta, nostrane, semplici e genuine.Sono questi i fattori che motivano il consumatore a cercare il Mercato di Campagna Amica più vicino a casa, in cui possono trovare prodotti freschi, di stagione, a ridotto impatto ambientale, raccontati direttamente dall’imprenditore agricolo.Ma non solo. I prodotti venduti sotto la bandiera di Campagna Amica sono sempre più presenti nel territorio. Come è stato per la gara del tartufo a Bobbio dove i prodotti a chilometri zero sono diventati protagonisti nella premiazione dei vincitori, un omaggio originale, volto a rievocare la qualità indiscussa dei prodotti dell’agricoltura locale ma anche l’inventiva degli agricoltori che hanno saputo legare tradizione e modernità.

LA FIERA FREDDA DI LUGAGNANOE’ RISCALDATA DAL MERCATO DI CAMPAGNA AMICA

Un autunno intenso per il mercato di Campagna Amica

STRETTA COLLABORAZIONE CON LE AMMINISTRAZIONI COMUNALI, SEMPRE PIÙDESIDEROSE DI AVERENELLE PROPRIE INIZIATIVELE AZIENDE DIAGRIMERCATO PIACENZA.

LA VOCE DELLA CATTOLICALA VOCE DELLA CATTOLICAsede di Piacenza Cremona

26 LA VOCE DEI Coltivatori

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Il prof. Gianfranco Piva è stato nominato membro del Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare (CNSA), insediato ufficialmente dal Ministro della Salute. Si tratta della seconda nomina per il prof. Piva, già preside per 21 anni della facoltà di Agraria della Cattolica e direttore dal 1984 al 2010 dell’Istituto di Scienze degli alimenti e della nutrizione, che già nel triennio 2008-11 aveva fatto parte del Comitato di esperti del Ministero. “Apprendiamo con soddisfazione la conferma quale membro del CNSA del Prof. Piva – sottolinea il preside della facoltà di Agraria prof. Lorenzo Morelli –. Si tratta dell’ennesimo riconoscimento all’eccellenza della ricerca scientifica e al prestigio che la nostra facoltà ha saputo meritare in oltre cinquant’anni di attività.” Il Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare (CNSA) si è insediato il 19 febbraio 2008 alla presenza dei Ministri della Salute e delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Ha sede presso il Ministero della Salute ed è l’organo tecnico-consultivo che agisce in stretta collaborazione con il Ministero della Salute e con l’EFSA in materia di sicurezza alimentare e formula pareri scientifici su richiesta del Comitato strategico di indirizzo, delle Amministrazioni centrali, delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano.

Si chiama ANVUR, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario della ricerca, una sorta di “controllore” dell’attività universitaria, che è stata costituita nel 2010 e che ha la funzione di valutare la qualità dell’attività scientifica di Università e centri di ricerca livello nazionale.L’Agenzia opera attraverso 14 gruppi di esperti valutatori e a capo di ogni gruppo viene nominato un coordinatore nazionale: nel caso dell’area 7 - Agraria e Veterinaria – il coordinamento è stato affidato al preside della facoltà di Agraria dell’Università Cattolica di Piacenza Lorenzo Morelli “Al di là della mia persona, questa prestigiosa nomina, costituisce un ulteriore riconoscimento al massimo livello possibile della qualità della nostra Facoltà, che dopo quasi sessanta anni di vita, mantiene ancora una posizione di leadership che si rafforza continuamente” tiene a sottolineare Morelli.“Questa nomina - ha aggiunto il direttore di sede, Mauro Balordi - giunge pochi giorni dopo la riconferma del professor Gianfranco Piva, ex preside della facoltà, nel Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (l’organo tecnico-consultivo che agisce in stretta collaborazione con il Ministero della Salute e con l’EFSA in materia di sicurezza alimentare) e testimonia ulteriormente come la nostra facoltà riesca a “posizionare” i suoi rappresentanti sui tavoli più significativi a livello nazionale e internazionale. Non dimentichiamo ad esempio che, unica in Europa, la nostra facoltà di Agraria vanta tre ricercatori membri EFSA ”.Morelli in ANVUR sarà dunque chiamato a valutare la ricerca del settore Agraria e Veterinaria: le rilevazioni prodotte saranno determinanti per distribuire una parte del Fondo di finanziamento ordinario alle Università ed agli Enti di ricerca che raggiungeranno i risultati migliori, in modo meritocratico e trasparente.

Comitato Nazionale della Sicurezza Alimentare: NOMINATO IL PROFESSOR GIANFRANCO PIVAIl CNSA è l’organo tecnico-consultivo che agisce in stretta collaborazione con il Ministero della Salute e con l’EFSA in materia di sicurezza alimentare

AGENZIA NAZIONALE DI VALUTAZIONE DEL SISTEMA UNIVERSITARIO DELLA RICERCAIl preside della Facoltà di Agraria della Cattolica, prof. Lorenzo Morelli, nominato coordinatore nazionale dell’area di Agraria e Veterinaria

Gianfranco Piva

Lorenzo Morelli

EVENTI E NOTIZIE DAL MONDO AGRICOLOEVENTI E NOTIZIE DAL MONDO AGRICOLO

27LA VOCE DEI Coltivatori

NOVEMBRE 2011

Imminente cambio al vertice per il consorzio fitosanitario provinciale, “l’organismo costituito nel 1956 a disposizione di tutti i proprietari ter-rieri per consulenze sulla difesa contro le malattie delle piante, controlli, lotta integrata, formazione e divulgazione, contrasto alle emergenze, sperimentazione”. Un vasto quadro di competenze esteso a tutto il verde pubblico. Dopo quasi vent’anni, scade l’ultimo mandato di Marco Crot-ti e dell’attuale commissione amministratrice che conta 5 elementi tra cui un rappresentante della Provincia, tre esponenti delle organizzazioni agricole (Coldiretti, Confagricoltura e Cia) e un dirigente della Regione. Nel corso di una conferenza stampa al Palazzo dell’Agricoltura Crotti, insieme al direttore Bruno Chiusa, all’assessore provinciale all’agricol-tura Filippo Pozzi e alla dirigente Bianca Rossi, ha illustrato il bilancio d’attività dell’organismo provinciale, che si affianca agli altri tre pre-senti in Regione, a Modena, Reggio e Parma. Un bilancio variegato che passa attraverso, tra l’altro, 650 certificati fitosanitari e nulla osta per le sementi rilasciati negli ultimi 10 anni, 1289 controlli nei vivai, 17.663 controlli avversità e quarantena, una costante azione informativa attra-verso i periodici bollettini.

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29LA VOCE DEI Coltivatori

NOVEMBRE 2011

La PIACENTNA AGROENERGIA SOCIE-TA’ AGRICOLA CONSORTILE è costituita da nove aziende agricole associate che conferisco-no all’impianto di biogas circa il 20% dell’intera superficie aziendale. Ciò permette al consorzio di essere autosufficiente senza dovere ricorrere all’ac-quisto di materiale (trinciati di mais e triticale) da aziende esterne. L’impianto, inoltre, funziona con un sottoprodotto derivante dalla lavorazione delle barbabietole da zucchero (polpe supressate) che permette di rivalutare il prezzo finale delle bietole, dando maggiore possibilità di sviluppo della coltura. L’impianto funziona con un siste-ma di cogenerazione che permette di avere acqua calda da usare come riscaldamento. I prodotti agricoli nell’impianto vengono stoccati in grosse trincee per essere usati con una adeguata razione giornaliera. Durante tutto l’anno questi vengono convogliati tramite una tramoggia di carico in grossi fermentatori. E’ qui che inizia il processo di

gassificazione.Il gas prodotto viene convogliato tramite appositi tubi ad un motore che produce energia elettrica. Il prodotto di scarto derivante dalla lavorazione (di-gestato) viene raccolto in una grossa vasca.Il digestato è successivamente distribuito sui ter-reni dei soci del consorzio, in quanto è risultato essere un ottimo sostituto dei concimi chimici. Tale procedimento permette di abbattere il proble-ma dei nitrati. Inoltre, dopo apposita filtrazione, il digestato può essere utilizzato anche in fertirriga-zione (tramite manichette).L’impianto di biogas rispetta le normative del pro-tocollo di Kyoto in quanto abbatte le emissioni in atmosfera di CO2. E’ stato anche accuratamente studiato un sistema di raccolta delle acque piova-ne. Le stesse vengono convogliate tramite un’ap-posita pompa in una vasca di raccolta (postfer-mentatore), per essere riutilizzate nel processo di lavorazione. L’impianto è stato dotato di un par-

ticolare ed efficiente sistema antincendio. Sarà inoltre piantumato a dovere per dare un ottimo impatto ambientale. La superficie utilizzata per la costruzione dell’impianto è pari a circa 2,5 ha.Da tutti i materiali ritirati (trinciati di mais, sorgo, triticale, polpe suppresse) vengono prelevati cam-pioni per essere analizzati. Questo ci permette di valutare la qualità dei prodotti che ogni singolo socio consegna al consorzio e di gestire al meglio la razione che ogni giorno viene utilizzata per ali-mentare l’impianto.Tutti i prodotti stoccati in trincea sono stati coperti oltre che con i tradizionali teli anche con una par-ticolare rete antipiccione. Ciò ci permette di salva-guardare la qualità degli stessi.Siamo pienamente convinti che un im-pianto di biogas gestito in questo modo, oltre a valorizzare le aziende agricole as-sociate, rispetta pienamente i valori etici che l’agricoltura deve seguire.

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30 LA VOCE DEI Coltivatori

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31LA VOCE DEI Coltivatori

NOVEMBRE 2011

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32 LA VOCE DEI Coltivatori

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I diritti di impianto nel settore vitivinicolo non devono essere aboliti. Già 12 Stati membri dell’Unione Europea – Austria, Cipro, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Portogallo, Repubblica ceca, Slovacchia, Spagna, Romania e Ungheria – si sono espressi in questo senso e recentemente anche i Presidenti del Copa e della Cogeca hanno invitato i Ministri dell’UeasollecitarelaCommissioneEuropeaperchénepropongailmantenimento.Le loro motivazioni sostanzialmente si basano sulla difesa della qualità dei vini europei, configurando uno scenario in cui l’abolizione dei diritti di impianto porterebbe gravi distorsioni tra aree insieme a una crescita della viticoltura industriale, con ricadute negative anche sul reddito degli agricoltori del settore, stagnate ormai da anni. Coldiretti ha condiviso la battaglia per il mantenimento del sistema dei diritti di impianto dei vigneti, ma rispetto al Copa Cogeca porta ulteriori motivazioni. Riteniamo che l’attuale normativa comunitaria (Ocm Vino) sia fortemente penalizzante per le aree vocate e tradizionali dell’Europa mediterranea; il mantenimento dei diritti contribuirebbe a mantenere in equilibrio il vigneto Ue, sfavorendo la delocalizzazione verso le aree del nord e dell’est Europa. Una eventuale negoziazione verso la liberalizzazione potrebbe essere appoggiata, secondo Coldiretti, esclusivamente eliminando la possibilità di utilizzare le zucchero per aumentare la gradazione dei vini prodotti nelle aree meno vocate.

No all’abolizionedei diritti di impianto

Al via le pre-domande di finanziamento per azioni di miglioramento della produzione e commercializzazione dei prodotti dell’apicoltura. Il provvedimento – recentemente approvato dalla giunta regionale – consentirà agli apicoltori di avviare gli interventi senza rinunciare ai benefici previsti dalla Comunità Europea per la realizzazione delle azioni relative alla seconda annualità (primo settembre 2011 - 31 agosto 2012) del programma apistico triennale 2011/2013.Documento e modulistica sono disponibiliall’indirizzo internet: http://agrea.regione.emilia-romagna.it/agrea/aziendeagricole/modulistica.htm.Possono accedere ai contributi gli apicoltori, imprenditori apistici e gli apicoltori professionisti singoli, associati o riuniti in cooperativa e che risultano essere:• iscritti all’”Anagrafe delle aziende agricole”;• in regola con la denuncia degli alveari ;• in possesso di partita IVA agricola o combinata;• in possesso di un numero minimo di alveari censiti pari a 20;• in regola con le norme igienico-sanitarie previste per i locali di lavorazione dei prodotti dell’alveare oppure, in alternativa, che dimostrino di operare in ambienti in regola con le norme igienico sanitarie vigenti, se di terzi.• le forme associate: le Organizzazioni di produttori del settore apistico e loro unioni, le Associazioni di apicoltori, le federazioni, le società, le cooperative.La pre-domanda di contributo potrà essere presentata alla Provincia di Piacenza fino al giorno prima dell’apertura ufficiale del Bando, dopodichéanchechihapresentatodomandadiprebandodovràcomunqueconfermareconladomandadefinitiva.

> Per informazioni rivolgersi agli uffici Coldiretti

Al via il pre bando per il miglioramento di produzionee commercializzazione

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33LA VOCE DEI Coltivatori

NOVEMBRE 2011

Entro il 16 gennaio 2012 (il 15 cade di domenica perciò si va a lunedì), scade il termine per presentare la dichiarazione vitivinicole, adempimento a cui sono tenuti coloro che hanno prodotto uva o vino. In caso di cessione di uve o prodotti a monte del vino occorre comunicare ai destinatari, tramite apposito attestato (modello F1), i dati della vendemmia almeno 6 giorni prima della scadenza del 15 gennaio.Ad iniziare da questa campagna le superfici a vite dichiarate dovranno essere congruenti con lo schedario ed il sistema di misurazione definito GIS, che si avvale delle rilevazioni aeree dei mappali, con riproduzione su cartografia informatica. Lo schedario diverrà la base di partenza per ogni pratica e ad esso dovranno conformarsi ed attenersi i numerosi soggetti che effettuano, a vario titolo, i controlli: Province, Strutture di controllo, ICQRF, AGEA, Forestale ecc.Altra importante novità è l’unificazione della suddetta denuncia con la rivendicazione delle uve atte a DOC/IGT. La dichiarazione diviene pertanto “unica”, senza più la necessità di caricare i dati anche nei sistemi della CCIAA, come è avvenuto fino all’anno scorso. Sono queste tutte disposizioni aventi finalità di trasparenza, controllo e semplificazione burocratica, dettate dalla Comunità Europea, recepite dal livello nazionale con il Decreto Legislativo n° 61/2010.Tra questi necessita richiamare l’attenzione sulla superficie vitata da prendere in considerazione per la produzione e la rivendicazione delle DOC/IGT, che non potrà più essere quella dell’Albo dei Vigneti, definitivamente archiviato. Vale a dire che in presenza di difformità tra la superficie “storicamente” presente sull’Albo, anche se a suo tempo accertata dalla Pubblica Amministrazione, e le rilevazioni GIS, fatti salvi i casi di errore tecnico (sempre correggibile con istanza di riesame), il dato che dovrà essere preso come riferimento per la dichiarazione di raccolta vitivinicola, è il secondo , vale a dire la superficie leggibile nel fascicolo del produttore. La rivoluzione circa le metodologie di misurazione che abbiamo sopra tratteggiato si porta appresso uno strascico anche su domande di impianto, diritti di reimpianto, correzione dati, ecc, e proprio per questo si sono richieste ed ottenute misure transitorie e tolleranze (definite entro margini di buon senso), che dovranno accompagnare la trasposizione dei dati e la rilettura dei medesimi.La predisposizione della dichiarazione vitivinicola è occasione per verificare la situazione dei vigneti e correggere i possibili disallineamenti dovuti alla differenza di metodologia di valutazione, all’età degli archivi storici ed all’errore sia umano che tecnico in sede di sopralluogo/misurazione.Il personale addetto della Coldiretti, opportunamente formato, è a disposizione per trovare le soluzioni ottimali in termini di osservanza delle norme e di esigenze dell’impresa.Il servizio vitivinicolo di Coldiretti Piacenza con la sede provinciale e gli operatori presenti nelle zone sono a disposizione per la compilazione delle domande e per fornire ulteriori chiarimenti.

Dichiarazione raccolta uve e produzione vino 2011 unificata con la rivendicazione delle uve DOC/IGT

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35LA VOCE DEI Coltivatori

FISCALE - PAGHEFISCALE - PAGHENOVEMBRE 2011

MANOVRA ECONOMICA E ARTICOLO 8

Uno degli argomenti di maggiore discus-sione della Finanziaria recentemente approvata dal governo è stato senz’altro l’articolo 8. Tra favorevoli e contrari, lun-go il percorso avviato dalla riforma degli assetti contrattuali, la nuova normativa contenuta nella manovra di ferragosto si pone l’obiettivo di avvicinare la contrat-tazione alle aziende. Lo fa lasciando alle parti sociali la liber-tà di decidere i tempi e i modi con cui “adattare”, a livello territoriale o azien-dale, norme di legge e contrattuali ne-vralgiche per una ottimale gestione del personale, migliore organizzazione del lavoro, in sintesi per una maggiore pro-duttività e competitività. Questa norma non deve però preoc-cupare gli agricoltori, poiché i contrat-ti collettivi nazionali hanno da tempo riconosciuto la “forza giuridica” dei contratti provinciali delegando ad essi la disciplina di diverse materie inerenti l’organizzazione del lavoro e persino dei trattamenti retributivi. Inoltre con il re-cente rinnovo del Contratto nazionale di lavoro per gli operai agricoli e florovivai-sti, l’agricoltura ha “anticipato” l’art. 8 prevedendo “specifiche intese territoriali idonee a favorire sviluppo economico ed occupazionale e/o governare situazioni di crisi”.La norma contrattuale, a differenza dell’art. 8, ribadisce il ruolo primario della contrattazione nazionale alla qua-le spetta l’importante ed indelegabile compito di verificare ed avallare un uti-lizzo dello strumento che, nella coerenza alle contingenze territoriali, sia comun-que efficace e garantista. In quest’otti-ca non si presta ai dubbi di illegittimità costituzionale che, da parte sindacale, sono stati invece sollevati rispetto all’art. 8 della manovra.

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37LA VOCE DEI Coltivatori

NOVEMBRE 2011

I PENSIONATI DI COLDIRETTIIN CROCIERA

SantoriniCorfù

CefaloniaAtene

Montenegro

Si è svolta dal 1° al 7 ottobre la crociera organizzata

dall’Associazione Pensionati della Coldiretti di Piacenza

con supporto dell’agenzia di viaggi Hollytravel a cui

hanno partecipato oltre 30 persone tra associati ed amici.

Si è trattato di una crociera nel mediterraneo che

aveva come destinazione le isole greche di Santorini

Corfù e Cefalonia, la città di Atene e il Montenegro.

Per molti partecipanti è stata la prima esperienza e, a

detta di tutti, è stata molto gradita, sia per le condizioni

climatiche ottimali incontrate, ma soprattutto per confort

e momenti di intrattenimento offerti della nave.

Sicuramente molto interessanti le escursioni nelle isole

greche e una bella sorpresa si è rivelato il Montenegro.

L’Associazione Pensionati ha intenzione di ripetere

l’esperienza positiva l’anno prossimo nello stesso periodo

con un itinerario altrettanto interessante..

Il prossimo appuntamento è il soggiorno invernale tra

fine gennaio e inizio febbraio.

39LA VOCE DEI Coltivatori

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40 LA VOCE DEI Coltivatori

COLDIRETTI PIACENZA

ATTENDERENUOVA

Concimazione post-raccolta di frutteto e vigneto: un investimento per la qualità dei frutti e dei vini

La concimazione del vigneto e del frutteto riveste un ruolo chiave nella tecnica agronomica. Contrariamente a quanto avviene tradizionalmente, la concimazione non dovrebbe essere effettuata in un’unica applicazione primaverile, ma dovrebbe essere frazionata, con l’apporto di 1/3 dell’azoto necessario in autunno, dopo la raccolta, nel periodo che precede la dormienza invernale. In questo periodo l’attività fotosintetica è ancora sufficiente per fornire energia per l’assorbimento degli elementi nutritivi che, in assenza di frutti, sono traslocati e accumulati nel parenchima legnoso, dal quale saranno richiamati la primavera successiva. La restante quota di 2/3 di azoto sarà applicata in primavera, dopo la ripresa vegetativa. La concimazione autunnale ha, dunque, come principale obiettivo e motivazione, l’incremento delle sostanze di riserva che copriranno le esigenze fino a fioritura inoltrata. Le piante potranno così affrontare la ripresa primaverile con un adeguato livello di elementi nutritivi, migliorando il risultato produttivo.

Per ottenere la massima efficacia nella concimazione autunnale post-raccolta COMPO Expert mette a disposizione:

NPK Original Gold ®, concime complesso NPK 15-9-15, ben bilanciato contenente azoto a cessione controllata da ISODUR® (isobutilidendiurea) ad alta efficienza: l’azoto di ISODUR ® è rilasciato gradualmente nel tempo e costituisce nel terreno una vera e propria riserva azotata non dilavabile adeguata a soddisfare le esigenze delle fasi successive. Il potassio interamente da solfato, la presenza di magnesio, zolfo e microelementi essenziali come Fe, Mn e B, fanno di NPK Original Gold ® il concime ideale per la concimazione autunnale.

NovaTec®(nelle 2 titolazioni, classic 12-8-16 e N-Max 24-5-5), concimi granulari complessi contenenti azoto ammoniacale stabilizzato con l’inibitore della nitrificazione 3,4 DMPP, fosforo ad alta solubilità e potassio esclusivamente da solfato. Il 3,4 DMPP, rallentando il processo di nitrificazione dell’azoto ammoniacale per alcune settimane, riduce in modo considerevole le perdite di azoto per dilavamento e volatilizzazione ed aumenta le disponibilità per la coltura della forma ammoniacale con notevoli benefici produttivi.

Completano la gamma dei concimi granulari complessi i prodotti Blaukorn® con fosforo altamente solubile, potassio esclusivamente da solfato, magnesio e importanti microelementi quali boro, ferro e zinco. Grazie alle loro specifiche caratteristiche soddisfano completamente le esigenze nutritive della coltura garantendo il raggiungimento di ottimi risultati produttivi anche sulle varietà più pregiate e particolarmente esigenti. La gamma, contraddistinta dal colore blu, comprende quattro differenti formulazioni: classic (12-8-16), premium (15-0-20),N-Max (24-5-5) e suprem (21-5-10).

Le pagine del Consorzio Agrario Provinciale di PiacenzaLe pagine del Consorzio Agrario Provinciale di Piacenza

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NOVEMBRE 2011