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Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB BO [email protected] - www.cadiai.it [email protected] - www.cadiai.it Istruttoria pubblica sulle politiche di welfare Approvato un progetto europeo presentato da CADIAI Presentata istanza di accreditamento provvisorio per 25 servizi gestiti In gita all’Oasi di Campotto I soci CADIAI ospiti della Bonifica Renana In gita all’Oasi di Campotto I soci CADIAI ospiti della Bonifica Renana numero 29 settembre 2010

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Poste Italiane s.p.a.Spedizione in Abbonamento PostaleD.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004 n° 46)art. 1, comma 2, DCB BO

[email protected] - [email protected] - www.cadiai.it

Istruttoria pubblicasulle politiche diwelfare

Approvato unprogetto europeopresentato daCADIAI

Presentata istanzadi accreditamentoprovvisorio per 25servizi gestiti

In gita all’Oasi di CampottoI soci CADIAI ospiti della Bonifica RenanaIn gita all’Oasi di CampottoI soci CADIAI ospiti della Bonifica Renana

numero 29settembre 2010

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numero 29settembre 2010

L’Oasi di Campottofoto di Sergio Stignani – www.sstigno.it

sommario1 Editoriale

Intervento di CADIAIall’istruttoria pubblicasul Welfare

2 CooperazioneIstruttoria pubblicasulle politiche di Welfare

4 Aggiornamentosulle gare d’appalto

5 Comcades6 In copertina

CADIAI ospite dellaBonifica Renanaall’Oasi di Campotto

8 Attività socialeIl consorziodella Bonifica Renana

10 Approvato un progettoEuropeo presentatoda CADIAIAccreditamento

11 Race for the Cure12 Visita alla stazione ecologica

e al termovalorizzatoredi Hera

14 MonografiaCentro DiurnoSocioriabilitativo “Accanto”di Crevalcore

16 ServiziRAC-contatto

17 Assistere ascoltando18 L’importante19 “Abbracciamoci stretti”20 Sanakids 201022 Gita a Venezia

con barriere “all inclusive”24 Le luci di via Abba25 Dalla sofferenza

incomprensibilealla comprensibilitàdella sofferenza

26 Le Nonnolimpiadi27 Lettera di ringraziamento

al personaledel Nido Ponticella

28 Il teatro: laboratori in rete,una scommessa riuscita

29 Cooperare conLibera TerraCostituita la CooperativaDon Peppe Diana

30 Altre realtàEtaBetaBioe l’agricoltura biologica

32 RubricheConvenzioni e vantaggiper i SociDono-Presto-CercoDiamo i numeriPillole VerdiLa vignetta di AlexNati in CADIAI

Periodico trimestrale di CADIAIRegistrazione Tribunale di Bologna:n. 7703 del 18/10/2006

Direttore Responsabile:Mattia Miani

Comitato di redazione:Ornella Montanari, Gloria Verricelli

Proprietario ed Editore:CADIAI Cooperativa Socialevia Boldrini 8 - 40121 Bologna

Direzione e Redazione:via Boldrini 8 - 40121 BolognaTel 051 74 19 001Fax 051 74 57 288

Coordinatore di redazione:Roberto Malaguti

Collaboratori:Cristina Anteghini,Vincenzo Baldari, Mo-nica Bernabiti, Rosy Blanco, Silvia Bonazzi,Lucia Cardone, Enrico Cerrigone, NicolaCucca, Giuseppe Dal Bosco, Francesca DeFazio, Anna Rita Di Giacomo, Anna Di Lu-cia, Sonia Liberata Fabiano, Paola Finelli,Fabio Liistro, Immacolata Massesio, Cate-rina Mastrosimone, Laura Piana, Maria An-gela Piccinelli, Giuseppina Reto, GiadaRoma, Raffaela Rossi, David Rossi, RosariaTessier, Donato Testoni.

Progetto grafico Impaginazione:Service Group - Galleria dei Notai, 140124 Bologna

Stampa:Casmatipolitovia Provaglia 3/b, 3/c, 3/d40138 Bologna

Questa rivista è stata stampata su carta ri-ciclata 100% ecologica che ha ottenuto ilmarchio Greenlabel dell’Unione Europeariservato ai prodotti a minor impatto am-bientale.

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editorialeIntervento di CADIAIall’istruttoria pubblicasul WelfareCADIAI è una delle 500 realtà del TerzoSettore che a Bologna contribuisconoalla realizzazione dei servizi di welfaredi questa città. Nasce ed opera a Bolo-gna, quasi esclusivamente a Bologna,da 36 anni. Ha oggi circa 1200 dipen-denti di cui 677 sono anche soci; traquesti dipendenti 465 lavorano in ser-vizi presenti nel Comune di Bologna e471 sono cittadini di questo comune equindi contribuiscono, con il loro la-voro, a determinare la ricchezza di que-sto comune.A Bologna CADIAI gestisce cinque nidid’infanzia, per un totale di oltre 220 po-sti, quasi tutti in convenzione o in con-cessione con il Comune di Bologna; ge-stisce tre centri diurni, una residenzasocio riabilitativa e due gruppi appar-tamento per disabili, oltre a parteciparecon altre realtà del terzo settore allagestione di altre due residenze per di-sabili, in convenzione con l’Azienda USL– Distretto di Bologna, per un’acco-glienza totale di oltre130 utenti; svolgeil servizio di assistenza domiciliare aglianziani ed ai disabili, insieme ad altrecooperative sociali, in convenzione conil Comune di Bologna e con l’AziendaUSL del distretto di Bologna, per oltre2000 utenti.Questi numeri per dare la misura delcontributo che CADIAI ha dato e conti-nua a dare allo sviluppo ed al consoli-damento del sistema di welfare di que-sto Comune. Un contributo significativo,che dura negli anni e che è stato prota-gonista, insieme al Comune e alla ASL,ad altre realtà del movimento coopera-tivo, di importanti processi innovativi:penso alla de-istituzionalizzazione cheha portato al superamento dell’ospe-dale psichiatrico; penso all’implemen-tazione della rete dei servizi alla primainfanzia attraverso il progetto Karabak.Un impegno che ha saputo tradursi an-che in contributo scientifico e cultu-

rale, prodotto attraverso la promozionedi alcune importanti ricerche, svilup-pate anche a livello europeo (in parti-colare sul tema dei disabili anziani esulla creazione delle reti sociali), attra-verso l’organizzazione di convegni chesono ormai diventati per la città un ap-puntamento annuale (penso al pro-getto “Assistere ascoltando” ciclo di se-minari dedicati ai servizi per gli anziani)attraverso iniziative artistiche accoltenel cuore della vita culturale di Bologna(la mostra fotografica dedicata algruppo appartamento“S.Isaia 96”ospi-tata alla Sala Borsa e al Museo della Sa-nità di Via Clavature).È andando in continuità con questa tra-dizione, con questa storia, che collocaCADIAI tra le realtà più significative delterzo settore a Bologna, che oggi portoa questa assemblea due progetti chetroveranno sviluppo nei prossimi mesi.Ad agosto abbiamo ottenuto il finan-ziamento europeo per un progettoGrundtwig che ci consentirà di visitaree conoscere la realtà dei servizi per an-ziani con disabilità di altri quattro paesieuropei: si tratta di un progetto che CA-DIAI ha elaborato in collaborazione conAIAS e che vede coinvolti anche il Co-mune di Bologna e l’Azienda USL del di-stretto di Bologna nelle persone dei re-ferenti per i servizi ai disabili adulti deidue enti.Il secondo progetto riguarda la speri-mentazione di un servizio domici-liare condominiale elaborato in si-nergia con la cooperativa edificatriceAnsaloni e che si svilupperà nel Co-mune di Ozzano, una volta terminati ilavori di costruzione di un nuovo in-sediamento abitativo: una serie di al-loggi destinati a giovani coppie e adanziani e che potranno contare su diun centro servizi che offrirà aiuto do-mestico, servizio di baby sitting e assi-stenza domiciliare.Ed è a partire da questa piccola speri-mentazione che voglio prendere l’avvioper parlare del servizio di assistenzadomiciliare agli anziani.

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EDITORIALE

In più di un intervento si è fatto riferi-mento a questo servizi e in più occa-sioni si è detto che deve essere profon-damente rivisto.Su questa necessità siamo pienamenteconcordi e noi per primi abbiamoespresso questa necessità già lo scorsoanno, anche in momenti di pubblicodibattito. Il problema è capire come ar-rivare a definire un nuovo modello econ quale gradualità. Per ora abbiamoassistito ad una lenta riduzione delleore erogate, riduzione che ci sta por-tando ad avere problemi significativi dimantenimento del posto di lavoro(tengo a precisare che sugli oltre 150operatori di CADIAI che lavorano nel-l’assistenza domiciliare a Bologna solo2 hanno un contratto a termine, tutti glialtri sono a tempo indeterminato).In più occasioni si è parlato, nella revi-sione di questo modello, della necessitàdimetterea sistema lapresenzadellebadanti, di regolarizzare la loro posi-zione e includerla nel sistema dei serviziofferto dal Comune ai suoi cittadini an-ziani, attraverso provvedimenti che ga-rantiscano supervisione, programma-zione e sostegno economico.Siamo più che disponibili a confron-tarci su questa proposta e a fare le no-stra parte, se sarà necessario, anche seper CADIAI questa rappresenta unasfida particolare: CADIAI infatti nascecome cooperativa di badanti e i nostri36 anni di storia li abbiamo impegnatiin un difficile percorso di qualificazionee professionalizzazione del lavoro dicura. È proprio vero che la storia si ri-pete, ma se il percorso è questo, chi piùdi noi può dare un contributo fattivo.Ritengo però doveroso sottolinearedue cose importanti.La prima riguarda il fatto che la messaa sistema delle badanti non può essereconsiderata la panacea: il fenomenonasce come auto organizzazione dellefamiglie e normalizzare, regolarizzarequesta auto organizzazione non è fa-cile, può comportare scelte e impegniche ridurranno comunque il margine

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Istruttoria pubblicasulle politichedi WelfareL'istruttoriapubblica sulle politichediwel-fare locale è stata indetta dal Comune diBologna con l’intento di acquisire il con-tributo delle categorie economiche, delleparti sociali, delle associazioni e deigruppi di cittadini per definire lemisure disostegno ai cittadini maggiormente col-piti dagli effetti della crisi. L’istruttoria,alla quale potevano partecipare Asso-ciazioni, Comitati e Gruppi di cittadiniportatori di interesse a carattere non in-dividuale, si è svolta nella forma di pub-blico contraddittorio nella Sala del Con-siglioComunale inalcunegiornatedi finesettembre.

Le proposte di LegacoopBologna sul welfare

Grazie alla intersettorialità che caratte-rizza l’approccio cooperativo al temadel welfare, Legacoop Bologna pro-pone:a. In primo luogo, è importante che fra

istituzioni locali, privato e privatosociale si avvii una franca e profon-da discussione sulla riformulazioneconcettuale del welfare che, con-servando e preservando l’alto livelloqualitativo dei servizi, introducareali elementi di mercato, di equi-tà e pratica dei diritti. Il welfare peradeguare ed evolvere la rete di servi-zi agli scenari demografici previsti, hala necessità di introiettare maggiorielementi di mercato in cui le impresee le organizzazioni che vi operanopossano trovare la giusta remunera-zione del capitale investito e quindiessere in grado di generare investi-menti e innovazione. D’altra parte ènecessario agire sui criteri di corre-sponsabilità dei cittadini e dellefamiglie nell’erogazione dei servizi e

delle prestazioni, per praticare unasussidiarietà vera. È necessario che ilcittadino e le famiglie considerino ilwelfare non come un diritto acquisi-to tout court, ma come un processodi corresponsabilizzazione, dove il lo-ro apporto è essenziale, anche pergarantire l’equità, la qualità e la“universalità” del servizio. La nonespandibilità ulteriore delle risorsepubbliche può produrre una ridu-zione d’offerta che a sua volta si ri-percuoterebbe sulle categorie piùdeboli. Ne deriva che la vera difesadell’equità sociale e quindi la difesadei cittadini meno favoriti, passaoggi contemporaneamente per unari-modellazione dei requisiti d’ac-cesso e della compartecipazioneeconomica al costo dei servizi.

b.Considerare e individuare forme,anche societarie, di collaborazio-ne-joint fra cooperazione socialee ASP. Riteniamo che il modello ge-stionale delle ASP, coerente con ilCCNL in essere al loro interno, nonsia adeguato alla gestione direttadei servizi, in quanto il costo che nederiva rischia di erodere poco a po-co i patrimoni lasciati nei secoli dalungimiranti benefattori; questi pa-trimoni dovrebbero essere destinatiall’innovazione dei servizi piuttostoche essere utilizzati per far fronte al-la gestione ordinaria.Per l’esperienza maturata dalle coo-perative sociali, Legacoop Bolognasostiene che modelli di società mistedi gestione pubblico-privato possa-no rappresentare un esempio soddi-sfacente sia dal punto di vista dellaqualità che dei costi dei servizi.

c. Da questa ri-modellazione ne di-scende quindi un nuovo rapportofra pubblico/privato/privato so-ciale in cui il pubblico programma,co-progetta con il privato e control-la, mentre il privato accreditato ge-stisce i servizi, superando così ilruolo, fino ad ora ricoperto, di for-

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di risparmio previsto; inoltre nontutte le famiglie possono sostenere lapresenza di una badante, per que-stioni economiche, logistiche e an-che cognitive; non tutti gli interventirichiesti sono alla portata della scarsaprofessionalità delle badanti. Si trat-terà di integrare, supplire, monito-rare ovvero introdurre un impiantoorganizzativo la cui portata non ab-biamo ancora stimato fino in fondo.Secondo, se davvero la storia si ri-pete, allora è possibile immaginareche anche queste donne, che oggilavorano in modo irregolare, spessoisolate insieme all’anziano, in unagrande solitudine, progressivamentesi muovano verso un miglioramentodelle loro condizioni lavorative.E questo, in parallelo al riallinea-mento economico che oggi sembraportare i paesi nord occidentali aduna lenta riduzione del loro livello diricchezza e i paesi in via di sviluppo,da cui queste donne provengono, aduna lenta, ma in alcuni casi anchemolto veloce, crescita economica.Allora noi dobbiamo pensare al feno-meno delle badanti come fenomenoin evoluzione, che si trasformerà per-dendo le caratteristiche di irregolaritàed economicità che ha oggi.Il problema di garantire la cura nellungo periodo invece perdurerà, ag-gravandosi nel tempo.Non possiamo pensare di risolverlocosì, seguendo, anzi inseguendo laspontanea evoluzione dei fenomenisociali.Dobbiamo porci in un’ottica di cam-biamenti strutturali, che portino a di-rottare nuove risorse su questo set-tore, per assicurare in modo certo edorganizzato la cura a lungo termine atutti i cittadini che ne hanno e neavranno bisogno.

Franca GuglielmettiPresidente di CADIAI

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EDITORIALE

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nitore di mano d’opera.Accanto a questa riformulazione con-cettuale e progettuale, si propone poiun’integrazione di azioni che riguar-dano segmenti specifici che poten-zierebbero la rete di protezionesociale; Legacoop Bologna perciò, sicandida a:

1.Elaborare (insieme agli enti locali)un’ ipotesi di integrazione nel si-stema di welfare delle collabora-trici familiari, che rappresentanoun fenomeno ormai imponente a li-vello cittadino, nell’ottica della mi-gliore appropriatezza del servizioerogato e del miglior utilizzo dellerisorse destinate.

2.Parimenti, occorre potenziare i ser-vizi che consentono ai cittadini bo-lognesi la permanenza nel propriodomicilio il più a lungo possibile,rafforzando e razionalizzando i Cen-tri Diurni.

3.Potenziare l’offerta di servizi per laprima infanzia attraverso la valoriz-zazione delle esperienze cooperativedi costruzione e gestione: l’esperien-za dei nidi rappresenta un esempioefficace di collaborazione intra-coo-perativa (cooperative sociali, di servi-zi e di costruzioni) e fra cooperazionee ente locale per la risposta ad unadomanda sociale in crescente asce-sa. Oggi inoltre il Comune è posto difronte al recupero immobiliare di unpatrimonio che ormai mostra segnidi inadeguatezza.

4.Promuovere il ruolo della coopera-zione nel segmento dell’integra-zione scolastica: gli effetti dellarecente riforma scolastica sullascuola primaria, si ripercuoterannonegativamente su molte famiglieche danno ormai per acquisito il“tempo pieno”. La cooperazionepuò offrire servizi di prolungamen-to orario meglio: integrazione edampliamento dell’offerta formativae sperimentare soluzioni innovati-ve ed efficaci.

5.Riaffermare il binomio “casa e la-voro” come componenti primari delwelfare in quanto elementi essen-ziali della realizzazione personale erelazionale delle persone, in primis,dei giovani.

6.Concorrere alla risposta dei bisognidi salute ampliando le proposte diintegrazione al sistema sanitariopubblico, attraverso le esperienze ele competenze di una consolidatapresenza in questo settore dellacooperazione.

7.Operare nel campo delle nuove pover-tà e dell’inclusione sociale richiedendocon decisione il riconoscimentopub-blico del ruolo della cooperazionesociale di tipo B: le cooperative so-ciali di tipo B presenti in Emilia Ro-magna consentono un risparmioper la collettività per ogni personainserita di circa 9.000 euro all’anno.È quindi necessario ampliare l’of-ferta di opportunità di inserimentolavorativo per le persone svantag-giate tramite il maggior utilizzodelle condizioni concesse dalla at-tuale normativa, in quanto l'inseri-mento lavorativo ai sensi della L.381/1991 comporta benefici sia so-ciali sia economici per l’intera col-lettività territoriale. Esistono buoneprassi in questa direzione in diversecittà italiane, perciò occorre favori-re con modalità e tempistiche certeil miglioramento delle capacità diautonomia personale attraversoforme di riqualificazione lavorativae opportunità di lavoro sostenendole cooperative sociali di tipo B, au-mentando la richiesta di fornituree riservando, attraverso clausolesociali, non meno del 5% dell'im-porto complessivo che gli enti ter-ritoriali destinano a terzi per leforniture dei beni e servizi.

8.Predisporre servizi che favoriscano lastabilizzazionedegli immigrati e laloro integrazione sia dal punto di vi-sta sociale, economico e culturale.

9. Investire risorse in interventi ma-nutentivi e gestionali nelle struttu-re di accoglienza, dormitori e serviziannessi per l’inclusione sociale.

Abbiamo idee e risorse che crediamopossano essere utili e per questo chie-diamo che venga realizzata una PRO-GRAMMAZIONE del Welfare cittadinoche consenta ai diversi soggetti un’in-tegrazione reale e fattiva nel dispie-garsi pieno delle potenzialità di cuisono portatori; una programmazioneche consenta alla cooperazione socialedi conoscere le risorse disponibili e lepriorità della loro allocazione e una mo-dalità di lavoro che adotti la co-pro-gettazione come best practice equindi valorizzi l’esperienza ed il know-how acquisiti.

Infine sottolineiamo con forza due temiche dovranno essere affrontati dal fu-turo governo della città: gli effetti diuna riforma ancora incompiuta (quelladella trasformazione delle Ipab in ASPe del passaggio da Comuni ad ASP),che si è temporalmente sovrapposta alprocesso decentramento amministra-tivo ai Quartieri; una revisione del Re-golamento Comunale che riconoscecome soggetti ammessi ad importantibandi ESCLUSIVAMENTE le LibereForme Associative dando luogo a si-tuazioni ambigue e paradossali inquanto i bandi non richiedono soltantol’apporto ed il coinvolgimento della so-cietà civile, bensì anche investimentieconomici propri di una realtà impren-ditoriale e non associativa.Siamo pronti a fare la nostra parte conla responsabilità e l’impegno di chi ha acuore il presente ed il futuro della no-stra città.

Ethel FrasinettiDirettore Generale

di Legacoop Bologna

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plicazione dell’art. 22 della L.R. 17/2005.Dovendo contenere l’intervento neitempi prescritti, entriamo nel vivo delleproposte che siamo in grado di formu-lare, puntualizzando che non richiedononuovi finanziamenti, ma che, se attuate,produrrebbero anche benefici econo-mici alla fiscalità generale, permet-tendo a persone assistite di divenirelavoratori e contribuenti.

Proposteper rafforzare edestenderel’efficacia dell’azione delle coopera-tive di tipo B:• Inserire nel Regolamento Comunale

degli Appalti una previsione specifica,per valorizzare tutte le opportunitàpreviste dalla normativa Nazionale eRegionale.

• Inserire nei bandi e nei capitolati digara efficaci“clausole sociali”che pre-mino le imprese aggiudicatarie che siimpegnino a realizzare efficaci colla-borazioni con le cooperative di inseri-mento lavorativo.

• Definire le clausole sociali con il contri-buto dei rappresentanti delle coopera-tive sociali di inserimento lavorativo, alfine di evitare formulazioni superficialie completamente inefficaci.

• Vigilare sull’applicazione e sul rispettodegli affidamenti, in particolare sulleproduzione di nuova occupazione.

• Sperimentare immediatamente l’ap-plicazione dell’art. 22 della L.R.17/2005, nel caso l’AmministrazioneComunale e le società partecipatenon rispettassero gli obblighi previstidalla Legge 68/99.

• Destinare il 5% della spesa correnteannua per beni e servizi, all’affida-mento di convenzioni con cooperati-ve sociali di tipo B.

• Avviare Procedure Contrattuali perl’inserimento lavorativo di personesvantaggiate e disabili, sulla base del-l’esperienza ormai decennale del Co-mune di Torino.

Fabrizio PedrettiIl Presidente del C.d.A.

Contributodel Consorzio SIC

Il Consorzio SIC, costituito nel 1994, rag-gruppa 23 cooperative sociali di inse-rimento lavorativo e impiega circa 750persone,di cui circa270svantaggiate.È l’unico consorzio sociale aderente siaa Confcooperative sia a Legacoop.

Le esperienze delle cooperative nelcampo dell’inserimento lavorativo ini-ziano oltre 30 anni fa, con la costitu-zione della CO.p.A.P.S. a Sasso Marconi;nel decennio successivo molte coope-rative si sono costituite nei Distretti peraffrontare le problematiche legate al-l’applicazione della Legge Basaglia e alsuperamento dello stigma, anche nelmondo del lavoro, delle persone soffe-renti di disturbo mentale.Questo breve accenno, solo per ricor-dare quanto sia da lungo tempo matu-rata e approfondita l’esperienza delle

nostre cooperative, soprattutto nelcampo della salute mentale (2/3 dellepersone inserite sono seguite da DSM -DP), dell’handicap, del carcere e dellemisure alternative alla detenzione, deiservizi sociali.La conferma di questa affermazione, latroviamo in tutti i Piani Sociali di Zona,di tutti i Distretti della nostra Provincia,approvati dal 2002 ad oggi: le coopera-tive sociali sono uno degli strumenti piùefficaci per la formazione e l’inserimentolavorativo delle persone svantaggiate,sono soprattutto lo strumento più effi-cace per quelle più problematiche esvantaggiate.Rappresentiamo uno strumento efficacee riconosciuto per l’implementazione diadeguate politiche attive del lavoro,inserito nel contesto delle normative peril collocamento mirato delle personesvantaggiate, non sufficientemente ri-conosciuto ed utilizzato però, come di-mostrano gli scarsissimi risultati nell’ap-

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Aggiornamentosulla partecipazionealle gare d’appaltoNuovi serviziServizio di Assistenza Scolasticaalunni diversamente abili (MALAL-BERGO): recentemente affidato a CA-DIAI (marzo 2010) in virtù dell’acquisi-zione dei contratti sottoscritti da Apad inseguito alla procedura fallimentare incui la cooperativa è incorsa, il servizio èstato aggiudicato a CADIAI per i prossimitre anni scolastici.Si tratta di 10 educatori a cui vanno ag-giunti i servizi parascolastici e di centroestivo realizzati dalle cooperative Gessere Le Pagine che hanno partecipato allaprocedura di gara in Ati con CADIAI.Servizio di Assistenza Scolasticaalunni diversamente abili e serviziodipreepost scuola (ARGELATO): ana-logo per procedura al precedente, il ser-

vizio è stato aggiudicato a CADIAI perdue anni scolastici (prorogabili per ul-teriori due) e coinvolge una quindici-nali di educatori.Nidod’infanzia“Peter Pan”(CALDE-RARA DI RENO): il servizio già esi-stente, rivolto a 56 bambini e com-prensivo della gestione di un centrogenitori bambini e dell’integrazione inaltri nidi e scuole d’infanzia comunali èstato recentemente affidato a CADIAI.La durata prevista è di un anno educa-tivo; le operatrici coinvolte dalla ge-stione pregressa una ventina.Tre Sezioni di Nidi d’infanzia (ZOLAPREDOSA): è stata, invece, una nuovaprocedura di gara ad affidare a CADIAIla prima forma di esternalizzazione deiservizi all’infanzia del comune di ZolaPredosa.Nel complesso tre sezioni suddivise neinidi“Albergati”e“Riale”ed il servizio disostituzioni del personale comunaleper il prossimo anno educativo. Nelcomplesso 9 operatrici.

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COMCADESUn progetto europeoper la formazionee il riconoscimentodelle competenze deicoordinatori

In data 2 Luglio si è tenuto in Lussem-burgo il Seminario di Disseminazionedel Progetto COMCADES.È stata molto importante la partecipa-zione delle cooperative CADIAI (Gior-gio Franceschi) e Società Dolce (Clau-dio Cantù).Importante perché le conclusioni delprogetto hanno individuato piste futuredi lavoro sia sul livello regionale sia sul li-vello europeo che per essere realizzaterichiederanno un protagonismo attivodelle cooperative sociali.Il Progetto COMCADES è stato finanziatodalla linea Grundtvig, con l’obiettivo dicomparare il percorso formativo cheviene svolto, per acquisire specifichecompetenze dai quadri che operano nel-l’economia sociale. In particolare si è po-sta l’attenzione suldirettore-coordinatoredei servizi residenziali e semiresidenziali ri-volti a persone disabili. Lussemburgo(Apemh, Egca), Francia (Andicat-Irts Lor-raine), Italia (Cesvip-Legacoop Emilia Ro-magna), Belgio (Acis) e Portogallo (Fe-nacerci) sono stati i paesi coinvoltidall’Associazione europea Arfie.È stato elaborato un questionario cheidentificava 68 competenze, suddivisein 5 ambiti, somministrato a cento coor-dinatori (venti dell’Emilia Romagna) deivari paesi che hanno successivamentepresentato i risultati in focus group localie nelle riunioni europee.Il progetto ha evidenziato che solo inFrancia esiste una formazione obbliga-toria per operare con la qualifica di qua-dro-coordinatore acquisibile attraversouno specifico percorso formativo (CAF-DES) che un partner del progetto (Irts

Lorraine) già propone da anni (www.irts-lorraine.fr/index.php/formations/for-mations-superieures/cafdes ).In Belgio, dal 2003, esistono due for-mazioni obbligatorie una formazione ri-volta ai quadri del settore no profit.In Italia, Portogallo e Lussemburgonon esistono percorsi formativi obbli-gatori e certificati.Al di là dei riconoscimenti e dei percorsiformativi, sono stati identificati 5 diversiambiti nei quali i coordinatori chestanno operando dispongono di com-petenze specifiche:• elaborazione e conduzione strategi-

ca di un progetto di gestione di unservizio,

• gestione economica finanziaria logi-stica,

• competenze sulla realtà sociale e sa-nitaria del territorio,

• gestione delle risorse umane, posi-zionamento professionale.

Al termine del progetto, i risultati (chesaranno presto pubblicati sul sito diArfie www.arfie.info) hanno eviden-ziato la necessità di elaborare un per-corso formativo europeo specifico peri coordinatori che operano nei servizi ri-volti a persone disabili (e non solo) dacostruire in futuro, partendo dal lavorogià fatto con COMCADES, e valoriz-zando le buone pratiche esistenti comeil percorso Cafdes realizzato da Irts.In particolare si è ritenuto importanteapprofondire alcune tematiche quali:• le strategie di comunicazione,• l’etica e la responsabilità,• la posizione strategica della funzione

del direttore,• gli strumenti del marketing nel set-

tore sociale.Per questa ragione nei prossimi mesiverrà presentato un progetto europeosulla linea Leonardo che vedrà coinvoltii partner del progetto e altri paesi del-l’Europa dell’Est.Per ciò che riguarda le ricadute sul ter-ritorio dell’ Emilia Romagna, gli esitidel progetto, nel mese di ottobre, ver-

ranno presentati nel corso di un semi-nario rivolto ai coordinatori e alle coo-perative che hanno partecipato al pro-getto (CADIAI, Coopselios, Proges,Cidas, Gulliver, Società Dolce) e all’As-sessorato alla formazione della Re-gione Emilia Romagna.Si cercherà di confrontare le competenzeidentificate a livello europeo con quelleindicate dalla Regione in relazione al per-corso di accreditamento dei servizi ri-volti alle persone disabili per compren-dere se in Emilia Romagna è possibileattivare un percorso specifico di forma-zione e di riconoscimento delle compe-tenze dei coordinatori. Cercheremo dicomprendere se è possibile coproget-tare (Cooperative, Enti di formazione, Re-gione) moduli formativi specifici rivolti aicoordinatori, partendo dalle attualibuone pratiche esistenti (che certo nonsono poche, ma sono poco comunicate,riconosciute e condivise).Contemporaneamente, in attesa del-l’auspicabile approvazione del progettoLeonardo, sarebbe importante avviareun dibattito e promuovere riflessioni inmerito a questa fondamentale figuraprofessionale anche attraverso i giornalie i siti aziendali per acquisire materiali inprevisione del seminario di ottobre.• Come riconosciamo oggi la qualità e

la bravura di un coordinatore?• Quali azioni attiviamo per prevenire-

combattere il burn-out?• Quali sono le motivazioni che spin-

gono una persona ad assumersi que-sta responsabilità, come dovrebbeessere strutturata un’adeguata for-mazione iniziale e permanente?

Queste sono solo alcune domande, in-terrogativi, stimoli, che ci auguriamopossano sostenere e accompagnare unpercorso per affermare il fondamentalee importante valore di questo lavoro.

Alberto AlberaniResponsabile Legacoopsociali

Emilia-Romagna

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uno splendido edificio in stile libertyinaugurato da re Vittorio Emanuele IIInel 1925. È il cuore del sistema di boni-fica che garantisce sicurezza idraulica aiterritori della bassa pianura bolognese.In questo edificio funzionano ancora, inmodo assolutamente efficiente, mac-chine di un’epoca lontana, un esempiodi archeologia industriale che rinnovaogni giorno la propria vittoria sul tra-scorrere del tempo.Nella narrazione appassionata della no-stra guida si respirano insieme mesco-landosi le atmosfere del passato e leinnovazioni introdotte nel presente, ed

CADIAI ospite dellaBonifica Renanaall’Oasi di CampottoUna sorprendente gita inuna splendida naturavicina ma poco conosciuta

Oasi: (voce dotta, greco oasis, di ori-gine egizia) zona di territorio, fornita disorgenti o pozzi e quindi fertile e abi-tata. Luogo particolarmente piacevole,riposante, distensivo. Zona riservata, diprotezione faunistica per permetternela riproduzione.Questo il vocabolario della lingua ita-liana, tutto ciò che abbiamo trovato al-l’oasi naturalistica di Campotto vicinoad Argenta in provincia di Ferrara.Grazie all’invito del dottor Agostino Pa-rigi, direttore della Bonifica Renana, ilgruppo soci sulla partecipazione ha or-ganizzato questa visita.Sabato 18 settembre il “pulmino”, conventi persone a bordo, parte puntualealle 9 dalla sede di CADIAI.Arrivati a destinazione ci accoglie unaleggera pioggia di fine Estate che nonci scoraggia affatto ma anzi ci aiuta adimmergerci in un’atmosfera particolaredominata dal verde e dalle acque.

La nostra guida, il signor Sergio Sti-gnani, ci illustra subito l’importanza dellavoro della Bonifica Renana.Il Consorzio assicura un corretto de-flusso delle acque piovane, che pro-vengono dalle aree agricole ed urbane,e attraverso il proprio reticolo idrogra-fico le “accompagna” nel fiume Reno.Questa attività protegge il territorio dairischi, sempre più elevati a causa dellacrescente urbanizzazione dei suoli edegli evidenti cambiamenti climatici,di allagamento ed alluvione.Visitiamo l’impianto idrovoro di Sa-iarino, sede delmuseodella Bonifica,

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in copertinanumero 29settembre 2010

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il lavoro manuale, ora come allora, siintegra perfettamente all’organizza-zione tecnica.Lasciate le grandi macchine, pompeidrovore, dello stabilimento di Saiarino,facciamo visita al Museo delle Valli,porta d’ingresso all’Ecomuseo ed alParco del Delta del Po. La guida ci in-troduce nella sala della sezione natura-listica e ci illustra i quattro ambienti na-turali dell’Oasi. Nella sala sensoriale civiene proposto un filmato, ricco di ef-fetti speciali, che ripercorre il susse-guirsi delle stagioni, del giorno e dellanotte della vita delle valli. Queste, neipressi di Argenta, sono un’importantearea residua delle paludi che fino al se-colo scorso si estendevano nella bassaPianura Padana.L’intero ecosistema è di grande valorenaturalistico, incluso tra le zone umide

di importanza internazionale. La ValCampotto, in particolare, ospita rarepiante acquatiche e una ricchissima avi-fauna. Qui vive e nidifica, sulle fogliedelle ninfee bianche, il mignattinopiombato. Questo è l’ambiente idealeper gli aironi, ma scelgono questo sito,per fare il nido e nutrimento anche ilcormorano, l’uccello spatola, e tante al-tre specie che sembravano scomparsedai nostri territori e che invece tornanoad abitarli in gran numero grazie allatutela delle zone umide. Anche preda-tori terrestri come volpe, tasso, faina,donnola stanno ricolonizzando la pia-nura; non di minore importanza l’affa-scinante microcosmo degli insetti, lefarfalle, le libellule.All’ora di pranzo gli amici della Boni-fica ci conducono ad un vecchio ex-ca-panno di caccia ristrutturato. All’in-

terno, con grande sorpresa, ci attendeuna ricca tavola imbandita, come nellamigliore e genuina tradizione emiliano-romagnola: piadine, pane ferrarese, sa-lumi, ortaggi per il pinzimonio, accom-pagnati da vino rosso e bianco.Guardando oltre i sottili vetri delle fi-nestre ci sentiamo immersi nella sug-gestiva cornice del parco, dove si in-trecciano terra e acqua, in una rigogliosaesplosione di vita.

Laura Piana

Per ulteriori informazioni:www.vallidiargenta.org

numero 29settembre 2010

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Il consorzio dellaBonifica Renana

Il Consorzio della Bonifica Renana è unEnte di diritto pubblico la cui costitu-zione risale al 1909. Opera in base aquanto previsto oltreché, dalla vigentelegislazione statale, dalle più recenti edinnovative leggi regionali, per assicu-rare lo scolo delle acque, la difesa delsuolo, la tutela delle risorse idriche enaturali, l'irrigazione e la valorizzazionedel territorio.Il Comprensorio del Consorzio della Bo-nifica Renana ha una superficie di342.536 ettari, di cui 198.509 ettari sonosituati nella collina e montagna sovra-stante la via Emilia, il resto 144.027 nellapianura a valle della stessa arteria.La parte del comprensorio di collina emontagna riunisce oggi tutti i baciniscolanti che, partendo dal torrente Sa-moggia, recapitano le proprie acquenel fiume Reno; la via Emilia costituisce

il confine nord dell’area montana dellaBonifica Renana. Si tratta della maggiordotazione in termini di territorio mon-tano tra gli 8 attuali consorzi di bonifica,in Emilia-Romagna. Il Comprensorio di

Pianura invece ha la forma di un qua-drilatero, racchiuso ad Ovest dal tor-rente Samoggia e dal fiume Reno e aNord dal corso del solo Reno, ad Est daltorrente Sillaro e da una spezzata checongiunge lo stesso con la città diImola (il cui centro peraltro resta fuoridal Comprensorio); a Sud è sempre lavia Emilia che chiude il perimetro dellapianura del Comprensorio.

Cosa fa la RenanaIl Consorzio della Bonifica Renana as-sicura la regimazione e il corretto al-lontanamento dell'acqua di pioggia,mantenendo il presidio idrogeologicoin montagna e curando la rete idrau-lica in pianura.Il Consorzio opera all'interno del pro-prio comprensorio di bonifica, suun'area di 3.423 km quadrati (1.447 inpianura e 1.976 in montagna), che in-teressa 68 comuni nelle province diBologna, Ferrara, Firenze, Prato, Pistoiae Ravenna.In questo territorio, il Consorzio dellaBonifica Renana è l'autorità idraulicacompetente: la sua funzione princi-pale è garantire, attraverso il proprio

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Foto di Sergio Stignani

attività socialenumero 29settembre 2010

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reticolo idrografico, il corretto deflussodelle acque piovane provenienti dallearee agricole ed urbane.Questa attività protegge il territoriodai rischi di allagamento e alluvione,sempre più elevati a causa della cre-scente urbanizzazione dei suoli e deglievidenti cambiamenti climatici.

Cos'è il ConsorzioLa Renana è un consorzio di dirittopubblico, obbligatorio per legge, cheriunisce tutti i proprietari di immobili,terreni e fabbricati, che si trovano al-l'interno del comprensorio di bonifica.Sono 245 mila i consorziati titolari diimmobili che godono dell'azione co-stante e puntuale di presidio idraulicosvolta dalle strutture operative dellaRenana.Con una rete di 1.880 chilometri di ca-nali che stagionalmente vengono sfal-ciati e risagomati, 65 impianti mecca-nici di sollevamento in azione e 16casse di espansione, ogni anno la Re-nana consente il deflusso di 500 mi-lioni di metri cubi di pioggia, tute-lando così tutti gli immobili, le reti e lestrade del proprio territorio.Distribuisce, inoltre, 70 milioni di me-tri cubi d'acqua per scopi produttivi eper l'irrigazione di aree sia agricole siadestinate a verde, pubblico e privato.

Perché si paga il contributoLa legge regionale n. 42 del 2 agosto1984 stabilisce che i proprietari di im-mobili ricadenti nel comprensoriocontribuiscano alle spese di esercizio emanutenzione delle opere di bonifica.L'importo del contributo deriva dal be-neficio conseguito o conseguibile dal-l'attività idraulica.In pianura, il beneficio consiste nel-l'attività di raccolta, allontanamento esmaltimento delle acque meteoricheper prevenire esondazioni ed allaga-menti e nella distribuzione di acquaper usi produttivi.Il territorio presidiato dalla Renana

comprende i suoli che scolano nelfiume Reno situati tra i torrenti Sa-moggia e Sillaro: si tratta sia di aree ascolo naturale sia di aree depresse lecui acque giungono al mare artificial-mente, solo grazie agli impianti di sol-levamento meccanico del Consorzio.In montagna, la Renana svolge perlegge le funzioni di vigilanza e moni-toraggio: collabora inoltre con gli entilocali per la progettazione e la realiz-

zazione di opere a difesa dei versanti edelle pendici, contro il dissesto idro-geologico diffuso.

Fonte: www.bonificarenana.it

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attività socialenumero 29settembre 2010

Accreditamento

CADIAI ha presentatoistanza di accreditamentoprovvisorio per 25 serviziattualmente gestiti

Dopo un lungo periodo preparatoriosi è conclusa il 30 settembre scorso laprima fase del processo di accredita-mento dei servizi socio sanitari nel-l’ambito della Regione Emilia Roma-gna attraverso la quale CADIAI hapresentato istanza di accreditamentotransitorio per 25 dei servizi attual-mente in gestione.Per comprendere meglio il percorsooccorre, tuttavia, fare un passo indie-tro e procedere per tappe.La prima è rappresentata dall’appro-vazione nell’aprile del 2009 della Deli-bera di Giunta 514 con la quale la Re-

gione disciplina e mette ordine al si-stema dei servizi sociosanitari (resi-denze, centri diurni ed assistenza do-miciliare rivolte ad anziani e disabili).Alcuni tra gli obiettivi principali di-chiarati dalla normativa: la conclu-sione delle gestioni miste con il pas-saggio all’unitarietà gestionale; lascomparsa delle gare d’appalto conl’avvio di un sistema più complesso diqualificazione del soggetto gestore; ilgraduale riallineamento a standardgestionali e di remunerazione omo-genei su l’intero territorio regionale;la progressiva qualificazione deglioperatori socio sanitari.La conclusione della seconda tappa èsancita dal 15 marzo di quest’annocon il quale il sistema appena dise-gnato prende ufficialmente avvio at-traverso l’approvazione della deliberasulle tariffe e l’indicazione di termini emodalità volte a consentire il passag-gio nel sistema a tutti i servizi già esi-

stenti in possesso dei requisiti ne-cessari per presentare domanda.In questo modo si giunge alla sca-denza sopraindicata e all’intenso la-voro effettuato in modo coordinatocon imprese partner ed amministra-zioni per ottenere i provvedimentidi accreditamento transitorio. Ci saràtempo per ragionare nuovamentesu questa importante novità, nonpriva di elementi di fragilità e di-scussione, che rivoluziona il sistemadei servizi, interagisce con le moda-lità gestionali consolidate e tratteg-gia le prospettive di evoluzione delsistema.I prossimi mesi (fino al 31 dicembre)tocca alle istruttorie pubbliche cer-tificare l’appropriatezza della docu-mentazione appena presentata.Il cantiere è in corso.

loca nell’ambito di tutto il lavoro di ri-cerca e confronto che CADIAI, con par-tner italiani ed europei, sta portandoavanti dal 2008 rispetto alla tematicadell’invecchiamento dei disabili.CADIAI, in qualità di coordinatore - econ la collaborazione di AIAS, Leben-shilfe Österreich (Austria), Medisch Pe-dagogisch Centrum Sint-Franciscus(Belgio), FMS (Francia), University of

Approvato unprogetto Europeopresentato daCADIAICon la collaborazionedi altri cinque partnersi proseguirà il percorsodi studio e confrontosul tema dei disabiliche diventano anziani

Italia, Austria, Belgio, Francia, Gran Bre-tagna e Portogallo, questi i cinque Paesiche per i prossimi due anni lavorerannoinsieme nel progetto E-DIGNITIES – El-derlyDisabled IntegrationGetsNewInnovative Tools In European Socie-ties.E-DIGNITIES è un progetto Grundtvigche afferisce ai programmi Life LongLearning dell’Unione Europea e si col-

Northumbria at Newcastle (Gran Bre-tagna) e FENACERCI National Federa-tion of Social Cooperatives (Portogallo)- nel febbraio 2010 ha presentato il pro-getto che è stato ora approvato dal-l’Unione Europea.Scopo principale del progetto è quellodel confronto, dello scambio di buoneprassi e dello studio di possibili inno-vazioni. Interlocutori primari sono ipubblici amministratori dei paesi coin-volti, a cui saranno sottoposte le analisi,i suggerimenti operativi e gli eventualiorientamenti strategici emersi duranteil percorso.I partner si incontreranno il prossimoottobre in Italia, a febbraio 2011 in Au-stria, nel giugno 2011 in Francia, no-vembre 2011 in Portogallo, marzo 2012in Belgio e nel giugno del 2012 in In-ghilterra per il convegno finale di dis-seminazione.

Lara Furieri

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Race for the Cure2010Il 26 settembre si è svoltala quarta edizione dellaminimaratona di raccoltafondi per la ricerca controi tumori del seno

La Race for the Cure ormai è una tradi-zione. Per Bologna e… per CADIAI.Lo confermano i numeri, che sono an-dati oltre ogni previsione: 8.000 i parte-cipanti totali (contro i 5.000 dell’annoscorso), 93 i componenti della squadraCADIAI (contro i 67 del 2009).E sempre a proposito di previsioni…che dire di quelle del tempo? Pessimefino al giorno prima… anche quelle su-perate dalla realtà: un sole magnifico!CADIAI, avendo anche quest’anno so-stenuto il costo di iscrizione di soci e di-pendenti, ha versato 744 Euro all’asso-ciazione Komen Italia.

Foto di gruppo di Anna Alvoni

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attività socialenumero 29settembre 2010

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Visita alla stazioneecologica e altermovalorizzatoredi Hera

La tappa estiva del percorsosulla sostenibilitàambientale nei serviziCADIAI

L’ultima tappa del percorso di forma-zione sulla sostenibilità ambientale acui hanno partecipato soci e dipen-denti CADIAI è stata una visita alla sta-zione ecologica di via Stradelli Guelfi edi seguito al termovalorizzatore di viadel Frullo.All’arrivo alla stazione ecologica siamostati accolti da due tecnici dell’Hera checi hanno mostrato alcuni dei rifiuti chepiù spesso vengono portati lì: abbiamocosì potuto vedere decine e decine ditelevisori, di monitor per computer, dielettrodomestici, di pneumatici e di-versi contenitori di materiali tossici inattesa di essere trasportati agli impianti

ne ha bisogno gli oggetti che potreb-bero essere ancora utilizzati.Dopo aver visitato la stazione ecolo-gica, è stata la volta del termovaloriz-zatore di via del Frullo.Un tecnico, Enzo Borri, ci ha accom-pagnati nella visita dell’imponente im-pianto e ci ha spiegato le fasi che sisusseguono nella trasformazione ditonnellate di rifiuti (circa 600 al giorno)in energia e polveri inerti. I camion ca-richi di spazzatura vengono pesati al-l’arrivo e scaricati in un’enorme fossa(dalla capacità di 5400 mc); come ab-biamo potuto osservare, un enormebraccio meccanico solleva i rifiuti e liimmette nella camera di combustione,in cui la temperatura è talmente ele-vata che si incendiano per autocom-bustione, senza l’apporto di combu-stibili fossili.Abbiamo poi visitato la sala di con-trollo che, 24 ore su 24, effettua il mo-nitoraggio di tutte le fasi del processoe di tutte le parti dell'impianto, garan-tendone costantemente la sicurezzaed il corretto funzionamento. Nellasala di controllo, oltre a vari monitor incui è possibile seguire il passaggio deirifiuti all’interno dell’impianto, è pre-sente la postazione da cui viene azio-nato e manovrato il braccio mecca-nico che immette i rifiuti nella cameradi combustione.Dal tetto dell’impianto, il tecnico ci ha

di recupero e trattamento.I tecnici ci hanno spiegato che moltioggetti che vengono portati alla sta-zione ecologica sono ancora in buonostato e molti degli elettrodomesticisono ancora funzionanti, ma che lalegge non permette che vengano re-cuperati: dal momento che si trovanonella stazione ecologica devono essereconsiderati, in ogni caso, rifiuti; per ov-viare a questo spreco, alcune associa-zioni hanno attrezzato delle postazioninei pressi di stazioni ecologiche in cui èpossibile lasciare a disposizione di chi

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teranno nuovamente spazzatura.A questo punto viene da chiedersi: se iltermovalorizzatore necessita quotidia-namente di svariate tonnellate di rifiutiper produrre l’energia che gli serve perfunzionare e quella che viene vendutaal servizio nazionale, nonché per risul-tare economicamente vantaggioso perl’azienda, ci può essere interesse a in-vestire realmente nella raccolta diffe-renziata e, conseguentemente, a ri-durre la mole di rifiuti da bruciare?

Francesca De Fazio

mio globale non indifferente sia dalpunto di vista del consumo di materieprime che energetico.Dunque, il termovalorizzatore po-trebbe essere una soluzione real-mente sostenibile se vi giungesserosoltanto quei rifiuti che non possonoessere riciclati.Il termovalorizzatore, in fondo, è soloun’alternativa migliore (per via del re-cupero energetico) alla discarica di ri-fiuti indifferenziati e agli inceneritori,ma non risolve il problema dellospreco delle materie prime né quellodel consumo di energia necessaria allaproduzione degli oggetti che diven-

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mostrato le vasche in cui vengono trat-tate le acque di scarico prima di essereimmesse nella fognatura pubblica e in-viate all’impianto di depurazione dellacittà di Bologna.È importante sottolineare che i gas pro-dotti vengono trattati e depurati e cheil vapore sprigionato dalla combu-stione dei rifiuti viene trasformato inenergia termica ed elettrica, attraversovari processi: l’impianto, dunque, nonsolo provvede allo smaltimento dei ri-fiuti, ma produce l’energia necessaria alsuo funzionamento, ulteriore energiaelettrica che viene immessa sulla retenazionale e calore che alimenta unarete di teleriscaldamento a servizio diutenze civili ed industriali.L’impressione che ho avuto da questavisita è senz’altro positiva, sembre-rebbe la soluzione definitiva al pro-blema dello smaltimento dei rifiuti:tonnellate di spazzatura trasformatein energia senza che questo processoinquini in maniera significativa l’am-biente.In realtà, una grandissima parte dei ri-fiuti che finiscono nei cassonetti e chevengono successivamente bruciati po-trebbe essere riciclata, con un rispar-

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dinamiche e competenze diverse diquelle che si sviluppano all’interno delCentro.

Creando CreandoNel laboratorio di Creando Creando sirealizzano, insieme agli utenti, vari ma-nufatti (borse, lampade, fiori, oggettinatalizi, ecc.) utilizzando principal-mente materiali di recupero (plastica, ri-tagli di stoffa, vecchi oggetti da but-tare…) che vengono riciclati ereinventati per dargli nuova forma e di-gnità. Questi piccoli oggetti artisticivengono poi esposti e venduti nei mer-catini in occasione di feste e fiere pae-sane, creando un’importante opportu-nità per tutti di socializzazione.

MercatoIl martedì è prevista per tutti una pas-seggiata fra le bancarelle del mercato diCrevalcore; occasione per salutare escherzare con gli amici ambulanti, di

essere garantita, sia nelle risposte ai bi-sogni di base, che a quelle concernentila consapevolezza di sé e, laddove man-chi questa competenza, in ciò che il no-stro sguardo ed il nostro fare, comegruppo di lavoro, restituisca in terminidi dignità e riconoscimento.Per questo consideriamo in modo sim-metrico e complementare le prassi as-sistenziali e quelle educative, i cui esitidivengono sempre terreno aperto diconfronto e collaborazione con fami-glie e servizi invianti.Mantenimento e sviluppo delle capa-cità fisiche e mentali, sostegno nel-l’espressione di sé e salvaguardia delbenessere psicofisico, rappresentanol’orizzonte ideale in cui vanno a defi-nirsi i percorsi individuali di ogni ospite.

Attività di inclusioneDiverse attività del Centro Diurno sisvolgono presso ambienti e serviziesterni, in virtù di una ormai consoli-data esperienza di accoglienza nel ter-ritorio.

Happy hourPrima di pranzo si va a consumare unabibita in diversi esercizi di Crevalcore.Questa attività rappresenta un mo-mento di piacevole condivisione dellavita del paese, in contatto con personee contesti nuovi, che mettono in moto

Centro DiurnoSocioriabilitativo“Accanto” diCrevalcoreIl Centro Semiresidenziale “Accanto” èstato aperto nel 2002 ed è situato invia Matteotti 29, nel centro storico diCrevalcore, con sede nell’antica palaz-zina “Cavallini”; è dotato di un cortileche nei mesi estivi offre l’opportunità diattività esterne e momenti di relax.L’immobile è di proprietà del Comunedi Crevalcore, in concessione d’uso al-l’Azienda USL. Il servizio è gestito daCadiai.

La tipologia di utenzaDisabili adulti con funzionalità ridotta,medio grave e grave.

Il personale impiegato1 Responsabile di servizio1 Tecnico Pedagogista2 Educatori Professionali6 Operatori Socio Sanitari1 Addetto di Base1 Autista

Il progettoLe finalità del servizio tendono al mi-glioramento della qualità della vita degliutenti e delle loro famiglie e prevedonol’elaborazione di progetti individualiz-zati. Tali progetti trovano i propri stru-menti, oltre che in risorse interne al Cen-tro, anche nelle opportunità offerte dalterritorio e dal tessuto sociale di appar-tenenza, mirando ad un lavoro di pro-mozione dell’utente che permetta diestendere il riconoscimento della di-gnità della persona anche al di fuori deicircuiti protetti.

Filosofia del servizioÈ l’individuo ad essere il punto di riferi-mento costante del nostro fare: l’indi-viduo inteso come persona che deve

Foto di Donato Testoni

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incontrare persone conosciute che ri-servano un sorriso e un saluto… e per-ché no, fare tappa al“forno”per gustarsiun pezzo di crescente.

Le persone disabili comerisorsa per il territorioPartiamo dalla considerazione che siapossibile coniugare il concetto di disa-bilità con quello di partecipazione at-tiva e responsabile.Seguendo questo principio alcunedelle nostre attività divengono essestesse portatrici di valori e opportunitàdi miglioramento per il territorio di cuifacciamo parte.

Raccolta differenziata - recuperoe riciclaggioIn linea con le buone prassi eco-soste-nibili, i piccoli compiti di menage do-mestico affidati agli utenti convergonoverso la limitazione di sprechi e la rac-colta differenziata dei rifiuti. Inoltre, set-timanalmente, si vanno a raccoglierein diversi esercizi pubblici del paese itappi di sughero e di plastica, che da

materiale di rifiuto saranno convertiti inbeni utili, grazie a percorsi di recuperoe riciclaggio. “Accanto” diviene anchepunto di raccolta di questi materiali peril resto del paese.

Equo solidaleCoerentemente con una filosofia di ser-vizio attenta alla salvaguardia di disagioe minoranze, avendo presenti le eco-nomie povere del Terzo Mondo ed ilsostegno a cooperative sociali nazio-nali, gestiamo con gli utenti, a titolo divolontariato, l’apertura del negozioEquosolidale di San Giovanni in Persi-ceto, per una mattina alla settimana.

A spasso coi caniNel corso del tempo il cane e l’uomohanno potuto instaurare rapporti ca-ratterizzati da intensi scambi affettivi:entrando in comunicazione con l’ani-male gli utenti hanno l’occasione di ri-conoscere ed imparare a gestire delleemozioni e di fare esperienza di un per-corso di cura.Da queste considerazioni nasce il pro-getto condiviso con il canile “Il Giova-

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netto” di Tivoli e l’AUSL del territorio,che prevede un appuntamento setti-manale di passeggiata e “coccole” aicani ospiti della struttura.

Attività come occasionedi sviluppo personale

La zdouraTutti i giorni alcuni utenti sono impe-gnati nell’apparecchiatura e riordinodella sala da pranzo, come espressionedi partecipazione attiva alla vita delCentro e condivisione di una identità digruppo.

ArmonicaL’Armonica è“un sentire oltre le parole”:sdraiati su comodi materassini, con sot-tofondo di musica delicata, ci si rilassa,prestando particolare attenzione aglisguardi, al bisogno di vicinanza o di-stanza, di tocchi energici o più lievi, tro-vando quel canale di comunicazioneche esula dalle parole.

Parla conmeL’attività è incentrata sulle tecnichedella Comunicazione Facilitata e Au-mentativa che, attraverso ausili specificio adattati, permette a chi non ha la ca-pacità di parlare o scrivere di potereestendere la possibilità di comunicare.

SoggiornoPer tutti gli utenti è prevista la possibi-lità di partecipare ad un soggiornoestivo organizzato e gestito dal CentroDiurno.

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rendono perfettamente il clima e ilsenso dell’esperienza.Ad inizio corso è stato chiesto allemamme di annotare, su un taccuino,parole e frasi relative alle sensazioni delcontatto, vissute durante gli incontri alnido o a casa. Il materiale raccolto sicompone di versi pieni di significato,profondi e leggeri.L’abbinamento delle foto con i versiscritti, sono stati curati dalle educatricidel nido “Tilde Bolzani” che hanno an-che realizzato le cornici. All’internodella mostra sarà presente una videoinstallazione creata dalla coordinatricegestionale, Monica Rami.“RAC-contatto” è una mostra itinerante,che può essere allestita nei luoghi d’in-contro pubblico quali biblioteche, nidi,scuole, sale comunali, ecc.

Il primo spazio di allestimento saràmesso a disposizione dal Comune diAnzola dell’Emilia presso la Sala Mostredella biblioteca “Edmondo De Amicis”(piazza Giovanni XXIII n. 2) che ospiteràla mostra dal 30 ottobre al 13 novem-bre 2010. Vi aspettiamo!

Annalita Bellei

serviziRAC-contattoIl massaggio alle bimbee ai bimbi raccontatodalle loro mamme

Come preannunciato nel numero pre-cedente, ecco che il progetto “RAC-con-tatto” ha preso forma: sabato 30 otto-bre avrà luogo l’inaugurazione dellamostra fotografica narrante e itine-rante, progettata e curata da AnnalitaBellei e Silvia Travaglini, nell’ambitodella collaborazione tra CADIAI e Co-mune di Anzola dell’Emilia.All’interno della mostra sono esposteuna serie di immagini raccolte duranteil corso di massaggio infantile, accom-pagnate da parole e versi scritti dallemamme del corso.La mostra si propone di portare l’espe-rienza del massaggio infantile, ormaiconsolidata, fuori del luogo dove è natae cresciuta, il nido, e di farla conoscerealla gente sul territorio, ma anche di farconoscere il “luogo nido” attraverso leesperienze che in esso si vivono.La mostra si propone inoltre di sensi-bilizzare il visitatore sulla pratica e suibenefici del massaggio tra genitore ebambino e, più in generale, di diffon-dere una cultura di contatto consape-

vole attraverso un piccolo percorsosimbolico fortemente emotivo edevocativo.“RAC-contatto” è un progetto “a piùmani”; è nato lo scorso aprile al nido“Gianni Rodari”, all’interno del corso dimassaggio infantile e ha coinvolto nu-merosi soggetti.Le foto sono state scattate dalle edu-catrici del nido e documentano mo-menti di scambio tra le mamme e iloro bambini, nelle sequenze del mas-saggio.Successivamente elaborate al compu-ter dall’insegnante di massaggio infan-tile, sono particolarmente espressive e

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In ricordo della collega Gianna Cristoforidella Casa Protetta “Torre di Galliera”

Cara Gianna,è difficile scrivere in poche righe un saluto a te che hai con-diviso connoi così tantodella tua vita: ti portiamonel cuore.Il tuo sorriso, radioso, ci torna sempre allamente. Quel sor-riso lo rivedremo sul volto diMattia…accanto a tante per-sone pronte ad aiutarlo ed unamammadall’alto che sem-pre lo protegge.

Un forte abbraccioLe tue colleghe

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AssistereAscoltando

Qualità della cura esostenibilità economica:una sfida per il futuro

Venerdì 19 novembre 2010dalle 9 alle 13,30Sala Conferenze del MamboMuseo di Arte Moderna di BolognaVia Don Minzoni 14 - Bologna

Contestualmente alla progressiva ri-duzione della spesa per la sanitàpubblica e per l’assistenza sociale as-sistiamo, nella nostra regione, ad uncorrispondente acuirsi di questi bi-sogni, generati dalla concomitanzadi fattori demografici (invecchia-mento della popolazione, forte pre-senza di cittadini stranieri, ripresadella natalità) e di fattori economici(forte crisi economica che riduce ilgettito fiscale e al contempo producel’emergere di nuove povertà).In questo frangente la presa in ca-rico dei bisogni sanitari e assisten-ziali della popolazione diventa sem-pre più difficile e, nel caso deicittadini anziani, pone con urgenza il

tema della sostenibilità economicadella cura nel lungo periodo.Accanto ai temi legati alla presa in caricodei bisogni, si pone il tema legato al la-voro di cura, che attiva l’occupazione didiverse migliaia di addetti e contribuisceal processo di formazione della ric-chezza, ma la famiglia rimane, nellagrande maggioranza dei casi, il primo espesso unico responsabile di cura.L’impegno fisico ed emotivo che i care-giver familiari si trovano a sostenere, lacrescente difficoltà a conciliare le esi-genze dell’anziano, quelle della propriafamiglia e quelle del lavoro retribuitostanno però facendo emergere negli ul-timi anni un problema di sostenibilitàdella cura all’interno del sistema dellefamiglie.Ripensare il welfare in termini produt-

tivi, come strumento di sviluppo e dicrescita del benessere sociale è uncompito a cui le istituzioni e le orga-nizzazioni di comunità difficilmente po-tranno sottrarsi, se l’obiettivo comune èquello di uscire dalla crisi senza inci-dere sulla qualità di vita delle fasce piùdeboli.A discutere di questi temi:

Francesco CossentinoEconomista

Raffaele TombaResponsabile dell’Agenzia Sanitaria eSociale della Regione Emilia Romagna

Monica MinelliDirettore del Dipartimento Attività So-cio-sanitarie dell’AziendaUsl di Bologna

Marco DomenicaliGeriatra, Facoltà diMedicina eChirurgia,Università di Bologna

Rabih ChattatProfessore associatodi PsicologiaClinica,Facoltà di Psicologia, Università di Bolo-gna

Valeria CortesiDottorato di ricerca in PsicologiaGenerale e Clinica, Università di Bologna

Paola MenettiPresidente di Legacoopsociali

Franca GuglielmettiPresidente di CADIAI

Appuntamento

Il cantiere in via Sostegnazzo (zona Arcoveggio)a Bologna - 26 agosto 2010I lavori stanno rispettando perfettamente la tabella di marcia.Terminato l’esterno, si sta ora procedendoalla suddivisione degli ambienti interni.

Residenza per AnzianiParco del Navile

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L’importanteRacconto romanzato di unaattività di calcetto

Già finito? No, eh, torna sotto la docciache sei pieno di schiuma. Lì sul fianco.Non quello, l’altro. Come, quale? Quantifianchi hai? E tu, Gianni, le ciabatte?Niente ciabatte? Per forza poi tuamamma non vuole che fai la doccia quie dice che ti prendi i funghi ai piedi. Met-titi le ciabatte e vedrai che i funghi nonte li prendi. Max, il filo del phon è nel-l’acqua, vuoi morire? Ah, sì? Al prossimoallenamento allora affondo il tackle,mica mi tiro indietro. Matteo, Matteo,guarda cosa stai facendo. Le mutandesporche. Sì, quelle non sono le mutandesporche? Ci hai giocato tutta la partita.Te le rimetti dopo la doccia? No, infatti.Direi di no. Fonso, ti sei asciugato? Sì? Eallora come mai quel calzino non sale?No che non sale. Resta a metà polpaccio.Non ti sei asciugato. Forse un po’, mapoco. Non tirare che si rompe. Certo,devi asciugarti ancora. Togli il calzino e tiasciughi. No, non ti asciugare con la ca-nottiera sporca. Alessio, non hai ancorafinito? Stai facendo cosa? Il terzo sham-poo? Sì, devi lavarti bene, d’accordo, maabbiamo anche dei tempi da rispettare,tra un po’ci buttano fuori dalla palestra.Aspetta, Ciccio. Anche se sei già prontoaspetta un attimo ad andartene. Volevodire una cosa, a tutti. Una cosa seria. Sì,abbastanza seria…Come dici, Toni? Che lo sai già cosa vo-glio dire? Cioè? Che non importa se ab-biamo perso? Che l’importante è parte-cipare? Secondo te volevo dire questo?Di’un po’: è così? Perché se è così, mi sache io e te non ci conosciamo mica tantobene. No, quello che volevo dirvi non èche l’importante è partecipare. No. Perniente. Lo sapete, a me il buonismo, lalogica del vogliamoci tutti bene, del-l’importante è partecipare, del tanto il ri-sultato non conta, quella logica lì non èmai piaciuta. E non mi è mai piaciuta

perché noi siamo una squadra, e sesiamo una squadra dobbiamo cercaredi vincere. Sempre. Quelli che vi diconoche l’importante è partecipare, secondome, è perché non gli interessa se vin-cete o perdete. Oppure pensano chetanto, poverini, voi vi divertite lo stessoanche se perdete. Ecco, io a quelli che vidicono poverini, e anche a quelli chenon vi dicono poverini ma pensano chesiete poverini, dei poverini che tantol’importante è che giocano, che parteci-pano, io a quelli io un pugno in testaglielo darei volentieri. No, Tito, tu è me-glio che non glielo dai il pugno. Nonvuoi che ti facciano un altro tiesseo, giu-sto? Come? Sì, tiesseo. T.S.O. Sì, è una si-gla. Vuol dire… beh, Fonso, poi te lospiego. No, non penso che sei stupido.No. Davvero. Comunque, ragazzi, quinessuno tira pugni a nessuno. Né io névoi. Ho detto così per dire. Quello chevolevo dire è voi non siete poverini. No.Siete dei giocatori di una squadra chepreferisce vincere che perdere. Cometutte le squadre. Cosa? Sì, e allora? Squa-dra di disabili, va bene. Se vuoi, Mimmo,d’ora in poi invece di dire squadra diròsempre squadra di disabili. È un po’ piùlungo ma si può fare. Sinceramente,però, quando stamattina mi sono alzatocon tutta quest’energia, era perché pen-savo oggi voglio veder vincere la miasquadra. Sì. Non pensavo oggi voglioveder vincere la mia squadra di disabili.E mica perché avevo poco tempo a di-sposizione per pensare. No. Di tempone avevo. E pensavo così perché per meil fatto che siete disabili conta più omeno come il fatto che siete mancini, obiondi, o alti. E i mancini, i biondi, glialti, quando giocano voglio vincere, nonvogliono solo partecipare. Come, equindi? E quindi se perdiamo io non laprendo bene. Per dire, Ciccio, quandohai perso quella palla in difesa con quelcolpo di tacco, io non ho pensato pove-rino, e non ho nemmeno pensato che vi-sto che hai la sindrome di down puoianche fare i colpi di tacco quando sei indifesa. E di certo non ho pensato tanto

l’importante è partecipare. No. Io hopensato questo lo strozzo. Perché gliallenatori pensano così. Tutti. Devonopensare così dei giocatori che fanno ilcolpo di tacco quando sono in difesa el’attaccante li sta pressando. Anche tu,comunque, Vincenzo, tu che ridi e pensidi essere stato più bravo di Ciccio soloperché non hai fatto colpi di tacco in di-fesa, anche tu hai le tue brave colpe,perché se sull’uno a zero quella pallasulla fascia la passavi subito a Walterche era solo, invece di cercare il tun-nel, magari la partita finiva in un altromodo. E anche tu, Matteo, tu non haifatto colpi di tacco in difesa solo perchéin difesa non ci sei proprio stato. Già.Neanche un po’.Però, ragazzi, io non volevo dirvi soloquesto. No, volevo dirvi che comunquesono abbastanza fiero di voi. Per tantimotivi. Per esempio, Biagio: più o menoa metà del primo tempo, quando èuscita quella palla che non si capiva sel’avevi toccata per ultimo tu oppure ilquattro dei loro. All’inizio hai alzato lamano per reclamare la rimessa, perché ènormale, l’istinto furbetto ce l’hai, maquando l’arbitro ti ha chiesto se l’avevitoccata gliel’hai detto che la rimessa eradegli altri. Certo, ci hai messo quel mi-nutino che gli avrà fatto pensare chissàche, ma alla fine gliel’hai detto. E questa

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cosa mi è piaciuta. No, non che ci haimesso un minuto. Che l’hai ammesso.No, ragazzi, non ridete, queste sono coseimportanti. E belle. Certo. Belle. Comun-que, più belle di quella specie di rove-sciata orrenda che hai cercato all’iniziodel secondo tempo. Roba da radiarti avita dalla squadra. Sì, adesso invece po-tete ridere. E poi tu, Tito, quando il duedei loro ti ha fatto quel fallo al limite del-l’area, quel fallo brutto, con la gambatesa, ti ricordi cosa hai fatto? No? No,non gli hai messo le dita negli occhi, no.Stavolta no. No, neppure quello. Nes-

suna ciocca di capelli. Non ti ricordi? Perforza non ti ricordi. Non gli hai fattoniente. Niente. Un tempo gli avresti ti-rato una ginocchiata. Stavolta niente.Son soddisfazioni, credimi, credetemi.Ma non vantatevi troppo. Non è solomerito vostro. Anzi, è quasi solo meritomio. No, beh, adesso forse sto esage-rando. Diciamo cinquanta e cinquanta.Ora, per chiudere, ve lo dico adesso cosìnon ve lo dico più, mettetevi in testauna cosa: non pensate, con tutti questicomplimenti, che vi basta essere cor-retti per farmi stare buono. Per niente.

Per farmi stare buono dovete essere cor-retti, sì, ma vincere. Soprattutto vincere.E possibilmente senza fare finte, dop-pie finte, cucchiai, cucchiaini, tunnel,colpi di tacco supersmarcanti, tentatividi gol su calcio d’angolo, fucilate da cen-trocampo che restano in canna, drib-bling ubriacanti da cui uscite sbronzi esenza palla. No, lasciate perdere questestronzate. Giochiamo semplice. E Vin-ciamo. Chiaro? Bene. Adesso sparite, su,che è tardi.

Guido CasamichielaEducatore

“Abbracciamocistretti”Un curioso progetto allaCasa Protetta “SandroPertini” di AltedoÈ da circa un anno che nella casa pro-tetta e centro diurno“S. Pertini”di Al-tedo si dedica un po’ di tempo al nu-trimento dell’anima e del cuore.Quello che era un avvenimento spo-radico è oggi un appuntamentofisso che tutti gli ospiti attendonodesiderosi.“Abbracciamoci Stretti” è un nuovoprogetto che nasce per riempire dicalore e affetto la vita delle personeinserite in struttura ed è rivolto a tuttigli ospiti che accettano volentieri di ri-cevere un forte e caldo abbraccio.Abbiamo scelto come strumentol’abbraccio, perché secondo noi èl’unica forma di contatto fisico chechiunque è in grado di esprimere,non richiedendo nessuna compe-tenza tecnica specifica.L’abbraccio viene proposto comeuna vera e propria attività di gruppoin cui ciascuno è libero di esprimerela propria affettività ricevendo incambio quella sensazione di essereamato sentendosi ancora toccabile e

apprezzabile nonostante il decadi-mento fisico.Il progetto si svolge nella sala delle at-tività, gli ospiti sono disposti a semi-cerchio e in modo sorridente e scher-zoso si chiede chi vuole essere il primoad essere abbracciato, come una sortadi gioco. Per il momento nessuno harifiutato l’abbraccio, tutti tendono lebraccia per essere i primi! Durante que-sta attività alternativa c’è chi ci sussurrafrasi affettuose e chi ci bacia e ci stringee non ci lascia più!!!Abbiamo constatato che, attuandolosotto forma di attività collettiva, l’ab-braccio è stato gradito anche dalle per-sone che solitamente si ritraggono perpudore o per timidezza quando po-trebbe avvenire un contatto fisico a li-vello individuale e che invece in questomodo partecipano attivamente ricam-biando con altrettanto calore e senti-mento l’abbraccio ricevuto.È emerso che il tono dell’umore miglioraistantaneamente, l’ambiente diventa piùarmonico e alcuni ospiti che sono asso-piti si attivano prontamente.Abbiamo notato inoltre che si attenuanoo si annullano stati di tensione o di ner-vosismo e si produce un effetto calmantee rassicurante immediato su alcuni ospitiche sono poi più disponibili a parteci-pare alle altre attività che seguono.In questo clima di serenità, partecipano

con entusiasmo anche le colleghe, ren-dendo una giornata particolarmentefaticosa più allegra e calorosa. Non solole colleghe ma anche i parenti presentidurante l’attività partecipano sponta-neamente e con entusiasmo all’ab-braccio collettivo.Abbiamo infine sperimentato da pocolo scambio di abbracci tra alcuni ospiti edil risultato è stato molto soddisfacente.È stata somministrata una scheda di rile-vazione dell’indice di gradimento adogni ospite partecipante e su una scalada 1 a 10 tutti hanno dato 10 o 20 e lode,l’unico voto più basso è stato un 9! Nellenote della scheda gli ospiti riferiscono disentire il calore e l’affetto degli abbracciricevuti e tutti gradirebbero svolgere l’at-tività più spesso. Ad ogni seduta vieneanche compilata una scheda di monito-raggio sulla quale animatrice e fisiotera-pista riportano alcune osservazioni sugliospiti e le loro reazioni all’attività.Il nostro obiettivo è quello di creare be-nessere, più andiamo avanti e più ci ren-diamo conto che bastano semplici gestiper produrlo, come un abbraccio, cheper chi lo riceve ha un enorme valore edè ricco di quel calore umano che nem-meno la parola ricercata riuscirà mai a co-municare.

Raffaella Rossi -AnimatriceValentina D’Elia - Fisioterapista

Stefano Grassi - Psicologo

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Sanakids 2010CADIAI nella sezionededicata ai bambinidella fiera del naturalecon un allestimento suglialimenti biologici e conla partecipazione a unatavola rotonda sui prodottiper l’infanzia

Un giretto al SANA 2010, di sabato po-meriggio, più per curiosità che per in-teresse, motivata, in particolare, dal ve-dere lo stand di CADIAI.Passeggiando da padiglione a padi-glione e di stand in stand, avvolta nelchiacchiericcio divertito ed appassio-nato di persone di tutte le età, ormaisconsolata perché non trovo lo spazioCADIAI, arrivo al SANAKIDS, curato daSalamanca Design. Come vorrei essere‘bambina’ davvero: vedo predisposti amisura dei bambini e delle bambine al-beri seduti (melo, albicocco, pero, sorboincastonati in panchine di legno), ortimobili (un orto + 4 ruote = un orto mo-bile di insalata, di cicoria o di cavolo),pentoline, cestine‘indovinello’… poi, ri-tornando ‘adulta’, comincio a scarta-bellare tra materiale cartaceo e mi ri-trovo tra le mani un dépliant.

Tavola Rotonda:

I PRODOTTI PER L’INFANZIA.VALORI E CONTESTI EDUCATIVI.

DARIA QUAGLIA - L’inserimento di pro-dotti biologici, ecologici, biodegradabilinel contesto educativo territoriale: espe-rienza reale.CARLO TRIARICO - Osservazione e me-tamorfosi della natura comepratica edu-cativa.MARCO BENEDETTI - La biodegradabi-lità: nuovi processi, nuovematerie, nuoveesperienze conoscitive.NEDO FANELLI - L’oggetto e il prodotto

come strumento di autoeducazione. Lagrande scoperta di Maria MontessoriROBERTO FARNÈ - Materialità dell’edu-cazione. L’importanza del rapporto tral’educazione e la materialità delle cose.Modera: DARIO CAMPO

È un appuntamento, un invito per l’in-domani.Il dépliant finisce in borsa, la curiositàè stimolata e così, la domenica mat-tina, mi ritrovo seduta di fronte a cin-que relatori ed un moderatore, in at-tesa di conoscere cosa accade neiServizi all’Infanzia della Cooperativae, magari, di rubare idee e riceverespunti per costruire, insieme agli Edu-catori del Servizio Minori e della Se-miresidenza, attività per i bambinidella scuola primaria, o per i pre-ado-lescenti e gli adolescenti.In modo da me inaspettato, per circadue ore, ascolto racconti appassionatidi una realtà di rispetto per l’infanzia.Dario Campo, direttore Divisione De-sign Kids della Salamanca Design, aprei lavori presentando il Nido Gaia di CA-DIAI come il primo, forse l’unico, in Ita-lia che ha fatto la scelta di inserire nellaquotidianità materiali biologici, dandoquindi la parola alla pedagogista di CA-DIAI Daria Quaglia.Con chiarezza Daria rende partecipe ilpubblico dei sogni, delle intenzionidelle azioni concrete che hanno por-tato oggi ad avere nel territorio bolo-gnese nidi secondo la bio-architettura,eco-sostenibili, all’interno dei quali siprogettano e si programmano con leeducatrici esperienze di benessere per

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i bambini, si formano le operatrici adazioni eco-sostenibili, si costruisconopercorsi commerciali biologici (conCAMST) ed equosolidali, si utilizzanoalimenti italiani, naturali e a km-zero esi usano prodotti naturali (pannolinibiodegradabili, detersivi biologici). Da-ria ci mostra che la direzione educativascelta è la costruzione di una‘comunitàeducante’per il rispetto ed il benesseredel bambino e della bambina, ricer-cando il coinvolgimento delle famiglie,riuscendo, da una parte, a collaborarecon quelle già sensibili e dovendo, dal-l’altra, confrontarsi con quelle più pas-sive ed in “preda alla pubblicità”.

Lo storico della scienza ed esperto diagricoltura biodinamicaCarloTriarico,con il linguaggio del corpo ci fa speri-mentare la correlazione tra il viso e lapostura e, analogamente, la relazionestretta tra la persona e l’ambiente. Ciparla della finalità educativa del far/la-sciar crescere la sensibilità, il senso ar-tistico del bambino e della bambina,realizzata attraverso la conoscenza deiprocessi fisiologici e psichici di crescita,il rispetto dei loro ritmi, la creazionedelle condizioni ed azioni educative asostegno dell’emergere ed attualizza-zione delle loro potenzialità. Triarico,animato dalla pedagogia steineriana,ma con un atteggiamento disponibilead altre impostazioni educative, consi-dera la scuola l’ambiente in cui ognibambino ed ogni bambina incontranoun modello strutturante. Per lui lascuola può diventare l’opportunità gra-zie alla quale i piccoli possono costruire

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un senso di ammirazione verso la realtàe un sentimento positivo verso gli altri,attraverso il contatto con educatrici/in-segnanti che curano i propri gesti e glispazi, arrivando così a comprendereche il ‘mondo diverso da sé è di valore’.

La parola, poi, passa al presidente del-l’Associazione dalla Terra alla Terra, aMarcoBenedetti che dà l’immagine diun’industria che si muove secondoideali di rispetto del corpo del bam-bino e della bambina, di tutela del-l’ambiente, di costruzione di un futuromeno problematico; di un’industria cheprocede in modo critico, dandosi re-gole ‘etiche’, elaborando materiali na-turali per trasformarli in quei prodottinecessari alla persona (ad esempiopannolini, stoviglie, contenitori, sga-belli); di un’industria che si può, che sideve, aprire alle famiglie per informaree diffondere conoscenza, per far toc-care e sperimentare i processi e per farcrescere e maturare il senso di respon-sabilità. Ascoltando Marco scopro di es-sere seduta su uno sgabello di cartoneche in origine era una mela…

Il viaggio ‘nel mondo dalla parte deibambini’ e secondo un modo di agire‘sano, bio, eco e sostenibile’ a questopunto si arricchisce di un contributo delprofessor Nedo Fanelli dell’Universitàdi Macerata e Membro della FondazioneMontessori di Chiaravalle.Il professor Fanelli accenna a scritti degliinizi del 1900, ci riporta a Maria Mon-tessori, ai suoi principi pedagogici se-condo cui «Il bambino è il padre del-

l’uomo» (ossia il bambino possiede tuttele caratteristiche che lo renderannouomo e, nel crescere, segue il propriopercorso di vita secondo un processoevolutivo, necessitando, però, di pro-mozione per l’esternazione di tali carat-teristiche) e «un bambino che gioca è unoperaio che lavora» (ossia il bambinocon la sua attività trasforma il materiale,l’oggetto, che ha a disposizione).Il Professore continua evidenziando l’at-tualità del metodo montessoriano, at-tualità data dalla centralità dell’oggettoche può trasmettere contenuti e dalconcetto di “destrutturazione della ma-teria”, accennando alla precisione delleindicazioni di scelta e costruzione deimateriali (materiali che devono attirareil bambino, motivare all’utilizzo, esseregradevoli ai 5 sensi, naturali, suscitaresoddisfazione in chi li usa) e alla tecnicaper la proposta delle attività. La finalitàdel metodo è di favorire lo sviluppo dellepotenzialità innate del bambino, te-nendo soprattutto conto delle tre carat-teristiche che rendono possibile questo(l’ambiente non sia di ostacolo allo svi-luppo delle capacità del bambino; lapresenza di adulti sia di sostegno alleesigenze del bambino; l’uso di materialididattici strutturati sia utile a far emer-gere le potenzialità latenti del bambino).

La Tavola Rotonda tesse un discorso cheviene continuato dal professorRobertoFarnè, direttore del Dipartimento diScienze dell’Educazione, Università diBologna, che denuncia un’assenza nelcampo universitario sia di ricerca sugli‘oggetti per i bambini’, in particolare ’sul-l’anima, sul senso’ degli oggetti più chesul loro valore d’uso, sia di competenzerispetto ai medesimi. Il professor Farnènon demonizza gli oggetti del mondoattuale, ma sottolinea la necessità di aiu-tare il bambino a capirli e di formareeducatori consapevoli delle esperienzenecessarie ai piccoli; inoltre, ci ricordache prima di tutto esiste il“corpo viventedel bambino”, con le sue sensazioni. L’ul-

timo relatore ci fa fare amicizia con un fi-losofo sensista del 1600, Locke, il qualescrive delle «zone estreme dei bambini,ossia delle mani e dei piedi, che sono ter-minali per conoscere il mondo, di cuispesso ci si dimentica».Farnè richiama al bisogno di ripensare aciò che è essenziale nelle Istituzioni 0-6,tenendo conto delle caratteristiche dellasocietà attuale; suggerisce di mettere alcentro la necessità di pensare percorsistrutturati nel rispetto della sensibilità ecorporeità dei bambini e di dar valore aquelle esperienze che i piccoli non fannopiù (ad esempio giocare con la sabbia,l’acqua, andare in giardino). Farnè poichiude il cerchio del discorso ripren-dendo la denuncia fatta da Daria Qua-glia all’inizio, quando parlava dell’oppo-sizione di certi genitori davanti acomportamenti eco-sostenibili del nido,invitando gli operatori educativi di unServizio d’Infanzia a costruire il proprioprofilo, la propria identità bio-etica dapresentare al genitore, affinché que-st’ultimo possa scegliere con consape-volezza ed immaginarsi cosa gli verràproposto e richiesto.Il tempo dell’incontro è volato, un an-golino di mondo è stato svelato.

M. Cristina DoniniCoordinatrice Interventi Territoriali ai

Minori e Centro Semiresidenzialeper Adolescenti di via degli Orti

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serviziGita a Veneziacon barriere“all inclusive”Appunti di viaggioa cura della RSA“Virginia Grandi”di San Pietro in Casale

Lo scorso 22 settembre la RSA di SanPietro in Casale e la Casa Protetta diGalliera hanno organizzato una bellis-sima gita a Venezia, alla quale hannopartecipato in totale nove ospiti, di cui7 in carrozzina.Questa gita vorrei raccontarvela, nontanto per ribadire il fascino di questoluogo così speciale, da sembrare peren-nemente incantato e fuori dal tempo,ma vorrei raccontarvela da una angola-tura particolare. Cioè dal punto di vistadi chi, avendo una ridotta capacità mo-toria o sensoriale, decidesse di intra-prendere un viaggio qualsiasi utiliz-zando il treno come mezzo di trasporto,ad esempio per raggiungere Venezia.Ebbene, esiste la cosiddetta“Sala Blu”diTrenitalia, cioè il servizio, presente solonelle maggiori città, e non in tutti i trenima solo in alcune tratte e in determi-nate fasce orarie, che dovrebbe, su ri-chiesta, attivare un operatore per l’uti-lizzo del montacarichi presso il vagone“attrezzato”.La stazione di San Pietro in Casale, vistele sue dimensioni, non rientra evidente-mente in questa possibilità.Quindi, al momento dell’arrivo del no-stro treno, davanti alla banchina princi-pale, la n.1, in pochi minuti abbiamomesso in atto la grande“manovra”, di sa-lire tutti sul treno dal normale sportello,provvisto di scalini belli alti.Molto bene. È andata! Tutti dentro, e an-che le sette carrozze, sistemate poi inun angolo, un po’ accatastate per nonbloccare il viavai fra i vagoni. Viaggiobello, facce sorridenti, nessun problema.

Dopo due ore circa arriviamo a Vene-zia Stazione.Stessa operazione, al rovescio, ma piùtranquilli perché siamo al capolinea.Qualche minuto per cercare la rampa didiscesa sul piazzale antistante la sta-zione. Abbiamo quasi tutte le informa-zioni necessarie per muoverci, ma allabiglietteria della ACTV, l’azienda vene-ziana di trasporti, ecco la prima nota sto-nata della giornata: per prendere il va-poretto, al portatore di handicap incarrozzina viene applicato un fortesconto, cioè paga € 1,10 a tratta, e l’ac-compagnatore viaggia gratis, mentre unnon vedente, che però deambula cioènon ha la carrozzina (proprio uno deinostri ospiti presenti) paga per intero ilbiglietto, cioè € 6,50 + € 6,50 per il suoaccompagnatore.“Macome?!”. “La capisco, ha ragione,maqueste sono le nostre tariffe”fa la bigliet-taia. OK!… Pago per tutti, e ci dirigiamo

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finalmente a goderci il panorama di Ve-nezia, vista dalla parte dell’acqua.L’atmosfera in vaporetto è carica di emo-zione, sia per chi, fra i presenti nelgruppo, torna a Venezia per l’ennesimavolta, sia per chi la sta visitando per laprima volta. Alcuni dei nostri ospiti nonvi erano mai stati. Una volta scesi dalbattello, all’interno del quale avevamooccupato completamente tutta l’areadestinata alle carrozzine, proseguiamoverso la splendida piazza San Marco, chebrulica di gente, come sempre.La sua straordinaria bellezza ci fa già di-menticare le scalinate dei due ponti, cheabbiamo appena oltrepassato, cari-cando “a braccia” i sette ospiti non de-ambulanti, con annessa carrozza…, inquanto non era presente il servo-scala.A tale proposito, vale la pena citare unasituazione emblematica: uno dei ponti,nei pressi di Rialto, dove siamo faticosa-mente giunti per raggiungere il risto-

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rante che avevamo prenotato, aveva in-vece il servo-scala, ma era inutilizzabile,in quanto serviva una chiave che, ab-biamo saputo dopo, bisognava chiedereall’ufficio informazioni di piazzale Roma,in cambio di un documento di identità.Sta di fatto che, quasi paradossal-mente, abbiamo di nuovo dovuto ca-ricare di peso i sette ospiti in carroz-zina con annessa carrozzina, pur inpresenza di un servo-scala solo teori-camente utilizzabile (marca Thyssen-Krupp, vi dice qualcosa?).Nessuno, naturalmente, penso che de-sideri che una città come Venezia vengastravolta architettonicamente, ma al-meno laddove un servo-scala è stato in-stallato, sarebbe bello se potesse essereutilizzato più facilmente, non vi pare?Inoltre non ho potuto fare a meno dimettere in collegamento questo generedi difficoltà, o disfunzioni se volete, conla visione del ponte dei“sospiri”, di fronte

al quale ci siamo fermati in mattinataprima di giungere a piazza San Marco.Uno dei monumenti-simbolo di questacittà delle meraviglie è attualmente“in-casellato” fra le due pareti adiacenti (dialtrettanti edifici in ristrutturazione), chesono state completamente foderate dapannelli pubblicitari di proporzioni gi-gantesche. Centinaia di metri quadri ditela plastificata colorata, anche di bel-l’effetto scenografico, attraverso unanota marca di gioielli, invadendo lo spa-zio visivo di tutti, comunica in realtà apochi, quei pochi che potranno per-metterselo, la sua nuova collezione. Hotrovato stridente il contrasto fra le esi-genze di fare cassa per sostenere glialti costi di manutenzione della città(che siano in questo caso a carico delComune di Venezia piuttosto che dellaSovrintendenza ai Beni Culturali pocoimporta), e le difficoltà che incontraun visitatore con ridotta capacità mo-toria, nel fruire senza particolari pro-blemi dei servizi necessari, e di godersicome tutti gli altri l’atmosfera magicadi quella che è, e rimane, una dellecittà più belle del mondo.Nel viaggio di ritorno due cose mi hannocolpito, e hanno a che fare con il tema dicui sopra: la prima è stata l’arroganza ela maleducazione di un funzionario dellaSala Blu di Trenitalia, al quale qualcunodi noi aveva chiesto semplicementeun’informazione: in quale parte deltreno si trovava la carrozza attrezzataper potervi parcheggiare le carrozze,quindi neanche per usufruire del servi-zio di “saliscendi”col montacarichi.E sono stato costretto a ricordargli che

il suo dovere era proprio quello di dareinformazioni.Complimenti! Sala Blu, Trenitalia, Sta-zione di Venezia, Italia. Per finire… la ci-liegina: essendo partiti dalla banchinaprincipale, non avevamo neanche im-maginato il problema che avremmo tro-vato al ritorno, alla stazione di San Pietroin Casale, dalla parte opposta: non c’erané il servo-scala per scendere nel sotto-passaggio, né la rampa di cemento perl’attraversamento“a raso”, cioè prima esi-steva ma poi, come ci diceva un ferro-viere desolato e quasi a disagio nel ve-derci con sette carrozzine, è stato tolto acausa di qualche passeggero imbecille(ma normodotato) che pur potendousufruire del sottopassaggio attraver-sava pericolosamente i binari.Bella trovata: la rampa per l’attraversa-mento a raso dei binari è stata divelta edeliminata per ragioni di sicurezza, manon è stato installato nessun servo-scala.Risultato: ogni mattina il ferroviere,quello desolato di prima, aiuta lui stessoa fare le scale del sottopassaggio e salirein carrozza, non so in che modo, una ra-gazza disabile che si reca quotidiana-mente a Bologna per lavorare.Malgrado tutto questo, la gita a Veneziaè stata piacevolissima per tutti, sullosfondo di una giornata di sole perfetta.L’armonia dell’intero gruppo è stata pal-pabile anche nei momenti di“fatica”. Ve-nezia mi è sembrata più bella che mai,ed anche uno degli ospiti presenti,quello non vedente, dice di averla sen-tita benissimo.

Arnaldo ForcellaRSA “Virginia Grandi”

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diano al nido sia strettamente intrec-ciato all’incontro e confronto con l’altro.

Abbiamo esposto alcune immagini cheprovengono da un progetto di scambiocon nidi e scuole d’infanzia di Gerusa-lemme est, denominato “Ali della Co-lomba”.

Le foto ci sollecitano riflessioni su comein un luogo segnato dalla guerra i bam-bini anche in condizioni di grande po-vertà di spazi e di mezzi sanno trovareil piacere di stare insieme per giocareimparare e crescere nella speranza chela loro realtà sia un giorno più serena.

Abbiamo pensato di partecipare conuna mostra fotografica su diversi per-corsi interculturali realizzati e, tutt’ora,in essere nel nostro nido.“Cresco, vivo e condivido” è il titolo diun percorso.Abbiamo così allestito un angolo delcortile con foto scattate a bambini edadulti del nido, che catturavano mo-menti di scambio, gioco e relazione,correlandole con frasi per noi significa-tive nel descrivere i principi e valori danoi ritenuti fondamentali.

Il nostro obiettivo era infatti quello dimostrare come il nostro lavoro quoti-

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Le luci di via AbbaQuest’anno il nido“Abba” ha partecipatoalla festa di stradacon una mostra fotograficasulla valorizzazionedelle diversità

Noi del Nido Abba, anche quest’annoabbiamo partecipato all’iniziativa “Leluci di Via Abba – Festa di strada”,aprendo le nostre “porte” donando lenostre idee sul tema della diversità, atutta la comunità.L’idea di partecipare alla festa è natadallo scambio, dal confronto e dallacondivisione delle nostre idee… con-sapevoli che il nostro agire educativo siesprime nell’educare all’accettazione ealla valorizzazione delle diversità inogni loro forma.Chi, come, cosa significa diversità?Dalle nostre riflessioni sono emerse al-cune parole chiave, e su queste paroleabbiamo cercato aforismi e pensieri perillustrare il nostro sentire.

“Ci sono differenze che si vedono e altrechenon si notano; differenze che saltanoagli occhi e altre che sono più nascoste.Ma ladifferenza faparte delle nostre vite,la incontriamo sulla nostra strada ognigiorno, non possiamo evitarla.”

R. Mantegazza

“Ogni personapiccola o grandeche passa nellanostra vita è unica…lascia sempre un po’di sé e prende un po’di noi.”

Aforisma Orientale

“Abbiamo bisognodi uscire e unirci allagente ogni giorno,facendo delle nostrecomunità locali labase delle nostreattività. Stabiliamolegami di amiciziacon gli altri e lavo-riamo insieme a loroper creare la pace.

D. Ikeda

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Un altro percorso: “I Giragiò, fiabe dalmondo”Le immagini raccontano la lettura di al-cune fiabe in rumeno, francese e dia-letto bolognese.

“Se la cultura della Comunità deve en-trare in quella della scuola, devono al-lora entrare anche i suoi racconti.”

H.Rosen

Durante la festa al pubblico è stato pro-posto lo spettacolodel“Mago”, il qualeha coinvolto, con i suoi trucchi di magia,in maniera divertente, grandi e piccini.La serata si è infine conclusa con danzepopolari balcaniche: è stato un mo-mento di grande allegria che ha coin-volto adulti e bambini.

Il gruppo di lavoro del nido “Abba”

“Occorreimmaginazionee fantasiaper sognareunmondo diversoma occorresoprattutto credereche sia possibile.”

R. Mantegazza

Dalla sofferenzaincomprensibilealla comprensibilitàdella sofferenzaIl gruppo di sostegnopsicologico per genitoridi adolescenti congravi patologieneuropsichiatrichefrequentanti il centrodiurno “Spazio Aperto” diSan Giovanni in Persiceto

La comunicazione tra genitori e tragenitori e operatori, risente di forti on-date emozionali che ruotano intornoal tema della sofferenza.I vissuti di disperazione e di impotenzarischiano di saturare le capacità crea-tive e progettuali degli adulti, compli-cando il difficile compito dell’accudi-mento e della cura del bambino congravi patologie neuropsichiatriche. Laproposta di offrire uno spazio grup-pale ai genitori è stata vissuta conl’aspettativa di assicurare un mo-mento di ascolto dei sentimenti dellefigure parentali che possano in se-guito anche diventare occasione di ri-flessione per l’équipe di lavoro.Il gruppo da noi condotto, ha avutoinizio nel mese di gennaio 2010 e si èconcluso nel mese di giugno, si èsvolto a cadenza quindicinale con in-contri della durata di un’ora e mezza.Erano presenti lo psicologo, condut-tore del gruppo, un’educatrice conruolo di osservatore partecipante equattro madri con figli di età com-presa tra i 14 e i 17 anni.Inizialmente la discontinuità delle pre-senze dei partecipanti ha creato diffi-coltà nello stabilirsi di una storia co-

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Le NonnolimpiadiPrima edizione di giochimotori con gli anziani deicentri diurni CADIAI

Bocce, birilli, palle da tennis, cerchi edun bellissimo paracadute colorato hannofatto da cornice ad un’interessante ini-ziativa, svolta presso il centro diurno“ITu-lipani” del quartiere Pilastro il 17 Set-tembre scorso: la prima edizione delleNonnolimpiadi.L’evento, coordinato da me e dallo psi-comotricista Luca Manghi, ha coin-

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mune del gruppo, espressa prevalente-mente dalla costanza dei conduttori delgruppo che hanno sostenuto e datosenso alle assenze intermittenti dei par-tecipanti. Il lavoro di gruppo ha tuttaviafornito contenimento e sostegno ai ge-nitori: la condivisione di esperienze co-muni ha creato un clima di fiducia con-diviso con il conduttore.Negli ultimi due mesi di lavoro le as-senze si sono radicalmente ridotte equesto ha coinciso con il mettersi real-mente in contatto, da parte dei genitori,con vissuti emotivi e ricordi molto pro-fondi e dolorosi come ad esempio il pe-riodo della diagnosi, in cui si “migrava”da un servizio all’altro per ottenere ri-sposte sulla malattia del proprio bam-bino e con il senso di diversità e inade-guatezza provato rispetto ai genitori deibambini cosiddetti sani.Un aspetto molto interessante su cui misono soffermato è stata la contamina-zione proficua e creativa tra le varie ma-dri: alcune infatti avevano solo figli disa-bili ma altre anche figli“sani”, oltre al figliodisabile, e questa condizione ha per-messo un rispecchiamento ancora piùprofondo e uno sguardo più privilegiatodelle varie dinamiche e storie familiari.In una seduta di metà maggio si è po-

tuto infine lavorare su due temi cen-trali: quanto venga sacrificata la vitadi coppia quando si ha un figlio condisabilità, e dei sensi di colpa che siprovano pensando di non fare maiabbastanza.Si sono allora invitati i genitori a riflet-tere su quanto comunque sia risorsaimportante la vita di coppia e che dun-que sia giusto, compatibilmente con ilcarico di assistenza al figlio, poterlasalvaguardare e prendersi anche deltempo per sé.Il lavoro di gruppo con questi genitorianche per i conduttori è stata un’espe-rienza molto interessante, anche seimpegnativa emotivamente, e ha datoun senso di arricchimento e di rifles-sione di dinamiche e vissuti altrimentidifficilmente pensabili.Nell’ultima seduta i genitori hannoespresso il desiderio di continuare illavoro di gruppo e anche l’équipe delservizio si è resa disponibile; dunquel’idea è di poter continuare il percorsoe rendere sempre di più il gruppo peri genitori una risorsa e uno spazio frui-bile all’interno del servizio.

Dott. Fabio BrunoPsicologo-psicoterapeuta

volto i quattro centri diurni per anzianigestiti da CADIAI: “Il Castelletto” delquartiere Savena, il “Pizzoli” del quar-tiere Navile, il “Ca’ Mazzetti” di Casa-lecchio di Reno ed infine i padroni dicasa del centro “I Tulipani”.Lo spazio verde del centro diurno “I Tu-lipani” rappresenta il luogo ideale perquesto tipo di grandi iniziative (ha presoil via da maggio un progetto di giardinoterapeutico per anziani) in quanto oltrea rappresentare un’alternativa visiva di-versa alle mura della struttura, la sua ca-pienza permette di accogliere un vastonumero di ospiti, fornendo la possibi-lità di condividere un momento di so-

cializzazione e di relazione.Con l’avvio di questa prima edizione,l’idea è stata quella di creare un “olim-piade “ per anziani, che si possa repli-care negli anni a venire in un susse-guirsi di edizioni dove gli ospitipossano cimentarsi in giochi motori edi abilità, divertendosi e sentendosi incompetizione, nel raggiungimento diun obiettivo comune.L’idea è nata dalla convinzione che ilmovimento, nella sua poliedricità, ab-bia a livello terapeutico numerosi ef-fetti positivi.Sotto il profilo sociale della vita dell’an-ziano, si ha una migliore capacità di rela-zionarsi con gli altri, dovuta, essenzial-mente, alla possibilità di stare in gruppo,di assumere un nuovo ruolo e di creareun mondo comune, condiviso con mete,obiettivi, motivazioni e traguardi.I benefici fisiologici, psicologici e socialiderivanti dalla partecipazione ad attivitàfisica regolare riguardano in primo luogoil rallentamento dei processi di deterio-ramento fisico, con particolare riferi-mento alla struttura muscolo-scheletricae alla prevenzione dell’obesità spessocausa di malattie cardiovascolari.Per quel che riguarda i benefici sul ver-sante psicologico risulta ampiamente di-mostrato un minor rischio di ammalarsidi disturbi dell’umore, in particolare diorigine depressiva; inoltre aumenta ilsenso di benessere mentale e fisico eviene sperimentato un declino più lentodei processi cognitivi in seguito all’ac-crescimento dell’autostima.Non si può tralasciare quella che è stata

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Lettera di ringraziamentoal personale del Nido Ponticella

la preparazione all’iniziativa, che ha vistoimpegnati i centri nella realizzazione dialcuni oggetti che hanno arricchito e ca-ratterizzato la coreografia della giornata:4 coppe con materiale da recupero a ri-cordo dell’iniziativa, mantelline coloratecon un simbolo riconoscitivo per le squa-dre e delle bandierine da sventolare du-rante i giochi.Questo tipo di“coreografia”ha anticipatoe preparato mentalmente l’anziano al-l’iniziativa, orientandolo verso un obiet-tivo comune e allo spirito di gruppo e allacooperazione anche attraverso l’operati-vità manuale.I giochi in cui gli anziani sono stati im-pegnati per tutta la giornata sono statisvolti sia all’interno della sala polivalentedel centro, dove a turno le squadre sisono cimentate nel canestro della pallaall’interno di un paracadute colorato, nellancio delle piastrelle e di palline da ten-nis in cerchi differenziati per punteggio.Mentre all’esterno, nel prato, si è realiz-zata una staffetta che consisteva in uncircuito a slalom tra birilli e salto di cerchidove l’operatore portava un sacco pienodi palline che gli anziani dovevano pas-sarsi fino a riempire un secondo sacco:vinceva chi faceva il miglior tempo.Alla fine della giornata, dopo uno spa-reggio, ci sono state le premiazioni: ilcentro diurno“Ca’Mazzetti”, con simboloun galletto, si è aggiudicato la coppad’oro del primo premio, per il secondoposto, il Castello, è stato premiato conuna coppa d’argento il centro diurno “IlCastelletto”ed infine al terzo posto, il Tu-lipano, il centro ospitante e quarto postoil centro diurno“Pizzoli”che aveva comesimbolo una pizza.Una giornata piacevole e divertente cheha permesso non solo all’anziano ma an-che a tutto lo staff operante di staccareda quella che è la routine lavorativa quo-tidiana, ma sopratutto un momento disportiva cooperazione nel difficile giocodella vita.

Anna Chiara Achillimusico terapeuta

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Il teatro:laboratori in rete, unascommessa riuscitaPer un teatro clandestino

Ho conosciuto il teatro quando avevo11 anni, in prima media: è stato amorea prima vista! Le luci, i suoni, gli odori,il poter creare con l’immaginazionestorie assolutamente reali mi hannoaffascinato da subito, inoltre, ho avutola sensazione, divenuta poi realtà, chegli sguardi per osservare il mondo lopossano far mutare, e che il mondomuti al mutare degli occhiali che noistessi utilizziamo.Da circa cinque anni ho la fortuna dicondurre ‘Laboratori teatrali’ nellescuole elementari, medie e superiori diBologna, laboratori che sono propo-sti/offerti alle scuole dal Servizio diNeuropsichiatria Infantile. Nei fatti, ioconduco questi laboratori con gruppi-classe e/o gruppi-interclasse, conclu-dendo di solito il percorso con unospettacolo da mostrare ai genitori.Il teatro è misterioso! I ragazzi e i bam-bini lo amano ancora prima di sapereche cos’è. Il teatro è veramente clan-destino! Lo si fa in tutti luoghi possibilied impossibili - mi sono trovata a farelaboratorio in corridoi, sgabuzzini, cor-tili, stanze delle scope ecc... Tutti que-sti luoghi hanno rivelato il loro latomagico, collaborando con il gruppo acreare un’atmosfera magica.Ogni laboratorio si struttura in una se-rie di incontri settimanali (di solito 10-12) di circa due ore. In quelle ore io ri-mango con i ragazzi, alle elementarianche con le insegnanti, ed insiemeesploriamo il linguaggio del teatro: at-traverso la musica propongo improv-visazioni teatrali, monologhi, giochi difiducia, comprensione dello spazio,scrittura creativa e scene a gruppi.Generalmente, dopo aver conosciuto ibambini/ragazzi, do alcuni input al

gruppo. Ogni volta scopro che ognigruppo ha un‘sottotesto’, un linguaggiocomune che gli appartiene e lo carat-terizza. Ci sono classi magiche, arrab-biate, dubbiose, assonnate, ironiche,che hanno voglia di raccontare, di ur-lare… Appena incontro il loro mondo,è come se ricevessi in dono un albumdi fotografie da sfogliare e guardare.Immediatamente la mia mente di-venta una fucina di suggestioni edidee sul tipo di lavoro che io poso fareinsieme a loro.È così che negli anni ho proposto lorodi ri-raccontare, a modo loro, storie delpassato (ogni storia, ogni mito ci parlae ci fa parlare). Abbiamo preso, masti-cato, colorato, sbiancato ed avvicinatoautori come William Shakespeare coni suoi Romeo, Giulietta ed Amleto, Ro-bert L. Stevenson con i suoi Dottor Je-kyll e Mr Hyde; e poi miti, quali Orfeo,il Minotauro, I cavalieri della Tavola Ro-tonda; e ancora gialli surreali, comeDelitti Esemplari di Max Aub o Draculadi Bram Stoker; siamo approdati fino almondo della canzone, con Navigantidi Ivano Fossati, e della poesia, conautori del Novecento.Lo spettacolo che spesso sì costruisce,non è una rilettura di queste storie,ma è una narrazione delle storie fattadai ragazzi, ossia sono monologhi chescrivono loro e che io aiuto a metterein scena e ad incorniciare.Dracula, non è Dracula il vampiro, maè tutti loro, il loro buio, la loro vita se-greta; Orfeo non è solo un cantore, maè un innamorato della vita e dellamorte con cui si scontrano e si incon-trano; e così via.Le storie, che insieme creiamo, sono inmovimento fino ad un attimo primadello spettacolo, e anche nel corso del-l’ultima rappresentazione accade qual-cosa di imprevisto e viene svelato qual-cosa di inaspettato.Tutte le volte, tutti gli anni, ogni ra-gazzo ed ogni ragazza, mi stupiscono,mi commuovono con il loro mettere

nello spettacolo finale quel qualchecosa in più che nessun adulto insegnaloro, che nessun adulto costruisce inloro. Stare con i bambini e i ragazziper me è una fortuna perché con ge-nerosità mostrano sé, porgono undono: il loro mondo, il loro cuore ed illoro pensiero.Vi invitiamo tutti a vedere gli spetta-coli di quest’anno!È tempo di mettersi in ascolto… viag-giate con noi, ne vale la pena, vi assi-curo.

Laura DraghettiEducatrice – conduttrice

di laboratori teatraliServizio Territoriali Minori di CADIAI

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I Centro diurno“Le Farfalle” si aggiudica il concorso fotografico“Premio Natura Terre d’Acqua”Il Centro Diurno per disabili “Le Farfalle” di San Giovanni in Persiceto ha vinto il concorso fotografico “Premio Natura Terred'Acqua”, indetto dal circolo fotografico “il Palazzaccio”, patrocinato da WWF “Terre d'Acqua”, associazione intercomunaleTerre d’Acqua e associazione culturale Marefosca.Le foto sono state realizzate insieme ad alcuni ragazzi in un uscita serale verso fine agosto. Il 18 settembre siamo stati in-vitati a ritirare il premio presso il teatro comunale di San Giovanni in Persiceto.

Donato Testoni

Costituitala CooperativaDon Peppe DianaLa prima Coop LiberaTerra nata in Campania

Si è costituita ufficialmente con lafirma davanti al notaio, la coopera-tiva Libera Terra "Le terre di donPeppe Diana-Libera Terra" che operasui terreni confiscati alla camorra.Circa 90 ettari, nei comuni di CastelVolturno, Carinola, Cancello e Arnone,Pignataro e Teano.È la prima cooperativa Libera Terrache nasce in Campania nel nome delparroco di Casal di Principe uccisodalla camorra il 19 marzo 1994. Dopola firma dell'atto, il "nucleo costi-tuente la cooperativa" hanno incon-trato i genitori di Don Peppe Diana econsegnato loro simbolicamente la

copia dell'atto costitutivo della coope-rativa.La cooperativa gestirà nella fase ini-ziale, un caseificio e terreni agricoli con-fiscati alla camorra.I membri della cooperativa sono statiselezionati attraverso bando pubblico eda un apposita Commissione, costituitada un componente designato dalla Pre-fettura di Caserta, dalla Provincia di Ca-serta, dall'Agenzia Cooperare con Li-bera Terra, dall'Associazione Libera eObiettivo Lavoro.La formazione sul campo si è svoltapresso Azienda agricola regionale spe-rimentale Improsta, sita in Eboli (Sa).Lo studio di fattibilità, elaborato dal-l'Agenzia Cooperare con Libera Terragrazie alle competenze messe a dispo-

sizione dai soci Granarolo, Alce Nero &Mielizia, CIA e Legacoop Campania pre-vede la realizzazione di una impresacooperativa attenta alle produzioni bio-logiche di alta qualità e rispettose delletradizioni locali, capace di coinvolgerealtri produttori sani del territorio pro-muovendo anche attività di fattoria di-dattica e di turismo responsabile.La nascita della cooperativa s'inseri-sce nell'ambito del protocollo d'intesaSimboli e risorse di comunità libere,firmato il 19 marzo '09 (XV anniversa-rio dell'uccisione di don Peppe Diana),che vede insieme Istituzioni ed asso-ciazioni nell'obiettivo comune d'uti-lizzare a fini sociali e produttivi alcuniimmobili confiscati alla camorra inprovincia di Caserta. Il percorso, inol-tre, è sostenuto dal progetto "La moz-zarella della legalità" finanziato dallaFondazione per il Sud.

www.libera.itwww.cooperareconliberaterra.it

cooperare conLiberaTerra

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numero 29settembre 2010 altre realtà

I diversi Ser.T., ed in particolare quello diBologna sud, hanno creduto in questoprogetto ed attualmente EtaBetaBiocoltiva un ettaro e mezzo di terreno, hadue serre da 500 metri quadri ciascunache assicurano il ciclo degli ortaggi pra-ticamente tutto l’anno. Si avvale dellacollaborazione dell’Azienda AgricolaBiologica di Barbara Casoni, che oltread assicurare un’indiscutibile profes-sionalità, garantisce le certificazioni re-gionali per agricoltura biologica.

Dall’orto di campagnaalla tavola in città

Il lavoro di campagna impegna il per-sonale per quattro mattine a setti-mana. In base ai cicli stagionali sono

EtaBetaBioe l’agricoltura socialeEtaBetaBio è una delle ultime iniziativedi EtaBeta cooperativa sociale onlus.L’idea prende forma come opportunitàlavorativa a favore di fasce svantag-giate, in particolare tossicodipendentied alcolisti in trattamento presso i Ser.Tdi Bologna e provincia.Il progetto consiste nel coinvolgere lepersone nell’intera filiera degli ortaggibio, dalla semina al trapianto, fino allacoltivazione e distribuzione diretta aiprivati.In un anno sono stati raggiunti risultatidecisamente soddisfacenti: ad oggisono coinvolti 4 GAS (Gruppo di Ac-quisto Solidale), di cui uno organizzatodalla stessa cooperativa, oltre ai singoli,per un totale di circa 70 cassette distri-buite ogni settimana.Gli orti, situati nel comune di Castello diSerravalle, occupano tre ragazzi inmodo continuativo ed una figura pro-fessionalmente competente. Altre per-sone vengono coinvolte in base alle ne-cessità. La gestione on line degli ordinie l’organizzazione della distribuzioneimpegnano un’altra persona.Il progetto nasce dalla costante atten-zione di Eta Beta verso l’attività lavora-tiva intesa come forma riabilitativa, siain senso terapeutico, sia di vero e pro-prio inserimento al lavoro. Dal ’93 EtaBeta si occupa di tossicodipendenza,sviluppando prima un’attività pretta-mente artigianale impostata in modosperimentale e terapeutico, per poiaprire gradualmente il ventaglio delleproposte verso la preparazione e l’in-serimento al lavoro, rispondendo cosìalle necessità che gli stessi Ser.T. mani-festavano.I settori attivati sono diversi: accanto alprogetto ScuolAperta, prettamente te-rapeutico, operano:AlfaBeta ImpresaSociale che si occupa della pulizia diambulanze e uffici, Cristalgemma che

produce e vende al pubblico semilavo-rati in vetro, Lavanda che si dedica allavaggio di pannolini ecologici per nidid’infanzia di Bologna e provincia. Que-st’ultima, insieme ad EtaBetaBio, pa-lesano la sensibilità della cooperativaverso la prospettiva ecologica e socialein particolare. Il nostro modo di inten-dere l’agricoltura sociale è attraversol’impegno concreto, il lavoro sul campoda un lato ed il coinvolgimento dei pri-vati, stimolati ad accostarsi al prodottobio non per tendenza, ma convinti dallaqualità e rispettando un’etica precisa.Eta Beta intende quindi l’agricoltura so-ciale come strumento di coinvolgi-mento lavorativo di fasce svantaggiate,ma anche come promozione di prati-che positive per la collettività.

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coinvolte da 3 a 6-7 persone che coa-diuvano Barbara Casoni.Accanto ai lavori di semina, trapiantoe coltivazione della terra, nel capannodegli orti viene effettuata la primascrematura dei prodotti. Gli ortaggivengono puliti, pesati e preparati perle cassette.Si passa quindi al lavoro in sede: il mar-tedì ed il giovedì di ogni settimana av-viene la distribuzione. Le cassette arri-vano presso la sede della cooperativa,dove ha luogo lo smistamento ai vari

GAS e ai privati. Il giovedì pomeriggioè stato organizzato un servizio di tra-sporto a domicilio.Altri ragazzi sono impegnati il martedìpomeriggio al mercato “Genuino –Clandestino” (VAG 61), in Via PaoloFabbri a Bologna.Gli aderenti vengono costantementeinformati il venerdì, attraverso mail([email protected]), dei prodotti dellasettimana successiva, così che pos-sano prenotare ed eventualmentechiedere cassette personalizzate.

Impegni per il futuro

Eta Beta, in una prospettiva sociale,vede nel nostro territorio una risorsaimpareggiabile ed in particolare consi-dera le diverse forme di agricolturacome forti potenziali. Si sta di fatto in-teressando alla realizzazione di semen-zai per ortaggi e piante ornamentali,con certificazione bio.La strada già intrapresa verso la crea-zione di nuovi servizi, inoltre, conti-nuerà nella direzione della“spesa utile”per le famiglie offrendo proposte va-riegate ed attivando un servizio di tra-sporto a domicilio. Accanto agli ortaggiè già avviata, in forma sperimentale, ladistribuzione di carne bio, in collabo-razione con Prober. Grazie all’attiva-zione del progetto “Lavanda”, Eta Betariuscirà inoltre a proporre saponi abasso impatto ambientale, distribuitialla spina.

Eta BetaCooperativa Sociale OnlusVia Papini 32 /2 - Bolognawww.etabeta.coop

CADIAIhadecisodi aprireuna collaborazione con lacooperativa sociale EtaBeta di Bologna, in parti-

colare per quanto riguarda EtaBeta-Bio, un progetto di produzione e di-stribuzione di alimenti biologici agruppi d'acquisto del territorio pro-vinciale.Prevede la distribuzione settimanaledi verdura e frutta ottenute tramiteproduzione certificata biologica.Eta Beta opera attraverso l'inserimentolavorativo di persone in situazione didisagio sociale che coltivano gli ortisulle colline bolognesi. Frutta e ver-dura sono di stagione, senza conser-vanti, rispettando la naturale crescitadelle piante e garantendo autenticitàdi sapore e di elementi nutritivi.

Cosa si acquista?Si acquistano CASSETTE:- Cassetta solo verdure miste a € 8- Cassetta verdure e frutta miste a € 10Come prenotare le cassette?Telefonando allo 051.6340474 o scri-vendo una mail a [email protected] settimana (di solito il venerdì) EtaBeta invia una mail in cui comunica diquali verdure saranno indicativamentecomposte le cassette.Come avviene il ritiro/consegna?Autonomamente, andando a RITIRAREle cassette presso la sede di Eta Beta invia Papini 32/2 a Bologna nelle gior-nate di:LUNEDÌ dalle 14 alle 16MARTEDÌ dalle 10 alle 16MERCOLEDÌ dalle 14 alle 16GIOVEDÌ dalle 10 alle 16

Sono possibili le CONSEGNE anchepresso i nostri servizi nella giornata diGIOVEDÌ, alle seguenti condizioni:- che vi siano almeno 5 prenotazioni

nei servizi situati a Bologna città earea metropolitana e almeno 10 pre-notazioni nei servizi più distanti dal-la città;

- che le prenotazioni vengano orga-nizzate in autonomia (ad esempio in-dividuando un collega referente) enon a carico del servizio;

- che le cassette vengano portate a ca-sa entro la giornata.

Per informazioni:Tel 051 6340474 - [email protected]

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Pillole verdiPiccoli consigli di sostenibilitàambientaleBologna non è poi così grande:usiamo di più la bicicletta per i nostrispostamenti.

rubricheConvenzioni infavore dei sociAssicoop Sicura - Agente UNIPOLUGF assicurazioni - UGF BancaConvenzione assicurativa e bancariaper i soci CADIAI e familiari convi-venti. Condizioni di miglior favore edi sconti sulle principali polizze (adesempio: R.C. Auto, polizze per lapersona, la famiglia e la casa, polizzevita e gestione del risparmio, Unisa-lute - piani di assistenza sanitaria) esui prodotti e servizi bancari UGFBanca (conti correnti, mutui, prestitipersonali).

Per ulteriori informazioni contattare:il Centro Servizi Telefonici UNIPOLallo 051 28 18 888

o la consulente AssicoopSig.ra Rossana Peritoreal cell. 320 78 58 357

“Le Coccinelle”Calzature per BimbiVia Toscana 8/b a Bologna(zona Mulino Parisio)Telefono 051 44 23 36Chiuso il lunedì mattina.Sconto del 20% su tutte le calzature,non cumulabile con altre offerte opromozioni.

Fini SportNei punti vendita di Bologna:via Indipendenza 52, Centro Borgo,viaSanGiuseppe1/C,piazzaVIIIAgosto4/DSconto del 10% in tutti i punti venditasugli articoli non scontati, in promo-zione o saldo.

Farmacie Comunali di BolognaSconto del 10% sui prodotti di para-farmaco. Sono esclusi i medicinali e imedicinali omeopatici.

Disco FriscoNegozio di dischiVia De’ Monari 1/A/1B a Bologna(all’angolo con via Indipendenza).Sconto del 10% su tutti gli acquisti.

Libreria“Mel Books”via Rizzoli a BolognaSi applicano i seguenti sconti:7% sui libri scolastici, 10% sui librinuovi, 15% sui dizionari, 10% sui dvd.

Farmacia S. AnnaVia Don Minzoni,1 - BolognaTel. 051 252452 / 051 252273-15% su parafarmaco-10% e 20% su prodotti da banco.

FerredProdotti sostenibilità per l’infanzia ela collettivitàIn tutti i servizi è consultabile un li-stino con tutti i prodotti e i prezzi van-taggiosi espressamente rivolti ai socidi CADIAI.

Trattamenti di ShiatsuPer le socie e i soci il costo è di 25euro (inclusa tessera associazione“Spaziovita”) per un trattamento delladurata di un’ora.Per informazioni e appuntamenti:Annalita Bellei: 339 8878831Roberto Rinaldi: 349 6460655

Nuovo Ambulatorio Felsineovia F.lli Cairoli 2 a BolognaTel 051 42 10 644Ai soci che si rivolgeranno all’ambu-latorio per attività diagnostiche e diterapia fisico-riabilitativa, verrà appli-cato un prezzo vantaggioso rispetto aquello di listino.

Teatro“Arena del Sole”di BolognaViene applicato lo stesso sconto del20% sui biglietti di ingresso così comeprevisto per tutti gli associati dellecooperative aderenti a Legacoop.

Dono-Presto-CercoUna chitarra nuovaper Casa Rodari

La residenza per disabili Casa Rodaritempo fa aveva inserito tra i“cerco”unachitarra…Ebbene una chitarra - nuova! - in mododel tutto inaspettato, è giunta graziealla generosità del signor Davide delnegozio di strumenti“SergioTomas-sone” di via Pier De’ Crescenzi 12 a Bo-logna.La chitarra è stata “spianata” durantela festa di CasaRodari che si è tenutasabato 25 settembre.Al signor Davide vanno i piùsentiti ringraziamenti da partedi Casa Rodari e di CADIAI.

Diamo i numeriAssunti dal 01/01/2010al 30/09/2010: 230Dipendenti al 30/09/2010 1188A tempo indeterminato 1099A tempo determinato: 89

Page 35: Ingitaall’OasidiCampotto settembre 2010.pdf · 14 Monografia CentroDiurno Socioriabilitativo“Accanto” ... N onp sia erd lv c osì , gu nd az i l sp o nt a ev luz id f m soc

numero 29settembre 2010

Dono-Presto-CercoLa rete di CADIAIper mettere in contattole persone e incrociarei loro bisogni.

Il DONO-PRESTO-CERCO è una mo-dalità di donazione e/o prestito, frai soci e i dipendenti della coopera-tiva, di quegli oggetti che hanno peri singoli terminato la propria utilità.È prevista anche la possibilità diCHIEDERE (“cerco la tal cosa…, c’èqualcuno che ce l’ha?”), perché il bi-sogno di qualcuno può far ricordaread altri di avere degli oggetti inuti-lizzati e magari sollecitare la dispo-nibilità a prestarli o donarli.

Come funziona?Chi vuole donare, prestare o cercare, fala propria segnalazione ad uno dei se-guenti referenti*, contattandoli diret-tamente presso i servizi in cui lavorano:• Cristina Anteghini, Monica Bernabiti,

Eudochia Smochina (Residenza perdisabili “La Corte del Sole”di San Gio-vanni in Persiceto);

• Anna di Lucia (Casa Protetta“San Bia-gio” di Casalecchio);

• Lara Girotti e Laura Piana (Nido ”Gat-to Talete” di Castel Maggiore);

• Cinzia Capecchi (Nido “Pollicino” diBologna);

• Roberto Malaguti (uffici della sede);• Roberta Meotti (Casa protetta “Torre

di Galliera”);• Nada Milenkovic (Nido “Abba” di Bo-

logna);• Giuseppina Reto (“Balenido” di Casa-

Nati in CADIAICongratulazioni alle neo mammeAnna Astarita, Francesca Bambace,Chiara Boschi, Najat Bouziane,Roberta Burzi, Elisa Costantino,Barbara De Franceschi,Karima El Hadiri, Sara Fabbricatore,Stefania Martini, Ludmyla Myasniykova,Roberta Nardino, Rosa Palasciano,Eleonora Popolizio,Cristiana Letizia Romanelli,Daniela Stagni, Arianna Tieghi,Simona Varlaro,Deborah Venturoli

lecchio).Questa lista di persone è natural-mente aperta ad altre che vi si voles-sero aggregare.

Le segnalazioni vengono espostenelle bacheche dei servizi e ripor-tate in una apposita pagina del sitowww.cadiai.it

Il DONO-PRESTO-CERCO è una reteinformativa che mette in contattole persone e le loro disponibilità edesigenze.Non è prevista alcuna modalità distoccaggio o deposito degli oggetti:le persone si accordano autonoma-mente per le consegne.

Notizie dallaredazioneI nostri più cari auguri a Rosy Blancoper la nascita della figlia Sofia.

Page 36: Ingitaall’OasidiCampotto settembre 2010.pdf · 14 Monografia CentroDiurno Socioriabilitativo“Accanto” ... N onp sia erd lv c osì , gu nd az i l sp o nt a ev luz id f m soc

Chi volesse scrivere una lettera può farlo via mail all'indirizzo [email protected] per posta a Scoop c/o CADIAI - Via Boldrini, 8 - 40121 Bologna

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Il 30 settembre CADIAIha compiuto 36 anni!