Foglio Il Genio e la sua misteriosa biblioteca...2019/08/01  · Il Genio e la sua misteriosa...

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1 / 8 Data Pagina Foglio 08-2019 34/41 NOTIZIARIO DELLA Banca Popolare di Sondrio Il Genio e la sua misteriosa biblioteca ~t Mondadon Portlollo/Akg The Genius and his mysterious library Even geniuses have culture behind them, i.e. the texts they've greedily studied on, along their journey to experience. Leonardo was not, by nature and vocation, a systematic thinker. However, his curious nature brings him to define methodical doubts through experimentation, which is one of the founding principles of modem science. His boundless research in all the fields of knowledge never converges into a finished work. He has extraordinary scientific intuitions, described with drawings that are certainly incredible for his time. This brilliont "orno sana lettere" (man that knows no Latin) had studied Luca Pacioli's mathematics, he had read Dante, Petrarca and Leon Battista Alberti. Leonardo himself had, in 1503, drawn up a list, which is now in the Madrid codex, of alt the titles of books he owned that he held in a case. Bibliophiles have tried to retrace this invaluable heritage. 34 LEONARDO, L'UOMO E IL GENIO GIANFRANCO DI0GUARDI Giá professore ordinano di Economia e Organizzazione aziendale, Bari ecifrare la solitudine di Leonardo è [...] indispen- sabile per comprendere le radici della nostra ci- viltà e fare della storia della scien- za rinascimentale una storia con- temporanea. Le fondamenta di una casa sono la parte che non si vede, ma su cui tutto si poggia e da cui tutto è cominciato». Luigi Borzacchini conclude con queste parole esemplari il saggio La soli- tudine di Leonardo. ll genio univer- sale e le origini della scienza moder- na (Dedalo, Bari 2019), una rifles- sione che è un invito a proseguire nell'approfondimento dell'opera di Leonardo, riconosciuto «genio del- l'umanità». Una eccezionale curiosità spinse Leonardo da Vinci a esplo- rare l'intero scibile umano inducen- dolo a vergare una grande messe di appunti, oggi conservati in mol- teplici contenitori chiamati «codici leonardeschi»; e tuttavia non riuscì a concludere alcun libro, tant'è vero che il suo illustre contempo- raneo Giorgio Vasari (1511-74) lo giudicò con una certa durezza: «Veramente mirabile e celeste fu Lionardo, figliolo di ser Pietro da Vinci, e nella erudizioni e principii delle lettere arebbe fatto profitto grande, se egli non fusse stato tanto vario e instabile. Perciò che egli si mise a imparare molte cose: e cominciate, poi l'abbandonava». Il grande toscano non riuscì dunque a diventare "attore" co- me chiamava gli autori ma in compenso si dedicò con notevole dedizione alla lettura di libri per apprendere il latino, lingua da lui poco praticata, e soprattutto per acquisire conoscenza sulla quale fondare le sue molteplici ricerche. Mise così insieme una colle- zione di testi assai rilevante per l'epoca (Leonardo era quasi con- temporaneo di Johannes Gu- tenberg, che nel 1455 inventò la stampa), qualcosa come duecento fra incunaboli e libri a stampa poi lasciati in eredità al suo allievo prediletto, Francesco Melzi (1491- 1568), alla morte del quale anda- rono dispersi. Molteplici sono stati i tentati- vi di recuperare quelle opere ma «l'unico volume identificato è [...] la prima redazione del Trattato di ar- chitettura civile e militare, l'opera più importante dell'ingegnere se- nese Francesco Giorgio Martini (1439-1501) [...] sulle pagine si ri- conoscono dodici postille autogra- fe di Leonardo, che testimoniano il suo attento studio del trattato in- torno al 1504» così Lauretta Colonnelli, su La Lettura del Corrie- re della Sera del 9 giugno 2019, introduce la mostra Leonardo e i suoi libri. La biblioteca del Genio Universale, curata da Carlo Vecce Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile. 005958 Trimestrale Dedalo Edizioni

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    NOTIZIARIO DELLA

    Banca Popolare di Sondrio

    Il Genio e la suamisteriosa biblioteca

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    Mondadon Portlollo/Akg

    The Genius and his mysterious libraryEven geniuses have culture behind them, i.e. the texts they'vegreedily studied on, along their journey to experience. Leonardowas not, by nature and vocation, a systematic thinker. However,his curious nature brings him to define methodical doubts throughexperimentation, which is one of the founding principles of modemscience. His boundless research in all the fields of knowledge neverconverges into a finished work. He has extraordinary scientificintuitions, described with drawings that are certainly incrediblefor his time. This brilliont "orno sana lettere" (man that knows noLatin) had studied Luca Pacioli's mathematics, he had read Dante,Petrarca and Leon Battista Alberti. Leonardo himself had, in 1503,drawn up a list, which is now in the Madrid codex, of alt the titlesof books he owned that he held in a case. Bibliophiles have triedto retrace this invaluable heritage.

    34 LEONARDO, L'UOMO E IL GENIO

    GIANFRANCO DI0GUARDI

    Giá professore ordinano di Economiae Organizzazione aziendale, Bari

    ecifrare la solitudine diLeonardo è [...] indispen-sabile per comprenderele radici della nostra ci-

    viltà e fare della storia della scien-za rinascimentale una storia con-temporanea. Le fondamenta diuna casa sono la parte che non sivede, ma su cui tutto si poggia eda cui tutto è cominciato». LuigiBorzacchini conclude con questeparole esemplari il saggio La soli-tudine di Leonardo. ll genio univer-sale e le origini della scienza moder-na (Dedalo, Bari 2019), una rifles-sione che è un invito a proseguirenell'approfondimento dell'opera diLeonardo, riconosciuto «genio del-l'umanità».

    Una eccezionale curiositàspinse Leonardo da Vinci a esplo-rare l'intero scibile umano inducen-dolo a vergare una grande messedi appunti, oggi conservati in mol-teplici contenitori chiamati «codicileonardeschi»; e tuttavia non riuscìa concludere alcun libro, tant'èvero che il suo illustre contempo-raneo Giorgio Vasari (1511-74) logiudicò con una certa durezza:«Veramente mirabile e celeste fuLionardo, figliolo di ser Pietro daVinci, e nella erudizioni e principiidelle lettere arebbe fatto profittogrande, se egli non fusse stato

    tanto vario e instabile. Perciò cheegli si mise a imparare molte cose:e cominciate, poi l'abbandonava».

    Il grande toscano non riuscìdunque a diventare "attore" — co-me chiamava gli autori — ma incompenso si dedicò con notevolededizione alla lettura di libri perapprendere il latino, lingua da luipoco praticata, e soprattutto peracquisire conoscenza sulla qualefondare le sue molteplici ricerche.

    Mise così insieme una colle-zione di testi assai rilevante perl'epoca (Leonardo era quasi con-temporaneo di Johannes Gu-tenberg, che nel 1455 inventò lastampa), qualcosa come duecentofra incunaboli e libri a stampa poilasciati in eredità al suo allievoprediletto, Francesco Melzi (1491-1568), alla morte del quale anda-rono dispersi.

    Molteplici sono stati i tentati-vi di recuperare quelle opere ma«l'unico volume identificato è [...] laprima redazione del Trattato di ar-chitettura civile e militare, l'operapiù importante dell'ingegnere se-nese Francesco dí Giorgio Martini(1439-1501) [...] sulle pagine si ri-conoscono dodici postille autogra-fe di Leonardo, che testimoniano ilsuo attento studio del trattato in-torno al 1504» — così LaurettaColonnelli, su La Lettura del Corrie-re della Sera del 9 giugno 2019,introduce la mostra Leonardo e isuoi libri. La biblioteca del GenioUniversale, curata da Carlo Vecce

    Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

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    presso il Museo Galileo di Firenze(aperta fino al 22 settembre 2019).

    In questa esposizione fioren-tina viene dunque presentato pro-prio l'originale volume di France-sco Martini insieme a copie an-ch'esse rare di altri libri colleziona-ti da Leonardo — libri che oggiemergono come fantasmi di unlontano passato, stimolando nelvisitatore nuove curiosità riguardola misteriosa biblioteca.

    Proprio questo 2019 è statodichiarato anno "vinciano" in ricor-do dei cinquecento anni dallascomparsa di Leonardo avvenutaad Amboise, nella valle francesedella Loira, il 2 maggio 1519. Ave-va 67 anni, essendo nato ad An-chiano, frazione di Vinci, il 15 apri-le 1452.

    La personalitàSu Leonardo e sull'immensa

    sua opera si è scritto tutto, si èletto tutto, si è detto tutto. Eppure,la sua personalità, i suoi appunti,la sua collezione di libri continuanoad affascinare chiunque vogliaapprofondire una conoscenza pursempre avvolta in un magico mi-stero accresciuto dal bizzarro, spe-culare modo di scrivere di Leonar-do — da destra a sinistra, unagrafia davvero indecifrabile per ilcomune lettore.

    E difficile cercare di coglierenel profondo la complessa perso-nalità di questo genio. Era un uo-mo d'indole solitaria e per di piùcompiaciuto di esserlo: «Se tu sa-rai solo, tu sarai tutto tuo». Non acaso Io studioso Luigi Borzacchiniha dedicato un importante saggioproprio a La solitudine di Leonardo.In essa la grande mente di Leonar-do poteva meglio soddisfare l'an-sia di apprendere, assecondandoappunto quell'immensa curiositàdi conoscenza che lo portò a eser-citare il dubbio metodico nellasperimentazione e a intuire queiprincipi base della scienza moder-na, in seguito istituzionalizzati daGalileo Galilei (1564-1642).

    La sua perenne insoddisfa-zione — messa bene in evidenza inun recente spettacolo di VittorioSgarbi — lo induce a un'esistenzairrequieta, segnata dal molto viag-

    Nella pagina afianco: GiovanniDomenico Campiglia(1692-1768),Leonardo da Vinci,Museo Fiorentino. Adestra: GiovanniAntonio Boltrafflo(1467-1516), Ritrattodi Francesco Melzi,PinacotecaAmbrosiana, Milano.Sotto: Jean Clouet(1480-1541), Ritrattodi Francesco Idi Valois, 1525 ca.,olio su tavola,Musée du Louvre,Parigi.

    Opposite page:Giovanni DomenicoCampiglia(1692-1768),Leonardo da Vinci,Museo Fiorentino.Right: GiovanniAntonio Boltrafo(1467-1516), Portraitof Francesco Melzi,PinacotecaAmbrosiana, Milan.Below: Jeon Clouet(1480-1541), Portraitof Francis I ofValois, ca. 1525,oil on panel, Muséedu Louvre, Paris.

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    giare alla ricerca del nuovo e deldiverso, manifestando sempre ungrande interesse per il «particola-re» che infatti caratterizza i suoidisegni e anche i suoi quadri.

    L'attenzione al particolare ètipica di Francesco Guicciardini(1483-1540), ma in realtà Leonar-do prediligeva il pensiero di Nicco-lò Machiavelli (1469-1527), piùampio e sistematico, legato a im-mutabili leggi universali. Aveva in-contrato lo statista fiorentino aUrbino nel 1502 quando, in qualitàdi «architecto e ingegnero genera-

    le», era consulente militare di Ce-sare Borgia (1475-1507).

    Iniziò il suo peregrinare ancoragiovanissimo. Nel 1469, a soli 17anni, si reca a Firenze per svolgerel'apprendistato nella celebre botte-ga di Andrea del Verrocchio (1435-1488), godendo così anche dei fa-sti intellettuali di Lorenzo il Magnifi-co e della sua corte. Nel 1482 èchiamato nella Milano governata daLudovico il Moro, dove incontreràLuca Pacioli (1445-1517), rimanen-do affascinato dalle sue opere chelo indurranno ad amare la matema-tica come indispensabile strumen-to per l'osservazione della natura,anticipando ancora il pensieroscientifico di Galilei.

    Tornerà ancora a Firenze, sirecherà poi a Roma e quindi, nel1517, in Francia, ospite di France-sco I nel castello di Clos-Lucé adAmboise dove gli verrà attribuito iltitolo di «primo pittore, architetto emeccanico del re».

    Il multiforme genio leonarde-sco affronta negli anni l'intero sci-bile umano, trasformando le sueidee creative in scritti e disegni diopere di ingegneria, architettura eanche scenografiche, assumendoil ruolo di progettista, architetto,scenografo (curò spettacoli allacorte di Ludovico il Moro), ingegne-re interessato alle vie d'acquapresenti sul territorio milanese,eclettico inventore di prototipi qua-li il paracadute, il sottomarino,sofisticate macchine da guerra ecomplesse strumentazioni per usiindustriali.

    Tuttavia, i suoi appunti — per-ché sempre dì appunti si tratta —così come i suoi disegni e i suoischizzi progettuali non confluisco-no mai in un libro o in una operacompiuta. Non c'è in Leonardo lacapacità o l'intenzione di organiz-zare sistematicamente il propriopensiero e le proprie esperienzeed è per questo che non riesce acreare una sua scuola, come rilevalo storico Eugenio Garin nel Medio-evo e Rinascimento (Bari 1954):«Artista, poeta grandissimo nonscienziato o filosofo [...] la paginadi Leonardo, se colpisce gli occhie la fantasia, non altrettanto si faammirare per pregi di logicità e di

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    rigoroso ragionamento [...] [apparecome] appunti buttati [non come]conclusioni sottilmente ragionate».

    Ma se non si può definirloscienziato, Leonardo ebbe comun-que illuminate intuizioni scientifi-che, in particolare come osserva-tore sperimentale della natura,attento sempre a mai abbandona-re la pratica concretezza della real-tà. Affermava infatti che «quel chenon si può, folle è volere» e quindi«molto meglio è studiare quellecose che si possono conoscerecon l'esperienza poiché solo l'e-sperienza non falla, e laddove nonsi può applicare una delle scienzematematiche, non si può averecertezza».

    Il suo interesse primario eraproprio l'indagine della natura.Scrutò il cielo, studiò la terra e leacque, si interessò di cosmologia,astronomia, fisica, geologia,paleontologia, idraulica e d'altroancora. Lo affascinavano gli esseriviventi, analizzava il mondo vegeta-le, osservava e ritraeva il volo degliuccelli, si immergeva nello studiodel corpo umano aprendo cosìnuovi sentieri all'anatomia e allafisiognomica. Si può anche direche abbia anticipato l'estro bizzar-ro di Newton, che John MaynardKeynes definì «l'ultimo dei Maghi»per i suoi curiosi, inusuali interessiverso pseudoscienze quali l'alchi-mia, l'esoterismo, la negromanzia,per poi immergersi in insolite inter-pretazione spirituali quali l'ermeti-smo. Così fu per Leonardo, "ma-go" capace di stimolare fra gli altrianche Dan Brown a immaginarearcane elucubrazioni espostenell'intrigante Codice da Vinci.

    Musico eclettico, scultore esoprattutto eccelso pittore, eserci-tò quest'arte in una solitudine chegli consentì di portare finalmentea conclusione eccezionali operetra le quali l'Ultima Cena (1494-98)nel refettorio di Santa Maria delleGrazie a Milano, la Gioconda(1503-04) oggi al Louvre di Parigi,la Dama con l'ermellino (1488-90)conservata nel Museo di Cracovia,la due versioni della Vergine dellerocce (1483-86) al Louvre e allaNational Gallery di Londra, maanche sorprendenti disegni: L'uo-

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    latore, mentre la prima edizionecritica è di Bologna, 1923. a curadi E. Carusi e A. Favaro.

    Leonardo fu sempre moltoattratto dalle acque che rappre-sentò in oltre la metà dei suoi di-pinti, mentre nei suoi scritti si do-manda: «Che cosa è acqua. Acquaè infra i quattro elementi il secon-do men greve e di seconda volubi-lità. Questa non ha mai requie in-sino che si congiugne al suo marit-timo elemento, dove non essendomolestata dai venti, si stabilisce eriposa con la sua superfizie equidi-stante al centro del mondo». E at-tratto dalla forza delle acque capa-ce di cambiare la terra e anche ditrasformarsi in furia distruttrice.Studia quindi le acque in movimen-to: «Delle onde, dei vortici, delleacque cadenti, dei diluvi», e poivolge la ricerca verso i «giovamentidelle acque con canali» [a Milano]e «derivazione dei fiumi, della boni-fica delle paludi» [pontine].

    Italo Calvino, parlando di"esattezza" nelle sue Lezioni ameri-cane osserva: «Per Leonardo, ditutti i libri che si proponeva di scri-vere [mai ultimati] — gli interessavapiù il processo dí ricerca che il com-pimento di un testo da pubblicare».

    Particolare importanza rive-ste il celebre Codice Atlantico(1478-1519) — oggi conservatopresso la Biblioteca Ambrosiana a

    Milano — nel quale vengono tratta-ti diversi argomenti corredati daben 1.751 disegni; contiene scrittidi anatomia, astronomia, meccani-ca e un rilevante studio sul voloriproposto e approfondito in un al-tro Codice sul volo degli uccelli(1505), conservato nella Bibliote-ca Reale di Torino. Altri codici sonoconservati in Gran Bretagna, aParigi, a Madrid e in Italia a Romapresso la Biblioteca Vaticana e neiCastello Sforzesco di Milano.

    Atto di nascitae di battesimo diLeonardo da Vinci- 15 aprile 1452,registro cartaceo,Archivio di Statodi Firenze.Sotto: studi sullavelocità di motodell'acqua, scrittodi Leonardo daVinci appartenenteal Codice Arundel263, c.136r,conservato pressoil British Museumdi Londra.

    Certificate ofLeonardo da Vinci'sbirth and baptism-15 April 1452,paper register.State Archivesof Florence.Below: studieson the velocity ofwater movement,written by Leonardoda Vinci andpart of the CodexArundel 263,c. 136r, kept atthe British Museumof London.

    Sul metodo di LeonardoNonostante possa apparire

    «genio e sregolatezza», in Leonar-do si coglie un metodo che hainteressato fra gli altri Paul Valéry,il quale gli ha dedicato due celebrisaggi: Introduzione al metodo diLeonardo da Vinci (1894), seguitoda Note e digressioni (1919). An-che il citato Borzacchini dedica al"metodo" leonardesco un capito-lo del suo libro La solitudine diLeonardo.

    Va dunque rilevato come Leo-nardo abbia lasciato alla posteritàuna grande eredità anche di solle-citazioni metodologiche. La suacapacità di sviluppare idee da fis-sare con appunti e schizzi troveràun'ampia eco nel Settecento illu-ministico e nel razionalismo otto-centesco.

    Ritroviamo idee che sembra-no leonardesche in Denis Diderot(1713-84), nel suo delizioso Il nipo-te di Rameau: «[...] m'intrattengocon me stesso a ragionare di poli-tica, d'amore, di teorie del gusto,di filosofia, e il mio spirito abban-donato a tutte le sue voglie, sa dipoter seguire ín pieno libertinaggiola prima idea che si presenta,saggia o matta che sia [...] I mieipensieri sono le mie puttane [...]»(1805, trad. it. di Augusto Frassi-netti, Einaudi, Torino 1984). E il

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    gesuita friulano Jacopo Belgrado(1704-89) scriverà a sua volta:«Chi sopra se stesso attentamen-te riflette, s'accorge tosto chenella sua mente l'idee si succedo-no l'une atl'altre; che in un intellet-to vegeto e sano non mai s'inter-rompono [...] onde ora s'affretta-no, ora indugiano [...]». E ancora:«[...] e come un'onda segue ed in-calza l'onda che la precede, cosìl'idee successivamente si urtanopremono e cacciano né lascianoalcun vuoto tra loro» (Della rapiditàdelle idee-dissertazione, dallaStamperia di Giovanni Montanari,Modena 1770). Nell'Ottocento ilmedico, fisiologo, ricercatore Clau-de Bernard (1813-1878), nel suoimportante saggio sulla Introduzio-ne allo studio della medicina speri-mentale (Parigi 1865), scrive:«Molto spesso le idee sperimenta-li sorgono per caso in seguito ad

    una osservazione fortuita. [...] Siva a zonzo, per così dire, nel regnodella scienza e ci si mette dietro aquello che casualmente può pre-sentarsi dinanzi. Come dice Baco-ne, la ricerca scientifica è unaspecie di battuta di caccia e leosservazioni sono la selvaggina».(Feltrinelli, 1951).

    Ma l'insegnamento più im-portante lasciato da Leonardo èforse proprio quello di imparare afermare le volatili idee medianteappunti da utilizzare come stru-menti di memoria, concetto cheancora Denis Diderot farà suopresentando a Caterina li impera-trice di tutte le Russie Sul miomodo di lavorare: «Sul mio scrittoioho un ampio foglio di carta sulquale getto un'annotazione di ri-chiamo, un cenno dei miei pensie-ri, senza alcun ordine. d'impeto,come mi vengono in mente. Quan-

    Sopra: LudovicoMaria Sforza dettoil Moro (1452-1508),patrono del Genioe di altri artisti dirilievo della suaepoca. A sinistra:particolare dellalettera d'impiego"- contenuta nelCodice Atlantico- che Leonardoinviò nel 1482 aLudovico il Moro,evidenziando le sueabilità. BibliotecaAmbrosiana,Milano,0

    Above: LudovicoMaria Sforza knownas il Moro(1452-1508), patronof the Genius andother prominentartists of his era.Left: detail of the"cover letter- contained in theCodex Atlanticus- which Leonardosent to Ludovicoil Moro in 1482,emphasising hisskills. BibliotecaAmbrosiana, Milan.

    do ho la mente esausta, mi riposo;lascio alle idee il tempo di rispun-tare. [...] Fatto questo, riprendoquei cenni di richiamo, quegli ap-punti di pensieri tumultuosi e sle-gati e li riordino, a volte numeran-doli» (Memorie per Caterina 11,1773 San Pietroburgo — Longane-si, Milano 1972).

    La biblioteca perduta«So bene che, per non esse-

    re io letterato, che alcuno presun-tuoso gli parrà ragionevolmentepotermi biasimare coll'allegare ioessere orno sanza lettere» — «ornosanza lettere» perché non cono-sceva il latino, ansioso tuttavia distudiarlo e di apprendere da queilibri di «altori» (autori) a lui cari conil desiderio mai realizzato di diven-tare lui stesso «attore» (autore).

    La varietà di quei libri rispec-chia i suoi molteplici interessi:legge Dante, Petrarca, Piero dellaFrancesca, Isidoro di Siviglia, Pog-gio Bracciolini, Marsilio Ficino esoprattutto Leon Battista Alberti,Francesco di Giorgio Martini e Lu-ca Pacioli. Si dedica in particolareall'apprendimento della matemati-ca (Luca Pacioli, Summa de arith-metica, geometria, proportioni etproportionalità) e del latino (Nicco-

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    lò Perotti, Rudimenta grammati-ces, Elio Donati Ars Minor).

    Sono dunque molti i libri suiquali Leonardo ha studiato realiz-zando la sua personale biblioteca.Lo studioso Carlo Vecce, curatoredella mostra fiorentina, ci dice diLeonardo: »Appassionato lettore»di »relativamente pochi testi tecni-ci e scientifici e molti di letteratu-ra, di grammatica e di retorica», eancora: «Una biblioteca strumentodi lavoro intellettuale, che accom-pagnò la vita e la ricerca di Leo-nardo, accanto all'indagine direttadella natura per mezzo della espe-rienza. Ma anche purtroppo unabiblioteca perduta, completamen-te dispersa alla fine del '500. Unsolo libro finora identificato, a Fi-renze: il Trattato di architettura ci-vile e militare di Francesco di Gior-gio Martini, perché presenta alcu-ne note autografe di Leonardo(ben riconoscibili per la scritturaspeculare)» (La Repubblica, 10aprile 2017, e cfr. anche CarloVecce, La biblioteca perduta. l libridi Leonardo, Salerno editrice, Ro-ma 2017).

    Per risalire alla composizionedella biblioteca si è fatto riferimen-to ad alcuni elenchi compilati dallostesso Leonardo, in particolare in

    Sopra: NicolaCianfanelli(1793-1848),Leonardo informaLudovico Sforzadelle sue invenzioniartistiche emeccaniche, Tribunadi Galileo, Museodella Specola.Firenze. A destra:Luca Pacioli offrea Ludovico il Moroil libro De Divinoproportione,miniatura.Bibliotheque Publiqueet Universitaire,Ginevra.e

    Above: NicolaCionfanelli(1793-1848),Leonardo informingLudovico Sforzaof His Artisticand MechanicalInventions, Tribuneof Galileo. Museumof La Specola,Florence. Right:Luca Pacioli OfferingLudovico i1 Morothe Book De Divinaproportione,miniature.Bibliotheque Publiqueet Universitaire.Geneva.

    occasione dei suoi viaggi; sì trattadi tre elenchi contenuti in tre diver-si codici.

    Nel Codice Trivulziano, redat-to in gran parte a Firenze nel1480, c'è un brevissimo elencoinsieme a una lunga lista di voca-boli usata come una sorta di dizio-nario di lemmi; nel Codice Atlanti-co, redatto a Milano nel 1495,

    sono elencati 41 titoli prevalente-mente di letteratura e linguistica;e infine il Codice di Madrid ll conl'elenco più importante, compilatoa Firenze verso la fine del 1503;in esso Leonardo registra i libricontenuti in un cassone di suaproprietà.

    Fra le ricerche compiute suquesti testi una è particolarmentecuriosa e intrigante. Riguarda l'e-lenco indicato nel Codice Atlantico,analizzato e commentato da ungrande bibliofilo milanese dell'Ot-tocento, il marchese Girolamo Sal-vaterra d'Adda, autore di un impor-tante saggio pubblicato in unaedizione di soli 75 esemplari nu-merati a mano.

    Il fascino di un'avventurabibliofila fra i libri leonardeschi

    Mi ritrovo a sfogliare con rin-novato interesse questo vecchiolibro dal titolo significativo: Leonar-do da Vinci e la sua libreria. Note diun bibliofilo (Giuseppe Bernardoni,Milano MDCCCLXXIII 1873).

    Girolamo Salvaterra dei mar-chesi d'Adda, appunto il suo auto-re, nacque il 19 ottobre 1815 aMilano, dove trascorse la sua esi-stenza e dove morì a sessantaseianni il 10 settembre 1881. E sta-to un importante bibliofilo e stu-dioso di Leonardo e ha esaminato

    LEONARDO, L'UOMO E IL GENIO 39

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    stampati: «Quando compro un li-bro, mi preoccupo sempre cheabbia margini spaziosi: e non tantoper amore della cosa in sé, chepure fa piacere, quanto per l'oppor-tunità che il margine ampio mi of-fre di scrivervi a matita le idee chemi vengono; se sono d'accordo ose ho opinioni divergenti, e, in ge-nerale, brevi commenti critici». Unsuggerimento raccolto anni dopoda Paul Valéry (1871-1945) cheproprio nel suo Introduzione al me-todo di Leonardo da Vinci (1894),riedito nel 1919 insieme a un cor-redo di Note e digressioni, fa ripor-tare a stampa sulle pagine del te-sto originale i suoi marginalia.

    Nell'esaminare la lista delCodice Atlantico, d'Adda è indottoda un autoreferente spirito bibliofi-lo a segnalare, fra i libri elencati daLeonardo, quelli che lui possiede,il che lo porta a considerarsi ap-partenente alla categoria dei «bi-bliofili, ma non bibliomani, né mol-to meno bibliotafi, [...] l'occasioneci è sembrata propizia per richia-mare l'attenzione dei così detticuriosi, su di alcuni pochi volumet-ti che furono tra i favoriti del gran-de scienziato-artista e che neltempo stesso ci troviamo sui pal-chetti della nostra privata libreria.[...] è per noi un gusto matto [...]quello di trovarci in picciola maeletta brigata. Da Adamo in poi,meno forse in Grecia ai tempi diPericle, le moltitudini brillaronosempre per la più manifesta, radi-cale ed insanabile incompetenza agiudicare le cose [...]», e poi con lasua usuale matita viola annota amano «Diderot scrive a Grimm ilpopolo tutto vede e nulla intende!»;quindi continua: «Certi limiti dimoderazione e di saviezza devonoimporsi a questo amore dei libri,perché non degeneri in una nuovaforma di egoismo. [...] Questo tito-lo onorevolissimo di bibliofilo ètroppo spesso un passaporto perl'ignoranza più supina e presuntuo-sa. In questi casi ha gran ragioneil pubblico di coprirlo di ridicolo».

    Un importante studioso leo-nardesco, Carlo Vecce, in un suoavvincente saggio, La bibliotecaperduta. I libri di Leonardo (Roma2017), così descrive la genesi del-

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