FIERA BERGAMO - IL SALONE DEL MOBILE - · PDF fileAut. Trib. n. 52 del 27 Dicembre 2001...

84
OTTOBRE / NOVEMBRE 2017 9 771826 142007 05 ISSN 1826-1426 Anno 20 - N°5 Ottobre/Novembre 2017 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, LOM/BG In caso di mancato recapito inviare al CDM di Bergamo, per la restituzione al mittente previo pagamento resi. Prezzo euro 3,00 FIERA BERGAMO - IL SALONE DEL MOBILE INTERVISTE Elisabetta Margiacchi Flavia Milesi Michele Servalli Emanuela Casti

Transcript of FIERA BERGAMO - IL SALONE DEL MOBILE - · PDF fileAut. Trib. n. 52 del 27 Dicembre 2001...

OTTOBRE / NOVEMBRE20179

7718

2614

2007

05

ISSN

1826-1426

Anno

20 -

N°5

Ottob

re/No

vem

bre 2

017 -

Poste

Italia

ne S.

p.A. -

Sped

izion

e in A

bbon

amen

to Po

stale

- D.L.

353/

2003

(con

v. in

L. 27

/02/

2004

n. 46

) art.

1, co

mm

a 1, L

OM/B

GIn

caso

di m

anca

to rec

apito

invia

re al

CDM

di Be

rgam

o, pe

r la re

stituz

ione a

l mitte

nte pr

evio

paga

men

to res

i. Prez

zo eu

ro 3,0

0

FIERA BERGAMO - IL SALONE DEL MOBILE INTERVISTE

Elisabetta MargiacchiFlavia MilesiMichele ServalliEmanuela Casti

SE PARTI DALL’AEROPORTO DI MIL ANO BERGAMO CONCEDITI PIÙ TEMPO E ARRIVA PRIMA IN AEROPORTO. PUOI TROVARE TANTE IDEE E TUT TO QUELLO CHE TI SERVE PER I TUOI ACQUIS TI IN UN AMBIENTE RINNOVATO ED AMPLIATO. NELL A NUOVA AERE A SHOPPING I NEGOZI DEI MIGLIORI BR ANDS E TANTE SORPRESE TI A SPE T TANO. IF YOU’RE LEAVING FROM MILAN BERGAMO AIRPORT, GIVE YOURSELF SOME EXTRA TIME AND GET THERE EARLY. YOU’LL FIND PLENTY OF SHOP-PING IDEAS AND EVERYTHING YOU NEED FOR YOUR PURCHASES IN A REFURBISHED, EXTENDED SPACE. THE STORES OF ALL THE BEST BRANDS AND MANY SURPRISES AWAIT YOU IN THIS NEW SHOPPING AREA. BGY, L’AEROPORTO IDEALE SU MISURA PER TE / BGY, THE PERFECT AIRPORT, TAILOR-MADE FOR YOU.

AERONAUTICA MILITAREBARBIERI YOU, B’JOU

BEERSTROTHEQUE ELAVBIKKEMBERGS

BISTROT VI.CO.OKBOGGI MILANO

BOTTEGA DEI SAPORIBRICIOLE, DOLCI E SALATE

CALÈCC CAMOMILLA ITALIA

CARPISACONTE OF FLORENCE

CYCLEBANDDELICE MAISON

DESIGUALDIF STORE

DUFRYENOTECA FONTANA S. AGATA

ESPRESSAMENTE ILLYFARMACIA COMUNALE DELL’AEROPORTO

FEDONFRANCIACORTA WINEGATE 11

FURLAGATE12FOOD.IT

GIOVANNI CAVALLERI MILANOGNAM GREEN IL GUSTO GIUSTO

IDEALKIKO MILANOLA MARIANNA

LEGAMILIU JO

LUNA DI SETAMAX MARA

MC DONALD’SMILANO OUTLET

MOTTANAU!

PANINO GIUSTOPARFOISPEROFIL

PINKOPLACIBUS ENOTECA

PUNTO GRILLROCCA 1794

ROSSOSAPORESAINT BARTH

SALUMIFICIO ROSSI SAVE MY BAG

SEGAFREDOST.G ITALIAN STYLE DISTILLED

TENTAZIONI CAFÈTHE BEAUTY GATE

TIMBERLANDTOSCA BLU

UNIEUROVENCHI 1878

VICTORIA’S SECRETVINCI E VOLA

WINE BAR SANTA CRISTINA ZZZLEEPANDGO

5OTT-NOV 2017

di Emanuela Lanfranco

Direttore Responsabile

B ergamo piace sempre di più. Turisti che arrivano da tutta Europa grazie all’ae-roporto, giornali di indubbio prestigio quali Telegraph e New York Times che la inseriscono tra le città più belle d'Italia, nonostante sia ancora poco nota.

Anche il nuovo prefetto, Elisabetta Margiacchi, marchigiana, non è rimasta insensibile al fascino delle borgo antico, new entry nel Patrimonio dell'Umanità targato Unesco. Di più, dall'alto del suo ruolo ha potuto apprezzare lati ulteriori del territorio: «L'asso-ciazionismo e la vivacità culturale mi hanno colpito molto», ci ha detto nell'intervista che pubblichiamo a pagina 28. Ed effettivamente basta sfogliare questo numero di Città dei Mille per trovare un riscontro nei fatti alle sue parole: cene benefiche, mostre a fini solidali, seminari sulle famiglie in difficoltà e sullo sport come mezzo di integrazione per i disabili. Per la cultura, spazio a una manifestazione che tutta Italia ci invidia: Bergamo Scienza. Abbiamo citato l’aeroporto. Ma c’è un’altra realtà che dà grande dinamismo a Bergamo: l’università. Mentre l’ateneo locale inanella un successo dopo l’altro – è entrato nella top 15 d’Italia secondo la prestigiosa rivista inglese Times Higher Educa-tion -, continua il nostro viaggio alla scoperta degli attori di quel dinamismo. Dopo la serie di interviste ai direttori di Dipartimento, passiamo da questo numero ai direttori di Scuole e Centri di Ateneo: primo appuntamento con Emanuela Casti, docente di Geografia e responsabile del Centro Studi sul Territorio «Lelio Pagani» (Cst). Loco-motiva del territorio è infine anche la Fiera, naturalmente, a cui abbiamo dedicato la copertina: porta ulteriore bellezza in città, a partire dal Salone del Mobile e del Design di metà novembre. Buona lettura!

[email protected]

Editoriale

AXA Assicurazioni - Agenzia di Bergamo ASSIPREFIN s.r.l. - Agente Generale Johann Olav Percassi - Rotonda dei Mille n.1 - 24122 BERGAMO - [email protected] - Tel. 035 221110

Futuro Dedicato

I sogni di chi ami volano più in alto

Piano di risparmio dedicato agli under 16

AXA Assicurazioni S.p.A.Sede Legale e Direzione Generale: Corso Como 17, 20154 Milano - ItaliaTel. (+39) 02 480841 Fax (+39)02 48084331 PEC [email protected] Capitale Sociale € 211.168.625 interamente versato - Ufficio del Registro delle Imprese di Milano C. F. e P. I.V.A. n. 00902170018 Numero R.E.A. della C.C.I.A.A. di Milano n. 1576311 - Direzione e coordinamento di AXA MEDITERRANEAN HOLDING SAU ai sensi dell’art. 2497 bis C.C. - Iscrizione Albo Imprese IVASS n. 1.00025 - Capogruppo del gruppo assicurati-vo AXA ITALIA iscritto all’Albo Gruppi IVASS con il n. 041 - Impresa autorizzata all’esercizio delle assicurazioni con Decreto del Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato del 31 dicembre 1935 - (Gazzetta Ufficiale del 9 aprile 1936 n. 83) Comunicazione pubblicitaria di AXA Assicurazio-ni S.p.A. Prima della sottoscrizione leggere attentamente il Fascicolo Informativo, disponibile presso le Agenzie AXA Assicurazioni e sul sito www.axa.it.

Futuro Dedicato

I sogni di chi ami volano più in alto

Piano di risparmio dedicato agli under 16

Futuro Dedicato

I sogni di chi ami volano più in alto

Piano di risparmio dedicato agli under 16

Futuro Dedicato

I sogni di chi ami volano più in alto

Piano di risparmio dedicato agli under 16

AXA Assicurazioni - Agenzia di Bergamo ASSIPREFIN s.r.l. - Agente Generale Johann Olav Percassi - Rotonda dei Mille n.1 - 24122 BERGAMO - [email protected] - Tel. 035 221110

Futuro Dedicato

I sogni di chi ami volano più in alto

Piano di risparmio dedicato agli under 16

AXA Assicurazioni S.p.A.Sede Legale e Direzione Generale: Corso Como 17, 20154 Milano - ItaliaTel. (+39) 02 480841 Fax (+39)02 48084331 PEC [email protected] Capitale Sociale € 211.168.625 interamente versato - Ufficio del Registro delle Imprese di Milano C. F. e P. I.V.A. n. 00902170018 Numero R.E.A. della C.C.I.A.A. di Milano n. 1576311 - Direzione e coordinamento di AXA MEDITERRANEAN HOLDING SAU ai sensi dell’art. 2497 bis C.C. - Iscrizione Albo Imprese IVASS n. 1.00025 - Capogruppo del gruppo assicurati-vo AXA ITALIA iscritto all’Albo Gruppi IVASS con il n. 041 - Impresa autorizzata all’esercizio delle assicurazioni con Decreto del Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato del 31 dicembre 1935 - (Gazzetta Ufficiale del 9 aprile 1936 n. 83) Comunicazione pubblicitaria di AXA Assicurazio-ni S.p.A. Prima della sottoscrizione leggere attentamente il Fascicolo Informativo, disponibile presso le Agenzie AXA Assicurazioni e sul sito www.axa.it.

Futuro Dedicato

I sogni di chi ami volano più in alto

Piano di risparmio dedicato agli under 16

Futuro Dedicato

I sogni di chi ami volano più in alto

Piano di risparmio dedicato agli under 16

Futuro Dedicato

I sogni di chi ami volano più in alto

Piano di risparmio dedicato agli under 16

8 OTT-NOV 2017

“...e adesso non c’è più?”“No, c’è ancora.”Qual è i l soggetto di

questo dialogo incomprensibile senza qualche precisazione?Stiamo parlando del raccontare. “C’era una volta”, l’incipit classico di molti racconti, è tramontato? Fa parte di

tutto quell’armamentario ormai messo in soffitta dalle nuove tecnologie? Possiamo serenamente affermarne la sopravvivenza e anzi spenderci qualche parola in più.Leggo sul nostro quotidiano locale del 10 settembre la dichiarazione del vinci-tore della edizione 2017 della Mostra

C’era una volta…Approfondimento

di Emanuela Lanfranco

9OTT-NOV 2017

e affollarsi sulle bocche. E qualcosa, spesso, ci cattura, rimaniamo impigliati nella narrazione degli altri, ci viene da dire “anch’io”, “anche a me è accaduto”, facendo ripartire come in una staffetta il gioco del racconto.Peccato che tutto questo non venga inse-gnato di più, che l’arte con cui il corpo intero narra non sia più valorizzata anche nelle scuole.Il ricamare un racconto, il rendere visibile l’Assente a chi ascolta, il portare alla memoria, il consegnare nelle mani di altri spezzoni di passato sono connaturati a ciò che chiamiamo “uomo”, fin dalle origini.Chissà, forse è stato questo a rendere noi - homo sapiens - più competitivi rispetto ai nostri concorrenti nella scala evolutiva, teniamocelo stretto, dunque, come un buon modo per andare verso il futuro.

del Cinema di Venezia, Guillermo del Toro: “...appena dici c’era una volta, tutti si lasciano andare”. Dunque l’arte della parola-raccontastorie funziona ancora se, insieme ad altri ingredienti, è riuscita a confezionare una torta adatta ai palati fini dei critici e del pubblico cinefilo. Ma farei un passo ancora più indietro e non mi soffermerei solo sulla funzione della “favola”: è proprio l’arte del raccon-tare ad alta voce a interessarmi di più, quella forma di relazione che nasce tra chi racconta a viva voce e chi ascolta. “Relazione” e non “comunicazione” perché questa è proprio la differenza su cui vale la pena di fermarsi. Relazione tra corpi: tra sensi che si intrec-ciano, tra vista che guarda il viso e le mani e la postura, tra udito che coglie le infles-

sioni sonore e i silenzi, tra vicinanza e/o lontananza di corpi. Infatti, nonostante l’onnipotenza della Rete e la cultura delle immagini oggi predominante, la voglia del raccontare non si è ancora esaurita. Basta passare fuori da una scuola, appena suonata la beneamata campanella dell’u-scita, per sentire un intrecciarsi di voci e spezzoni di racconti, basta salire su un autobus e, facendo finta di leggere, aguzzare le orecchie per ascoltare interi mondi avanzare sotto forma di chiac-chiere, basta sentire il sussurro degli amanti che costruiscono ancora immagini di sé adatte a rappresentare il desiderio dell’amato, basta sedersi a un tavolo, anche di sconosciuti incrociati in un rifugio dopo una passeggiata o dopo una nuotata per sentire le storie di vita nascere

10 OTT-NOV 2017

Sommario

Città dei Mille - anno 20 n. 5Aut. Trib. n. 52

del 27 Dicembre 2001

Editore:AD Communication S.r.l.

[email protected]

Direzione e Redazione:Viale Giulio Cesare, 29

Bergamowww.cittadeimille.com

Direttore responsabile:Emanuela Lanfranco

Redazione: [email protected]

Abbonamenti: 035 35 91 1741 anno - 15 euro

Stampa: Sigraf - Treviglio (Bg)

Pubblicità: Tel. 035 35 91 158

EditorialeApprofondimento

Fiera di Bergamo, autunno di bellezza

Artisti per Nepios, 10 anni di solidarietàFamiglia oggi: vortice di cambiamenti

A tu per tu col territorio a colazioneCena del Cuore, successo annunciato

Da Vittorio, street food fatto ad arte

«L'associazionismo e la vivacità culturale di Bergamo mi hanno colpito moltissimo»

Il cuore del Giappone è a Bergamo«Mai più bimbi dimenticati in auto»

«Bergamo, grande dinamismo con aeroporto e università»

il Maggiordomo consigliaPresente Futuro

Luberg Cucina

Spiritualità Motori

ArteCinema

il Pensatoreil Veterinario

Medicina

Sport e disabilità, mezzo per l'integrazioneNobel per la Medicina a BergamoScienza

Trentatré giorni di avventura. In PandaL'Università di Bergamo nella top 15

Halloween si festeggia a Leolandia

58

14

19

2021222426

28

343844

5052535455575859606163

6466707678

vip & news

in Vetrina

rubriche

interviste

cultura

cover story

THERMO ICE 480x280 CITTA DEI MILLE.indd Tutte le pagine 19/09/17 11:51

THERMO ICE 480x280 CITTA DEI MILLE.indd Tutte le pagine 19/09/17 11:51

14 OTT-NOV 2017

A utunno, la stagione delle brume e delle fiere. E’ proprio questo scorcio finale dell’anno, infatti,

quello che presenta il più alto tasso di manifestazioni ed eventi espositivi. Una tendenza che, alla Fiera di Bergamo, è contrassegnata dal plus della bellezza che, come un fil rouge, si snoda nelle varie esposizioni in programma nei prossimi mesi. Bellezza, ma anche impegno e capacità attrattiva sono i tratti ricono-sciuti indistintamente a tutti gli operatori

Fiera di Bergamo, autunno di bellezzaA metà novembre c’è il Salone del Mobile e del Design: «Qui i migliori professionisti del settore sono di "casa"», dice il direttore Stefano Cristini. A seguire, Gourmarte, poi Bergamo Arte Fiera e Italian Fine Art

Cover

di settore che, insieme a Promoberg, si proporranno nei vari appuntamenti a chiusura di un �tto calendario. A cominciare dall’attesissimo Salone del Mobile e del Design, in programma dall’11 al 13 e dal 17 al 19 novembre, un palcoscenico esclusivo per gli appassionati e i curiosi, per chi è in cerca di consigli per l’arredo o per fare un buon a�are. Un Salone del “Mobile” che, appunto, si muove, con novità, anticipazioni, innova-zioni, proponendo nuovi modi per stare

a cura della redazione

15OTT-NOV 2017

insieme, sotto il minimo comun deno-minatore del piacere di “fare casa in una bella casa”. Si dice casa e si pensa subito al “rifugio caldo e protettivo” nel quale poter meglio accogliere e far star bene la propria famiglia, gli a�etti più cari. Ma oltre la bravura dei tanti impresari ed artigiani edili (dove il “made in Bergamo” rappre-senta un’eccellenza di filiera), un’abita-zione si completa con un arredamento adeguato, dove ciascuno esprime i propri gusti; c’è chi predilige arredamenti iper-tecnologici, chi ama al contrario i mobili classici, chi un intrigante connubio tra i due generi. “Il nostro Salone li accontenta tutti” esor-disce Stefano Cristini, direttore di Ente Fiera Promoberg. “Qui i migliori profes-sionisti del settore sono, è il caso di dirlo, di casa. I visitatori hanno l’opportunità di poter visionare stili e soluzioni in un unico grande spazio funzionale, toccando con mano e confrontandosi con proposte e soluzioni di alta qualità presentate in un contesto raffinato. Riteniamo - continua- che sia importante offrire ai visitatori la possibilità di potersi informare, valutare, confrontare e scegliere le soluzioni qualitati-vamente più elevate ed economicamente più interessanti. E il saperlo fare con competenza

16 OTT-NOV 2017

17OTT-NOV 2017

ENTE FIERA PROMOBERGBergamo - Via Lunga c/o Fiera

035.32.30.911promoberg.it

e professionalità porta a risultati e soddisfa-zioni”.Sia per chi espone che per chi acquista.La riprova è nei numeri: il trend consoli-dato del Salone del Mobile e del Design, infatti, segna accanto ad un centinaio di espositori per circa 400 stand, un �usso che si attesta stabilmente intorno ai 35 mila visitatori. Un pubblico preparato e competente che fa visita ogni anno per completare, aggiungere o ripensare un'ambientazione. Lo accoglie un contesto dove il fattore espositivo si accompagna a quello attrat-tivo, con un corollario quali�cato di eventi ed iniziative collaterali che saranno messe in campo, anche per questa edizione, con la funzione di completare e diversi�care la visita con un quali�cato “dentro il Salone”.Dalle opere dell'artista siciliano Mario Carne', artista per la prima volta a Bergamo per presentare la tecnica del Balancing Stones, con le sue opere che prenderanno forma e corpo durante il Salone del Mobile (con un anteprima il 4 e 5 novembre in centro città), agli show cooking, dagli happy hour alle s�late di moda. "Vedremo s�lare in passerella creazioni di moda dell'Istituto di Moda Luisa Scivales, che creeranno emozioni e sogni che si abbi-neranno al fascino e alla bellezza delle

"E' un viaggio alla scoperta delle preliba-tezze ed eccellenze gourmet di tutto il terri-torio italiano, e lombardo in particolare, un evento che fa di Bergamo la “città dei mille” sapori- evidenzia Cristini che anticipa la novità delle prossima edizione: "L'ingresso sarà gratuito proprio per consentire un approccio e una conoscenza della �liera il più ampia possibile".L'inizio del nuovo anno porterà poi in dote un'abbinata d'eccezione nel segno della grande Arte, con la A maiuscola: Baf - Bergamo Arte Fiera- e Ifa - Italian Fine Art - si proporranno al pubblico di ra�-nati intenditori in un "unicum" espositivo imperdibile. Su il sipario dal 13 al 15 gennaio per l'arte moderna, mentre il classico e l'antiqua-riato saranno di scena per 9 giorni, dal 13 al 21 gennaio.

ambientazioni e agli arredi esposti al Salone",  evidenzia ancora il direttore di Promoberg. "Del resto è proprio quello della bellezza, declinato in ogni campo, il segno distintivo del made in Italy ma, riferendoci a questo caso, anche del made in Bergamo grazie alla passione degli operatori che, ad ogni edizione, ci stupiscono con soluzioni allestitive di qualità e pregio assoluti. Per questo il nostro Salone, di edizione in edizione, ha saputo ritagliarsi uno spazio di rilievo nel panorama �eristico italiano". E’ proprio la produzione italiana, carat-terizzata da qualità e creatività, che ha trasformato l’immagine dell’Italia nel mondo. "Oggi - conclude Cristini - la nostra è conosciuta come terra di iniziativa e maestria. E il settore dell’arredamento si caratterizza come una vetrina del nostro saper fare, ma l'Italia si distingue anche nella gastronomia e nell'arte, e proprio in questi ambiti arriveranno altre sorprese". Il panel espositivo di Promoberg, infatti, proporrà nel segno delle eccellenze del Bel Paese tre eventi in sequenza, a cominciare da Gourmarte dal 1 al 3 dicembre.

VETRINA

Il partner che ce

rcav

i

Il partner che ce

rcav

i

Con MY COOKING BOXregala l’emozione di cucinarecome un vero Chef un raffinato

piatto Italiano.

www.mycookingbox.it

CHEF PER PASSIONE

20 OTT-NOV 2017

Artisti per Nepios, 10 anni di solidarietà

U na tradizione ormai decennale di arte e solidarietà, con un occhio alle famiglie e a bambini

in difficoltà. Dal primo settembre al primo ottobre il Luogo Pio della Pietà B. Colleoni ha ospitato la decima edizione della mostra «Gli Artisti Bergamaschi per Nepios». Tantissimi gli ospiti intervenuti all’inaugurazione, che hanno sfidato la pioggia per partecipare alla serata: autorità, artisti bergamaschi di fama nazionale ed internazionale, sostenitori. Da citare, tra i presenti, il vice sindaco di Bergamo Sergio Gandi, il direttore sanitario dell’Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII Fabio Pezzoli, il consi-gliere regionale Mario Barboni e monsi-gnor Giulio Dellavite, segretario generale della Curia di Bergamo.

Grazie alla risposta generosa degli artisti, anche quest’anno si sono potuti ammirare, nella suggestiva cornice del Luogo Pio Colleoni, tanti dipinti. Ciascun quadro è un regalo che gli autori fanno all’asso-ciazione, a chi sceglierà un’opera e soprat-tutto ai bambini e alle famiglie che Nepios desidera aiutare.La presidente Tullia Vecchi nel corso della presentazione ha voluto ricordare chi, fin dagli inizi, è stato uno degli amici più vicini a Nepios e a questa inizia-tiva, il professor Trento Longaretti che quest’anno, per la prima volta, scomparso il 7 giugno all’età di cento anni dopo aver attraversato con la sua eleganza l’ultimo secolo, non ha accompagnato Nepios con i suoi consigli nella preparazione di questa rassegna.

Si è chiusa il primo ottobre la tradizionale mostra a cui ha sempre dato il suo sostegno, con entusiasmo e partecipazione, il grande Trento Longaretti, scomparso il 7 giugno a 100 anni. Il ricavato va alla Onlus

«Con la certezza però che si sarebbe ralle-grato dell’ingresso di artisti giovani e talen-tuosi nel novero degli amici e benefattori dell’associazione, così come delle molte conferme di chi ha voluto essere ancora una volta dei nostri».Ultimi ma non meno importanti, i ringra-ziamenti di Tullia Vecchi per gli artisti, gli sponsor e i sostenitori sempre generosi, i volontari e i collaboratori di Nepios nonché il direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII Carlo Nicora e tutti i suoi collaboratori, «impegnati ogni giorno con professionalità, dedizione ed entu-siasmo, senza accontentarsi dei risultati già raggiunti, ma sempre pronti a sviluppare progetti innovativi, che ci vedranno ancora al loro fianco».

(e.l.)

Vip &News

21OTT-NOV 2017

Famiglia oggi: vortice di cambiamenti

S iamo in un periodo di grandissime trasformazioni. Culture che si incontrano e una società «liquida»,

cioè meno definita che in passato, in continuo mutamento. Crisi economiche. Fattori che mettono sotto pressione l’isti-tuzione famiglia. Per questi motivi il 13 settembre è stato organizzato un convegno nazionale sul tema, promosso dall’Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII e Nepios, con il patrocinio e collaborazione della Camera Penale di Bergamo. Hanno partecipato professionisti del mondo sanitario e giuridico, che hanno condiviso strategie di approccio ai nuovi bisogni, prevedendo l’illustrazione di aspetti teorici dei modelli di intervento. Molto apprezzato l’intervento del prof. Fulvio Scaparro, che ha presentato il tema della mediazione familiare come percorso

per la riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o in seguito alla separa-zione o al divorzio, già in corso presso il Centro per il Bambino e la Famiglia di Longuelo (Cbf ) di Nepios dal 2004. Di grande rilevanza anche l’intervento del dottor Karl Eia Asen: ha presentato un lavoro innovativo, che coinvolge coppie, famiglie e gruppi multi-familiari. Nato dall’incontro di concetti e idee psicodi-namici con le pratiche sistemiche, rappre-senta l’aspetto di efficace innovazione per il lavoro con le famiglie ed i singoli individui. La presenza dell’ambito giuri-dico nel convegno ha lasciato intravedere futuri nuovi percorsi entro un panorama i cui confini sono dettati da un lato dalla norma e dall’altro dalla rete che si è costi-tuita, grazie al lavoro di anni, nella nostro territorio.

Convegno nazionale promosso dall’Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII e da Nepios per capire come muoversi in un’era in cui le trasformazioni culturali, sociali, economiche impattano su genitori e figli

La presidente di Nepios, Tullia Vecchi, a conclusione del convegno, ha ringraziato l’Azienda Papa Giovanni XXIII, i relatori e ha manifestato l’intenzione di conti-nuare ad essere una certezza al fianco dei bambini e delle loro famiglie attraverso il centro Cbf, stimolandone la continua crescita. Presentati anche i progetti della onlus, impegnata a sostenere gli interventi per adeguare e attrezzare gli spazi del Centro per il Bambino e la Famiglia. L’asso-ciazione offre supporto psicologico in situazioni di violenza, sia alle vittime che al genitore maltrattante; il progetto «La parola ai bambini» consente inoltre ai figli di genitori che vivono la separazione in modo conflittuale, di avere uno spazio per esprimersi e dialogare con la famiglia. (e.l.)

Vip &News

22 OTT-NOV 2017

A tu per tu col territorio a colazione

«P rima colazione: un’occasione per conoscere il territorio». Bel progetto, il primo in Italia che

valorizza quello che gli inglesi chiamano breakfast come elemento competitivo per il successo di una destinazione turistica sempre più quotata. È stato presentato al l’aeroporto di Bergamo il 14 settembre ed è firmato da East Lombardy - Regione Europea della Gastronomia 2017, che riunisce Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova sotto un’unica insegna.«Il progetto “Prima Colazione” di East Lombardy rappresenta un’assoluta novità nel settore retail&food aeroportuale a livello mondiale e un ulteriore salto di qualità in chiave di accoglienza che il nostro aero-porto riserva a passeggeri e accompagnatori

– ha sottolineato Matteo Baù, direttore commerciale non aviation di Sacbo, società di gestione dell’aeroporto di Orio –. Il nostro obiettivo è fare in modo che coloro i quali si recano o transitano in aero-stazione possano sentirsi a casa, riservando loro il piacere del gusto che l’eccellenza gastronomica del territorio è in grado di interpretare. Per questo abbiamo scelto partner di assoluto rilievo internazionale, che trasmettono la cultura del cibo in ogni momento della giornata, facendo in modo che i passeggeri stessi ne diventino amba-sciatori». «Ecco che il breakfast – ha evidenziato Roberta Garibaldi, direttore scientifico di East Lombardy – si tramuta in oppor-tunità per presentare e fare conoscere il territorio attraverso un'offerta articolata che

Presentato all’Aeroporto di Bergamo il primo progetto italiano ideato da East Lombardy dedicato alla valorizzazione di quello che gli inglesi chiamano «breakfast» come elemento di promozione turistica

privilegi il consumo di materie prime locali e specialità tradizionali». Iginio Massari, maestro pasticciere e patron della Pastic-ceria Veneto a Brescia ed Enrico Cerea, chef del ristorante tristellato Da Vittorio a Brusaporto, entrambi ambasciatori di East Lombardy, sono fra i prestigiosi testi-monial del progetto. Di grande impatto scenografico è la colazione che accoglie al risveglio gli ospiti del Relais&Chateaux Da Vittorio che possono spaziare fra proposte dolci e salate fra cui la Gioconda, la sfoglia di mele della Val Brembana, la crostata morbida ai lamponi del Parco dei Colli di Bergamo e poi ancora formaggi caprini bergamaschi, pan brioches, focacce ripiene e pani preparati con olio di oliva extravergine Dop Sebino.

(e.l.)

Vip &News

24 OTT-NOV 2017

Cena del Cuore, successo annunciato

U n successo annunciato, perché Bergamo, di fronte alle sfide solidali, non si tira mai indietro.

Giunta alla quarta edizione, la «Cena del Cuore» svoltasi il 13 settembre all’Osteria D’Ambrosio (da Giuliana) ha fatto il pieno di pubblico e buona cucina. Grazie ai fondi raccolti tanti bambini nati con una malattia al cuore ritroveranno la salute e il sorriso. L’iniziativa è stata promossa dalla Fondazione Mission Bambini a sostegno del progetto «Cuore di bimbi», avviato nel 2005 per salvare la vita ai bambini che ogni anno nel mondo nascono con una grave cardiopatia e non hanno accesso a cure mediche adeguate. Per operarli, la fondazione organizza periodiche missioni umanitarie in Paesi come la Cambogia,

l’Uganda e l’Uzbekistan, a cui parteci-pano come volontari anche alcuni medici dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.Tra gli ospiti della serata era presente infatti anche il dottor Paolo Ferrazzi, direttore Centro per la Cardiopatia Ipertrofica e Patologie Valvolari - Policlinico di Monza, che da anni collabora con la fondazione milanese. Insieme a lui, il presidente di Mission Bambini Goffredo Modena ha presentato i risultati raggiunti fino ad ora: 1.761 bambini cardiopatici salvati. Grazie ai fondi raccolti durante la serata, questo impegno potrà continuare salvando altri bimbi nati col cuore malato e in attese di cure. Per ulteriori informazioni: www.missionbambini.org.

Tutto esaurito per l’evento solidale da Giuliana per salvare i piccoli cardiopatici nei Paesi più poveri. L’ini-ziativa benefica promossa dalla Fondazione Mission Bambini ha avuto come ospite il dottor Paolo Ferrazzi

Mission Bambini, nata nel 2000 a Milano, è stata istituita per «aiutare e sostenere i bambini poveri, ammalati, senza istruzione o che hanno subito violenze fisiche o morali, dando loro l’opportunità e la speranza di una vita degna di una persona». La fondazione sostiene in Italia e nel mondo progetti che danno accoglienza, assistenza sanitaria, sicurezza alimentare, istruzione ai bambini e formazione al lavoro per i giovani. È un’organizzazione laica e indipendente, riconosciuta come Onlus. A inizio 2015 ha dato vita a Mission Bambini Switzerland e a Friends of Mission Bambini negli Usa. Dal 2000 ad oggi Mission Bambini ha sostenuto 1.300.000 bambini attraverso 1.450 progetti di aiuto in 73 Paesi del mondo. (e.l.)

Vip &News

26 OTT-NOV 2017

Da Vittorio, street food fatto ad arte

L ’informale, ma gourmet, che si sposa con classe ed eleganza. Perché si può mangiare un cartoccio

di fritto misto in abito lungo. E si può brindare con un boccale di birra in giacca e cravatta. È quanto accaduto lo scorso 6 settembre durante la quarta edizione di «Gli artisti dello street food». La ricetta è semplice ma dirompente: prendete una location come la Cantalupa di Brusaporto, regno dei fratelli Cerea del ristorante tre stelle Michelin Da Vittorio. Aggiungete alcuni dei migliori esponenti dello street food italiano, mescolati insieme a chef di grande bravura. Guarnite con giochi di luce, musica, risate. Il capolavoro è in tavola. L’ingrediente segreto? Invitare chef e street food artist a scambiarsi di

ruolo. Gli artigiani del cibo sono chiamati a proporre le loro creazioni in maniera non convenzionale, pronta per essere servita come sulla più affollata delle vie del passeggio. I furgoncini, carretti, banchetti aprono il proprio laboratorio esperienziale mobile a una clientela d’eccellenza.I fratelli Cerea hanno occhio per i cambia-menti in atto. Sanno quanto i cibi di strada, legati a specialità locali o regionali, esaltino il Made in Italy gastronomico tanto quanto un piatto gourmet. Lo scorso anno erano 35 le isole gastronomiche per deliziare gli ospiti presenti. Quest’anno le postazioni sono diventate 39. Artista di Strada dell’anno, secondo la giuria composta da grandi critici enogastrono-mici, è stato il suino nero di Nebrodi cotto

Il meglio della ristorazione informale, ma gourmet. A trionfare in questa edizione, votato a maggioranza da una giuria composta da critici enogastronomici, è stato il suino nero dei Nebrodi cotto a legna

Vip &News

a legna dell’Agriturismo Il Vecchio Carro, nel Messinese. Tra i partecipanti: Antica Friggitoria Masardona – battilocchio baccalà: sapori d’Italia; Braceria Bifulco – Oltre 200, la carne al naturale di Luciano; Birrificio Agricolo Artigianale Hordeum – BIM – Birra In Movimento; Gelateria Puro 100% – gelato naturale; I Pupi Bagheria di Tony Lo Coco – pasta con le sarde; La Madia di Pino Cuttaia – cornu-copia di cialda di cannolo, ricotta e arancia; Mangiari di Strada – i miei spaghetti aglio e olio; Piccolo Lago di Marco Sacco – riso, vongole, borragine e lamelle di mandorle tostate; Umbriaco Tavola Calda e Bottega di Rosario Umbriaco – Arancino; Villa Calvo – caciocavallo impiccatoi.

(e.l.)

27OTT-NOV 2017

28 OTT-NOV 2017

«L'associazionismo e la vivacità culturale di Bergamo mi hanno colpito moltissimo»

I primi cento giorni (e oltre) del neoprefetto Elisabetta Margiacchi, marchigiana. «Preziosissimo l'apporto che la rete del volontariato dà alla città e al territorio nel far fronte alle necessità che si profilano»

I fatidici cento giorni li ha superati da poco e ora dal suo osservatorio privilegiato Elisabetta Margiacchi, marchigiana,

prefetto di Bergamo dallo scorso maggio, può offrire una visione particolare della città e della provincia. Fra i temi caldi con i quali la dottoressa Margiacchi si è dovuta da subito confrontare c’è quello dell’im-migrazione...Come vede questo fenomeno, in Italia?«Questo è il punto focale della questione: l'immigrazione è un fenomeno epocale.

Mi riferisco all'immigrazione dal Nord Africa e dall'Africa Sub Sahariana. Parlano i dati. L'Italia, per la sua configurazione geografica, è il Paese più esposto a questi arrivi: si affaccia sul mare, le frontiere sono abbastanza mobili. Ha dunque risentito molto negli ultimi tre anni di questi arrivi. Si tratta di un fenomeno in crescita, tranne che da due mesi a questa parte, dove si è assistito a un decrescere del fenomeno, grazie alle strategie messe in campo dal ministro Minniti, che hanno anche un respiro di

di Emanuela Lanfranco

Intervista

29OTT-NOV 2017

carattere internazionale. Per il triennio precedente è stata una sfida per l'intero Paese e per l'intero territorio perché biso-gnava governare dei flussi senza precedenti, non almeno nell'immediato. È ovvio che questo ha comportato un’azione comune fra Stato e autonomie territoriali, perché un fenomeno di tale entità non può essere gestito in solitudine da un unico Ente. Allo stesso modo ha comportato delle criticità in termini di dispiegamento e di adeguamento di risorse per i sindaci, che sono il livello di governo più vicino alla cittadinanza e per questo sopportano maggiormente l'urto di fenomeni dirompenti come è stato l'arrivo di questi cittadini extracomunitari. Bisogna evitare allarmanti enfatizzazioni della situa-

zione. Non sminuisco lo sforzo in termini di risorse a livello delle istituzioni».E nella nostra provincia?«In questa provincia c'è stata una risposta in linea generale molto buona per ciò che concerne il mondo dell'associazionismo e del volontariato, che afferisce alla Chiesa: la Caritas diocesana ha svolto un ruolo molto prezioso nell'affrontare le criticità che si sono presentate».E le amministrazioni locali?«Non tutte si sono dimostrate così aperte a fornire il proprio contributo alla gestione del fenomeno. Questo spiace, perché la linea dell'accoglienza diffusa data dal ministro: ovvero la ripartizione degli ospiti sul terri-torio bergamasco, che è molto vasto, sono

242 i Comuni, secondo le quote del Piano Anci, avrebbe garantito un minor peso ai Comuni che si sono resi disponibili, a cominciare da Bergamo e che si sono trovati a dover ospitare un numero supe-riore rispetto alle quote previste. Io mi sto spendendo per stimolare i Comuni contrari a vincere alcune resistenze. Capisco le resi-stenze: si temono ripercussioni sull'ordine pubblico, dal punto di vista dell'igiene, ma sono i piccoli numeri che nel medio-lungo periodo evitano l'insorgenza di criticità. Non bisogna fare dell'immigrazione una sorta di incubo permanente. Allo stesso modo non bisogna pensare che l’attività della Prefettura si risolva con la gestione del fenomeno dell’immigrazione, sebbene

30 OTT-NOV 2017

costituisca uno snodo fra centro e periferia nell’attuazione delle direttive e questo lo fa nel rispetto dei territori. Spesso però ci sono delle emergenze che non consentono una diversa azione».Il compito della Prefettura travalica, infatti, la semplice gestione dell’emergenza.“Come ci ricorda in nostro Presidente della Repubblica, il prefetto è un agente di coesione sociale e territoriale. La nostra azione nelle sue sfaccettature, è raccordo e interlocuzione con gli enti locali, è sicurezza in tutte le sue declinazioni. È un operato denso di aspetti che spesso sono ignorate

al di fuori degli uffici. Oltre alla gestione degli arrivi c’è la grande sfida dell’integra-zione, che significa non ghettizzare, non emarginare, non creare sacche di vuoto o di mancata identificazione in un territorio, che possono portare a una sfera di delinquenza. Giovani lasciati soli e magari con difficoltà linguistiche possono diventare un serbatoio di manovalanza per la criminalità».Un raccordo bidirezionale dunque...«Urbano Rattazzi parlò dei prefetti come organo del governo presso le popolazioni, ma anche di organo delle popolazioni presso il governo».

Voglio sperare che il secondo problema della nostra provincia non siano gli Ultras dell’Atalanta... un problema che si è sminuito col tempo...«Assolutamente. La questione mi fu posta non appena mi insediai. L'Atalanta è un fattore identitario, unisce la popolazione. È chiaro che le tifoserie si abbandonano a volte a intemperanze, e questo non succede solo con l’Atalanta. Io sono stata anche alla prima importante partita dell'Atalanta, dove, nonostante il dispiacere per il risultato sfavorevole, è stata una festa. E del resto siamo soltanto all'inizio del campionato e

31OTT-NOV 2017

l'Atalanta è un'ottima squadra, che ha le carte in regola per fare bene. Le eventuali criticità connesse ad una tifoseria esuberante si affrontano in relazione alle caratteristiche dell’evento sportivo: ogni partita viene valutata da organismi e con procedure specifici. Vi sono ormai procedure che garantiscono la tranquillità. Prima di ogni incontro riunisco il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, cui partecipano anche i dirigenti dell'Atalanta e si tara il dispositivo. Senza alcun allarmismo, perché non ha motivo di esserci».Cos’ha trovato di positivo a Bergamo?«Mi ha colpito molto l'apporto che la rete dell'associazionismo e del volontariato dà alla città e al territorio nel far fronte alle

necessità che si profilano. Mi riferisco a tutti i tipi di associazioni, da quelle sociali, a quelle culturali, a quelle combattentistiche e d'armi. Pensi che sono chiamata a conse-gnare oltre duecento medaglie, mi riferisco alle medaglie d’onore destinate a cittadini italiani internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto ed alle medaglie della libera-zione conferite in occasione del settantesimo anniversario della lotta di liberazione. E’ un numero che mi ha impressionato, e che presuppone tanto lavoro. E poi la vivacità culturale che ho avvertito...».Per esempio?«Penso anche soltanto alle iniziative program-mate per l'estate, quando tradizionalmente anche le grandi città come Bergamo si

svuotano. Eppure qui è stato un fiorire di iniziative. La diffusione della cultura e l'av-vicinamento a essa della popolazione è uno dei veicoli attraverso il quale passa anche l'interiorizzazione del concetto della legalità».Qual è la vita di un prefetto?«Dico senza timore che non si stacca mai. Se si ama ciò che si fa non pesa, ma implica una tensione costante, si vive con il telefono in mano, sul comodino. Siamo sempre reperibili e a volte vi sono circostanze che inducono una forte tensione, perché vi sono decisioni difficili da prendere. E le decisioni talvolta pesano. Ma è un lavoro affascinante, non è mai ripetitivo, ti metti alla prova continuamente, sai bene che non ti verranno fatti sconti né dagli uffici

Il suo curriculumNata a Fano il 28 marzo 1955, Elisabetta Margiacchi ha ricevuto la nomina di prefetto il 17 dicembre 2013: sette le province nelle quali finora ha prestato servizio: Forlì, Ferrara, Bologna, Piacenza, Parma, Bolzano e infine Bergamo, dove si è insediata il 18 maggio scorso. Dopo aver conseguito il diploma di maturità classica con la votazione di 60/60 presso il Liceo classico statale «Terenzio Mamiani» di Pesaro, si è laureata in Scienze Politiche con la votazione di 110/110 cum laude, presso l’Università degli Studi di Bologna, con tesi di Laurea in Organizzazione Internazionale.Vincitrice di una borsa di studio presso la Commissione Europea in Bruxelles nell’anno 1980, ha partecipato a uno stage di applicazione presso la Direzione Generale dell’E-nergia della Commissione medesima. Ha quindi superato il corso- concorso presso la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione (sede di Bologna), conseguendo il relativo diploma ed accedendo quindi alla carriera prefettizia.Il suo percorso professionale è iniziato presso la Prefettura di Forlì, per proseguire poi a Ferrara e Bologna, sede nella quale ha svolto gran parte della propria carriera, ricoprendo, nel tempo, numerosi, delicati incarichi, quali Capo della Segreteria di Sicurezza, Capo Ufficio Stampa, Segretario del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, Componente dell’Ufficio Provinciale di Protezione Civile, Vice Capo di Gabinetto e Capo di Gabinetto. Promossa alla qualifica dirigenziale all’età di 39 anni, ha successiva-mente svolto ulteriori funzioni quali Dirigente dell’Ufficio

Elettorale provinciale, Dirigente dell’Ufficio provinciale per la sicurezza personale e poi Dirigente dell’Area I «Ordine e sicurezza pubblica».Ha coordinato il Gruppo interforze per il monitoraggio delle infrastrutture ed insediamenti industriali per la prevenzione e la repressione di tentativi di infiltrazione mafiosa nella realizzazione di opere pubbliche. Durante la permanenza a Bologna è stata componente del Comitato regionale di controllo e componente del Collegio dei revisori dei conti dell’Ente autonomo Teatro Comunale. Nel dicembre 2009 ha conseguito il Diploma di master di II livello presso la Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno, in collaborazione con l’Università degli Studi di Teramo, in «Mediazione e gestione dei conflitti».Prescelta dall’Amministrazione dell’Interno per ricoprire inca-richi di livello vicariale, ha svolto nell’arco di un quadriennio le funzioni di viceprefetto Vicario presso le Prefetture - Uffici territoriali del Governo di Piacenza, Parma ed infine Bologna, ove ha ricoperto anche l’incarico di componente del Comitato tecnico amministrativo presso il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche per l’Emilia Romagna e le Marche e di Presidente della Sezione staccata di Bologna della Commis-sione per il riconoscimento dello status di rifugiato di Torino. Nominata Prefetto, su proposta del Ministro dell’Interno, dal Consiglio dei ministri il 17 dicembre 2013. Nel giugno 2014 viene designata quale Componente della Commissione intergovernativa per la realizzazione del Tunnel ferroviario di base del Brennero. Viene insignita nel giugno 2006 dell’ono-rificenza di Cavaliere e nel giugno 2010 di quella di Ufficiale dell’Ordine «Al Merito della Repubblica Italiana».

32 OTT-NOV 2017

centrali, né dalla cittadinanza che ti giudica, ma sei chiamato a fare questo». E la famiglia?“È inevitabile che si sacrifichi anche la famiglia, le si toglie la vicinanza nel quoti-diano. Io non ho figli, ma ho un marito cui sono molto legata, che vive a Trento. Ci si vede nel fine settimana e neppure sempre, dipende dai reciproci impegni. È chiaro che a volte pesa un po'. Ho anche una mamma di 101 anni, che vive a Rimini e che mi è sempre stata accanto. Ho perso presto mio padre, uomo straordinario e amatissimo, e lei è stata una grande madre. È una donna spiritosa, briosa, ama gli scialli di Desigual e non rinuncia mai a un velo di cipria e al rossetto. Il 6 febbraio prossimo compirà 102 anni. La chiamo ogni giorno e anche adesso che ho 62 anni mi chiede sempre “Hai mangiato?”».Come mai ci sono permanenze in una sede a volte lunghe e altre brevi?

«È dovuto a delle contingenze. Si generano meccanismi a cascata. Magari una sede resta scoperta e va coperta nell'immediato e ciò comporta una rivisitazione di tutte le geometrie sul territorio ed è giocoforza che avvengano gli spostamenti. Del resto non rimaniamo mai tanto a lungo sui territori e anche qui c'è una valutazione di buon senso: si evitano radicamenti eccessivi sul territorio».Si riesce a creare una cerchia di amicizie?«Non è facile. Questo è un territorio molto bello, molto ricco di luoghi da visitare, ma mi crede se le dico che non ho ancora avuto il tempo di visitare il duomo come si deve? Io debbo organizzare: soprattutto nella fase iniziale bisogna studiare molto, incontrare le persone, parlare...»,E i bergamaschi? «Anche loro meritano di essere conosciuti meglio. Da tutti i miei predecessori ho ricevuto lo stesso giudizio: popolazione operosa, schietta, senza tanti fronzoli».

Riesce a trovare spazio per il tempo libero?«L'unica evasione che mi concedo è il cinema, che esercita su di me un'attra-zione irresistibile. Quando sono arrivata in Prefettura e ho visto di fronte il Capitol ho pensato: “il cielo mi sorride”. Quest'estate ho approfittato a piene mani della biblioteca Caversazzi, poi sono andata all'Uci, devo ancora andare al San Marco. Qui a Bergamo ho recuperato tanto cinema».Riesce a gestire la sua vita come donna da sola?«Senza alcun problema: vado al cinema o al ristorante da sola senza alcun problema e talvolta lo preferisco. Dal momento che il mio è un lavoro in cui si deve parlare, talvolta io alla sera ho bisogno di tacere e guardare. Mi immergo nell'immagine, oppure mentre smangiucchio qualcosa seguo il filo dei miei pensieri...».Ha un ristorante dove preferisce andare?«Ho mangiato bene dappertutto, finora».

BLUC100 M80 Y20 K40

PANTONE 281R32 G45 B80

VERDEC100 M40 Y100PANTONE 349R39 G105 B59

ROSSOC40 M100 Y100PANTONE 187R123 G45 B41

Indicazioni cromatiche

A Palazzo Creberg una straordinaria esposizione dedicata ai nove capolavori finali di Lorenzo Lotto custoditi presso il Museo Antico Tesoro di Loreto.

Bergamo, Largo Porta Nuova 26 ottobre - 2 novembre 2017

Orari: da lunedì a venerdì, durante l’apertura della filiale (8.20 - 13.20 e 14.50 - 15.50);sabato 7, 14, 21 e 28 ottobre, dalle ore 14.30 alle ore 19.00 (per chi lo desidera, visite guidate gratuite dedicate con inizio alle ore 14.30 - 15.30 - 16.30 - 17.30 - 18.00);domenica 8, 15, 22 e 29 ottobre, dalle ore 9.30 alle ore 19.00 (per chi lo desidera, visite guidate gratuite dedicate con inizio alle ore 9.30 - 10.30 - 11.30 - 14.30 - 15.30 - 16.30 - 17.30 - 18.00);l’accesso al Loggiato e alla Sala consiliare non è consentito per l’intera giornata del 17 ottobre.

Ingresso liberowww.fondazionecreberg.it

DRIVEP

D

Con il sostegno di

S i r i n g r a z i a n o

L o r e n z oL O T T OI Capolavori della Santa Casa di Loreto

34 OTT-NOV 2017

Il cuore del Giappone è a BergamoFlavia Milesi l’anno scorso ha fondato, con un gruppo di signore nipponiche residenti nella Bergamasca, l’associazione Kokoro. Organizza corsi e conferenze per diffondere la cultura del Sol Levante

I l 25 agosto 1866 Italia e Giappone firmarono il Trattato di amicizia e di commercio che auspicava «pace perpetua

ed amicizia costante tra Sua maestà il Re d’Italia e Sua maestà il Taicoun, i loro eredi e successori» e tra i rispettivi popoli, «senza eccezione di luogo o persona». 150 anni dopo, lo scorso anno, anche a Bergamo è stata festeggiata questa duratura amicizia. Il fascino del Sol Levante è sbarcato in città grazie a Kokoro, associazione per la diffusione della cultura giapponese nata il 13 luglio 2016 per volontà di Flavia Milesi, yamatologa (studio della civiltà, della storia, della lingua e della cultura giapponese), e

di un gruppo di signore giapponesi resi-denti nella Bergamasca: Junko Nishimori, Yumiko Yoshii, Tamayo Horiuchi, Miwa Matsuhashi. «A Bergamo mancava questo tipo di associazione – racconta la dottoressa Milesi – mentre ce ne sono nelle altre citta lombarde e non solo. Visto l’enorme successo che il padiglione del Giappone ha avuto in occasione di Expo 2015, abbiamo pensato di costituirne una anche a Bergamo con l’obiet-tivo di far conoscere la cultura e le tradizioni giapponesi attraverso chi le ha studiate, e continua a studiarle, come nel mio caso, ma soprattutto grazie all’insegnamento di docenti giapponesi, residenti a Bergamo, ognuna di

di Emanuela Lanfranco

Intervista

35OTT-NOV 2017

loro specializzata in una determinata arte o abilitata all’insegnamento della lingua nipponica».Tra i corsi proposti da Kokoro c’è shodoo (calligrafia), ikebana, origami e kirigami (per bambini e per adulti), tsumami zaiku, vestizione di kimono, cha no yu (cerimonia del te’), manga e anime, cucina giapponese, lingua giapponese a vari livelli (da principianti ad avanzati). Poi ci sono le conferenze: feste popolari e tradizioni giapponesi, letteratura e arte, giardini giap-ponesi e rapporto con la natura, modalità di accesso al mercato giapponese (per le aziende). I corsi sono tenuti da insegnanti

36 OTT-NOV 2017

giapponesi, le conferenze da professionisti italiani. Ma cosa significa Kokoro? «Cuore», inteso come «sede dei sentimenti» e non come muscolo fisico.«Ho scelto il nome perché il mio romanzo preferito è appunto “Kokoro” di Natsume Soseki, un autore della fine dell’ottocento che in quel romanzo è riuscito a condensare l’io sociale più profondo del Giappone. Purtroppo in italiano ne esistono delle traduzioni orrende. Il nostro logo è un furoshikitsuzumi, cioè un pezzo di tela, di stoffa, che in Giappone viene utilizzato per avvolgere e trasportare le cose, soprattutto le più preziose. In questo quadrato di stoffa viene messo ciò che noi vogliamo trasportare e donare; dopo averlo avvolto, il pezzo di stoffa viene chiuso con un nodo e nel nostro caso il nodo è disegnato coni colori della bandiera italiana ma con le tonalità del verde e del rosso giapponese».Flavia Milesi si è laureata in Lingua e Letteratura Giapponese all’università Ca' Foscari di Venezia. Attualmente lavora come consulente aziendale per il mercato giappo-nese, sud coreano e dei Paesi facenti parte

del Sud-Est Asiatico. Le sue conoscenze permettono lo sviluppo di un programma di ricerca e selezione di contatti chiave in Giappone - intesi come agenti, distribu-tori, clienti - che possano promuovere sul territorio nipponico i prodotti italiani. Ha lavorato e insegnato sia a Tokyo che a Londra. A Bergamo ha gestito per molti anni il settore «Studio e diffusione culture orientali» presso l'associazione Ananda. Tiene lezioni e conferenze sul mondo nelle scuole superiori. Di sé stessa dice: «Amo molto l’arte - soprat-tutto quella figurativa, sia del passato che contemporanea -, la musica, il teatro, il cinema e la compagnia di un buon libro; in un recente passato ho avuto modo di organizzare mostre, corsi e conferenze relative all’arte orientale e di collaborare con musei nazionali, come consu-lente artistica. Mi piace molto la vita all’aria aperta e considero lo sport – che pratico quasi quotidianamente in una palestra cittadina – fondamentale per un sano equilibrio psico-fisico. Amo viaggiare e scoprire culture diverse dalla mia per un arricchimento personale: mi piace molto il confronto con le persone perché ritengo che solo nel confronto, ci sia la crescita».

Da 40 annirivenditore ufficialedei migliori marchi.

1977-2017

Visita il nostro nuovo sito www.puntoluce.com

e seguici su Puntoluce

PUNTOLUCE srl via Broseta 51/c, 24128 Bergamo 035 250221 [email protected] www.puntoluce.com Puntoluce

#sottounabuonaluce

Glo

38 OTT-NOV 2017

Q uando e come è nato Remmy?«Remmy è nato in due momenti diversi da due persone diverse: la

prima volta che ho pensato a un dispositivo per scongiurare questo tipo di pericolo era il 30 maggio 2008: ero in auto con la mia piccola Matilde (che allora aveva 3 anni e mezzo) e alla radio diedero la notizia che la bimba di Lecco non ce l’aveva fatta: era morta per ipertermia, dopo essere rimasta chiusa in auto per diverse ore. Sentita la

notizia, la prima reazione fu di pancia, come tutti, e pensai: “Ma come ca...volo è possibile una cosa simile? Lasciare un bimbo in auto... per ore...”. Poi però mi sono fermato a riflet-tere, e siccome so di non essere perfetto, ragionando mi dissi: “vero, sono talmente preso che potrebbe capitarmi... quante volte sbaglio strada... vado da un cliente e mi ritrovo in ufficio... vado dai suoceri e mi ritrovo sulla strada di casa... potrebbe capitare anche a me? ...... No! Ho sempre con me la borsa con

di Emanuela Lanfranco

«Mai più bimbi dimenticati in auto»Michele Servalli ha brevettato, con Carlo Donati, Remmy, che emette un suono quando si spegne l’auto e il bambino è nel seggiolino: «Un momento di black out capita anche al genitore più attento ed amorevole»

Intervista

39OTT-NOV 2017

il computer che per comodità metto dietro al mio sedile; quindi, ovunque debba andare, quando arrivo apro la portiera posteriore e.... me ne accorgerei!”. Però pensai anche: “certo che basterebbe un qualcosa che suona nel momento in cui spegni il motore, praticamente qualcosa che funziona al contrario del beep che ci avverte se non abbiamo allacciato le cinture dell’auto quando partiamo". E misi questa idea nel cassetto della mia memoria, dove è rimasta fino a che il mio collega Carlo Donati, anche lui babbo di un bimbo piccolo, il 7 giugno 2013 dopo aver saputo di un caso analogo accaduto qualche giorno prima a Piacenza entrò trafelato nel mio ufficio raccontandomi di questo evento e dicendo praticamente le stesse cose che dissi io: “basterebbe un dispositivo che suona allo spegnimento dell’auto se c’è ancora il bimbo a bordo”».

Qual è la sua formazione? Di che compe-tenze si è avvalso per realizzare la sua idea? Com’è stata finanziata l’idea?Mi sono laureato in Architettura a Firenze e dopo una esperienza nell’azienda di famiglia nel 2000 decisi di partecipare a un Mba (Master in Business Administration) per approfondire le competenze aziendali. Dopo il Master ho iniziato a collaborare con una società di consulenza aziendale grazie alla quale ho maturato una significativa esperienza che è stata determinante nel progetto Remmy: queste competenze mi hanno permesso di passare dall’idea alla sua realizzazione e lancio sul mercato in soli 4/5 mesi. In questi mesi abbiamo anche costituito la società, finanziata grazie alla partecipazione nel capitale di persone cui ho proposto l’idea.C’è davvero bisogno di uno strumento

che ci ricordi di avere un figlio in auto?Può sembrare strano, lo so, ma è assoluta-mente necessario. Almeno a giudicare dal numero di casi e da quello che sostiene tutto il mondo scientifico che si occupa del funzionamento del nostro cervello. Partiamo dai numeri: ogni anno muore mediamente un centinaio di bambini nel mondo per questo problema. Conosciamo solo i casi finiti male, perché i media se ne occupano solo se si arriva alla tragedia. Ma sono milioni i casi che, fortunatamente si risolvono senza danni per il bimbo. Una recente indagine di SaveKids rivela che il 25% dei genitori intervistati ammette che gli è capitato almeno una volta. Da quando me ne occupo, ho parlato direttamente e indirettamente con centinaia di persone a cui è successo, forse migliaia. E a tutti dopo aver ascoltato la loro esperienza ho chiesto

40 OTT-NOV 2017

“Prima che ti accadesse, avresti mai pensato che sarebbe potuta accadere una cosa simile?” Inutile dire che tutti hanno ammesso che non avrebbero mai pensato che sarebbe potuto capitare proprio a loro».Quali sono le cause?Tutto il mondo scientifico che si occupa di studiare il funzionamento del nostro cervello è concorde su un fatto: può capitare anche al genitore più attento ed amorevole. La causa è il funzionamento stesso del nostro cervello, una macchina meravigliosa ma non infallibile; una macchina cui insegniamo a fare tante cose in automatico, senza consapevolezza (basti pensare a quante cose

facciamo in auto senza pensarci: a chi non è mai successo di arrivare a destinazione senza assolutamente rendersi conto della strada che si ha percorso?). Stress, preoccupazioni, carenza di sonno possono aumentare le probabilità che succeda quel fenomeno chiamato “black out” o “falso ricordo” per cui capita che siamo convinti, assolutamente certi di aver fatto una cosa, e invece... Ci capitano casi di questo tipo in continua-zione, a chiunque, in diverse situazione che normalmente non generano nessun pericolo. Quando però capita in auto, con il tuo bimbo che magari si addormenta, magari è seduto dietro, sul suo seggiolino,

posizionato in senso contrario al senso di marcia (perché così è più sicuro in caso di incidente), e succede qualcosa al bivio tra la strada per l’ufficio e quella dell’asilo che ti impegna l’attenzione... basta una frazione di secondo ed ecco che può accadere. Il tuo cervello è convinto di aver lasciato il bimbo all’asilo, dai nonni, dalla baby sitter. E invece...».Morte a parte, ci saranno conseguenze psicologiche anche in caso di danni non gravi della salute.«Come dicevo, un genitore su quattro, in forma anonima, ammette che gli è successo e solo fortunatamente non si è arrivati alla

41OTT-NOV 2017

tragedia. Anzi, nel caso più tipico (il genitore arriva a destinazione, scende e deve accedere ai sedili posteriori per prendere il computer, la borsa, l’ombrello e ...ops! E tu che ci fai qui? Non ti avevo portato all’asilo?). In questi casi il bimbo non passa neppure un secondo in pericolo, non se ne accorge neppure. C’è però il trauma psicologico per il genitore che si trova di fronte alla realtà: nessuno è infallibile! Ho parlato con parecchi psichiatri e psicologi che mi hanno raccontato di avere in cura, o avere avuto in cura persona a cui è successo e di averle aiutato a superare il trauma. Un ragazzo ci ha scritto che a lui è capitato vent’anni fa e se ne è accorto solo grazie alla valigetta. Ci racconta che tutt’oggi, ogni volta che va in macchina con i suoi bimbi, oramai uomini, gli viene in mente quel giorno.

Se non avesse avuto la valigetta, sarebbe successo anche a lui!».Forse sarebbe da rendere obbligatorio, dal codice della strada, per evitare altre tragedie: ci sono state anche proposte di legge in merito, e una petizione online.«Sì, a partire da giugno 2013, grazie ad Andrea Albanese (il papà di Piacenza cui è successo), al gruppo Facebook che ha fondato (MaiPiuMortiComeLuca) e alla petizione on line che ha lanciato, sono arrivate in parlamento ben 6 proposte di legge, sostenute da tutti gli schieramenti politici, che chiedono che dispositivi anti abbandono vengano istallati di serie sui seggiolini di nuova generazione. Se ne parla tanto quando accade un caso in Italia, la politica sembra che voglia fare qualcosa ma poi... E cosi è successo anche dopo il caso

di Arezzo del 7 giugno; questa volta sembra però che sia stato fatto un passettino in più e sembra che a settembre verrà calendarizzata la seduta per affrontare questa modifica al codice della strada. Stiamo a vedere».Come funziona Remmy? «Remmy è un dispositivo molto semplice da utilizzare, non richiede alcun tipo di istallazione tecnica, o manutenzione. Può essere applicato a qualsiasi tipo di seggio-lino ed è composto da tre parti: un sensore di pressione da inserire sotto la fodera del seggiolino, uno spinotto da inserire nella presa accendisigari e una centralina che misura la tensione della batteria. Quando Remmy si accorge che la macchina si è spenta, se il bimbo è sul seggiolino allora suona, per svegliarci da quella specie di ipnosi in cui tutti noi entriamo quando

42 OTT-NOV 2017

guidiamo. Remmy ha una seconda funzione, non meno importante: ci avvisa con un beep se il bimbo dovesse slacciarsi o sfilarsi le sue cinture, o anche solo se è legato male».Come si è evoluto da quando è nato?«L’unica vera evoluzione è degli ultimi mesi: Remmy è nato con una presa aggiuntiva per poter caricare il cellulare in auto senza dover togliere il dispositivo dalla presa accendi-sigari (senza questa presa supplementare, sarebbe potuto succedere che qualcuno si dimenticasse poi di reinserirlo, una volta caricato il cellulare); nell’ultima versione di Remmy abbiamo eliminato questa presa supplementare e inserito una presa Usb direttamente nello spinotto (oramai tutti i cellulari si caricano tramite Usb). Allo studio ci sono sia il Remmy senza fili che lo SmartRemmy (un Remmy che si interfaccia a uno smartphone e che ci dà avvertimenti aggiuntivi)».

La diffusione attraverso quali canali avviene? E la promozione?«Al momento Remmy è acquistabile on line direttamente sul nostro sito (remmy.it) oppure su Amazon. Stiamo valutando l’opportunità di renderlo disponibile anche “off-line” nei negozi di articoli per l’infanzia e al momento stiamo facendo alcuni test. Abbiamo centinaia di richieste da parte dei negozi; anche da parte di farmacie e negozi di accessori auto, stiamo facendo valutazioni al riguardo e cercando di selezionare i punti vendita adeguati».Come vanno le vendite?«Molto bene. Purtroppo registriamo dei picchi pazzeschi quando avviene un caso in Italia. Questo ci addolora perché significa che solo se avviene una tragedia in Italia le persone si rendono conto che il pericolo è reale. Manca la cultura della prevenzione. Tant’è che per esempio, è stimato che il

50/60% dei bimbi non viaggia in sicurezza su un seggiolino adeguato a peso ed altezza. E per questo mediamente muore un bimbo alla settimana perché coinvolto in un inci-dente stradale e non è legato bene. Eppure c’è l’obbligo dell’uso di un seggiolino adatto fino a che il bimbo non raggiunge i 150 cm di altezza».Ha altre idee in via di realizzazione per la sicurezza dei più piccoli?«Al momento siamo concentrati su questo prodotto: d’altra parte la società è nata solo 4 anni fa proprio per rendere disponibile (primi al mondo) un dispositivo per scon-giurare il pericolo di lasciare il bimbo in auto. Non escludo che in un prossimo futuro potremmo anche allargare la nostra offerta. Magari anche producendo un seggiolino “Remmy Inside”, se nessuno dei produttori di seggiolini si dimostrerà interessato».

62i o a e

Città Alta, Fronte Mura Prestigioso Appartamento Ultimo Piano

Bergamo, Viale Vittorio Emanuele II Prestigioso Appartamento

Bergamo, Viale Albini Prestigiosa Villa

Bergamo, Borgo Canale Prestigioso Palazzo Terra Cielo

-

In posizione strepitosa in uno dei più bei palazzi di città alta con vista incantevole sui colli e su tutta la città, proponiamo appartamento ultimo piano di 210mq composto da: cucina, zona giorno di grande rappresentanza, due camere da letto più

eccellenti. Due posti auto coperti, cantina, portineria. Cl. en. D IPE: 115. € 1.290.000

-

C

M

Y

CM

MY

CY

CMY

K

città dei mille_aprile 2016.pdf 1 10/03/2016 15:26:25

Ra�natissimo palazzetto terra-cielo distribuito su quattro piani fuori terra oltre a interrato. Terrazzo e giardino di proprietà esclusiva con vista mozza-�ato sui colli - piscine. Ascensore interno. Box/ autorimessa per 5-6 posti auto, locale cantina e locale caldaia. Parquet nella zona notte, in�ssi doppi vetri, antifurto. A�acci su città bassa e su Borgo canale. Cl. en. C IPE: 82,98. € 2.700.000

Nelle immediate vicinanze di V.le Vittorio Emanue-le II ma lontana dal caos cittadino, ai piedi delle antiche mura venete e circondata da 3.000mq di parco secolare privato che regala privacy totale, villa di 1.600mq disposta su quattro piani, risalen-te agli inizi del '900, divisibile in tre nuclei familiari. Possibilità personalizzazione di spazi e �niture. Box interrato per nove posti auto, oltre a locali accessori. Cl. en. G IPE: 175. Trattiva Riservata

In importante palazzo storico servito da ascenso-re, ampio appartamento al secondo piano, composto da: ingresso, cucina abitabile, lumino-so soggiorno con a�accio su balcone, sala pranzo anch'essa con a�accio su altro balcone, due bagni di servizio. Tre ampie camere da letto ognuna con bagno privato. Soppalco adibito a camera dome-stica. Elegantissima ristrutturazione con �niture extra lusso. box doppio e uno singolo. Cl. en. C IPE: 86. € 1.970.000

Città Alta, Fronte Mura

In posizione centralissima in contesto unico e di recente costruzione vendiamo splendido penta-locale appena ultimato e caratterizzato da eccellenti �niture. Composta da: grande zona giorno living e cucina open space, quattro camere da letto, tre bagni, ampio terrazzo e giardino. Box singolo. Cl. en. B IPE: 35 . € 850.000

Bergamo, Zona Poste Prestigioso Appartamento Con Giardino

In prestigioso palazzo d'epoca, situato al piano nobile, con meravigliosa vista sulle mura venete e sulla città bassa proponiamo in vendita splendido appartamento di circa 360mq, dotato di ampio terrazzo, unico per posizione dimensioni e vista panoramica. Doppio ingresso. So�tti alti ed a�rescati. Al piano inferiore una grande zona servizi con lavanderia, cantina, bagno e camera di servizio. Box doppio. Cl. en. G IPE: 417,41.

Trattativa Riservata

Prestigioso Appartamento In Palazzo D’Epoca

44 OTT-NOV 2017

L ’università sta vivendo un periodo d’oro: gli iscritti continuano a crescere. Segno che le scelte fatte in

questi anni stanno pagando.Questa crescita si ripercuote positiva-mente anche sulla ricerca? Non in modo diretto poiché l’aumento di studenti produce maggiore carico di lavoro didattico che sottrae tempo dedicato alla ricerca. In modo indiretto, tuttavia, esso permette al docente di sottoporre a vaglio critico gli esiti della propria ricerca ad un’estesa platea che, in media, li accoglie

con acutezza favorendo ulteriori riflessioni.Lei è Professore Ordinario dal 2001: come ha visto cambiare l’ateneo in questi anni? L’Ateneo è cambiato profondamente sia per effetto delle riforme che si sono succedute nel sistema universitario a livello nazionale, sia per la politica rettorale degli ultimi anni rivolta all’internazionalizzazione e all’inserimento dell’UniBG nel territorio mediante un’offerta formativa rivolta anche a soddisfare anche le esigenze bergamasche. Il primo aspetto ha inciso sul ruolo della docenza, e non sempre positivamente,

di Emanuela Lanfranco

«Bergamo, grande dinamismo con aeroporto e università»

Emanuela Casti, docente di Geografia dell’ateneo e direttore del Centro Studi sul Territorio (Cst): «La città è “bellissima” poiché possiede strutture in grado di trainarla nella dinamicità contemporanea»

Intervista

45OTT-NOV 2017

46 OTT-NOV 2017

poiché ha introdotto un sistema di verifiche di produttività che non tengono adeguata-mente conto delle particolari esigenze della riflessione che per essere di alto profilo deve prevedere flessibilità nei tempi e nei modi di procedere. Va aggiunto, inoltre, che tali richieste ministeriali non sono state corri-sposte dall’erogazione di adeguati finan-ziamenti per favorire la ricerca. L’eccessiva pressione sull’ottenimento di pubblicazioni a volte va a scapito della qualità della ricerca. Il secondo aspetto, viceversa, ha inciso sull’ateneo in modo molto positivo: l’apertura nazionale e internazionale di UniBG ha favorito una nuova stagione di contatti con le università europee, ed estere in generale, che ha incentivato la mobilità

degli studenti la cui preparazione oggi è centrata sulle esperienze all’estero. L’esito di tutto questo è una maggiore professionalità dei laureati che sono in grado di affrontare con più competenza le esigenze e le sfide del sistema lavorativo internazionale, nazionale e bergamasco. Insomma, oggi gli studenti hanno opportunità e scambi che li proiet-tano ad essere cittadini del mondo. Il centro studio Lelio Pagani, che le guida, negli anni ha messo in evidenza diversi aspetti, positivi e negativi, dello sviluppo della città, cercando di dare una mano agli enti che governano il territorio. I bisogni espressi da diversi soggetti che tuttavia possono trovare una integrazione? Sviluppo edile e salvaguardia della biodi-

versità possono convivere? Il Centro Studi sul territorio proprio quest’anno ha organizzato un convegno per illustrare le competenze e i risultati conse-guiti nello studio della città intesa quale intreccio di architetture di pietra e vegetali, garantite nel passato da una oculata politica di tutela ambientale, che oggi rappresenta un patrimonio su cui agire per soddisfare le nuove esigenze dei cittadini. In quell’oc-casione sono stati messi a fuoco i contenuti storici, ambientali, naturalistici della città e del suo contesto, e il ruolo di supporto che l’Università può svolgere per gli enti che governano il territorio. Il tema discusso è stato quello della riqualificazione delle peri-ferie presentando gli esiti già condotte sul

47OTT-NOV 2017

consumo di suolo e sulla possibilità di resti-tuirlo mediante interventi che rispondano al fabbisogno di case popolari e di ausing sociale. Le ricerche che abbiamo svolto mostrano che tali periferie sono perlopiù antichi borghi che conservano aspetti storici e ambientali; allo stesso tempo è stata evidenziata la presenza di un patrimonio edilizio obsoleto e dismesso su cui agire mediante la demolizione. Infatti, nel Centro afferiscono docenti provenienti da plurimi ambiti disciplinari in grado di rispondere in modo sistemico e integrato a interventi che congiuntamente sviluppino l’edilizia salvaguardando la biodiversità proprio come il territorio e la Città richiedono. In un’intervista rilasciata nel 2013 ha detto che la bellezza di Bergamo andrebbe «dinamizzata». Cosa intendeva?Bergamo possiede due strutture che negli ultimi quindici anni sono cresciute in modo esponenziale: l’Aeroporto e l’Università. Il primo è diventato il terzo aeroporto nazio-nale superando i 10 milioni di passeggeri annui; la seconda ha aumentato di più di un terzo il numero dei suoi studenti superando i 16.000 iscritti e ha triplicato il numero di quelli stranieri e degli scambi internazionali. Entrambe le strutture sono in controtendenza rispetto alla decrescita nazionale e, seppure sotto aspetti diffe-renti, attestano una comune propensione alla reticolarità degli scambi e all’interna-zionalizzazione. Insomma “dinamizzano” il territorio proiettandolo nell’ambito della mondializzazione. La città dovrebbe tenerne adeguatamente conto non solo per ricavarne benefici in termini economici ma anche in prospettiva culturale e progettuale. Entrambi queste strutture sono strategiche per promuovere la città in senso turistico ma anche conoscitivo, di innovazione e di apertura al mondo. Dunque Bergamo è bella come molte altre città italiane ma è “bellis-sima” poiché possiede strutture in grado di trainarla nella dinamicità contemporanea. L’immigrazione ha preso il posto dell’e-migrazione di un tempo. Come ha reagito la provincia a questa lenta inversione di flusso?La provincia ha sfatato il pregiudizio di essere un territorio chiuso e restio al cambiamento. Il sistema di accoglienza, pubblico e associazionistico, è esemplare e mostra una propensione all’accoglimento

forse proprio ricordando le sue origini di terra di emigrati. Tuttavia tale apertura non è incondizionata ma dipende dal progetto dell’immigrato. Va richiamato, infatti, che Bergamo, come il resto dell’Italia e dell’Eu-ropa in genere, è sottoposta a due tipi di migrazioni: gli immigrati economici che lasciano il paese d’origine per migliorare la loro condizione di vita; i rifugiati politici e/o ambientali che sono costretti a lasciare la loro terra d’origine e richiedere asilo altrove per la propria sopravvivenza. Per i primi, i bergamaschi hanno assunto il valore del lavoro quale prospettiva ineludibile per l’integrazione. I perdigiorno, di qualunque nazionalità siano, non sono tollerati ma se l’immigrato dimostra di avere un progetto migratorio e di essere disposto a lavorare con serietà essi offrono la possibilità di realizzarlo; sui secondi l’amministrazione pubblica e le associazioni stanno tentando di gestire i flussi e far comprendere ai migranti l’importanza di alcune prerogative della

qualità della vita raggiunta dai bergamaschi nel corso del tempo, quale la sicurezza e il rispetto delle regole sociali. Comunque, è questo secondo aspetto dell’immigrazione che, per il suo carattere emergenziale, pone seri problemi nella percezione dell’Altro a cui, ultimamente, si dedica molta attenzione anche a livello di ricerca universitaria.Come vede le nuove operazioni di recupero del patrimonio dismesso della città?Prive di una visione. Sono tutte operazioni che singolarmente prese sono positive ma vengono attuate “a macchia di leopardo” o tuttalpiù risultano giustapposte. Manca una visione che prospetti ciò che Bergamo vuole diventare nei prossimi decenni. Non basta il Piano regolatore o progetti avveniristici puntuali per delineare tale visione. Serve un quadro progettuale che consideri la città un sistema unitario policentrico e reticolare e non bipartita in centro e periferia. I più recenti studi urbani mostrano che le città di

48 OTT-NOV 2017

medie dimensioni sono il laboratorio ideale per progettare città attente alla wellness (sport e natura) e alla qualità di vita urbana ottenute con la partecipazione dei cittadini. Bergamo possiede tutte le condizione storiche e geografiche per aspirare a tale prospettiva. Inoltre, i sistemi partecipativi che abbiamo realizzato a Bergamo e nel suo territorio (www.sigaponlus.org/bgopenmap-ping; www.bgpublicspace.it) mostrano una grande attitudine dei cittadini alla partecipa-zione attiva e competente e dunque in grado di contribuire concretamente a realizzarla.Quali sono gli elementi di maggiore criticità nella Bergamasca?La viabilità e il rischio ambientale. Il CST nel 2016 ha redatto le Linee guida per il rilancio del territorio all’interno del Tavolo per l’edilizia organizzato dagli Enti territo-riali bergamaschi dove è emerso chiaramente che la scarsa e anacronistica accessibilità

frena l’innovazione dei territori sia rispetto al sistema del lavoro sia a quello della scuola che si ripercuote sui rapporti socioecono-mici in generale. Passando a considerare il rischio ambientale è emerso che il territorio è sottoposto a un dissesto idrogeologico per la indiscriminata urbanizzazione attuata nel passato cui bisogna rapidamente mettere mano in modo sinergico per ripristinare l’ambiente e, contemporaneamente, rige-nerare dell’urbanizzato.Lei è un’autorità della Cartografia. Come è cambiata questa scienza con il progresso digitale? E’ diventata uno strumento di comuni-cazione dalle grandi potenzialità di appli-cazione sugli aspetti sociali, politici ed economici. Le sfide che la cartografia ha vinto riguardano i rischi e i problemi della contemporaneità che sono la mobilità, il rischio sociale/ambientale e la costruzione

di una governance. Sulla mobilità è banale sottolineare come i personal device sono oggi in grado di produrre realtà aumentata, funzioni interattive sugli aspetti territoriali fornendoci informazioni in tempo reale di dove siamo o stiamo andando; subito dopo gli attacchi terroristici o i disastri naturali la messa in rete di carte interat-tive e partecipative favorisce gli aiuti; la concertazione dei cittadini sui conflitti ambientali o di giustizia sociale trova nella nuova cartografia uno strumento utile al dialogo e a redimere i conflitti. Tutto questo è l’esito dell’innovazione digitale ma anche delle riflessioni sul linguaggio cartografico che hanno mostrato il potere persuasivo e autorevole della carta geografica Insomma la “cartina” non esiste più. Siamo difronte a uno strumento complesso e potente che, se padroneggiato nei suoi esiti comunicativi, mostra l’importanza sociale del territorio.

MSR500/3SPECIAL VERSION

*il Maggiordomo consiglia

Il the

Dopo l'acqua, è il the la bevanda più diffusa nel mondo. La sua patria d'origine è la Cina che ne vanta

una tradizione millenaria carica di fascino e di mistero. Le proprietà benefiche del tè sono ormai ben note anche ai popoli occidentali che sempre di più lo consumano apprezzandone anche le molteplici sfaccetta-ture di gusto. Nel mondo sono moltissimi i rituali legati alla preparazione e al consumo del the, ogni popolo ha sviluppato una sua diversa modalità di utilizzo, in base agli usi e costumi locali. Possiamo tranquillamente dire che una delle qualità primarie del the, è proprio quella di essere versatile e di sapersi piegare alle abitudini e usanze più disparate senza perdere mai il suo "appeal".THE NON OSSIDATI - Il processo di lavorazione dei the non ossidati consiste in due fasi fondamentali ed "obbligatorie": l'appassimento e l'essiccazione. L'interru-zione dell'appassimento tramite calore, evita che si inneschi il processo di ossidazione che non deve esistere per questo tipo di prodotti.

A cura dellaAssociazione Italiana Maggiordomi

The ossidati Si tratta di the che deve obbligatoriamente essere sottoposto a quattro fondamentali fasi di lavorazione: l'appassimento; l'arrotolamento; l'ossida-zione; l'essiccazione. Questi passaggi sono molto delicati e vengono a�dati a perso-nale quali�cato che con la sua esperienza determina la qualità �nale del prodotto. L'ORIGINE DEL THE - Le numerose leggende che cercano di spiegare le origini della scoperta del the, sono a testimonianza che ci troviamo di fronte ad un prodotto carico di fascino e di mistero. Sicuramente nacque in Cina migliaia di anni fa e veniva utilizzato consumandone direttamente le foglie come medicinale. Il tè era infatti capace di favorire l'attenzione, la concen-trazione, di guarire la depressione ed era e�cace contro molti altri malanni. E' solo durante la dinastia dei Ming (1368-1644) che si inizia a consumare in Cina come bevanda, apprezzandone anche il gusto. Da qui in poi molti popoli ne iniziarono la coltivazione e il consumo, ognuno seguendo

i propri usi e costumi. In Europa questa bevanda sbarcò intorno al 1610 grazie ai mercanti della Compagnia delle Indie orientali olandese, dapprima riservato solo ai nobili e alle classi sociali più ricche, proprio per il prezzo proibi-tivo al quale veniva venduto, pian piano diventò più acquistabile e il suo consumo si di�use anche al resto della popolazione. Proprio perché era legato a grandi inte-ressi economici, il nobile infuso

fu causa anche di conflitti e di battaglie, ricordiamo il "Boston Tea Party", quando nel 1773 i colòni inglesi che abitavano nel Nuovo Mondo, si ribellarono alla loro madre patria e per protesta buttarono a mare 340 casse di the. Fu la scintilla che provocò la guerra di indipendenza delle colonie e l'inizio di tutti gli eventi che portarono ala nascita degli Stati Uniti d'America.LA PIANTA - Tutti i numerosissimi tipi di tè derivano da un'unica pianta che appar-tiene al genere Camellia della famiglia delle �eaceae. I ceppi originari spontanei si trovavano solo in Cina, qui denoninata Camellia Sinensis e in India, qui deno-ninata Camellia Assamica. Oggi esistono piantagioni in molte parti del mondo.SCEGLIERE UN THE - Poiché la gamma dei prodotti in commercio è vastissima, il criterio di scelta attiene al gusto e alle prefe-renze personali. Le indicazioni di massima sono le seguenti: chi vuole leggerezza, delicatezza e un basso contenuto di ca�eina, scelga un the bianco o un oolong; chi cerca un gusto aromatico, erbaceo e rinfrescante, si rivolga al the verde, cinese o giapponese; chi preferisce un infuso più strutturato e vigoroso è in realtà un amante del the nero, più delicato nella varietà cinese a foglia intera, più scuro e forte se ottenuto dalle foglie spezzate.PREPARARE IL THE - L'arte di prepa-rare il the segue regole ben precise che cambiano in base alle culture dei diversi Paesi, in alcuni casi possono diventare veri e propri riti che durano anche per un giorno intero. Ci sono alcuni fattori che devono

essere obbligatoriamente tenuti in consi-derazione se si vuole preparare una buona infusione. E' molto importante scegliere la giusta acqua che dovrà essere leggera, poco alcalina, priva di cloro e di metalli che potrebbero alterarne il gusto. Occorre poi prestare attenzione alla temperatura dell'acqua e al tempo di infusione,   si consiglia di versare acqua fra i 70° e gli 80° sui bianchi e verdi rispettivamente per 6-7 e 3-4 minuti, fra gli 80° e i 95° per gli oolong, i neri, i pu erh, gli infusi e le tisane per 3-4 min. per i tè, e 5-7 min. per gli altri prodotti. CONSERVARE IL THE - Il the è un delicato prodotto vegetale e i suoi nemici sono l'aria, l'umidità, gli odori, la luce e il calore. Per questo è bene conservarlo in un recipiente ermetico, opaco e inodore, per esempio una lattina.LA PREPARAZIONE DEL THE NEL MONDO E NELLE VARIE CULTURE. Qui di seguito proverò a spiegare, in modo sintetico, come si prepara il the nel mondo. Ovviamente mi occuperò dei metodi di preparazione più curiosi o dei più famosi. Il the si presta per essere preparato in molti modi e il risultato delle infusioni e delle varie "miscelazioni" è una bevanda che si adatta perfettamente al gusto, agli usi e ai costumi delle varie popolazioni che nel corso del tempo hanno sviluppato la cultura del tè.  La tipologia della materia prima è parte integrante della cerimonia, vedremo insieme che per alcune preparazioni è indi-spensabile utilizzare una specifica materia prima, insostituibile per ottenere il risultato �nale desiderato.IL THE ALL'INGLESE - L'Inghilterra è il paese che, forse più di altri, in Europa ha sviluppato una grande tradizione sul the. Gli inglesi prediligono tè a foglia piccola e con un gusto forte e deciso. I the, preva-lentemente neri, che vengono consumati durante i cosidetti teatime si servono con latte e zollette di zucchero, spesso accompa-gnano delle portate salate come sandwich, uova e  pesce affumicato. Durante le merende inglesi, consumate tranquillamente seduti al tavolo, il tè viene preparato nelle teiere o teapot, �nemente decorate e servito in eguali tazze, l'accompagnamento è dolce e comprende mu�n, scone e clotted cream (pasticcini e marmellata alle fragole).

IL THE ALLA FRANCESE - In Francia la preparazione del tè è un'arte ra�nata e seguita da grandi case da the, conosciute in tutto il mondo. in Francia si predilige il consumo di tè di prima qualità, a foglia larga, provenienti dai più famosi e classici giardini. Si pone una grande attenzione alla modalità di preparazione dell'infusione, allo scopo di ottenere un infuso perfetta-mente bilanciato, in modo che non sia necessaria l'aggiunta di latte e zucchero.  IL TÈ ALLA MAROCCHINA - Il the in Marocco venne introdotto dagli inglesi verso la metà del XIX secolo quando, in seguito alla guerra di Crimea, persero i loro usuali sbocchi commerciali e furono costretti a cercarne altri, orientandosi verso le regioni dell'Africa settentrionale. Da subito le popolazioni locali apprezzarono molto questa bevanda che diventò il simbolo dell'ospitalità marocchina. Ancora oggi in Marocco viene abitualmente servito il the verde alla menta. Generalmente è il padrone di casa che prepara e o�re il the: si utilizza obbligatoriamente  il the verde Gunpowder che andrà inserito direttamente in una teiera d'argento, la prima acqua di infusione va buttata  immediatamente, si aggiungono quindi diverse foglie di menta e si versa di nuovo l'acqua calda. L'infusione va lasciata per 4-5 minuti e generalmente si addolcisce con zollette di zucchero. Il rituale prosegue con il servizio del tè, ci sono dei bicchieri appositi, decorati e finemente ricamati spesso in argento, in essi l'infuso viene versato con ampi movimenti, dall'alto. Questo serve per ossigenare e rendere ancora migliore il gusto del the.IL THE ALLA RUSSA - E' il samovar lo strumento indispensabile e caratteristico per la preparazione del tè in Russia. La di�u-sione del the iniziò nella prima metà del 1600, tutta la popolazione lo consumava in ogni momento della giornata come bevanda corroborante e per combattere il grande freddo, caratteristico di quelle zone. Il samovar è una sorta di grande "bollitore" che mantiene l'acqua alla giusta tempera-tura, un tempo riscaldato con le braci, oggi i samovar moderni sono alimentati dalla corrente elettrica e, nel corso dei secoli, la loro forma si è esteticamente evoluta diven-tando oggetti di design utilizzati anche in altri paesi. In Russia si consumano tè forti e

corposi, generalmente neri e spesso a�umi-cati. Le foglie vengono inserite direttamente all'interno della teiera posta sul coperchio del samovar. L'infusione molto concentrata sarà sempre a disposizione e al momento del servizio verrà allungata con l'acqua calda spillata direttamente dal samovar. Il tè così preparato viene spesso servito con l'aggiunta di agrumi, zucchero o miele, in bicchieri rinforzati con cerchi di metallo. IL THE ALL'INDIANA - In india si producono tè neri di alta qualità, nel 1823 venne scoperto un ceppo botanico spontaneo di Camellia, nella regione dell'Assam,  in seguito venne classificato come "Camellia Assamica". Il the all'in-diana è sempre accompagnato da latte e spezie. I grandi aromi tipici di quella terra vengono aggiunti al "chai" indiano, il risultato è una bevanda dolciastra, quasi caramellata. Il servizio del the in India è molto diverso rispetto ai luoghi e alle classi sociali: nelle abitazioni, nei locali e negli alberghi di lusso, si utilizza �ne porcel-lana per le teiere e le tazze e scatole cesellate, molto preziose, come contenitori per le foglie del tè. I membri delle caste inferiori, non possono bere dallo stesso recipiente utilizzato dai ricchi, per questo motivo non è insolito che in ambienti tipo le stazioni, il the venga distribuito in tazze di terracotta di scarsa qualità, che vengono rotte, buttandole per terra, dopo averlo consumato.IL THE ALLA TIBETANA - I l the giungeva in Tibet dalla Cina già dal VII, sotto forma di "panetti", veniva pressato per favorirne il trasporto lungo e di�cile. Il the in Tibet è una bevanda molto grassa dal nome "Su Yu Ch'a" che ancora oggi viene consumata e preparata con le stesse antiche modalità: cuocendo le foglie del tè e aggiun-gendovi poi sale e burro di yak.

Per ulteriori dettagli www.maggiordomi.it

Associazione Italiana MaggiordomiElisa dal Bosco, Presidente

www.maggiordomi.it [email protected] - 349.6187963

sede: via S.Pellico 8, 20121 Milanopresso TownHouse Galleria

BergamoEmanuela Lanfranco

[email protected] - 335.6073544

di Eugenio Sorrentino

*Presente Futuro

Giornalista scientifico aerospaziale

La protezione informatica passa dai numeri primi sempre più grandi

L a sicurezza informatica torna puntualmente alla ribalta ogni qualvolta vengono violati i server e

la privacy dei massimi livelli istituzionali, politici, industriali, manageriali. Dopo le polemiche che hanno caratteriz-zato la campagna elettorale negli USA, nel suo primo discorso da presidente eletto, Donald Trump si è appellato alle più �ni menti cibernetiche del Paese per garantire la protezione delle reti. Nel frattempo, l’Italia ha scoperto di avere le spie in casa. In realtà la protezione informatica è una questione di numeri. O meglio, delle loro combinazioni. Per renderle massimamente complesse, si è costantemente alla ricerca dei numeri primi più alti, per intenderci quelli divisi-bili solo per uno o per se stessi. Potremmo de�nirli gli “atomi” della scienza matema-tica e, oltre a possedere un grandissimo valore teorico, i numeri primi sono anche fondamentali in applicazioni pratiche, come appunto quelle che riguardano

la sicurezza dei nostri dati sensibili. Per cercarli basta applicarsi con costanza e pazienza, aggregandosi a uno dei progetti �nalizzati alla scoperta del nuovo numero primo sempre più grande. Una s�da che si rinnova e che viene a�rontata quotidiana-mente inoltrandosi nello scenario in�nito anche attraverso il personal computer di casa. Può succedere che un appassionato di matematica contribuisca alla scoperta del nuovo più alto numero primo, così come un astrofilo individua una nuova cometa o un asteroide con il suo cannoc-chiale. Ci sono anche bergamaschi che si applicano in questa come in altre disci-pline scientifiche operando, come sul dirsi, da remoto. I volontari che parteci-pano alla caccia decidono di fare parte di un sapere collettivo, sapendo che in caso di successo vedranno riconosciuti i propri sforzi con un premio in danaro. Una formula decisamente attrattiva, lungi dall’essere una delle proverbiali catene di S. Antonio.Nel 2016 Curtis Cooper,

professore della University of Central Missouri, che tre anni prima aveva indi-viduato un numero record, ha calcolato il nuovo numero primo più grande mai trovato, composto da oltre 20 milioni di cifre (per la precisione 22.338.618), circa 5 milioni di cifre più lungo del precedente. Per rappresentarlo si ricorre al metodo escogitato da un monaco francese del 17mo secolo, Marsenne. In questo caso si ottiene elevando 2 alla 74.207.281-ma potenza e sottraendo uno al risultato. Marsenne doveva essere geniale a suo tempo, perché il personal computer del prof. Cooper ha eseguito un mese continuo di calcoli per arrivare alla certezza della scoperta, poi veri�cata da computer più potenti nell’arco di 3 giorni. Il lavoro di Cooper rientra in uno dei progetti più famosi esistenti per il calcolo di numeri primi sempre più grandi, la ricerca Great Internet Mersenne Primes Search (GIMPS) basata su volon-tari in tutto il mondo che mettono a disposizione i propri personal computer in uno sforzo comune.Aderire è semplice: basta infatti scaricare il software libero dal sito del progetto, lanciarlo sul proprio computer e farlo funzionare in background, per aggiun-gersi ai 150 mila utenti già coinvolti in questa s�da. Avere a disposizione numeri primi molto grandi è una delle “garanzie” di inviolabi-lità della crittogra�a, che utilizza algoritmi di protezione che “cifrano” i dati personali come il pin di una carta di credito oppure la password della posta elettronica.

LUBERG accende le iniziative

L ’inaugurazione dell’anno accademico è alle porte. Un augurio ai giovani studenti che intraprendono questo

nuovo corso è quasi necessario. Forse più di uno. Un augurio è rivolto ai ragazzi, ricor-dando loro di non dare nulla per certo, di non considerarsi mai arrivati, di non pensare di avere la verità in tasca, ma di tenere a mente che “volere è potere” e che agendo insieme, facendo squadra, operando in sinergia, creando una solida rete di collaborazioni è possibile costruire qualcosa di valore, di diven-tare protagonisti alla vita della collettività del futuro. Un augurio ai maestri. Sarebbe più opportuno chiamarli professori, ma la � gura del maestro non inquadra solo il docente, si allarga a chi saprà donare il proprio sapere al prossimo. “La mente non è un vaso da riempire, ma un

COME ASSOCIARSI A LUBERGSei un laureato dell 'Università di Bergamo e ti riconosci nella mission di LUBERG? Sostieni l’associazione e avrai l'opportunità di contribuire a valorizzare l'università di Bergamo e a rafforzarne il legame con la città.- Possono diventare SOCI ORDINARI tutti coloro che abbiano conseguito presso l'Università una laurea, un diploma universitar io, una laurea specialistica, una laurea magistrale. La quota annua associativa è di 20 Euro per i laureati fi no ai 30 anni d'età e di 50 Euro per i laureati oltre i oltre i 30 anni.- Sono considerati SOCI SOSTENITORI dell'associazione le persone fisiche e/o giuridiche, gli Enti e le Associazioni che si impegnano a sostenere econo-micamente l'Associazione mediante un contributo annuale o una tantum.Per maggiori informazioni sulle modalità di iscrizione o rinnovo della quota associativa, consulta il sito Luberg.it alla sezione "SOCI".

zioni, realtà imprenditoriali, creando sinergie virtuose tra il mondo accademico e quello del lavoro. Numerosi sono stati i passi mossi in questa direzione, grazie agli eventi aperti alla cittadinanza, ma altrettanti sono ancora da compiere. La nuova Presidenza, con Giovanna Ricuperati al timone, raccoglie l’importante eredità del passato. Il nuovo corso punta a valorizzare quanto già fatto, alimentando un’attività sempre più radicata nel territorio, a costruire eventi caratterizzati da una nuova varietà tematica, sostenendo la stretta connessione dei diversi dipartimenti universitari, ordini profes-sionali, enti territoriali, allargando sempre più l’orizzonte. Offrendo nuovi momenti d’incontro, di contaminazioni intellettuali, orientati ad accrescere il proprio bagaglio culturale e relazionale. Ma soprattutto a dare visibilità una nuova generazione di giovani talenti. L’augurio per noi stessi, per tutti quelli che fanno parte di LUBERG è quello di colti-vare la propria capacità di essere innovatori. Il concetto d’innovazione oggi non inquadra solo quella tecnologica, ma si declina nella volontà di leggere le esigenze dei neolaureati, del terri-torio e del sistema, anticipando il futuro. Di accenderlo.

fuoco da accendere”. Prendiamo in prestito le parole di Plutarco per invitare i grandi maestri che ci guidano, in Ateneo come nella vita di tutti i giorni, ad accendere gli animi, le menti e il futuro di chi si sta a� acciando alla vita. A trasmettere loro la passione, la stessa che ha spinto loro un giorno a dedicare tutta la vita allo studio di quella materia, di instillare nei giovani la curiosità, non solo per un’area speci� ca di competenza ma per la conoscenza in generale. Di o� rire loro un punto di vista alternativo. Un ultimo pensiero va rivolto all’Istituzione universitaria. L’augurio è quello di mantenere lo spirito propulsivo e innovatore che ha contraddistinto da sempre la nostra eccellente realtà. Di continuare a coltivare un legame sempre più stretto con il territorio, con le sue istituzioni, con il tessuto imprenditoriale e i suoi protagonisti, affinché quest’Ateneo diventi il fulcro di un’armonica collaborazione nella società. In fondo dal territorio l’Univer-sità attinge la “materia prima”, gli studenti, che una volta ultimato il loro percorso torneranno al punto di origine, al territorio. Quello tra Università e territorio è necessariamente un rapporto d’interscambio costante, di colla-borazione reciproca, che ci aiuterà a uscire dalle Mura, senza farci dimenticare mai le nostre radici. Luberg opera proprio in questo senso. E’ qualcosa di più di una statica asso-ciazione di ex studenti: Luberg collega oltre 30.000 laureati dell’università in un network culturale e professionale capace di realizzare e o� rire progetti, attività e servizi utili a tutti i soci affinché possano esprimere al meglio il loro potenziale. Favorendo uno scambio costante di esperienze, condividendo cono-scenze e passioni universitarie, connettendo diverse generazioni, diverse categorie, istitu-

Pensieri...la mia filosofia di cucina

di Ezio Gritti

*Cucina

Chef e titolare del Ristorante Ezio Gritti (Bergamo)

D a dove veniamo?... Dove stiamo andando? Agosto, tempo di vacanze e stacco annuale dalla

routine quotidiana, se ne è andato. Anche per me qualche giorno di riposo è stato salutare, pur senza avere l'abitudine e la frenesia di programmare le ferie. Anzi, mi piace improvvisarle.Ho passato i primi 3/4 giorni di vacanza a resettare la mente, il fisico e la casa, che non vivo mai se non per poche ore notturne. Ho goduto nel passare le giornate a curare il giardino, camminare a piedi nudi nel prato, far visita alla mamma Pina, novantenne, ricevere e andare a trovare gli amici (Nadia, Romano, Michela, Fabio, Marco, Sandro, Angelo, Irene…), passando momenti spensierati ma dall'alto pro�lo sentimentale, a�ettivo e morale.Nel contempo, a�ancato da Nicola, mio figlio e figlio del mondo, ho trovato il tempo di isolarmi dal resto, inerpican-domi per due volte in improbabili, faticose e al tempo stesso salutari camminate sulle nostre bellissime Prealpi Orobiche. Quando faccio questo, già faticoso di suo per la scelta dei tracciati da percor-rere, divento ancor più orso di quanto lo sia ogni giorno. Ore di cammino senza sprecare �ato in chiacchere, �ato che in quei momenti è come acqua nel deserto. Ecco che mi ritrovo con piacere a godere della salita verso la meta pre�ssata, godere dei paesaggi che ad ogni piè sospinto si stagliano come fotogrammi davanti a te, godere dei profumi che variano continua-mente da zona a zona, godere dell'aria

fresca che ti inonda il viso e ti fa apprez-zare quanto bella sia la natura, godere delle vette che, alzando lo sguardo e striz-zando gli occhi per riuscire a metterne a fuoco i contorni, sai che comunque quel giorno non potrai raggiungere ma ci arri-verai solo ai loro piedi e con tutto rispetto le rispetterai.Durante tutte queste ore in solitaria, passo dopo passo, inc iampo dopo inciampo, con l'appetito e la sete che ti attanagliano, scopri che una parte di te continua e dà continuità a quello da cui volevi estraniarti. La spina che pensavi di aver staccato, per motivi incompresi-bili, è sempre accesa e attivata. La mente e i pensieri, le riflessioni, le domande ed i mille argomenti del tuo lavoro sono sempre li a immergerti e ricordarti cosa hai fatto, cosa farai, da dove siamo venuti e dove stiamo, professionalmente, andando.È meraviglioso scoprire di farsi domande, darsi silenziose risposte valutando nella loro totale complessità quanto la passione sia complice e assidua compagna di viaggio. Ritengo fortemente e concreta-mente che, trascorsi decenni della cucina povera, passare alla cucina di spinta determinata dal benessere - attraversate le mode del fuori porta, della haute cuisine, della novelle cuisine, degli anni della cucina chimica e molecolare – ci abbia portato troppo lontano. È arrivato �nal-mente il momento di capire e condividere quanto il nuovo sia un ritornare all'antico.Sono anni, forse senza saperlo, che ho sempre pensato e agito in questa dire-

zione. Non intendo dire e non voglio che passi il concetto fuorviante che tornare all'antico signi�chi rinnegare ciò che in passato sia stato fatto. Ritengo invece che questo concetto sia l'espressione della concretezza, della semplicità.Indirizzarsi verso soluzioni, esecuzioni e realizzazioni pulite, schiette, dirette e comprensibili. Cucinare come le nonne non signi�ca ripetere quello che facevano bensì farlo con l'ardore che ci mette-vano. La cucina è sicuramente la cosa più semplice di questo mondo. Quando faccio questa a�ermazione leggo negli occhi di chi mi ascolta incredulità, stupore e senso di baggianata... per poi vedere lo sguardo rasserenato sentendomi dire: «Bisogna però essere capaci, e in grado di saperla rendere semplice ricordandosi che sono proprio le cose semplici le più di�cili da realizzare».Immaginatevi - anzi, non potete immagi-nare - la moltitudine di pensieri e parole che durante quelle ore di camminate mi sono frullati per la mente. Penso che una giornata in solitudine sia talmente colma di nozioni da poter riempire un tomo. Meravigliosi sono i frastuoni del silenzio, gli assordanti rumori del nulla, pesanti come macigni di alta montagna le ri�es-sioni e le parole pensate e non dette.Bellissimo è poter e riuscire a stare con sè stessi, scoprire quanto complessa e perfetta sia la «macchina» di un essere umano. Bando alle chiacchere e alle ciance: Il futuro, il nuovo è tornare all'an-tico! …e non si pensi che sia una moda, mai cavalcherò le mode. Evviva la buona e vera cucina cucinata.

55OTT-NOV 2017

Cristiani, felici?

don Giambattista Boffi

Direttore Centro missionario diocesano

N ell’intreccio tra le esigenze della vita e lo spirito del Vangelo si gioca l’avventura cristiana. Non

esiste nell’ideale, o meglio, se ridotta all’i-deale, si brucia tra precetti e frustrazioni, sogni e illusioni. Un’esperienza che perde la carne e, alla �ne, non serve davvero a nulla. E’ proprio il caso di dire: di�date delle imitazioni! Arbitrarie riduzioni identi-�cano il cristianesimo con gli anestetiz-zanti, altre proiettano oltre il tempo della vita ogni soddisfazione, ancora c’è chi enfatizza sul potere di santini, devozioni, apparizioni di ogni genere.La promessa della felicità diventa così fondamentale, ma il cristiano può essere felice? La domanda torna con forza davanti ai drammi dell’umanità e alle sofferenze di ciascuno. La guerra e la violenza, la malattia e la precarietà: come si può essere felici? Le risposte sono sempre fragili, toccate dal tempo e dai limiti, spesso inconsistenti e, comunque, non esaustive. La tentazione della rinuncia è in agguato: la via larga del piacere illude rispetto alla felicità.Spesso la storia si è smarrita rispetto al tracciato del Vangelo. Anime zelanti hanno cercato di dare volto alla felicità a discapito della libertà, del benessere, della gioia e della serenità della vita. Inevita-bili incrostazioni che hanno azzardato di contenere l’entusiasmo e spegnere gli spiriti. Nessuna colpevolizzazione, solo è importante contestualizzare.L’ombra della colpa ha oscurato la luce della proposta. Così la novità del Vangelo

restituisce credito alla felicità.Sì, è possibile essere evangelicamente felici perché, scrive papa Francesco: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto inte-riore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”. (EG1)Da subito diventa urgente recuperare l’essenziale. Il Vangelo è Gesù, l’uomo di Nazareth, la sua vita che incontra la vita di ciascuno, incontra la storia dell’uomo. Ed è sempre nuovo perché nuovo è l’oggi. Se ci si lascia a�errare dal passato è di�-cile vivere la fede. I ricordi corrodono la memoria, la nostalgia sfianca l’attesa e credere diventa un peso: cose vecchie, superate, inutili, sterili.Nel cuore della “traditio” è la libertà, luogo a cui fare appello se la consegna della fede vuole essere vitale, capace alla fine di generare una nuova figura di credente.E’ indispensabile allora la ricerca. Come ogni giorno la vita ci chiede di crescere e ricominciare, così la fede non sopporta la staticità. E’ vero che parliamo di “Mistero”, ma non perché è impossibile. Solo ci chiede di andare oltre quello che siamo e le attese che coltiviamo, pronti alla sorpresa di Dio che suscita in noi meraviglia. La meraviglia è dono della fede. E’ restare a bocca aperta dopo aver cercato con passione e rendersi conto di non essere mai arrivati. Ancora una volta l’invito è a non caricarci di pesi inutili.

*Spiritualità

Affidarsi è allora un gioco da ragazzi. Potrebbe sembrare una cosa troppo semplice o troppo scontata, ma la fede richiede fede. Non può farne a meno!Non è possibile essere credenti senza buttarsi a capo�tto nell’esperienza con la sana inconsapevolezza che proprio nell’ab-bandono è possibile trovarsi, coinvolgente accogliersi, positivo spendersi. Al para-dosso la fede consiste nel non aver fede, perché tutto si a�da a Dio. Quando vogliamo essere noi a dare volto all’esperienza della fede, nel migliore dei casi creiamo una apparato religioso che lentamente si allontana dalla sorgente e diventa tutt’altro. A quel punto è impossi-bile essere felici!La parabola della testimonianza si nutre della vita di tanti uomini e donne che hanno fatto del Vangelo la propria vita e della vita una pagina di Vangelo. Ce ne sono anche tra l pareti delle nostre case e lungo le strade della città e dei paesi. Possono essere un aiuto prezioso per la nostra piccola fede sempre in attesa di un frammento di felicità. Fidiamoci!

A VOLTE LE PAROLE NON SERVONO.

NUOVA RANGE ROVER VELAR

Di Nuova Range Rover Velar capisci tutto al primo sguardo. Il suo design futuristico e l’armonia delle linee creano una perfetta

in cui anche l’attenzione al minimo dettaglio è portata all’estremo. E se in poche parole non siamo riusciti a rendere giustizia alla bellezza di quest’auto, non ti resta che continuare a guardarla. Più a lungo.

Consumi Ciclo Combinato da 5,4 a 9,4 l/100 km. Emissioni CO2 da 142 a 214 g/km. Scopri le soluzioni d’acquisto personalizzate di LAND ROVER FINANCIAL SERVICES. Land Rover consiglia Castrol Edge Professional.

LARIO MI AUTOGRUMELLO DEL MONTE - Via Brescia 78 - Tel. 035 833908LECCO - Corso Carlo Alberto 122/A - Tel. 0341 282269MILANO - Via C.I. Petitti 8 - Via Mecenate 77 - Via Lario 34 - Tel. 02 5099571

concierge.lariomiauto-grumello@landroverdealers.itlariomiauto.landrover.it

combinazione di semplicità, raffinatezza e sofisticata eleganza

57OTT-NOV 2017

*Motori

A dicembre 2017 arriva la nuova Jaguar E-Pace

L a E-PACE è la nuova nata nella famiglia dei SUV Jaguar dopo la prestazionale F-PACE.

Il design esterno trae ispirazione dalla sportiva F-TYPE ed è caratterizzato dalla tipica calandra Jaguar, dalle propor-zioni marcate, dagli sbalzi ridotti e dalle possenti fiancate. Gli opzionali cerchi in lega da 21’’ donano alla E-PACE un aspetto audace e deciso, che evidenzia la sua agilità dinamica. Il DNA sportivo Jaguar emerge anche nelle linee fluenti del tetto e nell’inconfondibile disegno dei finestrini.“I consolidati principi stilistici Jaguar rendono la E-PACE immediatamente riconoscibile come la più sportiva della sua categoria. Il nostro nuovo SUV compatto combina interni spaziosi, connettività e sicurezza che le famiglie si aspettano da simili proporzioni, oltre alla purezza del design e alle prestazioni, che non vengono solitamente associate a una vettura così pratica.” Ian Callum, Jaguar Director of Design.E-PACE è una delle auto più intelligenti e connesse della sua categoria, questo grazie al sistema di infotainment Jaguar Touch Pro di ultima generazione, con cui è equipaggiata di serie, che include il touchscreen da 10”, la tecnologia voice control e l’InControl app che permetterà di interagire con l’auto grazie al proprio smartphone avendo così accesso alle app preferite come ad esempio Spotify. La E-PACE vanta interni incredibilmente spaziosi per una vettura della sua cate-

goria. Questo SUV compatto è lungo 4.395 mm, ospita cinque sedute nel massimo comfort, con un ampio spazio per le gambe di 892 mm nei sedili poste-riori e un capiente bagagliaio da 577 litri. Tutto ciò è reso possibile dalla sofisticata architettura Integral Link delle sospen-sioni posteriori. Il nuovo telaio sviluppato per la E-PACE massimizza lo spazio interno e garantisce una solida base per le eccezionali capacità dinamiche che la vettura è in grado di offrire su ogni super-ficie. La E-PACE dispone quindi di tutto lo spazio di cui hanno bisogno le giovani famiglie, senza rinunciare alla personalità di una vera sportiva Jaguar.La E-PACE è equipaggiata con una gamma di potenti ed efficienti motori diesel e benzina Ingenium. Il propul-sore turbo a benzina da 300 CV spinge la E-PACE da 0-100 km/h in soli 6,4 secondi, prima di raggiungere una velocità massima limitata elettronicamente di 243 km/h. Per coloro che desiderano la massima efficienza, l a ve r s ione d i e s e l Ingenium da 150 CV a trazione anteriore.“ L a E - PAC E è l a sintesi perfetta di due mondi, che unisce la dinamicità di guida delle sportive Jaguar con la prat ic i tà di un SUV compatto. L’ u l t i m a a r r i va t a nella famiglia PACE

Saul Mariani

offre comfort, interni spaziosi e intelligenti possibilità di stivaggio, oltre ad una grande maneggevolezza e ai più innovativi motori diesel e benzina Ingenium di Jaguar Land Rover.” Alan Volkaerts, Jaguar E-PACE Vehicle Line Director.La E-PACE offre di serie la massima sicurezza e le più innovative tecnologie di assistenza alla guida. La videocamera stereoscopica è l’elemento fondamentale di sistemi come l’Emergency Braking, il Lane Keep Assist e il Traffic Sign Recognition, oltre che dell’Adaptive Speed Limiter e del Driver Condition Monitor. Senza alcun costo aggiuntivo, sono disponibili su E-PACE i sensori di parcheggio anteriori e posteriori e la retrocamera. I fari anteriori e posteriori di E-PACE sono, di serie, dotati della tecnologia full-led.Le prime consegne di E-PACE sono previste a partire dal Gennaio 2018. La sola versione a trazione anteriore sarà invece disponibile circa tre mesi più tardi.

58 OTT-NOV 2017

Mario Donizetti

*Arte

Tempera a tampone su disegno modellato a matita

I l supporto di questo dipinto è costi-tuito da carta incollata su legno compensato.

Il primo modellato è stato eseguito a matita colorata e lapis.Dopo una verniciatura sono state stese velature organiche di rosso carminio di cocciniglia, giallo di curcuma, verde di cloro�lla con veicolo di acqua e fuliggine.La fuliggine è molto igroscopica quindi, anche quando la velatura sia asciugata, alitando sul colore veicolato con fuliggine questo inumidisce ed è possibile rimodel-larlo e sfumarlo con un tampone di tela, o anche con i polpastrelli della mano. Ogni velatura di colore data sul primo modellato a matite colorate o lapis è stata verniciata separatamente con resina Dammar.I chiari sono stati ottenuti lasciando trasparire la carta chiara del fondo.I ritocchi bianchi sono stati eseguiti a impasto con bianco ossido di titanio e poi verniciati.Il dipinto è stato ulteriormente velato con verde cloro�lla e blu indaco e ancora verniciato.

a lato: opera eseguita a tempera a tampone.

Mario Donizetti

59OTT-NOV 2017

*CinemaFilm da rivedere, da riscoprire, da riassaporare

“La pazza gioia” di Paolo Virzì (2016)

Pietro Bianchi

A l termine di una stagione cinema-tografica negativa, nella quale, per la prima volta nella storia, nessuna

produzione italiana è presente nei primi dieci piazzamenti al botteghino, si guarda con un po’ di nostalgia al primo semestre 2016, quando – trionfo di Checco Zalone a parte – due ottimi lavori (l’altro è “Perfetti Sconosciuti” di Paolo Genovese) fecero il pieno di incassi e di lodi da parte della critica. Con il �lm di Paolo Virzì – scrivo il pezzo, mentre il suo nuovo �lm girato in America (“�e Leisure Seeker” con Donald Sutherland e Helen Mirren) è in concorso a Venezia - siamo sulle colline pistoiesi, a Villa Biondi, una casa di cura per donne con problemi psichiatrici, organizzata sulla base di regole ispirate alla legge Basaglia. Qui si incon-trano Beatrice, già presente, e Donatella, che ci arriva. La prima, esuberante ed eccentrica, è un’aristocratica bipolare, convinta di frequen-tare ancora il bel mondo e di essere in contatto con i potenti della terra; la seconda, chiusa in se stessa e nel suo dolore, ha tendenze suicide. Il �lm le presenta mentre scorrono i titoli di testa, diversissime fra loro. Beatrice è bionda, formosa, elegante, logor-roica, curiosa, incontrollabile. Sottoposta a misure giudiziarie restrittive dopo due condanne (e dopo aver compromesso non poco il patrimonio di famiglia, per essersi inva-ghita di un delinquente), a Villa Biondi si sente un po’ padrona di casa: dà ordini, fa e disfa, dirige i lavori mentre lei ozia, fuma e si ripara dal sole con un ombrellino. Donatella – un grave trauma alle spalle, un padre che idolatra e che invece non la ama – è, al contrario, bruna, magra da far paura, due stracci addosso, i capelli spettinati e tagliati male, il volto tumefatto e il corpo ricoperto da tatuaggi, fra cui quello con il nome di suo �glio Elia. Zitta e impaurita, sulle braccia i segni della sua disperazione, in attesa della visita scambia Beatrice per la dottoressa e viene da lei visitata. La scena è davvero ben girata. Donatella è

ripresa di fronte attraverso lo spiraglio di una porta semichiusa: tutto intorno è scuro e nero, come scura e nera, apparentemente senza via d’uscita, è in quel momento la sua vita. Nella stanza vicina Beatrice piange, il che ci fa capire quanta fragilità, nonostante le apparenze, ci sia anche in lei. Chiamata da Donatella, Beatrice si ricompone, nella sua sete di protagonismo �nge di essere la dottoressa, apre la porta e dà luce alla stanza.Da quel momento, e nonostante le iniziali di�denze, Beatrice sarà e�ettivamente la cura di Donatella, il suo medico, come Beatrice lo sarà per lei: ognuna, per l’altra, una luce che si apre in fondo al tunnel. In fondo e princi-palmente, entrambe hanno bisogno d’amore, anche solo di sentirsi dire che qualcuno vuole loro bene: cominceranno, offrendone l’una all’altra. Tra le due nasce così, pian piano, un legame sempre più intenso e, quando il caso le lascia senza sorveglianza, si danno a una fuga rocambolesca, cercando quello a cui già da tempo aspirano invano: Beatrice di essere nuovamente accettata dal proprio ambiente, Donatella di riabbracciare il figlio, che le è stato tolto e a�dato ad una coppia adottiva. Arriveranno alla �ne del viaggio, con qualche consapevolezza in più e una tenue speranza di felicità, legate tra loro da un reciproco, fortis-simo sostegno.Per preparare “La pazza gioia” Paolo Virzì e Francesca Archibugi, che con lui ha scritto la sceneggiatura, hanno visitato molte strutture psichiatriche e parlato con vari terapeuti. Al Centro di Salute Mentale di Montecatini, diretto da Vito D’Anza, psichiatra di scuola basagliana che ha creato un gruppo di attività teatrale, hanno ascoltato tante storie, �nendo per adottare diverse pazienti nel cast: in un’at-mosfera giocosa, serena, complice. Ne è nato un film in stato di grazia, scritto, diretto e interpretato in maniera sublime, con momenti di comicità irresistibile, ma sempre sul filo della tenerezza, e altri di assoluta commozione.

È, sicuramente, l’opera più coraggiosa del regista livornese, il quale conferma, anche in questo caso, la sua predilezione per i perso-naggi femminili. Beatrice e Donatella, reste-ranno, in e�etti, indimenticabili. “Attraverso il loro sguardo, ritenuto strano, quasi come fosse quello di due donne imperfette – ha detto Virzì – ha voluto osservare anche la miseria e, a volte, anche la ferocia delle nostre esistenze ritenute invece normali”. La sua lucida e pungente osservazione non si posa solo su organi isti-tuzionali incapaci di governare con equilibrio situazioni di grave instabilità emotiva, ma si allarga, anche e soprattutto, su quelle persone (padri, madri, mariti) che dovrebbero amare, proteggere, educare ed invece si rivelano mostruosamente ana�ettive ed egoiste. Su un terreno scivoloso, Virzì governa il film con grande delicatezza e sensibilità, regalandoci la storia di un’amicizia straordinaria. Certo, la bellezza e la complessità dei due personaggi protagonisti risalta anche per la bravura eccelsa delle due interpreti, così naturali, intense e profondamente coinvolte, da rendere palpabile la so�erenza delle loro due donne.Valeria Bruni Tedeschi è dirompente e trasci-nante. La sua Beatrice, che svalvolata lo è per davvero, ogni tanto sbanda nei rivoli della sua folle prodigalità e incontenibile voglia di vivere, ma non perde mai di vista il traguardo verso il quale intende accompagnare l’amica. La sua performance è meravigliosa.Micaela Ramazzotti, dal canto suo, qui al terzo �lm con Virzì, di cui è divenuta moglie, si conferma attrice di gran livello. Innamo-randosi di lei durante le prove di “Tutta la vita davanti” (2008), Virzì ha detto: “Lei era straordinaria, bravissima, bellissima e allo stesso tempo commovente, straziante. Aveva qualcosa, un dolore, una tristezza, e appena toglieva gli occhiali da sole, strategici, mostrava gli occhi di una donna che ha pianto”. In queste parole ci sta tutto: è spiegato perché, nei panni di Dona-tella, non poteva esserci interprete migliore.

60 OTT-NOV 2017

EtologiaRapporto animale - uomo

Spunti e riflessioni di una vita

*il PensatoreFlavio Liutprando

C on il termine etologia (dal greco ethos e logos, che significano rispettivamente «carattere» o

«costume» e «ragionamento») s’intende la disciplina che studia il comportamento animale nel suo ambiente naturale. Possiamo considerare Aristotele (384 a.C.) il capostipite degli etologi. Il �losofo greco, infatti, amava osservare gli animali nel loro ambiente naturale e descriverne le abitudini. Ma il vero padre dell’etologia moderna è Konrad Lorenz, insieme al suo allievo, l'olandese Nikolaas Tinbergen. L’etologia moderna prende in considera-zione i diversi modi con cui l’animale inte-

ragisce con l’ambiente esterno, il che aiuta a comprendere la componente istintiva e la capacità innata degli animali a rispondere alle diverse sollecitazioni. L’osservazione del comportamento animale è il rilevatore fondamentale dell’evoluzione, alla cui base c'è la prodigiosa combinazione tra individuo e ambiente, tra istinto e stimoli esterni e tra propensione innata e appren-dimento. L'etologia studia, appunto, i modi attraverso cui l'animale interagisce con l'ambiente esterno, d'altronde è il mondo dove impara a sviluppare le risposte alle sollecitazioni esterne. Konrad Lorenz, valuta anche che l’osserva-

zione dei comportamenti e delle abitudini degli animali, l’elemento fondamentale che ci permette una maggior comunica-zione con loro e soprattutto con noi stessi per quanto riguarda la sfera emotiva, e quella caratteriale. Cercherò di spiegarmi meglio, osservando gli animali, possiamo riappropriarci della spensieratezza e della sagacia che con gli anni possiamo aver perso, in quanto solo loro riescono ad essere puri, ovvero a non cambiare i modi di relazionarsi con il prossimo, mentre noi umani quando siamo sulla soglia della pubertà perdiamo il fascino del fanciullino e ci appropriamo del fascino dell’essere grandi. L’allargamento del nostro stato emozionale, che con gli anni in noi umani si assopisce, è la base per poter interloquire con gli animali. Del resto, la teoria del fanciullino (G.Pascoli) non fa altro che evidenziare lo stato di penosa solitudine emozionale che tutti noi in maniera diret-tamente proporzionale all’età acquisiamo e, paradossalmente, solo loro non sono soggetti, ed è questa condizione che li rende “easy”. Ritornando alle “osservazioni” sugli animali, ci appare evidente che il rapporto che si deve tenere nei loro confronti è una relazione di reciprocità di complicità e non di muti servitori. Come a�erma K Lorenz “...il capirli, signi�ca riuscire a comunicare con loro, vivere pienamente con loro, allargare la nostra sfera di emozioni e percezioni...”.

“La frequenza di comportamenti canini anormali è attualmente sovrastimata. La causa sottostante è un rapporto uomo-cane disturbato del quale il comportamento canino anormale è la conseguenza... Questi rapporti disturbati sono un sintomo della progressiva alienazione della società umana dalla natura.” Dorit Feddersen Petersen

61OTT-NOV 2017

Ansia da separazione

Angelo Rinaldi

Medico Veterinario

N el Cane l’ansia da separazione è tra le patologie comportamentali che si osserva più frequente-

mente. Si manifesta con risposte “ango-sciose”, alla separazione dalla persona, o dalle persone, cui l'animale è affettiva-mente legato. Il comportamento di questi cani può presentarsi con caratteristiche diverse, che vanno dall’atteggiamento distruttivo (rivolto a mobili, vestiti, giocattoli e suppellettili varie), all’eliminazione inap-propriata di feci e/o urina in casa, allo scavare buche e distruggere le piante nel giardino, alla vocalizzazione eccessiva. Si possono osservare anche sintomi di un vero e proprio attacco di panico (tremori, aumento della frequenza cardiaca e respi-ratoria, eccessiva salivazione, diarrea e vomito), che dei fenomeni di autotrau-matismo (quali lesioni da leccamento sugli arti, soprattutto anteriori, o da leccamento/mordicchiamento sui �anchi o a carico della coda), che manifestazioni depressive, con scarsa attività generale, bulimia o inappetenza, assenza di gioco.L’atteggiamento più corretto da intrapren-dere nel momento in cui ci si accorge che il proprio cane so�re di questa malattia, o meglio ancora quando ci sono dei segnali che fanno presagire delle anomalie comportamentali, è quello di rivolgersi unicamente ad un Veterinario comporta-mentalista, che potrà indicarvi le possibili soluzioni, sia da un punto di vista farma-cologico, che gestionale, in quanto non sempre esiste una distinzione così netta tra patologie comportamentali su base

organica e patologie esclusivamente di natura comportamentale, soprattutto per i disturbi legati all’ansia, e perché si tratta di “segni” fisiologici e comportamentali che devono essere correttamente inter-pretati. Il parlare con una persona qualificata prima dell’introduzione di un cucciolo in un nucleo famigliare può essere oppor-tuna, in quanto può prevenire in maniera significativa il manifestarsi di questa patologia. Si deve ricordare che in linea generale quando si prende un cucciolo e questo è l’unico animale in casa, bisogna favorire nelle prime settimane l’attacca-mento a�ettivo e �sico del cane al nucleo famigliare, non si deve lasciare il cucciolo da solo per molte ore nella giornata, e bisogna mante-nere il più possi-bi le degl i orari fissi per quanto riguarda i pasti, le fasi di gioco e le uscite, in modo che abbia fin da subito dei riferi-menti chiari nella sua v i t a e non lasc iare i l cane solo soprattutto di sera. Importante è c i r co sc r i ve re l’ambiente di vita ad una piccola s tanza o creare una piccola area

*il Veterinario

recintata; lo farà sentire più tranquillo, eviterà a voi come proprietari lo stress del pulire ovunque gli “incidenti” del piccolo ed eviterà il fenomeno della distruttività di oggetti inappropriati. Verso la pubertà (primo-secondo calore nella femmina e 8-9 mesi nel maschio) bisogna favorire, invece, l’indipendenza del cane, utiliz-zando momenti di gioco in casa e in esterno, le passeggiate, ecc. ed insegnando gradatamente al cane a stare da solo in vari momenti della giornata e in occasioni diverse, con una certa imprevedibilità, Quando si esce di casa e quando si ritorna, non accarezzarlo e coccolarlo molto, ma attendere che si sia calmato e poi riem-pirlo di premi!

63OTT-NOV 2017

L’impianto pterigoideo nel mascellare superiore

Dott. Mauro Cerea

Odontoiatra

*Medicina

N ella riabilitazione implantopro-tesica del mascellare superiore, a seguito della perdita dei denti

e della successiva atro�a del tessuto osseo residuo, siamo spesso in difficoltà nel formulare un corretto piano di tratta-mento al paziente. Spesso l’osso mascellare che rimane non è sufficiente per l’inserimento di impianti, con il risultato di dover ipotiz-zare una terapia rigenerativa che aumenti lo spessore e la dimensione verticale dell’osso. Questa terapia chiamata rialzo di seno mascellare, comporta una difficoltà di previsione della quantità e qualità di osso neoformato ; non consente il carico prote-sico immediato, e necessita di un lungo tempo biologico di attesa per la matura-zione dell’osso innestato, gravato qualche volta dal posizionamento degli impianti in un secondo tempo chirurgico, a rigene-rativa conclusa.Mai come oggi è il paziente stesso a richiedere un trattamento chirurgico poco invasivo che garantisca una riabilitazione in tempi ridotti e con una alta possibi-lità di successo anche a lungo termine. Oggi è importante considerare quello che possiamo de�nire come costo biologico di un intervento, cioè il prezzo in termini di invasività chirurgica e di morbilità di una terapia quando viene proposta.Dal 1996 abbiamo così ipotizzato un piano di trattamento alternativo al rialzo di seno: l’impianto pterigoideo. Siamo

stati i primi a pubblicare a livello nazio-nale un articolo su questo argomento.E’ una tecnica chirurgica implantare innovativa che prevede l’inserimento di un impianto della lunghezza media dai 15 ai 18 mm, con una inclinazione di 45° sul piano verticale che partendo dalla porzione posteriore del mascellare supe-riore entra in contatto e interseca la fossa pterigoidea dell’osso sfenoide. La porzione posteriore del mascellare non entra in contatto con il seno mascellare ed è costituita da un osso che non si rias-sorbe dopo la perdita dei denti.La fossa pterigoidea, poi ,fa parte di una struttura anatomica formata da osso molto denso e compatto, (che da il nome al protocollo chirurgico), che consente all’impianto una stabilità eccezionale, garantendo la possibilità di eseguire un carico protesico immediato.Non ci sono strutture vascolari e nervose che si possono danneggiare durante l’in-tervento che viene condotto in anestesia locale e dura dai 15 ai 20 minuti. Poco o nullo il dolore e il gon�ore post opera-torio.La metodica è molto commerciale e ha dei costi molto contenuti rispetto all’e-norme bene�cio clinico: con 2 impianti pterigoidei, uno per lato e 2 o 4 impianti nella zona mascellare frontale, possiamo garantire al paziente una dentatura �ssa di 14 elementi di protesi.Dal 1996 abbiamo trattato più di mille casi cl inici con una percentuale di

successo dopo il carico protesico nell’or-dine dell’ 99%!Attualmente in collaborazione con la Biotec BTK di Vicenza, nota casa implan-tare italiana, abbiamo messo a punto un impianto dedicato, un kit chirurgico e protesico al �ne di agevolare il dentista che voglia approcciarsi a questa tecnica. Presso So�a (Bulgaria) proponiamo corsi di anatomia chirurgica su cadavere per fare formazione agli odontoiatri.Ogni anno decine di colleghi si avvicinano a questa metodica stupendosi di come sia particolarmente semplice e di come possa garantire un risultato eccezionale anche a lungo termine.E’ con orgoglio che possiamo dire di aver creato un protocollo implantare totalmente made in Italy, che oggi più di allora sta riscuotendo numerosi consensi sia tra i pazienti trattati sia tra i numerosi colleghi che aderiscono ai nostri corsi di formazione..

Dr. Mauro Cerea

Studio Dentistico StarbiteDr. Cerea Mauro

Dr. Todeschini G. Paolo

viale Papa Giovanni XXIII, 48Bergamo

035.244.599346.621.61.41

64 OTT-NOV 2017

Sport e disabilità, mezzo per l’integrazione

L o sport è stato da sempre un canale che attraverso l’idea di gioco e di competizione, anche separando le

due cose, ha fatto sì di attingere a senti-menti e pulsioni profonde delle persone. Questo per le persone disabili è ancor più vero come concetto. Oggi la realtà delle Paralimpiadi è diventata oggetto di atten-zioni e di tifo tanto quanto le Olimpiadi. Ma in passato, e neanche guardando molto indietro, pensare alle olimpiadi per disabili era per molti assurdo. Di questo e di molto altro si è parlato venerdì 22 settembre all’Accademia della Guardia di

Finanza nel seminario «Sport e disabilità». All’incontro sono Guido Zanecchia, presi-dente della Federazione Sportiva Sordi d’Italia, Luca Pancalli, presidente del comitato italiano paralimpico, Pierangelo Santelli, referente dell’attività sportiva per la disabilità del C.R. Lombardia del Coni, Lara Magoni, delegato della Provincia di Bergamo del C.R. Lombardia del Coni, Antonio Rossi, assessore allo sport e politiche per i giovani della Regione Lombardia e Giorgio Gori, sindaco di Bergamo.Inoltre, hanno partecipato i relatori:

Cultura

Il 22 settembre all’Accademia della Guardia di Finanza si è tenuto un seminario sul tema. Presenti Guido Zanecchia, presidente della Federazione Sportiva Sordi d’Italia, e Luca Pancalli, Com. italiano paralimpico

Vincenzo Parrinello, comandante del gruppo polisportivo Fiamme Gialle; Norma Gimondi del l’Ordine degli Avvocati di Bergamo; Roberto Mazzoleni dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Bergamo; Mario Salerno, comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Bergamo. La parte-cipazione al convegno era valida ai fini dell’attribuzione di crediti formativi agli iscritti agli Ordini professionali.

Regala la nostraRegala la nostra

Gift Card

66 OTT-NOV 2017

Nobel per la Medicina a Bergamo Scienza

C ompie 15 anni BergamoScienza, inaugurato lo scorso 30 settembre al palazzetto. Andrà avanti fino

al 16 ottobre. Più di 190 eventi tutti gratuiti – conferenze, laboratori interat-tivi, spettacoli, mostre – con protagonisti scienziati di fama internazionale, tra cui il Premio Nobel per la Medicina 2007 Mario Renato Capecchi (programma su www.bergamoscienza.it), genetista nato in Italia e naturalizzato in America, ideatore del gene targeting, tecnica che consente di ottenere nei topi speci�che mutazioni genetiche utili per lo studio di malattie umane come il cancro e il diabete (il suo incontro si terrà venerdì 13 ottobre alle ore 21 al Teatro Sociale). La scienza, protagonista assoluta, sarà affrontata in

Conferenze, laboratori, spettacoli e incontri con scienziati di fama mondiale fino al 16 ottobre. C’è anche Mario Renato Capecchi, genetista nato in Italia e naturalizzato in America, premiato a Stoccolma nel 2007

a cura della redazione

tutte le sue diverse componenti, da quelle più ortodosse (fisica, chimica, neuro-scienze, medicina, biologia, tecnologia) a quelle più artistiche (musica, teatro, lette-ratura) creando così un intreccio di sapere e spettacolo che promuove e di�onde la cultura scienti�ca in un pubblico ampio e variegato, con un linguaggio, come sempre, accessibile a tutti.Ambiente e biologia. Edo Ronchi, esperto di problematiche ambientali e di sostenibilità, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, importante centro di ricerca della green economy, parlerà di economia circolare e gestione dei ri�uti, con particolare attenzione alla situazione urbana. L’incontro sarà sabato 7 ottobre alle 10.30 presso la Montello,

Cultura

Metheny

67OTT-NOV 2017

Wendy_Suzuki_headshotsocietà leader nel settore del recupero e riciclo di ri�uti e nella produzione di biogas a partire da ri�uti organici. Domenica 8 ottobre alle 17, al Teatro Sociale, l’ex rettore dell’Università di Bergamo Stefano Paleari, oggi commissario di Alitalia, e Francesco Salamini, uno dei massimi esperti italiani nel campo delle biotecnologie applicate al settore agroalimentare, saranno protagonisti dell’incontro Il cibo del futuro, tema centrale di cui si discuterà nelle giornate del G7 dell’agricoltura, in programma a Bergamo il 14 e 15 ottobre e che sarà ulteriormente sviluppato nella Settimana dell’Agricoltura e del Diritto al Cibo. Con Maya Schuldiner scopriremo una macchina così complessa da essere responsabile di migliaia di funzioni e così piccola che la punta di un ago può contenerne milioni: la cellula. Sabato 14 ottobre alle 11.30 al Centro Congressi Giovanni XXIII, la biologa israeliana del Weizmann Institute of Science farà il punto sullo stato della ricerca nell’ambito della biologia cellu-lare. Sabato 14 ottobre alle 17, nell’Aula Magna di Sant’Agostino il biologo Timothy Mousseau, dell’Università del South Carolina, indagherà le conseguenze di disastri nucleari come Chernobyl e Fukushima su esseri viventi ed ecosistemi. Neuroscienze. Come possono essere d’aiuto nella nostra vita quotidiana le nuove scoperte delle neuroscienze? A rispondere sarà – domenica 8 ottobre alle 9.30 al Teatro Sociale – Wendy Suzuki, docente di scienze neurali e psicologia alla New York University, che renderà noti i bene�ci dell’attività �sica sulle nostre funzioni cognitive quali umore, memoria e attenzione. Di neuro-scienze applicate al campo delle scienze forensi, si parlerà invece al Centro Congressi Giovanni XXIII, sabato 14 ottobre alle ore 9.30, con �omas Albright del Salk Institute for Biological Studies in California.Spazio e astronomia. Al Teatro Sociale domenica 8 ottobre alle 11.30, insieme a Patrizia Caraveo, astro�sica dell’Inaf (Istituto Nazionale di Astro�-sica) e direttrice dell’Istituto di Astro�sica Spaziale e Fisica Cosmica di Milano, si andrà alla scoperta del comportamento straordinario e imprevedibile dei più potenti acceleratori di particelle nel nostro Universo, conoscenza resa possibile dai telescopi spaziali quali Xmm-Newton, Integral, Swift, Agile e Fermi. E del più grande di questi telescopi, il James Webb Space Telescope, che sarà lanciato alla �ne del 2018, si parlerà sabato 7 ottobre alle 15 al Teatro Sociale con uno dei suoi progettisti: Matthew Greenhouse, astrofisico del Goddard Space Flight Center della Nasa. Fisica ed elettronica. Il fisico teorico Klaus

68 OTT-NOV 2017

Mølmer, del l’Università di Aarhus in Danimarca, domenica 15 ottobre alle 15 al Teatro Sociale, si addentrerà nell’universo della teoria dei quanti, sottolineandone le incognite, i paradossi e ciò che ancora deve essere scoperto; mostrando inoltre come un gioco per smartphone possa aiutare la ricerca: è il caso della Quantum Moves App, ideata e usata proprio alla Aarhus University. A seguire, alle 17, la tecnologia SPADs (Single Photon Avalanche Diodes), una tecnologia di rilevazione delle immagini apparsa nel 2003 e letteralmente esplosa negli ultimi tre anni, sarà la protagonista della conferenza dell’ingegnere elettronico Edoardo Charbon, che ne individuerà le prospettive di utilizzo future, ad esempio in automobili e smartphone.Intelligenza artificiale. L’Intelligenza Arti�ciale è una delle questioni tecnolo-giche che nel millennio digitale pone le maggiori s�de e solleva le domande più controverse. BergamoScienza le dedica ben tre appuntamenti: lunedì 9 ottobre alle ore 21, al Teatro Sociale, Rob Fergus, docente di scienze informatiche dell’Uni-versità di New York alla guida della ricerca sull’In-telligenza Artificiale per Facebook a New York, aggiornerà il pubblico sugli ultimi sviluppi in quest’avanguardist ico campo, indicando i limiti delle attuali tecniche e le s�de future. Del delicato rapporto e confronto tra intelligenza umana e Intelligenza Artificiale tratterà il �losofo Luciano Floridi, esperto di Big Data, che insegna �loso�a ed etica dell’informazione all’Oxford Internet Insti-tute, autore del recente La quarta rivoluzione. Come l ’ in fo s f e r a s t a trasformando il mondo (Cortina). L’incontro, dal titolo «L’Etica dell’AI: Distrazioni Irresponsabili e Vere S�de», sarà sabato

14 ottobre alle 15 nell’Aula Magna di Sant’Agostino e indagherà le questioni etiche, aperte dalle nuove e sofisticate tecnologie digitali, che la dicotomia tra essere umano e Intelligenza Artificiale pone alla società dell’informazione. Pier Luca Lanzi, docente di ingegneria Infor-matica al Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politec-nico di Milano, domenica 8 ottobre alle 15 al Teatro Sociale nell’incontro Intelli-genza Arti�ciale e videogiochi: avversaria o compagna di avventure? parlerà invece dell’applicazione dell’Intelligenza Arti�-ciale al mondo dei videogiochi e del loro recente uso nella riabilitazione.Salute e medicina. Sabato 7 ottobre alle 9.30 al Teatro Sociale, Giuseppe Ippolito, direttore dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma e membro di vari organismi nazionali ed internazionali che si occupano di prepa-razione e risposta alle infezioni emergenti, indagherà il ruolo delle epidemie e il loro

livello di rischio in un mondo sempre più interconnesso come il nostro. Seguirà alle 11.30 la conferenza con l’esperto di prevenzione delle infezioni e sicurezza dei pazienti che collabora con l’Organizza-zione Mondiale della Sanità Didier Pittet e �ierry Crouzet, scrittore che ne ha docu-mentato le ricerche, spiegheranno come un gesto apparentemente così semplice e abitudinario abbia in realtà un’importanza vitale nella prevenzione di molteplici pato-logie. Del rapporto tra salute e povertà si parlerà invece nel pomeriggio, alle 17, durante la tavola rotonda con il medico e membro dell’Istituto Superiore di Sanità Giuseppe Remuzzi, Kathrine Pritchard dell’Università di Durham, Carlo Alberto Redi, docente di Zoologia e Biologia dello Sviluppo all’Università di Pavia e Naomi Lee, della School of Medicine and Public Health di New Castle (Australia). Spettacoli. Sono molti gli eventi che in questi quindici anni hanno reso Berga-moScienza un momento fondamentale in

cui cultura scienti�ca e arte trovano una perfetta intesa. In questo senso ormai conso-lidata è la collaborazione con la rassegna Contamina-zioni Contemporanee, che continua a portare in città grandi nomi della musica internazionale per esibizioni e concerti. In programma, grazie alla collaborazione con l’Associazione Verbo E s s e re , i l c once r to An Evening with Pat Metheny. Il chitarrista statunitense e icona del jazz mondiale si esibirà il 14 ottobre al Teatro Creberg (biglietti disponibili su sito Ticketone). Venerdì 6 ottobre al Teatro Sociale and rà in s c ena l ’ ope r a «Ettore Majorana. Cronaca di infinite scomparse», una co-produzione del Teatro Sociale di Como e della Fondazione Donizetti, che ripercorre uno dei misteri irrisolti della storia italiana a quasi 80 anni dall’inspie-gabile scomparsa del geniale �sico italiano.

[email protected] www.lucein.it 035 570281 Petosino BgLuce IN

[email protected] www.lucein.it 035 570281 Petosino BgLuce IN

70 OTT-NOV 2017

Trentatré giorni di avventura. In Panda

A ttraversare un quarto di mondo a bordo di una sgangherata Fiat Panda Hobby del 1999? Questo

è l’obiettivo che ci siamo posti quando abbiamo deciso di aderire al Mongol Rally, oltre a quello di raccogliere fondi da destinare in bene�cenza. “Il Mongol che??” ci siamo sentiti chiedere in diversi. Gli organizzatori di questo farsesco evento la definiscono come “la più grande avventura del Mondo”, ma a noi, e a molti nostri sostenitori prima della nostra partenza, è risultato facile de�nirla anche come la “più azzardata”. Si tratta infatti di percorrere 15.000 km

Andrea La Monaca e Pierluigi Panseri hanno attraversato un quarto di mondo, da Bergamo alla Mongolia, a bordo di una sgangherata Fiat del 1999. Obbiettivo: partecipare al Mongol Rally, raccogliere fondi per beneficenza e respirare libertà

a cura della redazione

dall’Europa alla Mongolia a bordo di auto il più possibile malconce, in cui viene scoraggiata qualsiasi modifica, vietato l’uso di GPS e lasciato al caso un even-tuale supporto tecnico, organizzativo o medico lungo il percorso. Al nostro fianco quest’anno si sono presentati al via oltre 300 equipaggi provenienti da tutto il mondo e, per chi se lo stesse chiedendo, no, il percorso che separa Londra da Ulan Bator non è prestabilito. Ognuno sceglie la strada che preferisce, e prima arrivi, peggio ti trattano. Perché quei mattacchioni degli organizza-

Cultura

Pronti alle partenza....

tori vogliono che il viaggio lo vivi davvero, spingendo a�nché i team stiano in giro il più possibile.La nostra scelta è dunque ricaduta sulla rotta sud, quella più lunga e che permette di passare più paesi possibili. 33 giorni per attraversare Slovenia, Croazia, Serbia, Romania, Bulgaria, Turchia, Iran, Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan, Kazakistan, Russia e in�ne Mongolia. Insomma ci siamo voluti infilare nella s�da della s�da, partendo dalla pronuncia dei nomi dei Paesi per finire a quella burocratica e dell’attraversamento delle dogane. Fortunatamente la cittadinanza europea

deserto Karakum

Qom

è ancora avvantaggiata su quella statuni-tense o britannica e la maggior facilità nel reperire i visti ci ha dato slancio nella deci-sione, facendoci abbandonare i numerosi dubbi che ci hanno assalito nella fase organizzativa del viaggio.Mai scelta fu più saggia. Il cuore dell’Asia ci ha letteralmente travolti. Dalla calorosa accoglienza iraniana alla storia millenaria uzbeka, abbiamo scoperto aree geograficamente ignorate dalla nostra cultura o, ancor peggio, pregiudicate.

72 OTT-NOV 2017

In un’era in cui l’islam è sinonimo di terrorismo, abbiamo voluto immergerci nelle terre in cui questa religione è intrin-seca nella quotidianità più che altrove, e ne siamo emersi meravigliati (nonché illesi, a discapito dello scetticismo di molti pre-partenza).Sicuramente uno degli scopi principali dei promotori del rally è quello di far intera-gire i partecipanti il più possibile con le popolazioni locali. Mandare in giro la gente per “quelle” strade con macchine che prima d’ora non avremmo usato nemmeno per andare dal panettiere, impone prima o poi la neces-sità di aiuto. A noi è capitato di �nire dal meccanico 4 volte, per un banale controllo o per sistemare lo sterzo, e già questo sarebbe stato su�ciente per ottenere una laurea in comunicazioni. L’inglese infatti è meno conosciuto di

Toto Cotugno una volta abbandonato l’Iran e le abilità nel comunicare a gesti sono fondamentali. L’avventura senza compromessi vuole anche questo e lo spirito di adattamento è fondamentale. Nei ristoranti, per fare un altro esempio, dell’inglese neanche l’ombra e se i nomi dei piatti non erano accompagnati da fotogra�e illustrative, non sapevi mai �no all’ultimo cosa avevi ordinato.D’altronde i �e Adventurists (gli orga-nizzatori) parlano chiaro, ti danno un punto di partenza e uno di arrivo, quello che fate di mezzo è avventura!Ed è e�ettivamente così. Trascorsi i primi giorni dove 10 ore di macchina al dì pesano più che una matti-nata in miniera e alle 7 di sera di cade la testa nel piatto, il tuo corpo si abitua e regge bene 12 ore di auto con sveglia alle 6 e ti permette anche di fare un giretto nella

a 4.655 metri

campeggio a 3.800 metri

Bukhara

73OTT-NOV 2017

città designata per la notte. Il pandino invece, beh quello è più tosto di un mulo. In Tagikistan per esempio abbiamo percorso in 4 giorni la Pamir Highway, la seconda strada più alta del mondo (dopo la Karakorum Highway in Pakistan) attra-verso la regione del Pamir, un vasto alto-piano schiacciato tra Afghanistan e Cina costantemente sopra i 3.000 metri. Qui abbiamo dovuto superare un passo alto 4655 metri. Li di ossigeno ce n’è davvero poco e il pandino ha so�ato, scalciato, si è spento, si è riacceso, ha nitrito, ma alla fine è arrivato in cima, un po’ accaldato ma per nulla segnato dall’esperienza. In Mongolia invece ha dovuto subire oltre 270 km di spietato e polveroso o�-road, accompagnato da 3 guadi che farebbero storcere il naso a un fuoristrada e da un piede insolitamente pesante visto il ritardo accumulato quel giorno. Normale amministrazione.L’arrivo a destinazione è stato comunque accolto con estrema soddisfazione. Ok soffrire ma dopo più di un mese di viaggio la voglia di casa è davvero tanta. Quindi in 3 giorni abbiamo riposato, festeggiato e ultimato le scarto�e neces-sarie per rispedire indietro la macchina. Sì perché l’auto non si può più vendere e destinarne il ricavato per bene�cenza. O la guidi �no a casa (e non ci è sembrato il caso) o la spedisci fuori da Paese (e almeno questo è già organizzato).

Ulan Ude

Siberia

74 OTT-NOV 2017

Abbiamo quindi lasciato la nostra micro casa mobile alla stazione dei treni cargo con un po' di malinconia, quasi quasi è scesa una lacrimuccia, in attesa di compiere l’ultimo sforzo. Già, l’auto mica te la rispediscono a casa, devi andartela a prendere in Estonia. Ma non a Tallin. A Paldiski, sul Mar Baltico. Insomma, l’avventura non è ancora � nita.

strade della Mongolia

76 OTT-NOV 2017

L’Università di Bergamo nella top 15

L 'Università di Bergamo si conferma ancora tra le prime 500 università del mondo e al quindicesimo posto

tra le università italiane, in miglioramento rispetto al 2017 in cui si era collocata al diciottesimo posto secondo il Times Higher Education World University Rankings 2018, la classi�ca delle univer-sità mondiali elaborata dalla rivista inglese Times Higher Education. «Un risultato molto apprezzabile – ha dichiarato il rettore Remo Morzenti Pellegrini – perché, non solo consolida la nostra presenza nel ranking del Times Higher Education, rafforzando l’efficacia delle strategie messe in atto, ma addirittura ci vede crescere ulteriormente. Abbiamo riprova di quanto siano stati lungimiranti gli investimenti programmatici intrapresi

nel recente passato in infrastrutture in sinergia con il territorio. Sebbene queste graduatorie abbiano dei limiti intrinsechi, sono accettate dalla comunità come indi-rizzo di riferimento. In questo senso sono per noi importanti perché influenzano i potenziali studenti (soprattutto stranieri) e in generale la platea dei soggetti con cui interagiamo, con una ricaduta positiva nella stipula anche degli accordi internazionali. L’auspicio è che anche questo risultato possa rappresentare un ulteriore investimento per il futuro dei nostri giovani e che Bergamo venga percepita sempre più come una attrat-tiva città universitaria».«Il risultato conseguito conferma nuova-mente la bontà della direzione presa da UniBG – commenta il prorettore alla ricerca Paolo Buonanno – I significativi

Continua la scalata nella classifica della Serie A degli atenei più prestigiosi: quello bergamasco passa dal 18esimo al 15esimo posto in Italia. Il rettore Morzenti Pellegrini: «Efficacia delle strategie messe in atto»

Cultura

miglioramenti negli indicatori legati alla ricerca e alle citazioni testimoniano come gli sforzi dell'ateneo si siano tradotti in incre-mento sia della qualità sia dell'impatto della ricerca prodotta». «I parametri considerati nella valutazione del ranking sono tutti sostanzialmente migliorati – spiega il prorettore all'Inter-nazionalizzazione Matteo Kalchschmidt – In particolare l’attrattività internazionale è risultata significativamente migliorata, segno evidente dei continui risultati che la strategia dell’ateneo sta portando. Confi-diamo che nei prossimi anni il numero di studenti stranieri continuerà a crescere stimolando ancor di più la nostra apertura internazionale».

78 OTT-NOV 2017

Halloween si festeggia a Leolandia

D al 7 ottobre al 19 novembre Leolandia - il parco più amato d ’ I t a l i a n e l l a c l a s s i f i c a d i

TripAdvisor - si trasforma per «HalLEO-ween», l’unica festa delle streghe a misura di bambino. Al parco, per oltre un mese, grandi e piccini respireranno un’atmosfera da notte delle streghe, con tanta magia e senza paura. A dare il via alla festa sarà Leo Stregone, la simpatica mascotte di Leolandia, che attenderà gli ospiti con il suo fumante pentolone carico di pozione magica del divertimento e aprirà le porte del parco «sotto incantesimo». Cowboy Town, la città del vecchio West, cambierà volto per lasciare spazio ad

HalLEOween Town dove tonnellate di zucche giganti coloreranno tutto di aran-cione e streghette pasticcione e dispettosi fantasmini invaderanno l’area con tutta la loro bu�a allegria. Ma non solo, anche i cowboy, le ragazze del saloon, i cercatori d’oro e gli indiani cederanno il posto a spaventapasseri, gattini, ragnetti e piccoli pipistrelli che prenderanno d’assalto le giostre più amate come il Mine Train e il Gold River.A stupire i visitatori 3 grandissime novità al via dal 7 ottobre: il primo Festival delle Scope Magiche, il nuovo sorprendente spettacolo di HalLEOween Il Castello dei segreti e l’eccezionale parata a tema che farà ballare tutti al passo di streghette, maghi e vampirelli.

Il parco più amato d’Italia, a Capriate San Gervasio, dal 7 ottobre al 19 novembre si trasforma per l’unica festa delle streghe a misura di bambino. C’è pure il primo Festival delle Scope Magiche

Cultura

Per completare la festa, anche Peppa Pig e il suo fratellino George saranno travestiti per l’occasione. E ancora Geronimo Stilton, Masha e Orso e il Trenino �omas.

CONOSCERETanti percorsi, un punto di partenza

Uniti dalla voglia di

w w w . u n i b g . i t

GIURISPRUDENZA

LINGUE, LETTERATURE E CULTURE STRANIERE SCIENZE AZIENDALI, ECONOMICHE E METODI QUANTITATIVI

LETTERE, FILOSOFIA, COMUNICAZIONE

INGEGNERIA

SCIENZE UMANE E SOCIALI