FFMagazine n° 19

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TORRENTE CAMPOVECCHIO

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rivista italiana di pesca a mosca gratuita

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TORRENTE CAMPOVECCHIO

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Rivista di Pesca a Mosca

Rivista bimestrale a pubblicazione online registrata presso il Tribunale di Modena il 09/07/2009 prot. n°1963

LA PRIMA RIVISTA ITALIANA DI PESCA A MOSCA ONLINE GRATUITA

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n°19

LA PRIMA RIVISTA ITALIANA DI PESCA A MOSCA ONLINE GRATUITA Marzo-Maggio 2013

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Direttore ResponsabileBaroni Franco

Direttore EditorialeMondini Alberto

GraficiMondini AlbertoAntonio Napolitano

CoordinatoreRedazionaleMagliocco Massimo

CollaboratoriMassimo MatteuzziBorriero MorenoMarco TerzaniMichele MalaguginiStefano RoviaroRoberto Miceli

Distribuzione WEBPubblicazioneBimestrale RegistrazionePresso il Tribunale diModena n° 1963 del09/07/2009 Rivista Gratuita -

Pubblicità Franco BaroniTel. 3343328889

e-mai: [email protected]

Tutti i Diritti RiservatiFFMagazinewww.ffmagazine.com

KapokRemo Blasi Aleka

Massimo Magliocco

Split & Glued by VincentC. MarinaroBruno Generali

BlackbayMarco Vidale

L’inverno a PeraroloAngelo Piller

Lago AcquapartitaLuca Castellani

Mosca secca bilanciataAlberto Mondini

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Nuova stagione di pesca

Chi di noi in questo freddo inverno appena pas-sato non vede l’ora che arrivi la primavera per poterfinalmente respirare un po’ ? Ora che le giornate sisono allungate ed il sole ci riscalda un poco, “è bellosentire il tepore del sole addosso”. La pesca allatrota è aperta in quasi tutta Italia. Inizia cosi iltempo delle splendide giornate di pesca da mattinadi buon ora ,al bar con gli amici bevendo un buoncappuccino, fino a sera ritornando alla nostra mac-china con l’aiuto di una pila stanchi ma felici. L’apertura di quella che possiamo chiamare la“nuova” stagione, cioè quella primaverile/estiva,che sta iniziando ricca di incontri, dalle fiere allegare di costruzione e dimostrazioni di lancio che lescuole si apprestano a programmare, o agli incontricon trote,temoli, cavedani, lucci, ecc. che riempiran-no quelle ore di luce che la stagione calda ci regale-rà. Insomma, è ora di mettere in mostra tutto illavoro fatto in inverno, passato a riorganizzare inostri materiali, pulizia della coda, della canna eingrassaggio del mulinello, a costruire centinaia diartificiali aspettando la successiva apertura.

Alberto Mondini

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Inverno a PeraroloInverno a Perarolo

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Inverno a PeraroloInverno a Perarolo

Angelo Piller

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Per un pescatore appassio-nato il periodo di chiusura èsempre troppo lungo. Difficil-mente riesco a sopportare unprolungato distacco dal fiume,tanto che già pochi giornidopo il fermo pesca, mi trovospesso a passeggiare lungo lerive del mio corso d’acquapreferito.Con l’arrivo dell’inverno le miepiccole escursioni diventano an-cora più interessanti perché letrote iniziano a prepararsi per lafrega e perdono la loro innata ti-midezza, per portarsi dove l’ac-qua è poco profonda. Se poi ilmomento della frega coincidecon le prime nevicate, allora tuttodiventa ancora più magico. Sulfiume l’unica presenza visibilesono le impronte dei mufloni e diqualche cervo. Ovviamente nonmancano gli aironi per i quali lafrega delle trote rappresenta,purtroppo per noi e per le stessetrote, una ghiotta occasione.Lungo le sponde innevate è fintroppo facile capire cosa staschiudendo: la sagoma scura diplecotteri del tipo Leuctra Fuscae di migliaia di piccoli chironomisi individua facilmente sul biancomanto nevoso. A volte, durante

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le due ore più calde della giornata, è possibile scorgere le bollatedi trote e temoli, tutte dedicate agli emergenti di chironomi. C’è chidice che in inverno il fiume riposa, invece a parer mio è una sta-gione come tutte le altre, e come le altre stagioni ha le sue parti-colari caratteristiche: i suoi insetti, i pesci che concentrano l’attivitàin pochi momenti e soprattutto il silenzio così difficile da trovaredurante le altre stagioni. Il paese è semideserto: qualche rara mac-china di passaggio rompe di rado la quiete che regna su tutta la val-lata.

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A fine febbraio, però, si percepisce che qualcosa sta cambiando.La temperatura inizia a farsi più mite, le schiuse dei chironomi au-mentano e sembra che anche il Piave scorra più veloce, che sia unpo’stufo di tutto questo freddo, un po’come le giornate che si ap-propriano, giorno dopo giorno, di preziosi minuti di luce.Nella lama un veloce riflesso violaceo tradisce l’arrivo della nuovastagione con il primo temolo che inizia la ricerca del letto di fregaideale. L’inverno è quasi finito, e la natura si appresta ad usare iprimi colori della primavera.

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PARCOLAGHI ACQUAPARTITAPARCOLAGHI ACQUAPARTITA

L’uscita di questo numero coincide con l’inizio del periodo miglioreper la pesca ai salmonidi nei nostri laghi. L’ultima volta abbiamoparlato del lago gestito dai ragazzi del Loch Style FlyFishing Club,questa volta vorrei raccontare di un’altra iniziativa che ci per-mette tra l’altro anche di non appendere la canna al chiodo du-rante il periodo invernale, nata dalla mente dell’eclettico avvocatoStefano Tinarelli : il Parco Laghi Acquapartita.

Luca Castellani

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Il parco laghi e nato negli anni 1999/2000 con la progressiva acquisizione da parte di una società privata dei diritti di pesca su una serie dilaghi e laghetti appenninici di dimensioni medio piccole, per complessivi 18 specchi di acqua di varie dimensioni, di cui attualmente 13 sono aperti alla pesca.

Si tratta di bacini quasi tutti di origine naturale, tranne i tre laghetti realizzati a scopo idroelettrico ad Alfero, alimentati da sorgenti ed acque superficiali , sitisulle pendici del monte Comero, in provincia di Forli/Cesena, non molto lontani dal crinale appenninico su cui insiste in Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.La maggior parte dei laghi si sono formati nel 1850 a seguito di un imponente evento franoso, dovuto ad un evento sismico di grandi proporzioni, che ha prodotto la formazione degli invasi, di tipologia assolutamente anomala in un ambiente appenninico.I laghi hanno fondali in parte rocciosi, ed in parte di arenaria e sabbia, con rilevante apporto di acque superficiali assai ricche di sostanze nutritive, che favoriscono un notevole sviluppo della fauna ittica, composta da salmonidi, ciprinidi ed altri predatori come lucci, persici reali, bass e lucioperca.Sin dall’inizio la gestione e stata improntata a criteri di gestione scientifica della popolazione ittica, oggi in notevole equilibrio con esemplari di molte specie didimensioni assai differenziate ed in gran parte in grado di autostenersi per riproduzione spontanea, il che consente la pesca ricreativa su pesci selvatici od ambientati nei laghi da lungo tempo.Particolare attenzione e stata data alla ricerca ad all’ambientamento di ceppi di trota europea (brown trout) di origine lacustre, e provenienti da popolazioni selvatiche pure centro-europee selezionate in base a ricerche genetiche e compromesse dall’addomesticamento.La pesca sin dall’inizio e stata improntata al rilascio del pescato, ed all’uso di esche artificiali ad amo singolo privo di ardiglione.

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Il parco laghi e nato negli anni 1999/2000 con la progressiva acquisizione da parte di una società privata dei diritti di pesca su una serie dilaghi e laghetti appenninici di dimensioni medio piccole, per complessivi 18 specchi di acqua di varie dimensioni, di cui attualmente 13 sono aperti alla pesca.

Si tratta di bacini quasi tutti di origine naturale, tranne i tre laghetti realizzati a scopo idroelettrico ad Alfero, alimentati da sorgenti ed acque superficiali , sitisulle pendici del monte Comero, in provincia di Forli/Cesena, non molto lontani dal crinale appenninico su cui insiste in Parco Nazionale delle Foreste Casenti-

La maggior parte dei laghi si sono formati nel 1850 a seguito di un imponente evento franoso, dovuto ad un evento sismico di grandi proporzioni, che ha pro-dotto la formazione degli invasi, di tipologia assolutamente anomala in un ambiente appenninico.I laghi hanno fondali in parte rocciosi, ed in parte di arenaria e sabbia, con rilevante apporto di acque superficiali assai ricche di sostanze nutritive, che favori-scono un notevole sviluppo della fauna ittica, composta da salmonidi, ciprinidi ed altri predatori come lucci, persici reali, bass e lucioperca.Sin dall’inizio la gestione e stata improntata a criteri di gestione scientifica della popolazione ittica, oggi in notevole equilibrio con esemplari di molte specie didimensioni assai differenziate ed in gran parte in grado di autostenersi per riproduzione spontanea, il che consente la pesca ricreativa su pesci selvatici od am-

Particolare attenzione e stata data alla ricerca ad all’ambientamento di ceppi di trota europea (brown trout) di origine lacustre, e provenienti da popolazioni sel-vatiche pure centro-europee selezionate in base a ricerche genetiche e compromesse dall’addomesticamento.La pesca sin dall’inizio e stata improntata al rilascio del pescato, ed all’uso di esche artificiali ad amo singolo privo di ardiglione.

Avvocato Stefano Tinarell

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Tutte le stagioni sono buone

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Tale regolamento e stato via via esteso a quasi tutti ilaghi, dove oggi pertanto si registra la presenza di esemplari di note-

voli dimensioni di varie specie.La disciplina più praticata in tutti i laghi e quella della pesca con la moscaartificiale, alla quale e stato riservato in via esclusiva uno dei laghi piu im-portanti, (Lago Lungo) seguita dallo spinning pure praticato in quasi tuttii laghi.

Alessandro e la sua lacustre

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Fabio al algo Lungo

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La pesca e consentita per l’intero arco dell’anno. La rea-lizzazione dell’attuale stato di cose e stata frutto di un processo assai

complesso, che ha riguardato sia la creazione di una importante popola-zione ittica, e sia la divulgazione e la pratica di tecniche di pesca prevalen-temente con l’uso degli artificiali e con ogni accorgimento utile al maggiorrispetto possibile della fauna ittica. Lo sforzo fatto e stato incentrato so-prattutto nella ricerca di dar vita a condizioni di pescosita’ del tutto simi-lare a quelle esistenti in ambienti del tutto naturali , quindi basata sullapresenza di pesci selvatici od ambientati, sia pure certamente presenti inpopolazioni numerose a causa della eliminazione di ogni forma di prelievoin quasi tutti i laghi.L’inserimento in un contesto ambientali in cui predominano le distese bo-scose, la assenza di ogni forma di inquinamento e la altissima qualità delleacque favoriscono lo sviluppo della fauna acquatica e la presenza in grannumero di insetti sia acquatici che terrestri che costituiscono una fonte assaiimportante di alimentazione dei pesci e certo favoriscono, con la presenzadi schiuse e sciamature, la pratica della pesca a mosca in ogni stagione.Vado a pescare al parco laghi più volte durante tutto l’arco della stagione,e mi sono fatto l’idea che i mesi migliori per le catture dei salmonidi vannoda marzo a giugno ( specialmente per chi ama la tecnica lock-style con iltrenino di tre chironomi o di sommerse classiche britanniche) per riprenderepoi il picco massimo a settembre fino all’inizio di dicembre. Poi arriva ilperiodo della frega e tutto si complica ancora di più, se fosse possibile.

La maggior parte dei pescatori a mosca hanno un approccio

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Puo capitare anche questo

alla pesca al lago come con <la volpe e l’uva>. Non glipiace perché…………… lo lascio immaginare. A voler essere obbiettivi

si deve riconosce che è una pesca tecnica e non alla portata di chi è abi-tuato a dedicare le proprie uscite soltanto in torrente, dove a lanciare die-tro il masso sporgente al centro della corrente o sotto la riva dietro il troncosemi sommerso è la situazione più complicata della giornata. In fondo lapesca è un piacere intimo ed è giusto rispettare le proprie esigenze ed ipropri gusti. Ognuno si diverte come vuole, ma la difficoltà che molti ri-scontrano nella pesca in lago con la mosca è dovuta anche al fatto che intanti “ripiegano” a praticare questa tecnica soltanto nei mesi centrali del-l’inverno. I più ostici per fare questa esperienza.I meno adatti per avere dei buoni risultati. Specialmente per i neofiti. Ilmio consiglio, se a qualcuno può interessare, sarebbe quello di sfruttarequesto periodo spendendo qualche uscita in più sul lago dove c’è il rischiodi avere un buon riscontro di successi e tralasciare un po’ la pesca alla trotanei torrenti, dove in questa fase della stagione “il cappottino”, o al mas-simo prendere due trotine nelle ore centrali della giornata , se va bene,sono sempre in agguato, mentre nel lago l’attività in questo periodo èbuona tutto il giorno. Tutte le tecniche da lago ora cominciano ad essereefficaci, code galleggianti, intermedie e affondanti tornano utili se-

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In alto coppia di lacustri

A destra lcustre del lago dei ponti

condo le differenti ore del dì. Un “coup de soir”fatto in una sera d’aprile, di maggio o giugno, per quelli che pe-

scano soltanto a secca, avranno difficoltà a dimenticarselo per ilpiacere provato. Devo dire che tra i laghi del comprensorio del ParcoLaghi, il Lago dei Pontini (mosca & spinning) è il mio preferito, forsequello dove ho capito meglio i fondali. Anche se spero sempre di nontrovare degli spinningofili quando voglio pescare li. Nel Lago Lungosi pesca soltanto con la mosca artificiale, ma per la profondità con-sistente dell’acqua la pesca è abbastanza ostica quando le

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trote si abbassano in pro-fondità. Quello che mi piace di più è

quello di Acquapartita. Quando invece hoqualche cliente fissato per il “dryfly only” ac-compagnarlo lungo il percorso “Fario” èl’ideale. In merito agl’appassionati dellamosca secca mi ricordo un episodio del 5maggio 2001. Stranamente mi ricordo ladata perché ero con amico interista, ed eramolto triste. Non vorrei infierire, ma dallafine delle partite e dalla perdita dello scu-detto da parte dell’Inter (non sono tifoso ju-ventino) all’imbrunire si è consolato:abbiamo catturato più di una cinquantina ditrote a testa con una semplice Cernobyl nerasull’amo dell’otto. In conclusione non c’è chedire, il Parco Laghi è pieno di pesci, non solodi salmonidi. E’ alla portata di tutte le esi-genze dei pescatori, sia neofiti od espertianche perché i laghi sono strapieni di pesci.Si possono spendere delle giornate di pescali anche solo per mettere a punto mosche etecniche di pesca, con il numero di trote pre-senti è abbastanza facile valutare più o menol’efficacia dell’esperimento che si sta por-tando avanti. Se qualcuno vorrà provare nonha che da contattarmi.Un grazie di cuore all’avvocato Tinarelli peril coraggio e la lungimiranza che hai avutonel portare avanti questa realtà che oramai èfamosa anche fuori dai nostri confini.

Luca Castellaniwww.lucacastellani.it

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Spazio LiberoSpazio Libero

3343328889

[email protected]

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Spazio LiberoSpazio Libero

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BlackBay lodge BlackBay lodge

Marco Vidale

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A mio modesto parere non esagero se scrivo che BlackBay lodge è la rea-lizzazione di ogni feticistica fantasia degli appassionati della pesca al luccio:e non mi riferisco alle barche in alluminio di ultima generazione di cui sisono muniti i ragazzi, non mi riferisco alle esche che vi possono mettere adisposizione, non mi riferisco neppure allo scenario che vi si staglia davantiagli occhi al vostro arrivo al lodge! Perché, l’aspetto che mi è rimasto piùimpresso di quando sono stato a trovarli durante il loro anno di prepara-zione, è la loro passione! Passione che si traduce in preparazione e com-petenza, rendendo una vostra eventuale visita, un vero e proprio corso fullimmersion sul luccio, e che vi da la possibilità di toccare con mano i risul-tati quando tornate a pescare nelle vostre acque! Ma andiamo con ordine…come nasce questo progetto? BlackBay lodgenasce dall’idea di Nicola e di Riccardo (entrambi già guide professioniste)di assecondare la loro mania per l’esocide, l’amore per l’Irlanda, ma so-prattutto per dare ai clienti la loro versione di cosa dovrebbe essere unaviaggio di pesca nella terra di smeraldo.Il lodge si trova nella contea di Clare nella parte occidentale dell’isola, edomina dall’alto una delle innumerevoli baie della sponda occidentale delLough Derg: pare quasi superfluo dire che il posto scelto dai ragazzi, dalpunto di vista paesaggistico sia splendido, e l’Irlanda, coi suoi cieli, i suoicolori, la sua atmosfera tersa e limpida ci ha messo molto di suo per ren-dere la mia esperienza indimenticabile; abituato alla “cappa” di foschia ti-pica della pianura padana in agosto, quando sono arrivato lì, mi pareva diguardare un televisore HD con il contrasto al massimo.Le tipologie degli spot che offrono le acque attorno al lodge sono molte, e,soprattutto, molto diverse tra loro: si passa infatti dal pescare in piccolifiumi, all’esplorare grandi laghi, passando per tutta una serie di variantiquali laghi di dimensioni più contenute o fiumi dalla larghezza imponente.

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Il fiume di piccole dimensioni lo si può affrontare a piedeasciutto o col belly, ed è superfluo aggiungere che nelsecondo modo la perlustrazione dell’acqua è molto piùdettagliata, oltre che divertente: l’azione di pesca sarà ri-volta a sondare principalmente le sponde del corso d’ac-qua in prossimità di ostacoli e piante acquatiche perstimolare l’attacco del luccio, e, capita non di rado, chepesci di taglia aggrediscano lo streamer ad un metrodalla ciambella (!!!). La situazione tipica vi vede adagiatisul belly a discendere fiumi che attraversano pianure

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verdissime, pascoli che si estendono a perdita d’occhio, in cui l’impatto an-tropico è davvero ridotto al minimo, se non al nulla.Per ciò che riguarda il grande lago, o fiumi di generose dimensioni si passaall’uso della barca: l’azione di pesca in lago prevede tipicamente la sele-zione di uno spot su cui si andranno ad effettuare più passaggi in driftsopra di esso, alla ricerca del luccio di taglia, mentre invece, sul grandefiume si pescherà sempre a scendere spostansi di volta in volta sugli spotche sembrano promettere meglio.Sia in fiume che in lago si usano quasi esclusivamente due tipi di coda, lagalleggiante, e un’affondante di basso grado, non tanto per variare la pro-fondità di pesca, che viene fatta praticamente sempre entro il primo metrodalla superficie, ma per permettere ai diversi tipi di streamer di lavorare almeglio, a seconda del modo in cui sono stati costruiti e del tipo di recuperoche più si addice alle esche stesse.Le mosche che si lanciano sono principalmente tradizionali diver e bait-fish, ma, hanno una caratteristica principale: sono di dimensioni generose!

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Ai lucci irlandesi piacciono così! Si arriva tranquillamente attorno ai 20-25cm di esca, e per questo motivo, oltre che per la potenza dei pesci, è con-sigliabile armarsi di canne da 9 piedi per coda 10…e qui si apre un'altraquestione, perché fino ad ora non vi ho parlato dei lucci irlandesi: sonoanabolizzati e muscolosissimi! hanno delle livree pazzesche, perfettamentedefinite e, spesso, capita di salparne alcuni con l’interno della bocca sfumatain verde smeraldo (gli emerald pikes!); mi permetto inoltre di aggiungereche tirano come delle motrici, e saltano con tutto il corpo fuori dall’acqua!Personalmente non sono appassionato di numeri, ma per gli amanti del ge-nere, posso affermare che le taglie medie delle catture si vanno a collocare

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frequentemente tra i 95 e i 105 centimetri, con eccezionali esemplari over120 per 13 chili, e le catture, in una settimana in compagnia di Nicola eRiccardo, non mancheranno di certo!Un altro aspetto a cui purtroppo qui in Italia non siamo più abituati, è chela pressione di pesca è molto più bassa, la popolazione ittica è numerosis-sima, e non esistono praticamente immissioni programmate, quindi il pesceche si pesca è tutto autoctono, e questo dato di fatto, oltre che notarlonella bellezza degli esemplari catturati, lo si sente tutto in canna!Altra cosa che mi preme sottolineare è che quando si pesca in compagniadei ragazzi di BlackBay, il rispetto per il pesce è una priorità: i combatti-menti sono sempre protratti per il tempo più breve possibile, non viene mai

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utilizzato il boga grip o altri ganci simili per non rovinare le mandibole deipesci, e le barche sono sempre equipaggiate con guadini enormi e mate-rassini simili a quelli usati nel carp fishing, per consentire le operazioni dislamatura e reimmissione in acqua nel tempo più breve possibile!Se poi a tutto questo aggiungete un lodge con tutti i comfort e lo spazio dicui avete bisogno, le camere con vista lago, una zona costruzione, spo-gliatoio riscaldato e una cucina tipicamente italiana, direi che un viaggettoin Irlanda al Blackbay lodge vale la pena di farlo, sicuramente un’esperienzaindimenticabile! Link utiliwww.blackbaylodge.com

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Corso Corso FFMFFM ad ad Ascoli PicenoAscoli Piceno

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ad ad Ascoli PicenoAscoli PicenoMondini Alberto

“Corso di Perfezionamento – Stage Istruttori FFM”

Dal 23 al 25 Novembre 2012, la FFM ha organizzatoun Corso di Perfezionamento e in contemporanea,come uno Stage Istruttori.

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Dal 23 al 25 Novembre 2012, la FFM ha organizzato un Corso di Perfezio-namento e in contemporanea, come uno Stage Istruttori. Il tempo è stato clemente, e le attività delle Scuola si sono svolte congrande efficacia, grazie alle ottime strutture a disposizione ed al FiumeTronto, i campi sportivi di allenamento e l’albergo organizzato con spazi adisposizione per la discussione e la teoria, l’ospitalità Ascolana condita concene eccellenti, spiega bene perché la Scuola abbia qui ad Ascoli una dellesue sedi fisse.Quest’anno la FFM ha accolto tra le sue fila 3 nuovi Istruttori che proven-gono dalla lontana Inghilterra: Filip Bailey - Ian Hedley - Emanuele Gon-netto.Tre giorni e mezzo molto intensi che hanno permesso a tutti di provarenuove soluzioni di lancio, migliorare la tecnica individuale e provare con as-siduità i lanci fondamentali del proprio bagaglio tecnico.

Sotto e a destra: Istrut-tori mentre fanno unadimostrazione

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All’interno del programma è stato dato ampio spazio alla dimostrazione siasu prato sia in acqua, alla componente teorica, con i commenti delle nu-merose riprese Video e Photo effettuate ed infine allo scambio di opinionitra i partecipanti, sempre molto utili per aumentare la consapevolezza delledinamiche del lancio tecnico.Alla fine di questi 2 giorni e ½ la consegna dei Brevetti e Attestati di Par-tecipazione ha sancito la chiusura dei lavori e ha ritratto la soddisfazione nelvolto di tutti.Alcune considerazioni da parte di Antonio Napolitano:.Ascoli Piceno – In questa manifestazione l'emozione e la grande soddisfa-zione mi hanno accompagnato per l'intera giornata, questo perchè rico-prendo il “doppio ruolo”, come membro del Fly Fisherman Club e diistruttore della FFM ho potuto vivere la bellissima atmosfera che si è venuta

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a creare Immerso in un contesto divera passione e amicizia.Fly Fisherman Club con i quali ormaicondivido da tempo l'amicizia, la pas-sione della pesca a mosca e la vi-sione di tutelare e conservare per ilfuturo questo splendido contestodella ARS Tronto e Tutta la FFM FlyFishing Masters , ambiente fatto dicompetenti istruttori,esperti pesca-tori a mosca ma sopratutto da uo-mini con grandi valori umani.Che dire , veramente esperienza dacustodire nel tempo, davvero !Riporto quanto pubblicato il giornodopo da alcuni quotidiani e siti web:Grande partecipazione alla manife-stazione dedicata al Parco Fluvialeorganizzato dal Fly Fisherman Club diAscoli Piceno, sezione provincialeU.N.Pe.M. (Unione Nazionale Pesca-tori a Mosca). Un week-end volutoper sensibilizzare l’opinione pubblicada un lato, sulla valorizzazione deltratto fluviale ubicato all’interno delcentro abitato di Ascoli Piceno (ARSTronto) attraverso la divulgazionedella tecnica della pesca a mosca,dall’altro sulle enormi potenzialitàeco-turistiche del tratto del fiumeascolano. Il progetto, e’ stato avviatoormai da circa quattro anni in colla-borazione con la Provincia e con ilComune di Ascoli Piceno. Per la forterusticità dell’habitat del Tronto all’in-terno della città, la presenza di faunaselvatica quale istrici, nutrie,tassi,scoiattoli, aironi e qualche spo-radica presenza di ungulati, caratte-rizza questo sito e ne getta le basi

Massimo intervistatodalla TV locale

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per un futuro parco fluviale (Parco Fluviale ARS Tonto).La centrale idroelettrica ENEL sita alle porte della città di Ascoli Piceno ri-veste un ruolo decisivo per la valorizzazione dell’ARS Tronto, rilasciandoacqua di ottima qualità proveniente direttamente dai monti Sibillini e daimonti della Laga: questa condizione istaura dei regimi chimico-fisici nell’al-veo fluviale particolarmente vantaggiosi per la vita dei salmonidi (tempe-rature basse pressoché durante tutto l’anno e abbondante presenza difauna bentonica). In tutto il centro Italia, nel versante dell’Adriatico, è pres-soché impossibile ritrovare delle realtà fluviali similari, ossia acque da sal-monidi a 20/25 km dal mare.Il Fly Fisherman Club sta inoltre cercando con tali iniziative di coinvolgere

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Sopra: la sala del Fisherman Club utilizzata per lateoria

A sinistra: alcuni Istruttori, da sinistra di spalleMondini, Miceli, Roviaro, Terzani, Roncolato.

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Fishing Masters presieduta da Mas-simo Magliocco, ha deciso di effet-tuare uno stage formativo per ipropri istruttori ad Ascoli proprio inconcomitanza con la manifestazionedei giorni scorsi. Un ringraziamentoparticolare da parte del Fly Fisher-man Club, va all’assessore allo sportBrugni Massimiliano per la disponibi-lità e la fiducia nelle varie iniziativeorganizzate, al funzionario della Pro-vincia Filiaggi Alessandro per l’ap-poggio nella gestione operativadell’ARS Tronto e ad ENEL SPA spon-sor ufficiale della manifestazione.

Arrivederci al prossimo anno adAscoli!

le nuove generazioni, per cercare diavvicinare i giovani alla natura, far ri-scoprire loro il fascino di essere im-mersi in un ambiente fluviale senzanecessariamente percorrere decinedi chilometri in auto. Ovviamentetutto ciò attraverso la pesca a moscaed una rigorosa pratica del NO KILL.si stanno inoltre organizzando corsispecifici per bambini/ragazzi sia dicostruzione degli artificiali che di lan-cio tecnico che si svolgeranno du-rante le vacanze natalizie: info sulsito www.flyfisherman.it.A testimonianza dei risultati ottenutie del sempre più vivo interesse pertale progetto, una delle maggioriscuole italiane di lancio tecnico la Fly

In alto da sin: Napolitano Baylei,Luzzi, Magliocco, Gonnetto, Hedley.

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Spazio LiberoSpazio Libero

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[email protected]

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Spazio LiberoSpazio Libero

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[email protected]

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Alberto Mondini

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amo 14/16 gambo drittofilo di montaggio marrone

recidere l’eccedenza delle codetranne 2fissarle circa a meta dell’amoincrociandole

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fissare le code sintetiche 3 o 4

fissare alla curvatura dell’amo 2o 4 sezioni di penna, in questocaso condor

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avvolgere il condor per formare ilcorpo e fermatevi appena dopo ledue sezioni di code tenendole inverticale

avvolgere il grizli dellaquantità desiderata

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fissare una ackles di gallo grizliavendo cura di scegliere unapiuma con le barbule più lungherispetto all’amo in uso

prendere una alla volta le porzioni di condor e

prtarle verso l’occhiello incrociandole da sotto

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particolare delle due sezioni di condor

incrociate

fare il nodo di chiusura e recidere il

condor in eccedenza

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accorciare a piacere le due sezioni di code che

fanno da bilanciere, a mosca finita nessun pelo

di grizli sotto, la mosca è piatta

tagliare qualche pelo che accidentalmente

vi è sfuggito nell’incrocio del condor

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KAPOK

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KAPOKRemo Blasi

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Idea e testo REMO BLASICon la partecipazione di WALTER LUZIFoto video ANTONIO NAPOLITANOSi ringrazia per la disponibilità e partecipazione il Fly Fisherman Club di Ascoli piceno

Quando ci si cimenta con l'arte del fly tying, non si può non risvegliare inognuno di noi quello spirito esplorativo, degno del miglior Indiana Jonesalla ricerca del Sacro Graal.E giù a trascorrer serate, sperimentando materiali su materiali fino aquando, in una di queste, pensate di aver trovato l'uovo di Colombo e sod-disfatti dite tra voi : “adesso sì che posso andare a letto”.Poi qualche giorno dopo, rileggendo per l'ennesima volta, una delle centi-naia di riviste, che nel corso degli anni hanno attanagliato la libreria dellostudio, ci si rende conto di non aver inventato nulla e che tutto era solofrutto della mente che in maniera subliminale aveva immagazzinato resti-tuendocelo beffardamente solo dopo tanto tempo.Ma non ci perdiamo d'animo e ripartiamo subito alla ricerca del nostro“Sacro Graal”, illudendoci ogni volta di averlo trovato, per poi scoprire an-cora una volta di essere arrivati secondi, terzi, quarti, ecc. .A parte questa introduzione “mistico-avventurosa” voglio proporvi quella

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Si ringrazia per la disponibilità e partecipazione il Fly Fisherman Club di Ascoli piceno

che è stata, a suo tempo, la mia esperienza con un materiale che, una voltaconosciuto, è difficile farne a meno: il kapok.Mi trovavo in un negozio di animali intento a comprare del cibo per il cri-ceto di mio figlio, quando fui attratto da una sorta di banana essiccata dallaquale fuoriusciva del materiale simile a lanugine.Rimasi così impressionato da questa “nuvola”, tant'era la leggiadria che lacaratterizzava, che si accese subito la lampadina.Incuriosito, chiesi cosa fosse, ed il commesso, di tutto punto, mi disse conuna certa sufficienza che si trattava di un baccello del kapok (come se io edil kapok fossimo amici da lustri) la cui fibra veniva utilizzata dai roditori conun duplice scopo: il primo per costruire il posto del riposino, il secondo, uti-lizzando l'involucro esterno, per esercitarsi nel loro rodere quotidiano.Ne acquistai subito uno e appena tornato a casa, come un bimbo col nuovogiocattolo, iniziò la mia avventura che tutt'oggi continua. Lo utilizzai in so-stituzione del solito dubbing nella costruzione di una piccola spinner.

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Provato in pesca ne rimasiestasiato a tal punto da por-tarlo, come se fosse l'inven-zione del secolo, allasuccessiva riunione del clubcui faccio parte. Ne parlai tuttofiero con un amico, nonchéuno dei costruttori più bravidel panorama nazionale (e nonsolo): Walter Luzi.Walter appena mi videesclamò ”e tu che ci fai colkapok?”. D'un colpo il pioniereche si era accasato in me fubruscamente sfrattato dallaconoscenza di un uomo che,tengo ancora a sottolineare,non ha da invidiare a nessunoin fatto di fly tying.Con la contagiosa passione chelo contraddistingue, iniziò aparlarmi dei suoi aneddoti le-gati al kapok come quando,nell'ormai lontano 1988, lui edun suo amico ne presero afrotte da un tappezziere ci-mentandosi nella non facileopera della tinteggiatura. Ma un vero amico non è invi-dioso e, soprattutto è pronto acondividere le proprie cono-scenze; così Walter non esita asuggerirmi di potere iniziare acolorare il mio Kapok utiliz-zando i colori alimentari, facil-mente reperibili e, notizia utiledi questi tempi, soprattutto abuon mercato.Il procedimento è piuttostosemplice. Basta munirsi di un

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pentolino (possibilmente bianco smaltato per rilevare meglio il colore otte-nuto) dove, insieme a dell'acqua, vanno miscelati i colori a proprio piaci-mento. Una volta ottenuta la tonalità giusta si porta tutto ad unatemperatura di circa 70-80° aggiungendo un pizzico di sale per agevolareil fissaggio. A questo punto non resta che prendere la quantità di kapokdesiderata e, dopo averlo vaporizzato e bagnato, lo si immerge per circa 20minuti. Una volta tolto, va asciugato, senza strizzarlo troppo, in un luogoasciutto. Attendete una giornata ed avrete un dubbing da sogno pronto perl'uso.Ora, qualcuno di voi si chiederà cosa ha di speciale questo benedetto kapokche altri materiali non hanno. Ve lo dico subito.

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Il kapok, in realtà, è una pianta della famiglia delle Bombacaceae, può rag-giungere un'altezza di 70 metri, un diametro di circa 3 metri e vive nellezone prossime all'equatore (sia in America che in Africa che in Asia). Ciò chenoi utilizziamo è il suo frutto il cui contenuto rappresenta la fibra naturalepiù leggera al mondo, cava e con circa l'80% d'aria incorporata. Vien da séche sia galleggiabile come pochi altri materiali in circolazione.Beh, sperando di aver acceso una scintilla a quei pochi che non lo cono-scevano e di aver risvegliato quello spirito pionieristico a chi l'avesse un po'assopito, non mi resta che augurarvi buona costruzione.... ovviamente colkapok.

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Quando si dice che un nome, un logo o un particolare ci“prende” e ci costringe ad approfondire ciò che c’è dietro, èassolutamente vero !

Chi mi conosce sa che difficilmente accosto il mio nome a marche che nonmi danno garanzia. Quando per la prima volta mi ha contattato John Openshaw, presidentedella Aleka Sposts LLC , chiedendomi la mia disponibilità ad una collabora-zione tecnica con la sua azienda, non credevo che la cosa mi “prendesse”così tanto anche perché di esperienze con altre aziende con le quali ho la-vorato e alle quali ho progettato canne e code, ne ho avute diverse, ma chiper un motivo chi per un altro, non mi hanno mai dato quella piena soddi-sfazione che un’azienda deve dare e, di conseguenza a ciò, con nessuna hounito il mio nome in modo così stretto da farmi sentire veramente parte delprogetto.Con Aleka il discorso è stato completamente diverso poiché ho trovato inessa quel qualcosa che mi ha dato soddisfazione da subito, primo le ideechiare e gli obbiettivi che volevano raggiungere, poi la straordinaria orga-nizzazione classica degli anglosassoni. Rimaneva a questo punto la qualitàdei materiali fino ad allora commercializzati, ma vedendoli e testando i loroprodotti, mi sono reso conto della loro ottima qualità. Marchio Anglo-americano, Aleka è un brand giovane ma che racchiude in setutti gli elementi giusti per poter soddisfare il pescatore a mosca, qualità,garanzia del magazzino, nel senso che la merce in listino è sempre pre-sente, servizio impeccabile e non ultimo, i prezzi dei prodotti.In questo momento di recessione tutti sappiamo che i primi beni che nefanno le spese sono quelli dedicati ad attività ludiche, come la pesca, eAleka ha deciso di proporsi con dei prezzi alla portata di tutti, cercando diguadagnare il giusto e dare la possibilità al pescatore di poter praticare ilsuo hobby senza dover accendere un mutuo con una banca per acquistaremateriali.

Massimo Magliocco

A L E K AA L E K AAleka Sports “Catch the Moment”

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Attualmente Aleka ha in listino quattro serie di canne tutte denominate conla sigla A, la A3, A4, A6, A8, tutte facenti parte di un ben preciso segmentoe tutte straordinariamente leggere poichè costruite con tecnologia Arc™Technology , infatti sapete quanto pesa una 7’,6’’ ? Solo 66 grammi con-tro, ad esempio, 85 grammi per la stessa lunghezza di una marca moltoma molto più conosciuta !! Se parliamo un po’ nei dettagli delle serie Aleka in listino, non andrò certoa dire che con queste canne “si pesca di più perché sono precise e mettonola mosca dove vogliamo noi” perché sappiamo che una buona canna ti aiutanel lancio ma non lancia da sola, sei sempre tu a lanciare….Ecco, diciamocosì, che con queste canne possiamo lanciare meglio ed avere soddisfa-zione per avere tra le mani un ottimo prodotto a dei costi eccellenti, men-tre per le canne che pescano di più, lo lasciamo dire ad altri !!La serie A3Questa serie è apprezzata da coloro che chiedono ad una canna rispostenon particolarmente “spinte”, insomma coloro che amano un lancio più clas-sico di quello che ormai da noi si è piazzato al centro della tecnica.Ma nello stesso momento è una serie molto potente che riesce ad accu-mulare e restituire potenza.

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Vendute in due o quattro pezzi, questa serie è composta di sei modelli perla due pezzi che vanno da una 8’ # 4 a una 9’ # 9, mentre le quattro pezziin listino sono cinque, da una 9’ # 8 a una 10’ # 8, prezzi da 90 euro a 115complete di fodera, tubo e garanzia allegata al tubo.

La serie A4Chi ama la leggerezza e le buone performance ha con la serie A4 quello checerca.Canne rapide quanto basta per far viaggiare la coda ad alta velocità usandoanche code più leggere di quelle riportate sulla canna e nello stesso mo-mento canne per pescare più pesante con code di peso medio. Serie pro-posta in undici modelli di cui tre in due pezzi e otto in quattro, dalla 8’ alla10’ e prezzi da 110 euro a 125 complete di fodera, tubo e garanzia allegataal tubo.

La serie A6Questa è una serie di sole 9’ tutte in quattro pezzi destinata per la pescapotente in mare o per l’acqua ferma a lucci e black, le code sono 8,9,10,12e prezzi da 150 a 170 euro complete di fodera, tubo e garanzia allegata altubo.

La serie A8Questa è a mio avviso la serie più completa e più attraente. Tutte in quat-tro pezzi, queste canne coprono praticamente tutte le tecniche praticatedai pescatori, dalla 7’,6’’ per la secca in velocità per un lancio all’italiana,passando per le varie tecniche ninfa per finire alle canne più potenti per pe-sche in acque ferme. Undici modelli di straordinaria performance a partireda 130 euro fino a 150 complete di fodera, tubo e garanzia allegata al tubo.

Come potete vedere, Aleka offre ben 37 modelli di canne diverse rispon-denti alle più disparate esigenze che il pescatore a mosca moderno oggi ri-chiede da una canna.

Inoltre mulinelli, molto belli e funzionali, scatole porta mosche di ogni mi-sura e tipologia, code di topo alle quali tra un po’ si aggiungeranno altri mo-delli progettati dal sottoscritto, e poi mosche, giubbini, finali ecc., insomma,un repertorio completo e di sicura garanzia. Inoltre tra un paio di mesi usciranno due nuove serie di canne di cui, permotivi di carattere commerciale, non posso fare ulteriore menzione, conaltri mulinelli e finali, totalmente progettate da me e di cui vado orgoglioso.

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Mi sembra ovvio che non posso che dirne bene, sto facendo la parte del-l’oste, ma vi invito a provarle non appena saranno in listino. L’obbiettivo dell’azienda è quello di ricavarsi una fetta di mercato anche inItalia dal momento che, ormai, la grande maggioranza dei pescatori tendea ottimizzare il rapporto qualità prezzo, guardando con molto più interesseverso quelle aziende che possono offrire ottimi prodotti a dei prezzi accet-tabili dando così la possibilità a tutti di poter praticare il loro hobby conmaggior facilità. Inoltre Aleka si occupa anche di viaggi di pesca in tutto il mondo con ALEKAFEATURE OUTDOOR ADVENTURES, una organizzazione alla quale tutte lemigliori guide le mondo aderiscono e dove è facile farsi organizzare un belviaggio di pesca nelle più disparate parti del mondo. Per concludere diciamo che Aleka è un brand che si farà conoscere nel girodi poco tempo, per tutti i motivi che ho elencato sopra specialmente perl’alta qualità dei prodotti e per la sua impeccabile organizzazione classica deibritannici e degli americani.Come responsabile in Italia di Aleka, non mi resta altro da dire che potetevedere e provare i prodotti Aleka presso gli attuali rivenditori e per qualsiasiulteriore approfondimento, potete scrivermi qui: maxassimomagliocco.itwww.alekasports.com

Rivenditori

Ale & fly Ascoli

La casa della pesca Roma

May Fly Melegnano

Gerry sport Darfo Boario

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“Split & Glued by Vincent C. Marinaro”, “Split & Glued by Vincent C. Marinaro”, Pubblicato nel 2007, è uno dei lavori più belli e non scontati,tra quelli apparsi negli ultimi anni nell’ambito del bamboo rod-making. Gli autori Bill Harms e Tom Whittle hanno con-dotto una accurata ricerca, che ci consegna unasplendida e definitiva biografia di Vincent Marinaro.Tanti conoscono questo grande innovatore, ha raccontato lesue idee e la sua tecnica nei celebri libri “A Modern Dry FlyCode”, Putnam’s Sons, 1950 (rarissimo e costoso in prima edi-zione) e “In The Ring Of The Rise, Crown Publishers, 1976(anche questo raro in prima edizione, ma recuperabile con unpo’ di impegno). Marinaro è venerato negli Stati Uniti, notis-

simo per la sua tecnica di pesca, per avere ra-zionalizzato anni di osservazioni sulcomportamento delletrote e per le straordi-narie innovazioni di flytying, è ad esempiosuo il montaggio Tho-

rax. Ben pochi conoscono però il fattoche Vince è stato anche un rodmaker,ed è su questo aspetto che si con-centra l’indagine degli autori. BillHarms vive in Pennsylvania, ha insegnato trent’anni al Dickin-son College a Carlisle e costruisce canne in bamboo dal 1974,da metà degli anni novanta in maniera professionale. E’ da gio-

vane tra i rari amici di Marinaro e ha la possibilità diimparare la fine arte del costruttore, oltre ad avere ilprivilegio di essere suo compagno di pesca. TomWhittle, ingegnere, anche lui vive in Pennsylvania, dal1998 è Presidente della PA Fly Fishing Museum Asso-ciation. Allievo di George Maurer, da anni è costrut-

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“Split & Glued by Vincent C. Marinaro”, “Split & Glued by Vincent C. Marinaro”, tore professionista. Il libro è stato pubblicato in proprio da StonyCreek Rods (www.stonycreekrods.com) e qualche copia della“trade edition” è ancora disponibile, l’edizione limitata rilegatain pelle con cofanetto è invece introvabile da tempo. La curaeditoriale è ricca e ben documentata, centinaia di fotografied’epoca e tante illustrazioni dell’artista Kim Mellema imprezio-siscono l’opera. C’è anche una nutrita bibliografia, con riferi-menti alle prime edizioni, che offre tanti spunti per ulterioriletture.Vincent nasce nel 1911 in una famiglia dalle origini italiane espende la sua vita nelle campagnedella Pennsylvania, viaggia moltoper dedicarsi alla pesca, ma rara-mente con spostamenti di lungoraggio. Il suo contesto preferito èquello della pesca alla trota nei“Limestoner” della “north eastcost” degli Stati Uniti. Certamentenel suo cuore c’è il torrente Letortche, senza indugi, possiamo defi-nire il suo “home river”. A tratti èdivorato anche dalla febbre del

salmone atlantico, che esperisce prima neifiumi del Maine come il Penobscot (cheda il nome ad una delle sue canne più in-teressanti, una 9,6” per la coda 8). Poisuccessivamente in quelli canadesi, primain Nova Scotia sul Margaree, poi nel NewBrunswick, dove c’è più abbondanza dipesce, sul Miramichi. Il viaggio più impor-tante della sua vita è però certamente

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quello che lo porta in Europa, a visi-tare i chalckstream dello Hampshire,con leggendarie giornate di pescasullo Itchen e sul Test, ospite degliaristocratici club locali. Vince è uomodal carattere complicato ed intro-verso, vive la sua passione in ma-niera molto intensa, non è hobby,

ma un vero e proprio bisogno che lo consuma. Sono tante lepersone che negli anni lo hanno conosciuto e frequentato, mapoche quelle che sono riuscite ad entrare in autentica e strettarelazione con lui. Tra questi alcuni notissimi pescatori norda-mericani del secolo scorso. Sparse Grey Hackle (autore di “Fi-shless days, Angling Nights”, Crown, 1971), grande amico,giornalista di New York, presente nella pesca a mosca ameri-cana come il prezzemolo in cucina, è tra le persone che glistanno più vicine. Con Charlie Fox, anche lui au-tore di testi importanti, passa tanto tempo, tantegiornate di pesca, di osservazione e confronto. Vin-cent è riservato e geloso delle sue idee, con pochi altri si aprea confidenze. Anche Tom Maxwell gli è amico autentico, con luicondivide uscite di pesca e lezioni di lancio a Camp David con

l’allora Presidente degli Stati Uniti Jimmy Car-ter, appassionatissimo pescatore, che li vuoleaccanto a se, manifestando grande stima econfidenza personale. C’è anche parecchia tecnica in questo libro. Ilfilo che unisce il lavoro di Marinaro come rod-maker ai due autori è quello del “ConvexTaper”. In epoche diverse e con strumentiimpari, essi sono arrivati alle stesse conclu-sioni. Questo metodo costruttivo e di proget-tazione dei profili è ritenuto dai tre il più

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efficace. Hanno stimato in questo modo dipoter ottenere canne più “rapide” e “vitali” ri-spetto a quelle del periodo precedente, masenza aggiungere peso. Le canne di Vince

note ai ricercatori non sono tante, meno di venti in tutto, rea-lizzate tra il 1944 e il 1979, in buona parte custodite al PA FlyFishing Museum, per il volere della famiglia accessibili ai visita-tori. Pare che Vince non abbia mai costruito professionalmente,nel senso che non ha mai venduto le sue canne. Ha prodottoper se gli attrezzi che riteneva utili al suo lavoro. Le canne sonotutte testate, valutate e commentate da esperti lanciatori, i“taper” ricostruiti con dettagliate misure, quindi alla portata ditutti coloro che desiderano realizzarli. I due autori ci regalanoanche un buon numero di “taper” di loro produzione, più re-

centi, tutti originali e bendescritti. Un libro davveroricchissimo di storia, discampoli di vita di grandipescatori e anche di in-formazion tecniche, men-tre lo leggevo sono statopervaso dal desiderio chenon finisse mai. Quando

inevitabilmente è successo, non ho potuto fare a meno di met-tere mano alla pialla per realizzare una canna di Vince, in mododa portare nelle mie esperienze un pezzo di questa storia.

Bruno Generali

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