BergamoUp N° 9 giugno 2010
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STORIA DI COPERTINA:
Niniva Restaurant e Lounge Bar - AlmèA BERGAMO:
Intervista in esclusiva a Mauro MarinCASA UP:
Loft con giardinoA PASSEGGIO PER LA CITTà:
I BorghiLA CITTA’:
AlmèAPPUNTAMENTI CON L’ARTE:
11 giugno Lazzaretto - Bergamo
Simona Atzori in Kaos
25 giugno - Piazzetta Bergamo
Jazz: i migliori giovani talenti
dal 10 giugno al 9 luglio Teatro Sociale - Bergamo
Festival di Danza Contemporanea
EVENT:
Centro Porsche Bergamo;
20° Caffè del Viale di Dalmine;
Fotografare L’energia;
Inaugurazione de’ “Amo la Prugna”;
Mario Dondero;
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Mauro MarinIntervista esclusiva per Bergamo Up
Mauro MarinIntervista esclusiva per Bergamo Up
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BERGAMO2009giugno
www.bergamoup.it
“Molti pensano che avere talento sia una
fortuna; a nessuno viene in mente che la fortuna possa essere questione
di talento.”
Jacinto Benavente y Martinez
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Già un anno…
L’11 giugno la nostra rivista compie un anno. Durante questi mesi BergamoUp si è distinta per il
suo contributo alla valorizzazione delle diverse realtà locali, cercando sempre di dare il meglio.
E vogliamo continuare a farlo. Così, consapevoli che ogni processo evolutivo richiede una rottu-
ra degli schemi ormai consolidati, dopo un’attenta valutazione, abbiamo deciso di introdurre i
codici QR (p. 4). Tuttavia, poiché un’invenzione per potersi considerare fonte di progresso deve
permettere uno sviluppo e poiché siamo intimamente convinti che le differenze siano ricchezza
- ma non solo nella natura, anche nel pensiero - in questo 2010 dichiarato dalle Nazioni Unite
l’anno della biodiversità abbiamo deciso di utilizzare questa versione evoluta del codice a barre
oltre che per diffondere messaggi pubblicitari, anche per approfondire i nostri contenuti, per
dare delle “chicche” e collegare la carta stampata alla fonte d’informazione più democratica che
esista: Internet.
Insomma, lo avrete capito, siamo fervidi sostenitori dello sviluppo, ma non a tutti i costi. Ecco
perché, dopo aver introdotto pagine non patinate nel centro della nostra rivista, in questo nume-
ro per noi molto speciale diamo voce a chi da anni lavora per uno sviluppo sostenibile. Infatti,
questo mese potrete scoprire, o riscoprire, il ruolo fondamentale dei tetti verdi, delle costruzioni
autosufficienti e dell’industria ecocompatibile, e troverete preziose riflessioni sul tema nel nostro
ultimo Salottino Virtuale.
Ma siccome si può essere seri senza essere seriosi, non perdetevi la nostra intervista in esclusiva
al vincitore del Grande Fratello, Mauro Marin, e lo speciale Coppa del mondo 2010 perché, per
riprendere parole di Nelson Mandela, “Lo sport ha il potere di ispirare e unire la gente”, oserei
dire “come i nostri Alpini” a cui dedichiamo alcune nostre pagine.
Maryline JM-W
Caporedattrice
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Da questo mese BergamoUp ha deciso di cavalcare l’onda del codice QR per offrire ai suoi lettori
contenuti supplementari e ai suoi inserzionisti la possibilità di andare oltre le parole.
Quindi vediamo insieme cos’è il codice QR:
Questo quadratino puntinato è una vera e propria rivoluzione della comunicazione su supporto
cartaceo e non solo. Versione evoluta del codice a barre, permette di visionare video, pagine web
e messaggi di testo. Ideato dalla Denso-Wave in Giappone, ormai ha invaso le facciate dei grat-
tacieli, le etichette dei prodotti, i messaggi pubblicitari e le magliette di tutta Tokyo e non solo.
Il codice QR (Quick response: risposta rapida) si sta infatti diffondendo a gran velocità in tutta
Europa. Italia compresa. Ibm per esempio ha disseminato di mattonelle bianche con codici QR
pali, cestini, e altri possibili supporti in prossimità dei monumenti di Venezia, permettendo così ai
turisti di sapere dove si trovano e che monumento stanno ammirando con un semplice clic.
Come funziona:
Se il vostro telefonino non ha un lettore QR di serie, non importa! Basta un semplice telefono con
fotocamera che supporti java e poco più di 1 minuto e tre clic:
1.mandate un sms al +447797882325 scrivendo : i-nigma.
2.In pochi secondi vi arriverà un sms. Lanciate il download (dovrebbe riconoscere automatica-
mente il vostro cellulare altrimenti, scegliete a secondo del tipo di cellulare che avete, iPhone,
BlackBerry, o altro)
3.Finita l’istallazione, cliccate sull’icona del programma i-nigma.
4.Inquadrate questo codice:
E cliccate! Avrete così scoperto il contenuto del vostro primo QR!
Il servizio è completamente gratuito, pagate solo l’sms iniziale e l’eventuale navigazione internet
se il QR è un link ad un sito.
Codice QR
di Maryline JM-W
BergamoUp sempre più multimediale
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6
Tetti verdi78
Niniva Restaurant e Lounge Bar10
Intervista a Mauro Marin14
TECNODOMO home & yachting18
Casa Up24
Federico Pedersoli30
Antica Locanda Crotti32
Punto di Vista36
Medicina Estetica42
BergamoUp Model44
Incontri sportivi: Giacomo Ferrari50
Migrazioni - sviluppo sostenibile54
A passeggio per la città: I borghi58
Bel Pais: Almè62
39° Soap Box Rally66
Tecnologia: iPad76
Sommario
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Contaminazioni Contemporanee80
Uno psi per amico84
Andiamo per monti86
Scelte illuminate: Leroy Merlin90
Mondiali di calcio 201092
Stars in the city: Gianni Canova100
Obiettivo 2019104
Controcorrente108
Moda: Must have p/e 2010110
Dans les coulisses...112
Salottino Virtuale116
Parola all’Industria118
Parola al Risparmio120
Parola al Solare121
Parola al Nucleare122
La Governante Tilde124
Fotografare L’energia150
Amo la prugna152
Mario Dondero154
Volti di Alpini Bergamaschi156
Un tavolo per due128
Arte131
Vito Signorile136
Cesvi teatro Donizetti138
Un coro, mille voci140
Patrucco incontra Brassens142
Appuntamenti Giugno - Luglio144
Centro Porsche Bergamo146
20° Caffè del Viale148
faceberghem160
Oroscopo: Gemelli158
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8
Editore Pubblizeta DI EMANUELE ZARCONEVIA BRUNO BUOZZI, 5/A - 25125 BRESCIA [email protected]
Direttore Generale
Michele [email protected]
Direttore Responsabile
Luca [email protected]
Caporedattrice
Maryline [email protected]
Redazione
Raffaella RavasiAmministrazione
Claudia [email protected]
Art
BM ADV [email protected]
Impaginazione
Alessandro Di [email protected]
Pubbliche Relazioni
Enzo CutrìLuca FacoettiProgetto Grafico Originale
Raineri DesignSegreteria
Claudia [email protected]
Webwww.bergamoup.it
Stampa
Tipolitografia Pagani S.R.L.Fotografi
Matteo MottariSimone MontanariLaura Marinoni
BERGAMOUP, PERIODICO MENSILE DI INFORMAZIONELOCALE ISCRIZIONE PRESSO IL TRIBUNALE DI BERGAMO N° 16/2009 DEL 18 MAGGIO 2009.
CONCESSIONARIA PUBBLICITÀ E ABBONAMENTI: T: 035 23 66 61 - F: 035 23 66 61www.bmadv.it
REDAZIONE:[email protected] BERGAMO, VIA CASALINO, 5H
BERGAMOUP MAGAZINE TESTI E IMMAGINI DELLA PRESENTE PUB-BLICAZIONE NON POSSONO ESSERE RIPRODOTTI SENZA AUTORIZ-ZAZIONE FIRMATA DA PUBBLIZETA PRODUCTION
Hanno collaborato:Glenda Manzi, Nicola Catania, Sara Gusmini, Mario Tintori, Joseph Procino, Valentina Fradegrada, Roberto Sacchi, Vip International S.r.l., Prime s.r.l.
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In un open space di ben 330 metri ai quali si
uniscono gli 80 del dehors durante la bella
stagione, Fabio Vanini e la moglie Manuela,
accolgono i loro clienti a tre anni dall’aper-
tura del loro locale. Aperto 365 giorni l’anno
dalle 5.30 alle 2.00 del mattino, il Niniva è un
appuntamento fisso per Almè e non solo: co-
lazione, pranzo, pomeriggio e serata. «Il mio
collaudatissimo, professionale e affidabile
staff è composto da 18 dipendenti, una pic-
cola azienda, - racconta Fabio -, ci alterniamo
in due turni per garantire un servizio puntuale
ai nostri clienti nell’arco dell’intera giornata».
Colazione a partire dalle 5.30 di mattina con
Niniva
ottime brioches fresche di pasticceria, 180 al
dì durante la settimana e 500 nel fine setti-
mana, torte caserecce, - lo staff comprende
due cuochi -, e un ottimo cappuccino, «si dice
sia il più buono della zona: giusta tempera-
tura e perfetto equilibrio fra schiuma, caffè
e latte». Alle 11.00 al Niniva si organizza il
pranzo di mezzogiorno: menù a prezzo fisso,
piatti speciali e da giugno, menù speciale con
grigliate di pesce, pasta fatta in casa, fiorenti-
na, costate e… sarà una sorpresa! Alle 15.00,
concluso il pranzo, nuova trasformazione del
locale fino alle 18.00 in una sala da the: 36
tipi di cioccolate, 48 profumi di the, brioches,
di Raffaella Ravasi - Ph. Simone Montanari
Restaurant e Lounge Bar a Almè
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frolle e gelato artigianale. Assaggiamo la cre-
ma Niniva con frutta secca e canditi: fresca
e delicata. Alle 18.00 ha inizio l’Happy Hour
fino alle 21.30: nuovo cambio di look al Niniva
con un abbondante buffet e con al banco uno
dei migliori giovani barman sul mercato che
ci prepara il Niniva Fresch: kiwi, succo di limo-
ne, Absolut Citron e Lichy. Raffredda la coppa
da cocktail, nello shaker “pesta” 4 foglie di
menta con succo di limone, mezzo kiwi, un
po’ di zucchero liquido, 3/4 oz di Lichy e 1 ¼
oz di Absolut Citron. Il tutto shakerato e servi-
to, filtrandolo in coppetta da doppio cocktail:
colore puro con gusti base.
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12
Niniva
Lo proviamo: originale, fresco, leggermente
alcolico, capace di soddisfare tutti i gusti. Ma
non solo cocktails, al Niniva ci sono anche 80
etichette di vino rosso di tutta Italia e 30 fra
bollicine e bianco. Alle 21.30 ultima trasfor-
mazione del locale: «cambiamo la musica, si
abbassano le luci, si alza la musica e inizia la
serata: dopo cena o uno spuntino veloce fino
alle 2.00 del mattino». 300 coperti, un ban-
cone ad angolo di 11 metri per 3, un angolo
vini, whisky e grappe particolari con tavolino
e sgabelli in acciaio. Il Niniva organizza tutti i
mesi event per i suoi clienti, su prenotazione
organizza cene, feste, compleanni. Un locale
che si rinnova continuamente, al passo con
i tempi. Cosa ti soddisfa Fabio? «Vedere la
gente che entra nel mio locale ed esce con il
sorriso».
NINIVA
Restaurant e Lounge Bar
Via Milano, 42/A Almè
Tel.035/638123
www.niniva.it
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Mauro Marin
di Raffaella Ravasi - Ph. Simone Montanari
Intervista esclusiva per BergamoUp
Il vincitore del GF10 ci raggiunge a Bergamo
nella prima vera giornata di primavera (lune-
dì 17/5 ndr), pranziamo insieme per poi an-
dare nel cuore di Città Alta. Simpatico, buon
conversatore, occhi verdi profondi e intriganti,
Mauro è Mauro, quello che abbiamo seguito
durante la sua avventura mediatica. Lontano
da essere un vip, - ride quando glielo chiedia-
mo anche se per strada la gente continua a
chiamarlo e a fotografarlo -, ci racconta che
il 7 tatuato sul braccio è in ricordo del non-
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no, che il cappello, sempre del nonno, perso
all’uscita della casa gli è stato restituito da
un ragazzo napoletano dopo l’appello al TG5.
Mauro, il dottor Marin, ha un Diploma di Lau-
rea in Marketing e Gestione delle Imprese con-
seguito a Ca’ Foscari (Venezia) e continua ad
occuparsi dell’azienda di famiglia, il salumifi-
cio a Castelfranco Veneto (Treviso).
Da cosa iniziamo Mauro? Dalla tua ex che vo-
levi riconquistare durante il GF?
«Ci siamo sentiti due volte. Questo è il mio
anno sabbatico, quando mi ricapita? Caval-
co l’onda, poi penserò alla mia vita. A luglio
compio 30 anni, un’età di passaggio, spero
di accantonare più che posso e poi vedrò. Pri-
ma ero più “leggero”, ora vado dove mi porta
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il cuore e mangio volpe a colazione!» (e ride
ndr).
Domanda di rito: dove vai in vacanza?
«A giugno a Malta, ad agosto in Sardegna, un
po’ vacanza, un po’ lavoro. L’anno scorso ero,
ci devo pensare… d’estate lavoriamo molto, si
vendono più salumi, ero presissimo dal lavo-
ro, ho fatto solo brevi puntate al mare dalle
mie parti con gli amici».
Sei un tifoso?
«Interista e felicissimo per lo scudetto vinto
ieri (16/5 ndr). Questa sera festeggio a San
Siro indossando la maglia dell’Inter giocando
una partita di beneficienza. Il massimo, un
mio sogno da bambino!».
Allora parliamo dei Mondiali? Un pronostico?
Qualche rito scaramantico?
«Credo sia duro ripetersi, Lippi punta sul
gruppo, non su quelli che possono disturbare
lo spogliatoio. Speriamo… li guarderò con gli
amici, il mio rito è…» (e scoppia a ridere ndr)
Mauro Marin
Meglio parlare di libri?
«Mi piace leggere, leggo un po’ di tutto, ulti-
mamente una biografia su Nelson Mandela e
oggi in borsa ho un libro di poesie, Antonio
Gallo e “Poeti estinti”».
Lo apriamo a caso e mi commenti qualche
verso?
Il sogno
Svanisce come la nebbia
Spazzata via dal vento,
rimane il nulla…
«Proprio questo? Il sogno? Non fare la Sarah e
la Veronica, sai che loro nella casa si chiama-
vano sogno!» (e ride ndr)
È vero che dipingi?
«Sì, mi diletto con la pittura, soprattutto pae-
saggi, sono un autodidatta, ora voglio cimen-
tarmi facendo copie dei “grandi” come Van
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Gogh, sperando di non diventare famoso da
morto!»
3 cose importanti Mauro?
«Salute, famiglia e rispetto».
I soldi?
«Farseli scivolare addosso per non vivere
male… “Impara a cadere e rialzati” è il mio
motto, le bastonate da giovane servono».
Aiuta crescere in provincia?
«In provincia c’è più solidarietà, ci si cono-
sce tutti, l’ambiente è più protetto, mentre la
grande città offre più possibilità lavorative».
Come concludiamo Mauro?
«Mi sono divertito e alla fine l’importante è
partecipare, poi se vinci, meglio così! Ringra-
zio e saluto tutti i lettori di BergamoUp».
Anche noi ci siamo divertiti e ringraziamo
Mauro che, mentre riparte per Milano, è as-
salito da un gruppo di ragazzi per una foto
ricordo. n
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Tecnodomo home & yachting è una giovane e
dinamica azienda con sede a Seriate.
Dal 2007 Marco Schena e Angelo Barcella,
con un’esperienza di dodici anni nella domo-
tica applicata al settore nautico e a quello ci-
vile, hanno creato una nuova realtà orientata
alla progettazione e realizzazione di soluzioni
tecnologiche dalla più semplice ed economica
alla più complessa e sofisticata.
La domotica, contrazione della parola latina
“domus” e di “informatica” , ha infatti come
obiettivo il miglioramento della qualità della
vita.
La domotica è la tecnologia che rende un am-
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TECNODOMO home & yachting
biente “intelligente” gestendo impianti ed ap-
parecchiature per aumentare i livelli di vivibi-
lità e confort.
“Il nostro obiettivo, spiegano in Tecnodomo,
è quello di realizzare progetti che vanno oltre
a quelli classici: forniamo ai nostri clienti so-
luzioni di avanguardia personalizzando case,
imbarcazioni, migliorandone il confort sem-
plificandone l’uso, la sicurezza, favorendo il
risparmio energetico.
I nostri impianti sono studiati ad hoc a secon-
da delle specifiche esigenze del cliente.”
I sistemi d’automazione domotici, a differenza
di quelli tradizionali, sono un’unica entità for-
mata da diversi dispositivi che la compongono
e che sono in grado di interagire l’uno con l’al-
tro, garantendo la semplicità d’uso e miglio-
rando la qualità della vita, dal riscaldamento
alla climatizzazione, alla sicurezza, dall’illumi-
nazione al controllo dell’audio/video.
Tecnodomo è presente sia nel mercato italiano
sia in quello estero, tra i lavori in fase di rea-
lizzazione spiccano: un complesso progetto di
una villa di circa 4000 mq in Africa, dove la
domotica e l’automazione sono state applicate
a 360 gradi, integrando impianti e tecnologie
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TECNODOMO home & yachting
di altissimo livello.
Entrando nello specifico:
- circa 1.100 punti luce;
- 320 tra tende ed oscuranti comandati elet-
tricamente;
- 105 splits per l’impianto di raffrescamento;
- 38 zone audio e 15 zone video;
- Sala cinema;
- 15 touch screen portatili;
- Sistema di videosorveglianza con analisi vi-
deo;
- Due mega yachts di oltre 40 metri;
Tecnodomo garantisce ai suoi clienti la proget-
tazione di un impianto sicuro, con funzionalità
sempre aggiornabile a seconda delle necessità
e desideri, utilizzando materiali delle migliori
aziende presenti sul mercato mondiale.
Tecnodomo unisce la pluriennale esperien-
za maturata quando la domotica era ancora
sconosciuta in Italia, alla professionalità della
sua squadra di lavoro in grado di progettare
e realizzare un impianto che soddisfi tutte le
esigenze del cliente.
Passione volta al futuro: con un semplice “clik”
è possibile migliorare la qualità della vita,
il confort, la sicurezza ed il risparmio energe-
tico.
“Cambia la tua vita con un dito!”
TECNODOMO
home &yachting
Via Pascoli 2/a - Seriate (BG)
Te. 035/4921473
www.tecnodomo.it
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di Raffaella Ravasi - Ph. Simone Montanari
Casa UpLoft con giardino
metri d’altezza e valorizzato da una piccola e
pregevole cantina. Il passaggio dall’ingresso
al living è marcato da un importante muro in
cemento trattato per rendere l’idea del pila-
stro di ferro, caratteristico dell’architettura in-
dustriale. Il living si apre con la grande cucina
a isola con piano di lavoro in nero assoluto,
pensili a scomparsa e la cappa di ben 5 metri
La Casa Up di questo mese è un luminosissimo
loft nell’ex cementificio Italcementi ad Alzano
Lombardo. Suddiviso su due livelli più soppal-
co, lo spazio è un continuum che prosegue lun-
go la scala, disegnata ad hoc, in ferro, acciaio
e rovere in armonia con il parquet a listoni di
rovere, utilizzato in tutti gli ambienti. L’ingres-
so è illuminato da una lampada ancorata a 7
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di acciaio ancorata al tetto. La zona soggior-
no, illuminata da vetrate di più di 7 metri che
si affacciano sul giardino, è caratterizzata da
un cubo libreria disegnato dall’Architetto Mar-
co Bendotti in cemento spatolato. Il cubo è
sfruttato come libreria in soggiorno e come
cabina armadio rivestita di legno nella camera
matrimoniale adiacente, semplice e con pare-
te con dedica personalizzata, con accesso a
un grande bagno a mosaico in vetro e stucco,
box doccia e vasca idromassaggio: elegante e
raffinato. Arredamento essenziale e persona-
lizzato, il living si caratterizza per un tavolone
Casa Up
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quadrato di legno di 2metri per 2, con
vista sulla corte e sul tetto del sotto-
stante museo d’arte contemporanea,
e per la zona relax con angolo TV e di-
vani di pelle nera. Il loft, con impian-
to domotico per l’illuminazione e il
riscaldamento a pannelli, dal soppal-
Casa Up
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co adibito a zona relax e “camera” ospiti, si
affaccia sul living e sul giardino esterno, una
terrazza essenziale:
un tavolo e due dormeuse bianche per
rilassarsi. n
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Federico Pedersoli
Incontriamo l’avvocato Federico Pedersoli
nello studio di Piazza della Repubblica: ber-
gamasco, 45 anni, due figli maschi, Leonar-
do e Alessandro, ha studiato al Liceo Sarpi
e all’Università Statale di Milano. Avvocato
Penalista dal 1992 e Cassazionista dal 2004,
colto, amante dell’arte e del cinema.
Avvocato, lei si occupa solo di diritto Pena-
le?
«Sì, ho avuto un grande maestro, l’avvocato
Antonio Rodari, recentemente scomparso, che
durante i sette anni di pratica presso il suo
studio, mi ha insegnato ad indossare la toga
con grande dignità e lealtà. Credo nel rilancio
della professionalità dell’avvocato, oggi in de-
clino: è necessaria più attenzione all’accesso
e al merito, più formazione anche culturale e,
appunto, più specializzazione».
Avvocato, grande lettore, appassionato d’arte
e cinefilo?
«Amo molto l’arte moderna e contemporanea,
leggere, ultimamente soprattutto saggi e il ci-
nema: da 15 anni trascorro tre giorni al Fe-
stival di Venezia e nell’arco dell’anno guardo
circa 100 film fra sale e dvd».
L’ultimo libro letto, avvocato?
«“Mille e una toga. Il penalista tra cronaca
e favola”, con dedica dell’autore, il Profes-
sor Amodio. Narra gli aneddoti dell’avvocato
penalista, i nostri tormenti prima e dopo il
processo. Amo molto anche i classici, come
di Raffaella Ravasi - Ph. Matteo Mottari
Dostojeskij. Ascolto molta musica classica, i
miei preferiti Bach e Chopin».
Avvocato, lei ha partecipato alla rassegna “La
parola alla difesa” organizzata da A.G.P.S. e
Lab 80?
«Sì, tre serate in collaborazione con A.G.P.S.,
- avvocati per la giustizia e la pace e la soli-
darietà - Onlus, fra marzo e aprile: abbiamo
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proposto tre film cult nei quali l’avvocato rive-
ste un ruolo chiave. Il caso paradine di Alfred
Hitchcock del ‘47, con Gregory Peck, Charles
Laughton e Alida Valli; l’uomo della pioggia di
Francis Ford Coppola del ‘97, con Matt Da-
mon, Danny DeVito e Jon Voight, e Testimone
d’accusa di Billy Wilder del ‘57, con Tyrone
Power, Charles Laughton e Marlene Dietrich.
“Testimone d’accusa” è un grandissimo film
che tutti quelli che aspirano alla professione
d’avvocato penalista dovrebbero vedere. Narra
le riflessioni interiori del penalista che com-
batte, nel pieno rispetto delle regole, per far
emergere ogni elemento utile al giudizio a tu-
tela del proprio assistito».
Avvocato, è sportivo?
«Amo camminare in montagna con meta pre-
ferita le Dolomiti. Il sabato gioco a calcio con
gli amici, sono da sempre un tifoso dell’Ata-
lanta, passione tramandatami da mio padre.
Ho fatto interi campionati seguendo l’Atalanta
anche in trasferta, conciliando la mia passio-
ne per la maglia alla conoscenza e scoperta di
diverse città, del nostro patrimonio artistico,
in giro per l’Italia». n
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ANTICA LOCANDA CROTTIAlmè
Da maggio nuova gestione della Antica Locan-
da Crotti, storica locanda di Almè sin dal 1833,
nella caratteristica casa in pietra seicentesca.
Ambiente raffinato e curato suddiviso in tre
sale per i 70 coperti, una clientela alla ricerca
della buona ed elegante cucina: muri in pietra,
soffitto con travi di legno, tavoli apparecchiati
con fiori e posate d’argento, camino d’epoca
acceso d’inverno, musica in filodiffusione e
la particolarissima cantina, “la Ghiacciaia”.
Unica nel suo genere, la cantina, era appunto
una vecchia ghiacciaia del Seicento, dove oggi
si possono degustare vini, formaggi e salumi
d’alta qualità, carne alla brace, circondati da
bottiglie e comodamente seduti intorno a un
tavolone di ciliegio per 12 persone. La cuci-
na della Locanda Crotti, classica e al contem-
po creativa, ha come base la cucina classica
mediterranea alla quale unisce una particolare
cura e creatività nella preparazione e presen-
tazione dei piatti: tutte le settimane un menù
stagionale e una diversa carta di pesce fresco.
All’ora di pranzo c’è anche la possibilità di un
curato “pranzo d’affari”, con menù che varia
tutte le settimane. Dal menù di pesce, “Le
nostre portate di pesce”, ci facciamo tentare,
di Raffaella Ravasi - Ph. Matteo Mottari
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come antipasto, da una degustazione di “Ton-
no in tre versioni”, (cotto con olio a bassa tem-
peratura, sushi rivisitato alla mediterranea, e
trancetto di tonno croccante), e “Capesante
dorate con passatina di zucchine” - come pri-
mo, la pasta è sempre fresca e fatta in casa,
“Tortelli ripieni di cernia con pomodorini, se-
dano e cipolla rossa di Tropea” - come secon-
do, “Trancetto di branzino alla mediterranea”,
un trancio di branzino pescato cotto in padel-
la e servito in un guazzetto mediterraneo con
pomodorini Pachino, capperi di Pantelleria,
olive Taggiasche e cipolle rosse di Tropea. Al
dolce, sempre fatto in casa con uova e pan-
na fresca, non sappiamo resistere: “Semifred-
do di cioccolato bianco con salsa mou”. Non
solo il piatto si presenta elegantemente, ma il
nostro dessert vale il peccato di gola: fresco
e delicato. Alla Locanda Crotti si organizzano
anche “Serate in Locanda”, occasioni per i
buongustai per lasciarsi tentare da serate di
degustazione a tema. Prossimo appuntamen-
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to per gli amanti della buona cucina, venerdì
18 giugno: Serata Calabrese alle 20,30. Buffet
di antipasti tipici calabresi, (salumi e formag-
gi, ricotta fritta al miele di castagno, frittelle di
fiori di zucca, frittelle di melanzane con salsa
al pomodoro, baccalà inzuppato al pomodoro
e molto altro ancora…), primi Filei tropeani al
ragoût di capra e Mezzemaniche con ‘nduja, e
come dessert una selezione di dolci tipici. La
cena è accompagnata da vini scelti dall’ampia
carta della cantina della Locanda Crotti.
Antica Locanda Crotti
Via Brughiera, 8
Almè (BG)
Tel. 035/639055
Giorno di chiusura:
martedì sera e il mercoledì
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PUNTO DI VISTAdi Raffaella Ravasi - Ph. Simone Montanari
Nadia Foppa, ottico optometrista,
il 28 giugno festeggia i 25 anni
del suo “Punto di Vista” a Gorle.
Occhiali da vista, occhiali da sole
e lenti a contatto al passo con il
progresso e con la moda. Forte
dell’esperienza maturata negli
anni, Nadia, ha da sempre scelto
un’impostazione particolare per
il suo negozio, orientata verso
prodotti di nicchia, spesso anche
all’avanguardia rispetto alle ten-
denze, unita alla speciale attenzio-
ne nei confronti del cliente, “segui-
to e coccolato” durante la scelta.
Filosofia di lavoro che Nadia con-
divide con Sergio Fossati, suo col-
laboratore da 15 anni, perché gli
occhiali non sono solo un corredo,
ma un importante accessorio poi-
ché “è il nostro modo di vedere il
mondo a determinare la natura
delle nostre sensazioni”: qualità,
funzionalità e attenzione all’esteti-
ca da “Punto di vista”. Dopo un ac-
curato esame della vista, il cliente
è accompagnato nella scelta di un
occhiale su misura: scelta che non
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si focalizza solo sulla correzione dell’ametro-
pia, ma che è volta anche a soddisfare i criteri
ergonomici del soggetto, come nel caso delle
lenti progressive che rispondono ai bisogni –
su misura - della persona in base al lavoro
che svolge, alle diverse abitudini e necessità.
Da “Punto di vista” particolare attenzione è
rivolta anche ai più piccoli, con occhiali da vi-
sta con lenti infrangibili e occhiali per i diver-
si sport con dichiarazione di conformità CE
per la sicurezza. Oltre alle migliori firme sul
mercato come Chanel, Dior, Jil Sander, Jim-
my Choo, Lafont, Ray Ban, Carrera, D&G, Per-
sol e Rēvo, Nadia propone la linea di nicchia
MYKITA, azienda tedesca di Berlino, che re-
alizza occhiali tecnici, robusti ma leggeri dal
design molto particolare, accattivante. Gli oc-
chiali, in filarmonico d’acciaio, si caratteriz-
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zano per la notevole elasticità ed eleganza.
Da “Punto di Vista”, fra i prodotti di nicchia
e lenti di qualità, preferibilmente italiane, si
possono trovare per gli occhiali da vista, ol-
tre alle classiche firme della moda, anche oc-
chiali realizzati da designer italiani come Pie-
ro Massaro, occhiali artigianali, fatti ancora
a mano, che si contraddistinguono per l’uni-
cità sia della linea sia del colore. Ma colore,
design e tecnologia anche nelle linee di Alan
Mikli, T look, l.a.Eyeworks, Frost…, basta la-
sciarsi consigliare da Nadia e Sergio.
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Ottenere un corpo perfetto, o quasi.Ma anche intervenire su qualche piccola imperfezio-ne che proprio non si riesce ad accettare. La chirur-gia estetica è la soluzione cui oggi ricorro no in tanti, e può veramente garantire risultati soddisfacenti, purché eseguita seriamente e con grande professio-nalità. Il dottor Nicola Catania vanta una notevole esperienza in questa branca della chirurgia. Laurea-tosi in medicina e chirurgia nel 1970 presso l’Univer-sità di Bologna, si è specializzato cinque anni dopo in ginecologia presso l’Università di Padova.Quindi ha seguito una dettagliata formazione in chi-rurgia estetica a Parigi e numerosi stage in Francia, Spagna, Argentina, Brasile, USA, Messico. Oggi pra-tica da 40 anni ogni tipo di intervento dichirurgia estetica e dal 1974 anche la lipoaspirazione.Dottor Catania, quali interventi esegue per il viso?«Rispondo a quasi tutte le esigenze dei miei pazienti. In particolare, sono specializzato nella rinoplastica chirurgica e senza intervento, nella blefaroplastica,
nelI’otoplastica, nel li-fringe nel trapianto dei capelli. Inoltre, eseguo peeling e filling».E per quanto riguarda gli interventi sul cor-po?«Aumento delseno con intervento e senza In-tervento, riduzione del seno, mastopessi, lipo-aspirazion e total body tridimensionale, ad-dominoplastica, lifting delle cosce».Ha accennato a rino-plastica e mastoplasti-ca additiva senza inter-vento.
Cosa significa?«Sia la rinoplastica che la mastoplastica additiva possono essere eseguite con risultati apprezzabili senza ricovero e senza ricorrere ad alcun intervento chirurgico, ma semplicemente iniettando una nuova sostanza biologica. Questa è una delle ultime fron-tiere del settore. Una tecnica veramente innovativa che comporta non pochi vantaggi».Qual è l’intervento più richiesto?«Oggi la lipoaspirazione rappresenta l’operazione più richiesta. Consiste nell’eliminazionedel tessuto adiposo in una determinata parte del corpo per ridurne l’eccesso. Il vantaggio è rappre-sentato dal fatto che le cellule-adipose, una volta eli-minate, non si riproducono: si tratta, dunque, di un intervento estetico definitivo».Ci sono alcuni interventi che considera i suoi“punti di forza”?«Direi rinoplastica, lipoaspirazione tridimensionale, mastoplastica additiva, mastoplastica riduttiva, ma-stopessi, lifting del collo con tecnica di sospensio-ne»,Quali sono gli aspetti fondamentali che l’intervento di chirurgia estetica deve rispettare?«Bisogna intervenire cercando di ottenere effetti as-solutamente naturali, perché i pazienti richiedono risultati in cui non si vede il passaggio della mano del chirurgo e tempi veloci di recupero. La cosa più importante resta comunque la sicurezza, quindi, bi-sogna operare in strutture adeguate, in modo che si possa rispondere celermente a qualsiasi emergenza che possa capitare in corso di intervento».
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Anche se oggi Giacomo Ferrari è il Personal
Travel Agent titolare della Glam Viaggi, nel
cuore di molti bergamaschi è ancora il bomber.
Nelle sette stagioni che ha militato nell’Alza-
no, dal ’94-’95 al 2000-2001, Ferrari, in 199
presenze ha realizzato 99 goal e per tre anni
è stato capocannoniere. Nella stagione 2002-
2003 ha giocato in serie A con il Modena, nel
2004-2005 è tornato a Bergamo con l’Albino-
Leffe e ha concluso la carriera da professioni-
sta nel 2005-2006 con il Monza in C2. Classe
1967, sposato e padre orgoglioso di Nicole 18
anni e Giorgia 16 anni, Giacomo affabile e di-
sponibile, si diverte ancora a giocare a calcio
con il Calvenzano, in Promozione. E ad oggi i
goal del bomber hanno raggiunto quota 220.
“Ferrari il bomber”, una bella soddisfazione
Giacomo?
«Sì, ma non bisogna dimenticare che un at-
taccante è forte quando la squadra lo mette
in condizione di far goal. Ho iniziato a giocare
all’oratorio a Mornico al Serio, poi nel settore
giovanile del Leffe, all’epoca in C2, e nel 1985,
a 16 anni ho debuttato in C2 appunto con il
Leffe con Beppe Signori».
Da calciatore, sei un tifoso?
«Sono juventino, ma simpatizzo per l’Atalanta.
In realtà più che un tifoso sono uno sportivo,
amo “il bel calcio” giocato».
di Raffaella Ravasi
Giacomo Ferrari
Incontri sportivi
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Quanto è stato importante il calcio nella tua
vita?
«Il calcio per me è stato prima un divertimen-
to, poi un lavoro. Un privilegio poter fare della
propria passione la propria professione, senza
dimenticare che per giocare da professionisti
oltre al talento, è necessario rigore e sacrifi-
cio».
11 giugno Mondiali in SudAfrica, cosa ne
pensi della nostra nazionale?
«La nostra è un’ottima squadra che può dire
la sua, anche se i Mondiali sono sempre una
competizione a parte, difficile, spero saremo
fra le squadre protagoniste, siamo i Campio-
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ni del Mondo in carica. Abbiamo giocatori
d’esperienza, i “senatori” come Cannavaro,
Buffon Gattuso e Pirlo che sono una garan-
zia per la squadra, Pazzini l’attaccante della
Samp molto forte e il capocannoniere Di Na-
tale con 27 goal all’attivo. Condivido le scelte
di Lippi, Di Natale ad esempio, gioca nell’Udi-
nese, ma è il più in forma e quindi gli spetta
una maglia».
Totti sì, Totti no?
«Totti è un grandissimo campione, se dipen-
desse da me lo farei sempre giocare, ma oltre
alle polemiche che lo accompagnano per non
aver giocato le qualificazioni, l’espulsione al
90° durante la finale di Coppa Italia Roma - In-
ter (5/5 ndr) per il calcio a Balotelli, non gioca
Giacomo Ferrari
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certo a favore della sua immagine. Un cam-
pione come Totti, anche se sotto pressione,
dovrebbe avere un comportamento da cam-
pione». Alla fine il tormentone Totti si è risol-
to con la non convocazione del capitano della
Roma: Lippi ha dichiarato che la sua scelta
non è stata condizionata
dal “calcione” a Balotelli.
(11/5 ndr)
Il tuo pronostico?
«Tifo Italia, ma guardiamo
anche l’Inghilterra, amo
molto il calcio inglese e poi
hanno come allenatore Ca-
pello che è un vero vincente,
la Spagna, campioni Euro-
pei in carica, il Brasile e…
ai Mondiali ci può essere
sempre la classica sorpre-
sa». n
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Lo sviluppo sostenibile passa anche attraver-
so una presa di coscienza delle conseguenze
delle migrazioni di popoli cosidetti poveri ver-
so terre più ricche. Senza entrare nel merito
del fatto che il concetto di povertà andrebbe
analizzato tenendo conto della realtà locale di
provenienza e non basandoci sul nostro livel-
lo di vita. Per esempio, in Senegal il biglietto
del bus costa meno di un terzo di euro per
un tragitto di circa 30 km, mentre da noi ne
costa almeno 10 volte tanto. Il problema delle
migrazioni consiste nella persistenza di luo-
ghi comuni. Bisogna invece rendersi conto di
quanto questo concetto (sviluppo sostenibile
legato alla migrazione) sia spesso sottovalu-
tato sia dai mass-media che dalle stesse orga-
nizzazioni internazionali di cooperazione che,
ripetendo questi luoghi comuni, non danno la
possibilità all’opinione pubblica di formarsi
una coscienza critica in merito.
Per esempio, secondo voi, la migrazione com-
porta problemi solo per i paesi di destinazio-
ne? O l’uscita dal proprio Paese di persone
giovani per “cercare fortuna” ha un peso ne-
gativo sulle nazioni di provenienza?
Prima di rispondere, pensate a quanto noi,
paesi sviluppati, siamo preoccupati per l’in-
vecchiamento della popolazione. I giovani
sono la linfa vitale di ogni popolo.
Ma vediamo un altro esempio. Secondo voi, le
rimesse dei migranti hanno solo effetti positivi
sull’economia del loro Paese o anche qualche
riflesso negativo? Pensate all’aumento del co-
sto della vita che ne consegue attraverso l’au-
mento indotto dei prezzi di alcuni beni quali
beni d’importazione e terreni (sia per la pro-
pria abitazione che per l’attività orticola fami-
gliare). Fonti ufficiali affermano che in Senegal
nel 2009 le rimesse degli emigrati sono am-
montate a 762 milioni di euro: cifra superiore
a quanto il governo locale stanzia annualmen-
te per lo sviluppo. Eppure le condizioni di vita
non sono migliorate, anzi assistiamo a moti
popolari per via del carovita.
di Maurizio Quirico1
Migrazioni
Per uno sviluppo sostenibile
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E non è tutto. Secondo voi, i famigliari degli
immigrati rimasti in patria sanno far fruttare
lo sforzo di chi rinuncia alle proprie usanze
per vivere in condizioni d’isolamento affettivo?
A giudicare dalle poche iniziative che nascono
nei paesi di destinazione, si è più propensi a
credere che lo vivono come una rendita che
cade dal cielo.
Se a questo aggiungiamo decenni di coopera-
zione internazionale realizzata sulla linea di
questi luoghi comuni, la presa di coscienza
del legame tra migrazioni e sviluppo di quei
Paesi si fa sempre più urgente.
Ma come sempre prima di agire, bisogna por-
si alcune domande. Quale tipo di sviluppo si
pensa di realizzare? Ogni comunità è diver-
sa da tutte le altre, anche se si è nello stes-
so paese. Attraverso quali canali? Solo quelli
istituzionali o altri? E soprattutto, quale sarà
l’impatto sulla cultura locale e quindi sulla so-
cietà coinvolta?
Jagdihs Bhagwati, nato in India, professore
alla Columbia University e consigliere [poco
ascoltato, per la verità, n. d. a.] delle Nazio-
ni Unite, titolava un articolo pubblicato alcu-
ni anni fa su un nostro quotidiano di tiratura
nazionale che “Una dieta economica sfamerà
l’Africa”. Per indicarci che se modificassimo
il concetto di “aiuti”, partendo da “quanto si
spende per l’Africa e non quanto si spende in
Africa”, l’obbiettivo di destinare lo 0,7% del
Pil dei paesi OCSE ai Paesi in Via di Sviluppo
risulterebbe addirittura sottostimato. Ossia,
che lo sforzo fatto a favore della cooperazione
internazionale va calcolato tenendo conto non
solo dei soldi spesi in Africa, bensì tenendo
anche conto dei capitali investiti per l’Africa
nei nostri paesi, vedi le spese per la forma-
zione di personale proveniente da Paesi in via
di sviluppo che, una volta tornati in patria,
diventeranno protagonisti preziosi di un vero
sviluppo sostenibile. D’altronde chi meglio di
loro conosce veramente la realtà locale. Senza
dimenticare che si potrebbe chiedere, magari
a gruppi di nostri anziani ancora attivi, di tra-
sferirsi sul posto per un certo periodo (abba-
stanza lungo da non vanificare gli sforzi come
spesso avviene oggi) affinché contribuiscano
ad alleviare l’enorme carenza di competenze
che ostacola lo sviluppo del continente afri-
cano.
Perché solo così, la migrazione porterà ad uno
sviluppo sostenibile e quindi duraturo. n
Migrazioni Per uno sviluppo sostenibile
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A passeggio per la città
di Raffaella Ravasi - Ph. Matteo Mottari
Borgo Santa Caterinae Borgo Palazzo
Da sempre ricchi di fascino e di storia, i borghi
sono fra i luoghi più caratteristici delle città.
Borgo Santa Caterina, vivace e antico quar-
tiere cittadino, nasce come vicolo suburbano
nel periodo romano, al di fuori della cinta di
mura medievali, raggiungendo, lungo i secoli,
notevole importanza. La posizione allo sbocco
delle Valli Seriana e Brembana, ha favorito il
fiorire delle attività commerciali, di luoghi di
ristoro, di trattorie, locande, ristoranti, caffè e
bar. Ne conseguì, probabilmente, l’appellativo
di “Borgo d’Oro” dato al quartiere. La strada,
divisa in due tratti, ha nella sua prima metà la
Chiesa di Santa Caterina, la parrocchiale del
XIII secolo è un rifacimento nel 1725 dell’ar-
chitetto Gian Battista Caniana: ruotò di 90°
gradi la precedente chiesa cinquecentesca
che a sua volta aveva sostituito la prima par-
rocchiale. Una breve deviazione a sinistra per
ammirare la Chiesa ed il Convento dei Celesti-
ni dedicati a San Nicolò, fondati dal cardina-
le Guglielmo Longo all’inizio del Trecento. Ex
convento, oggi convitto femminile, conserva
un chiostro trecentesco ed uno quattrocen-
tesco. Nella seconda metà del borgo, il San-
tuario della Beata Vergine Addolorata, fondato
nel 1603 in seguito all’evento miracoloso del
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Borgo Santa Caterinae Borgo Palazzo
18 agosto 1602, quando, in pieno gior-
no, alcuni raggi luminosi colpirono un
affresco su un muro esterno, in parte
guasto, restituendolo prodigiosamente
a forme integre. Ne conseguirono even-
ti e guarigioni miracolose e una gran-
de devozione popolare, ricordata ogni
anno durante la Festa dell’Apparizione
che anima il borgo. Il Santuario, tra-
sformato nell’Ottocento, ha nel piazza-
le antistante una colonna del 1614 che
in origine era nel centro della via.
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Trasferiamoci ora in Borgo Palazzo, nella pri-
ma metà che giunge sino a Piazza Sant’Anna.
Anche Borgo Palazzo è sempre stata esterna
alla cinta urbana, anche se con il quadrivio
che forma con Via Camozzi, Frizzoni e Pigno-
lo, era una porta delle mura quattrocentesche.
Il nome del borgo risale, probabilmente, a un
palazzo che sorgeva sul torrente Morla, allog-
gio degli imperatori germanici. Caratteristico
è l’alternarsi di ampie corti e di grandi portoni
per consentire il passaggio di carri e carroz-
ze. L’edificio d’angolo a destra è Palazzo Ca-
mozzi, costruito a fine Settecento nel corpo
su strada, e ampliato nell’Ottocento verso il
giardino.
Poco oltre la barocca Chiesa di Santa Croce in
Rocchetta, consacrata nel 1636. A metà del
borgo il ponte cinquecentesco con tre archi di
pietra sul torrente Morla, uno dei pochi corsi
d’acqua ancora visibili in città. La statua scol-
A passeggio per la città
Borgo Santa Caterina e Borgo Palazzo
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pita da Sanz nel 1747 raffigura San Giovanni
Nepomuceno, santo invocato contro le inon-
dazioni. Concludiamo la nostra passeggiata
dinnanzi alla Chiesa di Sant’Anna. Il campa-
nile, ottocentesco, segna il passaggio dalla
via alla piazza formatasi nel 1914. Sant’Anna,
costruita tra il 1841 e il 1856 dall’architetto
Giuseppe Berlendis, ha un’unica navata e la
facciata scandita nella parte inferiore da quat-
tro semicolonne. n
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Bel Pais
di Raffaella Ravasi - Ph. Matteo Mottari
Nel 1596, Almè è già un comune
autonomo, descritto da Giovanni
Da Lezze come “…terra di qua dal
Brembo in piano ai piedi dei monti
de Villa de Almè, confina fin a riva di
Brembo”. Scegliamo di raccontare il
piccolo centro a soli 8 kilometri da
Bergamo, attraverso le sue torri e le
caseforti, fortificazioni e sistemi di
difesa che ne caratterizzano il terri-
torio di un comune dalle origini anti-
chissime, i primi insediamenti risal-
gono all’epoca preistorica. Posizioni
strategiche e di difesa che hanno
facilitato l’insediamento urbano
e lo sviluppo del centro di Almè,
sono la Torre di San Fermo, tozza
e massiccia, nella piazza omonima:
secondo la leggenda sorge sul luo-
go del martirio del santo; oggi è di
proprietà privata ed è stata abitata
fino a qualche anno fa. Quando fu
trasformata in abitazione, la parte
superiore originale fu sostituita da
un normale tetto, un mosaico ricor-
da la cattura di San Fermo, men-
tre il lato sud conserva gli originali
conci e le due aperture sormontate
da un arco. La Torre d’Oro, si tro-
va anch’essa nella via omonima, al
centro di un complesso fortificato,
Almèfra torri e caseforti
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in direzione del ponte romano della Regina,
costruito all’epoca dell’imperatore romano
Traiano per favorire la formazione di insedia-
menti urbani nella zona. La piena del 1493
fece crollare ben cinque archi, resistettero tre
archi in mezzo al fiume per più di trecento
anni, crollando dopo una nuova grande pie-
na del 1783. Il Ponte della Regina fu demo-
lito definitivamente nel 1893. La Casaforte è
un’antica residenza signorile fortificata tipica
del medioevo, che ebbe il suo maggior svilup-
po nel periodo dei liberi comuni. Il cuore della
struttura fortificata era la torre, robusta co-
struzione quadrata che si sviluppa in vertica-
le, cinta alla cima da un muro merlato.
La Casaforte Ovest, in via S.Rocco, si trova
nelle vicinanze della torre di San Fermo lun-
go una strada che fin dalle origini del paese
andava verso via Torre d’Oro. La torre Colleo-
ni, in via San Michele è anch’essa massiccia
seppure meno imponente della Torre di San
Fermo ed è disabitata.
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Bel Pais
Almè
La Casaforte Est, nota come “Torrione” ha una
struttura a sé, libera ai quattro lati e quindi in-
teramente visibile, nelle vicinanze dell’attuale
Chiesa Parrocchiale e della Chiesa di Santa
Maria, luogo di culto ai tempi. Ristrutturata
dal locale Gruppo Alpini nel rispetto della pro-
pria originalità conservandone l’imponenza,
- era avamposto del sistema difensivo del-
la corte -, oggi è la sede principale della se-
zione di Almè degli Alpini oltre ad ospitare,
fra le sue mura, diverse associazioni del ter-
ritorio. n
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Soap Box Rally39° edizione
di Raffaella Ravasi - Ph. Matteo Mottari
zazione per il lavoro svolto, che «il Soap Box
Rally costituisce una bella e consolidata tra-
dizione della città di Bergamo, un’occasione
per incrementare il turismo e far conoscere a
tutti le meraviglie della Città Antica, ammira-
ta dai 500.000 alpini che hanno partecipato
all’Adunata. Bisogna continuare a fare eventi,
queste manifestazioni portano la città a esse-
re un’importante vetrina». Il Soap Box Rally
ha un grande successo di pubblico, si parla di
30/40.000 spettatori nelle passate edizioni,
«grande successo e grande partecipazione,
una giornata all’insegna dello sport e della
goliardia, per le famiglie» -, ha confermato
Danilo Minuti, Assessore allo Sport, Istruzio-
ne, Politiche Giovanili e Tempo Libero. Fra le
novità di quest’edizione, il patrocinio all’even-
to anche della Provincia di Bergamo: l’asses-
Presentato venerdì 14 maggio a PalaFrizzoni
il 39° Soap Box Rally, dal 1955 la più antica
e pazza gara delle macchine di legno al mon-
do - domenica 23 maggio Viale delle Mura di
Città Alta - organizzato da TEAMITALIA , coor-
dinatore logistico dell’evento Rudy Zanchi che
ha introdotto il Presidente del Comitato Orga-
nizzatore Roberto Gualdi: «Il Soap Box Rally
è un appuntamento ormai entrato a far parte
della tradizione della nostra città e rappre-
senta un’importante manifestazione sportiva,
oltre che un’iniziativa di forte richiamo turisti-
co. La presenza di sponsor importanti e part-
ner della manifestazione (BergamoUp media
partner) è un segnale della grande importan-
za dell’evento, nonostante il difficile periodo
in cui ci troviamo». Il vice Sindaco Gianfranco
Ceci ha sottolineato, ringraziando l’Organiz-
Associazione Nazionale Imprese Disinfestazione
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eventi ben organizzati non pas-
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ne cresce l’attenzione anche a
livello nazionale, diventando un
evento trainante per la diffusione
del nostro patrimonio culturale.
L’anno prossimo parteciperà an-
che una Soap targata Provincia
di Bergamo» e, l’attesa parte-
cipazione della Scuderia Ferra-
ri Club Caprino Bergamasco.
Giulio Carissimi, - Presidente
del club recentemente premiato
come il migliore in assoluto da
tutti i piloti e dal Direttore Ge-
nerale Stefano Domenicali -, si
augura che «il contributo delle
tecnologiche Soap Box che par-
tecipano al campionato Ferrari,
congiuntamente alle mitiche
vetture del Cavallino che fun-
geranno da apripista, possano
contribuire ad aumentare il già
notevolissimo successo che da
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Soap Box Bergamasche». Buon
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Ph. Matteo Rodari
DOMENICA 23 MAGGIO alle 15,00 le mura venete di CittàAlta hanno ospitato uno degli eventi più antichi epartecipati dell'anno: la 39° EDIZIONE DEL SOAP BOXRALLY che ha potuto godere di uno splendido sole e di unpubblico costituito da più di 50.000 appassionati ecuriosi.Quest'anno la manifestazione era caratterizzatadall'abbinamento tra la tradizione delle Soap Box di legnoe la modernità e la tecnologia delle Ferrari Box, unsimpatico e accattivante connubio, non una competizionevera e propria, visto che il cuore della manifestazione
resta sempre il divertimento in assoluta sicurezza. La gara è cominciata alle 15,30 con la prima manche divelocità: si sono succedute le nove auto della ScuderiaFerrari Box, le sei auto della FICS - Federazione ItalianaCart's, i nove brusì o carretti e le dodici soap boxclassiche, per un totale di 36 macchine che hannosfrecciato lungo le Mura Venete di Città Alta cercando diaccaparrarsi il Premio Velocità.Successivamente si è tenuta la seconda manche per tuttigli equipaggi, la più attesa per le soap box di legno,perché contempla il superamento dei celeberrimi
ostacoli: sabbia, vasca d'acqua, chicane, salto, passerella,fumo, freno, scaletta e vasca di schiuma, che hannoemozionato il pubblico presente. Più di 50.000 persone si sono assiepate lungo le Mura diCittà Alta per assistere alla gara dove hanno trionfato lafantasia e la stravanganza delle macchine: due tributi aglialpini, una vasca da bagno, il volante di una vecchiaautobianchi e la cabina doccia occupata da una bambolagonfiabile. Ma non solo: hanno sfrecciato anche un autodedicata a L’Eco di Bergamo, una soap box ispirata al FarWest, una a Speedy Gonzales e ai Promessi Sposi.
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FOTO E IMPAGINATO FORNITI DA TEAM ITALIA
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39°Soap Box Rally
Dal 1955 la più antica e pazza garadelle macchine di legno del mondo
TUTTI PAZZI PER IL SOAP BOX RALLY
Cassette di legno, fantasia e divertimento alla
39° edizione del Soap Box Rally
Ph. Matteo Rodari
DOMENICA 23 MAGGIO alle 15,00 le mura venete di CittàAlta hanno ospitato uno degli eventi più antichi epartecipati dell'anno: la 39° EDIZIONE DEL SOAP BOXRALLY che ha potuto godere di uno splendido sole e di unpubblico costituito da più di 50.000 appassionati ecuriosi.Quest'anno la manifestazione era caratterizzatadall'abbinamento tra la tradizione delle Soap Box di legnoe la modernità e la tecnologia delle Ferrari Box, unsimpatico e accattivante connubio, non una competizionevera e propria, visto che il cuore della manifestazione
resta sempre il divertimento in assoluta sicurezza. La gara è cominciata alle 15,30 con la prima manche divelocità: si sono succedute le nove auto della ScuderiaFerrari Box, le sei auto della FICS - Federazione ItalianaCart's, i nove brusì o carretti e le dodici soap boxclassiche, per un totale di 36 macchine che hannosfrecciato lungo le Mura Venete di Città Alta cercando diaccaparrarsi il Premio Velocità.Successivamente si è tenuta la seconda manche per tuttigli equipaggi, la più attesa per le soap box di legno,perché contempla il superamento dei celeberrimi
ostacoli: sabbia, vasca d'acqua, chicane, salto, passerella,fumo, freno, scaletta e vasca di schiuma, che hannoemozionato il pubblico presente. Più di 50.000 persone si sono assiepate lungo le Mura diCittà Alta per assistere alla gara dove hanno trionfato lafantasia e la stravanganza delle macchine: due tributi aglialpini, una vasca da bagno, il volante di una vecchiaautobianchi e la cabina doccia occupata da una bambolagonfiabile. Ma non solo: hanno sfrecciato anche un autodedicata a L’Eco di Bergamo, una soap box ispirata al FarWest, una a Speedy Gonzales e ai Promessi Sposi.
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Il Premio Originalità è stato aggiudicato sin dallamattinata, successivamente alle verifiche tecniche dellaauto, ed è stato vinto da Emilio Bandirali e Mirko Morzenticon "WANTED". Secondo posto per "LA SARNEGHERA" diSimone Belometti e Giacomo Pansera e "RENZO E LUCIA"di Cesare Manzotti e Maurizio Agostino Pasta.
Il Premio Velocità è stato vinto da Diego Baratelli e WalterDossi con "LA CARETA"; secondo e terzo posto assegnatia due tributi agli alpini; rispettivamente AlessandroCarrara e Federico Dubbini con "W GLI ALPINI" e GiacomoBurini e Guido Giacomo Giovanzana con "BELLA CIAO".
Il Premio Gran Combinata è stato, invece, assegnato in exaequo ai due cowboy, Emilio Bandirali e Mirko Morzenticon "WANTED" e a Cesare Manzotti e Maurizio AgostinoPasta con un divertente tributo a "I Promessi Sposi","RENZO E LUCIA", mentre il terzo va a "LA SARNEGHERA"di Simone Belometti e Giacomo Pansera, che siaggiudicano anche il primo posto per la classifica oratoricontro Zanica e Seminarino di Città Alta.
I premi sono stati consegnati durante una cena dipremiazione tenutasi presso il ristorante Vita CafèHosteria a Bergamo.
Un ringraziamento da parte dell’Organizzazione vasicuramente ai volontari che, come ogni anno, aiutano nelcontrollo ligistico del percorso.quest’anno era presenti circa sessanta persone facentiparte di diverse associazioni e protezioni civili:G.O.V.O., Protezione civile di Bergamo, U.O.R. Unitàoperativa radioemergenze, Protezione Civile Barzana,Volontari Antincendio Boschivo Torre Boldone, CVSProtezione Civile Grassobbio Onlus, N.O.R.S. Protezionecivile, Bergamo sud Protezione civile.
Fotografia Fotoclub Bergamo - Antonio Pecis
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Il Premio Originalità è stato aggiudicato sin dallamattinata, successivamente alle verifiche tecniche dellaauto, ed è stato vinto da Emilio Bandirali e Mirko Morzenticon "WANTED". Secondo posto per "LA SARNEGHERA" diSimone Belometti e Giacomo Pansera e "RENZO E LUCIA"di Cesare Manzotti e Maurizio Agostino Pasta.
Il Premio Velocità è stato vinto da Diego Baratelli e WalterDossi con "LA CARETA"; secondo e terzo posto assegnatia due tributi agli alpini; rispettivamente AlessandroCarrara e Federico Dubbini con "W GLI ALPINI" e GiacomoBurini e Guido Giacomo Giovanzana con "BELLA CIAO".
Il Premio Gran Combinata è stato, invece, assegnato in exaequo ai due cowboy, Emilio Bandirali e Mirko Morzenticon "WANTED" e a Cesare Manzotti e Maurizio AgostinoPasta con un divertente tributo a "I Promessi Sposi","RENZO E LUCIA", mentre il terzo va a "LA SARNEGHERA"di Simone Belometti e Giacomo Pansera, che siaggiudicano anche il primo posto per la classifica oratoricontro Zanica e Seminarino di Città Alta.
I premi sono stati consegnati durante una cena dipremiazione tenutasi presso il ristorante Vita CafèHosteria a Bergamo.
Un ringraziamento da parte dell’Organizzazione vasicuramente ai volontari che, come ogni anno, aiutano nelcontrollo ligistico del percorso.quest’anno era presenti circa sessanta persone facentiparte di diverse associazioni e protezioni civili:G.O.V.O., Protezione civile di Bergamo, U.O.R. Unitàoperativa radioemergenze, Protezione Civile Barzana,Volontari Antincendio Boschivo Torre Boldone, CVSProtezione Civile Grassobbio Onlus, N.O.R.S. Protezionecivile, Bergamo sud Protezione civile.
Fotografia Fotoclub Bergamo - Antonio Pecis
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organizzazione generale:
Via Zelasco, 1 - 24122 BERGAMOtel.035.237323 - fax 035.224686www.teamitalia.come-mail: [email protected]
teamitalia
con il patrocinio
Ass. Politiche giovanili Ass. allo Sport
sponsor ufficiali
sponsor
Turismo Bergamo
partner tecnico-servizi turistici fotografi ufficiali
media partner ristorante ufficiale
IL SOAP BOX RALLY RINGRAZIA I SUOI PARTNER
Fotoclub Bergamo
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organizzazione generale:
Via Zelasco, 1 - 24122 BERGAMOtel.035.237323 - fax 035.224686www.teamitalia.come-mail: [email protected]
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Ass. Politiche giovanili Ass. allo Sport
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Turismo Bergamo
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Fotoclub Bergamo
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Come iPhone ha fatto sì che le persone ripen-
sassero l’uso del cellulare (da strumento per
telefonare e mandare SMS a dispositivo mul-
tifunzionale per interagire con la realtà intor-
no a noi, portando e-mail in mobilità, mappe
interattive che conoscono la nostra posizione
e oltre 250.000 applicazioni nelle mani della
gente comune, senza la necessità di essere in-
gegneri per usarlo), così iPad rivoluzionerà il
modo in cui pensiamo il computer?
Una scatola con schermo, tastiera e mouse,
complessa da usare, misteriosa e per molti
anche poco comprensibile, che non fa mai
quello che vogliamo. Non è una questione cul-
turale né anagrafica: il computer risulta ostico
tanto agli anziani quanto ai giovani, che ma-
gari hanno più occasioni di interagirvi, ma lo
fanno comunque controvoglia. L’interazione
con il computer, d’altronde, fatta di puntato-
ri, mouse, trackpad, tastiere, si basa su para-
digmi inventati da ingegneri per gli ingegne-
ri, da tecnici per i tecnici. L’idea di muovere
una scatoletta di plastica sulla scrivania per
spostare una freccia disegnata dentro un’altra
scatola più grande, in fondo, non risulta natu-
rale ai più, a meno che non vi abbiano abituati
fin da piccoli.
di Emanuele Lorenzo Cavassa1
iPad
Tecnologia
iPad spezza questi paradigmi. iPad prende
l’interfaccia tattile di iPhone, ben conosciuta
dalla gente e la estende su uno schermo enor-
memente più spazioso per permettere un’in-
terazione ancora più comoda alle persone che
lo utilizzano.
Il dito, puntatore per eccellenza, è l’unica
cosa che ci unisce all’azione che dobbiamo
compiere, che sia scrivere un’e-mail, disegna-
re, comporre musica, annotare un pensiero,
sfogliare le nostre foto o navigare sul web.
Da piccoli impariamo a conoscere il mondo
attorno a noi attraverso l’esperienza tattile
che ne facciamo. iPad estende ed espande
questa esperienza, introducendola nel mondo
informatico e mutuando dalla realtà gesti che
facciamo con gli oggetti reali, come rotazione,
ingrandimento, ecc.
1 Blogger e techwriter, si occupa di tecnologia e new media dal 2001. Gestisce il sito ilifetutorial.org e lavora come Genius presso 1Place.
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Non pensate tuttavia ad iPad come ad un
grosso iPhone. Sarebbe riduttivo e non rende-
rebbe giustizia all’esperienza utente dell’uso
della tavoletta di Apple. È iPhone ad essere
un piccolo iPad, in realtà. La cura con cui è
stata creata l’interfaccia grafica di iPhone
OS montato su iPad, maniacale a livello di
pixel, rivela un piano ben preciso. E non mi
sorprenderebbe se Apple fosse stata al lavoro
sul progetto iPad ben prima della nascita di
iPhone nel 2007, ripiegando su un oggetto più
piccolo con cui abituare gli utenti al sistema
multi touch per poi presentare iPad una vol-
ta in cui fosse assorbito completamente dalle
persone.
iPad può sostituire un portatile? O uno dei fa-
migerati Netbook, tanto di moda fino al no-
vembre scorso? Protrebbe. Se è facile parago-
nare l’ultimo arrivato con i suoi predecessori
iPhone ed iPad, infatti, con un po’ d’uso ci si
accorge di come uno schermo più grosso uni-
to all’interfaccia di iPhone OS riadattata alla
maggior superficie dia maggior spazio per
operare sulla lastra di vetro multitouch, con
conseguente maggior comodità e soprattutto
più possibilità espressive. Se iPhone ed iPod
sono dispositivi pensati principalmente per la
fruizione di contenuti e la sporadica creazio-
ne, soprattutto di note ed e-mail, iPad è inevi-
tabilmente un dispositivo di creazione. È vero,
Apple nel suo marketing punta tantissimo per
iPad sulla fruizione (web, eBook, e-mail, foto,
film, applicazioni) perché la maggior parte
delle persone che usa il computer per intera-
gire con web ed e-mail, vedere le foto scattate
e guardare i video su YouTube è il target pri-
mario di iPad, ma la verità è che in moltissimi
aspetti iPad non ha nulla da invidiare ai suoi
cugini Mac.
Chi fa uso del computer principalmente per
scrivere, navigare, vedere film, cercare infor-
mazioni e presentare il proprio lavoro troverà
in iPad un compagno fedele, se non indispen-
sabile. Con dimensioni ancora più ridotte di
un Netbook, mancando tastiera e trackpad
sostituiti dallo schermo sensibile al tocco;
iPad per gli scrittori, i giornalisti, gli studen-
ti, gli artisti sarà uno strumento fenomenale.
Pensate all’immediatezza di uno strumento
in cui tutto quello che faccio sta sotto le mie
dita, senza una separazione concettuale tra
video e input (mouse e tastiera).
Se il trend di vendita continuerà come ne-
gli Stati Uniti, con oltre 1 milione di unità in
meno di un mese, iPad potrebbe creare una
nuova consapevolezza negli utilizzatori. Pen-
sate ad un anziano, la semplicità di navigare
in internet, ricevere le foto dei nipotini e po-
terle visualizzare, senza la complessità tipica
di un computer.
Pensate alla liberazione di non dover sapere
dove avete salvato un file, ma semplicemente
aprire l’applicazione e trovare tutti i vostri file
ordinatamente elencati al suo interno.
Pensate al futuro, ad un qualunque film di fan-
tascienza, al fatto che i computer come li in-
tendiamo adesso non ci sono ed ecco, l’iPad.
La rivoluzione nel modo in cui interagiamo
con il computer. Oggi. n
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I primi giardini pensili della storia sono sicura-
mente quelli attribuiti alla regina assira Semi-
ramide (Babilonia 590 a.C.). La leggenda in-
torno a questo lussureggiante impianto vuole
che la regina potesse trovare fiori freschi tutti
i giorni, in particolare rose. Da recenti ritrova-
menti sembra che i primi in Italia invece siano
stati realizzati dalla civiltà etrusca intorno al
400 a.C. Ma l’utilizzo diffuso delle tecniche
per i tetti verdi inizia veramente negli anni ’70
nelle regioni del Nord Europa, per giungere da
noi con un po’ di ritardo (anni ’90).
Oltre al ruolo estetico e di miglioramento
dell’inserimento paesaggistico dell’edificio,
l’abbattimento delle polveri sottili unite al ri-
spetto del microclima rendono i tetti verdi, e
di Matteo Scarpellini1
Tetti verdiBelli, ecosostenibili ed economicamente vantaggiosi
le pareti verdi, una scelta attenta all’ambiente
e alla qualità della vita, ma non solo. Il ver-
de pensile, infatti, svolge importanti funzio-
ni di utilità diretta con ricadute economiche
quantificabili visto che l’isolamento e lo sfa-
samento termico del tetto verde si traducono
in risparmio sulle spese di coibentazione e di
condizionamento. Nel grafico potete parago-
nare l’andamento delle temperature in agosto
con e senza la copertura verde:
Significativo è anche il potere di isolamen-
to acustico dei vari strati che compongono il
tetto verde. Senza dimenticare che l’elevata
ritenzione idrica limita fino all’80% il deflus-
so delle acque meteoriche, riducendo così il
carico nella rete fognaria. Attenzione però,
è tassativamente da escludere il “fai da te”,
in quanto i tetti verdi presentano complessi-
tà progettuali e logistiche che solo operatori
1 Giardiniere specializzato in verde pensile, nonché titolare di Tillia Garden’s Mirabilia Bergamo – Milano Tel. 035 19951458. Sul sito: www.tettiverdi.it, potrete seguire l’evoluzione del verde pensile e conoscere i meccanismi d’incentivazione che sempre più comuni stanno predisponendo.
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specializzati possono gestire in modo da ga-
rantire la tutela del fruitore sia dal punto di
vista normativo che assicurativo.
I tetti verdi si dividono in due categorie:
estensivi (a bassa manutenzione) e intensivi
(a manutenzione ordinaria). Questi due ter-
mini non hanno dunque niente a che vedere
con le dimensioni del tetto verde, anche se
le coperture intensive rappresentano giardini
come normalmente li concepiamo (con i loro
volumi, cromatismi e necessariamente con gli
interventi di manutenzione), mentre le coper-
ture estensive rappresentano un modo di fare
natura interessante soprattutto su estensioni
importanti. In ogni caso la vegetazione impie-
gata deve essere opportunamente selezionata
tenendo conto di quelle che sono le condizioni
microclimatiche della zona che s’intende rin-
verdire. La parte verde delle coperture non è
come un pannello di un qualsiasi materiale da
dimensionare e quantificare, bensì un sistema
vivo con le sue esigenze e con il suo punto di
equilibrio agronomico, botanico e funzionale.
Invero, grazie alla diffusione sempre maggiore
dei tetti verdi in Italia si è superato il concetto
stereotipato di fare verde pensile solo con la
copertura a Sedum, e si è cominciato a fare
giardini pensili “all’italiana”. Ossia mettendo
l’estro creativo a disposizione di essenze au-
toctone o naturalizzate. Al di là dell’origina-
lità, questa filosofia permette al giardino sul
tetto di essere un vero sistema biologico in
movimento con i naturali rapporti di competi-
zione tra le specie e quindi di contribuire alla
preservazione della biodiversità.
Oltre ai noti usi come giardini pubblici o pri-
vati, oggi la realizzazione di un tetto verde
specificatamente attrezzato può offrire nuove
e più creative opportunità di utilizzo, con so-
luzioni “chiavi in mano” quali: Il Fitness sky
center (vere e proprie palestre all’aperto con
“percorsi natura”, vasche idromassaggio, sala
pesi e tanto altro) ideale per palestre o cen-
tri benessere ma anche per centri commer-
ciali e strutture pubbliche; il Break business
sky point (giardino dove organizzare pause
caffè, rinfreschi o aperitivi dopo un evento o
nella pausa di un convegno, trovare una zona
riservata ai fumatori all’aperto) che miglio-
ra la qualità di vita sul luogo del lavoro; così
come l’Open sky office (spazio gradevole dove
fare riunioni, perché è più facile apprendere
e comunicare, lavorare e studiare sotto gli
alberi e al riparo da ogni disturbo); il Kinder
sky garden (giardino condominiale, magari
attrezzato con altalene ed altri giochi, dove i
bambini possono giocare senza allontanarsi
da casa); o ancora gli orti sospesi (occasioni
per la coltivazione di ortaggi, piante officinali
e addirittura frutta di vario tipo) compendio
ideale, anche economicamente vantaggioso,
per ristoranti, bar, mense aziendali, bed &
breakfast o anche solo per dei condomini, per
esempio anziani, che non hanno la possibilità
di spostarsi in periferia alla ricerca di piccoli
orti da coltivare.
Ultimo punto importante, la sensibilità delle
amministrazioni locali (e quindi la politica
d’incentivazione) sta crescendo alla luce degli
ottimi risultati ambientali riscontrati un po’ in
tutto il mondo. Basti pensare che nella sola
città di Toronto, la creazione di un esiguo nu-
mero di tetti verdi ha comportato l’abbassa-
mento della temperatura in estate di 3 gradi
centigradi. Se considerate che uno dei nostri
problemi maggiori oggi è il riscaldamento del
pianeta, direi che il verde pensile ha il suo ruo-
lo da giocare. n
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Contaminazioni ContemporaneeViaggio nell’immaginario sonoro
di Raffaella Ravasi Ph. Simone Montanari
Presentato venerdì 21 maggio al Teatro Doni-
zetti il programma della V edizione del festi-
val Contaminazioni Contemporanee – viaggio
nell’Immaginario sonoro ECM – alla presenza
dell’Assessore alla Cultura e Spettacolo del
Comune di Bergamo Claudia Sartirani, del Di-
rettore Artistico Alessandro Bettonagli e con
Maco Matalon di Ducale – ECM. Il festival avrà
inizio con il concerto organizzato dall’Associa-
zione Verbo Essere della “punta di diamante”
Keith Jarrett. Il pianista torna a Bergamo dopo
37 anni venerdì 16 luglio al Lazzaretto con il
suo Standards Trio (Keith Jarrett al piano,
Gary Peacock al contrabbasso e Jack DeJoh-
nette alla batteria). Il programma di Contami-
nazioni Contemporanee proseguirà a settem-
bre con ben quattro prime nazionali assolute.
Martedì 21 settembre nella Basilica di Santa
Maria Maggiore si esibirà Jan Garbarek (sax
tenore e soprano) con The Hilliard Ensemble:
David James (controtenore), Rogers Covey-
Crump (tenore), Steven Harrold (tenore), Gor-
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don Jones (baritono): il musicista norvegese e
il quartetto inglese presenteranno in esclusiva
italiana il loro Officium Novum. Seguiranno
due appuntamenti nella prestigiosa cornice
del Teatro Sociale in Città Alta: venerdì 24 set-
tembre con Stephan Micus (strumenti etnici
a fiato, corde e a percussione) e sabato 25
con il Stefano Battaglia Trio: Stefano Batta-
glia (pianoforte), Salvatore Maiore (contrab-
basso), Roberto Dani (percussioni). Si esibirà,
a seguire, la cantante Norma Winstone, figura
di spicco sin dagli anni Sessanta del British
Jazz, accompagnata da Klaus Gesing (clari-
netto basso, sax soprano) e da Glauco Venier
(pianoforte).
Prezzi biglietti:
- Concerto Keith Jarrett/Gary Peacock/Jack
DeJohnette: 45, 78, 98 Euro + diritti di pre-
vendita
- Concerto Jan Garbarek & Hilliard Ensemble:
30 Euro + diritti di prevendita
- Concerti al Teatro Sociale: 20 Euro a concer-
to; 30 Euro abbonamento ai due concerti; +
diritti di prevendita.
Info e prevendite:
Biglietteria del Teatro Donizetti
tel. 035 4160601/02/03
(dal lunedì al sabato dalle ore 13 alle 20,30).
Prevendite on line: www.teatrodonizetti.it n
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Essere padre
Uno psi per amico
1 Psicologo Psicoterapeuta - e-mail: [email protected] - www: psicologo.bergamo.it
di Mario Tintori1
“I padri non ci sono più”, refrain tanto osses-
sivo da perdere, alla fine, ogni significato.
Quello autoritario che la contestazione degli
anni ’60 e ‘70 ha combattuto non c’è più e, a
conti fatti, è meglio così.
Il padre assente, il padre debole, il padre
amico. Tutte figure dell’inadeguatezza con la
quale viene rappresentato il padre di oggi.
“Ciò di cui c’è bisogno è un padre autorevo-
le”, si dice.
Ma cos’è un padre?
Spesso si pensa, ancora che un padre sia co-
lui che dà le norme, indica ciò che è bene e
ciò che è male. Colui che permette e che proi-
bisce. Un padre normativo; generalmente au-
toritario. Quello di una volta, insomma.
Mentre quello odierno fa fatica a interpretare
questo ruolo, ancor meno in modo autorevo-
le, sia perché, lui stesso non ha chiaro ciò che
sia giusto e ciò che sia sbagliato, sia perché
è scavalcato da tanti altri “padri” artificiali e
virtuali, prodotti dei mezzi di comunicazio-
ne, che indicano più o meno intenzionalmen-
te quali siano le norme ispiratrici dell’oggi,
con individualismo e narcisismo nei ruoli di
primo piano.
Padri questi che permettono molto, solleci-
tando il superamento strutturale del limite,
e quasi mai proibiscono. Anzi,
una cosa la proibiscono: quella di
pensare in autonomia e di avere
la capacità e il coraggio di essere
autentici, cioè di essere fedeli a sé
stessi.
Perché ogni essere è un individuo
unico, uno dei compiti a cui è chia-
mato un padre è quello di creare le
condizioni perché il proprio figlio
sia nel mondo con la consapevo-
lezza di sé e dei propri desideri e
con la forza e il coraggio di vivere
ed impegnarsi per realizzarli.
Ma ne riparleremo. n
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Il Rifugio Tagliaferri è in un certo senso il sim-
bolo della sottosezione Club Alpino Italiano
“Val di Scalve”. Creata nel 1978 la sottosezio-
ne è stata presieduta dall’alpinista Nani Ta-
gliaferri che, insieme ad amici iniziò la ricerca
di un posto adatto alla costruzione di un rifu-
gio alpino. Purtroppo nel 1981 perse la vita,
assieme a Livio Piantoni e Italo Maj, scalando
il Pukajirka Central, nelle Ande Peruviane: il
crollo di un’intera parete ghiacciata appena
sotto la vetta travolse gli scalatori.
Così il fratello, Francesco, e altri amici s’im-
pegnarono in modo ancor più deciso per re-
alizzare il nuovo rifugio e finalmente scelsero
la piccola conca a circa m.2330 di altezza,
appena sotto il passo Venano, collegata da
ampie e storiche mulattiere a Schilpario e al
passo dell’Aprica. Giacché, nonostante la quo-
ta ed una posizione vicinissima alla cresta,
una sorgente garantiva la fornitura costante di
acqua potabile, elemento indispensabile per
la conduzione di qualsiasi rifugio alpino.
Il rifugio fu costruito nel corso dell’estate 1985
grazie al lavoro volontario di diverse persone e
inaugurato il 22 settembre 1985.
Purtroppo, dopo solo un anno, nel mese di
novembre del 1986, un incendio distrusse il
rifugio. Bruciarono tutte le opere in legno: tra-
vi, travetti, parti interne, arredi; rimasero solo
i muri in pietra. Siccome lasciare la costru-
zione in quello stato per tutto l’inverno voleva
dire rischiare un decadimento irrimediabile di
quanto restava dei muri, si dette subito il via
ai lavori di ricostruzione. Meno di un mese di
lavoro competente ed attivissimo di diversi vo-
lontari portò alla ricostruzione del rifugio con
ampliamento della cucina, nuovo tetto, nuovi
serramenti e muri riadattati.
Nel 1998 il rifugio venne nuovamente amplia-
to, dedicando più spazia ai dormitori e cre-
ando nuovi servizi igienici dotati di docce e
acqua calda.
Nel 2007 si è eseguito un ulteriore importante
ampliamento erigendo sul retro del rifugio un
Rifugio Nani Tagliaferri 2328m
Andiamo per monti
1 Paolo Valoti è socio della Sezione di Bergamo del Club Alpino Italiano (CAI) dal 1982 e attualmente Presidente sezionale eletto per il terzo mandato 2008/2010, nonché Istruttore Nazionale di Sci Alpinismo (INSA) nella Scuola di Sci Alpinismo “Bepi Piazzoli” e Istruttore di alpinismo. La Sezione CAI di Bergamo è stata fondata il 23 maggio 1873 ed è stata dedicata nel 1936 alla memoria di Antonio Locatelli. Oggi è la prima Sezione italiana per numero di soci e conta circa 10.000 soci distribuiti nelle 19 sedi territoriali capillarmente diffuse nella provincia bergamasca. Il Club Alpino Italiano è una storica e moderna realtà associativa con profonde e sane radici in montagna che si rinnovano senza sosta nel servizio per la montagna e per le sue genti grazie alla dedizione dei soci attivi impegnati a diffondere i grandi valori del Club e a condividere l’intramontabile passione per la Montagna, in ogni sua espressione, in particolare coinvolgendo i giovani d’ieri, di oggi e di domani. www.caibergamo.it
di Paolo Valoti1
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corpo di fabbrica in muratura di pietra e tetto
a struttura lignea con un aumento di una de-
cina di posti letto. Nella scorsa primavera si è
provveduto a installare un impianto eolico di
produzione di energia elettrica che sfrutta la
costante presenza del vento. Il nuovo impian-
to, unitamente al potenziamento dei pannelli
fotovoltaici, permette una maggior autosuffi-
cienza energetica con fonti rinnovabili.
L’accesso al rifugio può avvenire seguendo
diversi percorsi:
Dalla Valle del Vò, che inizia nei pressi •di Schilpario con partenza nella frazione
Ronco seguendo la mulattiera militare
con segnavia CAI numero 413.
Dalla Valle del Venerocolo, con partenza •dal ristorante del Vò sino al passo del Ve-
nerocolo, al passo del Demignone, al pas-
so del Vò; seguendo sentieri CAI numero
414 e 416.
Da Bueggio, frazione di Vilminore, sino •ai ruderi della diga del Gleno, al passo di
Belviso e quindi al rifugio lungo i sentieri
CAI 410 e 434.
Dal rifugio Curò, lungo il Sentiero natu-•ralistico “Antonio Curò”, attraverso la val
Cerviera attraverso il passo Bondione, nel-
la parte alta della valle del Gleno e da qui
al rifugio lungo i sentieri CAI 321 e 324.
Dal rifugio Curò al lago naturale del Bar-•
bellino, al passo Grasso di Pila, alle baite
Pila, passo di Venano e da qui al sotto-
stante rifugio, lungo il sentiero CAI 424.
Dal passo del Vivione, lago di Valbona, •passo del Gatto, passo del Venrocolo,
passo Demignone, passo Vò, passo Vena-
no e rifugio lungo il sentiero 416.
Dal lago di Belviso (Valtellina, zona Apri-•ca) alla malga di Pila, passo di Venano e
rifugio lungo il sentiero CAI 324.
Dal lago di Belviso (Valtellina, zona Apri-•ca) alla malga Demignone al passo di Ve-
nano al rifugio lungo il sentiero CAI nume-
ro 24 e 416.
L’elenco da un’idea della posizione “centrale”
di questo stupendo rifugio, raggiungibile dalla
Val di Scalve, dalla valle Seriana e dalla Val-
tellina.
Una sosta di più giorni al rifugio consente di
intraprendere escursione veramente sorpren-
denti. Dal passo Venano, passando dal passo
del Vò, passo Demignone, malga di Campo,
sopra il lago di Belviso, malga Demignone si
arriva nuovamente al rifugio. Un giro durante
il quale è possibile incontrare camosci, mu-
floni, cervi, caprioli e marmotte. L’itinerario
conduce a baite e malghe utilizzate da pastori
e mandriani durante la stagione estiva e dai
quali si possono acquistare squisiti formaggi
d’alpe dal gusto ineguagliabile.
Un altro interessante anello è il passo Venano,
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malga di Pila, passo di Pila, (eventuale devia-
zione sino al passo del Serio e alla vetta del
monte Torena), laghi artificiali di Pila, lago
Barbellino, rifugio Barbellino, valle Cerviera,
passo Bondione, (eventuale salita sino alla
vetta del Pizzo Tre Confini), valle del Gleno,
passo Belviso, passo venano e finalmente
Rifugio Tagliaferri. Anche qui possibili, anzi,
probabili incontri con camosci e stambecchi
e, perché no, avvistamento di aquile reali, che
frequentemente planano quasi come alianti
tra il monte Torena e il Pizzo Tornello.
La sera, rientrando al rifugio, una favolosa
doccia calda e una succulenta cena in un’at-
mosfera familiare e allegra ritemprano anche
il fisico più stanco. Nel rifugio è, tra l’altro,
esposta una serie di cartelloni fotografici con
testi descrittivi in italiano ed in inglese, che
illustrano dettagliatamente il rifugio e l’am-
biente naturale circostante.
Biodiversità e tipicità enogastronomica del
rifugio:
Casoncelli bergamaschi, Carne al Venà, Cus
di agnello, formaggi e salumi della Valle di
Scalve.
Scheda tecnica
Altitudine: 2328 metri sul livello del mare
Zona: Valle del Vo - Schilpario – Valle di
Scalve
Gestore Francesco Tagliaferri
Recapito telefonico gestore: 0346.51.219
Recapito telefonico rifugio: 0346.55.355
Proprietà: CAI Bergamo
Apertura: per il 2010 dall’1.5 al 12.6 aperto
festivi e prefestivi (tempo permettendo),
dal 13.6 al 12.9 apertura continuata,
dal 25.9 all’1.11 aperto festivi e prefestivi
(tempo permettendo)
www.caibergamo.it
Evento da non perdere:
Domenica 11 luglio 2010 - ore 11.00 presso
al Rifugio Tagliaferri.
Concerto “Armonie e bellezze a fil di cielo”
Esecuzione musicale dedicata alle celebra-
zioni per i venticinque anni del Rifugio Nani
Tagliaferri (1985-2010). A cura di Gianluigi
Trovesi, Stefania Trovesi, Gianni Bergamelli e
Stefano Montanari n
Rifugio Nani Tagliaferri 2328m
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Leroy Merlin in prima linea per l’ecologia
Scelte illuminate
Una lampadina incandescente tradizionale
disperde sotto forma di calore oltre il 90%
dell’energia elettrica, mentre le lampade fluo-
rescenti compatte, a parità di luce diffusa,
permettono di abbattere i consumi elettrici
dell’80% e di ridurre notevolmente le emissio-
ni di gas a effetto serra.
Si parla di un risparmio di circa 3 milioni di
tonnellate di CO2 e di un risparmio in bolletta
pari a 100 euro all’anno per una famiglia tipo.
Per saperne di più vi segnalo il risparmiome-
tro di Greenpeace: http://www.greenpeace.it/
incandescenti/ che permette di calcolare sia il
proprio risparmio annuo che il proprio contri-
buto alla tutela della natura.
L’Italia ha fissato al 1° gennaio 2011 la messa
al bando delle incandescenti, ma alcune ca-
tene della grande distribuzione organizzata,
quali Leroy Merlin, Coop e Ikea, le hanno già
rimosse da un anno, dando un forte segnale
di voler andare verso uno sviluppo sostenibile.
Già in testa alla classifica di Greenpeace delle
catene a favore dell’ecologia, Leroy Merlin non
si ferma. Infatti, consapevole che pur garan-
tendo notevoli vantaggi dal punto di vista del
consumo, le lampade a risparmio energetico
non sono prive di effetti negativi sull’ecosi-
stema, per la presenza di mercurio, da mesi
già Leroy Merlin ci propone delle lampade re-
alizzate da Wiva group con materiali riciclati e
che contengono meno di 2,5 mg di mercurio
(ossia la metà del mercurio attualmente usa-
to per il funzionamento di queste tipologie di
lampade, senza peraltro rinunciare a nessuna
prestazione tecnica). E per i lettori di Berga-
moUp, Leroy Merlin va ancora oltre, offrendo
loro un buono sconto valido fino al 31 luglio
2010 n
di Maryline JM-W
Valido fino al 31/07/10 per l’acquisto di una lampadina
Buono sconto del 25%
Presso: LEROY MERLIN
Via E. Fermi, 60/62 - Curno (BG) - Via Cassinone - Seriate (BG)
Orari d’apertura: Lun-Sab: 9.00 - 20.30
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Tanti numeri per arrivare aZero.
Dosaggio Zero MirabellaVede finalmente la luce, alla fine diun lungo labirinto di strade tortuose evicoli ciechi! Ma la tenacia e la grandeprofessionalità riescono a raggiungeretraguardi anche dopo percorsi difficili:trovare la luce dopo molto buio rendesempre importante il risultato.Mirabella può ora proporre un segnodistintivo, di grande personalità e diindubbio valore.
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3
Gli anni di età media dei vigneti.25I mesi di permanenza sui lieviti.60
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“K e nako”, “è giunta l’ora” recita lo slogan coniato dagli organizzatori della FIFA Sokker-Wêreld-
bekertoernooi. Il Sudafrica emerso dagli anni bui dell’Apartheid vuole infatti cogliere l’occasione di
questo campionato mondiale per dimostrare di essere un Paese moderno, e che, per riprendere le
parole di Nelson Mandela, «Una cosa sembra impossibile finché non è stata realizzata». Ricordia-
moci invero che tanti erano i dubbi (lentezza dei lavori e rischi di violenze xenofobe) sulle capacità
del Sudafrica (o di qualunque altro stato africano) ad accogliere una tale gara. Ma l’impegno del
governo di Kgalema Motlanthe (presidente della Repubblica sudafricana dal 2008) è stato poderoso
(non solo per i 2,5 miliardi di euro investiti) e l’entusiasmo è alle stelle, sia nei quartieri “bianchi” di
Città del Capo che nelle township “nere” di Soweto.
Visto che gli Azzurri di Marcello Lippi disputeranno la loro prima partita per questa diciannovesima
edizione del campionato mondiale di calcio solo lunedì 14 giugno alle 20:30 nello stadio di Cape
Town contro il Paraguay, perché non ingannare l’attesa in compagnia di un uomo che ha vissuto
sulla propria pelle le emozioni che provano oggi i nostri Azzurri, Mario Bertini, ex centrocampista
della vincitrice quest’anno del quinto scudetto consecutivo, l’Inter.
di Maryline JM-W
Mondiali di calcio 2010«Lo sport ha il potere di ispirare e unire la gente» Nelson Mandela
Come sempre la comunicazione non verbale
opera appena ci si vede. Mario colpisce per
la sua eleganza raffinata e i suoi modi gentili.
Trasmette una calorosa sensazione di sempli-
cità. Ci diamo subito del tu.
Cosa hai provato quando sei stato selezionato
per la prima volta per rappresentare l’Italia?
La prima volta non si scorda mai, è come il pri-
mo amore [sorride, gli s’illuminano gli occhi,
quindi procede] anche se, l’ultimo è sempre
il più bello. [Ridiamo di fronte a questo suo
giocare con le parole] Direi che le emozioni
più forti sono quelle che si vivono da giovani,
anche se forse ti gusti di più le successive. Io
sono arrivato ai massimi livelli a 22 anni, e
quello che ho provato è indescrivibile perché
in un attimo sei al centro del mondo e ti senti
la testa scoppiare. Per fortuna avevo gente vi-
cina che mi ha tenuto abbastanza a freno. Ho
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avuto dei bei maestri. Innanzitutto in famiglia:
un mio fratello è stato un vero carabiniere, an-
che se di professione fa tutt’altro [ridiamo di
gusto], mi ha fatto da padre in qualche senso,
mentre l’altro, professionista di calcio, è stato
di buoni consigli.
Qual è il ricordo più bello della tua carriera
di calciatore?
Il triplice fischio finale della partita Italia Ger-
mania è ovvio. Non per niente l’Azteca ha an-
cora oggi un blocco di cemento sul quale c’è
scritto : qui è stata giocata la partita del seco-
lo. Certo ormai dovrebbero aggiungere del se-
colo scorso, però insomma la realtà è quella.
E il ricordo più brutto invece?
Quando “mio padre Chiappella” [il suo alle-
natore da sempre, morto qualche mese fa] ha
smesso di farmi giocare. Da lì capii che non
ero più abituato a fare la riserva, così lasciai
l’Inter e il calcio, per finire “in bellezza”. An-
che se in realtà, qualche mese dopo mi lasciai
tentare dal Rimini che era in serie B. Ma ap-
pena ripreso, capii subito che la mia decisio-
ne iniziale era confermata: volevo smettere di
giocare. Recisi dunque il contratto di tre anni
che avevo con la società del Rimini. Insomma
sono sceso da un piedistallo e ho ricominciato
come tutti gli altri.
È stata dura?
No, io sono uno che sdrammatizza tutto, nel
bene e nel male; non mi entusiasmo molto e
non drammatizzo. Ho avuto tutto dalla vita,
anche se poi mi ha tolto molto. [Per un attimo
esita. Fa una battuta] Questa diventa un’inter-
vista di vita più che di calcio [Sorride. Quindi
procede] Ho perso un figlio ventenne. Dopo
aver lottato per alcuni anni contro la droga,
mentre pensavo di averlo finalmente ritrova-
to, è morto uscendo di comunità. [Scoprirò
la sera dell’intervista che la figlia sedicenne
di alcuni amici si ricorda benissimo di Mario
e del suo intervento a scuola per parlare del
problema della droga.] In ventiquattrore cadi,
gli amici ti guardano e vorrebbero dirti parole
che non esistono. Comunque quello che mi dà
conforto è che sono convinto di aver fatto tut-
to quello che potevo. [Sorride e con lo sguardo
m’incoraggia a riprendere con le mie doman-
de, esito. Allora continua lui] In quarant’anni
questa sarà la quinta o la sesta intervista, non
Mario Bertini (Prato, 7 gennaio 1944)
A vent’anni fa il suo esordio in serie A come
mediano. Due anni dopo è aggregato, come
“apprendista” fuori rosa nella spedizione
italiana ai mondiali d’Inghilterra con Gigi
Riva. Dopo quattro stagioni a Firenze passa
all’Inter, dove diventa rigorista, raccoglien-
do un discreto bottino di reti, anche grazie
al suo destro potente e preciso, che a fine
carriera gli frutterà 44 reti su 307 presenze
in massima serie. Le sue doti principali: la
corsa, l’interdizione e appunto la conclusio-
ne secca. Oltre a questo notevole percorso,
Mario rimane nei cuori di tutte le età per
aver giocato in quella che è considerata la
più bella partita del secolo (Italia Germania
4 a 3 allo stadio Atzeca di Città del Messi-
co con 105.000 spettatori che tratteranno
il fiato fino all’ultimo secondo dei tempi
supplementari) e per aver lottato contro il
Brasile più forte di tutti i tempi per la finale
della coppa del mondo nel 1970.
Ma lo sapevate che nel 1971 Roberto Vec-
chioni ha scritto parole messe in musica
da Renato Pareti e cantate proprio da Ma-
rio Bertini? No?! Allora inquadrate questo
QR e gustatevi Inter Spaziale!
(vedi istruzioni p.4)
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mi concedo volentieri; io sono uno che ama il
suo giardino segreto, non faccio entrare molte
persone nel mio libro interiore, ma se lo fac-
cio, lo faccio con estrema sincerità. [Stupita
gli faccio notare che ha subito accettato la
mia richiesta anche se non ero “raccomanda-
ta”] Quando mi hai telefonato, mi è piaciuto la
tua voce e così ho accettato. [Onorata, stavo
per montarmi la testa, ma avendo avuto dei
buoni maestri, lo è diventato anche lui] non
te lo dico per impreziosire quest’incontro, è il
mio modo di essere: mi piace sentirmi libero
di fare quello che voglio, per esempio al cen-
tenario dell’Inter non sono andato. [Seguono
risate complici quindi riprendiamo]
Come fanno calciatori che si sono opposti du-
rante il campionato, a formare una squadra
quando vengono selezionati per i mondiali?
Lo sport è una professione. Come in un qual-
siasi ufficio; ci sono persone che ami, altre
che stimi e altre ancora che devi sopportare,
ma ci devi lavorare. Quando scendi in campo
pensi solo alla partita. Io ho giocato contro
mio fratello e il tempo della partita è stato
mio avversario. Insomma, prima della partita
ci si bacia e ci si dà la mano, e dopo la partita
ci si bacia e ci si dà la mano, ma in campo il
pallone è mio.
Qualcosa è cambiato nel calcio in tutti questi
anni?
Le cose torbide ci sono sempre state e ci sa-
ranno sempre, come ci sono in politica. Dicia-
mo che sono cresciute con l’aumentare degli
interessi economici.
Per la professione del calciatore il cambia-
mento è avvenuto con la figura del procura-
tore. Ai miei tempi eravamo di proprietà della
società, come una mandria. È brutto da dirsi
ma eravamo merce di scambio. Adesso invece
il procuratore con i media e con il suo peso, a
seconda di quanti giocatori rappresenta nella
squadra, può fare tanto. I giocatori oggi sono
professionisti di loro stessi.
Cosa diresti ad un ragazzino che ha talento e
che vuole far carriera nel calcio?
A lui direi di divertirsi quando scende in cam-
po. Una volta a fine partita, che tu avessi vinto
o perso, l’allenatore si complimentava sempre
e ti portava a mangiare la pizza. Oggi conta
solo il risultato quindi a 13/14 anni o vinci
o non sei nessuno. Tornando a quello che è
cambiato nel calcio direi che oggi è più facile
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diventare campione, ma è più difficile rima-
nerlo. Mentre una volta c’era molto meno bu-
siness quindi era difficile diventare campione,
ma era più facile rimanerlo.
Ai genitori invece consiglierei di stare calmi,
perché si possono fare grossi danni. Ma fare
i genitori è il mestiere più difficile al mondo,
bisogna trovare la giusta via tra l’indifferenza
e l’eccessiva pressione.
Come ti appresti a vivere questi mondiali?
Da quarant’anni dico quello che ha dichiarato
pochi giorni fa Ronaldinho sulla Gazzetta: il
calcio mi piaceva giocarlo, ma non mi piace
tanto vederlo. Infatti, quando m’invitano in
televisione per commentare le partite, mi di-
verto a parlare di calcio, ma non le guardo
molto.
Quale potrebbe essere secondo te la squadra
rivelazione quest’anno?
Guarda, sono anni che aspettiamo e forse
quest’anno, visto che giocano in casa, potreb-
be essere una squadra africana la rivelazione.
Magari la Costa d’Avorio.
Che ne pensi degli azzurri di questi mondia-
li?
Se mi posso permettere, direi che manca la
fantasia. Dai miei tempi fino ad ora, grazie
a Riviera, a Baggio, a Totti e a Cassano, c’è
sempre stata la fantasia. Però, c’è da dire che
il calcio non è fatto di sola fantasia, è fatto
anche di tattica, di tecnica e muscolosità.
L’intervista è finita. Mario mi regala una foto
autografata e ci divertiamo ad ascoltare Inter
Spaziale.
E siccome il calcio mondiale si declina anche
al femminile dal 1991 (la prossima Women’s
World Championship si disputerà l’anno pros-
simo), perché non trascorrere anche un po’ di
tempo con un centrocampista “rosa”: Laura
Pasinetti, “nata” con l’Atalanta femminile e
oggi in serie A2 con la F.C.F. Tradate.
Com’è nata la tua passione per il calcio?
Non saprei, fa parte della mia indole da ma-
schiaccio credo. È vero che in famiglia siamo
tutti appassionati di calcio, ma fin da piccola
è stato istintivo per me uscire di casa e andare
a giocare con il pallone. Poi a 8 anni ho inizia-
to a giocare in squadre miste. E a 15 anni mi
ha cercata l’Atalanta e l’avventura è iniziata.
Secondo te è giusto che le squadre miste ab-
biano un limite di età?
Sì, perché anche se alcune giocatrici possono
essere più agili e avere più tecnica, non avran-
no mai la potenza fisica dei giocatori.
Qual è il tuo ricordo più bello?
Senza dubbio la vittoria della Coppa Italia nel
2006 con la A.C.F. Aurora Bergamo; credo sia
stata la più bella partita, forse perché sofferta
e veramente inaspettata. Giocavamo contro
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una squadra che aveva molta più esperienza
di noi, eppure abbiamo segnato il primo goal
subito e questo ci ha dato la carica per vincere
3 a 2.
E quello più brutto?
Il distacco dall’Atalanta. Sai negli spogliatoi
nasce anche una vita fuori, così temevo di per-
dere le mie amiche staccandomi dal gruppo.
Hai un sogno nel cassetto?
Vorrei essere allenata da Nazi (Nazarena Gril-
li, oggi allenatrice del Milan). Mi ha visto gio-
care un giorno e mi ha detto “sei tosta” e da
allora sogno.
Perché secondo te l’Italia non è mai giunta in
semifinale nei mondiali femminili?
Credo sia una questione di visibilità. In Italia
il calcio femminile è poco quotato, quindi di-
spone di meno mezzi. Stati Uniti, Germania
e Spagna invece valorizzano molto di più le
loro giocatrici. Negli Stati Uniti per esempio,
quando vai al College, il calcio femminile può
far parte del tuo iter formativo, quindi non
devi allenarti oltre lo studio.
Come ti appresti a vivere questo mondiale?
Confesso che non sono molto fiduciosa, avrei
convocato giocatori più meritevoli. Per me vin-
ce l’Inghilterra.
Come reagiscono gli uomini (ormai hai 25
anni quindi non si può più parlare di ragazzi)
quando scoprono che sei una calciatrice?
[Ride] Mi fanno tutti più o meno la stessa do-
manda. [Indago, ma non vuole dirmela; Laura
è molto timida. Insisto e con l’aiuto di Luca
Facoetti, il nostro PR, si lascia andare] mi
chiedono sempre se facciamo le docce tutte
insieme. [Ridiamo di gusto e a questo pun-
to mi sento autorizzata a farle due domande
suggeritemi da amici maschi che sapevano
che avrei incontrato Laura]
Se è vero che si raccomanda ai calciatori
l’astinenza la vigilia di una grande partita,
vale anche per le donne?
[Arrossisce, prima di rispondere] No, anzi…
A noi dicono che fa bene!
Seconda domanda per soddisfare curiosità
maschili: Nelle docce esiste anche tra donne
lo stress da “competizione” legato al fisico?
Direi proprio di no. Quello che succede a volte
è che prendi in giro le avversarie che magari
sono molto formose, ma solo quando questo
fa nascere situazioni “divertenti” in campo.
Sai il calcio, come tutti gli sport, aiuta nel
corso della crescita e crea dei legami molto
forti, quindi negli spogliatoi non ci sono solo
compagne di gioco, bensì amiche!
Et voilà, ora non manca che un augurio di cuo-
re agli Azzurri di Lippi!! n
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StarS in the Citydi Glenda Manzi
Aveva sei anni e l’irresistibile fascinazione per
le immagini che l’ha dominato per tutta la vita
si era già impossessata di lui, tanto da spinger-
lo a rubare delle monete dal borsellino di sua
madre per infilarsi in un cinema. Adesso però,
che di film ne ha visti e criticati tantissimi, ci
ha confessato in esclusiva che sono le parole,
più delle immagini, ad appassionarlo davvero,
a tal punto che recentemente si è addirittura
sottoposto a un “digiuno visivo”. Lui è Gianni
Canova, uno dei più importanti e brillanti criti-
ci cinematografici italiani, fondatore e direttore
del mensile duellanti, critico ufficiale del canale
satellitare Sky e docente di Teoria e critica del
cinema e Filmologia presso la Libera Universi-
tà di Lingue e Comunicazione IULM di Milano,
dove è preside della Facoltà di Comunicazione,
relazioni pubbliche e pubblicità. E come se non
bastasse ha anche scritto un thriller, Palpebre,
che è stato definito «fulminante, estremo, defi-
nitivo» e il cui protagonista, Giovanni Vigo, è un
giovane studioso delle pene che Dante infligge
alle anime del Purgatorio. L’incontro con una
misteriosa sconosciuta gli spalancherà le por-
te di un inferno spaventoso fatto di delitti non
meno osceni di quelli immaginati da Dante, che
cambieranno la sua vita per sempre. Un esor-
dio sconvolgente e illuminante, che ha diviso il
pubblico suscitando reazioni contrastanti.
Gianni CanovaA tu per tu con le s te l le di casa nost ra
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C’è chi se n’è perdutamente innamorato e chi,
in rete, è arrivato a definire Palpebre «un libro
immondo». Cosa ne pensa?
Palpebre voleva essere un tentativo di dare una
scossa su alcuni temi importanti e sul fatto che
l’umanità si deve dare una disciplina se vuole
uscire da questo gorgo dell’orrore, del male,
dell’attrazione per tutto ciò che è inquietante-
mente violento e sanguinario. Sono contento
che qualcuno lo ami e lo trovi al tempo stesso
scioccante perché vuol dire che i libri possono
ancora fare incazzare e non è male. Ma non
mi aspettavo che chi lo rifiuta lo rifiutasse con
questa virulenza, significa che ho sbagliato e
che le palpebre, la gente, non le vuole aprire.
L’incapacità di aprire gli occhi e osservare la
realtà è uno dei temi ricorrenti del suo roman-
zo e la storia prende le mosse da uno sguardo
mancato tra i due protagonisti: come a sugge-
rire che non saper guardare è pericoloso?
Interpretazione legittima ma potrebbe anche
significare che, forse, è ora di limitare l’ingor-
digia delle nostre pulsioni visive e riscoprire la
bellezza del non visibile. Faccio una confessio-
ne: quando è uscito questo libro, il 14 gennaio,
sono andato al cinema e ho visto Avatar. Dopo
di che non sono più entrato in un cinema e ho
deciso di sottopormi a una dieta visiva, fino a
ieri (12 maggio, ndr). Il film per cui ho deciso
di interrompere la mia disciplina è stato Ago-
rà di Alejandro Amenábar, perché speravo che
fosse un film in cui la parola contasse più della
visione. Era così.
Sta forse dicendo che si è stancato di guarda-
re? Proprio lei?
Vengo da un anno in cui ogni volta che andavo
al cinema mi sembrava di aver già visto tutto.
Diciamo che in questo periodo ho più voglia
di leggere che non di vedere perché traggo più
emozione e conoscenza dai libri che non dai
film. È una cosa che non avrei mai pensato po-
tesse accadermi ma forse è come nelle storie
d’amore e vale la teoria secondo cui dopo aver
fatto l’amore un certo numero di volte - miglia-
ia di volte - la chimica si interrompe, basta, è
finita.
Non sarà che ha iniziato troppo presto?
Può darsi. La mia prima esperienza cinefila ri-
sale a quando frequentavo la prima elementa-
re ed è legata a Bergamo. Sono nato nell’alta
Val Seriana ma nei primi anni della mia vita
ho abitato in città, in via Santa Lucia. Vicino a
casa nostra c’era un oratorio con un cinema,
quei cartelloni sulla strada mi attiravano tan-
tissimo e un giorno d’inverno rubai delle mo-
nete dal borsellino di mia madre, uscii di casa
e mi infilai in quel cinema. Non ricordo nulla
del film, solo il bianco e nero e i fari di un’au-
to sull’asfalto, probabilmente era un noir. Poi,
bel bello, me ne tornai a casa e mia madre mi
diede un ceffone memorabile. Credo sia stata
l’unica volta che mi ha picchiato.
C’è qualcosa in cui si sente bergamasco?
Più che altro mi sento un uomo di montagna.
Adesso non ci vado più e per la logica degli
opposti preferisco il mare, mangio il pesce e
adoro il peperoncino ma la mia è stata un’in-
fanzia da polenta, a Castione della Presolana.
Credo che la mia capacità di lavorare senza so-
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sta e senza dormire per giorni provenga da lì,
come alcuni antichi valori in cui ancora credo
fermamente: la lealtà, mantenere fede alla pa-
rola data, rispettare gli impegni presi.
Qualcosa che Bergamo le ha lasciato e di cui
avrebbe fatto a meno?
Sono cresciuto in una famiglia di preti, monsi-
gnori e suore e quel rigorismo un po’ bigotto
che si respirava in casa rendeva l’atmosfera
molto pesante. Quando mio zio, un prete ber-
gamasco vecchio stampo, tosto e inflessibile
mi vide partecipare a una manifestazione a fa-
vore del divorzio in famiglia scoppiò una specie
di scandalo. Tuttavia l’autoritarismo di un’edu-
cazione religiosa è ciò che mi ha dato la cosa
che ritengo più fondamentale: la vergogna e il
senso di responsabilità. La mia vita è stata un
tentativo di lottare contro le mie inadeguatezze
e tutto ciò che sapevo di non sapere, nella spe-
ranza di tenere a bada la vergogna che provavo.
Per cui odio ciò che mi ha salvato e mi ha sal-
vato ciò che odio.
Dal suo romanzo emerge una visione molto
pessimistica dell’essere umano. Una reazione
a quel tipo di educazione?
Per grazia di Dio, come diceva Buñuel, a un
certo punto della mia vita ho perso il dono del-
la fede e ci sono domande a cui non posso ri-
spondere come coloro che una fede ce l’hanno,
invocando il paradiso e l’inferno. Al fondo di
StarS in the City
Gianni Canova
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questo libro c’è un interrogativo molto dram-
matico sulla natura umana, c’è la vergogna
di essere uomo. Posso dire che alcune volte
l’essere umano produce la Cappella Sistina, la
Nona Sinfonia di Beethoven e Imagine dei Be-
atles ma altre volte produce il male con la M
maiuscola.
Progetti futuri?
Sto lavorando a una mostra commissionata da
Borsalino sul cappello nella storia del cinema e
a una grossa ricerca sui modi di comunicazio-
ne nel film che nasce dalla constatazione che
i siti web dei film italiani sono molto brutti e
la rete è sottoutilizzata. E poi ci sono tre libri
quasi pronti: uno si intitola Le immagini mento-
no ma chi lo dice mente ed è la sintesi di anni di
lezioni al corso di Filmologia. Un altro si chia-
ma Anni Zero. Il cinema italiano degli anni zero e
si tratta di duecento recensioni di film italiani,
secondo me imperdibili, usciti tra il 1° gennaio
2000 e il 31 dicembre 2009. E infine il terzo
è la pubblicazione di alcuni scritti su La Dolce
vita, L’avventura e Rocco e i suoi fratelli.
Scriverà un nuovo romanzo?
È già in cantiere. Il protagonista è un operatore
della tv generalista che si occupa di riprendere
i grandi delitti di cronaca nera ma non è mai lui
a scegliere cosa filmare, c’è sempre un regista
o un giornalista che gli indica cosa inquadra-
re. Poi però su un blog racconta quello che ha
visto davvero e che in televisione non è stato
mostrato. n
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OBiettiVO 2019
Lo ha recentemente stabilito il Parlamento Eu-
ropeo, approvando un testo elaborato dal Co-
mitato per l’Industria, la Ricerca e l’Energia.
Tutti gli edifici costruiti dopo il 31 dicembre
2018 dovranno essere autosufficienti dal punto
di vista energetico. Ogni nuova costruzione do-
vrà dunque pareggiare l’energia utilizzata con
quella prodotta, ossia essere in grado di pro-
durre in loco tanta energia quanto quella che
consumerà, adottando fonti energetiche rinno-
vabili. L’obiettivo si pone per tutte le costru-
zioni private, mentre per gli edifici pubblici,
stando alle decisioni dell’U.E., il tempo limite
sarà anticipato al 2016, anno entro cui tutti gli
edifici pubblici, siano essi nuovi che esistenti,
dovrebbero essere resi energeticamente auto-
sufficienti.
Un edificio di abitazione necessita di tre appor-
ti energetici per consentire ottimali condizioni
di vita: energia per la climatizzazione degli am-
bienti (riscaldamento invernale e raffrescamen-
to estivo), energia per la produzione di acqua
calda ad uso sanitario ed energia per il funzio-
namento delle apparecchiature elettriche. Fino
ad ora per la climatizzazione invernale e per la
produzione di acqua calda nelle case d’abita-
zione si sono adottati impianti a gas metano o
a gasolio, mentre per la climatizzazione estiva
e per il funzionamento degli elettrodomestici
il fabbisogno energetico è stato soddisfatto at-
tingendo direttamente dalla rete elettrica na-
zionale, che produce l’energia principalmente
attraverso la fonte idroelettrica e la combustio-
ne di prodotti di origine fossile (gas metano,
carbone, gasolio).
Per raggiungere l’obiettivo imposto dall’Unione
Europea, dal 2019 si dovranno mettere in cam-
po le più avanzate tecnologie per favorire una
produzione di energia massificata a tutte le
costruzioni. Ogni nuovo edificio verrà dunque
dotato d’impianti solari termici o fotovoltaici o
Costruire case energeticamente autosufficienti
Dell’Arch. Roberto Sacchi1
1 Architetto sostenibile libero professionista, esperto in ecologia dell’architettura dal 1994, collaboratore dell’Agenzia Casa-Clima per la formazione, docente al Centro Studi Polis Maker del Politecnico di Milano polo di Como, catalogatore di edifici storici per la Carta del Rischio, collaboratore della rivista Chiesa Oggi architettura e comunicazione, Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.
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geotermici, ovvero di generatori a biomassa o
ad olio vegetale e, dove la morfologia del terri-
torio lo consentirà adottando impianti eolici o
mini-idroelettrici.
Ma la vera battaglia per raggiungere l’autosuffi-
cienza energetica si combatterà sul fronte del-
la costruzione, progettando edifici in grado di
consumare meno e di minimizzare la necessità
dell’impianto di climatizzazione.
Ottimizzando il sistema costruttivo con un ef-
ficiente isolamento termico, evitando i ponti
termici, si possono infatti costruire case che ri-
ducono al minimo la funzione dell’impianto di
climatizzazione, sia per il riscaldamento inver-
nale, che per il raffrescamento estivo, arrivan-
do addirittura ad annullarlo completamente, si
parla allora di edifici passivi. Se immaginiamo
un edificio che non richiede corrente elettrica
per raffrescare gli ambienti, né di altra fonte
energetica per ripararsi dal freddo invernale,
poiché in grado di auto climatizzarsi, è logi-
co pensare che la richiesta energetica si possa
ridurre alla sola necessità di produrre acqua
calda ad uso sanitario, oltre che per il funzio-
namento delle apparecchiature elettriche ad
uso domestico.
Una casa passiva ha questa caratteristica: è in
grado di minimizzare il sistema impiantistico
per la climatizzazione, riducendolo ad un mero
impianto di ricambio d’aria.
Costruttivamente si tratta di un edificio corret-
tamente orientato, in grado di sfruttare al me-
glio il ciclo solare, è iperisolato ed è in grado
di sfruttare gli apporti di calore derivanti dalle
sorgenti interne; è cioè in grado di regolare l’ha-
bitat attingendo dal calore prodotto dalle micro
variazioni termiche derivanti dal funzionamen-
Casa Petrogalli attualmente in costruzione a ClusoneProgettazione e direzione lavori: Arch. Roberto Sacchi in collaborazione con Geom. Luigi ZanolettiImpresa EdilPacì snc
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to degli elettrodomestici, dall’illuminazione
artificiale e dal calore prodotto direttamente
dagli abitanti presenti, senza dover ricorrere ad
uno specifico impianto di climatizzazione.
Le case passive sono già presenti in molti co-
muni nei paesi del Nord Europa, in Austria se
ne contano circa 2500. In questi ultimi anni,
anche in Italia ne sono state costruite, soprat-
tutto in Alto Adige e più recentemente in Lom-
bardia e in Emilia Romagna, ad opera di archi-
tetti come Manuel Benedikter.
Alla luce dell’attuale mercato dell’edilizia in
Italia, c’è da sperare che l’obiettivo di creare
case autosufficienti energeticamente non ri-
manga solo un progetto ambizioso, ma possa
concretizzarsi nelle modalità indicate dall’U.E.,
senza dover ricorrere a proroghe sui tempi di
attuazione. A distanza di cinque anni dall’in-
troduzione delle norme nazionali per il conte-
nimento dei consumi energetici in edilizia, (De-
creto L.gs n°192/05 e 311/06), restano infatti
diversi dubbi circa le modalità di attuazione
del progetto che rischia di essere contrastato
sia da una generale impreparazione dei tecnici
alla progettazione di case energeticamente ef-
ficienti, che da una scarsa esperienza pratica
da parte delle imprese artigiane, molte delle
quali ancor’oggi ostiche al rinnovamento dei
materiali costruttivi e all’uso di tecniche in-
novative, ma soprattutto dal dilagare di una
cultura comune che sottovaluta l’importan-
za dell’ottimizzazione del sistema costruttivo
dell’edificio, per raggiungere un vero sviluppo
sostenibile.
Nella nostra provincia le case energeticamente
efficienti (classe A, B, C) stanno cominciando
ora a diffondersi, ma sono ancora poche quel-
le di nuova generazione (quali case passive). A
Clusone è in corso di costruzione un edificio
che si avvicina ai concetti sopraesposti; co-
niuga infatti l’utilizzo di materiali innovativi e
l’ottimizzazione del sistema di climatizzazio-
ne, con l’apporto energetico derivante da fonti
rinnovabili. Inoltre, nel quartiere Conca d’Oro
in città, il gruppo ArchiclimA, coordinato dallo
scrivente in collaborazione con l’arch. Manuel
Benedikter, sta progettando un edificio che riu-
nisce l’autosufficienza energetica alla sosteni-
bilità dei materiali costruttivi. n
OBiettiVO 2019Costruire case energeticamente autosufficienti
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ControcorrenteBergamo Up segnala
di Maryline JM-W
Nella busta contenente l’ultima bolletta Enel, una nota avvisa i consumatori del passaggio obbliga-
torio alla bioraria a partire dal prossimo 1° luglio. Tariffa che potrebbe non essere conveniente per
tutte le famiglie come segnala Altroconsumo, l’associazione indipendente di consumatori, nella sua
campagna Controcorrente. E siccome tanti consumatori continuano a non capire le offerte proposte
sul mercato libero e non si fidano a cambiare fornitore, ho pensato di segnalarvi il preziosissimo
calcolatore messo a disposizione da Altroconsumo sul suo sito, www.altroconsumo.it , per aiutare
gli utenti a scegliere secondo le proprie abitudini di consumo. Inoltre, sul medesimo sito troverete
preziosi consigli per compiere scelte che vi permettano di ridurre i consumi di energia e rispettare
l’ambiente. Alcuni di questi consigli li ritrovate in questo simpatico decalogo pubblicato sull’ultimo
numero di Altroconsumo. n
Mattino
IN BAGNO
Doccia invece della vasca
Con un riduttore di flusso si rispar-
mia:
1/3 dell’acqua e dell’energia •per scaldarla
Una doccia di 5 minuti, invece che
di 10, riduce:
292 Kg di CO• 2
Chiudere il rubinetto
Mentre ci si lava i denti o ci si rade
significa:
usare 10 litri di acqua in meno •ogni mattina
Lo sciacquone con criterio
Scarica tutta la cassetta solo quan-
do è necessario:
meno 16 litri di acqua per •persona al giorno
VIA VERSO IL LAVORO
Lascia a casa l’auto entro i 3 Km
di tragitto l’automobile non convie-
ne:
percorrendo 75 km alla set-•timana sulle due ruote si ri-
sparmiano 750 kg di CO2
In ufficio
Imposta la stampa del Pc su fron-
te/retro e riutilizza il retro dei fogli
per prendere appunti:
Risparmi metà carta e 92 kg •di CO2
Vivere verde dal mattino alla sera
Lo stile di vita ecologico non va vissuto come uno sforzo, è solo una questione di abitudine. Partire
con il piede giusto, fin dal mattino, è più semplice di quanto non si creda. Guardate in basso quan-
ti gesti quotidiani danno risultati tangibili: economici per voi, utili per l’ambiente. Una famiglia che
li mette in pratica ogni giorno risparmia in media molte decine di euro l’anno.
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Pomeriggio
ACQUISTI
Compatta gli imballaggi
La raccolta differenziata di pla-
stica, carta e vetro vale:
un volume dei rifiuti•domestici ridotto•del 70%•
Se ricicli una bottiglia di vetro
abbatti:
7,8 Kg di CO• 2
Porta la sporta di tela
Per ogni sacchetto di plastica
evitato:
meno 80 g di CO• 2
SPOSTAMENTI
Prova il car pooling
Se condividi il trasporto in auto
per 10 mila km l’anno eviti:
800 Kg di CO• 2
IN CASA
Rimedi della nonna
aceto contro il calcare, •limone contro gli odori a
volte sono meglio dei pro-
dotti industriali
ricorri ai detersivi ecolo-•gici garantiti: cercali su
www.eco-label.com/italian
Lavastoviglie di classe A
Utilizzatela a pieno carico e
con il programma “eco”:
risparmio di 10 euro •l’anno
Irrigazione controllata
Per innaffiare terrazzi e balconi
non lasciate scorrere a lungo
l’acqua: basta un annaffiatoio
o un sistema di irrigazione a
goccia
Sera
A CENA
Scegliere il cibo
Sono da privilegiare in partico-
lare i prodotti locali e di stagio-
ne. Frutta e verdura biologiche
permettono di non immettere
pesticidi nell’ambiente
IN CASA
Meno sprechi energetici
Spegni la luce nelle stanze
quando non serve:
in media si risparmiano •60 euro l’anno
in media si abbattono ogni •anno 400 Kg di CO2
Lavatrice a pieno carico
Inutile avviarla mezza vuota, in
genere è sufficiente il program-
ma a basse temperature
Se la lavatrice è di clas-•se A si riducono i consu-
mi di acqua e detersivi e
si spendono 20 euro in
meno l’anno
I RIFIUTI
Non gettare rifiuti a
rischio in pattumiera
Pile e farmaci scaduti van-•no raccolti separatamente
e portati negli appositi
contenitori quando se ne
ha l’occasione
Attenzione con il wc
Bastoncini di cotone, filo •interdentale, assorbenti e
tutto ciò che non è carta
igienica vanno in pattu-
miera, sennò ostacolano
la depurazione delle fo-
gnature
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1 Fashion Blogger, ossia blogger di moda che tramite uno spazio interattivo (blog) commenta le sfilate e porta ispirazione. Valentina Fradegrada, Bergamasca di 18 anni, ha due passioni, la moda e la fotografia, e un legame speciale con la famiglia, cane compreso! Le sue muse ispiratrici, per stile ed eleganza, la mamma e Gabrielle Coco Chanel.”Essere alla moda non è la ricerca disperata della marca da mostrare, essere alla moda vuol dire essere se stessi perché non c’è nulla di meno alla moda che essere forzati e sentirsi inadeguati.” www.coopstyle.com. [email protected]
1- Lace
Dolce & Gabbana insegna vestendo la splendi-
da Madonna con la nuova collezione.
Questa primavera non si può prescindere dal
pizzo: per top, completi, una giacca, la cami-
cia, abiti mini o maxi, in versione iper-roman-
tica o super sexy.
Moda
Must have p/e 2010 Prima parte
di Valentina Fradegrada1
Queste mese e il prossimo vi parlerò degli irri-
nunciabili 10 per la primavera estate 2010.
Questi sono i primi 5 “must have” che nel
vostro armadio devono esserci necessaria-
mente.
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2- Training trousers
La comodità è la parole d’ordine per que-
sta primavera. Molti stilisti tra cui Alexander
Wang, Chloé e Richard Chai hanno vestito le
proprie modelle sportivissime con giacche e
pantaloni di tuta come se fossero veri panta-
loni e vere giacche.
3- Nautical look
Oggetti e accessori in corda, righe e i colori
blu, rosso e bianco sono necessari per un to-
tal look marinaretto. Zara per questa primave-
ra estate ha proposto moltissimi capi perfetti
per un Nautical look.
4- Flakes
Negli anni 80 si decoravano le ballerine con
dei fiocchi vistosi mentre Madonna già li uti-
lizzava nelle sue acconciature. Potete prende-
re spunto dai grandi stilisti, ma potete trovare
un equivalente più economico nelle grandi ca-
tene come Zara e H&M,
Dovete assolutamente averne un paio scarpe e
headband con fiocchi più o meno vistosi.
5- Long dress
Torna prepotente lo zoccolo dimenticato. Viste
in passerella la variante classica di Chanel, la
rielaborazione di Prada e la versione bizzarra
di Vuitton.
Mantenendo fede allo stile diretto dei blog inviate via email i vostri outfit, verranno selezionati
per trovare spazio in questo rubrica. Aspetto commenti, critiche e consigli, tutto quanto possa
rendere questo spazio sempre in linea con la moda!
A presto n
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1 Nata in Francia, a vent’anni l’autrice è venuta a vivere in Italia dove, dopo la pubblicazione del suo primo romanzo collage - Dans les coulisses... ed. Il filo -, ha iniziato a collaborare con la rivista BergamoUp senza abbandonare le sue passioni, insegna-re la propria lingua, viaggiare, dipingere e fotografare riflessi. Anche se, dalla pubblicazione di Se la donna fosse un elefante… ed. Miele, la scrittura occupa ormai un posto predominante nella sua vita. www.romanzocollage.it 2 Industria del recupero e riciclo - Via Fabio Filzi, 5 – Montello (BG). www.montello-spa.it
Confesso che i siti industriali mi affascinano da sempre (forse per via di Uomini e Topi di John
Steinbeck, libro che mi sconvolse da scolara quando fui costretta a leggerlo). Infatti, ancora pri-
ma di essere giornalista, mi capitava spesso di cercare modi, più o meno ufficiali, per entrare in
questi luoghi che generano spesso sentimenti contraddittori.
La Montello S.p.A. ne è un esempio. Nata nel 1997 durante un’emergenza rifiuti nella nostra re-
gione, è stata in un primo tempo vista con benevolenza. D’altronde risolveva ben due problemi
urgenti: smaltire i rifiuti che erano per strada e permettere la riconversione dell’allora acciaieria
in crisi; famosa in Italia e in Europa per il suo tondino per cemento armato scelto dall’arch. Giò
Ponti per la realizzazione del primo Pirellone. In seguito, invece, il normale processo di decompo-
sizione dell’umido (che genera quell’odore che conosciamo tutti per averlo sentito nella propria
pattumiera, soprattutto l’estate) ha suscitato critiche. La forza di Roberto Sancinelli è stata, gra-
zie ad importanti investimenti tecnologici e un know how 100% Montello, di trasformare un pro-
blema in una risorsa: il biogas e non solo. Infatti oggi la Montello S.p.A. è in grado di trasformare
in prodotto l’80% dei rifiuti che giunge nel suo stabilimento, tratta più del 50% dei rifiuti umidi
organici e plastici della raccolta differenziata della Lombardia, ha risposto all’appello della prote-
zione civile per venire in aiuto alla regione Campania, ha generato oltre 260 posti di lavoro per un
La plastica è sicuramente un prodotto messo all’indice quando si pensa alla natura. Basti pensa-
re che ci vogliono mille anni perché un bicchiere di plastica si degradi. Ma, se si può con un po’
di buona volontà rinunciare ai sacchetti di plastica e affini, è praticamente impossibile pensare di
eliminare oggi la plastica dalla nostra vita. Così, quando ho letto questa frase: “E’ sostenibile uno
sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle popolazioni
future di soddisfare i propri.” (Commissione mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo - 1987) su
uno dei depliant a disposizione dei visitatori della Montello S.p.A2, mi è sembrato un dovere in-
dagare. E, scoprendo che quest’azienda bergamasca investe da decenni nel riciclo della plastica
e dei rifiuti a matrice organica con notevoli benefici ambientali (tra cui 50.000 ton/anno di CO2
risparmiate), non ho resistito alla curiosità di mettermi in contatto con il suo amministratore
delegato, Roberto Sancinelli, per entrare Dans les coulisses...
Dans les coulisses...di Maryline JM-W1
di uno sviluppo sostenibile
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fatturato annuo che si attesta sui 50 milioni
di euro, ha ricevuto il premio “Sviluppo Soste-
nibile 2009” (istituito dalla Fondazione per lo
sviluppo sostenibile con l’adesione del Presi-
dente della Repubblica) ed è considerata, da
Legambiente, “una delle aziende più avanzate
nel settore” sia per tecnologia applicata, sia
per sistema integrato, sia per risultato finale
di riciclo in prodotto. Ma vediamo come.
Per quanto riguarda il recupero della plastica - 120 000 ton/anno d’imballaggi in plastica post
consumo (quindi non industriali e rigorosamente provenienti da raccolta differenziata) - nel pas-
seggiare nella lunghissima catena per lo più meccanizzata, la prima cosa che colpisce è il pro-
fumo. Non ho detto odore, bensì profumo. Perché se le vecchie bottiglie d’acqua non lasciano
tracce olfattive, nel reparto dove vengono riposti i granuli ricavati dai vecchi flaconi di shampoo
o detersivi ondeggia, invece, lo stesso profumo di pulito che si sente in casa dopo aver fatto il
bucato.
La catena inizia con una complessa procedura di selezione tramite detettori ottici di tipo NIR –
Near Infra Red - che separano gli imballaggi in plastica per tipo di polimero ( bottiglie di PET,
contenitori in HDPE, imballaggi in plastica mista poliolefinica, ecc…) e colore (PET incolore,
azzurrato e colorato misto).
Quindi i vari imballaggi vengono trattati tramite un’accurata procedura di macinatura, lavaggio
e centrifugazione per essere ridotti in scaglie e/o in granuli permettendo così ai nostri rifiuti di
dare vita a nuovi oggetti. Le scaglie di PET per esempio sono utilizzate dall’industria tessile (felpe
in pile, pannolini, imbottiture), dal settore automobilistico (sedili, cruscotti) e dal settore edilizio
o ancora per produrre i contenitori tristrato che servono per contenere gli alimenti. Mentre dagli
ex contenitori per liquidi in HDPE (quelli profumati) si ricavano tubi e geomembrana bugnata Ge-
omont®, ideale come isolante sia nelle opere di costruzione sotterranee che nella posa orizzonta-
le grazie alla sua indiscutibile capacità drenante e impermeabilizzante. I tappi invece torneranno
ad essere tappi. E dagli imballaggi misti poliolefinici si ottengono scaglie e granuli impiegati in
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Dans les coulisses...di uno sviluppo sostenibile
4 Entro fine 2010 pensano di arrivare a smaltire ben 210 000 ton/anno.5 Per digestione anaerobica s’intende la degradazione della sostanza organica da parte di microorganismi in condizioni di anaerobiosi (senza ossigenazione). Si tratta di un processo alternativo al compostaggio, che al contrario avviene tramite bat-teri il cui metabolismo richiede la presenza di ossigeno, che oltre ad essere meno stabile sui grossi volumi (quindi a produrre concime di qualità disomogenea), emana i famigerati odori molesti denunciati nel 2002.
particolare nel settore edile (granchi, distanziatori, canaline, guaine bituminose, ecc.) e per la
produzione di vasi da fiori e vari manufatti per l’arredo urbano.
Infine, gli scarti eterogenei degli imballaggi che decadono dai vari processi (selezione e riciclo)
sono invece preparati per il recupero energetico (tramite i termovalorizzatori).
Per essere sincera, il secondo reparto che smaltisce 180.000 ton/anno4 di frazione umida organi-
ca da raccolta differenziata (altrimenti detto “umido”: residui di cibo, scarti vegetali o simili), mi
attirava meno. Non tanto per l’odore - vi assicuro che non si sente nulla, se non nella prima fase
di pretrattamento del rifiuto (per eliminare i materiali indesiderati quali plastica, vetro o metalli)-,
quanto per la poca magia che ci vedevo nel trasformare l’umido in biogas e concime. Invece
l’entusiasmo del Sig. Roberto (lo chiamano tutti così in azienda) è stato contagioso. Per lui il
digestore è un enorme stomaco naturale. “Mangia, digerisce ed evacua. E, come noi, non mangia
di tutto [infatti stanno molto attenti a selezionare i rifiuti, per esempio la buccia di arancia è indi-
gesta. Così come stanno attenti alla quantità d’acqua necessaria per garantire un “minestrone”
omogeneo]. Inoltre, se mangia troppo pesante, necessita anche lui di bicarbonato.”
Non avrei mai vista la cosa sotto quest’aspetto neanche se fossi rimasta giorni e giorni a guar-
dare i sei giganteschi stomaci di ferro nei quali durante la digestione anaerobica5 si produce il
biogas che rende elettricamente e termicamente l’azienda completamente autonoma dal punto
di vista energetico e gli permette anche di vendere energia elettrica al GSE (gestore dei servizi
elettrici).
Ma riprendiamo dall’inizio. L’umido viene messo in acqua, tutto quello che galleggia o affonda
viene eliminato. Solo la sospensione (chiamata qui minestrone) permetterà di produrre un biogas
contenente circa il 65% di metano. In merito a questo minestrone, un tecnico mi ha spiegato che
- siccome mangiamo più frutta nei periodi caldi - la ricetta estiva del minestrone richiede meno
acqua di quella invernale. E che, attraverso gli scarti, si sono accorti della crisi che colpisce le
famiglie. Come? Riscontrando una notevole riduzione delle ossa, che attesta un calo del consumo
di carne.
Dopo la fase di digestione del minestrone, il fango proveniente dalla disidratazione del digestato
(la parte che non si trasforma in biogas) subisce una fase di compostaggio aerobico che permet-
te di produrre un fertilizzante organico di alta qualità (i contadini parlano di 20% di raccolto in
più).
PRIMA DOPO
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In altre parole, si produce energia grazie ad una biotrasformazione all’interno di capannoni man-
tenuti in depressione, con serbatoi e tubazioni ermeticamente chiusi per eliminare emissioni di
odori all’esterno e all’interno dell’impianto e con l’utilizzo di biofiltri per trattare l’aria esausta
dell’impianto al fine di abbattere totalmente le emissioni in atmosfera. Inoltre, il biogas con la
sua combustione non contribuisce all’aumento delle concentrazioni atmosferiche di CO2 e quindi
all’effetto serra. Infatti, l’energia elettrica prodotta dalla digestione anaerobica viene considerata
una forma di energia verde (a basso impatto ambientale), dato che il gas non viene rilasciato di-
rettamente nell’atmosfera e l’anidride carbonica deriva da fonte organica caratterizzata da breve
ciclo del carbonio.
Ultimo dato importante, conferire i propri rifiuti alla Montello costa ai comuni un terzo in meno
che conferirli ad un impianto di termovalorizzazione.
Quest’azienda ecocompatibile c’insegna dunque quanto la raccolta differenziata sia fondamen-
tale per uno sviluppo sostenibile, così come lo sono ricerca e investimenti. Infatti, Roberto San-
cinelli sta valutando soluzioni alternative per recuperare energeticamente al suo interno anche
il 20% dei rifiuti “scarti” dei vari processi che, oggi, sono inviati ai termovalorizzatori. A questo
proposito, se è vero che i termovalorizzatori non sono sostenibili in quanto non permettono il
riciclo in materia, ma “solo” in energia, è altrettanto vero che, le tecnologie di oggi rendono meno
pericolosi i camini dei termovalorizzatori delle nostre vie intasate di macchine.
Quindi, come si dice dalle mie parti, à bon entendeur, salut5.
6 A buon intenditore, arrivederci (poche parole). Nata nel xvii secolo quest’espressione è un invito alle persone che hanno colto il senso delle parole dette di agire e reagire. In questo caso è anche un invito a scrivermi, se avete delle quinte da svelare. Quindi vi lascio il mio indirizzo e-mail: [email protected]. E, per i più curiosi, le quinte di chi vi scrive le trovate sul blog del mio libro che si diverte a raccontarmi: http://milemary.blogspot.com/.
PRIMA DOPO
Per saperne di più su quest’incontro
inquadra questo QR:
(vedi istruzioni p.4)
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116
Salottino Virtuale
1 Per commenti e suggerimenti vi lascio il mio indirizzo e-mail: [email protected].
di Maryline JM-W1
Sappiamo tutti a grandi linee cosa sono le
fonti rinnovabili quali l’eolico, il fotovoltaico,
le biomasse e il biogas, o ancora l’energia nu-
cleare che, pur non essendo rinnovabile, viene
spesso considerata come una fonte pulita di
energia in quanto non emette CO2. Ma quanto
sappiamo realmente del loro impatto sull’am-
biente e della loro sostenibilità effettiva? Le
lobbies sono maestre nel confondere le acque
e l’argomento non è dei più facili, tanto più
che la legge non ci aiuta. Infatti, ha integrato
tra le energie rinnovabili quella derivata da olio
di colza e di palma, benché la loro sostenibili-
tà sia alquanto discutibile, basti pensare alla
deforestazione e alle carenze alimentari che
generano nei paesi in via di sviluppo. A fronte
d’innumerevoli ricerche in materia, giornate
intere trascorse a sentire e leggere gli argo-
menti degli uni e degli altri, credo che l’unica
vera domanda da porsi in merito all’eventuale
nuclearizzazione dell’Italia è: vogliamo o no
uno sviluppo sostenibile?
Se non lo vogliamo, allora possiamo far finta di
non sapere quali sono i rischi legati all’energia
nucleare: trasporto e stoccaggio delle scorie
radioattive e l’uso di sostanze chimiche (fluo-
ro, acido solforico) per l’attività di produzione
del combustibile nucleare. Rischi reali come
ce lo ricordano la tragedia di Chernobyl e lo
scandalo dei pellets radioattivi di quest’inver-
no. Rischi che nessun controllo o misura di
sicurezza è capace di eliminare del tutto.
Se non lo vogliamo, possiamo anche far finta
che passando al nucleare non ci esponiamo
alle stesse difficoltà irrisolte di un quarto di
secolo fa. Invece di dipendere dai paesi che
possiedono i combustibili fossili, dipende-
remmo da quelli che hanno l’uranio. A questo
proposito ricordo che il più importante giaci-
mento rinvenuto in Italia si trova nei pressi di
Novazza, a circa 40 km a nord est di Berga-
mo; giacimento ritenuto insufficiente al fabbi-
sogno nazionale all’epoca del primo tentativo
di nuclearizzazione del nostro paese. Quindi,
le guerre di potere cambieranno bersagli e vit-
time, ma ci saranno sempre guerre.
Se vogliamo invece lasciare alle future
generazioni un pianeta che non sia una
discarica, con delle scelte drastiche e
qualche rinuncia personale, è possibile.
Basta seguire l’esempio di Varese Ligure,
primo Comune in Europa ad avere ottenuto
la certificazione ambientale 14001 e recen-
temente premiato dalla UE a Berlino come
“Comune rurale più virtuoso d’Europa”
per aver saputo applicare un concreto
modello di sviluppo sostenibile economi-
camente e socialmente conveniente per
tutti. Infatti, negli ultimi dieci anni Varese
Ligure è diventato autosufficiente tramite le
energie rinnovabili ed ha attuato un piano diffuso
di risparmio energetico; ha raggiunto il
95% di agricoltura biologica (1.600 ettari e
2.000 capi tra bovini e caprini); ha triplicato
il turismo, creando nuovi posti di lavoro e ha
ridotto la produzione di rifiuti a 350 kg pro-
capite (rispetto ai 530 medi sul territorio pro-
vinciale).
La scelta
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O quello di Castiglione Messer Marino (in pro-
vincia di Chieti), meglio conosciuto come il
Paese delle pale per via delle sue 67 pale eo-
liche che riforniscono l’intera zona di energia
pulita. O ancora quello di Vauban, eco-quar-
tiere di Friburgo (Germania) dove 5000 abi-
tanti hanno deciso di conciliare vita moderna
e natura, ricorrendo all’energia solare, grazie
ai pannelli installati sui tetti di tutte le case, e
limitando la circolazione delle auto (150 auto
ogni mille persone contro una media italiana
di 592) grazie al car sharing che è stato ab-
binato a un abbonamento gratuito al tram.
Il solare, infatti, è la strada preconizzata dal
premio nobel per la fisica, Carlo Rubbia, i cui
studi di fisica di ricerca al Cern di Ginevra e
incarichi di consulenza in campo energetico
in Spagna, Germania, presso le Nazioni unite
e la Comunità Europea lo trattengono lonta-
no dall’Italia. “La strada promettente è piutto-
sto il solare, che sta crescendo al ritmo del 40%
ogni anno nel mondo e dimostra di saper supe-
rare gli ostacoli tecnici che gli capitano davanti.
Ovviamente non parlo dell’Italia. I paesi in cui si
concentrano i progressi sono altri: Spagna, Cile,
Messico, Cina, India, Germania e Stati Uniti”.
Se vogliamo questo sviluppo sostenibile, dob-
biamo dunque investire in fonti energetiche
rinnovabili, rispettando e utilizzando le carat-
teristiche morfologiche del nostro territorio;
parchi eolici laddove il vento non manca mai,
centrali idroelettriche vicino ai fiumi, impianti
che sfruttino le correnti marine sullo stretto di
Messina2, e l’energia geotermica e solare di
cui il Bel Paese è ricchissimo. Senza dimenti-
care tutti i progressi e le scoperte possibili da
qui a dieci anni (tempo preconizzato per la co-
struzione di una centrale nucleare). Mi viene in
mente la notizia pubblicata due mesi fa sulla
rivista Nature Nanotechnology, che informa il
mondo scientifico che, al Massachusetts Insti-
tute of Technology (MIT) di Boston, i ricerca-
tori hanno compiuto un notevole passo avanti
nella ricerca di energie alternative grazie ai vi-
rus M13. Virus geneticamente modificati, che
normalmente infettano alcuni batteri e sono
innocui per l’uomo, capaci di replicare i mec-
canismi della fotosintesi. Scoperta che apre
ottimistici spiragli verso un futuro di energia
prodotta solo con acqua e sole.
Qualcuno penserà che sono solo un’idealista,
ma per fortuna quattro ospiti d’eccellenza
hanno accettato di parlarci di come l’industria
può contribuire ad uno sviluppo sostenibile,
investendo in energia pulita (Giorgio Ghinaglia
vicedirettore di Italcementi) o riducendo gli
sprechi (Franco Donati di Xelio), e di come si
potrebbero illuminare le città grazie all’ener-
gia solare (arch. Fulvio Valsecchi), visto che
l’energia nucleare non sembra poi così conve-
niente (Carlo Monguzzi).
Ringrazio di cuore gli ospiti e tutti quelli che
nell’ombra hanno partecipato alla stesura di
quest’ultimo Salottino Virtuale. n
2 L’Unione Europea ha di recente concluso uno studio che identifica circa 100 siti suscettibili di essere utilizzati per la pro-duzione di energia elettrica dalle correnti marine. In Italia è lo stretto di Messina ad essere stato identificato tra i siti più promettenti. http://www.energoclub.it/doceboCms/page/12/idroelettrico_energia_dal_mare.html
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1 Vice Direttore Generale Italcementi2 Produce energia attraverso 14 centrali idroelettriche in Lombardia, Piemonte e Veneto ed una centrale termoelettrica in Lombardia, interconnesse attraverso una rete di circa 400 chilometri di elettrodotti di proprietà. Ora sta costruendo tre parchi eolici in Marocco e Turchia.
Parola all’industriaCon Giorgio Ghinaglia 1
Energia “pulita” come asse portante dell’im-
pegno a favore dello Sviluppo Sostenibile. Da
questa consapevolezza nasce l’impegno del
Gruppo Italcementi per lo sviluppo di fonti rin-
novabili, attraverso la produzione e la distribu-
zione di energia idroelettrica, eolica e fotovol-
taica sul mercato nazionale ed estero.
La società del Gruppo Italgen2, che da oltre 10
anni opera in Italia, Marocco, Egitto e Turchia
nel pieno rispetto dell’ambiente e delle comu-
nità locali, utilizza le tecnologie più innovative
sul fronte dell’energia per gestire centrali eco-
logiche in tutto il mondo.
L’energia “pulita” è utilizzata anche per ali-
mentare gli automezzi Italcementi. Nell’aprile
2009 sono infatti stati inaugurati e sono en-
trati in funzione - presso la sede centrale di
Bergamo - i nuovi distributori a “Zero Emissio-
ni”. L’energia “verde” prodotta dalle centrali
idroelettriche Italgen, situate sui monti della
Lombardia, viene portata in città e attraverso
i distributori viene utilizzata per ricaricare i
mezzi elettrici aziendali (6 biciclette elettriche
e un furgone elettrico utilizzato per le com-
missioni in città) e quelli anche a disposizione
dei dipendenti.
Infine il concetto di “energia” pulita è reso
concreto anche nelle cementerie Italcementi:
oltre all’impegno costante per ridurre i consu-
mi energetici degli impianti con interventi di
modernizzazione e razionalizzazione, lo scor-
so anno si è cominciato a valorizzare anche
l’energia solare, con l’installazione dei primi
10.000 metri quadri di pannelli fotovoltaici
negli impianti di Salerno e Vibo Valentia, che
permettono un risparmio di oltre 500 tonnel-
late di CO2 all’anno.
Autonomia, autoproduzione e sostenibilità
sono valori che possono davvero caratterizza-
re le politiche energetiche di un grande grup-
po industriale. n
Salottino Virtuale
Dati dal 1° gennaio al 31maggio 2010
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Parola al risparmioCon Franco Donati1
1 Amministratore delegato di Xeliox, società che, in parole povere, con l’ausilio di specchi parabolici concentra i raggi solari su un tubo ricevitore posto nel fuoco geometrico della parabola per scaldare il fluido che passa all’interno dello stesso a temperature superiori ai 400°. Fluido che viene successivamente usato per azionare delle turbine per la produzione di energia elettrica oppure per il solar cooling, ossia il freddo con il caldo; con il sole facciamo marciare dei frigoriferi ad assorbimento che possono raffreddare edifici oppure processi industriali. Proprio in questi giorni stiamo installando sul tetto del Municipio di Cinisello Balsamo uno di questi rivoluzionari e innovativi impianti.
Salottino Virtuale
Lo sviluppo sostenibile passa anche attra-
verso il risparmio energetico. E siccome ci
occupiamo di solare termodinamico, tecno-
logia all’avanguardia, abbiamo pensato di
realizzare un edificio altrettanto all’avan-
guardia per la nostra sede. Edificio proget-
tato da Marco Acerbis (giovane architetto
bergamasco) che stiamo costruendo grazie
ai nostri valenti ingegneri, e che chiameremo
XEL, acronimo di Xeliox Energy Lab. Un con-
tenitore innovativo, che rientrerà in classe A
(edificio ad alto risparmio energetico) grazie
a un rivoluzionario sistema di pannellature
perimetrali (che abbiamo appena brevettato)
che si avvale per il riscaldamento e il raf-
freddamento dei locali di un impianto solar
cooling. Impianto coadiuvato da pannelli fo-
tovoltaici montati sul tetto e su una ONDA di-
segnata dall’arch. Acerbis. Quest’ONDA sarà
il tratto caratteristico di XEL. Questa tecno-
logia, combinata con una normale struttura
prefabbricata in cemento armato solo leg-
germente modificata, non è molto più co-
stosa di un normale prefabbricato costruito
con tecniche standard e permette importanti
risparmi energetici.
Il nostro sogno è che XEL sia non solo la
nostra sede, ma anche un laboratorio e un
punto di riferimento in Lombardia. Dico que-
sto perché, pur essendo un giovane spin off,
Xeliox ha al suo attivo l’aggiudicazione di
un bando regionale relativo alla produzione
di energia solare e un secondo bando deno-
minato “Industria 2015” per la costruzione
di un impianto in Sicilia del valore di oltre
tredici milioni di euro. Questi progetti sono
finanziati, il primo dalla regione, il secondo
dallo stato, con un impegno a fondo perduto
di oltre il cinquanta per cento.
Queste eccellenze sono frutto d’investimen-
ti fatti a favore della ricerca e della nostra
fiducia nei giovani. Speriamo che il nostro
sogno diventi realtà. XEL sarà fruibile nella
sua prima parte entro quest’anno. n
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Con Fulvio Valsecchi1
Parola al Solare
1 Designer, già docente di architettura alla facoltà di architettura di Parigi Paris-Malaquais, oggi direttore del Master San Vigilio, convenzione tra il comune di Bergamo e la facoltà di Parigi nata per valorizzare il castello cittadino, creando un centro di creatività interdisciplinare.
In quanto ambasciatrice della possibilità già
reale di una città ecocompatibile, avrei voluto
chiamarla Lucciola, in omaggio a questo pic-
colo insetto che rende magici i prati appena
arrivano i primi caldi. Ma temevo il doppio
senso. Così ho optato per la sua traduzione
in inglese, Firefly, più adatta a questa lampa-
da solare ideata sia per un contesto pubblico
che privato. Nella nostra cittadina, 9 Firefly
illuminano uno dei sentieri del parco 8 Marzo
di via Leopardi.
Grazie alla sua forma particolare (un cubo
trasparente), di giorno tre pannelli
fotovoltaici - orientati in modo da
essere esposti al sole dall’alba al
tramonto - ricaricano una batteria
sotterrata ai piedi della lampada. E
quando il sensore crepuscolare si at-
tiva, i quattro led si accendono.
Dopo averla brevettata nel 2006,
ho affidato la sua realizzazione alla
Electronsystem di Giangiacomo Ci-
boldi (Albano San Alessandro) per
via del suo contenuto altamente
tecnologico. Oltre a produrre ener-
gia pulita, Firefly è facile da istalla-
re (non deve essere collegata alla
rete energetica e non necessità di
nessuna autorizzazione) e richiede
pochissima manutenzione (la bat-
teria ha una durata di vita di circa
15 anni, i pannelli di circa 25 anni
e i led sembra fino a 50 anni). Inoltre, se si
volessero collegare una decina di Firefly alla
rete energetica, si potrebbe addirittura diven-
tare fornitore di energia pulita in eccesso.
Firefly necessità di una sola cosa, la luce del
giorno. In Germania, Olanda e Danimarca,
pur avendo la metà di sole che da noi, sono
impiegate abitualmente dappertutto. A Ber-
gamo, esposta al sole, la batteria è in grado
di garantire un’autonomia di circa 20 giorni.
Si tenga presente che per ricaricare la batte-
ria basta la luce di un giorno. n
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Parola al nucleareCon Carlo Monguzzi1
1 Carlo Monguzzi, Consigliere regionale lombardo, è laureato in Ingegneria chimica e insegnante di matematica. Autore del primo saggio sulle piogge acide in Italia, recentemente, con Sergio Zabot, ha pubblicato “Illusione nucleare”. E’ stato presi-dente regionale di Legambiente e nel 1993 assessore regionale all’Ambiente.2 Sergio Zabot, ingegnere, responsabile del Settore Energia della Provincia di Milano, è autore di numerose pubblicazioni scientifiche. Ha partecipato a diverse ricerche e progetti internazionali nel campo dell’energia e delle fonti rinnovabili. Carlo Monguzzi e Sergio Zabot hanno entrambi partecipato all’incontro di Suisio (Bg) del 6 maggio scorso Italia: ritorno al nucleare? e parteciperanno quest’autunno al ciclo di Incontri sull’uomo e l’ecologia Terra: giardino dell’Eden che si svolgerà in diversi comuni della provincia di Bergamo. Autorevoli studiosi, personalità di livello internazionale, esperti e scrittori affronteranno allora temi quali l’agricoltura biologica, la riduzione dei rifiuti, gli Ogm, le energie alternative, il nucleare, il diritto al cibo, la biodiversità e lo sviluppo sostenibile.
Salottino Virtuale
Il nucleare non è la scelta più conveniente per
il nostro Paese anzi è antieconomica. Questa
considerazione anticipa le altre, pur impor-
tanti, sulla sicurezza e sullo smaltimento delle
scorie radioattive. Perché non è conveniente?
Semplice, perché con gli stessi soldi che il
governo italiano vuole immobilizzare per una
quindicina d’anni (tanto almeno ci vorrà per-
ché forse gli impianti vedano la luce), cioè cir-
ca 32 miliardi di euro, potremmo nella metà
degli anni attuare un gigantesco piano di svi-
luppo delle energie rinnovabili e di risparmio
ed efficienza energetica nel nostro sistema di
produzione, di trasporto e di vita.
Sulla base di studi del Politecnico di Milano,
con l’ing. Zabot2 abbiamo elaborato una pro-
posta che con un investimento di 20 miliardi
di euro in efficienza energetica, uso razionale
dell’energia e mini cogenerazione a gas mette-
rebbe a disposizione, entro il 2020, 107 mila
gigawattora/anno di energia elettrica, mentre
il piano nucleare sostenuto dal ministro Scajo-
la ne metterebbe a disposizione solo 48 mila.
Senza contare la disponibilità delle energie
rinnovabili: solo copiando il modello tedesco
in materia di energia pulita potremmo fornire,
sempre entro il 2020, altri 32 mila gwh/anno,
anche se a costi sensibilmente più alti.
Inoltre, in merito alle scorie, va ricordato
come in tutta Europa non sia stato trovato un
luogo intrinsecamente sicuro per il loro smal-
timento così come va ricordato che la cifra per
lo smaltimento delle stesse è ancora oggi al-
tissima, tale da scoraggiare qualsiasi impresa
privata del settore che non possa contare su
abbondanti sostegni pubblici, pagati ossia da
tutti i cittadini.
Non possiamo infine non sottolineare l’irre-
sponsabile atteggiamento di molti governatori
regionali che si dichiarano d’accordo con il
nucleare proposto dal governo, dichiarando
allo stesso tempo di non volerlo nella propria
regione. Tanto più che la motivazione avanza-
ta è l’autosufficienza energetica, che rimette
in sé in questione l’utilità del nucleare. n
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cucito a mano con una morbidezza che esal-
tava un’unica bellezza, come se la mano di un
artista li avesse scolpiti per rendere insepara-
bile la loro unione.
Seguì le linee dei fianchi e delle spalle. Trovò
la stessa armonia. Si fermò con lo sguardo
sul collo, che formava una delicata fossetta
proprio sopra le clavicole, con i cordoncini
dei muscoli laterali che si estendevano come
colonnine tra queste e la base della testa. Si
passò la mano sulla pelle, per togliere la trac-
cia di qualche ruga che aveva fatto da poco
la sua comparsa. Non provò sgomento, ma
piacere per quei segni dell’età che davano va-
lore e giustizia ai suoi cinquant’anni passati.
Aveva visto altre donne che a soli quarant’an-
ni erano completamente da rifare. Lei aveva
piacere del suo aspetto, che dava l’immagine
di sé senza togliere niente al tempo che era
trascorso, rendendo comunque l’idea di una
persona che aveva avuto cura di un corpo che
le aveva richiesto attenzioni.
Sorrise, ripensando a quel vecchio, ai com-
menti che aveva fatto sul suo seno, forse su
quello di una ragazza che non ricordava, mu-
tando espressione all’istante per le sue oc-
chiatacce perverse e maliziose.
Tilde entrò nella propria stanza da letto.
Si fermò a guardare la sua figura slanciata
nello specchio dell’armadio.
Le braccia non le apparvero in nessun modo
esili, e le sue gambe possedevano ancora una
grazia di forma che lei aveva sempre ritenuto
essere estremamente adatta al suo modo di
concepire la bellezza. I polpacci rotondi dietro
le ossa della gamba, alla giusta distanza dalla
cavità delle ginocchia, avevano la forma pro-
pria dei muscoli che si
attaccavano al tendine
di Achille, il quale scen-
deva teso e vibrante a
prendere attacco con
il calcagno. I malleoli
evidenti rendevano le
caviglie, velate dalle
calze di nylon chiaro,
una perfezione di gra-
zia, come una scultu-
ra di epoca classica. I
piedi affusolati dentro
le scarpe di cuoio, col
tacco alto, esibivano
un dorso che aderiva
alla rifinitura del bordo
Un noir inedito1
La governante tilde
di Antonio G. D’Errico2
1 Negli episodi precedenti: La morte sospetta del vecchio preside di un noto liceo di Bergamo manda nel panico i cittadini di Roncola. Il commissario Gribaudi della questura indaga tra gli abitanti del paese, che si sono chiusi in un mutismo inspiegabi-le. La signora Tilde, ex allieva del professore Ruggeri, si trasferisce a San Pellegrino per incontrare l’anziano ormai in pensione. Sono passati trent’anni dall’ultima volta che si sono visti. Il professore non la riconosce, e la invita a casa sua, per il piacere subdolo della donna. Le propone di occuparsi della casa come governante, insistendo che si trasferisca a casa con lui. Dopo un finto dubbio, la donna accetta.2 Scrittore e sceneggiatore teatrale, televisivo e cinematografico. Tra le varie opere e riconoscimenti di Antonio G. D’Errico si segnalano due lavori diversi per dare un’idea della vastità dell’opera di quest’artista. Il suo ultimo lavoro, il thriller ambientato nella Bergamasca, Il Discepolo - ed.Frilli (classificato, alla votazione della giuria popolare, al terzo posto del premio Scerba-nenco, edizione 2008) che s’ispira al mondo dei giovani, e in particolare al mondo nascosto delle sette sataniche. E un lavoro realizzato con Donato Placido, attore e poeta, fratello del più noto attore e regista Michele Placido, “Montalto. Fino all’ultimo respiro, diario sentimentale” (Giuseppe Laterza Editrice, dicembre 2000) Premio Pavese, edizione 2002, e Premio città di Monteverde, V edizione, estate 2001. Dal cui romanzo è stato tratto un film sul caso “Montalto”, il giovane agente di polizia penitenziaria ucciso nella campagna di Trapani la sera del 23 dicembre 1995, vittima di un agguato mafioso. Per i più curiosi ecco il suo spazio nell’etere: http://www.myspace.com/antoniogderrico
Capitolo 7
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una voglia ardente di annusarla. Ma si spa-
ventò. Si ritirò su stesso, rannicchiandosi, ge-
mendo, cercando di nascondere lo sguardo.
- Non gradisci la mia esibizione? - si impostò
di fronte a lui. Gridò: - Guardami!
Il professore girò lentamente la testa. La guar-
dò: - che cosa vuoi? - chiese appena con un
esile filo di voce. Poi volse lo sguardo alle sue
trasparenze, ossessionato dalla sua bellezza e
dal timore del suo affannoso furore.
- Allora, ti piace? - si passò le mani sul seno,
ansimando, continuando, spalancando la boc-
ca, contorcendosi, sospirando, con gli occhi
chiusi.
L’anziano approfittò per guardarla, sentendo
uno stimolo interiore di strana e perversa ec-
citazione.
Tilde lo guardò, sorrise. Gli tirò le mutande,
con un gesto violento.
Il professore ricadde nella disperazione e nel-
la vergogna. Tentò di coprirsi con le mani.
Tilde sorrise, allo stesso modo di prima. Si
sfilò la maglietta esibendo un seno tutt’altro
che cadente.
Il vecchio sentì il piacere di una nuova e più
intensa voglia irrefrenabile, senza vedere pro-
priamente gli effetti di quella sensazione che
era tutta interiore.
Tremò di furore, preparandosi per un incontro
che era decisivo e improrogabile. Si cambiò
d’abito e scelse con cura l’intimo, fantasti-
cando sull’impressione che avrebbe suscitato
negli occhi allucinati di quel porco imbecille.
Distese le fibre delle calze sui polpacci, stiran-
dole, evitando di lasciare l’impronta della più
piccola piega. Fece aderire ai fianchi la seta
di una canottiera trasparente, che lasciava in-
travvedere sul petto la morbidezza generosa
del seno. Coprì le mani con un paio di guanti
della stessa stoffa, che aderirono perfetta-
mente ai polsi e ai muscoli del braccio. Diede
volume ai capelli ed uscì.
Entrò nella stanza del professore, che dormiva
sotto le coperte, come fosse seppellito. Lo udì
russare.
Accese la luce.
Il vecchio gemette, frastornato, colpito dal
bagliore che rifletterono i cristalli del lam-
padario. Si sollevò appena con la testa, cac-
ciandola fuori dal lenzuolo, stropicciandosi le
palpebre. - Cos’è successo? - disse, come un
lamento, infastidito dai raggi che gli colpirono
le pupille, tenute aperte a stento.
Tilde sorrise, lo sguardo minaccioso. Tirò con
un gesto violento le coperte dal letto, scopren-
do i resti di quel corpo che le fece ribrezzo.
L’anziano ritirò appena le gambe, provando
vergogna. Guardò confuso la donna, ammiran-
done la bellezza straordinaria, ma intimorito
nello stesso tempo dalle sue intenzioni.
- Che cosa vuoi? - tremò, coprendosi alla me-
glio con le mani.
- Non sei contento? - sorrise un’altra volta. -
Sono venuta a trovarti. Volevi altre volte la mia
compagnia, volevi finanche sposarmi! Ecco,
sono qua! - iniziò lo spogliarello, come una
danza, cominciando dalle spalline del vestito.
Il vecchio comprese la minaccia, cercò di rea-
gire: - Ma che cosa stai dicendo? Chi sei? - gli
venne il dubbio.
- Stai zitto! - pronunciò con sdegno, conti-
nuando con determinazione il balletto. - Non
ti piace la mia sorpresa? E in tuo onore questo
spettacolo! - fece scendere il vestito sui piedi.
Spostò una gamba, e con un gesto del piede
lanciò il vestito sul letto.
Il professore si scosse, tremando. Poi fu assa-
lito dall’odore che emanava la stoffa. Lo prese
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Tilde si girò mettendole il sedere proprio sulla
faccia.
Il professore ansimò, cercando di toccarsi il
pene con la mano.
Tilde lo guardò, sorridendo: - Sì, bravo! Sei un
porco, tu! Sì, così!
Il vecchio continuò in quell’inutile sforzo.
La donna si sfilò le calze e gli slip. Restando in
piedi con il pube lucente sopra il viso dell’an-
ziano che si affannò, senza più vergogna. La
bocca aperta, la bava che schiumava tra le
labbra.
Tilde gli prese le mani e gli allargò le braccia,
con la mano inguantata effettuò la presa del
suo piccolo organo genitale e iniziò a frizio-
narlo con maggiore efficacia.
Il professore la lasciò fare, aumentò l’affan-
no.
- Sei un maiale tu! Un maiale!
- Sì, sì! - urlò il professore. - Sì, sono un maia-
le! - si abbandonò al ritmo di quell’eccitazione
che gli toglieva il respiro.
- Ti piace, eh?
- Sì!
- Ti piacciono le mie mani?
- Sì, sì! Mi piace tutto di te! - urlò, all’estremo
dello spasimo.
- Bravo! E adesso crepa! - aumentò il ritmo
con la mano, mentre con l’altra gli strinse la
gola, penetrando con le unghie appuntite, co-
perte dalla seta, nelle fibre molli del collo, che
non resse allo sforzo. Sbarrò gli occhi, incre-
dulo, crepitando nella gola, strozzando a poco
a poco, senza forze per resistere all’affanno di
un piacere subdolo e mortale. Chiuse gli occhi
quel vecchio imbecille e soffocò nel respiro,
avendo appena il tempo per un ultimo e defi-
nitivo sospiro. Piegò la testa di lato, quando
le dita della mano della donna allentarono la
presa e le concessero la libertà e la quiete di
quell’abbandono. Fuoriuscì qualche goccia di
liquido spermatico da quel grumo di pelle che
si ritirò all’istante.
Tilde si alzò in piedi, guardando la faccia
oscena di quel morto che non aveva saputo
mai guardarla come avrebbe dovuto.
Riprese il vestito e l’intimo, tornò in came-
ra sua. Si vestì con abiti da lavoro. Scese in
cantina, prese una vanga e andò in giardino.
Scavò un fosso, neanche tanto capiente per
seppellirci quel cadavere che era senza consi-
stenza e senza peso.
Ritornò nella stanza del vecchio, raccolse i
suoi vestiti dalla sedia. Gli infilò i pantaloni, e
lo tirò per la cintola, facendolo saltare giù per
lo scalone ad ogni gradino. Lo trascinò sul pa-
vimento della sala e sull’acciottolato, nel viale
all’esterno. Lo lasciò cadere sul limite della
fossa, poi gli diede un calcio e lo fece rotolare
al suo interno. Buttò anche i vestiti, che aveva
raccolto dal letto e dalla sedia, seppellendoli
insieme a lui. Sulla sommità del tumulo pian-
tò un delizioso cespuglio di lavanda. Raccolse
delle scaglie di corteccia di quercia, che il vec-
chio aveva lasciato a mucchietti in ogni ango-
lo del giardino. Coprì con le scaglie la terra
mossa sotto la pianta, e poi completò il tutto
con delle foglie morte. n
La governante tilde
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Un tavolo per due
APPASSIONATO DI CUCINA, MEMBRO DI UN’IMPORTANTE ACCADEMIA GASTRONOMICA, QUANDO
PASSA PER BERGAMO, CERCA UN BUON LOCALE PER TRASCORRERE UN MOMENTO CON LEI.
1 Via Castello, 1 - Bergamo. Telefono 035/253191
Come noi, comuni esemplari del genere uma-
no, guardiamo con rancorosa invidia i Clooney
di questo mondo, probabilmente i ristoratori
bergamaschi sospirano afflitti passando vicino
al Baretto di S. Vigilio. Lì il cliente si siede,
guarda giù ed è beato, fors’anche se nutrito
a pane e fave. Pure altri, in primis il Pianone,
godono di emozionante colpo d’occhio, ma il
Baretto è lì, facile, vicino, scrupoloso discepolo
del maestro che diceva esserci tre segreti del
successo commerciale: il primo la location, il
secondo la location, il terzo infine ancora la
location.
Potrebbe approfittarne, il Baretto, vista anche
la non enorme dimensione, e allegramente
spennare gli inglesi di passaggio: vediamo al-
lora se passa l’esame.
Ci sediamo, stranamente concordi nel sacri-
ficare la vista a favore di maggior tepore e
intimità, dunque all’interno. Rapidamente ci
portano, col menu, un qualcosina, per sceglie-
re senza avere crampi allo stomaco: pallina di
ricotta con brodino freddo di pomodoro, che
mette entrambi di buonumore. Il limite della
lista del Baretto è che è piuttosto essenziale,
poca scelta insomma, e mi sembra anche piut-
tosto costante nel tempo, ma il pregio è che
senza cercar di stupire propone cose gradevo-
li ed evidentemente collaudate, non si rischia
cioè. E’ sbilanciata sul pesce, ma questo è
legittimo, doverosa essendo a mio avviso una
qualche caratterizzazione nei ristoranti, solo
Leonardo (non quello del Milan) riuscendo a
far bene tutto. Lei va sulla crema di patate con
gamberi e zucchine, io invece sui polipetti con
olive, pomodori e sedano (che scarto accurata-
mente perché lo detesto). La crema di patate è
difficile sbagliarla, ma non è facile farla un po’
speciale: questa è decisamente ok, ed anche il
gamberozzo è di bello e rosso aspetto.
Elegante… e adoro le
loro composizioni
floreali.Sì, ma la vista è sicuramente
il loro punto forte.
al Baretto di San Vigilio1
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I miei polipetti discreti, un po’ più caldi sareb-
bero pienamente soddisfacenti, escluso quello
del quale la sacca non era stata pulita: piccolo
appunto, ma il pesce deve essere perfetto da
questo versante, perché le interiora davvero
fanno danni. Per il secondo, andiamo entrambi
sulla treccia di branzino: forse a rischio di ba-
nalità, ma in fondo - ci diciamo - perché cercar
sempre cose strane?
Dobbiamo dirlo, perché anche il branzino è dif-
ficile rovinarlo ma anche esaltarlo: era ottimo,
ne avrei mangiati due. Saporito e delicato, cosa
chiedere di più? Sospetto che parte del merito
vada al suo intelligente ed umile servo accom-
pagnatore, delle patate arrosto profumate al
pesto, che oltre ad essere una bella scoperta
di per loro, da replicare a casa, ritengo abbia-
no donato profumo e personalità al più timido
pesce. Un bell’applauso all’accoppiata.
E’ un momento gradevole grazie anche ad uno
Chardonnay riserva di forte, molto forte ner-
bo, che tiene testa gagliardamente al tubero
profumato, senza però sopraffare il branzino.
Lode al vino, ed alla mezza bottiglia disponibi-
le, che rende ragionevole l’investimento.
Chiudiamo con frutta varia per lei (menzione
speciale per il melone) ed una zuppa inglese
per me, detta “zuppetta” in lista ma in verità
abbastanza impegnativa, discreta anche se,
essendo uno dei miei “dolci della memoria”,
mai pari al modello avito. Spendiamo 50 € a
testa, ci può stare, e riscendiamo soddisfatti e
satolli verso le verdi valli.
Mr. Pink
Un tavolo per due
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PAPA FAYE “AIMEROU”Nato a Dakar (Senegal il 6 Gennaio 1970), vive e lavora a Brescia.
Dal 1994, dopo aver sperimentato varie forme espressive (teatro e musica), ha trovato nella pittura un mezzo artistico congeniale, che gli permette di affermare con passione gli esiti di un lungo percorso interiore. La pittura che oggi pratica evoca il
EMANUELA DI GREGORIODopo la maturità artistica, si è diplomata nel 2004 presso l’Accademia delle Belle Arti di Brera (Milano).
Un forte impulso emotivo, innervato nello slancio pittorico, è la condizione strutturale della sua produzione artistica. Nelle sue opere, come nei suoi interventi e nelle sue installazioni, è presente un dinamismo incalzante, , nel quale ritmi e cromatismi si coniugano in efficace equilibrio. La sua operosità dimostra una salda consapevolezza della scena estetica e dei suoi valori formali, che vengono proiettati verso un altrove allusivo e sorprendente, simile a una lingua dell’origine che sempre e da capo chiede di essere interpretata e goduta.
grafismo dei tessitori, mentre i suoi temi dominanti si riferiscono all’intimità e al mistero delle cerimonie nuziali. Infatti quasi tutti i suoi lavori sono da leggere assecondandone la particolare sensibilità, sostenuta dal profondo amore che egli prova nei confronti dell’universo femminile. Nella sua opera la figura femminile appare spesso come esaltante Donna-Madre, generatrice e simbolo di vita.
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PAPA FAYE “AIMEROU”Nato a Dakar (Senegal il 6 Gennaio 1970), vive e lavora a Brescia.
Dal 1994, dopo aver sperimentato varie forme espressive (teatro e musica), ha trovato nella pittura un mezzo artistico congeniale, che gli permette di affermare con passione gli esiti di un lungo percorso interiore. La pittura che oggi pratica evoca il
EMANUELA DI GREGORIODopo la maturità artistica, si è diplomata nel 2004 presso l’Accademia delle Belle Arti di Brera (Milano).
Un forte impulso emotivo, innervato nello slancio pittorico, è la condizione strutturale della sua produzione artistica. Nelle sue opere, come nei suoi interventi e nelle sue installazioni, è presente un dinamismo incalzante, , nel quale ritmi e cromatismi si coniugano in efficace equilibrio. La sua operosità dimostra una salda consapevolezza della scena estetica e dei suoi valori formali, che vengono proiettati verso un altrove allusivo e sorprendente, simile a una lingua dell’origine che sempre e da capo chiede di essere interpretata e goduta.
grafismo dei tessitori, mentre i suoi temi dominanti si riferiscono all’intimità e al mistero delle cerimonie nuziali. Infatti quasi tutti i suoi lavori sono da leggere assecondandone la particolare sensibilità, sostenuta dal profondo amore che egli prova nei confronti dell’universo femminile. Nella sua opera la figura femminile appare spesso come esaltante Donna-Madre, generatrice e simbolo di vita.
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IL VIAGGIO NECESSARIO
Ci sono viaggi per caso e viaggi di fretta, viaggi per semplicità curiosità e viag-gi che subito si dimenticano, viaggi che non hanno ritorno e viaggi dispersi nel mi-stero, viggi d’avventura e viaggi che sfidano l’esotico, viaggi di scoperta e viaggi nel ricordo.Tutti, in varie età della vita, possono sembrare viaggi indispensabili perchè corri-spondono ai desideri umani. - Ma il viaggio necessario è quello che risponde all’es-senziale bisogno quotidiano, quello che porta con sè la pazienza della fatica e la tenacia della speranza, quel-lo che segna il proprio tra-gitto col senso del dovere e con la virtù dell’operosità. Infatti, come per la formica - simbolo, il tempo umano è scandito nel profondo proprio della ricerca di un pane one-sto e dalla solidarietà ver-so cloro che stentano: dato che la necessità subita ci costringe a forza, ma dalla necessità affrontata provie-ne la felicità sociale che tutti, nei momenti migliori, possono ancora tentare.
Titolo opera: IL VIAGGIO NECESSARIODimensioni: h 1.90mt 1.50 larg. 0.70 profTecnica: polistirolo garzato, pigmenti e verniciAnno: 2009
Kitchencrea Via delle Battaglie, 48Emanuela Di Gregorio
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KITCHENCREA All’insegna di vicine distanze
Di Chroma Sgorbie
Chi passa oggi per via Battaglie, in Brescia, si accorge di essere attorniato da una particolare vivacità. La zona la esprime da sempre: per ragioni urbanistiche, storiche e sociali. Ora vi si aggiungono, come recente ricchezza, officine di artisti che prolungano in altra forma le antiche artigianalità del quartiere. Una di queste realtà innovative si propone per metodo l’approfondimento creativo, di quel tipo di creatività che coinvolge, associa e affina i gusti; da qui la cucina (kitchen) come metafora, indice dell’euforia che sorprende i sensi quando vengono sollecitati da ingredienti ben assortiti. Così lo spazio creativo di Emanuela Di Gregorio e di Papa Faye Aimeru si chiama “Kitchencrea” e si configura, per analogia gastronomica, come un luogo dove poter sperimentare un incontro felice tra culture distanti – quella europea di Emanuela, quella africana di Papa. Visioni del mondo già organizzate da un’estetica propria si trovano, in questo luogo artistico, a riaprire i propri stilemi in un confronto operativo che scambia suggestioni e valori. Infatti, la personalità dell’una entra in complicità con l’esperienza dell’altro; i colori e i grafismi d’Africa, in densità ancestrale, si comunicano alla tavolozza europea. Emanuela, col suo lavoro di ricerca, diventa il nuovo orizzonte di Papa, che a sua volta lo percorre con le mappe spirituali della propria peculiare ispirazione. Da questa feconda tensione reciproca prende forza il progetto dello spazio-laboratorio Kitchencrea, dove i due artisti si prestano i propri sapori e li espongono alla fruizione pubblica.
Luogo di sperimentazione e di riflessione, luogo di tentativi e di discussione, ma anche ambiente in cui il pubblico penetra con stupore per scoprire la multiforme vocazione di Emanuela e di Papa. Da questo luogo privilegiato, che non ha nulla della tradizionale galleria d’arte (né per impostazione né per finalità), germinano anche iniziative che si espandono nel quartiere del Carmine, valorizzandone gli angoli e gli scorci più inconsueti con installazioni originali che hanno, inoltre, il grande pregio dell’ospitalità. Seguendo infatti la propria sincera vocazione, Emanuela e Papa si esprimono volentieri attraverso la disponibilità logistica e cooperativa offerta a numerosi altri artisti, che interagiscono con loro allo scopo di proporre un’ampia rassegna delle moderne possibilità formali. È accaduto proprio di recente con la rassegna “Segni e Simboli”, grazie alla quale sono apparse nel quartiere opere e installazioni legate dal “filo rosso” di una mentalità aperta al nuovo e, insieme, consapevole delle tradizionali problematiche sociali che stringono questa zona della città in un contesto non facile. La punteggiatura artistica prodotta dalla rassegna “Segni e Simboli” ha illuminato vicoli e slarghi, indicando che un altro modo di significare il quotidiano è pur sempre possibile se lo si abita con passione comune e con linguaggi plurali. Ai quali, secondo lo sforzo perseguito dal laboratorio Kitchencrea, è necessario dedicare un ascolto attento, pronto a rilevare le nuove parole che trasformano il nostro giorno anonimo nell’occasione di una comunità creativa. Incoraggiati dalla capacità delle proprie opere di dialogare anche con l’ambiente urbano in cui esse prendono forma, gli artisti che hanno collaborato con Kitchencrea riproporranno in autunno una nuova versione dell’iniziativa “Segni e
Simboli”. Stavolta il sottotitolo di questa impresa comune sarà ancora più esplicito nell’indicarne l’intenzione: “Rivelazioni di luogo” – tracciando così sin dal nome il percorso all’interno dello spazio cittadino, trasfigurato per l’occasione in un tempo corale per l’arte contemporanea.
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IL VIAGGIO NECESSARIO
Ci sono viaggi per caso e viaggi di fretta, viaggi per semplicità curiosità e viag-gi che subito si dimenticano, viaggi che non hanno ritorno e viaggi dispersi nel mi-stero, viggi d’avventura e viaggi che sfidano l’esotico, viaggi di scoperta e viaggi nel ricordo.Tutti, in varie età della vita, possono sembrare viaggi indispensabili perchè corri-spondono ai desideri umani. - Ma il viaggio necessario è quello che risponde all’es-senziale bisogno quotidiano, quello che porta con sè la pazienza della fatica e la tenacia della speranza, quel-lo che segna il proprio tra-gitto col senso del dovere e con la virtù dell’operosità. Infatti, come per la formica - simbolo, il tempo umano è scandito nel profondo proprio della ricerca di un pane one-sto e dalla solidarietà ver-so cloro che stentano: dato che la necessità subita ci costringe a forza, ma dalla necessità affrontata provie-ne la felicità sociale che tutti, nei momenti migliori, possono ancora tentare.
Titolo opera: IL VIAGGIO NECESSARIODimensioni: h 1.90mt 1.50 larg. 0.70 profTecnica: polistirolo garzato, pigmenti e verniciAnno: 2009
Kitchencrea Via delle Battaglie, 48Emanuela Di Gregorio
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KITCHENCREA All’insegna di vicine distanze
Di Chroma Sgorbie
Chi passa oggi per via Battaglie, in Brescia, si accorge di essere attorniato da una particolare vivacità. La zona la esprime da sempre: per ragioni urbanistiche, storiche e sociali. Ora vi si aggiungono, come recente ricchezza, officine di artisti che prolungano in altra forma le antiche artigianalità del quartiere. Una di queste realtà innovative si propone per metodo l’approfondimento creativo, di quel tipo di creatività che coinvolge, associa e affina i gusti; da qui la cucina (kitchen) come metafora, indice dell’euforia che sorprende i sensi quando vengono sollecitati da ingredienti ben assortiti. Così lo spazio creativo di Emanuela Di Gregorio e di Papa Faye Aimeru si chiama “Kitchencrea” e si configura, per analogia gastronomica, come un luogo dove poter sperimentare un incontro felice tra culture distanti – quella europea di Emanuela, quella africana di Papa. Visioni del mondo già organizzate da un’estetica propria si trovano, in questo luogo artistico, a riaprire i propri stilemi in un confronto operativo che scambia suggestioni e valori. Infatti, la personalità dell’una entra in complicità con l’esperienza dell’altro; i colori e i grafismi d’Africa, in densità ancestrale, si comunicano alla tavolozza europea. Emanuela, col suo lavoro di ricerca, diventa il nuovo orizzonte di Papa, che a sua volta lo percorre con le mappe spirituali della propria peculiare ispirazione. Da questa feconda tensione reciproca prende forza il progetto dello spazio-laboratorio Kitchencrea, dove i due artisti si prestano i propri sapori e li espongono alla fruizione pubblica.
Luogo di sperimentazione e di riflessione, luogo di tentativi e di discussione, ma anche ambiente in cui il pubblico penetra con stupore per scoprire la multiforme vocazione di Emanuela e di Papa. Da questo luogo privilegiato, che non ha nulla della tradizionale galleria d’arte (né per impostazione né per finalità), germinano anche iniziative che si espandono nel quartiere del Carmine, valorizzandone gli angoli e gli scorci più inconsueti con installazioni originali che hanno, inoltre, il grande pregio dell’ospitalità. Seguendo infatti la propria sincera vocazione, Emanuela e Papa si esprimono volentieri attraverso la disponibilità logistica e cooperativa offerta a numerosi altri artisti, che interagiscono con loro allo scopo di proporre un’ampia rassegna delle moderne possibilità formali. È accaduto proprio di recente con la rassegna “Segni e Simboli”, grazie alla quale sono apparse nel quartiere opere e installazioni legate dal “filo rosso” di una mentalità aperta al nuovo e, insieme, consapevole delle tradizionali problematiche sociali che stringono questa zona della città in un contesto non facile. La punteggiatura artistica prodotta dalla rassegna “Segni e Simboli” ha illuminato vicoli e slarghi, indicando che un altro modo di significare il quotidiano è pur sempre possibile se lo si abita con passione comune e con linguaggi plurali. Ai quali, secondo lo sforzo perseguito dal laboratorio Kitchencrea, è necessario dedicare un ascolto attento, pronto a rilevare le nuove parole che trasformano il nostro giorno anonimo nell’occasione di una comunità creativa. Incoraggiati dalla capacità delle proprie opere di dialogare anche con l’ambiente urbano in cui esse prendono forma, gli artisti che hanno collaborato con Kitchencrea riproporranno in autunno una nuova versione dell’iniziativa “Segni e
Simboli”. Stavolta il sottotitolo di questa impresa comune sarà ancora più esplicito nell’indicarne l’intenzione: “Rivelazioni di luogo” – tracciando così sin dal nome il percorso all’interno dello spazio cittadino, trasfigurato per l’occasione in un tempo corale per l’arte contemporanea.
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L’arte…di Vito Signoriledi Daniela Pacchiana
L’abilità nell’uso del colore e nella composizio-
ne materica, fanno di Vito Signorile un artista
raffinato. La sua predilezione per l’astratto in-
formale permea ogni quadro, anche quelli più
figurativi. Nulla è realtà, niente è tangibile, ma
tutto è informe, inconsistente: il colore crea e
insieme cela. Fulcro delle composizioni è la
dicotomia, il gioco degli opposti. Pieni e vuoti,
luce e ombra, forme nette e trasparenti, volu-
me e non volume, colori bianchi e neri: questi
sono i tratti salienti.
Niente è calcolato, premeditato. L’azione pit-
torica viene prima del pensiero, anzi è essa
stessa a guidarlo. Il quadro si svela pian piano
e il gesto è sempre percepibile. n
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L’arte…di Vito Signorile
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avvenimenti138
Cesvi: Premio Takunda Ph. Simone Montanari
Premio Takunda al progetto
Maasai Women Art organizza-
to da CESVI giovedì 13 maggio
al Teatro Donizetti condotto
da Lella Costa, testimonial e
voce delle più importanti cam-
pagne Cesvi, con la partecipa-
zione straordinaria di Franca
Valeri. La serata, interamente
dedicata alle donne, ha visto
tra gli ospiti la cantante Paola
Turci e Niccolò Fabi, vincitore
come Testimonial, a fianco di
Medici con l’Africa – Cuamm.
Menzione d’onore conferi-
ta a Padre Claudio Marano,
alla guida del Centre Jeunes
Kamenge in Burundi. Sette
giovani attrici hanno interpre-
tato storie di donne, accom-
pagnando il pubblico in un
viaggio attraverso il sud del
mondo: dal Sud Africa all’In-
dia, dallo Zimbabwe al Brasi-
le, dal Perù al Marocco.
Nora Chipaumire, artista zim-
babwana, ha regalato grandi
emozioni con la sua perfor-
mance di danza contempora-
nea, musica jazz con il gruppo
NU-Drop Quintet. Le parentesi
più leggere della serata sono
state regalate da il Trio Medu-
sa, fedeli sostenitori Cesvi.
Assegnati i premi per le 5 ca-
tegorie - Progetto, Protagoni-
sta sul campo, Comunicazio-
ne e informazione in Italia,
Testimonial e Bergamo per il
mondo - dalla Giuria d’Onore
composta da personalità del
mondo del giornalismo, della
cultura e delle istituzioni tra
cui Toni Capuozzo, Lella Co-
sta, Dario Di Vico, Ettore Mo,
Giovanni Porzio, Paolo Rumiz.
Il premio “Bergamo per il
mondo” è stato consegnato a
Pietro Gamba, medico berga-
masco che si è distinto per la
sua attività solidale in campo
sanitario iniziata nel 1986 a
Cochabamba, una delle zone
più povere e depresse della
Bolivia. n
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avvenimenti140
Martedì 18 maggio l’associazione In-Oltre ha of-
ferto una serata molto speciale. Protagonisti in
primis il coro a cappella dell’Associazione In-Oltre,
composto di ragazzi disabili e non, che si esibiva-
no per la prima volta in pubblico grazie alla super-
visione di Giorgio Moschetti, psicologo e musico
terapeuta.
Seguiti dalla musica rock dell’originale band, Aut.
Min. Rock, composta da 5 medici degli Ospedali
Riuniti (Michele Colledan, Sergio Vedovati, Franco
Terraneo, Bernardo Righi e Sergio Mottana) e una
cantante Rosalba Piccinini, fiorista di professione.
Era presente anche il corpo di ballo del Festival
Internazionale della Cultura.
L’evento ha permesso al pubblico di vedere gli stra-
ordinari risultati che si possono ottenere creando
contesti che includono diverse abilità. n
Un coro, mille voci Ph. Valeriu Popescu
Musica e solidarietà
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avvenimenti142
Anche Patrucco
pensa ecologico, scopri
come inquadrando
questo QR:
(vedi istruzioni p.4)
Il 21 maggio - grazie al Cava-
liere Giallo e al Lab 80 con il so-
stegno della Fondazione ASM
- Alberto Patrucco è tornato a
cantare in uno spettacolo graf-
fiante e al quanto coinvolgen-
te! D’altronde, quando i testi
satirici di Antonio Voceri e di
Alberto Patrucco (uno dei più
corrosivi monologhisti italia-
ni) incontrano le musiche del
caustico disincanto poetico
del grande cantautore france-
se Georges Brassens, la cro-
naca legata alla quotidianità
non può essere che sorpren-
dente ed esplosiva. Tanto più
se è il Quartetto Sotto Spirito
- Sergio Bassanini (Clarinetto
e Chitarra), Daniele Caldarini
(Pianoforte e Tastiere), Fran-
cesco Gaffuri (Contrabbasso
e Basso Elettrico), Massimo
Villa (Chitarre) sotto la dire-
zione di Daniele Caldarini –
a restituire agli spettatori la
complessità e la profondità
musicale di Brassens. n
Patrucco incontra Brassens Comicità e Canzoni Ph. Matteo Mottari
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Altri appuntamenti,inquadrando questo QR:
(Istruzioni a p.4)
APPUnTAmenTi GiUGnO - LUGLiO
Sabato 12 giugno
MatrixLive Club a Trezzo (MI)
Music Trip Bar DonizettiBergamo
Domenica 13 Giugno
Evento Finale ArtwaySentierone di Bergamo
Martedi 15 Giugno
Little Street Indians & Pocket ChestnutDruso Circus (BG)
Mercoledì 16 Giugno
Flamenco Lunares in “Mi Sombra”Bergamo, Teatro Sociale (BG)
Keith JarrettLazzaretto di Bergamo (BG)
Giovedì 17 Giugno
Acoustic, Soul e BluesP.le Lotto - Trescore Balneario (BG)
Venerdì 18 Giugno
Acoustic, Soul e BluesP.le Lotto - Trescore Balneario (BG)
Sabato 19 Giugno
Artemis Danza in “I Bislacchi, Omaggio a Fellini”Teatro Sociale - Bergamo
Domenica 20 Giugno
Gandolfi LiveBar Donizetti - Bergamo
Mercoledì 23 Giugno
Silence Teatro: “Malapianta”Teatro Sociale - Bergamo
Punkreas Claudun FestChiuduno (BG)
Giovedì 24 Giugno
Ol gioedè l’è ol dé di macc’Bar Donizetti - Bergamo
Medicina CrowRock‘n’Beer Fest - Curno (BG)
Venerdì 25 Giugno
Sun & Stars Musica Elettro-nicaArea Feste - Solza (BG)
Sabato 26 Giugno
“Le Roi” – Hip Hop DanceTeatro Sociale - Bergamo
Music TripBar Donizetti - Bergamo
Sun & Stars Musica Elettro-nicaArea Feste - Solza (BG)
Domenica 27 Giugno
Mickey Finn plus Cuong VuBrignano Gera D’Adda (BG) - Palazzo Visconteo h21.30 Rassegna Clusone Jazz Ingresso Gratuito
Bepi & The PrismasValbondione (BG)
Francesca Caraffini e Body Painting Bar Donizetti - Bergamo (BG)
Festa della birra EnamirA per Ambramarie!Curno (BG)
Mercoledì 30 Giugno
Zu, Chaos Physique e BancaleRockisland FestivalBottanuco (BG)
Giovedì 1 Luglio
Arearea in “Innesti. Il Corpo Tecnico”Teatro Sociale - Bergamo
Moltheni, Giuliano Dottori e StardogRockisland FestivalBottanuco (BG)
Venerdì 2 Luglio
Massimo Volume, Valentina Dorma e Ultimo Attuale Cor-po SonoroRockisland FestivalBottanuco (BG)
Gaspare De Vito “Passing No-tes” Rassegna Clusone JazzVerdello (BG) - Parco Comunale h21.30
Sabato 3 Luglio
Zen Circus, Criminal Jokers e Sakee Sed Rockisland FestivalBottanuco (BG)
Domenica 4 Luglio
Bill Frisell Trio - ClusoneJazzTeatro Mons. Tomasini 21.00Clusone (BG)
Art Vision India in “Shakti, il femminile di Dio”Bergamo, Teatro Sociale (BG)
Live Sax Massimiliano Milesi e Ritratti di alluminioBar Donizetti - Bergamo
Marta sui Tubi + Triste Colore Rosa Forest Summer FestForesto Sparso (BG)
Edda, Brunori sas e Unòrso-minòre - Rockisland FestivalBottanuco (BG)
Venerdì 9 Luglio
Oscar Boldre & SimoneMauri duoVecchio Tagliere 21.00Galverina terme (BG)
Spellbound Dance Company in “Don giovanni o il gioco di Narciso”Teatro Sociale - Bergamo
Rassegna Clusone Jazz Carlo Canevali Conduction 3Piazza Giovanni XXIII° - Osio Sotto
Domenica 11 Luglio
Percussioni Live Gionny Grey Gomez ed Esposizione ArtisticaBar Donizetti - Bergamo
Altri Eventi e Concerti sul sito www.mynight.it.
Il Sito per i consumatori di Locali.
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Martedì 4 maggio il Centro Porsche Bergamo
e il Team Bonaldi Motorsport nella sede della
Bonaldi Tech S.p.A., hanno presentato le nuove
Porsche Cayenne. Presentati a marzo in prima
mondiale al Salone di Ginevra, i nuovi modelli
della Cayenne sono disponibili dall’8 maggio
in Europa. Per la prima volta la sportiva fuo-
ristrada della Porsche debutta con il modello
Cayenne S Hybrid dotata del sistema Full-Hy-
brid parallelo, che combina le caratteristiche
di un motore a 6 cilindri con la performance di
un motore a 8 cilindri, ma con consumi note-
volmente ridotti. Tutti i modelli della nuova ge-
nerazione Cayenne s’impongono sulle vetture
della loro classe come standard di riferimento
per efficienza e performance e rispetto alle
versioni precedenti, i consumi sono diminuiti
fino al 23%. n
Centro Porsche Bergamo Ph. Matteo Mottari
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event148
Venerdì 21 maggio il Caffè del
Viale di Dalmine (via Locatelli,
107) ha festeggiato il 20° an-
niversario. Serata di gala per i
numerosi ospiti di “Venti Volte
Viale” all’insegna del divertimen-
to con un ricco buffet dolce e sa-
lato, fragole e ostriche, una sera-
ta chic offerta dai F.lli Marchesi
a tutti i loro affezionati clienti.
Roby e Filippo hanno festeggiato
i 20 anni del loro Caffè del Viale
offrendo anche un graditissimo
omaggio per tutte le donne inter-
venute alla serata. n
20° AnniversarioCaffè del Viale di Dalmine Ph. Simone Montanari
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Inaugurata giovedì 27 maggio la prima mostra
presentata da Libri Aparte del ciclo Fotografare
l’energia. Sole, acqua e vento negli scatti di sei
fotografi italiani : Alvise Vivenza e Luca Volpe ,
promosse da ABenergie, trader di energia elet-
trica che opera su tutto il territorio italiano.
Il progetto si inserisce nell’ambito di un inno-
vativo progetto di comunicazione aziendale che
si affida al linguaggio della fotografia per sensi-
bilizzare e portare all’attenzione del pubblico il
tema delle energie da fonti rinnovabili. Tre ap-
puntamenti curati da Marcella Cattaneo, Viola
Giacometti e Sara Mazzocchi dove sei giovani
fotografi si misurano con i tre attori primari del
cambiamento globale in atto nell’approvvigio-
namento energetico: sole, acqua e vento.
Il primo appuntamento della rassegna, a cura
di Marcella Cattaneo, è dedicato al Sole e pre-
senta i lavori in digitale di Alvise Vivenza e Luca
Volpe, due autori impegnati nel campo fotogra-
fico da diversi anni sia in Italia che all’estero.
Abenergie
Via Tasca, 3 - Bergamo
da lunedì a venerdì, ore 9-13 e 14-18
Ph. Laura Marinoni
Fotografare L’energia
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La prima tappa del tour ufficiale di AMO LA
PRUGNA sponsoring InChiostro Bergamo Alta.
L’atmosfera originale e suggestiva della loca-
tion ha collimato perfettamente con il brand
elettrico dell’universo dell’abbigliamento gio-
vanile. Il marchio d’abbigliamento provocato-
re per ragazzi e ragazze AMO LA PRUGNA e
100%PRUGNA reinventa lo stile informale con
originalità e irriverenza. Sinonimo di qualità e
ricercatezza AMO LA PRUGNA e 100% PRU-
GNA si distingue per il colore viola d’impatto
del suo logo, divertente ed eccentrico. www.
amolaprugna.it n
Ph. Sara Gusmini
Amo la prugna
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“ [Oggi] si assiste alla produzione di foto anche
eccellenti dal punto di vista tecnico, ma prive
del senso della verità. […] A volte, se sei bravo
e se vuoi essere esteticamente seducente, rischi
di raccontare la superficie e perdere la sostanza
della realtà.” Con queste parole, Mario Don-
dero, fotografo engagé, ha risposto a Antonio
Gnoli, autore del catalogo dedicato alla mo-
stra Dello Sguardo, della Vita, un film del Nove-
cento inaugurata il 15 maggio scorso.
Poeta del reportage, a più di ottant’anni, Ma-
rio Dondero, con la sua eterna borsa a tracolla
e il suo sorriso da ragazzo impertinente, non
smette di girare il mondo. Famoso per il ce-
lebre scatto che per primo ritrae il crollo del
Muro di Berlino, per lo scoop in omaggio al
suo maestro Robert Capa (è riuscito a scoprire
il nome di “Il miliziano morente”) e tanti altri
lavori quali i suoi reportages dall’Afghanistan
realizzati in collaborazione con Emergency.
Ha fotografato i più grandi (Samuel Beckett,
Fidel Castro, Francis Bacon, Herbert Marcuse,
Pier Paolo Pasolini, George Best) e gli umili
(fornai iracheni, contadini, tunisini, pescatori
portoghesi, sentinelle turche e operai francesi
in sciopero) con lo stesso interesse umano.
Fino al 26 giugno in via S. Tomaso, 86. n
Per saperne di più su quest’incontro
straordinario inquadra questo QR
(vedi istruzioni p.4)
mario Dondero Ph. Simone Montanari
Leggenda vivente del fotogiornalismo in galleria Ceribelli
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83a AdunataVolti di Alpini bergamaschi
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...tanti altri volti, inquadrando questo QR:
(vedi istruzioni a p.4)
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Oroscopo
1 Laureato in scienze della comunicazione, e specializzando in editoria multimediale presso l’Università di Bergamo, Joseph Procino studia astrologia dal Prof. Umberto Pirotta di Milano, partecipando a vari seminari su come predire avvenimenti nella vita del singolo in relazione al transito dei pianeti. Per informazioni: “e-mail:[email protected]”.
di Joseph Procino1
Il segno dei Gemelli, terzo segno nella cerchia zodiacale, rappresenta la parola e la relativa capacità espressiva nel mondo. I gemelli rappresentano l’intelletto, lo studio, l’adolescenza, la versatilità, il movimento intellettuale, una difficile scelta, un dualismo, il ragionamento, la con-versazione, la scrittura, la stampa, le lettere, i libri di fantasia, i giornalisti, i librai, gli scrittori, i postini e tutti i messaggeri. Quelli che fanno lavorare il loro cervello o le loro gambe quindi anche i ciclisti e i podisti i vendi-tori ambulanti, i letterati, le persone colte, i bibliotecari ecc. E’ il domicilio di Mercurio, pianeta della gioventù e della comunicazione. E’ il segno in cui Giove, grande maestro della maturità e dell’insegnamento, è in esilio e perde totalmente il suo potere. Da qui infatti il contrasto tra le generazioni, ma anche la dispersione di sapere (Giove) in favore al gruppo giovanile (Mercurio). L’Ariete corrisponde alla prima casa (il fisico, l’azione) il Toro alla seconda (i beni, il denaro) i Gemelli alla terza (l’intelligenza, gli spostamenti). I gemelli, sono un segno doppio e sterile, corrispondono alle braccia, ai polmoni, reggono il commercio, l’aria, la stampa e i libri, evocano ragione e dualismo, fratelli e sorelle, i cambiamenti, i tentativi rinnovati, un doppio lavoro, una doppia fortuna o sfortuna (se gli aspetti sono disarmonici).
Segno Zodiacale del mese:
Il Sole transita nel segno dal 22 Maggio al 21 Giugno
Scheda tecnicaFRASE CHIAVE:IO PENSO
SIMBOLO: I DUE GEMELLI
PIETRA PORTAFORTUNA:TOPAZIO, AGATE (TUTTE LE PIETRE CON IL COLORE GIALLO)
COLORE: GIALLO
PIANTE E FIORI:CAMELIA
METALLO:MERCURIO
ESSENZE:LIMONE, LAVANDA, MANDARINO
Nati Sotto Questo Segno1. BRUNO VESPA (27 MAGGIO 1944) - GIORNALISTA, SCRITTORE E CONDUTTORE TELEVISIVO ITALIANO
2. LIONEL RITCHIE (20 GIUGNO 1949) - CANTAUTORE, COMPOSITORE, PRODUTTORE AMERICANO
3. PRINCIPE WILLIAM (21 GIUGNO 1982) - PRINCIPE D’INGHILTERRA
4. MARILyN MONROE (NORMA JEANE MORTENSEN) (1 GIUGNO 1926) - ATTRICE AMERICANA
5. CHE GUEVARA (ERNESTO GUEVARA DE LA SERNA) (14 GIUGNO 1928) - RIVOLUZIONARIO CUBANO
Gemelli
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ARIETEnati tra il21 marzo e il 20aprile
Amore: Tutto sta cam-biando. Da Giugno con Venere in quadratura al sole alti e bassi nell’umo-re che si rifletteranno nel-la vita di coppia.
Lavoro: Giove entra in Ariete: primi cenni di un cambiamento che vi ve-drà protagonisti l’anno venturo. Questo è il mese giusto per concretizzare progetti e prendere de-cisioni.
TOROnati tra il 21 aprile e il 20 maggio
Amore: Mercurio passa nel vostro segno e vi sa-luta permettendovi un chiarimento con amici o partner. Marte esce dalla quadratura con il vostro sole e vi regala un sorriso vincente.
Lavoro: In ripresa la si-tuazione professionale con Giove in sestile al sole. Giugno favorevole per firmare contratti e per piccoli spostamenti.
GEMELLInati tra il 21 maggio e il 21 giugno
Amore: Saturno, pianeta della saggezza, vi porterà a “tagliare i rami secchi del passato” e molte sto-rie affettive vedranno la chiusura.
Lavoro: Cambiamenti professionali. Giove, pia-neta dell’espansione su Urano, pianeta del cam-biamento improvviso in quadratura al vostro sole vi porteranno migliora-menti nel vostro settore e per molti la possibilità di ottenere aumenti o posi-zioni importanti.
CANCROnati tra il22 giugno e il22 luglio
Amore: Venere nel segno allieterà le vostre giorna-te e vi porterà incontri passionali già dai primi del mese.
Lavoro: Godetevi questi splendidi aspetti planeta-ri. Molti cancerini vedran-no i frutti del duro lavoro invernale.
LEONEnati tra il 23luglio e il 22agosto
Amore: Finalmente Mar-te esce dal vostro segno! Da metà ottime le pos-sibilità di incontri per i single e di per chi già in coppia buone nuove su cui brindare.
Lavoro: Giove in Ariete preannuncia un estate fa-volosa, parentesi di quel-lo che sarà il vostro 2011 Per molti di voi l’avverarsi di desideri.
BILANCIAnati tra il 23settembre e il23 ottobre
Amore: situazione non semplice. Giove in oppo-sizione al sole dei nati nella prima decade con Marte in semisestile as-sicura incontri passionali ma Venere in quadratura dal canto suo ne ostacola la semplicità. Per chi è in coppia si avvicina il mo-mento di scegliere.
Lavoro: Non è ancora il momento per capire dove andare, cosa fare. Già da Luglio avrete le idee più chiare su come proce-dere. Tante le delusioni. State in guardia e più con i piedi per terra!
SCORPIONEnati tra il 24ottobre e il 21 novembre
Amore: i single riceve-ranno il beneficio di una solare Venere in Cancro che porterà incontri ma di natura meramente sessuale. Marte confer-ma la sessualità e mette in guardia assieme a Nettuno in opposizione nel sopravvalutare certe situazioni.
Lavoro: Il 2010 ha por-tato molti Scorpione ad una situazione di stabili-tà, almeno apparente. At-tenzione ad un’estate in cui saranno più le uscite che le entrate. In partico-lare dalla seconda parte del mese.
SAGITTARIOnati tra il 22novembre e il 21 dicembre
Amore: Giugno positivo grazie a Giove nel vostro fratello Ariete. Saturno chiude definitivamente situazioni affettive supe-rate. Basta con il passa-to. Già da luglio buone nuove per molti single.
Lavoro: Vicino ad una stabilità Giugno vi ob-bliga ancora a pazienta-re e per gli insoddisfatti dalla seconda parte del mese buone nuove per incrementare le vostre entrate.
PESCInati tra il 20febbraio e il 20 marzo
Amore: Marte in opposi-zione al Sole con Giove su Urano vi chiede di pazientare ancora per questo mese. Dalla metà di Giugno attenzione ai colpi di testa e tenete a freno la vostra impulsi-vità.
Lavoro: Occhio alle spe-se in eccesso. Molte situazioni professionali prenderanno una brutta piega. Non gettatevi a ca-pofitto su nuovi progetti. Non è il momento giusto!
ACQUARIOnati tra il 21gennaio e il 19febbraio
Amore: Un incontro all’orizzonte dalla metà del mese. Molti hanno il cuore spezzato. Ora con Marte in quinconce otti-ma l’energia per ritrovare la serenità.
Lavoro: Giove in sestile al sole porta novità e possibilità concrete di in-crementare il patrimonio con lavori extra.
CAPRICORNOnati tra il 22dicembre e il 20 gennaio
Amore: Giugno non po-sitivo con Venere in op-posizione al Sole e Giove transitante in quadratura ad un Plutone. Piccole di-scussioni, allontanamen-ti, malcontenti. Single: Buoni gli incontri già dal-la prima parte del mese. E’ alle porte un incontro intenso.
Lavoro: Situazione in ascesa. Attenzione però a non sprecare inutilmente le vostre energie!
VERGINEnati tra il 23agosto e il 22settembre
Amore: Saturno per l’ul-tima volta nel vostro se-gno vi saluta regalandovi un Giugno tranquillo. Dal canto suo Giove esce dall’opposizione, dunque si andranno a definire e chiarire situazioni finora lasciate in sospeso.Molte donne del segno avranno il desiderio di maternità.
Lavoro: Cambiamenti ina-spettati sul fronte lavoro! Occhio alle spese che sa-ranno poco bilanciate.
Se volete scoprire la grande passione del nostro astrologo, inquadrate questo QR:
(vedi istruzioni a pag. 4)
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faceberghemLa rubrica dedicata a tutti i bergamaschi
Inviandoci, entro la fine di ogni mese, una vo-stra fotografia avrete la possibilità di vederla pubblicata il mese successivo all’interno di questo apposito spazio.La foto va inviata all’indirizzo mail:[email protected] oppure [email protected] da per appreso, che chiunque invii la foto-grafia per e-mail, si assume ogni responsabi-lità in merito alla divulgazione e pubblicazio-ne della stessa approvando e sottoscrivendo quanto segue:“Al fine di far pubblicare la mia foto sul mensile BergamoUp acconsento al trattamento dei miei dati personali, come stabilito dalla legge sulla privacy. Dichiaro, di avere il diritto di distribuire questa immagine e che essa non viola le condi-zioni d’uso, e sollevo da ogni possibile controver-sia legale il mensile BergamoUp (nel nome dei suoi rappresentanti legali), per la quale mi ritengo personalmente responsabile”.
di Alessandro Di Miceli
... e auguri a Valentina Laura Agostiniche compie gli anni il 6 Giugno
da parte di un suo “fan”.
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Mauro MarinIntervista esclusiva per Bergamo Up
Mauro MarinIntervista esclusiva per Bergamo Up
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STORIA DI COPERTINA:
Niniva Restaurant e Lounge Bar - AlmèA BERGAMO:
Intervista in esclusiva a Mauro MarinCASA UP:
Loft con giardinoA PASSEGGIO PER LA CITTà:
I BorghiLA CITTA’:
AlmèAPPUNTAMENTI CON L’ARTE:
11 giugno Lazzaretto - Bergamo
Simona Atzori in Kaos
25 giugno - Piazzetta Bergamo
Jazz: i migliori giovani talenti
dal 10 giugno al 9 luglio Teatro Sociale - Bergamo
Festival di Danza Contemporanea
EVENT:
Centro Porsche Bergamo;
20° Caffè del Viale di Dalmine;
Fotografare L’energia;
Inaugurazione de’ “Amo la Prugna”;
Mario Dondero;
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