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tesi di laurea

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    ITALIA (Bologna, Milano, Torino, Roma)

    I

    INDICE

    Lara Favaretto ..................................................................5

    Andreco ...........................................................................9

    A.Titolo ...........................................................................17

    Isola Art Center ..............................................................19

    Stefano Boccalini ...........................................................20

    Stalker ............................................................................26

    Progetto Cuore di Pietra .................................................33

    Progetto Container ........................................................35

    Mili Romano ...................................................................36

    Wurmkos ........................................................................42

    Legge Regionale 16/02 dellEmilia Romagna ...............44

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    Nome: LARA FAVARETTOSito web: www.franconoero.com/artisti/lara-favarettoLocations: varie

    Alcune opere:

    Shy as a fox, 2000.Video, 12.30.Prodotto con laiuto di Berardo Carboni, un tour di alcuni villaggi italiani, lungo il percorso lartista ha incontrato cac-ciatori, pescatori e montanari e ne ha raccolto aneddoti e storie.

    Il mondo alla rovescia, 2002.Stampa fotografica incorniciata, 180x240cm. Il mondo alla rovescia il giorno della festa di Carnevale, quando limpossibile diventa possibile, pu quindi succe-dere che un giorno, un gruppo di cacciatori si ritrovino ai piedi della Maiella (lAquila), e decidano di giocare con gli asini creando nella realt delle situazioni che si immagina-vano.

    Momentary Monument, 2009.Installazione, sabbia in 36.000 sacchi di iuta, 450x2600x180cm. Fondazione Galleria Civica di Trento.

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    Monumento momentaneo, 2009.Granito indiano, 310x180x190cm. Bergamo.

    I poveri sono matti, 2008. Installazione, 250x700x350cm. Chelsea College of fine Arts, Londra.Installazione nata dopo un viaggio durato 6 mesi in India.

    SimpleCouples, 2009. Installazione, mixed media, varie dimensioni. Nella fotografia installazione per la 9 Biennale di Sharjah negli Emirati Arabi. Lavoro parte di una serie di opere incentrate sulla sparizione delloggetto e la perdita. Lartista ha installato spazzole da autolavaggio azionate da un timer: strofinando in continu-azione contro lastre di metallo, le spazzole si consumano lentamente.

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    I poveri sono mattiIntervista del 10/06/2010

    Ce qualcosa che ti ha influenzato particolarmente du-rante il tuo percorso artistico? Magari la tua esperienza in India? (ma anche libri, persone, ecc)Il cinema mi ha sempre dato molto.Certo anche lIndia, come qualsiasi viaggio aiuta ad allon-tanarsi dal lavoro.Ti mette in una sorta di dormiveglia, il migliore stato di con-centrazione.

    Quale e secondo te il rapporto tra artista e societa nel presente?Credi che larte possa influenzare la crescita di una co-munita o di un area? Se si, come? Non sono due cose separate. La societ la principale banca dati che esista e produce suggestioni per nuovi progetti a tempo pieno. Chiaramente non qualcosa che riguarda solo lartista. Ogni avvenimento, invenzione ma-teriale di lavoro ma che, come tutto quello che esiste, deve essere decodificato e soprattutto digerito. Diventa un grosso limite la rappresentazione.

    Quale il luogo espositivo da te preferito? (interno, ester-no, galleria, museo, luoghi pubblici)Non mi pongo mai il problema dello spazio ma, piuttosto credo che lo spazio espositivo sia unoccasione e il con-testo ideali dove rendere reali delle idee.

    Credi che sia importante che larte arrivi anche ad un pubblico non direttamente interessato essa?(persone che non frequentano musei e gallerie, che non leggono riviste di arte, ecc)Certo, il lavoro deve essere capace di avere molti gradi di lettura e quindi coinvolgere il pubblico. Cosa che non sem-pre accade. Quale il tuo rapporto con le istituzioni? Quanto influenza-no il tuo lavoro?Fare una mostra in questo momento una delle cose pi difficili perch bisognerebbe chiedersi prima di tutto perch si dovrebbe fare unaltra mostra.

    Credi che stiano dando abbastanza spazio ai giovani artisti? Credo proprio di si. Spesso non viene dato loro il tempo di costruire un vero lavoro.Una grande corsa, ma non saprei verso che cosa, oppure non mi interessa capirlo.

    Hai riscontrato delle differenze tra Italia e resto del mon-do?Ogni citt ha dei tratti somatici, anche se a volte minimi. Si tratta di individuarli e realizzare dei progetti site-specific.

    Credi che in Italia ci sia qualcosa che possa essere fatto per migliorare la situazione?Grandi domande che, scusami, non portano a nulla per-ch si rischia di essere banali e cadere sul patetico.

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    Breve BiografiaNata a Treviso nel 1973, ha studiato allAccademia di Belle Arti di Brera, alla Fondazione Antonio Ratti a Como e alla Kingston University di Londra. Ha vinto numerosi premi tra cui il Querini Stampalia per giovani artisti (2001) ed il premio per giovani artisti della 51 Biennale di Venezia. Nel 2008 ha ottenuto una residenza allIsabella Stewart Gardner Museum di Boston

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    Nome: ANDRECOSito internet: www.andreco.orgLocations: Varie

    Opere:(spiegate da Andreco)

    Snakes city, Sahara, Marocco, 2009Mentre facevo uno studio sullacqua nel Sahara ho trovato una citta abbandonata, ho quindi creato un santuario per una divinita dellacqua che si chiama Mami Wata e ho lasciato delle immagini raffiguranti delle uova nere e dei serpenti. Mami Wata nella storia Africana e sempre rappresentata con un serpente in mano ed e molto importante farle un pegno perche appunto divinita delle

    pioggie e degli oceani. Questo era quindi il prezzo dapagare perche il mio lavoro sullacqua andasse bene.

    Silkworm, Prato, progetto per Freeshout festival, 2009.In collaborazione con Remed, Alleg e Dem.Per me il contesto e importante: in Africa mi sono documentato sulle culture locali e le credenze, a Prato ho pensato alla storia della citta e allimportanza dellindustria tessile. Il silos, lungo 11 metri, su cui sono dovuto intervenire veniva usato per conservare il colore per tingere i tessuti, ho quindi pensato di dare valore a quello che e stato sfruttato per migliaia di anni per produrre la seta: il baco da seta. Da un lato del silos ho raffigurato un uomo che esce da un uovo (omaggio a Dali) per poi cavalcare un enorme baco da seta. Inoltre Silkworm e parte di unistallazione piu

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    grande nata dalla collaborazione con altri artisti, e questa e una tipologia di lavoro che mi piace molto.

    Sharp nose, Popup!, Ancona, 2009.In collaborazione con Allegra Corbo e Hanna Negash. Questo e un collage, come quello che fanno i bambini piccoli con la carta, pero di quindici metri. Una specie di allucinazione per i bambini che sono venuti a vedere: puoi fare un collage di 4 centimetri, di dieci centimetri oppure di 15 metri, e solo un piu impegnativo e ce bisogno di un po di spazio. Il collage rappresenta un bugiardo dal naso affilato (pinocchio) che prende fuoco. Nel suo volo pindarico il bugiardo ha una faccia specchiante.

    Installazione per Glastembury Festival, 2008.Greenpeace UK ci ha commissionato uninstallazione per il suo spazio nel festival di Glastembury nel 2007, lidea era quella di costruire, in collaborazione con un architetto del paesaggio, una galleria a cielo aperto fatta con i rifiuti. Abbiamo costruito questo muro circolare su cui poi sono intervenuto con vernice e poster.

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    Tinvento una barca, Popup!, Ancona, 2008. Con Allegra Corbo. Per la festa del mare di Ancona, Le curatrici del festival Popup! hanno deciso di assegnare un peschereccio ad uno o piu artisti e di farglielo dipingere. Una idea che nel 2008 ha dato ottimi risultati e che viene replicata anche questa estate 2010.Per realizzare questo lavoro ce stato a monte un lungo pro-cesso di scambio e comunicazione con i pescatori e con il comandante della nave, e stato un vero e proprio clash culturale tra il disegno e la pesca, tra gli artisti e i pescatori.Due modi che si incontrano. Appena arrivati al porto le richieste di alcuni pescatori erano di farci disegnare ancore, sirene, pesci, simboli tradizionali e decorativi, altri ci guarda-vano con diffidenza. La mia esperienza stata forse facili-tata dal capitano con cui Allagra Corbo ed io abbiamo lavorato, una persona fantastica. La mia proposta e stata quella di disegnare una sirena al contrario, un detourne-ment del mito della sirena: con la testa di pesce ed il corpo di donna, invece che con la testa di donna e il corpo di pesce. La proposta stata accettata e il disegno ora e sulla barca da due anni, suppongo abbia portato fortuna per la pesca. Dopo la realizazione dei primi pescherecci anche i pescatori piu diffidenti e tradizionalisti volevano un disegno sulla loro nave. La migliore delle ricompense.

    Whales in Ancona, Ancona, 2009. Questo progetto vuole far ragionare sullo spazio urbano in cui viviamo, intervenendo sul concetto di spazio chiuso e aperto, galleria e citta.Linstallazione consiste in un flusso di balene di carta che

    comincia dentro un museo o una galleria e da essa si muove attraverso lo spazio pubblico della strada per arriva-re ad un habitat migliore. Uno spazio psicogeografico della citt che per una teorica balena e per chi abita la citta risulta essere piu piacevole, quindi per esempio un parco o un canale. Il disegno raffigura una balena con i sui organi ben in vista a ricordarci delle funzioni vitali presenti nel piu grande dei mammiferi. Ho portato avanti questo intervento urbano Escape from the gallery per piu di quattro anni in molte citta in Italia e allestero (Bologna, Termoli, Barcellona, Lipsia, Cremona, Lipsia, Milano ed Ancona) ogni volta ripensato secondo il contesto trovato, la citt, le architetture. Un progetto ve-ramente site-specific. Il concetto e quello di riflettere sulla mostra legale, istituzionalizzata e lillegalita di unazione nel contesto urbano. Ma non solo anche un flusso continuo che collega un arte privata con unarte pubblica.

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    Lultima balena, la piu grande, e ad Ancona, lunga circa 20 metri, aveva senso metterla sul mercato del pesce per ovvi motivi.

    Il 2 giugno il mercato del pesce era fermo per la festa della Repubblica, sono quindi entrato nel mercato e ho posizionato le balene sui rulli per lasta del pesce. Lazione stata fotografata e sulla stampa locale sono apparsi arti-coli allarmisti, anche con false notizie su possibili affissioni di balene sulla facciata del museo cittadino.

    Il giorno seguente la grande balena e stata appesa sulla facciata del mercato ittico. Loperazione avvenuta con il consenso dei lavoratori del mercato, che era cio che per-sonalmente mi stava piu a cuore. Ce poi stata una banda che ha creato un percorso, con-ducendo il pubblico dall museo della citta di Ancona, (isti-tuzione, spazio chiuso) al porto, ex zona industriale e poco valorizzata, che ediventata il contesto espositivo (spazio aperto). Questa installazione e quindi servita in parte come opera di rivalutazione di una zona industriale abbandonata a se stessa.

    E unopera effimera, quando uscira il libro sul progetto delle balene in fase di realizzazione, saranno rimossi i residui di carta rimasti sulla facciata.

    Escape from the gallery, Lipsia, Germania, 2008. Ho riproposto Escape from the gallery in Germania, al Gras-si Museum di Lipsia: da una presa daria allinterno della sala dedicata allarte contemporanea, ho fatto uscire le balene facendole passare dalle scale del museo e poi attraverso la citta per portarle in uno spazio piu consono che in questo caso era un canale nel bosco di Lipsia.

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    Sonata dorgani in FA, diverse locations, 2009. Organ Plays, gli organi escono dal corpo ed iniziano a suonare. Questo progetto nasce dalla collaborazione con Neil On Impression di Forli, un gruppo di 8 musicisti: per ognuno di loro ho creato una maschera raffigurante un organo. La prima mostra si chiamava Sonata dorgani in Fa, tenutasi a Bologna con il patrocinio del Comune e laiuto di Alessia Anello che seguiva levento per la sua tesi di Master. I musicisti suonavano mascherati allinterno di un cubo nero costruito in legno e interamente ricoperto con della stoffa. Per lo spettatore che si trovava allesterno del cubo nero la sensazione era quella di guardare attraverso la pelle degli organi che suonavano. I musicisti suonavano sotto dei riflet-tori senza poter vedere gli spettatori allesterno del cubo. Il cubo si trovava allinterno di una stanza affrescata nell antico edificio del Baraccano di Bologna.Levento e poi stato riproposto a Milano, in occasione del festival del design del mobile, allinterno dellevento di de-sign urbano organizzato da Esterni. Gli organi questa volta suonavano sopra un conteinar che conteneva un prato con un albero. Il progetto del con-tainer (che rappresentava un posto giardino a sostituire un posto auto in un normale parcheggio) stato realizzato dallarchitetto Maria Chiara Piccinini vincitrice del concorso 3x2,di Esterni.

    Work in progress Progetto per Cuore di Pietra, Pianoro, 2010.Lultima commissione che mi e stata fatta e da parte di Mili Romano per Cuore di Pietra. Pensato per un sottopas-saggio pedonale che collega la piazza al paese, creero un graffito progettato secondo gli spunti e le idee raccolte a Pianoro. Ho fatto un sopraluogo, preso le misure e fatto fotografie, poi ho parlato con le persone del posto, che ho incontrato al bar e i ragazzi del centro giovani. Ho quindi iniziato uno scambio di idee con ragazzi che fanno writing nellarea che mi aiuteranno a realizzare il disegno. Mi sono documentato sulla storia di Pianoro, dalla nascita al ruolo che ha avuto durante la resistenza a gli avvenimenti piu recenti. Ho cercato di documentarmi anche sullevoluzione urbana di Pianoro da piccolo centro di passaggio sulla strada in uscita ed entrata per Bologna ai nuovi palazzi in Bioarchitettura. Il dipinto raffigurera contemporaneamente la crescita di un cetaceo e la crescita di una citta sul dorso dellanimale.

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    Scoprire AndrecoIntervista del 14.05.2010 all Accademia di Belle Arti di Bolo-gna.

    Sono un artista autodidatta, ho una formazione scientifica. Ho iniziato a disegnare per conto mio circa 10 anni fa. Qualche volta sono entrato di nascosto alla Scuola Libera del Nudo dellaccademia di via di Ripetta e con un amico pittore per un periodo andavo anche alla Porta Blu unassociazione dove si disegnava dal vero vicino a Campo dei Fiori a Roma. In quegli anni ho anche iniziato a disegnare gli organi interni. La cosa nata come una sorta di provocazione ironica. Mi sembrava banale raffigurare la persona nella sua esteriorit con i canoni della bellezza da copertina, mi annoiava pensare alla raffigurazione come qualcosa basato sulla riproduzione fedele, fotografica, alla bellezza spicciola della cultura dei magazine patinati e della televisione, alla commercializzazione dellimmagine. Un po eccitato dalle letture sulle avanguardie dinizio seco-lo e dai gruppi radicali degli anni settanta e ottanta iniziavo ad immergermi nella critica della societ dello spettaco-lo. Cosi ho cominciato a disegnare organi interni sopra le silhouettes dei corpi nudi che avevo imparato a disegnare. Ho trovato un mio modo personale di disegnare gli organi, che non intendono essere riproduzioni fedeli, ma dei simboli da me creati, delle stilizzazioni.Il mio primo lavoro piu strutturato riguardava il detourna-ment del mito di Narciso, una sorta di sabotaggio culturale. Ho scritto dei testi e poi creato un video in cui Narciso, annoiato dalla sua bellezza esteriore, mostra i suoi organi (La passione di Narciso 2003/2004). Ho poi portato avanti

    questo tema per 10 anni, iniziando una vera e propria ricerca artistica che non ha piu avuto fine. Lorgano diventato unicona, in seguito lho estrapolato dal corpo umano per utilizzarlo come simbolo a s stante. Mi sono interessato allarte sacra, alla simbologia tribale legata al voodoo africano, alle religioni indiane e sincretiche. Vedo nel tratto primitivo qualcosa di schematico e potente, in cui le immagini non sono soltanto belle ma comunicano un messaggio piu profondo, coinvolgente e suggestivo. Ed proprio la suggestione nellarte uno dei processi che piu mi affascina.La differenza profonda che le immagini sacre sono spes-so uno strumento di propaganda e di proselitismo mentre a me piace comunicare idee di libert. La libert nellarte sempre stata al centro di molte riflessioni.

    Le mie influenze sono molte e continuo ad essere aperto a stimoli per nuove idee, non facile riassumerle ma sicura-mente posso elencarne alcune: dallInternazionale Situazi-onista, ad avanguardie come lAzionismo viennese, Fluxus, Cobra, mi coinvolgono i tentativi audaci e il modo giocoso e dirompente in cui vengono proposte alcune idee. Larte sacra di tutti i popoli e le culture una fonte inesauribile di stimoli.In passato ho anche enunciato la nascita di una religione degli organi (FAKE ORGAN RELIGION): un finto misticismo, che utilizza dei nuovi simboli sacri spesso contenenti organi, una specie di detournament della religione in se. Mi piace descrivermi come un Designer per nuove Religioni.Altre influenze, sono il Culture jamming e gli Adbusters, rias-sumendo coloro che modificano le icone della societa

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    contemporanea per mostrarle da un altro punto di vista, molto spesso con un occhio critico. Per finire penso che a volte gli spunti migliori si prendono dalla vita di tutti i giorni, dalle persone che si incontrano e dalle passioni che si provano.

    Media utilizzati Per me il disegno e alla base di tutto, molto semplice, a volte anche solo Bic su carta che poi coloro a mano o al computer, considero il disegno come segno e non un elemento decorativo. Per la realizzazione dei miei lavori ed installazioni utilizzo diversi media: disegno, incisione, pittura, poster, installazione e video.

    Approfondimenti su progettazione urbanistica e arte con-temporaneaFare interventi in spazi pubblici implica scontrarsi con la pro-gettazione urbanistica di una citt. Sono opere permanenti che vanno ad influenzare e a volte a mutare laspetto di unarea urbana, ce quindi un interesse da parte di urbanisti ed architetti verso il mondo dellarte pubblica e viceversa. La progettazione dellambiente abitato negli ultimi anni sta cambiando velocemente.Le speculazioni finanziarie legate alledilizia popolare, le foreste di cemento delle periferie, gli invivibli quartieri dor-mitorio, sono presenti come mausoleo allignoranza e alla speculazione nel nostro territorio. Ma allo stesso tempo si avverte una pulsione inevitabile verso altri modi di intendere la citt e altri modi di progettare nuove aree urbane. Gli indici economici delle zone abitate non sono piu lunico riferimento per i progettisti e finalmente si inizia a pensare

    anche ad aspetti ecologici come il risparmio nellutilizzo delle risorse, lutilizzo di materiali sostenibili per la costruzione, il risparmio idrico ed energetico, la mobilit sostenibile, le piste ciclabili, i corridoi verdi e cosi via.Per quanto riguarda gli aspetti sociali nella progettazione qualcuno inizia a sottolineare limportanza di ridurre gli spazi privati per estendere quelli pubblici: creare spazi comuni, spazi per la socialit, orti comunitari, piazze, centri culturali, spazi di co-working e parchi attrezzati.A questo punto dovrebbero essere considerati importanti anche gli aspetti culturali: bisognerebbe pensare a come collaborare con artisti per inserire opere di arte pubblica nei progetti urbani ed instaurare processi partecipativi con la cittadinanza. Credo che in Italia attualmente sia difficile che passi questo discorso, in Nord Europa invece, queste sono delle cose gia quasi scontate.

    IstituzioniIl progetto delle Balene in fuga, Escape from the gallery non contrappone la strada al museo. solo un legame. Vuole accentuare il Link che ci deve essere tra il museo e la citt necessario per una cultura artistica diffusa sul ter-ritorio e non obbligatoriamente concentrata in singoli spazi. Lutopia e avere un flusso continuo, avere un museo non chiuso in quattro mura ma espanso per tutta la citta.Credo che un certo tipo di lavori abbiano bisogno di un luogo sacro dove essere mostrati, che la fragilit di certe opere necessita un involucro architettonico chiuso che le preservi. Inoltre certe opere hanno bisogno della sa-cralit di un ambiente piu intimo, magari asettico, dove

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    dove essere mostrate come una piccola confidenza da parte dellartista. Allo stesso tempo credo che larte dovreb-be invadere anche spazi urbani per essere sotto gli occhi di un pubblico piu vasto e non solo quello dei musei. E in-ammissibile che nel 2010 nella progettazione di una citta o di uno spazio pubblico non venga presa in considerazione la cultura artistica contemporanea e lopinione di ci andr ad abitare. Le istituzioni dovrebbero avere una visione piu allargata, anche nella collocazione delle opere darte e non as-pettare che gli artisti muoiano per fare dei santuari delle loro opere nei musei. Mi capitato di vedere musei che lavorano molto bene con la cultura contemporanea, orga-nizzando workshops, incontri, sovvenzionando giovani artisti, fornendo laboratori e semplicemente guardandosi intorno nel contesto sottoculturale cittadino, ma sono una rarit. Mi piace lidea di un Centro di Cultura Contemporanea, che riunisca ogni disciplina dalla musica alle arti plastiche, attento al contemporaneo e non solo capace a preservare larte antica. Sono originario di Roma, citt darte, a parte eccezioni la concezione diffusa tra la gente e soprattutto tra chi amministra la citt quella che le opere realiz-zate nellantichita sono una cosa di raro pregio e quelle che fanno i giovani di oggi sono delle schifezze da poco conto.Questo e diventato un po il senso comune, e la cultura dominante che impone questa idea. C una tendenza a deleggittimare sistematicamente il nuovo ed il contem-poraneo come viene deliggettimato un pensiero critico. Poi dopo che una artista viene chiamato da tre o quattro paesi allestero, (le istituzioni) si accorgono che forse dietro

    langolo cera qualcuno da guardare. Comunque anche in Italia ultimamente si stanno organiz-zando molti festival di Arte Pubblica e ci sono persone che stanno promuovendo delle cose molto interessanti, sono dei pionieri, fanno una fatica enorme con le istituzioni e spesso nonostante riescano ad organizzare eventi che funzionano molto bene, non hanno la certezza di venire finanziati lanno successivo e devono ricominciare tutto da capo. La burocrazia rende tutto molto difficile in particolare per le autorizzazioni. Ma credo che nel futuro sia inevitabile che larte permei il tessuto urbano e sociale e che sia sem-pre piu facile organizzare eventi e progetti interessanti per coloro che si imbarcano in questa impresa.

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    Nome: A.TITOLOSito web: http://www.atitolo.itLocation: TorinoDurata: dal 1997

    Organizzazione italiana no profit con sede a Torino, si pre-figge lo scopo di promuovere iniziative artistiche destinate allo spazio pubblico e volte al settore sociale, culturale e politico. Lavoriamo in stretto contatto con artisti, curatori, scrittori, architetti, designers, urbanisti e operatori sociali.1

    Alcuni progetti sono:LAP, Laboratorio artistico PermanenteIl laboratorio ha tra le sue committenze: Sandrine Nicoletta, Marco De Luca, Enzo Umbaca, Marco Vaglieri, Cesare Petroiusti.Nato nel 2003, e utilizzato come campo di sperimentazi-one delle relazioni tra arte e territorio, agendo attraverso il coinvolgimento diretto delle amministrazioni comunali. Per il momento il comuni coinvolti sono stati quattro: Carmag-nola, Forno Canavese, Nole e Settimo Rottaro.

    Bella fuori, Concorso di idee per Piazza GorkiPensato per il quartiere Corticella, Bologna, 2006 Tre studi artistici sono stati invitati a creare insieme alla citta-dinanza progetti di riqualificazione di una piazza situata nel quartiere corticella.

    1 dal sito internet del progetto.

    Torre Angela, Concorso Nazionale di Progettazione parte-cipata e comunicativa, terza edizione.Concorso pensato per il quartiere Torre Angela di Roma, dicembre 2005 gennaio 2006Un altro concorso, in questo caso per la progettazione, sempre in collaborazione con la cittadinanza, di un parco pubblico

    Over-GroundProgetti artistici di comunicazione innovativa nello spazio pubblico, due campagne sono state attivate in collabora-zione con gli abitanti della citta durante il premio Una porta per Torino.Con Round Blur: limmaginazione e rotonda, il viaggio in tram viene trasformato in percorso di scoperta, lopera, di Nicole FVR 2A+P, comprende cartelloni negli spazi pub-blicitari, concerti ed eventi allinterno del tram. Viene e va di Liliana Moro, e unopera ancora in progress che e stata pretesto per lorganizzazione di diversi workshop.

    Nel giardino con AliceCreato in collaborazione con il Dipartimento Educazi-one del Castello di Rivoli Museo dArte Contemporanea e lassociazione Reporting System di Milano.Basato su laboratori interculturali che coinvolgono inseg-nanti, genitori e bambini della scuola Bay di Torino, vuole creare un libro su come le nuove generazioni percepiscono lo spazio e la geografia.

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    Q16Progetto per via Sospello, Torino a cura di Annamaria Ferrero e Massimo Di Nonno Interventi di Annamaria Ferrero e Massimo di Nonno per il PRU, programma di Recupero Urbano. Il primo e un video che raccoglie i racconti degli abitanti di un complesso res-idenziale, il secondo e uninstallazione (vedi sopra) volta a sottolineare le relazioni tra gli abitanti del complesso.

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    Nome: PROGETTO ISOLASito web: www.isolartcenter.orgLocation: Quartiere Isola, MilanoDurata: dal 2001

    Attivo da piu di sette anni, Isola Art Center ha scelto di non ripetere modelli istituzionali prestabiliti, sullesempio di New York, Berlino o Parigi, ma di creare un nuovo modello di Centro dArte per una situazione di crisi culturale, sociale, economica e politica prolungata. Isola Art Center tuttora un progetto no budget che funziona solo con energia, entusiasmo e solidariet.1

    Il centro ha una struttura aperta, flessibile e senza gerar-chie, abitanti, associazioni contribuiscono autonomamente allinterno del centro a diversi livelli: organizzando mostre ed eventi, ospitando gli artisti, monitorando il territorio, eccIl progetto iniziale nasce dallintervento di un piccolo gruppo di artisti: Bert Theis, Stefano Boccalini, Gruppo A12, Marco Scotini, Roberto Pinto, Emanuela De Ceccho e da una col-laborazione con gli spazi non profit Care of e Via Farini e gli artisti Marjetica Potrc, Thomas Hirschhorn e Stalker.Piano piano il gruppo si allarga e si iniziano ad organizzare eventi artistici di una giornata come Le mille e una notte, inoltre dal 2003 le associazioni ed i cittadini iniziano a pen-sare di riconvertire ledificio della stecca degli artigiani in un centro per larte. Finalmente nel 2005 Isola art Center diventa realta, vi si organizzano mostre di lunga durata, si apre un caffe, svariati gruppi lo utilizzano come luogo di in-contro: Sugoe (curato da Bert Theis e Alessandra Poggianti),

    1 http://www.isolartcenter.org/index.php?p=1131987010&i=1131987022

    Stazione Isola (curato da Katia Anguelova e Stefano Boc-calini), Love Difference (Fondazione Pistoletto), lUfficio out (Bert Theis, Alice Pintus, Alberto Pesavento)e il progetto kkk di Alessandro Ceresoli (curato da Alessandra Poggianti). Du-rante la sua breve vita il centro ha ospitato: 27 mostre con piu di 200 artisti italiani e internazionali,13 progetti speciali e 26 incontri e seminari. Nel 2007 ledificio e stato sgomberato ed abbattuto perche il comune lha venduto ad una multinazionale, lIsola si e dovuta quindi trasformare in una piattaforma che continua ad organizzare eventi legati allarte ed al territorio ma non ha piu una sede fisica.

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    Nome: Stefano BoccaliniSito Web: -Location: Milano

    Opere:

    Sleepy Island, 2001.Tre amache di diverso colore.Installazione in un parco a segnalarne una nuova possibile fruizione, il dormire allaperto, e come segno di solidariet verso chi nel parco costretto a dormirci, i senzatetto.

    Wild Island, 2002.Creazione di un orto-giardino comune dove gli abitanti sono invitati a coltivare le proprie erbe e piante e a svilup-pare il loro senso di appartenenza al territorio che abitano.

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    Stazione Isola, 2005.In collaborazione con Katia Anguelova.Creazione di una guida al quartiere che raccoglie gli itinerari personali degli abitanti, vuole porsi come uno stru-mento utile ad una progettazione urbanistica pi a misura duomo.-Stone Island, 2008.Lavoro sulla memoria del territorio, raccoglie le testimonian-ze dei suoi abitanti pi anziani per coinvolgerli nel processo di trasformazione del quartiere e creare una storia collettiva. Melting pot 3.0., 2010.Anche qui lartista ha creato un ambiente di accoglienza e condivisione, in questo caso per lHangar della Bicocca. A simbolizzare la convivenza delle diverse culture nello spazio vi sono colonne di diverso tipo.Lo spazio ospiter di volta in volta le iniziative del quartiere.

    LIsola che non c.Intervista a Stefano Boccalini, Milano, 1 luglio 2010. Che cosa per te larte pubblica?Prima di parlare di arte pubblica dobbiamo ragionare sul significato di spazio pubblico che non solo una struttura geometrica da misurare e progettare ma si carica di tutte quelle istanze comportamentali e antropologiche che defi-niscono un insieme spaziale come insieme sociale.Quando interveniamo nello spazio pubblico quindi, non possiamo pensare solamente a unentit fisica da definire o ridefinire attraverso una progettazione estetico-formale madobbiamo riflettere su un ambiente sociale che va progettato o riprogettato tenendo conto di chi abita un ter-ritorio.Inoltre nella discussione sullo spazio pubblico oggi, dob-biamo tener conto di tutte quelle piattaforme informatiche che ci permettono di costruire nuove comunit senza necessariamente avere, come succedeva in passato, un luogo geografico in comune, quindi uno spazio che non pi fisicamente fruibile ma che diventa fondamentale nella costruzione di nuove strategie di condivisione. Cosi larte pubblica diventa per me un luogo dove attivare processi di conoscenza e di scambio.

    Mi parli della tua esperienza al quartiere Isola di Milano?A mio avviso non possibile attivare nessun progetto sul territorio senza conoscerne gli aspetti pi legati al vissuto delle persone e ai loro desideri. La scommessa ogni volta di riuscire a creare un senso di appartenenza che non solamente legato alla storia del territorio, ma che a partire

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    da quella, riesca a definire nuove appartenenze.Ci vuole dire che oggi le comunit non sono solo quelle che ci consegna la storia ma sono anche quelle che di volta in volta riusciamo a costruire per autorappresentarci allinterno di un sistema sociale che molto spesso non ha la capacit, proprio nei suoi organi costituiti, di rappresentarci.In questo senso nasce la mia esperienza allIsola dove gli abitanti hanno deciso di autorappresentarsi attraverso una serie di associazioni capaci di porre unazione di contrasto ad un progetto di trasformazione del territorio che proprio per la sua natura progettuale, conservatrice e consolidata, non in grado di dialogare con il territorio.Proprio da queste premesse nasce la mia volont di essere parte attiva in questo processo di trasformazione attraverso alcuni progetti artistici che nascono da una volont costrut-tiva e propositiva. Il mio primo lavoro allIsola, posto allinterno di uno dei due piccoli parchi di via Confalonieri che adesso non esistono pi si intitolava Sleepy Island ed era composto da tre amache di diverso colore: Da Robinson Crusoe a Gauguin lIsola rappresenta una tipica proiezione dellet moderna. E una sorta di macchina per pro-durre illusioni di comunione: tra luomo e la natura, tra luomo e la societ. Allo stesso modo il sonno una figura tipica dellio borghese isolato,rappresenta una forma dellautoalienazione.Per il mio lavoro allisola ho scelto quella parte del parco che non si proietta sullo skyline di Milano,ma che attraverso le piante,lombra,il prato,rimanda ad un luogo solitario,non meglio identifi-cato. Da alcuni anni il mio lavoro ha scelto come pro-prio oggetto la singolarit qualunque. Una singolarit

    quale mi propongo ogni volta di predisporre delle possi-bili condizioni di coappartenenza. Presentare lisolamento alla ricezione collettiva gia fornire una di queste con-dizioni. Negli spazi urbani e nei parchi sono sempre pre-disposte delle sedute. Il sonno al contrario lasciato ai senzatetto. Penso che proporre anche questa condizione sia una sorta dintegrazione degli altri e allo stesso tempo di una nostra liberazione. Dopo questa esperienza in cui il lavoro diventa una sorta di piedistallo su cui si muovono degli attori,mi interessava coinvolgere pi direttamente gli abitanti del quartiere nella costruzione del lavoro, cos ho pensato ad un nuovo progetto: Wild Island il titolo del lavoro che ho avviato nellottobre del 2002 sempre in uno dei due parchi di via Confalonieri.In questo caso mi interessava innescare un processo operativo che,da una parte mi permettesse di in-formare il quartiere sulla trasformazione urbanistica in atto,e dallaltra avesse la capacit di sviluppare tra gli abitanti un senso di appartenenza al territorio in cui vivono, ho cos deciso di costruire un orto-giardino, dove in seguito sarebbe sorto un grattacelo.Volevo che Wild Island crescesse come cresce la citt contemporanea,dove la coabitazione tra culture diverse si sviluppa in maniera esponenziale. Cos nellorto-giardino le persone che vivono nel quartiere piantano qualcosa che appartiene alla loro cultura e al loro desiderio e lo mettono in comune con gli altri:lalbero di fichi cresce vicino a un pianta esotica e un cespuglio di lavanda cresce vicino ad una paulonia.Il terzo progetto che ho attivato allIsola si intitola Stone Is-land ed un lavoro che vuole recuperare la memoria di un

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    territorio attraverso la testimonianza diretta dei suoi abitanti, quelli pi anziani, quelli che da pi tempo vivono allIsola e magari ora sono marginalizzati: non per guardare al pas-sato come possibile momento da ricostruire, ma per coin-volgere ognuno di loro attivamente nel processo di cam-biamento. La storia collettiva, le storie personali non sono lultima funzione in un reale progetto di trasformazione.

    Il rapporto con le istituzioni come stato?Le istituzioni, dovrebbero tutelare gli interessi della comu-nit, ma quando ti accorgi che non proprio cos cerchi di autorganizzarti insieme alle persone che come te credono di dover essere parte attiva in un processo di trasformazi-one del proprio territorio, questo quello che successo allIsola.

    C stato un coinvolgimento nel progetto da parte degli abitanti? Diciamo che ci sono state e ci sono tuttora alcune per-sone del quartiere che si sono impegnate con continuit, in generale ci sono stati momenti in cui la partecipazione stata pi ampia e altri dove la partecipazione calata ma questo credo sia normale in lasso di tempo cos ampio, ormai sono passati quasi dieci anni da quando abbiamo cominciato.

    Ci sono delle basi teoriche su cui poggia il progetto Isola o nato dal basso?Tutto iniziato, come dici tu dal basso, dalla volont di alcuni cittadini di capire se era possibile aprire un dialogo con le istituzioni per ragionare sui grandi progetti che stava-

    mo per trasformare radicalmente il quartiere.Le basi teoriche si sono costruite successivamente per raf-forzare lidea di trasformazione che attraverso i vari comitati e i vari cittadini si andava delineando e che coincideva sempre meno con i progetti ufficiali.Quello che si voleva era trasformare i due giardini e la Stecca degli Artigiani(lultima parte di una fabbrica abban-donata che per anni stata il centro di attivit culturali e sociali che ora stata abbattuta) in un centro per la cultura contemporanea e le attivit di quartiere.

    In questo progetto hai agito come cittadino o come ar-tista? Per me difficile separare le cose, non riesco a pensare come cittadino in un modo e come professionista in un al-tro, ci sono io come artista e io come persona con uguale responsabilit nei confronti del contesto sociale che mi circonda.

    Dopo lo sgombero dalla stecca, avete ricevuto qualche proposta alternativa? Certamente , ed stato il momento in cui i vari comitati che lavoravano insieme si sono separati, qualcuno ha deciso di accettare la proposta di uno spazio alternativo offerto dai privati che stanno costruendo in quellarea e altri come noi di Isola Art Center abbiamo deciso di non ac-cettare, per una questione molto semplice; lo spazio dove sorgeva la stecca degli artigiani era di propriet pubblica quindi noi volevamo confrontarci con le istituzioni pubbliche che dovrebbero tutelare gli interessi della collettivit.

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    Pensi che sia importante che la figura dellartista venga inserita in contesti come quello della pianificazione ur-bana?Non mi piace parlare di pianificazione quando si parla di trasformazione della citt prche sottintende che qualcuno possa organizzare la vita di altre persone, questa modalit mi riporta ad un passato, non cos lontano, dove i pianifica-tori urbani pensavano di poter progettare la citt a partire da un modello culturale unico ma abbiamo visto come questa modalit abbia fallito. Oggi si parla di sviluppo della citt e il modello culturale sostituito da un modello economico, dove il profitto regola le modalit di progettazione, chiaro che in uno scenario come questo difficile pensare che lartista possa incidere a livello progettuale, molto pi facile che larte diventi un mezzo al servizio degli, come si fanno chiamare oggi, svi-luppatori che gestiscono i grandi capitali.In questi ultimi anni abbiamo visto come lartista pu essere pi incisivo se agisce dallesterno, un esempio per tutti lesperienza di Park Fiction ad Amburgo dove alcuni artisti sono riusciti a bloccare un progetto di speculazione edilizia e a costringere lamministrazione locale a cambiare destin-azione a quellarea. Christoph Schafer e Margit Czenki, che sono gli artisti che hanno avviato questo progetto, attraverso varie modalit, sono riusciti a trasformare una protesta in un fatto proget-tuale e insieme agli abitanti del quartiere hanno progettato in quellarea un parco che stato costruito e tuttoggi esiste.

    Quale credi sia la situazione dellArte Pubblica in Italia?Non saprei, so che ci sono alcuni artisti il cui lavoro nasce da una riflessione sullo spazio pubblico e stanno lavorando molto bene anche se non hanno la visibilit che a mio avviso meriterebbero, ma lItalia forse non ha una grande tradizione in questo senso, o meglio, non c stata la dovu-ta attenzione a fenomeni che avrebbero potuto aprire un dibattito serio in tal senso.

    Hai dei parametri per stabilire la buona riuscita di un tuo lavoro?Non ho dei parametri ogni lavoro una storia a parte, ma posso farti un esempio; nel 2002 ho attivato un progetto a Serravalle Pistoiese un piccolo borgo vicino a Pistoia. Album di famiglia il titolo del lavoro, un archivio pubblico che conserva la memoria collettiva di un paese: foto di matri-monio, della comunione, della locale festa del patrono o della squadra di calcio, cos come i filmati delle vacanze, appartenenti ai ricordi di ogni singolo abitante del borgo hanno trovato in questo lavoro un nuovo statuto.Non pi legato agli accadimenti personali, ma tassello di un processo pi complesso quale la storia di un paese.Il titolo rimanda ai domestici volumi in cui sono raccolte le istantanee che hanno segnato la vita della famiglia. Con la differenza che questultima intesa nelloccasione non pi come un nucleo di persone legate tra loro da un vincolo di matrimonio, ma come una famiglia allargata dove a fare da legame lappartenenza ad una comunit che abita un territorio: lantico borgo medievale.Il lavoro si fonda sul naturale concetto della condivisione delle cose pi semplici della vita, proprio come avviene

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    nella quotidianit del vivere in famiglia. E proprio come suc-cede in questa che considerata uno dei nuclei fondanti della socialit anche in questo caso le diverse famiglie e tutti gli abitanti del borgo sono chiamati ad un nuovo rap-porto di fiducia e ad una nuova presa di responsabilit nei confronti dellaltro. La concessione delle proprie memorie, anche quelle pi care, allarchivio presuppone un rinnovato impegno davanti alla comunit.Ho capito che questo lavoro funzionava prche nel tempo larchivio si arricchito di nuovi materiali senza il bisogno della mia presenza; la comunit di Serravalle Pistoiese si era appropriata del progetto e la mia presenza non era pi necessaria.

    Hai qualche consiglio da dare ai giovani che si avviano allarte pubblica?Non mi piace dare consigli lunica cosa che mi sento di dire di guardare il mondo attraverso i propri desideri e farli coincidere con il contesto che ci circonda.

    Cosa ne pensi di progetti di arte pubblica/sociale espres-samente legati ad un obiettivo nel contesto sociale? (Per esempio risanare una certa area o migliorare le condizio-ni di vita in un quartiere)Penso che sia una strada percorribile e che in parte sia gi stata percorsa, il lavoro di Stalker al Corviale di Roma o il lavoro di Emanuele Piccardo al Biscione di Genova, e lo stesso progetto dellIsola, per restare in Italia, credo siano esempi positivi in tal senso.

    Background culturaleHo studiato con Gianni Colombo alla NABA di Milano e suc-cessivamente ho insegnato con lui nella stessa accademia fino alla sua morte nel 1993.Da allora ho continuato ad insegnare ereditando il suo cor-so di Strutturazione dello Spazio che nel tempo ho trasfor-mato in un corso di Arte Pubblica, corso che tuttora tengo, sempre alla NABA. Credo che la mia formazione nasca proprio dallincontro con questo artista che io considero uno degli artisti fonda-mentali nel panorama artistico del dopoguerra.Ovviamente ci sono state altre situazioni a cui successiva-mente ho guardato, ma penso che quellincontro sia stato fondamentale.

    BiografiaSTEFANO BOCCALINI (Milano1963, vive e lavora a Milano)Docente di Arte Pubblica alla NABA di Milano.Dal 2001 attivo nel quartiere Isola di Milano con progetti artistici, ed tra i fondatori di Isola Art Center. Dal 1993 consulente dellarchivio Gianni Colombo.

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    Nome: STALKERSito web: http://www.stalkerlab.it/Locations: Roma, varieDurata: dal 1995

    Stalker attraversa a piedi i Territori Attuali, questo il modo individuato per essere in quegli spazi senza medi-azioni, per partecipare delle loro dinamiche. Una ricerca nomade, tesa a conoscere attraversando, senza irrigi-mentare, omologare e definire loggetto del conoscere, per non impedirne il divenire. Attraversare per noi un atto creativo, vuol dire creare un sistema di relazioni nella caotica giustapposizione di tempi e di spazi che carat-terizza i Territori Attuali. Attraversare, vuol dire comporre in un unico percorso conoscitivo le stridenti contraddizioni che animano quei luoghi, alla ricerca di inedite armonie. Attraversare e far attraversare, indurre alla percezione dellattuale perch se ne diffonda la consapevolez-za, salvandone per il senso dalle banalizzazioni del linguaggio.1 Stalker e un collettivo con base operativa a Roma, si inter-essa principalmente di quelli che definisce Territori Attuali: spazi vuoti, abbandonati o in via di trasformazione allinterno della citta. Studia queste aree attraversandole a piedi, entrando in contatto con le persone che ci vivono, studian-done le relazioni il resto della citta, coinvolgendo studenti, persone comuni, scrivendo al sindaco, dormendoci, eccLidea e che la conoscenza di questi territori di mezzo

    1 http://digilander.libero.it/stalkerlab/tarkowsky/manifesto/manifest.htm [25.05.10]

    possa avvenire solo in maniera diretta e che lunica de-scrizione possibile sia la documentazione di questa espe-rienza. Lascolto e quindi un fattore fondamentale nella ricerca: ascoltare le esperienze di altri sullo stesso territorio, di chi ci vive, chi vi transita.

    Progetti:

    Savoregno Ker, Roma, 2008.Con il patrocinio del Comune di Roma. http://reterom.blogspot.com/2008/09/savorengo-ker-house-for-everyone.htmlProgettata e costruita da Rom e Gage (persone non Rom), e una casa di legno di 70 metri quadrati. Lo scopo era quello di creare un casa offerta dai Rom a tutti coloro che ne avevano bisogno, sfruttando le abilita dei primi nel costruire edifici e generando attraverso la creazione, un continuo scambio tra coloro che erano coinvolti nel progetto: studenti, insegnanti, lavoratori, bambini, architetti, professionisti, ecc. Questa casa (come si puo vedere nella fotografia), e un ottima alternativa al container o alle strutture che

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    normalmente vengono utilizzate per emergenze, costa in totale 19.000 euro, ha tutte le carte in regola per essere un abitazione vera e propria, ed e costruita secondo strat-egie ecologiche ed economiche (bassi livelli di consumo, costruita con materiali di riciclo, auto-costruita, ecc). E un modello che secondo Stalker puo essere riproposto in infinite differenti forme e modalita, favorendo la crescita di una mico-area integrata nel tessuto urbano. Puo essere costruita dalle cooperative con i futuri occupanti, permet-tendogli di acquisire nuove abilita, guadagnare denaro ed ottenere i documenti necessari per rimanere in Italia.

    Sui letti del fiume, Roma, 2008.http://suilettidelfiume.wordpress.com/Molte delle realt qui raccontate non sono state viste mai da nessuno.Molte oggi non esistono pi.Molte altre sono nate, forse negli stessi luoghi.1

    Corso di Arte Civica, in collaborazione con gli studenti della facolta di Architettura di Roma3.

    1 http://suilettidelfiume.wordpress.com/[25.05.10]

    Molte delle realta marginali romane si trovano sul lungo Tevere, li vivono immigrati, senzatetto, Rom, eccStalker insieme agli studenti ha camminato da Ostia-Fium-icino a Prima Porta, 120 chilometri lungo le rive del fiume, per scoprire quelle realta nascoste che lo abitano, lontano dagli occhi della gente comune.Le esperienze di ognuno sono poi state raccolte in un libro, insieme a fotografie e mappe, e sono nati degli eventi come Sleep OUT, in supporto a quelle persone che non hanno una casa vera e propria.

    Sleep OUT, Sogno di una notte di mezza estate, Roma, 2007.http://suilettidelfiume.files.wordpress.com/2008/02/panoram-ica-tende3.jpgCampo nomade internazionale, laboratorio partecipato sulle sponde del fiume come conclusione del laboratorio Sui letti del fiume, in cui Stalker, insieme con gli studenti ha visitato piu di 30 insediamenti illegali sulle rive del fiume. Lobiettivo e stato quello di aprire un confronto con il Co-mune riguardo alla situazione dei senzatetto ed al diritto alla casa, da poco reso inalienabile in Francia grazie al gruppo Enfants de Don Quichotte di Parigi.

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    CampoBoario|University workshop, Roma, 2004.http://www.stalkerlab.org/campoboario/sito_cb_TSPOON/index_cb.html

    Analisi della complessa realta del Campo Boario in collab-orazione con gli studenti di Roma3. Divisi in gruppi di Mas-simo 5 persone, gli studenti hanno esplorato il campo, sono entrati in contatto con la sua realta e hanno creato una mappatura del campo stesso. Il campo viene cosi racco-ntato sia dal punto di vista di singoli individui, sia dai gruppi che lo abitano e analizzato secondo le sue funzioni e attra-verso le relazioni che vi risiedono. Gli studenti hanno anche pensato a possibili sviluppi per il campo.

    Osservatorio nomade, Corviale, 2004. http://www.osservatorionomade.net/corvialenetwork/

    Stalker ha lavorato anche a Corviale, creando un canale TV con gli abitanti del quartiere, organizzando workshops, aprendo un laboratorio condominiale in cui interrogare ed interrogarsi su nuove modalita di convivenza. Oltre 50 bambini delle scuole primarie e secondarie sono stati coinvolti in un laboratorio sonoro in cui hanno suonato gli oggetti piu inusuali, dalle pentole ai calzascarpe, in una carovana che ha attraversato ledificio suscitando la curi-osita degli adulti. Il laboratorio Storie Comuni ha raccolto le memorie e ide di chi ha partecipato al progetto: architetti, artisti ed abi-tanti.

    Il giardino dellArat, Roma, 2001. http://digilander.libero.it/stalkerlab/tarkowsky/giardino2/ripres-alavori.html

    In collaborazione con il progetto Ararat, centro di intercul-tura multietnico.Creazione di un giardino mediterraneo di fronte alla sede del centro, come spazio di incontro delle diverse comunita che abitano la zona: rom Calderasha, Curdi, Cavallari, Senegalesi, singoli occupanti, associazioni e gruppi.

    La quantita di progetti realizzati da Stalker rende pratica-mente impossibile creare un riassunto del suo lavoro. Per maggiori informazioni visitare il sito: www.stalkerlab.it

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    Venite, venite a vedere Intervista a Lorenzo Romito, 6 settembre 2010

    Come nato Stalker e con quali obiettivi?Stalker nato prima di tutto dallesperienza delloccupazione della facolt di architettura di Roma, nel 90. A seguito delloccupazione era rimasto un clima di at-teggiamento aperto, sperimentale, critico rispetto a ci che succedeva in citt ma soprattutto rispetto alla pratica della disciplina dellarchitettura, che si era un po cristallizzata in progetti astratti e simbolici e non si confrontava con i cam-biamenti reali, con il fare allinterno della citt. Prima di Stalker, ci sono state, nel 93 e 94, due grandi operazioni con le quali abbiamo chiamato a raccolta architetti e artisti, per intervenire sulle sponde abbandonate del Tevere, nellarea di Ostiense. Dopo queste esperienze, che furono segnate dallidea di realizzare dei percorsi per far conoscere agli abitanti questi posti molto belli proprio sotto casa loro, inaccessibili, perch territorio di drogati e soggetti pericolosi, cos almeno nellimmaginario, aprimmo un percorso, non eravamo ancora Stalker, ed invitammo artisti ad intervenirvi. Poi ad un certo punto, dopo due anni, pensammo che in fondo, lidea di aprire questo percorso e di poterlo fare in tanti altri luoghi della citt, in continu-it, di esplorare un mondo parallelo allinterno della citt, forse era pi forte dellidea di fare degli interventi. Nel 95 proponemmo quindi questa camminata, nella quale non fummo seguiti da tutte le persone che avevano parte-cipato in precedenza. Rest poco chiaro che cosa voleva dire fare in cinque giorni il giro degli spazi abbandonati della citt. Vennero alcune persone, ci accompagnarono

    alle soste, non fummo mai pi di 8 o 9. In realt quelli che hanno fatto questo percorso per intero sono stati 7 ed stata unesperienza cos forte che quellesperienza che si chiamava Stalker, attraverso i territori attuali, divent il nome e diede vita ad un approccio, ad un modo di iniziare e di attivare una relazione con questi territori incerti della citt.

    Da dove proviene la definizione di Arte Urbana?La definizione di Arte Urbana labbiamo anche un po tral-asciata nel tempo, viene dallidea che questo territorio sia in realt il luogo potenziale di un incontro mancato, di un sistema di relazioni. Crediamo che la creativit artistica sia camminare, intervenire, manipolare, giocare, instaurare relazioni tra luoghi ed oggetti, iniziare a nominare, signifi-care, coltivare. Pensiamo anche che i territori attuali siano lo spazio di un possibile e anche quindi un luogo dove interve-nire e far intervenire la citt, dove sedimentare lintervento artistico come forma di esplorazione, di prima cartografia di un mondo da inventare.

    Come nascono i vostri progetti? Quale ruolo ha la teoria allinterno di essi?Hanno una storia lunga e diversificata, io ho sempre te-nuto a far si che la riflessione teorica, del nostro agire fosse sempre un a posteriori e mai un a priori, nel senso di concedersi allesperienza diretta, senza pregiudizi. Laccusa che muovevamo allAccademia era quella di avere troppe idee preconcette su quella che era una realt che nes-suno conosceva, che iniziava a cambiare profondamente la storia, la logica della nostra citt, e tutti erano vincolati a dei percorsi di conoscenza letteraria, se vuoi, accademica,

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    non sapevano cosa realmente succedesse l. Quindi noi ci siamo fatti forte nellesprimere delle idee, delle azioni, delle riflessioni sulla citt e di farlo sempre a seguito di unesperienza. Questo ci rimasto: abbiamo iniziato a par-lare dei Rom e della loro situazione, li abbiamo conosciuti, abbiamo esplorato tutti i campi formali. Ci rimasto anche questo fatto di smettere, di non partecipare ad un dibattito inadeguato che quello dei professionisti che non vivono i luoghi, non abitano i luoghi, non li conoscono, non sanno le realt delle persone. La teoria sempre venuta quindi come un feedback di un agire, il nostro sempre stato un pensiero-azione.

    In che modo coinvolgete le persone nei vostri progetti?Abbiamo sempre creato le migliori condizioni di incontro e abbiamo sempre messo tutti in un ruolo attivo, perch oltre ad attraversare questi spazi, ad invitare e a condivi-dere questesperienza con chi volesse. Stalker sempre stato tutte quelle persone che lo facevano, nel momento in cui riuscivano a stabilire una relazione nuova e diversa con il territorio. Riuscivano a guardarlo diversamente, a sentire, a comunicare tra di loro e con il territorio in maniera inedita, quindi a scatenare unenergia che poi era Stalker. Personalmente lho sempre chiamata cos: Laver luogo di Stalker. Cio che Stalker non un soggetto, non sono delle persone, non una firma, non trasferisce il patrimonio delle proprie scoperte, delle proprie azioni in un mondo profes-sionalizzato altro, che sia dellarte o dellarchitettura, ma porta invece le persone a fare esperienza dei luoghi.E comunque lidea di camminare, di venire da lontano, di passare, ha sempre facilitato lincontro.

    Ci siamo sempre concentrati molto a creare le condizioni. Forse questa la dimensione pi progettuale: le condizioni perch poi si potesse rompere quella barriera, quella dif-fidenza sclerotica tra chi sta dentro e chi sta fuori. Abbiamo sempre cercato di essere degli stranieri partecipi del territo-rio, molto dentro e molto leggeri. Poi ovvio, a volte c qual-cuno che non ti vuole lasciar passare, c sempre qualche problema.

    Che rapporto avete con le istituzioni? (Con il Comune di Roma, lUniversit, ecc.) Ho visto, per esempio, che tenete un corso alla facolt di ArchitetturaQuesto stato un altro momento. Sto seguendo un proget-to che si chiama Primavera Romana, proprio perch credo che il confronto con le istituzioni non stato sicuramente di successo per noi. Allinizio non ci siamo posti il problema e ci siamo messi a camminare, dopo di che il problema si posto quando abbiamo iniziato a lavorare al mattatoio con i Kurdi. Proponevamo un modo di trasformare il loro spazio e vedevamo linsofferenza dellamministrazione pubblica ad includere qualsiasi progettualit anche complessa, ricerca-ta. Io allepoca ero borsista allAccademia di Francia, ave-vamo il sostegno di questultima e della Fondazione Olivetti, non riuscimmo non solo ad avere sostegno ma anche ad impedire una conflittualit dellamministrazione pubblica che ci guardava con rabbia ed insofferenza, perch vol-eva fare cultura e non sopportava che qualcuno lo facesse autonomamente, ma questo sempre stato un problema della nostra citt. C una sorta di controllo istituzionale sulla produzione culturale, e soprattutto su quello che viene spontaneo e dal basso. Questo rapporto si poi complica-

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    to, era difficile con unamministrazione di centro sinistra ed rimasto difficile con unamministrazione di centro destra. Tant che poi non ce lo siamo pi posto come problema, anche perch richiedeva tanta attenzione, tempo e so-prattutto era deformante. Abbiamo fatto diversi tentativi, anche quello di costruire un osservatorio nomade, una rete di soggetti traduttori della nostra pratica in ambiti pi formali come quelli delluniversit o dellamministrazione pubblica, o con i media. Diciamo che la nostra struttura sociale cos sclerotica che non ammette una realt che non si lascia definire, non ammette un qualcosa che non si lascia porre nella bacheca istituzionale e soprattutto che non sottost a delle logiche di appartenenza. esemplare lesperienza dei Rom a Roma, cui ha partecipato anche luniversit e in cui abbiamo proposto al prefetto Mosca, che era incaricato dellemergenza Rom, la costruzione di una casa in legno da realizzare insieme ai Rom. Da questa esperienza ab-biamo capito che non era nel loro interesse trovare delle soluzioni praticabili, la casa poi andata a fuoco, il prefetto che ci aveva concesso attenzione e con cui stavamo lavorando stato rimosso, e quindi da l nata una ser-ena distanza, neanche a perderci tempo, anche perch delle volte ci hanno promesso soldi e non ce ne hanno dati, quindi meglio perderli che trovarli. E poi una riflessione sulla capacit di esercitare il loro ruolo. pi interessante lavorare alla costruzione di qualcosa di diverso, indipen-dentemente, che non cercare sovvenzioni che poi alla fine limitano la tua possibilit di agire. Non sono veramente gli strumenti per realizzare delle cose concretamente, anche perch difficilmente le istituzioni seguono un progetto, le sue possibilit, il suo sviluppo. Questo labbiamo visto a

    Corviale, quando lanciammo la televisione di quartiere, in tante occasioni. Quindi ora sono due anni che con primav-era Romana stiamo lavorando al di l delle istituzioni.

    Credi che linserimento di una figura, come quella dellartista, in un contesto di pianificazione urbana possa portare delle conseguenze positive?Non credo che la pianificazione urbana possa portare dei miglioramenti di per s. Io sinceramente mi interesso di pi adesso al creare condizioni, quindi a lavorare cre-ativamente, per creare intervento sociale, trasformazione sociale, partecipazione creativa, che non a elaborare un percorso artistico individuale o collettivo, o avanguardis-tico, che possa investigare senza coinvolgere. Siamo in una profonda crisi sociale che deve sboccare verso un nuovo modello sociale, politico, economico. Il rapporto di assunzi-one inutile in questo senso. Certo c il vincolo della pag-notta, della sopravvivenza ma che pu essere affrontato in un altro modo. Credo che gli architetti organici alle istituzi-oni non sono in grado di poter fare del bene, o di fare bene quello che oggi serve. Credo che si sappia con chiarezza quello che serve, ci sono tantissime indicazioni che ven-gono dallagire creativo della gente, ed importante poter capire loro, perch la disciplina sterile, soggiogata, funzionale ad un sistema di potere che non ha nellinteresse linteresse collettivo, e quindi mi aspetto poco dagli architet-ti, dai creativi, dagli artisti, che spesso succhiano il sangue dalle esperienze marginali per riportarli nei lindi teatri dei grandi galleristi miliardari.

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    Avete dei criteri che vi fanno misurare la buona riuscita dei vostri progetti?Storicamente c sempre stato lo sguardo verso le con-seguenze, i feedback come li chiamiamo, verso un tipo di reazione che non finalizzata, non abbiamo mai fatto un progetto finalizzato, ma che cercasse invece, di catalizzare l aggregazione, il processo, di guardare ad un problema territoriale. La nostra azione in qualche modo istigatrice. In che misura lo ? Questo lo si comprende solamente dai feedback, dai ritorni, a volte in lunghi periodi. E poi dal piacere di fare le cose, dellenergia che viene sprigionata e poi a volte anche dalla sintesi, dalla qualit. Da alcuni prodotti che sono poi i lasciti, i frutti di queste esperienze, come il tappeto volante, come il piatto di rame cotto con i Rom ultimamente, la mappa del viaggio fatto da Viaggio Romano nel 2009. Non abbiamo mai impostato il discorso della produzione, facciamo sempre in modo per che dei percorsi riescano a produrre delle cose. Quando questo riesce, sono belle anche le cose che ne vengono fuori.

    Qual il tuo background culturale?Mi sono formato come architetto, poi ho vinto questa borsa allAccademia di Francia, che mi ha permesso di stare sul campo, di sostenermi economicamente per un anno al Mattatoio, che reputo unesperienza importante, anche perch cera un rapporto con le istituzioni ben diverso. Si parlava di erigere i programmi, della gestione delle cose ma non si discuteva mai il merito di quello che uno andava facendo. C uninsofferenza profonda verso la disciplina e la pratica dellarchitettura, verso il ruolo dellarchitetto e il rapporto con la committenza ed invece un piacere ad

    investigare, girovagare, conoscere, lasciarsi trasformare dai luoghi e dalla vita, disporsi allascolto del mondo che forse non proprio, di chi deve ricondurre tutto allarchitettura, alla disciplina.

    Progetti per il futuro?Stiamo lavorando a questi stati generali della cittadinanza: durante lesperienza di Primavera Romana, abbiamo in-contrato tante realt cittadine, organizzazioni, comitati di quartiere, gruppi di lotta su questioni, strade, speculazione edilizia, associazioni di migranti, di Rom, e quindi stiamo organizzando per ottobre un incontro di tutte queste forme di autoorganizzazione per capire se ci sono il desiderio e gli strumenti per iniziare a progettare autonomamente il des-tino di questa dimensione urbana di Roma. Il disagio verso le istituzioni non solo una questione personale, una cosa molto diffusa qua. E quindi vedere se questo si pu catal-izzare in un processo di emancipazione sociale e politica della cittadinanza come soggetto autonomo.

    BiografiaLorenzo Romito architetto e membro fondatore del Labo-ratorio dArte Urbana Stalker. Gli stato commissionata la stesura della mappa di Roma e della sua periferia e lavora anche in quartieri di Milano, Napoli, Torino, Berlino, Orleans e Parigi, con lo scopo di individuare nuovi percorsi, che passino attraverso zone abbandonate mediante zone di collegamento prima pensate isolate.

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    Nome: CUORE DI PIETRASito web: http://www.cuoredipietra.itLocation: Pianoro, BolognaDurata: dal 2005

    un progetto di Arte Pubblica realizzato per/a Pianoro (BO), ha accompagnato la demolizione di alcune palazzine IACP che sono state tra i primi edifici del paese ed nato per documentare le mutazioni allinterno del paese. Mili Romano spiega: Lungi dal voler essere solo strumento decorativo e di abbellimento, spesso invisibile come lo diventano, nellattraversamento della citt, tanti monu-menti, lintervento artistico qui si insinua fra la gente come pratica ludico-critica, sorprendente, propositiva, aperta e, nel tempo e nella pratica di relazione quotidi-ana, si propone, attarverso la collaborazione, nel lungo periodo, con altri artisti, curatori, architetti ed esperti di varie discipline, nello stimolare e lassecondare una rete collaborativa con altri progetti, anche come dinamico strumento di indagine antropologico-sociale per una conoscenza pi profonda del territorio metropolitano e dei suoi problemi, oltre che come pratica condivisa, ulte-riore stimolo ad un rafforzamento dellidentit del luogo e di un senso di appartenenza attraverso progetti artistici riconosciuti e, quando possibile, risultato di una parteci-pazione collettiva.1Nel 2005 sono stati affissi i primi 50 manifesti Cuore di pietra negli spazi pubblicitari e del paese, e tanti altri sono stati distribuiti nelle case. Nello stesso anno e iniziata la stesura del diario, raccogliendo testimonianze dei bambini

    1 http://www.cuoredipietra.it/index.php

    (scritti e disegni) sulla palizzata del cantiere dove stava av-venendo la demolizione, alliniziativa hanno partecipato gli artisti Cuoghi e Corsello con un graffito.Altri artisti hanno dato il loro contributo nel corso degli anni con opere, workshops, documentando il paese attraverso fotografie o intervistando gli abitanti.Maria Pia 5 ha tenuto un workshop di fumetto per i bambini delle scuole, la LOOP (agenzia di animazione Bolognese) ha organizzato un workshop di animazione digitale, sono state stampate delle cartoline Cuore di pietra, con immag-ini degli artisti e dei bambini, sono stati organizzati concerti di musica metropolitana, etc.Anna Ferraro ha creato una nuova segnaletica, alternativa e parallela a quella del paese.Mili Romano ha creato delle piastrelle con i disegni dei bambini, che ora possono essere viste su alcuni muri del centro, sempre lei ha raccolto con la telecamera le testi-monianze degli anziani che vivevano nelle palazzine in via di demolizione.Il 4 giugno 2010 c stata linaugurazione di una nuova serie di opere per pianoro che includono lavori di Ales-sandra Montanari, Daniela Spagna Musso, Mili Romano e degli studenti dellAccademia di Belle Arti di Bologna. Maria Pia 5 sta continuando il laboratorio sulla citt che cambia insieme ai bambini delle scuole ed in settembre inaugur-er una nuova installazione nella piazza del paese insieme ad Andreco, che realizzer un murales nel sottopassaggio della piazza insieme ai ragazzi del centro giovanile. Le testimonianze e la documentazione del progetto sono anche raccolte in due quaderni pubblicati da CLUEB: Cuore di pietra volume uno e due, veri e propri diari del

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    del paese in cambiamento e degli interventi degli artisti su di esso attraverso il loro coinvolgere e farsi coinvolgere dalla popolazione locale.

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    Nome: PROGETTO CONTAINER, Sposta il tuo centro.Sito web: http://containerlab.blogspot.com/Location: quartiere S. Donato, BolognaDurata: Gennaio-Giugno 2008

    Il container e un laboratorio al centro del quartiere San Donato dove hanno luogo letture, incontri, performance, e che si offre come luogo di riferimento per artisti ed abitanti della zona. Lidea di Mili Romano, in collaborazione con il Laboratorio di ricerca e documentazione sulle mappe urbane che opera presso la Fondazione Istituto Gramsci Emilia-Romagna.

    I progetti artistici ospitati sono nati da unattenta analisi del contesto e del tessuto antropologico e sono volti al coin-volgimento del pubblico e al tentativo di instaurare delle relazioni con esso, inoltre grazie alla sua facile maneg-gevolezza si e spostato in diverse aree della citta a sec-onda delle esigenze. Gli artisti coinvolti sono stati: Maria Pia Cinque, Cuoghi Corsello, Cinzia Delnevo, Emilio Fantin, Anna Ferraro, Sabina Muzi, Chiara Pergola, Adriana Torre-grossa e Zimmerfrei.

    Il desiderio dietro agli interventi e quello di creare unarte pubblica e dinamica che si evolva attraverso e con il pub-blico, dedicandosi a riqualificare gli spazi, a creare un nuovo senso identitario e multi cui il progetto ha sostato, attraverso profonde riflessioni e nuove creazioni.

    Cinzia Delnevo, per esempio, in Wandering Beauties ha scattato istantanee di figli di coppie con cittadinanze di-verse, Maria Pia Cinque ha ritratto gli abitanti del quartiere in formato Polaroid e disseminato i suoi Man at work per il quartiere, Monika Stemmer ha dipinto un Omaggio alle signore di San Donato, Mili Romano ha utilizzato la video-camera come strumento di documentazione dellintero

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    progetto, Alberta Pellacani ha organizzato levento Pani del mondo, in cui si sono cucinati pani con ricette provenienti da paesi diversi, Anna Ferraro ha sviluppato il progetto Seg nali di vita, per lelaborazione di una nuova cartellonistica per il quartiere.

    Nome:MILI ROMANOSito Web: vedi schede precedentiLocations: Varie in Italia.

    Opere:

    Si-cura nel paco, 2009.http://www.women.it/armonie/progetto_si-cura_nel_parco.htm

    Progetto realizzato in collaborazione con lAssociazione di donne Armonie, in contrasto alla violenza sulle donne. Nella brochure viene spiegato come il lavoro voglia essere pratica attiva di progettazione artistica condivisa , per fare s che le persone riacquistino un senso di appartenenza verso i luoghi e allo stesso tempo si inneschino processi di socializzazione e responsabilizzazione. Gli obiettivi del progetto sono: - Rivitalizzare alcuni spazi verdi del quartiere Savena con attivit comunitarie che vedano protagonisti cittadine e cittadini;- Restituire senso di agio e sicurezza a spazi di verde pub-blico spesso vissuti come insicuri e poco frequentati;

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    - Far emergere i desideri, le percezioni e anche le paure delle donne rispetto ai luoghi della loro quotidianit;- Promuovere una cultura di pace e della convivenza nel ris-petto delle differenze di genere con particolare attenzione alla valorizzazione della figura femminile;-Valorizzare aspetti relazionali di buon vicinato.

    Mappe mobili della sacralizzazione e della cancellazi-one, 2004.http://percorsi-emotivi.com/category/mappe-emotive/page/23/

    Le mappe, spiega lartista, sono nate durante il mandato di una giunta di centro destra a Bologna alcuni elementi importanti della citt stavano svanendo senza lasciare trac-cia: centri sociali, graffiti, i nomi di alcune vie, mentre nuovi luoghi della sacralizzazione, del consumismo soprattutto, (centri commerciali, negozi) stavano comparendo. Da qui la decisione di creare delle mappe, poi distribuite dai gior-nalai, per documentare i cambiamenti della citt e mante-nere la memoria.

    Torna indietro, 2003. Gioco delloca ripensato per un happening in Piazza Maggiore a Bologna, le regole non cambiano le caselle, pensate soprattutto per uomini politici ed amministratori, sono state sostituite con luoghi in via di sparizione: cen-tri daccoglienza, quartieri abitati dagli immigrati e nuovi luoghi della sacralizzazione: supermarket e shopping center, per penitenza si va al CPT (centro di permanenza tempora-neo) per 60 giorni.

    Mili Romano organizza anche Accademia in Stazione in-sieme a Roberto DAolio, evento in ricordo della strage di Bologna.

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    Tirando le sommeIntervista a Mili Romano, 8 settembre 2010-

    Qual il tuo background culturale ?Sono laureata in Lingue e letterature straniere allUniversit di Firenze e, a partire dalla tesi di laurea sulla Pietroburgo di Dostoevskij, mi sono sempre occupata delle citt della letteratura e progressivamente di arte, sviluppo urbanistico, architettura. Ho frequentato lAccademia di Belle Arti di Bo-logna, non conclusa perch non avevo il tempo di frequen-tarla quanto avrei voluto. Larte e la letteratura sono sempre andate insieme nella mia esperienza. Insegno Antropologia Culturale allAccademia di Belle Arti qui a Bologna.

    Perch hai scelto di occuparti di arte pubblica e come hai iniziato? Una cosa che mi piace ricordare quando sono invitata a parlare di metodo e a definire larte pubblica, che una parte fondamentale della mia formazione culturale stata dedicata come ti ho gi detto allo studio delle citt della letteratura e dellarte moderna: dallimmagine di Parigi nei Fiori del male di Baudelaire, la citt che cambia pi velocemente del cuore di un mortale, alla citt dei centomila romanzi di Balzac, fino ai progetti di interazione fra le arti delle avanguardie futurista e surrealista che si rimpossessano fisicamente e passionalmente della citt con la passeggiata di gruppo e il ludico e straniato stupore del meraviglioso quotidiano, e la ridisegnano in architet-ture fantastiche; la citt miraggio e la citt minaccia dellOttocento, nellaltalenante sentimento di fascinazione

    e di paura spesso legata proprio alla presenza dellaltro nella sua implicazione culturale ed etnica: gli altri allora erano zingari, poeti squattrinati, mendicanti e manodop-era che dalla provincia e dalla campagna si riversava in citt, artisti e attori girovaghi, le classi lavoratrici, classi pericolose -per citare il titolo di un classico della sociologia urbana francese di Chevalier- riferimenti che riportano triste-mente alle quotidiane cronache delloggi che disegnano le nostre citt sotto assedio e in costante emergenza sicurez-za. Nelle pagine dei racconti dartista, quel genere let-terario che dallepoca romantica ai nostri giorni ha come protagonisti personaggi alle prese con il processo creativo, lattenzione sempre rivolta al dissidio tra arte e vita, idea e azione, progetto e realizzazione, ai relativi slanci fattivi e alle sensazioni e constatazioni brucianti della distanza e dellimpotenza davanti ad un mondo (la citt, appunto, nellepoca moderna, preludio alla nostra problematica contemporaneit) che cambia. Nella relazione fra larte e la vita, nelle pagine della letteratura, da Il capolavoro scon-osciuto di Balzac al romanzo Lopera di Zola, fino ad ar-rivare a Rilke o, ai nostri giorni, ai racconti e romanzi di Paul Auster, la vita vera sembra sfuggire sempre. Nonostante gli entusiasmi degli artisti -gli impressionisti ad esempio- tesi a cogliere e a rappresentare luci e vita febbrile dello spazio pubblico, la vita appariva come imprendibile e irrimedi-abilmente distante. Alla sua rappresentazione sembrava mancare sempre qualcosa. Rispetto ai poeti e agli scrittori, gli artisti, almeno dallimpressionismo in poi, da quando lobiettivo sembra non essere pi il ritrarre la citt come paesaggio bens il corpo a corpo con la vita, avevano dalla loro una fiducia diversa rispetto a quella accordata

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    ai versi e alle parole: la fiducia nel colore e nella luce che davano vita a forme nello spazio, e quella, forse, di me-moria Rinascimentale, che nasceva dal poter vedere fusi in uno stesso artista il far insieme architettura, pittura, scultura, poesia, ingegneria. E con lavanguardia futurista, la pro-gettazione fantastica surrealista, e oltre, negli anni 50 con lattraversamento e la deriva metropolitana o lo sberleffo di unarchitettura e di un funzionalismo fantasiosi da parte dei situazionisti, che si tenta di appropriarsi dello spazio urbano, mappandolo attraverso percorsi emozionali e sensoriali, stranianti e ironicamente tesi a rovesciare la percezione codificata. Dagli anni 60, attraverso la Pop Art, la Land Art con il suo rifiuto di musei e gallerie, e linizio di una public art orientata verso gli aspetti relazionali e sociali, si d avvio a quella riflessione e a quelle pratiche che costituiscono le basi, per quanto molto varie e senza regole, della situazi-one odierna. Larte pubblica cos per me unoccasione di riflessione e di pratica continue, per trovare la misura tra le molte teorie e i passaggi allazione fra le letterature sulla citt e larte che ne pu essere una pratica. Essa implica un passaggio dalla rappresentazione o evidenziazione di certe problematiche del sito, allagire in esso, non pi soltanto at-traverso linconsueto gesto artistico che si insinua, sorpren-dente e destabilizzante, fra le maglie della vita quotidiana, ma facendo s, e non facile, che questa tattica come la definiva De Certeau, si trasformi progressivamente in pratica quotidiana volta a dar voce, a coinvolgere, a rappresen-tare, ci che sta oltre ci che di incontrollato vi quotidi-anamente nella citt, i flussi affettivi, istintivi, i desideri, le paure, tutto ci che da queste nuove relazioni e prossimit pu scaturire.

    Credi che gli artisti possano influenzare lo sviluppo di citta e comunita?Se non lo credessi non farei Public art. Credo che soprat-tutto in questo momento storico, di miseria politica e vuoto ideale, di rimbecillimento televisivo, di poca coesione soci-ale e di scarsissima eticita larte, non tanto perch apporta-trice di bellezza come spesso si dice, ma con la sua forza di sollecitazione ad una riflessione e ad una azione, ora con tocchi leggeri e lievi sbandamenti ora attraverso un lavoro nel tempo lungo, dunque in progetti che coinvolgano il pi possibile, possa contribuire molto ad una comunicazione e ad una nuova eticit nel vivere lo spazio quotidiano delle nostre citt.

    Secondo quali criteri si pu misurare la buona riuscita di un progetto di arte pubblica/sociale?Dipende dagli obiettivi che ti poni: relazioni con il pub-blico, sollecitazione critica, partecipazione attiva ad un progetto, avvicinamento progressivo del pubblico allarte ed allartista comprendendone liter e sentendo di essere in qualche modo parte di quel progetto -e credo che questultimo punto sia di fondamentale importanza-, ma soprattutto quando unopera o uninstallazione sono con-cepite come permanenti e perch esse non siano vissute, come accade la maggior parte delle volte nei nostri quart-ieri e nelle nostre citt, come corpi estranei e incompren-sibili. Larte, secondo me, larte nella citt dovrebbe avere anche una funzione di rafforzamento identitario.

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    Pi di una volta, durante le nostre discussioni, (e anche nellintroduzione a Cuore di Pietra vol.2), hai sottolineato limportanza di mantenere una distanza tra Arte e lavori sociali.Credo che larte possa avere un grandissimo valore sociale, di cambiamento culturale e che possa contribuire forte-mente a migliorare la qualit della vita delle citt. Credo che gli artisti possano attivamente e coerentemente col-laborare a progetti sociali allargati, e dunque credo molto ad una autentica intendisciplinariet e ad un lavoro in team al quale per in Italia, e questo in tutti i campi, siamo molto poco avvezzi e poco disponibili, sia per eccessivo ego-centrismo sia per un atavico complesso di persecuzione che porta gli artisti a credere di non essere degnamente valutati, pagati, e di essere sempre sfruttati nel loro tempo prezioso. Finch non si esce da questa concezione per cui secondo me qualsiasi progetto destinato, nella durata, al fallimento: pu essere pura immagine, glamour, ma nientaltro. Non mi sembra di aver parlato mai di distanza fra arte e lavori sociali, quanto di rispetto per i differenti approcci e linguaggi pur nel dialogo. Larte non deve mai perdere il suo ruolo critico, propositivo, anche elastica-mente pronto ad adeguarsi alle circostanze, ma non pu certamente supplire alle carenze di un sistema sociale n sostituirsi alle associazioni di volontariato o assistenza. Pu collaborare con esse in certi casi ma non farne le veci o far passare una concezione dellarte come animazione o intrattenimento puro e semplice.

    Dove pensi sia la linea di confine tra le due? (per Esempio lartista olandese Saskia Janssen che fa disegnare i tossi-

    codipendenti)Ecco, io non direi che Saskia Janssen fa disegnare i tos-sicodipendenti, ma che disegna insieme a loro o gli d la possibilit di farlo. Ci che fondamentale nel progetto Blaka Watra Spiders lo spazio di sperimentazione (gi in uso in Olanda dagli anni 80): una stanza in cui i consuma-tori di droghe potessero trovare un ambiente pulito sia igienicamente che socialmente. A questi users rivolto il progetto che si sviluppato fra il 2007 e il 2008 e che mira-va a trasformare quel pubblico di solito invisibile (ancor pi invisibile perch per la maggior parte era costituito da im-migrati dal Suriname) in visibile e con una sua espressione. In questo caso un progetto di arte pubblica assolve al ruolo, dialogando con un servizio sociale gi in atto, di migliorarne la qualit unendo allobiettivo di dare un ricovero umano a chi generalmente si droga in condizioni di emarginazione e di estremo rischio anche la possibilit di esprimere le pro-prie fobie, paure e incubi. Lobiettivo in questo caso, come nei migliori progetti di public art, non assistenziale ma di sollecitazione al cambiamento attraverso la pratica di linguaggi completamente diversi da quelli dei programmi sociali. La frase fa disegnare ha in s proprio il contrario di ci che dovrebbe essere ma la dice lunga su come larte pubblica viene considerata, e da qui si generano mille equivoci circa il ruolo buonista dellarte.

    Quale potrebbe essere un possibile sviluppo positivo della legislazione italiana in materia di Arte Pubblica?Rimando, per rispondere a questa domanda, a quanto ho scritto nel saggio sulla Legge Regionale 16/02 dellEmilia Romagna che mi sembra ancor oggi, che molti anni son

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    passati, disattesa, fraintesa, boicottata perch presuppone dei cambiamenti di impostazione e di approccio che certa mentalit corporativistica e settoriale stenta ad accettare.

    Perch Arte e Cultura in Italia sono sempre allultimo posto nella scala dei valori?Perch possono essere elementi fondamentali di espressio-ne e pratica di un pensiero critico e libero che ha sempre fatto molta fatica a penetrare coerentemente nella po-litica italiana dal dopoguerra ad oggi. Questa concezione poco democratica e strumentale della democrazia ha fatto s che qualsiasi passo avanti e qualsiasi cambiamento culturale, e pratiche comportamentali innovative rispetto allarte o a qualsiasi sperimentazione o ricerca non si mai radicalmente sedimentato nella societ.

    Quale consiglio darebbe ad un/a giovane artista italiano/a che si sta addentrando nel mondo dellArte Pub-blica?Di integrare senza dubbio alcuno la propria formazione ed esperienza con periodi di studio allestero per misurarsi con altre mentalit ed altri approcci e con le realizzazioni pi allavanguardia e consolidate da leggi che, diversamente dallItalia, non sono continuamente disattese e che nel corso del tempo hanno apportato grandi e radicati cam-biamenti culturali e molti fondi pubblici e privati per larte.

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    Nome: WURMKOSSito web: -Location: Sesto San Giovanni, in Via Falck, 44. MilanoDurata: dal 1987

    Wurmkos un laboratorio di arti visive creato a Sesto San Giovanni da Pasquale Campanella e dagli utenti della Cooperativa Lotta contro lEmarginazione, che si occupa di persone con disagio psichico.Come spiega la scheda del progetto, non vi sono obiettivi di salvezza ma uno spazio dove fare esperienza, dove convergono molte persone con obiettivi diversi: artisti, disa-giati, critici, persone che lavorano insieme alla realizzazione di opere e di testi. Nel dicembre 2005 stato costituito il Comitato per la Fondazione Wurmkos.Sono membri del Comitato per la Fondazione Wurmkos: Pasquale Campanella, artista, Simona Bordone, curatrice indipendente, Claudio Palvarini, cooperatore sociale, Mauro Panzeri, grafico, Lucia Blosi, casalinga.

    I progetti di Wurmkos sono stati sostenuti da: Comune di Mi-lano e di Venezia, Provincia di Milano e di Venezia, Regione Lombardia e Regione Veneto, A.I.A.P. Unesco, Fondazione Cariplo, Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, Coopera-tiva Lotta contro lEmarginazione, Nemo, Kriptonite, Baleri Italia, Colombo Italia e da molte persone che hanno contri-buito a titolo personale e desiderano restare anonime.

    Il laboratorio si occupa di numerosissime attivit:

    -ideazione e realizzazione di opere e mostre;

    -elaborazione teoria sulla relazione tra arte e malattia psichi-atrica, per esempio la rivista di Wurmkos, articoli, testi da inserire in cataloghi, ecc;

    -progettazione di laboratori di arti visive da svilupparsi in diversi ambienti e contesti, come quello realizzato allEx Ospedale psichiatrico Paolo Pini a Milano nel 1994 o quello alla Stecca degli artigiani, sempre a Milano, nel 2005 e molti altri ancora;

    -proogettazione e gestione di corsi di formazione superiore;

    -stage di formazione e workshop;

    -conferenze e partecipazione a convegni.

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    I nostri spazi coinvolgono chi li attraversa in modo radi-cale e diretto, sollecitandolo ad agire allinterno di un contesto che nasce da un processo di interazione tra gli elementi di Wurmkos e le cui possibilit il pubblico am-plia e prosegue. Ci che ci interessa soprattutto sono le configurazioni possibili ( e anche non previste) del nostro progetto una volta affidato ad altri, che ne sviluppano e arricchiscono il senso iniziale. Le nostre opere in questo modo perdono laura per diventare cose fra le cose, cose da agire, imprescindibili dalluso che di volta in volta ne viene fatto, cose che creano un luogo. Ogni luogo una stanza abitata e abitabile, dove avviene un incontro con gli oggetti pi comuni del nostro vivere quotidiano, tracce calde dellesistenza e della presenza di chi le ha lasciate momentaneamente sole, a disposizione di altri che ne continuino la storia. La nostra posizione quindi vuole sottolineare il legame imprescindibile fra la sfera estetica/espressiva e quella etica/politica, essendo co-munque questi aspetti fondamentali dello stare al mondo. E la parola politica viene intesa in senso etimologico: da polis, dimensione sociale del vivere, in cui l invenzione dellindividuo non si era ancora sviluppata in modo mac-roscopico ed il fine era la felicit in terra.Il nostro atteggiamento nei confronti della realt trova un esemplificazione nel concetto di epoch heideg-geriana (sospensione del giudizio, e del pre-giudizio).Solo mettendo fra parentesi lIo (non annullandolo, ma obbligandolo al silenzio e quindi a1lascolto) possibile porsi di fronte all Altro senza ridurlo a teatro della propria rappresentazione.1

    1 P. Campanella, E. Longari, su Wurmkos

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    Emilia Romagna, legge Regionale 16/02 dellEmilia Ro-magna. La legislazione che non c.

    []e proprio qui in Emilia Romagna, con la legge 16/02, alla cui stesura ho partecipato un po anchio, che si propone di stimolare e sovvenzionare il pi possibile larchitettura e larte contemporanee auspicando una let-tura della legge del 2% che veda entrambe le discipline collaborare fattivamente sin dalla fase del progetto. Obiet-tivo, a volere sintetizzare, da una parte la creazione di un ambiente pi gradevole, avvolgente e consono alla vita umana, creando percorsi di colore pi armonici oltre che pause per la mente; dallaltra assolve alla funzione sociale di diffondere larte, metterla quasi al servizio della gente ma facendo diventare la gente, quando possibile, sogget-to attivo. Mili Romano, riflessioni sulla legge del 2%1.

    E molto difficile trovare informazioni sulla legislazione itali-ana in materia darte. Su internet non ce quasi nulla ma in biblioteca a Bologna e possibile trovare Legge 16. note a margine2 , pubblicato dalla Regione Emilia Romagna; questultima infatti, e la prima Regione ad avere una legis-lazione aggiuntiva a quella del 2%.

    Si chiama legge 16 e nasce nel luglio 2002 per incentivare

    1 http://www.arcomai.it/index.asp?id=post_312786, In-tervista sulla manifestazione artistica Accademia in stazione. [17.05.2010]2 Legge 16. Note a margine. Regione Emilia Romagna, Lu-isella Gelsomino e Piero Orlandi, Compositori 2005

    la qualita architettonica e paesaggistica delle citta e sos-tenere le pratiche di recupero e conservazione delledilizia storica.E stata presentata per la prima volta nel settembre 2002 ad un convegno a Bazzano e attuata con un programma approvato dal Consiglio Regionale nel marzo 2003.Grazie ad essa furono messi a disposizione di chi intendeva farne uso 9 milioni di Euro. Il bando fu aperto nel giugno 2004 e ben 552 progetti vennero presentati, di questi ne vennero finanziati 64.

    Questa legge pone sullo stesso piano: conservazione (restauro, piani di recupero, manutenzione urbana), in-novazione (architettura ed arte contemporanea) e demol-izione. L80% dei progetti avevano obiettivi conservativi, questa e una dimostrazione delle difficolta ad esprimere nuove mo-dalita dapproccio ai temi della costruzione del paesaggio contemporaneo.

    Una domanda importante da porsi e: cose la qualita dellarchitettura?Secondo Piero Orlandi e la piena risposta alle sue funzioni: estetica, sociale, urbana, paesaggistica, strutturale, sim-bolica. Egli sostiene che per intervenire sugli stili di vita e sui comportamenti dei cittadini, e necessario un impegno nello sviluppare soprattutto gli aspetti culturali, a partire dalleducazione.

    Per quanto riguarda la legge del 2%: il collaudo degli edifici non puo essere rilasciato se il 2% delle somme in appalto

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    non viene destinato allarte.Un esempio di applicazione della legge e IdeARTe per la manifattura un concorso per la realizzazione di un opera nel parco della nuova sede della galleria di arte mod-erna. Questa ha permesso un innalzamento di qualita dei progetti e il coinvolgimento di giovani artisti su un tema di grande rilievo. Sempre Orlandi sottolinea limportanza della creazione di un punto di osservazione sullarte pubblica per permettere uno svil