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1 Abstract 29 - STUDIO DI CORRELAZIONE TRA LIVELLO DI AUTONOMIA DEL BAMBINO CON DISABILITÀ SECONDARIA A LESIONI CONGENITE DEL SISTEMA NERVOSO E STATO PSICOLOGICO DEL PRINCIPALE CAREGIVER - Arduini Francesca* [1] , Mignani Silvia [1] , Castelli Enrico [1] - [1] IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ~ Roma ~ Italy # Riabilitazione in Età Evolutiva La nascita di un bambino con disabilità, indipendentemente dall’eziologia della patologia, incide radicalme nte sull’equilibrio del nucleo famigliare e sui rapporti tra i genitori determinando dinamiche relazionali complesse (1,2). Negli ultimi anni è emersa l’esigenza di valutare la qualità della vita e lo stato psicologico delle madri di bambini con patologie congenite del sistema nervoso valutando inoltre l’impatto emotivo del grado di disabilità sulla relazione madre-bambino (3,4). Lo studio in oggetto si pone l’obiettivo di indagare se sussiste una correlazione tra il livello di autonomia del bambino con danno congenito del sistema nervoso e lo stress psicologico del principale caregiver, presupponendo che il più elevato grado di autonomia del bambino sia correlato ad una migliore qualità della vita della madre. Sono stati reclutati bambini di età compresa tra gli 8 e i 13 anni, con diagnosi di disabilità secondarie a lesioni congenite del sistema nervoso (paralisi cerebrali infantili, sindromi genetiche, sindromi malformative, sindromi metaboliche); in ricovero ordinario presso la UOC di Neuroriabilitazione e UDGEE dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, sede di Palidoro; di nazionalità italiana o con genitori stranieri ma nato e vissuto in Italia. All’inizio dello studio il caregiver viene invitato a compilare la scheda socio-demografica riguardante la situazione del nucleo famigliare. Vengono somministrate, a tempo T0, le scale di valutazione PSI-SF (Parenting Stress Index-Short Form) e VAS (Visual Analogic Scale) con lo scopo di valutare lo stress percepito dal genitore e la sua qualità di vita. Per valutare invece il livello di autonomia del bambino sono state somministrate le scale di valutazione WeeFIM II SM SYSTEM e Gross Motor Function Classification System (GMFCS). A tempo T1, quindi dopo 180-240 giorni dalla prima valutazione, vengono nuovamente somministrate le medesime scale di valutazione allo scopo di evidenziare l’eventuale cambiamento della qualità della vita in relazione alle autonomie del bambino. E’ necessaria la firma del consenso informato da parte dei genitori. Lo studio avrà una durata di 12 mesi. Ad oggi sono stati valutati solamente 8 bambini, 4 maschi e 4 femmine (50%F-50%M) e i rispettivi caregiver a tempo T0. Tutti i bambini rispettavano i nostri criteri di inclusione. Cinque bambini (62,5%) sono affetti da Paralisi Cerebrale Infantile mentre tre (37,5%) da Patologia Genetica Degenerativa. Ciascun bambino ha ricevuto nei 6 mesi precedenti non meno di 2 ore settimanali di trattamenti riabilitativi. Alla valutazione a tempo T0 i bambini presentano un’età media di 9,9 aa [D.S. 20 (156-96)]. Il caregiver principale di ciascun bambino è la figura materna (100% del campione delle madri non svolgono alcuna occupazione retribuita), 5 famiglie (62,5%) hanno un solo figlio. Vengono di seguito riportati punteggi medi, deviazione standard e range ottenuti da ciascuna scala. WeeFIM IISM SYSTEM: 27,92% [D.S. 12,71 (51,21%-14,28%)] VAS: 74,58% [D.S. 20,69 (100%-33,33%)] PSI-SF: 52,13 su 145 [D.S. 18,89 (80-34)] GMFCS: cinque bambini (62,5%) presentano il livello 5, due bambini (25%) il livello 4 e un bambino (12,5%) il livello 5. Per valutare le differenze tra tempo T0-T1 andremo a confrontare le medie dei punteggi riportati dai soggetti per ogni scala utilizzando il test t di Student. Il livello di significatività è stato fissato a α=0.05. Dai dati preliminari si evince come, a fronte di una scarsa autonomia del bambino nella cura di sé, nella motricità e un basso livello cognitivo, corrisponda uno stress moderato nel genitore. In particolare, nei tre domini della scala VAS, nella quale è stato chiesto al genitore di indicare la percezione della sua qualità di

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Abstract 29 - STUDIO DI CORRELAZIONE TRA LIVELLO DI AUTONOMIA DEL BAMBINO CON DISABILITÀ SECONDARIA A LESIONI CONGENITE DEL SISTEMA NERVOSO E STATO PSICOLOGICO DEL PRINCIPALE CAREGIVER -

Arduini Francesca*[1], Mignani Silvia[1], Castelli Enrico[1]

- [1]IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ~ Roma ~ Italy

# Riabilitazione in Età Evolutiva

La nascita di un bambino con disabilità, indipendentemente dall’eziologia della patologia, incide radicalmente sull’equilibrio del nucleo famigliare e sui rapporti tra i genitori determinando dinamiche relazionali complesse (1,2). Negli ultimi anni è emersa l’esigenza di valutare la qualità della vita e lo stato psicologico delle madri di bambini con patologie congenite del sistema nervoso valutando inoltre l’impatto emotivo del grado di disabilità sulla relazione madre-bambino (3,4). Lo studio in oggetto si pone l’obiettivo di indagare se sussiste una correlazione tra il livello di autonomia del bambino con danno congenito del sistema nervoso e lo stress psicologico del principale caregiver, presupponendo che il più elevato grado di autonomia del bambino sia correlato ad una migliore qualità della vita della madre. Sono stati reclutati bambini di età compresa tra gli 8 e i 13 anni, con diagnosi di disabilità secondarie a lesioni congenite del sistema nervoso (paralisi cerebrali infantili, sindromi genetiche, sindromi malformative, sindromi metaboliche); in ricovero ordinario presso la UOC di Neuroriabilitazione e UDGEE dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, sede di Palidoro; di nazionalità italiana o con genitori stranieri ma nato e vissuto in Italia. All’inizio dello studio il caregiver viene invitato a compilare la scheda socio-demografica riguardante la situazione del nucleo famigliare. Vengono somministrate, a tempo T0, le scale di valutazione PSI-SF (Parenting Stress Index-Short Form) e VAS (Visual Analogic Scale) con lo scopo di valutare lo stress percepito dal genitore e la sua qualità di vita. Per valutare invece il livello di autonomia del bambino sono state somministrate le scale di valutazione WeeFIM II SM SYSTEM e Gross Motor Function Classification System (GMFCS). A tempo T1, quindi dopo 180-240 giorni dalla prima valutazione, vengono nuovamente somministrate le medesime scale di valutazione allo scopo di evidenziare l’eventuale cambiamento della qualità della vita in relazione alle autonomie del bambino. E’ necessaria la firma del consenso informato da parte dei genitori. Lo studio avrà una durata di 12 mesi. Ad oggi sono stati valutati solamente 8 bambini, 4 maschi e 4 femmine (50%F-50%M) e i rispettivi caregiver a tempo T0. Tutti i bambini rispettavano i nostri criteri di inclusione. Cinque bambini (62,5%) sono affetti da Paralisi Cerebrale Infantile mentre tre (37,5%) da Patologia Genetica Degenerativa. Ciascun bambino ha ricevuto nei 6 mesi precedenti non meno di 2 ore settimanali di trattamenti riabilitativi. Alla valutazione a tempo T0 i bambini presentano un’età media di 9,9 aa [D.S. 20 (156-96)]. Il caregiver principale di ciascun bambino è la figura materna (100% del campione delle madri non svolgono alcuna occupazione retribuita), 5 famiglie (62,5%) hanno un solo figlio. Vengono di seguito riportati punteggi medi, deviazione standard e range ottenuti da ciascuna scala. WeeFIM IISM SYSTEM: 27,92% [D.S. 12,71 (51,21%-14,28%)] VAS: 74,58% [D.S. 20,69 (100%-33,33%)] PSI-SF: 52,13 su 145 [D.S. 18,89 (80-34)] GMFCS: cinque bambini (62,5%) presentano il livello 5, due bambini (25%) il livello 4 e un bambino (12,5%) il livello 5. Per valutare le differenze tra tempo T0-T1 andremo a confrontare le medie dei punteggi riportati dai soggetti per ogni scala utilizzando il test t di Student. Il livello di significatività è stato fissato a α=0.05. Dai dati preliminari si evince come, a fronte di una scarsa autonomia del bambino nella cura di sé, nella motricità e un basso livello cognitivo, corrisponda uno stress moderato nel genitore. In particolare, nei tre domini della scala VAS, nella quale è stato chiesto al genitore di indicare la percezione della sua qualità di

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vita correlata all’autonomia del bambino nell’alimentazione, negli spostamenti e nella cura di sé. Emerge come il genitore mostri una buona qualità della vita nonostante la gravità della patologia del figlio. Supponiamo che le risposte ottenute ai test siano da ricollocare nella scarsa propensione del genitore ad affermare in forma scritta le difficoltà che quotidianamente incontra nell’accudimento di un figlio con disabilità neuro-motoria grave. I dati ottenuti, seppur non attualmente significativi a causa della scarsa numerosità campionaria, hanno indotto i ricercatori a sottoporre i test precedentemente descritti ad un gruppo di controllo di genitori con figli sani. 1 Deater-Deckard K.; Parenting stress and children’s development: introduction to the special issue; Inf.Child Dev 2005;14:111-115 2 Hsieh RL., et al.; Quality of life, health satisfaction and family impact on caregivers of children with developmental delays; Child Care Health Dev. 2009;35(2):243-9 3 Eker L. et al; An evaluation of quality of life of mothers of children with cerebral palsy; Disabil Rehabil. 2004:2;26(23):1354-9 4 Raina P. et al.; The health and well-being of caregivers of children with cerebral palsy; Pediatrics. 2005;115(6):e626-36

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Abstract 32 - APPROCCIO RIABILITATIVO MULTIDISCIPLINARE IN DUE CASI PEDIATRICI DI ROMBOENCEFALOMIELITE DA ENTEROVIRUS -

Di Pede Chiara*[1], Mandarano Romina[1], Battaglia Marta[1], Polesel Laura[1], Armellin Maria Teresa[1], De Osti Federica[1], Martinuzzi Andrea[1]

- [1]IRCCS E. Medea La Nostra Famiglia Conegliano ~ Conegliano ~ Italy

# Riabilitazione in Età Evolutiva

Le romboencefalomieliti da enterovirus in età pediatrica rappresentano un’entità nosologica di nuova insorgenza. Le complicanze neurologiche, i tempi di recupero e le disabilità residue sono variabili e poco studiate, così come gli approcci riabilitativi (1,2). Case report Bambino di 7 aa in abs. Esordio con febbre, cefalea, cervicalgia, paralisi del faciale di destra, disfagia, disartria, deficit stenico arto superiore omolaterale, episodi di bradicardia, GCS 13. Accertamenti immunologici ed infettivologici su plasma/liquor negativi. PCR + per enterovirus su tampone nasale. RMN encefalo: alterazioni di segnale del tronco encefalico e del midollo cervicale. Introduzione in terza giornata di terapia antibiotica,immunomodulante (cortisonica, Igev). A 30 giorni dall’esordio trasferimento presso il nostro IRCCS per presa in carico riabilitativa intensiva. All’ammissione il paziente presentava disfagia (SNG), paralisi dei nervi cranici a destra (V, VII, VIII, XII, X, XI), paralisi flaccida prossimale arto superiore destro, assenza controllo capo/tronco. È stato steso progetto riabilitativo multidisciplinare (chinesiterapia, logopedia con elettrostimolazione transcutanea orofaringea, t.o, parent counseling).Dopo 40 giorni (70 giorni dall’esordio), è stato rimosso SNG e ripresa alimentazione per os di consistenza modificata. A 2 mesi dall’ammissione il bambino ha riacquisito la deambulazione autonoma. A 5 mesi dall’esordio, residuano sfumato deficit del faciale e ipoglosso di destra, difficoltà di masticazione, ipotonotrofia dell’arto superiore destro con deficit stenico. Non problematiche cognitive/comportamentali. Il bambino ha ripreso la frequenza scolastica ed ha proseguito trattamento riabilitativo estensivo. Bambina di 18 mesi, in abs. Esordio con febbre, disfagia, paralisi dei nervi cranici (VII, VI), GCS 9, paralisi flaccida 4 arti ed insufficienza respiratoria acuta. RMN encefalo: alterazione di segnale pavimento IV ventricolo, peduncolo cerebellare inferiore sinistro e midollo cervicale. Indagini infettivologiche e immunologiche su sangue/liquor negative; positività su feci per para-echovirus. Introdotta in seconda giornata terapia antibiotica, antivirale e immunomodulante(metilprednisolone, plasmaferesi,Igev). Parziale miglioramento del quadro motorio con persistenza disfagia (SNG), insufficienza respiratoria (ventilazione meccanica invasiva),grave instabilità neurovegetativa con eventi di bradicardia/arresto cardiaco e disautonomia gastrica. Ad un mese confezionata PEG/J-PEG.All’ammissione (a 10 mesi dall’esordio), la paziente presentava deficit VI-VII nervo cranico destro, ipostenia prossimale arto superiore destro,atassia del tronco con impossibilità a mantenere posizione seduta autonoma, assenza di linguaggio, dipendenza h24 da VM invasiva, alimentazione enterale continua via JPEG, grave scialorrea con aspirazioni continue. E' stato steso progetto riabilitativo intensivo multidisciplinare (chinesiterapia, fisioterapia toracica, logopedia con elettrostimolazione transcutanea faringea, riabilitazione ortottica, t.o., parent counseling.Dai 14 mesi dall’esordio la paziente ha gradualmente ridotto la dipendenza dalla VM diurna con aumento nei tempi di utilizzo della valvola fonatoria. Si è osservato miglioramento della motilità gastrica con tolleranza sempre maggiore di pasti via PEG e maggiore stabilità neurovegetativa con riduzione delle bradicardie. A 2 anni dall’esordio la bambina respira di giorno in modo autonomo tramite tracheostomia,viene alimentata via PEG. Residua quadro atassico con posizione eretta e deambulazione possibili con sostegno, sfumato tremore d’azione arto superiore destro, minima asimmetria faciale e strabismo. Profilo cognitivo in norma, con problematiche emotivo-comportamentali di natura reattiva ed assenza di linguaggio. È stata domiciliata ed attivato percorso didattico nell’ambito di progetto riabilitativo diurno. Gli esiti neuromotori di romboencefalomieliti su base disimmune costituiscono una richiesta riabilitativa emergente con disabilità residua di entità variabile e tempi di recupero non prevedibili. Un approccio

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riabilitativo multidisciplinare integrato è indispensabile per soddisfare i complessi bisogni di questi pazienti e richiede competenze sempre più specifiche nei diversi ambiti di intervento 1. Outbreak of brainstem encephalitis associated with enterovirus-A71 in Catalonia, Spain (2016): a clinical observational study in a children's reference centre in Catalonia D. Casas-Alba 1, M.F. de Sevilla 1, 2, 3, A. Valero-Rello 2, 4, C. Fortuny 1, 2, 3, J.-J. García-García 1, 2, 3, C. Ortez 5, J. Muchart 6, T. Armangue 5, I. Jordan 2, 3, 7, C. Luaces 8. 2. New Findings, Classification and Long-Term Follow-Up Study Based on MRI Characterization of Brainstem Encephalitis Induced by Enterovirus 71 Hongwu Zeng1,2,3, Feiqiu Wen1, Wenxian Huang1, Yungen Gan1, Weibin Zeng1, Ranran Chen1, Yanxia He1, Yonker Wang4, Zaiyi Liu2, Changhong Liang2,3*, Kelvin K.

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Abstract 35 - TRATTAMENTO ESTENSIVO DELLA CEREBROLESIONE ACQUISITA IN ETA EVOLUTIVA : CASO CLINICO -

carmignano simona maria*[1], Paciello Marco Antonio[2], La Becca Maria Rosaria[3], Greco Elisa[3], Fortunato Emilia[3], Racioppi Maria Rosaria[3], Petruzzi Angela[3]

- [1]simona maria carmignano ~ CTR CENTRO TERAPEUTICO RIABILITATIVO TRAMUTOLA BASILICATA ~ Italy - [2] ~ CTR CENTRO TERAPEUTICO RIABILITATIVO TRAMUTOLA BASILICATA ~ Italy - [3] ~ Italy

# Riabilitazione in Età Evolutiva

Per “grave cerebrolesione acquisita” (GCA) si intende un danno cerebrale, dovuto a trauma cranioencefalico o ad altre cause (anossia cerebrale, emorragia, etc.), tale da determinare una condizione di coma e menomazioni sensomotorie, cognitive o comportamentali, che comportano disabilità grave. Il numero di persone che presentano tali problemi è in costante aumento, tanto che le gravi cerebrolesioni rappresentano una delle cause principali di disabilità fisica, cognitiva, psicologica e una delle più importanti limitazioni alla partecipazione sociale nelle persone in giovane età. La cerebrolesione acquisita in età evolutiva richiede un approccio multidisciplinare per una efficace presa in carico. Si presenta un caso clinico come esempio di metodologia riabilitativa estensiva per un percorso riabilitativo individuale multidisciplinare. Descriviamo il caso di una bambina di 6 anni affetta da cerebrolesione acquisita a seguito di Incidente stradale nel 2017. La bambina viene presa in carico dal CTR centro terapeutico riabilitativo (Basilicata) a seguito di riabilitazione intensiva effettua al Bambin Gesù di Roma e in Austria ad un anno dall’evento. La presa in carico è stata fatta da un equipe multidisciplinare (NPI, psicologo, fisiatra, fisioterapista, logopedista, neuro psicomotricista) con la redazione di un PRI e degli obiettivi per ogni area di competenza (funzioni sensomotorie, mobilità e trasferimenti, competenze comunicative e relazionali, competenze cognitivo comportamentali) . Il monitoraggio di tali obiettivi avviene attraverso valutazioni cliniche e testologia da parte di ogni componente dell’equipe all’inizio, a metà e alla fine del percorso riabilitativo. Il protocollo riabilitativo individuale di tipo ambulatoriale effettuato con il consenso scritto e firmato dei genitori è stato cosi articolato:

2 a settimana trattamento neuromotorio 3 a settimana Sistema ad onde acustiche focalizzate, ad alto rendimento per la modulazione del tono

trofismo muscolare con sistema Sinergy Viss ( Human Tecar) 2 a settimana trattamento logopedico 1 a settimana trattamento metacognitivo

Dalla presa in carico ad oggi si osserva un trend significativamente positivo per quel che riguarda gli aspetti neuromotori, una maggiore interazione con il contesto ambientale esterno al nucleo familiare (all'interno del ns. centro), una maggiore presenza nella relazione con l'altro, maggiore apertura allo scambio comunicativo e di integrazione dei concetti che le vengono presentati e una maggiore autonomia. Le ricerche più recenti hanno messo in luce quali effetti devastanti produce una lesione cerebrale sulle funzioni cognitive, motorie e sensoriali,quando ciò accade in età evolutiva è necessario che il progetto riabilitativo individuale debba essere globale e integrato al fine del recupero delle abilità residue o compromesse di natura motoria e sensoriale e cognitiva, con l’integrazione di metodologie multidisciplinari e di tecnologie avanzate volte allo sviluppo di percorsi di recupero di tappe evolutive ancore non raggiunte. Bruns J , Hauser WA.The epidemiology of traumatic brain injury: a review. Epilepsia. 2003;44(s10):2-10. M. Chevignard H. Toure D. G. Brugel J. Poirier A. Laurent‐Vannier. A comprehensive model of care for rehabilitation of children with acquired brain injuries. 22 December 2009 https://doi.org/10.1111/j.1365-2214.2009.00949.x

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Abstract 51 - CONTROLLO POSTURALE E TEMPI DI REAZIONE SEMPLICE IN SOGGETTI IN ETÀ EVOLUTIVA CON NEUROSVILUPPO TIPICO E CON DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO: STUDIO OSSERVAZIONALE TRASVERSALE -

MAZZUCCHELLI MIRYAM*[1], GARIBOLDI VALENTINA[1], VALAGUSSA GIULIO[2], PERIN CECILIA[1], CERRI CESARE[1]

- [1]Università degli Studi di Milano Bicocca-Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa ~ Milano ~ Italy - [2]Autism Research Unit, Fondazione “Villa Santa Maria” ~ Tavernerio ~ Italy

# Riabilitazione in Età Evolutiva

Il controllo posturale è una funzione che deriva dall’interazione di diversi processi sensorimotori. Una recente review ha messo in luce la presenza di alterazioni nel controllo posturale in bambini e adulti affetti da disturbo dello spettro autistico (DSA), legato a deficit sensorimotori e di processamento sensoriale (Lim,2017). Il tempo di reazione, in quanto indice del livello di integrazione percettivo-motorio di un individuo, è considerato una variabile importante per l’equilibrio. In particolare i tempi di reazione semplici (TRS) sono stati identificati come uno dei migliori predittori per le oscillazioni posturali nella popolazione geriatrica e come un fattore primario per identificare il rischio di caduta nell’anziano (Lord,1999). Riguardo l’età evolutiva, i tempi di reazione sono stati studiati in relazione allo sviluppo, riportando una riduzione dei tempi di reazione semplice all’aumentare dell’età. Pochi studi in letteratura hanno analizzato la relazione tra controllo posturale e tempi di reazione in soggetti a sviluppo tipico; inoltre questi studi riguardavano popolazioni specifiche (soggetti che praticavano determinati sport) e i risultati sono controversi(Bozkurt,2017). In letteratura, i tempi di reazione nei soggetti con DSA hanno ricevuto esteso interesse come indicatori delle performance cognitive e come possibili indicatori di un fenotipo diagnostico(Karalunas,2014). Alla nostra conoscenza, nessun lavoro si è occupato di valutare lo sviluppo dei tempi di reazione e la correlazione con variabili sensorimotorie in soggetti in età evolutiva con DSA. L’obiettivo di questo lavoro è pertanto lo studio, in una popolazione di soggetti in età evolutiva affetti da DSA e in una popolazione di soggetti a neurosviluppo tipico (NT), dell’andamento dei TRS alla mano e al piede e della correlazione tra i TRS al piede e la forza dei dorsiflessori di caviglia e dei TRS al piede e la capacità di controllo posturale in prove di equilibrio. Lo studio osservazionale trasversale è stato condotto reclutando 243 soggetti NT, di età tra i 6 e i 18 anni e frequentanti istituti statali delle province di Milano e di Monza e Brianza, e 12 soggetti con DSA, diagnosticato secondo i criteri del DSM V, confermato tramite ADOS e sotto osservazione presso la Fondazione “Villa Santa Maria” di Tavernerio. Sono stati valutati i tempi di reazione semplici a uno stimolo visivo utilizzando un timer elettronico dotato di uno stimolo luminoso e collegato a un mouse per la mano o a un pedale per il piede. La forza dei dorsiflessori è stata analizzata utilizzando una pedana collegata a un calibro a molla. Le prove di equilibrio consistevano nella valutazione delle oscillazioni posturali del soggetto a occhi aperti o chiusi e su superficie stabile o instabile, della capacità massima di sbilanciamento in direzione anteroposteriore e dell’abilità nel compiere, con lo spostamento solo del bacino e del tronco, un percorso predefinito; tutte le prove sono state eseguite utilizzando un dispositivo in grado di tracciare lo spostamento a livello della vita del soggetto. Tutti gli strumenti utilizzati sono stati validati per lo studio delle funzioni sensomotorie all’interno del Fall Screen Assessment System(Lord,2003). Mentre nei soggetti NT i tempi di reazione e l’età risultano correlare in modo significativo (piede:R Pearson=-0.78,p=0.00; mano:R Pearson=-0.71,p=0.00), con una riduzione dei tempi di reazione all’aumentare dell’età, nei soggetti ASD non abbiamo trovato una correlazione significativa. In entrambi i gruppi i dati analizzati mostrano una correlazione positiva significativa tra TRS al piede e alla mano (NT:R Pearson=0.83,p=0.00; ASD:R Pearson=0.808,p=0.001); al contrario esiste una correlazione tra i TRS al piede e la forza dei dorsiflessori di caviglia solo nei soggetti NT (NT:R Pearson=-0.55,p=0.00; ASD:R Pearson=-0.01,p=0.97). Per quanto riguarda le prove di equilibrio nei soggetti NT è presente una correlazione debole ma significativa tra i TRS al piede e le prove di oscillazione posturale in 3 prove su 4; i TRS al piede sono inoltre significativamente correlati con la massima oscillazione antero-posteriore (R Pearson=-0.245;p=0.000) e con le prove di coordinazione e stabilità (R Pearson=0.644;p=0.000). Nei soggetti ASD non è presente alcuna correlazione tra i TRS al piede e le prove di equilibrio.

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I dati di questo studio documentano una differenza nella traiettoria di sviluppo dei TRS sia alla mano che al piede tra i due gruppi analizzati, mostrando l’assenza di miglioramento con l’aumentare dell’età dei TRS nei soggetti in età evolutiva con DSA. La correlazione tra TRS alla mano e al piede conferma l’andamento simile nei due gruppi. Emerge, infine, una differenza nella correlazione tra TRS al piede e le prove di equilibrio, con assenza di correlazione nei soggetti con DSA. Questi risultati confermano la presenza di deficit nell’integrazione sensorimotoria e quindi una difficoltà nel controllo posturale nei soggetti con DSA.

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Abstract 68 - SENSORI-MOTOR INTEGRATION AND ABC-MOVEMENT 2 ASSESSMENT IN ABNORMAL CONNECTIVITY SPECTRUM DISORDERS (ASD, ADHD, TOURETTE) VS CONTROL SUBJECTS: A CROSS-SECTIONAL STUDY -

Ciceri Marco Luigi*[3], Smania Nicola[3], Gandolfi Marialuisa[3], Morari Beatrice[4], Chamitava Liliya[5], Zanolin Maria Elisabetta[5], Zoccante Leonardo[4]

- [3]U.O di Neuroriabilitazione. Centro di Ricerca in Riabilitazione Neuromotoria e Cognitiva ( CRRNC ). Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona ~ Verona ~ Italy - [4]U.O.C. di Neuropsichiatria Infantile. Centro Regionale Disturbi dello Spettro Autistico Regione Veneto - Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona ~ Verona ~ Italy - [5]Unità di Epidemiologia e Statistica medica. Università di Verona ~ Verona ~ Italy

# Riabilitazione in Età Evolutiva

Multisensory integration deficits in children may affect postural control in static/dynamic conditions. Standing balance requires the ability to integrate sensory inputs form visual, somatosensory and vestibular systems.Although previous studies have examined balance performances in developmental disorders, sensori-motor integration processes have not been compared in different diagnostic groups.In our study we intend to perform a cross-sectional analysis of postural strategies under 6 sensory conditions in diagnostic groups (ASD, ADHD and TS)compaired to controls.In all samples,we tested also dynamic coordination ability, in order to rule out Development Coordination Disorder (DCD). Patients aged between 8-15 with ASD (n=20),ADHD (n=31),TS (n=30) and age-matched controls (n=23) were recruited.Intellectual disability and neurological conditions were excluded. Coordination ability was tested using the ABC-M2 to rule out Developmental Coordination Disorder (DCD).Standing balance performances and sensori-motor integration processes were evaluated with Sensory Organization Test protocol (SOT) using a Computerized Dynamic Posturography under 6 sensory conditions. Nonparametric statistics were applied (Kruskal-Wallis test). Significant differences in the sway area of the Center of Pressure between ASD and controls(p< 0.001) and between ADHD and controls (p<0,001) in all the SOT conditions were measured.The TS group significantly differed from controls only in the eyes opened-compliant surface(C4) and vestibular dome-compliant surface (C6) conditions.Although the diagnostic groups were characterized by different clinical profiles,non-significant differences were found at Fisher's exact test. Significant differences between ASD and controls (p<0,001), ADHD and controls (p<0,001) TS and controls (p<0,017) were measured at ABC-M2 test.Similarly non-significant coordination differences among diagnostic groups were found. Sensori-motor integration deficits may represent a clinical expression of a cerebral synchronization impairment,as measured using the SOTprotocol.It is possibile to present in this work our original data,confirming that an abnormal connectivity disfunction could be tested also with unusual methods. - Molloy CA, Dietrich KN et al: Postural stability in children with autism spectrum disorder. J. Autism Devel. Disord. 2003; 33: 643-652. - Hirabayashi S, Iwasaki Y.: Developmental perspective of sensory organization on postural control. Brain & Development 1995; 17: 111-113 - Peterka JR, Benolkem SM: Role of somatosensory and vestibular cues in attenuating visually induced human postural sway. Exp Brain Research 1995; 105: 101-10. - Kohen-Raz R, Volkmar F., Cohen D: Postural control in children with autism. J. Autism Devel Disord 1992; 22: 419 - Nashner LM, Peters JF: Dynamic posturography in the diagnosis and management of dizziness and balance disorders. Neurol Clin 1990; 8: 331-349 - Shumway-Cook A, Horak F: Assessing the influence of sensory interaction of balance. Suggestion from the field. Phys. Ther. 1986; 66: 1548-1550

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Abstract 9 - CONFRONTO TRA GLI EFFETTI DI UN TRATTAMENTO INTEGRATO COGNITIVO-MOTORIO E DI UN TRATTAMENTO MOTORIO NELLA MALATTIA DI PARKINSON: STUDIO CROSS-OVER SU 22 PAZIENTI -

Varalta Valentina[1], Poiese Paola[2], Bonadiman Silvia[3], Filippetti Mirko*[3], Montagnana Barbara[2], Recchia Serena[2], Gandolfi Marialuisa[1], Fonte Cristina[1], Smania Nicola[1], Picelli Alessandro[1]

- [1]Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento, Università degli studi di Verona ~ Verona ~ Italy - [2]Centro Medico C. Santi, Verona ~ Verona ~ Italy - [3]Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, Università degli studi di Verona ~ Verona ~ Italy

# Riabilitazione Neuropsicologica

Negli ultimi decenni si è posta particolare attenzione sui sintomi cognitivi nella Malattia di Parkinson, che sembrerebbero essere presenti già dalle prime fasi della patologia, talvolta anche prima dell’insorgenza dei tipici sintomi motori [1]. Il coinvolgimento delle funzioni cognitive (nello specifico le funzioni esecutive e di memoria) ha un notevole impatto negativo sulla qualità della vita del paziente e della sua famiglia. Sono stati inoltre descritti una forte relazione tra funzione motoria e performance cognitiva [2] ed un effetto positivo dell’attività fisica adattata sulle funzioni cognitive [3]. Risulta ancora non chiaro invece quali effetti possa avere sulla funzione cognitiva l’abbinamento di un training cognitivo con uno motorio. Lo scopo del presente studio è stato quello di esplorare le funzionalità cognitive, in particolare quella esecutiva, in pazienti affetti da Malattia di Parkinson sottoposti a trattamento riabilitativo combinato (cognitivo+motorio) rispetto al trattamento convenzionale (motorio). È stato condotto uno studio cross-over in cui sono stati arruolati 22 pazienti (72 5.66 anni) con diagnosi di Malattia di Parkinson sottoposti a due protocolli di trattamento di gruppo: 1. motorio (20 sedute/2 volte settimana/60’ ciascuna) (mediante attività fisica adattata); 2. motorio+cognitivo (20 sedute/2 volte settimana/60’ ciascuna: 10 sedute riabilitazione motoria + 10 sedute riabilitazione cognitiva) (madiante training cognitivo di gruppo) intervallati da un periodo di wash-out di 3 mesi. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad un protocollo neuropsicologico volto ad indagare: stato cognitivo globale (Montreal Cognitive Assessment, MoCA); working memory (Span di Cifre Diretto, Span-D); ricerca visuo-spaziale, attenzione selettiva, shifting attentivo (Trail Making Test, TMT-A e TMT-B); ideazione verbale (Prove di Fluenza Verbale); stato emotivo (Beck Depression Inventory, BDI; State-Trait Anxiety Inventory, STAI). Inoltre sono stati valutati in merito alle capacità motorie residue mediante la scala Hoehn&Yahr (H&Y), la Unified Parkinson’s Disease Rating Scale (UPDRS) e il 2-Minute Walking Test (2MWT). Il medesimo protocollo valutativo è stato applicato prima (T0) e entro una settimana (T1) dal termine di ognuno dei due protocolli di trattamento. I dati ottenuti sono stati analizzati mediante test non parametrici (SPSS ver. 22.00). Dall’analisi dei dati così ottenuti è emersa una differenza significativa fra i due protocolli di trattamento per quanto riguarda la working memory (Span-D) (p=0.016) e le prove di fluenza verbale (p=0.019) a favore del trattamento 2. Al confronto intragruppo è emersa una differenza significativa per entrambe le modalità di trattamento all’UPDRS-III ed al 2MWT mentre allo Span-D e STAI-Y1 solo nel trattamento 2 e alla fluenza verbale nel trattamento 1. Dai dati ottenuti si potrebbe concludere che non vi sia un protocollo di trattamento superiore all’altro, ma che la scelta dipenda dalla tipologia di impairment cognitivo presentato dal paziente. [1] Obeso JA, Stamelou M, Goetz CG, Poewe W, Lang AE, Weintraub D, Burn D, Halliday GM, Bezard E, Przedborski S, Lehericy S, Brooks DJ, Rothwell JC, Hallett M, DeLong MR, Marras C, Tanner CM, Ross GW, Langston JW, Klein C, Bonifati V, Jankovic J, Lozano AM, Deuschl G, Bergman H, Tolosa E, Rodriguez-Violante M, Fahn S, Postuma RB, Berg D, Marek K, Standaert DG, Surmeier DJ, Olanow CW, Kordower JH, Calabresi P, Schapira AHV, Stoessl AJ. Past, present, and future of Parkinson&#39;s disease: A special essay on the 200th Anniversary of the Shaking Palsy. Mov Disord. 2017 Sep;32(9):1264-1310. [2] Varalta V, Picelli A, Fonte C, Amato S, Melotti C, Zatezalo V, Saltuari L, Smania N. Relationship between Cognitive Performance and Motor Dysfunction in Patients with Parkinson’s Disease: A Pilot Cross-Sectional Study. Biomed Res Int. 2015;2015:365959. [3] da Silva FC, Iop RDR, de Oliveira LC, Boll AM, de Alvarenga JGS, Gutierres Filho PJB, de Melo LMAB, Xavier AJ, da Silva R. Effects of physical exercise programs on cognitive function in Parkinson’s disease

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patients: A systematic review of randomized controlled trials of the last 10 years. PLoS One. 2018 Feb 27;13(2):e0193113.

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Abstract 22 - NUOVE PROSPETTIVE NELLA SINDROME DI GERSTMANN: STUDIO DI UN CASO SINGOLO -

Basagni Benedetta*[1], Luzzatti Claudio[5], Errante Antonino[3], Pinardi Chiara[3], Bozzetti Francesca[4], Fogassi Leonardo[3], De Tanti Antonio[1]

- [1]Centro Cardinal Ferrari ~ Fontanellato (parma) ~ Italy - [3]Università di Parma ~ Parma ~ Italy - [4]Azienda ospedaliera-universitaria di Parma ~ Parma ~ Italy - [5]Università degli Studi Milano Bicocca ~ Milano ~ Italy

# Riabilitazione Neuropsicologica

La sindrome di Gerstmann è una rara forma di cerebropatia acquisita, descritta per la prima volta dal neurologo austriaco Gerstmann nel 1924 come associazione di quattro sintomi (agnosia digitale, confusione destra-sinistra, agrafia e acalculia), e conseguente ad una lesione del lobo parietale dell’emisfero dominante, ed in particolare del giro angolare (AG). La sua genesi è ancora controversa. Alcuni Autori, tra cui Gerstmann stesso, hanno ipotizzato la presenza di un comune denominatore funzionale al disturbo, mentre altri hanno privilegiato un’interpretazione di tipo strutturale, basata in particolare sulla contiguità anatomica di aree funzionali diverse. La letteratura raccoglie diversi casi singoli, tuttavia con caratteristiche cliniche diverse, in parte dovute alla diversa metodologia descrittiva utilizzata, ed in parte ad una oggettiva variabilità fenomenologica. Il presente studio descrive TQ, uomo destrimane di 54 anni, di nazionalità inglese ma residente in Italia da 15 anni, colpito da emorragia cerebrale per rottura di MAV in sede parieto-occipitale sinistra, 20 mesi prima della presente osservazione. Il paziente è stato sottoposto ad una valutazione neuropsicologica approfondita in lingua inglese, tramite l’esecuzione di test standardizzati e di alcune prove qualitative create ad hoc. É stata inoltre effettuata un’indagine neuroradiologica con risonanza magnetica funzionale (RMNf) e trattografia probabilistica basata sulle tecniche di diffusione (DTI). La RMNf è stata eseguita mentre il paziente eseguiva tre compiti: 1) calcolo aritmetico; 2) identificazioni di parti corporee e orientamento destra-sinistra; 3) riconoscimento delle dita. La valutazione neuropsicologica ha mostrato agrafia, ascrivibile ad un severo deficit di transcodifica fonema-grafema, associato ad una grave forma di autotopoagnosia, che oltre a includere difficoltà nell’identificazione delle dita e il disorientamento destra-sinistra, comprende anche una più ampia inefficienza nell’individuazione di parti del corpo su stimolo verbale, ed acalculia. Non si sono evidenziati segni di afasia ed aprassia degli arti. L’indagine di RMNf ha evidenziato un’attivazione bilaterale del lobulo parietale inferiore (IPL), in particolare del solco intraparietale (IPS), del giro sovramarginale (SMG) e del giro angolare (AG), nei primi due compiti, mentre nel compito di riconoscimento delle dita l’attivazione era limitata all’IPL di destra. L’indagine trattografica ha rivelato una chiara asimmetria a livello del fascicolo longitudinale superiore (SLF-III), con un chiaro assottigliamento di quello di sinistra. Inoltre, parte delle connessioni parietali brevi tra AG-IPS e SMG-IPS risultavano preservate nell’emisfero destro, mentre nell’emisfero sinistro erano assenti o danneggiate. TQ si inserisce nella letteratura già presente di rari casi singoli che presenta i quattro sintomi caratteristici della sindrome di Gerstmann, in assenza di afasia ed aprassia degli arti. Questo caso presenta tuttavia alcune peculiarità, quali la gravissima agrafia (che in letteratura è invece spesso elemento mancante) e l’autotopoagnosia. I dati neuroradiologici suggeriscono un parziale risparmio funzionale delle aree parietali sinistre non interessate dalla lesione e una chiara compromissione della sostanza bianca sottocorticale che connette le principali aree del lobulo parietale inferiore. Tale ‘disconnessione’ anatomico-funzionale potrebbe essere alla base della costellazione di sintomi che caratterizzano la sindrome. Gerstmann, J. (1924) Fingeragnosie: Eine umschriebene Störung der Orientierung am eigenen Kör-per. Wiener Klinische Wochenschrift, 37: 1010-1012 Lebrun, Y. (2005). Gerstmann's syndrome. Journal of neurolinguistics, 18(4), 317-326.

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Rusconi, E., Pinel, P., Dehaene, S., & Kleinschmidt, A. (2009). The enigma of Gerstmann's syndrome revisited: a telling tale of the vicissitudes of neuropsychology. Brain, 133(2), 320-332.

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Abstract 23 - I DISTURBI COGNITIVI DEL PAZIENTE PSICHIATRICO -

Maggio Claudia*[1], Macario Debora[1], Feller Sandro[2], Corsini Carla[3]

- [1]Progettazione ~ Bergamo ~ Italy - [2]Progettazione ~ Milano ~ Italy - [3]Humanitas Research Hospital ~ Rozzano ~ Italy

# Riabilitazione Neuropsicologica

Questo studio nasce da due ricerche pilota, che avevano come obiettivo quello di studiare nella pratica la relazione tra cognizione e psicopatologia. I partner dell’iniziativa sono: le due comunità psichiatriche nella provincia di Bergamo (Bonne Semence 1 e 2), il CPS di Bergamo (Boccaleone) e la Cooperativa Progettazione. OBIETTIVI:

promuovere un legame sempre più stretto tra impostazione cognitiva e modello di studio dei sintomi psicopatologici.

ottenere una maggiore comprensione sull’outcome clinico del paziente affetto da patologie psichiatriche, proprio in quanto le funzioni cognitive si correlano in maniera diretta ed indiretta con il funzionamento psicosociale della persona; in particolare osservando la funzionalità dell’area mnemonica, attenzionale ed esecutiva. Il macro-obiettivo era di riuscire a potenziare percorsi di inclusione sociale di persone con patologie psichiatriche. I soggetti coinvolti sono 29, tra i 19 e 52 anni. Le azioni principali sono state: 1) Colloquio con le figure professionali che hanno in carico i pazienti. 2) Valutazione neuropsicologica e di personalità (l’utilizzo di test proiettivi e cognitivo-intellettivi) e stesura di una relazione globale; 3) Condivisione dei risultati con i curanti di riferimento. Il progetto, quindi, ha previsto di perseguire alcuni obiettivi clinici a vari livelli: 1) AREA CLINICA-CERTIFICAZIONE: completamento del quadro clinico psicopatologico del soggetto ai fini di questioni legate ad esempio all’invalidità, al tema della competenza alla guida etc… 2) AREA CLINICA-PROGETTUALE: presentazione di eventuali indicazioni per un piano riabilitativo cognitivo-intellettivo. 3) AREA CLINICA-RELAZIONALE/TERAPEUTICA: conseguire maggiore efficacia nella relazione terapeutica a vari livelli. Definire l’idoneità “cognitiva” al trattamento terapeutico o fornire indicazioni sulla modalità di intervento anche alla luce di alcune variabili cognitive. 4) AREA CLINICO-SOCIALE: presentazione di eventuali indicazioni estensive per definire la possibilità di un percorso di housing sociale o di inserimento lavorativo e valutare l concetto di pericolosità sociale Il campione è costituito da 29 soggetti con età compresa tra i 19 e i 52 anni (M 33 D.S 12,05); la maggior parte del campione è maschi (61,5%), mentre il restante 38,5% sono femmine. Tutti i soggetti sono stati sottoposti ad una valutazione neuropsicologica. Dai dati emerge un QI medio sotto la norma: WAIS, M 75,9 D.S 17,2, ENB-2, M 65,4 D.S 13. 21 soggetti sono stati sottoposti anche al test Matrici di Raven, ottenendo un punteggio ponderato che colloca il 22,2 % ad un livello basso, il 7,4 % ai limiti della norma e il 40,7% nella norma. Per quanto riguarda i singoli indici della WAIS, abbiamo ottenuto i seguenti risultati: per l’Indice di Comprensione Verbale (ICV), il 43% è risultato molto basso, il 24% basso, il 28% nella media e il 5% sopra la media; per l’Indice di Ragionamento Percettivo (IRP), il 24% è molto basso 28%, il 38% nella media, il 5% sopra la media e il 5% molto al di sopra della media; Indice di Memoria di Lavoro (IML), 29% molto basso 47% basso, 24% media; l’Indice di Velocità di Elaborazione (IVE), il 29% è risultato molto basso, il 62% basso e il 9% nella media. Nello specifico, l’Attenzione divisa è grave nel 48% dei soggetti, ai limiti della norma nel 14% e ai limiti della norma il 38%. Per quanto riguarda le funzioni esecutive (Ragionamento matrici): il 60 % è deficitario, il 25% nella media e il 15 % sopra la media. Attualmente i soggetti psichiatrici vengono presi in carico per le disfunzioni psicopatologiche senza considerare la funzionalità cognitiva ed i disordini ad essa correlati. Si rende necessario costruire un modello integrato ed unitario. Infatti, una maggiore adeguatezza della presa in carico del paziente psichiatrico, non

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solo migliorerebbe la funzionalità globale del soggetto, ma consentirebbe anche un minore coinvolgimento sul lungo termine dei servizi territoriali sanitari. Famulari R., Quattropani M.c. (2016) Metacognizione, neuropsicologia e riabilitazione psichiatrica. Un metodo per il trattamento di gruppo nella schizofrenia Liberman R.P. La riabilitazione psichiatrica Cortina Perris C., McGorry P. (2000), Psicoterapia cognitiva dei disturbi psicotici e di personalità. Masson, Milan PRETZER J.L. & BECK A.T. (1995). Teoria cognitiva dei disturbi di personalità. In: CLARKIN J.F. & LENZENWEGER M.F. (eds), I disturbi di personalità. Milano: Cortina, 1997.

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Abstract 57 - EFFICACIA TRATTAMENTO NEUROPSICOLOGICO-RIABILITATIVO IN SOGGETTO CON DISABILITA’ INTELLETTIVA -

Pontiggia Giovanna*[1], Prospero Laura[1], Matarangolo Valentina[1]

- [1]Studio Dott.ssa Pontiggia ~ Sammichele di Bari ~ Italy

# Riabilitazione Neuropsicologica

La disabilità intellettiva è caratterizzata da deficit processi logico-deduttivi,limitazione funzionamento adattivo sociale,rischio sviluppo psicopatologia,ridotte abilità cognitive(memoria,problem solving,capacità di pianificazione)e metacognitive.Viene presentato lavoro neuropsicologico-riabilitativo,educativo sistematico,multicontestuale,multidimensionale,rivolto a pz con D.I.,basato su principi di neuroscienze cognitive,psicoterapia CBT C.,16a.,preso in carico a 13a.,presentava,Disturbo Umore NAS,Disturbo dirompente comportamento,Disturbo misto d’Ansia(Ansia generalizzata di separazione,aspetti fobici),atipie relazionali,Disabilità Intellettiva medio-lieve. Prima trattato con terapia farmacologica,intervento psicoeducativo in piccolo gruppo;intervento domiciliare per sviluppo autonomie personali,sociali;sostegno per attività didattiche a scuola,a casa. Dalla descrizione dei genitori,osservazione,assessment,emergeva:attivazione in senso eccitato/irritabile,discontrollo,impulsività,instabilità motoria,eteroaggressività, ansia,distimia,derealizzazione,dispercezione,comportamenti disinibiti,ipersessualizzati,dismorfismi facciali,caprolalia,labilità attentiva,preoccupazione,polarizzazione ideativa su fenomeni atmosferici e calamità,abilità narrative,dialogiche limitate.Contesto familiare caratterizzato da rabbia agita,difficoltà di razionalizzazione di aspetti disfunzionali e gestione manifestazioni. Sono stati stabiliti obiettivi multicontestuali e multidimensionali: Breve termine:alleanza,costruzione pensiero sull’agito,riduzione stereotipie. Medio termine:autoregolazione,alfabetizzazione emotiva,aumento autonomie,potenziamento abilità cognitive,accrescimento capacità comunicativo-relazionali. Lungo termine:prevenzione processi involutivi,sviluppo pensiero divergente, autopercezione,autoregolazione,generalizzazione. Nel contesto familiare,breve termine psicoeducazione,parent training;medio termine:riduzione aspettative,pensieri disfunzionali;lungo termine intensificazione aspetti comunicativo-relazionali,interazioni positive. Nel contesto scolastico,breve termine psicoeducazione,teacher training per ridurre risposte disfunzionali rinforzanti;medio termine aumento competenza sociale;lungo termine prevedibilità del contesto,integrazione in attività comuni. Dal punto di vista psicoterapeutico è stato adottato “il quaderno della vita”supporto suddiviso in sezioni su cui vengono riportate attività svolte e homework per continuità del lavoro e progresso,favorire recupero elementi affrontati,elenco funzioni esecutive,quale supporto nell’evoluzione globale.Dopo tecniche di rilassamento,si è proceduto con: -Intervento comportamentale per sviluppo nuove abilità, tramite role playing,fading,modelling,chaining,rinforzamento,riduzione comportamenti disfunzionali,rinforzamento differenziale,token economy,monitoraggio; -Intervento su aspetti affettivo-relazionali:alfabetizzazione emotiva(Educazione Razionale Emotiva),training social skills; -Intervento cognitivo,metacognitivo per potenziare funzioni cognitive, memoria,attenzione,orientamento spazio-temporale,abilità visuo-spaziali,ragionamento,astrazione,problem-solving,categorizzazione,sequenza;educazione metacognitiva per formare abilità mentali superiori(autoistruzione verbale,autoregolazione,automonitoraggio,analisi costi-benefici,cognizione sociale). Promosse relazioni ed esperienze sociali,inserimento in gruppi strutturati.Confronto col contesto sanitario di riferimento.

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Sintesi risultati raggiunti,in tre anni di trattamento: Maggiore controllo impulsi; Riduzione comportamenti stereotipati,fughe di pensiero; Migliore adattamento; Miglioramento funzioni esecutive,cognitive; Evoluzione simbolismo grafico; Maggiore consapevolezza,partecipazione attiva,duratura nelle sedute; Capacità di cogliere nessi causa-effetto,di rappresentarsi comportamenti alternativi funzionali; Reversibilità pensiero; Utilizzo processi deduttivi e riflessione; Incremento di processi astrattivi e rappresentativi; Accrescimento abilità dialogiche e narrative; Incremento alfabetizzazione emotiva; Scomparsa reazioni fobiche; Avvio dialogo interno; Miglioramento percezione di sé; Uso ironia; Aspetti familiari relazionali più funzionali,clima disteso,maggiore cooperazione; Riduzione risposte disfunzionali e rinforzanti nel contesto scuola; Maggiore adattamento e partecipazione sociale,scolastica,extrascolastica; Miglioramento valutazione scolastica; Diminuita scialorrea. Il lavoro multicontestuale,multidimensionale e sistematicità di intervento hanno permesso modificazione quadro clinico di base,prevenendo lo strutturarsi di psicopatologia. Ellis,A.(1962).Ragione ed emozione in psicoterapia.Astrolabio Skinner,B.F.(1938).The behavior of organisms.New York:Appleton-Century-Crofts Viola,D.(2015).La Disabilità Intellettiva:aspetti clinici,riabilitativi,sociali.Milano:Edizioni Ferrari Sinibaldi

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Abstract 72 - LA COOKING THERAPY UN NUOVO PROTOCOLLO RIABILITATIVO PER IL RECUPERO COGNITIVO DELLE LESIONI CEREBELLARI -

Cerasa Antonio*[1], Arcuri Francesco[2], Pignataro MariaLuigina[2], Serra Sebastiano[2], Messina Demetrio[3], Carozzo Simone[2], Pignolo Loris[2], Tonin Paolo[2]

- [1]IBFM-CNR ~ Catanzaro ~ Italy - [2]Istituto S'Anna ~ Crotone ~ Italy - [3]Dipartimento di Neurologia, Ospedale di Crotone ~ Crotone ~ Italy

# Riabilitazione Neuropsicologica

Il cervelletto è una regione cerebrale a elevata plasticità neurale Nelle condizione di iper-funzionamento, come accade per esempio in chi svolge lavori come il musicista, giocatore di basket, scalatore o chef [1,2], i fenomeni di plasticità neurale si manifestano con l’aumento di volume di materia grigia nel verme o nel lobulo posteriore. Mentre nelle condizioni patologiche il principale correlato clinico è la perdita di coordinazione sia a livello motorio sia a livello cognitivo (“dismetria dei pensieri”). Al momento non esistono programmi di neuroriabilitazione specifici per i danni cognitivi nei pazienti cerebellari. E’ stato ipotizzato che qualsiasi trattamento comportamentale che lavori sul recupero delle funzioni di temporizzazione (timing) e di programmazione mentale (sequencing), può essere utile per questo tipo di pazienti [3]. Per questo motivo, lo scopo di questo studio è validare uno nuovo protocollo di neuroriabilitazione chiamato: Cooking Therapy, basato sull’apprendimento di pattern motori e cognitivi eseguiti all’interno di una cucina reale. Abbiamo selezionato da un campione di pazienti con stroke ricoverati presso l’Istituto ad alta specialità riabilitativa S’Anna di Crotone, un paziente con danni cerebellari che avesse una limitata compromissione motoria ma con evidenti deficit a carico delle funzioni esecutive. Il trattamento è durato per 18 giorni consecutivi (2 ore al giorno) e consisteva nella preparazione di piatti che aumentavano di complessità sia in termini di tempo di esecuzione (timing) sia come numero di sequenze da apprendere (sequecing). La Cooking Therapy è stata eseguita all’interno di una cucina costruita appositamente con ausili per persone con disabilità motoria sia degli arti superiori e inferiori. Prima e dopo il trattamento è stata eseguita valutazione con le scale cliniche e neuropsicologiche specifiche per i disturbi cerebellari. Un paziente maschio di 68 anni (13 anni di scolarità) con lesione focale nel lobulo destro VI/Crus I e modesti sintomi di atassia nella parte destra superiore unitamente a disgrafia, era stato arruolato per lo studio. Alla valutazione cognitiva basale emergeva un moderato deficit nelle funzioni esecutive. Dopo circa 1 mese di terapia intensiva, non emergeva nessun cambiamento rilevante a livello motorio, mentre a livello cognitivo le performance ai test Wisconsin Card Sorting Test e Digit Simbol, miglioravano significativamente. Schmahmann nel 2010 [4] affermava che i trattamenti neuroriabilitativi che agiscono sull’allenamento delle abilità di timing e sequecing dati da un pacemaker esterno sono i più efficaci per recuperare da danni cerebellari. Il nostro studio contribuisce, insieme ad altri, a confermare questa ipotesi [5]. Sono però necessarie nuove validazioni su campioni più ampi e su altre forme cliniche di disfunzione cerebellare (es. Sclerosi Multipla). 1) Cerasa A. “Expert brain, come la passione del lavoro modella il nostro cervello”. Collana Semi. FrancoAngeli Editore, 2017. ISBN: 9788891753670 2) Cerasa A, Sarica A, Martino I, Fabbricatore C, Tomaiuolo F, Rocca F, Caracciolo M, Quattrone A. Increased cerebellar gray matter volume in head Chefs. Plos One 2017; 12(2):e0171457. 3) Cerasa A*, Pignolo L, Tonin P. How can we restore cognitive deficits in patients with cerebellar damages? J Neurol Sciences 2018; 387: 92-93 4) Schmahmann JD. The role of the cerebellum in cognition and emotion: personal reflections since 1982 on the dysmetria of thought hypothesis, and its historical evolution from theory to therapy. Neuropsychol Rev 2010; 20:236–60. 5) Cerasa A, Arcuri F, Pignataro LM, Serra S, Messina D, Carozzo S, Biafora A, Ceraudo C, Abbruzzino L, Pignolo L, Basta G, Tonin P. The cooking therapy for cognitive rehabilitation of cerebellar damage: A case report and a review of the literature. J Clin Neurosci. 2019; 59:357-361.

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Abstract 99 - L'IMPORTANZA DELLA VOCATIONAL REHABILITATION NELLA FASE DEGLI ESITI PER PERSONE CON GRAVE CEREBROLESIONE ACQUISITA: UN CASO CLINICO -

Casale Bianca*[1], Bottoni Giulia[1], Menesello Valentina[1], Bernetti Elisa[1], Biasella Alessia[1], Perini Paola[1]

- [1]Istituto Privato di Raibilitazione Madre della Divina Provvidenza dei Padri Passionisti, Servizio A-Rìa di Riabilitazione neurologica e ortopedica. ~ Arezzo ~ Italy

# Riabilitazione Neuropsicologica

La riabilitazione degli aspetti concernenti il ritorno al lavoro viene descritta in letteratura come Vocational Rehabilitation. La maggior parte delle persone con cerebrolesione acquisita ha avuto un'esperienza lavorativa. In seguito all'evento una delle principali difficoltà che emerge è spesso un deficit di consapevolezza, soprattutto prospettica e quindi un'incapacità a prevedere la ricaduta che gli esiti cognitivi e motori della cerebrolesione possono avere sulla propria performance lavorativa, insieme ad una scarsa capacità di automonitoraggio della propria performance (Perini, P., Vestri A., 2010; Scaratti et al., 2016; Saltychev M., 2013). Questi aspetti rendono precocemente necessaria una presa in carico olistica (Ben-Yishay Y., 2000) che preveda un percorso riabilitativo finalizzato al reinserimento lavorativo (Binder et al., 2009). Un caso di applicazione delle procedure della Vocational Rehabilitation: paziente di 50 anni con esiti di emorragia cerebrale subaracnoidea secondaria ad embolizzazione di un aneurisma dell' ACA del 2015 con emisindrome sinistra e sindrome disesecutiva. La paziente è stata seguita dal 2016 ad oggi presso l'Istituto Privato di di Riabilitazione Madre della Divina Provvidenza dei Padri Passionisti, ad Agazzi (Arezzo), con vari cicli riabilitativi di 30 giorni , con una frequenza di due volte all'anno presso il servizio A-rìa, ex art. 26, centro specialistico di riabilitazione extraospedaliera che interviene subito dopo il periodo di ospedalizzazione una volta raggiunta la stabilità clinica che permette un' elevata intensità riabilitativa giornaliera. Dal momento che la paziente si trovava ancora in età lavorativa e viste le difficoltà residuate, parallelamente alla riabilitazione motoria e cognitiva, in ultima fase è emersa la necessità di un intervento mirato di preparazione al reinserimento lavorativo a partire da una simulazione quotidiana per tre settimane, durante il periodo di degenza, del lavoro di ufficio svolto precedentemente all'evento. Alla luce delle difficoltà cognitive residuate dall'evento (sindrome disesecutiva) è stata necessaria l'applicazione della procedura del “Goal Management Training-GMT”(Levine et al., 2000) e quindi la pianificazione del lavoro suddiviso in sottocomponenti, degli obiettivi da raggiungere, l'uso di istruzioni scritte e di strategie per ridurre la possibilità di incorrere in errori (“errorless learning”), il monitoraggio continuo della propria performance e di altrettanta importanza l'organizzazione del tavolo di lavoro. L'applicazione del GMT ha permesso l'apprendimento di un metodo di lavoro che facilita la pianificazione e previene la possibilità di incorrere in errori. Al termine del training la paziente era inoltre in grado di generalizzare ed applicare il metodo appreso a nuovi lavori di ufficio ed anche a materiali diversi da quelli proposti durante la fase di training. Il caso presentato sottolinea l'importanza della vocational rehabilitation e della necessità di strutturare percorsi riabilitativi olistici e costruiti ad hoc per pazienti con grave cerebrolesione, già nella fase di riabilitazione extra-ospedaliera, al fine di preparare ad un aspetto così delicato e centrale come il reinserimento lavorativo. Si pone la necessità di creare un collegamento di rete, concreto ed operativo, con i servizi territoriali per il reinserimento lavorativo e col network aziendale al fine di portare avanti il processo iniziato nei centri di riabilitazione, accompagnando e mediando sul posto di lavoro. 1. Perini, P. e Alec Vestri (2010)“La valutazione in situazione ecologica” in: Cantagallo, A., Spitoni, M.G. e Antonucci G. La Riabilitazione delle Funzioni Esecutive. Capitolo 8 Ed. Carrocci Faber. 2. Scaratti C., Leonardi M., Sattin D., Schiavolin S., Willems M., Raggi A. (2016) Work-related difficulties in patients with traumatic brain injury: a systematic review on predictors and associated factors.Disability and Rehabilitation, DOI: 10.3109/09638288.2016.1162854 3. Saltychev M., Eskola M., Tenovuo O., Laimi K. (2013) Return to work after traumatic brain injury: Systematic review. Brain Inj, 27(13-14): 1516-1527.

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4. Ben-Yishay Y. (2000) Postacute Neuropsychological Rehabilitation: A Holistic Perspec- tive, in A.-L. Christensen, B. P. Uzzel (eds.), International Handbook of Neuropsychological Rehabilitation, Kluwer Academic-Plenum, New York, pp. 127-35. 5. Binder, C, Perini, P., Basaglia, N. (2009) Riabilitazione Vocazionale: un modello per l’integrazione sociale e l’inserimento lavorativo di persone con esiti di grave cerebrolesione acquisita in: A cura di Nino Basaglia. Trattato di medicina riabilitativa. Capitolo 31. 6. Levine B., Robertson I.H.., Clare L., Carter G., Hong J., Wilson B. A. et al. (2000) Rehabilitation of Executive Functioning: An Experimental-Clinical Validation of Goal Management Training, in “Journal of the International Neuropsycho-logical Society”, 6, pp. 299-312.

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Abstract 105 - UNA BATTERIA MULTIMODALE E MULTISENSORIALE PER LA VALUTAZIONE APPROFONDITA DEL PAZIENTE NEGLIGENZA SPAZIALE UNILATERALE -

Varalta Valentina*[1], Zuanazzi Arianna[2], Filosa Angelica[1], Scalvini Silvia[1], Giarola Flaminia[3], Picelli Alessandro[1], Gandolfi Marialuisa[1], Smania Nicola[1], Noppeney Uta[2]

- [1]CRRNC-Università di Verona ~ Verona ~ Italy - [2]Computational Cognitive Neuroimaging group, University of Birmingham ~ Birmingham ~ United Kingdom - [3]AOUI Verona ~ Verona ~ Italy

# Riabilitazione Neuropsicologica

La Negligenza Spaziale Unilaterale è un disturbo neuropsicologico che emerge a seguito di una lesione unilaterale dell’emisfero destro solitamente conseguente ad ictus cerebrale. La NSU consiste nella difficoltà di processamento (i.e., rilevare, rispondere) di stimoli presentati nell’emicampo controlesionale (solitamente nell’emicampo di sinistra) in assenza di deficit sensoriali primari. Solitamente la presenza e il grado di compromissione di questo disturbo viene valutato attraverso l’utilizzo di test carta-matita che permettono quindi di indagare il disturbo spaziale nella modalità visiva. Tuttavia, precedenti studi hanno dimostrato che ciò che il compito richiede al paziente gioca un ruolo fondamentale nel risultato della performance e che compiti computerizzati sono più sensibili nel rilevare NSU. Inoltre, questi studi mostrano come il disturbo riguardi l’elaborazione non solo degli stimoli visivi ma anche di stimoli presentati in altra modalità (es. uditiva). In tal senso quindi la NSU può essere considerata un deficit multisensoriale. Tuttavia poco si sa ancora sull’abilità di processamento di informazioni multisensoriali dei pazienti con NSU. Una valutazione precisa e completa dovrebbe quindi prevedere anche l’utilizzo di prove computerizzate comprendenti stimoli in varie modalità sensoriali. L’obiettivo del presente studio è quello di testare l’utilità di una batteria completa, multimodale (cioè includa test carta e matita allo stesso modo di test computerizzati) e multisensoriale (cioè includa stimoli di diverse modalità sensoriali) per una più precisa valutazione dell’NSU nei pazienti con ictus cerebrale. In questo studio sono stati testati nove pazienti con ictus cerebrale in fase acuta, con lesione dell’emisfero destro. I pazienti sono stati valutati attraverso una batteria di test composta da test carta-matita (Birmingham Cognitive Screen, Line Bisection and Apple Cancellation) e da tre compiti eseguiti al computer, in cui gli stimoli erano presentati in diverse modalità sensoriali (un compito unisensoriale uditivo di localizzazione, un compito unisensoriale visivo di localizzazione, e un compito multisensoriale di localizzazione di uno stimolo uditivo-visivo). Sono stati misurati anche i movimenti oculari dei pazienti durante l’esecuzione delle prove. Sono state confrontate le performance e i movimenti oculari rilevati durante i compiti computerizzati, di pazienti con NSU (sulla base del punteggio all’Apple Test) con quelle di pazienti senza NSU (controlli). Sono state anche comparate le risposte comportamentali e i movimenti oculari di pazienti appartenenti allo stesso gruppo. I risultati preliminari ottenuti mostrano un grado di significatività tra le risposte comportamentali dei pazienti appartenenti allo stesso gruppo. Ulteriori dati potrebbero fornire indicazioni relativamente alla capacità di integrazione multisensoriale di questi pazienti.

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Abstract 11 - LA RIABILITAZIONE DEL SOGGETTO MIELOLESO IN FASE CRONICA: OTTIMIZZARE LE RISORSE RESIDUE O RICERCARNE DI NUOVE? -

Lazzeri Giovanna[1], Riccioni Roberto[1], Berti Arianna[1], Mandarano Angela[1], Arcangeli Maria Elena[1], Cavalli Loredana*[1]

- [1]Centro Giusti Istituto di Medicina Fisica e Riabilitativa ~ Firenze ~ Italy

# Riabilitazione del paziente mieloleso

Il percorso riabilitativo del soggetto mieloleso, superata la fase post-acuta, prevede normalmente il mantenimento delle abilità/performance raggiunte e la prevenzione delle complicanze. Lo scopo di questo lavoro è evidenziare, attraverso la presentazione di un caso clinico, come un approccio riabilitativo precoce, intenso e continuativo come la Metodica R.I.C., basata su trattamento personalizzato della muscolatura sopra e sotto-lesionale, possa modificare positivamente la qualità della vita di un soggetto medulloleso. Il soggetto preso in esame è un uomo di 32 anni affetto da lesione midollare post-traumatica C6 risalente al 2008. Dopo alcuni anni di fisioterapia convenzionale, nel 2015 il paziente ha intrapreso un percorso di trattamento con Riabilitazione Intensa e Continuativa (R.I.C.), alternando cicli riabilitativi effettuati in struttura e cicli di terapia domiciliare per una durata complessiva di circa 3 anni. La metodica R.I.C. è un metodo di rieducazione funzionale che, attraverso intensi stimoli, quali stretching, mobilizzazione articolare, esercizi attivi, elettrostimolazioni, e forti motivazioni psicologiche, recluta in maniera massimale le risorse fisiologiche del Paziente per indurlo a raggiungere singole prestazioni motorie progressivamente più efficaci per poi trasformarle in movimenti funzionali utili nella vita quotidiana, fino alla deambulazione a pieno carico, ove possibile. L’obiettivo deambulazione, che è sempre concordato con il Soggetto in modo realistico e senza illusioni, serve anche da stimolo psicologico per raggiungere i traguardi prefissati. Nel corso della ricerca del raggiungimento di tale obiettivo, si ottengono, a breve e medio termine, il potenziamento muscolare, il recupero di abilità perse, quali equilibrio, coordinazione, controllo delle varie posture in carrozzina, in ortostatismo e durante la deambulazione, che incrementeranno le performance del Paziente nelle attività della vita quotidiana. Si preverranno inoltre le principali complicanze dell’ immobilità, quali osteoporosi, stipsi, lesioni da decubito, retrazioni muscolo-tendinee, ipotrofia del ventricolo sinistro. All’ingresso in struttura, il paziente presentava ipotono-trofismo muscolare a livello dei muscoli estensori del gomito, addominali, ileopsoas, tibiale anteriore e bicipite femorale, ipertono agli adduttori dell’anca e al cingolo scapolo-omerale, e una importante retrazione dei flessori delle dita delle mani, per cui non era in grado di effettuare autonomamente i trasferimenti letto-carrozzina. L’andamento clinico del percorso R.I.C. è stato monitorato attraverso la somministrazione periodica di scale di valutazione validate ed una documentazione video dei progressi raggiunti. I principali risultati funzionali sono schematizzati in Tabella 1. Attualmente il paziente deambula per tratti di media lunghezza con le canadesi e ha ripreso la sua attività lavorativa e le interazioni sociali. Dall’analisi dei dati raccolti risulta che l’approccio riabilitativo con Metodica R.I.C. può consentire il raggiungimento di obiettivi mai presi in considerazione quali l’abbandono dell’ausilio della carrozzina. -Mc Donald J.W., Beker D.: Late recovery following spinal cord injury. Case report and review of the literature. J.Neurosurg: Spine / Vol. 97 / 2002. -Dobking B., Apple D. et al.: Weigt - supported treadmill vs over - ground training for walking after acute incomplete SCI.Neurology - February 2006. -Irin C. Maier, Kaspar Baumann, Schwab M. et al.: Contraint - Induced Movement Therapy in the Adult Rat after Inilateral Corticospinal Tract Injury . The Journal of Neuroscience September 17, 2008, 28(38): 9386-9403. -ET Harness: Effect of Intense exercise in chronic spinal cord injury - Spinal Cord (2008) 46, 733-737.

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Abstract 54 - APPROCCIO SEQUENZIALE E PROPEDEUTICO FOR TRUNK CONTROL IN SPINAL CORD INJURY HIGHER THAN T7 -

Rocco Manuel*[1], Bianconi Tatiana[2], Croce Dalia Eleonora[4], Mangiarotti Marco[3]

- [1]Ordine TSRM PSTRP di Milano Como Lecco Lodi Monza-Brianza Sondrio ~ paderno dugnano ~ Italy - [2]USU-ASST GRANDE OSPEDALE METROPOLITANO NIGUARDA MILANO ~ Milano ~ Italy - [3]ANIK ~ Roma ~ Italy - [4]università degli studi di milano ~ Milano ~ Italy

# Riabilitazione del paziente mieloleso

Spinal Cord Injury (SCI) is an event that occurs when the spinal cord interrupts, partially or totally and causes changes in its function, either temporary or permanent. These changes translate into loss of muscle function, sensation, or autonomic function in parts of the body served by the spinal cord below the level of the lesion. In Italy the incidence of the SCI is about 20/25 new cases per million inhabitants per year. The person with SCI starting to develop new postural control models. These subjects accuse a delay in postural reactions due to external stresses so sitting posture is one of the main goals in rehabilitation. Aquatic therapy is an intervention used to improve trunk balance, recruitment and postural control. It incorporates slow movements of progressive difficulty. The study is to evaluate the effectiveness of Aquatic Therapy using sequences of the Approccio Sequenziale Propedeutico (A.S.P.) ANIK (Associazione Nazionale Idrokinesiterapisti) on trunk control in subjects with SCI without voluntary control of abdominal muscles. The study was conducted in Unità Spinale Unipolare (USU) of the ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda, between January and May 2017. Six male participants,16 and 65 years old, 4 patients reported a cervical SCI, 2 a thoracic SCI with spinal cord level T4. The patient participated in an individualized aquatic therapy (ASP) program one time a week for 8 weeks. Trunk balance is measured with Sitting Balance Assessment for spinal cord injury (SBA-sci) and Spinal Cord Independence Measure (SCIM) were collected pre(T0), mid-term (T1) and post therapy (T2). Five patients completed individualized aquatic therapy (ASP) program (n = 5; 1 drop-out). In this study used Wilcoxson Signed-Rank Test. After the treatment (T1-T2) subjects showed a significant improvement of trunk balance measured SBA-sci (-2,02 ± 1,96; p<0,05). No statistically significant improvement of SCIM (-1,60 ± 1,96; p>0,05). Our results show that A.S.P. is effective for improving trunk control in patients with SCI without voluntary control of abdominal muscles. There was no association between increase of SBA-sci scale and the SCIM scale. 1. Marinho-Buzelli A.R., Rouhani H., Masani K., Verrier M.C., Popovic M.R. The influence of the aquatic environment on the control of postural sway. Gait Posture 2017; 51: 70-76. 2. Cavuoto F., Mangiarotti M.A. La riabilitazione in acqua secondo il metodo A.S.P. Arti Grafiche Rugantino Roma 2010. 3. Preuss R, Fung J. Musculature and biomechanics of the trunk in the maintenance of upright posture. Journal of Electromyography and Kinesiology 2008; 18: 815-28. 4. Cole A.J., Becker B.E. Comprehensive Acquatic Therapy. 2° Edition 2004. 5. Bolin I, Bodin P, Kreuter M. Sitting position - Posture and performance in C5-C6 tetraplegia. Spinal Cord. 2000; 38:425-34.

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Abstract 89 - GESTIONE INTEGRATA DEL PERCORSO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO ASSISTENZIALE E RIABILITATIVO DEI PAZIENTI CON MIELOPATIA ACUTA NON TRAUMATICA: PROTOCOLLO INTERDIPARTIMENTALE ADOTTATO PRESSO L’AZIENDA OSPEDALIERA DI PERUGIA -

Cicioni Valentina*[1], Biscotto Sauro[1], Celani Maria Grazia[2], Cenci Nunzia[3], Di Filippo Massimiliano[4], Finali Giancarlo[1], Guercini Giorgio[5], Lazzarini Fabrizio[6], Lupattelli Marco[7], Maschke Renée[1], Metro Giulio[8], Rosignoli Daniele[9], Tascini Maria Cristina[1], Pagliacci Maria Cristina[1]

- [1]Unità Spinale Unipolare - Azienda Ospedaliera di Perugia ~ Perugia ~ Italy - [2]Neurofisiopatologia - Azienda Ospedaliera di Perugia ~ Perugia ~ Italy - [3]Neurochirurgia - Azienda Ospedaliera di Perugia ~ Perugia ~ Italy - [4]Clinica Neurologica - Università degli Studi di Perugia ~ Perugia ~ Italy - [5]Neuroradiologia - Azienda Ospedaliera di Perugia ~ Perugia ~ Italy - [6]Pronto Soccorso - Azienda Ospedaliera di Perugia ~ Perugia ~ Italy - [7]Radioterapia oncologica - Azienda Ospedaliera di Perugia ~ Perugia ~ Italy - [8]Oncologia medica - Azienda Ospedaliera di Perugia ~ Perugia ~ Italy - [9]Malattie Infettive -Azienda Ospedaliera di Perugia ~ Perugia ~ Italy

# Riabilitazione del paziente mieloleso

Il numero di persone con lesione midollare di origine non traumatica negli ultimi anni è aumentato, ma la scarsità di studi epidemiologici non consente di stimarne l’attuale incidenza, probabilmente sottostimata. La letteratura internazionale, e con essa sono in linea dati preliminari di uno studio multicentrico italiano che prevede una valutazione di incidenza, mostra negli ultimi due decenni un sostanziale cambiamento dell’epidemiologia della lesione midollare acuta nei paesi cosiddetti ad alto reddito con un incremento del numero di lesioni midollari non traumatiche che arrivano alla diagnosi con indicazioni a trattamenti di alta specialità (neurochirurgici, ch. vascolare, endovascolari, ecc), e relativa richiesta di interventi riabilitativi specifici. I percorsi di cura per le lesioni midollari non traumatiche non sono sempre lineari, in parte per le difficoltà, rispetto alle lesioni traumatiche, di individuarne l’origine e di giungere prontamente alla definizione del quadro clinico, in parte per la mancanza di coordinamento tra le strutture sanitarie sui territori, che spesso non consentono alle persone di giungere nei Centri esperti. A questo proposito, presso l’Azienda Ospedaliera di Perugia, è stato recentemente adottato un protocollo interdipartimentale per la gestione integrata del percorso diagnostico-terapeutico assistenziale e riabilitativo dei pazienti con lesione del midollo spinale acuta non traumatica che coinvolge tutte le figure professionali coinvolte dall’arrivo in Pronto Soccorso fino al ricovero in Unità Spinale. Dopo opportuna valutazione della letteratura si è proceduto a costruire uno specifico percorso aziendale, con il contributo dei vari specialisti che lo hanno elaborato e condiviso. In allegato l’algoritmo del percorso adottato. Tale protocollo si propone di migliorare l’aspetto organizzativo dei percorsi di pazienti con sospette lesioni del midollo spinale acute non correlate a trauma, nelle fasi di: • accesso in PS • ricovero nel reparto per acuti più idoneo ad espletare l’intero percorso diagnostico-terapeutico • eventuale presa in carico riabilitativa dell’Unità Spinale. Inoltre, un’ulteriore fase dovrà prevedere la messa in atto di attività volte a verificare il grado di applicazione della procedura e misurare, attraverso indicatori adeguati e oggettivi, gli esiti clinici, organizzativi o gestionali considerati interessanti. Nei percorsi di cura per le lesioni midollari non traumatiche la principale criticità è rappresentata proprio dall’elevato numero di persone che non vengono prese in carico, durante la fase acuta, presso un’Unità Spinale ma si rivolgono ad un centro riabilitativo di II livello, a scapito della specificità e multidisciplinarietà dell’intervento di cura. Questa non appropriatezza di ricovero porta spesso all’insorgenza di complicanze secondarie, che si manifestano in una fase temporalmente successiva, con una richiesta urgente di interventi specifici riparatori e tardivi. 1) Age.na.s - Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali- PROGETTO CCM 2012 DOCUMENTO DI INDIRIZZO PER L’ORGANIZZAZIONE DELL’ASSISTENZA ALLA PERSONA CON LESIONE MIDOLLARE “La presa in carico delle persone con mielolesione nelle Regioni italiane: implementazione dei percorsi di

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cura integrati ospedaleterritorio e degli strumenti di gestione” 2015 www.ccm-network.it/pagina.jsp?id=node/1944. 2) Steven C. Kirshblum,Stephen P. Burns, Fin Biering-Sorensen, William Donovan, Daniel E. Graves, Amitabh Jha, Mark Johansen, Linda Jones, Andrei Krassioukov, MJ Mulcahey, Mary Schmidt-Read, and William Waring “ International Standards for Neurological Classification of Spinal Cord Injury- revised 2011” J Spinal Cord Med. 2011 Nov; 34(6): 535–546. doi: 10.1179/204577211X13207446293695. 3) Krishnan C, Greenberg B, Kerr D “Transverse myelitis”, UpToDate 2015. 4) Eisen A “Disorders affecting the spinal cord”, UpToDate 2015. 5) Frohman EM, Wingerchuk DM “Clinical practice. Transverse myelitis” N Engl J Med 363;6: 564-72 2010. 6) Weinshenker J “Approach to diagnosis of acute transverse myelitis” SEMINARS IN NEUROLOGY Vol. 28;1: 105-120 2008. 7) Wong SH et al, “Myelopathy but normal MRI: where next?” Pract Neurol. 2008 Apr;8(2):90-102. doi: 10.11 36/jnnp.2008.144121. 8) Polman et al.” Diagnostic criteria for multiple sclerosis: 2010 revisions to the McDonald criteria.” Ann Neurol. 2011 Feb;69(2):292-302. 9) Da: International consensus diagnostic criteria for neuromyelitis optica spectrum disorders. Wingerchuk DM, Banwell B, Bennett JL, Cabre P, Carroll W, Chitnis T, de Seze J, Fujihara K, Greenberg B, Jacob A, Jarius S, Lana-Peixoto M, Levy M, Simon JH, Tenembaum S, Traboulsee AL, Waters P, Wellik KE, Weinshenker BG; “International Panel for NMO Diagnosis. Neurology. 2015 Jul 14.”

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Abstract 95 - PROGETTO A SOSTEGNO DEL PERCORSO DI CURA GLOBALE DELLE PERSONE CON LESIONE DEL MIDOLLO SPINALE RICOVERATE NELLA S.O.S.D. UNITA’ SPINALE UNIPOLARE DEGLI “OSPEDALI RIUNITI DI ANCONA” ATTRAVERSO MODELLI TERAPEUTICI COMPLEMENTARI. -

Capeci William*[1], Cicconi Barbara[1], Sabbatini Marta[1], Campanale Savino Alberto[1], Parone Christian[1], Pacetti Irene[3], Capogrossi Giovanna[3], Lussardi Massimo[3], Palmucci Lucia[3], Filipponi Giorgia[3], Festa Antonella[5], Recchioni Mariani Antonietta[1]

- [1]Unita Spinale AOU Ospedali Riuniti Ancona ~ ANCONA ~ Italy - [3]Sorgente Progetti ~ ANCONA ~ Italy - [5]Clinica Medica AOU Ospedali Riuniti Ancona ~ ANCONA ~ Italy

# Riabilitazione del paziente mieloleso

Il paziente mieloleso nell’immediata fase post-lesionale sperimenta una disabilità correlata all’impairment motorio e sensitivo, allo sviluppo di intestino e vescica neurologici, alla comparsa di disturbi della sfera autonomica e sessuale. Il suo ricovero in Unità Spinale dà l’avvio ad un percorso curativo-riabilitativo-assistenziale coerente e continuativo, che va dalla fase immediatamente successiva all’evento lesivo fino alla fase del reinserimento socio-familiare. Da circa un anno, in collaborazione con l’Associazione Sorgente Progetti, nella SOSD di Unità Spinale degli Ospedali Riuniti di Ancona, è stato avviato un progetto di attività complementari: arteterapia, tecniche di rilassamento, yoga e osteopatia che affiancano l’attività riabilitativa e terapeutica ordinaria, con lo scopo di favorire il processo di adesione del paziente al progetto riabilitativo. Tali tecniche favorirebbero lo sviluppo di un comportamento proattivo ed un atteggiamento mentale costruttivo in grado di incrementare la compliance al trattamento riabilitativo proposto. Obiettivo di questo studio è testare il grado di accettazione/soddisfazione di queste tecniche complementari da parte del paziente mieloleso, durante la fase riabilitativa in regime di ricovero. 5 operatori, si sono resi disponibili per un intervento terapeutico complementare, di circa 1 ora a settimana, in Unità Spinale. Sono stati trattati pazienti mielolesi consecutivamente afferiti alla SOSD di Unità Spinale dal 2017 al 2018 per la pianificazione di un progetto riabilitativo. L’attività si è svolta con incontri individuali a cadenza settimanale al letto del paziente o, se possibile, in carrozzina. Unico criterio di esclusione: la presenza di condizioni cliniche generali incompatibili con l’aderenza al trattamento complementare. A tutti i pazienti sono stati somministrati test di tipo PRO (Patient Reported Outcome) sulla QoL ed un questionario di soddisfazione che ha indagato alcuni aspetti quali: la riservatezza, la puntualità, l’empatia degli operatori ecc Sono stati reclutati 9 soggetti, 8 di sesso maschile e 1 di sesso femminile, di età compresa tra i 16 e i 72 anni, di cui 3 con paraplegia completa, 4 con paraplegia incompleta e 2 con tetraplegia incompleta. La data di evento indice per lesione midolalre compresa tra gli anni 2014 e 2018. I pazienti sono stati sottoposti in media ad 8 trattamenti ciascuno praticati parallelamente al percorso riabilitativo standard, a cadenza settimanale. Durante lo studio, 2 dei 9 pazienti reclutati sono stati persi al follow-up. Dai risultati dei test si evince un miglioramento della salute generale dei pazienti. Il cambiamento più significativo è riferito al dolore e alla qualità della vita. I test specifici per il dolore ne mostrano una riduzione dell'intensità e della interferenza nelle attività quotidiane, sull'umore e sul sonno. L'analisi dei dati del questionario SF-36 dimostrano una riduzione del dolore, con un punteggio medio aumentato per ogni campo del test (attività fisica, limitazioni ruolo fisico, dolore fisico, salute generale, vitalità, attività sociali, limitazioni ruolo emotivo, salute mentale). Tale dato indica un generale miglioramento della QoL. Al contrario per quanto riguarda la soddisfazione della vita, la soddisfazione fisica e psicologica, non ci sono state variazioni nei risultati. Infine il questionario di gradimento dei trattamenti ha ottenuto un alto punteggio. Esistono sul territorio italiano esperienze di utilizzo delle tecniche complementari con significato psico-sociale come attività del tempo libero che la persona con disabilità in fase cronica può sviluppare per migliorare l’autostima, il benessere psicofisico e, in senso lato, la qualità di vita e la socializzazione. L'esperienza della nostra Unità Spinale, ci risulta essere la prima in ambito di lesione midollare, attuata in regime di ricovero, ed in cui sia stato tentato un approccio di valutazione qualitativa e quantitativa delle tecniche complementari usate.

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Tali tecniche complementari sono state accolte positivamente dai pazienti e sono risultate scevre da effetti collaterali. Ulteriori studi sono necessari per verificare se ed in che quota parte questi approcci possano risultare utili nel migliorare la qualità di vita, la sintomatologia dolorosa, la spasticità, e la compliance al trattamento riabilitativo standard. Studio Mielolesioni regione Marche 2009 Scotland-Coogan D Relaxation Techniques for Trauma. J Evid Inf Soc Work. 2016. Gallegos AM, Meditation and yoga for... Clin Psychol Rev. 2017. Crenshaw D. (2006), Neuroscience and Trauma Treatment. Implications for Creative Art Therapist Zwick D. Integrating Iyengar yoga into rehab for Spinal Cord Injury. Nursing. 2006 Taylor SM. Applications of complementary therapies during rehabilitation for individuals with traumatic Spinal Cord Injury: Findings from the SCIRehab Project.

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Abstract 3 - DATI CONCLUSIVI DELLO STUDIO SULLA RIABILITAZIONE CON CICLOERGOMETRO NELLA SCLEROSI MULTIPLA: VALUTAZIONE DELLE EFFETTI SULLA FITNESS CARDIORESPIRATORIA, DISTURBI MOTORI E PSICOCOGNITIVI. -

Ciotti Silvia*[7], Bianconi Fortunato[2], Reali Adelmo[7], Martini Giancarlo[7], Baratta Silvano[7], Micheli Mary[7], Braconi Anna Rita[8], Rinonapoli Giuseppe[5], Zampolini Mauro[6]

- [2]ICT4life ~ Perugia ~ Italy - [5]Responsabile Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitazione sede aggregata di Perugia, Università di Perugia ~ Perugia ~ Italy - [6]DIrettore Dipartimento USL Umbria 2 ~ Foligno ~ Italy - [7]Dipartimento di Riabilitazione USL Umbria 2, S.C.R.I.N ~ Trevi ~ Italy - [8]Dipartimento di Riabilitazione USL Umbria 2, Servizio Riabilitazione Territoriale ~ Foligno ~ Italy

# Riabilitazione della Sclerosi Multipla

La letteratura recente mostra l’utilità del cicloergometro nell’allenamento aerobico della fitness cardiorespiratoria in pazienti con Sclerosi Multipla (SM). Scopo del nostro studio sperimentale è stato di definire un protocollo di trattamento al cicloergometro nella SM e valutare primariamente le ricadute funzionali su cammino e fatica, secondariamente su spasticità, qualità di vita, disturbi cognitivi (attenzione e memoria) e sfera emotivo-psicologica (disturbo depressione, ansia e stress) attraverso scale di valutazione somministrate pre e post trattamento riabilitativo. E’ stata valutata la differenza tra i 2 gruppi di gravità, classe A (EDSS ≤3) e classe B (EDSS >3-7) che hanno effettuato rispettivamente in un gruppo trattamento neuromotorio più cicloergometro (NM1+C) e l’altro solo neuromotorio (NM2). Sono stati inclusi pazienti con SM recidivante-remittente (RR) e secondariamente progressiva (SP) divisi in 2 gruppi di gravità: lieve classe A e moderata classe B. I pz trattati presso DH SCRIN di Trevi hanno effettuato 10 sedute di trattamento con cadenza tri settimanale, ripartite in 4 settimane di allenamento con: cicloergometro 30 minuti al 60% del picco di VO2, 10 minuti di posture globali di allungamento e stretching, 20 minuti esercizi propriocettivi per il carico e training del cammino (NM1+C). I pz trattati presso il servizio di Riabilitazione Territoriale di Foligno hanno effettuato 10 sedute di trattamento con cadenza tri settimanale, ripartite in 4 settimane di allenamento con: 20 minuti di posture globali di allungamento e stretching, 40 minuti esercizi propriocettivi per il carico e training del cammino (NM2). All'inizio e al termine del trattamento riabilitativo sono state eseguite le seguenti scale: valutazione funzionale del cammino, spasticità, fatica e qualità di vita con EDSS, Brief ICF core set per SM, scala di Ashworth, Six minute walking test (6MWT), 10 meter walking test (10MWT), Fatigue scale test (MFIS), scala di Borg, SF36; disturbi cognitivi per l'attenzione con Trailmaking test A e B, matrici attentive, Test di Pasat, Stroop color word interference Test e per la memoria con DigitSpan, Memoria di Prosa, Parole di Rey,Test di Corsi, Supraspan di Corsi; disturbo depressione, ansia, stress con DASS21. Nell’analisi statistica sono stati utilizzate le distribuzioni di frequenza, test chi2 o fisher, l’analisi di Rasch, modelli di regressione misti multilivello per misure ripetute e probabilità marginali predette. 37 pz (età mediana 48 aa), 30 F e 7 M: 19 hanno eseguito NM1+C e 16 NM2. Il 43% appartenevano al gruppo A, gli altri al gruppo B con una distribuzione uniforme tra i due tipi di trattamento. I pz NM1+C hanno avuto nel 6MWT un incremento mediano di 30 metri (p=0.011) in entrambi i gruppi, confermato nel modello multilivello dopo l’aggiustamento con le variabili della popolazione, mentre i pz NM2 un incremento non significativo di 23 m in entrambe i gruppi. L’analisi Rash del Brief Core set ICF mostra un miglioramento nelle funzioni corporee (b) soprattutto in NM1+C ed anche nell’attività e partecipazione (d) per il gruppo A. I fattori ambientali (e) sono facilitatori in entrambi i protocolli. La fatica migliora in NM1+C, con riduzione della sottoscala fisica prossima alla significatività (p=0.058), indipendentemente dal gruppo, mentre negli altri casi solo miglioramenti marginali. Tutti i gruppi hanno lieve guadagno dell’Indice Salute Fisica (ISF,test sf36) e più marcatamente dell’Indice di Salute Mentale (ISM), specie in NM1+C (p=0.009), a cui contribuiscono soprattutto le sottoscale del dolore, vitalità e attività sociali. I pazienti trattati con NM1+C hanno una riduzione della spasticità localizzata più marcata rispetto agli NM2 (p 0.058).

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Entrambi i trattamenti riabilitativi mostrano un beneficio psicologico con diminuzione dei tre domini nella DASS21, più evidente in stress e depressione per entrambi i protocolli indipendente dai gruppi, mentre l’ansia diminuisce solo in NM2. I test neuropsicologici somministrati prima e dopo NM1+C o NM2, mostrano miglioramenti dei valori mediani post trattamento molto variabili nei test per l’attenzione e memoria. Sono stati raccolti per i 16 pz trattati con NM1+C anche i dati quantitativi prodotti dal cicloergometro a fine di ogni trattamento che mostrano un miglioramento dei parametri di attività muscolare, della simmetria di lavoro tra i due arti e dei parametri vitali. I risultati sembrano indicare un’efficacia del trattamento motorio associato con cicloergometro indipendentemente dalla gravità clinica delle SM. Tale azione si esplica specie nel cammino per lunghe distanze, schema del passo, distanza totale percorsa, simmetria di carico, dolore, lavoro e forza muscolare. Inoltre c’è un’azione positiva e correlata con il miglioramento motorio sul versante cognitivo e psicologico, con ripercussioni su fatica fisica e cognitiva, qualità di vita, attività e partecipazione del malato nelle ADL e nel lavoro.

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Abstract 7 - TRATTAMENTO DELLA SPASTICITÀ FOCALE NELLA SCLEROSI MULTIPLA CON TOSSINA BOTULINICA E ONDE D’URTO RADIALI: STUDIO PILOTA. -

MARINARO CINZIA*[1], BARLETTA MARIANNA[1], DICORATO ROSA[1], INDINO ANGELO[1], DE SCORPIO GERARDO[1], PINO ILARIA[1], IOCCO MAURIZIO[1], AMMENDOLIA ANTONIO[1]

- [1]Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, Dip. Di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università degli Studi Magna Graecia, Catanzaro,Italia ~ CATANZARO ~ Italy

# Riabilitazione della Sclerosi Multipla

In pazienti affetti da Sclerosi Multipla (SM), la spasticità è responsabile del peggioramento della qualità di vita, determinando un aumento della fatica, del dolore e un alto rischio di cadute. L’approccio terapeutico, considerato “gold standard”, prevede l’iniezione di Tossina Botulinica di Tipo A (BoNT-A) (Dressler et al., 2018). Tuttavia, in letteratura sono riportati alcuni studi condotti mediante l’impiego delle onde d’urto radiali (Radial Extracorporeal Shock Wave Therapy: rESWT) (Marinelli et al., 2015). Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare l'efficacia terapeutica delle rESWT sulla spasticità focale e di confrontarlo con il trattamento di riferimento, attualmente rappresentato da BoNT-A. Nello studio sono stati arruolati sedici pazienti con SM (10 maschi e 6 femmine con età media 45 ± 8,17 anni) con spasticità dei mm. tricipite della sura, valutati utilizzando la scala di Ashworth modificata (MAS) e la scala di Tardieu modificata (MTS). I criteri di inclusione nello studio sono stati: EDSS tra 5 e 7,5; spasticità dei muscoli tricipite della sura con valore da 1 a 4, secondo la scala MAS; nessun trattamento per spasticità focale negli ultimi 12 mesi o trattamento in corso per spasticità diffusa; assenza di grave decadimento cognitivo. I pazienti sono stati sottoposti a terapia con BoNT-A e, dopo 3 mesi dall’iniezione, sono stati sottoposti a 1 sessione a settimana di trattamento con rESWT, per un totale di 4 sessioni. Tutti i pazienti sono stati valutati prima del trattamento (T0), al termine del trattamento (T1’), a 1 (T1) e 3 mesi (T2) dopo la fine di ciascun trattamento, utilizzando le scale clinico-valutative MAS e MTS e l’analisi cinematica del range di escursione (ROM) passivo e attivo della caviglia. In riferimento ai valori registrati a T0, la BoNT-A ha determinato una riduzione statisticamente significativa della spasticità valutata mediante MAS in ogni fase, con effetto massimo registrato a T2 (T1 p<0,011, T2 p<0,013); mentre l’ipertono spastico, valutato mediante MTS, ha mostrato una diminuzione statisticamente significativa solo in T2 (p<0,013). Al termine dell’ultima sessione di rESWT, i pazienti hanno mostrato una diminuzione statisticamente significativa dei valori MAS (p<0,002). È interessante notare come i miglioramenti ottenuti non siano stati mantenuti a T1 e T2. La valutazione del tono muscolare eseguita utilizzando la scala MTS ha evidenziato invece un effetto più prolungato con una riduzione significativa ottenuta subito dopo l'ultima sessione di trattamento (p<0,011) e a T1(p<0,004). L'analisi cinematica del movimento di dorsiflessione passiva della caviglia ha mostrato un significativo incremento, già evidente un mese dopo l'iniezione di BoNT-A (p<0,001) e persistente nel follow-up (p<0,019). L'uso di rESWT ha determinato un aumento del ROM paragonabile a quello osservato dopo il trattamento con BoNT-A (p<0,001); tuttavia, tale incremento non si è mantenuto nel tempo, esaurendosi a T2. La valutazione strumentale della flessione plantare attiva ha mostrato un evidente effetto dell'azione della BoNT-A solo a T1 (p<0,010). Si è ottenuto un miglioramento del ROM della caviglia con un raddoppio dei valori di escursione articolare al termine dell’ultima seduta di trattamento con rESWT (p<0,012). Tale aumento, sebbene più limitato, è stato inoltre osservato a T1 (p<0,012). Questo studio pilota evidenzia l'efficacia terapeutica delle rESWT sulla spasticità focale in una coorte di pazienti affetti da SM, con un miglioramento dei parametri clinici e strumentali correlati alla riduzione dell’ipertono. Tale effetto appare paragonabile all'effetto indotto dal trattamento con BoNT-A seppur attraverso un diverso meccanismo biologico e con una durata ridotta.

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La scelta di applicare il trattamento con rESW dopo iniezione di BoNT-A è utile al fine di evitare alcune limitazioni che la terapia con tossina botulinica determina quali l’utilizzo di alti dosaggi, la limitata ripetitività e le eventuali reazioni immunogeniche. - Dressler, D., Bhidayasiri, R., Bohlega, S., Chana, P., Chien, H. F., Chung, T. M., … Saberi, F. A. (2018). Defining spasticity: a new approach considering current movement disorders terminology and botulinum toxin therapy. Journal of Neurology, 265(4), 856–862. http://doi.org/10.1007/s00415-018-8759-1. - Marinelli, L., Mori, L., Solaro, C., Uccelli, A., Pelosin, E., Currà, A., … Trompetto, C. (2015). Effect of radial shock wave therapy on pain and muscle hypertonia: A double-blind study in patients with multiple sclerosis. Multiple Sclerosis Journal, 21(5), 622–629. http://doi.org/10.1177/1352458514549566.

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Abstract 8 - TRATTAMENTO ROBOT-ASSISTITO CON IL SISTEMA TYROMOTION PABLO-PLUS, PER IL DEFICIT DI FORZA DEGLI ARTI SUPERIORI NEI PAZIENTI CON SCLEROSI MULTIPLA, STUDIO PILOTA.

L.PACE, E.TROISI, F.RIZZI,S.CATANI,S.ZITO, C.ALBENSI, MG GRASSO -

Pace Luca*[1], Troisi Elio[1], Rizzi Francesco[1], Catani Sheila[1], Zito Silvia[1], Albensi Caterina[1], Grasso Maria Grazia[1]

- [1]IRCCS Fondazione Santa Lucia ~ Roma ~ Italy

# Riabilitazione della Sclerosi Multipla

Il deficit di forza nell'arto superiore con difficoltà di presa e nei movimenti fini della mano è un quadro clinico di riscontro comune in pazienti affetti da malattie neurodegenerative come la sclerosi multipla. Negli ultimi anni l'uso della riabilitazione robotica sta associando il trattamento tradizionale nel trattamento dei disturbi motori nell'arto superiore. Il sistema Tyromotion Pablo Plus è un dispositivo sensorizzato progettato per la riabilitazione dell'arto superiore con particolare attenzione alla mobilizzazione delle articolazioni della spalla, del gomito, del polso e della mano. Con i suoi moduli, Pablo-Sensogriff e Pablo-Multiball, ti permette di misurare la forza con diverse prese. Il sensore Pablo è collegato all'interfaccia USB di un PC. I dati sono registrati con misurazioni quantitative della forza isometrica della mano e degli angoli delle rotazioni isotoniche che consentono i movimenti di pronazione e supinazione dell'avambraccio. Le modalità di utilizzo del dispositivo consistono in esercizi di riabilitazione e valutazione. L'obiettivo dello studio è verificare se l'allenamento robotico con il sistema Tyromotion-Pablo può migliorare nei pazienti affetti da sclerosi multipla, con paresi nell'arto superiore, il reaching, i movimenti fini della mano, la motilità globale, la forza e quindi autonomia nelle attività della vita quotidiana, rispetto al trattamento riabilitativo tradizionale. Sono stati reclutati 10 pazienti. 5 pazienti facevano parte del gruppo di controllo (CG) e 5 del gruppo sperimentale (EG); i due gruppi erano omogenei per età e anni di malattia. Tutti sono stati sottoposti a un trattamento riabilitativo individualizzato, con obiettivi che tenevano conto delle difficoltà e delle capacità residue della persona. I pazienti reclutati per lo studio hanno ricevuto 12 sessioni di terapia con l'allenamento degli arti superiori. L'EG ha eseguito 12 sessioni di 40 minuti per 4 settimane, di allenamento robotico per gli arti superiori con Tyromotion-Pablo; il gruppo CG ha eseguito 12 sessioni di 40 minuti per 4 settimane di trattamento riabilitativo neuromotorio convenzionale. Criteri di inclusione: paresi dell'arto superiore in pazienti con SM, soggetti di età compresa tra 25 e 80 anni. , Mini-mental-State-Examination (MMSE) = /> 24, Medical Research Council Scale (MRC) tra 1 e 4. Criteri di esclusione: grave comorbilità; Portatori di pacemaker cardiaci; Gravidanza; Ipertono spastico nell'arto superiore (ASW> 3); MMSE <24; MRC con valori di 0 e 5; Età> 80 E <25. I pazienti dei due gruppi sono stati valutati prima di iniziare il training (T0) e alla fine delle 4 settimane (T1), con Mobility Index per la mobilità globale; 9 Hole Peg Test per la velocità dei movimenti fini; Indice di Barthel per l'autonomia; MRC per forza segmentale, Fatigue Scale (FSS); MSQoL54 per la qualità della vita, oltre alle misurazioni registrate con Tyromotion-Pablo su grado di chiusura della mano, movimento interdigitale, forza della pinza, ROM dell'arto superiore; I confronti intra-gruppo sono stati valutati con il test t-pair. La significatività statistica delle variazioni dei parametri è stata considerata con valori di p <0,05. Nessuna variabile era significativamente diversa tra i due gruppi in T0. Nella valutazione intra-gruppo di T0 e T1 riguardante la variazione di forza (MRC) dell'arto superiore nell'EG dopo il trattamento con Tyromotion, era significativa la variazione di MRC nella flessione della spalla, estensione del gomito, estensione del polso, flessione interfalangea, metacarpo-falangea e flessione interfalangea del pollice. Tutti gli altri risultati delle altre scale di valutazione non erano significativi. Per il Nine Hole Peg Test, il valore nella EG si avvicina al significato (p = 0,086). Nessuna variazione significativa in nessun parametro è stata trovata nel CG.

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Negli ultimi anni il rapido sviluppo nel campo della robotica ha determinato la nascita di un importante aiuto al trattamento riabilitativo tradizionale anche in ambito di Riabilitazione di Patologie Neurodegenerative quali la Sclerosi Multipla. Tale ausilio permetterà di potenziare le strategie terapeutiche anche in ambito riabilitativo. E' in questo contesto che Tyromotion Pablo Plus , dispositivo sensorizzato , progettato per la riabilitazione dell'arto superiore può essere un valido strumento nel lavoro del riabilitatore. E' necessario, per misurarne le potenzialità e i limiti, aumentare il numero degli studie dei pazienti trattati, in confronto con la terapia tradizionale. - Compston A,Coles A.. Multiple Sclerosis. Lancet. 2008;372(9648):1502-1517. - Carpinella I,Cattaneo D, Bertoni R Ferrarin M. Robot Training of upper limb in multiple sclerosis:comparing protocols with or without manipulative task components. IEEE Trans Neural Syst Rehabil Eng. 2012 May; 20 (3):351-60 - Sale P,Lombardi V,Franceschini M: Hand robotic rehabilitation: feasibility and preliminary results of a robotic treatment in patients with hemiparesis

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Abstract 31 - EFFICACIA DELLE ONDE D'URTO RADIALI NEL TRATTAMENTO DEL DOLORE E DELLA SPASTICITA’ DA SCLEROSI MULTIPLA: UN CASE REPORT -

del gaudio giovanni*[1], palmieri paolo[1], frizzi laura[1], sodano luisa[1], d'onofrio concetta nastasia[1], terracciano annamaria maddalena[1]

- [1]casa di cura santa maria del pozzo ~ somma vesuviana ~ Italy

# Riabilitazione della Sclerosi Multipla

Diversi studi hanno dimostrato l'efficacia delle onde d'urto radiali nel trattamento del dolore e della spasticità di pazienti affetti da PCI ed ictus¹ ². Recenti studi hanno altresì evidenziato l'efficacia delle Onde d'urto radiali nel trattamento del dolore e della spasticità dei pazienti con Sclerosi Multipla (SM).³ G.P., paziente di 28 anni affetto da Sclerosi Multipla Primaria Progressiva è stato ricoverato presso la Clinica Santa Maria del Pozzo di Somma Vesuviana (NA) dall'Ottobre al Dicembre del 2018 in regime di lungodegenza per effettuare riabilitazione neuromotoria. Il paziente ha ricevuto diagnosi di malattia nel 2008; si è sottoposto nel 2012 ad autotrapianto di cellule staminali, nel 2016 all'impianto di neuro stimolatore midollare e poi nel 2017 ad un ciclo di terapia con tossina botulinica senza ottenere alcun benefico clinico evidente. Negli anni ha effettuato costantemente cicli di rieducazione neuromotoria e IKT. Alla visita di ingresso il paziente presentava una grave paraparesi spastica agli arti inferiori, mantenuti in triplice flessione e addotti, con impossibilità anche alla mobilizzazione passiva, se non per pochissimi gradi di ROM. Necessitava di massima assistenza per eseguire i passaggi posturali, la stazione eretta e deambulazione risultavano impossibili. Riferiva ad entrambi gli arti inferiori, a livello della regione anteriore della coscia, un dolore persistente, che aumentava dopo le sedute di FKT. Per valutare il paziente sono state utilizzate le seguenti scale: la scala visuo-analogica del dolore (VAS), la Modified Ashworth Scale (MAS) per la spasticità , la Daniels and Worthingham’s Muscle Testing per valutare la forza muscolare, Barthel Index per la disabilità. Il paziente è stato sottoposto per un periodo di 4 settimane a trattamento riabilitativo neuromotorio, con la cadenza di 6 sedute a settimana, ed a trattamento con onde d'urto radiali agli arti inferiori sulla regione del quadricipite, con la cadenza di 2 sedute a settimana. Per ulteriori due settimane il paziente ha effettuato esclusivamente trattamento neuromotorio. Le Onde d'Urto sono state utilizzate con le seguenti modalità: Macchina Onde d’urto con trasduttore Diactor ( 32 mm), Bar 2, Frequenza 5 Hz, 500 colpi a fascio muscolare per un totale di 2000 colpi. La valutazione del paziente e la compilazione delle scale è stata eseguita a T0, dopo 4 settimane di trattamento (T1) e dopo 2 settimane dalla fine del trattamento (T2). I risultati sono stati i seguenti: alla scala VAS il punteggio a T0 era 7/10 sia all'arto inferiore dx che all'arto inferiore sn, a T1 era 4/10 a dx e 3/10 a sn, a T2 era 4/10 a dx e 3/10 a sn; alla MAS agli AAII il punteggio a T0 era 12/ 12 all'arto inferiore dx e 12/12 all'arto inferiore sn, a T1 era 9/12 a dx e 9/12 a sn, a T2 era 9/12 a dx e 9/12 a sn; alla Daniels- Worthingham MMT il punteggio a T0 era 36/80 sia all'arto inferiore dx che all'arto inferiore sn, a T1 era 44/80 a dx e 44/80 a sn, a T2 era 42/80 a dx e 42/80 a sn. La Barthel Index mostrava un punteggio di 30/100 a T0, a T1 era di 45/100, a T2 di 55/100. A T1 si è dunque registrato una diminuzione della spasticità e del dolore e si è assistito ad un incremento della motilità attiva agli arti inferiori. In clinostatismo risultava notevolmente ridotto l'atteggiamento in flessione di anche e ginocchia ed era in grado di estendere l'anca ed il ginocchio per più del 50% del ROM. Questi risultati si presentavano sostanzialmente invariati anche al controllo effettuato dopo 2 settimane dalla fine del trattamento. Il paziente è diventato più autonomo nella esecuzione dei passaggi posturali semplici e complessi. In conclusione i risultati ottenuti in questo paziente ci incoraggiano ad intraprendere uno studio che preveda l'utilizzo di un protocollo che abbina le Onde d'Urto radiali con la fisioterapia neuromotoria nel trattamento del dolore e della spasticità da Sclerosi Multipla. Radial shock wave therapy: effect on pain and motor performance in a paralympic athlete. Mori L et al. Eur J Phys Rehabil Med. 2017 Apr;53(2):286-289. Positive Effects of Extracorporeal Shock Wave Therapy on Spasticity in Poststroke Patients: A Meta-Analysis. Guo P et al. J Stroke Cerebrovasc Dis. 2017 Nov; 26(11):2470-2476.

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Breakthroughs in the spasticity management: Are non-pharmacological treatments the future? Naro A et al. J Clin Neurosci. 2017 May;39:16-27.

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Abstract 43 - TRAINING RIABILITATIVO INTENSIVO NELLA SCLEROSI MULTIPLA: STUDIO DELL’EFFICACIA SULLA FORZA E SULLA FATICA MECCANICA ED ELETTRICA. -

Tramonti Caterina[1], Foglia Angela[2], Di Martino Siria[1], Spina Vincenzo*[1], Chisari Carmelo[1], Di Puccio Francesca[3]

- [1]SD Neuroriabilitazione ~ Pisa ~ Italy - [2]Dipartimento di Ingegneria Civile ed Industriale, Università di Pisa. ~ Pisa ~ Italy - [3]Dipartimento di Ingegneria Civile ed Industriale, Università di Pisa. ~ Pisa ~ Italy

# Riabilitazione della Sclerosi Multipla

La debolezza muscolare e la fatica sono due sintomi frequenti e disabilitanti che possono insorgere in pazienti con Sclerosi Multipla (SM) (1), la cui gestione clinica è da sempre considerata complessa. Diverse terapie farmacologiche si sono dimostrate inefficaci nella gestione di questa sintomatologia, per cui è stato enfatizzato il ruolo dell’esercizio fisico nel lungo termine (2). In questo contesto, il training riabilitativo di tipo task-oriented (TOCT) rappresenta un valido strumento in grado di migliorare le funzioni motorie e la qualità di vita dei pazienti con SM (3). Il presente lavoro è stato condotto al fine di valutare l’efficacia del TOCT sull’output di forza meccanica e sulla fatica meccanica ed elettrica di soggetti con disabilità lieve-moderata. Inoltre, abbiamo caratterizzato le correlazioni tra i miglioramenti clinici della performance motoria e le modifiche della forza e fatica periferiche. Sono stati reclutati 15 pazienti, con diagnosi di SM, con EDSS compreso tra 3,5 e 5,5. I soggetti sono stati valutati tramite scale clinico-funzionali affiancate all’esecuzione di indagini strumentali per la valutazione della forza e della fatica meccanica ed elettrica la settimana prima (T0) ed al termine (T1) del trattamento riabilitativo. Il circuito riabilitativo di tipo task-oriented (TOCT) è un’esercitazione a carattere intensivo, con lo scopo di favorire l’apprendimento motorio dei gesti compiuti ed il trasferimento degli stessi nei contesti significativi della vita quotidiana. Il circuito funzionale ha avuto una durata complessiva di 10 giorni (5 giorni consecutivi di circuito-2 giorni di riposo-5 giorni consecutivi di circuito) per ciascun paziente. Le valutazioni clinico-funzionali eseguite comprendevano: Six-minute Walk Test (6MWT), 10-Meter Walking Test (10MWT), Timed Up and Go Test (TUG), Dynamic Gait Index (DGI), Multiple Sclerosis Walking Scale 12 (MSWS-12), la Modified Fatigue Impact Scale (MFIS), la Functional Assessment Multiple Sclerosis (FAMS) e la Multiple Sclerosis Impact scale (MSIS-29). La forza meccanica è stata valutata durante contrazioni isometriche in estensione del ginocchio ed in dorsiflessione del piede su Dinamometro Isocinetico, raggiungendo la massima contrazione volontaria (MCV). Sono stati eseguite 3 prove consecutive della durata di 3 secondi cadauna, ed il valore medio è stato considerato come valore di riferimento della MCV. La fatica muscolare è stata valutata misurando l’output di forza durante una contrazione isometrica sostenuta per 60 secondi in estensione del ginocchio ed in dorsiflessione della caviglia, registrando i segnali elettromiografici di superficie dei muscoli Vasto mediale e Tibiale anteriore rispettivamente. I dati sono stati espressi quindi in termini percentuali sulla base dell’andamento temporale, ed è stato calcolato un indice di fatica meccanica ed elettrica. I risultati ottenuti hanno evidenziato un miglioramento significativo della performance nell’esecuzione del DGI, della MSIS-29, della MFIS e della MSWS-12 in seguito al TOCT. Considerando i test di contrazioni isometriche di 3 secondi, si è riscontrato un miglioramento significativo dell’output di forza durante l’estensione del ginocchio in seguito al trattamento. Non si è riscontrato nessun cambiamento nel decremento della fatica meccanica ed elettrica tra prima (T0) e dopo il training (T1). Si è inoltre riscontrata una significativa correlazione tra la variazione T1-T0 nella scala di qualità di vita (ΔMSIS-29) e la variazione dell’output di forza (ΔMCV Gin), suggerendo che un miglioramento della disabilità percepita dal paziente corrispondesse ad un incremento della forza meccanica esercitata. In conclusione, la valutazione strumentale della forza ha evidenziato che il training intensivo di tipo task-oriented è un protocollo in grado di modificare positivamente l’output di forza dei pazienti. Le analisi di correlazione con le scale cliniche, in particolare quelle relative alla qualità di vita, confermano la stretta relazione tra la percezione soggettiva della disabilità motoria e l’entità del miglioramento dell’output di forza

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in seguito al training task-specifico, favorendo l’idea di un circolo virtuoso tra livelli di forza, recupero delle capacità funzionali e miglioramento della qualità di vita individuale. 1. Steven R et al. Fatigue in multiple sclerosis: Current understanding and future directions. Journal of Rehabilitation Research and Development. 2002; 39(2): 211-224. 2. Stroud NM, Minahan C.L. The impact of regular physical activity on fatigue, depression and quality of life in persons with multiple sclerosis. Health Qual Life Outcomes. 2009; 7: 68. 3. Chisari C, Venturi M, Bertolucci F, Fanciullacci C, Rossi B. Benefits of an intensive task-oriented circuit training in Multiple Sclerosis patients with mild disability. NeuroRehabilitation. 2014;35(3): 509-18.

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Abstract 71 - LE DISFUNZIONI PERINEALI NEI PAZIENTI CON SCLEROSI MULTIPLA: STUDIO OSSERVAZIONALE DESCRITTIVO TRASVERSALE -

Bassini Elia*[1], Zampolini Mauro[2]

- [1]Università di Perugia ~ Perugia ~ Italy - [2] ~ Foligno ~ Italy

# Riabilitazione della Sclerosi Multipla

La sclerosi multipla (SM) è una malattia neurologica progressiva cronica con maggiori probabilità di colpire i giovani adulti. Oltre a disturbi sensoriali, spasticità, debolezza, depressione e problemi cognitivi, la SM è ben nota per avere significativi effetti dannosi su intestino, vescica e funzione sessuale, peggiorando la qualità della vita. Sebbene le disfunzioni pelviche siano comuni nei pazienti con SM, rimangono sottodiagnosticate. Lo scopo dello studio è valutare la prevalenza dei sintomi che caratterizzano le disfunzioni perineali, sia uro-ginecologiche che ano-rettali, nei pazienti con SM, capire quale disfunzione perineale è più comune in questa tipologia di pazienti e come essa impatta nella loro qualità di vita. Previa approvazione del comitato etico, dalla lettura delle cartelle cliniche del Day Hospital (DH) S.C.R.I.N di Trevi e del reparto di NeuroRiabilitazione Ospedale S. Giovanni Battista di Foligno sono stati screenati pazienti di età compresa tra i 18-65 anni, con SM recidivante-remittente (RR) e secondariamente progressiva (SP) di grado lieve gruppo A (EDSS ≤ 3) e di grado moderata gruppo B (EDSS >3-7). I casi con EDSS ≥ 7, forme SM primariamente progressiva (PP), recidivante progressiva (RP) e sindrome clinicamente isolata (CIS), catetere vescicale, gravi disturbi cognitivo-comportamentali e demenza sono stati esclusi. Sono stati reclutati i primi 34 pazienti consecutivi arruolabili. La valutazione dei disturbi pelvici è stata eseguita somministrando le seguenti scale di valutazione: IQOL (>100) e ICIQ-SF (PPD card) per l’incontinenza urinaria (IU); OAB V8 per urgenza minzionale; WEXNER Score (PPD card) per l’incontinenza fecale (IF); ODS Score (>5) per la defecazione ostruita (SDO); MC.GILL PAIN Questionnaire, per valutare il dolore cronico pelvico (DCP); WHODAS-12 per lo stato di salute percepito. Inoltre, si è proceduto alla valutazione muscolare del pavimento pelvico, che prevede: valutazione esterna della contrazione perineale (nucleo fibroso centrale) e il PCtest. Tramite metodo PERFECT si è registrato il risultato con la OXFORD Scale (PPD card). La percentuale dei pazienti che riferivano sintomi di disfunzioni pelviche era del 99%: solo 1 su 34 non presentava nessun sintomo di disfunzione perineale. 33 persone avevano un OAB V8 score positivo; 11 persone su 34 riferivano un dolore perineale persistente da più di 6 mesi, tra cui 2 delle 11 riferivano dispareunia. Per quanto riguarda IF, 11 soggetti sono risultati positivi al Wexner score. Pazienti con lo stesso ICIQ score avevano un IQOL score molto differente, con relativo impatto nella qualità della vita. Riguardo la SDO 17 persone avevano un ODS score >5. La valutazione muscolare è stata svolta in 31 pazienti, solo 11 avevano un Oxford score ≥ 3 che indica una contrazione valida, non c’era correlazione tra Oxford score e presenza di sintomi perineali, ovvero la paziente con tutte le scale di valutazione negative non presentava un Oxford score ≥ 3. Analizzando i risultati WHODAS-12 si evidenzia una correlazione non proporzionale tra stato di salute percepito e situazione clinica. Lo studio dimostra che malgrado la diagnosi di questi disturbi sia sottostimata, la prevalenza nei pazienti con SM è molto elevata, soprattutto è stata evidenziata una forte presenza di sintomi da urgenza minzionale (33 su 34) IU (26 su 34) IF (18 su 34) e SDO (17su 34). Meno frequente sintomatologia di DCP. I risultati dello studio indicano che l’analisi ed il trattamento delle disfunzioni pelviche dovrebbero far parte delle priorità terapeutiche nei pazienti con SM, tenendo conto che non trattate potrebbero generare complicanze cliniche e interferire in maniera sostanziale con la qualità della vita. 1 Bladder, Bowel and sexual Dysfunction in multiple sclerosis Hawker KS, Frohman EM ;Curr Treat Options Neurol. 2001 May 2 Pathophysiology and management of bowel dysfunction in multiple sclerosis Wiesel PH, Norton C, Glickman S, Kamm MA ; Eur J Gastroenterol Hepatol 2001 Apr 3 Pelvic floor rehabilitation in multiple sclerosis De Ridder , Vermeulen C, Ketelaer P, Van Poppel H, Baert L.

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Abstract 73 - RETROSPECTIVE STUDY OF CORRELATION BETWEEN BALANCE ASSESSED WITH COMPUTERIZED DYNAMIC STABILOMETRIC AND PATIENT REPORTED OUTCOMES IN PEOPLE WITH MULTIPLE SCLEROSIS. -

Tacchino Andrea*[1], Podda Jessica[1], Bozzo Luca[1], Ponzio Michela[1], Monti Bragadin Margherita[1], Konrad Giovanna[2], Bergamaschi Valeria[2], Pedullà Ludovico[1], Battaglia Mario Alberto[3], Brichetto Giampaolo[1]

- [1]Fondazione Italiana Sclerosi Multipla ~ Genova ~ Italy - [2]Associazione Italiana Sclerosi Multipla ~ Genova ~ Italy - [3]Università degli Studi di Siena ~ Siena ~ Italy

# Riabilitazione della Sclerosi Multipla

Balance disorders are among the most frequent symptoms in Multiple Sclerosis (MS) and lead to postural instability by increasing the fall risk and limiting people with MS (PwMS) in activities of daily living (ADL). The computerized stabilometric platform can be used and privileged to asses postural control in MS. The aim of the study is the evaluation of the correlation between balance, assessed with the sensory organization test (SOT) through a computerized dynamic stabilometric platform (EquiTest, Neurocom, Clackamas, OR, USA), and Patient Reported Outcomes (PRO) in PwMS [1, 2]. PwMS considered for this retrospective study were among those followed as outpatients at the Italian MS Society Rehabilitation Centre of Genoa. Correlation analysis was executed on the two database of PROs of the Italian initiative PROMOPRO-MS and SOTs. A patient was considered for the analysis if the two evaluations were occurred within a maximum of fifteen days. The collected PROs were: the Expanded Disability Status Scale (EDSS) for the disability level evaluation; the ABILHAND for the self-perception of manual ability in ADL; the Modified-Fatigue Impact Scale (MFIS) for self-perception of fatigue in the physical, cognitive and psychosocial domains; the Functional Independence Measure (FIM) for the clinician evaluation of patient self-care, sphincter control, mobility, locomotion, communication and social cognition; the Hospital Anxiety and Depression Scale (HADS) for the self-perception of anxiety and depression; the Life Satisfaction Index (LSI) for self-perceived quality of life; the Symbol Digit Modality Test and the Montreal Cognitive Assessment to evaluate cognitive performance in the main cognitive functions. The observation period was between January 2014 and December 2018. 207 PwMS (137 females) were enrolled. Mean age was 53.8 ± 12.3 years; mean disease duration was 18.3 ± 11.7 years; 103 patients were relapsing-remitting (RR), 76 secondary progressive (SP) and 19 primary progressive (PP). The mean EDSS was 4.6 ± 1.6. Vestibular component was significantly more impaired in progressive than RR patients. However, somatosensory and visual components seemed to be preserved and used to compensate this deficit. Spearman coefficient showed significant correlation between balance and EDSS (p<0.001), ABILHAND (p<0.001), MFIS and its subsets (p<0.05), FIM and its subsets involving motor activities (p<0.001), depression subset of HADS and Life Satisfaction Index (p<0.05). As expected, no significant correlations were found with cognitive test (MoCA and SDMT). Our study revealed significant correlations between balance and all the total and subtotal scores involving the physical domain. Cognitive domain during performance tests is not affected by balance disorders; however, the latter seem to induce cognitive fatigue perception. More interesting, emotional status and quality of life are influenced by balance impairments. [1] Cimino V, Chisari CG, Raciti G, Pappalardo A, Zappia M, Patti F. Static postural control disturbances among the different multiple sclerosis phenotypes: A Neurocom Balance Manager® evaluation study. Mult Scler Relat Disord. 2018 Nov;26:46-51. [2] Brichetto G, Piccardo E, Pedullà L, Battaglia MA, Tacchino A. Tailored balance exercises on people with multiple sclerosis: A pilot randomized, controlled study. Mult Scler. 2015 Jul;21(8):1055-63.

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Abstract 77 - L'INTERFERENZA COGNITIVO-MOTORIA NELLA PERSONA CON SCLEROSI MULTIPLA: COMPOSER -

Comminiello Paola*[2], Baratta Silvano[4], Reali Adelmo[4], Ciotti Silvia[6], Corea Francesco[7], Vulpiani Mariachiara[10], Rinonapoli Giuseppe[8], Zampolini Mauro[9]

- [2]Scuola di specializzazione in medicina fisica e riabilitativa Roma la Sapienza ~ perugia ~ Italy - [4]S.C.R.I.N Trevi (Pg) , Dipartimento di Riabilitazione USLUmbria2 ~ Trevi (Pg) ~ Italy - [6]Dipartimento riabilitazione USLUmbria2 ~ Cascia (Pg) ~ Italy - [7]Dipartimento Neurologia e Riabilitazione USLUmbria2 ~ Foligno (Pg) ~ Italy - [8]S.C Ortopedia e Traumatologia Perugia ~ Perugia ~ Italy - [9]Direttore dipartimento Riabilitazione USLUmbria2 ~ Foligno (Pg) ~ Italy - [10]Direttore Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, Universita "La Sapienza" Roma ~ Roma ~ Italy

# Riabilitazione della Sclerosi Multipla

L'obiettivo è ricercare l’impatto sull’equilibrio statico, di un’ attività in dual-task cognitivo versus motorio nella Persona con Sclerosi Multipla e con basso livello di disabilità (EDSS<4). E’ uno studio interventistico non farmacologico su un campione di 48 pazienti affetti da Sclerosi Multipla recidivante remittente randomizzati in due gruppi a cui è stata eseguita una valutazione stabilometrica come single task e un dual task stabilometrico con aggiunta di un compito motorio o cognitivo. Per ciascun gruppo è stato calcolato il Dual task cost inerente i parametri stabilometrici rilevati. Il gruppo motorio, ha riportato un aumento dell’area descritta dalle oscillazioni del centro di pressione e delle deviazioni standard in senso antero-posteriore durante la stabilometria in Dual Task (p-value<0,05). Il gruppo cognitivo, invece, ha riportato un aumento delle deviazioni standard del tronco in Dual task rispetto al Single task (p-value<0,04). Sono stati isolati due sottogruppi, cognitivo e motorio positivi, alla valutazione stabilometrica, per interferenza cognitivo-motoria in Dual task .Dal calcolo del Dual task cost e dal confronto tra i due sottogruppi, è emerso nella sottopopolazione cognitiva, un costo, più elevato nell’attiv ità in doppio compito (p-value<0,02). Il Dual Task Cost test costituisce un valido strumento per la valutazione dell’ interferenza cognitivo-motoria. L’ ottimizzazione della performance nelle attività in Dual-task, è un obiettivo fondamentale per favorire l’autonomia, la partecipazione sociale e il miglioramento della qualità di vita della persona con SM. 1. Wajda, Douglas A., e Jacob J. Sosnoff. «Cognitive-Motor Interference in Multiple Sclerosis: A Systematic Review of Evidence, Correlates, and Consequences». BioMed Research International 2015 (2015): 720856. 2. Dendrou, Calliope A., Lars Fugger, e Manuel A. Friese. «Immunopathology of Multiple Sclerosis». Nature Reviews. Immunology 15, n. 9 (15 settembre 2015): 545–58 3. Kamphuis WW, Derada Troletti C, Reijerkerk A, Romero IA, de Vries HE1 «The blood-brain barrier in multiple sclerosis: microRNAs as key regulators». - Department of Molecular Cell Biology and Immunology, Neuroscience Campus Amsterdam, 2015;14(2):157-67 4. Vidal-Jordana, Angela, e Xavier Montalban. «Multiple Sclerosis: Epidemiologic, Clinical, and Therapeutic Aspects». Neuroimaging Clinics of North America 27, n. 2 (maggio 2017): 195–204. 5. Tomassini, Valentina, Alessandro d’Ambrosio, Nikolaos Petsas, Richard G. Wise, Emilia Sbardella, Marek Allen, Francesca Tona, et al. «The Effect of Inflammation and Its Reduction on Brain Plasticity in Multiple Sclerosis: MRI Evidence». Human Brain Mapping 37, n. 7 (2016): 2431–45. 6. Oh, Jiwon, Angela Vidal-Jordana, e Xavier Montalban. «Multiple Sclerosis: Clinical Aspects». Current Opinion in Neurology 31, n. 6 7. Benedetti, M.G., et al., Treadmill exercise in early mutiple sclerosis: a case series study. Eur J Phys Rehabil Med, 2009. 45(1): p. 53-9. 8. Brenner, P., e F. Piehl. «Fatigue and Depression in Multiple Sclerosis: Pharmacological and Non-Pharmacological Interventions». Acta Neurologica Scandinavica 134 Suppl 200 (settembre 2016): 47–54. 9. Grzegorski, Tomasz, e Jacek Losy. «Cognitive Impairment in Multiple Sclerosis - a Review of Current Knowledge and Recent Research». Reviews in the Neurosciences 28, n. 8 (27 2017): 845–60. 10. Trenova, Anastasiya G., Georgi S. Slavov, Maria G. Manova, Jana B. Aksentieva, Lyuba D. Miteva, e Spaska A. Stanilova. «Cognitive Impairment in Multiple Sclerosis». Folia Medica 58, n. 3 (2016): 157–63. 11. Patten, Scott B., Ruth Ann Marrie, e Mauro G. Carta. «Depression in Multiple Sclerosis». International Review of Psychiatry (Abingdon, England) 29, n. 5 (2017): 463–72.

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12. Enns, Murray W., Charles N. Bernstein, Kristine Kroeker, Lesley Graff, John R. Walker, Lisa M. Lix, Carol A. Hitchon, et al. «The Association of Fatigue, Pain, Depression and Anxiety with Work and Activity Impairment in Immune Mediated Inflammatory Diseases». PloS One 13, n. 6 (2018): e0198975. 13. Boeschoten, Rosa E., Annemarie M. J. Braamse, Aartjan T. F. Beekman, Pim Cuijpers, Patricia van Oppen, Joost Dekker, e Bernard M. J. Uitdehaag. «Prevalence of Depression and Anxiety in Multiple Sclerosis: A Systematic Review and Meta-Analysis». Journal of the Neurological Sciences 372 (15 gennaio 2017): 331–41 14. Pravatà, Emanuele, Maria A. Rocca, Paola Valsasina, Gianna C. Riccitelli, Claudio Gobbi, Giancarlo Comi, Andrea Falini, e Massimo Filippi. «Gray Matter Trophism, Cognitive Impairment, and Depression in Patients with Multiple Sclerosis». Multiple Sclerosis (Houndmills, Basingstoke, England) 23, n. 14 (dicembre 2017): 1864–74. .

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Abstract 100 - IL TRATTAMENTO DELL'IPOFONIA NELLA SCLEROSI MULTIPLA CON METODO INTENSIVO LEE SILVERMAN VOICE TREATMENT: STUDIO PILOTA -

Baldanzi Cinzian[1], Vitali Chiara[1], Napoletano Arianna[1], Crispiatico Valeria*[1]

- [1]Fondazione Don C. Gnocchi ~ Milano ~ Italy

# Riabilitazione della Sclerosi Multipla

secondo uno studio di Hartelius et al. (1994) il 62% dei pazienti affetti da Sclerosi Multipla (SM) riferisce problemi di voce e dello speech, con affaticabilità e una marcata componente ipofonica, che determina una riduzione dell’intellegibilità. In letteratura tuttavia non è presente un metodo standardizzato per affrontare il problema vocale in questi pazienti. L’unico protocollo validato per il trattamento della voce è il Lee Silverman Voice Treatment (LSVT) Loud, metodo di intervento specifico per i pazienti con Morbo di Parkinson. Numerosi studi ne hanno dimostrato l’efficacia anche per altre patologie (Sapir et al., 2003; Fox e Boliex, 2012; Mahler e Jones, 2012). Sapir et al. (1999) hanno applicato il LSVT® con buoni risultati a due donne con SM. Il presente studio aveva lo scopo di verificare gli effetti del trattamento intensivo LSVT® sulla voce di pazienti ipofonici con SM. Campione: 8 pazienti (7 maschi, 1 femmina), di 61,25 ± 10,21 anni di vita e onset 32,38 ± 15,53 anni. Strumenti di misura: Voice Handicap Index (VHI) (Jacobson et al., 1997), la scala GIRBAS (Hirano, 1981), la raccolta strumentale è stata effettuata mediante l’utilizzo del software Praat (Boersma e Weenink, 2001). Procedure: la presente ricerca è stata condotta secondo il modello AB study (Zhan et al., 2001) ed è stata strutturata in 5 giorni di baseline (raccolta dati), 16 sedute di trattamento e 1 di rivalutazione finale. Il primo e l’ultimo giorno di valutazione sono stati somministrati il questionario VHI, la scala GIRBAS; è stata raccolta l’intensità media di fonazione in un campione di eloquio spontaneo (mean SPL eloquio). Durante i giorni di baseline sono stati registrati l’intensità media (mean SPL /ah), massima (max SPL /ah/) e il massimo tempo di fonazione su vocale sostenuta (MPT /ah/), l’intensità media nelle frasi funzionali (mean SPL frasi). Tali variabili sono state registrate anche nelle 16 sedute di trattamento e in sede di rivalutazione finale. Tutti i pazienti hanno mostrato un miglioramento statisticamente significativo (p<0,05) tra pre/post trattamento di mean SPL /ah/ (16,82 dB ± 5,44 dB), di max SPL /ah/ (16,58 ± 5,59 dB), di mean SPL frasi (16,98 ± 6,93 dB) e di mean SPL eloquio (15,28 ± 3,93 dB). 6 pazienti su 8 hanno avuto un incremento del MTF tra pre e post trattamento (1,1 ± 2,44 secondi), non statisticamente significativo (p>0,05). È inoltre migliorata la percezione della voce da parte dei pazienti e da parte dei clinici. I soggetti con problemi polmonari hanno mostrato prestazioni nelle frasi inferiori e e coloro in grado di controllare la propria postura hanno ottenuto risultati più uniformi di coloro. il metodo intensivo Lee Silverman Voice Treatment può costituire una valida proposta per il trattamento dell'ipofonia. I risultati ottenuti hanno infatti evidenziato significativi miglioramenti sia dal punto di vista quantitativo- strumentale che percettivo (GIRBAS) e di autovalutazione da parte dei pazienti, indice di generalizzazione di quanto appreso in seduta nella vita quotidiana. - Bauer V., Aleric Z., Jancic E., Knezevic B., Prpic D., Kacavenda A. (2013) Subjective and perceptual analysis of voice quality and relationship with neurological disfunction in multiple sclerosis patients. Clinical Neurology and Neurosurgery,115S: S17-S20 - Boersma P., Weenink D. (2001) Praat, a system for doing phonetics by computer. Glot International, 5(9/10): 341-345 - Fox C.M., Boliek C.A. (2012) Intensive Voice Treatent (LSVT LOUD) for Children With Spastic Cerebral Palsy and Dysartria. American Journal of Speech-Language Pathology, 55: 930-945 - Hamdan A.L., Farhat S., Saadeh R., El-Dahouk I., Sibai A., Yamout B. (2012) Voice-Related Quality of Life in Patients with Multiple Sclerosis. Hindawi Publishing Corporation, doi: 10.1155/2012/143813 - Hartelius L., Svensson P. (1994) Speech and swallowing symptoms associated with Parkinson’s disease and multiple sclerosis: a survey. Folia Phoniatr Logop. 46: 9-17

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- Hirano M. (1981) Psycho-acoustic evaluation of voice. In Hirano M. Clinical Examination of voice. New York: Springer-Verlag. - Jacobson B.H., Johnson A., Grywalski C., Silbergleit A., Jacobson G., Benninger M.S., Newman C.W. (1997) The Voice Handicap Index (VHI): Development and Validation. American Journal of Speech-Language Pathology, 6(3): 66-70 - Sapir S., Pawlas A., Ramig L., Seeley E., Fox C., Corboy J. (1999) Effects of Intensive Phonatory-Respiratory Treatment (LSVT®) on Voice in Individuals with Multiple Sclerosis. NCVS Status and Progress Report, 14 Sep: 141-147 - Sapir S., Spielman J., Ramig L.O., Hinds S.L., Countryman S., Fox C., Story B. (2003) Effects of Intensive Voice Treatment (the Lee Silverman Voice Treatment [LSVT]) on Ataxic Dysarthria: A Case Study. American Journal of Speech-Language Pathology, 12: 387-399 - Zahn S., Ottenbacher K.J. (2001) Single subject reasearch designs for disability research. Disability and rehabilitation, 23(1): 1-8

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Abstract 1 - CONFRONTO TRA DUE PROTOCOLLI DI NEUROSTIMOLAZIONE A CORRENTE CONTINUA DIRETTA TRANSCRANICA, CEREBELLARE E SPINALE, DURANTE TRATTAMENTO ROBOTIZZATO DEL CAMMINO IN PAZIENTI CON ESITI CRONICI DI ICTUS -

Picelli Alessandro[4], Brugnera Annalisa[5], Filippetti Mirko*[5], Mattiuz Nicola[5], Chemello Elena[5], Modenese Angela[4], Gandolfi Marialuisa[4], Waldner Andreas[3], Saltuari Leopold[3], Smania Nicola[4]

- [3]Centro di Ricerca di Neuroriabilitazione ~ Bolzano ~ Italy - [4]Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento, Università degli studi di Verona ~ Verona ~ Italy - [5]Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, Università degli studi di Verona ~ Verona ~ Italy

# Riabilitazione dello stroke

L'organizzazione neurale della locomozione coinvolge modelli motori generati da reti interneuronali spinali e da strutture sovraspinali, accessibili mediante tecniche di stimolazione non invasiva. Recenti studi dimostrano come nei pazienti colpiti da ictus cerebrale, la riabilitazione robotica associata a pratiche di neuromodulazione spinale e cerebellare transcranica diretta mediante corrente continua (tsDCS e tDCS) possano condurre, attraverso la modulazione dell’eccitabilità corticale, ad un maggior recupero della marcia rispetto al training convenzionale (1-2). Il cervelletto presenta numerose connessioni con aree corticali e per questo è stato proposto come "ingresso non-lesionato" al sistema motorio o cognitivo per l'applicazione di tecniche di stimolazione non invasiva in pazienti con ictus sovratentoriale. L’obiettivo del presente studio randomizzato-controllato in singolo cieco è stato quello di confrontare l’effetto sulla deambulazione di due differenti modalità di neurostimolazione non invasiva catodica a livello cerebellare associata a tsDCS in pazienti con esiti cronicizzati di ictus cerebrale sottoposti a trattamento robotico del cammino mediante G-EO system. . Quaranta pazienti affetti da ictus in fase cronica sono stati randomizzati verso due protocolli riabilitativi diversi di 10 sessioni di 20 minuti ciascuna, per 5 giorni alla settimana, per 2 settimane consecutive: tcDCS e tsDCS catodiche ipsilesionali; tcDCS catodica controlesionale associata a tsDCS ipsilesionale. Entrambi venivano applicati durante un training robotico del cammino con G-EO system. Tutti i pazienti sono stati valutati prima (T0), dopo il trattamento riabilitativo (T1), a distanza di due (T2) e quattro settimane (T3) dalla fine del trattamento. Le misure di outcome utilizzate sono state: 6-minute walking test (6MWT), modifed ashworth scale (MAS), motricity index (MI), functional ambulation scale (FAC), durata di singolo/doppio supporto e cadenza del passo misurata con sistema GAITRite. Dall’analisi dei dati non è emersa alcuna differenza significativa tra i gruppi nelle misure di outcome primarie e secondarie. Entrambi i gruppi hanno mostrato miglioramenti significativi intra gruppo al 6MWT, nella durata di singolo/doppio supporto e nella cadenza del passo a fine trattamento che si mantenevano nel follow-up. Dai nostri risultati appare supportata l’ipotesi che entrambi i protocolli di neuromodulazione (tcDCS e tsDCS catodiche ipsilesionali; tcDCS catodica controlesionale associata a tsDCS ipsilesionale) associati a training robotico del cammino possano determinare effetti simili sulle funzioni del cammino in pazienti con esiti di ictus sovratentoriali cronici. (1) Sharma N and Cohen LG. Recovery of motor function after stroke. Developmental Physchobiology 2010; 10: 1002. (2) Picelli A, Chemello E, Castellazzi P, Filippetti M, Brugnera A, Gandolfi M, Waldner A, Saltuari L, Smania N. Combined effects of cerebellar transcranial direct current stimulation and transcutaneous spinal direct current stimulation on robot-assisted gait training in patients with chronic brain stroke: A pilot, single blind, randomized controlled trial. Restor Neurol Neurosci. 2018;36(2):161-171.

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Abstract 5 - INTEGRAZIONE DELLE TECNOLOGIE ROBOTICHE PER IL RECUPERO MOTORIO DELL’ARTO SUPERIORE DOPO STROKE: EFFETTI SULL’OUTCOME RIABILITATIVO IN FASE POST-ACUTA -

GASPERI MARCO[1], QUAGLIA DIEGO*[1], COSER RUDI[1], FABBRO ELVIS[1], FRISANCO ALBERTO[1], FRACASCIA DANIELA[1], BENIGNI MICHELA[1], GUANDALINI GIOVANNI[1]

- [1]APSS TRENTO ~ TRENTO ~ Italy

# Riabilitazione dello stroke

Il rapido sviluppo e la crescente diffusione delle tecnologie robotiche riabilitative avvenuto in questi ultimi anni ha portato ad un’ampia disponibilità di numerose e diverse tipologie di dispositivi per la terapia robotica dell’arto superiore e della mano [1]. Tuttavia, come emerge anche dalle linee guida sullo stroke, non sono ancora state definite delle specifiche indicazioni e protocolli sull’utilizzo integrato delle tecnologie nella pratica riabilitativa [2]. Ad oggi nel percorso riabilitativo è inoltre possibile che in aggiunta alla terapia convenzionale siano utilizzate, sullo stesso paziente, più di una tecnologia riabilitativa con un approccio multitecnologico. Questo lavoro ha lo scopo di studiare gli effetti del training robotico multitecnologico dell’arto superiore e della mano in pazienti ricoverati in fase post-acuta dopo stroke, valutando l’impatto sull’outcome e sulla velocità di recupero motorio. Studio osservazionale retrospettivo con 158 pazienti (età 70,8 ±13), in fase riabilitativa post-acuta dopo stroke (< 6 mesi), consecutivamente ricoverati presso l’U.O.1 di Medicina Fisica e Riabilitazione dell’Ospedale Riabilitativo Villa Rosa. Le tecnologie disponibili erano il guanto robotico Gloreha Professional Idrogenet e l’esoscheletro Armeo Spring Hocoma dotato di sistema antigravitario per l’allevio del peso dell’arto superiore. L’indicazione o la controindicazione all’utilizzo delle tecnologie robotiche erano definite dal fisiatra sulla base della valutazione del quadro clinico-funzionale del paziente. Del campione totale, 98 pazienti (62%) avevano effettuato il trattamento convenzionale (TC), mentre 60 pazienti (38%) avevano svolto il training riabilitativo con sistemi robotici (TCR) in aggiunta al TC. L’outcome riabilitativo era valutato attraverso la scala FMA-m (Fugl-Meyer Assessment per l’arto superiore 0-66 punti) somministrata all’ingresso della degenza (T0) e alla dimissione (T1) [1-3]. Le curve di tendenza del recupero motorio, ottenute graficando i dati della scala FMA-m a T1 in funzione della scala FMA-m a T0, mostravano per valori di FMA-m a T0 inferiori a 45 punti un outcome motorio superiore per il sottogruppo TCR rispetto al sottogruppo TC. Diversamente per valori maggiori a 45 punti le due curve risultavano sostanzialmente sovrapposte. Analizzando gli stessi dati, ma aggregati per categorie sulla base di 5 livelli di capacità motorie [4], si evidenziavano differenze statisticamente significative tra i due sottogruppi TCR e TC solo per le prime due categorie, caratterizzate da minori punteggi, equivalenti a nessuna o scarsa capacità motoria iniziale (0-31 punti). Analogamente, per quanto riguarda la velocità di recupero motorio, calcolata come rapporto tra recupero motorio (fra T0 e T1) e la durata della degenza, emergeva che il sottogruppo TCR mostrava una maggiore velocità, statisticamente significativa, nella categoria di pazienti con capacità motorie residue iniziali molto scarse (0-22 punti). Sulla base dei dati analizzati risulta che i benefici ottenibili dall’integrazione della terapia robotica con la terapia convenzionale in fase post-acuta dopo stroke, sia in termini di outcome motorio che di velocità di recupero, sono maggiori quanto più le capacità motorie residue iniziali dei pazienti sono ridotte [1]. Inoltre, dai risultati emersi da questo specifico setting riabilitativo risulta che appartenere al sottogruppo di pazienti che integra il training robotico alla riabilitazione convenzionale, con uno o entrambi i sistemi robotici esaminati, può rappresentare un indice prognostico positivo per l’outcome riabilitativo alla dimissione. 1. Mehrholz J, et al. Cochrane Database Syst Rev. 2018, 3(9). 2. VIII ed. ISO SPREAD 2017. 3. Sivan M et al. J Rehabil Med. 2011 43(3): 181-9. 4. Hoonhorst MH et al. Arch Phys Med Rehabil. 2015, 96(10): 1845-9.

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Abstract 15 - EFFETTO DELLA VERTICALIZZAZIONE MEDIANTE SISTEMA ERIGO® NELLA FASE POST-ACUTA PRECOCE DELLE GRAVI CEREBROLESIONI ACQUISITE -

Ancona Emilio[1], Quarenghi Annamaria[1], Saggini Raoul[4], Simonini Marcello[1], Mazzoleni Stefano[2], De Tanti Antonio[3], Saviola Donatella[3], Salvi Giovanni Pietro*[1]

- [1]Istituto Clinico Quarenghi ~ San Pellegrino Terme ~ Italy - [2]The BioRobotics Institute, Scuola Superiore Sant' Anna, Polo Sant' Anna Valdera ~ Pontedera ~ Italy - [3]Centro Cardinal Ferrari ~ Fontanellato ~ Italy - [4]Università di Chieti-Pescara, Chieti, Italy ~ Chieti ~ Italy

# Riabilitazione dello stroke

Per grave cerebrolesione acquisita (GCA) si intende un danno cerebrale, di origine traumatica o di altra natura, tale da determinare uno stato di coma, più o meno protratto (in genere di durata non inferiore a 24 ore), e successive menomazioni senso-motorie, cognitive o comportamentali, tali da comportare disabilità significativa. Il recupero della stazione eretta è un obiettivo irrinunciabile da perseguire – a prescindere dell’entità della GCA e dalla prognosi riabilitativa – al fine di evitare l’instaurarsi delle complicanze secondarie conseguenti alla prolungata immobilizzazione alla quale il paziente è costretto durante la fase acuta. Ad oggi non sono molti nella letteratura scientifica gli studi clinici condotti sulla verticalizzazione mediante l’impiego di dispositivi robotici. A partire dal 2012, presso il Reparto di Riabilitazione Neuromotoria l’Istituto Clinico “Quarenghi” di San Pellegrino Terme (Bergamo) è stato condotto uno studio randomizzato controllato su 44 soggetti affetti da esiti di GCA (da ictus ischemico, ictus emorragico e trauma cranio-encefalico) in fase post-acuta precoce (entro 6 mesi dall’evento acuto), finalizzato a valutare l’effetto della verticalizzazione mediante sistema Erigo® rispetto a parametri cardio-vascolari e misure di menomazione e di attività. Durante i primi 30 giorni di ricovero, i soggetti arruolati hanno eseguito 20 sedute di trattamento (5 sessioni a settimana), consistenti in 45 minuti di rieducazione neuromotoria tradizionale con fisioterapista e 30 minuti di verticalizzazione mediante Erigo® (gruppo di intervento) oppure in 75 minuti di sola rieducazione neuromotoria tradizionale con fisioterapista (gruppo di controllo). Limitatamente ai soggetti nel gruppo di intervento, all’inizio e al 5° minuto di ciascuna sessione di trattamento robotico sono stati monitorati pressione arteriosa, frequenza cardiaca, saturazione capillare periferica di ossigeno; in tutti i pazienti, al reclutamento (T0), alla 10a seduta (T1) e al termine del ciclo di trattamento (T2) sono stati somministrati la National Institutes of Health Stroke Scale per la valutazione delle menomazioni neurologiche, la scala di Tinetti per la valutazione dell’equilibrio e della deambulazione, la Functional Independence Measure per la valutazione del grado di disabilità. Il gruppo di intervento era composto da 14 maschi e 8 femmine, di età media 59,52 ± 22,16 anni (range 16-86 anni); il gruppo di controllo era composto da 15 maschi e 7 femmine, di età media 68,12 ± 16,60 anni (range 26-90 anni). In entrambi i gruppi, il tempo intercorso dall’evento acuto era lievemente inferiore a 3 mesi (media: 81,78 giorni) e l’eziologia era rappresentata soprattutto da esiti di ictus ischemico. Al termine dello studio, in nessuno dei due gruppi si sono verificati drop-out né sono stati osservati eventi avversi. In particolare, nei soggetti verticalizzati mediante Erigo® non si sono verificati episodi di (pre)sincope da ipotensione ortostatica né tachicardia posturale e i parametri cardio-vascolari sono rimasti stabili; inoltre, non si sono riscontrati aumenti del tono muscolare né riduzioni dell’escursione articolare a livello degli arti inferiori, e in generale il trattamento robotico è risultato sicuro e ben tollerato. I risultati ottenuti mostrano outcome migliorati complessivamente e in maniera similare in entrambi i gruppi di studio; tuttavia, a parità di significatività statistica nel miglioramento nei punteggi delle scale di valutazione tra T0 e T2, il rilevamento effettuato a T1 permette di stabilire che tale miglioramento si evidenzia in maniera più precoce nel gruppo di intervento e più tardivo nel gruppo di controllo. Nell’economia della durata del ricovero, il recupero più rapido delle menomazioni e di talune attività nei soggetti trattati con Erigo® potrebbe consentire un “risparmio di tempo” da dedicare (almeno in teoria)

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all’impostazione della riabilitazione di funzioni senso-motorie più complesse e subordinate alla preliminare riacquisizione di posture e schemi motori elementari. Boldrini P. La riabilitazione del paziente con esiti di traumatismo cranioencefalico e di altre gravi cerebrolesioni acquisite, in: Basaglia N. (ed.), Medicina riabilitativa. Medicina fisica e riabilitazione – Principi e pratica. 2a ed. Napoli: Idelson-Gnocchi. 2009;III,34. III Conferenza Nazionale di Consenso – Buona pratica clinica nella riabilitazione ospedaliera delle persone con gravi cerebrolesioni acquisite. Documento finale della Giuria. Salsomaggiore Terme, 5-6 novembre 2010. http://www.consensusconferencegca.com. Chernikova L, Umarova R, Trushin I, Domashenko M. The early activization of patients with acute ischemic stroke using tilt-table “Erigo”: the prospective randomized blinded case-control study. Neurorehabil Neural Repair. 2008;22(5):556-7.

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Abstract 34 - IL SETTING TERAPEUTICO NELLA RETE STROKE: PROPOSTA DI MIGLIORAMENTO ORGANIZZATIVO E PRODUZIONE DI UN SOFTWARE PER IL CASE MANAGER -

Poletto Elena*[1], Modenese Angela[2], Chemello Elena[1], Picelli Alessandro[2], Gandolfi Marialuisa[2], Tomelleri Giampaolo[3], Bonetti Bruno[3], Bovo Chiara[4], Smania Nicola[2]

- [1]Scuola di specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, Università degli Studi di Verona ~ Verona ~ Italy - [2]Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento, Università degli Studi di Verona ~ Verona ~ Italy - [3]U.O.C. Neurologia A-Stroke Unit, AOUI Verona ~ Verona ~ Italy - [4]Direzione sanitaria, AOUI Verona, Italia ~ Verona ~ Italy

# Riabilitazione dello stroke

L’importanza del management e della presa in carico appropriata ha reso sempre più evidente la necessità di una gestione efficiente ed efficace del paziente neurologico, complesso sia dal punto di vista clinico che riabilitativo. Nel percorso di gestione di tale tipologia di paziente si sono evidenziate criticità quali la necessità per i reparti per acuti di avere un alto turnover con posti letto sempre disponibili e per i reparti di Riabilitazione di poter accogliere rapidamente i pazienti appropriati provenienti dalla Neuroacuzie stessa. È evidente come la continuità assistenziale ed il passaggio di informazioni tra le diverse Unità Operative siano la risposta appropriata per garantire integrazione e personalizzazione dei percorsi in tutte le sue fasi. All’interno del percorso la UOC di Neuroriabilitazione rappresenta un elemento centrale nel management dei pazienti neurologici poiché è la struttura più adeguata per effettuare una prognosi riabilitativa precoce che possa indirizzare il paziente attraverso i canali riabilitativi più idonei e consentire i collegamenti con le strutture della rete territoriale. Scopi dello studio sono: 1) progettazione di strumenti organizzativi per la gestione del paziente neurologico dall’esordio della patologia, al ricovero presso le Unità di riabilitazione intraospedaliere, sino alla dimissione presso i servizi territoriali 2) proposta di inserimento del Medico Fisiatra come Case Manager nell’individuazione e personalizzazione del percorso riabilitativo del paziente e nella scelta del setting riabilitativo appropriato. Il progetto di miglioramento organizzativo ha previsto un iniziale periodo di osservazione e di intervista coinvolgente le figure professionali presenti nei reparti della Neuroacuzie e di Neuroriabilitazione. Seguendo i criteri del Lean Thinkyng applicati alla sanità (LeanHelthcare) sono stati realizzati strumenti digitalizzati di supporto compilati dal Fisiatra chiamato in consulenza nei reparti per acuti (database Scadenziario) e/o dal team multidisciplinare e dal Medico responsabile del progetto-programma nel reparto di Neuroriabilitazione (database Progetto riabilitativo individuale e database Agenda trattamenti). Nel periodo da aprile a dicembre 2018 sono stati valutati 302 pazienti ricoverati presso la Stroke Unit e la Neurologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, di cui 210 con ictus cerebri in fase acuta e 92 con altra patologia neurologica acuta. Il Fisiatra in seguito alla valutazione clinica ha compilato il database Scadenziario per ogni paziente. Tale database raccoglie, oltre i dati anagrafici, due importanti aspetti. Il primo, innovativo, riguarda la Prognosi Funzionale Iniziale inquadrando il paziente in cinque aree funzionali: Mobilità e trasferimenti, Competenze comunicativo-relazionali, Competenze cognitivo-comportamentali, Autonomia e cura della persona, Riadattamento e reinserimento sociale. Per ogni singola area il Fisiatra esprime la possibilità di recupero secondo quattro giudizi (recupero completo, elevato, limitato e nessun recupero). Il giudizio deriva da una molteplicità di aspetti tenuti in considerazione durante la valutazione: specifiche scale riabilitative (Motricity Index, Active Finger Extension, Active Foot Dorsiflexion, Trunk Control Test, Barthel Index, Language Screening Test, Oxford Cognitive Screen), sede e tipologia di lesione cerebrale e altri fattori individuali preesistenti ed emergenti. L’altro aspetto prevede la compilazione del “Charlson Comorbidity Index”, una scala che esprime l’impegno clinico. Ogni paziente viene perciò inquadrato nella sua globalità e complessità, da ciò ne deriva che il Fisiatra diventa “Case Manager” responsabile del percorso di cura del paziente e ne indica il setting riabilitativo appropriato. Dall’analisi dei 302 pazienti inclusi è stato possibile così stratificarli: per quanto riguarda il profilo di recupero funzionale 162 hanno presentato una prognosi di recupero elevato e 140 limitato; mentre la suddivisione secondo impegno clinico ha individuato 176 pazienti con impegno clinico lieve, 85 moderato e 41 severo. La proposta che si evince è di indirizzare il paziente verso il reparto di Neuroriabilitazione cod.75 se l’impegno

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clinico è moderato/severo e il recupero elevato; verso i Reparti di Riabilitazione cod.56 se l’impegno clinico è lieve/moderato e il recupero elevato; verso i reparti di Riabilitazione cod.60, Case per anziani, Residenze Sanitari Assistenziali se il recupero è limitato. Dai dati ottenuti in questa esperienza l’inserimento della figura del Medico Fisiatra come “Case Manager” e l’utilizzo dei file database progettati con l’individuazione del profilo di recupero funzionale integrato con l’impegno clinico inquadra nella globalità il paziente neurologico acuto e permette l’indirizzo verso il setting riabilitativo appropriato. Bianciardi C.: "Lean thinking in sanità: da scelta strategica a modello operativo" (2014).

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Abstract 39 - STUDIO SULL’EFFICACIA DELLA TERAPIA OCCUPAZIONALE NEL PAZIENTE COMPLESSO: DAL RICOVERO AL DOMICILIO -

Pellegrini Martina*[1], Fugazzaro Stefania[1], Costi Stefania[1]

- [1]Azienda Unità Sanitaria Locale-IRCCS di Reggio Emilia ~ Reggio Emilia ~ Italy

# Riabilitazione dello stroke

Con l’introduzione dell’International Classification of Functioning, Disability and Health l’OMS ha raccomandato l’implementazione di un approccio bio-psico-sociale e client-centered, focalizzato sulle funzioni individuali, invece che sulla malattia. In letteratura erano presenti solo studi che valutassero l’efficacia della Terapia Occupazionale (TO) in popolazioni con patologie. Abbiamo quindi condotto una ricerca sui bisogni occupazionali di una popolazione che non fosse accumunata dalla patologia, ma dalle necessità di cura dovute a disabilità conseguenti a una malattia. Questi pazienti sono quindi stati definiti come complessi, attraverso la Rehabilitation Complexity Scale Extended (RCS-E), cioè coloro che hanno necessità di aiuto da parte di altre persone, necessità di ausili per adempiere alla maggior parte dei propri bisogni di base, necessità di assistenza infermieristica specializzata e trattamento multidisciplinare su base quotidiana. È emerso che già in una fase post-acuta di malattia, quando ancora sono ricoverati in ospedale, i pazienti si proiettano in una fase di rientro a casa. È quindi chiaro come per i pazienti sia molto importante ottenere un buon livello di reintegrazione sociale, per poter riacquistare il proprio ruolo famigliare e lavorativo. Sulla base dei risultati di questo studio osservazionale abbiamo deciso di sviluppare uno studio randomizzato controllato (RCT) pilota, con l’obiettivo di stimare gli effetti e la fattibilità di un intervento sperimentale di TO, in una popolazione di pazienti complessi in fase riabilitativa precoce, che includeva il rientro al domicilio. L’obiettivo principale di questo studio è: - misurare l’effetto dell’intervento di TO sulla performance occupazionale nei problemi identificati dai pazienti attraverso la Canadian Occupational Performance Measure (COPM). Secondariamente lo studio ha voluto valutare: - l’effetto dell’intervento di TO sulla soddisfazione nei problemi identificati dai pazienti attraverso la COPM; - l’effetto dell’intervento di TO sull’autonomia nelle attività di base e nelle attività strumentali, sull’ansia, la depressione, la reintegrazione alla vita normale e la qualità di vita; - la fattibilità dell’intervento di TO; Lo studio è un RCT. I pazienti sono stati reclutati presso la Med.Fisica e Riabilitativa dell'IRCCS ASMN di Reggio Emilia da febbraio 2016 a giugno 2017. Criteri di inclusione: età≥18 anni, RCS-E ≥9 e consenso alla partecipazione allo studio. Criteri di esclusione: barriera linguistica, MMSE <19, patologie che impediscono la collaborazione del paziente al programma di TO e domicilio oltre i 30 km dall’ospedale. Assessment - T0 (entro 1 settimana dall’ingresso in reparto): dati socio-anagrafici, COPM, Instrumental Activities of Daily Living (IADL), Charlson Comorbidity Index, Hospital Anxiety and Depression Scale e Modified Barthel Index (MBI). -T1 (entro 72 ore dalla dimissione) e T2 (a 45 ± 15 giorni dalla dimissione): come T0 + Reintegration to Normal Living Index (RNLI) e Short-Form 12. Intervento CG: trattamento multidisciplinare da parte del team riabilitativo (medico, fisioterapista, infermiere, logopedista, OSS, psicologo, ass.sociale) in regime intensivo. IG: trattamento multidisciplinare come il CG + intervento TO sulla base degli obiettivi concordati col paziente nella COPM; dopo la dimissione dall’ospedale, il trattamento continua anche a domicilio per 4-6 sedute. Sono stati arruolati 40 pazienti, 20 per gruppo, i drop-out sono stati 8 (decesso: 2 CG e 2 IG; peggioramento delle condizioni cliniche: 1 CG; non compliance al trattamento: 2 IG; dimesso in altra struttura: 1 IG). Il guadagno ottenuto nella COPM performance e soddisfazione dall’IG, tra T2 e T0 e tra T1 e T0, è significativamente più alto rispetto al CG (p<0,05). Trend simile si è osservato nella IADL. Inoltre alla fine

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dello studio tutti i pazienti dell’IG hanno ottenuto miglioramenti clinicamente rilevanti sia in performance che in soddisfazione. Nelle altre valutazioni non si sono ottenute differenze statisticamente significative, nonostante nella MBI e nella RNLI l’IG abbia ottenuto guadagni maggiori rispetto al CG. La fattibilità dell’intervento di TO è stata dimostrata. Questo studio pilota ha permesso di rilevare l'effetto di un intervento di TO implementato in pazienti complessi. Questo effetto era marcatamente maggiore dell’MCID della COPM, una misura di esito centrata sul cliente ampiamente utilizzata in contesti clinici e di ricerca. Pertanto, questo studio supporta l'applicazione di programmi di riabilitazione centrati sul cliente integrati dalla TO sin dalle prime fasi di riabilitazione di pazienti con elevati livelli di complessità clinica. - World Health Organization. International classification of functioning, disability and health: ICF. Geneva: WHO; 2001. - Ghensi R, Ianes P, Lucarelli L, et al. Misura Canadese della Performance Occupazionale, 4° edizione versione italiana, Ed. CVS. 2012.

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Abstract 62 - MONITORAGGIO DELL'EFFETTO TERAPEUTICO E ADEGUAMENTO DEL DOSAGGIO DI INCOBOTULINUM TOXINA NELLA SPASTICITÀ -

Gallo Giulia Alessia*[1], Marra Francesco[1], Carbotta Noemi[1], Marvulli Riccardo[1], Citaro Adriana[1], Stramaglia Davide[1], Megna Marisa[1], Fiore Pietro[1], Ianieri Giancarlo[1]

- [1]U.O.C. Medicina Fisica e Riabilitazione - U.S.U. - Dipartimento di Scienze Mediche di Base, Neuroscienze e Organi di Senso, Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" ~ Bari ~ Italy

# Riabilitazione dello stroke

Introduzione Nella pratica clinica spesso si riscontra che soggetti affetti da emiparesi spastica trattati con tossina botulinica a dosi standard, dopo la prima infiltrazione presentino, a distanza di pochi giorni, persistenza dell’ipertono nei muscoli infiltrati. Il motivo di tale insuccesso può risiedere nell’utilizzo di un dosaggio non adeguato alle condizioni cliniche del paziente. Il nostro studio ha come obiettivo quello di ovviare a questo problema attraverso l’impiego in tempi ravvicinati della Incobotulinumtoxin A che, essendo priva di proprietà immunogeniche, potrebbe essere utilizzata a dosaggi maggiori e in tempi ravvicinati tra loro. Materiali e Metodi Sono stati reclutati 30 pazienti (18 maschi e 12 femmine, età media di 65,6±4,8) con emiparesi sinistra, i muscoli bicipite brachiale, flessore superficiale delle dita e gastrocnemio mediale e laterale sono stati valutati con scala di Ashworth Modificata (MAS) e misurazione miometrica (MY). Il trattamento alla prima visita (t0) è stato effettuato con Incobotulinum toxin A (Xeomin®, Merz Pharma) a dosaggio totale medio di 530±15,16 U per l’arto superiore e di 450±20,2 U per l’arto inferiore. Sono stati rivalutati con MAS e MY a 30 giorni (t1) e a 3 mesi (t2). A t2, a seguito della non soddisfacente riduzione dell’ ipertono spastico, si procedeva a nuova infiltrazione con dosaggio maggiore di tossina botulinica a carico dell’arto superiore (dosaggio medio 730,12±15,16). le valutazioni eseguite dopo altri 30 giorni (t3) hanno suggerito l'aumento anche del dosaggio all'arto inferiore, (dosaggio medio 715,67±20,2 U). Ulteriori controlli /infiltrazioni a 60 giorni (t4), 3 mesi (t5), 4 mesi (t6). Lo studio è stato protratto per due anni con gli stessi tempi di valutazione e con infiltrazioni eseguite in due tempi per l’arto superiore e per quello inferiore. Risultati I valori ottenuti dalle misurazioni effettuate di MAS e Myoton per i muscoli in esame, a t1 non erano statisticamente significativi, mentre a t5 mostravano una riduzione statisticamente significativa, che si manteneva tale fino a t6 (p<0.03). Conclusioni La spasticità è un disturbo che consiste nell'eccessivo e anomalo aumento del tono muscolare con spasmi di uno o più muscoli scheletrici ed aumento del tono dei riflessi di stiramento. Trattandosi di una condizione fortemente invalidante, le conseguenze possono essere anche gravi; pertanto si rende necessario individuare il trattamento che meglio si adegui alle caratteristiche di ciascun paziente, in modo da migliorarne, per quanto possibile, la qualità della vita. L’esecuzione dell’infiltrazione in due tempi ha permesso, in questo studio, l’utilizzo di un dosaggio adeguato al paziente senza l’insorgenza di effetti collaterali e ha consentito di prolungare l’intervallo di tempo tra le infiltrazioni. Abbiamo riscontrato inoltre che, a due anni, l’effetto del farmaco rimaneva costante. La spiegazione di questi risultati risiederebbe nelle caratteristiche farmacologiche della IncobotulinumtoxinA che presenta scarso potere immunogeno in quanto priva di proteine complessanti. Bibliografia • Royal College of Physicians, British Society of Rehabilitation Medicine. Chartered Society of Physiotherapy, Association of Chartered Physiotherapists Interested in Neurology. Spasticity in Adults: Management Using Botulinum Toxin: National Guidelines. Available online: rcplondon.ac.uk/sites/default/files/documents/spasticity-in-adults-management-botulinum-toxin.pdf

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• Wissel J, Heinen F, Schenkel A, Doll B, Ebersbach G, Muller J, Poewe W. Botulinum toxin A in the management of spastic gait disorders in children and young adults with cerebral palsy: a randomized, double-blind study of “high-dose” versus “low-dose” treatment. Neuropediatrics, 1999 Jun; 30(3):120-4. • Fleuren JFM, Voerman GE, Erren-Wolters CV, et al.Stop using the Ashworth Scale for the assessment of spasticity. Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry 2010;81:46-52. • Holden PK, Vokes DE, Taylor MB, Till JA, Crumley RL. Long-term botulinum toxin dose consistency for treatment of adductor spasmodic dysphonia. Ann Otol Rhinol Laryngol, 2007 Dec; 116(12): 891-6

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Abstract 63 - APPROPRIATE DOSAGE OF INCOBOTULINUMTOXINA IN SPASTICITY -

Ianieri Giancarlo[1], Marra Francesco*[1], Marvulli Riccardo[1], Gallo Giulia Alessia[1]

- [1]O.U. of Physical, Rehabilitation Medicine and Spinal Unit - University of Bari “Aldo Moro,” Bari, Italy ~ Bari ~ Italy

# Riabilitazione dello stroke

Introduction To perform and optimize spasticity treatment with incobotulinumtoxinA (Xeomin®), an accurate instrumental evaluation of spasticity is needed to identify the best muscles, doses, and times of injection for each patient. The aim of this study was to determine the efficacy and safety of 700 to 1000 units (IncobotulinumtoxinA, Xeomin®, Merz Pharma, 100 U/mL in normal saline) of botulinum toxin type A in the treatment of spasticity according to the individual patient’s needs. Methods This observational study lasted 2 years (from March 2016 to March 2018). A group of 50 patients (mean age 64.3±5.23) with spasticity. At screening, examiners selected a target clinical pattern of spasticity to be treated in each injection, patients had to have a muscle tone 2 Ashworth Scale and FIM motor scales score between 26 and 91. Treated muscles were Biceps Brachii, Brachioradialis, Triceps Brachii, Superficial Flexorum Digitorum, Ulnar Flexorum Carpis and Opponens pollicis for upper limb, Rectus Femoris, Adductor Magnus, Tibialis Anterior, Flexor Hallucis Longus, Gastrocnemius Medialis and Lateralis, Soleus, Tibialis Posterior and Flexor Digitorum for lower limb, with different average dosage. The evaluation was done using myometric measurement of tone, an objective means to assess muscle tone in a repeatable and noninvasive way. We obtained a broad view of the pathophysiologic rheologic properties of muscle tissue using MyotonPRO®, a device that provides objective and noninvasive digital palpation of superficial skeletal muscles, at recruitment, at every injection (6 cycles), and during follow-up visits 1 month after each session. The doses were chosen depending on the severity of spasticity clinically evaluated and on the number of muscles treated. During the study, patients received rehabilitation (stretching of injected muscles, active and passive limb mobilization, walking training and global muscle strengthening) daily for the first 30 days after injection, followed by 3 days a week until next injection. Outcome Measures The evaluation method applied, included the Functional Indipendence Measure (FIM; in the study we have considered only motor impairment) and myometric measurement (MyotonPRO®, tool that determines an objective value of superficial muscle tone, elasticity and stiffness, we have taken in consideration tone values of muscles). All assessments, for each patient, were performed at recruitment (during the 1st injection session), at every infiltrative treatment and during follow ups (made at one month after each session). Statistical analysis Statistical analysis was carried out using the IBM SPSS Statistics program for Windows. Wilkoxon matched-pairs signed ranks test, Wilkoxon rank-sum test (Mann-Whitney U test) and Wilkoxon rank-sum test were used. The alpha level for significance was set at p < 0.05. Data are expressed as average. Results In the group, average doses at the end of study was statistically significant compared to the beginning (from 775,65±30,45 to 986,65±13,67, p<0,05). During the study all patients improved their clinical and instrumental measurement of spasticity. This study demonstrated long term treatment efficacy of IncobotulinumtoxinA in the management of muscle spasticity using variable doses. According to severity of spasticity, clinically and instrumental evaluated, and to number of muscles treated, we inoculated different botulinum toxin A doses verifying spasticity improvement after each injection cycle. Different studies demonstrated that improper injection technique or incorrect evaluation criteria result into therapeutic failure. The ease of dosage changing and the use of higher doses than approved, is possible according to the ratio known as Therapeutic Index (TI) or Therapeutic Ratio (TR). In clinical practice, the TI is the range of doses at which a medication appeared to be effective in clinical trials for a median of participants without unacceptable adverse effects. Thus, it can be expected that at the recommended prescribed doses, drugs present clinical

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efficacy with an adequate safety margin. Larger TI means safer drug. Patients with multifocal spasticity benefits from botulinum toxin A treatment with higher total doses because different study demonstrated high TI of IncobotulinumtoxinA. With escalating total doses, a higher number of spasticity patterns was successfully treated, leading to increasing improvements in muscle tone, indicated by consistent decreases in clinical and instrumental evaluation. In this study, the use of doses from 700 to 1000 UI demonstrate that the IncobotulinumtoxinA has a wide therapeutic window, indicating drug safety use since even at high doses, side effects was poorly significant and transient.

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Abstract 64 - SWITCH TERAPEUTICO DA ONABOTULINUM TOXIN A AD INCOBOTULINUM TOXIN A NELLA SPASTICITÀ POST-STROKE -

Gallo Giulia Alessia*[1], Stramaglia Davide[1], Marra Francesco[1], Marvulli Riccardo[1], Megna Marisa[1], Fiore Pietro[1], Ianieri Giancarlo[1]

- [1]U.O.C. Medicina Fisica e Riabilitazione - U.S.U. - Dipartimento di Scienze Mediche di Base, Neuroscienze e Organi di Senso, Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" ~ Bari ~ Italy

# Riabilitazione dello stroke

Introduzione La spasticità è una condizione che si verifica nella maggior parte dei pazienti affetti da esiti di ictus ischemico o emorragico; essa può essere gestita sia da un punto di vista farmacologico che riabilitativo. Tuttavia, la sinergia di questi due approcci è in grado di fornire risultati migliori. La neurotossina botulinica di tipo A produce, quale effetto terapeutico, un diminuzione transitoria dell’ ipertono spastico degli arti superiori e inferiori in modo efficace e sicuro. In questo studio abbiamo valutato l’efficacia del cambiamento da Onabotulinum toxin A (Ona-BTXA) in Incobotulinum toxin A (Inco-BTXA) in pazienti trattati da circa 6 anni con Onabotulinum toxin A, nei quali si era dimostrata una riduzione della risposta terapeutica. Materiali e Metodi Sono stati reclutati 40 pazienti in trattamento, da almeno 6 anni, con Onabotulinum toxin A a livello dei muscoli dell’arto superiore (Bicipite Brachiale-BB e Palmare Lungo-PL) che, durante le visite degli ultimi 4 cicli terapeutici, presentavano una riduzione marcata dell’effetto terapeutico del farmaco con un quadro clinico e sintomatologico stazionario nel periodo post-inoculazione. La diminuzione di efficacia è stata dimostrata con valutazioni cliniche e strumentali (misurazione miometrica e analisi elettroneurografica del cMAP). Alla luce della mancata risposta al trattamento infiltrativo con Ona-BTXA si procedeva alla sostituzione di quest’ ultima con Incobotulinum toxinA agli stessi dosaggi per i medesimi muscoli (Ona-BTXA= 102,6±16,5 per BB e 105,3±11,8 per FSD; dosaggio medio Inco-BTXA= 104,2±11,1 per BB e 106,8±10,2 per FSD). Risultati L’analisi dei dati ha mostrato una riduzione statisticamente significativa sia dei valori del tono muscolare (determinati oggettivamente con miometria e soggettivamente con Scala di Ashworth Modificata) sia dei valori di outcome (ottenuti mediante assegnazione di un valore numerico da 1 a 10 alle variazioni dell’ampiezza del cMAP e del grado di soddisfazione clinica dei pazienti) nei controlli post-inoculazione con Incobotulinum toxin A (p<0.05). Conclusioni Il trattamento intramuscolare con tossina botulinica di tipo A consente un adeguato management della spasticità muscolare. Tuttavia, nel corso degli anni può insorgere una scarsa o una mancata risposta alla terapia a causa della formazione di anticorpi neutralizzanti verso il complesso proteico presente in alcuni preparati farmacologici. Razionale di questo studio riguarda le caratteristiche farmacologiche dell’Inco-BTXA che presenta una struttura altamente purificata e priva di proteine complessanti. La risposta terapeutica riscontrata dopo trattamento con Incobotulinum toxin A e persitente nel tempo potrebbe essere riconducibile al suo scarso potere immunogeno dovuto all’assenza di proteine complessanti che sembrerebbero responsabili del possibile sviluppo di anticorpi e dell’eventuale successivo fallimento terapeutico. Bibliografia • Kaňovský P, Slawek J, Denes Z, Platz T, Comes G, Grafe S, Pulte I. Efficacy and safety of treatment with incobotulinum toxin A (botulinum neurotoxin type A free from complexing proteins; NT 201) in post-stroke upper limb spasticity. J Rehabil Med. 2011 May; 43(6): 486-92.J Rehabil Med. • A Robertson, A Datta, J Kusel, S Page, J Soon. Real-World Data And Budget Impact Analysis for Incobotulinum Toxin A and Onabotulinum Toxin A for Upper Limb Post-Stroke Spasticity At Uk Centre Value

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Health. The Journal of The International Society for Pharmacoeconomics and Outcomes Research, 2015 vol. 18(7) pp. A752 • Tok F, Balaban B, Yaşar E, Alaca R, Tan AK. The effects of onabotulinum toxin A injection into rectus femoris muscle in hemiplegic stroke patients with stiff-knee gait: a placebo-controlled, nonrandomized trial. Am J Phys Med Rehabil. 2012 Apr;91(4):321-6. • Camoes-Barbosa A, Neves AF. The Analgesic Effect of Abobotulinum and Incobotulinum Toxins Type A in Central Poststroke Pain: Two Case Reports. PM R. 2016 Apr;8(4):384-387.

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Abstract 74 - THE OUTCOME MEASURES FOR LOSS OF FUNCTIONALITY IN THE ACTIVITIES OF DAILY LIVING OF ADULTS AFTER STROKE: A SYSTEMATIC REVIEW -

Colucci Mariele*[1], Galeoto Giovanni[2], Iori Francesca[3], Berardi Anna[3], Marquez Maria Auxiliadora[4], Sansoni julita[2]

- [1]R.O.M.A.- Rehabilitation and Outcome Measure Assessment ~ Roma ~ Italy - [2]Department of Public Health and Infection Disease, Sapienza University of Rome, Rome, Italy ~ Roma ~ Italy - [3]"Sapienza" University of Rome, Rome, Italy ~ roma ~ Italy - [4]Paraplegic Center Ostia, Ostia, Italy ~ Roma ~ Italy

# Riabilitazione dello stroke

During the acute phase after stroke, treatment focuses on specialized medical intervention and continuous rehabilitation for a long period of time (1). Patients may experience reduced motor and cognitive function, difficulties in performing daily activities, and a reduced health-related quality of life (2-3). Health professionals and rehabilitation professionals often use a person’s ability or inability to perform activities of daily living as a measurement of their functional status, this focus on rehabilitation after a stroke, especially in occupational therapy, aims to identify the best treatment methods and routines to help patients return to their previous lives and daily activities. The use of the term “activities of daily living” (ADLs) is familiar to many, however, universal agreement of the concept and definition of ADL has been problematic, with subdivision of ADL into basic or personal ADLS (BADL,PADL) and instrumental or extended ADLs (IADL, EADL). Activities of Daily Living (ADLs) are defined by the Medical Dictionary as “the things we normally do… such as feeding ourselves, bathing, dressing, grooming, work, homemaking, and leisure”(4). Thus, to identify the best treatment methods and routines to help patients return to their previous lives and daily activities the first step is to identify the correct assessment tool to robustly assess the efficacy of interventions both at the level of the individual stroke survivor and in the context of clinical trials. The classic clinical trial is designed to test the efficacy of a particular intervention as compared to another intervention or a control group. Facilitating comparison between groups requires a standard measure of outcome that is relevant and suited to the clinical question, valid for the population studied, and meaningful to the research team (5). Therefore it was decided to do this systematic review because clinicians and researchers need to know the most reliable, valid, and universally accepted measures currently available for addressing this clinical construct in stroke survivors and to allow comparisons between different rehabilitation programs. a starting point for developing clinical practice guidelines. Of course, within a single review, it would be impossible to analyze all the scales that may be needed on a stroke survivor’s journey, a number of reference works exist in literature for stroke-specific and generic scales, but none of these analyzes the loss of functionality on ADLs. In the literature, a wide range of tools have been used to evaluate the loss of ADL functionality on various ADL domains in patients with stroke, and no broadly accepted consensus as to which are preferred has been reached. This study aimed to provide clinicians and researchers information regarding the existing outcome measures to assess the loss of functionality in the activities of daily living (ADLs) of patients with stroke and the presence of these assessment tools in the Italian context For this Systematic Review Medline, CINAHL, and PsycINFO were searched for articles published up to 4 July 2017. Two authors independently identified eligible studies on the basis of predefined inclusion criteria and extracted data. Study quality and risk of bias were assessed using the Quality Assessment Tool for Observational Cohort and Cross-Sectional Studies. Of 370 publications identified and screened, 46 studies fell within the inclusion criteria and were critically reviewed. The most commonly used tools were: the Frenchay Activities Index and the Functional Independence Measure This review has emphasized the need for agreement among researchers as to which tool must be studied in depth or adapted to other national contexts in order to develop universal norms and standards. Stroke Unit Trialists’ Collaboration. Organised inpatient (stroke unit) care for stroke. Cochrane Database Syst Rev. 2007;4: CD000197.

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2. Wardlaw JM, Murray V, Berge E, Del Zoppo GJ. Thrombolysis for acute ischaemic stroke. Cochrane Database Syst Rev. 2009;4: CD000213. 3. Sandercock PAG, Counsell C, Kamal AK. Anticoagulants for acute ischaemic stroke. Cochrane Database Syst Rev. 2008;4:CD000024. 4. MedicineNet.com Harrison JK, McArthur KS, Quinn TJ. Assessment scales in stroke: clinimetric and clinical considerations. Clin Interv Aging. 2013;8:201–211. doi:10.2147/CIA.S32405

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Abstract 75 - CROSS-CULTURAL ADAPTATION AND VALIDATION IN THE ITALIAN POPULATION OF THE WOLF MOTOR FUNCTION TEST IN PATIENTS WITH STROKE -

Colucci Mariele*[1], Berardi Anna[2], Dhrami Letizia[2], Tofani Marco[3], Galeoto Giovanni[4], Sansoni Julita[4]

- [1]R.O.M.A.- Rehabilitation and Outcome Measure Assessment ~ Roma ~ Italy - [2]"sapienza" university of Rome, Italy ~ Roma ~ Italy - [3] ~ Roma ~ Italy - [4]Department of Public Health and Infection Disease, Sapienza University of Rome, Rome, Italy ~ Roma ~ Italy

# Riabilitazione dello stroke

Motor impairments of the upper extremities affect approximately 60% of stroke patients. Rehabilitation is extremely important and can make it possible to identify which manual function is causing difficulty for the patient and hindering daily activities. The Wolf Motor Function Test (WMFT) was recently highly recommended as one of several outcome measures that assess limitations of activities with a high level of psychometrics and clinical utility. The objective of this study was to translate and culturally adapt the WMFT for the Italian population (WMFT-IT) and examine its reliability and validity in Italian post-stroke adults with chronic hemiplegia or hemiparesis. The original scale was translated into Italian and culturally adapted in accordance with international guidelines. Its internal consistency and stability were examined using the Cronbach’s alpha (α) coefficient and the intra-class correlation coefficient (ICC), respectively. Its concurrent validity was evaluated using the Pearson’s correlation coefficient to compare the instrument with the Italian version of the Jebsen-Taylor Hand Function Test and the Disabilities of the Arm, Shoulder and Hand outcome measure. All WMFT-IT items were either identical or similar in meaning to the items in the original version. The WMFT-IT was administered to 24 subjects. Cronbach’s α was 0.91 and 0.98 for the time and performance subscales respectively, and the ICC for test-retest reliability was 0.99. Pearson’s correlation coefficients of the time subscale and the performance subscale both showed significant positive correlations (p <0.01). The WMFT-IT was found to be reliable and a valid outcome measure for assessing function and quality of movement of the upper extremities in post-stroke adults in the Italian population Kopp B, Kunkel A, Flor H, et al (1997). The Arm Motor Ability Test (AMAT): reliability, validity, and sensitivity to change of an instrument for assessing ADL disability. Arch Phys Med Rehabil 78: 615-620. Kunkel A, Kopp B, Muller G, et al (1999). Constraint-Induced Movement Therapy: a powerful new technique to induce motor recovery in chronic stroke patients. Arch Phys Med Rehabil 80: 624-628. McCulloch K, Cook EW III, Fleming WC, et al (1988). A reliable test of upper extremity ADL function [abstract]. Arch Phys Med Rehabil 69: 755. Miltner WHR, Bauder H, Sommer M, et al (1999). Effects of Constraint-Induced Movement Therapy on chronic stroke patients: a replication. Stroke 30: 586-592. Morris DM, Uswatte G, Crago JE, et al (2001). The reliability of the Wolf Motor Function Test for assessing upper extremity function after stroke. Arch Phys Med and Rehab 82: 750-755. Taub E, Miller NE, Novack TA, et al (1993). Technique to improve chronic motor deficit after stroke. Arch Phys Med Rehabil 74: 347- 354. Taub E, Crago JE, Uswatte G (1998). Constraint-Induced Movement Therapy: a new approach to treatment in physical rehabilitation. Rehabil Psychol 43: 152-170.

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Wittenberg GF, Chen R, Ishii K, et al (2000). Task-related and resting regional cerebral blood flow changes after constraint-induced rehabilitation therapy. Presented at the American Academy of Neurology; May 2000; San Diego, CA. Wolf SL, Lecraw DE, Barton LA, et al (1989). Forced use of hemiplegic upper extremities to reverse the effect of learned nonuse among chronic stroke and head-injured patients. Exp Neurol 104: 125-132. Wolf SL, Catlin PA, Ellis M, et al (2000). Assessing the Wolf Motor Function Test as an outcome measure for research with patients post-stroke. Neuroscience Abstracts 26: 162

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Abstract 83 - LA MUSICOTERAPIA NEL RECUPERO DEL PAZIENTE CON ESITI DI STROKE -

FRIZZI LAURA*[1], SODANO LUISA[1], d'onofrio concetta nastasia[1], DEL GAUDIO GIOVANNI[1], MONTONE SONIA[1], TRIPODI MARINA[2], DI MAGGIO TIZIANA[2], siani elena[2], improta claudia[2], terracciano annamaria maddalena[1], GIMIGLIANO RAFFAELE[2], IOLASCON GIOVANNI[2]

- [1]CASA DI CURA SANTA MARIA DEL POZZO ~ SOMMA VESUVIANA ~ Italy - [2]UNIVERSITA' DEGLI STUDI DELLA CAMPANIA LUIGI VANVITELLI ~ NAPOLI ~ Italy

# Riabilitazione dello stroke

L’ictus è l’improvvisa comparsa di segni e/o sintomi riferibili a deficit focale e/o globale delle funzioni cerebrali di durata superiore a 24 ore o ad esito infausto, non attribuibile ad altra causa apparente se non a vasculopatia cerebrale. In Italia l’ictus è la terza causa di morte, causando il 10-12% di tutti i decessi annui, e rappresenta la principale causa di disabilità. Nel contesto di un approccio multidisciplinare al paziente con esiti di stroke si inserisce la musicoterapia. Nel 1996 la World Federation of Music Therapy definisce la Musicoterapia come “l'uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musico terapeuta qualificato, con un cliente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l'apprendimento, la motricità, l'espressione, l'organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive”[1]. La stimolazione sonora ritmica e i feedback musicali e sonori possono migliorare il training della deambulazione[2,3] e la motilità degli arti superiori dopo ictus [2]. L’accoppiamento uditivo-motorio facilita l’esecuzione di movimenti ripetitivi e ritmici sincronizzati e favorisce l’interazione sociale. Obiettivo dello studio è di valutare l’efficacia di un trattamento musicoterapico integrato con la terapia convenzionale nel recupero della motilità dell’arto superiore paretico in pazienti con esiti di stroke. Abbiamo reclutato pazienti ricoverati presso la Casa di Cura Santa Maria del Pozzo, Somma Vesuviana (NA), in regime di riabilitazione intensiva dopo un ictus. I criteri di inclusione erano: - Età compresa tra i 20-80 anni - Emiparesi destra o sinistra da ictus recente (< di un mese) - Mini Mental State Evaluation > 24 - Assenza di lesioni multiple o bilaterali - Nessun trattamento musicoterapico precedente I pazienti sono stati sottoposti ad esercizi di musicoterapia individuale di circa 40 minuti, per 4 settimane, per tre volte alla settimana associata alla fisioterapia convenzionale. Sono stati utilizzati i seguenti strumenti: tastiera elettrica, ocean drum, tamburelli, metallofono. Sono state utilizzate le seguenti scale di valutazione : Fugl-Meyer Motor Assessment Scale (FMA) per la funzione senso-motoria e l’equilibrio; Nine hole peg test (9HPT) per la destrezza manuale; Motricity Index of upper extremity (MI); Modified Ashworth Scale per la spasticità; Brief Pain Inventory (BPI) per il dolore; Mini Mental State Evaluation (MMSE) per lo stato cognitivo; il Barthel Index per la disabilità. Le valutazioni cliniche sono state eseguite all’ingresso (T0) e dopo 4 settimane (T1). I pazienti inoltre sono stati sottoposti ad una valutazione della preferenza dello strumento e del genere musicale. Abbiamo arruolato tre pazienti, con età media di 57 anni (min. 54 –max. 60 anni). La paziente M.F alla valutazione iniziale presentava alla FMA un punteggio di 29/66; alla 9HPT un tempo maggiore di 60 secondi; alla MI un punteggio di 50/100 alla MAS un punteggio di 2; al BPI 8/10; al BI un punteggio di 12/100; alla valutazione finale, alla FMA un punteggio di 54/66; alla 9HPT un tempo di 50 secondi; alla MI un punteggio di 70/100; alla MAS un punteggio di 0; al BPI 4/10; al BI un punteggio di 60/100 La paziente P.M alla valutazione iniziale presentava alla FMA un punteggio di 33/66; alla 9HPT un tempo maggiore di 60 secondi; alla MI un punteggio di 55/100; alla MAS un punteggio di 0; al BPI assenza di dolore; al BI un punteggio di 10/100; alla valutazione finale, alla FMA un punteggio di 62/66; alla 9HPT un

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tempo di 40 secondi; alla MI un punteggio di 69/100; alla MAS un punteggio di 0; al BPI assenza di dolore; al BI un punteggio di 70/100. La paziente B.I. alla valutazione iniziale presentava alla FMA un punteggio di 45/66; alla 9HPT un tempo maggiore di 70 secondi; alla MI un punteggio di 55/100; alla MAS un punteggio di 0; al BPI assenza di dolore; al BI un punteggio di 70/100; alla valutazione finale, alla FMA un punteggio di 62/66; alla 9HPT un tempo di 40 secondi; alla MI un punteggio di 69/100; alla MAS un punteggio di 0; alla BPI assenza di dolore; alla BI un punteggio di 90/100. La musicoterapia integrata nel trattamento riabilitativo dei nostri pazienti si è rivelata un efficace strumento di recupero sulla motilità dell’arto superiore. È necessario incrementare la numerosità del campione per disporre di dati maggiormente significativi. [1] Federazione Mondiale di Musicoterapia, WFMT (1999). [2] Hayden R et al. The effect of rhythmic auditory stimulation (ras) on physical therapy outcomes for patients in gait training following stroke: a feasibility study. Int J Neurosci. 2009;119:2183–95. [3] Malcolm MP et al. Rhythmic auditory-motor entrainment improves hemiparetic arm kinematics during reaching movements: a pilot study. Top Stroke Rehabil. 2009;16:69–79.

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Abstract 86 - ANODAL TDCS AND VIRTUAL REALITY ON COGNITIVE DYSFUNCTION IN PATIENT WITH STROKE: A CASE REPORT -

Cotellessa Filippo*[1], Vestito Lucilla[1], Trompetto Carlo[1], Mori Laura[1]

- [1]Università degli studi di Genova ~ Genova ~ Italy

# Riabilitazione dello stroke

Molti studi hanno indagato l’impatto dei disturbi cognitivi nello stroke. Tali disturbi, talora misconosciuti, hanno però importanti ricadute nelle attività della vita quotidiana (ADL), sulla ripresa dell’autonomia e nelle interazioni sociali. I possibili approcci terapeutici constano per lo più di un trattamento riabilitativo neuropsicologico, il cui scopo è principalmente quello di aumentare la consapevolezza del paziente riguardo il proprio deficit cognitivo e di aiutarlo ad elaborare dei meccanismi di compensazione. Recenti studi hanno dimostrato i possibili vantaggi dell’utilizzo delle tecniche di stimolazione cerebrale non invasiva (NIBS) in neuro riabilitazione per i loro possibili vantaggi nell’incrementare l’efficacia dell’intervento terapeutico tradizionale.Il trattamento con tDCS consiste nell’applicare un flusso di corrente diretta a bassa intensità sullo scalpo per modulare l’eccitabilità corticale facilitando o inibendo i processi neurali, attuando una modulazione tonica del potenziale di membrana a riposo. In particolare, la stimolazione catodica (C-tDCS) diminuisce l’eccitabilità corticale causando un’iperpolarizzazione neuronale, mentre la stimolazione anodica (A-tDCS) raggiunge l’effetto attraverso una depolarizzazione sotto soglia. Descriviamo il caso di CC, donna di 47 anni, ricoverata nel reparto di Riabilitazione Neurologica dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova per esiti di emorragia cerebrale. La paziente ha presentato l’evento ictale nell’Ottobre del 2018 ed è stata quindi ricoverata presso il centro ictus della nostra struttura. All’ingresso, l’esame neurologico dimostrava: “Paziente con afasia mista ed emiplegia f-b-c destra. Durante la degenza presso il centro ictus la paziente ha iniziato trattamento riabilitativo fisioterapico e logopedico convenzionali. A circa 20 giorni dall’evento, la paziente è stata trasferita nel nostro reparto per proseguire la riabilitazione. Durante le sedute riabilitative sono emerse difficoltà cognitive in particolare a carico della memoria a lungo termine e dell’attenzione. Per tale ragione la paziente ha eseguito un inquadramento neuropsicologico standardizzato che confermava tale dato. Alla luce della valutazione e, dopo aver firmato l’apposito consenso, la paziente è stata sottoposta a trattamento con A-tDCS online insieme ad exergames mediante sistema Nintendo Wii (Nintendo wii system). Il trattamento cognitivo è stato eseguito per 5 giorni alla settimana per 2 settimane consecutive e per la durata di 20 minuti a seduta. Durante le sessioni di trattamento, l’elettrodo di stimolazione è stato posto sulla corteccia dorsolaterale prefrontale (DLPFC) sinistra, mentre quello di riferimento in sede sopraorbitale controlaterale. La Nintendo Wii è stata scelta per eseguire il trattamento cognitivo (non-specific computer training - NCT). Questo strumento sfrutta un modello di realtà virtuale utilizzando un controller wireless che permette al soggetto di interagire con un avatar. Un sensore ad infrarossi montato sopra lo schermo cattura e riproduce i movimenti eseguiti attraverso il controller. Sono stati utilizzati dei giochi che potessero stimolare le capacità cognitive, in particolare l’attenzione, la flessibilità mentale, la working memory, le funzioni visuo spaziali ed esecutive (eg. Wii brain). La possibilità di graduare la difficoltà degli esercizi dal livello inferiore a quello superiore, e viceversa in caso di errore, ha permesso di mantenere un’elevata motivazione durante le performances Al termine del trattamento riabilitativo (T1), la paziente è stata nuovamente sottoposta a rivalutazione neuropsicologica, dimostrando un miglioramento in tutti gli ambiti cognitivi esplorati. A distanza di un mese dalla fine del trattamento (T2), si è potuto apprezzare come tale miglioramento sia rimasto costante. Il nostro caso permette di confermare, come già ampiamente dimostrato in letteratura, come la tDCS sia uno strumento utile nel modulare la plasticità neuronale. Inoltre, il caso da noi presentato, permette di affermare come il trattamento cognitivo mediante exergames possa essere utile nel mantenere alto il livello attentivo e la collaborazione del paziente, migliorando l’aderenza al trattamento e conseguentemente i risultati. 1. Elsner B1, e tal. Transcranial direct current stimulation (tDCS) for improving activities of daily living, and physical and cognitive functioning, in people after stroke.

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Cochrane Database Syst Rev. 2016 2. Effect of transcranial direct current stimulation on cognitive function in stroke patients. Shaker HA, e tal. Egypt J Neurol Psychiatr Neurosurg. 2018; Non-invasive brain stimulation to enhance cognitive rehabilitation after stroke. Draaisma LR, e tal. Neurosci Lett. 2018

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Abstract 96 - SVILUPPO E IMPLEMENTAZIONE DI UN PROTOCOLLO EVIDENCE-BASED DI FONDAZIONE DON GNOCCHI PER LA RIABILITAZIONE DELLO STROKE: RISULTATI DELLO STUDIO PILOTA -

Cecchi Francesca*[1], Diverio Manuela[2], Antonioli Desiderio[2], Avilla Lucia[2], Barilli Manuele[2], Gambini Massimo[2], Landucci Plellegrini Lucilla[2], Emanula Romano[2], Sarti Chiara[2], Zingoni Margherita[2], Macchi Claudio[1], Pancani Silvia[1], Aprile Irene[3]

- [1]FONDAZIONE DON CARLO GNOCCHI ~ FIRENZE ~ Italy - [2]FONDAZIONE DON CARLO GNOCCHI ~ PRESIDIO CENTRO 1 ~ Italy - [3]FONDAZIONE DON CARLO GNOCCHI ~ Milano ~ Italy

# Riabilitazione dello stroke

L'utilizzo di protocolli di valutazione condivisi standardizzati, sviluppati secondo il modello ICF e differenziati sulla base della latenza dall'esordio acuto è fortemente raccomandato per valutare l'efficacia dei trattamenti riabilitativi su ampie popolazioni di pazienti affetti da Stroke e consentire l'identificazione di biomarkers, che permettano di formulare più accuratamente la prognosi funzionale e indirizzare la presa in carico riabilitativa. La Fondazione don Carlo Gnocchi ha sviluppato tramite un gruppo interdisciplinare un protocollo evidence based, condiviso a livello nazionale (Marzo 2017), per la valutazione e presa in carico dei pazienti con esiti di Stroke. Questo lavoro descrive il metodo utilizzato nello sviluppo, la implementazione in due strutture pilota, e i risultati dello studio pilota sulla applicazione del protocollo nella degenza riabilitativa intensiva post stroke. Il Gruppo interdisciplinare di professionisti della riabilitazione, provenienti da 5 Strutture di Fondazione e da 4 regioni, selezionato dalla Direzione Medica e Generale, ha sviluppato Il protocollo, poi condiviso a livello nazionale (Marzo 2017), con riferimento alle Aree del funzionamento del modello ICF all’esperienza IPER-2 per gli indicatori; le linee guida di rifermento (AHA/ASA 2016) sono state selezionate con il metodo AGREE. La implementazione del protocollo nelle strutture pilota di Massa e Fivizzano ha seguito un approccio multistep raccomandato per promuovere il cambiamento nelle organizzazioni sanitarie: condivisione con il personale coinvolto, formazione , revisione documentazione sanitaria, verifica periodica, restituzione risultati (Aprile-Dicembre2017). Per lo Studio pilota si sono considerati tutti i i pazienti afferenti alle due strutture pilota nell’anno 2018 e confrontati con i 3 anni precedenti la applicazione del protocollo Analisi statisctica: I dati sono stati analizzati con IBM SPSS Statistics 24.0 for Windows. Shapiro-Wilk test s è utilizzato per la distribuzione dei parametri (livelllo di significatività stabilito al 5%): con distribuzione normale sono presentati come media e deviazione standard, con una distribuzione non normale come media e range interquartile, dicotomici con un valore percentuale. Viene effettuato un confronto tra le variabili clinico-funzionali misurate alla ammissione e alla dimissione con il paired t-test, lo Wilcoxon signed rank test e il McNemar test, come appropriato. Un p-value < 0.05 è stabilito per indicare la significatività statistica Tra il 2015 e il 2017, sono stati ammessi nel centro di riabilitazione 443 pazienti di pazienti con ictus esiti di ictus. Le caratteristiche dei pazienti al momento del ricovero e della dimissione sono riassunte nella Tabella 1 (età media 77 ± 11 anni, 47% femmine). Nel 2018 sono stati ammessi 84 pazienti colpiti da ictus. Le caratteristiche dei pazienti al momento del ricovero e della dimissione sono riportate nella Tabella 2 (età media 76 ± 13 anni, 61% femmine). Tra le eziologie da ictus determinate, la più frequente nel 2018 è stata la malattia dei grossi vasi (31%, dati da 42 pazienti su 84) e i pazienti sono stati ammessi 13,5 giorni (valore mediano) dopo l'insorgenza dell'ictus. Nel 2018 c'e stata una diminuzione significativa del punteggio NIHSS tra l'ammissione e la dimissione. Queste informazioni non erano disponibili nel 2015-17. Nel 2018 il punteggio della Barthel è aumentato dall'ammissione alla dimissione di 26 punti (da 52 a 26 in media). Nel 2015-2017 il delta era 24. Il punteggio TCT è aumentato significativamente dall'ammissione alla dimissione di 33 punti vs 21 2015-17. Nel 2018 i pazienti con catetere vescicale erano 52% in ingresso e 15%,in dimissione (-37%), mentre nel 2015-7 è stato osservato un calo significativo ma più basso (-17% dal 34% al 17%). Sia nel 2018 che tra il 2015 e il 2017 è stata segnalata una significativa riduzione dell'occorrenza di piaghe da decubito alla dimissione. Il calo è stato maggiore nel 2018 (8% nel 2018 vs 5% nel 2015-2017).Tutti gli altri outcomes erano sostanzilmente sovrapponibili per i due periodi considerati.

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Il protocollo si è dimstrato sostenibile e di facile applicazione. I risutati preliminari dello Studio pilota hanno dimostrato che gli outcome registrati dopo la applicazione del protocollo sono uguali o migliori ripetto al passato. in particolare oltre a fornire maggiori informazioni rilevanti sui pazienti con ictus (eziologia, NIH-SS) la esplictazione degli obiettivi del PRI in tutte le aree del funzionamento ha condotto a un importante miglioramento di svezzamento da catetere vescicale e risoluzione dei decubiti Guidelines for Adult Stroke Rehabilitation and Recovery. From the AHA/ASA.” Winstein CJ, et al; Stroke. 2016 Jun;47(6):e98-e169 ICF Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute, OMS 2016 Iper2: Indicatori di processo e di Esito in Riabilitazione. Bernardini B et al. Quaderni ARS Liguria 2010; www.iper2.it

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Abstract 98 - TRATTAMENTO CON ONDE D’URTO RADIALI DELLA SPASTICITÀ DA PREGRESSA ISCHEMIA CEREBRALE COMPLICATA DA RETRAZIONE TENDINEA: CASE REPORT -

Gentileschi Noemi*[1], Brunelli Stefano[2], Traballesi Marco[2], Foti Calogero[1]

- [1]Physical and Rehabilitation Medicine, Tor Vergata University of Rome, Rome, Italy. ~ Roma ~ Italy - [2]IRCCS Fondazione Santa Lucia, Via Ardeatina 306, 00179 Rome, Italy ~ Roma ~ Italy

# Riabilitazione dello stroke

La terapia con onde d’urto (ESWT- Extracorporeal shock wave therapy) radiali può essere un’opzione terapeutica efficiente, sicura e non invasiva nel trattamento della spasticità secondaria a lesione cerebrale ed anche nel trattamento delle retrazioni tendinee. Tale metodica viene diffusamente impiegata nel trattamento di patologie a natura fibro-proliferativa, grazie all’azione di stimolazione della guarigione dei tessuti molli, attraverso la rimozione dei mediatori dell’infiammazione e la promozione della neo-vascolarizzazione. Da pochi anni tale metodica è stata utilizzata con promettenti risultati nella riduzione della spasticità e conseguente miglioramento della funzionalità in esiti di stroke ed in altre patologie neurologiche. Ancora non è ben definito il numero di trattamenti e i parametri (intensità, frequenza e numero di impulsi) da utilizzare a tale scopo. A nostra conoscenza non sono presenti in letteratura studi che descrivano il trattamento con ESWT eseguito contestualmente sia per la spasticità che per le retrazioni muscolo-tendinee strutturate a seguito della postura obbligata in accorciamento. Lo scopo di questo studio è quindi quello di valutare se la terapia con onde d’urto radiali sia efficace nel miglioramento della funzionalità dell’arto superiore, dell’articolarità e nella riduzione dell’ipertono in un caso ove vi era la combinazione di retrazione ed ipertono spastico. Presentiamo il caso di una paziente di 64 anni affetta da emiparesi sinistra in esito a ischemia cerebrale insorta nel 2015. Ha effettuato rieducazione motoria esclusivamente nei 3 mesi post-acuzie. Alla prima osservazione presentava movimenti distonici all’arto superiore, con un deficit di funzionalità ricavato dalla Fugl-Meyer Motor Function Assessment di 43/66, Frenchay Arm Test 2/5, Motricity Index 69/100 ed un grado di spasticità valutato con la Modified Ashworth Scale di 1 alla spalla, 3 al gomito e 2 al polso. Mostrava inoltre una retrazione dei flessori delle dita e del carpo con estensione del polso possibile fino a 30° e retrazione in flessione di circa 10° delle dita della mano. Abbiamo trattato i muscoli del braccio ed avambraccio con un protocollo per la spasticità di ESWT radiali (2000 impulsi; 12 Hz; intensità 1,5 Bar) con una seduta settimanale per 4 settimane. Nella stessa seduta, dopo il trattamento per la spasticità, abbiamo trattato inoltre sempre con ESWT radiali i tendini flessori del carpo e delle dita con un protocollo a 1400 impulsi, 3 bar, 12Hz. Si è osservato un miglioramento sia per quanto riguarda la funzionalità dell’arto superiore affetto sia per quanto riguarda la retrazione. Alla valutazione effettuata 2 settimane dopo l’ultimo trattamento abbiamo riscontrato: Motor Function Fugl-Meyer assessment: 59/66, Frenchay arm test: 4/5, Motricity Index: 84/100 e una riduzione della spasticità: 1 alla spalla, 1 al gomito e 0 al polso. Abbiamo inoltre osservato un recupero completo dell’estensione passiva delle dita e un miglioramento di 10° dell’estensione del polso. E’ in programma un follow-up ad un mese i cui dati verranno presentati in sede congressuale. Le onde d’urto radiali sono una terapia economica, non-invasiva e ben tollerata, che può essere utilizzata con buoni risultati, nel trattamento della spasticità da ictus cerebrale anche associata a secondarie retrazioni muscolo-tendinee. Riteniamo sia importante sottolineare come, al di là del risultato numerico delle scale di valutazione utilizzate che mostrano un significativo miglioramento funzionale, la paziente abbia ben tollerato il trattamento riportando un alto grado di soddisfazione. La nostra esperienza ci porta a sottolineare come vada scelto il giusto protocollo in relazione al quadro clinico, privilegiando basse intensità in caso di trattamento dell’ipertono ed intensità maggiori in caso di retrazione tendinea. Troncati, Franco, et al. "Extracorporeal Shock Wave Therapy reduces upper limb spasticity and improves motricity in patients with chronic hemiplegia: a case series" NeuroRehabilitation 33.3 (2013): 399-405. Park, Seung Kyu, et al. "Effects of extracorporeal shock wave therapy on upper extremity muscle tone in chronic stroke patients." Journal of physical therapy science 30.3 (2018): 361-364.

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Abstract 101 - IL SUBJECT VISUAL VERTICAL NEL PAZIENTE CON ICTUS CEREBRALE: CORRELAZIONI CON IL DISTURBO DI EQUILIBRIO ED IL RECUPERO FUNZIONALE -

Fonte Cristina[1], Zocca Anastasia[1], Palmarini Lara[1], Bontempo Giulia[1], Varalta Valentina*[1], Picelli Alessandro[1], Gandolfi Marialuisa[1], Smania Nicola[1]

- [1]CRRNC-Università di Verona ~ Verona ~ Italy

# Riabilitazione dello stroke

Il “Subjective Visual Vertical” (SVV) corrisponde ad una rappresentazione spaziale dell’orientamento di uno stimolo visivo percepito in linea alla verticalità terrestre e che si basa esclusivamente sulla percezione visiva (Saj et. al. 2012; 2005). È stato evidenziato che nei pazienti con patologie neurologiche il SVV può essere alterato. Lo scopo di questo studio è valutare la capacità di giudizio di verticalità soggettiva nei pazienti con ictus cerebrale in relazione alla sede e all’estensione della lesione. Si intende inoltre valutare se esiste una correlazione tra il SVV e i deficit dell’equilibrio in fase acuta, indagando se il SVV può essere considerato un fattore prognostico per il recupero dell’equilibrio nei pazienti con ictus. Vengono inclusi pazienti con ictus cerebrale in fase acuta (0-15 gg) non dementi (MMSE>24) e con adeguate abilità di comprensione. Di ogni soggetto vengono raccolti dati anamnestici e clinici tra cui l’esame radiologico cerebrale (TAC o RM). Ogni paziente viene valutato attraverso scale per la valutazione dell’equilibrio (Berg Balance Scale-BBS; Scale for Lateropulsion) e prove per la valutazione del SVV (Bucket test, Test verticalità visiva-proiezione al muro di una linea luminosa con vari gradi di inclinazione). La SVV viene valutata sia durante la stazione eretta che durante quella seduta. Il protocollo di valutazione viene effettuato a entro 10 giorni (t0), tra 25 e 35 giorni (t1), tra 80-100 giorni (t2) e tra 170-190 giorni (t3) dall’evento. Conformemente alla letteratura, ci si aspetta di riscontrare una distorsione controlesionale del SVV in seguito a lesioni del ponte, paramediali talamiche, della corteccia vestibolare-parietoinsulare, della corteccia sensoriale e del giro temporale superiore (Tesio et. al. 2011). Inoltre ci si aspetta che la distorsione della verticalità correli con scarsa abilità di equilibrio (Bonan et. al. 2006; 2007) e che il SVV possa essere un fattore prognostico negativo per il recupero funzionale del paziente. Conoscere le abilità di giudizio di verticalità visiva e la sua eventuale correlazione con il disturbo dell'equilibrio nel paziente ictus potrebbe essere utile a fornire indicazioni prognostiche ai clinici e sviluppare trattamenti specifici.

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Abstract 102 - ACTION OBSERVATION PER IL RECUPERO DELLA MOTRICITÀ E DESTREZZA DELL’ARTO SUPERIORE NEI PAZIENTI CON ICTUS ISCHEMICO IN FASE POST-ACUTA. STUDIO CLINICO CONTROLLATO RANDOMIZZATO -

DI TONDO SERENA*[2], MANCUSO MAURO[2], Costantini Enza[2], Abbruzzese Laura[2], SALE PARIZIO[3]

- [2]CLINICA DI RIABILITAZIONE TOSCANA ~ montevarchi ~ Italy - [3]Ospedale Sant'Isidoro FERB Onlus Trescore Balneario ~ BERGAMO ~ Italy

# Riabilitazione dello stroke

L’Action Observation (AO) è un approccio riabilitativo, sviluppato in seguito a studi che dimostrano l’implicazione del sistema dei Neuroni Mirror nell’apprendimento motorio , . L’attuale letteratura evidenzia l’efficacia dell’AO per il recupero motorio in soggetti con ictus in fase cronica ma solo singoli studi hanno verificato l’efficacia dell’AO in fase post-acuta , . Abbiamo condotto questo studio per valutare l’efficacia dell’AO come trattamento aggiuntivo alla fisioterapia rispetto alla sola fisioterapia convenzionale relativamente al recupero motorio dell’arto superiore in pazienti con ictus ischemico in fase post-acuta. Sono stati arruolati 32 pz al primo ictus ischemico, con lesione sopratentoriale, in fase post-acuta, con deficit dell’arto superiore, ed in assenza di severe alterazioni visuo-spaziali o di linguaggio. Il campione è stato randomizzato in due sottogruppi da 16 soggetti: il gruppo di controllo (GC) ha effettuato fisioterapia convenzionale per il recupero dell’arto superiore per 40’ mentre il gruppo sperimentale (GS) ha effettuato 20’ di trattamento convenzionale e 20’ di AO. Entrambe i gruppi hanno ricevuto 20 sessioni di trattamento di 40 minuti ognuna per 4 settimane consecutive (5 giorni a settimana). I pazienti sono stati valutati all’inizio (T0) e dopo le 20 sedute di trattamento (T1) con le seguenti scale: Fugl-Meyer Assessement (FMA) (solo gli item per l’arto superiore), Modified Ashworth Scale (AS), Frenchay Arm Test (FAT), Box and Block Test (BBT), Barthel Index (BI) e Functional Independence Measure Motor Items (FIMM) I punteggi rilevati alle diverse scale valutative, non mostrano differenze statisticamente significative al T0 tra il GS ed il GC. Al T1 i due gruppi migliorano entrambe in modo significativo ma la differenza in termini di guadagno riabilitativo del GS è maggiore rispetto a quella del GC per il BI (p<0.0001) e per la FIM (p<0.0001). I risultati suggeriscono che l’AO come trattamento riabilitativo aggiuntivo per il recupero della motricità dell’arto superiore in soggetti con ictus in fase post-acuta, sia maggiormente efficace rispetto alla sola terapia convenzionale in termini di recupero di mobilità e autonomia nelle ADL. Sono necessari studi futuri con un campione maggiore per confermare e valutare la generalizzazione dell’effetto terapeutico, in seguito a terapia con AO. Sale P, Franceschini M. Action observation and mirror neuron network: a tool for motor stroke rehabilitation. Eur J Phys Rehabil Med [Internet]. 2012;48:313–8. Available from: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22522432 Rizzolatti G, Fabbri-Destro M, Cattaneo L. Mirror neurons and their clinical relevance. Nat Clin Pract Neurol [Internet]. 2009 [cited 2017 Dec 29];5:24–34. Available from: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19129788 Ertelt D, Small S, Solodkin A, Dettmers C, McNamara A, Binkofski F, Buccino G. Action observation has a positive impact on rehabilitation of motor deficits after stroke. Neuroimage. 2007;36 Suppl 2:T164-73. Epub 2007 Mar 31. PubMed PMID: 17499164. Franceschini M, Ceravolo MGMGG, Agosti M, Cavallini P, Bonassi S, Dall’Armi V, et al. Clinical Relevance of Action Observation in Upper-Limb Stroke Rehabilitation: A Possible Role in Recovery of Functional Dexterity. A Randomized Clinical Trial. Neurorehabil Neural Repair [Internet]. 2012;26:456–62. Available from: http://nnr.sagepub.com/cgi/doi/10.1177/1545968311427406

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Sale P, Ceravolo MGMGMG, Franceschini M. Action Observation Therapy in the Subacute Phase Promotes Dexterity Recovery in Right-Hemisphere Stroke Patients. Biomed Res Int [Internet]. 2014;2014:1–7. Available from: http://www.hindawi.com/journals/bmri/2014/457538/

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Abstract 104 - LA MIRROR BOX COME STRUMENTO PER LA RIABILITAZIONE DEL DISTURBO SOMATO-SENSITIVO: STUDIO SINGLE CASE SU UN PAZIENTE CON ICTUS CEREBRALE TALAMICO. -

Giovanninetti Andrea*[1], Mariti Dorina[2], Evangelista Elisa[1], Munari Daniele[2], Giarola Flaminia[2], Fonte Cristina[1], Picelli Alessandro[1], Gandolfi Marialuisa[1], Smania Nicola[1], Varalta Valentina[1]

- [1]CRRNC-Università di Verona ~ Verona ~ Italy - [2]AOUI Verona ~ Verona ~ Italy

# Riabilitazione dello stroke

L’ictus cerebrale è una sindrome clinica caratterizzata da una comparsa improvvisa di un deficit neurologico, che persiste per più di 24 ore (1). I disturbi somatosensoriali sono presenti nel 65% dei pazienti post ictus (2). Il recupero del deficit somatosensoriale risulta essere ancora scarsamente indagato. Ad oggi infatti, sappiamo ancora poco del processo di recupero del deficit somatosensoriale, del tipo di deficit somatosensoriale di cui il paziente soffre e dell’eventuale correlazione di tale defict con il recupero funzionale e motorio (3). L’obiettivo di questo studio è quello di indagare come evolve il disturbo di sensibilità in un paziente (M.A.) con emorragia capsulo talamica in fase sub-acuta, utilizzando un nuovo strumento a fini riabilitativi: la Mirror Box (MB). M.A. è un uomo di 65 anni con 13 anni di scolarità affetto da esiti di emorragia cerebrale capsulo-talamica esordita in data 21/11/2018. Durante il ricovero in Neuroriabilitazione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, il paziente è stato valutato dal punto di vista motorio (Motricity Index-MI, Finger Extension and Shoulder Abduction-SAFE, Modified Ashworth Scale-MAS), cognitivo (Apple Test, Fluff test) e della sensibilità (RASP - Rivermead Assesment of Somatosensory Performance). Il paziente ha eseguito il trattamento con la MB 20 minuti al giorno per 5 giorni alla settimana per un totale di 4 settimane. Il training prevedeva l’azione in prima persona del paziente al quale venivano assegnati 4 compiti specifici da eseguire con entrambe le mani mentre il suo sguardo e la sua attenzione restavano concentrati sull’arto sano riflesso nello specchio e quello patologico veniva invece oscurato alla vista del paziente. I compiti erano i seguenti: flessione/estensione del polso, flessione/estensione delle dita, esercizio di tapping e grasping/esplorazione tattile su superficie ruvida. Le valutazioni della sensibilità tramite RASP verranno condotte all’inizio, durante il trattamento (1 valutazione a settimana) e alla fine dello stesso. Inoltre sarà effettuato un follow-up a distanza di 15 e 30 giorni dalla fine del trattamento. Ci aspettiamo che grazie a questo tipo di trattamento riabilitativo il disturbo di sensibilità del paziente possa ridursi, dato che le sensazione esperite con l’arto sano riflesso nello specchio potrebbero essere riportate anche sull’arto patologico, diminuendo in questo modo il disturbo di sensibilità. I dati potrebbero suggerire l’utilizzo della MB come strumento riabilitativo specifico per i disturbi somatosensoriali. 1. SPREAD – Stroke Prevention and Educational Awareness, “Ictus cerebrale: linee guida italiane di prevenzione e trattamento,” 2016. 2. Carey L, Matyas TA. Training of somatosensory discrimina- tion after stroke: Facilitation of stimulus generalization. Am J Phys Med Rehab 2005;86(6):428 – 442. 3. Winward C., Halligan PW, Wade DT. Somatosensory recovery: A longitudinal study of the first 6 months after unilateral stroke. Disability and Rehabilitation, February 2007; 29(4): 293 – 299.

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Abstract 108 - GAIT ASSESSMENT INTERVENTION TOOL (G.A.I.T.) E BLOCCO DIAGNOSTICO ANESTETICO DEL NERVO SCIATICO POPLITEO INTERNO (S.P.I.): STUDIO PILOTA OSSERVAZIONALE PER IL PAZIENTE AFFETTO DA EMIPLEGIA SPASTICA POST ICTUS. -

Milletti David[1], Galuppo Laura*[2], Colli Giovanni[2], Gelsomini Letizia[1], Tettamanzi Simone[2], Amedei Letizia[1], Lombardi Francesco[2]

- [1]Ospedale Bellaria, Bologna, ~ Bologna ~ Italy - [2]Ospedale San Sebastiano di Correggio ~ Correggio (Reggio Emilia) ~ Italy

# Riabilitazione dello stroke

Il piede equino altera la deambulazione autonoma ed è sostenuto da alterazioni del controllo motorio, spasticità, paresi e contratture muscolari. Il trattamento della spasticità con tossina botulinica (BTX) è molto utilizzato nel limitare le alterazioni della deambulazione in pazienti con piede equino. Il blocco diagnostico anestetico (BDA) di n. Sciatico Popliteo Interno (SPI), è utile ad individuare i muscoli che sostengono la deformità. L’obiettivo del presente studio pilota osservazionale è dimostrare la sensibilità della scala di valutazione del cammino Gait Assessment Intervention Tool (G.A.I.T.) alle variazioni prodotte dal blocco anestetico perinervoso di SPI. Questo obiettivo nasce dalla necessità di utilizzare uno strumento rapido, semplice ed affidabile (scala GAIT), che possa oggettivare l’effetto del BDA di SPI sul piede equino, senza necessariamente far capo ai sistemi di analisi del movimento. Ad oggi non esistono studi che mostrino la sensibilità di una scala di valutazione al BDA e che quindi ne quantifichi i cambiamenti di cinematica Abbiamo arruolato 21 pazienti (15 uomini, 6 donne; di età media 60) affetti da esiti di ictus ischemico ed emorragico stabilizzati da 1 anno. I pazienti selezionati accedevano all’ambulatorio spasticità dei centri coinvolti nella sperimentazione, Ospedale S. Sebastiano, Correggio (gruppo C, 11 soggetti), Ospedale Bellaria, Bologna (gruppo B, 10 soggetti). Criteri di selezione: pattern correlabile a ipertonia spastica dei muscoli plantiflessori (clonia achillea, punteggio alla MAS >= 2, oppure test di Silvferskyold positivo); possibile applicazione di blocco diagnostico; consenso informato. Criteri di esclusione erano: un valore alla scala FAC <= 2/5; pazienti affetti da disturbi cognitivi che pregiudicano un consenso informato; pazienti in TAO; pazienti per i quali non sia possibile effettuare il BDA o trattamento con BTX. I pazienti sono stati sottoposti ad un normale intervento di pratica clinica e lo studio non ha alterato il normale processo diagnostico-terapeutico. Dopo la visita, è stata eseguita una ripresa video in due proiezioni della deambulazione. Successivamente, è stato eseguito il BDA di SPI. Al termine del blocco è stata eseguita una seconda ripresa video. Le riprese sono state associate ad un codice identificativo, inviati all’altro centro partecipante per la valutazione tramite scala GAIT in cieco. Nei soggetti trattati con BTX è stata registrata la velocità del cammino pre trattamento, ad 1 mese e 3 mesi dal trattamento I risultati ottenuti mediante statistica non parametrica mostrano che la sensibilità di discriminazione mediana della scala GAIT al blocco è 3 (massimo di 13). Test di Wilcoxon: alla valutazione video pre blocco di SPI relativa al gruppo B, la somma dei ranghi ha mostrato un valore di 110, post blocco di 90 (p:0,25). Per il gruppo C, la somma dei ranghi passa da 105 a 104 (p: 0,09). Abbiamo calcolato l’affidabilità interoperatore su 3 operatori, la scala presenta una concordanza tra operatori medio alta. La regressione logistica, con variabile dipendente delta GAIT, correlata con i parametri clinici (MAS, Cloni, Silferskyod) non ha mostrato correlazione significativa, se correlata a valori di velocità ha mostrato correlazione significativa (r: 0,5) pre e post blocco e a distanza di 1 mese e 3 mesi dal trattamento con BTX Lo studio dimostra la sensibilità della scala di valutazione GAIT alle variazioni della cinematica del cammino successive al BDA di SPI, come mostrato dalla variazione del valore assoluto dello score scala GAIT. Non abbiamo rilevato significatività statistica della variazione pre e post blocco probabilmente a causa dello scarso campione analizzato. Le variazioni si sono verificate anche su item relativi all’arto superiore e tronco, a riprova del fatto che modificando il pattern di piede equino, si possono modificare anche compensi o pattern relativi a distretti non apparentemente correlati. La scala GAIT ha inoltre mostrato un’affidabilità interoperatore medio-alta. Il risultato inatteso è la correlazione tra la scala GAIT e la velocità del cammino,è verosimile che alcuni item della scala siano specchio di performance del cammino. La scala GAIT potrebbe essere uno strumento affidabile e di rapido utilizzo in clinica per la descrizione del cammino

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Daly, J. J., et al. "Development and testing of the Gait Assessment and Intervention Tool (GAIT): a measure of coordinated gait components." Journal of neuroscience methods 178.2 (2009): 334-339 \1) GUSTIN, MD et al. "Assessment and treatment of spastic equinovarus foot after stroke: Guidance from the Mont-Godinne interdisciplinary group." J Rehabil Med 49 (2017): 00-00 Gor-García-Fogeda, María Dolores, et al. "Observational Gait Assessments in People with Neurological Disorders: A Systematic Review." Archives of physical medicine and rehabilitation 97.1 (2016): 131-140

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Abstract 109 - TRADUZIONE E VALIDAZIONE TRANSCULTURALE DELLA SCALA DI VALUTAZIONE FUGL-MEYER IN LINGUA ITALIANA -

Carrabba Caterina[1], Hochleitner Ines[1], Castagnoli Chiara[1], Paperini Anita[1], Verdesca Sonia[1], Lucidi Giulia[1], Mosca Irene[1], Pancani Silvia[1], Macchi Claudio[1], Cecchi Francesca*[1]

- [1]FONDAZIONE DON CARLO GNOCCHI ~ FIRENZE ~ Italy

# Riabilitazione dello stroke

La Fugl-Meyer (FMA) è una scala di valutazione specifica per i pazienti post -ictus, originariamente pubblicata sia in Inglese che in Svedese da Axel Fugl-Meyer e collaboratori (Fugl-Meyer et al.1975) come test di valutazione standardizzato per pazienti con esiti di ictus. Rappresentò il primo strumento di valutazione quantitativa per il paziente emiplegico. La FMA risulta essere una scala valida, ripetibile, sensibile ed è considerata ad oggi il gold standard per la valutazione del grado di compromissione sensitiva e motoria del paziente emiplegico. Un'ampia letteratura ha dimostrato che la FMA è facile da usare e ha eccellente validità, affidabilità e reattività, il chela rende utile nei diversi setting clinici in tutto il mondo. Esistono attualmente studi di validazione e traduzione in Danese, Norvegese, Spagnolo, Francese, ma una versione ufficiale validata in lingua italiana non è ad oggi disponibile. Lo studio ha l’obiettivo di realizzare una traduzione transculturale della scala di valutazione FMA in italiano, sia per l’arto superiore che per l’arto inferiore, ed eseguire una validazione culturale della traduzione su di un gruppo di pazienti post-ictus ricoverati presso la SOR Neurologica Fondazione don Gnocchi ONLUS IRCCS attraverso uno studio pilota, al fine di identificare incongruenze linguistiche e concettuali che potrebbero influenzare il punteggio, la comprensione, l’interpretazione e l’equivalenza culturale della scala, per validare una versione ufficiale italiana della scala, condivisa con la Università di Goteborg. Disegno: Studio osservazionale monocentrico con finalità no-profit Il processo di traduzione e validazione culturale segue un protocollo di traduzione standardizzato, approvato dalla Università di Goteborg che detiene i diritti sulla versione ufficiale della scala in Svedese e in Inglese. E’ utilizzata una struttura multi-step per la revisione e l’ adattamento culturale e linguistico della stesura: 1) forward translation: traduttore ufficiale madrelingua italiana 2) revisione: team multidisciplinare di esperti nella riabilitazione dello stroke 3) backward translation traduttore ufficiale madrelingua inglese 4) revisione finale per determinare l’equivalenza concettuale, semantica ed operativa della versione italiana scala FMA: team multidisciplinare di esperti nella riabilitazione dello stroke. Per lo studio pilota il campione stimato è 10 pazienti post-ictus in trattamento riabilitativo intensivo presso la SOR Neurologica Fondazione don Gnocchi ONLUS IRCCS. (Nubia et al. 2018): criteri di inclusione: età 18-90, ictus avvenuto entro 15 gg dall’arruolamento; stabilità clinica (SIC=0). Criteri di esclusione: disturbi del visus e/o dell’udito, amputazione di un arto (sup. o inf.), ictus cerebellare; pregresso ictus (recidiva), declino cognitivo (MMSE<21). Somministrazione: Per ogni paziente reclutato, due operatori esperti somministrano la scala allo stesso paziente per due giorni consecutivi, svolgendo a turno un ruolo attivo o di osservatore, al fine di valutare la ripetibilità della scala. Analisi statistica: per valutare l’affidabilità intra e inter valutatore si utilizza la metodologia statistica di Svensson (Svensson e Svensson 1997). Il livello di accordo verrà valutato per ciascun item considerato nella scala ed espresso come percentuale. Una percentuale di accordo maggiore o uguale al 70% verrà ritenuta soddisfacente. Il livello di disaccordo tra valutatori viene stimato attraverso la variazione dei parametri di position, concentration e rank. Ad oggi abbiamo completato il processo di traduzione e validazione culturale secondo il protocollo approvato dalla Università di Goteborg (VEDI ALLEGATO). La revisione iniziale e finale ha impegnato il team multidisciplinare di fisioterapisti, fisiatri, neurologo, geriatra, neuropsicologo esperti nella riabilitazione dello

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stroke. Attualmente abbiamo iniziato il reclutamento del campione per lo studio pilota (previsto completamento: 30 Marzo pv) La scala Fugl Meyer è il gold standard per la valutazione del grado di compromissione sensitiva e motoria del paziente emiplegico. Questo lavoro consentirà ai ricercatori italiani di utilizzare una versione ufficiale e validata in italiano della scala originale. 1)-Fugl-Meyer AR, Jaasko L, Leyman I, et al. The post-stroke hemiplegic patient. 1. A method for evaluation of physical performance. Scand J Rehabil Med. 1975;7:13–31; 2)- Nubia E. et al (2018): Translation and cultural validation of clinical observational scales – the Fugl-Meyer assessment for post stroke sensorimotor function in Colombian Spanish, Disability and Rehabilitation, DOI:10.1080/09638288.2018.1464604; 3)-Wild D, Grove A, Martin M, et al. Principles of good practice for the translation and cultural adaptation process for patient-reported outcomes (PRO) measures: report of the ISPOR Task Force for Translation and Cultural Adaptation. Value Health. 2005;8:94–104;.

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Abstract 110 - 'E DAVVERO POSSIBILE MISURARE LA COMPLESSITÀ RIABILITATIVA CON STRUMENTI SEMPLICI? RASCH ANALYSIS DELLA REHABILITATION COMPLEXITY SCALE-EXTENDED V12 -

La Porta Fabio*[1], Galletti Lisa[1], Magni Elisabetta[1], Cesarano Tina[1], Leo Maria Rosaria[3], Benedetti Maria Grazia[2], Piperno Roberto[1], Iovine Roberto[1]

- [1]AUSL Bologna ~ Bologna ~ Italy - [2]Istituti Ortopedici Rizzoli ~ Bologna ~ Italy - [3]Ospedale Privato Accreditato "Villa Bellombra" ~ Bologna ~ Italy

# Riabilitazione dello stroke

La versione 13 della Rehabilitation Complexity Scale-Extended (RCS-E13) è stata recentemente inserita tra gli strumenti valutativi associati alla SDO riabilitativa in Regione Emilia Romagna (RER) come strumento di valutazione della complessità del paziente ricoverato in riabilitazione. Tuttavia, analisi psicometriche condotte sulla versione precedente della scala (RCS-E12) e, più recentemente, sulla RCS-E13 suggeriscono che lo strumento non sia unidimensionale, ma abbia una struttura a due fattori. In tal caso, il total score derivante dalla somma degli item appartenenti a due fattori differenti non avrebbe alcuna validità. Inoltre, se uno strumento deve essere utilizzato per decision making clinico, è necessario che esso possegga un valore di separation reliability (precisione) ≥0.85. Pertanto, scopo del presente studio è quello di valutare la validità di costrutto interna (inclusa l’unidimensionalità) e la separation reliability della RCS-E12 in una popolazione di soggetti con stroke e ortopedici. L’RCS-E12 è stata somministrata in 3 riabilitazioni intensive (reclutando pazienti con stroke) e una riabilitazione estensiva (reclutando soggetti con patologia ortopedica) nell’area metropolitana di Bologna. Complessivamente, sono stati arruolati 460 soggetti (360 con stroke e 100 con patologia ortopedica). Per i pazienti con stroke erano disponibili sia le valutazioni in ingresso che in dimissione. Per tale motivo, sono stati costituiti due campioni, ciascuno dei quali contenente una delle due valutazioni disponibili per ciascun soggetto con stroke e 50 valutazioni ortopediche. Per tutte le valutazioni disponibili, l’assegnazione ad uno dei due campioni è stata governata dal caso. Dei due campioni così costituiti (N=410), uno ha funto da campione di validazione e l’altro da campione di controllo. La Rasch analysis è stata condotta con il software RUMM 2030. La Rasch analysis di base ha mostrato una sostanziale mancanza di validità del total score, sia nel campione di validazione (χ2=218.2; df=24; p=0.000) che nel campione di controllo (χ2=253.2; df=24; p=0.000). In entrambi i casi la scala è risultata multidimensionale e con un livello di separation reliability insufficiente per misurazioni individuali (Person Separation Index o PSI: 0.725 e 0.743). Sono state osservate, inoltre, violazioni dei requisiti misurativi di indipendenza locale, monotonicità e assenza di DIF. Per tale motivo, è stato iniziato un processo conservativo di risoluzione delle violazioni dei requisiti misurativi senza apportare alcuna modificazione strutturale alla scala, né in termini di modifica della struttura di punteggio (rescoring), nè di contenuto in item (cancellazione). Gli aggiustamenti apportati (creazione di testlet e item splitting per Differential Item Functioning) sono infatti aggiustamenti di tipo statistico che non hanno alterato in alcun modo la struttura della scala. Dopo tali aggiustamenti, è stata ottenuta, per il campione di validazione, una soluzione unidimensionale conforme al Rasch model (χ2=21.9; df=12; p=0.589), con un livello di separation reliability di 0.753 (superiore a quello riscontrato nell’analisi di base). Tali risultati sono stati confermati anche sul campione di controllo (χ2=23.5; df=12; p=0.024; PSI=0.765). La Rasch analysis effettuata sulla RCS-E12, contrariamente alle analisi psicometriche classiche precedentemente condotte, suggerisce che, dopo alcuni aggiustamenti di carattere statistico, il total score della RCS-E è un indicatore unidimensionale di complessità riabilitativa. Risulta, pertanto, possibile la trasformazione del total score in misura su scala intervallare, la quale consente, tra le altre cose, l’utilizzo di statistiche di tipo parametrico. Tuttavia, sebbene il livello di separation reliability sia aumentato rispetto all’analisi di base per entrambi i campioni, esso rimane insufficiente per misurazioni sul singolo individuo (per i quali è richiesto un valore di PSI ≥0.850), mentre risultano possibili misurazioni a livello di gruppo. La bassa separation reliability è verosimilmente da imputarsi alla eccessiva semplicità dello strumento sostenuta da una ridotta content validity. Appare improbabile che le modifiche apportate sulla versione 13 della RCS-E, possano aver comportato significativi miglioramenti dal punto di vista psicometrico. Tali risultati dovrebbero

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indurre una riflessione sulla reale utilità della RCS-E come strumento di misura della complessità riabilitativa nel contesto delle politiche regionali di valutazione dell’appropriatezza dei ricoveri riabilitativi. Galletti L, Benedetti MG, Maselli S, Zanoli G, Pignotti E, Iovine R. Rehabilitation Complexity Scale: Italian translation and transcultural validation. Disability and rehabilitation. 2016;38(1):87-96 Roda F, Agosti M, Merlo A, Maini M, Lombardi F, Tedeschi C, et al. Psychometric validation of the Italian Rehabilitation Complexity Scale-Extended version 13. PloS one. 2017;12(10)

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Abstract 111 - FRIAS (FUNCTIONAL RISK INDEX after ACUTE STROKE) CATTURA SIA I PARAMETRI DI NEUROIMAGING AVANZATO CHE GLI ESITI FUNZIONALI DELLA RIABILITAZIONE NEL PAZIENTE CON STROKE ISCHEMICO: STUDIO PILOTA -

Bernardini Bruno*[1], Ghirmai Sara[1], Colantonio Viviana[1], Soncini Arianna[1], Corsini Carla[1], Cerina Giovanna[1], Pagani Marco[1], Straffi Laura[2], Marcheselli Simona[2], Malosio Maria Luisa[3], Grimaldi Marco[4], Fontana Lucia[4]

- [1]UO Neuroriabilitazione - [2]Stroke Unit - [3]CNR, Istituto di Neuroscienze - [4]UO Neuroradiologia. Neurocenter IRCCS Humanitas Research Hospital, Rozzano (Milano

# Riabilitazione dello stroke

FRIAS (Functional Risk Index after Acute Stroke) è un indice di rischio con validità interna che abbiamo derivato combinando lo score della National Health Institute Stroke Scale (NHISS) con gli indicatori di complessità medica e funzionale del Sistema IPER-2.0 (Indicatori di Processo Esito In Riabilitazione) su 274 pazienti con ictus ischemico dimessi dalla nostra Stroke Unit. FRIAS ha un punteggio a gravità crescente che varia da 1 a 6 e predice la disabilità severa (dipendenza nella mobilità di base) a 2 mesi dall’ictus. Questa analisi considera i dati di un più largo progetto condotto nel 2016-2017, finalizzato all’identificazione e sviluppo di indicatori prognostici di neuroimaging avanzato e bio-umorali in pazienti con ictus, e si propone di verificare l’associazione tra il punteggio FRIAS ed i parametri neuroradiologici e funzionali di disabilità e di performances motorie. Sono stati studiati 17 pazienti (età media 64+11 anni; 9 di sesso maschile e 8 femminile) con ictus ischemico in fase subacuta arruolati nell’ambito dello studio PROBIS (PROgnosis, Biomarkers and Imaging in Stroke). L’esame di RM è stato condotto a 12+2 giorni dall’ictus e le immagini RM pesate in diffusione sono state analizzate con un algoritmo che calcola l’indice di orientamento della dispersione (Orientation Dispersion Index, ODI) e l’anisotropia frazionata (fractional anisotropy, FA) a livello del braccio posteriore della capsula interna (PLIC) e del peduncolo cerebellare (CP). Per tutti i pazienti il FRIAS è stato calcolato alla dimissione dalla Stroke Unit coincidente con l’esecuzione dell’RM. Le misure di disabilità (Barthel Index), e di performance motoria (Nine Hole Peg Test per la destrezza manuale) e la velocità del cammino (m/sec.) rilevata con il 3 minutes Walk Test sono state rilevate a distanza di 2 mesi dall’ictus. L’analisi statistica ha utilizzato il coefficiente di correlazione non parametrica di Spearman ed il metodo smoothing spline (4 knots) pe l’interpolazione tra il punteggio FRIAS, i parametri neuroradiologici e le misure di esito funzionale. Abbiamo rilevato un’associazione significativa tra il punteggio FRIAS ed i parametri FA e ODI a livello del braccio posteriore della capsula interna e del peduncolo cerebellare ipsilaterali. L’associazione non è replicabile se si considerano i parametri rilevati controlateralmente, a supporto della robustezza del’osservazione. Il punteggio FRIAS risulta inoltre inversamente associato allo score del Barthel Index a 2 mesi (rho= -0.75; p=0.00), alla velocità del cammino (rho= -0.62; p=0.00) e al numero di pioli al secondo rilevato con Nine Hole Peg test (rho= -0.82; p=0.00). FRIAS appare un indice affidabile predittivo della disabilità severa a 2 mesi dall’ictus, utile nella pratica clinica per stratificare i pazienti per rischio di cattivi esiti e predisporre percorsi appropriati. La presente analisi può essere considerata come una validazione concorrente dell’indice FRIAS rispetto ai tradizionali strumenti di misura degli esiti funzionali e, più importante, associata al danno cerebrale evidenziato con le tecniche di neuroimaging più avanzato.

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Abstract 2 - VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DELLA STIMOLAZIONE MECCANICA SUL SISTEMA NERVOSO PERIFERICO -

Carta Giacomo*[1], Fregnan Federica[1], Gambarotta giovanna[1], Geuna Stefano[1]

- [1]Department of Clinical and Biological Sciences, University of Turin ~ Torino ~ Italy

# Polineuropatie e Malattie Neuromuscolari

Dal 1990 ad oggi la lombalgia e la cervicalgia sono le principali cause di disabilità in tutto il mondo (1). Il miglioramento delle procedure chirurgiche e l’aumento delle prescrizioni di oppiacei non ha portato ad una riduzione dell’impatto che ha il dolore cronico, quindi è necessario e di fondamentale importanza seguire nuovi percorsi e testare nuovi approcci in modo affidabile e fattibile. Negli ultimi decenni è stato dimostrato che la tensione selettiva ripetuta del Sistema Nervoso Periferico (PNS), noto anche come trattamento neurodinamico (NDT), può avere successo nella modulazione del dolore dei pazienti affetti da dolore cronico e acuto alla schiena e al collo. Sebbene il NDT sia efficace sul dolore e sulla disabilità ad oggi gli effetti biologici in esso coinvolti sono ancora sconosciuti e non è disponibile alcun protocollo standard. Lo studio si propone di valutare gli effetti del NDT sulle cellule del PNS al fine di sviluppare un protocollo di trattamento per modelli animali di dolore acuto e cronico. Sulla base del principio delle 3R (Affinamento, Sostituzione, Riduzione) la ricerca è stata avviata utilizzando modelli in vitro, in particolare linee cellulari immortalizzate di neuroni motori e senstivi (NSC34 e 50B11). Uno studio controllato randomizzato a 4 bracci ripetuto in triplicato è stato eseguito per ciascuna linea cellulare immortalizzata. Per valutare il comportamento delle popolazioni cellulari del PNS agli stimoli meccanici ripetuti, è stato sviluppato e utilizzato ad hoc un bioreattore. I protocolli sono stati testati a partire da quelli riportati in letteratura e perfezionati dai risultati delle prove precedenti. Gli esperimenti sono stati condotti utilizzando membrane in silicone pre-trattate con collagene di tipo II, sulle quali le cellule sono state coltivate. I protocolli di allungamenti ripetuti sono stati somministrati utilizzando il bioreattore. Sono stati definiti due protocolli, a basse ripetizioni (LR) con lo 0,1-1% di allungamento della membrana per 10 allungamenti/rilasci per 5/1 secondi; e ad alte ripetizioni (HR) con lo 0,1-1% di allungamento della membrana per 30 allungamenti/rilasci pari a 5/1 secondi. I due protocolli di trattamento riportati sopra sono stati confrontati con un gruppo di controllo (CTR OUT) senza alcun allungamento secondo il quale le membrane venivano solo posizionate nel bioreattore per 90 secondi ed un gruppo in cui le membrane non erano trattate (CTR). Sono state eseguite analisi Morfologico, gene e di espressione proteica a dopo 1 e 8 giorni rispettivamente per le linee di neuroni sensitive e quelle di neuroni motori. È stato possibile definire un protocollo standardizzato di NDT. I risultati preliminari hanno mostrato che il NDT non ha effetti collaterali, esso può influenzare l'orientamento dei neuriti, il differenziamento cellulare ed è anche in grado di evitare l'apoptosi delle cellule trattate. È interessante notare che un protocollo di NDT downregola l'espressione di TLR2 (2), un gene legato all’allodinia meccanica, sintomo comunemente presente nei pazienti con dolore cronico del rachide. I risultati dei nostri esperimenti preliminari sono promettenti e suggeriscono che il NDT può essere standardizzato e immediatamente applicabile nella pratica clinica. Il NDT promuove i processi di rigenerazione nei neuroni motori e sensitivi prevenendone anche il deterioramento e influenza l’espressione di geni legati al dolore cronico e acuto. 1. Abajobir AA, Abate KH, Abbafati C, Abbas KM, Abd-Allah F, Abdulkader RS, et al. Global, regional, and national incidence, prevalence, and years lived with disability for 328 diseases and injuries for 195 countries, 1990–2016: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2016. Lancet.2017;390(10100):1211–59. 2. Cobos EJ, Nickerson CA, Gao F, Chandran V, Bravo-Caparrós I, González-Cano R, et al. Mechanistic Differences in Neuropathic Pain Modalities Revealed by Correlating Behavior with Global Expression Profiling. Cell Rep. 2018;

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Abstract 41 - EFFICACIA DELL’INTERVENTO MULTIDISCIPLINARE IN UN PAZIENTE AFFETTO DA SCA -8: UN CASE REPORT -

D'ONOFRIO CONCETTA NASTASIA*[1], FRIZZI LAURA[1], ambrosino francesco[1], ammendola eduardo[1], santaniello mariagrazia[1], terracciano annamaria maddalena[1]

- [1]CASA DI CURA SANTA MARIA DEL POZZO ~ SOMMA VESUVIANA(NA) ~ Italy

# Polineuropatie e Malattie Neuromuscolari

La Atassia spinocerebellare ereditaria tipo 8 ¹ è una delle 28 forme geniche appartenenti al gruppo delle atassie spinocerebellari autosomico dominanti ². Sono caratterizzate da atassia cerebellare progressiva, disartria, disfagia, alterazione dei movimenti oculari e da altri segni in base al sottotipo genetico. Paziente O.G. di anni 26 e da 8 affetto da Atassia spinocerebellare tipo8. I primi segni sono stati disturbi del linguaggio e disturbi dell’equilibrio. Dal momento della diagnosi ad oggi non si è mai sottoposto a trattamento riabilitativo. Giunge al nostro centro di riabilitazione (Casa di Cura S.Maria del Pozzo in Somma Vesuviana) per un progressivo peggioramento dell’eloquio e dei disturbi dell’equilibrio.Eloquio spontaneo bradilalico e moderatamente disartrico. Disfagia. Lieve depressione dell’umore. Riduzione del morsus, con marcata limitazione dell’articolazione temporo-mandibolare e shift a sinistra. Marcata tetraipostenia, più evidente all'arto inferiore sinistro e all'arto superiore destro. Lieve ipertono di tipo misto ai quattro arti. Prove di coordinazione I-N e C-G positive per dismetria e frenage. Adiadococinesia. Stazione eretta possibile assunta con minima assistenza e mantenuta in autonomia con base d'appoggio allargata e discreto assetto capo-tronco-bacino-arti inferiori. Deambulazione autonoma su brevi percorsi, andatura atassica. Le scale utilizzate per la valutazione sono state: test di Robertson 1982 ³ per la disartria, test di Valutazione deglutologica, Daniels and Wortingham Muscle Testing per la forza, Tinetti Scale per equilibrio e andatura, Barthel Index per la disabilità. Le valutazioni sono state effettuate all’ingresso (To), a 4 settimane (T1) e a 8 settimane (T2). Il paziente è stato sottoposto a trattamento fisioterapico e logopedico per un periodo di 8 settimane con una frequenza pentasettimanale. Il piano di trattamento fisioterapico è stato basato sul mantenimento e miglioramento delle capacità funzionali residue (postura, equilibrio, deambulazione) tramite la somministrazione di esercizi per le informazioni tattili, pressorie e ponderali dei piedi e sulla risoluzione delle problematiche relative all’ ATM secondo le metodiche MULLIGAN e Circuito delle forze. L'obbiettivo dell’intervento logopedico è stato incentrato sul miglioramento-potenziamento delle abilità deglutologiche (stimolazioni orosensoriali-oromotorie del distretto LBF, rinvigorimento dei movimenti laterali-rotatori della lingua, rafforzamento della tosse come meccanismo di difesa delle vie aeree superiori, potenziamento della muscolatura mimica e masticatoria) e delle competenze articolatorie (accordo pneumofonico, ginnastica articolaria). Inoltre il paziente è stato sottoposto, 3 volte alla settimana, a idrochinesiterapia secondo la metodica riabilitativa Halliwick (propriocezione, equilibrio e training al passo). I risultati ottenuti sono stati i seguenti: Test della disartria di Robertson: Respirazione T0 7/20, T1 9/20, T2 12/20; Fonazione T0 22/48, T1 27/48, T2 36/48; Muscolatura T0 50/80, T1 59/80, T2 71/80; Diadococinesi T0 22/44, T1 30/44, T2 36/44; Riflessi T0 25/28, T1 26/28, T2 28/28; Articolazione T0 14/20, T1 15/20, T2 16/20; Intellegibilità T0 18/24, T1 18/24, T2 20/24; Prosodia T0 10/20, T1 12/20, T2 15/20; Valutazione deglutologica T0 25, T1 23,T2 20; D.-W. emisoma dx T0 140, T1 140, T2 180; emisoma sx T0 140,T1 140, T2 180; Tinetti andatura T0 2,T1 2, T2 7; Tinetti equlibrio T0 8, T1 8,T2 18; Barthel Index T0 80/100, T1 80/100, T2 95/100. Da una analisi dei dati possiamo affermare che si è verificato un miglioramento nelle abilità deglutologiche ed articolatorie. Persiste deficit della dinamica respiratoria. Migliorata la distribuzione del carico sia in fase statica che dinamica e ridotti i disturbi di equilibrio. Ridotte le problematiche extracapsulari dell’ATM con una migliorata apertura e chiusura della bocca con assenza di clic temporo-mandibolari. Tali risultati ci spingono ad affermare l’importanza del trattamento riabilitativo globale, della presa in carico multidisciplinare e della necessità di creare una “task-force” sanitaria al fine di mantenere quanto più a lungo possibile una buona qualità di vita e l’autonomia nelle attività della vita quotidiana dei pazienti affetti da patologia neurologiche cronico-degenerative, favorendone il reinserimento sociale. Ikeda Y, Dalton JC, Day JW & Ranum LPW. Spinocerebellar Ataxia Type 8. GeneReviews. February 2007; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK1268/. Accessed 10/12/2011.

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Leonardi L, Aceto MG, Marcotulli C, Arcuria G, Serrao M, Pierelli F, Paone P, Filla A, Roca A, Casali C. A wearable proprioceptive stabilizer for rehabilitation of limb and gait ataxia in hereditary cerebellar ataxias: a pilot open-labeled study. Neurol Sci. 2017 Mar;38(3):459-463. Fussi F, Cantagallo A. (1999): Profilo di valutazione della disartria. Adattamento italiano del test di Robertson, raccolta di dati normativi e linee di trattamento (1982). Ed. Omega

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Abstract 88 - ASSISTENZA PROTESICA IN SOGGETTI AFFETTI DA MALATTIA NEUROMUSCOLARE: ESPERIENZA DEL CENTRO CLINICO NEMO IN REGIONE LOMBARDIA -

Bona Stefania[2], Donvito Giordana[2], Malberti Irene*[2], Lunetta Christian[2], Albamonte Emilio[2], Sansone Valeria[2], Carraro Elena[2]

- [2]Centro Cilnico Nemo - Fondazione Serena ONLUS ~ Milano ~ Italy

# Polineuropatie e Malattie Neuromuscolari

Le malattie neuromuscolari (MNM) sono patologie degenerative rare che possono manifestarsi in età evolutiva e in età adulta e che comportano gradi variabili di disabilità; la definizione comprende un vasto ed eterogeneo gruppo di patologie che interessano l’unità motoria, coinvolgendo funzioni e strutture corporee [1]. Tali patologie portano a progressiva limitazione delle attività e restrizione della partecipazione, riducendo l’autonomia soprattutto nelle sfere della mobilità, comunicazione, cura della propria persona, interazioni e relazioni interpersonali, aree di vita principali (formazione e lavoro) e vita sociale civile e di comunità. La disabilità viene, secondo la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF) [2], definita come conseguenza o risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute e fattori personali/ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive l’individuo. L’intervento riabilitativo multidisciplinare rivolto alla persona nella sua globalità, è finalizzato a massimizzare le autonomie nelle attività e la partecipazione nei diversi contesti di vita. A tale scopo nelle MNM gioca un ruolo fondamentale l’intervento sui fattori ambientali, specie in termini di ausili e tecnologie assistive che possono essere valutate e fornite per supportare funzioni corporee e/o attività e favorire l’attività assistenziale condotta dal caregiver. Il sistema sanitario nazionale (SSN) italiano garantisce alle persone con disabilità la fornitura di protesi, ortesi ed ausili, erogati secondo quanto previsto dal Nomenclatore Tariffario (NT, DM 332/1999). L’ultima riforma dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA, DPCM 12/01/2017, G.U. il 18/3/2017 n°65), comprende il nuovo nomenclatore dell’assistenza protesica (NAP) che aggiorna la precedente versione di NT, introducendo nuove categorie di ausili ed ampliando le precedenti, con conseguente maggiore possibilità di usufruirne da parte degli aventi diritto. In Regione Lombardia è in vigore solo parte del NAP, a partire da novembre 2017; tali nuove possibilità prescrittive sono già contemplate nel portale telematico regionale assieme alle precedenti del NT. Obiettivo dello studio è descrivere la distribuzione delle prescrizioni di assistenza protesica effettuate presso la realtà del Centro Clinico NeMo di Milano (NeMo) nel 2018 per pazienti residenti in Regione Lombardia. Obiettivo secondario, è evidenziare i presidi erogabili grazie al NAP. Sono state analizzate tutte le prescrizioni effettuate nel 2018 presso NeMo, a pazienti aventi diritto secondo normativa. Gli ausili valutati in equipe e prescritti sono stati raccolti in un database interno nel quale sono stati inseriti dati relativi alle tipologie di ausili proposti, codifica e tipo di fornitura; tale database è stato categorizzato poi, per questo studio, secondo le classi indicate dal NAP. Nel 2018 sono state effettuate 972 prescrizioni a 394 persone. Abbiamo analizzato i dati della sola popolazione adulta (796 prescrizioni/324 pazienti) che presentano la seguente distribuzione per patologia: 573 Sclerosi Laterale Amiotrofica (ICD-9: 335.20); 23 Atrofia Muscolare Spinale (ICD-9: 335.10); 175 Distrofie (ICD-9: 359.10-359.20) e 25 con altre MNM. Gli ausili prescritti presentano la seguente distribuzione: ausili per la gestione dell'integrità tessutale (Classe 04) 9.66%, ortesi e protesi in serie (Classe 06) 18.95%, ausili per la cura e la protezione personale (Classe 09) 9.28%, ausili per la mobilità personale (Classe 12) 43.91%, mobilia e adattamenti per la casa (Classe 18) 9.54%, ausili per comunicazione e informazione (Classe 22) 6.90% e ausili per manovrare oggetti o dispositivi (Classe 24) 1.76%. Delle 796 richieste di fornitura, il 49,31% mantiene codifica da NT mentre il restante 50,69% è stato prescritto con codifica del NAP (nel 42,28% gli ausili erano già prescrivibili con altra codifica, come ausilio particolare o con Art.1 co.6 NT del 1999). L’8,41% invece sono richieste di fornitura di ausili che prima non erano prescrivibili. Tra queste, nel valutare la loro distribuzione, assumono particolare rilevanza le seguenti categorie: allarmi di sicurezza personale 28,36%, ausili per lavarsi, per fare il bagno e la doccia 17,91% ed ausili per il trasferimento il 16,42%.

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I dati ottenuti, pur ancora parziali e limitati agli adulti, evidenziano come attualmente siano erogabili da SSN ausili dei quali precedentemente potevamo solo consigliarne l’acquisto privato. Nella nostra esperienza questo ha permesso di garantire maggior tutela specie in termini di sicurezza e cura del sé nei pazienti neuromuscolari con necessità complesse sempre crescenti. Lo studio verrà esteso all’età evolutiva e verranno correlati i nuovi ausili prescrivibili alla clinica del paziente. 1) Bhatt JM. Neurol Clin. 2016;34(4):999-1021 2) World Health Organization. International Classification of Functioning, Disability and Health: ICF. Geneva: WHO, 2001.

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Abstract 19 - GOLDEN GAIT: USO DI UNO STIMOLO ACUSTICO BASATO SULLA SEZIONE AUREA PER MIGLIORARE IL CAMMINO NELLE PERSONE CON MALATTIA DI PARKINSON -

Iosa Marco*[3], Vannozzi Giuseppe[2], Ferretti Federica[2], Bottino Sonia[3], Perelli Alessandro[3], Paolucci Stefano[3], Peppe Antonella[3]

- [2]Università degli Studi di Roma Foro Italico ~ Roma ~ Italy - [3]Fondazione Santa Lucia ~ Roma ~ Italy

# Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

: La sezione aurea (golden ratio) è un numero irrazionale (pari a circa 1.618) che già gli antichi Greci avevano scoperto essere correlato all’armonia della natura, in particolare alle misure antropometriche. Sebbene molti lavori sull’argomento sfiorino il misticismo, vi è una rigorosa letteratura scientifica che riscontra la presenza di questo numero anche nel funzionamento fisiologico di piante ed animali. Tra questi studi è di particolare interesse da un punto di vista riabilitativo quello che identifica la sezione aurea come rapporto tra la durata della fase di appoggio e quella di oscillazione del piede nel cammino umano [1]. Questa caratteristica sembra essere alla base dell’armonia del passo umano nei soggetti sani, mentre invece è spesso alterata nei pazienti, in particolare con malattia di Parkinson [2]. L’alterazione di questo specifico parametro (ovvero il rapporto tra la durata della fase di appoggio e quella di oscillazione del passo) è risultata essere maggiormente correlata con la valutazione clinica nella malattia di Parkinson rispetto ad altri parametri del cammino [2]. Il cammino nella malattia di Parkinson ha mostrato un andamento più fisiologico quando la persona veniva aiutata dall’ascolto di stimoli acustici, che però principalmente funzionavano da metronomo per restituire la simmetria del passo [3]. L’ipotesi di questo studio è che uno stimolo acustico esterno più complesso, basato sulla proporzionalità della sezione aurea (chiamata auto-similarità), possa migliorare il cammino nei soggetti con malattia di Parkinson. Questo studio per ora ha coinvolto 11 persone con malattia di Parkinson (ma i test stanno andando avanti) caratterizzate dall’avere deficit bilaterali, leggeri deficit d’equilibrio, scala UPDRS III >10, senza gravi deficit cognitivi (MMSE>=26). È stata eseguita una gait analysis attraverso sistema stereofotogrammetrico Smart-D (BTS) a 6 telecamere infrarosse, con protocollo Davis full-body per la disposizione dei marcatori retroriflettenti, durante il cammino a velocità auto-selezionata in 3 diverse condizioni sperimentali: baseline senza ritmo, ascoltando il ritmo aureo, di nuovo senza ritmo. Inoltre i soggetti sono stati testati sia durante il cammino lineare che su una traiettoria curva (turning). Per ognuna delle condizioni si è fatta la media tra 3 prove ciascuna con almeno 2 passi. L’analisi statistica è stata effettuata per valutare differenze intra-soggetto, selezionando il livello di significatività alfa al 5%. Differenze statisticamente significative sono state evidenziate relativamente ai parametri spazio-temporali del cammino lineare. In particolare, rispetto alla baseline, durante l’ascolto del ritmo aureo sono state evidenziate differenze nella durata del passo e della fase di appoggio (p=0.008). Questo miglioramento si è mantenuto quando lo stimolo acustico è stato rimosso, con l’aggiunta di un miglioramento nella simmetria del passo e un aumento del sollevamento del piede e delle oscillazioni delle braccia (p<0.05). Anche la velocità di cammino ha mostrato un trend di incremento, anche se non statisticamente significativo. Durante il cammino su una traiettoria circolare sono stati evidenziati dei miglioramenti statisticamente significativi (p<0.05) sulla lunghezza del giro e sul jerk (derivata della accelerazione), ma solo nella condizione in cui i soggetti ascoltavano il ritmo aureo e non una volta che questo veniva rimosso. Il ritmo aureo ha mostrato effettivamente un miglioramento nei parametri spazio-temporali del cammino delle persone con malattia di Parkinson che naturalmente adattavano il loro cammino a questo ritmo esterno. Nel cammino lineare si è anche visto un after-effect a breve termine una volta rimosso lo stimolo in cui i soggetti hanno mantenuto un cammino più fisiologico, anzi continuando a migliorarlo. Per un atto più complesso come il camminare lungo una traiettoria curva invece i benefici si sono visti solo mentre i soggetti ascoltavano lo stimolo, per poi tornare ai parametri iniziali una volta rimosso. Futuri studi dovrebbero verificare se una tale stimolazione nella vita quotidiana attraverso un opportuno dispositivo possa migliorare non soltanto l’abilità ma anche la prestazione locomotoria delle persone affette da malattia di Parkinson.

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[1] Iosa, M., Fusco, A., Marchetti, F., Morone, G., Caltagirone, C., Paolucci, S., & Peppe A. (2013). The Golden Ratio of Gait Harmony: Repetitive Proportions of Repetitive Gait Phases. BioMed Research International, 2013, 1–7. [2] Iosa, M., Morone, G., Fusco, A., Marchetti, F., Caltagirone, C., Paolucci, S., & Peppe, A. (2016). Loss of fractal gait harmony in Parkinson’s Disease. Clinical Neurophysiology, 127(2), 1540–1546. [3] Lim I., van Wegen, E., de Goede, C., Deutekom, M., Nieuwboer, A., Willems, A., Jones, D., Rochester, L., Kwakkel, G., 2005. Effects of external rhythmical cueing on gait in patients with Parkinson’s disease: a systematic review. Clinical Rehabilitation 19, 695–713.

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Abstract 20 - STUDIO DEGLI EFFETTI A BREVE E MEDIO TERMINE DELL’USO DELLA MAGLIA K1 POSTURE KEEPER SULLA STABILITÀ STATICA E DINAMICA IN PAZIENTI AFFETTI DA MALATTIA DI PARKINSON -

Cocchi Ilaria[1], Ghanbari Ghoshchi Sheyda*[1], Morone Giovanni[2], Paolucci Teresa[1], Arengi Alessia[2], Bini Fabiano[1], Marinozzi Franco[1], De Angelis Domenico[2], Paolucci Stefano[2], Iosa Marco[2]

- [1]Università degli Studi d Roma Sapienza ~ Roma ~ Italy - [2]IRCCS Fondazione Santa Lucia ~ Roma ~ Italy

# Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Il paziente parkinsoniano presenta una postura con specifiche caratteristiche che si allontanano progressivamente da quella fisiologica. Tali alterazioni posturali si riflettono anche sulla stabilità dinamica durante la deambulazione [1,2]. La somministrazione di dopamina è al momento il più comune trattamento di questa patologia, che però non è in grado di compensare totalmente i suddetti deficit [3]. L’uso di corsetti più o meno rigidi è spesso prescritto dai medici, ma questi non sempre sono ben tollerati dai pazienti, e soprattutto mancano dati sperimentali che ne dimostrino l’efficacia. In questo scenario, si è ipotizzata la possibilità di condurre uno studio degli effetti a breve e medio-termine dell’uso di una maglia posturale, meno invasiva di un tutore. In particolare si sono studiati gli effetti a breve e medio termine dell’uso della maglia K1 Posture Keeper (eKeep, Italia), dotata di opportuni tiranti elastici (sistema brevettato BACK: Back Active Correction Keeper) per porre in una corretta postura il tronco inducendo un richiamo dorsale attraverso il rinforzo dei muscoli estensori. L’ipotesi dello studio è che tale maglia possa essere ben tollerata dai pazienti ed al tempo stesso possa migliorare la stabilità posturale sia statica che dinamica del paziente con malattia di Parkinson. Si è svolto uno studio longitudinale in cui si è programmato di arruolare 20 pazienti con malattia di Parkinson per valutarli con e senza maglia K1 Posture Keeper al tempo T0 (baseline) e al tempo T1 (dopo 1 mese in cui indossavano il K1). Lo studio è stato approvato dal Comitato etico locale e tutti i pazienti hanno firmato il consenso informato. Dopodiché sono state raccolte informazioni anagrafiche e cliniche utili a descrivere il campione, e si è somministrata la Unified Parkinson’s Disease Rating Scale relativamente al dominio motorio. I pazienti sono stati valutati con e senza K1 Posture Keeper in due sessioni, al tempo T0 e al tempo T1 (dopo 1 mese in cui hanno indossato il K1). In entrambe le sessioni le valutazioni sono state effettuate mediante pedana baropodometrica e si è valutata: stabilometria, baropodometria durante postura e cammino, sia senza che con indosso il K1. Inoltre i pazienti hanno compilato un questionario sull’uso, la facilità d’uso e i benefici percepiti basato sulla scala Numerica Rating Scale (NRS). I confronti tra i dati sono stati effettuati con analisi non parametrica di Friedman e con il Wilcoxon test. Il coefficiente di Spearman è stato utilizzato per valutare la correlazione tra variabili. Per tutte le analisi il livello di significatività scelto è stato del 5%. I pazienti (età media: 70.95±8.39 anni, 13 uomini e 7 donne, tempo dai primi sintomi: 7±4 anni, UPDRS dominio motorio: 7±6) hanno valutato dopo 1 mese di utilizzo il K1 come facile da indossare (voto: 7±1), confortevole (8±1) e utile (7.5±0.5), e per nulla doloroso (0.5±0.3). La baropodometria ha mostrato che l’asimmetria di carico tra i due piedi si è ridotta dal 17% al 14% appena è stata indossato il K1, scendendo fino all’11% a T1 sia con che senza K1 (p=0.015). La superficie di contatto sotto il piede si è allargata rispetto alla baseline (p=0.038). Inoltre si è trovata una correlazione tra la variazione percentuale di carico sugli avampiedi tra T0 e T1 e il tempo di utilizzo medio della maglia K1 riportato dai pazienti (senza K1: R=0.575, p=0.008; con K1: R=0.534, p=0.015), con 50% del carico per 8 ore/die di utilizzo. La baropodometria dinamica (cammino) e la stabilometria non hanno mostrato modifiche statisticamente significative. L’insieme dei risultati strumentali sono stati in linea con le impressioni riportate dai pazienti con la NRS. I pazienti infatti hanno giudicato positiva l’utilità del K1, come confermato soprattutto dalla baropodometria statica in termini di miglioramento nella simmetria della distribuzione del carico, aumento della superficie di contatto del piede e suddivisione del carico anche tra avampiede e retropiede. I miglioramenti nella simmetria in latero-laterale e nel carico in antero-posteriore sono congrui con una correzione dei principali deficit della malattia di Parkinson che riguardano la sindrome di Pisa e la camptocormia, rispettivamente [Barbosa et al., 2016]. La maglia posturale K1 Posture Keeper è quindi risultata efficace, soprattutto se

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indossata 8 ore/die, nell’aiutare i pazienti, senza generale dolore. Futuri studi dovrebbero indagare gli effetti a più lungo termine, e anche come ottimizzare progressivamente i tiranti da un punto di vista biomeccanico per adattarli al cambio di postura. 1. Bartolić A, et al. Postural stability of Parkinson's disease patients is improved by decreasing rigidity. Eur J Neurol. 2005;12(2):156-9. 2. Paolucci T, et al. Romberg ratio coefficient in quiet stance and postural control in Parkinson's disease. Neurol Sci. 2018; 39(8):1355-1360. 3. Iosa M, et al. Loss of fractal gait harmony in Parkinson's Disease. Clin Neurophysiol. 2016;127(2):1540-1546.

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Abstract 42 - DISCINESIE DISABILITANTI IN PAZIENTE CON MALATTIA DI PARKINSON TRATTATE CON AGOPUNTURA: CASE-REPORT. -

Cosenza Lucia*[1], Baricich Alessio[1], Cuneo Daria[1], Invernizzi Marco[1], Cisari Carlo[1]

- [1]Università del Piemonte Orientale ~ Novara ~ Italy

# Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

La malattia di Parkinson (PD) è una patologia neurodegenerativa a decorso cronico progressivo, caratterizzata dall'associazione di tremore, rigidità e bradicinesia [1]. Circa il 90% dei pazienti mostra una buona risposta alla levodopa, farmaco cardine della terapia in PD [2]. All'inizio della malattia la levodopa risulta molto efficace, ma progressivamente, l’efficacia e la durata dell’effetto del farmaco tende a ridursi. Tra gli interventi terapeutici alternativi alla terapia farmacologica, troviamo l’agopuntura. I punti stimolati possono essere integrati attraverso pathways neuronali verso il sistema nervoso centrale con conseguente miglioramento del neurotrofismo [3]. Altri meccanismi benefici possibili riguardano l'effetto neuroprotettivo in seguito a rilascio di BDNF (brain- derived neurotrophic factor) e GDNF (glial cell line- derived neurotrophic factor). Inoltre, l'agopuntura riduce lo stress ossidativo e l'apoptosi [4]. DL è un paziente (pz) maschio di 68 anni affetto da PD, in trattamento presso il centro di Medicina Fisica e Riabilitativa di Novara. Giunge in osservazione a fine dicembre 2018 per valutazione fisiatrica in seguito a modifica della terapia farmacologica. All’esame obiettivo il pz appare vigile e collaborante, comunica mediante scrittura per afonia in esiti di laringectomia + radioterapia (2001) per carcinoma spinolaringeo esteso alla base della lingua (pT3N2c G3). In anamnesi: posizionamento di protesi fonatoria (11.2003) con fonazione insufficiente. Per successiva stenosi cicatriziale del muscolo crico-faringeo, viene eseguita miotomia dello stesso muscolo (12.2003). Nel febbraio 2004 formazione di fistola esofagea chiusa con lembo miocutaneo di gran pettorale sinistro e successivo innesto di cute. La diagnosi di PD risale al 1994. Fin dall’esordio impostata terapia con levodopa; nel 2010 è stata introdotta terapia infusiva di duodopa tramite JPEG. All’esame obiettivo presenta discinesie coreiche che sono continue, diffuse e bilaterali> a sn. Tale manifestazione risulta condizionare la qualità della vita del pz, con notevole dispendio energetico e limitazioni della partecipazione alla vita sociale. Il care-giver risulta ostacolato dalle discinesie nelle manovre di vestizione e di alimentazione tramite JPEG, in quanto il pz non riesce a mantenere la stessa posizione corporea per tempi sufficientemente prolungati. Il programma riabilitativo è stato finalizzato alla rieducazione dell’equilibrio e training del passo. Per riferita algia in corrispondenza del muscolo piccolo pettorale, viene eseguito trattamento manuale di un trigger-point localizzato tra III laterale della clavicola di sn e II spazio intercostale, con arresto delle discinesie. È stato pertanto proposto al pz di introdurre una seduta di agopuntura settimanale nel programma riabilitativo. Il punto trattato con ago da agopuntura (Hwato Sterile acupuncture needle Φ 0.30 x 32mm) è risultato coincidente con il punto P1 – polmone nella medicina tradizionale cinese. L’ago è stato tenuto in sede per venti minuti. Alla prima valutazione (t0) non è stato possibile somministrare il MiniBESTest a causa dell’importante deficit dell’equilibrio e del controllo motorio. Al Timed Up&Go (TUG) il tempo medio era di 7.08 s. Dopo la prima seduta di agopuntura (t1) il TUG era di 6.89 s ed è stata possibile la valutazione mediante MiniBESTest con un totale di 17/28 (controllo posturale anticipatorio3/4; contr. Post. Reatt. 4/6; Orient 4/6; cammino 6/10). Ad una settimana dalla seduta di agopuntura (t2) al MiniBESTest lo score totale è stato 18/28 (controllo posturale anticipatorio3/4; contr. Post. Reatt. 4/6; Orient 4/6; cammino 7/10). L’unica prova non eseguibile sia in t1 che in t2 è stato il TUG con Dual task. Sia il pz che il care-giver hanno riferito di essere soddisfatti del risultato raggiunto (Global assessment of Efficacy – GAE 3). Dal punto di vista clinico le discinesie risultano notevolmente ridotte e non interferiscono con le attività che vengono proposte durante il trattamento riabilitativo.

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L’integrazione di diversi tipi di interventi terapeutici ha consentito al pz di raggiungere un buon controllo motorio, di incrementare il livello funzionale e di facilitare il care-giver nell’assistenza nelle ADL. [1] De Lau, L. a. (2006). Epidemiology of Parkinson’s disease. Lancet Neurol, 525–535. [2] Verhagen Metman, L. (2002). Recognition and treatment of response fluctuations in Parkinson’s disease: Review article. Amino Acids, 141–145. [3] Lagervin, C. C. (2001). Mechanical signaling through connective tissue: A mechanism for the therapeutic effect of acupuncture. FASEB, 2275-2282. [4] Joh, P. K. (2010). Recent development of acupuncture on Parkinson’s disease. Neurol. Res, 5-9.

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Abstract 46 - INFLUENZA DEGLI ARTI SUPERIORI NEL CONTROLLO DEI LIMITI DI STABILITÀ NELLA POPOLAZIONE ANZIANA. STUDIO PILOTA -

LONGHI MARIA*[1], FERRARI PIETRO[3], CASAROTTI SILVIA[1], MANTOVANI MONICA[1], PUGLISI GIULIA[1], CLERICI PIERINA VIVIANA[1], FERRARI ADRIANO[4], CAVAZZA STEFANO[1]

- [1]OSCAE ~ Baggiovara (MO) ~ Italy - [3]Facoltà di Medicina - Università Modena-Reggio ~ MODENA ~ Italy - [4]Facoltà di Medicina - Università Modena-Reggio ~ REGGIO EMILIA ~ Italy

# Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Nella popolazione anziana il rischio caduta è più elevato in relazione alla riduzione dei limiti di stabilità. Tale rischio aumenta ulteriormente a causa di numerosi fattori tra cui la frattura prossimale di omero entro il primo anno (1). La ridotta mobilità dell’arto superiore (AS) infatti può condizionare l’equilibrio specie nei soggetti anziani (2). Uno dei test clinici che studia meglio l’influenza degli arti superiori (AASS) sui limiti di stabilità è il “Multidirectional Functional Reaching test”, MFRT (3). Esso valuta la stabilità dinamica con movimenti di massimo raggiungimento con l’AS in direzione anteriore, posteriore e laterale. Il test validato (4) prevede la misurazione dei cm di massimo spostamento dell’AS in avanti durante un reaching anteriore. Pochi studi hanno affrontato la misurazione contemporanea dello spostamento del centro di pressione (CoP) o delle strategie per l’esecuzione del movimento. Outcome primario: misurare i limiti di stabilità dell’equilibrio e gli aggiustamenti posturali anticipatori (APA) durante l'MFRT nella popolazione anziana sana. Outcome secondario: correlare i limiti di stabilità del CoP con l'MFRT e con gli APA pre e post; correlare l’MFRT con il FRAT-UP (Fall Risk Assessment Tool). Sono stati reclutati 10 soggetti sani tra 70 e 86 aa. Criteri di inclusione: assenza di fratture nei 2 aa precedenti e deambulazione autonoma. Criteri di esclusione: demenza al Short Portable Mental Status Questionnaire (SPQRMS) <4; elevazione degli AASS <90°; incapacità di rimanere in stazione eretta senza appoggi e di eseguire autonomamente l’MFRT; impossibilità di vedere il target o di comprendere il compito; disturbi comportamentali che impedivano la aderenza al compito richiesto. La popolazione è stata studiata per il rischio di caduta con il FRAT-UP. Tutti i soggetti hanno effettuato su pedana di forza dinamometrica (BTS P 6000 con frequenza di campionamento 1000Hz filtrata a 10Hz) i seguenti test: l’MFRT con l’AS dominante e non; esame stabilometrico standard (Kyoto 1982) ad occhi aperti (OA), chiusi (OC) e su pedana morbida (TM). Tutte le prove sono state eseguite 3 e volte e riprese con 2 telecamere ortogonali al piano sagittale e frontale per definire a video la strategia di caviglia o di anca. Esiste sia per il lato dominante che per quello non, una forte correlazione tra i limiti di stabilità, valutati con l'MFRT, in direzione anteriore rispetto alla laterale (r: 0,75, P: 0,01 per il lato dominante e r: 0,86, P: 0,006 per il non dominante) e alla posteriore (r: 0,75, P: 0,01 per il lato dominante e r: 0,79, P: 0,001 per il non dominante) e tra la direzione laterale e la posteriore (r: 0,65, P: 0,07 per il lato dominate e r: 0,74, P: 0,003 per il non dominante). Si potrebbe pertanto decidere di scegliere una sola direzione dell'MFRT per valutare clinicamente i limiti di stabilità, come già osservato in letteratura da Duncan (4) che propone di valutare la sola direzione anteriore. Tuttavia non esiste sia per il lato dominante che per quello non, una correlazione tra gli spostamenti del COP nelle varie direzioni, ciò è a supporto di una valutazione del COP su pedana stabilometrica in tutte le 3 direzioni. Solo per il lato dominante è stata osservata correlazione tra MFRT in direzione anteriore e gli spostamenti del CoP in direzione anteriore (r: 0,62, P: 0,05) e posteriore (r: 0,75, P: 0,01) e tra MFRT in direzione laterale e lo spostamento del CoP in direzione posteriore (r: 0,59, P: 0,09). Non è stata osservata nessuna correlazione tra MFRT e Frat-up. È emersa una significativa correlazione tra le aree di sway durante le prove statiche nelle condizioni a OA e OC e gli APA pre di entrambi i lati raggruppati durante le prove dinamiche in direzione anteriore (r: 0,84 P: 0,002 OA, r: 0,83 P: 0,002 OC), laterale (r: 0,96 P: 0,000 OA, r: 0,96 P: 0,000 OC) e posteriore (r: 0,71 P: 0,02 OA, r: 0,70 P: 0,03 OC). Si può quindi ipotizzare una correlazione tra la riduzione del controllo posturale dato dall'età con l’aumento delle aree di sway e gli APA volti alla preparazione dell'esecuzione del movimento in sicurezza, ma questo dato deve essere confermato da una popolazione più ampia. L'MFRT strumentato su pedana di forza con lo studio del COP ha quantificato tramite dati oggettivi la presenza di importanti APA sia nel reaching anteriore che nel reaching laterale. Un'alterazione di tali meccanismi potrebbe correlarsi con un aumentato rischio di caduta in soggetti con una limitazione articolare

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della spalla. L'MFRT strumentato su pedana di forza è semplice da eseguire e dunque utilizzabile anche su pazienti operati con esito di frattura di spalla a bassa energia al fine di quantificare eventuali disturbi dell'equilibrio e maggior rischio di caduta soprattutto in fase di protezione post-chirurgica. 1. Clinton J. et al, J Bone Joint Surg Am. 2009 2.Gagne E., Schneider R., Master Theses; 1997 3. Newton R., Journal of Gerontology, 2001 4. Duncan P.W. et al, Journal of Gerontology. 1990

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Abstract 70 - SARCOPENIA E MALATTIA DI PARKINSON. VALUTAZIONE E CORRELAZIONI CLINICO FUNZIONALI. STUDIO PRELIMINARE. -

Sale Patrizio*[1], Madio Carmen[1], Valiante Cristina[1], De Vincentis Giulia[1], Rizzetti Cristina[1]

- [1]Ospedale Sant'Isidoro FERB Trescore Balneario ~ Trescore Balneario ~ Italy

# Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Questo studio ha lo scopo di indagare gli effetti della sarcopenia mediante l’utilizzo del test SARC-F sul quadro di disabilità nei soggetti con malattia di Parkinson all’ingresso del ricovero riabilitativo. Design: Studio di coorte prospettico. Partecipanti: Soggetti con Malattia di Parkinson di età compresa tra i 18 e ≥90 anni afferenti ad un trattamento di Riabilitazione intensiva(N=40). Le misure: la sarcopenia è stata definita come la presenza sia di una scarsa funzione muscolare (bassa prestazione fisica o forza muscolare) che di una bassa massa muscolare e valutata mediante il test SARC-F. Sono stati inoltre utilizzati per la valutazione della sarcopenia la misura dell’hand grip sia destro che sinistro, il 4 metri walking test, il MUST, il BMI, il livello di albumina sierica, l’emoglobina, il Colesterolo totale, Glicemia, HbA1c, Osmolarità e l’assunzione di acqua/die > < = 1,5L. I partecipanti sono stati classificati in gruppi mutuamente esclusivi in base allo stato di sarcopenia ed altri parametri mediante una analisi statistica di Classification Tree e una analisi di correlazione r mediante il software Orange Canvas. L’analisi statistica ci ha permesso di classificare i soggetti con malattia di Parkinson in base al rischio di sarcopenia valutato con il test di SARC-f (alto e basso) e di correlare statisticamente il rischio sarcopenia con i valori del test di Hand grip mano destra con un cut-off di <= / > di 15.95, correlato con il quadro di emoglobina e di colesterolo totale sierici. Conclusioni / Implicazioni: I metodi di Classification Tree sono stati utilizzati con l'obiettivo di generare regole che possano essere facilmente utilizzate pratica clinica per ottenere classificazioni o previsioni di risultati all’ingresso della riabilitazione riguardo la stadiazione della sarcopenia nei soggetti con Malattia di Parkinson.

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Abstract 76 - USO DELLA TRANSCRANIAL DIRECT CURRENT STIMULATION (TDCS) NELLA MALATTIA DI PARKINSON: EFFETTI SULLA QUALITÀ DEL CAMMINO E SUL RISCHIO CADUTE -

Indino Angelo*[1], de Scorpio Gerardo[1], Marinaro Cinzia[1], Caruso Maria Giovanna[1], Clausi Lucio[1], Marotta Nicola[1], Bianchito Roberto Carlo[1], Pino Ilaria[1], Demeco Andrea[1], Amendola Gabriella Anna Maria[2], Fratto Lidia[2], Meliadò Roberto Claudio[2], Iocco Maurizio[1], AMMENDOLIA ANTONIO[1]

- [1]Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro ~ Catanzaro ~ Italy - [2]AOU Mater Domini Catanzaro ~ Catanzaro ~ Italy

# Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Gli attuali approcci riabilitativi sui pazienti affetti da Malattia di Parkinson, determinano benefici limitati nel tempo. La tDCS è una metodica non invasiva che permette di modulare l’eccitabilità corticale, applicando una corrente elettrica sul cranio. La stimolazione avviene attraverso due elettrodi rivestiti di spugna imbevuta di soluzione fisiologica, collegati ad un generatore programmabile che produce corrente continua a bassa intensità(1). Numerosi studi parlano degli effetti della tDCS nei pazienti affetti da Malattia di Parkinson per quanto riguarda il freezing, la velocità e lunghezza del passo, i disturbi cognitivi, l’equilibrio, il rischio cadute e la faticabilità. Scopo del presente lavoro è valutare gli effetti della tDCS sulla deambulazione e sul rischio cadute. Sono stai arruolati 7 pazienti con diagnosi di malattia di Parkinson (stadio Hoen&Yahr compreso tra 2 e 4), in terapia con levodopa (dose giornaliera ≥ 300 mg). Sono stati esclusi i soggetti affetti da: grave decadimento cognitivo (MMSE <24); storia di pregressi interventi neurochirurgici con inserimento di placche metalliche a livello della calotta cranica; storia di epilessia; cambiamento nel regime terapeutico per la M. di Parkinson nelle tre settimane precedenti o durante la sperimentazione; altri disordini neurologici, vestibolari, visivi o psichiatrici; storia di aneurismi cerebrali. Ogni paziente è stato sottoposto a 10 sedute (divise in due cicli di 5 giorni ciascuno, intervallati da 2 giorni di pausa) di tDCS. Gli elettrodi sono stati posizionati sull’area motoria primaria (M1) dell’emisfero controlaterale all’emisoma più colpito (anodo) e sulla regione sovra-orbitaria controlaterale (catodo). Al tempo T0 (giorno precedente all’inizio della stimolazione) e T1 (alla decima seduta di stimolazione) sono state effettuate le seguenti valutazioni strumentali: “six minute walking test” e “timed up and go” con sensore inerziale; analisi del cammino con sEMG e sensore inerziale; test del cammino su treadmill sensorizzato, test rischio caduta su balance system. I dati sono stati analizzati con il software “R” versione 3.5.1 (USA 2018) ed è stato applicato il test di normalità di Shapiro-Wilk. La significatività è stata valutata con test di Wilcoxon e i dati sono rappresentati come mediana e range interquartile. Dopo i 10 giorni di tDCS si è avuto un significativo miglioramento dell’indice di qualità del cammino misurato con sensore inerziale e sEMG, mediana da 91.9 (2.4) a 94.3 (3.1) (p<0.05). Si è registrato, inoltre, un significativo aumento della percentuale della fase di volo e conseguentemente una diminuzione della percentuale della fase di appoggio. Su treadmill sensorizzato si è registrato un significativo aumento della lunghezza del passo , in media da 46.5 (7.4) a 54 (7.9) (p<0.05). Infine si è vista una significativa diminuzione nel tempo di esecuzione del “timed up and go”, mediana da 12.5 (4.6) a 10.2 (3.1) (p<0.05) con conseguente riduzione del rischio caduta (parametro calcolato dal sistema). Una diminuzione del rischio caduta è stata registrata anche ai test su Balance System, mediana da 1.7 (0.18) a 1.3 (0.13) (p<0.05). La tDCS altera la frequenza di scarica dei neuroni, in particolare la tDCS anodica ne aumenta la frequenza spontanea di scarica. Nel nostro caso l’anodo posizionato sulla corteccia motoria ha determinato un aumento della eccitabilità intrinseca (2). I sintomi motori nella malattia di Parkinson sono conseguenza di disfunzioni a livello corticale causate dall’alterazione della funzione dei nuclei della base. La stimolazione di siti corticali normalizzerebbe queste disfunzioni e migliorerebbe la sintomatologia (3). L’utilizzo della tDCS in sinergia con le comuni metodiche nei pazienti con MdP può rappresentare un valido ausilio da utilizzare nella stesura del progetto riabilitativo, al fine di ottenere un miglioramento della qualità del cammino e ridurre il rischio di cadute.

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1. Elsner B, Kugler J, Pohl M, Mehrholz J. Transcranial direct current stimulation (tDCS) for idiopathic Parkinson’s disease. Cochrane Database Syst Rev. 2016 Jul 18;7:CD010916 2. Williams JA, Imamura M and Fregni F. Updates on the use of non-invasive brain stimulation in physical and rehabilitation medicine. J Rehabil Med 2009 3. Fregni F, Boggio PS, Santos MC, Lima M, Vieira AL, RigonattiSP, et al. Noninvasive cortical stimulation with transcranialdirect current stimulation in Parkinson’s disease. Mov Disord2006;21:1693—702.

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Abstract 78 - LA CINEMATICA DELLE DISCINESIE SCAPOLARI NEL PAZIENTE EMIPLEGICO CON ESITI DI ICTUS. STUDIO PILOTA -

LONGHI MARIA[2], MURACCINI MARCO[3], MANTOVANI MONICA[2], BERARDI ANTONELLA[5], PUGLISI GIULIA[2], MANTOVANI MATTEO[5], CASAROTTI SILVIA[2], CLERICI PIERINA VIVIANA[2], CAVAZZA STEFANO*[2]

- [2]OCSAE-BAGGIOVARA (MO) ~ MODENA ~ Italy - [3]Dipartimento di Ingegneria dell’energia elettrica e dell’informazione, Università di Bologna ~ Bologna (BO) ~ Italy - [5]NCS Lab ~ Carpi (MO) ~ Italy

# Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

I movimenti attivi dell’articolazione scapolo-toracica in pazienti con emiparesi in esiti di ictus sono poco studiati a causa della complessità dell’indagine cinematica. Uno studio [1] evidenzia la relazione tra la limitazione dei movimenti e la maggiore rotazione craniale della scapola nel lato paretico. I sistemi inerziali (Magnetic Inertial Measurement Unit, MIMU) permettono un'analisi rapida, ripetibile, accurata ed ecologica dei movimenti della spalla riuscendo ad evidenziare le rotazioni di scapola in relazione ai movimenti di flessione e di abduzione dell’omero [2]. Obiettivo dello studio: misurare il ritmo scapolo-omerale (SHR) nei pazienti emiplegici con esiti di stroke per correlare la limitazione della funzionalità del movimento con la comparsa di dolore alla spalla. Criteri di inclusione POPOLAZIONE in studio: 4 pazienti (51.5±5.7anni) con esito di stroke in grado di eseguire un movimento attivo di elevazione di spalla. POPOLAZIONE di controllo: 18 soggetti sani . Disegno dello studio VALUTAZIONE CLINICA: Fuglmeyer assessment (FMI) e Stadio di Brunnstrom da 1 a 6 (BR) per la funzionalità dell'arto superiore (AS); scala VAS per il dolore alla spalla. VALUTAZIONE STRUMENTALE: I pazienti hanno eseguito da seduti movimenti attivi bilaterali di flesso-estensione e di ab-adduzione. Sono stati misurati il Range di Movimento (ROM) di omero nel piano di elevazione e il SHR che quantifica le rotazioni di scapola (Proto-Retrazione PR, Rotazione Up-Down UD, Tilt Antero-Posteriore TI) durante l’elevazione. É stato utilizzato il sistema di analisi del movimento SHoW Motion (NCS Lab, Carpi) che prevede MIMU wireless (WISE, NCS Lab, Carpi) posizionati su torace, e, bilateralmente, su scapola e omero secondo il protocollo ISEO [2]. Studi di ripetibilità hanno dimostrato la consistenza dei dati forniti da tale protocollo [3]. Risultati concordanti sono emersi tra le valutazioni cliniche e strumentali (Tab. 1), con un coefficiente di correlazione di Spearman superiore a 0.74 per le analisi FMI-ROM e BR-ROM. Protrazione /Retrazione scapolare: Nel corso dell’abduzione si evidenzia un'accentuazione della protrazione nei soggetti con un FMI e BR elevato, mentre quelli con FMI e BR basso e hanno nei pochi gradi concessi una maggiore retrazione. Il comportamento è simile durante la flessione: Rotazione di scapola: Durante l’abduzione e la flessione, i pazienti con maggiore FMI, hanno un comportamento o normale o con alterazioni delle rotazioni scapolari, mentre quelli con minore FMI hanno nei gradi articolari possibili un comportamento simile al normale. Tilt scapolare: Durante il movimento di abduzione i pazienti funzionalmente migliori si comportano come i normali, quelli con prestazioni peggiori accentuano il tilt scapolare. Simili considerazioni per la flessione. Tra i soggetti con FMI migliore, quello con FMI di 15 non raggiungeva i 120° di abduzione e flessione con il 55% di discinesie di scapola, mentre quello con FMI 12 aveva un RoM completo con solo il 37% di discinesie scapolari. Tra i due pazienti con FMI peggiore, uno non aveva dolore alla spalla e riusciva ad eseguire movimenti di flessione e abduzione fino a 30° con circa il 50% delle deviazioni della scapola, l'altro aveva dolore (3 nella scala VAS) e riusciva ad eseguire l'abduzione sino a circa 30° e una flessione sino a circa 60° con una discinesia della scapola di circa il 70%. L’analisi del SHR ha evidenziato un elevato compenso scapolare nei soggetti emiplegici, in particolare nella rotazione craniale e nel movimento di protrazione-retrazione. Per ottenere una visione completa dei compensi specifici della patologia è necessario estendere le analisi su un numero maggiore di soggetti.

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Questo studio dimostra le possibilità di applicazioni offerte dalla tecnologia inerziale nella valutazione di pazienti emiplegici. Le scale cliniche, ad oggi diffusamente utilizzate, forniscono informazioni correlabili con i dati cinematici, ma non sono sensibili per lo studio del SHR. 1) Niessen et al. Kinematics of the controlaterale and ipsilateral shoulder a possible relationtionship with post-stroke shoulder pain; J. Rehabil Med 2008; 40:482-486 2) Cutti et al. Ambulatory measurement of shoulder and elbow kinematics through inertial and magnetic sensors; Med Bio Eng Comput 2008; 46:169–178 3) Parel et al. Intra-protocol repeatability and inter-protocol agreement for the analysis of scapulo-humeral coordination. Medical and Biological Engineering and Computing 2014, 52(3), 271–282.

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Abstract 79 - TRANSCRANIAL DIRECT CURRENT STIMULATION AS ADD-ON TO NEUROMOTOR REHABILITATION OF PISA SYNDROME IN PARKINSON’S DISEASE -

De Icco Roberto*[1], Allena Marta[2], Avenali Micol[1], Dagna Carlotta[1], Cristina Silvano[2], Morotti Andrea[2], Fresia Mauro[2], Grillo Valentina[2], Sandrini Giorgio[1], Tassorelli Cristina[1]

- [1]Neurorehabilitation Unit, IRCCS Mondino Foundation - Department of Brain and Behavioral Sciences, University of Pavia ~ Pavia ~ Italy - [2]Neurorehabilitation Unit, IRCCS Mondino Foundation ~ Pavia ~ Italy

# Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Pisa Syndrome (PS) is a dystonic lateral trunk flexion described in patients affected by idiopathic Parkinson’s disease (PD). It is well-known to be resistant to common anti-parkinsonian therapy and, although in previous studies our group demonstrated the efficacy of rehabilitation and botulinum toxin in the management of PS, the improvements reached last in 6 months or less. Transcranial Direct Current Stimulation (t-DCS) is a non-invasive approach for neuromodulation, recently tested in focal dystonia with promising results. The primary objective of our study is to evaluate the role of t-DCS as add-on of neurorehabilitation in the treatment of PS in PD. Ten patients affected by PD and PS (8 male, age 71.0±4.5 years, disease duration 7.7±3.9 years, duration of PS 2.8±1.8 years, UPDRS 29.0±7.2, FIM 90.40±13.1) were enrolled and assigned to: 1) t-DCS group underwent 5 daily sessions (20 minutes, 2 mA) of stimulation with cathode over the M1 cortex contralateral to PS and anode over the M1 cortex ipsilateral to PS; 2) SHAM group underwent five daily sessions in which the electrodes were placed without any current flow. Patients were hospitalized in the Neurorehabilitation Unit of the IRCCS Mondino Foundation, and were tested with UPDRS-III and FIM, EMG analysis of trunk and cinematic motion analysis of trunk at hospital admission (T0) and after 1 month of neurorehabilitation (T1). The study groups were comparable for clinical and demographic features (age p=0.395, sex p=0.197, disease duration p=0.136, duration of PS p=0.191, UPDRS p=0.620, FIM=0.878). According to a recent classification, the EMG analysis in the t-DCS group showed a Pattern 1 in 5 cases (subtype 1 in 4 cases and subtype 2 in 1 case) and a Pattern 2 in 1 case, while in the SHAM group Pattern 1 was present in 1 case (subtype 1) and Pattern 2 in 3 cases. In the t-DCS group we found a significant improvement at T1 in the lateral (20.5±4.7° at T0 and 15.7±4.1° at T1, p=0.009) and anterior (26.7±4.9° at T0 and 23.1±3.2° at T1, p=0.035) trunk flexion in upright standing position. At T1 we recorded an increase of ROM of all the dynamic tasks, anyway none of these were significant. The UPDRS-III (30.0±9.2° at T0 and 21.3±5.3° at T2) and FIM (89.8±1.5° at T0 and 105.0±11.5° at T1) scales significantly improved at T1 (respectively p=0.008 and p=0.001 vs. T0). In the SHAM group we did not detect significant modifications of the cinematic analysis of trunk at T1 respect to T0. The UPDRS-III (27.5±3.0° at T0 and 20.5±1.3° at T1) and FIM (91.2±12.8° at T0 and 100.±18.0° at T1) scale significantly improved at T1 (respectively p=0.021 and p=0.046 vs. T0). When comparing groups we found that the percentage improvement in ROM of lateral bending contralateral to the side of PS was higher in the t-DCS groups respect to SHAM group (p=0.043). Notably, in t-DCS group 4 patients (66.7%) reported lumbar pain associated with PS, with an average VAS at T0 of 4.67±3.7; in this group pain significantly improved at T1 (VAS at T1 2.0±2.2, p=0.048 vs. T0). Our data supports the use of a cathodic stimulation with t-DCS as add on to neurorehabilitation for the treatment of PS, with a major effect on the static alterations of upright standing position. We hope to confirm these data in a larger population, and we aim to complete a 6 months follow-up.

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Abstract 80 - A WEARABLE CUES SYSTEM (Q-WALK SYSTEM) FOR GAIT REHABILITATION IN PARKINSON’S DISEASE -

Bosco Giovanna*[1], Castelli Alberto[1], Calabrese Marzia[1], Terranova Davide[1], Locatelli Daniela[1], Mazzoleni Daniele[1], Tamburin Stefano[2], Bartolo Michelangelo[1]

- [1]Istituto di Neuroriabilitazione ad alta complessità di cure Habilita ~ Zingonia ~ Italy - [2]Università degli studi di Verona ~ Verona ~ Italy

# Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Parkinson’s disease (PD) is one of the most prevalent neurodegenerative disorder, primarily affecting dopaminergic neurons in the basal ganglia and thus leading to progressive impairment of automatic motor performance. With disease progression, gait is affected, generally worsening over time, resulting in a relevant cause of disability in people with PD. The positive effect of conventional physical therapy, in addition to dopaminergic pharmacologic treatment, has been already widely demonstrated, by means of improvement in gait, balance and functional reach in PD patients. Moreover, encouraging evidences revealed that external sensory cueing, using rhythmic auditory stimulation or visual cues (for example stripes on the floor), may produce an additional benefit, improving gait spatio-temporal parameters in people with PD, at least in the short-term, by directing attention to the task of walking, removing it from the automatic basal ganglia pathway. Eligible participants had to satisfy the following inclusion criteria: diagnosis of idiopathic PD (defined by UK Brain Bank Criteria); absence of cognitive impairment (Mini-Mental State Examination score ≥ 24/30); Hoehn & Yahr stage II-IV; mild to severe gait disturbance with score ≥2 on the Unified Parkinson’s Disease Rating Scale (UPDRS) motor section III; ability to walk without any physical assistance and stable drug usage since at least 3 weeks. Exclusion criteria were defined as past history or current presence of neurological conditions other than PD; orthopedic or visual disturbances severely impairing walking ability; previous deep brain stimulation or other stereotactic neurosurgery and participation in a rehabilitation program within 2 months before the trial. Every eligible patient received a clinical and functional examination (by means of Tinetti Standardized Scale) and an instrumental functional evaluation, with a kinematic analysis of gait and a balance board evaluation, both at the time of enrollment (T0) and at the end of the rehabilitative treatment (T1). Participants underwent 60 minutes individual sessions of conventional physiotherapy (5 sessions/week for 2 consecutive weeks, for a total of 10 sessions), followed by an additional session of gait training (30 minutes) performed by means of a wearable cues system (Q-Walk system-QUICKLYPRO s.r.l., Bergamo, Italy). It consists of a pair of knee-pads wearable devices; each device is provided by a LED spotlight with a lens that projects on the floor, in front of the patient, a customized circular light beam. A motorized stabilization system allows the continuous adjustment on the sagittal plane of the circular light beam at each step during the gait progression, focusing the light beam in a fixed point. Patients were instructed to walk naturally following the visual cues on the floor. Five patients have been enrolled and evaluated (two males and three females), with a mean (± SD) age of 72,6 ± 8,6 years and a mean history of PD of 8 years. Mean (± SD) Tinetti Standardized Scale total score at T0 was 20,4 ± 5,6, while mean (± SD) UPDRS motor section score at T0 was 18,04 ± 3,2. The analysis of gait parameters (before and after the treatment), performed by means of Wilcoxon Test, revealed a statistically significant increase at T1 in step length (p 0,043) and gait cadence (p 0,043), while no significant differences in gait speed (m/s) and double support phase duration were reported. The results of this preliminar study showed that a short-term rehabilitative treatment, combining a wearable visual cues system gait training in addition to conventional physiotherapy, may provide an improvement in kinematic gait parameters in PD patients. Given that the positive effects of external cueing in PD patients are well known, we expect that this system would provide an effective tool in the rehabilitation of gait disturbances in PD. In order to investigate this topic, a further study, designed as a randomized controlled trial, in a large group of patients, is needed, with the aim to compare the benefits of this wearable visual cues system with the use of traditional visual cues (stripes on the floor), both in terms of improvement in kinematic gait parameters and gain in functional reach in PD patients. 1. Wu T, Hallett M, Chan P.; “Motor automaticity in Parkinson’s disease.”; Neurobiol. Dis. 2015; 82:226–34.

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2. Nieuwboer A, Kwakkel G, Rochester L, Jones D, van Wegen E, Willems AM, et al.; “Cueing training in the home improves gait-related mobility in Parkinson’s disease: the RESCUE trial”. J. Neurol. Neurosurg. Psychiatry 2007;78:134–40. 3. Sandi J Spaulding, et al; “Cueing and Gait Improvement Among People With Parkinson’s Disease: A Meta-Analysis”; Archives of Physical Medicine and Rehabilitation 2013; 94:562-70.

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Abstract 84 - PREDICTION OF THE GAIT VARIABLES RESPONSIVENESS TO REHABILITATION TRAINING IN PARKINSON’S DISEASE -

Serrao Mariano*[1], Chini Giorgia[2], Caramanico Guido[2], Bartolo Michelangelo[3], Castiglia Stefano Filippo[1], Ranavolo Alberto[5], Conte Carmela[6], Tatarelli Antonella[5], Fiori Lorenzo[5], Pierelli Francesco[1]

- [1]Sapienza, Università di Roma ~ Roma ~ Italy - [2]Movement Analysis LAB Policlinico Italia ~ Roma ~ Italy - [3]of Rehabilitation, Neurorehabilitation Unit, HABILITA ~ Zingonia (Bergamo) ~ Italy - [5]Department of Occupational and Environmental Medicine, Epidemiology and Hygiene, INAIL, Monte Porzio Catone, Rome, Italy ~ Italy - [6]IRCCS - Fondazione Don Gnocchi ~ Milano ~ Italy

# Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Gait disorders in Parkinson’s disease represent one of the most disabling feature of the disease that needs to be rehabilitated. No consistent evidences have been provided on which gait biomechanical factor can be modified after rehabilitation and which clinical characteristic can predict the rehabilitation-induced improvements. The aims of the present study were to evaluate in a sample of patients with PD: i) which gait parameters can be modified after a short-term rehabilitation program; ii) which gait parameters can normalize after rehabilitation; iii) which, if any, clinical variable can predict the improvement of the gait function after rehabilitation. Thirty-six patients with idiopathic Parkinsons’ disease (PD) in Hohen-Yahr stage 1-3 and 22 healthy controls were included in the study (Tables 1). Both clinical and instrumental (gait analysis) evaluations were carried out at baseline (T0) before rehabilitative treatment and after 10-week (T1) at the end of rehabilitative treatment. Time-distance parameters and lower limb joint and trunk kinematics were measured. At baseline evaluation, at matched speed, almost all gait parameters were significantly different from those of the healthy controls. After 10-week rehabilitation the most of the gait parameters improved and the spatial asymmetry and trunk rotation normalized. At multiple linear regression gender combined with UPDRS-III predicted both ΔSpeed and ΔStep length of both sides, gender combined with UPDRS-II predicted ΔCadence, age combined with H-Y score and disease duration predicted Δtrunk rotation RoM. This finding indicates that the gait parameters, that are impaired at baseline, are susceptible to be improved by the rehabilitation and that the younger men with PD, less severely affected and at early stage are more susceptible to improve gait function after a short-term (10 weeks) rehabilitation program. Interestingly, the H-Y stage was not the only predictor in term of gait function improvement. This is noteworthy, because the current European rehabilitation guidelines are mainly planned according to the H-Y staging system. All these findings could allow us to increase our ability of grouping patients according to their clinical characteristics with the common aim of better focusing the rehabilitative programs for those groups of patients who are more prone to improve after rehabilitation. At the same time we must to better targeting our efforts in finding new rehabilitative strategies for those patients who are less susceptible to improve after rehabilitation. Morris ME, Huxham FE, McGinley J, Iansek R. Gait disorders and gait rehabilitation in Parkinson's disease. Adv Neurol. 2001;87:347-61. Serrao M, Chini G, Bergantino M, Sarnari D, Casali C, Conte C, Ranavolo A, Marcotulli C, Rinaldi M, Coppola G, Bini F, Pierelli F, Marinozzi F. Identification of specific gait patterns in patients with cerebellar ataxia, spastic paraplegia, and Parkinson's disease: A non-hierarchical cluster analysis. Hum Mov Sci. 2018;57:267-279

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Abstract 85 - FOOT-LOOSE: UNO STUDIO DEGLI EFFETTI DELLA MUSICA SULLA RITMICITÀ DEL CAMMINO -

De Bartolo Daniela*[1], Morone Giovanni[2], Antonucci Gabriella[3], Paolucci Stefano[2], Iosa Marco[2]

- [1]Università degli studi di Roma "Sapienza"; IRCCS Fondazione Santa Lucia, Roma ~ Roma ~ Italy - [2]IRCCS Fondazione Santa Lucia ~ Roma ~ Italy - [3]Università di Roma "Sapienza", Dipartimento di Psicologia ~ Roma ~ Italy

# Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Negli ultimi anni l’interesse scientifico per l’uso della musica in ambito riabilitativo è aumentato e sono molti i contributi scientifici che riportano l’uso efficace della musica [1] per diverse tipologie di pazienti. Il valore terapeutico della musica è stato riconosciuto dall’approccio della Musicoterapia Neurologica in quanto essa ha la proprietà di indurre una stimolazione fisiologica a più livelli: cognitivo [2], affettivo [3] e senso motorio [4]. Le evidenze scientifiche, finora prodotte, hanno indagato però questi tre aspetti separatamente e non sempre nel contesto della clinica riabilitativa. In particolare, molti studi si basano sull’uso di stimoli acustici con funzione di feedback o di metronomo per patologie quali la Malattia di Parkinson (MP) [5]. Ciò che invece ci proponiamo con il presente studio è di descrivere il comportamento motorio di pazienti MP mentre ascoltano brani musicali con diversi tempi, basandoci su uno studio già presente in letteratura ma che fa riferimento ad una popolazione giovane sana [6]. Lo studio prevede l’arruolamento di 20 pazienti con malattia di Parkinson tra i 45 e gli 85 anni e un gruppo di controllo di 40 soggetti divisi tra 20 giovani sani (tra i 20 e i 45 anni) e altri 20 soggetti anziani (età tra i 50 e gli 85anni). I parametri spaziotemporali del cammino sono stati registrati attraverso l’uso di un sensore indossabile G-walk (BTS Italia). Tutti i soggetti, testati singolarmente, hanno percorso un corridoio rettilineo di 18 metri, in assenza di distrazioni, indossando il sensore e una cuffia bluetooth wireless. Le condizioni dello studio sono state in totale 14: due di cammino normale (in assenza di musica) e dodici con diverse tracce musicali della durata di 40s ciascuna (Chopin, Beethoven, The Beatles, Queen; Survivor, Metallica). Per l’analisi dei dati è stata eseguito un test ANOVA a misure ripetute (Rm) con il software statistico IBM SPSS vers. 23, per confrontare i parametri del cammino nelle diverse condizioni sperimentali e tra i tre gruppi e un t-test con correzione di Bonferroni,per ogni gruppo, tra la condizione senza musica e le altre. I dati disponibili fanno riferimento ad un campione parziale che verrà integrato nel mese successivo. I partecipanti allo studio sono: 20 soggetti giovani sani (età media 32,3±5,9; 8 M, 12 F); 16 anziani (età media 67,9±6,3; 2 M, 14 F); e 8 pazienti con MP (età media 75,9±7,1; 5 M, 3 F). L’Anova Rm ha rilevato che esiste un effetto statisticamente significativo della musica rispetto ai parametri del cammino “velocità” e “lunghezza del ciclo per altezza”, (p<0,00). I dati ottenuti dal t-test rivelano per il parametro velocità del cammino una differenza significativa per la traccia Chopin nei soggetti giovani e negli anziani sani con l’aggiunta anche dei Queen. Per il parametro lunghezza del ciclo sono risultate significative con Chopin e Queen per gli anziani e le stesse tracce con l’aggiunta dei The Beatles per i pazienti con Parkinson. I risultati devono essere interpretati con cautela visto che i gruppi non sono ancora completi. Nonostante sono possibili soltanto analisi preliminari, possiamo comunque ritenere che gli effetti osservati siano in linea con quanto riportato da precedenti ricerche. La musica influisce su parametri spaziotemporali del cammino ma non si riscontra una variabilità nel loro modo di camminare. Considerando che si tratta di anziani e pazienti MP si deve tenere in considerazione che necessitano di mantenere un certo livello di confortevolezza durante il cammino, motivo per cui i cambiamenti osservabili sono sempre molto piccoli [7]. [1] Baird A., & Samson S. (2014). Music evoked autobiographical memory after severe acquired brain injury: Preliminary findings from a case series. Neuropsychological rehabilitation, 24(1), 125-143. [2] Sarkamo T, Tervaniemi M, Laitinen S, and Hietanen M. (2008). Music listening enhances cognitive recovery and mood after middle cerebral artery stroke. Brain. 131(3):866-76. [3] Murrock, C. J. (2002). The effects of music on the rate of perceived exertion and general mood among coronary artery bypass graft patients enrolled in cardiac rehabilitation phase II. Rehabilitation Nursing, 27(6), 227-231. [4] Rice, R. R., & Johnson, S. B. (2013). A collaborative approach to music therapy practice in sensorimotor rehabilitation. Music Therapy Perspectives, 31(1), 58-66.

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[5] Rodger, M. W., & Craig, C. M. (2016). Beyond the metronome: auditory events and music may afford more than just interval durations as gait cues in Parkinson's disease. Frontiers in neuroscience, 10, 272. [6] de Bruin, N., Kempster, C., Doucette, & Brown, L. A. (2015). The effects of music salience on the gait performance of young adults. Journal of music therapy, 52(3), 394-419. [7] Wittwer, J. E., Webster, K. E., & Hill, K. (2013). Music and metronome cues produce different effects on gait spatiotemporal measures but not gait variability in healthy older adults. Gait & posture, 37(2), 219-222

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Abstract 90 - CORRELAZIONE TRA STATO FISICO PERCEPITO E LIVELLO DI PERFORMANCE IN VELOCISTI PROFESSIONISTI CON DISABILITÀ INTELLETTIVO-RELAZIONALE: VALUTAZIONE DI UNA VERSIONE SEMPLIFICATA DELLA SMILEY FACE LIKERT SCALE -

Palomba Angela*[1], Caporaso Teodorico[2], Grazioso Stanislao[2], Di Gironimo Giuseppe[2], Lanzotti Antonio[2], Iolascon Giovanni[1], Gimigliano Raffaele[1], Gimigliano Francesca[1]

- [1]Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli" ~ Napoli ~ Italy - [2]Fraunhofer JL IDEAS, DII – Università di Napoli “Federico II” ~ Napoli ~ Italy

# Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Una programmazione atletica di solito si basa sulla valutazione funzionale (misure quantitative di performance) e su feedback soggettivi da parte degli atleti. Però, risulta difficile ottenere feedback affidabili quando gli atleti hanno una Disabilità Intellettivo-Relazionale (DIR). Studi preliminari hanno suggerito l’utilizzo di dispositivi indossabili per correlare funzioni fisiche e mentali in soggetti con DIR[1]. Scopo di questo studio è di verificare se una versione semplificata della Smiley Face Likert Scale (SFLS) [2] possa essere adeguata a valutare la percezione dei soggetti con DIR sul loro stato fisico e sul loro livello di performance al termine di ogni prova del test, paragonandola a misure oggettive come l’analisi metabolica e cinematica. Sono stati testati quattro velocisti, membri della nazionale della Federazione Italiana Sportiva Paralimpica degli Intellettivo-Relazionali. Dopo 20 minuti di riscaldamento, hanno effettuato 2 serie da 4 sprint di 80 metri ognuna, alla velocità maggiore possibile. Durante la fase sperimentale abbiamo utilizzato delle fotocellule per la misura accurata dei tempi e posizionato un sensore inerziale triassiale a livello della vertebra L5 per registrare 4 parametri spazio-temporali: velocità (v), frequenza del passo (f), ampiezza del passo (ρ) e fluidità del movimento tramite normal jerk (µ) [3]. La valutazione metabolica è stata fatta mediante misurazione delle concentrazioni ematiche di lattato 6 volte durante ogni test: all’inizio, ogni 2 sprint e dopo 5 minuti di recupero dall’ultimo sprint. Inoltre, abbiamo chiesto agli atleti di dare al termine di ogni sprint una valutazione soggettiva sulle loro condizioni fisiche (Ph) e sulla loro performance (P), basandoci su una versione semplificata della SMLS, composta da 3 facce (felice/buono=1, normale=2, triste/cattivo=3). Mediante analisi statistica abbiamo confrontato diversi gruppi di sprint a seconda dello stato fisico riferito (Ph1, Ph2 e Ph3) e del livello di performance percepito (P1, P2 e P3), utilizzando il metodo ANOVA a singola via ed il test di Tukey (p<0,05) per determinare le differenze significative tra i diversi gruppi. Dall'analisi dei dati (vedi tabella) è emerso che: lo stato fisico riferito come “buono” è significativamente correlato con livelli più bassi di lattato, mentre non sono presenti migliori parametri cinematici quando gli atleti con DIR giudicavano “buona” la loro performance. Una versione semplificata della SFLS può essere utile per permettere ad atleti élite con DIR di esprimere la percezione delle loro condizioni fisiche, ma non della loro performance. Sono necessari ulteriori studi per valutare l’affidabilità della scala da noi semplificata e per standardizzarla. La valutazione metabolica e cinematica restano ancora le uniche analisi affidabili per assicurare la performance migliore senza, però, compromettere la salvaguardia degli atleti. [1] Caporaso T., et al. Gait&Posture 2017; 57:25-26. [2] Hall L. et al. Proc.15th Intern. Conference on Interaction Design and Children, 2016; 311-321. [3] Bergamini, E., et al., Journal of biomechanics, 2012; 45(6), 1123-1126.

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Abstract 92 - USE OF GAITRITE SYSTEM TO INVESTIGATE WALKING ABILITY IN CHARCOT MARIE TOOTH PATIENTS -

Contenti Cecilia*[1], Avanti Chiara[1], Prada Valeria[1], Trompetto Carlo[1], Schenone Angelo[1], Mori Laura[1]

- [1]DINOGMI - Università degli studi di Genova ~ Genova ~ Italy

# Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

La neuropatia di Charcot Marie Tooth (CMT) è il disordine neurologico ereditario più frequente. I sintomi esordiscono in genere tra la prima e la seconda decade con una progressiva ipostenia e ipotrofia muscolare distale, defomità articolari e disturbi delle sensibilità profonde che compromettono l'andatura con frequenti cadute. Ad oggi non esiste una terapia, tuttavia la fisioterapia può rallentare la progressione dei sintomi. Abbiamo quindi pianificato uno studio randomizzato controllato in singolo cieco per valutare gli effetti sullo schema del passo del trattamento propriocettivo mediante utilizzo di exergames rispetto al trattamento convenzionale o ad un trattamento placebo. Qui riportiamo i risultati della valutazione clinica e strumentale effettuata al baseline, per dimostrare l’utilità e la sensibilità del tappeto sensorizzato GAITRite nell’individuare i disturbi dello schema del passo di questi soggetti. Per questo studio sono stati reclutati 24 soggetti affetti da CMT. Criteri di inclusione: diagnosi di CMT confermata clinicamente e geneticamente, età compresa tra i 18 e i 75 anni, capacità di camminare senza supporti con o senza ortesi, punteggio alla Short Physical Performance Battery (SPPB) tra 2 e 10, capacità di firmare il consenso informato. Tutti i soggetti, dopo aver raccolto anamnesi e dati demografici, sono stati valutati al baseline mediante scale cliniche di valutazione per il cammino (10MWT, 6MWT, BBS, SPPB, MRC, CMTNS e SF-36) ed una valutazione strumentale mediante GAITRite. Il GAITRite è un tappeto sensorizzato di 7 metri di lunghezza utilizzato per misurare le caratteristiche temporali e spaziali dell’andatura ed è stato utilizzato in precedenti lavori per studiare il cammino anche in altre patologie neurologiche come lo Stroke (Lee 2017), il Mordo di Parkinson (Pilgram 2016) o la Sclerosi Multipla (Novotna 2016). Mentre il soggetto si muove sul tappeto la pressione esercitata dai piedi attiva i sensori che percepiscono sia la geometria degli oggetti sia la loro disposizione nello spazio bidimensionale. I dati registrati vengono elaborati tramite un software, PKMAS, che calcola i parametri di andatura spaziale e temporale; la distanza viene convertita in centimetri e il tempo in secondi. Ai soggetti è stato chiesto di camminare sul tappeto per un minuto a velocità normale (Normal Walk - NW), a velocità sostenuta (Fast Walk - FW), mentre eseguivano un compito di dual task cognitivo (Dual Task - DT). I pazienti sono quindi stati randomizzati in 3 gruppi di trattamento e verranno rivalutati alla fine del trattamento (T1), 3 mesi (T2) e 6 mesi dopo (T3). Ad oggi sono stati reclutati 15 soggetti (età media 54,88±17,13). Lo studio è attualmente ancora in corso. Abbiamo però voluto indagare i dati ottenuti a T0 per verificare l’utilità del GAITRite nella valutazione del cammino dei soggetti affetti da CMT. Alla CMTES, scala specifica di malattia, i soggetti hanno ottenuto un punteggio medio di 6,43, rientrando quindi tra i soggetti con un quadro di compromissione lieve/moderata. Alla BBS si è ottenuto un punteggio medio di 39,3±16, e alla SPPB 6,9±3, evidenziando così come i soggetti testati risultino ad alto rischio di caduta. Al 10 MWT hanno impiegato un tempo medio di 9 secondi, mentre al 6MWT hanno percorso in media 377metri. Analizzando i dati del GAITRite, e, in particolare, confrontando i risultati alla valutazione NW con FW, si sono evidenziate differenze significative nella percentuale di singolo supporto, velocità e cadenza. Confrontando invece i dati del NW con il DT, non si sono evidenziate differenze significative in nessuno dei parametri esaminati, confermando che in questi pazienti la prestazione cognitiva, di per sé non alterata, non ha ripercussione sul cammino. Abbiamo inoltre cercato eventuali correlazioni tra le scale cliniche e il dato strumentale al NW, ottenendo una forte correlazione inversa tra velocità ed età (-0,62), velocità e 10MWT (-0,92) e CMTES (-0,73), e forte correlazione positiva tra velocità e i test per equilibrio (BBS 0,86; SPPB 0,92) e velocità e 6MWT (0,89). Non si è riscontrata correlazione tra velocità e Walk12. I presenti dati ci permettono di suggerire l’utilizzo del GAITRite come strumento utile e rapido nella valutazione del cammino dei pazienti affetti da CMT, in grado di riscontrare alterazioni nello schema del passo sia per quel che concerne i parametri spaziali che temporali.

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Walking Speed is Correlated with the Isokinetic Muscular Strength of the Knee in Patients with Charcot-Marie-Tooth Type 1A. Reynaud V et al. Am J Phys Med Rehabil. 2018 Correlation of Changes in Gait Parameters, With Phenotype, Outcome Measures, and Electrodiagnostic Abnormalities in a Patient With Anti-MAG Neuropathy After Exacerbation and Improvement. Vo ML et al. J Clin Neuromuscul Dis. 2015

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Abstract 10 - LA DISFAGIA IN AMBITO OSPEDALIERO: ELABORAZIONE E IMPLEMENTAZIONE DI UN PERCORSO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO-ASSISTENZIALE. -

Piazzoni Jennifer*[2], Casati Monica[2], Cortinovis Fiorenzo[2], Ghilardi Manuela[2], Gusinu Roberto[3], Cesa Simonetta[2]

- [2]ASST Papa Giovanni XXIII ~ Bergamo ~ Italy - [3]Azienda Ospedaliero Universitaria Senese ~ Siena ~ Italy

# Disfagia Neurogena

La disfagia è presente nel 8.1-80% dei pazienti con ictus e accresce fino a 11 volte la probabilità di polmonite ab ingestis, raddoppia il tempo di degenza, riduce la possibilità di un buon recupero finale e di rientro al domicilio. In letteratura sono presenti numerosi studi che dimostrano come l’introduzione di procedure di screening e valutazione sia importante per prevenire le complicanze della disfagia post-ictus. Nonostante le raccomandazioni della comunità scientifica, le esperienze di protocolli standardizzati in merito sono ridotte e in molti casi meramente descrittive. A livello nazionale, non sono state reperite esperienze di ospedali per acuti che abbiano elaborato un percorso integrato e standardizzato per la disfagia e che abbiano monitorato nel tempo i cambiamenti indotti da tale percorso. L’obiettivo dello studio è quello di contribuire a colmare il gap individuato attraverso la presentazione dell’esperienza dell’ASST Papa Giovanni XXIII nella costruzione di un PDTA per la gestione della disfagia nel paziente adulto con ictus. Verranno illustrate le diverse fasi del progetto e ci si focalizzerà sulla metodologia che ha guidato la fase di progettazione, realizzazione e implementazione del PDTA. Il presente studio si è ispirato al modello della Action Research. Nel lavoro si sono succedute le seguenti fasi. (1) Revisione della letteratura scientifica, identificazione di 4 indicatori e analisi di un campione di cartelle cliniche aziendali per fotografare la situazione di partenza; gli indicatori riguardano il numero di pazienti con ictus sottoposti a screening per disfagia e il numero di pazienti risultati positivi allo screening (quindi a rischio per disfagia) sottoposti a valutazione logopedica, visita foniatrica e valutazione nutrizionale. (2) Realizzazione del documento del PDTA aziendale da parte di un gruppo multidisciplinare di professionisti; (3) pubblicazione ed implementazione del PDTA all’interno dell’azienda insieme ad un corso FAD per preparare tutti gli operatori alle modifiche della pratica clinica. Al momento è stata condotta un’unica valutazione degli indicatori relativa all’anno in cui i lavori per questo progetto erano attivi, cioè il 2017: nei prossimi mesi si procederà alla prima effettiva valutazione degli indicatori post-emissione, relativi all’anno 2018. Sono state analizzate 60 cartelle per l’anno 2016, per la valutazione della situazione di partenza, e 74 cartelle per il 2017. Lo screening è stato eseguito in 15 casi su 60 (25% dei casi) nel 2016 e in 33 casi su 41 (44.6%) nel 2017: si nota qui un significativo aumento, nonostante il PDTA non fosse ancora stato pubblicato in Azienda. Un totale di 22 (16.4% del totale dei casi analizzati sia per il 2016 sia per il 2017) non ha superato lo screening, risultando quindi a rischio per disfagia: per nessuno dei casi esaminati per il 2016 è stata richiesta una consulenza logopedica, mentre per i casi analizzati per il 2017 soltanto solo uno dei pazienti risultato a rischio per disfagia ha ricevuto la valutazione della logopedista. Sono stati analizzati anche dati accessori per consentire una migliore analisi qualitativa, riguardo la gestione delle diete a consistenza modificata e dei percorsi di svezzamento dal sondino naso-gastrico. Dall’analisi dei dati emerge innanzitutto che la disfagia è una condizione poco conosciuta e poco diagnosticata all’interno dell’ASST Papa Giovanni XXIII; questo dato si giustifica col fatto che si riferisce a un tempo in cui non erano ancora attive procedure specifiche per l’identificazione della disfagia all’interno dell’Azienda. Pur avendo gli infermieri sicura conoscenza del problema della disfagia e attuando procedure per la sua identificazione, non è stato possibile evidenziare queste ultime tramite l’analisi delle cartelle cliniche per l’assenza di documentazione dedicata per la loro registrazione. Tutti i valori rilevati, sia per il 2016 sia per il 2017, sono molto lontani dallo standard di riferimento. Tuttavia, nel 2017 si notano già dei valori aumentati per tutti gli indicatori. Nel 2017 l’attività di costruzione del PDTA non era ancora ultimata: ciò nonostante, l’aumentata sensibilità dei partecipanti al gruppo di lavoro nei confronti del problema della disfagia ha avuto un riflesso positivo anche sui loro colleghi e ha iniziato a modificare la pratica clinica fin dalle prime fasi del progetto stesso. Ciò che distingue questo progetto dai precedenti lavori è la selezione di indicatori per il monitoraggio continuo delle performance e per la garanzia di elevanti standard di qualità

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assistenziale. Nel futuro auspichiamo la creazione di PDTA per la disfagia conseguente anche ad altre patologie e ad altre fasce d’età. Si prevede il monitoraggio continuo degli indicatori e la revisione periodica del PDTA. Sarebbe auspicabile condurre studi simili coinvolgendo diverse realtà ospedaliere e analizzando analogie e differenze tra più contesti.

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Abstract 16 - GLI OUTCOMES RIABILITATIVI DEI DISTURBI COMUNICATIVI E DEGLUTITORI NELL’ANOSSIA CEREBRALE: STUDIO ANALITICO RETROSPETTIVO IN UNA COORTE DI 37 PAZIENTI -

De Biagi Francesca*[1], Nordio Sara[1], Burgio Francesca[1], D'Imperio Daniela[1], Rigon Elena[1], Toffano Roberta[1], Meneghello Francesca[1]

- [1]IRCCS Ospedale San Camillo ~ Venezia ~ Italy

# Disfagia Neurogena

L’anossia è definita come una massiva deprivazione di ossigeno causata da una riduzione della perfusione cerebrale (Wolstenholme, 2010), di cui un trauma cranico o un arresto cardiaco possono essere le cause più frequenti (FitzGerald, 2010). Gli esiti di anossia consistono in danni cerebrali insieme focali e diffusi, pertanto sintomatologia e gravità sono estremamente variabili (Hopkins, 2012). Fra le diverse sequele neurologiche, è possibile rilevare disturbi cognitivi, comportamentali, deficit motori, visuo-spaziali e comunicativi (Hadanny, 2015). Data la loro frequenza e gravità, tali disturbi possono influire in modo estremamente negativo sulla qualità di vita della persona in termini di attività quotidiane, sociali e lavorative (Middlecamp, 2007). Per tali motivi, dunque, si rendono indispensabili un precoce inquadramento e un successivo trattamento mirato. Alcuni studi documentano anche la presenza di disturbi linguistici in pazienti anossici, anche se meno frequenti (Garcia-Molina, 2006), solitamente a carico dell’espressione verbale (Caine, 2000), in particolare dell’abilità di denominazione. Tuttavia, si possono rilevare anche compromissioni dell’articolazione verbale, ovvero disartria (FitzGerald, 2010). Infine, in letteratura si riscontra anche la presenza di disturbi di deglutizione (disfagia) in pazienti con esiti di ipossia cerebrale (Ruecker, 2019). Tuttavia non vi sono ancora dati ed indicazioni sufficienti rispetto agli effetti del trattamento dei disturbi di comunicazione e deglutizione in questo tipo di pazienti. L’obiettivo primario dello studio è stato quello di descrivere e stimare l’incidenza dei disturbi comunicativi e di deglutizione in pazienti anossici, nonchè di verificare eventuali effetti della riabilitazione intensiva sulle funzioni linguistiche e deglutitorie Lo studio analitico retrospettivo ha incluso tutti i pazienti con diagnosi di anossia cerebrale ad eziologia vascolare o traumatica ricoverati in fase post-acuta (>6 settimane dall’esordio) presso l’IRCCS San Camillo (Lido di Venezia) nel periodo compreso tra maggio 2011 e settembre 2017. Sono stati esclusi i pazienti con precedenti malattie psichiatriche o neurologiche. Tutti i 37 pazienti (28 M; 9 F; età media 60.59 ±16.52) sono stati sottoposti a valutazione clinica mediante Functional Indipendence Measure (FIM™, 1997) e valutazione del linguaggio (Aachener Aphasie Test; AAT, Luzzatti et al., 1991), disartria (Therapy Outcome Measure; TOM, Enderby et al, 2006) e deglutizione (Functional Oral Intake Scale; FOIS, Crary et al., 2005) effettuata da un logopedista esperto all’ingresso (t0) e dopo 3 mesi (t1) di neuro-riabilitazione intensiva (5h/settimana). Per completare la valutazione del quadro disfagico, sono state raccolte le frequenze di presenza di nutrizione enterale (Fne) e cannula tracheale (Ftc) a t0 e t1. Le valutazioni a t0 e t1 sono state confrontate mediante test di Wilcoxon; infine è stato valutato se un eventuale recupero clinico alla scala FIM correla con il miglioramento alle scale di valutazione della disfagia, afasia e disartria. Fra t0 e t1, vi è un miglioramento significativo (p<0.05) solo alla scala di valutazione della disfagia e alla valutazione FIM. In effetti, fra t0 e t1 si riduce notevolmente il numero di pazienti in alimentazione artificiale e portatori di cannula tracheale (Fne da 59% a t0 a 21.6% a t1; Fct da 43.2% a t0 a 8.1% a t1). Tuttavia non vi è correlazione (p>0.05) fra il miglioramento alla scala motoria FIM e il miglioramento delle abilità deglutitorie. Afasia e disartria, presenti in modo consistente, non migliorano significativamente (p>0.05); tuttavia è da segnalare che i punteggi a t0 erano generalmente alti (media AAT a t0= 3.4±1; min=1 max=4; media TOM a t0= 4.22±1.4, min=1, max=5) mettendo in evidenza quadri di compromissione comunicativa di lieve entità. Dai risultati dello studio emerge che la disfagia rappresenta un esito frequente e grave nei pazienti anossici; i disturbi di comunicazione (afasia e disartria) sono meno gravi, tuttavia frequenti. Pertanto è fondamentale la valutazione delle funzioni comunicativo-linguistiche e deglutitorie in questi pazienti, nonché la presa in carico

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precoce, in quanto la riabilitazione intensiva può portare a miglioramenti significativi. Per quanto riguarda le ricerche future in quest’ambito, sarebbe necessario ampliare il campione, stratificandolo per eziologia e sede lesionale. Sarebbe inoltre interessante indagare quanto i disturbi cognitivi influenzino l’andamento del recupero in ambito comunicativo e considerare un gruppo di controllo per una migliore affidabilità dei risultati rispetto all’efficacia della riabilitazione. 1. Wolstenholme et al., The clinical manifestations of anoxic brain injury, Progress in neurology and psychiatry,2010,14(4):8-13 2. FitzGerald et al., Anoxic brain injury: clinical patterns and functional outcomes. A study of 93 caese, Brain injury,2010,24(11):1311-1323

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Abstract 18 - EFFICACY OF NEUROMUSCOLAR ELECTRICAL STIMULATION ASSOCIATED WITH SWALLOWING THERAPY FOR THE MANAGMENT OF SECRETIONS IN SUBJECTS WITH SEVERE ACQUIRED BRAIN INJURY AND TRACHEOSTOMY -

Zucchelli Barbara*[1], Ronzoni Giulia[1], Taiocchi Nicola[1], Castelli Alberto[1], Terranova Davide[1], Bartolo Michelangelo[1]

- [1]Habilita ~ Bergamo ~ Italy

# Disfagia Neurogena

Neuromuscolar Electrical Stimulation (NMES) is a relatively recent method used in the treatment of dysphagia. Some studies have found a significant decrease in piriform pooling, a significant improvement in secretion management and laryngeal aspiration in stroke patients. To our knowledge, however, there are no studies analyzing the efficacy of NMES treatment in weaning from tracheostomy tube in subjects with severe acquired brain injury (sABI). The aim of this study was to evaluate the improvement of secretion management in subjects with sABI, comparing the efficacy of NMES associated to Traditional Therapy (TT) Vs. Traditional Therapy only. The second aim was to evaluate the weaning from tracheostomy tube. The improvement of dysphagia severity and oral intake were also considered. Fourteen patients with sABI consecutively admitted to Neurorehabilitation Unit between December 2017 and October 2018. Inclusion criteria were: severe dysphagia in tube-feed (Dysphagia Outcome and Severity Scale-DOSS ≤ 2 and Functional Oral Intake Scale-FOIS ≤ 3); age ≥ 18 years old; tracheostomy tube with deflated cuff; Level of Cognitive Functioning-LCF ≤ 4; Glasgow Coma Scale-GCS ≤ 13; stable health conditions, time since the acute event ≤ 6 months. Exclusion criteria were: no response to pain; inability to tolerate electrical stimulation; head and neck cancer; dysphagia prior to the acute event. Patients were progressively recruited into two groups. Each patient underwent a fiberoptic endoscopic evaluation of swallowing (FEES) before the beginning of the treatment (T0) and after 4 weeks (T1). The evaluation was carried out using Murray Secretion Scale-MSS to analyze the management of secretions, DOSS to evaluate dysphagia degree and FOIS to evaluate oral intake. Patients were progressively recruited to either an NMES group or a traditional therapy group. Patients in both groups received treatment for 30 minutes, 5 days per week for 4 weeks. The traditional therapy group received thermotactile stimulation and swallowing exercises. The NMES group received NMES during the thermotactile stimulation and swallowing exercises. The weaning from tracheostomy tube was performed according to a previous published protocol (Bargellesi et al.). The functional comparison was performed by U-Mann-Whithtey tests for independent samples, Wilcoxon tests for dependent samples and Fisher's exact test for categorical variables. Patients in TT group (n=7) (mean age 54.14 ± SD; range 27-74 years) had time passed since the acute event between 1 and 4 months. Patients in NMES group (n=7) (mean age 67.71 ± SD; range 59-80 years) had time passed since the acute event between 1 and 5 months. The two groups were comparable in age, diagnosis and time since acute event (p<0.05). The treatment was not completed by one patient for each group due to the worsening of its clinical conditions. The mean MSS scale score before treatment was 3.00 in both groups. After the treatment, the NMES group improved the score of 1.67 (p = 0.03) while the TT group of 0.87 (p = 0.06). Tracheostomy tube was removed in 1 patient for the TT group (16.7%) and in 3 patients for the NMES group (50%). The mean score of both DOSS scale and FOIS scale at t0 was 1.00 for the two groups, with an improvement at t1 of 0.72 for the NMES group (p = 0.06) and of 0.33 (p = 0.25) for the TT group. The comparison for independent samples showed a statistically significant efficacy of the NMES group in MSS scale (p = 0.04) but it didn’t show a statistically significant improvement in DOSS scale (p = 0.06) and FOIS scale (p = 0.09). NMES associated with TT could represent a new tool in sABI patients with tracheostomy tube: this treatment seems to be effective for early decannulation. Further studies should be carried out in order to evaluate the improvement in oral intake and dysphagia degree. 1. Kushner D.S., Peters K., Eroglu S.T., Perless-Carroll M.P., Johnson-Greene D. (2013) Neuromuscular electrical stimulation efficacy in acute stroke feeding tube-dependent dysphagia during inpatient rehabilitation. Am. J. Phys. Med. Rehabil., 92:486-495

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2. Gallas S, Marie JP, Leroi AM, Verin E. (2009) Sensory Transcutaneous Electrical Stimulation Improves Post-Stroke Dysphagic Patients. Dysphagia. 24 3. Carnaby-Mann GD, Crary MA. Adjunctive neuromuscular electrical stimulation for treatment-refractory dysphagia. (2008) Ann Otol Rhinol Laryngol;117(4):279-287. 4. Bargellesi S., Reverberi C., De Tanti A., Pregno S. (2013) La gestione della cannula tracheostomica nelle persone con grave cerebrolesione acquisita: consenso a un protocollo condiviso. Ital. J. Rehabil. Med., 27:9-16

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Abstract 25 - VALIDATION OF THE DYMUS SCREENING QUESTIONNAIRE TO ASSESS DYSPHAGIA IN PARKINSON’S DISEASE AND ATYPICAL PARKINSONIAN DISORDERS -

Avenali Micol*[2], Dagna Carlotta[2], Putortì Alessia[2], De Icco Roberto[2], Gandolfi Maria Luisa[3], Solaro Giuseppe[4], Restivo Domenico[5], Bartolo Michelangelo[6], Meneghello Francesca[7], Sandrini Giorgio[2], Tassorelli Cristina[2]

- [2]Neurorehabilitation Unit, IRCCS Mondino Foundation; Department of Brain and Behavioral Sciences, University of Pavia ~ Pavia ~ Italy - [3]Neuromotor and Cognitive Rehabilitation Research Center (CRRNC), Department of Neurosciences, Biomedicine and Movement, University of Verona ~ Verona ~ Italy - [4]Department of Rehabilitation, C.R.R.F. "Mons. L. Novarese", Moncrivello ~ Moncrivello ~ Italy - [5]Department of Neurology, Garibaldi Hospital ~ Catania ~ Italy - [6]Neurorehabilitation, Department of Rehabilitation and Advanced Technologies, Habilita Hospital ~ Zingonia di Ciserano ~ Italy - [7]IRCCS Ospedale San Camillo ~ Venezia ~ Italy

# Disfagia Neurogena

Dysphagia is a common debilitating symptom in people suffering from extrapyramidal disorders. The DYMUS questionnaire, which has already been validated for the early screening of dysphagia in Multiple Sclerosis (Bergamaschi et al. 2008 e 2009), might also prove useful for screening dysphagia in parkinsonian syndromes. The aim of this multicentric study is to assess the ability of the DYMUS questionnaire to identify, at an early stage, the presence of dysphagia in patients affected by Parkinson’s disease (PD) and atypical parkinsonian disorders (APD). This is an observational multicentric study involving 145 patients affected by PD and ADP. All subjects filled in the DYMUS and the EAT-10 dysphagia scale and underwent a thorough clinical evaluation of dysphagia by the speech therapist. A subgroup of patients also underwent fibroendoscopic evaluation of dysphagia. The DYMUS questionnaire showed a good level of internal consistency (Cronbach’s alfa 0.77). We observed significantly higher Dymus scores in patients who were mildly (3.9±2.3) or moderately (5.3±2.8) dysphagic at the bed-test evaluation, as compared to non-dysphagic subjects (1.5±1.8), with a p=0.001 value for both. ROC curve analysis showed that a DYMUS score > 2 is the cut-off for detecting a potential swallowing impairment. The DYMUS questionnaire proved to be a reliable screening tool to assess dysphagia in patients suffering from extrapyramidal diseases. It is easy and quick to administer, which makes it adequate for widespread uptake in the clinical practice.

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Abstract 50 - MOBILIZZAZIONE LARINGEA NEI DISTURBI DELLA DEGLUTIZIONE NEL PAZIENTE CRITICO:CASE REPORT -

santini silvio*[1]

- [1]azienda ospedaliera universitaria careggi ~ firenze ~ Italy

# Disfagia Neurogena

L’obbiettivo di questo lavoro è descrivere l’utilizzo della mobilizzazione laringea nel recupero della deglutizione in un paziente post anossico ricoverato in Terapia Intensiva (TI). Oltre alle note cause di disfagia (lesioni cerebrali, midollari, ecc.) in TI i pazienti possono sviluppare disfagia per procedure e device (intubazione, Sondino Naso Gastrico, cannula tracheale, sedazione, ventilazione Paziente di 53 anni, tentata impiccagione. Intubazione fallita sul territorio(edema)intubato in pronto soccorso. Al momento del ricovero in TI Glasgow Coma Scale (GCS) 3, emodinamicamente stabile, sedato. Alla Risonanza Magnetica presente area post anossica a carico dei talami. In quarta giornata, eseguita tracheotomia percutanea e Gastrotostomia Endoscopica Percutanea (PEG). Weaning difficile per ipomobilità diaframmatica da stupor nervo frenico bilaterale, verificato con ecografia e ElettroMioGrafia (EMG).In respiro spontaneo dopo 18 giorni. Dopo 10 gioni di TI paziente disorientato, a tratti agitato e poco collaborante. Alla valutazione fisioterapica viene riscontrato: forte rigidità della muscolatura crico-aritenoidea a riposo; assenza di elevazione laringea durante gli atti deglutitori; alla scuffiatura della cannula tracheotomica ristagno in ipofaringe con segni di penetrazione-inalazione. Viene perciò richiesta la valutazione otorino foniatrica che conferma tali riscontri osservando inoltre sensibilità faringea ridotta ed edema aritenoideo bilaterale. Il trattamento fisioterapico ha previsto un programma di mobilizzazione della muscolatura del collo, della laringe e della lingua con sedute di 15 minuti per tre volte al giorno 6 giorni alla settimana. Alla dimissione,(54giorni di ricovero), il paziente riusciva a mantenere la cannula scuffiata e chiusa con tappo, riusciva ad assumere boli di acquagel senza segni di penetrazione-inalazione. Al follow up successivo a due mesi dalla dimissione il paziente, decannulato, si alimentava per via orale con dieta omogenea. La mobilizzazione precoce della muscolatura laringea ha permesso nel nostro caso un adeguato recupero dai deficit della deglutizione che altrimenti poteva non essere raggiunto a causa dei deficit anatomo funzionali e neurologici del paziente. Sarebbe opportuna la validazione di una scala specifica ed un protocollo di mobilizzazione laringea per studiare l’efficacia di questa tecnica.

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Abstract 53 - MOBILIZZAZIONE LARINGEA NEI DISTURBI DELLA DEGLUTIZIONE NEL PAZIENTE CRITICO, CASE REPORT -

santini silvio*[1], papi davide[1], montigiani Giulia[1]

- [1]azienda ospedaliera universitaria careggi ~ firenze ~ Italy

# Disfagia Neurogena

L’obbiettivo di questo lavoro è descrivere l’utilizzo della mobilizzazione laringea nel recupero della deglutizione in un paziente post anossico ricoverato in Terapia Intensiva (TI). Oltre alle note cause di disfagia (lesioni cerebrali, midollari, ecc.) in TI i pazienti possono sviluppare disfagia per procedure e device (intubazione, Sondino Naso Gastrico, cannula tracheale, sedazione, ventilazione). Paziente di 53 anni, tentata impiccagione. Intubazione fallita sul territorio(edema), intubato in pronto soccorso. Al momento del ricovero in TI Glasgow Coma Scale (GCS) 3, emodinamicamente stabile, sedato. Alla Risonanza Magnetica presente area post anossica a carico dei talami. In quarta giornata, eseguita tracheotomia percutanea e Gastrotostomia Endoscopica Percutanea (PEG). Weaning difficile per ipomobilità diaframmatica da stupor nervo frenico bilaterale, verificato con ecografia e ElettroMioGrafia (EMG)(in respiro spontaneo dopo 18 giorni). Dopo 10 gioni di TI paziente disorientato, a tratti agitato e poco collaborante. Alla valutazione fisioterapica viene riscontrato: forte rigidità della muscolatura crico-aritenoidea a riposo; assenza di elevazione laringea durante gli atti deglutitori; alla scuffiatura della cannula tracheotomica ristagno in ipofaringe con segni di penetrazione-inalazione. Viene perciò richiesta la valutazione otorino foniatrica che conferma tali riscontri osservando inoltre sensibilità faringea ridotta ed edema aritenoideo bilaterale. Il trattamento fisioterapico ha previsto un programma di mobilizzazione della muscolatura del collo, della laringe e della lingua con sedute di 15 minuti per tre volte al giorno 6 giorni alla settimana. Alla dimissione(54 giorni dal ricovero), il paziente riusciva a mantenere la cannula scuffiata e chiusa con tappo, riusciva ad assumere boli di acquagel senza segni di penetrazione-inalazione. Al follow up successivo a due mesi dalla dimissione il paziente, decannulato, si alimentava per via orale con dieta omogenea. La mobilizzazione precoce della muscolatura laringea ha permesso nel nostro caso un adeguato recupero dai deficit della deglutizione che altrimenti poteva non essere raggiunto a causa dei deficit anatomo funzionali e neurologici del paziente. Sarebbe opportuna la validazione di una scala specifica ed un protocollo di mobilizzazione laringea per studiare l’efficacia di questa tecnica.

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Abstract 55 - EFFICACIA DEL TRATTAMENTO LOGOPEDICO TRADIZIONALE ASSOCIATO ALLA TERAPIA VIBRAZIONE LOCALE “NOVAFON” NEL PAZIENTE AFFETTO DA CORDOMA DEL CLIVUS: UN CASE REPORT -

D'Onofrio Concetta[1], Santaniello Mariagrazia*[1], Frizzi Laura[1], Ambrosino Francesco[1], ammendola eduardo[1], Sodano Luisa[1], Del Gaudio Giovanni[1]

- [1]Clinica Santa Maria del Pozzo-CEM- ~ Somma Vesuviana ~ Italy

# Disfagia Neurogena

Il cordoma¹, tumore maligno dell’osso, a crescita lenta ma localmente aggressivo, deriva dai residui embrionali della notocorda dorsale fetale. Rappresenta l’1% dei tumori intracranici (clivus, porzione del basicranio) e il 2-4% dei tumori primitivi dell’osso. Il trattamento di scelta è chirurgico endoscopico transnasale, transfenoidale, transclivale a seconda della localizzazione e della estensione. Tuttavia, spesso è necessario un trattamento microchirurgico classico, per aree non raggiungibili e per limitare danni a zone limitrofe. Nel postoperatorio viene spesso consigliato un trattamento con la “proton beam therapy”. Il nostro case report è R. di 44a : diagnosi di Cordoma del Clivus a settembre 2016 e sottoposta ad un prima exeresi chirurgica transnasosfenoidale a novembre 2016. Nei due anni successivi è stata sottoposta a diversi interventi di exeresi chirurgica (due di questi per via retrosigmoidea) fino al 06-2018 allorquando si sottoponeva ad intervento con approccio doppio (endoscopico endonasale e transmascellare sublabiale destro) per asportazione sub-totale della massa. Hanno fatto seguito cicli programmati di trattamento adroterapico e radiante con ioni carbonio. Giunge alla nostra osservazione il 14/11/2018 per intraprendere percorso riabilitativo per disfonia, disartria e disfagia. Ipoestesia e iperalgesia della zona pericicatriziale retrosigmoidea. Scorretto l’ assetto posturale per anteposizione del capo. Gli obiettivi a medio-lungo termine sono stati: riduzione della disfonia, miglioramento della funzione deglutizione, miglioramento dell’assetto posturale capo-tronco con riallineamento del capo, riduzione delle aderenze cicatriziali e dell’algesia alla digitopressione. Si è scelto di avvalerci anche dell’uso del Novafon ² (soluzione non invasiva per regolare tono neuromuscolare, alleviare dolore, stimolare l’aumento della circolazione sanguigna/linfatica e aumentare la sensibilità). Le vibrazioni prodotte raggiungono una profondità di 6 centimetri con frequenze tra i 50 Hz i 100 Hz. Le scale di valutazione utilizzate sono state: la scala visuo-analogica per il dolore (VAS), test di Robertson ³ per la disartria. Le valutazioni sono state effettuate all’ingresso (T0), dopo 4 settimane (T1) e dopo 8 settimane ( T2). La paziente è stata sottoposta a trattamento riabilitativo per un periodo di 8 settimane con una frequenza pentasettimanale. Il piano di trattamento logopedico è stato basato su stimolazioni oromotorie del distretto LBF ed orosensoriali mediante l’utilizzo del Novafon (paralisi delle corde vocali 10’ 50 Hz/ 6’ 100 Hz; cicatrice 10’ 100Hz/ 5’ 50 Hz; disfagia 10’ 100 Hz/ 5’ 50 Hz); riabilitazione deglutologica per riduzione della disfagia; potenziamento della qualità vocale/articolatoria. Il trattamento fisioterapico è stato basato sulla stimolazione linguale secondo il circuito delle forze; disattivazione dei trigger points attivi trapezi e scaleni bilaterali; trattamento delle cicatrici mediante scollamento manuale; rieducazione posturale del tratto cervicale e del distretto muscolare sovra/sotto ioideo; potenziamento del sistema visivo (bassa affidabilità per perdite di fissazione); incremento della endurance respiratoria. Risultati ottenuti: Test della disartria Robertson: Respirazione T0 15/20 T1 15/20 T2 18/20; Fonazione T0 19/48 T1 32/48 T2 32/48; Muscolatura facciale T0 53/80 T1 70/80 T2 72/80; Diadococinesi T0 24/44 T1 32/44 T2 32/44; Riflessi T0 21/28 T1 28/28 T2 28/28; Articolazione T0 17/20 T1 20/20 T2 20/20; Intellegibilità T0 17/20 T1 20/20 T2 20/20; Prosodia T0 15/20 T1 20/20 T2 20/20; VAS T0 8/10 T1 6/10 T2 4/10. Abbiamo ottenuto un incremento della mobilità dell’apice e della base linguale per maggiore svincolo ioidosottomandibolare, un miglioramento della fonazione per maggior compenso adduttorio della corda vocale vera di destra su quella di sinistra; allineamento posturale capo-tronco con incremento del ROM passivo cervicale nei vari piani dello spazio, inversione del circuito delle forze del sistema linguale e un equilibrio della muscolatura sovra e sottoioidea. Inoltre una riduzione della ipersensibilità della zona pericicatriziale. Questi risultati ci hanno spinto ad adottare un protocollo di trattamento combinato per il miglioramento del riflesso deglutitorio, l’impostazione dei fonemi, della paralisi vocale e il miglioramento delle aderenze cicatriziali.

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Jägersberg M1, El Rahal A2, Dammann P2,3, Merkler D4, Weber DC5, Schaller K2. Clival chordoma: a single-centre outcome analysis. Acta Neurochir (Wien). 2017 Oct;159(10):1815-1823. doi: 10.1007/s00701-017-3163-7. Epub 2017 May 7 Barsties V Latoszek B. Treatment Effectiveness of Novafon Local Vibration Voice Therapy for Dysphonia Treatment. J Voice. 2018 Jul 16. pii: S0892-1997(18)30149-8. doi: 10.1016/j.jvoice.2018.05.009. Fussi F, Cantagallo A. (1999): Profilo di valutazione della disartria. Adattamento italiano del test di Robertson, raccolta di dati normativi e linee di trattamento (1982). Ed. Omega

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Abstract 61 - MONITORAGGIO CLINICO-FUNZIONALE DELL’EFFETTO TERAPEUTICO DELLA TOSSINA BOTULINICA DI TIPO A NEL MANAGEMENT DELLA SCIALORREA ASSOCIATA A MORBO DI PARKINSON -

Marra Francesco*[1], Granile Adriana[1], Megna Marisa[1], Fiore Pietro[1], Marvulli Riccardo[1], Ianieri Giancarlo[1], Gallo Giulia Alessia[1]

- [1]U.O.C. Medicina Fisica e Riabilitazione - U.S.U. - Dipartimento di Scienze Mediche di Base, Neuroscienze e Organi di Senso, Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" ~ Bari ~ Italy

# Disfagia Neurogena

Introduzione Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa determinata da un progressivo depauperamento delle cellule della sostanza nigra. Clinicamente si manifesta con tremore, bradicinesia, rigidità e incoordinazione motoria. Quando la bradicinesia e l’incoordinazione motoria si sviluppano a carico della muscolatura dell’apparato digerente i pazienti manifestano disfagia; ad essa si associa spesso la comparsa di ipersalivazione (scialorrea), che peggiora ulteriormente con l’assunzione di farmaci antipsicotici atipici. Il trattamento farmacologico convenzionale della scialorrea con farmaci anticolinergici o antistaminici orali è spesso limitato da effetti negativi e dalla mancata efficacia. Pertanto, negli ultimi anni, diversi studi hanno riportato una diminuzione della scialorrea dopo infiltrazione con tossina botulinica nelle ghiandole salivari. Obiettivo di questo studio è dimostrare l’efficacia dell’ infiltrazione con tossina botulinica tipo A (IncobotulinumtoxinA, Xeomin®) nelle ghiandole parotide e sottomandibolare in 10 pazienti affetti da scialorrea secondaria a Parkinson. Materiali e metodi Sono stati reclutati 20 pazienti (13 maschi e 7 femmine, età media 67,5±4,5 anni) trattati con IncobotulinumtoxinA (Xeomin®) a dosaggio medio di 37,5±4,6 U. Sono state infiltrate con monitoraggio ecografico le ghiandole parotidi e sottomandibolari (dosaggio medio parotidi di 29,6±2,2, dosaggio medio sottomandibolari di 15,7±3,7). I pazienti sono stati sottoposti al test della garza (che consiste nel posizionare una piccola garza nella cavità orale del paziente, rimossa dopo 1 minuto per determinarne il peso su apposita bilancia elettronica ad elevata sensibilità al fine di calcolare in tal modo il quantitativo di saliva prodotta dal paziente in 60 secondi), alla scala VAS modificata (0=nessun disturbo, 10=massima gravità di salivazione) e alla stima del numero dei fazzoletti utilizzati quotidianamente per la valutazione soggettiva dei benefici. Le misurazioni sono state effettuate al tempo t0 (pre-infiltrazione), t1 (1 mese dopo la seduta infiltrativa), t2 (90 giorni), t3 (120 giorni), t5 (150 giorni) e t6 (180 giorni). L’analisi statistica è stata effettuata mediante il test ANOVA a due vie. Risultati Dall’analisi dei dati abbiamo dimostrato un miglioramento della salivazione per 5 mesi (p<0,05) sia con il test della garza (t0= 2,8±1,5 gr, t5= 0,9±0,4 e t6=2,1±0,2), sia con la scala VAS (t0= 9,7±0,2, t5=5,1±0,4 e t6=8,6±1,5) sia con il numero di fazzoletti giornalieri (t0= 20,2±1,2, t5= 10,4±0,6 e t6=19,8±1,9). Nessun paziente ha riportato effetti collaterali sistemici e/o locali, ad eccezione di un cambiamento nella consistenza della saliva (saliva a consistenza mucosa) in 8 pazienti, che comunque non ha causato alcun disagio clinico. Conclusioni Il trattamento della scialorrea con tossina botulinica di tipo A in pazienti con Morbo di Parkinson risulta essere efficace, semplice e sicuro con miglioramento della sintomatologia caratterizzato da minore accumulo della saliva nella cavità orale, aumento della sua viscosità e minore utilizzo di fazzoletti giornalieri. È stato riferito, inoltre, un miglioramento della dinamica respiratoria con maggiore escursione della gabbia toracica ad ogni atto respiratorio e una riduzione delle infezioni respiratorie con ricadute favorevoli anche sulla qualità della vita. Bibliografia • Prachaya Srivanitchapoom, Sanjay Pandey, and Mark Hallett. Drooling in Parkinson's Disease: a review. Parkinsonism Relat Disord. 2014 November ; 20(11): 1109–1118.

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• Costa CC, Ferreira JB. Injections of botulinum toxin into the salivary glands to the treatment of cronic sialorrhea. Rev Bras Cir Cabeça Pescoço. 2008;37(1):28–31. • Klaus Seppi, MD, Daniel Weintraub, MD, Miguel Coelho, Santiago Perez-Lloret, Susan H. Fox, Regina Katzenschlager, Eva-Maria Hametner, Werner Poewe, Olivier Rascol, MD, Christopher G. Goetz, and Cristina Sampaio. The Movement Disorder Society Evidence-Based Medicine Review Update: Treatments for the Non-Motor Symptoms of Parkinson's Disease. Mov Disord. 2011 October; 26(03): S42–S80.

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Abstract 106 - VALIDATION OF THE DYMUS SCREENING QUESTIONNAIRE TO ASSESS DYSPHAGIA IN PARKINSON’S DISEASE AND ATYPICAL PARKINSONIAN DISORDERS -

dagna carlotta*[3], de icco roberto[3], Tassorelli Cristina[3], avenali micol[3], allena marta[3], sandrini giorgio[3]

- [3]UC Neuroriabilitazione, IRCCS Fondazione Mondino - Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento, Università degli Studi di Pavia ~ Pavia ~ Italy

# Disfagia Neurogena

Dysphagia is a common debilitating symptom in people suffering from extrapyramidal disorders. The DYMUS questionnaire, which has already been validated for the early screening of dysphagia in Multiple Sclerosis (Bergamaschi et al. 2008 e 2009), might also prove useful for screening dysphagia in parkinsonian syndromes. Aim of rhe study: assessing the ability of the DYMUS questionnaire to identify, at an early stage, the presence of dysphagia in patients affected by Parkinson’s disease (PD) and atypical parkinsonian disorders (APD). This is an observational multi-centric study involving 145 patients affected by PD and ADP. All subjects filled in the DYMUS and the EAT-10 dysphagia scale and underwent a thorough clinical evaluation of dysphagia by the speech therapist. A subgroup of patients also fibroendoscopic evaluation of dysphagia. The DYMUS questionnaire showed a good level of internal consistency (Cronbach’s alfa 0.77). We observed significantly higher Dymus scores in patients who were mildly (3.9±2.3) or moderately (5.3±2.8) dysphagic at the bed-test evaluation, as compared to non-dysphagic subjects (1.5±1.8), with a p=0.001 value for both. ROC curve analysis showed that a DYMUS score > 2 is the cut-off for detecting a potential swallowing impairment. The DYMUS questionnaire proved to be a reliable screening tool to assess dysphagia in patients suffering from extrapyramidal diseases. It is easy and quick to administer, which makes it adequate for widespread uptake in the clinical practice.

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Abstract 12 - STIMOLAZIONE MULTISENSORIALE IN PAZIENTE AFFETTI DA DISORDINE DI COSCIENZA IN FASE CRONICA: UNO STUDIO PILOTA SULLA RESPONSIVITÀ COMPORTAMENTALE -

Trimarchi Pietro Davide*[1], Sansò Alessio[2], Abbate Carlo[3], Mazzucchi Anna[1], Devalle Guya[1]

- [1]IRCCS, Fondazione Don Carlo Gnocchi ~ Milano ~ Italy - [2]_ ~ Torino ~ Italy - [3]Unità di Geriatria, Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico, Milano ~ Milano ~ Italy

# Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Lo Stato Vegetativo (SV) e lo Stato di Minima Coscienza (SMC) rappresentano due condizioni in cui il livello di coscienza di una persona viene alterato, in conseguenza di una patologia organica cerebrale, per periodi di tempo che possono andare dalle poche settimane a diversi anni. Grazie alla migliore qualità di assistenza sanitaria e ai progressi nelle conoscenze e nelle tecniche di rianimazione il numero di questi pazienti è aumentato in tutti i paesi industrializzati (Leonardi et al. 2012). Rispetto alla pluralità degli interventi riabilitativi di tipo comportamentale e non comportamentale recentemente proposti, la riabilitazione neuropsicologica non ha mostrato sviluppi significativi oltre all’esperienza della stimolazione sensoriale (Whyte, 2007). Quest’ultima si basa su presupposti teorici ad oggi poco chiariti e condivisi (Giacino, 1996; Abbate et al. 2014) e manca di solide prove di efficacia (Lombardi et al., 2002). Lo scopo del presente studio è stato di valutare se, in pazienti con disordine di coscienza, una procedura di stimolazione sensoriale con caratteristiche di multisensorialità, dinamicità e integrazione, e basata su stimoli con alta rilevanza autobiografica ed emotiva per il paziente, permetta di ottenere una maggiore risposta comportamentale rispetto a procedure di stimolazione sensoriale prive di queste caratteristiche. Sono stati reclutati 20 pazienti affetti da disordine di coscienza in fase cronica (11 SV e 9 SMC; età media 44,1 ±14,1 e 53,7 ±17,6; punteggio CRS-r medio 6,5 ±1,8 e 11,3 ±3,8) presso il Nucleo di accoglienza per persone in stato vegetativo dell’Istituto Palazzolo Fondazione Don Carlo Gnocchi di Milano. Ogni paziente è stato sottoposto, in modo randomizzato, a 3 condizioni di stimolazione, Stimolazione Multisensoriale (SM), Stimolazione Sensoriale Semplice (SSS) e Fisioterapia (FKT), più una condizione di osservazione del comportamento spontaneo in assenza di stimolazione (Baseline). Nella condizione di SM sono stati proposti, su più canali sensoriali contemporaneamente, stimoli ad alta valenza autobiografica ed emotiva inseriti in un contesto di interazione attiva e dinamica con il paziente. Nella condizione di SSS gli stessi stimoli della condizione precedente sono stati presentati, su un solo canale sensoriale, senza alcuna richiesta specifica e senza un contesto interattivo. Nella condizione di FKT è stata somministrata una seduta di movimentazione passiva degli arti. Nella condizione di Baseline non è stata proposta alcuna stimolazione. In ognuna di queste condizioni è stata valutata la risposta comportamentale del paziente mediante la scala Wessex Head Injury Matrix (Shiel et al., 2000). I risultati mostrano che la SM, rispetto alle altre condizioni, fa emergere un numero significativamente maggiore di comportamenti nei pazienti indagati (SM vs. Baseline z = -3,93, p < 0,0001, r = -0,62; SM vs. FKT z = -3,83, p < 0,0001, r = -0,61; SM vs. SSS z = -3,83, p < 0,0001, r = -0,61) in particolare nel gruppo di pazienti in Stato di Minima Coscienza. È stato inoltre osservato che i comportamenti emersi nella condizione di SM risultato maggiormente complessi rispetto ai comportamenti emersi nelle altre condizioni (SM vs. Baseline z = -3,83, p < 0,0001, r = -0,61; SM vs. FKT z = -3,74, p < 0,0001, r = -0,60; SM vs. SSS z = -3,52, p < 0,0001, r = -0,56). La Stimolazione Multisensoriale si è rivelata, tra le varie condizioni proposte, quella più efficace nel far emergere un maggior numero di risposte comportamentali e una più ampia presenza di maggiore complessità in questi comportamenti. Questo risultato sembra avvalorare l’ipotesi che l’utilizzo di una forma di stimolazione sensoriale basata su contenuti ad alta valenza autobiografica ed emotiva, inseriti in un contesto di interazione attività e dinamica e inviati a più canali sensoriali contemporaneamente, sia uno strumento efficace per reclutare le competenze residue del paziente. Alla luce di questa osservazione un ulteriore sviluppo di quanto emerso sarà di valutare se un programma riabilitativo con tali caratteristiche,

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proposto a pazienti con disordine di coscienza, possa essere uno strumento efficace per ottenere un più rapido e completo recupero della consapevolezza di se e dell’ambiente. Abbate, C. et al. (2014). Frontiers in human neuroscience, 8, 616. Giacino, J. T. (1996). NeuroRehabilitation, 6(1), 69-78. Leonardi, M. et al. (2013) Brain Injury, 27(4), 473-484. Lombardi, F. et al. (2002). Clinical Rehabilitation, 16(5), 464-472. Shiel, A. et al. 2000. Clinical Rehabilitation, 14(4), 408-416. Whyte, J. (2007) American journal of physical medicine & rehabilitation, 86(2), 86-92.

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Abstract 13 - UTILIZZO DELLA RIABILITAZIONE ROBOTIZZATA DEL CAMMINO IN SOGGETTI CON DANNO CEREBRALE ACQUISITO: ANALISI RETROSPETTIVA DELLA CASISTICA DI UN REPARTO DI RIABILITAZIONE E UTILIZZO IN UNA SERIE DI CASI CON DISTURBI DI COSCIENZA -

Marson Stefania*[1], Biasutti Emanuele[1]

- [1]IMFR Gervasutta ~ Udine ~ Italy

# Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Premessa: A seguito di una ricerca in letteratura sulle evidenze riguardanti le modalità di utilizzo e l’efficacia dei dispositivi robotici per la riabilitazione del cammino, ci siamo concentrati sulle modalità con cui il dispositivo Lokomat®, presente nell’IMFR “Gervasutta” sia stato utilizzato fin’ora, cercando di analizzare i benefici che i pazienti sottoposti a tale trattamento hanno avuto per dedurre raccomandazioni per la pratica clinica. Con la ricerca in letteratura sono stati indagati inoltre i potenziali effetti del trattamento robotizzato su altri parametri non strettamente correlati al cammino, come spasticità, controllo del tronco e funzioni cognitive. Obiettivi: Questo studio si è posto l’obiettivo di svolgere un’analisi retrospettiva dei soggetti trattati nel biennio 2016-2018 all’interno della SOC UGC MF-RG per valutare l’efficacia del trattamento con Lokomat® sui pazienti con danno cerebrale acquisito. E’ stato sperimentato il trattamento con Lokomat® su due pazienti con Grave Cerebrolesione Acquisita (GCA) senza obiettivi di recupero del cammino per valutare l’eventuale effetto sulle funzioni cognitive, sulla variazione della spasticità e sul possibile miglioramento del controllo del capo e del tronco. Soggetti: Dal 1 gennaio 2016 al 4 luglio 2018, 49 pazienti ricoverati presso la SOC UGC MF-RG dell’IMFR “Gervasutta”, sono stati sottoposti a trattamento con il Lokomat®. I soggetti sono 34 maschi e 15 femmine di età compresa tra i 15 anni e gli 80 anni (età media 54,85); di questi 26 pazienti avevano esiti di ictus e 23 di GCA. I due pazienti con disturbi di coscienza (LCF=2) sottoposti a trattamento sperimentale robotizzato sono maschi di 28 e 52 anni, con GCA ad eziologia traumatica, senza obiettivi di recupero del cammino, già svezzati dal clinostatismo con verticalizzazioni sul piano di statica per almeno 20 minuti senza episodi di ipotensione ortostatica. Materiali e Metodi: Il trattamento per la riabilitazione robotizzata del cammino è stato svolto utilizzando il Lokomat®, un dispositivo a esoscheletro; i soggetti inoltre hanno svolto sedute di fisioterapia convenzionale. I pazienti dell’analisi retrospettiva sono stati valutati a inizio e fine trattamento con la Functional Indipendence Measure (FIM) (items trasferimenti, deambulazione e superamento di barriere architettoniche) e con la Trunk Control Test. Per l’analisi dei dati ottenuti sono stati utilizzati il T-test per dati appaiati e l’indice di correlazione di Pearson. I due pazienti con disturbi di coscienza sono stati sottoposti a 20 sedute di cammino robotizzato con cadenza bisettimanale della durata di 40 minuti circa, oltre al trattamento riabilitativo convenzionale svolto con il terapista. I pazienti sono stati monitorati durante tutto il trattamento e i risultati sono stati esposti in maniera descrittiva. Risultati: I dati dei soggetti ricoverati nel biennio 2016/2018 forniscono risultati in linea con quanto riportato in letteratura e suggeriscono l’efficacia del trattamento robotizzato del cammino con Lokomat® in aggiunta al training tradizionale (p≤0,0008 nei soggetti con ictus e GCA). Nei soggetti con ictus l’indice di correlazione di Pearson pari a -0.4585 indica una moderata correlazione inversa tra l’intervallo di tempo e il recupero in termini di FIM (p-value= 0.0278). I pazienti con ictus trattati entro 43 giorni hanno avuto un miglioramento medio alla FIM di 8,0 punti (p-value=0,00003 al t-test per dati appaiati) mentre quelli trattati dopo hanno avuto un miglioramento medio di 5,6 punti (p=0,14). La sperimentazione dell’uso del Lokomat® in casi con gravi disturbi di coscienza ci ha permesso di constatare un miglioramento del controllo di capo e tronco in entrambi i casi mentre non sono state rilevate variazioni significative della spasticità misurate con la scala Ashworth. In un caso abbiamo assistito ad una riduzione del dolore alla mobilizzazione con conseguente riduzione della terapia farmacologica per il suo

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controllo; in concomitanza con la sospensione del farmaco oppiode il soggetto ha ripreso il contatto con l’ambiente e iniziato ad esprimere verbalmente bisogni semplici. Conclusioni: Ad oggi la scelta di sottoporre il paziente a trattamento con cammino robotizzato all’interno della SOC UGC MF-RG è stata condizionata dalla presenza di obiettivi di recupero della deambulazione; questo studio costituisce un punto di riferimento per l’eventuale revisione dei criteri d’accesso dei pazienti al trattamento con Lokomat®, sia per la riabilitazione del cammino che per un utilizzo per possibili effetti su altre dimensioni come il dolore e il controllo del tronco in pazienti con ridotti livelli di coscienza. Inoltre i dati ci suggeriscono l’efficacia dello strumento per il recupero del cammino eseguito quanto più precocemente possibile permettendo un’intensità di trattamento fisioterapico quando il soggetto non sarebbe in grado di sostenerla con metodi tradizionali.

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Abstract 26 - SCALA DI PROGRESSIONE DELLE AUTONOMIE (PAS): OBIETTIVI E CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE -

Arcuri Francesco*[1], Cortese Maria Daniela[1], Riganello Francesco[1], Lucca Lucia Francesca[1], Serra Sebastiano[1], Mazzucchi Anna[1], Cerasa Antonio[1], Tonin Paolo[1]

- [1]Istituto S. Anna ~ Crotone ~ Italy

# Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

La grave cerebrolesione acquisita (GCA) provoca danni motori, cognitivi, comportamentali e della funzione sociale a lungo termine. Il recupero della partecipazione, in attività di vita quotidiana (ADL) e nell'ambito dell'integrazione sociale -relazioni sociali e produttività- è considerato il massimo obiettivo nella riabilitazione del paziente con GCA. Tuttavia, la non comparabilità delle misure di outcome rende complicato valutare l'evidenza dell'efficacia della riabilitazione. Indipendenza e autonomia sono due concetti differenti. L'indipendenza è la capacità di agire secondo la propria volontà e realizzare attività senza l'aiuto di terzi (facendo affidamento su se stessi); mentre l'autonomia è definita come autodeterminazione e capacità di prendere decisioni. La Progression of Autonomies Scale (PAS), costruita e validata presso l’Istituto S. Anna di Crotone, è uno strumento che permette di definire ampi profili di disabilità nei pazienti con GCA, sottoposti a trattamento riabilitativo. Fornisce informazioni sui livelli di autonomia, in diversi domini di funzionamento, che vanno dall'autonomia personale alla domiciliare e all'extradomiciliare. Inoltre, consente di pianificare un trattamento riabilitativo con obiettivi reali centrato sulla persona e di monitorare, quantificare le abilità recuperate e generalizzarle alla routine quotidiana. La PAS consente di caratterizzare l'autonomia del paziente e la sua progressione nel tempo. È organizzata in 3 macrodomini: 1.Personale; 2.Domiciliare; 3.Extradomiciliare, per un totale di 38 item. La scala viene somministrata prima e dopo il trattamento riabilitativo (il valutatore attribuisce il punteggio all'attività richiesta), con la possibilità di somministrazione intermedia mensile per eventuale monitoraggio. In forma di questionario, si somministra sia al paziente che al suo caregiver, all'ingresso e alla dimissione, con gli obiettivi di sollecitare il coinvolgimento nel trattamento riabilitativo e verificarne il grado di consapevolezza rispetto al reale grado di disabilità. In fase di validazione, sono stati reclutati 127 pazienti in uno studio multicentrico (16-65 anni; età media: 36.6±13.7 anni) con grave GCA (traumatica:72.0%; anossica: 16.1%; emorragica: 8.5%; altro: 3.4%); nella seconda fase, la PAS è stata somministrata ad altri 51 pazienti (con caratteristiche simili) con lo scopo di aggiungere ulteriori informazioni relativi alla qualità delle misurazioni tramite l'interrater e intrarater agreement (in review). L'Analisi Fattoriale ha mostrato che ciascuno dei 3 domini della PAS è stato adeguatamente descritto da un fattore, all'ingresso e alla dimissione. In particolare il primo autovalore (eigenvalue) può spiegare oltre il 60% della varianza per ogni dominio. All'ingresso e alla dimissione, per ogni singolo dominio e per l'intera scala, i valori dell'Alpha di Cronbach sono superiori a 0.9, indicativi di una buona consistenza interna (il cut-off 0.7). I punteggi globali della PAS e della FIM hanno mostrato indici di alta correlazione sia all'ingresso che alla dimissione, rispettivamente di p=0.88 e p=0.83. Anche gli indici di correlazione di Spearman hanno mostrato buona concordanza tra i punteggi di PAS e Community Integration Questionnaire (CIQ) (p=0.70). Le percentuali dei pazienti che hanno raggiunto score estremi (max e min punteggio rilevabili) sono stati registrati sia per i singoli domini sia per l'intera scala. Non è stato rilevato alcun effetto tetto o pavimento per gli score globali (4% soggetti con punteggio max e min all’ingresso e alla dimissione). Le analisi dei dati all'interrater agreement hanno evidenziato un valore di k tra 0.6 e 0.8 (substantial), e tra 0.8 e 1 (almost perfect) all'intrarater agreement.

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Si conferma che la PAS è uno strumento valido per la valutazione dei livelli di autonomia in pazienti con GCA. Garantisce la possibilità di definire un percorso riabilitativo altamente personalizzato e di monitorarne l’andamento, dalla presa in carico al rientro al domicilio. Arcuri F, Lucca LF, Lagani V, Rosadini V, Mercurio G, Mazzucchi A (2013). Evaluation of autonomies in the severely brain injured: the Progression of Autonomies Scale. Funct Neurol 28(1):29-38. Plant S, Tyson S,. Kirk S & Parsons J (2016). What are the barriers and facilitators to goal setting during rehabilitation for stroke and other acquired brain injuries? A systematic review and meta-synthesis. Clin Rehabil, 30, 921–930. Sansonetti D, Nicks RJ, Unsworth C. (2018). Barriers and enablers to aligning rehabilitation goals to patient life roles following acquired brain injury. Aust Occup Ther J 65(6):512-522. Turner-Stokes L, Pick A, Nair A, Disler PB, Wade D (2015). Multi-disciplinary rehabilitation for acquired brain injury in adults of working age. Cochrane Database of Systematic Reviews, Issue 12. World Health Organisation. (2001). International classification of functioning, disability and health: ICF. Geneva, Switzerland: World Health Organisation.

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Abstract 28 - LA SPASTICITÀ E IL DOLORE ALLA MOBILIZZAZIONE NELLA RIABILITAZIONE DEI PAZIENTI CON GRAVI CEREBROLESIONI ACQUISITE -

Binda Fossati Mariachiara Luisella*[1], Chatelle Camille[2], Martens Geraldine[2], Bejor Maurizio[3], Laureys Steven[2], Thibaut Aurore[2]

- [1]Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, Università degli Studi di Pavia ~ Pavia ~ Italy - [2]Coma Science Group, GIGA Consciousness - GIGA Research, University of Liège ~ Liège ~ Belgium - [3]Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento, Università degli Studi di Pavia ~ Pavia ~ Italy

# Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Prevenire e trattare la spasticità rappresenta uno dei principali obiettivi della riabilitazione dei pazienti con disordini della coscienza (Thibaut et al., 2018). In questa categoria di pazienti la prevalenza della spasticità varia dal 59% al 89% (Martens et al., 2017), portando, come principali complicanze, alla riduzione della mobilità articolare, alle retrazioni tendinee, alla costrizione in posture obbligate con un aumento del rischio di lesioni da pressione. Inoltre, l’aumento della spasticità appare strettamente correlato a segni di dolore (Thibaut et al., 2015). L’obiettivo del presente studio è di analizzare la prevalenza della spasticità in un’ampia coorte di pazienti cronici (>3 mesi dall’evento acuto) con stato di minima coscienza (MCS) o stato vegetativo/stato di vigilanza non responsivo (VS/UWS). Abbiamo inoltre valutato la correlazione tra la spasticità agli arti superiori ed inferiori e i segni di dolore durante la mobilizzazione per valutare in quali distretti articolari la spasticità induce maggiormente dolore. Infine, abbiamo analizzato la correlazione tra la spasticità e vari fattori demografici e clinici per identificare i fattori predittivi di spasticità. In questo studio clinico trasversale sono stati arruolati 73 pazienti cronici con disordini della coscienza (donne: 27; età media: 40±13 anni; eziologia traumatica: 42; MCS: 50; VS/UWS: 23). La spasticità è stata valutata con la Modified Ashworth Scale (MAS – range 0-5), mentre i segni di dolore sono stati esaminati con la Nociceptive Coma Scale-Revised (NCS-R – range 0-9). Le correlazioni tra il dolore alla mobilizzazione (punteggi NCS-R) e la spasticità a livello dei bicipiti, dei flessori del polso e delle dita, degli adduttori dell’anca e dei flessori di ginocchio e di caviglia (punteggi MAS) sono stati calcolati attraverso il coefficiente di correlazione di Spearman. Sono inoltre state effettuate analisi di regressione lineare multipla per identificare i fattori predittivi di spasticità. Il 96% dei pazienti dello studio presentava spasticità (MAS≥1), severa (MAS≥3) nel 71% dei casi. Abbiamo trovato una correlazione tra il dolore alla mobilizzazione e la spasticità dei flessori del polso e delle dita e degli adduttori dell’anca (rispettivamente r=0.254, p=0.03; r=0.269, p=0.02; r=0.277, p=0.02), mentre la correlazione non era significativa per i bicipiti e per i flessori di ginocchio e di caviglia (rispettivamente r=0.195, p=0.1; r=0.176, p=0.14; r=0.115, p=0.36). Abbiamo trovato una correlazione positiva tra la spasticità agli arti superiori ed inferiori e la presenza di retrazioni tendinee (p≤0.05) e tra la spasticità agli arti inferiori e il piede equinovaro (p≤0.05); il dolore non è risultato correlato alla presenza di retrazioni tendinee o piede equinovaro (p>0.05). Riguardo ai fattori predittivi, non è stata rilevata una correlazione tra l’eziologia del danno cerebrale o la diagnosi (MCS o VS/UWS secondo la Coma Recovery Scale-Revised) e la presenza di spasticità, retrazioni tendinee, piede equinovaro o segni di dolore (p>0.05). Anche il genere non è risultato un fattore predittivo (p>0.05). Il tempo trascorso dall’evento acuto è invece risultato significativo per l’insorgenza di spasticità agli arti superiori ed inferiori, la presenza di retrazioni tendinee e di piede equinovaro (p≤0.05), mentre non è risultato correlato alla presenza di dolore (p>0.05). L’età più giovane era correlata alla spasticità dei bicipiti e dei flessori di polso, ginocchia e caviglia e alla presenza di piede equinovaro (p<0.05), mentre non era correlata alla presenza di dolore (p>0.05). Risulta ancora elevata la prevalenza di spasticità severa nei pazienti con disordini della coscienza. Inoltre, i pazienti con elevati valori di spasticità a carico dei flessori del polso e delle dita e degli adduttori dell’anca hanno avuto più elevati punteggi di dolore durante la mobilizzazione passiva. Questi risultati mostrano che la spasticità a carico di alcuni gruppi muscolari e delle corrispondenti articolazioni induce maggiormente dolore rispetto ad altre. Inoltre, molti fattori clinici e demografici possono influenzare il livello di spasticità. Dalle nostre analisi emerge dunque l’esigenza di prestare particolare attenzione alla valutazione dei segni di dolore del paziente durante la mobilizzazione e di utilizzare delle strategie per ridurre l’incidenza e il livello della spasticità in questa categoria di pazienti.

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Thibaut A., Wannez S., Deltombe T., Martens G., Laureys S., Chatelle C. Physical therapy in patients with disorders of consciousness: Impact on spasticity and muscle contracture. NeuroRehabilitation. 2018;42(2):199-205. Martens G., Laureys S., Thibaut A. Spasticity Management in Disorders of Consciousness. Brain Sci. 2017 Dec; 7(12): 162. Thibaut A., Chatelle C., Wannez S., Deltombe T., Stender J., Schnakers C., Laureys S., Gosseries O. Spasticity in disorders of consciousness: a behavioral study. Eur J Phys Rehabil Med. 2015 Aug;51(4):389-97.

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Abstract 30 - RISPOSTA CONDIZIONATA ALLO STIMOLO NOCICETTIVO NELLA SINDROME DA VEGLIA ARESPONSIVA: ATTIVITÀ DI COSCIENZA SOMMERSA? -

Cortese Daniela*[1], Riganello Francesco[1], Arcuri Francesco[1], Lucca Lucia[1], Tonin Paolo[1]

- [1]Istituto S.Anna ~ Crotone ~ Italy

# Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

La Sindrome da Veglia Aresponsiva (SVA) o Stato Vegetativo, è una della possibili condizioni conseguente alle gravi cerebropatie acquisite. La valutazione della SVA è basata sul consenso clinico e scale comportamentali come la Coma Recovery Scale-Revised (CRS-R). La difficoltà della valutazione del livello di coscienza in questi pazienti dipende frequentemente da una interpretazione soggettiva di comportamenti spontanei e volitivi osservati. La risposta motoria è spesso l’unica possibile, tuttavia non è sempre così facile osservarla, con conseguente possibile errore diagnostico in letteratura stimato intorno al 30%. La riposta comportamentale allo stimolo nocicettivo può aiutare a valutare l’evoluzione dello stato di coscienza in questi pazienti, seppur al momento rappresenta una importante sfida. Lo scopo dello studio è osservare il comportamento del paziente in SVA durante la somministrazione dello stimolo nocicettivo in un contesto di trace conditioning tramite l’uso della Galvanic Skin Response (GSR). Sono stati reclutati 13 soggetti sani e 30 pazienti in SVA a 31±9 giorni dall’evento acuto, valutati attraverso la CRS-R. La riposta allo stimolo nocicettivo è stata valutata attraverso la Nociception Coma Scale (NCS). La valutazione è stata ripetuta per tre settimane consecutive. Sono stati somministrati due differenti stimoli, stimolo musicale (MUS: estratto della VI sinfonia di Beethoven) e stimolo nocicettivo (NOC: pressione sul letto ungueale tramite algometro), preceduti rispettivamente da due differenti toni (due note gravi brevi per lo stimolo musicale, due toni gravi di brevi e uno acuto lungo ad un intervallo di V per lo stimolo nocicettivo) secondo il seguente schema: sequenza A) MUS1 – NOC1- MUS2 – MUS3 – NOC2 – MUS4 – NOC3 – NOC*, e sequenza B) MUS1*, NOC1*, NOC2*, MUS2*, NOC3*, MUS3*, NOC4*, MUS4* . La presenza di (*) indica la sola somministrazione dei toni. In NOC* (tono senza stimolo nocicettivo) è stato valutato l’apprendimento dello stimolo condizionato. La Risposta Condizionata (RC) è stata analizzata confrontando la morfologia dell’onda (tempo di raggiungimento del picco, magnitudo del picco e decadimento) in MUS4, NOC3 and NOC* tramite test di Wilcoxon. Successivamente nella sequenza B è stata valutata l’estinzione della RC. Il potere discriminativo del GSR nel valutare la RC allo stimolo nocicettivo è stato valutato tramite classificazione di Machine Learning basata su regressione logistica. Nove dei 30 pazienti (30%) hanno mostrato una RC allo stimolo nocicettivo. I pazienti con RC mostravano in NOC* valori più alti nella magnitudo del picco GSR se comparati con quelli senza RC. Solo i pazienti con RC mostravano una significativa differenza di magnitudo nel picco GSR comparando tra loro MUS4, NOC3 e NOC*, con valori più alti in NOC3 e più bassi in MUS4. La classificazione tramite Machine Learning ha mostrato una forte capacità discriminativa nell’identificare i pazienti con RC, sia nella fase di training sia in quella di validazione con una sensibilità rispettivamente del 96% e 92% e specificità rispettivamente 100% e 95%. Otto dei 9 (88.9%) pazienti con RC hanno mostrato l’evoluzione verso lo stato di minima coscienza a partire dalla terza settimana dal protocollo. La valutazione comportamentale dei pazienti SVA rappresenta una sfida e a tutt’oggi il livello di errore diagnostico rimane alto. Nel nostro studio, i pazienti evoluti in stato di minima coscienza mostravano, al momento della somministrazione del protocollo, l’apprendimento condizionato allo stimolo nocicettivo, con CRS-R compatibile con la condizione di SVA. La difficoltà di valutare e obiettivare la funzioni cognitive residue può essere dovuta all’inconsistenza delle risposte comportamentali. La risposta elettrodermica è determinata da diverse aree cerebrali, tra cui la Corteccia Anteriore del Cingolo (ACC) che gioca un ruolo nell’integrazione e modulazione della risposta autonomica con il comportamento (risposta anticipatoria in un contesto di rischio). Una precisa diagnosi è essenziale per un efficace progetto riabilitativo.

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La valutazione della RC allo stimolo nocicettivo tramite GSR, rappresenta uno strumento semplice e complementare all’uso delle valutazioni clinica e comportamentale. Bosco A, Lancioni GE, Belardinelli MO, Singh NN, O’Reilly MF, and Sigafoos J (2010). Vegetative state: efforts to curb misdiagnosis. Cogn Process 11, 87–90 Bekinschtein, T. A., Shalom, D. E., Forcato, C., Herrera, M., Coleman, M. R., Manes, F. F., et al. (2009). Classical conditioning in the vegetative and minimally conscious state. Nature Neuroscience 12, 1343–1349 Chatelle, C., and Laureys, S. (2015). Assessing Pain and Communication in Disorders of Consciousness. Psychology Press Clark, R. E. (1998). Classical Conditioning and Brain Systems: The Role of Awareness. Science 280, 77–81 Vetrugno, R., Liguori, R., Cortelli, P., and Montagna, P. (2003). Sympathetic skin response. Clinical Autonomic Research 13, 256–270

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Abstract 36 - IMPATTO FUNZIONALE DELLA POLINEUROMIOPATIA CRITICA SUI PAZIENTI AFFETTI DA GRAVI CEREBROLESIONI ACQUISITE -

Hakiki Bahia*[1], Portaccio Emilio[2], Romoli Annamaria[1], Draghi Francesca[1], Scarpino Maenia[1], Atzori Tiziana[1], Sterpu Raisa[1], Grippo Antonello[3], Macchi Claudio[1]

- [1]IRCCS-Fondazione don Carlo Gnocchi ~ Firenze ~ Italy - [2]SOC Neurologia, Ospedale San Giovanni di Dio, Firenze, AUSL Toscana Centro ~ Firenze ~ Italy - [3]Dipartimento Neuromuscoloscheletrico e degli organi di senso- AOU Careggi ~ Firenze ~ Italy

# Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

La polineuromiopatia del paziente critico (PNMPC) è una malattia complessa che colpisce il 30-70% dei pazienti critici (1). È sempre più riconosciuta come fonte di disabilità nei pazienti ammessi in terapia intensiva e può contribuire a un fallimento dello svezzamento da ventilazione meccanica, mortalità più elevata e prolungamento della degenza in ospedale e riabilitazione (2). La prevalenza della PNMPC nei pazienti con Grave Cerebrolesione Acquisita (GCA) e il suo impatto sull'esito funzionale sono stati scarsamente studiati (3). L’intento del presente lavoro era di stimare la prevalenza della PNMPC nei pazienti ricoverati in Unità di Riabilitazione Intensiva (URI) e di valutare il suo impatto sull'esito riabilitativo dopo una GCA. Abbiamo incluso tutti i pazienti adulti con esiti di GCA ricoverati presso l’URI del IRCCS Fondazione don Carlo Gnocchi di Firenze tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017. Fin dalla ammissione in reparto, tutti i pazienti venivano sottoposti ad esame clinico completo con somministrazione settimanale di scale di valutazione dello stato neurologico, cognitivo e funzionale (Coma Recovery Scale-Revised, Level of Cognitive Functionning, Functional Indipendence Measure, Disability Rating Scale e Glasgow Outcome Scale). Inoltre veniva eseguita all’ingresso una valutazione neurofisiologica che comprendeva lo studio delle VcS e VcM ai quattro arti e lo studio dell’attività spontanea a riposo e durante contrazione volontaria quando possibile. Durante la degenza, a tutti i pazienti veniva assegnato un piano riabilitativo personalizzato motorio e logopedico di 1 ora/die per 6 giorni/settimana. Per il confronto dei due gruppi (GCA+PNMPC vs GCA), le caratteristiche demografiche, cliniche e funzionali all’ingresso e alla dimissione sono state utilizzati il test Pearson di χ2 e Student's e Mann-Whitney U, se indicato. I possibili predittori di esito funzionale alla dimissione, di rimozione della cannula e di rimozione della PEG sono stati misurati utilizzando modelli di regressione lineare e logistica multivariata. Tutte le analisi sono state eseguite utilizzando il software SPSS 23.0 in esecuzione su Windows (SPSS, Chicago, IL, USA). Dei 132 pazienti inizialmente valutati, abbiamo ritenuto in questa analisi 127 pazienti con GCA: 34,6% femmina, età 61,1+16,9 anni, Eziologia post-traumatica 28,3%, post-atossica 18,1% e vascolare 53,6%. Il 63,8% presentava una PNMPC al momento del ricovero. I due gruppi (PNMPC+GCA vs GCA) non risultavano significativamente differenti per caratteristiche demografiche e cliniche al momento dell'ammissione, ad eccezione della presenza di più pazienti di sesso femminile nel gruppo della PNMPC (p=0,046). Entrambi i gruppi mostravano un miglioramento funzionale significativo tra l'ammissione e la dimissione (p>0,001). Nonostante il punteggio FIM non fosse significativamente diverso al momento del ricovero, il gruppo con sola CGA raggiungeva esiti riabilitativi migliori alla dimissione (δ FIM 13,8 vs 38,4). Inoltre, nonostante entrambi i gruppi abbiano avuto un recupero significativo dello stato di coscienza durante la permanenza nella URI ( δ CRS-R 3,5 vs 4,6; Effetto tempo p <0,001; Effetto Tempo*gruppo p=0,409; Effetto gruppo p=0,001), il punteggio CRS-R rimaneva significativamente differente alla dimissione tra i due gruppi (20,7+4,8 vs 15,4+7,9; p<0,0001). Nell’analisi multivariata la presenza di PNMPC si rivelava essere un predittore significativo dell'indipendenza funzionale alla dimissione misurato sia con la GOS (OR 0,2, p=0,015) che con la FIM (B=-12,43, p=0,020). Inoltre la PNMPC risultava poter influenzare negativamente la rimozione della PEG (OR 0,34, p=0,062) ma non la rimozione della cannula tracheale. Nel nostro campione di pazienti, una diagnosi di PNMPC era stata fatta solo raramente prima del ricovero in riabilitazione e questo evidenzia la necessita di una maggiore consapevolezza riguardo una patologia così frequente nei pazienti con GCA. Infatti, i nostri dati suggeriscono che la PNMPC è molto comune nei pazienti

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con GCA. Abbiamo evidenziato che i pazienti con GCA e PNMPC beneficiano in maniera significativa dal ricovero in URI ma tendono a raggiungere esiti funzionali peggiori. Inoltre la PNMPC sembra non influenzare significativamente il recupero della coscienza nei pazienti con stato di alterata coscienza. La diagnosi di PNMPC è indispensabile nel ambito della riabilitazione delle GCA affinché si possano fornire informazioni più precise riguardo la prognosi funzionale e i tempi di ricupero sia al paziente che ai caregivers. Pertanto, è auspicabile inserire anche una valutazione neurofisiologica nella valutazione iniziale dei pazienti con GCA per documentare l’eventuale presenza di una PNMPC. Infine è necessario stilare protocolli riabilitativi specifici per il trattamento della PNMPC all’interno delle unità di riabilitazione delle GCA. 1. Z’Graggen WJ. Brain. 2006. 2. Visser LH. 2006 3. Intiso D . 2017

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Abstract 45 - LA DECANNULAZIONE NEI PAZIENTI CON GRAVI CEREBROLESIONI ACQUISITE: FATTORI PROGNOSTICI E IMPATTO FUNZIONALE. -

Draghi Francesca*[1], Hakiki Badia Bahia[1], Pancani Silvia[1], Binazzi Barbara[1], Tofani Ariela[1], Macchi Claudio[1], Romoli Annamaria[1], Croci Loredana[1], Galli Irene[1], Lippi Elena[1], Di renzone Martina[1]

- [1]IRCCS-Fondazione don Carlo Gnocchi, Firenze ~ Firenze ~ Italy

# Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

La tracheostomia è comunemente usata in terapia intensiva in pazienti con esiti di Grave Cerebrolesione Acquisita (GCA) ed è indicata negli stati di alterata coscienza (1) e di prolungata ventilazione meccanica (VM) (2). La decannulazione (D) in pazienti con GCA rappresenta un obbiettivo chiave della riabilitazione nell’Unità di Riabilitazione Intensiva (URI) e i casi di fallimento non sono rari (3). La percentuale di D delle GCA nei reparti di riabilitazione varia in modo significativo dal 23,8% in pazienti post-emorragici (4) al 60,0% in post-traumatici (5). Gli studi che hanno valutato i parametri che influenzano la D nelle GCA sono pochi e discordanti: l’eziologia post-traumatica (2,5) e la presenza di una tosse spontanea e valida (3) sono stati identificati come fattori prognostici positivi. Invece, sull'impatto dello stato di coscienza, valutato mediante la Glasgow Coma Scale (GCS) basale, i risultati non sono univoci (3). Lo scopo del presente lavoro era individuare i fattori prognostici della D e valutarne l’eventuale impatto sugli esiti riabilitativi in pazienti con GCA ricoverati in URI. Abbiamo considerato tutti i pazienti con GCA ricoverati presso l’URI del IRCCS Fondazione don Gnocchi di Firenze dal 1.8.12 al 31.1.19. All’ammissione in reparto, i pazienti venivano sottoposti ad una valutazione neurologica, funzionale e logopedica, tramite: Coma Recovery Scale-Revised(CRS-R), Level of Cognitive Functionning, Functional Indipendence Measure , Disability Rating Scale (DRS), Functional Oral Intake Scale( FOIS), Dysphagia Outcome Severity Scale. Tutti i pazienti intraprendevano una riabilitazione personalizzata di 2 ore/die per 6 giorni/settimana. Una fibrobroncoscopia (FBS) mediante fibrobroncoscopio flessibile veniva eseguita entro 40 giorni dall’ultimo cambio di cannula. In caso di necessità veniva effettuata dalo specialista foniatra una valutazione della deglutizione mediante endoscopia a fibre ottiche. Lo svezzamento dalla cannula procedeva secondo un protocollo interno considerando vari criteri quali: l’efficacia della tosse, la quantità di secrezioni bronchiali, l’esito della prova al blu di metilene, la pressione endotracheale dopo posizionamento di tappo o valvola fonatoria e la comparsa di infezioni delle vie aeree. La D, quando possibile, veniva decisa dopo attenta valutazione specialistica degli esami ematici e colturali, dell’emogasanalisi e della radiografia del torace e eseguita sotto guida FBS dopo almeno 48 ore continuative di tappo senza desaturazioni. Sono stati inclusi 328 pazienti (età:63,6+15,5; 36,1% femmine, Eziologia: traumatica 31,1%, anossia 15,5%, ischemica: 16,2%, emorragica: 29,9%, altre: 7,3%, GCS ingresso:10,3+3,7; CRS-R ingresso:18,8+7,5; tempo dall’evento acuto: 56 giorni (0-695)). 186 pazienti (56,7%) hanno rimosso la cannula dopo 64 giorni (5-245) di ricovero. Abbiamo confrontato i due gruppi (D/non decannulati (ND)) (T- test per dati indipendenti, significatività: p<0.05) sulla base dei seguenti parametri: età, sesso, eziologia, comorbidità, infezione polmonare, sepsi, VM all’ingresso, granulomi e tracheomalacia alla FBS, sondino naso gastrico (SNG) all’ingresso, scale funzionali all’ingresso e Boby Mass Index. Le variabili significativamente diverse tra D e ND sono state inserite come variabili dipendenti in una regressione logistica che aveva come variabile dipendente D. Le variabili significativamente associate alla D(p<0.05) sono: la minore età(p=0.014),l’assenza di infezione polmonare(p=0.023) e tracheolomacia (p=0.034) e maggiore CRS all’ingresso (p=0.002). Inoltre la D è risultata essere l’unica variabile significativamente associata ad una ripresa di alimentazione orale alla dimissione (FOIS ≥4) (p<0.001). Infine i parametri predittivi di un migliore esito riabilitativo (GOS) sono risultati essere l’età (p=0.013), la maggiore GCS e CRS in entrata(p<0.001) e la D (p<0.001). La D è un obbiettivo riabilitativo cruciale nelle GCA ed è significativamente associata ad un migliore outcome riabilitativo e ad una maggiore probabilità di ripresa di alimentazione per via orale. Rispetto a quanto riportato in letteratura, la frequenza di D nel nostro gruppo di pazienti con GCA ad eziologia mista è risultata alta. L’età, la CRS all'ingresso, l’assenza di tracheomalacia alla FBS e di infezioni polmonari sono risultati significativamente associati alla D.

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Questi dati sottolineano l’importanza dell’utilizzo della CRS per la valutazione dello stato di coscienza in questo contesto riabilitativo per una migliore informazione prognostica del caregiver riguardo la D. Inoltre la FBS permette la raccolta di dati preziosi per la decisone di D e riduce drasticamente il rischio di riposizionamento della cannula tracheale. Infine, questi dati ricordano l’importanza di una appropriata gestione delle infezioni ospedaliere e del rispetto delle norme igieniche per la prevenzione della loro diffusione. Hernández G.2012 O’ConnorHHe.2009. Perin C.2017. Klein AM.2013. Zanata I.2014.

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Abstract 47 - CLINICAL COMPLEXITY OF PATIENTS WITH SEVERE BRAIN INJURY IN VEGETATIVE AND MINIMALLY CONSCIOUS STATE ADMITTED TO MULTI-CENTER INTENSIVE NEURO-REHABILITATION. REPORT FROM THE ICS MAUGERI REGISTRY ON DISORDER OF CONSCIOUSNESS. -

De Bellis Francesco[1], Masotta Orsola[1], Loreto Vincenzo[1], Fiorenza Salvatore[1], Estraneo Anna*[1], Bellazzi Riccardo[2], Tibollo Valentina[2], Nardone Antonio[3], Pingue Valeria[3], Nardulli Roberto[4], Chiapparino Concetta[4], Losavio Ernesto[4], Volanti Paolo[5], Madonia Francesca[5], Ferriero Giorgio[6], Salvaderi Stefano[6], Guarnaschelli Caterina[7], Achilli Maria Pia[7], Maggioni Giorgio[8], Delconte Carmen[8], Balsamo Francesco[8], Grioni Giuseppe[9], Vezzadini Giuliana[9], De Cicco Domenico[10], Valerio Valeria[10], Castronovo Gioacchino[10], Pipia Carmela[10]

- [1]DOC Research Laboratory and Neurorehabilitation Unit for DoC patients, Maugeri Clinical Scientific Institutes ~ Telese Terme (BN) ~ Italy - [2]aLaboratory of System Engineer for Clinical Research, Maugeri Clinical Scientific Institutes ~ Pavia (PV) ~ Italy - [3]Neurorehabilitation Unit, Maugeri Clinical Scientific Institutes ~ Pavia (PV) ~ Italy - [4]Neurorehabilitation Unit, Maugeri Clinical Scientific Institutes ~ Cassano delle Murge (BA) ~ Italy - [5]Neurorehabilitation Unit, Maugeri Clinical Scientific Institutes ~ MIstretta (ME) ~ Italy - [6]Neurorehabilitation Unit, Maugeri Clinical Scientific Institutes ~ Lissone (MB) ~ Italy - [7]Neurorehabilitation Unit, Maugeri Clinical Scientific Institutes ~ Montescano (PV) ~ Italy - [8]Neurorehabilitation Unit, Maugeri Clinical Scientific Institutes ~ Veruno (NO) ~ Italy - [9]Neurorehabilitation Unit, Maugeri Clinical Scientific Institutes ~ Castel Goffredo (MN) ~ Italy - [10]Neurorehabilitation Unit, Maugeri Clinical Scientific Institutes ~ Sciacca (AG) ~ Italy

# Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Patients with disorder of consciousness (DoC) are clinically complex and challenging to manage [1] due to severe motor-cognitive disability and high burden of comorbidities and medical complications [2]. To date possible differences in medical complexity and general clinical severity in the different diagnostic (i.e., vegetative state, VS and minimally conscious state, MCS) and etiologic (i.e., anoxic, vascular, traumatic brain injury) groups have not been investigated yet. As a consequence, clinicians lack of clear information for planning personalized care needs and rehabilitation program. Here we investigated medical complexity and severity in a cohort of patients with prolonged DoC at admission to multi-center intensive neuro-rehabilitation units and verified possible differences as a function of patients’ clinical diagnosis and etiology of brain injury. Patients. One hundred thirty-eight severely brain-injured patients with prolonged (≥28 days) DoC (VS=85, F=29, mean age=59.2±15.6 years, traumatic=11, vascular=45 and anoxic=29 etiology; MCS=53, F= 22; mean age: 64.1±16.7 years, traumatic=12, vascular=35 and anoxic=6 etiology). Procedure. We analyzed patients-data retrieved from a multi-center prospective registry for patients with prolonged DoC consecutively admitted to ten Italian ICS Maugeri neurorehabilitation units [3]. Data referred to patients’ demographic (i.e. age, sex), anamnestic (i.e. etiology, time since onset, and comorbidities prior to brain injury assessed by Cumulative Illness Rating Scale, CIRS), clinical features (i.e. levels of consciousness and of behavioral response to noxious stimulation, assessed by the Coma Recovery Scale-Revised, CRS-R and Nociceptive Coma Scale, NCS respectively; level of functional disability assessed by Disability Rating Scale, DRS; feeding, respiratory and urinary functioning, presence of pressure sores and agitation), blood examination and pharmacological therapy. All these variables were collected within 1 week after study entry. Additionally, we gathered occurrence and severity of medical complications (MC) developed in the period between brain injury and study entry. On these variables, group comparisons between diagnostic groups (i.e. VS and MCS) or among etiologies (i.e. vascular, anoxic and traumatic) were performed by Man-Whytney, Kruskal-Wallis, Chi-square or Fischer test, as appropriate. Patients in VS showed lower CRS-R, NCS scores and higher DRS total score and higher frequency of tracheostomy than patients in MCS (all p<.05). Moreover, the number of patients showing paroxysmal sympathetic hyperactivity (PSH) and more than 2 MC tended to be higher in VS than in MCS (p=.06 and .08 respectively), whereas agitation occurred more frequently in MCS than VS patients (p=.001). Patients with anoxic etiology had significantly lower CRS-R and higher DRS scores than patients with traumatic etiology (p=.002 and .004 respectively) and lower NCS scores than traumatic and vascular patients

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(p=.001 and p=.030 respectively), and received more benzodiazepine drugs. Patients in the vascular group showed higher CIRS scores (i.e., more comorbidities before brain injury), higher occurrence of endocrine-metabolic complications after injury, and were treated with more antidepressant drugs than patients in anoxic and traumatic groups. Additionally, we observed a lower frequency of respiratory, epileptic and neurosurgical complications after brain injury in traumatic than in vascular and anoxic etiology. We found that patients in VS and MCS were very similar in general clinical features (such as feeding, respiratory and urinary functioning), whereas differed in level of responsiveness, behavioral response to pain and functional disability (as expected by diagnostic criteria of VS and MCS). However patients in VS tended to show more MC, and especially more frequently develop PSH, thus suggesting to pay more attention to the medical management of such specific secondary clinical complications. Moreover, we found greater differences between etiological groups, since anoxic etiology was associated with lower clinical functioning, whereas the vascular etiology was associated with worse pre-morbid and coexisting clinical conditions, likely due to older age and higher occurrence of risk factors for vascular brain injury of patients in that group. Traumatic etiology was correlated with a lower rate of MC and better general clinical conditions. These findings might suggest that etiology, rather than clinical diagnosis, can guide clinicians in planning medical and rehabilitative management of patients with DoC. 1. Whyte et al. Arch Phys Med Rehabil. 2013;94:1851-4. 2. Estraneo et et al. Arch Phys Med Rehabil. 2018, 99: 2523-31. 3. Pascarella et al. Funct Neurol. 18; 33: 19-30.

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Abstract 52 - STUDIO RETROSPETTIVO SUL RUOLO DEI PROBIOTICI NEL SETTING RIABILITATIVO DELLE GRAVI CEREBROLESIONI ACQUISITE -

Monaci Claudia*[1], Briscese Lucia[1], Azzollini Valentina[1], Armienti Enrica[2], Bongioanni Paolo[3], Carboncini Maria Chiara[4]

- [1]Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia, Università di Pisa ~ Pisa ~ Italy - [2]Scuola specializzazone medicina fisica e riabilitativa, facoltà medicina e psicologia , Università di Roma sapienza ~ Roma ~ Italy - [3]Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana ~ Pisa ~ Italy - [4]Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia, Università di Pisa e Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana ~ Pisa ~ Italy

# Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

In seguito ad una lesione cerebrale severa (LCS) è comune l’alterazione dell’asse cervello-intestino (ACI) che causa una disfunzione gastrointestinale grave. L’ACI comprende aree cerebrali (insula, giro del cingolo, ipotalamo) che hanno una comunicazione bidirezionale con il sistema nervoso enterico e ricevono segnali mediati dal microbiota intestinale (peptidi, citochine e lipopolisaccaridi intestinali). L’alterazione di questo asse conseguente alla LCS può condurre a fenomeni infiammatori cronici coinvolgenti tanto il sistema cerebrale quanto il sistema gastrointestinale per effetto di loops di tipo neuroregolatorio e neuroimmunologico esistenti tra questi due sistemi. I probiotici riducono la crescita di microrganismi gastrointestinali potenzialmente patogeni e aumentano la funzionalità di barriera della mucosa intestinale, modulando il sistema immunitario locale e sistemico. Scopo di questo studio è stato valutare gli effetti dei probiotici su pazienti con LCS ricoverati in un setting riabilitativo intensivo. Sono stati reclutati 42 soggetti ricoverati nel reparto GCLA (cod.75) dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana. Il gruppo A (20 soggetti, età media 55,7anni) comprende pazienti ricoverati nell’anno 2013, ai quali non è stato somministrato alcun probiotico; il gruppo B (22 soggetti, età media 53,23 anni) comprende pazienti ricoverati nell’anno 2017 a cui è stato somministrato quotidianamente a scopo profilattico un fitocomplesso simbiontico (10ml disciolto in 20ml di acqua) a partire dal primo giorno di ricovero. Il personale sanitario ha registrato quotidianamente eventi diarroici, temperatura corporea ed eventuale antibioticoterapia associata. Dall’analisi dei risultati si evince che il Gruppo A ha una incidenza di eventi diarroici notevolmente superiore rispetto al Gruppo B (75,00% vs 36,36%). Per il 6% del tempo di degenza, i pazienti appartenenti al gruppo A hanno avuto diarrea, contrariamente a quelli del gruppo B che l’hanno avuta nel 2% dei giorni complessivi di ricovero. L’incidenza di episodi febbrili concomitanti agli episodi diarroici è sensibilmente più alta ne l Gruppo A rispetto al Gruppo B (40,00% vs 18,18%). Il presente studio ha rilevato che la somministrazione del probiotico: 1) riduce l’incidenza di eventi diarroici in pazienti con LCS; 2) il trattamento riabilitativo è più continuativo; 3) si riducono i rischi di malassorbimento; 4) si riduce il rischio di infezione. Sono necessari ulteriori studi per testare gli effetti dei probiotici sugli outcome clinici e, dunque, riabilitativi. Sundman MH, Chen NK, Subbian V, Chou YH. The bidirectional gut-brain-microbiota axis as a potential nexus between traumatic brain injury, inflammation, and disease. Brain Behav Immun. (2017) Danielle Wolvers, Jean-Michel Antoine, Eveliina Myllyluoma, Juergen Schrezenmeir, Hania Szajewska, Ger T. Rijkers; Guidance for Substantiating the Evidence for Beneficial Effects of Probiotics: Prevention and Management of Infections by Probiotics, The Journal of Nutrition, Volume 140, Issue 3, 1 March 2010, Pages 698S–712S Thakur AK, Shakya A, Husain GM, Emerald M, Kumar V (2014b) Gut-microbiota and mental health: current and future perspectives. J Pharmacol Clin Toxicol 2:1016.1–1016.15

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Abstract 59 - OCCURRENCE AND PREDICTIVE FACTORS OF HETEROTOPIC OSSIFICATION IN SEVERELY BRAIN-INJURED PATIENTS WITH DISORDERS OF CONSCIOUSNESS. REPORT FROM A MULTI-CENTER OBSERVATIONAL STUDY OF SIRN SPECIAL INTEREST GROUP ON ABI&DOC. -

Masotta Orsola[1], Loreto Vincenzo[1], Pascarella Angelo[1], Trojano Luigi[2], Bartolo Michelangelo[3], Aabid Hend[3], Pistoia Francesca[4], Sarà Marco[5], Perin Cecilia[6], Marino Silvia[7], Lucca Lucia Francesca[8], Gentile Simona[9], Piperno Roberto[10], Casanova Emanuela[10], Romoli Annamaria[11], Formisano Rita[12], Nardone Antonio[13], Berlusconi Marta[13], Salvi Giovanni Pietro[14], Scarponi Federico[15], Patriarca Elena[16], Carboncini Maria Chiara[17], De Tanti Antonio[18], Avesani Renato[19], Sant'Angelo Antonino[20], Diana Anna Rita[21], Pilia Felicita[21], Intiso Domenico[22], Gambarin Mattia[23], Premoselli Silvia[24], Antenucci Roberto[25], Bertoni Michele[26], Biacchi Daniela[26], Estraneo Anna*[1]

- [1]UO Riabilitazione Intensiva e Laboratorio di Valutazione multimodale dei Disordini della Coscienza, ICS Maugeri ~ Telese Terme ~ Italy - [2]Laboratorio di neuropsicologia, Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’ ~ Caserta ~ Italy - [3]Dipartimento Riabilitazione, UGCA, HABILITA ~ Zingonia ~ Italy - [4]Dipartimento di Scienze cliniche applicate e biotecnologiche, Università degli studi dell’Aquila ~ L'Aquila ~ Italy - [5]Unità San Raffaele ~ Cassino ~ Italy - [6]Istituti Clinici Zucchi, School of Medicine Università Milano-Bicocca ~ Carate Brianza ~ Italy - [7]IRCCS Centro Neurolesi Bonino-Pulejo ~ Messina ~ Italy - [8]Istituto S. Anna ~ Crotone ~ Italy - [9]Dipartimento Riabilitazione F.T. Camplani, Clinica Ancelle Carità ~ Crotone ~ Italy - [10]Ospedale Maggiore-Casa dei Risvegli Luca De Nigris ~ Bologna ~ Italy - [11]Don Gnocchi ~ Firenze ~ Italy - [12]Fondazione Santa Lucia ~ Roma ~ Italy - [13]Unità Operativa di Riabilitazione Specialistica Neurologica/Unità Spinale, ICS Maugeri SPA SB ~ Pavia ~ Italy - [14]U.F. Riabilitazione Neuromotoria, Istituto Clinico Quarenghi, ~ S. Pellegrino Terme ~ Italy - [15]Dipartimento Neurologia, UGCA Ospedale S. Giovanni Battista ~ Foligno ~ Italy - [16]Unità Risveglio -Ospedale San Giovanni Battista ~ Roma ~ Italy - [17]Dipartimento delle Specialità Mediche SD Gravi Cerebrolesioni Acquisite, Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana ~ Pisa ~ Italy - [18]Centro Cardinal Ferrari, Santo Stefano Riabilitazione ~ Fontanellato ~ Italy - [19]Ospedale Sacro Cuore Don Calabria ~ Verona ~ Italy - [20]UO Riabilitazione, Fondazione San Raffaele Giglio ~ Cefalù ~ Italy - [21]Riabilitazione Ospedale AO Brotzu ~ Cagliari ~ Italy - [22]IRCCS "Casa Sollievo della Sofferenza" ~ San Giovanni Rotondo ~ Italy - [23]Ospedale riabilitativo di Marzana ~ Verona ~ Italy - [24]SC Riabilitazione Neuromotoria Specialistica, PO Seregno, Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Vimercate ~ Vimercate ~ Italy - [25]Medicina Riabilitativa Intensiva, Ospedale Castel San Giovanni ~ Castel San Giovanni ~ Italy - [26]Presidio di riabilitazione neuromotoria, Azienda socio sanitaria territoriale dei Sette Laghi ~ Cuasso al Monte ~ Italy

# Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Heterotopic ossification (HO) is a benign aberrant formation of lamellar bone in extra-skeletal soft tissues, usually developed around joints (1). More recently, the HO has been observed in about a quarter of brain-injured individuals with prolonged disorders of consciousness (DoC), regardless aetiology and level of consciousness (2). However, to date no specific risk factors for developing HO in such severely disabled patients have been identified. In this context, the Special Interest Group on acquired brain injury and DoC of the Italian Society of Neurological Rehabilitation (SIRN-ABI & DoC-SIG) advised a multi-center observational study aimed at investigating the occurrence of HO and possible risk factors in a cohort of patients with prolonged DoC (i.e. vegetative state, VS and minimally conscious state, MCS) consecutively admitted to 23 intensive neuro-rehabilitation units qualified for expertise in post-acute care of patients with ABI and DoC. Within 1 week from patients’ enrolment, all participating centers collected patients’ demographic and anamnestic information, level of consciousness, by Coma Recovery Scale- Revised (CRS-R) [3], level of functional disability, by the Disability Rating Scale (DRS) [4]; level of clinical complexity as measured by Early Rehabilitation Barthel Index (ERBI) [5]; presence of non-invasive ventilator support; presence (and skeletal region affected) of bone fractures occurred after brain injury. At 3 months after admission and during rehabilitation stay, the presence of HO (diagnosed by standard radiological or sonographic evaluation in presence of clinical evidence of limited range motion and/or evoked pain and/or local inflammatory signs of joints) and joint affected, occurrence of paroxysmal sympathetic hyperactivity and presence (and body region) of spasticity were also gathered.

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278 patients with prolonged DoC (191 males; mean age: 56.4 ± 17.5; time post-injury: 46.2 ± 22.3 days; VS=150, MCS=128) due to traumatic (n=83); anoxic (n=56), vascular (n=125) and other (n=14) etiology were included in the analysis. Thirty-one patients developed HO within 3 months after admission. Presence of HO was significantly higher in patients in VS (14.7%) than in patients in MCS (7.0%; p=.04) and in patients with traumatic (19.3%) than in patients with vascular (6.4%), anoxic (10.7%), or other etiology (7.1%; p=0.003) Moreover, patients with HO showed higher DRS category (8.3±0.8 vs 8.0±0.8, p=.03), and total score (24.7±2.8X vs 23.0 ±3.5, p=.04), and bone fractures at study entry (34.8% vs 6.3%), and had more frequent limb spasticity (85.7% vs 45.5%), than patients without HO. Proportion of patients with HO did not differ from patients without HO for sex, age (54.6±16.6 vs 56.6 ±17.7), time post-injury (129.9±20.7 vs 137.9 ±24.0), CRS-R (6.8 ±4.1 vs 8.2 ±4.6), and ERBI total scores (-206.9±46.1 vs -198.7 ±53.4), presence of non-invasive ventilator support at study entry (3.2% vs 10.9%), and presence of paroxysmal sympathetic hyperactivity during 3 months from neuro-rehabilitation admission (38.7% vs 27.1%). The present multi-center observational study found that 11,2% of our sample developed HO within 3 months after admission in neuro-rehabilitation setting. The HO occurred more frequently in patients with worse clinical condition, as patients in VS and lower level of consciousness/responsiveness and functional disability and in patients with high occurrence of spasticity (located in the same muscle-skeletal region of HO). Moreover, the HO was significantly more frequent in patients with traumatic aetiology, whereas it rarely occurred in DoC patients with vascular brain injury. However, we did not observe any possible association with risk factors for occurrence of HO previously described in brain-injured patients [6] likely because of higher clinical complexity of patients with DoC. 1. Van Kampen PJ et al. J Head Trauma Rehabil 2011; 26: 384-391. 2. Estraneo et al. Arch Phys Med Rehabil 2018; 99:2523-2531. 3. Giacino JT et al. Arch Phys Med Rehabil 2004;85:2020-9. 4. Rappaport. Arch Phys Med Rehabil 1982; 63: 118-123. 5. Schönle. Rehabilitation 1995; 34: 69-73. 6. Bargellesi S, et al. Clin Rehabil 2018;32:255-262.

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Abstract 60 - IL VALORE PROGNOSTICO DELL’EEG, REGISTRATO NELLA FASE POST-ACUTA, NEI PAZIENTI CON GRAVE DISORDINE DELLO STATO DI COSCIENZA CLASSIFICATO SECONDO I CRITERI DELLA AMERICAN CLINICAL NEUROPHYSIOLOGY SOCIETY. -

Scarpino Maenia[1], Lolli Francesco[2], Hakiki Bahia[1], ATZORI TIZIANA[1], STERPU RAISSA[1], LANZO GIOVANNI[3], PORTACCIO EMILIO[1], ROMOLI ANNAMARIA[1], DRAGHI FRANCESCA[1], MACCHI CLAUDIO[1], GRIPPO ANTONELLO*[1]

- [1]IRCCS-Fondazione don Carlo Gnocchi ~ Firenze ~ Italy - [2]2Dipartimento di Scienze Sperimentali e Cliniche, Università di Firenze ~ Firenze ~ Italy - [3]AOU CAREGGI ~ FIRENZE ~ Italy

# Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Valutare se l’uso dell’EEG, registrato durante la fase post-acuta di cerebrolesioni acquisite di differenti eziologie, in pazienti con severa alterazione dello stato di coscienza, migliora la predizione dell’outcome neurologico alla dimissione dall’unità di terapia intensiva riabilitativa. Studio retrospettivo di coorte in pazienti ricoverati in unità di terapia intensiva riabilitativa. pazienti (n 102) ammessi consecutivamente nell’unità di terapia intensiva riabilitativa. Criteri di inclusione: 1) età maggiore di 18 anni, 2) pazienti in stato di veglia non responsiva o in minima coscienza, 3) EEG e CRS-R disponibili entro la prima settimana dall’ammissione nel reparto. La valutazione dello stato clinico e stata eseguita utilizzando la versione italiana della CRS-R. EEG classificato secondo la terminologia proposta dall’American Clinical Neurophysiology Society (ACNS). Obiettivo principale: la valutazione della transizione dello stato clinico alla dimissione è effettuata mediante l’utilizzo dello score della CRS-R. dopo una media di 5 mesi di degenza, tra i 61 pz in stato di veglia non responsiva, 19 sono evoluti in minima conscienza e 11 in emergenza dalla minima coscienza. 23 dei 41 pazienti in minima coscienza sono evoluti in emergenza dalla minima coscienza. In una regressione logistica, sia il livello di coscienza (stato di veglia non responsiva/minima coscienza OR=12, p<0.009) che il punteggio di CRS-R (OR=1.35, p<0.001) all’ammissione sono gli unici predittori significativi di miglioramento clinico. Le analisi univariata e multivariata mostrano che specifici EEG patterns in pazienti in stato di veglia non responsiva sono correlati con un miglioramento dello stato clinico alla dimissione. un EEG eseguito entro la prima settimana dopo l’ammissione presso l’unità di terapia intensiva riabilitativa in pazienti con severa alterazione dello stato di coscienza fornisce utili informazioni prognostiche. I migliori risultati prognostici sono ottenuti in pazienti che presentano uno stato di veglia non responsiva all’ammissione ed usando per la classificazione degli EEG la terminologia ACNS.

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Abstract 65 - L’ATTIVITÀ SPORTIVA NEL TRATTAMENTO RIABILITATIVO DEI PAZIENTI CON GRAVE CEREBROLESIONE ACQUISITA: L’ESPERIENZA DEL MONTECATONE REHABILITATION INSTITUTE. -

Colombo Valentina*[1], Menna Laura[1], Villa Davide[1], Cava Francesca Cesira[1], Salucci Pamela[1]

- [1]Montecatone Rehabilitation Institute ~ Imola ~ Italy

# Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

L’attività sportiva offre alle persone che la praticano numerosi benefici sia sull’aspetto neuromuscolare che su quello psicologico e sociale. L’inserimento del gesto sportivo all’interno del progetto riabilitativo personalizzato del paziente affetto da grave cerebrolesione acquisita (GCA) ha lo scopo di utilizzare i benefici dello sport al fine di incrementare i risultati del programma di riabilitazione. La letteratura scientifica ha ampiamente evidenziato le proprietà terapeutiche dell’attività sportiva, in generale, nella persona con disabilità; gli studi che riguardano i soggetti colpiti da GCA risultano però poco numerosi. L’uso del gesto sportivo in modo mirato e specifico ha l’obiettivo di aumentare la capacità di reazione, la forza e il tono muscolare, la resistenza allo sforzo e la capacità cardiorespiratoria, il controllo del tronco e la coordinazione. Negli ultimi anni è stato dimostrato inoltre l’effetto neuroprotettivo dell’attività fisica e dell’esercizio aerobico, in particolare, e dei suoi effetti positivi sulle funzioni corticali, oltre che sull’angiogenesi e neurogenesi, con conseguenti miglioramenti anche sui deficit cognitivi. Il nostro istituto (Montecatone Rehabilitation Institute) dispone di 23 posti letto nell'unità per gravi cerebrolesioni (UGCA, cod. 75) e ricovera ogni anno circa 70 pazienti con GCA. La Rieducazione tramite il Gesto Sportivo (RGS) è una delle tecniche riabilitative utilizzate e viene svolta all’interno del nostro ospedale ed in impianti sportivi per normodotati del Comune di Imola e zone limitrofe. L’inserimento dei pazienti nell’attività RGS avviene a giudizio dell’equipe riabilitativa di riferimento (medico e fisioterapista di reparto, medico referente RGS e terapista occupazionale deputato a seguire attività RGS) e può riguardare uno o più sport in relazione alle condizioni cliniche dei pazienti e alle loro capacità funzionali residue. Possono essere inclusi nell’attività di RGS sia pazienti in grado di mantenere la stazione eretta sia pazienti che utilizzano la carrozzina: essi devono rispondere ad alcuni criteri clinici: non presentare instabilità emodinamica, problematiche internistiche importanti in atto, fratture scheletriche. Da gennaio 2017 a febbraio 2019 i pazienti affetti da GCA inseriti nel percorso della RGS sono stati 13. L’età media è stata di 38.1 anni, 3 donne e 10 uomini; per quanto riguarda l’eziologia, 11 pazienti avevano subito un trauma cranioencefalico, 1 paziente un’emorragia cerebrale ed 1 paziente gli esiti di un’insufficienza respiratoria. Dal punto di vista cognitivo, il valore medio della scala LCF (Levels of Cognitive Functioning) era 4.9 all’ingresso e 7 alla dimissione; dal punto di vista della disabilità il valore medio della scala DRS (Disability Rating Scale) era 13.5 all’ingresso e 4.6 alla dimissione. Alla fine del progetto riabilitativo, 11 pazienti sono stati dimessi al proprio domicilio, 1 paziente trasferito in struttura (per problematiche sociali); 1 è ancora ricoverato presso il nostro reparto. Gli sport praticati sono stati il tennis tavolo ed il tiro con l’arco, con un numero medio di sedute per ogni paziente di 4. Gli obiettivi previsti sono stati sia di tipo neuromotorio (rinforzo delle quote motorie, miglioramento del controllo del tronco e dell’equilibrio, recupero del range articolare fisiologico, potenziamento della reattività e della coordinazione oculo-manuale) sia cognitivo-comportamentale (potenziamento dell’attenzione, miglioramento della partecipazione e del tono dell’umore, contenimento dell’agitazione, limitazione dell’apatia e dell’amimia). La scarsa numerosità del campione e le poche sedute eseguite non sono sufficienti per confermare le proprietà terapeutiche dell’RGS. Tuttavia possiamo evidenziare una buona partecipazione dei pazienti e una significativa corrispondenza tra gli obiettivi prefissati (sia di tipo neuromotorio che cognitivo comportamentale) e lo sport prescelto per il paziente; inoltre non abbiamo riscontrato criticità o complicanze durante il percorso. L’obiettivo finale sarà quello di incrementare il numero di sedute di RGS ed il campione dei pazienti in modo da produrre dati che confermino le proprietà terapeutiche dell’attività sportiva per i pazienti che hanno subito una GCA e che attestino un miglioramento anche dal punto di vista psicologico e sociale, contribuendo così al raggiungimento del massimo livello di autonomia possibile ed incrementando il funzionamento e l’integrazione sociale, anche dopo il rientro sul proprio territorio d’appartenenza.

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1)Arch Phys Med Rehabil. 2013 Jun;94(6):1184-9.Jan 9.Review of the status of physical activity research for individuals with traumatic brain injury. Pawlowski J, Dixon-Ibarra A, Driver S. 2)Arch Phys Med Rehabil. 2015 Apr;96(4):754-9.Improved cognitive performance following aerobic exercise training in people with traumatic brain injury.Chin LM, Keyser RE, Dsurney J, Chan L

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Abstract 69 - FATTORI PROGNOSTICI DI EMERSIONE DA GRAVI DISORDINI DELLA COSCIENZA IN PAZIENTI CON GRAVE CEREBROLESIONE ACQUISITA -

Lucca Lucia[1], Ursino Maria*[1], Leto Elio[1], Rogano Stefania[1], Gallo Daniela[1], Pignolo Loris[1], Cerasa antonio[2], Conforti Domenico[3], Lofaro Danilo[3]

- [1]Istituto S.Anna ~ Crotone ~ Italy - [2]Centro Nazionale delle Ricerche ~ Catanzaro ~ Italy - [3]Università della Calabria ~ Cosenza ~ Italy

# Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

I disordini prolungati di coscienza comprendono i quadri clinici che possono presentarsi dopo un periodo di coma dovuto a una grave cerebrolesione acquisita di diversa eziologia, traumatica e non traumatica vascolare, anossica, infettiva ecc. Dopo il periodo della fase acuta in ICU o in neurochirurgia i pazienti dovrebbero essere valutati per un inquadramento diagnostico dei disordini della coscienza. Un corretto inquadramento della categoria diagnostica richiede valutazione seriate nel tempo e l’uso di strumento standardizzati. The Coma Recovery Scale—Revised (CRS-R) è una scala sviluppata per valutare il livello di coscienza ed in particolare per differenziare i pazienti con diversi gradi di coscienza. Oltre ad un corretto inquadramento diagnostico è importante individuare quali siano i fattori che influenzano maggiormente l’evoluzione. Obiettivo di questo studio è valutare l'utilità della Coma Recovery Scale-Revised (CRS-r), insieme ad altre variabili cliniche, nel predire l'emersione da un disturbo della coscienza (DoC) a seguito di trattamento riabilitativo intensivo. Si tratta di uno studio prospettico di coorte osservazionale su un campione di 180 pazienti cerebrolesi ricoverati consecutivamente, con DoC conseguente a grave cerebrolesione acquisita di origine traumatica, vascolare e anossica, ricoverati c/o l’Unità di Riabilitazione Intensiva dell’Istituto S. Anna di Crotone. 123 pazienti in Stato Vegetativo (SV) e 57 in uno stato di minima coscienza (SMC) al momento del ricovero, sono stati inclusi nello studio e seguiti per un periodo di 8 settimane nell'unità di Riabilitazione intensiva. Tutti i pazienti inclusi nello studio sono stati ricoverati per trasferimento diretto dai reparti di Rianimazione o neurochirurgia. La CRS è stata somministrata settimanalmente fino all’emersione o alla dimissione del paziente; come altri fattori sono stati considerati: età, eziologia, complicanze cerebrali, respiratorie e altre complicanze durante la degenza in riabilitazione e i tempi di degenza in rianimazione o neurochirurgia. I fattori demografici e clinici sono stati usati come misure di esito. Modelli di regressione di Cox univariati e multivariati sono stati impiegati per esaminare potenziali predittori di outcome clinici nel tempo. I gruppi SV e SMC sono stati abbinati per variabili demografiche e cliniche (cioè, eziologia, tracheotomia e somministrazione di cibo). Entro 2 mesi dopo l'ammissione in unità di neuroriabilitazione intensiva, il 2.8% (5) era morto, il 35,5% (64) aveva un pieno recupero della coscienza e il 61,7% (111) rimane in SV o SMC. L'analisi multivariata ha dimostrato che il miglior predittore di miglioramento funzionale era il punteggio della CRSr. In particolare, i pazienti con valori superiori a 12 al momento del ricovero erano quelli con probabilità favorevole di emersione dalla DoC. Per identificare sottogruppi di pazienti con diversa incidenza di emergenza, è stato utilizzato un approccio ad albero di sopravvivenza. L'algoritmo ha identificato cinque sottogruppi: quelli con CRS all'ammissione <4 (A: incidenza cumulativa a 8 settimane = 0%), paziente con CRS compresa tra 4 e 7 e età <46 (B: 11,5%, p = 0,239 vs sottogruppo A) o ≥ 46 (C: 20%; p = 0,043), pazienti con CRS tra 8 e 11 (D: 53%; p = 0,017) e quelli con un CRS ≥ 12 (E: 100%; p = 0,003). Questa stratificazione dei pazienti mostrava una buona capacità di discriminazione (C-index 0.604), ma inferiore ai modelli di sopravvivenza multivariata. Abbiamo dimostrato in un ampio campione che il 35% dei pazienti con DoC gravi raggiunge un completo miglioramento funzionale entro la fine della riabilitazione e che questa evoluzione clinica alla dimissione è stata prevista da specifici fattori clinici. In particolare, il nostro studio evidenzia l'importanza della CRS-r nella gestione clinica del DoC, dimostrando il suo valore prognostico positivo nei pazienti con grave lesione cerebrale. Ulteriori valutazioni sono attualmente in fase di studio al fine di determinare come questi risultati iniziali possono cambiare in relazione all'evoluzione DoC.

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1.Giacino, J. T. & Kalmar, K. Diagnostic and prognostic guidelines for the vegetative and minimally

conscious states.Neuropsychol. Rehabil. 15, 166–174 (2005).

2.Giacino, J. T., Kalmar, K. & Whyte, J. The JFK Coma Recovery Scale—Revised: measurement characteristics and diagnostic utility. Arch. Phys. Med. Rehabil. 85, 2020–2029 (2004). 3.Andrews, K., Murphy, L., Munday, R., & Littlewood, C. (1996). Misdiagnosis of the vegetative state: Retrospective study in a rehabilitation unit. British Medical Journal, 313, 13–16. 4. Estraneo A, Moretta P, Loreto V, Lanzillo B, Santoro L, Trojano L. Late recovery after traumatic, anoxic, or hemorrhagic long-lasting vegetative state. Neurology 2010;75:239–45. 5.Laureys S, Celesia GG, Cohadon F, Dolce G. et al. Unresponsive wakefulness syndrome: a new name for the vegetative state or apallic syndrome. BMC Med 2010;8:68

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Abstract 81 - IL PERCORSO DELLE GCA DALLA RIANIMAZIONE AL TERRITORIO. L'ESPERIENZA DELLA AVNO -

Virgillito Alessandra*[1], Bresci Marco[1], Ciappetta Cristina[1], Dalise Stefania[1], Girò Maria Elisabetta[1], Venturi Martina[1], Laddaga Cristina[1]

- [1]ASL Toscana Nord Ovest ~ Livorno ~ Italy

# Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

I cambiamenti demografici ed epidemiologici degli ultimi anni hanno determinato, assieme allo sviluppo delle reti tempo-dipendenti e alla diffusione della cultura della prevenzione stradale, un cambiamento significativo dell’incidenza eziopatogenetica delle GCA. Di conseguenza si è reso necessario rivedere il percorso di presa in carico riabilitativa di questi pazienti, non solo per garantire il miglior outcome nella fase più vicina all’evento acuto, ma soprattutto per costruirne il rientro nel proprio contesto di vita. Per questo diventa attuale la scelta di modelli organizzativi diversi da quelli tradizionali incentrati sui Reparti di Riabilitazione Cod. 75 e sulla permanenza molto prolungata negli stessi, in assenza sul territorio di Strutture capaci di modulare il passaggio dal bisogno riabilitativo a quello socio-assistenziale. Sono stati presi in considerazione i pazienti ricoverati presso il P.O. di Livorno con diagnosi di GCA nel corso del 2017. Di ciascuno di essi è stato ricostruito il percorso dalla fase acuta fino al rientro a domicilio, dove è stato possibile effettuarlo, sulla base delle SDO delle Rianimazioni e dei reparti di cod 75 territoriali. L’analisi del percorso di ciascun paziente ci ha consentito di dimostrare che il rientro a domicilio o comunque l’inserimento in strutture residenziali è facilitato dalla continuità della presa in carico e dal progressivo passaggio da setting a maggior intensità riabilitativa a setting maggior valenza socio-assistenziale. I dati raccolti ci consentono di affermare che, là dove l’équipe riabilitativa territoriale è ben strutturata e presente, soprattutto con interventi cadenzati e capaci di guidare il riavvicinamento del paziente al proprio contesto sociale ed abitativo si riducono fortemente ricoveri inappropriati e ripetuti dei pazienti in strutture ospedaliere intra ed extra regionali.

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Abstract 82 - SLEEP AND CONSCIOUSNESS IN PATIENTS WITH DISORDERS OF CONSCIOUSNESS (DOC), A FOCUS ON SLEEP SLOW OSCILLATIONS AND SPINDLES. -

Virgillito Alessandra*[1], Menicucci Danilo[2], Gemignani Angelo[3], Carboncini Maria Chiara[2]

- [1]ASL Toscana Nordovest ~ Livorno ~ Italy - [2]Department of Transla4onal Research on New Technologies in Medicine and Surgery.University of Pisa. ~ Pisa ~ Italy - [3]Department of Surgical, Medical, Molecular &Critical Area Pathology. University of Pisa. ~ Pisa ~ Italy

# Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Attualmente vi sono pochi dati riguardo al sonno nei pazienti con disordini di coscienza (DOC). Alcuni studi hanno mostrato che spesso vi è un’alterazione dell'organizzazione e della macrostruttura del sonno; in pochi casi è stato evidenziata la presenza di grafoelementi caratteristici (ad esempio spindles o Slow oscillations, tooth waves e movimenti saccadici). Recentemente alcuni studi hanno mostrato che la presenza di tali grafoelementi correla con la prognosi di pazienti con DOC, e potrebbe aiutare nella diagnosi differenziale tra stato vegetativo(SV) e stato di minima coscienza (MCS). Grande interesse negli ultimi anni è stato posto anche alle connessioni bidirezionali talamo-corticali. I grafoelementi del sonno NREM come le Sleep Slow Oscillations(SSO, spontanee o evocate come i complessi K) e gli spindles sono caratteristici di una interazione tra i neuroni corticali, le cellule eccitatorie talamocorticali e i neuroni inibitori che appartengono al nucleo reticolare talamico. Dunque lo studio del sonno rappresenta una finestra ottimale per studiare i circuiti talamocorticali coinvolti nella coscienza. Lo scopo di questo studio è di studiare l'EEG prolungato di un campione di pazienti con DOC in diverse registrazioni in diverse condizioni cliniche (dallo stato vegetativo SV allo stato di minima coscienza (MCS) , alla emergenza dello stato di minima coscienza (EMCS)) per vedere come si modifica nei diversi stati di coscienza. Per controllo sono stati studiati gli EEG di due volontari sani. E' stata studiata la macrostruttura per verificare che gli stadi del sonno fossero conservati, è stata effettuata l'analisi spettrale e sono stati caratterizzati grafoelementi del sonno NREM (SSOs e spindles) per confrontarli con quelli dei volontari sani. In due pazienti che sono emersi dallo stato vegetativo è migliorata l'organizzazione del sonno con il recupero di stadi e cicli ben differenziati, e l'analisi spettrale diveniva più simile a quella dei volontari sani. Inoltre è stato osservato che gli spindles non erano presenti nei pazienti in VS, ma diventavano evidenti in pazienti con MCS e EMCS e le classiche caratteristiche delle SSOs diventavano più simili ai volontari sani man mano che lo stato di coscienza migliorava. Dal momento che l’organizzazione del sonno e i grafoelementi del sonno NREM sono proprie della corretta interazione tra talamo e corteccia abbiamo confermato la ipotesi ben nota dell'importanza della interazione talamocorticale per la coscienza. Ne consegue altresì che il monitoraggio del sonno nei pazienti con gravi disordini di coscienza può dare importanti informazioni sull’outcome

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Abstract 87 - LEVELS OF COGNITIVE FUNCTIONING ASSESSMENT SCALE: ITALIAN CROSS-CULTURAL ADAPTATION AND VALIDATION -

Colucci Mariele*[1], Galeoto Giovanni[2], Santilli Walter[3], Berardi Anna[4]

- [1]R.O.M.A.- Rehabilitation and Outcome Measure Assessment ~ Roma ~ Italy - [2]Department of Public Health and Infection Disease, Sapienza University of Rome, Rome, Italy ~ Roma ~ Italy - [3]Department of Physical Medicine and Rehabilitation, Policlinico Universitario Umberto I, Sapienza University, Rome, Italy, ~ Roma ~ Italy - [4]"sapienza" university of Rome, Italy ~ Roma ~ Italy

# Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

The Levels of Cognitive Functioning Assessment Scale (LOCFAS) is a behavioral rating scale. It was developed as a useful and valid tool for the assessment of cognitive functioning in patients within the earliest phases of the post-coma state. The LCFS was intended to provide a way of systematically describing and categorizing a patient’s present level of consciousness and cognitive and behavioral functioning into one of eight levels through which individuals with brain injuries typically progress during their stay in hospitals and acute rehabilitative care (1, 2). The simplicity and clinical utility of a measurement instrument can be important in deciding which measurement instrument to use, the LOCFAS is a quick and simple way to describe an individual’s level of recovery and to make quick comparisons between groups According to the Italian Society of Physical and Rehabilitation Medicine (SIMFER), the LOCFAS has been used to assess cognitive functioning nationwide for the past 20 years by all disciplines concerned with rehabilitation (3). The tool is commonly used with the Rehabilitation Assessment Protocol from SIMFER with ABI patients to provide criteria for admission into rehabilitative facilities and to monitor a patient’s progress in recovery. The instrument also provides a common interdisciplinary language for describing a patient’s progress during recovery (4). The cross-cultural adaptation process is important when an instrument is used in a different language, setting and time to reduce the risk of introducing bias into a study. The aim of our study was to enable the assessment of cognitive functioning in an Italian sample with ABI by translating the LOCFAS into Italian, creating a cross-cultural adaptation, and evaluating its psychometric properties. The original scale was translated from English to Italian using the guidelines set forth in the Translation and Cultural Adaptation of Patient Reported Outcomes Measures–Principles of Good Practice. Intra-rater reliability was examined using the intraclass correlation coefficient (ICC). Concurrent validity was evaluated using Pearson’s correlation coefficients with some of the functional and disability components of the International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), excluding environmental factors. The Italian version of the LOCFAS (LOCFAS-I) was administered to 38 subjects from May 9, 2017 to August 31, 2017. The mean ± SD of the LOCFAS-I score was 3.05 ± 1.88. All LOCFAS-I items were either identical or similar in meaning to the original version’s items. Test-retest reliability (ICC) was 0.996 (p < 0.01). The Pearson correlation coefficient of the LOCFAS-I scores with some of the functional and disability components of the ICF was > 0.536 (p < 0.01). The LOCFAS-I was found to be reliable and a valid measurement tool for the assessment of cognitive functioning post-coma in the Italian population. 1.Hagen C, Malkmus D, Durham P. Levels of cognitive functioning. Downey (CA): Rancho Los Amigos Hospital, 1972. 2. Gouvier WD, Blanton PD, LaPorte KK, Nepomuceno C. Reliability and validity of the disability rating scale and the levels of cognitive functioning scale in monitoring recovery from severe head injury. Arch Phys Med Rehabil 1987; 68: 94-7. 3. Intiso D, Fontana A, Maruzzi G, Tolfa M, Copetti M, Di Rienzo F. Readmission to the acute care unit and functional outcomes in patients with severe brain injury during rehabilitation. Eur J Phys Rehabil Med 2017; 53(2): 268-76. 4. Boldrini P, Avesani R, Bargellesi S, et al. Protocollo di valutazione riabilitativa di minima della persona con grave cerebrolesione acquisita, 2016. Available on:

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http://www.simferweb.net/varie_sito_simfer_allegati/varie/lineeGuida/GCLA/protocollo_tce_2007_COMPLETO_def%20_3_p.pdf [Last accessed: 2018, July 6].

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Abstract 112 - CRS-R Rasch ruler: un sistema di misura del livello di coscienza basato sulla Coma Recovery Scale Revised -

La Porta Fabio*[1], Caselli Serena[2], Piperno Roberto[1]

- [1]AUSL Bologna - [2]AOU Modena

# Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

La Coma Recovery Scale-Revised (CRS-R) è considerato lo strumento gold standard per la misurazione del livello di coscienza nei pazienti con Disorder of Consciousness (DOC). ‘E una scala sommativa a 6 item, il cui total score è compreso in un range da 0 a 23. Per i punteggi di cinque dei 6 item sono stati definiti dei criteri diagnostici indicativi di “Stato Vegetativo” (VS) e “Stato di Coscienza Minima” (MCS). I punteggi di due item, inoltre, definiscono l’emergenza dal MCS (eMCS). In un recente lavoro è stato dimostrato che la CRS-R soddisfa gli stringenti requisiti misurativi del modello di Rasch, un modello psicometrico moderno che incorpora gli assiomi della Teoria della Misurazione Congiunta (Additive Conjoint Measurement), un modello di misurazione fondamentale applicabile anche alle Scienze Fisiche. In ragione della conformità della CRS-R al Rasch model, sono disponibili delle tabelle di conversione da total score (su scala ordinale) a misura su scala intervallari specifiche per etiologia (per etiologie traumatiche/emorragiche; per danno ischemico/anossico). Ciò che non è attualmente noto è quale possa essere l’utilità diagnostica del total score (o misura) ai fini della diagnosi di livello di coscienza. Per tale motivo, obiettivo del presente studio è la definizione di cut-off di punteggio diagnostici e la costruzione di uno strumento di misura Excel basato sulla taratura Rasch della CRS-R. Studio multicentrico osservazionale prospettico. I dati della CRS-R sono stati raccolti in cinque strutture (un codice 75, un codice 56, due strutture estensive e una long-term care). Sono stati arruolati 129 soggetti, per ciascuno dei quali era disponibilie una valutazione di arruolamento ed una successiva valutazione effettuata alla dimissione o, al più tardi, dopo 3 mesi. La definizione dei cut-off è stata effettuata utilizzando come gold standard la diagnosi di livello di coscienza (VS, MCS o eMCS) secondo i criteri diagnostici basati sugli item della CRS-R, mentre come test è stato utilizzato il total score della CRS-R. La scelta dei cut-off ottimali di emergenza dal VS e dal MCS è stata effettuata(VS-MCS e MCS-eMCS) è stata effettuata calcolando lo Youden’s Index (sensibilità+specificità-1) per tutti i valori del total score, scegliendo come cut-off il valore di total score associato allo Youden’s Index maggiore. Successivamente, tale informazione è stata implementata nel CRS-R Rasch Ruler, uno strumento di misura costruito su excel. L’analisi di accuratezza diagnostica ha definito un total score ≥8 come indicativo di MCS (sensibilità: 95.7%±4.1%; specificità: 92.1%±4.7%; Youden’s Index: 87.8%±8.8%; accuratezza diagnostica: 93.6±3.2%; valore predittivo positivo: 89.9%±5.8%; valore predittivo negativo: 96.7%±3.2%), mentre un total score ≥19 è risultato indicativo di eMCS (sensibilità: 96.3%±2.7%; specificità: 72.4%±16.3%; Youden’s Index: 68.7%±18.9%; accuratezza diagnostica: 93.2±3.3%; valore predittivo positivo: 95.8%±2.8%; valore predittivo negativo: 75.0%±16.0%). Il Rasch ruler (vedi allegato) consente di effettuare le seguenti operazioni: calcolo della misura Rasch (e del relativo intervallo di confidenza) del livello di coscienza su scala intervallare (espressa in logits, in scala 0-100 o 0-23); valutazione del pattern di risposta individuale item per item rispetto alla misura; confronto tra il livello diagnostico suggerito dagli item e quello suggerito dal total score; valore di frequenza del pattern di risposta osservato a livello degli item dato il corrispettivo total score; valore di probabilità che esprime, in caso di non significatività, la validità del pattern osservato. Il cut-off diagnostico sul total score per l’emergenza dallo SV appare notevolmente accurato, mentre appare meno accurato il cut-off per l’emergenza dal MCS, probabilmente a causa della minore rappresentazione di categorie di punteggio diagnostiche per tale condizione. L’utilizzo del criterio diagnostico fornito dagli item, unitamente a quello fornito dal total score, così come l’analisi del pattern di risposta, della frequenza e della validità della stessa, elaborati dal CRS-R ruler, può fornire al clinico ulteriori, importati informazioni sul livello di coscienza del singolo paziente. ‘E in corso la realizzazione di una Web-App gratuita basata sul CRS-R Rasch Ruler.

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La Porta F, Caselli F, Ianes A, Cameli O, Lino M, Piperno R, et al. Can we scientifically and reliably measure the level of consciousness in Vegetative and Minimally Conscious States? Rasch analysis of the Coma Recovery Scale Revised. Arch Phys Med Rehabil. 2013;94 (3):527-35

Sulla destra il CRS-R Rasch Ruler, mentre sulla sinistra è rappresentato il pannello di inserimento dati. Gli

item sono ordinati per difficoltà crescente secondo la taratura Rasch pubblicata della CRS-R (“vigilanza” è

l’item più facile, “comunicazione” è l’item più difficile. Per ciascun item, viene inserito, nel panello di

sinistra, il vettore dei punteggi (in questo caso 2-3-2-2-1-0). A destra della descrizione della risposta (testo

bianco su sfondo nero), viene indicato il livello di coscienza (VS, MCS, eMCS) secondo i criteri diagnostici

propri della CRS-R. Inoltre, sulla destra, il punteggio di ogni item viene plotatto sulla relativa scala ordinale

(barre nere). Se, come in questo caso, sono disponibili i punteggi di tutti gli item, viene calcolato il total

score (10) e la corrispondente misura (linea bianca) con relativo intervallo di confidenza (barra grigia) sul

ruler. In tal modo risulta possibile verificare il rapporto tra misura e pattern di risposta. Nell’esempio

riportato, il range dei punteggi dei singoli item (barre nere) “incrocia” l’area di intervallo di confidenza della

misura, suggerendo che il pattern di risposta osservato è ampiamente nei limiti dell’atteso. Invece, ad

esempio, un punteggio pari a 0 nell’item vigilanza costituirebbe una risposta alquanto inattesa per un

soggetto di questo livello di abilità. Il total score ottenuto 10>8, per cui il criterio diagnostico sul total score

(MCS) è in pieno accordo con il criterio diagnostico suggerito dagli item. Il pannello di sinistra, oltre a

fornire le misure su scala intervallare (e relativi intervalli di confidenza) in logit e transfomed-logit (scala 0-

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100 e scala 0-23), fornisce anche una misura di frequenza per il vettore di risposta osservato (2-3-2-2-1-0)

dato un total score di 10 (13.4%, un pattern relativamente frequente ) e un valore di conformità del pattern

al Rasch model che, essendo ampiamente non significativo, suggerisce la validità del pattern. Da notare

che, dato il livello di separation reliability dello strumento, esso è in grado di separare i soggetti con

disturbo di coscienza in 5 llivelli statisticamente differenti (Distinct Levels of Performance Ability, DLPA).

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Quest’altro esempio riporta invece un vettore di risposta (0-1-1-3-3-2) sulla base del quale il soggetto, pur

avendo il medesimo total score dell’esempio precedente, mostra punteggi molto alti negli item più difficili

(comunicazione funzionale) ma punteggi molto bassi negli item più facili (non risvegliabile). Nell’esempio

riportato, nessuno tra i punteggi dei singoli item (barre nere) “incrocia” l’area di intervallo di confidenza

della misura, suggerendo la non validità del pattern di risposta. Ciò è confermato dalla probabilità

condizionale di osservare tale vettore di risposta (0%) e della significatività del p-value che rigetta la

conformità al Rasch model. In tal caso, si tratta di un vettore di risposta simulato chiaramente non valido.

Per tale motivo, ciò porta a rigettare la diagnosi di livello di coscienza basata sia sugli item (eMCS) che sul

total score (MCS).

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Abstract 113 - Nociception Coma Scale with personalized painful stimulation versus standard stimulus in non-communicative patients with disorders of consciousness -

Formisano Rita*[1], Contrada Marianna[2], Aloisi Marta[1], Ferri Giulia[1], Schiattone Sara[1], Iosa Marco[1], Buzzi Maria Gabriella[1]

- [1]IRCCS Fondazione Santa Lucia, Rome, Italy - [2]PhD Program in Behavioral Neuroscience, Sapienza University of Rome Italy

# Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Persons with disorders of consciousness (DoC) such as Vegetative State (VS)/Unresponsive Wakefulness Syndrome (UWS) and Minimally Conscious State (MCS) may perceive pain without being able to communicate their discomfort. Nociception Coma Scale (NCS) and its revised form (NCS-R) have been proposed to assess nociception in coma survivors with DoC. Aim of the present study was to compare, in DoC patients, NCS-R scores obtained with the standard pressure on fingernail bed (standard stimulus, SS) versus other personalized painful stimuli (PS), as indicated by rehabilitation professionals and caregivers and to verify possible correlations between NCS-R and Coma Recovery Scale-Revised (CRS-R). Twenty-one VS/UWS and MCS patients admitted to post-acute rehabilitation were included in the study. Responsiveness and pain perception were assessed by CRS-R and NCS-R with standard stimulus (NCS-R-SS) and personalized stimulation (NCS-R-PS), at admission and discharge. Statistical analysis was performed with the nonparametric Wilcoxon signed rank test for comparison of both total NCS-R-SS and NCS-R-PS scores. A personalized noxious stimulus could be identified in 13 out of 21 patients. NCS-R at admission showed that 9 of 21 patients (42.8 %) had higher scores in response to PS compared to SS. Significant correlations with CRS-R were found for both NCS-R-SS (R=0.701, p=0.008) and NCS-R-PS (R=0.564, p=0.045). These preliminary results suggest that NCS-R-PS may disclose pain perception in a larger number of DoC patients, compared to NCS-R-SS, quite independently by the level of CRS-R. This work has received funding from the European Union’s Horizon 2020 research and innovation programme under the Marie Skłodowska-Curie grant agreement No 778234.

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Abstract 4 - ASSESSMENT OF FUNCTIONAL STATUS AND REHABILITATIVE STRATEGIES IN OCCUPATIONAL THERAPY: ROLE OF THE GRONINGEN ACTIVITY RESTRICTION SCALE -

Giambelluca Eliana*[1], Panigazzi Monica[2], Capodaglio Edda Maria[3], Nardone Antonio[4]

- [1]Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, Dipartimento di Scienze Clinico-Chirurgiche, Diagnostiche e Pediatriche, Università degli Studi di Pavia ~ Pavia ~ Italy - [2]Servizio di Fisiatria Occupazionale ed Ergonomia, Istituti Clinici Scientifici Maugeri, Pavia e Montescano ~ Pavia ~ Italy - [3]Servizio di Fisiatria Occupazionale ed Ergonomia - ICS, Istituti Clinici Scientifici Maugeri - Pavia ~ Pavia ~ Italy - [4]Dipartimento di Scienze Clinico-Chirurgiche, Diagnostiche e Pediatriche, Università degli Studi di Pavia. Unità Neuroriabilitazione e Spinale, ICS Maugeri SPA SB, Istituto di Pavia. Centro Studi Attività Motorie, ICS Maugeri SPA SB, Istituto di Pavia ~ Pa

# Miscellanea

Occupational therapy, as a branch of the rehabilitative medicine, promotes patients’ health and well-being through the guided performance of a set of “occupations”, which refer to the set of meaningful activities carried out by each individual in order to provide for him/herself, experience joy in living and contribute to economic life and social community. To this aim, the Individual Rehabilitation Project should include a personalized training program with a specific focus on empowering activities. Alongside the “personalization” of rehabilitation therapy, it still remains the need to quantify outcomes, in order to elicit qualitative and quantitative judgement on what has been done. The Groningen Activity Restriction Scale (GARS) (2) is a generic non-disease-specific evaluation tool with high psychometric properties for measuring patients’ disability in activities of daily living (ADLs) and instrumental ADLs (IADLs) (3). Even if the GARS is usually self-administered, patients in the rehabilitative sector often need a support for the compilation. The aim of this study was to evaluate the effectiveness of GARS as an assessment tool in occupational therapy, even if administered and scored with the aid of the occupational therapists. An inter-operator reliability and correlation study was conducted among a sample of patients admitted to the inpatient Occupational Therapy rehabilitation service of ICS Maugeri, Pavia, from May through September 2018. 31 patients (mean age 70.6±13.1 years) were enrolled and evaluated at admission (t0) in ADLs and IADLs by the GARS, assessed in a blinded fashion by three independent occupational therapists (OT1, OT2, OT3). At the discharge (t1), a single occupational therapist (OT1) performed a second evaluation, in order to identify any change in patient’s functional abilities after rehabilitation treatment; the results obtained were compared with those detected by the Functional Independence Measures (FIM) (t0,t1). Statistical analysis was conducted by Cohen’s k coefficient and Pearson’s R correlation coefficient. All the enrolled patients completed the rehabilitative program. The GARS score ranges from 18 to 90, with higher scores indicating a higher level of disability. The greater levels of independence were found in GARS’s items of simpler execution, in terms of both motor skills and cognitive engagement, in particular on the “Feed yourself” item (mean score 2.0, SD 1,05) and the “Wash face/hand” item (mean score 2.1, SD 0,92). Conversely, the higher dependency scores were detected on GARS’s tasks requiring higher motor performances, as well as a greater cognitive involvement, as “Heavy duty cleaning” item (mean score 4,7, SD 0,58) and “Shopping” item (mean score 4,6, SD 0,75). At discharge, the greater improvement toward independence was seen in the item “Go around at home” (mean score -1,4), while others functional items like “Heavy duty cleaning”, “Wash/iron clothes” and “Prepare dinner” changed to a minimum extent (mean score -0,1). The inter-operator reliability of the GARS scores was tested by the Cohen’s Kappa (Cohen’s k) concordance coefficient, comparing both each item with patient, and the mean score with the whole sample, showing a moderate reliability (mean Cohen’s k=0,531). Finally, both GARS and FIM improved at t1 with respect to t0. Indeed, a moderate correlation (Pearson’s R= 0.36) between GARS and FIM in detecting changes in patients’ independence was found. Even if conducted with the aid of an observer, the GARS is a useful tool for measuring disability in ADLs and IADLs, which can help clinicians to develop a customized plan of care in occupational therapy, improving patient’s management and clinical outcome. However, further information, not enclosed in the GARS, will be necessary to state the patients’ need of specific aids or equipment assistance to carry out activities of daily

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living by themselves. In our opinion, it is advisable to implement the GARS questionnaire with a free-space frame to integrate written information about which aids or orthoses could ease the patient’s performance, as well as advices about the environmental control systems and household adaptations, which could improve accessibility and facilitate return to home after discharge. 1) American Occupational Therapy Association. Occupational therapy practice framework: Domain and process (3rd ed.). American Journal of Occupational Therapy 2014; 68(Suppl 1): S1-S48. http://dx.doi.org/10.5014/ajot.2014.682006 2) Kempen GIJM, Miedema I, et al. The assessment of disability with the Groningen activity restriction scale. Conceptual framework and psychometric properties. Social Science & Medicine 1996, 43(11): 1601-1610. 3) Suurmeijer TP, Doeglas DM, et al. The Groningen activity restriction scale for measuring disability: Its utility in international comparisons. American Public Health Association 1994; 84(8): 1270-1273

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Abstract 24 - VALUTAZIONE NEUROPSICOLOGICA DEI PAZIENTI CON MALATTIE DEL MOTONEURONE MEDIANTE SISTEMA EYE TRACKING -

Azzollini Valentina*[1], Nanni Susanna[2], Armienti Enrica[3], Bongioanni Paolo[5], Carboncini Maria Chiara[4]

- [1]Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, Dipartimento di Ricerca Traslazionale delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia, Università di Pisa ~ Pisa ~ Italy - [2]Università di Pisa ~ Pisa ~ Italy - [3]Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, Facoltà di Medicina e Psicologia, Università Roma Sapienza ~ Roma ~ Italy - [4]Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia (Pisa) ~ Pisa ~ Italy - [5]Azienda Ospedaliera - Universitaria Pisana ~ Pisa ~ Italy

# Miscellanea

Le Malattie del Motoneurone (Motor Neurone Disease, MND) sono sindromi neuromuscolari progressive, determinate dalla degenerazione del sistema motorio volontario con compromissione del I e/o II motoneurone. Dal punto di vista neuropatologico, anche altri sistemi neuronali degenerano, producendo clinicamente anche deficit cognitivi che, nei casi più gravi, possono configurarsi nel quadro nosologico della demenza fronto-temporale (FDT). Il disturbo delle funzioni esecutive è una componente prominente del profilo cognitivo nella MND ed è associato a prognosi negativa. La valutazione delle funzioni cognitive rimane un elemento problematico nei pazienti con MND, stante il deficit motorio spesso molto grave che può compromettere l’esecuzione dei compiti previsti nella testistica neuropsicologica tradizionale. L’Eye Tracking System (ETS) è un dispositivo che, sfruttando l’attività oculomotoria, consente di puntare con lo sguardo lettere o numeri di una tastiera virtuale, permettendo una comunicazione alternativa. Obiettivo della nostra ricerca è stato utilizzare questo strumento per valutare l’attenzione selettiva e le capacità logico-astrattive nei pazienti con MND. L’attenzione selettiva è stata analizzata tramite l’uso di una versione elettronica delle Matrici Attentive implementata per l’utilizzo con dispositivo ETS. Tale test è utile per valutare velocità di raggiungimento e capacità di discriminazione di target, interazione tra memoria di lavoro e processi attentivi. Sono stati arruolati 30 pazienti (15 bulbari e 15 spinali) e 20 controlli sani comparabili per sesso ed età. Analogamente è stata sviluppata una versione elettronica delle Matrici Progressive Avanzate di Raven (Advanced Progressive Matrices, APM), che permette di esaminare operazioni analitiche ed integrali implicate nei più alti processi di pensiero (“intelligenza fluida”), e proposta ad una popolazione di 19 pazienti con MND e 12 controlli sani comparabili per sesso ed età. Riguardo l’attenzione selettiva: i soggetti con MND ad esordio spinale mostrano minima/nulla alterazione, mentre quelli ad esordio bulbare presentano un deficit attentivo. Risultati simili sono stati ottenuti anche valutando le capacità logico-astrattive, pur osservando prestazioni inferiori anche nei pazienti spinali rispetto ai controlli. I nostri studi suggeriscono che l’ETS consente di somministrare i test neuropsicologici a pazienti con MND per l’intera storia di malattia, fino anche agli stadi più avanzati. - Nanni S et al., Abstractive skills of MND patients: neuropsychological assessment by means of an Eye-Tracking System approach. Theme 11 Cognitive and psychological assessment and support, ALS and Frontotemporal Degeneration, 19(S1): 310-311 (2018). - Keller J. Georges M., Eye-Tracking Control to Assess Cognitive functions in Patients with Amyotrophic Lateral Sclerosis (J of Visualized Experiments, 2016). - Bongioanni G., Dolcio/ C. et al., Selective attention in Amyotrophic Lateral Lateral Sclerosis patients, neuropsyclogical evaluation by using an eyetracking approach ALLS and FTD. (2016). - Manuale Raven J. C., Advanced Progressive Matrices. O.S Organizzazioni Speciali (1992)

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Abstract 38 - UTILIZZO DI UNO STIMOLATORE ELETTRICO PERONEALE PER IL MIGLIORAMENTO DELLA DEAMBULAZIONE, DEL CONTROLLO MOTORIO E DELL'EQUILIBRIO IN UNA PAZIENTE AFFETTA DA ESITI DI STROKE: CASE REPORT -

Galuppo Laura*[1], Ballotta Andrea[2], GOBBI Giuliana[3], Mirandola Prisco[3], Brianti Rodolfo[2], Vitale Marco[5]

- [1]Università degli Studi di Parma, Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Laboratorio di Analisi del Movimento e della Postura ~ Parma ~ Italy - [2]Azienda Ospedaliera-Universitaria, Dipartimento geriatrico-riabilitativo, Parma ~ Parma ~ Italy - [3]Università degli Studi di Parma, Dipartimento di Medicina e Chirurgia-Sport and Exercise Medicine Center (SEM) ~ Parma ~ Italy - [5]Università degli sudi di Parma, Dipartimento di Medicina e Chirurgia-Sport and Excrcise Medicine Center (SEMC) e Laboratorio di Analisi delMovimento e della Postura, Parma ~ Parma ~ Italy

# Miscellanea

I soggetti affetti da esiti di stroke spesso presentano deficit di dorsiflessione (DF) della articolazione tibiotarsica del lato paretico che inficia il cammino soprattutto in fase di volo (per scarsa DF) e in fase di appoggio (per instabilità). Le più frequenti cause di tale condizione sono uno scarso controllo dei muscoli Peronei e Tibiale Anteriore (TA) e, in parte, una spasticità dei muscoli del Tricipite. In molti casi la strategia terapeutica è un’ortesi che sostenga l’attività della a. tibiotarsica in DF(1). Da alcuni anni è aumentato l’interesse per le neuroprotesi con stimolatore elettrico funzionale (FES). Mediante l’uso di elettrodi superficiali posizionati in prossimità del Nervo Peroneale Comune (n.PC) si determina attivazione dei muscoli DF nella fase corretta del passo. L’effetto clinico si svolge quando il paziente indossa la FES, e permane anche dopo la sua rimozione per un tempo variabile. Gli studi in questo ambito mostrano un aumento della velocità del cammino, della resistenza, della articolarità, miglioramento della cinematica del passo(2). Pochi studi hanno esaminato parametri di equilibrio ed attivazione elettromiografica Abbiamo valutato il cammino prima e dopo training con stimolatore elettrico funzionale (FES- WalkAid) su una paziente di 50 anni affetta da esiti di stroke emorragico da 2 anni. Il training consisteva in circa 3-4 ore/die per 2 mesi continuativi in ambito ecologico. Il dispositivo mediante un accelerometro interno, rileva il tilt del ginocchio e stimola elettricamente il n. PC permettendo la DF del piede nella corretta fase del passo. È stato effettuato: 1)esame del cammino con accelerometro (G-sensorBTs) e test di performances, quail il 6minuts walking test (6MWT) e il time up and go test(TUG); 2)l’esame del cammino con pedane di forza (Smart Clinic-Bts); 3)l’esame elettromiografico di superficie (FreeEmgBts) sui muscoli TA, Gastrocnemio mediale (GAM), Gastrocnemio laterale (GAL) e Soleo (S) bilateralmente;4)esame baropodometrico e stabilometrico per lo studio dell’equilibrio La valutazione clinica/strumentale prima del training con FES ha evidenziato forza in DF 3/5 MCR e spasticità alla caviglia 2/4 Modified Ashworth Scale (MAS). Walking handicap scale (WHS) di 4. La velocità del cammino su 10 metri era 1,26 m/s. Dopo training: MAS 1+/4; DF 4/5MCR, WHS 5, velocità di 1,28 m/s. I valori ricavati dal 6MWT, TUG, durata della fase di alzata e di seduta, relative accelerazioni antero/posteriori, latero/laterali, verticali (alzata/seduta Tug, acc. alzata/sedutaAP, LL, vert. ),durata e velocità della rotazione intermedia (RI) e finale (RF) al TUG, prima e dopo training con FES, sono elencati in tabella 1. Prima del training l’attività EMGs del TA a destra appariva anticipata, il m. S presentava attività di basso voltaggio con spike di attività in fase terminale di appoggio. GAM e GAL avevano attività continua di basso voltaggio. Dopo training il segnale del TA dx appariva prolungato, il S presentava attività più evidente e anticipata. GAM e GAL presentavano attività più evidente e presente in appoggio. La valutazione stabilometrica effettuata prima dell'uso della FES ad occhi aperti (OA) mostrava lunghezza della traccia (LT)di 402, area dell’ellisse (AE) di 724; ad occhi chiusi (OC): LT:418, AE:133. I valori post FES ad OA: LT 460, AE 109; ad OC:LT 419, AE 78 Nonostante l'uso della FES non abbia modificato significativamente i valori dei tests, l’EMGs dopo terapia mostra una riduzione della coattivazione dei muscoli TA e Tricipite, inibizione reciproca tra i due muscoli, ed una più corretta attivazione sequenziale muscolare. Il maggior controllo della caviglia potrebbe spiegare la maggiore stabilità della paziente ad OC in stabilometria (evidenziata come riduzione dell’area dell’ellisse), maggior controllo durante la fase di seduta (da attribuire ad un miglior controllo motorio di tutto l'arto inferiore) e una più rapida rotazione finale prima della seduta durante il TUG. Ciò potrebbe tradursi in

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maggiore stabilità e sicurezza del cammino tant'è che la paziente non necessita più dell’ausilio per il cammino outdoor. E’ probabile che un training di soli 2 mesi non sia sufficiente per mostrare significativi cambiamenti funzionali in un soggetto in condizione di cronicità (per cui la paziente continuerà il training per altri 2 mesi). L’analisi strumentale, al contrario, anticipando la rilevazione dei miglioramenti, si dimostra in grado di monitorarne la progressione 1) Alterations in Spectral Attributes of Surface Electromyograms after Utilization of a Foot Drop Stimulator during Post-Stroke Gait.Pilkar R1,2,et al 2) Long-Terrm Follow-up to a Randomized Controlled Trial Comparing Peroneal Nerve Functional Electrical Stimulation to an Ankle Foot Orthosis for Patients With Chronic Stroke. Bethoux F1et al. 3)THE LONG-TERM COST-EFFECTIVENESS OF THE USE OF FUNCTIONAL ELECTRICAL STIMULATION FOR THE CORRECTION OF DROPPED FOOT DUE TO UPPER MOTOR NEURON LESION Paul Taylor, PhD1 et al

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Abstract 49 - IL DELIRIUM NEI PAZIENTI DI UNA RIABILITAZIONE COGNITIVO, MOTORIA, FUNZIONALE: STUDIO OSSERVAZIONALE. -

Signò Federica*[1], Lanzalaco Maria Rosa[1], Luoni Luca[1], Negro Alessandra[1]

- [1]IRCCS ospedale San Raffaele ~ Milano ~ Italy

# Miscellanea

Il delirium è un disturbo neuropsichiatrico caratterizzato dall’alterazione di molteplici funzioni cognitive, scatenato dall’insorgenza di un problema clinico acuto o cronico riacutizzato, quale espressione di una sofferenza metabolica cerebrale1. La letteratura scientifica ha ampiamente dimostrato che il delirium si associa a molteplici outcomes avversi2,3,4,5. Obiettivo Valutare l’incidenza e la prevalenza di delirium nei pazienti ricoverati nell’unità operativa di Riabilitazione cognitivo-motoria dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, valutandone l'associazione con i seguenti fattori: età, sesso, contesto clinico-assistenziale di provenienza, diagnosi alla base del ricovero, durata della degenza, stato nutrizionale, indice di Barthel e punteggio MMSE all’ingresso, tipologia di dieta, presenza di presidi, insorgenza di infezioni, episodi di caduta, di wandering o allontanamento, assunzione di farmaci deliriogenici e presenza di una diagnosi di demenza. La presenza di delirium nei pazienti ricoverati viene rilevata quotidianamente dagli infermieri mediante somministrazione del 4AT6, uno strumento recentemente validato per l'identificazione del delirium, che ha dimostrato un'eccellente specificità e sensibilità. Sono stati fissati quali criteri di esclusione lo stato di coma, la presenza di afasia grave e l'incapacità di comprendere e/o parlare la lingua italiana. La raccolta dati è iniziata nel mese di giugno ed è tuttora in corso. Nel mese di dicembre è stata completata una prima e preliminare osservazione dei dati, prendendo in considerazione l'età, la durata della degenza e l'indice di Barthel. Sono stati arruolati 175 pazienti, con un'età media di 66,3 anni, una durata media del ricovero di 24,5 giorni e un indice di Barthel medio pari a 55,8 all’ammissione. Sono state effettuate complessivamente 2175 rilevazioni, di cui 238 (48 pazienti, pari al 27,4 % del campione) sono suggestive della presenza di delirium e/o DSD. Si è registrata una non completa aderenza alla rilevazione dei dati: le rilevazioni effettuate sul totale di quelle possibili è pari al 76%, con un trend in crescita (la percentuale è cresciuta dal 47% nel mese di giugno al 76% nel mese di dicembre). I pazienti che hanno presentato punteggi suggestivi di delirium e/o DSD risultano essere in media piú anziani (73,38 anni) e avere degenze mediamente piú lunghe (26 giorni), oltre che un grado di dipendenza nelle ADL in media piú elevato (indice di Barthel medio pari a 42,27). Il campione ancora ridotto e il numero di rilevazioni mancanti rappresentano al momento i limiti dello studio. 1. American Psychiatric Association. Diagnostic and statistical manual of mental disorders. 5 ed. Washington, DC; 2013. 2. Witlox J, Eurelings LS, de Jonghe JF, Kalisvaart KJ, Eikelenboom P, van Gool WA. Delirium in elderly patients and the risk of postdischarge mortality, institutionalization and dementia: a meta-analysis. JAMA 2010;304:443-51. 4. Inouye SK, Westendorp RG, Saczynski JS. Delirium in elderly people. Lancet 2014;383:911-22. 5. Davis DH, Muniz Terrera G, Keage H. Delirium is a strong risk factor for dementia inthe oldest-old: a population-based cohort study. Brain 2012;135:2809-16. 6. Leslie DL, Marcantonio ER, Zhang Y, Leo-Summers L, Inouye SK. One-year health care costs associated with delirium in the elderly population. Arch Intern Med 2008;168:27-32. 7. Bellelli G, Morandi A, Davis D. Validation of the 4AT, a new instrument for rapid delirium screening: a study in 234 hospitalised older people. Age and Ageing 2014; 43:496-502.

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Abstract 58 - TOSSINA BOTULINICA TIPO A NEL TRATTAMENTO DEL DOLORE NEUROPATICO RESISTENTE, DOVUTO A LESIONE DELLA CAUDA: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO -

Basciani Mario*[1], Intiso Domenico[2], Cantarella Cristina[1], D'Aurizio Carlo[1]

- [1]UOC di Medicina Fisica e Riabilitativa, Ospedale Santissima Trinità, Popoli, Pescara ~ Popoli ~ Italy - [2]UOC di Medicina Fisica e Riabilitativa, Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, San Giovanni Rotondo, Foggia. ~ San Giovanni Rotondo ~ Italy

# Miscellanea

I pazienti con lesione mielica possono sviluppare dolore neuropatico intenso, che a seconda della sua localizzazione viene classificato “a livello lesionale” e “sotto-lesionale” (1). Meno frequente è la comparsa di dolore in pazienti con lesioni nervose tronculari o della cauda. Diversi studi hanno evidenziato che la tossina botulinica tipo A (BTX-A) può essere impiegata efficacemente nel trattamento di dolore neuropatico in molteplici patologie del Sistema Nervoso Centrale e Periferico (2). Viene descritto il caso di un paziente con lesione post-traumatica della cauda equina affetto da paraplegia e dolore neuropatico resistente a diverse strategie antidolorifiche. Dopo l’aggiunta di infiltrazione di BTX-A, il paziente ha mostrato miglioramento della sintomatologia dolorifica e riduzione del carico farmacologico. Circa 7 anni prima, lesione vertebrale L3 post-traumatica con paraplegia e comparsa di dolore urente, trafittivo, costrittivo a carattere continuo dalla regione glutea bilaterale e irradiato agli arti inferiori fino alla caviglia. Impianto di pompa per infusione intratecale di baclofene sodico, rimossa dopo un anno per inefficacia. All’ingresso, il paziente era in trattamento con morfina 20 mg, ketamina 7.5 mg, ondansetron cloridrato 1 mg, ranitidina 50 mg, desametazone 1 mg, in infusione continua alla velocità di 4 ml/h eseguita mediante elastomero. Inoltre, presentava picchi di dolore intenso durante i quali assumeva tramadolo cloridrato 75 mg e dexketoprofene 25 mg. Inoltre, assumeva palmitoiletanolamide 600 mg. La terapia antidolorifica è stata modificata con dosi crescenti di tapentadolo fino al dosaggio di 250 mg x 2/die e nel contempo, il paziente è stato sottoposto ad infiltrazione sottocutanea con 1000 U complessive di abobotulinumtoxinA (Dysport, Ipsen Ltd) alle gambe nelle aree di estensione del dolore, con una dose di 20 U per punto, per complessivi 50 punti, di cui 30 a destra e 20 a sinistra. L’infiltrazione con BTX-A è stata ripetuta a 90 giorni. All’ingresso, il paziente presentava un punteggio basale di 5 alla NRS, che saliva a 10 durante i picchi di dolore. La frequenza dei picchi era di 4-8 al giorno, favoriti dalla verticalizzazione. Dopo il nuovo trattamento con tapentadolo e BTX-A, la terapia antidolorifica ad infusione continua è stata progressivamente ridotta e quindi sospesa dopo 14 giorni. La valutazione del dolore a 7, 15, 30, 90 (II°secondo trattamento con BTX-A), 180 e 270 giorni ha mostrato riduzione del punteggio della NRS a 4, e dei picchi di dolore a 8. Inoltre, il paziente ha presentato netta riduzione della frequenza dei picchi di dolore ad 1-2, ogni 15 giorni. Dopo la II° infiltrazione di abobotulinumtoxinA, la sintomatologia dolorosa è rimasta stabile. Il quadro motorio non è cambiato, ma sul piano funzionale, il paziente ha ripreso l’autonomia nei passaggi posturali e la guida di un’autovettura adattata. La tossina botulinica in aggiunta ai trattamenti analgesici può rappresentare una nuova opzione terapeutica per la gestione ed il trattamento del dolore neuropatico resistente. 1- Widerström-Noga E. Neuropathic Pain and Spinal Cord Injury: Phenotypes and Pharmacological Management. Drugs. 2017 Jun;77(9):967-984. 2- Intiso D, Basciani M, Santamato A, Intiso M, Di Rienzo F. Botulinum Toxin Type A for the Treatment of Neuropathic Pain in Neuro-Rehabilitation. Toxins (Basel). 2015 Jun 30;7(7):2454-80.

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Abstract 66 - MODALITÀ DI SCANNING SPAZIALE E RISCHIO DI CADUTA. -

Previtera Antonino Michele[1], Pagani Rossella*[1], Casu Monica[1], Gervasoni Fabrizio[1], Cerri Andrea[1], Concardi Gianluca[1], Oggionni Irene[1]

- [1]Universita' degli Studi di Milano - DISS ~ Milano ~ Italy

# Miscellanea

L’esplorazione spaziale contribuisce all'elaborazione di un sistema di coordinate centrate sul corpo, che raffigura una sorta di “mappa spaziale” del corpo nell'ambiente circostante. Lo scanpath, ossia il per-corso di scanning, è il progressivo spostamento dell’attenzione attra-verso le informazioni visive, da cui si ricavano informazioni da inte-grare con i segnali provenienti dai diversi sensi, per programmare ed eseguire atti motori. Disturbi della cognizione spaziale, in particolare nei processi di esplorazione, potrebbero causare difficoltà nell’interazione con l’ambiente, con conseguenze nelle comuni attività della vita quotidiana, determinando anche un aumentato rischio di cadute. I “test carta-e-matita” consentono di indagare, attraverso lo studio di molteplici parametri valutativi, la performance di ricerca visuo-spaziale del soggetto esaminato. Pur non rappresentando la complessità multisensoriale dell’ambiente, questi semplici test, eseguibili in qualsiasi setting, consentono di raccogliere una serie di parametri utili che ci danno informazioni relative al "pensiero spaziale" di un individuo. Scopo di questo studio è verificare se individui con apparenti normali performance cognitive che hanno riportato una frattura in seguito a una caduta accidentale, presentino un’alterazione nei processi di scanning spaziale, che potrebbe concorrere a un aumento del rischio di caduta. È stato condotto un quasi experimental study a cui hanno partecipato 60 soggetti: un gruppo di 30 soggetti fratturati (26 femmine e 4 maschi, con età media di 72,5 anni) con MMSE normale e un gruppo di 30 soggetti sani con caratteristiche paragonabili al gruppo di studio (22 femmine e 8 maschi, età media 71,4 anni). Ciascun soggetto è stato sottoposto a una batteria di test “carta-e-matita” per valutare le competenze visuo-spaziali (test dell’orologio, test di copia di un disegno, test di Albert e bells test). Per il bells test sono stati considerati il punto di partenza della ricerca, il numero di omissioni, la strategia di scanning, il numero di intersezioni, la revisione e il tempo di esecuzione della prova. L'analisi statistica dei dati è stata condotta con il software Past Statistics 3.20. Le variabili categoriche sono state analizzate col test chi-quadrato, mentre le variabili numeriche col test t-Student per dati non appaiati, accettando un errore alfa del 5%. Il gruppo dei soggetti fratturati ha eseguito tutti i test ottenendo risultati peggiori rispetto al gruppo di controllo. È stata riscontrata una differenza statisticamente significativa per il test dell’orologio (X2=4,800; p=0,0285), per il test copia di disegno (X2=7,200; p=0,0073) e il bells test (X2=4,356; p=0,0369), ma non per il test di Albert (X2=1,017; p=0,3132). Al bells test, il gruppo dei soggetti fratturati ha effettuato più omissioni, ha impiegato più tempo per l’esecuzione del test, ha scelto più frequentemente un punto di partenza diverso da quello in alto a sinistra e ha effettuato un minor numero di intersezioni in quanto meno frequentemente, al termine della ricerca, ha fatto un'ulteriore revisione, ma tali differenze non sono risultate statisti-camente significative. Per la strategia di scanning si è invece osservata una differenza statisticamente significativa tra il gruppo di studio e il gruppo di controllo (X2=4,344; p=0,0371): solo il 43% dei soggetti fratturati ha utilizzato la ricerca con una strategia mentre nel gruppo di controllo ciò avviene nel 70% dei casi. I risultati ai test eseguiti fanno ipotizzare che il gruppo dei soggetti fratturati ha un livello di competenze visuo-spaziali inferiori rispetto al gruppo di controllo. In particolare, il modello generale di conduzione del bells test da parte del gruppo dei soggetti fratturati suggerisce un approccio meno efficace al compito di ricerca, se confrontato con quello utilizzato dal gruppo di controllo. Attraverso l’analisi di parametri qualitativi, come la strategia scanning spaziale, è possibile individuare potenziali alterazioni della cognizione spaziale predisponenti un aumentato rischio di caduta. In ambito riabi-litativo o geriatrico, un semplice test “carta-e-matita” potrebbe essere utilizzato come screening per individuare potenziali soggetti a rischio di caduta e predisporre specifici percorsi riabilitativi-adattativi di prevenzione. 1. Shomstein S, Gottlieb J. Spatial and non-spatial aspects of visual attention: Interactive cognitive mechanisms and neural underpin-nings. Neuropsychologia. 2016;92:9–19 2. Warren M, Moore JM, Vogtle LK. Search performance of healthy adults on cancellation tests. Am J Occup Ther. 2008 Sep;62(5):588–94.

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3. Muir SW, Gopaul K, Montero Odasso MM. The role of cognitive im-pairment in fall risk among older adults: A systematic review and meta-analysis. Age Ageing. 2012;41(3):299–308.

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Abstract 67 - “CARATTERIZZAZIONE DEI PAZIENTI AFFETTI DA PATOLOGIE NEUROLOGICHE CRONICHE NEL SETTING DI MEDICINA FISICA E RIABILITAZIONE MEDIANTE L’ICF GENERIC SET 30” -

Liguori Sara*[1], Avvantaggiato Christian[2], Bertone Matteo[1], Cosenza Lucia[3], Iadarola Michele[2], Cisari Carlo[3], Fiore Pietro[2], Gimigliano Raffaele[1]

- [1]Università degli studi della Campania "Luigi Vanvitelli" ~ Napoli ~ Italy - [2]Università degli studi di Foggia ~ Foggia ~ Italy - [3]Università degli Studi del Piemonte Orientale - Amedeo Avogadro ~ Novara ~ Italy

# Miscellanea

Il paziente neurologico rappresenta da sempre una sfida per il medico fisiatra in particolare per la complessità e la variabilità delle disabilità che può presentare nel corso della sua patologia. Pertanto risulta fondamentale la valutazione del funzionamento in questa tipologia di pazienti. In letteratura ritroviamo numerose scale di disabilità validate scientificamente che permettono di quantificare gli impairment del paziente in modo da permettere un’analisi nel tempo monitorando i progressi a seguito di un intervento terapeutico. Nel 2001, seguendo il modello bio-psico-sociale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la “Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute” (International Classification of Functioning, Disability and Health, ICF), uno strumento in grado di dare un linguaggio internazionale comune per descrivere il funzionamento, la disabilità e la salute delle persone. Per permettere una maggiore implementazione dell’ICF nella pratica clinica l’ICF Research Branch ha sviluppato in collaborazione con la società internazionale di Medicina Fisica e Riabilitazione (International Society of Physical and Rehabilitation Medicine, ISPRM), l’ICF Generic 30 Set (precedentemente ICF Rehabilitation Set) un set di categorie ICF rilevanti per discriminare i livelli di functioning della popolazione generale con diverse condizioni di salute lungo il continuum delle cure. A seguito di una consensus l’ICF Research Branch, con la collaborazione della società nazionale italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione (SIMFER) ha definito le cosiddette “simple, intuitive descriptions” (SID), delle descrizioni delle categorie ICF più vicine al linguaggio comune in lingua italiana, in modo da rendere ancora più semplice e rapido l’utilizzo di questo strumento. Obiettivo primario del nostro studio è valutare in termini di ICF le disabilità delle persone affette da patologie neurologiche croniche afferenti in ambulatorio o degenti presso un reparto di Medicina Fisica e Riabilitazione utilizzando l’ICF Generic 30 Set-SID. Il Progetto SIRN Specializzandi 2019 è una proposta di studio nazionale multicentrico, che attualmente include tre centri e che si è svolta nel periodo giugno 2018-febbraio 2019 coinvolgendo come parte attiva i medici in formazione specialistica in MFR, facenti parte del Consiglio della Sezione SIRN Specializzandi. Lo studio include pazienti afferenti in ambulatorio o degenti presso un reparto di Medicina Fisica e Riabilitativa, affetti da patologie neurologiche croniche quali ictus, trauma cranico, trauma spinale, malattia di Parkinson, Sclerosi Multipla, disordini neurologici progressivi. Outcome primario dello studio è caratterizzare i pazienti affetti da patologie neurologiche croniche mediante l’analisi descrittiva degli impairment, e delle sue caratteristiche di frequenza e intensità, utilizzando l’ICF Generic 30 Set SID. I risultati saranno presentati in sede congressuale. Il Progetto SIRN Specializzandi 2019 si propone di fornire una panoramica delle disabilità di cui maggiormente soffrono i pazienti neurologici afferenti in ambulatorio o degenti presso un reparto di Medicina Fisica e Riabilitativa, focalizzando l’attenzione sull’utilizzo dell’ICF e in particolare dell’ICF Generic 30 Set SID da parte dei medici in formazione specialistica in MFR.

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Abstract 107 - UNA SCALA A SUPPORTO DELLA GARDEN THERAPY IN NEURORIABILITAZIONE. DATI DA 294 QUESTIONARI. -

Meneghello Francesca*[1], Marino Vanessa[1], D'Imperio Daniela[1], De Biagi Francesca[1], Righetto Costantina[2], Prosdocimi Gianquinto Giorgio[2]

- [1]Ospedale San Camillo IRCCS ~ Venezia ~ Italy - [2]Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari, Università di Bologna ~ Bologna ~ Italy

# Miscellanea

I luoghi naturali permettono di rilassarsi e sono positivi per la regolazione emotiva e il sé (Hartig, 1996). In letteratura risaltano, in proposito, due teorie complementari: la Teoria della Riduzione dello Stress (Ulrich et al., 1991) e della Rigenerazione dell’Attenzione (Kaplan, 1995). In estrema sintesi, sostengono, da un lato che il contatto con un ambiente naturale permette di riprendersi da situazioni di stress psicofisico, promuovendo emozioni positive. Dall'altro, affermano che i contesti green non richiedono sforzo cognitivo, bensì stimolano le abilità attentive. Questi aspetti teorici hanno supportato lo sviluppo di una scala di valutazione del potenziale rigenerativo dell'ambiente naturale (Perceived Restorativeness Scale – PRS; Hartig et al., 1996), basata su quattro fattori rigenerativi: being away, extent, fascination e compatibility (Kaplan, 1995). Nel contesto delle attività di Garden Therapy svolte presso il Giardino Terapeutico dell’Ospedale San Camillo – IRCCS di Venezia, sorto specificatamente per pazienti ricoverati in Neuroriabilitazione, abbiamo voluto valutare se livelli diversi di coinvolgimento con la natura possono generare maggiore o minore benessere da parte di utenti diversi. Abbiamo distinto tre possibili attività svolte nel parco dell’Ospedale, da parte di pazienti, caregivers e personale ospedaliero: 1) la partecipazione ad attività di Garden Therapy 2) il solo passeggiare regolarmente in giardino 3) l’osservazione occasionale del giardino, senza una frequenza. È stata somministrata la versione breve, in italiano, della PRS (Dentamaro et al., 2011), che include otto domande suddivise per i quattro fattori rigenerativi, con risposte auto-riferite su una scala a 5 livelli. Tra i 294 partecipanti: i 163 pazienti reclutati presentavano quadri neurologici a diversa eziologia (stroke, trauma cranico, malattie neurodegenerative), possedevano capacità adeguate (comprensione, interazione e arousal) di rispondere alla scala e di partecipare alle attività di garden therapy; 91 erano caregivers e 40 erano dipendenti ospedalieri. Il potenziale rigenerativo del giardino o restorativeness (REST) era dato dalla media delle otto risposte (Berto, 2005). Ogni fattore rigenerativo è stato calcolato dalla media delle due risposte specifiche per quel fattore rigenerativo. Abbiamo analizzato poi le 3 tipologie di attività svolte rispetto al REST e su ciascuno dei quattro fattori rigenerativi. I dati raccolti sono stati analizzati mediante ANOVA e T-test per l'analisi post-doc. Nel campione che abbiamo analizzato, il valore di REST è risultato significativamente più alto per coloro che erano attivamente impegnati nella garden therapy rispetto a chi camminava (p=0.012) o non frequentava il giardino (p=0.001). Analogamente, anche per i quattro fattori rigenerativi si mostra un effetto migliore per le persone che lavorano in giardino (e, per alcuni fattori, che passeggiano solamente), con valori più alti nei fattori di fascination e di compatibility. Il valore REST sembra modularsi in modo differente in relazione alla popolazione: il gruppo di caregivers, ha evidenziato benefici simili sia lavorando (p=0.001) che passeggiando in giardino (p=0.001), rispetto all'assenza di frequentazione; il gruppo dei pazienti ha ottenuto un livello statisticamente più alto di REST nelle attività di giardinaggio rispetto sia alla passeggiata (p=0.042) che al non frequentare il giardino (p=0.001). Per il gruppo dei dipendenti ospedalieri, vista la numerosità più ristretta, è stata effettuata solamente un'analisi descrittiva, dove il valore di REST non è risultato differente tra persone che svolgevano attività diverse. I risultati suggeriscono che l'effetto terapeutico del giardino è diverso a seconda delle attività: essere attivamente impegnati in attività di gardening permette una maggiore capacità rigenerativa rispetto al semplice passeggiare o all’osservare un giardino. Questi dati supportano l'ipotesi che un contatto diretto con la natura offra buone possibilità di rigenerazione con benefici psicologici e confermano come un’attività di garden therapy in neuroriabilitazione possa essere una buona risorsa per il benessere del paziente e del

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caregiver. Il potenziale rigenerativo del giardino, risultato dalla somministrazione della PRS, potrebbe essere utile sia per indirizzare pazienti e caregivers verso la garden therapy, sia per monitorarne i benefici. Hartig, T., Böök, A., Garvill, J., Olsson, T., & Gärling, T. (1996). Environmental influences on psychological restoration. Scandinavian journal of psychology, 37(4), 378-393. Kaplan, S. (1995). The restorative benefits of nature: Toward an integrative framework. Journal of environmental psychology, 15(3), 169-182. Ulrich, R. S., Simons, R. F., Losito, B. D., Fiorito, E., Miles, M. A., & Zelson, M. (1991). Stress recovery during exposure to natural and urban environments. Journal of environmental psychology, 11(3), 201-230.

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Abstract 6 - DECISION-MAKING NELLA RIABILITAZIONE MULTITECNOLOGICA DELL’ARTO SUPERIORE IN FASE POST-ACUTA DOPO STROKE: UN’ANALISI DI REAL-WORLD DATA -

QUAGLIA DIEGO*[1], GASPERI MARCO[1], COSER RUDI[1], NERVO ANDREA[1], SCARTOZZI MAURIZIO[1], GRISENTI GIANCARLO[1], GIRARDI ERICA[1], GUANDALINI GIOVANNI[1]

- [1]APSS TRENTO ~ TRENTO ~ Italy

# Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

L’aumento crescente del numero di tecnologie in ambito riabilitativo e la loro rapida diffusione ha portato negli ultimi anni a setting riabilitativi multitecnologici. La disponibilità contemporanea di più tecnologie per il training dell’arto superiore o dell’arto inferiore richiede un processo decisionale che permetta di scegliere la tecnologia più appropriata da integrare nel percorso riabilitativo del paziente e nel momento più opportuno [1-2]. Gli studi RCT sono strumenti fondamentali per fornire solide evidenze di efficacia e di sicurezza sulle terapie, ma non consentono di studiare nella pratica clinica l’impatto degli interventi. I Real World Data (RWD), letteralmente dati raccolti dal mondo reale, rappresentano l’esperienza passata in termini di cure ricevute ed esiti osservati sui pazienti. L’analisi dei RWD, ad integrazione degli RCT, consente di individuare delle evidenze più reali per la cura dei pazienti nella routine clinica [3]. Questo lavoro ha lo scopo di individuare un approccio metodologico oggettivo basato sui RWD per guidare il processo decisionale relativamente all’utilizzo di due sistemi robotici per la riabilitazione della mano e dell’arto superiore dopo stroke. Studio osservazionale retrospettivo con 158 pazienti (età 70,8 ±13), in fase riabilitativa post-acuta dopo stroke (< 6 mesi), consecutivamente ricoverati presso l’U.O.1 di Medicina Fisica e Riabilitazione dell’Ospedale Riabilitativo Villa Rosa. Le tecnologie disponibili erano il guanto robotico Gloreha Professional (GP) Idrogenet e l’esoscheletro Armeo Spring (AS) Hocoma dotato di sistema antigravitario per l’allevio del peso dell’arto superiore. L’indicazione o la controindicazione all’utilizzo delle tecnologie robotiche erano definite dal fisiatra sulla base della valutazione del quadro clinico-funzionale del paziente. Del campione totale, 60 pazienti (38%) erano stati trattati con il training robotico in aggiunta alla terapia convenzionale (TCR), attraverso tre modalità possibili: solo GP, solo AS oppure entrambi. Le tre modalità erano rispettivamente ripartite in 36 pazienti (60%) trattati solo con l’AS, 16 pazienti (27%) trattati solo con il GP e 8 pazienti (13%) trattati con entrambi i sistemi robotici. L’outcome riabilitativo era valutato attraverso la scala FMA-m (Fugl-Meyer Assessment per l’arto superiore 0-66 punti) somministrata all’ingresso della degenza (T0) e alla dimissione (T1) [1-4]. L’analisi dei dati del sottogruppo TCR relativi alla scala FMA-m a T1 graficata in funzione della scala FMA-m a T0, mostrava un valore di cut-off pari a 30 punti presente sia a T0 che a T1. Analisi del cut-off a T0: all’ingresso della degenza se la FMA-m risultava inferiore al cut-off i pazienti erano indirizzati verso la terapia con il GP. Diversamente per FMA-m a T0 maggiori del cut-off i pazienti erano indirizzati verso la terapia con l’AS. Analisi del cut-off a T1: alla dimissione se la FMA-m rimaneva inferiore al cut-off, i pazienti risultavano trattati, all’interno del periodo di degenza, solo con il GP. Diversamente se la FMA-m alla dimissione risultava maggiore del cut-off si potevano distinguere due approcci. Nel primo caso, se vi era stato l’attraversamento del cut-off durante la degenza, i pazienti mostravano tutte e tre le modalità (solo GP, solo AS o entrambi). Nel secondo caso, se a T0 la FMA-m era già oltre il cut-off, i pazienti venivano indirizzati solamente verso la terapia con AS. Il valore di cut-off emerso dall’analisi dei RWD consente di costruire un algoritmo di processo per ottimizzare nella pratica clinica la gestione del training multitecnologico relativo ai due sistemi robotici esaminati. La valutazione della FMA-m all’ingresso della degenza è l’elemento primario del processo decisionale. Invece, la sua rivalutazione nel percorso riabilitativo, al fine di rilevare l’attraversamento del cut-off nel periodo di degenza, consente di rivedere la scelta del dispositivo più opportuno. 1. Mehrholz J, et al. Cochrane Database Syst Rev. 2018, 3(9).

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2. Saccavini M, MR Giornale Italiano di Medicina Riabilitativa 2011, 25(1):54-6. 3. Makady A, et al. Value Health. 2017, 20(4):520-532. 4. Sivan M et al. J Rehabil Med. 2011 43(3): 181-9.

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Abstract 14 - EFFETTI DI UN TRATTAMENTO INTENSIVO ROBOT ASSISTITO DEL CAMMINO MEDIANTE ESOSCHELETRO ASSOCIATO A REALTÀ VIRTUALE NON IMMERSIVA SULLA MOBILITA’ E FUNZIONI COGNITIVE IN PAZIENTI SUBACUTI AFFETTI DA ESITI DI ICTUS: STUDIO PILOTA RANDOMIZZATO CONTROLLATO -

Corradi Jessica*[1], Ferraro Francesco[1], Gandolfi Marialuisa[2], Galante Emanuela[1], Bonizzato Silvia[3], Calafiore Dario[1], Storti Ilaria[1], Jacopetti Marco[1], Smania Nicola[2]

- [1]UC di Neuroriabilitazione, Bozzolo (MN); Dipartimento di Neuroscienze, ASST Carlo Poma Mantova ~ Mantova ~ Italy - [2]Centro di Ricerca in Riabilitazione Neuromotoria Cognitiva (CRRNC), Dipartimento di Scienze Neurologiche, Neuropsicologiche, Morfologiche e Motorie, Università degli Studi di Verona ~ Verona ~ Italy - [3]Scuola di Specializzazione Università Milano-Bicocca, Dipartimento di Psicologia ~ Milano ~ Italy

# Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

L’ictus è una delle principali cause di morte e disabilità nel mondo occidentale. Il ripristino della capacità deambulatoria è uno degli obiettivi principali nella riabilitazione del paziente con stroke. Anche il deficit cognitivo è un importante fattore che incide sulla perdita di autonomia e sulla partecipazione sociale del paziente. Si è dimostrato che la ripetizione di task specifici è un efficace metodo riabilitativo nel migliorare la velocità del cammino e la distanza percorsa. Negli ultimi anni l’uso di sistemi robotici si è dimostrato un valido mezzo per garantire un’elevata intensità di trattamento anche nelle fasi più precoci del processo riabilitativo. Tra le nuove tecnologie emergenti spicca, inoltre, la realtà virtuale in grado di dare al paziente la possibilità di simulare task funzionali goal-oriented e ripeterli con una elevata frequenza; il paziente poi, ricevendo un continuo feedback sulle sue prestazioni, risulta coinvolto e motivato. Scopo dello studio è stato quello di valutare gli effetti di un training del cammino robot-assistito associato a realtà virtuale non immersiva sulle funzioni motorie e cognitive in pazienti subacuti affetti da esiti di ictus. Sono stati inclusi pazienti con età compresa tra i 35 e i 75 anni; MMSE>= 24; emiparesi dopo primo ictus ischemico o emorragico in fase subacuta; OCS (Oxford Cognitive Screen) che presentasse valori inferiori al cut off in uno dei seguenti sub test: Cuori Totali, Funzioni esecutive, Calcolo, Memoria verbale ed episodica. Sono stati esclusi pazienti con grave osteoporosi e/o fratture; grave afasia ; vasculopatia cerebrale multinfartuale; Ashworth > 2 agli arti inferiori; instabilità clinica cardio-respiratoria; grave deficit visivo.Tutti i pazienti sono stati valutati all’inizio (T0), al termine del trattamento (T1) e ad un mese di distanza (T2) mediante i seguenti test motori: Rivermead Mobility Index (RMI); Functional Ambulation Classification (FAC); NIH Stroke Scale (NIHSS); 10 meters walking test (10MWT); Berg Balance Scale (BBS); Functional Ambulation Measure (FIM); Barthel Index (BI). Sono stati eseguiti inoltre i seguenti test neuropsicologici: Paced Auditory Serial Addition Test (PASAT 3000), Go/No-go visual reaction times, Stroop Colour Word Test (SCWT), Digit Span e Corsi Span forward & backward, Spatial Recall Test (SPART), Train Making Test (TMTa e TMTb), Cuori totali (OCS), Dual Task, Frontal Assessment Battery (FAB). I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi. Entrambi hanno eseguito per 4 settimane: trattamento neuromotorio convenzionale di 50 minuti, 5v/sett; training cognitivo a tavolino, di 30 minuti 3 v/sett; trattamento con Lokomat-Pro 5v/sett. Il gruppo sperimentale ha associato al trattamento robotico un modulo di realtà virtuale non immersiva. 8 pazienti sono stati randomizzati nel GS (n=4) o nel GC (n=4). Tutti i pazienti hanno completato lo studio. Per quanto riguarda l’outcome primario, all’analisi eseguita mediante il test di Mann-Whitney per il confronto degli effetti fra i due gruppi, è emersa una differenza statisticamente significativa al T2 (follow-up) al RMI (P=0,029; Z=-2,23), inoltre, è emersa una differenza statisticamente significativa al T2 alla FIM (P= 0,029; Z=-2,32) e alla BI (P=0,057; Z=-1,93), a favore del GS. All’analisi intragruppo eseguita mediante il test di Wilcoxon sia nel GS che nel GC si può osservare una tendenza alla significatività statistica in tutti i parametri motori eccetto che al 10MWT. Per quanto riguarda gli outcome cognitivi si è rilevata una tendenza alla significatività statistica al Go-noGo nel solo GS a T1. I risultati mostrano come un trattamento riabilitativo robot-assistito associato a RV possa migliorare la mobilità in persone affette da ictus cerebrale in fase subacuta. Questi effetti si sono manifestati a distanza di un mese dal termine del trattamento, suggerendo come quest’ultimo possa innescare processi di recupero

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del cammino. Tali effetti si associano ad un miglioramento della capacità di reprimere la risposta agli stimoli irrilevanti e ad una riduzione dei tempi di reazione al termine del trattamento. Schmid, A., Duncan, P. W., Studenski, S., Lai, S. M., Richards, L., Perera, S., & Wu, S. S. (2007). Improvements in speed-based gait classifications are meaningful. Stroke, 38(7), 2096–2100 Mehrholz, J., Thomas, S., Werner, C., Kugler, J., Pohl, M., & Elsner, B. (2017). Electromechanical-Assisted Training for Walking after Stroke: A Major Update of the Evidence. Stroke Demain, S., Burridge, J., Ellis-Hill, C., Hughes, A. M., Yardley, L., Tedesco-Triccas, L., & Swain, I. (2013). Assistive technologies after stroke: Self-management or fending for yourself? A focus group study. BMC Health Services Research, 13(1). Zimmerli, L., Jacky, M., Lnenburger, L., Riener, R., & Bolliger, M. (2013). Increasing patient engagement during virtual reality-based motor rehabilitation. Archives of Physical Medicine and Rehabilitation, 94(9), 1737–1746.

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Abstract 17 - EFFETTI DI UN TRAINING ROBOT-ASSISTITO SUL RECUPERO DELLA STABILITÀ POSTURALE E DELLA MOBILITÀ IN PAZIENTI CON ICTUS CEREBRALE IN FASE CRONICA: STUDIO PILOTA RANDOMIZZATO CONTROLLATO -

Mattiuz Nicola*[1], Gandolfi Marialuisa[2], Dimitrova Eleonora[2], Valè Nicola[2], Fratton Cristina[2], Beccari Marcello[2], Picelli Alessandro[2], Waldner Andreas[3], Smania Nicola[2]

- [1]Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, Università degli studi di Verona, Italia. ~ Verona ~ Italy - [2]Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento, Università degli studi di Verona, Italia. ~ Verona ~ Italy - [3]Clinica Riabilitativa Villa Melitta, Bolzano, Italia ~ Bolzano ~ Italy

# Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Il recupero della mobilità e della stabilità posturale rappresentano obbiettivi fondamentali nella riabilitazione del paziente affetto da esiti di ictus cerebrale. In particolare, i disturbi dell’equilibrio possono causare una riduzione della mobilità, con conseguente aumento della disabilità e peggioramento della qualità di vita [1,2]. I dispositivi robotici per la riabilitazione del cammino rappresentano un efficace strumento a disposizione della riabilitazione neurologica [3,4]. Scopo primario dello studio era valutare gli effetti di un trattamento robotico attraverso il dispositivo G-EO System sul recupero della stabilità posturale in pazienti con esiti cronicizzati di ictus cerebri. Sono stati valutati inoltre gli effetti del trattamento sulla mobilità, sulla velocità e resistenza del cammino, sulla destrezza motoria. È stato condotto uno studio randomizzato-controllato in singolo cieco che ha incluso 32 pazienti affetti da esiti di ictus cerebrale in fase cronica. Il gruppo sperimentale (n=16) ha ricevuto un trattamento riabilitativo con dispositivo G-EO System incentrato sull’esecuzione del cammino in piano e sull’esecuzione della salita e discesa delle scale. Il gruppo di controllo (n=16) ha eseguito un trattamento riabilitativo convenzionale con protocollo Sensory Integration Balance Training (SIBT). Ciascun protocollo ha previsto complessivamente 10 sedute riabilitative (45 minuti/sessione, 2-3 sessioni a settimana per 4-5 settimane). La misura di outcome primaria è stata la Berg Balance Scale. Le misure di outcome secondarie sono state il tempo di salita e discesa di 9 scalini, il Time Up and Go test, il 10 Meters Walking Test (10MWT), il 6 Minutes Walking Test (6MWT) ed il Dynamic Gait Index. La stabilità posturale è stata inoltre valutata attraverso valutazione stabilometrica in diverse condizioni. Le valutazioni sono state eseguite prima del trattamento (T0), al suo termine (T1) ed a distanza di un mese (T2). Non sono state osservate differenze statisticamente significative tra i gruppi alla misura di outcome primaria. Differenze statisticamente significative tra i gruppi sono state riscontrate nel 6MWT alla valutazione post-trattamento (p<.001) ed al follow-up a un mese (p=.008), così come alla valutazione stabilometrica per quanto riguarda il perimetro del Centro di Pressione (CoP) nelle condizioni ad occhi aperti su superficie stabile (p=.013), ad occhi aperti (p=.001) e ad occhi chiusi (p=.011) su superficie compliante. Una differenza statisticamente significativa è inoltre emersa nei valori di area nella condizione ad occhi aperti su superficie compliante (p=.024). Tali differenze risultavano in favore del trattamento sperimentale e si sono mantenute in larga parte anche al follow-up. Il presente studio mostra come il trattamento robot-assistito possa migliorare la mobilità di pazienti affetti da esiti di ictus cerebrale. Tali effetti si associano ad un miglioramento dei processi di integrazione sensori-motoria. 1. Schmid, A.A. et al. (2013) ‘Balance Is Associated with Quality of Life in Chronic Stroke’, Topics in Stroke Rehabilitation, 20(4), pp. 340–346. doi: 10.1310/tsr2004-340. 2. Smania, N. et al. (2008) ‘Rehabilitation of sensorimotor integration deficits in balance impairment of patients with stroke hemiparesis: A before/after pilot study’, Neurol Sci.; 29(5):313-9, doi: 10.1007/s10072-008-0988-0 3. Carpino, G. et al. (2018) ‘Assessing Effectiveness and Costs in Robot-Mediated Lower Limbs Rehabilitation: A Meta-Analysis and State of the Art’, Journal of Healthcare Engineering. Hindawi, Article ID, pp. 1–9. doi: 10.1155/2018/7492024.

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4. Gandolfi, M. et al. (2014) ‘Robot-assisted vs. sensory integration training in treating gait and balance dysfunctions in patients with multiple sclerosis: a randomized controlled trial’, Frontiers in Human Neuroscience, doi: 10.3389/fnhum.2014.00318.

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Abstract 21 - TERAPIA ROBOTICA DELL’ARTO SUPERIORE NELLO STROKE CRONICO E NEUROPLASTICITÀ CEREBRALE: UNA REVISIONE SISTEMATICA -

Bruno Diletta*[1], Marzolla Alberto[1], Bravi Marco[1], Santacaterina Fabio[1], Maselli Mirella[1], Morrone Michelangelo[1], Miccinilli Sandra[1], Bressi Federica[1], Sterzi Silvia[1]

- [1]Scuola di specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, Università Campus Bio-Medico di Roma ~ Roma ~ Italy

# Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Lo stroke rappresenta la seconda causa di morte e la terza causa di disabilità a livello mondiale. Il 35% dei soggetti colpiti da ictus esita in una grave disabilità, che spesso coinvolge l’arto superiore, con compromissione della sua funzione motoria [1]. Pertanto, negli ultimi decenni la ricerca in ambito riabilitativo si è focalizzata sul recupero della funzione dell’arto paretico. Tra le varie metodiche, la riabilitazione robotica, grazie anche alle sue caratteristiche intrinseche, gioca un ruolo cruciale. I robot infatti permettono di effettuare un trattamento di tipo ripetitivo, intensivo e task-oriented, che si adatta alle abilità residue dei pazienti, fornendo inoltre un feedback qualitativo e quantitativo sul trattamento effettuato ed in generale sul trend dei risultati ottenuti a fine di ogni sessione terapeutica. Diversi studi riportano l’efficacia del trattamento robotico nel recupero dopo esiti di stroke e tali effetti sarebbero ascrivibili a fenomeni di neuroplasticità, con il coinvolgimento di nuove aree cerebrali che vicariano le funzioni di quelle lesionate [2, 3]. Tuttavia, i meccanismi neurofisiologici alla base di tale riorganizzazione non sono ancora del tutto chiari. Pertanto, lo scopo di questo studio è stato quello di cercare e catalogare il materiale attualmente presente in letteratura che, attraverso studi clinici, valutasse l’effetto del trattamento robotico dell’arto superiore sulla neuroplasticità nei pazienti affetti da stroke cronico. La presente revisione sistematica è stata condotta utilizzando i database di PubMed/MEDLINE, PedRO e Cochrane, selezionando trial clinici pubblicati negli ultimi 10 anni. La ricerca è stata eseguita da 3 operatori diversi ed è stata condotta fino a gennaio 2019, includendo solo articoli in lingua inglese, che documentassero con indagini strumentali i fenomeni di neuroplasticità cerebrale indotta dalla terapia robotica. Da una ricerca preliminare sono stati ottenuti 6981 articoli, selezionando infine un totale di 6 articoli [4-9]. Secondo le linee guida PICOS, abbiamo classificato 3 RCTs, 1 studio pilota e 2 studi osservazionali; sono stati coinvolti 75 pazienti in totale, con 1 drop out. Dai dati ricavati, 5 studi hanno differenziato la sede della lesione, definendo 10 stroke corticali, 34 sottocorticali e 6 misti. Inoltre 5 studi hanno specificato la dominanza emisferica dei pazienti arruolati, per un totale di 51 destrimani e 5 mancini. I protocolli analizzati hanno utilizzato metodiche di stimolazione cerebrale (TMS, tDCS) e di neuroimaging (EEG, MRI, fMRI) per lo studio dell’attività cerebrale. Tutti gli studi hanno descritto il numero di sessioni e la durata complessiva del trattamento riabilitativo robotico, ed in particolare 5 studi hanno anche descritto il protocollo utilizzato in ogni singola sessione. I dati emersi dal nostro studio hanno evidenziato l’efficacia della terapia robotica nel promuovere meccanismi di neuroplasticità che favoriscano il re-learning ed il recupero motorio in pazienti con disabilità cronica in esiti di stroke. Tuttavia, al fine di ottenere protocolli riabilitativi maggiormente standardizzati, studi futuri dovrebbero superare i limiti dell’attuale eterogeneità riscontrata in letteratura, proponendo inoltre un maggior numero di RCTs, ampliando il campione dei pazienti trattati e promuovendo follow-up a lungo termine. [1] Linee guida. Spread. 2016. Vol. VIII. [2] Turner DL et al. “Neurophysiology of robot-mediated training and therapy: a perspective for future use in clinical populations” Frontiers in neurology vol. 4 184. 13 Nov. 2013. [3] Albert C. Lo et al. “Robot-Assisted Therapy for Long-Term Upper-Limb Impairment after Stroke” N Engl J Med 2010; 362:1772-1783. [4] Sergi F et al. “Predicting Efficacy of Robot-Aided Rehabilitation in Chronic Stroke Patients using an MRI-Compatible Robotic Device” Conf Proc IEEE Eng Med Biol Soc. 2011; 2011: 7470–7473. [5] Pellegrino G et al. “Inter-hemispheric coupling changes associate with motor improvements after robotic stroke rehabilitation” Restorative Neurology and Neuroscience 30 (2012) 497–510.

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[6] Edwards DJ et al. “Raised corticomotor excitability of M1 forearm area following anodal tDCS is sustained during robotic wrist therapy in chronic stroke” Restor Neurol Neurosci. 2009; 27(3): 199–207. [7] Dodakian L et al. “Targeted engagement of a dorsal premotor circuit in the treatment of post-stroke paresis” NeuroRehabilitation 33 (2013) 13–24. [8] Ang KK et al. “A Randomized Controlled Trial of EEG-Based Motor Imagery Brain-Computer Interface Robotic Rehabilitation for Stroke” Clinical EEG and Neuroscience, Volume: 46 issue: 4, page(s): 310-320. [9] Ang KK et al. “Facilitating Effects of Transcranial Direct Current Stimulation on Motor Imagery Brain-Computer Interface With Robotic Feedback for Stroke Rehabilitation” Archives of Physical Medicine and Rehabilitation 2015;96(3 Suppl 1):S79-87.

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Abstract 27 - ACCETTABILITÀ E USABILITÀ DI UN DISPOSITIVO DI REALTÀ VIRTUALE IMMERSIVA NELLA FASE CRONICA POST-ICTUS: IL MAGIC GLASS -

Moriconi Stefano*[1], Millevolte Marzia[1], Capecci Marianna[1], Coccia Michela[1], Carlino Riccardo[1], Di Gregorio Sonia[1], Grafeo Sascia[1], Chiatti Carlo[2], Covotta Francesca[2], Borioni Alessandro[2], Bolognini Sara[2], Ceravolo Maria Gabriella[1]

- [1]Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Clinica di Neuroriabilitazione AOU Az Osp. Riuniti - Università Politecnica delle Marche ~ ANCONA ~ Italy - [2]Tech4Care Srl ~ 60015 Falconara Marittima (AN) ~ Italy

# Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Nell’ultima decade si sono notevolmente evolute le tecnologie a supporto della riabilitazione dei soggetti che abbiano subito ictus. In particolare la realtà virtuale (VR) ed i videogiochi interattivi hanno rapidamente affiancato i trattamenti convenzionali per la loro utilità nell’aumentare il tempo totale dedicato alla riabilitazione e nel miglioramento della funzionalità dell’arto superiore e dell’autonomia nelle ADL(1). I sistemi di VR specificatamente ideati per la riabilitazione sembrano avere una maggiore efficacia in questo senso, se confrontati con quelli sviluppati per altri scopi (2), ad esempio per il gaming. Il dispositivo “Magic Glass” rappresenta un sistema integrato di realtà virtuale immersiva sviluppato per consentire ai pazienti di svolgere riabilitazione cognitiva e fisica a domicilio, tramite serious games basati sul paradigma della mirror therapy. L’efficacia di quest’ultima è stata dimostrata nel recupero della funzionalità degli arti superiori e per il miglioramento dell’autonomia nelle ADL(3), se associata alla riabilitazione convenzionale. Lo studio si propone di valutare accettabilità e usabilità del sistema “Magic-Glass” come strumento di riabilitazione domiciliare Sono stati arruolati 30 soggetti con esiti di ictus a più di 2 settimane dall’evento acuto, in grado di mantenere autonomamente la posizione seduta e che non presentassero deficit severi delle funzioni corticali superiori. Al T0 sono stati somministrati: Barthel Index, Lawton Instrumental Activities of Daily Living Scale (IADL), Modified Rankin Scale (MRS), Montreal Cognitive Assessment (MOCA), Stroke Specific Quality of Life (SS-QOL) e System Usablity Scale (SUS). I soggetti inclusi nello studio hanno ricevuto il sistema “Magic Glass” a domicilio, con l’invito ad utilizzarlo a loro discrezione e sono stati monitorati il grado di soddisfazione ed il tempo medio di utilizzo quotidiano. Dei 31 pazienti screenati (19 M, età: 62 anni, range 35-74, latenza dall’ictus: 7,4 +/- 7,3 anni, emiparesi sinistra in 19 casi), 4 (di cui 3 F, tutte con emiparesi dx) sono risultati screening failure, sulla base di criteri di usabilità e accettabilità. Nei restanti 27 casi, il punteggio alla scala SUS è apparso pari a 40 +/- 7,3 (vs 23,2 +/- 10,5 dei soggetti esclusi). Inoltre, nei pazienti elegibili si rilevava: punteggio MOCA pari a 24,5 +/- 2,6 (vs 21, +/- 1 nei soggetti screening failure) ; Barthel index : 73 +/- 25% (non diverso dai soggetti esclusi). Il monitoraggio a un mese dall’installazione mostra un utilizzo quotidiano del dispositivo , per una durata giornaliera media di circa 15 minuti (range 5 – 30 min) Tra i diversi parametri clinici, l’unico significativamente associato con la durata di utilizzo quotidiano è risultato essere il tono dell’umore: migliore l’umore, maggiore l’utilizzo. L’età, il genere, il livello di autonomia residua, e il punteggio MoCA non sono invece risultati predittivi dell’utilizzo del sistema. I dati preliminari emersi suggeriscono che il sistema “Magic Glass” possa essere ben accettato dalla maggior parte di soggetti con emiparesi conseguente a ictus, a dispetto di variabili demografiche, cliniche e funzionali. La presenza di una percezione di scarsa qualità di vita sembra l’unico predittore sfavorevole della compliance dei pazienti nei confronti del sistema. L’esecuzione di un repetitive task training e la possibilità da parte dei prescrittori di monitorare a distanza i risultati ottenuti dai soggetti, pone le basi per un approccio tele-riabilitativo in grado di migliorare la funzionalità dell’arto superiore paretico (4,5). 1. Laver KE Et al. Cochrane Database Syst Rev. 2017; 11: CD008349. 2. Maier, M Et al. Neurorehabilitation and Neural Repair 2019; 30: 1545968318820169 3. Thieme H Et al. Cochrane Database Syst Rev. 2018; 7: CD008449. 4. Pollock A Et al. Cochrane Database Syst Reviews 2014; 11: CD010820. 5. Laver KE Et al. Cochrane Database Syst Reviews 2013;12: CD010255.

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Abstract 33 - AN INTEGRATED TELEREHABILITATION SYSTEM, COMBINING COGNITIVE,SPEECH AND MOTOR TREATMENTS IN STROKE PATIENTS. A MULTICENTRIC STUDY. -

Della Pietà Camilla*[1], Cacciante Luisa[1], Federico Sara[1], Maistrello Lorenza[1], Turolla Andrea[1], Agostini Michela[1]

- [1]Fondazione Ospedale San Camillo IRCCS ~ Venezia ~ Italy

# Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Stroke rehabilitation is an important component of post-stroke care and it is more effective the sooner it begins (Johansson & Wild 2011). Telerehabilitation is defined as the ability to provide distance support, an alternative way of delivering rehabilitation services. Tele-rehabilitation has emerged as a promising intervention for stroke patients aiming to administer remotely supervised treatments of physical, cognitive, speech domains, and other forms of therapies to improve motor, cognitive, and neuro-psychiatric deficits from stroke (Sarfo et all., 2018). We enrol patients from 18 to 80 years old at 2 to 18 months after an ischemic stroke event. Mental illness, dementia, recent fractures, former acquired brain injury are considered as exclusion criteria. 20 tele-treatment sessions are provided in the 6 weeks following hospital discharge. The treatment is based on an innovative technological workstation equipped with a proprietary videoconference codec located in the hospital, that allows the therapist to get the full control of the remote device and watch either the patient either the VRRS (Virtual Reality Rehabilitation System) Home Tablet simultaneously, so then he can interact with the patient in real time through a dedicated videoconference tool. The VRRS Home Tablet is the device that finally makes possible home tele-rehabilitation, not only cognitive, speech therapy, but also motor rehabilitation. Outcome measures: Fugl-Meyer upper extremity scale (F-M UE), Nine hole pegboard test, Box & Block Test, Ashworth Scale, Montreal Cognitive Assessment (MoCA), Bells Test, phonemic fluency, semantic fluency, symbol digit modalities test (SDMT), Barthel Index, Beck Depression Inventory II, Aachener Aphasia Test (AAT). At the end of the protocol, Satisfaction Measure Questionnaire, System Usability Scale, Technology Acceptance Model Questionnaire are delivered. The project is ongoing, analyses are still in process because we are waiting data from other involved Hospitals. We expect that this type of integrated rehabilitation can improve patient’s general performance (motor, cognitive and language domains) and support caregivers in care of patients. Integration of telerehabilitation into clinical practice represents one of the main challenges of modern medicine. While widespread access to the internet and portable technologies offer the opportunity for managing complications associated with chronic conditions in a home-based, patient-centered model of care, the important aim of this project is to guarantee an integrated approach to care. Telerehabilitation could be a good alternative way of delivering rehabilitation services, to increase frequency and intensity of treatments, and to extend time of rehabilitation; reducing costs and time spent by travel. Sarfo, F. S., Ulasavets, U., Opare-Sem, O. K., & Ovbiagele, B. (2018). Tele-Rehabilitation after Stroke: An Updated Systematic Review of the Literature. Journal of Stroke and Cerebrovascular Diseases. Johansson, T., & Wild, C. (2011). Telerehabilitation in stroke care–a systematic review. Journal of telemedicine and telecare, 17(1), 1-6.

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Abstract 37 - EFFETTI DI UN TRATTAMENTO INTEGRATO STIMOLAZIONE TRANSCRANICA A CORRENTE CONTINUA E TERAPIA ROBOTICA PER IL POLSO IN PAZIENTI POST-ICTUS IN FASE SUBACUTA: RISULTATI DI UNO STUDIO CLINICO RANDOMIZZATO CONTROLLATO -

Mazzoleni Stefano*[2], Tran Vi Do[2], Falchi Elisa[3], Posteraro Federico[4]

- [2]Scuola Superiore Sant'Anna ~ Pisa ~ Italy - [3]Centro di Riabilitazione "Auxilium Vitae" ~ Volterra (Pisa) ~ Italy - [4]Azienda USL Toscana Nord-Ovest ~ Lido di Camaiore (Lucca) ~ Italy

# Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

La ricerca di trattamenti efficaci, affidabili e sicuri in grado di promuovere il recupero funzionale dopo l'ictus ha portato a un crescente interesse verso l'utilizzo di soluzioni tecnologiche, basate su sistemi robotici [1] e stimolazione corticale non invasiva [2]. Al momento solo pochi studi clinici si sono focalizzati all'applicazione di queste tecnologie a pazienti post-ictus in fase subacuta [3]. L'obiettivo di questo studio è presentare i dati di uno studio RCT basato su tDCS associata a trattamento robotico per il polso in pazienti post-ictus in fase subacuta valutati con scale cliniche e parametri cinematici. Sono stati reclutati 39 pazienti con esito da ictus in fase subacuta (9-55 giorni dall'evento acuto), intervallo di età 18-88, 15 uomini, 24 donne, con danno motorio a carico dell'arto superiore a seguito di ictus di natura ischemica (29) ed emorragica (10), 22 con emiparesi destra e 17 con emiparesi sinistra. I pazienti sono stati assegnati in modo casuale al gruppo sperimentale (GS) o al gruppo di controllo (GC) ed erano ciechi rispetto l'assegnazione al gruppo. Il livello del danno motorio dell'arto superiore per ciascun paziente all'ammissione è stato valutato mediante la sezione “Stage of Arm” di Chedoke-McMaster (CM) Stroke Assessment Scale (4.30±1.38 per GS, 5.05±1.08 per GC). Tutti i pazienti avevano lato dominante destro. Il comitato etico locale ha approvato il protocollo sperimentale e ogni paziente ha fornito il consenso informato scritto. E’ stato utilizzato il sistema robotico InMotion wrist (Bionik Laboratories, Watertown, MA, USA) a tre gradi di libertà: abduzione-adduzione, flesso-estensione, prono-supinazione. Per la stimolazione tDCS è stato utilizzato il sistema HDCkit (Newronika Srl, Milano). Trattamento: 5 sessioni/settimana, 6 settimane. Ciascuna sessione formata da trattamento robotico per il polso (circa 1000 movimenti di reaching). Pazienti GS in aggiunta al trattamento riabilitativo standard eseguivano sessioni quotidiane di terapia robotica insieme a tDCS. Durante i primi 20 minuti ogni paziente ha ricevuto stimolazione (2 mA). Pazienti CG ricevevano stimolazione sham. Sono stati registrati i dati cinematici durante ogni sessione. Scale cliniche di valutazione utilizzate: Fugl-Meyer/arto superiore (FM/ue), Fugl-Meyer/polso (FM/w), Modified Ashworth Scale per il polso (MAS/w), Motricity Index (MI), Box and Block test (B&B). Il confronto dei punteggi delle scale cliniche prima del trattamento tra GS e GC non ha mostrato differenze significative. La tabella 1 e tabella 2 mostrano i valori delle scale cliniche per il GS e GC rispettivamente. In entrambi i gruppi sono stati osservati miglioramenti significativi nei punteggi FM/ue (p<0.001), FM/w (p<0.001) e MI (p<0.001). Non sono stati osservati miglioramenti significativi nei punteggi MAS/w. Solo nel GC è stato osservato un miglioramento significativo in B&B (p<0.001). L'analisi dei parametri cinematici ha mostrato un miglioramento significativo della velocità media della componente abduzione (direzione Nord), adduzione (direzione Sud) e flessione (direzione Ovest) in entrambi i gruppi. I valori del jerk normalizzato hanno mostrato un decremento significativo nella componente abduzione in entrambi i gruppi. I risultati di questo studio RCT mostrano che il trattamento riabilitativo basato su tDCS (anodo su emisfero danneggiato) non mostrano alcun vantaggio aggiuntivo alle prestazioni motorie dell'arto superiore che risultano migliorate in entrambi i gruppi, probabilmente grazie all'intensità elevata e il numero di ripetizioni associate alla terapia robotica per il polso. Risultati precedenti del nostro gruppo hanno dimostrato la necessità di focalizzarsi sui segmenti prossimali [9]. Gli effetti non significativamente rilevanti della integrazione di un trattamento tDCS e un trattamento

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assistito dal robot sull’articolazione del polso sono stati dimostrati mediante il confronto pre- e post-trattamento utilizzando sia scale cliniche sia parametri cinematici. Una possibile spiegazione per la mancanza di evidenza di effetti è riconducibile al tempo di somministrazione che dovrebbe essere distanziato rispetto alla terapia assistita da robot. [1] Kwakkel et al., “Effects of robot-assisted therapy on upper limb recovery after stroke: a systematic review,” Neurorehabil Neural Repair, vol. 22, pp. 111-21, 2008. [2] Stagg et al., “Studying the effects of transcranial direct-current stimulation in stroke recovery using magnetic resonance imaging,” Frontiers in Human Neuroscience, 7, 857, 2013. [3] Hesse et al., “Combined transcranial direct current stimulation and robot-assisted arm training in subacute stroke patients: an exploratory, randomized multicenter trial,” Neurorehabil Neural Repair, vol. 25, pp. 838–46, 2011. [4] Mazzoleni et al., “Effects of proximal and distal robot-assisted upper limb rehabilitation on chronic stroke recovery,” NeuroRehabilitation, vol. 33, pp. 33-9, 2013.

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Abstract 44 - STUDIO PILOTA DI EVIDENZE CLINICHE RIABILITATIVE SUL RECUPERO COMPLETO DEL CARICO IN FASE SUBACUTA IN PAZIENTI CON ARTROPROTESI ELETTIVA DI ANCA SOTTOPOSTI A TRATTAMENTO CON HUNOVA -

Fanizza Vitantonio[1], Circelli Tito*[1], Tattoli Pasqualina[1], Durante Giorgio[1], Papeo Giovanni[1], Dinoia liliana[1], Maltese Leonardo[1], Del Re Claudia[1]

- [1]Riabilia - Gruppo Korian ~ Bari ~ Italy

# Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Hunova è un dispositivo medico-robotico programmabile in grado di affiancare il fisioterapista per il trattamento di patologie che interessano: caviglia, ginocchio, anca e colonna vertebrale. Consiste in due piattaforme elettromeccaniche a due gradi di libertà, una a livello dei piedi ed una a livello della seduta. La pedana mobile per i piedi e la seduta sono connesse rigidamente agli assi robotici di movimentazione per mezzo di un sensore di coppia e forza (sensore a 6 assi). Il dispositivo è associato all’utilizzo di un sensore wireless posto sul tronco del paziente che permette di controllare il movimento del busto. Gli esercizi eseguibili con il dispositivo sono accompagnati da applicazioni grafiche, molto simili a semplici videogame, con le quali il paziente interagisce per portare a termine l’attività. Hunova consente di applicare le tradizionali pratiche rieducative utilizzate in modo intensivo e ripetibile ed offre parametri oggettivi per valutare il recupero dei pazienti e l’efficacia della terapia. In base alla patologia, vengono utilizzati dei protocolli terapeutici prestabiliti. Nei pazienti sottoposti a protesi d’ anca il trattamento consiste in quattro fasi di educazione motoria che può iniziare dal terzo giorno post operatorio oppure quando il paziente è in grado di mantenere la posizione ortostatica. Il campione esaminato nel presente lavoro è composto da 40 pazienti, 21 maschi e 19 femmine selezionati in maniera da valutare anche i possibili fattori aggiuntivi di rischio legati al sesso. L’età media del campione è 70 anni i maschi hanno un età media di 69 le femmine 71. Tra i pazienti in esame 35 (87,5%) hanno una diagnosi d’ingresso di coxartrosi non specificata, 2 sono secondarie a displasia congenita dell’anca (5%) e 3 (7,5%) a necrosi della testa femorale. In tutti i pazienti sono state impiantate protesi cementate con accesso laterale. Per evitare l’ influenza negativa sul processo di riabilitazione di fattori di rischio aggiuntivi, abbiamo volutamente escluso pazienti con patologie cardiovascolari e dismetaboliche o altre comorbidità di entità tale da compromettere l’esecuzione di un protocollo accelerato di riabilitazione postoperatoria. Il tempo medio di degenza, è stato 30 giorni, mentre la degenza postoperatoria è risultata mediamente pari a 3 giorni. Sono stati esclusi dal campione i pazienti con turbe importanti delle funzioni cognitive che sono state indagate mediante l’ esecuzione del MMSE (Mini Mental State Examination). Tutti i pazienti hanno cominciato la riabilitazione a letto il giorno stesso dell’ingresso presso la Nostra Struttura e l’hanno continuata ininterrottamente adattandola all’ evoluzione del decorso ed alle condizioni di stabilità clinica e di compliance del singolo paziente fino al momento della dimissione. Di questi 40 pazienti, 20, di cui 10 femmine e 10 maschi hanno effettuato un protocollo riabilitativo tradizionale, mentre gli altri 20, di cui 11 maschi e 9 femmine, hanno eseguito il trattamento con Hunova. Per la valutazione dell’ equilibrio e della stabilità, gli autori hanno utilizzato 3 scale: la Western Ontario and Mc Master University (WOMAC), la Gait Assessment Rating Scale (GARS) e Harris Hip Score. Il programma riabilitativo postoperatorio è stato condotto in maniera analoga nei due gruppi del campione ed è volto al recupero funzionale ottimale del paziente nel periodo relativamente breve della degenza postchirurgica ed alla contemporanea riduzione e prevenzione delle complicanze possibili in tale fase. Nella riabilitazione post-protesica sono di norma previsti anche esercizi di rieducazione e facilitazione neuromuscolare propriocettiva che tuttavia non sono facilmente praticabili in un protocollo accelerato come quello eseguito nella nostra esperienza. Durante il percorso riabilitativo vengono somministrati costantemente le scale di valutazione. Nella valutazione dei risultati abbiamo preso in considerazione: il tempo medio dei due gruppi per raggiungere il carico completo sull’arto operato; tale parametro è fondamentale nella acquisizione di una corretta dinamica del passo. Si è visto che il gruppo trattato con la robotica Hunova ha raggiunto tali risultati

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in una tempistica pari al 30% inferiore rispetto alla riabilitazione tradizionale nel periodo rieducativo prestabilito. I risultati ottenuti con il protocollo proposto Hunova si sono dimostrati molto favorevoli in termini di recupero di un ottimale assetto posturale statico e dinamico in tempi relativamente brevi. La riabilitazione con Hunova attuata con un progetto individuale adattato alle condizioni generali del paziente ed attentamente monitorizzato è, sulla base della esperienza riportata, fondamentale per il buon esito dell’intervento ai fini del recupero funzionale e dell’autonomia dei pazienti. Inoltre, riduce i costi abbassando i tempi di ricovero medio e limitando al minimo la necessità di ulteriore degenza presso strutture di riabilitazione.

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Abstract 48 - EFFETTO DEL TRAINING LOCOMOTORIO ROBOTIZZATO SUL LIVELLO DI INDIPENDENZA E LA QUALITÀ DI VITA IN PERSONE AFFETTE DA LESIONE MIDOLLARE IN FASE CRONICA. -

MARANI MANUELA*[1], VOLINI SILVIA[2], BONATTI ENRICA[2], BASINI GIACOMO[1], GIOVANNINI GIULIA[1], CARPINELLI VALENTINA[1], BONAVITA JACOPO[1]

- [1]MONTECATONE MRI ~ IMOLA ~ Italy - [2] ~ IMOLA ~ Italy

# Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

L’esoscheletro antropomorfo EKSO-GT™ (Ekso Bionics, USA), in uso dal Luglio 2015 nella pratica riabilitativa all’interno dell’Istituto di Montecatone, è stato oggetto di uno studio osservazionale volto a descrivere le risposte a tale training in persone affette da lesione midollare incompleta motoria con possibilità di deambulazione terapeutica o funzionale (AIS C o D) in un setting di riabilitazione intensiva ospedaliera. Dal campione totale reclutato (43 soggetti) è stata presa in analisi una sottopopolazione di 14 soggetti mielolesi incompleti motori in fase cronica (oltre 12 mesi). L’ obiettivo primario di tale analisi è la descrizione delle risposte funzionali al training mediante la somministrazione di test specifici oggettivanti le caratteristiche cinetiche a tempi stabiliti (test 10 metri a T0 inizio trattamento e T1 dopo 12 sessioni) senza e con esoscheletro indossato, le modifiche del livello di indipendenza (mediante somministrazione della scala SCIM) e della percezione di qualità di vita (attraverso la somministrazione dell’ISCI QOL Basic Data Set). I pazienti arruolati hanno età compresa tra i 21 e i 69 anni; il sesso maschile è il più rappresentato. L’eziologia traumatica della lesione è la più frequente. I paziente con paraplegia sono più numerosi di quelli con tetraplegia. L’analisi statistica dei dati è stata condotta mediante l’utilizzo del software R utilizzando i test di Wilcoxon per dati appaiati. Il test dei 10m con e senza esoscheletro indossato si è dimostrato significativamente migliorato tra T0 e T1 in termini di minor tempo necessario a percorrere 10 metri (rispettivamente p-value 0.0005485 e 0.03304). I dati relativi al livello di indipendenza testati mediante somministrazione delle scala SCIM a T0 e T1 non hanno invece evidenziato una differenza significativa (p-value 0.09822). Anche la sottoanalisi dei risultati del solo item SCIM-mobilità a T0 e T1 non si è dimostrata significativamente variata (p-value 0.2759). Il questionario relativo alla percezione di qualità della vita (ISCI Quality of Life Basic Data Set) somministrato a T0 e T1 si è mostrato significativamente variato in termini di maggior grado di soddisfazione rilevato (p-value 0.01587). Dai risultati ottenuti possiamo concludere che il training robotizzato con esoscheletro EKSO-GT™ proposto in fase cronica a persone con mielolesione incompleta motoria, integrato all’interno di un percorso riabilitativo convenzionale, possa facilitare il raggiungimento di una miglior performance locomotoria, sia essa terapeutica o funzionale, in termini di velocità pur tuttavia non influenzando il livello di autonomia già acquisito. Detto trattamento, sicuro e ben tollerato, sembra contribuire ad una maggiore soddisfazione della propria qualità di vita. I dati presentati, di ridotta numerosità del campione, sembrano pertanto indicare che l’utilizzo del training locomotorio robotizzato overground sia utile in una fase cronica dopo mielolesione per i potenziali effetti favorenti la performance locomotoria e il miglioramento della qualità di vita; rispetto a tale ultima valutazione si può infatti presumere che tale training abbia potenziali effetti positivi sia rispetto alla salute fisica che al benessere psicologico. Tale osservazione indirizza prossime valutazioni rispetto a modifiche di parametri psico-fisici (dolore, spasticità, funzione cardio-respiratoria, stato dell’umore…). Il livello di autonomia personale in tale gruppo di persone, già raggiunto e consolidato anche nel proprio contesto di vita, non ha invece subito modifiche migliorative. Tale risultato, anche rispetto alla singola valutazione dell’item mobilità, a nostro avviso potrebbe risentire del la ridotta numerosità del campione. Una più ampia casistica potrebbe portare a risultati utili a meglio indirizzare protocolli di uso di tale device rivolti a pazienti mielolesi in fase cronica. Locomotor training for walking after spinal cord injury (Review). Mehrholz J, Kugler J, Pohl M.

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Cochrane Library 2012, Issue 11 Exoskeleton gait training after spinal cord injury: An exploratory study on secondary health conditions. Baunsgaard CB1, Nissen UV, Brust AK, Frotzler A, Ribeill C, Kalke YB, León N, Gómez B, Samuelsson K, Antepohl W, Holmström U, Marklund N, Glott T, Opheim A, Penalva JB, Murillo N, Nachtegaal J, Faber W, Biering-Sørensen F. J Rehabil Med. 2018 Sep 28;50(9):806-813. doi: 10.2340/16501977-2372

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Abstract 91 - EFFECTS OF A SINGLE-SESSION ROBOT-ASSISTED GAIT TRAINING (RAGT) ON BALANCE CONTROL IN PERSONS AFTER STROKE - A PILOT STUDY -

MAZZOLENI DANIELE*[1], CASTELLI ALBERTO[1], BUTTACCHIO GIANPIERO[1], TERRANOVA DAVIDE[1], FAGNANI EMANUELA[1], DIGIACOMO FABIO[1], BOSCO GIOVANNA[1], BARTOLO MICHELANGELO[1]

- [1]HABILITA UNITA' DI NEURORIABILITAZIONE ~ CISERANO ~ Italy

# Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Stroke is the leading cause of disability in adults, causing millions of patients every year to face with limitations in ADL (activities of daily living). Studies on balance impairment report that stroke survivors have greater postural sway, balance disorders and asymmetry of weight bearing than healthy age-matched volunteers. Scientific literature demonstrated that impairment of postural balance is also related to walking disability so its rehabilitation is important to improve gait function too. However, at the best of our knowledge few papers analyzed the effect of RAGT (Robot-Assisted Gait Training) on postural balance in order to define better prescription of training. OBJECTIVE In the hypothesis that RAGT could induce short and long term improvements on balance ability, the aim of this pilot study was to evaluate postural balance effects after a single RAGT session in stroke patients. METHODS We defined the following inclusion and exclusion criteria. Inclusion criteria: diagnosis of first ever stroke, MMSE (Mini Mental Status Examination) ≥ 24, Standing Balance Score ≥ 2. The exclusion criteria were all contraindications to perform RAGT. Every eligible patient performed a complete neurological and functional evaluation, including the following validated scales: Tinetti Clinical Scale and Standing Balance Scale. Moreover subjects were evaluated with a balance board (Khimeya balance board by Khimeya®, Padova, Italy) both before (T0), < 10 minutes later (T1) and 90 minutes (T2) after the single session of RAGT. RAGT session was performed by means of a robotic exoskeleton Lokomat® (Hocoma AG, Zurich, Switzerland) and it lasted 20 minutes, at 1.7 km/h with a complete level of assistance and 50% of weight support. The measurements were recorded standing on the balance board for 30 seconds both with opened and closed eyes. The following outcomes were considered: Average Anteroposterior Value of COP (Center of Pressure), Average Anteroposterior Distance of COP and Difference of Mediolateral Range quantified in millimeters. To provide evidence of improvements of balance parameters the comparison of data was calculated as difference between T1-T0, T2-T1 and T2-T0 using the unpaired Student’s t-test. A P value ≤ 0.05 was considered as statistically signficant. RESULTS Six patients (4M, 2F) with a mean age (± SD) of 66.5 ± 11.8 years have been enrolled. Statistically significant results have been detected for Average Anteroposterior Value of COP with opened eyes (T1-T0) (p=0.03) and for Difference of Mediolateral Range with closed eyes (T2-T1) (p=0.01). Difference of Mediolateral Range (T2-T0) and Average Anteroposterior Distance of COP with opened eyes (T2-T0) showed a statistically significant trend. In fact after 90 minutes stability gain trend improved in terms of Difference of Mediolateral Range and for Average Anteroposterior Distance but not for Average Anteroposterior Value (p=0.10): improvement indeed was recognizable only at T1-T0 (p=0.03). After 90 minutes still not statistically significant changes with closed eyes were reported, but an improvement trend is recognizable for Difference of Mediolateral Range (T2-T0) (p=0.10) and for Average Anteroposterior Distance (T2-T0) (p=0.40). CONCLUSION

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The results of this study showed that a single session of RAGT may improve antero-posterior and medio-lateral balance control in stroke patients. Important changes in balance control are recognizable with opened eyes but a positive trend with closed ones is present too. Visual cues still have an important balance compensation role after a single session, however these results encourage RAGT rehabilitation use in post stroke patients in order to improve postural balance system with higher and better proprioceptive inputs integration. The main limit of this study was the few number of patients enrolled, but the developed protocol can be used in a future study. Future studies are needed to improve our knowledge about the specific effects of the robotic machines. 1. De Haart M, Geurts AC, Huidekoper SC, Fasotti L, van Limbeek J. Recovery of standing balance in post-acute stroke patients: a rehabilitation cohort study. Arch Phys Med Rehabil, 2004, Jun, 85(6): 886-95 2. Horak FB. Postural orientation and equilibrium: What do we need to know about neural control of balance to prevent falls? Age Ageing, 2006 3. Scoppa F, Capra R, Gallamini M, Shiffer R. Clinical stabilometry standardization: Basic definitions – Acquisition interval – Sampling frequency. Gait Posture, 2013, Feb, 37 (2): 290-292 4. Laufer Y1, Sivan D, Schwarzmann R, Sprecher E. Standing balance and functional recovery of patients with right and left hemiparesis in the early stages of rehabilitation. Neurorehabil Neural Repair, 2003, Dec,17(4): 207-13.

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Abstract 93 - UNA NEUROPROTESI INDOSSABILE PER LA RIABILITAZIONE DELL’ARTO SUPERIORE IN SOGGETTI CON ESITI DI ICTUS: RISULTATI PRELIMINARI DELLO STUDIO RANDOMIZZATO CONTROLLATO RETRAINER S2. -

Gasperini Giulio*[1], Rossini Mauro[1], Immick Nancy[2], Agusten Andreas[2], Crema Andrea[3], Baccinelli Walter[4], Bulgheroni Maria[4], Micera Silvestro[3], Krakow Karsten[2], Molteni Franco[1]

- [1]Centro di Riabilitazione Villa Beretta ~ Costa Masnaga ~ Italy - [2]Asklepios Neurologische Klinik Falkenstein ~ Konigstein ~ Germany - [3]Ecole Polytechnique Federale de Lausanne, Switzerland ~ Lausanne ~ Switzerland - [4]Ab.Acus, Milan, Italy ~ Milano ~ Italy

# Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

L'ictus è la causa principale di disabilità acquisita in soggetti adulti, con un impatto sulla funzione dell’arto superiore[1]. La letteratura concorda sul fatto che il recupero funzionale dell’arto superiore dopo l'ictus è influenzato positivamente da intensità, ripetitività, specificità del compito motorio oltre che da una corretta integrazione di afferenze sensorimotorie [2] La Stimolazione Elettrica Funzionale (NMES) è uno dei trattamenti utilizzati per recuperare l'uso dell'arto paretico dopo un ictus e migliorare la capacità di presa [3]. RETRAINER S2 è una neuroprotesi indossabile sperimentale per la riabilitaizone dell’arto superiore in soggetti con esiti di un ictus a livello subacuto o cronico precoce. Questo lavoro descrive i risultati preliminari di uno studio multicentrico controllato randomizzato (RCT) volto a valutare l'efficacia del sistema nel recupero delle funzioni della mano. Lo studio RCT è stato registrato su ClinicalTrials.gov con numero di registrazione NCT03199833. I centri clinici coinvolti erano due uno in Germania e uno in Italia. Il sistema RETRAINER S2 è costituito da uno stimolatore elettrico funzionale con un multiplexer che è in grado di comandare tre matrici 4x4 di elettrodi di stimolazione applicabili sull’avambraccio del paziente in modo da stimolare i muscoli flessori ed estensori del polso e delle dita. Il punto preciso di stimolazione è selezionabile mediante una interfaccia grafica presente su un tablet che controlla il sistema. In questo lavoro vengono presentati risultati preliminari ottenuti su una campione 25 pazienti, dei 68 previsti dal protocollo complessivo, affetti da esiti di ictus reclutati con una distanza dall'evento acuto compresa tra due settimane e nove mesi. I criteri di inclusione erano: età compresa tra 18 e 85 anni, Motricity Index (MI) < 80%, attività muscolare residua a livello dei gruppi muscolari di braccio e spalla misurata mediante Medical Research Council >= 1, nessuna limitazione articolare, dolore o spasticità. I pazienti inclusi nello studio sono stati randomizzati in due gruppi: il primo eseguiva un ciclo di riabilitazione convenzionale (tutto ciò che normalmente veniva effettuato nei centri coinvolti per la riabilitazione dell’arto superiore, ad eccezione della terapia robotizzate), mentre il secondo utilizzava il sistema sperimentale RETRAINER S2 in aggiunta alla terapia convenzionale. Ogni partecipante ha effettuato tre sedute settimanali della durata di mezz’ora con il protocollo relativo al gruppo di appartenenza, in aggiunta al trattamento convenzionale di 60 minuti, per nove settimane di trattamento. Sono stati utilizzate le seguenti misure di outcome: Motricity Index (MI) e Action Research Arm Test (ARAT) all'inizio (T0), alla fine del trattamento (T1) e a distanza di un mese dal termine del trattamento (T2). Le analisi statistiche sono state eseguite utilizzando il Mixed Linear Model con una significatività di p<0.05. I risultati preliminari presentati in questo lavoro sono riferiti a 25 soggetti che hanno portato a termine il protocollo, reclutati presso il solo centro clinico italiano. I valori mediani di MI per il gruppo di controllo passano da 70 di T0 a 77 a T1 e 92 a T2 mentre per il gruppo sperimentale da 52 di T0 a 79 a T1 e 82 a T2 con una significatività p<0.001. I valori mediani di ARAT per il gruppo di controllo passano da 50 a T0, a 57 sia a T1 che aT2 mentre per il gruppo sperimentale da 21 a T0, a 50 sia a T1 che a T2 con una significatività p<0.001. L’analisi statistica comparativa tra i due gruppi nel tempo ha evidenziato un miglioramento statisticamente significativo a favore del gruppo sperimentale per tutte le misure di outcome considerate (p<0.05).

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Entrambi i gruppi hanno mostrato un miglioramento statisticamente significativo nelle misure di outcome utilizzate. Inoltre, nell’analisi comparativa tra i due gruppi, Il gruppo sperimentale ha mostrato un miglioramento statisticamente significativo rispetto al gruppo di trattamento tradizionale. 1 Coupar F et al. Simultaneous bilateral training for improving arm function afterstroke. Cochrane Database of Systematic Reviews 2010, Issue 4. Art. No.: CD006432. 2 S. M. Hatem, et a. “Rehabilitation of Motor Function after Stroke: A Multiple Systematic Review Focused on Techniques to Stimulate Upper Extremity Recovery,” Front Hum Neurosci, vol. 13, no. 10, art. 442, 2016. 3 T. A. Thrasher, et al. “Rehabilitation of Reaching and Grasping Function in Severe Hemiplegic Patients Using Functional Electrical Stimulation Therapy,” Neurorehabil. Neural Repair, vol. 22, no. 6, pp. 706–714, Jan. 2008.

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Abstract 94 - FATTIBILITÀ DELLA REALTÀ VIRTUALE NELLA TELERIABILITAZIONE DOMICILIARE NELLA MALATTIA DI PARKINSON: TRIAL CLINICO MULTICENTRICO RANDOMIZZATO CONTROLLATO (RCT) -

BALSAMO FRANCESCA*[1], MAGGIONI GIORGIO[1], GARZONIO FABIOLA[1], MATAMALA GOMEZ MARTA[2], DE ICCO ROBERTO[2], SANDRINI GIORGIO[3], TASSORELLI CRISTINA[3]

- [1]IRCCS ICSMAUGERI ~ VERUNO ~ Italy - [2]IRCCS FONDAZIONE MONDINO ~ PAVIA ~ Italy - [3]DIPARTIMENTO DI SCIENZE DEL SISTEMA NERVOSO E DEL COMPORTAMENTO, UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PAVIA ~ PAVIA ~ Italy

# Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

La malattia di Parkinson (MdP) è una malattia neurodegenerativa con trattamento farmacologico specifico, ma non curativo e programmi riabilitativi mirati prevalentemente al mantenimento. L’impiego della teleriabilitazione e della realtà virtuale sono in progressive aumento, tuttavia mancano evidenze. L'integrazione di questi approcci sembra però facilitare il miglioramento della qualità di vita (QoL). E’ attiva una Rete IRCCS di Neuroscienze con attivi numerosi progetti, tra essi l’implementazione di un network di Teleneuroriabilitazione con capofila I.R.C.C.S. Bonino Pulejo di Messina. Un sottoprogetto riguarda la sperimentazione clinica multicentrica randomizzata per teleriabilitazione con utilizzo di Realtà Virtuale Domiciliare (RVD) in MdP. Scopo dello studio è la fattibilità dell'integrazione di RVD e teleriabilitazione in una popolazione affetta da MdP; valutazione di efficacia del programma proposto in termini di qualità di vita e di outcome funzionale; valutazione del livello di compliance dei pazienti. Gli indicatori considerati nello studio sono: test del cammino dei 6 minuti (6 MWT), Mini-BesTest, Time Up and Go Test (TUG), punteggio di caduta / di quasi caduta, New Freezing of Gait Questionnaire (NFOG-Q), MDS-UPDRS sez.III, Cognition Montreal Assessment (MoCA), scala A-D/R (valutazione stati d’ansia e sintomi depressivi) e PDQ-8. Criteri di inclusione: punteggio di Hoehn & Yahr (H & Y) tra 1,5 e 3, età compresa tra 18 e 80 anni. Criteri di esclusione: MoCA <17,54; presenza di freezing e discinesia in MDS-UPDRS > 3. Centri partecipanti; previsti fino a 12 Centri IRCCS. I pazienti previsti per il reclutamento sono 110, con assegnazione randomizzata nel gruppo di controllo (CG) o nel gruppo dei casi in teleriabilitazione (TG). I pazienti TG eseguono un set di esercizi specifici con supporto di strumentazione e dispositivi RVD (tablet con controllo remoto, contatti programmati telefonici e/o in videoconferenza). Mentre i pazienti con CG eseguono un programma di riabilitazione standard. Tutti i pazienti (TG e CG) vengono rivalutati al termine delle 8 settimane di trattamento (T1) con gli stessi strumenti utilizzati allla valutazione iniziale (T0). Al termine dello studio viene inoltre consegnato a tutti i partecipanti un questionario autosomministrato sull’indice di gradimento (Client Satisfaction Questionnaire). Il reclutamento è in corso. Vengono quì considerati i risultati preliminari di 2 centri: IRCCS Maugeri e IRCCS Mondino. Sono stati arruolati con liste di randomizzazione 22 pazienti con MdP (12 in TG di cui 2 drop out e 10 in CG). Il punteggio medio H & Y è 1,8 in CG e 1,5 in TG. L'età media è 71 anni (66.5 in CG, 70.5 in TG). Tutte le scale di valutazione somministrate in entrambi i gruppi sono globalmente migliorate. Nella prova del 6-MWT, il puntegggio medio nel TG è migliorato, passando da 381.5 m a T0 a 481.5 m a T1. Nella prova del 6-MWT il puntegggio medio nel CG è peggiorato, passando da 347.5 m a T0 a 269.5 m a T1. Mentre il punteggio medio della velocità è rimasto simile per entrambi gruppi. Alla valutazione con Mini-BesTest il TG non ha presentato differenze a T0 e T1, mentre il CG ha mostrato punteggio peggiore dopo trattamento. Alla rivalutazione dopo 8 settimane di trattamento, sono stati riscontrati miglioramenti nella qualità di vita, e nelle abilità motorie e funzionali, in particolare nel gruppo dei pazienti telemonitarati abbiamo riscontrato buona compliance e accettazione della strumentazione domiciliare (RVD) e QoL.

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I pazienti con TG mostrano buoni risultati in termini di aderenza ai modelli DVR e teleriabilitazione. I risultati sono ancora del tutto preliminari, ma le osservazioni iniziali sul miglioramento dei risultati e sulla riduzione degli ostacoli sono incoraggianti. Bartolo M, Serrao M, Tassorelli C, Don R, Ranavolo A, Draicchio F, Pacchetti C, Buscone S, Perrotta A, Furnari A, Bramanti P, Padua L, Pierelli F, Sandrini G. Four-week trunk-specific rehabilitation treatment improves lateral trunk flexion in Parkinson's disease. Mov Disord. 2010 Feb 15;25(3):325-31; De Luca R, Bramanti A, De Cola MC, Trifiletti A, Tomasello P, Torrisi M, Reitano S, Leo A, Bramanti P, Calabrò RS. Tele-health-care in the elderly living in nursing home: the first Sicilian multimodal approach. Aging Clin Exp Res. 2016 Aug;28(4):753-9

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Abstract 97 - SIMPLIFYING CHRONICITY: AN INTEGRATED TELEREHABILITATION SYSTEM FOR PEOPLE WITH A STROKE. PRELIMINARY RESULTS OF A MULTICENTER STUDY -

Federico Sara*[1], Della Pietà Camilla[1], Cacciante Luisa[1], Jonsdottir Johanna[2], Agostini Michela[1]

- [1]Laboratory of Neurorehabilitation Technologies, Fondazione Ospedale San Camillo IRCCS ~ Venezia ~ Italy - [2]Fondazione Don Carlo Gnocchi IRCCS S. Maria Nascente ~ Milano ~ Italy

# Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Stroke remains one of the most common causes of adult disability in the world and together with the increase in the fragile population and other chronic diseases, it requires a multimodal therapeutic management. In parallel, the need to reduce the number and duration of hospital stays is increasingly highlighted. It follows from this that it is necessary to create new rehabilitative pathways to guarantee an appropriate continuity of care, ensuring multidisciplinary assistance with cost containment and optimization of resources. Telerehabilitation (TR) consists in the remote provision of rehabilitation treatments through information and communication technologies.TR allows to increase the intensity and duration of rehabilitation programs and the access to specialized treatment for patients with advanced diseases, reducing hospitalization time and associated costs. Data from several studies demonstrated the efficacy of Telerehabilitation treatment based on Virtual Reality for stroke rehabilitation, however these research has tended to focus on a single field of intervention. Furthermore, there have been few investigations on cost/benefit analysis. We are conducting a multicenter pilot study. We enrolled 12 subjects who met the following inclusion criteria: age between 18 to 80 years, at 2 to 18 months after a single ischemic stroke event. Mental illness, dementia, recent fractures, former acquired brain injury were considered as exclusion criteria. The treatment consisted in a rehabilitative cycle of 20 tele-treatment sessions provided after the hospital discharge, at minimum 1h/3 times/w for 6 weeks. The integrated telerehabilitation system of this study allowed the development of motor, speech and cognitive treatment. Each session was based on the remote control of a special VRRS-TR® workstation (Khymeia Group) connected via Internet and placed in the patient’s home and was administered by a qualified operator (physiotherapist, speech therapist and neuropsychologist). Primary outcomes were Satisfaction Measure Questionnaire, System Usability Scale, Technology Acceptance Model Questionnaire. Secondary outcomes were Fugl-Meyer Upper Extremity (F-M UE), Nine hole pegboard test, Box & Block, Ashworth, MoCA, Bells Test, Modified Barthel Index, SF36, Beck Depression Inventory, Aachener Aphasia Test (AAT). We analyzed data from 9 patients who completed the tele-treatment. There was one drop out and two treatments are ongoing. Three motor variables, among those analyzed, showed statistically significant changes in the post-treatment: the motor section of the F-M UE(p= 0,029), the Total score of the same scale (p= 0,020) and the Nine Hole Pegboard Test (p= 0,034). We expect that patients receiving this type of integrated telerehabilitation treatment can achieve general performance improvements (motor, cognitive and language domains). This multicenter study is still ongoing; participating Hospitals are recruiting patients and further data will be available shortly. Due to the limited data, it is not yet possible to estimate a cost-benefit analysis, but we expect that this system can reduce the costs related to the therapies. We also expect that this Integrated System can be accepted by patients and caregivers. This Integrated Telerehabilitation System allows to perform different rehabilitative methodologies, avoiding prolonged intensive hospital stays and intensifying care-delivering. Finally, we expect that this System can simplify the management of people with a stroke, achieving clinical improvements by optimizing time, costs and resources. Chen, Y., Abel, K. T., Janecek, J.T., Chen, Y., Zheng, K., & Cramer, S.C (2018). Home based technologies for stroke rehabilitation: A sistematic review. International Journal of Medical Informatics, 123(2019);11-12. Brennan, D. M., Mawson, S., & Brownsell, S. (2009). Telerehabilitation: enabling the remote delivery of healthcare, rehabilitation, and self management. Stud Health Technol Inform, 145(231), 48.

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Chen, J., Jin, W., Zhang, X.-X., Xu, W., Liu, X.-N., & Ren, C.-C. (2015). Telerehabilitation Approaches for Stroke Patients: Systematic Review and Meta-analysis of Randomized Controlled Trials. Journal of Stroke and Cerebrovascular Diseases, 24(12), 2660–2668.doi:10.1016/j.jstrokecerebrovasdis.2015.0

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Abstract 103 - EFFETTO DI UN SISTEMA DI TELERIABILITAZIONE BASATO SULLA TECNICA DELL’ACTION OBSERVATION NEL MIGLIORARE LA DESTREZZA IN SOGGETTI CON MALATTIA DI PARKINSON -

Capecci Marianna*[1], Pepa Lucia[2], Hibel Margherita[1], Grugnetti Martina[1], Ceravolo Maria Gabriella[1], Sale Patrizio[3]

- [1]Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università Politecnica delle Marche ~ ANCONA ~ Italy - [2]Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione, Università Politecnica delle Marche ~ ANCONA ~ Italy - [3]Dipartimento di Riabilitazione, Ospedale Sant'Isidoro Trescore Balneario (Bergamo) FERB Onlus ~ BERGAMO ~ Italy

# Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

La malattia di Parkinson (MP) è una patologia cronico-evolutiva ad elevata prevalenza (1% della popolazione sopra i 60 anni) e carico socio-economico mondiale (6·1 milioni di dollari (5·0–7·3) nel 2016). Un approccio assistenziale multidisciplinare e individualizzato associato ad un monitoraggio continuo rappresentano le fondamentali strategie per la gestione della disabilità evolutiva. Alla riabilitazione è riconosciuto un ruolo fondamentale accanto alle terapie farmacologiche e chirurgiche: promuovere l’attività fisica continuativa, garantire cicli di riabilitazione intensiva basata sull’utilizzo di tecniche aerobiche e task-oriented sono consigliate dalle linee-guida basate sull’evidenza perché efficaci nel controllo della disabilità globale e selettiva; tuttavia aggiungere tecniche di potenziamento dell’apprendimento motorio e raggiungere il paziente a casa con sistemi di teleriabilitazione potrebbero essere strategie utili ad ottimizzare l’approccio assistenziale alla MP nel lungo termine. Pertanto, come parte del progetto di ricerca GR-2011-02349761, abbiamo implementato una piattaforma web per l’erogazione della riabilitazione per il recupero dell’arto superioreerogata mediante tecniche di “Action Observation” (AO). L’obiettivo primario era quello di verificare la fattibilità (espressa come percentuale di soggetti che hanno completato il training domiciliare) e l’efficacia di un protocollo di allenamento della destrezza basato sull’osservazione di azioni videoregistrate e visionabili su una piattaforma web , programmata per monitorare numero e durata degli accessi. 12 soggetti affetti da MP (7 maschi), non dementi e capaci di deambulare autonomamente o con minima supervisione, sono stati arruolati nello studio dopo aver firmato il consenso informato. La valutazione clinico-funzionale prevedeva il monitoraggio della Unified Parkinson’s Disease Rating Scale, Box and Block test (BBT) , Nine Hole Peg Test (NHPT) , Small Coin Rotation Test (SCRT) , Small Lock Rotation Test (SLRT), Parkinson’s Disease Quality of Life Questionnaire – 39 (PDQ-39) Veniva eseguita all’arruolamento (T0) e ripetuta a 1(T1) e 5±1 (T2) mesi dall’arruolamento. Dopo la valutazione iniziale effettuata dal fisioterapista esperto in disordini del movimento, in ambulatorio, i soggetti venivano sottoposti ad un dettagliato addestramento all’uso del software da parte dell’ingegnere, Il paziente proseguiva il trattamento a domicilio in autonomia collegandosi al sito www.actionobservation.org , mediante un tablet fornito dagli sperimentatori o tramite il proprio PC e poteva contattare i clinici o l’ingegnere tramite una chat per chiarimenti. L’allenamento constava della ripetizione dopo osservazione di esercizi task oriented per l’arto superiore progressivi in termini di velocità d’esecuzione e differenziati per tipo di presa e movimento dell’arto. 11 hanno effettuato i follow-up clinici programmati. Uno è stato escluso per modifica sostanziale della terapia farmacologica nel periodo di follow-up. Le caratteristiche demografiche e cliniche dei pazienti arruolati sono riassunti nella tabella sottostante. Le caratteristiche cliniche e demografiche dei partecipanti al baseline seguono: • Genere (F/M): 7/5 • Età media: 67.9±8.6 anni • Durata di malattia: 8.2±2.3 anni • Hoehn & Yahr stage: 2.4±.7 • MoCA (Montreal Cognitive Assessment):27±2.0 • UPDRS parte II-ADL (punteggio): 9.1±2.2 Relativamente all’usabilità, si rilevavano 2 (17%) casi di scarsa aderenza al trattamento (ovvero partecipazione <10% del training richiesto), 2 (17%) casi di moderata aderenza (10-50% del training

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richiesto). Il 66% dei soggetti completava il training. L’aderenza al trattamento è risultata inversamente proporzionale sia al grado di compromissione motoria agli arti superiori alla valutazione basale, sia al miglioramento nella prestazione al test BBT con la mano destra (F=6.1; p=.03 AdjR2=33%). A T1, il BBT score è migliorato del 14% per il BBT (Z=% (Z=-2.9; p=.003) e del 12% il NHPT (Z=-2.7; p=.007) senza perdere significativamente il beneficio a T2. La piattaforma riabilitativa fornita per la riabilitazione della destrezza in soggetti con Malattia di Parkinson basata sull’osservazione del movimento è stata accettata e facilmente utilizzata dai pazienti. I soggetti arruolati hanno mostrato un’elevata aderenza alla terapia nel 66% dei casi ed un beneficio significativo e correlato all’utilizzo. La customizzazione degli esercizi rispetto alla compromissione personale dell’utente potrebbe migliorarne la compliance. 1. Buccino G, et al Mov Disord. 2011 Aug 15;26(10):1963-4. 2. Pelosin E, et al. Neurorehabil Neural Repair. 2010 Oct;24(8):746-52. 3. Poliakoff E. J Neuropsychol. 2013 Sep;7(2):241-54. doi: 10.1111/jnp.12005. Epub 2013 Jan 15. Review. 4. Abbruzzese G et al Parkinsonism Relat Disord. 2016 Jan;22 Suppl 1:S60-4.

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Abstract 40 - TRATTAMENTO DI IMITAZIONE SU PAZIENTI CON DISARTRIA ATASSICA: UNO STUDIO PILOTA. -

Gilioli Anna*[1], Nordio Sara[1], D'Imperio Daniela[1], Frugarello Paolo[1], Volpato Chiara[1], Meneghello Francesca[1], Semenza Carlo[2]

- [1]IRCSS San Camillo ~ Venezia ~ Italy - [2] ~ Venezia ~ Italy

# Riabilatazione del linguaggio

Questo studio preliminare indaga il ruolo dell’Imitazione nel trattamento del linguaggio di pazienti adulti con disartria atassica a seguito di lesioni sottocorticali e cerebellari. La disartria atassica è un disturbo motorio del linguaggio che caratterizza la maggior parte delle sindromi cerebellari, insieme ad un pattern di incoordinazione motoria. Diversi studi riportano che le strutture sottocorticali e cerebellari sembrano essere coinvolte nella regolazione del linguaggio, specialmente mediante connessioni cerebello-corticali, le quali proiettano alle cortecce frontoparietali (Krzyżewski et al. 2017). IMITAF, un trattamento computerizzato basato sull’Imitazione, supportata da meccanismi neurali che mappano un’azione osservata con una rappresentazione interna della medesima, è stato originariamente designato per i disturbi afasici (Zettin et al., 2018). Su questi presupposti, lo studio propone IMITAF come un potenziale candidato per il trattamento della disartria atassica, ipoteticamente attivando il sistema di apprendimento procedurale per acquisire programmi motori orali. L’obiettivo dello studio è quello di migliorare l’articolazione e la prosodia, due parametri che sono tendenzialmente danneggiati in pazienti con disartria atassica. Lo studio pilota include due gruppi di pazienti ricoverati presso l’IRCCS San Camillo (VE). Quello sperimentale è composto da 4 pazienti di lingua Italiana (età media= 50,5±5.02) tra cui 3 atassie spinocerebellari e 1 sclerosi multipla. Quello di controllo include 9 pazienti di lingua Italiana tra cui 5 atassie spinocerebellari e 4 sclerosi multiple. Il gruppo sperimentale si sottopone a un training giornaliero di 60 minuti con IMITAF (5 giorni/settimana per un mese) in aggiunta al trattamento logopedico standardizzato. Il trattamento di imitazione prevede 16 livelli, da parole bisillabiche a frasi complesse: è compito del clinico stabilire il livello di partenza per ogni singolo paziente in base alla gravità del disturbo disartrico, così come il passaggio da un livello a quello successivo. Invece, il gruppo di controllo è soggetto al solo trattamento logopedico standardizzato. Ogni soggetto viene valutato prima (T0) e dopo (T1) il trattamento, usando i parametri del “Protocollo di Valutazione Disartria e Disfonia” (De Biagi et al., 2018), considerando in particolar modo: durata fonatoria, diadococinesi, articolazione e prosodia. Inoltre, ogni participante riceve una valutazione neuropsicologica per assicurare adeguate riserve cognitive per la partecipazione allo studio. I risultati sono stati analizzati usando il test Mann-Whitney comparando il gruppo sperimentale e il gruppo di controllo sulla differenza tra T0 e T1 per ogni parametro (durata fonatoria, diadococinesi, articolazione, prosodia). Come ipotizzato, il gruppo sperimentale mostra un significativo miglioramento sia nella prosodia (Z=-2.512, p=0.012), sia nell’articolazione (Z=-2.533, p=0.011). Al contrario, non sono stati riportati effetti significativi per quanto riguarda durata fonatoria e diadococinesi. I pazienti di entrambi i gruppi mostrano un preservato funzionamento cognitivo rispetto alla valutazione neuropsicologica iniziale. Lo studio si propone di applicare IMITAF a pazienti con disartria atassica per migliorarne l’eloquio. Il miglioramento dell’articolazione e della prosodia è probabilmente dovuto al trattamento intensivo di ripetizione mediante Imitazione, il quale può allenare la memoria procedurale nell’acquisizione di sequenze motorie orali. Tale training è supportato da strutture sottocorticali e cerebellari. Al contrario, nessun miglioramento invece viene evidenziato per la durata fonatoria, possibilmente dovuto al fatto che gli items erano troppo corti (max 4 parole). Allo stesso modo, la diadococinesi non sembra incrementata significativamente in quanto IMITAF non allena realizzazioni motorie antagoniste. In conclusione, IMITAF sembra essere un efficace trattamento complementare a quello standard. Questo nuovo approccio

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computerizzato può proporsi come trattamento per la disartria andando ad attivare una via alternativa, come quella dell’apprendimento procedurale. In prospettiva futura, si propone l’uso del software in autonomia e in tele-riabilitazione per permettere al paziente di utilizzarlo anche al di fuori della struttura, mirando così ad effetti a lungo termine nel follow-up. De Biagi F, Frigo AC, Andrea T, Sara N, Berta G, et al. (2018) Italian Validation of a Test to Assess Dysarthria in Neurologic Patients: A Cross-Sectional Pilot Study. Otolaryngol (Sunnyvale) Krzyżewski, R. M., Kwinta, B., Kwiatkowski, S., Milczarek, O., Rajtar-Zembaty, A., & Zielińska, D. (2017). The role of the cerebellum in the regulation of language functions. Psychiatr. Pol, 51(4), 661-671. Zettin, M., Leopizzi, M., & Galetto, V. (2018). How does language change after an intensive treatment on imitation?. Neuropsychological rehabilitation, 1-27.

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Table of Contents

Abstract 29 - STUDIO DI CORRELAZIONE TRA LIVELLO DI AUTONOMIA DEL BAMBINO CON DISABILITÀ

SECONDARIA A LESIONI CONGENITE DEL SISTEMA NERVOSO E STATO PSICOLOGICO DEL PRINCIPALE

CAREGIVER - 1

Abstract 32 - APPROCCIO RIABILITATIVO MULTIDISCIPLINARE IN DUE CASI PEDIATRICI DI

ROMBOENCEFALOMIELITE DA ENTEROVIRUS - 3

Abstract 35 - TRATTAMENTO ESTENSIVO DELLA CEREBROLESIONE ACQUISITA IN ETA EVOLUTIVA : CASO

CLINICO - 5

Abstract 51 - CONTROLLO POSTURALE E TEMPI DI REAZIONE SEMPLICE IN SOGGETTI IN ETÀ EVOLUTIVA

CON NEUROSVILUPPO TIPICO E CON DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO: STUDIO OSSERVAZIONALE

TRASVERSALE - 6

Abstract 68 - SENSORI-MOTOR INTEGRATION AND ABC-MOVEMENT 2 ASSESSMENT IN ABNORMAL

CONNECTIVITY SPECTRUM DISORDERS (ASD, ADHD, TOURETTE) VS CONTROL SUBJECTS: A CROSS-

SECTIONAL STUDY - 8

Abstract 9 - CONFRONTO TRA GLI EFFETTI DI UN TRATTAMENTO INTEGRATO COGNITIVO-MOTORIO E DI

UN TRATTAMENTO MOTORIO NELLA MALATTIA DI PARKINSON: STUDIO CROSS-OVER SU 22 PAZIENTI - 10

Abstract 22 - NUOVE PROSPETTIVE NELLA SINDROME DI GERSTMANN: STUDIO DI UN CASO SINGOLO - 12

Abstract 23 - I DISTURBI COGNITIVI DEL PAZIENTE PSICHIATRICO - 14

Abstract 57 - EFFICACIA TRATTAMENTO NEUROPSICOLOGICO-RIABILITATIVO IN SOGGETTO CON

DISABILITA’ INTELLETTIVA - 18

Abstract 72 - LA COOKING THERAPY UN NUOVO PROTOCOLLO RIABILITATIVO PER IL RECUPERO

COGNITIVO DELLE LESIONI CEREBELLARI - 20

Abstract 99 - L'IMPORTANZA DELLA VOCATIONAL REHABILITATION NELLA FASE DEGLI ESITI PER

PERSONE CON GRAVE CEREBROLESIONE ACQUISITA: UN CASO CLINICO - 21

Abstract 105 - UNA BATTERIA MULTIMODALE E MULTISENSORIALE PER LA VALUTAZIONE

APPROFONDITA DEL PAZIENTE NEGLIGENZA SPAZIALE UNILATERALE - 23

Abstract 11 - LA RIABILITAZIONE DEL SOGGETTO MIELOLESO IN FASE CRONICA: OTTIMIZZARE LE

RISORSE RESIDUE O RICERCARNE DI NUOVE? - 24

Abstract 54 - APPROCCIO SEQUENZIALE E PROPEDEUTICO FOR TRUNK CONTROL IN SPINAL CORD

INJURY HIGHER THAN T7 - 26

Abstract 89 - GESTIONE INTEGRATA DEL PERCORSO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO ASSISTENZIALE E

RIABILITATIVO DEI PAZIENTI CON MIELOPATIA ACUTA NON TRAUMATICA: PROTOCOLLO

INTERDIPARTIMENTALE ADOTTATO PRESSO L’AZIENDA OSPEDALIERA DI PERUGIA - 29

Abstract 95 - PROGETTO A SOSTEGNO DEL PERCORSO DI CURA GLOBALE DELLE PERSONE CON LESIONE

DEL MIDOLLO SPINALE RICOVERATE NELLA S.O.S.D. UNITA’ SPINALE UNIPOLARE DEGLI “OSPEDALI

RIUNITI DI ANCONA” ATTRAVERSO MODELLI TERAPEUTICI COMPLEMENTARI. - 33

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Abstract 3 - DATI CONCLUSIVI DELLO STUDIO SULLA RIABILITAZIONE CON CICLOERGOMETRO NELLA

SCLEROSI MULTIPLA: VALUTAZIONE DELLE EFFETTI SULLA FITNESS CARDIORESPIRATORIA, DISTURBI

MOTORI E PSICOCOGNITIVI. - 35

Abstract 7 - TRATTAMENTO DELLA SPASTICITÀ FOCALE NELLA SCLEROSI MULTIPLA CON TOSSINA

BOTULINICA E ONDE D’URTO RADIALI: STUDIO PILOTA. - 37

L.PACE, E.TROISI, F.RIZZI,S.CATANI,S.ZITO, C.ALBENSI, MG GRASSO - 39

Abstract 31 - EFFICACIA DELLE ONDE D'URTO RADIALI NEL TRATTAMENTO DEL DOLORE E DELLA

SPASTICITA’ DA SCLEROSI MULTIPLA: UN CASE REPORT - 41

Abstract 43 - TRAINING RIABILITATIVO INTENSIVO NELLA SCLEROSI MULTIPLA: STUDIO DELL’EFFICACIA

SULLA FORZA E SULLA FATICA MECCANICA ED ELETTRICA. - 43

Abstract 71 - LE DISFUNZIONI PERINEALI NEI PAZIENTI CON SCLEROSI MULTIPLA: STUDIO

OSSERVAZIONALE DESCRITTIVO TRASVERSALE - 45

Abstract 73 - RETROSPECTIVE STUDY OF CORRELATION BETWEEN BALANCE ASSESSED WITH

COMPUTERIZED DYNAMIC STABILOMETRIC AND PATIENT REPORTED OUTCOMES IN PEOPLE WITH

MULTIPLE SCLEROSIS. - 47

Abstract 77 - L'INTERFERENZA COGNITIVO-MOTORIA NELLA PERSONA CON SCLEROSI MULTIPLA:

COMPOSER - 48

Abstract 100 - IL TRATTAMENTO DELL'IPOFONIA NELLA SCLEROSI MULTIPLA CON METODO INTENSIVO

LEE SILVERMAN VOICE TREATMENT: STUDIO PILOTA - 50

Abstract 1 - CONFRONTO TRA DUE PROTOCOLLI DI NEUROSTIMOLAZIONE A CORRENTE CONTINUA

DIRETTA TRANSCRANICA, CEREBELLARE E SPINALE, DURANTE TRATTAMENTO ROBOTIZZATO DEL

CAMMINO IN PAZIENTI CON ESITI CRONICI DI ICTUS - 52

Abstract 5 - INTEGRAZIONE DELLE TECNOLOGIE ROBOTICHE PER IL RECUPERO MOTORIO DELL’ARTO

SUPERIORE DOPO STROKE: EFFETTI SULL’OUTCOME RIABILITATIVO IN FASE POST-ACUTA - 53

Abstract 15 - EFFETTO DELLA VERTICALIZZAZIONE MEDIANTE SISTEMA ERIGO® NELLA FASE POST-ACUTA

PRECOCE DELLE GRAVI CEREBROLESIONI ACQUISITE - 54

Abstract 34 - IL SETTING TERAPEUTICO NELLA RETE STROKE: PROPOSTA DI MIGLIORAMENTO

ORGANIZZATIVO E PRODUZIONE DI UN SOFTWARE PER IL CASE MANAGER - 56

Abstract 39 - STUDIO SULL’EFFICACIA DELLA TERAPIA OCCUPAZIONALE NEL PAZIENTE COMPLESSO: DAL

RICOVERO AL DOMICILIO - 58

Abstract 62 - MONITORAGGIO DELL'EFFETTO TERAPEUTICO E ADEGUAMENTO DEL DOSAGGIO DI

INCOBOTULINUM TOXINA NELLA SPASTICITÀ - 60

Abstract 63 - APPROPRIATE DOSAGE OF INCOBOTULINUMTOXINA IN SPASTICITY - 62

Abstract 64 - SWITCH TERAPEUTICO DA ONABOTULINUM TOXIN A AD INCOBOTULINUM TOXIN A NELLA

SPASTICITÀ POST-STROKE - 64

Abstract 74 - THE OUTCOME MEASURES FOR LOSS OF FUNCTIONALITY IN THE ACTIVITIES OF DAILY

LIVING OF ADULTS AFTER STROKE: A SYSTEMATIC REVIEW - 66

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Abstract 75 - CROSS-CULTURAL ADAPTATION AND VALIDATION IN THE ITALIAN POPULATION OF THE

WOLF MOTOR FUNCTION TEST IN PATIENTS WITH STROKE - 68

Abstract 83 - LA MUSICOTERAPIA NEL RECUPERO DEL PAZIENTE CON ESITI DI STROKE - 70

Abstract 86 - ANODAL TDCS AND VIRTUAL REALITY ON COGNITIVE DYSFUNCTION IN PATIENT WITH

STROKE: A CASE REPORT - 72

Abstract 96 - SVILUPPO E IMPLEMENTAZIONE DI UN PROTOCOLLO EVIDENCE-BASED DI FONDAZIONE

DON GNOCCHI PER LA RIABILITAZIONE DELLO STROKE: RISULTATI DELLO STUDIO PILOTA - 74

Abstract 98 - TRATTAMENTO CON ONDE D’URTO RADIALI DELLA SPASTICITÀ DA PREGRESSA ISCHEMIA

CEREBRALE COMPLICATA DA RETRAZIONE TENDINEA: CASE REPORT - 76

Abstract 101 - IL SUBJECT VISUAL VERTICAL NEL PAZIENTE CON ICTUS CEREBRALE: CORRELAZIONI CON IL

DISTURBO DI EQUILIBRIO ED IL RECUPERO FUNZIONALE - 78

Abstract 102 - ACTION OBSERVATION PER IL RECUPERO DELLA MOTRICITÀ E DESTREZZA DELL’ARTO

SUPERIORE NEI PAZIENTI CON ICTUS ISCHEMICO IN FASE POST-ACUTA. STUDIO CLINICO CONTROLLATO

RANDOMIZZATO - 79

Abstract 104 - LA MIRROR BOX COME STRUMENTO PER LA RIABILITAZIONE DEL DISTURBO SOMATO-

SENSITIVO: STUDIO SINGLE CASE SU UN PAZIENTE CON ICTUS CEREBRALE TALAMICO. - 81

Abstract 108 - GAIT ASSESSMENT INTERVENTION TOOL (G.A.I.T.) E BLOCCO DIAGNOSTICO ANESTETICO

DEL NERVO SCIATICO POPLITEO INTERNO (S.P.I.): STUDIO PILOTA OSSERVAZIONALE PER IL PAZIENTE

AFFETTO DA EMIPLEGIA SPASTICA POST ICTUS. - 82

Abstract 109 - TRADUZIONE E VALIDAZIONE TRANSCULTURALE DELLA SCALA DI VALUTAZIONE FUGL-

MEYER IN LINGUA ITALIANA - 84

Abstract 110 - 'E DAVVERO POSSIBILE MISURARE LA COMPLESSITÀ RIABILITATIVA CON STRUMENTI

SEMPLICI? RASCH ANALYSIS DELLA REHABILITATION COMPLEXITY SCALE-EXTENDED V12 - 86

Abstract 111 - FRIAS (FUNCTIONAL RISK INDEX after ACUTE STROKE) CATTURA SIA I PARAMETRI DI

NEUROIMAGING AVANZATO CHE GLI ESITI FUNZIONALI DELLA RIABILITAZIONE NEL PAZIENTE CON

STROKE ISCHEMICO: STUDIO PILOTA - 88

Abstract 2 - VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DELLA STIMOLAZIONE MECCANICA SUL SISTEMA NERVOSO

PERIFERICO - 89

Abstract 41 - EFFICACIA DELL’INTERVENTO MULTIDISCIPLINARE IN UN PAZIENTE AFFETTO DA SCA -8: UN

CASE REPORT - 91

Abstract 88 - ASSISTENZA PROTESICA IN SOGGETTI AFFETTI DA MALATTIA NEUROMUSCOLARE:

ESPERIENZA DEL CENTRO CLINICO NEMO IN REGIONE LOMBARDIA - 93

Abstract 19 - GOLDEN GAIT: USO DI UNO STIMOLO ACUSTICO BASATO SULLA SEZIONE AUREA PER

MIGLIORARE IL CAMMINO NELLE PERSONE CON MALATTIA DI PARKINSON - 95

Abstract 20 - STUDIO DEGLI EFFETTI A BREVE E MEDIO TERMINE DELL’USO DELLA MAGLIA K1 POSTURE

KEEPER SULLA STABILITÀ STATICA E DINAMICA IN PAZIENTI AFFETTI DA MALATTIA DI PARKINSON - 97

Abstract 42 - DISCINESIE DISABILITANTI IN PAZIENTE CON MALATTIA DI PARKINSON TRATTATE CON

AGOPUNTURA: CASE-REPORT. - 99

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Abstract 46 - INFLUENZA DEGLI ARTI SUPERIORI NEL CONTROLLO DEI LIMITI DI STABILITÀ NELLA

POPOLAZIONE ANZIANA. STUDIO PILOTA - 101

Abstract 70 - SARCOPENIA E MALATTIA DI PARKINSON. VALUTAZIONE E CORRELAZIONI CLINICO

FUNZIONALI. STUDIO PRELIMINARE. - 103

Abstract 76 - USO DELLA TRANSCRANIAL DIRECT CURRENT STIMULATION (TDCS) NELLA MALATTIA DI

PARKINSON: EFFETTI SULLA QUALITÀ DEL CAMMINO E SUL RISCHIO CADUTE - 104

Abstract 78 - LA CINEMATICA DELLE DISCINESIE SCAPOLARI NEL PAZIENTE EMIPLEGICO CON ESITI DI

ICTUS. STUDIO PILOTA - 106

Abstract 79 - TRANSCRANIAL DIRECT CURRENT STIMULATION AS ADD-ON TO NEUROMOTOR

REHABILITATION OF PISA SYNDROME IN PARKINSON’S DISEASE - 108

Abstract 80 - A WEARABLE CUES SYSTEM (Q-WALK SYSTEM) FOR GAIT REHABILITATION IN PARKINSON’S

DISEASE - 109

Abstract 84 - PREDICTION OF THE GAIT VARIABLES RESPONSIVENESS TO REHABILITATION TRAINING IN

PARKINSON’S DISEASE - 111

Abstract 85 - FOOT-LOOSE: UNO STUDIO DEGLI EFFETTI DELLA MUSICA SULLA RITMICITÀ DEL CAMMINO

- 113

Abstract 90 - CORRELAZIONE TRA STATO FISICO PERCEPITO E LIVELLO DI PERFORMANCE IN VELOCISTI

PROFESSIONISTI CON DISABILITÀ INTELLETTIVO-RELAZIONALE: VALUTAZIONE DI UNA VERSIONE

SEMPLIFICATA DELLA SMILEY FACE LIKERT SCALE - 115

Abstract 92 - USE OF GAITRITE SYSTEM TO INVESTIGATE WALKING ABILITY IN CHARCOT MARIE TOOTH

PATIENTS - 117

Abstract 10 - LA DISFAGIA IN AMBITO OSPEDALIERO: ELABORAZIONE E IMPLEMENTAZIONE DI UN

PERCORSO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO-ASSISTENZIALE. - 119

Abstract 16 - GLI OUTCOMES RIABILITATIVI DEI DISTURBI COMUNICATIVI E DEGLUTITORI NELL’ANOSSIA

CEREBRALE: STUDIO ANALITICO RETROSPETTIVO IN UNA COORTE DI 37 PAZIENTI - 121

Abstract 18 - EFFICACY OF NEUROMUSCOLAR ELECTRICAL STIMULATION ASSOCIATED WITH

SWALLOWING THERAPY FOR THE MANAGMENT OF SECRETIONS IN SUBJECTS WITH SEVERE ACQUIRED

BRAIN INJURY AND TRACHEOSTOMY - 123

Abstract 25 - VALIDATION OF THE DYMUS SCREENING QUESTIONNAIRE TO ASSESS DYSPHAGIA IN

PARKINSON’S DISEASE AND ATYPICAL PARKINSONIAN DISORDERS - 125

Abstract 50 - MOBILIZZAZIONE LARINGEA NEI DISTURBI DELLA DEGLUTIZIONE NEL PAZIENTE

CRITICO:CASE REPORT - 126

Abstract 53 - MOBILIZZAZIONE LARINGEA NEI DISTURBI DELLA DEGLUTIZIONE NEL PAZIENTE CRITICO,

CASE REPORT - 127

Abstract 55 - EFFICACIA DEL TRATTAMENTO LOGOPEDICO TRADIZIONALE ASSOCIATO ALLA TERAPIA

VIBRAZIONE LOCALE “NOVAFON” NEL PAZIENTE AFFETTO DA CORDOMA DEL CLIVUS: UN CASE REPORT -

128

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Abstract 61 - MONITORAGGIO CLINICO-FUNZIONALE DELL’EFFETTO TERAPEUTICO DELLA TOSSINA

BOTULINICA DI TIPO A NEL MANAGEMENT DELLA SCIALORREA ASSOCIATA A MORBO DI PARKINSON - 130

Abstract 106 - VALIDATION OF THE DYMUS SCREENING QUESTIONNAIRE TO ASSESS DYSPHAGIA IN

PARKINSON’S DISEASE AND ATYPICAL PARKINSONIAN DISORDERS - 132

Abstract 12 - STIMOLAZIONE MULTISENSORIALE IN PAZIENTE AFFETTI DA DISORDINE DI COSCIENZA IN

FASE CRONICA: UNO STUDIO PILOTA SULLA RESPONSIVITÀ COMPORTAMENTALE - 133

Abstract 13 - UTILIZZO DELLA RIABILITAZIONE ROBOTIZZATA DEL CAMMINO IN SOGGETTI CON DANNO

CEREBRALE ACQUISITO: ANALISI RETROSPETTIVA DELLA CASISTICA DI UN REPARTO DI RIABILITAZIONE E

UTILIZZO IN UNA SERIE DI CASI CON DISTURBI DI COSCIENZA - 135

Abstract 26 - SCALA DI PROGRESSIONE DELLE AUTONOMIE (PAS): OBIETTIVI E CARATTERISTICHE

PSICOMETRICHE - 137

Abstract 28 - LA SPASTICITÀ E IL DOLORE ALLA MOBILIZZAZIONE NELLA RIABILITAZIONE DEI PAZIENTI

CON GRAVI CEREBROLESIONI ACQUISITE - 139

Abstract 30 - RISPOSTA CONDIZIONATA ALLO STIMOLO NOCICETTIVO NELLA SINDROME DA VEGLIA

ARESPONSIVA: ATTIVITÀ DI COSCIENZA SOMMERSA? - 141

Abstract 36 - IMPATTO FUNZIONALE DELLA POLINEUROMIOPATIA CRITICA SUI PAZIENTI AFFETTI DA

GRAVI CEREBROLESIONI ACQUISITE - 143

Abstract 45 - LA DECANNULAZIONE NEI PAZIENTI CON GRAVI CEREBROLESIONI ACQUISITE: FATTORI

PROGNOSTICI E IMPATTO FUNZIONALE. - 145

Abstract 47 - CLINICAL COMPLEXITY OF PATIENTS WITH SEVERE BRAIN INJURY IN VEGETATIVE AND

MINIMALLY CONSCIOUS STATE ADMITTED TO MULTI-CENTER INTENSIVE NEURO-REHABILITATION.

REPORT FROM THE ICS MAUGERI REGISTRY ON DISORDER OF CONSCIOUSNESS. - 147

Abstract 52 - STUDIO RETROSPETTIVO SUL RUOLO DEI PROBIOTICI NEL SETTING RIABILITATIVO DELLE

GRAVI CEREBROLESIONI ACQUISITE - 149

Abstract 59 - OCCURRENCE AND PREDICTIVE FACTORS OF HETEROTOPIC OSSIFICATION IN SEVERELY

BRAIN-INJURED PATIENTS WITH DISORDERS OF CONSCIOUSNESS. REPORT FROM A MULTI-CENTER

OBSERVATIONAL STUDY OF SIRN SPECIAL INTEREST GROUP ON ABI&DOC. - 150

Abstract 60 - IL VALORE PROGNOSTICO DELL’EEG, REGISTRATO NELLA FASE POST-ACUTA, NEI PAZIENTI

CON GRAVE DISORDINE DELLO STATO DI COSCIENZA CLASSIFICATO SECONDO I CRITERI DELLA AMERICAN

CLINICAL NEUROPHYSIOLOGY SOCIETY. - 152

Abstract 65 - L’ATTIVITÀ SPORTIVA NEL TRATTAMENTO RIABILITATIVO DEI PAZIENTI CON GRAVE

CEREBROLESIONE ACQUISITA: L’ESPERIENZA DEL MONTECATONE REHABILITATION INSTITUTE. - 153

Abstract 69 - FATTORI PROGNOSTICI DI EMERSIONE DA GRAVI DISORDINI DELLA COSCIENZA IN PAZIENTI

CON GRAVE CEREBROLESIONE ACQUISITA - 155

Abstract 81 - IL PERCORSO DELLE GCA DALLA RIANIMAZIONE AL TERRITORIO. L'ESPERIENZA DELLA AVNO

- 157

Abstract 82 - SLEEP AND CONSCIOUSNESS IN PATIENTS WITH DISORDERS OF CONSCIOUSNESS (DOC), A

FOCUS ON SLEEP SLOW OSCILLATIONS AND SPINDLES. - 158

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Abstract 87 - LEVELS OF COGNITIVE FUNCTIONING ASSESSMENT SCALE: ITALIAN CROSS-CULTURAL

ADAPTATION AND VALIDATION - 159

Abstract 112 - CRS-R Rasch ruler: un sistema di misura del livello di coscienza basato sulla Coma

Recovery Scale Revised - 161

Abstract 113 - Nociception Coma Scale with personalized painful stimulation versus standard stimulus in

non-communicative patients with disorders of consciousness - 165

Abstract 4 - ASSESSMENT OF FUNCTIONAL STATUS AND REHABILITATIVE STRATEGIES IN OCCUPATIONAL

THERAPY: ROLE OF THE GRONINGEN ACTIVITY RESTRICTION SCALE - 166

Abstract 24 - VALUTAZIONE NEUROPSICOLOGICA DEI PAZIENTI CON MALATTIE DEL MOTONEURONE

MEDIANTE SISTEMA EYE TRACKING - 168

Abstract 38 - UTILIZZO DI UNO STIMOLATORE ELETTRICO PERONEALE PER IL MIGLIORAMENTO DELLA

DEAMBULAZIONE, DEL CONTROLLO MOTORIO E DELL'EQUILIBRIO IN UNA PAZIENTE AFFETTA DA ESITI DI

STROKE: CASE REPORT - 169

Abstract 49 - IL DELIRIUM NEI PAZIENTI DI UNA RIABILITAZIONE COGNITIVO, MOTORIA, FUNZIONALE:

STUDIO OSSERVAZIONALE. - 173

Abstract 58 - TOSSINA BOTULINICA TIPO A NEL TRATTAMENTO DEL DOLORE NEUROPATICO RESISTENTE,

DOVUTO A LESIONE DELLA CAUDA: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO - 174

Abstract 66 - MODALITÀ DI SCANNING SPAZIALE E RISCHIO DI CADUTA. - 175

Abstract 67 - “CARATTERIZZAZIONE DEI PAZIENTI AFFETTI DA PATOLOGIE NEUROLOGICHE CRONICHE

NEL SETTING DI MEDICINA FISICA E RIABILITAZIONE MEDIANTE L’ICF GENERIC SET 30” - 177

Abstract 107 - UNA SCALA A SUPPORTO DELLA GARDEN THERAPY IN NEURORIABILITAZIONE. DATI DA

294 QUESTIONARI. - 178

Abstract 6 - DECISION-MAKING NELLA RIABILITAZIONE MULTITECNOLOGICA DELL’ARTO SUPERIORE IN

FASE POST-ACUTA DOPO STROKE: UN’ANALISI DI REAL-WORLD DATA - 180

Abstract 14 - EFFETTI DI UN TRATTAMENTO INTENSIVO ROBOT ASSISTITO DEL CAMMINO MEDIANTE

ESOSCHELETRO ASSOCIATO A REALTÀ VIRTUALE NON IMMERSIVA SULLA MOBILITA’ E FUNZIONI

COGNITIVE IN PAZIENTI SUBACUTI AFFETTI DA ESITI DI ICTUS: STUDIO PILOTA RANDOMIZZATO

CONTROLLATO - 182

Abstract 17 - EFFETTI DI UN TRAINING ROBOT-ASSISTITO SUL RECUPERO DELLA STABILITÀ POSTURALE E

DELLA MOBILITÀ IN PAZIENTI CON ICTUS CEREBRALE IN FASE CRONICA: STUDIO PILOTA RANDOMIZZATO

CONTROLLATO - 184

Abstract 21 - TERAPIA ROBOTICA DELL’ARTO SUPERIORE NELLO STROKE CRONICO E NEUROPLASTICITÀ

CEREBRALE: UNA REVISIONE SISTEMATICA - 186

Abstract 27 - ACCETTABILITÀ E USABILITÀ DI UN DISPOSITIVO DI REALTÀ VIRTUALE IMMERSIVA NELLA

FASE CRONICA POST-ICTUS: IL MAGIC GLASS - 188

Abstract 33 - AN INTEGRATED TELEREHABILITATION SYSTEM, COMBINING COGNITIVE,SPEECH AND

MOTOR TREATMENTS IN STROKE PATIENTS. A MULTICENTRIC STUDY. - 190

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Abstract 37 - EFFETTI DI UN TRATTAMENTO INTEGRATO STIMOLAZIONE TRANSCRANICA A CORRENTE

CONTINUA E TERAPIA ROBOTICA PER IL POLSO IN PAZIENTI POST-ICTUS IN FASE SUBACUTA: RISULTATI DI

UNO STUDIO CLINICO RANDOMIZZATO CONTROLLATO - 191

Abstract 44 - STUDIO PILOTA DI EVIDENZE CLINICHE RIABILITATIVE SUL RECUPERO COMPLETO DEL

CARICO IN FASE SUBACUTA IN PAZIENTI CON ARTROPROTESI ELETTIVA DI ANCA SOTTOPOSTI A

TRATTAMENTO CON HUNOVA - 193

Abstract 48 - EFFETTO DEL TRAINING LOCOMOTORIO ROBOTIZZATO SUL LIVELLO DI INDIPENDENZA E LA

QUALITÀ DI VITA IN PERSONE AFFETTE DA LESIONE MIDOLLARE IN FASE CRONICA. - 195

Abstract 91 - EFFECTS OF A SINGLE-SESSION ROBOT-ASSISTED GAIT TRAINING (RAGT) ON BALANCE

CONTROL IN PERSONS AFTER STROKE - A PILOT STUDY - 197

Abstract 93 - UNA NEUROPROTESI INDOSSABILE PER LA RIABILITAZIONE DELL’ARTO SUPERIORE IN

SOGGETTI CON ESITI DI ICTUS: RISULTATI PRELIMINARI DELLO STUDIO RANDOMIZZATO CONTROLLATO

RETRAINER S2. - 199

Abstract 94 - FATTIBILITÀ DELLA REALTÀ VIRTUALE NELLA TELERIABILITAZIONE DOMICILIARE NELLA

MALATTIA DI PARKINSON: TRIAL CLINICO MULTICENTRICO RANDOMIZZATO CONTROLLATO (RCT) - 201

Abstract 97 - SIMPLIFYING CHRONICITY: AN INTEGRATED TELEREHABILITATION SYSTEM FOR PEOPLE

WITH A STROKE. PRELIMINARY RESULTS OF A MULTICENTER STUDY - 203

Abstract 103 - EFFETTO DI UN SISTEMA DI TELERIABILITAZIONE BASATO SULLA TECNICA DELL’ACTION

OBSERVATION NEL MIGLIORARE LA DESTREZZA IN SOGGETTI CON MALATTIA DI PARKINSON - 205

Abstract 40 - TRATTAMENTO DI IMITAZIONE SU PAZIENTI CON DISARTRIA ATASSICA: UNO STUDIO

PILOTA. - 207

Table of Contents 209

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Authors' Index

A

Aabid Hend ....................................................... 141 Abbate Carlo ..................................................... 124 Abbruzzese Laura ................................................ 72 Achilli Maria Pia ................................................ 138 Agostini Michela ....................................... 173; 186 Agusten Andreas ............................................... 182 Albamonte Emilio ............................................... 85 Albensi Caterina .................................................. 34 allena marta ..................................................... 123 Allena Marta ..................................................... 100 Aloisi Marta ...................................................... 153 ambrosino francesco .......................................... 83 Ambrosino Francesco........................................ 119 Amedei Letizia..................................................... 74 Amendola Gabriella Anna Maria ........................ 96 ammendola eduardo .................................. 83; 119 AMMENDOLIA ANTONIO .............................. 32; 96 Ancona Emilio ..................................................... 48 Antenucci Roberto ............................................ 141 Antonioli Desiderio ............................................. 68 Antonucci Gabriella .......................................... 105 Aprile Irene ......................................................... 68 Arcangeli Maria Elena ........................................ 21 Arcuri Francesco ................................. 17; 128; 132 Arduini Francesca ................................................. 1 Arengi Alessia ..................................................... 89 Armellin Maria Teresa .......................................... 3 Armienti Enrica ......................................... 140; 156 Atzori Tiziana .................................................... 134 ATZORI TIZIANA ................................................ 143 Avanti Chiara .................................................... 109 avenali micol ..................................................... 123 Avenali Micol ............................................ 100; 116 Avesani Renato ................................................. 141 Avilla Lucia .......................................................... 68 Avvantaggiato Christian ................................... 163 Azzollini Valentina .................................... 140; 156 B

Baccinelli Walter ............................................... 182 Baldanzi Cinzian .................................................. 44 Ballotta Andrea ................................................. 157 BALSAMO FRANCESCA ...................................... 184 Balsamo Francesco ........................................... 138

Baratta Silvano ............................................ 30; 42 Baricich Alessio .................................................. 91 Barilli Manuele ................................................... 68 BARLETTA MARIANNA ....................................... 32 Bartolo Michelangelo ...... 101; 103; 114; 116; 141 BARTOLO MICHELANGELO ............................... 180 Basagni Benedetta ............................................. 11 Basciani Mario ................................................. 161 BASINI GIACOMO ............................................. 178 Bassini Elia ......................................................... 40 Battaglia Mario Alberto ..................................... 41 Battaglia Marta ................................................... 3 Beccari Marcello .............................................. 169 Bejor Maurizio.................................................. 130 Bellazzi Riccardo .............................................. 138 Benedetti Maria Grazia ...................................... 78 BENIGNI MICHELA .............................................. 47 Berardi Anna ........................................ 60; 62; 149 BERARDI ANTONELLA ........................................ 98 Bergamaschi Valeria .......................................... 41 Berlusconi Marta ............................................. 141 Bernardini Bruno ................................................ 80 Bernetti Elisa ...................................................... 18 Berti Arianna ...................................................... 21 Bertone Matteo ............................................... 163 Bertoni Michele ................................................ 141 Biacchi Daniela................................................. 141 Bianchito Roberto Carlo ..................................... 96 Bianconi Fortunato ............................................ 30 Bianconi Tatiana ................................................ 23 Biasella Alessia ................................................... 18 Biasutti Emanuele ............................................ 126 Binazzi Barbara ................................................ 136 Binda Fossati Mariachiara Luisella .................. 130 Bini Fabiano ....................................................... 89 Biscotto Sauro .................................................... 25 Bolognini Sara .................................................. 172 Bona Stefania ..................................................... 85 Bonadiman Silvia ............................................... 10 BONATTI ENRICA .............................................. 178 BONAVITA JACOPO .......................................... 178 Bonetti Bruno ..................................................... 50 Bongioanni Paolo ..................................... 140; 156 Bonizzato Silvia ................................................ 167 Bontempo Giulia ................................................ 71

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Borioni Alessandro ............................................ 172 Bosco Giovanna ................................................ 101 BOSCO GIOVANNA ............................................ 180 Bottino Sonia ...................................................... 87 Bottoni Giulia ...................................................... 18 Bovo Chiara ......................................................... 50 Bozzetti Francesca .............................................. 11 Bozzo Luca .......................................................... 41 Braconi Anna Rita ............................................... 30 Bravi Marco ...................................................... 170 Bresci Marco ..................................................... 147 Bressi Federica .................................................. 170 Brianti Rodolfo .................................................. 157 Brichetto Giampaolo ........................................... 41 Briscese Lucia .................................................... 140 Brugnera Annalisa .............................................. 46 Brunelli Stefano .................................................. 70 Bruno Diletta..................................................... 170 Bulgheroni Maria .............................................. 182 Burgio Francesca .............................................. 112 BUTTACCHIO GIANPIERO .................................. 180 Buzzi Maria Gabriella ....................................... 153 C

Cacciante Luisa ......................................... 173; 186 Calabrese Marzia .............................................. 101 Calafiore Dario .................................................. 167 Campanale Savino Alberto ................................. 28 Cantarella Cristina ............................................ 161 Capecci Marianna ..................................... 172; 187 Capeci William .................................................... 28 Capodaglio Edda Maria .................................... 154 Capogrossi Giovanna .......................................... 28 Caporaso Teodorico .......................................... 107 Caramanico Guido ............................................ 103 Carboncini Maria Chiara ...........140; 141; 148; 156 Carbotta Noemi .................................................. 54 Carlino Riccardo ................................................ 172 carmignano simona maria.................................... 5 Carozzo Simone .................................................. 17 CARPINELLI VALENTINA .................................... 178 Carrabba Caterina .............................................. 76 Carraro Elena ...................................................... 85 Carta Giacomo .................................................... 81 Caruso Maria Giovanna ...................................... 96 Casale Bianca ...................................................... 18 Casanova Emanuela ......................................... 141 CASAROTTI SILVIA ......................................... 93; 98

Casati Monica .................................................. 111 Caselli Serena ................................................... 150 Castagnoli Chiara ............................................... 76 Castelli Alberto ......................................... 101; 114 CASTELLI ALBERTO ........................................... 180 Castelli Enrico ....................................................... 1 Castiglia Stefano Filippo .................................. 103 Castronovo Gioacchino .................................... 138 Casu Monica .................................................... 162 Catani Sheila ...................................................... 34 Cava Francesca Cesira ..................................... 144 Cavalli Loredana ................................................ 21 CAVAZZA STEFANO ...................................... 93; 98 Cecchi Francesca .......................................... 68; 76 Celani Maria Grazia ........................................... 25 Cenci Nunzia ...................................................... 25 Cerasa antonio ................................................. 145 Cerasa Antonio........................................... 17; 128 Ceravolo Maria Gabriella ......................... 172; 187 Cerina Giovanna ................................................ 80 Cerri Andrea ..................................................... 162 CERRI CESARE ....................................................... 6 Cesa Simonetta ................................................ 111 Cesarano Tina .................................................... 78 Chamitava Liliya ................................................... 8 Chatelle Camille ............................................... 130 Chemello Elena ............................................ 46; 50 Chiapparino Concetta ...................................... 138 Chiatti Carlo ..................................................... 172 Chini Giorgia .................................................... 103 Chisari Carmelo .................................................. 38 Ciappetta Cristina ............................................ 147 Cicconi Barbara .................................................. 28 Ciceri Marco Luigi ................................................ 8 Cicioni Valentina ................................................ 25 Ciotti Silvia ................................................... 30; 42 Circelli Tito ....................................................... 176 Cisari Carlo ................................................. 91; 163 Citaro Adriana .................................................... 54 Clausi Lucio ........................................................ 96 CLERICI PIERINA VIVIANA ............................. 93; 98 Cocchi Ilaria ........................................................ 89 Coccia Michela ................................................. 172 Colantonio Viviana ............................................. 80 Colli Giovanni ..................................................... 74 Colombo Valentina .......................................... 144 Colucci Mariele .................................... 60; 62; 149 Comminiello Paola ............................................. 42

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Concardi Gianluca ............................................. 162 Conforti Domenico ............................................ 145 Conte Carmela .................................................. 103 Contenti Cecilia ................................................. 109 Contrada Marianna .......................................... 153 Corea Francesco.................................................. 42 Corradi Jessica .................................................. 167 Corsini Carla .................................................. 12; 80 Cortese Daniela ................................................. 132 Cortese Maria Daniela ...................................... 128 Cortinovis Fiorenzo ........................................... 111 Cosenza Lucia ............................................. 91; 163 COSER RUDI ................................................ 47; 166 Costantini Enza ................................................... 72 Costi Stefania ...................................................... 52 Cotellessa Filippo ................................................ 66 Covotta Francesca ............................................ 172 Crema Andrea ................................................... 182 Crispiatico Valeria ............................................... 44 Cristina Silvano ................................................. 100 Croce Dalia Eleonora .......................................... 23 Croci Loredana .................................................. 136 Cuneo Daria ........................................................ 91 D

dagna carlotta .................................................. 123 Dagna Carlotta ......................................... 100; 116 Dalise Stefania .................................................. 147 D'Aurizio Carlo .................................................. 161 De Angelis Domenico .......................................... 89 De Bartolo Daniela ............................................ 105 De Bellis Francesco ........................................... 138 De Biagi Francesca .................................... 112; 164 De Cicco Domenico ........................................... 138 de icco roberto .................................................. 123 De Icco Roberto ......................................... 100; 116 DE ICCO ROBERTO ............................................ 184 De Osti Federica .................................................... 3 de Scorpio Gerardo ............................................. 96 DE SCORPIO GERARDO ....................................... 32 De Tanti Antonio ................................... 11; 48; 141 De Vincentis Giulia .............................................. 95 del gaudio giovanni ............................................ 36 Del Gaudio Giovanni ......................................... 119 DEL GAUDIO GIOVANNI ...................................... 64 Del Re Claudia ................................................... 176 Delconte Carmen .............................................. 138 Della Pietà Camilla .................................... 173; 186

Demeco Andrea ................................................. 96 Devalle Guya .................................................... 124 Dhrami Letizia .................................................... 62 Di Filippo Massimiliano ...................................... 25 Di Gironimo Giuseppe ...................................... 107 Di Gregorio Sonia ............................................. 172 DI MAGGIO TIZIANA ........................................... 64 Di Martino Siria .................................................. 38 Di Pede Chiara ...................................................... 3 Di Puccio Francesca............................................ 38 Di renzone Martina .......................................... 136 DI TONDO SERENA ............................................. 72 Diana Anna Rita ............................................... 141 DICORATO ROSA ................................................ 32 DIGIACOMO FABIO .......................................... 180 Dimitrova Eleonora .......................................... 169 D'Imperio Daniela ............................ 112; 164; 189 Dinoia liliana .................................................... 176 Diverio Manuela ................................................ 68 D'Onofrio Concetta .......................................... 119 d'onofrio concetta nastasia ......................... 36; 64 D'ONOFRIO CONCETTA NASTASIA ..................... 83 Donvito Giordana ............................................... 85 Draghi Francesca ..................................... 134; 136 DRAGHI FRANCESCA ........................................ 143 Durante Giorgio ............................................... 176 E

Emanula Romano ............................................... 68 Errante Antonino ............................................... 11 Estraneo Anna .......................................... 138; 141 Evangelista Elisa ................................................ 73 F

FABBRO ELVIS .................................................... 47 FAGNANI EMANUELA ...................................... 180 Falchi Elisa ....................................................... 174 Fanizza Vitantonio ........................................... 176 Federico Sara ........................................... 173; 186 Feller Sandro ...................................................... 12 FERRARI ADRIANO ............................................. 93 FERRARI PIETRO ................................................. 93 Ferraro Francesco ............................................ 167 Ferretti Federica ................................................. 87 Ferri Giulia........................................................ 153 Ferriero Giorgio ................................................ 138 Festa Antonella .................................................. 28 Filippetti Mirko ............................................. 10; 46

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Filipponi Giorgia .................................................. 28 Filosa Angelica .................................................... 20 Finali Giancarlo ................................................... 25 Fiore Pietro ................................... 54; 58; 121; 163 Fiorenza Salvatore ............................................ 138 Fiori Lorenzo ..................................................... 103 Fogassi Leonardo ................................................ 11 Foglia Angela ...................................................... 38 Fontana Lucia ..................................................... 80 Fonte Cristina .......................................... 10; 71; 73 Formisano Rita .......................................... 141; 153 Fortunato Emilia ................................................... 5 Foti Calogero....................................................... 70 FRACASCIA DANIELA ........................................... 47 Fratto Lidia.......................................................... 96 Fratton Cristina ................................................. 169 Fregnan Federica ................................................ 81 Fresia Mauro ..................................................... 100 FRISANCO ALBERTO ............................................ 47 frizzi laura ........................................................... 36 Frizzi Laura ........................................................ 119 FRIZZI LAURA ................................................ 64; 83 Frugarello Paolo ............................................... 189 Fugazzaro Stefania ............................................. 52 G

Galante Emanuela ............................................ 167 Galeoto Giovanni .................................. 60; 62; 149 Galletti Lisa ......................................................... 78 Galli Irene .......................................................... 136 Gallo Daniela .................................................... 145 Gallo Giulia Alessia ......................... 54; 56; 58; 121 Galuppo Laura ............................................ 74; 157 Gambarin Mattia .............................................. 141 Gambarotta giovanna ........................................ 81 Gambini Massimo ............................................... 68 Gandolfi Maria Luisa ........................................ 116 Gandolfi Marialuisa 8; 10; 20; 46; 50; 71; 73; 167;

169 GARIBOLDI VALENTINA ......................................... 6 GARZONIO FABIOLA .......................................... 184 GASPERI MARCO ......................................... 47; 166 Gasperini Giulio ................................................ 182 Gelsomini Letizia ................................................. 74 Gemignani Angelo ............................................ 148 Gentile Simona .................................................. 141 Gentileschi Noemi ............................................... 70 Gervasoni Fabrizio ............................................ 162

Geuna Stefano ................................................... 81 Ghanbari Ghoshchi Sheyda ................................ 89 Ghilardi Manuela ............................................. 111 Ghirmai Sara ...................................................... 80 Giambelluca Eliana .......................................... 154 Giarola Flaminia........................................... 20; 73 Gilioli Anna ....................................................... 189 Gimigliano Francesca ....................................... 107 Gimigliano Raffaele ................................. 107; 163 GIMIGLIANO RAFFAELE ...................................... 64 Giovanninetti Andrea ......................................... 73 GIOVANNINI GIULIA ......................................... 178 GIRARDI ERICA ................................................. 166 Girò Maria Elisabetta ....................................... 147 GOBBI Giuliana ................................................ 157 Grafeo Sascia ................................................... 172 Granile Adriana ................................................ 121 Grasso Maria Grazia .......................................... 34 Grazioso Stanislao............................................ 107 Greco Elisa ........................................................... 5 Grillo Valentina ................................................ 100 Grimaldi Marco .................................................. 80 Grioni Giuseppe................................................ 138 Grippo Antonello .............................................. 134 GRIPPO ANTONELLO ........................................ 143 GRISENTI GIANCARLO ...................................... 166 Grugnetti Martina ............................................ 187 GUANDALINI GIOVANNI ............................ 47; 166 Guarnaschelli Caterina..................................... 138 Guercini Giorgio ................................................. 25 Gusinu Roberto ................................................ 111 H

Hakiki Badia Bahia ........................................... 136 Hakiki Bahia ............................................. 134; 143 Hibel Margherita.............................................. 187 Hochleitner Ines ................................................. 76 I

Iadarola Michele .............................................. 163 Ianieri Giancarlo............................. 54; 56; 58; 121 Immick Nancy .................................................. 182 improta claudia .................................................. 64 Indino Angelo ..................................................... 96 INDINO ANGELO ................................................ 32 Intiso Domenico ....................................... 141; 161 Invernizzi Marco ................................................. 91 Iocco Maurizio.................................................... 96

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IOCCO MAURIZIO ................................................ 32 Iolascon Giovanni ............................................. 107 IOLASCON GIOVANNI .......................................... 64 Iori Francesca ...................................................... 60 Iosa Marco .................................... 87; 89; 105; 153 Iovine Roberto .................................................... 78 J

Jacopetti Marco ................................................ 167 Jonsdottir Johanna ............................................ 186 K

Konrad Giovanna ................................................ 41 Krakow Karsten ................................................. 182 L

La Becca Maria Rosaria ........................................ 5 La Porta Fabio ............................................. 78; 150 Laddaga Cristina ............................................... 147 Landucci Plellegrini Lucilla .................................. 68 Lanzalaco Maria Rosa....................................... 160 LANZO GIOVANNI ............................................. 143 Lanzotti Antonio ............................................... 107 Laureys Steven .................................................. 130 Lazzarini Fabrizio ................................................ 25 Lazzeri Giovanna ................................................. 21 Leo Maria Rosaria ............................................... 78 Leto Elio ............................................................ 145 Liguori Sara ....................................................... 163 Lippi Elena ......................................................... 136 Locatelli Daniela ............................................... 101 Lofaro Danilo .................................................... 145 Lolli Francesco................................................... 143 Lombardi Francesco ............................................ 74 LONGHI MARIA ............................................. 93; 98 Loreto Vincenzo ........................................ 138; 141 Losavio Ernesto ................................................. 138 Lucca Lucia ................................................ 132; 145 Lucca Lucia Francesca ............................... 128; 141 Lucidi Giulia ........................................................ 76 Lunetta Christian ................................................ 85 Luoni Luca ......................................................... 160 Lupattelli Marco ................................................. 25 Lussardi Massimo ............................................... 28 Luzzatti Claudio .................................................. 11 M

Macario Debora .................................................. 12 Macchi Claudio ............................. 68; 76; 134; 136

MACCHI CLAUDIO ............................................ 143 Madio Carmen ................................................... 95 Madonia Francesca .......................................... 138 Maggio Claudia .................................................. 12 Maggioni Giorgio ............................................. 138 MAGGIONI GIORGIO ........................................ 184 Magni Elisabetta ................................................ 78 Maistrello Lorenza ........................................... 173 Malberti Irene .................................................... 85 Malosio Maria Luisa .......................................... 80 Maltese Leonardo ............................................ 176 MANCUSO MAURO ............................................ 72 Mandarano Angela ............................................ 21 Mandarano Romina ............................................. 3 Mangiarotti Marco ............................................ 23 MANTOVANI MATTEO ....................................... 98 MANTOVANI MONICA ................................. 93; 98 MARANI MANUELA .......................................... 178 Marcheselli Simona ............................................ 80 Marinaro Cinzia ................................................. 96 MARINARO CINZIA ............................................. 32 Marino Silvia .................................................... 141 Marino Vanessa ............................................... 164 Marinozzi Franco ............................................... 89 Mariti Dorina ..................................................... 73 Marotta Nicola................................................... 96 Marquez Maria Auxiliadora ............................... 60 Marra Francesco ............................ 54; 56; 58; 121 Marson Stefania .............................................. 126 Martens Geraldine ........................................... 130 Martini Giancarlo ............................................... 30 Martinuzzi Andrea ............................................... 3 Marvulli Riccardo ........................... 54; 56; 58; 121 Marzolla Alberto .............................................. 170 Maschke Renée .................................................. 25 Maselli Mirella ................................................. 170 Masotta Orsola ........................................ 138; 141 MATAMALA GOMEZ MARTA ........................... 184 Matarangolo Valentina ..................................... 15 Mattiuz Nicola ........................................... 46; 169 Mazzoleni Daniele ............................................ 101 MAZZOLENI DANIELE ....................................... 180 Mazzoleni Stefano ..................................... 48; 174 MAZZUCCHELLI MIRYAM ..................................... 6 Mazzucchi Anna ....................................... 124; 128 Megna Marisa ..................................... 54; 58; 121 Meliadò Roberto Claudio ................................... 96 Meneghello Francesca ............. 112; 116; 164; 189

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Menesello Valentina ........................................... 18 Menicucci Danilo .............................................. 148 Menna Laura .................................................... 144 Messina Demetrio ............................................... 17 Metro Giulio ........................................................ 25 Miccinilli Sandra ............................................... 170 Micera Silvestro ................................................ 182 Micheli Mary ....................................................... 30 Mignani Silvia ....................................................... 1 Milletti David ...................................................... 74 Millevolte Marzia .............................................. 172 Mirandola Prisco ............................................... 157 Modenese Angela ......................................... 46; 50 Molteni Franco.................................................. 182 Monaci Claudia ................................................. 140 Montagnana Barbara ......................................... 10 Monti Bragadin Margherita ............................... 41 montigiani Giulia .............................................. 118 MONTONE SONIA ............................................... 64 Morari Beatrice ..................................................... 8 Mori Laura .................................................. 66; 109 Moriconi Stefano .............................................. 172 Morone Giovanni ........................................ 89; 105 Morotti Andrea ................................................. 100 Morrone Michelangelo ..................................... 170 Mosca Irene ........................................................ 76 Munari Daniele ................................................... 73 MURACCINI MARCO ........................................... 98 N

Nanni Susanna .................................................. 156 Napoletano Arianna ........................................... 44 Nardone Antonio ..............................138; 141; 154 Nardulli Roberto ............................................... 138 Negro Alessandra ............................................. 160 NERVO ANDREA ................................................ 166 Noppeney Uta ..................................................... 20 Nordio Sara ............................................... 112; 189 O

Oggionni Irene .................................................. 162 P

Pace Luca ............................................................ 34 Pacetti Irene ........................................................ 28 Paciello Marco Antonio ........................................ 5 Pagani Marco ..................................................... 80 Pagani Rossella ................................................. 162 Pagliacci Maria Cristina ...................................... 25

Palmarini Lara .................................................... 71 palmieri paolo .................................................... 36 Palmucci Lucia ................................................... 28 Palomba Angela ............................................... 107 Pancani Silvia ....................................... 68; 76; 136 Panigazzi Monica ............................................. 154 Paolucci Stefano................................... 87; 89; 105 Paolucci Teresa .................................................. 89 Papeo Giovanni ................................................ 176 Paperini Anita .................................................... 76 papi davide ...................................................... 118 Parone Christian ................................................ 28 Pascarella Angelo ............................................ 141 Patriarca Elena ................................................. 141 Pedullà Ludovico ................................................ 41 Pellegrini Martina .............................................. 52 Pepa Lucia ........................................................ 187 Peppe Antonella ................................................. 87 Perelli Alessandro............................................... 87 Perin Cecilia...................................................... 141 PERIN CECILIA ...................................................... 6 Perini Paola ........................................................ 18 Petruzzi Angela .................................................... 5 Piazzoni Jennifer .............................................. 111 Picelli Alessandro ......... 10; 20; 46; 50; 71; 73; 169 Pierelli Francesco ............................................. 103 Pignataro MariaLuigina ..................................... 17 Pignolo Loris ............................................... 17; 145 Pilia Felicita ...................................................... 141 Pinardi Chiara .................................................... 11 Pingue Valeria .................................................. 138 Pino Ilaria ........................................................... 96 PINO ILARIA ........................................................ 32 Piperno Roberto ................................. 78; 141; 150 Pipia Carmela ................................................... 138 Pistoia Francesca ............................................. 141 Podda Jessica ..................................................... 41 Poiese Paola ....................................................... 10 Polesel Laura ........................................................ 3 Poletto Elena ...................................................... 50 Pontiggia Giovanna ........................................... 15 Ponzio Michela ................................................... 41 Portaccio Emilio ............................................... 134 PORTACCIO EMILIO .......................................... 143 Posteraro Federico ........................................... 174 Prada Valeria ................................................... 109 Premoselli Silvia ............................................... 141 Previtera Antonino Michele ............................. 162

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Prosdocimi Gianquinto Giorgio ......................... 164 Prospero Laura.................................................... 15 PUGLISI GIULIA ............................................. 93; 98 Putortì Alessia ................................................... 116 Q

QUAGLIA DIEGO .......................................... 47; 166 Quarenghi Annamaria ........................................ 48 R

Racioppi Maria Rosaria ........................................ 5 Ranavolo Alberto .............................................. 103 Reali Adelmo ................................................. 30; 42 Recchia Serena .................................................... 10 Recchioni Mariani Antonietta ............................. 28 Restivo Domenico ............................................. 116 Riccioni Roberto .................................................. 21 Riganello Francesco .................................. 128; 132 Righetto Costantina .......................................... 164 Rigon Elena ....................................................... 112 Rinonapoli Giuseppe ..................................... 30; 42 Rizzetti Cristina ................................................... 95 Rizzi Francesco .................................................... 34 Rocco Manuel ..................................................... 23 Rogano Stefania ............................................... 145 Romoli Annamaria ............................134; 136; 141 ROMOLI ANNAMARIA ....................................... 143 Ronzoni Giulia ................................................... 114 Rosignoli Daniele ................................................ 25 Rossini Mauro ................................................... 182 S

Sabbatini Marta .................................................. 28 Saggini Raoul ...................................................... 48 SALE PARIZIO ...................................................... 72 Sale Patrizio ................................................ 95; 187 Saltuari Leopold .................................................. 46 Salucci Pamela .................................................. 144 Salvaderi Stefano .............................................. 138 Salvi Giovanni Pietro ................................... 48; 141 sandrini giorgio ................................................. 123 Sandrini Giorgio ........................................ 100; 116 SANDRINI GIORGIO ........................................... 184 Sansò Alessio .................................................... 124 Sansone Valeria .................................................. 85 Sansoni julita ...................................................... 60 Sansoni Julita ...................................................... 62 Santacaterina Fabio .......................................... 170 Sant'Angelo Antonino ....................................... 141

santaniello mariagrazia ..................................... 83 Santaniello Mariagrazia .................................. 119 Santilli Walter .................................................. 149 santini silvio ............................................. 117; 118 Sarà Marco ...................................................... 141 Sarti Chiara ........................................................ 68 Saviola Donatella ............................................... 48 Scalvini Silvia ...................................................... 20 Scarpino Maenia ...................................... 134; 143 Scarponi Federico ............................................. 141 SCARTOZZI MAURIZIO ...................................... 166 Schenone Angelo .............................................. 109 Schiattone Sara ................................................ 153 Semenza Carlo ................................................. 189 Serra Sebastiano ........................................ 17; 128 Serrao Mariano ................................................ 103 siani elena .......................................................... 64 Signò Federica .................................................. 160 Simonini Marcello .............................................. 48 Smania Nicola .. 8; 10; 20; 46; 50; 71; 73; 167; 169 sodano luisa ....................................................... 36 Sodano Luisa .................................................... 119 SODANO LUISA ................................................... 64 Solaro Giuseppe ............................................... 116 Soncini Arianna .................................................. 80 Spina Vincenzo ................................................... 38 Sterpu Raisa ..................................................... 134 STERPU RAISSA ................................................ 143 Sterzi Silvia ....................................................... 170 Storti Ilaria ....................................................... 167 Straffi Laura ....................................................... 80 Stramaglia Davide ....................................... 54; 58 T

Tacchino Andrea ................................................ 41 Taiocchi Nicola ................................................. 114 Tamburin Stefano ............................................ 101 Tascini Maria Cristina ........................................ 25 Tassorelli Cristina ............................. 100; 116; 123 TASSORELLI CRISTINA ...................................... 184 Tatarelli Antonella ........................................... 103 Tattoli Pasqualina ............................................ 176 terracciano annamaria maddalena ....... 36; 64; 83 Terranova Davide ..................................... 101; 114 TERRANOVA DAVIDE ........................................ 180 Tettamanzi Simone ............................................ 74 Thibaut Aurore ................................................. 130 Tibollo Valentina .............................................. 138

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Tofani Ariela ..................................................... 136 Tofani Marco ...................................................... 62 Toffano Roberta ................................................ 112 Tomelleri Giampaolo .......................................... 50 Tonin Paolo ......................................... 17; 128; 132 Traballesi Marco ................................................. 70 Tramonti Caterina .............................................. 38 Tran Vi Do ......................................................... 174 Trimarchi Pietro Davide .................................... 124 TRIPODI MARINA ................................................ 64 Troisi Elio............................................................. 34 Trojano Luigi ..................................................... 141 Trompetto Carlo ......................................... 66; 109 Turolla Andrea .................................................. 173 U

Ursino Maria ..................................................... 145 V

VALAGUSSA GIULIO .............................................. 6 Valè Nicola ........................................................ 169 Valerio Valeria .................................................. 138 Valiante Cristina ................................................. 95 Vannozzi Giuseppe .............................................. 87 Varalta Valentina .............................. 10; 20; 71; 73

Venturi Martina ............................................... 147 Verdesca Sonia ................................................... 76 Vestito Lucilla ..................................................... 66 Vezzadini Giuliana............................................ 138 Villa Davide ...................................................... 144 Virgillito Alessandra ................................. 147; 148 Vitale Marco .................................................... 157 Vitali Chiara ....................................................... 44 Volanti Paolo .................................................... 138 VOLINI SILVIA ................................................... 178 Volpato Chiara ................................................. 189 Vulpiani Mariachiara ......................................... 42 W

Waldner Andreas ....................................... 46; 169 Z

Zampolini Mauro ................................... 30; 40; 42 Zanolin Maria Elisabetta ...................................... 8 Zingoni Margherita ............................................ 68 Zito Silvia ............................................................ 34 Zocca Anastasia ................................................. 71 Zoccante Leonardo............................................... 8 Zuanazzi Arianna ............................................... 20 Zucchelli Barbara ............................................. 114