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LUISS
Dipartimento di Impresa e Management
Cattedra di Economia Industriale
Il dynamic pricing nell’e-commerce
Matr. 205351 Prof. Umberto Monarca Giulia Vella
RELATORE CANDIDATA
Anno accademico 2018/2019
2
A nonna Rosa
3
INDICE
INTRODUZIONE……………………………………………………………………........... pag. 5
CAPITOLO 1
DISCRIMINAZIONE DI PREZZO IN REGIME CONCORRENZIALE
1.1. Definizione e tipologie di discriminazione di prezzo…………………..…………….... pag. 7
1.1.1 Discriminazione di prezzo di primo grado……………………………..………. pag. 7
1.1.2 Discriminazione di prezzo di secondo grado……………………………..……. pag. 8
1.1.3 Discriminazione di prezzo di terzo grado………………………………….…... pag. 10
1.2. Nascita ed evoluzione di queste tecniche…………………..………………………...... pag. 12
1.2.1 Storia della teoria della discriminazione di prezzi……………………………… pag. 12
1.2.2 Discriminazione di prezzo in integrazione economica…………………………. pag. 14
1.2.3 Il Revenue Management: passaggio da discriminazione di prezzo
a dynamic pricing………………………………………………………………. pag. 16
CAPITOLO 2
UTILIZZO DISCRIMINAZIONE DI PREZZO NELL’E-COMMERCE
2.1 Esperienze di acquisto sul web……………………………………….……………....... pag. 18
2.1.1 Il ruolo di internet nel commercio……………………………………….…....... pag. 18
2.1.2 Determinazione dei prezzi su internet……………………..………………........ pag. 19
2.1.3 Comparazione dei prezzi online e offline……………………...……………...... pag. 21
2.2 Algoritmi e intelligenza artificiale per la determinazione dei prezzi ………….…......... pag. 24
2.2.1 Algoritmi dynamic pricing e implementazione…………………………...……. pag. 24
2.2.2 Altri algoritmi, non concernenti il prezzo: di raccomandazione………….......... pag. 26
2.3 Tariffazione dinamica nell’e-commerce e potere dei venditori online……………........ pag. 28
2.3.1 Dai prezzi fissi ai prezzi flessibili……………………………...……………….. pag. 28
2.3.2 Modelli di dynamic pricing…………………………………...………………... pag. 31
2.3.3 I cookie…………………………………………………...…………………….. pag. 33
2.4 Caso Amazon………………………………………………...…………..…………….. pag. 35
2.4.1 Possibili cause dei prezzi bassi di Amazon…………………………………….. pag. 35
2.4.2 Determinazione dei prezzi da parte di Amazon………………………...……… pag. 36
2.4.3 Determinazione dei prezzi delle istanze spot di Amazon……………………… pag. 38
CAPITOLO 3
WELFARE CONSUMATORE E FORME DI TUTELA
3.1 Potere contrattuale dei consumatori: confronto tra la old e la Internet economy……… pag. 40
3.1.1 La debolezza della posizione del consumatore nella old economy…………….. pag. 40
3.1.2 Il potere del consumatore via Internet…………………………….……..……… pag. 41
3.1.3 Misura del cambiamento del prezzo: dispersione o omogeneità?....................... pag. 42
4
3.2 Interazione tra discriminazione di prezzo e personalizzazione di massa………………. pag. 44
3.2.1 La personalizzazione di massa…………………………………..………………. pag. 44
3.2.2 La tecnologia: strumento di personalizzazione e di dynamic pricing…………… pag. 45
3.3 La risposta dei clienti e gli impatti sul benessere del consumatore……………………. pag. 47
3.3.1 Impatto sul rapporto con i clienti……………………………………………….. pag. 47
3.3.2 Impatto sul benessere dei consumatori…………………………………………. pag. 49
3.4 La tutela per l’intrusione di privacy ……………………………………………….…... pag. 52
3.4.1 Il motivo della necessità di una regolamentazione……………………………... pag. 52
3.4.2 Regolamentazione e-commerce………………………………………………… pag. 53
CONCLUSIONE……………………………………………………………...…………….. pag. 55
BIBLIOGRAFIA & SITOGRAFIA…………………………………………...……..…….. pag. 58
5
INTRODUZIONE
Il presente elaborato si pone il fine di analizzare le pratiche di discriminazione di prezzo in un
nuovo mercato, quello online, che facilita l’acquisizione e lo scambio delle informazioni tra
gli operatori economici.
Sebbene la discriminazione di prezzo a livello individuale non rappresenti una novità in
campo economico, nell’era di Internet essa è diventata più di una possibilità teorica. È
indubbio, infatti, che la tecnologia abbia influito fortemente al passaggio da un prezzo fisso,
determinato da regole di mercato, ad un prezzo variabile, definito ‘più giusto’ o ‘più
intelligente’, che si adatta ad ogni singolo cliente in tempo reale.
Lo scenario di riferimento è quindi totalmente cambiato. È questo un tema caldo della Internet
economy e delle nuove tecnologie.
L’attualità dell’argomento è stata la leva principali che ha destato il mio interesse. Con
l’approfondimento dell’argomento ho cercato di individuare le dinamiche che hanno reso
possibile, o anche solo più efficiente, la applicazione delle nuove politiche di prezzo e delle
nuove strategie di impresa.
Cambiati le regole degli scambi ed il mercato di riferimento, non più fisico, è necessario
comprendere e confrontarsi con un nuovo modo di concepire l’economia. Da un lato, è un
tempo in cui il cliente diventa ‘consumer maker’ e dall’altro lato, la capacità di mirare a
consumatori specifici offre alle aziende che utilizzano prezzi dinamici un vantaggio enorme
rispetto alla concorrenza, perché permette loro di essere più flessibili.
Mi spaventa e mi meraviglia allo stesso tempo, però, determinando quasi un senso di
“sublime” - citando la poetica del Romanticismo - l’idea che con la semplice navigazione sul
web ogni giorno ciascuno di noi fornisca continue informazioni sulle proprie abitudini al
consumo e che queste siano poi accumulate in database che costruiscono, in maniera sempre
più attendibile, il profilo di ogni singolo consumatore.
È come se nello shopping quotidiano fossimo perennemente spiati da un “grande fratello” che
registra i nostri spostamenti, le nostre abitudini d’acquisto e non solo, parametrizzandoli e
sviluppandoli in algoritmi che interpreteranno/influenzeranno i nostri consumi futuri
definendo articoli e prezzi perfettamente in linea con i nostri desiderata.
Tutto è reso possibile con un semplice ‘click’, un gesto volontario ed apparentemente neutro.
Il focus di questo elaborato parte quindi dall’analisi del fenomeno, cercando poi di chiarire a
noi consumatori ed a me per prima le dinamiche e i vantaggi, ancora non del tutto chiari,
6
rendendoci comunque consapevoli del cambiamento in atto e fornendo in ultimo le
contromisure, come gli shopbots, per proteggerci da un eventuale abuso di queste pratiche.
In quest’ottica l’elaborato affronta inizialmente i concetti base della discriminazione di prezzo
e quindi analizza la sua evoluzione conseguente al suo impiego nel web.
Ci si è quindi proposti di analizzare il compromesso che si è venuto a determinare: se quindi
l’aumento dei margini realizzati con l’utilizzo di questa strategia sia sufficiente a compensare
la perdita di fiducia che nel lungo termine potrebbe determinarsi sui consumatori.
Chiude l’elaborato una riflessione sulle implicazioni che la sua pratica comporti per il
consumatore.
7
CAPITOLO 1
DISCRIMINAZIONE DI PREZZO IN REGIME CONCORRENZIALE
1.1 Definizione e tipologie di discriminazione di prezzo
Per discriminazione di prezzo si intende la strategia delle imprese monopoliste di far pagare
prezzi diversi per lo stesso bene con l’obiettivo di aumentare il proprio profitto. Questa
tecnica è applicabile poiché, tipicamente, i consumatori sono caratterizzati da diverse
disponibilità a pagare. Se il monopolista fissasse un unico prezzo elevato otterrebbe ricavi
maggiori da unità vendute, ma perderebbe alcuni dei suoi clienti.
Le condizioni affinché il produttore possa applicare la discriminazione di prezzo sono tre:
l’impresa deve essere in grado di influenzare il prezzo di mercato, deve poter riconoscere il
tipo di consumatore che ha di fronte e i consumatori non devono essere in grado di effettuare
operazioni di arbitraggio.1
Esistono tre tipi di discriminazione di prezzo che si differenziano dal grado con cui il
monopolista si appropria del surplus del consumatore2 e pertanto dal quantitativo di
informazioni possedute dal venditore sul prezzo di riserva dei clienti: le prime due sono non
lineari 3e il terzo è lineare.
A seguire, analizziamo in modo rapido e schematico in cosa consiste ognuno dei tre gradi e in
cosa si differenziano tra di loro.
1.1.1 Discriminazione di prezzo di primo grado
La discriminazione di prezzo di primo grado è anche conosciuta come perfetta, poiché il
produttore è capace di far pagare ad ogni consumatore il suo prezzo di riserva, in modo da
appropriarsi, pertanto, di tutto il suo surplus. Tale possibilità implica dunque il massimo
grado di informazioni disponibili in mano al monopolista. Il produttore discriminante vende
più di quello non discriminante perché ottiene profitti incrementali su ogni vendita aggiuntiva.
Facendo pagare a ciascun cliente un prezzo diverso, evita la componente negativa dei ricavi
marginali, cioè non diminuisce i ricavi sulle unità vendute quando vende unità aggiuntive ad
un prezzo inferiore. L’effetto dell’eliminazione della componente negativa dei ricavi è
rappresentata dalla coincidenza della curva dei ricavi marginali con la curva di domanda. Ciò
diventa un incentivo per il monopolista ad aumentare la produzione fino al punto in cui la
1 I clienti a cui sono stati concessi prezzi bassi non devono poter rivedere i beni a coloro che avrebbero accettato prezzi più alti. 2 La differenza positiva fra il prezzo che un individuo è disposto a pagare per un determinato bene e il prezzo di mercato dello
stesso bene 3 Il prezzo cresce meno che proporzionalmente delle quantità acquistate; al contrario, se lineare, prezzo e quantità sono
direttamente proporzionali.
8
disponibilità a pagare dell’ultimo consumatore è esattamente pari al costo marginale. 4
L’output prodotto è quindi di una quantità pari a quella di concorrenza perfetta, ovvero quella
socialmente efficiente. Sebbene il benessere sociale sia massimizzato5, poiché il punto di
equilibrio è quello del mercato perfettamente concorrenziale, di esso ne benefica solo il
produttore. Il surplus totale del mercato monopolista discriminante eguaglia quello del
mercato concorrenziale ma, mentre in quest'ultimo caso è suddiviso tra consumatori e
produttori, nel caso del mercato monopolista discriminante il surplus è interamente goduto dal
produttore.
Nel mercato reale è quasi impossibile applicare questo tipo di discriminazione per due ordini
di ragioni: non è facile per l’impresa stabilire un prezzo diverso per ogni consumatore, a meno
che non si tratti di un numero ridotto di clienti, e inoltre qualora l’azienda, incapace di
stabilire i prezzi di riserva6, richiedesse questi esplicitamente ai consumatori, sarebbe
un’indicazione erronea, poiché l’intervistato tenderebbe a dichiarare sempre un prezzo
inferiore.
1.1.2 Discriminazione di prezzo di secondo grado
La discriminazione di secondo grado è utile quando l’azienda, non disponendo di nessun
metodo pratico per distinguere tra i diversi consumatori, lascia che gli stessi si auto-
selezionino e rivelino le loro preferenze attraverso la scelta su un listino proposto. Questa è
una strategia per la quale il prezzo varia in funzione della quantità di acquisto del bene. Il
produttore non ha sufficienti informazioni, e pertanto, può solo analizzare le decisioni di
acquisto del consumatore per formulare ipotesi sulla sua disponibilità a pagare.
Un esempio di questa strategia sono ‘gli sconti a scaglioni’, in base ai quali coloro che
acquistano maggiori unità del bene pagano un prezzo unitario più basso.
Un altro metodo è la tariffa in due parti, con la quale l’impresa suddivide il prezzo in due
componenti: una parte fissa e una variabile in funzione delle quantità acquistate. Per
massimizzare i suoi profitti il monopolista deve fissare il prezzo per unità pari al costo
marginale e il prezzo fisso pari al surplus del consumatore. L’impresa monopolista offre la
possibilità di scegliere tra due tariffe in modo da dividere i consumatori in due gruppi.
L’utente che domanda una quantità minore del bene ed è meno sensibile alle variazioni di
prezzo7 preferirà l’offerta con il canone fisso più basso sebbene dovrà pagare di più per ogni
4 Okpedia.it 5 Efficienza economica 6 Il massimo prezzo che un consumatore è disposto a pagare. 7 Domanda rigida
9
unità marginale acquistata. Si verifica quindi un’autoselezione degli acquirenti, che scelgono
il piano di offerta più adeguato alle loro esigenze.
Un’altra tecnica è quella delle vendite abbinate sotto forma di: vendita abbinata vincolata (tie-
in sales), che consiste nella vendita di un bene principale8, consumato in quantità fissa,
insieme ad un bene correlato, fornito da un impresa in concorrenza e che può essere
consumato in quantità variabili; e la vendita a pacchetto (bundling), che consiste nell’unire in
un unico pacchetto due o più beni/servizi vendibili separatamente. Relativamente a
quest’ultimo esistono due tipi: puro, qualora i beni fossero disponibili solo sotto forma di
pacchetto e misto, se possono essere trovati e venduti sul mercato anche separatamente. Da un
confronto dei due metodi è evidente come il bundling misto permette al monopolista di
aumentare le sue vendite9. L’impatto del raggruppamento sui profitti dipenderà dai costi di
produzione e dalla distribuzione di preferenze dei consumatori. Nel tying10, invece, il
monopolista riduce il prezzo del bene principale e vincola il cliente all’acquisto del bene
correlato ad un prezzo maggiore di quello concorrenziale. Coloro che fanno un uso intenso
del bene principale quindi useranno maggiormente il prodotto correlato, e di conseguenza
pagheranno di più per l’abbinamento.11
Importante è anche la discriminazione intertemporale, che permette di segmentare i
consumatori in base al momento in cui decidono di acquistare. Con questo tipo di
discriminazione in un primo momento alcuni beni appena lanciati sul mercato presentano
prezzi alti. In questo modo coloro che sono impazienti e ritengono importante il prodotto
appena uscito sul mercato compreranno subito il bene, nonostante siano consapevoli del fatto
che successivamente i prezzi diminuiranno. Un altro esempio di ciò sono i biglietti dell’aereo,
il cui prezzo aumenta quanto più vicini sono comprati alla data del viaggio. Ciò dipende dalla
certezza che coloro che acquisteranno un biglietto con il solo anticipo di un giorno saranno gli
uomini d’affari: il vantaggio di discriminare su di loro deriva dal fatto che avranno una
domanda più rigida dei turisti.
Una rilevanza significativa è assunta anche da un caso particolare di discriminazione
intertemporale: la peak-load pricing. In alcuni mercati infatti la domanda varia in base alle ore
del giorno e ai giorni dell’anno. Alcuni esempi di questi sono: gas ed elettricità, servizi di
trasporto pubblico, palestre e fitness e pacchetti turistici e parchi dei divertimenti.
È possibile distinguere una domanda nelle ore di punta e una nelle ore non di punta, ma
contemporaneamente è improbabile che il fornitore possa aggiustare la capacità produttiva per
8 Monopolizzato 9 Che non implica necessariamente un incremento dei profitti 10 La prima forma di vendita abbinata citata 11 Lipczynski John, Wilson John O. S, Goddard John A., Solimene Laura, 2016
10
soddisfare il maggior livello di domanda nei periodi di picco o ridurre la capacità in risposta
nei periodi in cui questa è meno intensa. Questo andamento della domanda impone
comunque alle aziende elettriche di mantenere una capacità produttiva tale da soddisfare il
primo tipo di domanda citata. Un altro ordine di problema da considerare è il fatto che questi
tipi di beni non sono immagazzinabili dai consumatori, ovvero non è possibile per questi
accumulare scorte da utilizzare nei periodi di picco.12 E pertanto avremmo capacità in eccesso
nelle ore non di punta, se non si ricorresse alla discriminazione intertemporale, la quale
permette di separare i consumatori in diverse classi e di far pagare prezzi diversi per diverse
fasce di orari. Attraverso questo tipo di discriminazione è possibile ridurre il consumo nelle
ore di punta e di avere una fornitura del prodotto con l’utilizzo di minori macchinari.
Non si possono a priori analizzare le ripercussioni sul benessere della discriminazione di
secondo grado. Infatti, al gruppo con una domanda più elevata viene certamente offerta una
quantità tendente a quella socialmente efficiente, ma contemporaneamente al venditore
conviene limitare o quasi del tutto annullare la quantità fornita ai gruppi con domanda più
bassa. E pertanto l’impatto netto sull’output prodotto dipende da caso a caso, ma in generale
se la quantità fornita in entrambi i mercati attraverso questa strategia aumenta, allora anche il
benessere sociale sarà superiore.
1.1.3 Discriminazione di prezzo di terzo grado
Infine, con la discriminazione di prezzo di terzo grado, il produttore ha sufficienti
informazioni per suddividere la domanda di mercato in gruppi a cui assegnare prezzi
differenti. Le variabili secondo le quali vengono identificati i vari segmenti di consumatori
sono caratteristiche facilmente identificabili, come per esempio l’età, il sesso, lo status, il
luogo e il canale di distribuzione.
Questo tipo di discriminazione di prezzo è strettamente legato all’elasticità della domanda: ai
consumatori per cui questa risulta maggiore è necessario applicare un prezzo più basso. Ciò è
spiegabile analiticamente nel modo seguente. In ogni segmento di mercato i costi marginali di
produzione sono uguali, perché è lo stesso bene/servizio ad essere fornito. Quando entrambi
sono in equilibrio i ricavi marginali anche si eguagliano. Per massimizzare il profitto è
necessario inoltre che MC=RM in entrambi i segmenti di mercato. Da ciò si evince che,
poiché è uguale il costo marginale, il ricavo marginale è uguale nelle due situazioni di
equilibrio. In questa situazione il ricavo marginale dei due segmenti di mercato è uguale. E
12 Lipczynski John, Wilson John O. S, Goddard John A., Solimene Laura, 2016
11
quindi, dal momento che il prezzo di vendita è diverso13, ne consegue che l'elasticità della
curva di domanda nel segmento a prezzo più basso è maggiore rispetto all'altro14.
Affinché questa strategia sia efficace è necessario che gli individui siano identificati
inequivocabilmente nel proprio gruppo di appartenenza. Ma tra i tre gradi di discriminazione
di prezzo, il terzo è certamente il più semplice da utilizzare e il più diffuso.
Non è possibile trarre una conclusione sugli effetti in termine di benessere di questo livello di
discriminazione di prezzo: la somma di surplus del produttore e consumatore può essere più
alta, più bassa o uguale, a seconda della precisa posizione delle funzioni di domanda nelle
diverse frazioni di mercato. Tuttavia possono trarsi due affermazioni: l’extraprofitto del
monopolista sarà sempre maggiore rispetto all’ipotesi di assenza di discriminazione, perché
non sarebbero applicati prezzi differenti se non fosse redditizio farlo; e inoltre i consumatori,
ai quali viene applicato un prezzo maggiore di quello uniforme, vedono il benessere ridotto
rispetto al caso di semplice monopolio. Al contrario, il segmento di clienti, a cui è posto un
prezzo inferiore gode di un surplus accresciuto.15
13 P1>P2 14 Okpedia.it 15 Lipczynski John, Wilson John O. S, Goddard John A., Solimene Laura, 2016
12
1.2 Nascita ed evoluzione di queste pratiche
1.2.1 Storia della teoria della discriminazione di prezzi
Il primo autore che sembra essersi interessato a questo argomento è Dupuit16. Egli partì da
una critica mossa contro Say17, il quale misurava l’utilità di un bene tramite il prezzo
effettivamente pagato per comprare un’unità dello stesso. Al contrario, per Dupuit l’utilità del
prodotto doveva essere misurata dall’ammontare di denaro che un individuo sarebbe disposto
a pagare per ottenere un’unità di esso. La determinazione di un prezzo medio, specifica
l’autore, comporta una perdita sia per coloro che valutano il bene con un’utilità minore,
poiché dovranno rinunciare a questo, sia per i venditori che ne trarranno profitti per un valore
minore di quello che molti compratori ne attribuirebbero.
L’argomento della discriminazione è presente inoltre nell’opera ‘Elementi’ di Walras18. Egli
critica la teoria dell’utilità di Dupuit, ritenendo che il massimo sacrificio economico che il
cliente è disposto ad affrontare per acquistare un bene dipende anche in parte dal diminuire o
dal crescere dell’utilità che attribuisce ad altri beni e dalla quantità di ricchezza posseduta.
Walras riteneva che la confusione emersa nella teoria di Dupuit provenisse dalla difficoltà nel
distinguere curva di utilità e curva di domanda. In realtà in relazione al reddito, Dupuit aveva
sottolineato che la sua analisi dell’utilità fosse non in caratteri assoluti ma relativi, poiché era
conscio del fatto che il prezzo che si è disposti a pagare non è rappresentativo dell’intensità
del desiderio di quel bene.
Pigou19 dedicò attenzione al tema della discriminazione nell’articolo intitolato ‘Monopoly and
Consumers’ Surplus’ pubblicato sull’Economic Journal e in un capitolo di due famose opere
intitolate ‘Wealth and Welfare’ e ‘ The Economics of Welfare’. Anche lui distingue in tre
diversi tipi di discriminazione: il primo comporta l’applicazione di un prezzo diverso per ogni
unità del bene, il secondo prevedeva n prezzi diversi e infine il terzo grado determinava una
separazione dei consumatori per gruppi. Anche egli sosteneva che il primo grado, sebbene
fosse il meno applicabile, sarebbe stato il più vantaggioso. L’unico modo, pensava, che il
monopolista avesse per poter applicare questo grado di discriminazione era l’ ”intavolare
contrattazioni singolarmente con ogni consumatore”, ma ciò sarebbe stato presumibilmente
16 Arsène Jules-Étienne Juvénal Dupuit, ingegnere ed economista francese, legato alle teorie della scuola austriaca e difensore del
laissez-faire. 17 Jean-Baptiste Say, economista classico francese: famoso per la legge degli sbocchi 18 Marie Esprit Léon Walras, il padre della prima formulazione completa della teoria di equilibrio economico generale 19 Arthur Cecil Pigou, economista inglese, uno dei maggiori esponenti dell’economia del benessere
13
impedito dallo Stato per la potenzialità continua di concorrenza sleale.20 Pigou riteneva inoltre
che l’applicazione di questo livello di discriminazione renderebbe conveniente sempre per il
monopolista la realizzazione della quantità ideale di produzione, ma anche di investimenti,
socialmente desiderabili, che in regime di concorrenza semplice nessuno avrebbe avuto
incentivo a fare. Il secondo grado di discriminazione di prezzo si avvicina sempre più al
primo tanto maggiore sono gli n prezzi applicati. Per quanto riguarda un monopolio con
discriminazione di terzo grado, l’autore sostiene che esso probabilmente generi un output più
vicino a quello ideale di quello di monopolio semplice, ma non migliore di quello di
concorrenza.
Negli anni Trenta le sue opinioni non furono messe in discussione. Gran parte degli autori che
in questi anni si occuparono dell’argomento si dedicarono principalmente al terzo tipo di
discriminazione di prezzo. Scomparvero quasi completamente i riferimenti al primo e secondo
grado. Questo atteggiamento, probabilmente, è dovuto, oltre alla quasi impossibilità di
applicazione di queste pratiche, anche all’idea di irrealizzabilità del concetto di surplus del
consumatore. Unico maggior contributo apportato in questi anni fu da parte di J. Robinson21
nel suo lavoro su ‘The Economics of Imperfect Competition’ in cui lega il prezzo fissato dal
monopolista in ciascun sottomercato, in riferimento alla discriminazione di terzo grado,
all’elasticità della domanda22 del segmento di mercato corrispondente.
Scarsa attenzione è stata prestata anche alla discriminazione temporale. Solo Walras ha
analizzato ciò prendendo in considerazione i beni durevoli23, la cui domanda può variare nel
tempo in relazione alle aspettative di variazione del prezzo. I consumatori non speculerebbero
su questi, secondo lui, anche se consapevoli dei cambiamenti di prezzi. Potrebbero non
cambiare le decisioni sul periodo di acquisto, poiché attendere la riduzione del prezzo
comporterebbe rinunciare ai benefici immediati prodotti dal bene nell’attesa. In questo modo
gli stessi consumatori si auto-selezionano mostrando l’intensità con cui desiderano un bene e
discriminano tra le unità, acquistando, per esempio, una minima quantità quando il prezzo è
alto e unità addizionali man mano che questo si riduce. Questo è quindi il motivo per il quale
ritiene applicabile questo tipo di discriminazione, a differenza di ciò che potrebbe accadere
nell’utilizzo del primo e secondo grado di questa. L’autore crede, infatti, che sarebbe in quel
caso difficile impedire che i beni si spostino da un mercato all’altro o che la domanda vada da
un bene ad un altro.
20 Carlo Beretta, 1983 21 Joan Robinson, un economista inglese di orientamento post-keynesiano 22 Misura che mette in relazione la variazione percentuale della quantità domandata con la variazione percentuale del prezzo 23 Beni che possono essere utilizzati più volte
14
1.2.2 Discriminazione di prezzo in integrazione economica
Caposaldo dell’integrazione economica, del mercato unico e quindi degli annessi obiettivi di
politica economica è la legge del prezzo unico, la quale asserisce che i beni commerciati a
livello internazionale sono soggetti ad arbitraggio ogni volta che si formano differenziali di
prezzo. Ciò porterà, pertanto, alla prevalenza di un unico prezzo nel mercato: questo implica
concorrenza perfetta, che nella realtà difficilmente è riscontrabile. Molti beni, infatti, sono
differenziati e le tecniche di marketing comportano, ove possibile, qualità e prezzi diversi per
lo stesso bene. Inoltre si pensa anche che i buyer rispondano con lentezza ai differenziali
internazionali di prezzo per carenza di informazione e di fiducia nei nuovi mezzi di
approvvigionamento, oltre che a causa della fedeltà nei rapporti commerciali precedenti.24
Assunto che nella realtà sussistano forme di concorrenza imperfetta, la domanda che ci si è
posti è se queste dispersioni internazionali di prezzo derivino da politiche di prezzi
discriminanti o da fattori esterni delle imprese, e quindi se dipenda da pratiche di vendita delle
stesse o da mancata armonizzazione delle politiche governative.
Certo è che essendo una realtà ancora in integrazione, ogni segmento di mercato è una realtà
separabile, un’economia semi-chiusa a sé stante.
I presupposti per l’applicazione di una discriminazione spaziale dei prezzi nella Cee25 sono,
oltre al potere degli oligopolisti di imporre il prezzo, la diversità delle condizioni micro o
macroeconomiche e la separabilità dei mercati. Questa politica di prezzo può essere applicata
in un’area integrata sfruttando la diversità dei livelli di reddito, dei gusti e dalla spazialità dei
mercati.
Ma se ogni impresa in un mercato sfrutta la specificità di questo, il livello dei prezzi si
uniformerà tendenzialmente, anche perché la dinamica concorrenziale inter brand li allinea
verso un prezzo equivalente.26 In presenza di interdipendenza oligopolistica nessun produttore
può adottare una politica commerciale senza considerare il comportamento degli altri.
Ogni segmento si differenzia non solo per il livello dei prezzi, ma anche in base a
caratteristiche particolari della domanda che i produttori cercano di sfruttare. Infatti in alcuni
mercati viene offerta un’ampia gamma di prodotti ricchi, mentre in altri vi è scarsa possibilità
di scelta.
Un oligopolio discriminante è quindi in contrasto con il libero flusso di beni all’interno
dell’area in fase di integrazione e rafforza sia le differenze che la separazione dei segmenti.
24 Richardson crede che l’arbitraggio sussista solo per un numero limitato di gruppi di beni 25 Comunità economica europea 26 Elena Bittante, 1984
15
Non si può affermare che la discriminazione spaziale dei prezzi riduca il benessere solo
poiché implica lo sfruttamento del potere monopolistico. Il confronto che deve essere
analizzato concerne l’allocazione nel caso di prezzo unico o di discriminazione. Se il
discriminatory pricing produce trade creation27, poiché aumentando l’output aumenta
l’efficienza allocativa, allora la discriminazione accresce il benessere. Questo caso si ha
quando la discriminazione di prezzo determina un prezzo medio dei segmenti di mercato
integrato inferiore al prezzo unico, in caso contrario si ha una trade diversion.28 Certo è che la
discriminatory pricing potrebbe essere una politica di prezzo desiderabile se permettesse la
fornitura di un bene che, senza discriminazione, non verrebbe fornito perché la sola domanda
inelastica non sarebbe sufficiente a rendere profittevole l’offerta. La discriminazione spaziale
ha anche effetti redistributivi: saranno avvantaggiati i produttori, e i consumatori dei Paesi
con alti prezzi saranno privati di parte delle risorse a favore dei consumatori dei mercati
nazionali convenienti. E pertanto, non si può definire se questa distribuzione del benessere sia
preferibile, ma è indubbio che il discriminatory pricing potrebbe risultare incompatibile con
gli obiettivi di ridistribuzione di questo nell’area considerata.
La politica più idonea ad eliminare la discriminazione tra i paesi europei consisterebbe nel
rimuovere ciò che distingue i mercati. I fattori di differenza sono infatti un incentivo per i
produttori ad adottare politiche di prezzo. Sembra questo un obiettivo molto complesso,
poiché richiederebbe la convergenza delle condizioni macroeconomiche e microeconomiche
dei vari mercati nazionali europei. Le autorità comunitarie sono spesso impotenti: gli indirizzi
della Commissione per piani di coordinamento delle politiche economiche sono disattesi dai
governi nazionali e l’armonizzazione dei metodi di imposizione indiretta non è sufficiente
finché non si proceda ad un’armonizzazione delle aliquote. Un’alternativa quindi diviene
agire sulla separabilità dei mercati, impedendo che si affievoliscano gli scambi commerciali
tra gli Stati. Anche qui il neo-protezionismo rende incompiuta la piena integrazione
commerciale.
L’unica strada percorribile rimane quindi la politica repressiva: la Commissione può avvalersi
degli art.85 e 8629, con i quali può punire le imposizioni di prezzi e la ripartizione dei mercati.
Anche qui per due ordini di motivi questa soluzione non appare sufficiente: non è facile
dimostrare la presenza di queste pratiche occulte e altrettanto difficile è contenere il potere di
27 Quando la formazione di un accordo commerciale decresce del prezzo delle merci per più consumatori, e quindi aumenta il
commercio globale 28 Il commercio è deviato da un esportatore più efficiente verso uno meno efficiente con la formazione di un accordo di libero
scambio o un’unione doganale 29 del Trattato Ce, corrispondenti rispettivamente agli art. 105-106 del nuovo Trattato
16
mercato degli oligopolisti. Rimane quindi solo una soluzione di second-best, la quale ha come
obiettivo quello di contenere gli effetti negativi derivanti dalla mancanza di altre politiche.
1.2.3 Il Revenue Management: il passaggio da discriminazione di prezzo a
dynamic pricing
La discriminazione di prezzo deriva dalla pretesa di massimizzare e ottimizzare i profitti,
qualora le condizioni di eterogeneità della domanda lo permettano. Nel momento in cui a
questa possibilità di sfruttare la varietà delle preferenze dei clienti presenti, si aggiunge
l’incertezza sulle previsioni della domanda nel tempo e la rigidità della produzione, che non
permette all’azienda di rispondere rapidamente ai nuovi bisogni dei clienti modificando
l’offerta, è necessaria l’implementazione dell’utilizzo di tecnologie e strumenti sofisticati. Tale
metodo è anche conosciuto come Revenue Management, sistema che aiuta a prendere
decisioni relativamente alla gestione della domanda. Fine ultimo di questa evoluzione consiste
nel miglioramento della qualità delle decisioni, prese in modo da ottimizzare la performance
delle aziende e, nello stesso tempo, soddisfare le esigenze dei consumatori, migliorando anche
le strategie di prezzo.30
Esso è nato nel settore aereo: attraverso la deregolamentazione di questo del 1978, insieme
alla nascita delle compagnie low-cost e dei voli charter, il mercato si è ampliato a tal punto da
far prendere coscienza agli analisti del fatto che la domanda fosse diventata elastica dal lato
del prezzo. La compagnia aerea American Airline ha approfittato di questa opportunità
introducendo restrizioni sugli acquisti e tariffe vincolate alla capienza degli aerei. Ciò ha
portato alla nascita di DINAMO (Dynamic Inventory Allocation and Maintenance Optimizer),
il primo sistema di Revenue Management. Inizialmente esso ha portato molti dubbi e criticità
nel pubblico: si credeva fosse così legato al trasporto aereo da non poter essere utilizzato in
altri ambiti e, inoltre, portò malcontento tra i consumatori che rischiavano di potersi trovare
nella situazione in cui seduti su un aereo viaggiassero accanto ad un cliente, il quale avesse
pagato dopo pochi minuti un biglietto meno caro. Solo nel 1989 fu pubblicato un articolo nel
quale erano elencati una serie di requisiti necessari nel settore turistico affinché questo metodo
potesse essere efficiente e diventare una chiave del successo dell’azienda.31
Il Revenue Management ha inoltre prestato ad altri settori la strategia di prezzo che lo
caratterizza: il dynamic pricing. Con questo termine si definisce la determinazione del prezzo
giusto al consumatore, in base al valore che il cliente dà al bene in quel determinato momento.
30 Talluri & Van Ryzin, 2004 31 Kimes, 1989
17
La strategia di determinazione del prezzo dovrebbe seguire infatti tre metodi: il primo che
mette in correlazione il prezzo con il valore del bene percepito dai consumatori, il secondo con
le esigenze di mercato e il terzo con il profitto, in base al confronto dei risultati aspettati con
quelli dei competitors. Il punto di partenza è la combinazione del valore e pertanto si va ad
individuare la combinazione che meglio soddisfa le esigenze dei vari segmenti di consumatori
cui si è deciso di puntare, studiando il prezzo ideale per ognuno di essi.32
Non è quindi possibile definire una data che segna la nascita di questa pratica. La sua versione
arcaica quasi risiede dell’applicazione di sconti, coupon e saldi applicati dalle imprese. Infatti
lo scopo di queste operazioni è semplicemente quello di fare aggiustamenti sul prezzo finale al
fine di massimizzare i profitti. Le decisioni essendo quindi subordinate a variabilità e
incertezza della domanda, hanno reso importante l’utilizzo di questa pratica, che quasi
rappresenta una evoluzione della semplice discriminazione di prezzo. Essa permette una stima
più precisa e accurata della richiesta dei consumatori per mezzo dell’utilizzo di software,
attraverso i quali si arriva alla migliore decisione possibile in termini di prezzo.
32 Talluri & Van Ryzin, 2004
18
CAPITOLO 2
UTILIZZO DISCRIMINAZIONE DI PREZZO NELL’E-COMMERCE
2.1 Esperienze di acquisto sul web
2.1.1 Il ruolo di Internet nel commercio
Il commercio elettronico è nato e si è diffuso negli ultimi 20 anni di Internet. La data che ne
segna l’inizio possiamo farla risalire al 1991, momento in cui Internet e la tecnologia per le
transazioni online erano abbastanza mature da dare il via ad un uso commerciale dello stesso.
A partire dagli anni ’90 si iniziò a diffondere l’uso di Internet tra il pubblico. Ciò che
rappresentò il passo fondamentale fu nel 1994 il lancio di un browser di navigazione sicuro
creato da Netscape, che includeva un protocollo di sicurezza SSL. Quest’ultimo rappresenta il
protocollo di crittografia tutt’ora utilizzato affinché le informazioni personali possano passare
al sicuro sul web. Tra il 1994 e il 1995 nacquero i primi servizi di aziende che permettevano
di acquistare con carta di credito online, tra i più conosciuti First Virtual e CyberCash. Ed è
proprio grazie alla creazione di un browser affidabile e di transazioni sicure che si ebbe la
nascita di veri e propri negozi online. Nel luglio 1995 fu spedito da Seattle Jeff Bezos33 il
primo libro venduto su Amazon.com, che in soli 30 giorni dalla sua nascita divenne ‘la
libreria più grande del mondo’. Da subito ha creato gli standard di un sito e-commerce
orientato al cliente attraverso la ricerca per parole chiave, autore e argomento e ha dato la
possibilità ai clienti di lasciare recensioni sul prodotto. Presto Amazon allargò inoltre il suo
business a settori nuovi come per esempio di intrattenimento, elettronica, giocattoli,
abbigliamento, articoli per la casa. Era sempre il 1995 quando Pierre Omidyar programmò un
sito per le aste online, chiamato AuctionWeb. In meno di 24h riuscì a vendere un laser rotto,
facendo così nascere eBay. Entrambi, Amazon e eBay, sono i due pionieri che hanno aperto la
strada alle aziende in rete e per questo motivo sono chiamate dot-com. Alla fine degli anni ’90
nacquero altri due colossi dell’e-commerce: PayPal, servizio per effettuare pagamenti online e
Alibaba.
Il boom si ebbe nel 2000 grazie alla diffusione della linea ADSL. Essendo l’e-commerce
un’attività di acquisto di beni e servizi su Internet tramite pagamenti elettronici sicuri, a
sostegno della creazione di standard di sicurezza nel 2004 è stata fondata la PCI (Payment
Card Industry Security Standards Council).
Un’altra spinta è stata data grazie alla diffusione di tablet e smartphone che hanno fatto
aumentare il numero di utenti collegati e reso più facile e veloce l’acquisto online. Negli
33 Imprenditore statunitense, fondatore, presidente e amministratore delegato di Amazon.com
19
ultimi anni, rilevante, inoltre, è stato l’uso esponenziale dei social network, come nuovo
mezzo di comunicazione tra cliente e azienda.34
2.1.2 Determinazione dei prezzi su internet
Per i consumatori la ricerca del prezzo più basso nello shopping tradizionale può richiedere
molto tempo e fatica, nella scelta tra prodotti da loro considerati omogenei. Quindi cercare
online i prezzi più bassi può essere conveniente, veloce ed economico. Spesso sono utilizzati
anche Shopbots35, che forniscono accesso a prezzi e informazioni su prodotti concorrenti in
un ‘click’ e talvolta classificano i rivenditori su una caratteristica specifica dell’acquirente.
Questi motori di ricerca quindi aiutano a ridurre le informazioni asimmetriche tra acquirenti e
venditori, cosicché il consumatore ha la percezione di avere un’influenza maggiore sul
processo di negoziazione.
Dall’altra parte, l’informazione perfetta che il commercio online permette, crea nei venditori
il timore di offrire prodotti percepiti come omogenei. Di conseguenza, il consumatore sarebbe
incline a discriminare tra i prodotti nella scelta d’acquisto solo in base al prezzo, e quindi
porterebbe i venditori ad essere coinvolti in una guerra di prezzo.
Ci sono però altre ricerche che contraddicono la teoria secondo cui la vendita su internet
porterà alla concorrenza perfetta. La ragione di questa critica si basa sul fatto che i
consumatori sembrano meno sensibili al prezzo all’aumentare delle informazioni sulla qualità
del prodotto disponibili sul sito.36 Inoltre, ci sono anche altri fattori valutati dal cliente e
maggiormente significativi rispetto al prezzo nella scelta di acquisto: si fa riferimento in
particolare all’assistenza clienti, consegne puntuali, spedizione, contenuto del prodotto,
politiche sulla privacy, facilità di ordinazione, informazioni sui prodotti ecc. In aggiunta, uno
studio di McKinsey ha rilevato che di solito circa l’80% degli utenti non cerca attivamente siti
concorrenti per trovare l’offerta migliore.37
Neppure ancora, gli Shopbots, sembrano risultare così utili al consumatore nell’analisi di
comparazione dei prodotti. Infatti in teoria essi dovrebbero ridurre l’asimmetria informativa e
i costi di ricerca, ma in realtà non forniscono componenti fondamentali del prezzo: per fare
confronti accurati i consumatori online devono avere a disposizione anche le spese di
spedizione, le imposte sulle vendite e altri dettagli sulla transazione. Ma, introdurre anche
questi fattori nella raccolta e analisi effettuata, implicherebbe tempo e ridurrebbe la percepita
riduzione dei costi di ricerca degli acquirenti online. In più, l’aumentare dei venditori online
34 Simone, Catania, 2017 35 Un sito web che offre comparazioni di prezzo per determinati prodotti 36 Lynch and Ariely,2000 37 Baker et al.,2001; Hamilton,2001; Rayport and Jaworski,2001
20
crea un sovraccarico di informazioni, e di conseguenza, il potenziale consumatore tende a
seguire scorciatoie decisionali ed euristiche. Sarà incline all’acquisto da siti riconosciuti ed
attendibili, nonostante questi presentino prezzi più alti rispetto a quelli dei concorrenti con
una minor fama. Questo spiega perché Amazon.com Borders.com e Barnes Noble.com
raggiungono ancora livelli di vendite significative in qualsiasi grado di prezzo essi pongano i
propri prodotti. Le tendenze dei consumatori ad acquistare marchi riconosciuti dimostra
ancora una volta che i costi di ingresso e di uscita, e quindi, le barriere all’entrata non sono
basse. Tutto ciò rende necessarie ampie spese di marketing e pubblicità, che sono possibili
solo se, a loro volta, le imprese dispongono di elevati margini lordi. Da qui possiamo dedurre
come è quindi non veritiera la teoria per la quale le imprese sono capaci di imporre prezzi
bassi.38
Uno degli importanti vantaggi di internet, in aggiunta, è che fornisce alle aziende un modo per
passare da prezzi fissi a prezzi variabili. In precedenza, la maggior parte delle aziende
cambiavano i listini raramente, poiché il costo di implementare una variazione di prezzo in
tutto il sistema (costo di menù) poteva essere piuttosto elevato. Internet offre la riduzione del
costo del menu e dei tempi per cambiare i prezzi, accanto ad una maggiore occasione per
adattare i prezzi ai segmenti di mercato attraverso la crescente digitalizzazione.
Allo stesso tempo, come è facile per gli acquirenti confrontare i prezzi su internet, il Web
aumenta le possibilità per l’impresa di archiviare grandi quantità di informazioni sui clienti
per adattare ad ogni singolo il prezzo più alto possibile. Chiaro è che il vantaggio competitivo
è possibile soprattutto per le imprese già presenti sul mercato e non per i nuovi entranti,
perché i dati sono una risorsa per generare vendite e ci vuole del tempo per accumularne
abbastanza da rendere la tariffazione dinamica efficace.39
Al di là dei benefici che la tariffazione dinamica è capace di portare, è necessario comunque
fare in modo che sia percepita dai consumatori l’equità dei prezzi e che gli effetti negativi dei
prezzi differenziali non minino la fedeltà del cliente.
Per ridurre la sensibilità dei compratori al prezzo, i venditori online devono differenziare i
loro prodotti e il loro marchio e fornirne caratteristiche e informazioni, in modo da fidelizzare
i clienti, così da evitare un calo dei prezzi e guerre al ribasso. Come già detto in precedenza,
poche persone effettuano ricerche approfondite sul web prima di effettuare un acquisto,
preferendo per questioni di sicurezza comprare da imprese con cui hanno avuto esperienze
positive. Di conseguenza, le imprese che utilizzano questa strategia di determinazione dei
prezzi possono alzare il prezzo, mantenendo una clientela redditizia.
38 Smith e Brynjolfsson,2001 39 Kambil e Agrawal,2001
21
Un’altra tecnica che le società online utilizzano per attirare clienti consiste nell’applicazione
di un prezzo relativamente basso sul prodotto, a cui viene aggiunta però una tariffa di
spedizione superiore al costo.
In conclusione, Internet ha facilitato attraverso un mercato elettronico la possibilità di fare
transazioni. Poiché sia gli acquirenti hanno accesso a più fornitori che potrebbero esercitare
pressioni sui prezzi, sia i fornitori hanno accesso a più acquirenti che potrebbero essere
disposti a pagare di più per il prodotto, non è chiaro se questo porterà a prezzi più alti o più
bassi del passato. Molto probabilmente, si pensa che l’effetto sarà dato dalla diminuzione
della variabilità dello stesso.40
2.1.3 Comparazione dei prezzi online e offline
Le ragioni che spingono i consumatori ad acquistare online sono principalmente le seguenti:
vantaggi in termini di prezzo, aspettative rispetto ad un risparmio di tempo, facilità di
comparazione dei prezzi, flessibilità temporale41 e la disponibilità di un ampio ventaglio di
scelta di prodotti. Il primo aspetto è vero nei Paesi che hanno una percentuale più elevata di
acquirenti online.42
Dall’altra parte le ragioni per non acquistare online possono essere attribuite, oltre alla
volontà di portare il prodotto direttamente a casa, alla paura di utilizzare dettagli personali/ di
pagamento e alla difficoltà nel risolvere problemi se qualcosa va storto.
Come abbiamo detto, uno dei maggiori vantaggi dello shopping online è la facilità di
effettuare confronti di prezzo rispetto allo shopping offline. Sorge allora la domanda su come
i siti web di confronto dei prezzi siano presenti nella ricerca online e nel comportamento degli
acquirenti. I PCW (detti anche shopbots) sono infatti strumenti di ricerca che mettono a
disposizione dei consumatori un unico portale per ottenere informazioni sui prezzi da più
rivenditori.
Per i responsabili politici una delle maggiori preoccupazioni è se i PCW siano affidabili e
attendibili. Sembra però che la mancanza di fiducia non sia per i clienti online un fattore
demotivante all’utilizzo di questi. Nonostante ciò, molti consumatori non hanno le
informazioni per sapere se siano stati tratti in errore dai PCW. Alcune volte sembra che non
tutte le aziende risultino nell’elenco proposto da questi sistemi di quotazione. Alcuni PCW
hanno rivelato che le aziende dovevano pagare una commissione per essere quotate o per
avere una posizione più prominente sul sito. Le risposte ai numerosi interrogativi che sono
40 Mui Kung, Kent B. Monroe, Jennifer L. Cox, 2002 41 Poter ordinare in qualsiasi momento del giorno/ settimana 42 Come Regno Unito, Spagna, Francia, Italia, Repubblica Ceca, Lituania, Slovacchia, Svezia e Danimarca
22
sollevate sul metodo di classificazione dei PCW sono state varie, ma ad oggi i consumatori
rimangono incapaci di trovare informazioni sufficientemente chiare. Non sono trasparenti
neppure le tempistiche secondo le quali i prezzi vengono aggiornati: ciò porta ad alcune
imprecisioni a breve termine tra prezzi indicati dai PCW e i prezzi effettivi addebitati dal
rivenditore.
Spostando poi la nostra attenzione sul confronto tra prezzi online e offline, generalmente
troviamo prezzi più economici sul web, ma questa non rappresenta una regola e anzi, varia tra
prodotti e Paesi. Nell’analisi dei prezzi di entrambe le modalità di acquisto è necessario tener
presente anche i costi aggiuntivi: costi di consegna per il primo, e costi di transazione per i
secondi, meno facilmente calcolabili e relativi per esempio allo spostamento fisico da
effettuare per raggiungere i negozi.
Si osservano poi differenze significative tra i Paesi nei prezzi e, di conseguenza, nel livello di
risparmio disponibile per i consumatori che acquistano online. Inoltre, non vi è alcuna prova
del fatto che i prezzi online siano più allineati rispetto ai prezzi offline dell’UE, ma comunque
sembra evidente la presenza di una maggiore armonizzazione dei prezzi tra i Paesi della zona
euro rispetto all’Unione europea in generale.
Altri fattori da considerare, nell’analisi dei prezzi in ogni Paese, sono i fattori locali come i
costi e le condizioni del mercato, l’ambiente economico, la capacità di acquisto e la gamma di
prezzi di altri rivenditori. Di conseguenza i costi possono variare tra i Paesi a causa
dell’approvvigionamento locale (se vengono utilizzati i fornitori locali) e dei diversi costi
associati alle diverse condizioni del mercato locale. Altra variabile importante è l’intensità
della concorrenza: ove questa è alta i prezzi risulteranno più bassi. Analogamente, i prodotti
per i quali vi è una minore domanda in una determinata nazione avranno un prezzo diverso
rispetto ai Paesi in cui questa è più elevata. Non mancano comunque casi di società
multinazionali che hanno optato per un’armonizzazione dei prezzi tra Paesi. Infine, la
maggior parte dei rivenditori effettua solo consegne a livello nazionale, cosa che facilita la
differenziazione dei prezzi tra Paesi. Solo in alcuni rari casi, i rivenditori multinazionali
consentono ai clienti di acquistare da uno qualsiasi dei loro siti web specifici per Paese.
E pertanto non sembra strano che la determinazione di prezzi online è molto più dinamica di
quella offline, poiché per esempio i rivenditori offrono sconti online per una piccola gamma
di prodotti su finestre di breve periodo con grande flessibilità, o applicano discriminazione
geografica dei prezzi, avendo negozi in nazioni diverse.
Sebbene i produttori quindi suggeriscano all’inizio ai rivenditori un prezzo, detto di vendita
consigliato, molti di loro applicano prezzi inferiori di quelli raccomandati. Anche i costi per i
rivenditori online sono più bassi, perché non ci sono costi di vendita al dettaglio, spese
salariali per il personale dello showroom o bollette elevate. E infine, le transazioni con i
23
clienti commerciali sono state a lungo condotte su base deal-by-deal43. Essi sono spesso in
grado di negoziare condizioni migliori, a causa dei volumi d’acquisto, delle relazioni di lungo
termine e di altri obblighi. In alcuni casi offrono ai clienti sconti o offerte speciali nel
tentativo di fidelizzare e riconoscere i consumatori abituali.44
43 Caso per caso 44 Carte fedeltà o accesso alle vendite un giorno prima dell’inizio ufficiale
24
2.2 Algoritmi ed intelligenza artificiale per la determinazione del prezzo
Gli algoritmi, sebbene non rilevino i dati sensibili dell’utente, riescono a fotografare il suo
comportamento d’acquisto al fine di garantirgli sconti, promozioni ed offerte mirate. Anche
attraverso i cookie vengono ricavati profili degli utenti, poi ricondotti a cluster, in modo che
al ritorno del cliente il sistema rileva di che tipo di consumatore si tratti (per esempio
frequente, occasionale, ecc). La presenza di più dati disponibili fornisce l’occasione per
targetizzare i propri clienti. Gli operatori delle vendite online sono alla continua ricerca di un
equilibrio tra margine e fatturato mediante quello che viene definito l’algoritmo perfetto.
L’intelligenza artificiale quindi svolge due funzioni principali rese possibili mediante
l’immagazzinamento di dati ricevuti dai clienti attraverso i propri acquisti: rende disponibili e
visibili offerte in linea con i gusti e le esigenze dell’utente e inoltre adatta e personalizza i
prezzi, alterando quello che è il processo spontaneo di formazione di questi sul mercato.
2.2.1 Algoritmi dynamic pricing e implementazione
Nei negozi online i prezzi oscillano grazie ad algoritmi che si servono delle informazioni
raccolte dagli utenti, al fine di massimizzare i profitti. Ciò è possibile perché questi algoritmi
seguono regole che si adattano immediatamente alla situazione della concorrenza.
Questa innovazione rappresenta una trasformazione che porta alla personalizzazione
dell’offerta dei beni. Nel mercato non digitale il prezzo è determinato dal rapporto tra
domanda e offerta, mentre attraverso il web è possibile fissarlo partendo dalle caratteristiche e
dall’identità dell’utente. Grazie alla conoscenza del profilo del cliente e ad una vendita
personalizzata, ad ogni individuo verrà proposto un prezzo diverso, poiché calcolato
dinamicamente. I sistemi di dynamic pricing, infatti, attraverso l’intelligenza artificiale sono
capaci di determinare il prezzo corrispondente al massimo valore che ogni consumatore è
disposto a pagare.
Il commercio elettronico quindi sfrutta la possibilità di acquisire e archiviare quantità enormi
di dati ad un costo pressoché nullo, in modo da analizzarli alla ricerca delle migliori
combinazioni possibili di offerta per ogni singolo cliente.
Ciò rappresenta anche certamente una barriera all’entrata per nuovi entranti che non
dispongono di tale conoscenza, dal momento che viene sempre più scomparendo l’idea di un
prezzo unico determinato su un mercato in cui avvengono transazioni. Questo diviene invece
un insieme di prezzi individuali determinati in scambi privati e guidati da sistemi di
intelligenza artificiale. Quindi gli immediati effetti saranno una maggiore concentrazione di
mercato, il quale sarà dominato dai monopolisti online, e una riduzione del prezzo che sarà
25
imposto anche indirettamente agli intermediari materiali, costretti a doversi adattare a questi
pur di non veder sfumate le loro vendite.
L’azienda quindi dopo aver definito una strategia, in cui definisce come obiettivo se fare
‘market share’ o margine45, deve identificare le variabili da inserire nell’algoritmo. Alcune di
queste sono: il margine minimo46 , il magazzino47, cluster clienti48 , prezzi dei competitors e il
tempo49.50 Queste variabili devono poi essere combinate per modificare i prezzi ed
ottimizzare i margini. L’intelligenza artificiale e i big data tengono inoltre conto della
domanda e offerta, dei prezzi della concorrenza, delle previsioni meteo e delle informazioni
che i consumatori condividono sui social network. E pertanto, inconsapevolmente, siamo noi
stessi consumatori a contribuire alla modifica del prezzo, come veri e propri consumer maker.
Il data mining è un processo, ideato con il fine di scoprire schemi e tendenze e di estrapolare
grandi quantità di dati in un database, per prevedere il comportamento dei clienti. Esso sfrutta
la rilevazione delle regole di associazione, per tracciare il modello di variabili categorizzate
nel set di dati in modo da identificare con maggiore frequenza i prodotti acquistati insieme.
Questo è realizzato poiché le regole di associazione, rilevate da un algoritmo a priori, cercano
l’associazione tra gruppi di elementi nel database delle transazioni. Il supporto specifica la
frequenza con la quale gli articoli devono apparire all’interno dei dati prima che questi
possano essere considerati come regola dell’individuo analizzato. Esiste un frame work
supporto-confidenza. Diciamo che I=(i1,i2,…im) è un set di elementi e D è una serie di
transazioni, per cui ogni d è riferita ad un singolo articolo d I. Una regola di associazione X
Y , per la quale entrambi appartengono a I e X n Y= , avrà il supporto S in d se ci sono s%
per cui X Y nella transazione. Inoltre, la regola manterrà il set di transazione D con la
confidenza c se ci sono c% della transazione in D che supporta X e Y. 51
L’algoritmo a priori è utilizzato quindi per l’estrazione di serie di articoli frequenti e per
implementare questo ci sono due passaggi: determina il set/ serie considerata nell’analisi e in
secondo luogo, genera le regole di associazione dai set che soddisfano il requisito di
riservatezza minima.
Le fasi di implementazione sono quattro. Durante la prima fase, l’algoritmo analizza le
transazioni in un set di dati. Nella seconda fase, effettua poi il conteggio del supporto di
ciascun elemento candidato ed elimina articoli con conteggio di supporto inferiore a quello
45 Il market share implica l’applicazione di prezzi aggressivi, mentre il margine deriva dall’innalzamento dei prezzi. 46 Un prezzo non deve andare sotto una determinata soglia 47 Quando questo va sotto di un certo numero di pezzi ci deve essere necessariamente un incremento di prezzo di una data
percentuale. 48 Se il consumatore visita il sito più di un numero di volte ottiene uno sconto 49 In determinate ore della giornata, per lo più di notte, il prezzo si abbassa 50 Massimiliano Masi, 2018 51 Grossman et al., 2001
26
richiesto minimo. Nella terza fase, gli elementi rimanenti vengono uniti a formare un nuovo
set di articoli secondari, e poi successivamente un terzo. Il processo viene nuovamente
ripetuto fino a quando il conteggio di supporto di tutti gli insiemi di articoli è inferiore al
conteggio minimo richiesto per il supporto. L’ultimo passaggio, infine, prevede che tutti quei
set di articoli generati da questo processo formano un insieme di articoli frequenti. Questi a
loro volta vengono utilizzati per generare regole di associazione con una sicurezza maggiore o
uguale alla confidenza minima.52
2.2.2 Altri algoritmi, non concernenti il prezzo: di raccomandazione
Gli algoritmi utilizzati dalle aziende online per la determinazione del prezzo, non sono gli
unici né i più utilizzati. L’e-commerce sfrutta soprattutto l’intelligenza artificiale al fine di
indirizzare gli utenti verso acquisti che rispecchiano le loro esigenze.
I sistemi di raccomandazione sono molto utilizzati per suggerire prodotti, servizi e
informazioni a potenziali consumatori. Infatti molte aziende come Amazon.com, Netflix.com,
Half.com, CDNOW, J.C., ecc. hanno implementato questi sistemi di raccomandazione
commerciale riscontrando un aumento delle vendite nel Web e una maggiore fidelizzazione
del cliente. Al centro di questi sistemi ci sono degli algoritmi che prendono come imput tre
tipi di dati: attributi del prodotto, attributi del consumatore e interazioni precedenti tra
consumatori e prodotti. L’approccio più ampiamente applicato è il filtraggio collaborativo, il
quale utilizza solo i dati sull’interazione prodotto-consumatore. L’esempio più semplice è
raccomandare i prodotti più popolari a tutti i consumatori.
L’input del problema è una matrice di interazione M x N A = (aij) associata ad M
consumatori C= (c1, c2, …, cM) e ad N prodotti P= (p1,p2,…PN). Questo modello si basa su
dati transazionali, cioè, aij può assumere valore 1, che rappresenta uno scambio osservato tra
ci e pj (per esempio ci ha acquistato pj) o 0, che rappresenta assenza di transazione. L’output
di un algoritmo di filtraggio collaborativo può essere visto come potenziale punteggio dei
prodotti che rappresenta possibilità di future transazione per i consumatori. Ciò che funge da
raccomandazione per questo consumatore target diventa una lista di prodotti K, i quali hanno
ottenuto i punteggi maggiori.
Tra questi ci sono sistemi basati su contenuto e altri collaborativi. I primi consigliano oggetti
e contenuti simili a quelli che il consumatore ha cercato, comprato o valutato. I secondi
invece basano la propria analisi su i comportamenti simili degli utenti in merito alle
valutazioni. Ad esempio, se in passato un individuo ha mostrato interesse verso un oggetto, il
52 Mohammad Nazir Ahmad Sharif; Ng Moon Ching; Aryati Bakri; Nor Hidayati Zakaria,2005
27
sistema proporrà lo stesso nuovamente. Questo secondo sistema è quello che Amazon usa
costantemente.53
Questi sistemi utilizzano metodi di apprendimento di due tipologie: memory-based, il quale
calcola su tutti i dati archiviati le similarità che ci sono tra gli utenti e gli oggetti e model-
based, con il quale il sistema produce un modello matematico che automaticamente attraverso
i dati disponibili prevede l’interesse di un utente in un determinato prodotto.54
Molto spesso, le imprese che utilizzano gli algoritmi di raccomandazione si avvalgono
dell’utilizzo di software specifici, i quali si fanno carico di tre mansioni: il tracking dei
database, la feature engineering e l’elaborazione dati, cioè l’analisi finale. Il tracking consiste
nel raccoglimento dei dati, riguardanti la posizione, il carrello, la data e il comportamento, e
la loro archiviazione in un database. Per feature engineering si intende invece l’estrapolazione
di feature a partire da questi dati accumulati.55 Queste variano da un negozio online all’altro,
ma tutte hanno fanno sì che il sistema elabori una previsione attraverso la quale suggerisce dei
prodotti. Dalla capacità di calcolo del sistema, dunque, derivano modelli previsionali, che
sono alla base del calcolo del suggerimento.
53 Zan Huang; Daniel & Hsinchum Chen 54 Uwe Leimstoll; Henrik Stormer
28
2.3 Tariffazione dinamica nell’e-commerce e potere dei venditori online
Il motivo dell’utilizzo di questa tecnica è dovuto al fatto che la vendita online abbia
caratteristiche molto diverse rispetto al commercio tradizionale in negozio. La differenza
fondamentale dipende dalla facilità con cui si possa confrontare i prodotti omogenei di negozi
diversi tra loro concorrenti. La distanza geografica assume dunque un peso considerevole
nella scelta; infatti variabili importanti nella scelta del commercio fisico sono: lo spostamento
fisico, il tempo dell’investire nella ricerca e il rischio di trovare offerte peggiori. Nel
commercio online, al contrario, ci si può avvalere di confronti istantanei e della spedizione a
domicilio. Di conseguenza, in questa seconda modalità di scambio, il primo parametro di
scelta tra i prodotti diviene il prezzo.
E pertanto, il grande vantaggio dell’utilizzo dell’approccio dynamic pricing risiede
nell’occasione concessa al venditore di modificare in tempo reale i prezzi dei propri prodotti,
così da rispondere in modo flessibile alle richieste del mercato.
La domanda che sorge spontanea è sul momento in cui questa dinamica sia conveniente. Il
presupposto alla scelta di questa strategia è nella perfetta conoscenza del mercato di
riferimento. Ci sono pareri divergenti sull’utilità e i benefici che questo approccio possa
portare.
Nella prospettiva di molti imprenditori, cambiare il prezzo frequentemente è un buon metodo
per stabilire una fidelizzazione dei clienti, in quanto spinge loro a rimanere collegati al sito
per controllare se il prezzo sia cambiato.
Per altri clienti, però, questa continua fluttuazione può creare confusione ed essere vista come
un ostacolo all’acquisto. Molti utenti infatti non riuscendo più a valutare quando sia più
conveniente l’acquisto, tendono a posticiparlo fino a dimenticarlo. Inoltre, l’eccessiva
attenzione al prezzo, che al contrario delle caratteristiche del prodotto non è stabile, porta il
cliente a non dare più il giusto valore al movente principale del suo acquisto. Infatti, diviene
poi meno importante la causa per la quale lo stesso avrebbe scelto un bene piuttosto che un
altro, rispetto al risparmio che l’acquisto potrebbe garantirgli. Ultima conseguenza da
analizzare è la frequente guerra di prezzo al ribasso, che questa pratica comporta. Si perde
quindi quello che era il fine principale del dynamic pricing: lo sfruttamento dei piccoli spazi
di manovra che il mercato offre per alzare il prezzo.
2.3.1 Dai prezzi fissi ai prezzi dinamici
Abbiamo quindi visto come i progressi delle tecnologie Internet e dell’e-commerce hanno
aumentato la quantità di informazione disponibile dei consumatori, rendendo più semplice la
29
modifica dei prezzi. E pertanto l’applicazione dei prezzi dinamici implica la conoscenza da
parte della società non soltanto dei propri costi operativi e della disponibilità di fornitura, ma
anche di quanto il cliente apprezzi il prodotto e della sua domanda futura.
I venditori offrono ora offerte personalizzate e speciali, calcolando il prezzo giusto per il
cliente giusto al momento opportuno. Ciò è dovuto all’utilizzo del Web il quale permette agli
acquirenti di confrontare rapidamente e facilmente i prodotti e i prezzi, in modo da assumere
una posizione contrattuale più forte. Contemporaneamente, anche i venditori sono adesso
capaci, attraverso la tecnologia, di raccogliere dati sulle abitudini di acquisto, le preferenze, i
limiti di spesa dei clienti per personalizzare prezzi e prodotti ‘su dimensione‘ di ogni cliente.
In passato, l’impresa doveva affrontare un costo significativo legato al cambio dei prezzi: il
costo del menu. Soprattutto per un’azienda con una linea di prodotti di grande dimensione
erano necessari mesi per adattare i prezzi. Attraverso la tecnologia di rete sono tendenti quasi
a zero i costi e i tempi di menu. Il prezzo che si forma attraverso interazione tra venditori e
consumatori nel mercato elettronico riflette di più il vero valore di mercato dei prodotti e
servizi, oggetto di scambio.
Il passaggio da prezzo fisso a pricing dinamico è influenzato da due principali sviluppi che il
mercato elettronico ha portato: la riduzione dei costi di transazione, dovuta alla non necessaria
presenza fisica dei soggetti coinvolti nello scambio e dovuta alla riduzione dei costi di ricerca
e dei costi di menu, e l’aumento dell’incertezza e della volatilità della domanda che ha portato
un aumento del numero dei clienti, dei concorrenti e delle informazioni. In questi tipi di
mercato caratterizzati da incertezza e volatilità, l’utilizzo di un prezzo fisso quindi risulta
inefficace e inefficiente.
La determinazione dinamica dei prezzi è l’adeguamento degli stessi ai consumatori in base al
valore che i clienti attribuiscono al prodotto o al servizio. Questa pratica può essere chiamata
anche prezzi flessibili o prezzi personalizzati. Essa implica due aspetti: la dispersione dei
prezzi e la discriminazione dei prezzi. La prima può essere o spaziale o temporale.
Rispettivamente, in quella spaziale diversi venditori offrono un bene a prezzi diversi, mentre
nella dispersione temporale, un determinato negozio cambia il prezzo nel tempo, in base al
momento della vendita e alla situazione domanda-offerta.
Possiamo classificare i metodi di determinazione dei prezzi in due categorie56: meccanismi
dei prezzi pubblicati e meccanismi di scoperta dei prezzi. La prima categoria consiste nella
vendita di un prodotto o di un servizio ad un prezzo take-it-or-leave-it determinato dal
venditore. Questi prezzi sono dinamici quando sono cambiati nel tempo, a seconda delle
56 Elmaghraby; Keskinocak
30
informazioni sulla domanda e della disponibilità dell’offerta. La seconda categoria prevede
una determinazione dei prezzi attraverso un processo di offerta57.
La difficoltà dei prezzi personalizzati è nell’implementazione: non è facile scoprire la
disponibilità a pagare degli acquirenti e i costi amministrativi per rivelarli potrebbero essere
molto alti. Ci sono cinque condizioni che devono essere rispettate per la personalizzazione di
prezzo: 1) i clienti devono essere eterogenei, 2) il mercato deve essere misurabile, cioè
identificato da gruppi diversi di clienti, 3) l’arbitraggio dovrebbe essere limitato, 4) il costo
della segmentazione e della differenziazione di prezzo non devono superare la copertura
automatica, 5) i venditori dovrebbero percepire equità da un venditore che pratica prezzi
dinamici.58
Analizziamo ora alcune delle industrie in cui sono maggiormente utilizzate queste strategie di
tariffazione dinamica. Nel settore del turismo i prezzi sono discriminati secondo la variabile
tempo: i prezzi più alti sono riscontrabili durante l’alta stagione o durante i periodi di eventi
speciali. Infatti in questi periodi gli hotel ottengono gli investimenti e i guadagni maggiori,
mentre in bassa stagione essi cercano di coprire solo i costi operativi dello stabilimento. Le
strutture alberghiere si servono quindi di queste tecniche, poiché dovendo sostenere elevati
costi fissi, hanno urgenza di riempire tutte le camere e cercare di massimizzare ogni
opportunità di ricavo. L’obiettivo dei prezzi dinamici in questo settore è trovare il prezzo più
alto che i clienti siano disposti a pagare in relazione al periodo considerato. Possibile è anche
discriminare in base ai prezzi dei vari segmenti di mercato: ci saranno aumenti quando la
domanda sarà elevata e diminuzioni per stimolarla quando bassa.
Le compagnie aeree cambiano il prezzo in base al giorno della settimana, l’ora della giornata
e il numero di giorni prima del volo. I fattori da analizzare sono anche il numero di posti di un
volo, l’orario della partenza e la cancellazione media su voli simili. Il tipo di strategie di
pricing qui utilizzate è noto come gestione del rendimento o gestione delle entrate. Il
vantaggio consiste in un’auto-segmentazione dei consumatori: i viaggiatori d’affari hanno
date e tempi di volo predeterminate, e pertanto la tariffa applicata diviene per loro di
secondaria importanza, a differenza dei viaggiatori occasionali per i quali date e orari sono
flessibili e i prezzi importanti. I sistemi di gestione dei rendimenti determinano
dinamicamente i posti disponibili in ciascun segmento, adattando questi alle loro previsioni di
domanda e analisi di prenotazione, sempre tenendo conto dell’obiettivo di massimizzazione
dei profitti.59
57 Ad esempio le aste 58 Reinartz, Werner, 2002 59 wikipedia.it
31
Un altro esempio può essere visto nel campo delle imprese di concerti musicali o nella
vendita di biglietti per partite di sport professionali. Nel primo caso i prezzi dinamici sono
utilizzati per aumentare le vendite, mantenendoli bassi in un primo tempo e poi aumentandoli
in prossimità della data dell’evento. Man mano che questa di avvicina, infatti, la domanda
aumenterà. Nel secondo esempio, invece, le variabili utilizzate per discriminare il prezzo,
oltre la data della partita, sono la data di acquisto, l’avversario e, se si tratta di un gioco
all’aperto, il tempo meteorologico.
2.3.2 Modelli utilizzati nel dynamic pricing
Esistono una varietà di modelli matematici per il calcolo dei prezzi dinamici, tutti concentrati
su un problema di ottimizzazione. L’utilizzo di uno dei modelli che stiamo per descrivere non
implica però l’esclusione degli altri: infatti un determinato schema di prezzi può includerne
anche più di uno.
Nei modelli basati sull’inventario le decisioni relative ai prezzi si basano principalmente sui
livelli di scorte e di servizio del cliente. Sono individuate tre caratteristiche di un ambiente di
mercato di questo tipo: il venditore deve considerare se sussiste la possibilità di reintegro
dell’inventario in corrispondenza con le variazioni di domanda o se la determinazione di
prezzo dipenda solo da una quantità fissa di beni; se la domanda dei consumatori cambia nel
tempo; e se il comportamento d’acquisto dei clienti influisca sulla decisione del venditore nel
tempo. Riguardo all’ultimo aspetto bisogna sottolineare la presenza di due tipi di
consumatori: miopi e strategici. I primi effettuano un acquisto se il prezzo è inferiore alla sua
valutazione, mentre quelli strategici tengono conto del futuro percorso dei prezzi al momento
in cui prendono la decisione di acquisto. Secondo questi autori esistono tre tipi di mercati:
NRIM (caratterizzato dalla presenza di clienti miopi, ove non è richiesto nessun rifornimento
indipendente dall’inventario), NRIS (simile al precedente, ma differisce per la presenza di
clienti strategici) e RIM (reintegro richieste indipendenti dall’inventario e anche questo pieno
di clienti miopi). Gallego e van Ryzin modellano la domanda come un processo di Poisson
con intensità (p)60. Essi mostrano come: più scorte e/o tempo più lungo per vendere portano
a maggiori ricavi e in un dato momento, il prezzo ottimale diminuisce all’aumentare delle
scorte, e viceversa per un dato livello di inventario, il prezzo ottimale aumenta se c’è più
tempo per vendere. Federgruen61 e Heching62 considerano un venditore che si trova ad
affrontare una domanda incerta in cui i prezzi vengono cambiati periodicamente nel tempo, e
60 Gallego, Van Ryzin, 1994 61 È un matematico olandese/americano e ricercatore operativo e professore di Management presso la Columbia University
Graduate School of Business e professore associato presso la Fu Foundation School of Engineering and Apllied Science 62 Awi Federgruen, Aliza Heching, 1999
32
pertanto questo deve decidere periodicamente la quantità da produrre. Si è costatato che una
politica di listino base sia ottimale. Per BSLP si intende quindi una politica per cui se
l’inventario all’inizio del periodo è inferiore ad un determinato stock base, il venditore
produce di più fino a quella quantità, modificando il prezzo, per cui se la posizione di
inventario iniziale è maggiore dello stock base, non produce nulla e offre il prodotto ad un
prezzo scontato.
I modelli basati sui dati utilizzano statistiche per l’utilizzo dei dati disponibili sulle preferenze
dei clienti e modelli di acquisto per calcolare i prezzi dinamici ottimali. Altri esaminano le
strategie di prezzo dinamiche nel settore delle compagnie aeree. Due strategie sono rilevate
attraverso un simulator di mercato basato su Java, Arena. Il simulatore rivela che adattando il
prezzo di riserva sulla base del numero di posti venduti finora si riesce ad aumentare i profitti,
rispetto a quando i prezzi sono determinati dalla domanda.
I modelli basati sulle aste, quando davvero i consumatori rivelano la propria disponibilità a
pagare, sono un metodo molto utile per massimizzare i profitti. Riflettono infatti le
caratteristiche della domanda di offerta e quindi i prezzi determinati da un’asta possono essere
realmente basati sulle condizioni di mercato. General Electric ha adottato aste online per la
maggior parte delle proprie operazioni di approvvigionamento nel 2000 conducendo 6
miliardi di aste online, e ottenendo il titolo nella rivista Internet Week ‘e-Business dell’anno
2000’. Numerose grandi aziende stanno utilizzando metodi basati sull’asta o negoziazioni
automatizzate basate su internet per le loro operazioni approvvigionamento e vendita. Le aste
sono il meccanismo di determinazione di prezzi dinamici più popolare nelle situazioni B2C,
come dimostrano i successi di eBay, Yahoo e Amazon e di numerosi siti di aste per biglietti
aerei, auto usate, prenotazioni alberghiere ecc. Esistono diverse forme di aste e ognuno di
questi metodi porta a risultati di pricing diversi.
Nei modelli di teoria dei giochi, in uno scenario multi-venditore, i venditori possono
competere per lo stesso pool di clienti e questo porta ad un gioco di prezzi dinamici tra gli
stessi. Forniscono strumenti naturali in situazioni di conflitto e cooperazione di agenti
razionali ed egoisti. La teoria dei giochi sia cooperativa che non, infatti, è rilevante per
modellare problemi di prezzi dinamici nei mercati e-business. Bernstein63 e Federgruen
considerano il problema del del pricing dinamico in una catena di fornitura a due scaglioni
con un fornitore che assiste una rete di rivenditori concorrenti sotto l’incertezza della
domanda. In ciascun periodo il rivenditore si trova di fronte ad una domanda casuale, la cui
distribuzione dipende dal proprio prezzo al dettaglio e dal prezzo dei concorrenti. La
tariffazione dinamica può essere utilizzata come mezzo efficace per recuperare costi, per
63 Professore di Operations Management, Duke University
33
aumentare la concorrenza tra diversi fornitori, per ridurre le congestioni e per controllare
l’intensità del traffico.
Infine, i modelli di apprendimento automatico sono facilmente applicabili in un mercato e-
business, poiché i venditori possono facilmente apprendere le preferenze e i modelli di
acquisto dell’acquirente e utilizzare algoritmi per valutare dinamicamente le loro offerte in
modo da massimizzare i profitti. Con i modelli basati sull’apprendimento è possibile mettere
tutti i dati disponibili in prospettiva e modificare la strategia di pricing per adattarsi
all’ambiente in continua evoluzione.64
2.3.3 I cookie
I cookie sono piccoli file di testo, che vengono utilizzati dalle applicazioni web lato server per
archiviare e raccogliere informazioni a lungo termine sul lato client. I server inviano cookie
nella risposta http al client e i web browser dovrebbero salvare e inviare i cookie al server
tutte le volte che si fanno ulteriori richieste al web server.65 Essi solitamente sono utilizzati
per memorizzare ricerche di navigazione degli utenti: tale riconoscimento permette di
realizzare meccanismi di autenticazione66, memorizzare dati utili alla sessione di navigazione
e sono usati per fini statistici o pubblicitari o per associare dati salvati dal server67.
Originariamente essi erano usati come ‘memoria’ dei siti internet, con il fine di migliorare
l’esperienza d’uso e di rendere l’interazione tra il sito e l’utente più integrata e intuitiva. In
questo modo, la loro funzionalità era principalmente quella di personalizzare l’esperienza di
navigazione, offrendo suggerimenti e ispirazioni in linea con gli interessi e le esigenze del
visitatore. Accanto a questo, il loro utilizzo soddisfa l’esigenza di salvare i dati dei clienti, in
modo che non sia ogni volta necessario doverli reinserire.
Ora, invece, la capacità delle società di monitorare le azioni esattamente effettuate durante la
navigazione porta loro ad una migliore conoscenza degli utenti. Questo permette l’attuazione
di interventi sempre più mirati durante la vendita dei loro prodotti. In questo modo, i motori di
ricerca sono capaci di segmentare i clienti, dividendoli in gruppi in base a fattori come età,
sesso e luogo. Queste stringhe testuali, quindi, riescono a identificare all’accesso l’utente e
utilizzare le informazioni che nei server contengono su di lui in modo da consigliare la
visualizzazione di determinati articoli specifici come risultati di ricerca e vengono utilizzati
anche ai fini di campagne pubblicitarie.
64 Narahari; Raju; Ravikumar, Sourabh, 2005 65 wikipedia.it 66 Per esempio il login 67 Ad esempio il contenuto di un carrello di un negozio elettronico
34
Esistono due tipologie di cookies:i technical cookies, che sono quelli usati esclusivamente per
effettuare la trasmissione sulla rete e che sono strettamente necessari per fornire il servizio e i
profiling cookies, quelli sui quali stiamo cercando di porre attenzione ai fini di questo
argomento. Essi infatti sono quelli volti a creare profili utente, mandare annunci in linea con
le preferenze mostrate dall’utente durante la navigazione. Tuttavia, per l’alta natura invasiva
di questi, i webside managers sono obbligati a, non soltato informare gli individui sull’uso di
questa tipologia di cookies, ma anche di richiedere il consenso per la raccolta dei loro dati
personali attraverso l’utilizzo di questi. Essi infatti devono essere sicuri che un appropriato
banner compaia sullo schermo immediatamente dopo che l’utente abbia fatto accesso
all’home page o ad un’altra qualsiasi pagina del sito web, che il banner contenga un link
cliccabile per estendere le informazioni disponibili.68 L’Unione Europea infatti è intervenuta
con una legge entrata in vigore nel 2012 a tutela della privacy, applicata su tutti i siti web
appartenenti all’UE, o indirizzati ai cittadini europei: essa obbliga alla richiesta di
autorizzazione per la raccolta di dati dell’utente.
Sembra anche che il motivo dell’aumento così istantaneo dei prezzi, in particolar modo di un
biglietto aereo, nel momento in cui si chiude la pagina e dopo pochi secondi la si riapre, sia
dovuto a questi ‘gettoni identificativi’. Il prezzo leggermente maggiorato infatti sembra che
non dipenda dal fatto che un altro cliente abbia comprato in quell’esatto istante lo stesso
biglietto ‘più conveniente’, ma che dipenda dalla schedatura che il sito ha costruito su di noi,
segnando quindi il nostro interesse verso quel viaggio. Sebbene le aziende giustifichino
queste variazioni repentine con una fluttuazione normale dei prezzi, dovuta all’incontro di
domanda e offerta, molti dubbi rimangono irrisolti e la trasparenza non è sufficiente per poter
assicurare l’utilizzo di questi strumenti, come per gli algoritmi, ai fini della discriminazione di
prezzo.69
68 Giuseppe Contissa, 2018 69 Andrea Lodato, 2019
35
2.4 Caso Amazon
Analizziamo ora in particolare quella che può essere definita come la più grande azienda e-
commerce presente attualmente, oltre che la prima. Iniziamo la nostra analisi ripercorrendo
prima, velocemente, la storia e la sua evoluzione, per poi proporre analisi e studi su quella che
potrebbe essere la tecnica di pricing adottata.
Amazon è stata fondata nel 1994, ha lanciato il suo sito web di vendita di libri nel 1995 ed è
diventata una IPO nel 1997. Dall’inizio, Jeff Bezos ha ritenuto maggiormente importante la
crescita rispetto alla redditività: e pertanto il suo piano aziendale, per i primi cinque anni, è
stato di non avere obiettivi redditizi. Il primo profitto fruttato risale, infatti, al 2001. In ogni
caso, da allora rimasero sempre bassi nella storia dell’azienda, cosa che ha generato
popolarità tra i consumatori ma controversia sia tra i rivenditor che tra gli editori. Alcuni
partecipanti al settore, come per esempio gli Autori Gilda, hanno etichettato Amazon come
predatore e la Francia ha approvato una legge nel 2013 che impedisce all’azienda di abbinare
sconti e spedizione gratuita, con lo scopo di limitare il comportamento predatorio.
Nel 2005 Amazon ha introdotto un servizio chiamato Amazon Prime, che è a tutti gli effetti
una tariffa in due parti. Solo successivamente è entrata nel mercato dei libri elettronici con
l’uscita del suo primo lettore di e-book Kindle nel novembre 2007. I suoi primi concorrenti
furono Barnes Noble con il rilascio di Nook e Apple con il lancio dell’iPad.
Dopo aver introdotto il suo lettore di e-book Kindle, Amazon ha adottato una politica di
vendita di e-book a $9,99, spesso inferiore al prezzo all’ingrosso pagato dagli editori per i
libri, facendo ridurre così la vendita di libri fisici attraverso canali tradizionali.
Nel 2011 le vendite di libri elettronici di Amazon hanno superato le vendite dei libri fisici e, a
metà del 2012, Kindle raggiunse il 55% del mercato degli e-reader, mentre i dispositivi di
Apple solo il 15%, seguito da Barnes and Noble con il 14%.70
2.4.1 Possibili cause dei prezzi bassi di Amazon
Benché la regola del mark-up di Lener71 fornisca chiare indicazioni ad un’azienda mono
modello che opera in ambiente stabile, ci sono circostanze in cui la massimizzazione del
profitto prevedrebbe una deviazione da questa regola, soprattutto in caso di presenza di più
prodotti sostituti. In questa situazione appena descritta, i prezzi che massimizzano i profitti
sono più alti.
70 Imke Reimers; Joel Waldfogel, 2017 71 L= (P-MC) /P
36
Nel caso analizzato potremmo vedere i libri come prodotti complementari a tutti gli altri
prodotti offerti da Amazon: in tale prospettiva, la riduzione del prezzo del libro fa aumentare
la domanda sia di questo che per gli altri prodotti correlati.
Questo ragionamento sarebbe valido se la maggior parte dei consumatori che acquistano
tramite Amazon acquistassero anche libri: ma in realtà solo il 20% dei clienti nel 2015 ha
acquistato in quel mese entrambi i prodotti. Amazon sostiene, però, che i loro dispositivi
Kindle sono venduti a prezzo di pareggio, suscitando l’idea che qualsiasi sottovalutazione dei
libri non è dipesa dai profitti generati sui dispositivi. Sembra infatti che una più probabile
risposta a giustificazione dei prezzi bassi e degli ingenti investimenti sia riconducibile ad una
strategia dinamica, la quale prevedrebbe prezzi più elevati in futuro.
Anche le esternalità di rete forniscono una possibile giustificazione logica per i prezzi bassi:
un prezzo basso di libri fisici o e-book Kindle attrae consumatori verso la piattaforma
Amazon, che a sua volta fornisce effetto di rete indiretto inducendo autori ed editori ad unirsi
al lato venditore della piattaforma e ad abbandonare una parte dei loro ricavi ad Amazon per
sfruttare la sua ampia base di clienti.
Evidente è, infatti, come i prezzi non seguano la domanda e l’interesse popolare: le variazioni
sono sporadiche e discontinue e gli aumenti di prezzo non sono mai concomitati per lo stesso
e-book e prodotto fisico.
In dubbio infatti è se Amazon sia impegnata in una strategia di predazione: mantiene i prezzi
bassi al fine di consolidare la propria supremazia nella vendita a dettaglio di libri fisici così da
scacciare via la concorrenza. Di conseguenza, renderà efficace maggiormente una strategia di
aumento dei prezzi per un giorno. In altra prospettiva i suoi prezzi sarebbero semplicemente
altruisti: Bezos è sinceramente interessato al benessere del cliente, tanto da accettare di
conseguire margini snelli a tempo indeterminato.
2.4.2 Determinazione dei prezzi da parte di Amazon
Per un anno The Times ha monitorato i prezzi su Amazon. Un prodotto ha cambiato prezzo
300 volte in un anno. È essenziale in un’economia capitalista che i prezzi si spostino per
equilibrare offerta e domanda, ma una preoccupazione più grande è che le aziende possano
applicare ai consumatori prezzi diversi sulla base dei loro dati personali. E infatti, come
dimostrano le pratiche di Amazon, la tecnologia sta trasformando il potenziale di
discriminazione delle aziende.72
72 The Times, 2017
37
Amazon ha aperto una nuova strada, con i suoi algoritmi che cambiano i prezzi milioni di
volte al giorno a seconda della domanda. I prezzi degli articoli possono cambiare, anche dopo
che il cliente ha aggiunto il prodotto al carrello, e Amazon può abbassare i prezzi facendola
sembrare parte di una normale promozione. Le tariffe dipendono, dunque, da tre fattori: la
domanda, le intenzioni dei clienti e i modelli di prezzo di altri rivenditori. Anche altri
rivenditori hanno compreso la necessità di adeguarsi alle dinamiche di cambiamento di prezzo
di Amazon per divenire più competitivi, ma senza raggiungere lo stesso successo. Infatti,
spesso si rischia di minare la fiducia dei consumatori e inoltre la guerra al ribasso porta spesso
all’erosione dei margini.
Nel 2000, Amazon ha iniziato ad utilizzare prezzi dinamici per quanto riguarda la vendita di
DVD. Ha utilizzato il suo software per analizzare la cronologia degli acquisti compiuti dal
cliente in passato, il luogo di residenza e altri fattori per adeguare il prezzo a quello di riserva.
I clienti scoprirono che vendeva gli stessi DVD a prezzi diversi a clienti diversi in base ad una
analisi del comportamento negli acquisti precedenti. Amazon però in difesa dichiarò che si
trattasse semplicemente di un test per valutare ‘in che modo i clienti rispondo ai vari prezzi’ e
dovette rimborsare la differenza e annullare quella pratica.73 L’esperienza di Amazon mette in
evidenza che i clienti reagiscono negativamente ai prezzi diversi per lo stesso prodotto.
I prezzi dinamici hanno fatto un ritorno su Amazon e hanno riguardato non un prodotto, bensì
un servizio. Nel dicembre 2009, Amazon ha lanciato un programma chiamato ‘Spot
Instances’, con il quale i clienti possono fare offerte sulla capacità di calcolo inutilizzata di
Amazon, con un’unica restrizione: le loro offerte devono superare il prezzo spot esistente.74
La descrizione di Amazon sul funzionamento delle istanze Spot dà l’impressione che i prezzi
siano fissati attraverso un’asta a prezzo uniforme75, un’offerta sigillata76 e basata sul mercato,
tuttavia potrebbe essere utilizzato qualche meccanismo diverso e basato su un algoritmo non
rivelato. Si pensa infatti, in base ad alcune analisi e ricerche, che contrariamente alle
impressioni trasmesse da Amazon, il prezzo a pronti viene impostato in base ad un prezzo di
riserva in costante cambiamento, in modo da ignorare le offerte dei clienti.77
Tra i due casi analizzati, DVD e Cloud, la differenza riscontrabile tra i due beni è che uno è
stoccabile e l’altro no. Nel primo caso, i DVD possono essere conservati a tempo
indeterminato e spediti nel momento in cui viene trovata una controparte disposta ad
acquistarlo. Al contrario, la capacità di un server in una determinata ora deve essere impiegata
73 Adamy,2000 74 Complementari alle istanze on demand e riservate, ed equivalente a vendere ‘il cloud’ a una gamma di prezzi specifici per diversi acquirenti 75 Tutti gli offerenti pagano lo stesso prezzo 76 Le offerte non sono note agli offerenti 77 Orna Agmon Ben-Yehuda; Muli Ben-Yehuda; Assaf Schuster; Dan Tsafrir; 2013
38
nella stessa ora. Se così non fosse, verrebbe perso irrecuperabilmente il suo valore. E pertanto,
nel caso di beni non stoccabili, la discriminazione di prezzo può essere considerata una
politica razionale e necessaria.
2.4.3 Determinazione dei prezzi delle istanze spot di Amazon
Amazon, come ogni fornitore di servizi cloud, possiede grandi quantità di capacità
inutilizzata: e pertanto, deve incentivare i clienti ad acquistarla per evitare di subire perdite. In
realtà, è il primo ad affrontare questa sfida. Questa azienda, infatti, consente ai clienti di fare
offerte sulla capacità inutilizzata ed impone un’unica condizione: che il prezzo proposto dai
clienti sia superiore ad un prezzo spot variabile periodicamente. Amazon pubblicizza il prezzo
a pronti, ma non rivela come è determinato. Da alcune analisi, è emerso che probabilmente i
prezzi non sono solitamente guidati dal mercato, come si supponeva in precedenza.
Un esempio di asta normale di prezzo è una (N+1) di beni multipli, con limitazione della
fornitura retroattiva (cioè dopo l’offerta dei clienti) per massimizzare le entrate del fornitore.
In un’asta di questo tipo, ogni cliente fa un’offerta per un singolo bene, quindi per un’istanza
sport. Il fornitore sceglie i migliori offerenti N, con N spesso impostato in base alla capacità
disponibile oppure, se avido, potrebbe impostarlo arbitrariamente a seguito della ricezione
delle offerte dai clienti. A questo punto, il fornitore dovrebbe stabilire il prezzo
uniformemente al prezzo dichiarato dal migliore offerente che non ha vinto l’asta, cioè il
cliente N+1. In questo caso, il prezzo che verrebbe pubblicato sarebbe un prezzo offerto da un
cliente reale.
Sembra, invece, che Amazon ignori le offerte al di sotto di un determinato prezzo di riserva
nascosto e in costante cambiamento, con il fine di impedire che le merci siano vendute a
basso costo o per dare l’impressione di un aumento della domanda. Il meccanismo di
fissazione dei prezzi spot prevede che i prezzi elevati siano guidati dal mercato, ma che i
prezzi più bassi siano impostati in base ad un prezzo di riserva dinamico artificiale, calcolato
da un algoritmo non rivelato. E pertanto, molte caratteristiche di traccia dei prezzi, quali per
esempio valore minimo, larghezza di banda e tempistica di cambiamento, sono artificiali e
potrebbero cambiare ogni sei mesi, in base alle decisioni di Amazon.
Un prezzo di riserva casuale è migliore di un prezzo minimo costante, perché mantiene
l’impressione di cambiamento costante, che fa sì che il consumatore non diventi compiacente:
li costringe a fare sempre offerte superiori e a tollerare improvvisa indisponibilità. Se il
pubblico non è consapevole di ciò, inoltre, questo prezzo di riserva casuale può mascherare i
39
tempi di bassa domanda e di inattività dei prezzi, creando un’impressione di attività falsa78
con conseguente aumento dei prezzi spot o delle scorte del fornitore. Inoltre, una fascia ampia
dello spettro dei prezzi probabili potrebbe mascherare forte domanda e basso
approvvigionamento, e quindi mantenere l’illusione di una nuvola infinitamente elastica. Nel
caso di Amazon, ove la banda artificiale è piccola, il segnale è di una bassa domanda.79
78 variazioni della domanda e offerta 79 Orna Agmon Ben-Yehuda; Muli Ben-Yehuda; Assaf Schuster; Dan Tsafrir
40
CAPITOLO 3
WELFARE CONSUMATORE E FORME DI TUTELA
3.1 Potere contrattuale dei consumatori: confronto tra la old e la Internet
economy
Con l’avvento della ‘nuova economia’, si instaurano evidenti e fondamentali cambiamenti
anche dal lato della domanda. Vi è infatti un aumento del potere del consumatore rispetto a
quello del produttore: esso consiste nella facoltà del cliente di evitare beni e servizi che non
desidera. Il consumatore diviene capace di plasmare i prodotti secondo i gusti individuali
nonché di cercare la migliore combinazione prezzo / qualità.
Il potere dei clienti aumenta attraverso l’utilizzo dei servizi offerti su rete elettronica, perché
aumenta in modo esponenziale la quantità e qualità delle informazioni disponibili per esso. Il
più grande sostenitore di questa teoria è attribuita a Murphy80, il quale afferma che ‘stiamo
assistendo alla più grande transazione di potere nella storia, che porterà il potere lontano
dalle più grandi corporazioni e dalle istituzioni sociali ai consumatori’.
3.1.1 La debolezza della posizione del consumatore nella old economy
Nella vecchia economia, il cliente è fortemente soggetto ad asimmetrie informative.
Nelle transazioni tra famiglie e aziende, ciascun operatore del mercato raccoglie informazioni
con il fine di prendere decisioni. Questi processi, che portano alla scelta di compiere uno
scambio o meno, possono essere definiti ‘segnalazione’ e ‘screening’: il primo si riferisce ai
tentativi della parte più informata di trasferire informazioni alla parte meno informata, mentre
la seconda descrive lo sforzo della parte meno informata di raccogliere informazioni per
ridurre il gap informativo. Infatti, da una parte, le aziende danno indicazioni sui loro prodotti,
prezzi, servizi e termini di scambio alle famiglie e, contemporaneamente, cercano di ottenere
notizie su bisogni, preferenze e desideri dei consumatori, dall’altra questi ultimi cercano di
scoprire offerte delle aziende e di segnalare le loro esigenze.
Questa situazione, però, determina un’asimmetria informativa, dal momento che la
segnalazione da parte delle imprese ha lo scopo di influenzare il comportamento di acquisto
dei consumatori, e quindi, di innalzare i profitti e di raggiungere il successo nel mercato. Le
aziende quindi tentano di comunicare per lo più le informazioni che fanno apparire i loro
prodotti in modo favorevole, e risultano, perciò, distorte. Inoltre, le imprese dispongono di
metodi di screening più sofisticati, dal momento che hanno a disposizione strumenti di ricerca
di mercato. Allo stesso tempo, i clienti non riescono sempre a vedere attraverso la politica di
80 Robert P. Murphy è un economista statunitense, esponente della scuola austriaca
41
informazione delle aziende e fanno affidamento alle dichiarazioni delle imprese, anche perché
spesso non hanno reti estese per poter condividere le esperienze di consumo o i costi
dell’acquisizione di informazioni superano i benefici di questi.
Un elevato livello di informazioni consentirebbe al consumatore di comportarsi in modo
razionale al momento dell’acquisto e di avere un più elevato potere di mercato. Dal momento
che il comportamento razionale dei consumatori non è realizzabile a causa della scarsa
trasparenza sul mercato, le imprese ottengono un vantaggio economico a svantaggio di
interessi divergenti dei consumatori.
Molti studi hanno, infatti, dimostrato che i costi di ricerca degli acquirenti influenzano i prezzi
di mercato. Stigler81 identifica la dispersione dei prezzi sul mercato come risultato dei costi di
ricerca, e Wilde e Schwartz82 mostra come questi ultimi possono impedire ai consumatori di
condurre confronti di prezzo, cosa che implicherà prezzi superiori al livello dei costi
marginali.
3.1.2 Il potere del consumatore via Internet
Internet consente l’ubiquità dell’informazione, poiché quest’ultima è accessibile sempre e
ovunque. Infatti è scomparso il compromesso tra ricchezza e portata delle informazioni, cosa
che riduce le asimmetrie informative. Inoltre, la dicotomia tra mittente e ricevente di
informazioni si sta dissolvendo, poiché ora qualsiasi utente può diventare partner di
comunicazione. In aggiunta, la riduzione delle distanze mediante la tecnologia permette la
formazione di reti di comunicazione online basate su interessi condivisi, che aiuta la
formazione della massa critica dei clienti.
Pertanto, la tesi secondo cui Internet potenzia il potere dei consumatori si basa principalmente
sul presupposto che l’uso del web riduca le asimmetrie informative e migliori la trasparenza
del mercato. Infatti, è indiscutibile il fatto che Internet abbia influenzato i tre fattori chiave
che determinano la trasparenza del mercato: il comportamento di ricerca delle informazioni,
una più facile e a minor costo divulgazione delle informazioni da parte delle aziende,
comunicazione da parte di terzi.83
Ancora, Internet ha dato vita a infomediari84 online come shopbots, i quali svolgono il ruolo
di consulenti virtuali e piattaforme di opinione dei consumatori, con i quali gli acquirenti
81 George Joseph Stigler è stato un economista e sviluppatore di ricerca statunitense, figura di spicco della scuola di economia di
Chicago 82 Laurent Schwartz è stato un matematico francese, noto per i suoi lavori sulle distribuzioni 83 Istituzioni come le organizzazioni di consumatori possono ora comunicare in modo efficiente con una cerchia più ampia di
consumatori. 84 Media ed operatori digitali che possiedono dati e informazioni sensibili per i propri utenti di riferimento
42
possono raccogliere informazioni comparative su prezzi, società, prodotti e servizi a costi
contenuti e molto rapidamente, e inoltre esperienze condivise di acquisto.
Ad un aumento del numero di informazioni, si accompagnano anche miglioramenti nella
quantità delle stesse. Mentre nella vecchia economia il consumatore era soggetto alla politica
di comunicazione parziale dei fornitori locali e doveva sopportare elevati costi di transazione
per confrontare prodotti e prezzi, su Internet può accedere a una fornitura globale e senza
limiti temporali.
Questo più facile accesso alle informazioni consentirà alle famiglie di risparmiare sui prezzi,
perché porteranno a maggiore competizione tra le imprese e aumenterà la qualità dei prodotti
offerti, attraverso la spinta fuori dal mercato dei produttori di beni di bassa qualità.
Tuttavia, le imprese possono abusare dei pool di informazioni presenti su Internet: fingendosi
consumatori imparziali e anonimi esse possono, per esempio, esprimere valutazioni in cui
lodano i propri prodotti e criticano quelli dei concorrenti. E inoltre, esse possono ricorrere a
contromisure che mitigano l’efficacia delle pratiche di ricerca dei consumatori, riducendo la
trasparenza dei mercati online. Una di queste tecniche che provoca una minore chiarezza nello
scambio commerciale è la discriminazione di prezzo.85
Al contrario della vecchia economia, nella quale le imprese applicavano prezzi prestabiliti per
i loro prodotti, nell’era dell’Internet questa struttura di mercato è cambiata totalmente:
l’interattività di Internet ha dato il via a modelli di pricing dinamici come i formati nome-
proprio-prezzo86 e le aste, con le quali pratiche il prezzo di vendita finale è determinato dal
consumatore o l’acquisto di gruppi online87. Attraverso queste tecniche il prezzo diviene
funzione inversa del numero di consumatori.88
3.1.3 Misura del cambiamento del prezzo: dispersione o omogeneità?
Ancora una volta si pone un interrogativo: se quindi i prezzi su internet siano omogenei o
frutto di una dispersione degli stessi. Anche questa volta giungiamo alla stessa conclusione.89
La domanda su come l’introduzione e la diffusione dell’Internet influisca sui livelli dei prezzi
e sulla concorrenza degli stessi è stata oggetto di studio e di ricerca anche molto prima che il
web diventasse sede di negoziazione e di affari.
85 Ancarani, 2002, Baye & Morgan, 2002 86 Come per esempio Priceline.com 87 Aiuta ad imporre condizioni di mercato migliore (es sconti all’ingrosso) 88 Behrang Rezabakhsh, Daniel Bornemann, Ursula Hansen e Ulf Schrader, 2006 89 A cui siamo giunti nel paragrafo 2.1.2
43
Le previsioni iniziali erano che l’abbassamento drastico dei costi di ricerca dei consumatori
avrebbe portato ad una maggiore concorrenza tra venditori, e di conseguenza, prezzi più bassi
e più omogenei, dovuti ad una riduzione del potere di mercato dei venditori.
Tuttavia la tesi dei prezzi convergenti, cioè la riduzione della dispersione dei prezzi per
prodotti identici tra diversi venditori, è stata supportata solo da alcuni studi. I mercati online
non mostrano infatti una dispersione dei prezzi più piccola, anzi talvolta più ampia, dei
mercati convenzionali. L’ipotesi di mercati Internet perfetti che raggiungono l’ideale
neoclassico sembra quindi smentita dall’evidenza empirica.
Difatti, i venditori ricorrono a diverse contromisure come la discriminazione di prezzo,
differenziazione e raggruppamento di prodotti90: e di conseguenza, ciò spiega il motivo per il
quale la dispersione dei prezzi sia più elevata online sebbene talvolta i prezzi risultino
inferiori.91
90 Ancarani, 2002
44
3.2 Interazione tra discriminazione di prezzo e personalizzazione di massa
La personalizzazione elettronica è definita come fornitura di contenuti o raccomandazioni
rilevanti per l’utente basate sul comportamento passato, su analogie con altri utenti e su
preferenze esplicite o caratteristiche individuali. Questa tecnica si prefigge il fine di
migliorare il rapporto tra visitatori e utenti, grazie al fatto che con l’e-commerce l’azienda può
adattare e focalizzare le informazioni sul cliente sfruttando la comunicazione con questo.
Successivamente vedremo come il commercio elettronico, sfrutti l’intelligenza artificiale e le
informazioni che da questa ne derivano, non solo per personalizzare il prodotto, ma anche e di
conseguenza, per poter aumentare i prezzi sullo stesso. Man mano che il livello di
personalizzazione aumenta e l’acquirente rivela sempre più le sue preferenze, quest’ultimo fa
più caso agli annunci pubblicitari, fino poi a dover affrontare il trade-off tra prezzi più elevati
e migliori contenuti personalizzati. Alla fine si raggiunge un vero e proprio pricing dinamico
diretto uno contro uno, dovuta all’acquisizione di un maggiore potere di monopolio e lock-in
degli utenti.
3.2.1 La personalizzazione di massa
L’emergere della tecnologia di Internet si è tradotta in svariate opportunità di relazioni one-to-
one con i clienti. Il suo scopo è quello di fornire informazioni e prodotti orientati al
consumatore.
La personalizzazione riguarda, quindi, la fidelizzazione dei clienti tale che si costruisca una
significativa relazione individuale, attraverso la comprensione dei bisogni di ciascun
individuo e aiutando a soddisfare gli obiettivi che abbraccia efficacemente e in modo
consapevole anche ogni singola esperienza in un determinato contesto.92 La personalizzazione
è quindi la corrispondenza tra natura dell’oggetto ed esigenze del soggetto.
Alla base quindi deve essere presente la conoscenza delle esigenze del cliente e i modi per
raccogliere queste informazioni sono diversi e numerosi: possono essere mezzi espliciti o
impliciti. Nel primo caso ci stiamo riferendo ad un processo di configurazione, mentre nel
secondo caso il sistema estrae dati dagli individui e si adatta ai suoi utenti, attraverso un
sistema software meno trasparente: la personalizzazione quindi si basa sul profilo cliente e gli
algoritmi coinvolti apprendono come personalizzare automaticamente determinati oggetti93
sulle caratteristiche personali dei clienti. Il venditore e l’acquirente, quindi, vivono
92 Riecken, D.,2000 93 Hirsh et al.
45
un’interazione individuale, che permette al primo di raccogliere informazioni attraverso la
registrazione dell’utente online, i cookie, le pagine di registro del server Web, ecc. Questo,
combinato con con il filtraggio collaborativo94 e il data mining95, consente al venditore di
progettare prodotti adatti per gli individui.
Questo rapporto più stretto tra impresa e consumatore prevede uno scambio reciproco di
informazioni tra di essi. I clienti ricevono un maggior grado di dettagli pertinenti e utili da
un’azienda, così da essere più propensi all’acquisto e all’utilizzo dei servizi e prodotti della
società in questione. Contemporaneamente, la lealtà crescerà di pari passo con i ricavi della
stessa, a patto che questa agisca in modo appropriato nell’uso dei dati privati e personali dei
clienti. Il rapporto quindi deve garantire al consumatore la possibilità di essere influente sui
propri dati: avere la scelta in materia di messaggistica e-mail e banner pubblicitari possono
rappresentare fattori di attrattività per il cliente verso l’impresa, che a sua volta manterrà in
questo modo una base di clienti redditizia. Il sacrificio di libertà e privacy viene compensato
da un’esperienza di acquisto personalizzato positiva, grazie al fatto che il cliente viene aiutato
nella ricerca di ciò a cui è interessato.
I responsabili dell’e-commerce si sono resi sempre di più conto del fatto che il modello
predominante di produzione e commercializzazione in serie di prodotti standard e di massa
porta ad un’elevata concorrenza tra le imprese di questo tipo. Se il prezzo fosse l’unico
aspetto di differenziazione per un’attività di e-commerce, questo porterebbe a bassa fedeltà e
bassi margini dai clienti, soprattutto per l’alta trasparenza presente su Internet. Questo
approccio all’impresa è cambiato con il sopraggiungere della New Economy, poiché Internet
facilita un rapporto di apprendimento continuo tra venditori e clienti, fondamentale per i primi
per ottenere un successo nel lungo termine. Ciò che ha permesso quindi il passaggio da
produzione di massa a personalizzazione di massa è quindi dovuto al cloud computing,
nanotecnologia e rilevamento intelligente.
Quindi, l’individualizzazione di prodotti e servizi può ridurre la comparabilità dei prodotti e
porta anche differenziazione dai concorrenti: in questo modo si facilita un posizionamento
unico all’interno del mercato.
3.2.2 La tecnologia: strumento di personalizzazione e di dynamic pricing
La tecnologia di commercio su Internet ha ridotto in modo significativo i costi dei venditori
per la raccolta di informazioni sulle preferenze degli acquirenti e la gestione di più prezzi.
94 Una classe di strumenti e meccanismi che consentono il recupero di informazioni predittive relativamente agli interessi di un
insieme di utenti 95 Definizione nel capitolo 2
46
Questo ha portato il venditore online ad offrire prodotti personalizzati a prezzi discriminatori.
Come abbiamo già visto nel capitolo precedente, Internet riduce anche il costo del menu per
la gestione di più prezzi fino quasi a zero: ciò consente di adottare una quotazione
personalizzata in tempo reale. La riduzione dei costi di menu, insieme a quella dei prodotti
personalizzati, consente ai venditori di praticare prezzi discriminatori e di addebitare un
premio di prezzo, dal momento che le caratteristiche dei prodotti per la loro maggiore
personalizzazione soddisfano maggiormente i gusti dei consumatori. Certo rimane che
l’obiettivo primario del produttore che si avvale della personalizzazione di massa è quello di
aumentare il prezzo e di vendere di più, cosa che è possibile solo per i primi utilizzatori di
questo strumento. Ciò dipende dal fatto che le imprese, in generale, non hanno la stessa
capacità di assimilare nuove tecnologie. Infatti, i primi che si apprestano nell’adottare nuove
tecnologie Internet per la personalizzazione guadagnano quote di mercato, a spesa dei
venditori convenzionali.
In ogni caso, il venditore che adotta la personalizzazione di massa continua
contemporaneamente a offrire anche prodotti standard, dei quali potrà aumentare il prezzo al
fine di poter ottenere il massimo premio dai prodotti personalizzati. Il ritardo degli altri
venditori nell’attuare la personalizzazione fa meglio adottarla, poiché i ‘produttori ritardatari’
continueranno ad offrire solo prodotti standard, permettendo così una differenziazione tra i
beni.
Si tratta infatti, di una situazione simile a quella presente nel dilemma del prigioniero: nel
caso in cui entrambi adottino la personalizzazione di massa i profitti raggiunti sono inferiore
rispetto all’ipotesi di esclusiva presenza di prodotti standard. Nonostante questo, le due
aziende finiscono per scegliere di personalizzare, con la speranza che l’altro non lo faccia.
Ovviamente come in ogni modello microeconomico, bisogna anche studiare altre variabili e
condizioni che potrebbero influenzare l’efficacia di questa pratica. Con l’adozione di due
distinte funzioni di costo, potremmo studiare e notare concorrenza altrettanto elevata tra i
prodotti e i prezzi delle due aziende prima menzionate. Esse mostreranno diversa produttività
nella personalizzazione, in relazione inoltre ai costi marginali di personalizzazione e
informazione a scopo di investimento. Altro scenario ipotizzabile è il caso in cui la
personalizzazione non venga adottata simultaneamente: ricordiamo infatti che il leader
potrebbe scoraggiare in questo modo l’ingresso del competitor ed evitare così di cadere nella
situazione del dilemma del prigioniero.96
96 Ravi Aron, Arun Sundararajan, Siva Viswanathan, 2001
47
3.3 La risposta dei clienti e l’impatto sul benessere dei consumatori
Abbiamo visto come l’efficienza del canale di vendita su Internet abbia permesso che le
informazioni tra consumatori e venditori fluissero più liberamente. Ciò ha portato a due
grandi differenze principali rispetto all’era pre-Internet:
prima i prezzi venivano modificati a intervalli di settimane o mesi nei canali
convenzionali, le variazioni di prezzi vengono effettuate nel corso di un’ora o meno
nel canale Internet;
le politiche discriminatorie nell’economia tradizionale vengono applicate per un
tempo prolungato e sono raramente cambiate, mentre, al contrario, sul web si
evolvono dinamicamente in tempo reale.
La disponibilità di informazioni e lo sforzo richiesto per ottenerlo hanno implicazioni per la
risposta dei consumatori alle strategie di prezzo dinamiche. Un’elaborazione efficiente e
rapida quindi delle informazioni dei clienti consente una tariffazione dinamica tra di essi,
attraverso l’analisi dei loro dati comportamentali. Ora analizziamo l’impatto netto di queste
pratiche e tendenze sul comportamento dei consumatori e sul loro benessere.
3.3.1 Impatto sul rapporto con il cliente
I consumatori che acquistano su internet possono essere divisi in due gruppi distinti: coloro
che valutano convenienza e tempo, che sono meno sensibili al prezzo, e quelli che
confrontano i prezzi di più fornitori e sono più sensibili a questo.97
È molto più probabile che i secondi utilizzino robot di confronto dei prezzi prima di effettuare
i loro acquisti. Il loro obiettivo è quello di ottenere, attraverso questi software, in media prezzi
più bassi, rispetto al primo segmento che effettua una ricerca di comfort. I prezzi dinamici
hanno comunque impatto su entrambi i segmenti di consumatori. Contemporaneamente, i
negozianti utilizzano robot di confronto dei prezzi, cercando di ottenere informazioni sugli
stessi per poter agire su di essi: infatti, quando iniziano ad utilizzare prezzi dinamici,
l’incertezza sui dati tra i fornitori aumenterà. Questo implica, quindi, anche che i robot
aggiornino a loro volta i database per non portare ai clienti raccomandazioni errate. Le
prestazioni di questi bot di comparazione posso deteriorarsi, oltre che per la causa appena
esposta, anche a seguito di ulteriori strategie di prezzo dinamiche dei fornitori. Per esempio,
alcuni fornitori potrebbero impedire ai robot di cercare informazioni sui prezzi o renderle
97 P.K. Kannan, Praveen K. Kopalle, 2001
48
inattendibili, utilizzando tecniche di abbinamento di prezzi o fornendo coupon elettronici
dinamici98 o differenziando i prodotti e quindi creando fidelizzazione del cliente.
In ogni caso, se un numero elevato di individui alla ricerca di informazioni sui prezzi ha
difficoltà a ottenerne di attendibili a causa delle pratiche di discriminazione di prezzo
dinamiche, potrebbe esserci una rilevante reazione contro i venditori. Questi ultimi quindi si
troverebbero costretti a fornire le informazioni richieste ai robot e ad abbassare i prezzi, in
modo da essere competitivi con gli altri fornitori.
I consumatori acquistano articoli a determinati prezzi si aspettano che i venditori non
discriminino tra loro, in base alle loro esperienze nei negozi tradizionali: preservano, quindi,
una fiducia intrinseca. Quindi soprattutto relativamente a prodotti/ servizi non acquistati
frequentemente o rispetto ai consumatori meno sensibili al prezzo e quindi più fedeli, spesso, i
consumatori pagano di più per alcuni prodotti senza esserne consapevoli. Se dovessero
rendersene conto, come è successo nel caso di Amazon99, questa rivelazione potrebbe ledere
la fiducia dei clienti verso quel determinato e-tailer.
L’unica possibilità di proteggersi dalla variazione repentina e dinamica dei prezzi è data
dall’esperienza e dall’apprendimento comparativo attraverso altri canali: i consumatori
frequenti di un determinato prodotto può così imparare a conoscere le regole per ottenere
buoni prezzi.
Alcune aziende, prime tra tutte le compagnie aeree e le sistemazioni alberghiere, per la loro
natura deperibile100, sono quasi giustificati a massimizzare i loro ricavi attraverso prezzi
dinamici in queste categorie. Quindi la reazione e l’impatto negativo sulla fiducia dei
consumatori, ci si aspetta che, per queste categorie di prodotti, sia minore.
L’e-commerce, come abbiamo visto, consente molte innovazioni nel pricing: alcune sono
state accettate dai consumatori, altre respinte. Ciò che crea una o l’altra situazione è nella
rottura o meno di una norma sociale: quando i venditori violano questa, i consumatori
giudicano il risultato come ingiusto e dimostrano un’attitudine negativa nei suoi confronti,
perdendo fiducia in lui.101 Le norme sociali, nel caso del pricing, premettiamo siano regole
che la comunità concorda, al fine di fare in modo che il venditore le segua nella fissazione dei
prezzi. Una di queste norme assume che a tutti i consumatori devono essere applicati gli stessi
prezzi, ma non che i singoli rivenditori indipendenti debbano sentirsi vincolati ad applicare lo
stesso.102 Possono esserci infatti due modi per discriminare: il venditore applica prezzi diversi
oppure tra i venditori ci sono prezzi diversi per lo stesso bene. Pertanto, non è solo il prezzo
98 Simili ai buoni sconto cartacei, usati per creare una nuova relazione con il cliente 99 Vedere paragrafo 2.4 100 Valore residuo zero 101 Maxwell,2002 & Garbarino e Lee,2003 102 Darke and Dahl, 2003; Grewalet al., 2004; Haws and Bearden, 2006
49
che in sé cambia le percezioni di equità degli individui. Ciò che fa la differenza risiede
nell’infrazione di una norma sociale: quando i prezzi forniti da diversi rivenditori differiscono
è considerato come giusto, poiché questo non è considerato più come stabile; al contrario è
ingiusto quando i prezzi sono differenziati da un singolo rivenditore.103 Di conseguenza, si
perde la fiducia e aumentano le reazioni negative dei consumatori. Questo è il motivo per il
quale, la comprensione delle norme è fondamentale per i venditori per prevedere la risposta al
pricing dinamico. Pertanto è necessario progettare situazioni che riducono gli effetti negativi
della violazione di norme: ad esempio fornendo incentivi diversi, spiegazioni credibili (es
costi diversi di assistenza) o consentire ai clienti di aderire a condizioni speciali.
Inoltre, le aspettative sui prezzi e i prezzi di riferimento dei consumatori giocano un ruolo
fondamentale nei processi di scelta. Questi, dunque, sono funzione della frequenza con cui i
consumatori acquistano prodotti e servizi, del livello di standardizzazione e infine, del grado
di coinvolgimento del consumatore nel bene acquistato. In ogni caso, quando un prodotto è
venduto sia su Internet che nei negozi fisici, i prezzi di riferimento dei consumatori saranno
diversi sui due canali: con ogni probabilità più bassi sul web. La domanda di un prodotto
fisico e su internet è influenzata dai prezzi di riferimento, quindi è funzione dei prezzi di
riferimento. I rivenditori, quindi, ricorrono a prezzi dinamici a causa della possibilità che i
consumatori si aspettino prezzi più bassi su Internet. La maggiore variazione dei prezzi di
riferimento è l’effetto dell’applicazione di tecniche di tariffazione dinamica, il quale provvede
come impatto netto una vanificazione della sensibilità dell’acquirente al prezzo su Internet.104
Inoltre, altro motivo di preoccupazione per i consumatori risiede nel fatto che l’aumentare
dell’utilizzo di Internet grazie all’utilizzo tecnologico, porta all’aumento del traffico di
informazioni personali dei consumatori. Questo consentirà ai professionisti del marketing di
acquisire una maggiore esperienza nella valutazione dei comportamenti di acquisto. Sebbene
ciò possa portare vantaggi nel breve periodo, le violazioni nella privacy e nella sicurezza
probabilmente ostacoleranno la vendita al dettaglio online a lungo termine, poiché queste
pratiche minano la fiducia degli individui.
3.3.2 Impatto sul benessere dei consumatori
La comparsa del commercio elettronico abbassa sempre i prezzi al dettaglio, poiché aumenta
la concorrenza e aumenta, quindi, il surplus del consumatore. Tuttavia ciò non significa che il
benessere totale, misurato come surplus sociale, cresca di conseguenza. Questo è dovuto
103 Ellen Garbarino, Sarah Maxwell; 2010 104 P.K. Kannan & Praveen K. Kopalle; 2001
50
principalmente al fatto che la divisione del mercato tra negozi convenzionali e e-commerce
non sia socialmente ottimale e la perdita di efficienza della distribuzione si accumula se la
popolazione degli acquirenti sul web è piccola e/o il costo dell’e-commerce è elevato.
Un vantaggio derivante dal commercio online è infatti riscontrabile nella maggiore varietà di
prodotti su internet, accanto alla capacità dei rivenditori online di catalogare, consigliare e
fornire un gran numero di prodotti in vendita.
Da un modello sulla competitività spaziale, si è visto come nel breve termine i rivenditori
fisici sono immutabili e non possono chiudere, e pertanto l’ingresso di un rivenditore online
porterà alla riduzione dei prezzi dei rivenditori fisici. Nel medio termine, se supponiamo che i
venditori fisici possano chiudere, ma non trasferirsi, di fronte alla concorrenza online, alcuni
dettaglianti fisici con elevati costi marginali lasciano il mercato: i venditori che vivono vicino
a questi staranno, quindi, peggio, mentre i singoli che vivono in un’area rurale, in cui non
erano già allora disponibili servizi di vendita al dettaglio, stanno meglio. A lungo termine, con
l’uscita e il libero trasferimento dei rivenditori fisici, l’ingresso di un rivenditore online riduce
sia i prezzi di equilibrio, che il numero di rivenditori fisici con elevati costi marginali.105
Nello specifico, in relazione al dynamic pricing, Gallego e van Ryzin dimostrano che la
politica dinamica dei prezzi che massimizza i ricavi avvantaggia i consumatori rispetto alla
politica dei prezzi statici. Questo comunque dipende da come viene ripartito il benessere tra
impresa e condizionamento del cliente in una vendita, e di conseguenza, dalla variazione
dell’elasticità della domanda. Il pubblico e i media, al contrario, credono che le imprese
ottengano più ricavi usando prezzi dinamici solo estraendo surplus dal consumatore. In realtà,
le imprese potrebbero essere riluttanti a implementare prezzi dinamici per timore di ritorsioni
dei consumatori e di una cattiva immagine che la stampa potrebbe creare su di essi. Ma non
solo: quando la capacità è scarsa e la domanda ridimensionata in proporzione, la politica dei
prezzi dinamica è asintoticamente ottimale per il benessere dei consumatori. In queste
condizioni, anche senza l’obiettivo esplicito di migliorare il benessere sociale, gli scopi
aziendali sono allineati con quelli dei responsabili politici.106
I prezzi dinamici, comunque, consentono di fare buoni acquisti soprattutto quando il
consumatore sa come muoversi. Alcune regole di acquisto online infatti sono riscontrabili in
pochi assunti: i prezzi nei weekend sono leggermente più alti, alcuni siti e-commerce per
emergere utilizzano il ‘sottocosto’ per brevi periodi di tempo e, infine, alcuni prodotti,
specialmente quelli elettronici tendono a deprezzarsi rapidamente quando escono nuovi
modelli. Al contrario, relativamente a quest’ultimo caso, dagli scaffali dei negozi fisici
105 Wen- Chung Guo e Fu-Chuan Lai; 2017 106 N. Chen & G. Gallego, 2016
51
spariscono questi prodotti, mentre nei negozi online rimangono per molto più tempo a prezzi
estremamente bassi.
Ciò che anche solleva preoccupazioni per il benessere dei consumatori, ma anche per lo stato
di competitività nei mercati dell’e-commerce, è la sostituzione di un’agenzia artificiale per il
coinvolgimento umano nelle attività commerciali. La misura in cui gli agenti artificiali
alterano il benessere o la competizione dipende dal grado di utilizzo dei clienti e dal livello in
cui le scelte operate dall’intelligenza artificiale differiscono da quelle che sarebbero state fatte
dai singoli individui. I consumatori subiranno una perdita di benessere sono nella misura in
cui gli agenti artificiali sono meno efficaci nella ricerca e nella valutazione degli individui.
Dall’altra parte, questo potrebbe beneficiare i consumatori che desiderano migliore la
performance in termini di ricerca più approfondita: diventerebbero veri e propri consumatori
esperti nei mercati di consumo. E allo stesso tempo, potrebbero restringere il mercato a
fornitori inefficienti, oltre a ridurre il valore del marchio come fattore di garanzia di minor
rischio: la fiducia in una determinata azienda e-commerce verrebbe sostituita dalla fiducia
nello strumento tecnologico di comparazione.107
107 William H. Redmond, 2002
52
3.4 La tutela per l’intrusione di privacy
Le questioni di privacy e sicurezza sono state etichettate dalle organizzazioni governative e
dai consumatori come due principali preoccupazioni dell’e-commerce.108 La privacy del
consumatore è vista come un diritto sia dal punto di vista legale109 che etico110. In ogni caso,
livelli più alti di esperienza su internet portano ad una minore percezione del rischio nello
shopping online e meno preoccupazioni riguardanti la sicurezza del sistema. Rimane certo
però che crea contemporaneamente maggiori preoccupazioni riguardo la privacy online.
In tutto l’elaborato abbiamo messo in evidenza come il dynamic pricing fonda la sua
applicabilità sulle informazioni che le tecnologie riescono a estrapolare dal consumatore, e
pertanto urge analizzare se e in che misura il consumatore sia tutelato.
3.4.1 Il motivo della necessità di una regolamentazione
I vantaggi della regolamentazione del commercio elettronico riguardano i potenziali danni per
i consumatori in un mercato non regolamentato. I clienti, infatti, lasciano attraverso la
navigazione sul web due tipi di tracce: indirizzi e-mail o altre informazioni necessarie per
entrare in un sito web e anche i dati clickstream, più significativi perché generati in modo
silenzioso. Questi ultimi generano quindi questioni più significative sul consenso informato.
L’operatore del sito web, come abbiamo visto, servendosi di cookie combina le informazioni
generate dalle visite al sito da un determinato computer con i dati identificativi del potenziale
cliente.
Le prime preoccupazioni sono arrivate nel 1999 quando DoubleClick annunciò una fusione
con una diretta marketer, Abacus Direct, che conteneva tali informazioni come carte di
credito individuali, numeri di telefono, reddito familiare ecc. Inoltre uno studio di FTC111 ha
rivelato che solo il 10% dei siti web hanno implementato pratiche di informazione leale e
hanno raccolto prove del fatto che alcuni rivenditori avevano violato le promesse fatte sulla
privacy.112
108 Briones 1998, CL1 1999, CNN 2000, Cunsumer Reports Online 1998, FT'C 1998a, 2000, Folkers 1998, Judge 1998; Machrone
1998, National Consumers League 1999 109 Goodwin 1991, Caudill e Murphy 2000, Culnan 2000, Petty 2000 110 Bloom, Milne e Adler 1994; Caudill e Murphy 2000; Chonko 1995; Foxman e Kilcoyne 1993; Jones 1991
111 La Federal Trade Commission 112 Larry E. Ribstein & Bruce H. Kobayashi, 2002
53
3.4.2 Regolamentazione e-commerce
Il D. Lgs. 9 aprile 2003 n70 ha recepito la direttiva comunitaria n.200/31/CE, la direttiva sul
commercio elettronico, la quale detta una disciplina generale per qualsiasi servizio anche se
non remunerato in via elettronica sia nel settore del B2C, che del B2B. Inoltre, il D. Lgs
70/2003 si applica a tutti i ‘prestatori’ dei servizi di commercio elettronico e ai ‘destinatari del
servizio’. Questo decreto ha introdotto l’obbligo di inserire alcune informazioni generali sul
sito web, alcune norme in materia di comunicazioni pubblicitarie, di contrattazione telematica
e di responsabilità del provider. Infine, l’e-commerce è soggetto alle norme a tutela dei
consumatori, contenute nel Codice del Consumo113.
Più nello specifico, riguardo al tema della privacy, a partire dal 25 maggio 2018 è
direttamente applicabile in tutti gli Stati membri il Regolamento Ue 2016/679, noto come
GDPR114, relativo al rafforzamento della protezione degli individui rispetto al trattamento e
alla circolazione dei dati personali.
Una novità è rappresentata, inoltre, dall’abolizione del geoblocking alla fine del 2018. La
novità introdotta sta, dunque, nella formazione di un vero e proprio mercato digitale unico,
attraverso l’eliminazione delle restrizioni e discriminazioni nell’acquisto in altri Paesi
dell’UE. Uno degli esempi più famosi di geoblocking è riconducibile al caso di Eurodisney, il
parco giochi per bambini in Francia. Ciò che ha portato la Commissione ad intervenire è stata
l’applicazione di prezzi maggiorati ai clienti tedeschi e inglesi che acquistavano online. Il
nuovo regolamento, quindi, prevedeva l’applicazione delle stesse condizioni di consegna ai
diversi Paesi, ammettendo comunque la possibilità di tariffe di spedizione differite tra loro.115
Relativamente alla discriminazione di prezzo, la normativa prevede che un cittadino dell’UE
o un residente nell’UE non può dover pagare un prezzo più elevato per l’acquisto di beni e
servizi a causa della sua nazionalità o del suo Paese di residenza. L’unica eccezione di prezzo
è prevista in relazione a differenti costi di consegna, che dipendono dalla distanza dal
distributore al cliente. Anche i biglietti ferroviari o aerei acquistati online non devono
presentare differenze di prezzo e sin dall’inizio il prezzo deve essere inclusivo di tasse, spese
e maggiorazioni.
In ogni caso, non sembrano esserci nel commercio elettronico nuovi atteggiamenti anti-
concorrenziali attuati dalle imprese o nuove controversie, non già previste e regolamentate
dalla disciplina legislativa esistente in materia di libera concorrenza. L’autorità antitrust
inglese e americana, comunque, considerano necessario monitorare determinati aspetti.
Questo diviene fondamentale per evitare che abusi e comportamenti particolari pregiudichino
113 Decreto Legislativo 6 settembre 2005 n.206 114 General Data Protection Regulation 115 Federico Formica, 2018
54
il grado di efficienza del mercato e dissipino i vantaggi che il commercio online può
promettere.
Nel dettaglio, la discriminazione di prezzo, che abbiamo visto essere molto diffusa nei
mercati digitali, può generare benefici per i consumatori, oppure può produrre effetti
distorsivi sul processo competitivo. Rispetto ai mercati tradizionali c’è una maggiore
difficoltà nel riconoscere pratiche di discriminazione di prezzo con effetti anti-concorrenziali.
Questa differenza è dovuta al fatto che il commercio elettronico presenta due caratteristiche:
la presenza di nicchie, per le quali è difficile definire la dimensione ed estensione del mercato
da prendere in riferimento e l’esistenza di economie di scale e di scopo rilevanti, che rendono
complicato il confronto tra costi e prezzi delle imprese.116
Ma quindi la domanda che bisognerebbe porsi a questo punto della nostra analisi è quando la
discriminazione di prezzo possa essere considerata legale e quando no. È illegale se i fattori
considerati per discriminare sono razza, genere, religione o nazionalità e se viola le leggi
antitrust. Ciò significa che i prezzi dinamici possono però basarsi sulla posizione, l’ora del
giorno in cui è effettuato l’acquisto, il dispositivo utilizzato e la cronologia di navigazione. In
conclusione, quando quindi l’addebito di prezzi diversi a clienti diversi non è derivata
dall’intenzione di danneggiare i concorrenti ed è fatta in buona fede, non si può parlare di
discriminazione di prezzo illegale.
A questo proposito, il Robinson-Patman Act è lo statuto antitrust federale in materia di
discriminazione di prezzo. Tale legge ha lo scopo di controllare prezzi discriminatori, creati
con l’intenzione di spingere fuori dal mercato i concorrenti. Lo scopo principale della legge è
quello di mantenere la concorrenza sul mercato.
116 Carlo Cambini & Nicola Meccheri,2009
55
CONCLUSIONE
Nel primo capitolo, si è analizzato e messo in paragone le diverse tipologie di discriminazione
di prezzo. Ciò è stato necessario per comprendere quali siano le strategie messe in atto dalle
aziende per aumentare il proprio profitto con una maggiore mole di informazioni sul
consumatore, e quindi, sulla domanda. Nello specifico: con la prima il prezzo per ogni
consumatore è diverso per ogni individuo e corrispondente a ciascun prezzo di riserva; con la
seconda il prezzo varia a seconda della quantità acquistata; e infine, nel terzo grado di
discriminazione la clientela è segmentata in sottomercati. Successivamente, si è riflettuto sul
concetto di discriminazione dei prezzi che hanno portato a quello che è il significato attribuito
oggi. Infine, si è analizzato la dispersione dei prezzi nell’area euro integrata.
L’evoluzione della discriminazione di prezzo è stata poi determinata dalla creazione e
dall’implementazione di software e tecnologie attraverso cui è possibile prendere migliori
decisioni in termine di prezzo. Nel secondo capitolo, pertanto, è stato spiegato come
l’intelligenza artificiale, sviluppata dopo la nascita di internet e del commercio elettronico,
riesca a estrapolare dalla navigazione sul web più informazioni sul consumatore. Questa
maggiore trasparenza, di cui le imprese possono avvantaggiarsi, fa sì che i prezzi sul web
sempre più velocemente e sempre più efficacemente si adattino al cliente, in modo da
avvicinarsi al loro prezzo di riserva. La domanda quindi che si pone diviene quindi la
seguente: se la maggiore facilità del confronto dei prezzi e dei prodotti su internet spinga ad
una situazione di concorrenza perfetta, e di conseguenza, di prezzi più bassi o se continui a
prevalere un sistema di dispersione dei prezzi, come fattore di vantaggio competitivo delle
imprese. Da più analisi condotte, sembra prevalere la seconda tesi.
Nel terzo capitolo, infine, si è messo in evidenza i nuovi rapporti che si vengono a istaurare
con i clienti, l’effetto che questa pratica produce sulla fiducia che detiene nell’imprese e gli
strumenti di ricerca che la tecnologia mette loro a disposizione per difendersi dal dynamic
pricing e per effettuare i migliori acquisti ai prezzi più convenienti. In ogni caso, rimane in
dubbio se nel commercio online il benessere del cliente venga diminuito o meno. La
personalizzazione di massa, che si avvale degli strumenti tecnologici di cui usufruisce il
dynamic pricing, sembra dare un punto a favore dell’e-commerce rispetto al commercio
tradizionale, e contemporaneamente far crescere le preoccupazioni. Dall’altra parte, sebbene
ci siano ampie e varie regolamentazioni a protezione della privacy del cliente e, la pratica
sembra destare molte preoccupazioni ed è bene che gli individui conoscano ‘le regole’ che
56
muovono il commercio sul web prima di inoltrarsi in acquisti non economicamente
convenienti.
Con questo elaborato ho voluto presentare il grande vantaggio e allo stesso tempo il timore
che Internet, la tecnologia e in particolare il commercio elettronico hanno portato. Si riduce la
trasparenza di informazioni nel rapporto cliente-impresa: questo porta alla formazione di un
prodotto più adatto alle esigenze ed aspettative dell’individuo ma contemporaneamente le
stesse informazioni accumulate vengono sfruttate per ricavare il massimo profitto, a discapito
del consumatore.
La discriminazione di prezzo, fin dai tempi antichi, è una pratica conosciuta, studiata e
applicata ed è parte del piano strategico dell’impresa. Quello che sconvolge è la possibilità e
la capacità dei software di assomigliare quasi al primo tipo di discriminazione dei prezzi,
quella così che i testi di economia industriale definiscono come ‘perfetta’.
Citano così i manuali: ‘non è presente nella realtà: bisognerebbe avere una piena conoscenza
di tutti i prezzi di riserva dei clienti per poter estrapolare il massimo surplus da questi’.
E la rapidità con cui gli algoritmi modificano i prezzi seguendo i cambiamenti della domanda
e il bagaglio di dati che riescono ad accumulare quasi ricordano le ipotesi di base che
avevamo appena definito ‘impossibili’.
Una piena applicazione di questa non è stata ancora realizzata, ma la domanda che dovremmo
porci è se l’avanzare delle tecnologie sofisticate potranno un giorno essere talmente efficienti
da rendere quello che fino ad oggi è impossibile qualcosa di realizzabile.
Dall’altra parte, richiamando la mia metafora dell’introduzione, sublime è l’”orrendo che
affascina”, in bilico tra un senso di brivido e di letizia: come di fronte alla natura l’uomo
prima prova un senso di smarrimento e di frustrazione, poi riconosce di esserne superiore, in
quanto unico essere capace di agire morale, anche di fronte ai big data e all’intelligenza
artificiale, che sembrano dominare il commercio in questo nuovo ‘non luogo’ di scambio che
è internet, l’uomo vive la stessa sensazione.
Sono, infatti, i consumatori a determinare questo prezzo: c’è come una rottura del
mismatching tra prezzo di domanda e di offerta, con l’adeguamento del secondo al primo.
Egli ottiene esattamente ciò che richiede, sia a livello di caratteristiche del prodotto che a
livello di prezzo e il prodotto assume esattamente un costo pari a quello che è il valore
attribuitogli dal consumatore.
Le domande rimaste aperte sono tante, e né io né nessun economista a cui ho fatto riferimento
attraverso le fonti utilizzate, hanno saputo dare una risposta definitiva.
Rimane quindi il dubbio su quanto sia eticamente corretta questa pratica e sui reali vantaggi
che anche i consumatori possano trarre dalla sua applicazione.
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A mio parere, resta il fatto che dopotutto l’oggetto di vendita debba essere prezzato a seconda
del valore che l’acquirente attribuisce al bene. Sin dai tempi in cui vigeva la pratica del
baratto non esistevano periti o mercati che potessero attribuire un valore ‘oggettivo’ ad un
bene ma la stima era basata esclusivamente sulla semplice valutazione soggettiva, quantitativa
e qualitativa.
Chiudo con un dubbio: se il valore di un bene è da rapportare esclusivamente alla
soddisfazione che determina il suo possesso, è sufficiente questo per giustificare una
violazione di privacy di tale portata?
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