Veronesi e il Vangelo cli Marco come una scena cli Tarantino

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Corriere della Sera (ITA) Paese: it

Pagina: 43Readership: 2710000Diffusione: 318664

Tipo media: Quotidiano NazionaleAutore: Franco Cordelli

30 Giugno 2015

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CORRIERE DELLA SERACorriere della Sera (ITA)

30 Giugno 2015

Paese: it

Pagina: 43

Readership: 2710000

Diffusione: 318664

Tipo media: Quotidiano Nazionale

Autore: Franco CordelliL

Veronesi e il Vangelo cli Marcocome una scena cli TaranLe rappresentazioni a Spoleto e Milanodi Franco Cordelli Questo ascoltatore è il citta-

a ragione per cui a San dino romano, incredulo a prio-dro Veronesi il Vangelo ri: perché egli ascolti e credadi Marco appare entusia- occorre predispone una strate-smante è proprio quella gia (è una parola che in Verone

che lo rende noioso per chi non si ricorre). La strategia è: lo di-vi si accosti (così credo) con co e nonio dico. Cioè: non dir-quell'animo sincero che a Lon- lo, ma dillo. Se troppo lo dicidra, nella Domenica delle Pal- non sarai creduto. Se lo dici po-me del 1758, Johann Georg Ha- co a poco otterrai un risultato.mann si augurava: «Il grande Va da sé che tutto questo è de-autore ha l'intento di sedurre terminato da quel contenutoalla beatitudine ogni sincero che non interessa nel senso dilettore». Hamann. Esso però interessaMa che vuoi dire sincero? nel senso del meraviglioso,

Perché Veronesi e io non do- dello stupefacente: ci sono mo-vremmo esserlo? Pure, vi Sifl- menti, dice Veronesi, in cui ilcerità e sincerità. Quella mia e Vangelo di Marco somiglia a undi chiunque apra il libro di Ve- racconto gotico o - altro trattoronesi, Non dirlo (Bompiani), 0 stilistico-compositivo del testosia entrato nella sconsacrata (di Eronesi) - a un film di Ta-chiesa di San Simone a Spoleto rantino, o a un rigore di Platiniper ascoltare e vedere l'autore o a un episodio del tenente Co-nell'atto di trasformare in tea- lombo.tru il suo testu, è la sincerità de- Ci sono inquadrature dall'al-mentare cli chi legge un libro o to (per esempio dell'immensava a teatro. Quella di Veronesi è folla che ascolta Gesù); c'è latutta diversa, è traversata, l'ho strategia di chi avanza senza sa-detto, dall'entusiasmo: entusia- pere dove va al pari di Platinisino che non riguarda ciò cui che prima di un rigore non saHamann, il Mago del Nord, da che parte tirerà il pallone; cèpensava. L'entusiasmo di quel- quel racconto in cui sappiamol'eccellente narratore che è Ve da subito come finirà e che peròronesi è di chi abbia creduto di ci appassiona perché ci appasscorgere nel Vangelo di Marco siona il personaggio, detective ola radice, solida e indistruttibi- nunLio del Regno ch'egli sia.le, di ogni racconto. A Veronesi Beninteso il racconto di Ve-non interessa il contenuto ronesi (la sua lettura-interpre-evangelico da Marco trasmes- tazione di Marco) è post moso.bensìlaformadellatrasmis- derno. Uso un termine sgrade-sione. Il fondamento (la radice) vole, ma così è: la simultaneitàditale forma è, dice Veronesi, del tutto è la nota dominante,l'azione: azione che in Marco ha tutto è contemporaneo, tutto èla sua peculiarità: essa è spic- stato già detto, ossia possiamocia, è di chi si sia scrollato (ne trovare una prima volta ancheabbia avuto necessità) ogni so- nel luogo più impensabile: invrappiù di riflessione, chiamia- Marco troviamo Leonardmola così; di chi abbia consa- Cohen o David FosterWallace.pevolezza di rivolgersi a un Non voglio troppo qui sottoli-ascoltatore determinato, non neare che per Piero Martinetti ilgià a tUtti. «non dirlo» veniva dalla scarsa

tinoconsiderazione che Gesù aveva Interpretazionedella suaforza(lamaggiorpar- Nella letturate dei miracoli riguarda malat postmoderna di Marcotie mentali). O che, per AlfredLoisy la questione del rivolgersi troviamo Cohen oai romani non sta proprio in Foster Wallacequesti termini (Loisy, citandoaltra fonte: «Fu forse in mancanza di meglio che la comuni-tà romana accettò questo testoevangelico»). O che, a proposi-to della conclusiva parola «pau-ra» del testo originario che perVeronesi è causa d'incondizio-nata aniniira.<ione, lo stesso Lo-isy in Le origini del cristianesi-mo ricorda come nel Vangelo diMarco forse vi fosse «un'altrachiusa, perduta o soppressa».O, infine, che per Ernesto Bona-iuti la genealogia non c'è nonperché agli annoiati romaninon sarebbe interessata, maperché Gesù irride il rapportodi sangue con Davide.

Ricordo allora che il Vangelodi Marco, «il più divino degliabbreviatori» secondo San-t'Agostino (il più pedante deicommentatori), è la trascrizio-ne del racconto orale di Pietro;che l'interpretazione di Verone-si nasce appunto come raccon-to orale, alla maniera tutta to-scana di Roberto Benigni; e chea Spoleto scopriamo un nuovodiscendente della stirpe Paolini-Baliani-Celestini-Curino,esuberante, appassionato, se-dutttvo. Ma voglio dire nel mo-do più semplice e sincero che 11Vangelo primo o primitivo a mepare noioso proprio per come èscritto. Frase lineare e secca do-po frase lineare e secca: ovverola più stucchevole delle sintas-si. Paragrafo breve dopo para-grafo breve: ovvero il più ripeti-tivo e monotono sistema diframmentazione del raccontoche si legga oggi nel mondo.

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Gli incontri

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__• Lo scrittoreSandroVeronesi(Firenze, 1959)ha propostodomenica 28 alFestiva I deiDue Mondi diSpoleto ilmonologotratto dal suonuovo libroNon dirlo. IlVangelo diMarco(Bompiani, pp.256, €13)ehaproposto ilrecitai ieri seraalla Milanesia-na, allo SpazioNO'HMA

• Questa seralo scrittore saràdi nuovo ospitedella rassegnamilanese per ilreading «Ilconfinedell'ossessio-ne'> in SalaBuzzati; tra glialtri ospitiVladimirSorokin, NuccioOrdine,JonathanGalassi (ore 21,via Balzan 3,ingresso conprenotazione altelefono 02 87387707)

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TeatroSandroVeronesi(a sinistranella fotodi Maria LauraAntonelli/Agf)duranteil monologodi domenicaal Festivaldi Spoleto,doveha portatoin scenail suo nuovolavoro,Non dirlo.Il Vangelodi Marco

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