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Avvenire 08/21/2012 Copyright © Avvenire August 21, 2012 2:32 pm / Powered by TECNAVIA / HIT-M Copy Reduced to 49% from original to fit letter page MARTEDÌ 21 AGOSTO 2012 5 Pakistan Sale la tensione a Islamabad dopo l’«arresto» dell’adolescente che avrebbe dato fuoco a 10 pagine di un estratto del Corano Ragazza accusata di blasfemia Zardari adesso prova a salvarla DI STEFANOVECCHIA chiedere chiarezza e a soste- nere il diritto alla difesa di Rimsha Masih – il nome è di fantasia –, la tredicenne accusata di blasfemia in Pakistan e che per que- sto rischia una pesante condanna, è stato ieri il presidente Asif Ali Zardari. Quest’ultimo ha ordinato al ministro dell’Interno Rehman Malik di conse- gnargli immediatamente un rappor- to sull’accaduto. «Non permetteremo in alcun modo – ha commentato il ca- po dello Stato – un uso strumentale della legge sulla blasfemia». E ha ag- giunto: «Vogliamo proteggere la vita e la proprietà privata dei cristiani» e «es- sere sicuri che la storia non venga u- sata da chiunque per interessi perso- nali». È una posizione ben più netta ri- spetto a quelle assunte dal leader in altre simili e tragiche occasioni. Di cer- to, sull’orientamento del presidente hanno pesato le pressioni dell’opi- nione pubblica internazionale che da tempo chiede di modificare la legge sulla blasfemia. Norma che consente, nel nome della tutela della fede isla- mica, violenze ed arbitri contro le mi- noranze religiose. Rimsha si trova dal 17 agosto in regi- me di custodia in un riformatorio sot- to la protezione della polizia, dove re- sterà per le due settimane concesse dalla legge. Centinaia di famiglie cri- stiane del suo quartiere di Umara Jaf- far, sobborgo di Islamabad – almeno 600 persone – sono in fuga, nel timo- re di ritorsioni dei fanatici religiosi. «Non siamo tanto preoccupati per la sorte della ragazzina, perché abbiamo fiducia negli investigatori e nella ma- gistratura – dice il consigliere per l’Ar- monia nazionale del primo ministro pachistano, Paul Bhatti che ha con- vinto musulmani e cristiani a forma- re un comitato per verificare respon- sabilità e mantenere l’ordine a Uma- ra Jaffar –, siamo però preoccupati per la sorte delle famiglie costrette a la- sciare le loro case. Per tutelarle sono intervenute le forze dell’ordine, ma è difficile ora prevedere un rientro a bre- ve termine». Si temono colpi di mano dei fanatici che già assediano l’intera comunità, una baraccopoli illegale. L’opinione pubblica, intanto, attende con ansia gli sviluppi della vicenda. «Sono in pochi a volere che una per- sona venga accusata ingiustamente – ricorda Bhatti –, a maggior ragione nel caso di Rimsha. Anche mass media e società civile chiedono chiarezza e la fine del fanatismo. Un sentimento, questo, che ha radici nella propagan- da e nell’ignoranza, ma non facile da controllare, sempre a rischio di esten- dersi». Questa volta forze dell’ordine e auto- rità hanno reagito con prontezza e con decisione, anche davanti alla reazio- ne prevedibile e forte della comunità A internazio- nale. La po- lizia ha pro- tetto la ra- gazzina dai facinorosi che voleva- no linciarla e l’ha portata al sicuro, per poi pattu- gliare le strade del quartiere cristiano per evitare violenze e devastazioni. «Stiamo aspettando riscontri degli in- vestigatori, cercando di mediare tra fonti e dati – ricorda Paul Bhatti –. In- tanto abbiamo chiesto un esame me- dico per accertare le condizioni di Ri- misha e abbiamo avuto garanzie per la sua sicurezza. Occorre anche non lasciare spa- zio a notizie senza riscontro o inter- pretazioni che ri- schiano solo di ac- cendere l’odio tra le comunità, non di fare giustizia». Un appello alla responsabilità a cui si è u- nito monsignor Rufin Anthony, ve- scovo di Islamabad-Rawalpindi. Come in simili fatti, che vanno molti- plicandosi nel Paese, il caso di Rim- sha è complessa da definire. Alcuni vi- cini accusano la ragazzina, affetta da ritardo mentale, di aver bruciato die- ci pagine del Noorani Qaida, il ma- nuale per imparare a leggere il Cora- no, in una discarica dove abitualmente portava i rifiuti della famiglia. La de- nuncia è bastata a infiammare una fol- la di facinorosi, che agiscono per in- teresse personale o per fanatismo. Vari esponenti della comunità cristia- na locale, hanno spiegato che la ra- gazzina avrebbe incendiato spazza- tura in uno spazio comune non sa- pendo che dentro i sacchi ci fossero e- stratti del Corano. È stato qualcun al- tro – spiegano – portarle nella disca- rica, volontariamente o inavvertita- mente. © RIPRODUZIONE RISERVATA PERSECUZIONE al 1986 al 2010, le persone imputate per blasfemia sono state 1.081, di cui 138 cristiani, 468 musulmani e 454 membri della setta di origine musulmana degli Ahmadiya. Sono state una quarantina le persone accusate di blasfemia lo scorso anno in Pakistan in base al dettato degli articoli 295 e 298 del Codice Penale. Che, con poche variazioni dal 1986, presta il fianco a una serie di abusi. L’accusa di avere oltraggiato il Corano, di avere parlato in senso contrario alla religione o avere bestemmiato il nome di Allah o di Maometto può essere fatta da qualunque pachistano di fede musulmana. La polizia ha l’obbligo di aprire un’inchiesta, ponendo sotto custodia l’accusato. Nella stragrande maggioranza dei casi, i procedimenti non vanno oltre la fase delle indagini. Anche quando arrivano a una sentenza, poi, sono quasi sempre di innocenza. Questo non garantisce però la sicurezza di quanti finiscono sotto accusa: il rischio di linciaggio o di assassinio in carcere è molto elevato. Le vittime della legge sono finora 37, fra cui 18 cristiani e 16 musulmani.Tra queste, anche chi si è battuto per cambiare la norma. Come il governatore del Punjab, Salman Taseer assassinato il 4 gennaio 2011 e il ministro delle Minoranze Shahbaz Bhatti, ucciso dalla sua guardia del corpo il 2 marzo dello stesso anno. In carcere da quasi due anni e in attesa del processo d’appello dopo una condanna alla pena capitale, è anche Asia Bibi, madre di famiglia cristiana, diventata simbolo delle vittime di una legge arbitraria. (S.V.) © RIPRODUZIONE RISERVATA D l’intervista «Il business edilizio dietro la denuncia: i terreni della minoranza fanno gola» DI LUCIA CAPUZZI on è uno scontro reli- gioso. Non c’è nessun conflitto tra cristiani e musulmani. Un manipolo di fonda- mentalisti islamici vuole prendere il controllo del Pakistan. E per riuscirci fomenta l’odio contro le minoranze. Sfruttando l’ignoranza e la miseria dif- fuse». Ne è convinto Mobeen Shahid, docente di filosofia islamica alla Pon- tificia Università Lateranense e e- sperto di storia pachistana. Conosce bene le sofferenze della comunità cri- stiana: da anni si batte per la libertà re- ligiosa insieme all’Associazione dei pachistani cristiani in Italia. Per que- sto sa che dietro la rabbia estremista si nascondono ragioni economiche e politiche che niente hanno a che ve- dere con la religione. Quali motivazioni possono spinge- re un vicino ad accusare una ragaz- zina disabile di blasfemia e a chie- derne la morte? L’episodio di Rimsha è avvenuto a U- mara Jaffar, uno dei sobborghi di I- slamabad. Qui vivono, ammassati in costruzioni abusive, centinaia di cri- stiani, in maggioranza poveri. Gra- zie a una battaglia legale del defun- to Shahbaz Bhatti, il governo ha de- ciso di concedere i titoli di proprietà agli abitanti. Le prime consegne stanno cominciando ora. I terreni su cui costruite le baracche, però, val- gono l’equivalente di milioni di eu- ro. E fanno gola a tanti imprendito- ri, desiderosi di espandersi. Per far- lo, però, devono cacciare i cristiani. Le accuse contro Rimsha capitano a proposito. A questo poi si aggiungo- no vecchie ragioni storiche che ri- guardano i più poveri della comunità islamica. A che cosa si riferisce? La gran maggioranza di islamici po- veri è formata da ex intoccabili – se- N « condo la divisione in caste dell’in- duismo –, convertiti nei secoli prece- denti alla religione musulmana. Un’origine che costituisce ancora un fattore di discriminazione. Per ac- creditarsi, dunque, questi cercano di essere più ortodossi della maggio- ranza, spesso basandosi su interpre- tazioni errate del Corano. Da qui le false accuse di blasfemia. Questa legge continua ad essere lo strumento di persecuzione delle mi- noranze. Chi ha cercato di modifi- carla, come Shahbaz Bhatti, ha pa- gato con la vita... È una normativa risalente alla fon- dazione del Pakistan ma è stata in- durita negli anni Ottanta e Novanta, quando è stata eliminata l’opzione tra ergastolo e pena di morte. Ora è prevista solo quest’ultima per chi of- fende Maometto. La legge sulla bla- sfemia è presente anche in altri Paesi musulmani ma non in forma così ri- gida come in Pakistan. Qui, data l’eteroge- neità di quest’ultimo, c’era il rischio che na- scessero eresie all’in- terno dell’islam. Dati i frequenti abusi della legge, l’11 agosto, il presidente Zerdari ha convocato una com- missione di esperti di tutte le religioni per proporre delle modifiche. Speriamo che questa volta si arrivi una revisio- ne delle parti più controverse. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il presidente ha chiesto un rapporto sul caso Paul Bhatti: «Siamo in ansia per gli sfollati» LA VICENDA IL CORANO BRUCIA Secondo l’accusa, Rimsha avrebbe bruciato dieci pagine del “Noorani Qaida”, un compendio utilizzato per insegnare il Corano ai ragazzi. Fonti locali affermano, invece, che i vicini hanno buttato un cumulo di spazzatura nello spiazzo dove la ragazza stava giocando. Quest’ultima ha accidentalmente dato fuoco al mucchio, in cui c’erano anche alcuni fogli del Noorani Qaida. LA FIRMA DELLA DENUNCIA A firmare la denuncia contro Rimsha è stato Muhammad Ummad. Che, però, non è stato direttamente testimone del presunto gesto blasfemo. Solo in base ad alcune dicerie, Muhammad Ummad ha, però, sottoscritto l’accusa in cui si dice che la piccola avrebbe strappato, gettato in un secchio della spazzatura e poi incendiato dieci pagine del “Noorani Qaida”. L’AGGRESSIONE Rimsha ha rischiato di essere bruciata viva da una folla inferocita. Dopo la preghiera del venerdì – su istigazione di un imam estremista che è stato denunciato –, oltre un migliaio di persone ha attaccato la casa della ragazzina, che è stata picchiata selvaggiamente. Solo l’intervento della polizia ha impedito che la tredicenne fosse bruciata viva, come gridava la folla. Alla fine, gli agenti hanno preso Rimsha in custodia. I CRISTIANI IN FUGA Oltre seicento cristiani sono dovuti fuggire da Umara Jaffar, il sobborgo molto povero di Islamabad dove vive la famiglia di Rimsha. Una folla di estremisti infatti ha bloccato le vie di accesso alla zona e ha minacciato di attaccare l’intera comunità. Che è scappata per evitare conseguenze. Ora si sono rifugiati in posti segreti per fuggire alla persecuzione. Nel frattempo, alcune case di proprietà dei cristiani sono state date alle fiamme. ANSA-CENTIMETRI La mappa delle persecuzioni ai cristiani nel mondo Fonte: PorteAperte, Classifica Rapporto 2011 Corea del Nord Iran Afghanistan Arabia Saudita Somalia Maldive Yemen Iraq Uzbekistan Laos Pakistan Eritrea Mauritania Bhutan Turkmenistan Cina Qatar Vietnam Egitto Cecenia Isole Comore Algeria Nigeria (nord) Azerbagian Libia Oman Myanmar Kuwait Brunei Turchia Marocco India Tajikistan Emirati A. Uniti Sudan Zanzibar Tunisia Siria Gibuti Giordania Cuba Bielorussia Etiopia Ter. palestinesi Bahrain Kirghizistan Bangladesh Indonesia Sri Lanka Malasia Russia LE AMBIGUITÀ ella sua ambiguità tra eredità giuridica di stampo anglosassone e applicazione del diritto coranico, il Pakistan – Paese dalle due leggi, la seconda delle quali applicabile formalmente soltanto sui musulmani – sta gradualmente diventando un Paese “senza legge”. Piazza, interessi politici e di potere, pressioni fondamentaliste e faide vanno chiudendo spazi di civiltà e di certezza del diritto. Finora, tuttavia, i casi di blasfemia che hanno coinvolto minorenni non sono mai stati portati in tribunale e, fortunatamente, nemmeno si sono trasformati in atti efferati di esecuzione extragiudiziaria come, invece, in casi numerosi che hanno riguardato adulti. Sono, però, stati pretesto in maggioranza per atti persecutori contro la comunità di appartenenza. Casi di abusi contro minori, come nel caso di tentati atti di violenza con la reazione della vittime, oppure la denuncia da parte della famiglia di chi li subisce, innescano ritorsioni che utilizzano la legge in modo opportunista. I casi più frequenti riguardano le giovani cristiane occupate come domestiche in case di notabili musulmani, ma la casistica e ampia e sovente incompleta per paura o omertà. Anche le relazioni tra giovani musulmani e non musulmani possono essere sanzionati con accuse di oltraggio alla religione. La “legge antiblasfemia” diventa anche strumento di ricatto nel caso delle giovani delle minoranze rapite, costrette ad abiurare e a convertirsi all’islam. (S.V.) © RIPRODUZIONE RISERVATA N IL PRECEDENTE ASIA BIBI, DUE ANNI FA LA CONDANNA CAPITALE Condannata a morte l’8 novembre 2010 da un tribunale del Punjab, Asia Bibi – contadina di 46 anni, madre di 5 figli – era stata arrestata con l’accusa di «blasfemia» nel giugno 2009, dopo una discussione con alcune donne musulmane in cui aveva difeso la figura di Gesù, morto sulla croce per i peccati dell’umanità, chiedendo al contempo alle donne: «Cosa ha fatto Maometto per voi?». Salvata dal linciaggio della folla è stata arrestata: ora è rinchiusa nel carcere di massima sicurezza di Sheikhupura dove da oltre un anno attende la sentenza di appello. Falsità e abusi: le troppe vittime della normativa Legge controversa che tiene nel mirino anche i minorenni Rimsha, 13 anni, disabile mentale, rischia la pena di morte. Centinaia di cristiani in fuga Manifestazione a Lahore contro la legge anti-blasfemiache spesso viene utilizzata come strumento di persecuzione nei confronti delle minoranze (Epa) L’esperto Shahid: lo scontro religioso è solo un pretesto

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Avvenire 08/21/2012

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MARTEDÌ21 AGOSTO 2012 5

Pakistan Sale la tensione a Islamabad dopo l’«arresto» dell’adolescenteche avrebbe dato fuoco a 10 pagine di un estratto del Corano

Ragazza accusata di blasfemiaZardari adesso prova a salvarla

DI STEFANO VECCHIA

chiedere chiarezza e a soste-nere il diritto alla difesa diRimsha Masih – il nome è di

fantasia –, la tredicenne accusata diblasfemia in Pakistan e che per que-sto rischia una pesante condanna, èstato ieri il presidente Asif Ali Zardari.Quest’ultimo ha ordinato al ministrodell’Interno Rehman Malik di conse-gnargli immediatamente un rappor-to sull’accaduto. «Non permetteremoin alcun modo – ha commentato il ca-po dello Stato – un uso strumentaledella legge sulla blasfemia». E ha ag-giunto: «Vogliamo proteggere la vita ela proprietà privata dei cristiani» e «es-sere sicuri che la storia non venga u-sata da chiunque per interessi perso-nali». È una posizione ben più netta ri-spetto a quelle assunte dal leader inaltre simili e tragiche occasioni. Di cer-to, sull’orientamento del presidentehanno pesato le pressioni dell’opi-nione pubblica internazionale che datempo chiede di modificare la leggesulla blasfemia. Norma che consente,nel nome della tutela della fede isla-mica, violenze ed arbitri contro le mi-noranze religiose.Rimsha si trova dal 17 agosto in regi-me di custodia in un riformatorio sot-to la protezione della polizia, dove re-sterà per le due settimane concessedalla legge. Centinaia di famiglie cri-stiane del suo quartiere di Umara Jaf-far, sobborgo di Islamabad – almeno600 persone – sono in fuga, nel timo-re di ritorsioni dei fanatici religiosi.«Non siamo tanto preoccupati per lasorte della ragazzina, perché abbiamofiducia negli investigatori e nella ma-gistratura – dice il consigliere per l’Ar-monia nazionale del primo ministropachistano, Paul Bhatti che ha con-vinto musulmani e cristiani a forma-re un comitato per verificare respon-sabilità e mantenere l’ordine a Uma-ra Jaffar –, siamo però preoccupati perla sorte delle famiglie costrette a la-sciare le loro case. Per tutelarle sonointervenute le forze dell’ordine, ma èdifficile ora prevedere un rientro a bre-ve termine». Si temono colpi di manodei fanatici che già assediano l’interacomunità, una baraccopoli illegale.L’opinione pubblica, intanto, attendecon ansia gli sviluppi della vicenda.«Sono in pochi a volere che una per-sona venga accusata ingiustamente –ricorda Bhatti –, a maggior ragione nelcaso di Rimsha. Anche mass media esocietà civile chiedono chiarezza e lafine del fanatismo. Un sentimento,questo, che ha radici nella propagan-da e nell’ignoranza, ma non facile dacontrollare, sempre a rischio di esten-dersi».Questa volta forze dell’ordine e auto-rità hanno reagito con prontezza e condecisione, anche davanti alla reazio-ne prevedibile e forte della comunità

Ainternazio-nale. La po-lizia ha pro-tetto la ra-gazzina daifacinorosiche voleva-no linciarlae l’ha portata al sicuro, per poi pattu-gliare le strade del quartiere cristianoper evitare violenze e devastazioni.«Stiamo aspettando riscontri degli in-vestigatori, cercando di mediare trafonti e dati – ricorda Paul Bhatti –. In-tanto abbiamo chiesto un esame me-dico per accertare le condizioni di Ri-misha e abbiamo avuto garanzie per

la sua sicurezza.Occorre anchenon lasciare spa-zio a notizie senzariscontro o inter-pretazioni che ri-schiano solo di ac-cendere l’odio tra

le comunità, non di fare giustizia». Unappello alla responsabilità a cui si è u-nito monsignor Rufin Anthony, ve-scovo di Islamabad-Rawalpindi.Come in simili fatti, che vanno molti-plicandosi nel Paese, il caso di Rim-sha è complessa da definire. Alcuni vi-cini accusano la ragazzina, affetta daritardo mentale, di aver bruciato die-

ci pagine del Noorani Qaida, il ma-nuale per imparare a leggere il Cora-no, in una discarica dove abitualmenteportava i rifiuti della famiglia. La de-nuncia è bastata a infiammare una fol-la di facinorosi, che agiscono per in-teresse personale o per fanatismo.Vari esponenti della comunità cristia-na locale, hanno spiegato che la ra-gazzina avrebbe incendiato spazza-tura in uno spazio comune non sa-pendo che dentro i sacchi ci fossero e-stratti del Corano. È stato qualcun al-tro – spiegano – portarle nella disca-rica, volontariamente o inavvertita-mente.

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PERSECUZIONE

al 1986 al 2010, le personeimputate per blasfemia sono

state 1.081, di cui 138 cristiani,468 musulmani e 454 membridella setta di origine musulmanadegli Ahmadiya. Sono state unaquarantina le persone accusate diblasfemia lo scorso anno inPakistan in base al dettato degliarticoli 295 e 298 del CodicePenale. Che, con poche variazionidal 1986, presta il fianco a unaserie di abusi. L’accusa di avereoltraggiato il Corano, di avereparlato in senso contrario allareligione o avere bestemmiato ilnome di Allah o di Maometto puòessere fatta da qualunquepachistano di fede musulmana. Lapolizia ha l’obbligo di aprireun’inchiesta, ponendo sottocustodia l’accusato. Nellastragrande maggioranza dei casi, iprocedimenti non vanno oltre lafase delle indagini. Anche quandoarrivano a una sentenza, poi, sonoquasi sempre di innocenza.Questo non garantisce però lasicurezza di quanti finiscono sottoaccusa: il rischio di linciaggio o diassassinio in carcere è moltoelevato. Le vittime della legge sonofinora 37, fra cui 18 cristiani e 16musulmani. Tra queste, anche chi siè battuto per cambiare la norma.Come il governatore del Punjab,

Salman Taseerassassinato il 4gennaio 2011 eil ministro delleMinoranzeShahbaz Bhatti,ucciso dalla suaguardia delcorpo il 2 marzodello stessoanno. In carcereda quasi dueanni e in attesadel processod’appello dopouna condannaalla penacapitale, è ancheAsia Bibi, madredi famigliacristiana,diventatasimbolo dellevittime di unalegge arbitraria.(S.V.)

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l’intervista «Il business edilizio dietro la denuncia:i terreni della minoranza fanno gola»

DI LUCIA CAPUZZI

on è uno scontro reli-gioso. Non c’è nessunconflitto tra cristiani e

musulmani. Un manipolo di fonda-mentalisti islamici vuole prendere ilcontrollo del Pakistan. E per riuscircifomenta l’odio contro le minoranze.Sfruttando l’ignoranza e la miseria dif-fuse». Ne è convinto Mobeen Shahid,docente di filosofia islamica alla Pon-tificia Università Lateranense e e-sperto di storia pachistana. Conoscebene le sofferenze della comunità cri-stiana: da anni si batte per la libertà re-ligiosa insieme all’Associazione deipachistani cristiani in Italia. Per que-sto sa che dietro la rabbia estremistasi nascondono ragioni economiche epolitiche che niente hanno a che ve-dere con la religione. Quali motivazioni possono spinge-re un vicino ad accusare una ragaz-zina disabile di blasfemia e a chie-derne la morte?L’episodio di Rimsha è avvenuto a U-mara Jaffar, uno dei sobborghi di I-slamabad. Qui vivono, ammassati incostruzioni abusive, centinaia di cri-stiani, in maggioranza poveri. Gra-zie a una battaglia legale del defun-to Shahbaz Bhatti, il governo ha de-ciso di concedere i titoli di proprietàagli abitanti. Le prime consegnestanno cominciando ora. I terreni sucui costruite le baracche, però, val-gono l’equivalente di milioni di eu-ro. E fanno gola a tanti imprendito-ri, desiderosi di espandersi. Per far-lo, però, devono cacciare i cristiani.Le accuse contro Rimsha capitano aproposito. A questo poi si aggiungo-no vecchie ragioni storiche che ri-guardano i più poveri della comunitàislamica.A che cosa si riferisce?La gran maggioranza di islamici po-veri è formata da ex intoccabili – se-

N«condo la divisione in caste dell’in-duismo –, convertiti nei secoli prece-denti alla religione musulmana.Un’origine che costituisce ancora unfattore di discriminazione. Per ac-creditarsi, dunque, questi cercano diessere più ortodossi della maggio-ranza, spesso basandosi su interpre-tazioni errate del Corano. Da qui lefalse accuse di blasfemia.Questa legge continua ad essere lostrumento di persecuzione delle mi-noranze. Chi ha cercato di modifi-carla, come Shahbaz Bhatti, ha pa-gato con la vita...È una normativa risalente alla fon-dazione del Pakistan ma è stata in-durita negli anni Ottanta e Novanta,quando è stata eliminata l’opzionetra ergastolo e pena di morte. Ora è

prevista solo quest’ultima per chi of-fende Maometto. La legge sulla bla-sfemia è presente anche in altri Paesimusulmani ma non in forma così ri-gida come in Pakistan.Qui, data l’eteroge-neità di quest’ultimo,c’era il rischio che na-scessero eresie all’in-terno dell’islam. Dati ifrequenti abusi dellalegge, l’11 agosto, ilpresidente Zerdari haconvocato una com-missione di esperti ditutte le religioni perproporre delle modifiche. Speriamoche questa volta si arrivi una revisio-ne delle parti più controverse.

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Il presidente ha chiestoun rapporto sul casoPaul Bhatti: «Siamo in ansia per gli sfollati»

LA VICENDA

IL CORANO BRUCIASecondo l’accusa, Rimshaavrebbe bruciato diecipagine del “Noorani Qaida”,un compendio utilizzato perinsegnare il Corano airagazzi. Fonti localiaffermano, invece, che i vicinihanno buttato un cumulo dispazzatura nello spiazzodove la ragazza stava

giocando. Quest’ultima ha accidentalmentedato fuoco al mucchio, in cui c’eranoanche alcuni fogli del Noorani Qaida.

LA FIRMA DELLA DENUNCIAA firmare la denuncia controRimsha è stato MuhammadUmmad. Che, però, non èstato direttamentetestimone del presuntogesto blasfemo. Solo in basead alcune dicerie,Muhammad Ummad ha, però,sottoscritto l’accusa in cui sidice che la piccola avrebbe

strappato, gettato in un secchio dellaspazzatura e poi incendiato dieci paginedel “Noorani Qaida”.

L’AGGRESSIONERimsha ha rischiato di esserebruciata viva da una follainferocita. Dopo la preghieradel venerdì – su istigazione diun imam estremista che èstato denunciato –, oltre unmigliaio di persone haattaccato la casa dellaragazzina, che è statapicchiata selvaggiamente.

Solo l’intervento della polizia ha impeditoche la tredicenne fosse bruciata viva, comegridava la folla. Alla fine, gli agenti hannopreso Rimsha in custodia.

I CRISTIANI IN FUGAOltre seicento cristiani sonodovuti fuggire da Umara Jaffar,il sobborgo molto povero diIslamabad dove vive la famigliadi Rimsha. Una folla diestremisti infatti ha bloccatole vie di accesso alla zona e haminacciato di attaccare l’interacomunità. Che è scappata per

evitare conseguenze. Ora si sono rifugiati inposti segreti per fuggire alla persecuzione.Nel frattempo, alcune case di proprietà deicristiani sono state date alle fiamme.

ANSA-CENTIMETRI

La mappa delle persecuzioni ai cristiani nel mondo

Fonte: PorteAperte, Classifica Rapporto 2011

Corea del Nord IranAfghanistanArabia SauditaSomaliaMaldiveYemenIraqUzbekistanLaosPakistanEritreaMauritaniaBhutanTurkmenistanCinaQatarVietnamEgittoCeceniaIsole Comore

AlgeriaNigeria (nord)AzerbagianLibiaOman

MyanmarKuwaitBruneiTurchiaMarocco

IndiaTajikistanEmirati A. UnitiSudanZanzibar

TunisiaSiriaGibutiGiordaniaCuba

BielorussiaEtiopiaTer. palestinesiBahrainKirghizistan

BangladeshIndonesiaSri LankaMalasiaRussia

LE AMBIGUITÀ

ella sua ambiguità traeredità giuridica di

stampo anglosassone eapplicazione del dirittocoranico, il Pakistan – Paesedalle due leggi, la seconda dellequali applicabile formalmentesoltanto sui musulmani – stagradualmente diventando unPaese “senzalegge”. Piazza,interessi politicie di potere,pressionifondamentalistee faide vannochiudendo spazidi civiltà e dicertezza deldiritto. Finora,tuttavia, i casi diblasfemia chehanno coinvoltominorenni nonsono mai statiportati intribunale e,fortunatamente,nemmeno sisono trasformatiin atti efferati di esecuzioneextragiudiziaria come, invece, incasi numerosi che hannoriguardato adulti. Sono, però, stati pretesto inmaggioranza per attipersecutori contro la comunitàdi appartenenza. Casi di abusicontro minori, come nel casodi tentati atti di violenza con lareazione della vittime, oppurela denuncia da parte dellafamiglia di chi li subisce,innescano ritorsioni cheutilizzano la legge in modoopportunista. I casi piùfrequenti riguardano le giovanicristiane occupate comedomestiche in case di notabilimusulmani, ma la casistica eampia e sovente incompletaper paura o omertà. Anche lerelazioni tra giovani musulmanie non musulmani possonoessere sanzionati con accuse dioltraggio alla religione. La“legge antiblasfemia” diventaanche strumento di ricatto nelcaso delle giovani delleminoranze rapite, costrette adabiurare e a convertirsiall’islam. (S.V.)

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IL PRECEDENTEASIA BIBI, DUE ANNI FALA CONDANNA CAPITALECondannata a morte l’8 novembre 2010da un tribunale del Punjab, Asia Bibi –contadina di 46 anni, madre di 5 figli – erastata arrestata con l’accusa di «blasfemia»nel giugno 2009, dopo una discussionecon alcune donne musulmane in cui avevadifeso la figura di Gesù, morto sulla croceper i peccati dell’umanità, chiedendo alcontempo alle donne: «Cosa ha fattoMaometto per voi?». Salvata dal linciaggiodella folla è stata arrestata: ora è rinchiusanel carcere di massima sicurezza diSheikhupura dove da oltre un annoattende la sentenza di appello.

Falsità e abusi:le troppe vittimedella normativa

Legge controversache tiene nel mirinoanche i minorenni

Rimsha, 13 anni, disabile mentale, rischia la pena di morte. Centinaia di cristiani in fuga

Manifestazione a Lahore contro la legge anti-blasfemiache spesso viene utilizzata come strumento di persecuzione nei confronti delle minoranze (Epa)

L’esperto Shahid: lo scontroreligiosoè soloun pretesto