Vintage menswear

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Introduzione 6 CAPITOLO 1 10 SPORT & TEMPO LIBERO Boxing blazer universitario 14 College blazer 16 Rowing blazer studentesco 20 Utility rugby shirt 22 Maglia sportiva a trecce 23 Blazer sportivo e berretto 24 Tuta da corridore 26 Guanti da guida 28 Giacca da autista 30 Giacca da moto doppiopetto 31 Completo da motociclista 32 Giubbotto da aviatore 36 Giacca da corsa Phantom 38 Giacca da moto Trialmaster 40 Giacca da moto International 42 Pantaloni da moto 44 Giacca da moto Trialmaster 46 Maglia sportiva 48 Giacca di club automobilistico 50 Cerata da vela 52 Giaccavento da montagna 54 Norfolk jacket 56 Completo da escursionismo in stile alpino 58 Pantaloni da sci 60 Zaino da montagna 62 Smock da escursionismo 64 Giacca da montagna 66 Giacca da escursionismo Solway zipper 68 Giacca da caccia 70 Soprabito maschile da passeggio 72 Giacche da caccia 74 Giacca da caccia in tela 78 Giacca da pesca 80 Carniere 82 Parka da caccia 84 Sportsman’s hunting coat 86 Pantaloni da caccia 90 Giacche da caccia 92 College sports jacket 96 Varsity jacket 98 Giacca di hockey club 100 Giacca varsity nativa americana 102 CAPITOLO 2 104 ABBIGLIAMENTO MILITARE Giubba da Ussaro 108 Ricordi della guerra boera 110 Insieme di oggetti della Royal Navy 112 Duffel coat 116 Pantaloni da fuochista 118 Cerata impermeabile 119 Giacca cerata 120 Anorak 122 Modelli di Ursula suit 124 Tuta da moto d’ordinanza 128 Giacca da motociclista portaordini 130 Giubba da paracadutista 132 Giacca da lancio M1942 134 Denison smock da paracadutista 136 Survival vest C-1 138 Borsa da aviatore 140 Giacca da aviatore B-15 142 Tuta di volo Sidcot 144 Tuta galleggiante 146 Stivale “escape and evasion” 150 Tuta e equipaggiamento da pilota 151 Pressure jerkin 154 Montone da aviatore B-7 156 Parka da meccanico D-2 158 Giacca da aviatore “Kanal” 160 Parka invernale 162 Parka militare da neve 166 Parka alpino 168 Mountain jacket 172 Snow parka 174 Pantaloni e scarpe di prigioniero 176 Indumenti di prigioniero di guerra in HBT 178 Uniforme estiva 179 Uniformi tropicali 180 Jeep coat 184 Giacca e pantalone 186 Giubba e pantaloni mimetici antivento 190 Tuta mimetica da carrista 192 Maglione del corpo speciale Chindits 194 Giacca idrorepellente M1934 195 Giaccone Mackinaw “Jeep coat” 196 Trench coat da ufficiale 198 Cappotto da motociclista portaordini 200 Tuta e stivali da aviatore B3 202 Pastrano militare 204 CAPITOLO 3 206 ABBIGLIAMENTO DA LAVORO Giacca e panciotto di tweed 210 Abito in tre pezzi 212 Pantaloni da lavoro in campagna 214 Pantaloni di lavoro con fibbia sul retro 216 Giacca Boro di contadino 220 Divise di sapeurs-pompiers 222 Giacca da lavoro 226 Giacca da postino spagnola 228 Giubbetto da marinaio di denim 230 Giubbetto e giacca da marinaio 232 Giubbotto e giacca di fearnought 236 Donkey jacket 238 Giacca da lavoro 239 Giacca da ferroviere 240 Gilet da lavoro in pelle 242 Giubbotto da lavoro in pelle di cavallo 244 Giaccone da pompiere 246 Giaccone stile parka dell’USARP 250 Stivali da cavallerizzo 252 Giacca da metalmeccanico 255 Sovrascarpe di tela per operaio di una fabbrica di munizioni 256 Cerata 258 Maglione di pescatore 260 Giacca da lavoro di denim marrone 262 Giacca da metalmeccanico 264 Pantaloni della marina mercantile 266 Chore jacket di denim con toppe 268 Gilet di jeans 270 Giacca da lavoro 272 Giacca da lavoro di denim 273 Giacca da lavoratore delle ferrovie 274 Chore jacket con fodera di plaid 276 Giacca da ranch in denim 278 Giacca francese da lavoro 280 Tasca portalettere di corriere a cavallo 282 Cintura da lavoro di minatore 284 Cintura di operaio 285 Pantaloni con allacciatura posteriore 286 Tuta integrale in tessuto sale e pepe 288 Scarponi stagni da boscaiolo 290 Pantaloni da lavoro in denim 294 Salopette in denim 296 Indice 300 Ringraziamenti 304 SOMMARIO

Transcript of Vintage menswear

Introduzione 6

CAPITOLO 1 10SPORT & TEMPO LIBERO

Boxing blazer universitario 14College blazer 16Rowing blazer studentesco 20Utility rugby shirt 22Maglia sportiva a trecce 23Blazer sportivo e berretto 24Tuta da corridore 26Guanti da guida 28Giacca da autista 30Giacca da moto doppiopetto 31Completo da motociclista 32Giubbotto da aviatore 36Giacca da corsa Phantom 38Giacca da moto Trialmaster 40Giacca da moto International 42Pantaloni da moto 44Giacca da moto Trialmaster 46Maglia sportiva 48Giacca di club automobilistico 50Cerata da vela 52Giaccavento da montagna 54Norfolk jacket 56Completo da escursionismo in stile alpino 58Pantaloni da sci 60Zaino da montagna 62Smock da escursionismo 64Giacca da montagna 66Giacca da escursionismo Solway zipper 68Giacca da caccia 70Soprabito maschile da passeggio 72Giacche da caccia 74 Giacca da caccia in tela 78Giacca da pesca 80Carniere 82Parka da caccia 84Sportsman’s hunting coat 86Pantaloni da caccia 90Giacche da caccia 92College sports jacket 96Varsity jacket 98Giacca di hockey club 100Giacca varsity nativa americana 102

CAPITOLO 2 104ABBIGLIAMENTO MILITARE

Giubba da Ussaro 108Ricordi della guerra boera 110Insieme di oggetti della Royal Navy 112Duffel coat 116Pantaloni da fuochista 118Cerata impermeabile 119Giacca cerata 120Anorak 122Modelli di Ursula suit 124Tuta da moto d’ordinanza 128Giacca da motociclista portaordini 130Giubba da paracadutista 132Giacca da lancio M1942 134Denison smock da paracadutista 136Survival vest C-1 138Borsa da aviatore 140Giacca da aviatore B-15 142Tuta di volo Sidcot 144Tuta galleggiante 146Stivale “escape and evasion” 150Tuta e equipaggiamento da pilota 151Pressure jerkin 154Montone da aviatore B-7 156Parka da meccanico D-2 158Giacca da aviatore “Kanal” 160Parka invernale 162Parka militare da neve 166Parka alpino 168Mountain jacket 172Snow parka 174Pantaloni e scarpe di prigioniero 176Indumenti di prigioniero di guerra in HBT 178Uniforme estiva 179Uniformi tropicali 180Jeep coat 184Giacca e pantalone 186 Giubba e pantaloni mimetici antivento 190Tuta mimetica da carrista 192Maglione del corpo speciale Chindits 194Giacca idrorepellente M1934 195Giaccone Mackinaw “Jeep coat” 196Trench coat da ufficiale 198Cappotto da motociclista portaordini 200Tuta e stivali da aviatore B3 202Pastrano militare 204

CAPITOLO 3 206ABBIGLIAMENTO DA LAVORO

Giacca e panciotto di tweed 210Abito in tre pezzi 212Pantaloni da lavoro in campagna 214 Pantaloni di lavoro con fibbia sul retro 216Giacca Boro di contadino 220Divise di sapeurs-pompiers 222Giacca da lavoro 226Giacca da postino spagnola 228Giubbetto da marinaio di denim 230Giubbetto e giacca da marinaio 232Giubbotto e giacca di fearnought 236Donkey jacket 238Giacca da lavoro 239Giacca da ferroviere 240Gilet da lavoro in pelle 242Giubbotto da lavoro in pelle di cavallo 244Giaccone da pompiere 246Giaccone stile parka dell’USARP 250Stivali da cavallerizzo 252Giacca da metalmeccanico 255Sovrascarpe di tela per operaio di una fabbrica di munizioni 256Cerata 258Maglione di pescatore 260Giacca da lavoro di denim marrone 262Giacca da metalmeccanico 264Pantaloni della marina mercantile 266Chore jacket di denim con toppe 268Gilet di jeans 270Giacca da lavoro 272Giacca da lavoro di denim 273Giacca da lavoratore delle ferrovie 274Chore jacket con fodera di plaid 276Giacca da ranch in denim 278Giacca francese da lavoro 280Tasca portalettere di corriere a cavallo 282Cintura da lavoro di minatore 284Cintura di operaio 285Pantaloni con allacciatura posteriore 286Tuta integrale in tessuto sale e pepe 288Scarponi stagni da boscaiolo 290Pantaloni da lavoro in denim 294Salopette in denim 296

Indice 300 Ringraziamenti 304

SOMMARIO

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Questo classico rowing blazer (blazer da canot-tiere) a tre bottoni con bordi bianchi in contrasto e revers “a dente” non si indossava durante le gare di canottaggio, bensì al termine della competi-

zione, durante la consegna di coppe o medaglie. Dai pass d’ingresso per i concorrenti rinvenuti nelle tasche (in basso) si desume che sia stato utilizzato durante l’estate del 1948, mentre le condizioni pressoché intatte lasciano supporre che da allora non sia stato mai più indossato. In lana ma privo di fodera, era della leggerezza indicata per la stagione estiva, probabilmente abbinato a pantaloni bianchi di cotone. L’aquila bianca ricamata sul taschino è l’emblema del Bedford School Rowing Club.

CONFEZIONATO SU MISURA

ROWING BLAZER STUDENTESCO

Anni 40

IN BASSO: I pass d’ingresso originali riservati ai concorrenti, rinvenuti nelle tasche, si riferiscono a due diverse regate che ebbero luogo nel sud dell’Inghilterra e che si svolgono tuttora.

22 23

Secondo la terminologia moderna, la maglia qui raf-figurata – lavorata a macchi-na e rifinita a mano a metà degli anni 50 per Harrods, i grandi magazzini londinesi – è una maglia da cricket: questo perché la lavorazio-ne a treccia e il profondo

scollo a V con il bordino colorato sono diventati il simbolo dell’omonimo sport. Fino al dopoguerra, invece, era un in-dumento sportivo generico, un po’ come la felpa negli Stati

HARRODS

MAGLIA SPORTIVA A TRECCE

Metà anni 50

Pur potendosi definire indu-menti non essenziali in un’e-poca in cui si combatteva per sopravvivere, durante la Seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra anche gli indumenti sportivi furono inclusi dal governo britannico nel programma

CC41 (vedere alle pagine 16-17): le maglie da calcio e le stoffe bianche usate per le uniformi da cricket divennero soggette a severi controlli di produzione al pari dei più

CC41

UTILITY RUGBY SHIRT Anni 40

Uniti. La si indossava indifferentemente per giocare a ten-nis piuttosto che a golf – questo prima che il Principe di Galles si orientasse verso una versione a manica corta e fosse quest’ultima a diventare di moda. Il maglione a trecce si portava persino per praticare lo slittino: era l’indumento esterno preferito degli scavezzacollo che si lanciavano a 100 km orari lungo gli adrenalinici 157 m della Cresta Run di St Moritz. In realtà questo tipo di maglia potrebbe avere origine nella pesca e la maglia a treccia rappresenterebbe la robustezza delle funi da pesca appunto.

Come la felpa, il maglione da cricket, o sportivo, è più funzionale di quanto potrebbe sembrare a prima vista.

essenziali indumenti da lavoro e delle uniformi civili. Sull’orlo di questa maglia da rugby (prodotta se-

condo l’Utility Clothing Scheme) si nota la caratteristica etichetta con il contrassegno CC41. Grazie a questo pro-gramma il governo assunse il controllo delle importazioni di tutte le materie prime, dei tessuti e tutto il resto, mentre l’industria dell’abbigliamento dovette adattarsi a produrre serie più lunghe di indumenti sobri e robusti che sembra-vano evocare le uniformi militari, dai quali erano banditi gli eccessi ornamentali (per esempio camicie dalle code lunghe o risvolti sui pantaloni). Anche i prezzi erano con-trollati, e l’acquisto avveniva pagando una parte in denaro

Fatto di lana pesante, ha una buona idrorepellenza naturale (assorbe fino al 30% del proprio peso prima di bagnarsi), mentre le fibre naturali consentono un grado di traspira-zione ideale per ogni tipo di attività fisica intensa. Natural-mente, per i climi più freddi o gli sport più sedentari – la pesca a mosca o il deep fielding nel cricket – le proprietà isolanti della lana contribuiscono a preservare il calore di chi la indossa.

e il resto con dei tagliandi che i cittadini ricevevano dal governo in numero limitato. Successivamente esteso an-che agli articoli di arredamento, il codice fu sospeso solo nel 1952, quando ormai in Gran Bretagna la caratteristica etichetta CC41 – disegnata da Reginald Shipp – era diven-tata molto più comune di qualsiasi altro marchio d’abbi-gliamento.

L’emblema raffigurante un’aquila bianca sul davanti è lo stesso che orna il taschino del rowing blazer a pagina 20.

42 43

Pochi capi specialistici possono vantare di essere stati adottati dall’esercito e poi nuovamente dalla moda civile. Tra gli esempi più felici si annovera la trials jacket Barbour International.

Il marchio Barbour nasce nel 1894, fondato da John Bar-

bour a South Shields, nell’Inghilterra nord-orientale. Era una drapperia specializzata nella produzione di tute intere da lavoro, grembiuli da pit-tore e cerate per gli operai dei cantieri marittimi, i marinai e i pescatori delle cittadine costiere circostanti; in seguito tra gli utilizzatori dei suoi prodotti si sarebbero aggiunti gli agricoltori. Fu un hobby di Malcom, il figlio di John Barbour, a ispirare una linea per motociclisti negli anni Trenta – nel 1936 Barbour diventava la fornitrice quasi in esclusiva del team del British International motor-racing. Uno dei modelli fu trasfor-mato nella cerata Ursula suit, utilizzata dagli equipaggi dei sottomarini durante la Seconda guerra; questa fu prodotta dapprima privatamente su ordinazione, e in seguito inserita nelle dotazioni belliche (vedere alle pagine 124-127).

Con qualche piccola ulteriore modifica, dal 1947 in poi la giacca dell’Ursula suit tornò in auge tra i motociclisti. Per tutti gli anni Cinquan-ta e Sessanta riscosse grande successo, visto che la indossavano quasi tutti i partecipanti alla Six Days Trial ed era la preferita di Steve Mc-Queen, appassionato cultore di motocross. La giacca civile 1st Pattern, il modello dell’esemplare in foto (l’etichetta reca ancora la scritta Barbour Suit che solo in seguito sarebbe diventata celebre col nome di Inter-national) era dotata della stessa lampo a denti piccoli dell’Ursula suit, con un collo eagle foderato di pelliccia di talpa. Nei modelli successivi la lampo fu sostituita da una a denti più larghi, la pelliccia sul collo dal velluto a coste, e la fodera interna in tinta unita da quello che sarebbe diventato il tartan caratteristico della Barbour.

BARBOUR

GIACCA DA MOTO INTERNATIONAL

Anni 50

50 51

È una giacca semplice con cerniera, bot-toni fish-eye ai polsi e collo corto. Eppure dà ad intendere una marea di cose in più. Le immagini ricamate a mano con punto a catenella sul dorso la collocano a colpo sicuro negli anni Cinquanta, al culmine della moda delle Hot Rods (auto modifi-cate e truccate) che impazzava negli Stati

Uniti. Si tende ad attribuire il fenomeno delle Hot Rods ai giovani reduci dal fronte dopo la Seconda guerra mondiale. Costoro avevano capacità tecniche, tempo a disposizione e l’abitudine di trascorrere lunghe giornate in ambienti solo maschili, per non dire macho.

Per coloro che partecipavano alle gare di hot-rodding, ricostruire e truccare auto per fare bravate spettacolari e guidare ad alta velocità

CHAMPION

GIACCA DI CLUB AUTOMOBILISTICO

Anni 50

era una questione di status symbol, a cui contribuiva anche il modo di vestire. Spesso si utilizzavano modelli Ford T, A e B anni Trenta, denu-dati delle parti esteriori, si truccava o sostituiva il motore, si ingrossa-vano gli pneumatici per ottenere una maggiore trazione e si dipingeva la carrozzeria a disegni oltremodo vistosi per dare un tocco finale. Gli hot-rodders esistevano già negli anni Trenta, quando truccare le mac-chine per gareggiare in velocità sui laghi prosciugati della California era più uno sport innovativo che una subcultura, e comunque sdoganata “ufficialmente” dalla Souther California Timing Association nel 1937. Prima degli anni Cinquanta l’hot-rodding era diventato anche un modo di vestire. Un decennio più tardi, come accade per molti gusti di nicchia, entrò nel mainstream diventando commerciale e persino il design delle automobili ne mutuò alcuni tratti tipici.

140 141

Sebbene la funzione di questa borsa fosse contenere gli effetti personali dei piloti dell’US Army Air Force, i poteri costituiti non mancavano di ricordare al posses-sore che persino quel sacco di tela era, come si legge sul timbro nella foto, pro-prietà del governo degli Stati Uniti. Que-sto particolare modello risalente agli anni Quaranta poteva essere utilizzato anche dal personale della Marina – il prefisso AN sul timbro è dato dalle iniziali di Army/Navy – sebbene la predilezione del per-sonale aeronautico gli sia valsa il sopran-nome di parachute bag.

La borsa ha fatto il suo ingresso ufficiale nella cultura pop indosso al Capi-tano Hilts, il pilota americano prigioniero di guerra impersonato da Steve McQueen ne La grande fuga del 1963.

US MILITARY

BORSA DA AVIATORE ANNI 40

150 151

ROYAL AIR FORCE

STIVALI “ESCAPE AND EVASION”

1943

La funzionalità dell’abbigliamento militare – ad esempio questi stivali da pilota per la RAF – non si basava solo sui requisiti di robustezza, comodità e calore. I loro progettisti dovevano domandarsi, ad esempio, fino a che punto gli indumenti sarebbero stati riconoscibili (e in quanto tali potenzialmente pericolosi) su un avia-tore il cui aereo fosse stato abbattuto in territorio nemico e che avesse la necessità di passare inosservato tra i civili.

Impiegato presso il War Office du-rante la Seconda guerra mondiale – prin-ciplamente come consulente tecnico per l’MI9, la sezione dei servizi segreti respon-sabile delle operazioni di “Escape and Evasion” – Christopher “Clutty” Clayton-Hutton inventò tanti utili accorgimenti per gli equipaggi aerei, tra cui varie versioni del gilet tattico Escape Vest, torce inserite in pompe da bicicletta, bussole nascoste in bottoni e penne. Sempre di sua creazione le carte geografiche stampate su fazzoletti di seta (dalla Waddington, un’azienda produttrice di giochi da tavolo tra cui il Monopoli), poiché era l’unico tessuto che non si stingeva dopo una prolungata im-mersione in acqua e poteva essere usato per mimetizzare segnali stradali e altri punti cospicui in insospettabili disegni decorativi.

Per questi stivali, Clayton-Hutton fece in modo che la parte superiore, fo-derata di vello di pecora, si potesse facil-mente tagliare via con una lama nascosta che si estraeva dallo stivale stesso, trasfor-mandoli da ingombranti scarponi in una calzatura nera in stile Oxford priva di de-corazioni e dunque poco vistosa. Altri mo-delli avevano i dispositivi per la fuga fissati in uno scomparto cavo del tacco, un’idea che sarebbe ricomparsa anni dopo nelle imprese cinematografiche di James Bond. Nel 1960 Clayton-Hutton scrisse Official Secret, una delle prime autobiografie pub-blicate nel dopoguerra che divulgarono gli artifici del MI9.

Durante la Seconda guerra mondiale l’ab-bigliamento dei piloti degli aerei da com-battimento subì una rapida evoluzione in senso tecnico e specialistico, sintonizzan-dosi con i nuovi velivoli più sofisticati, ca-paci di effettuare voli a più lunga durata e a maggiori altitudini, (quindi a sbalzi di pressione più forti e freddo più intenso). Alcuni corpi aeronautici erano meglio pre-parati di altri e la Royal Air Force inglese era all’avanguardia nella progettazione di indumenti adatti allo scopo.

Un pilota della US Army Air Force, il luogotenente Royal D. Frey, si accorse che lui e il suo equipaggio avevano in dotazione un’accozzaglia di indumenti per mantenersi caldi (di tutto, da giacche da carristi e stivaletti da soldato semplice, a guanti di seta portati sotto a quelli di pelle per scaldare un po’ di più) solo quando cominciò a sorvolare l’Europa in missione, decollando dalle basi inglesi. “Tra noi del 55° squadrone caccia c’erano pochi fortunati a cui gli amici inglesi avevano regalato degli elmetti usati, e non poco”, soggiunse.

I piloti preferirono modificare gli elmetti in modo da poterli indossare con le cuffie dell’AAF, piuttosto che ricorrere a quelli della dotazione americana. Di sicuro l’elmetto di cuoio e i lunghi guanti in pelle versione 1941 (gli esemplari della foto) erano molto ambiti; rispetto al modello precedente, ai guanti era stata aggiunta una lampo diagonale, una miglioria gra-ditissima, che rendeva più facile infilarli con indosso un montone Irvin. Gli occhia-loni MK3 della RAF, invece, suscitavano critiche per via delle lenti di Perspex le quali, sebbene infrangibili, si graffiavano facilmente e si scioglievano alle alte tem-perature, come quelle raggiunte in caso di incendio dell’abitacolo. Nonostante l’o-norato servizio reso durante la Battaglia d’Inghilterra, negli anni seguenti del con-flitto furono sostituiti da altri occhiali di migliore qualità.

IRVIN/RAF

TUTA E EQUIPAGGIAMENTO DA PILOTA

ANNI 40

202 203

Se la RAF ha l’iconico giubbotto da aviatore Irving dal collo rivestito di vello di pecora, l’Army Air Corp – il precursore della United States Air Force – aveva un modello non dissimile chiamato B3, classificato nel 1934 come indumento d’ordinanza insieme a un pantalone foderato di vello di pecora e questi stivali A6. La scelta cadde su di esso principalmente per la protezione contro il freddo che garantiva ai membri dell’equi-paggio posizionati nei vani armamenti – pri-ma che l’avvento del Perspex offrisse un po’ di riparo, la temperatura dell’aria raggiun-geva anche 70 gradi sottozero. Il giubbotto è frutto di un’attenta progettazione: la cer-niera lampo, ad esempio, è sovrastata da una patta che aveva un effetto isolante simile a quello del silicone sulle finestre. Il bavero è ampio, ideale da rialzare per proteggere il viso e dotato di doppio cinghietto per mantenerlo in posizione una volta solleva-to. Quando era abbassato, gli automatici sul lato inferiore impedivano che sbatacchiasse al vento. Il giubbotto era di pelle di cavallo – il che spiega la doppia tonalità cromatica – che garantiva simultaneamente calore e resistenza agli strappi, un rischio sempre in agguato nell’angusto abitacolo di un aereo. Meno felice, almeno per coloro che lo in-dossavano, era la scelta di limitare le tasche a una – appena sufficiente per contenere un paio di guanti o un pacchetto di sigarette – dopo che qualcuno nelle alte sfere aveva deciso che la presenza di più tasche avrebbe solo offerto agli aviatori la tentazione di infilarci le mani, cosa assolutamente inde-corosa.

USAAF

TUTA E STIVALI DA AVIATORE B3

ANNI 40

154 155

Il Pressure Jerkin della RAF, indu-mento d’ordinanza a partire dagli anni Quaranta, deve il soprannome di “Frankenstein” non all’insieme un po’ inquietante di cerniere, cinghie e fermagli, bensì all’azienda che lo produceva, la Victoria Rubber Works

o P. Frankenstein & Sons di Newton Heath, Manchester. Era una ditta specializzata nella produzione di tessuti gommati e, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, anche di attrezzature d’emergenza. Anni dopo avrebbe realizzato le tute spaziali arancioni di 2001: Odissea nello spazio, girato da Stanley Kubrik nel 1968.

Pur avendo le caratteristiche standard dei Survival Vest, come l’Arancione Internazionale e le dotazioni d’emergenza, il Frankenstein era più futuristico di molti modelli dell’epoca. Il salvagente Mae West era incorporato nel giubbetto, il che serviva a contrastare in parte l’impatto delle forze di gravità quando gli avieri si lanciavano da aerei ad alta ve-locità e da altezze vertiginose (sicuramente alla giacca dovevano essere abbinati dei pantaloni con la stessa funzione, visto che la RAF non fece mai produrre uno scafandro intero). Grazie a queste caratteristiche il pressure jerkin prefigurò l’era della propulsione a getto e fu indossato dagli equipaggi degli intercettori Lightning e dei cacciabombardieri Canberra, Victor e Vulcan per tutti gli anni Cinquanta e, come nel caso di questo modello, addirittura nei primi anni Sessanta.

P. FRANKENSTEIN & SONS/RAF

PRESSURE JERKIN 1963

284 285

Sulla piastrina attaccata a questa cintura di cuoio si legge “mine safety devices of Chi-cago” (dispositivo di protezione antimina), un indizio del fatto che potrebbe essere appartenuta a un muratore oppure a un minatore. Al pari della cintura da lavoro riportata nella pagina accanto, è piuttosto alta, tanto da far pensare che avesse una qualche funzione di sostegno della schie-na. La perizia con cui è fissata intorno all’anello che regge la catena, sia con ri-vetti sia tramite cuciture, potrebbe indicare che servisse ad appendervi attrezzi pe-santi, mentre gli anelli chiusi della catena fungevano forse da attacco per una sorta di imbragatura in grado di reggere il peso dell’individuo in caso di caduta.

L’azienda produttrice, Buhrke Indu-stries, fu fondata nel 1949 da Fred Buhr-ke, un tedesco emigrato negli Stati Uniti. Egli stesso utensilista, Buhrke avrebbe in seguito inventato l’anello per l’apertura a strappo delle lattine e i vassoi di metallo utilizzati da innumerevoli famiglie per ce-nare davanti alla TV negli anni Cinquanta.

Se la cintura divenne un elemento impre-scindibile dell’abbigliamento maschile solo con l’avvento dei pantaloni a vita più bassa (quelli a vita alta si indossavano con le bre-telle), molti di coloro che svolgevano lavori manuali da metà dell’Ottocento ai primi del Novecento indossavano sia la cintura sia le bretelle. La cintura era allacciata attorno alla parte alta del bacino, indipendentemente dalla presenza o meno di passanti, e fungeva sia da sostegno per la zona lombare, sia per reggere i pantaloni. Ecco perché in genere si trattava di una cintura come quella in foto, piuttosto alta e abbastanza simile a quelle indossate dai sollevatori di pesi. Forse pro-prio il duplice sostegno di bretelle e cintura è all’origine dell’espressione belt and braces, “doppiamente sicuro”.

FATTA A MANO

CINTURA DI OPERAIO FINE OTTOCENTO

BUHRKE INDUSTRIES

CINTURA DA LAVORO DI MINATORE

ANNI 40