TUMMYtunes

136
Silvia Boscolo 267224 O n c e u p o n a t i m e . . . a communication tool for extended families

description

TUMMYtunes is a communication tool designed for adopted children and their birthparents to help them establish a loving and long-term relationship through interaction at a distance.

Transcript of TUMMYtunes

Page 1: TUMMYtunes

Silvia Boscolo 267224

On c e u p o n a t i m e . . .

a communication tool for extended families

Page 2: TUMMYtunes
Page 3: TUMMYtunes

TUMMYtunes

Silvia Boscolo 267224

Università IUAV di VeneziaFacoltà di Design e ArtiCorso di Laurea Specialistica in comunicazioni visive e multimediali

Relatore: Gillian Crampton SmithCorrelatore: Philip TaborData di laurea: Aprile 2012

a communication tool for extended families

Page 4: TUMMYtunes

2

Page 5: TUMMYtunes

Tesi di laurea Corso di laurea specialistica o magistrale in

Titolo tesi di laurea

Cognome e nome

Matricola n.

Anno accademico

Relatore Firma

Correlatore Firma

Sessione di laurea

TUMMYtunes - a communication tool for extended families

Boscolo Silvia

267224

2010/2011

Gillian Crampton Smith

Philip Tabor

Aprile 2012

Page 6: TUMMYtunes
Page 7: TUMMYtunes

3

ABSTRACTTUMMYtunes is a communication tool designed for adopt-ed children and their birthparents to help them establish a loving and long-term relationship through interaction at a distance.

My proposal will demostrate that the use of social net-works can encourage the formation of new family relation-ships between people involved in open adoption, giving the child a safe way to actively participate in the virtual life of the biological parents.

The system is characterized by the co-presence of tangible objects, intended for the child, and digital elements, for the adult. Five toys allow children to create visual and auditory content, which are automatically shared with their birthpar-ents in the form of posts on Facebook. This same platform allows biological parents to update the content played by the toys, giving life to two-way ‘conversations’.

The multimedia nature of the shared information pro-vides users the opportunity to express themselves in dif-ferent ways and choose the media that better reflects their personality. The age of children targeted by the project, be-tween three to six years old, has also stimulated me to gener-ate an emotional and playful communication, at the expense of functional information, which would not help foster a rela-tionship of affection.

TUMMYtunes è uno strumento comunicativo che intende facilitare la formazione di un rapporto affettivo, attraverso interazioni a distanza, tra bambini adottati e genitori biolo-gici.

La soluzione da me proposta intende dimostrare che l’uso di social network può favorire la formazione di nuove rela-zioni famigliari tra persone coinvolte in un’adozione aperta, offrendo al bambino un mezzo sicuro per partecipare attiva-mente alla vita virtuale dei genitori biologici.

Il sistema è caratterizzato dalla co-presenza di oggetti tangibili, destinati al piccolo, ed elementi digitali, con cui si può interfacciare l’adulto. Cinque pupazzi permettono al bambino di generare contenuti visivi e uditivi, che vengono automaticamente condivisi con i genitori sottoforma di post su Facebook. Questa stessa piattaforma permette ai genito-ri biologici di aggiornare i contenuti riprodotti dai pupazzi, dando vita a ‘conversazioni’ bidirezionali con i propri figli.

La natura multimediale delle informazioni condivise offre agli utilizzatori l’opportunità di esprimersi in modo diversi-ficato e di scegliere il media che rispecchia maggiormente la loro personalità. L’età dei bambini a cui si rivolge il pro-getto, dai tre ai sei anni, mi ha inoltre stimolato nel generare una comunicazione prevalentemente emozionale e giocosa, a discapito di informazioni funzionali, che avrebbero meno contribuito a stimolare un rapporto di tipo affettivo.

Page 8: TUMMYtunes

4

Page 9: TUMMYtunes

5

abstract 3sommario 5

introduzione 6

1 panoramica generale 9

1.1 TUMMYtunes 101.2 metodologie di ricerca 111.3 adozione aperta 111.4 diventare un’unica famiglia 131.5 come mantenere i contatti 151.6 i primi passi avvengono nel web 161.7 diari multimediali 171.8 social network da toccare con mano 211.9 distanti ma vicini 241.10 divertirsi con i cinque sensi 281.11 perle di memoria 32

2 focalizzare il progetto 37

2.1 dai libri alle interviste 382.2 voce alle madri biologiche 39

3 sperimentazioni 43

3.1 definire la piattaforma digitale 443.2 sperimentare soluzioni tangibili 443.3 primi feedback 503.4 nuove investigazioni 503.5 la famiglia Smith 503.6 da The Smiths a TUMMYtunes 563.7 origine del nome 573.8 servizio vs. prodotto 573.9 posizionamento nel mercato 59

4 progetto finale 61

4.1 i pupazzi 624.2 personas e scenari 63

5 ulteriori osservazioni 83

5.1 tempi e livelli di coinvolgimento 845.2 rispettare le varie fasi di sviluppo 865.3 user testing 88

6 analisi tecnologica 91

6.1 componenti elettroniche 926.2 prototipo di the cuddly 1016.3 conversazioni tra Arduino e Facebook 102

riflessioni conclusive 104

appendici 106fonti 116lista delle immagini 120ringraziamenti 124

Page 10: TUMMYtunes

6

Negli ultimi anni internet ha acquisito un ruolo dominante nel mondo della comunicazione e dell’innovazione tecno-logica. Prima sono arrivate le email, che permettono a due persone di scambiare messaggi testuali, poi la messaggeria istantanea assieme alle video chat, che consentono di fare conversazione in tempo reale e vedere la persona con cui si sta parlando, ed ora i social network, grazie ai quali possia-mo riallacciare i rapporti con amici che non vedavamo da tempo. Numerosi articoli e dibattiti hanno evidenziato il ruolo che i social media giocano nella società attuale, aiu-tando a lanciare nuove attività commerciali o facilitando l’organizzazione dei soccorsi in caso di calamità naturali. I social media sembrano avere risorse illimitate che influisco-no in molteplici aree professionali e personali della nostra vita. Ma questa nuova tendenza può condizionare i nostri rapporti famigliari?

Il mio progetto di tesi si sviluppa attorno a questo quesito e si rivolge alle famiglie coinvolte in un’adozione aperta, cioè quando genitori adottivi e genitori naturali collaborano per il benessere del bambino. La soluzione da me proposta si è sviluppata pensando in modo specifico ai genitori biologici e ai loro figli, con i quali desiderano coltivare un rapporto affettivo duraturo, ma non si sentono abbastanza soddisfatti dal coinvolgimento emotivo consentito da telefonate e con-versazioni Skype.

Da queste considerazioni nasce TUMMYtunes, strumento comunicativo per famiglie allargate che, attraverso oggetti tangibili e componenti digitali, permette agli utenti di sen-tirsi più vicini, scambiare emozioni e condividere piccoli momenti della propria quotidianità.

Il sistema è composto da cinque pupazzi di stoffa, dall’a-spetto umano, che consentono al bambino di esprimersi attraverso il gioco e generare o riprodurre contenuti audio-visivi. Questi vengono automaticamente condivisi con i ge-nitori biologici attraverso post su Facebook, piattaforma da cui gli adulti possono contribuire alla ‘conversazione’ cari-cando nuovi contenuti o commentando quelli del figlio.

La natura dualistica di questo progetto è stata determi-nata dalle differenti necessità delle persone che ne fanno uso. Il bambino, la cui età varia tra i tre e i sei anni, è ancora troppo piccolo per comprendere uno strumento basato su schermo e necessita perciò di un’interazione più semplice ed astratta, con oggetti a lui familiari. Inizialmente apprezzerà maggiormente l’aspetto ludico dell’oggetto, per apprendere solo in seguito la sua natura comunicativa e associarlo ai genitori biologici. Quest’ultimi invece possono godere sin da subito della piena potenzialità di TUMMYtunes, che per-mette loro di seguire le fasi di crescita e di apprendimento del figlio, giorno per giorno, facendoli sentire partecipi della sua vita, ma allo stesso tempo liberi di gestire con flessibilità

introduzione

Page 11: TUMMYtunes

7

la frequenza d’interazione. L’allontanamento dal figlio può infatti scatenare sbalzi emotivi, soprattutto nei primi anni, e l’assenza di un oggetto fisico evita che lo strumento stes-so diventi ricordo dell’esperienza genitoriale a cui hanno rinunciato per sempre.

TUMMYtunes non intende in alcun modo sminuire l’im-portanza della presenza fisica della propria famiglia, che non potrà mai essere sostituita da nessun social network, tangi-bile o digitale esso sia, ma intende fornire un’alternativa più poetica ed emozionale ai più comuni mezzi comunicativi a distanza, per tenere vivo il rapporto tra una visita e l’altra.

I capitoli a seguire guideranno il lettore verso tutto l’iter pro-gettuale che ha portato alla definizione di TUMMYtunes.

Nel primo capitolo, Panoramica generale, è possibile in primo luogo familiarizzare con il processo adottivo e con l’utenza a cui si rivolge il prodotto, per poi analizzare alcuni progetti che in modi diversi si relazionano alla mia proposta. Questi si organizzano in tre gruppi: social media gestiti da genitori ma che riguardano i figli, progetti interattivi che sti-molano e facilitano la comunicazione tra il genitore e il bam-bino e infine progetti la cui natura interattiva è di particolare ispirazione per le soluzioni inusuali e coinvolgenti.

Il secondo e terzo capitolo, Focalizzare il progetto e Spe-rimentazioni, descrivono le fasi di ricerca sul campo, con

relativi feedback, e i vari passaggi d’ideazione che hanno portato ad un embrione del progetto finale.

Il quarto capitolo, Progetto finale, è interamente dedicato a TUMMYtunes, che viene descritto con l’ausilio di perso-nas e scenari per ogni pupazzo.

Il quinto capitolo, Ulteriori Osservazioni, si sofferma nel descrivere con maggior precisione i tempi d’interazione e il diverso livello di coinvolgimento che distingue i cinque pupazzi, per terminare con un analisi della percezione degli stessi da parte del bambino nelle sue varie fasi di sviluppo.

Il sesto capitolo, Analisi tecnologica, è infine dedicato alla descrizione delle tecnologie necessarie per realizzare l’intero sistema, con particolare attenzione alle componenti elettroniche di cui ogni pupazzo dev’essere dotato per poter reagire come previsto da progetto.

Ulteriori approfondimenti sono disponibili nella sezio-ne d’Appendice, riguardo all’attivazione dei pupazzi e allo scambio di dati tra loro e Facebook.

Page 12: TUMMYtunes

8

Page 13: TUMMYtunes

PANORAMICA GENERALE | 9

1 panoramica generale

1.1

1.2

1.3

1.4

1.5

1.6

1.7

1.8

1.9

1.10

1.11

TUMMYtunes

metodologie di ricerca

adozione aperta

diventare un’unica famiglia

come mantenere i contatti

i primi passi avvengono nel web

diari multimediali

social network da toccare con mano

distanti ma vicini

divertirsi con i cinque sensi

perle di memoria

Page 14: TUMMYtunes

10

1.1 TUMMYtunesTUMMYtunes è uno strumento comunicativo progettato per famiglie coinvolte in un’adozione aperta, con lo scopo di facilitare la formazione di un rapporto affettivo a distanza tra il bambino e i genitori biologici. Il progetto si compone di cinque pupazzi interattivi che attraverso il gioco generano contenuti di natura diversa, i quali vengono automaticamen-te condivisi grazie all’uso della piattaforma digitale Facebo-ok.

L’open adoption (chiamata anche collaborative adoption) è una nuova forma d’adozione che focalizza la sua attenzio-ne verso i bisogni del bambino, proponendo una soluzione che, pur insolita, si rivela a lungo termine molto benefica per tutte le persone coinvolte. Diversamente da un’adozione chiusa, le due famiglie conoscono l’un l’altra e decidono re-ciprocamente di rimanere in contatto anche dopo la nascita del figlio. In questo modo la famiglia adottiva ha comunque

la responsabilità legale ed emotiva dominante, ma il bambi-no avrà modo di conoscere anche il padre e la madre biolo-gici e crescere consapevole di cosa ha portato entrambe le coppie alla sua adozione.

Quest’idea di progetto è nata durante una mia permanen-za a San Francisco, dove ho avuto modo di conoscere perso-ne che stanno vivendo questa situazione e capire i disagi e le necessità che ne derivano. Imparando dalla loro esperienza ho potuto individuare la mancanza di uno strumento comu-nicativo che potesse facilitare la formazione e il consolida-mento di questo nuovo legame famigliare e di conseguenza lo scopo principale del mio progetto è stato identificare nuo-ve modalità di comunicazione che, avvalendosi del potere dei social media e di artifatti tangili, permetta a bambini adottati di gestire un rapporto significativo e duraturo con i loro genitori biologici. I pupazzi di TUMMYtunes nascono proprio per rendere facile e piacevole quest’interazione a di-

(in alto) Here and thereuno dei due dispositivi che permettono a due utenti di scambiarsi messaggi multisensoriali

Page 15: TUMMYtunes

PANORAMICA GENERALE | 11

stanza, senza invadere la privacy dei genitori adottivi in un periodo di alta emotività per entrambe le coppie.

Mentre gli adulti hanno a disposizione molti strumenti per rimanere in contatto (telefono, email, Facebook), questi potrebbero non essere i mezzi migliori per un bambino che non ha ancora sviluppato completamente le proprie capaci-tà motorie, cognitive e linguistiche, quindi la grande sfida è stata progettare questo strumento comunicativo conside-rando nello specifico i bisogni emotivi e fisici dei bambini, aiutandoli ad interagire in modo coinvolgente ed attivo con persone non presenti fisicamente.

Il particolare tipo d’utenza a cui è destinato questo pro-dotto ha generato particolari quesiti, specialmente di tipo etico e di sicurezza legati all’uso di un social network1 ad una cosi tenera età. Per questo motivo devo specificare che questo servizio è stato progettato prendendo a riferimento un pubblico americano, la loro familiarità con i social me-dia2 e i loro parametri di privacy e sicurezza online. Inter-viste e user test3 hanno visto coinvolte famiglie provenienti da zone diverse della California, dove l’adozione aperta si è maggiormente diffusa e il livello di familiarità con le più re-centi tecnologie è molto elevato, grazie alla vicinanza della Silicon Valley e all’influenza dello star-system hollywoodia-no.

1.2 METODOLOGIE DI RICERCAAl fine di individuare la giusta direzione su cui focalizzare questo progetto ed individuare nuove opportunità, ho intra-preso tre filoni di ricerca. Ho iniziato con un’ampia consul-tazione bibliografica riguardo all’adozione aperta da cui ho potuto acquisire familiarità con il suo processo e le difficoltà incontrate dalle persone maggiormente coinvolte, scopren-do allo stesso tempo le differenze e i vantaggi rispetto alla più classica adozione chiusa. A partire da queste informa-zioni, ho contattato ipotetici utenti, tra cui non solo madri

biologiche ed adottive, ma anche genitori che a causa di un divorzio o di viaggi di lavoro si sono trovati lontani dai figli. I loro feedback, desideri e suggerimenti sono stati fondamen-tali per individuare possibili opportunità ed eventuali limiti. Una volta circoncisa l’area d’interesse sono partita alla ricer-ca, prevalentemente online, di progetti sperimentali, servizi e prodotti con elementi comuni al mio obiettivo, con lo sco-po di trarne ispirazione e individuare potenziali competitori.

1.3 ADOZIONE APERTAIn questo capitolo descriverò a cosa mi riferisco quando parlo di adozione aperta, quali sono le sue fasi e che tipo di rapporto si instaura tra i genitori biologici, quelli adottivi e il bambino. Come per tutte le relazioni umane, non esiste una sfera di cristallo che ci può assicurare un match perfetto, perciò anche questo tipo di adozione non è infallibile. No-nostante ciò è molto maggiore la percentuale di famiglie che è riuscita ad ottenere ottimi risultati, permettendo al figlio di conoscere le sue origine e godere dell’amore di un paio di persone in più. La mia attenzione si focalizzerà su questi casi.

L’opportunità, nell’esclusivo interesse del minore, di con-servare un certo rapporto con una o più figure della prece-dente cerchia famigliare è una circostanza ben conosciuta dagli operatori dell’adozione statunitensi (e ultimamente anche italiani). Durante gli ultimi dieci-quindici anni, molti professionisti nel campo dell’adozione hanno fatto il punto che la segretezza delle adozioni chiuse può essere in molti casi nociva. Oltre a provvedere ai parenti adottivi importan-ti informazioni mediche riguardo a possibile malattie ere-ditarie e a rassicurare la famiglia biologica del buono stato del figlio nella nuova famiglia, l’adozione aperta svolge un ruolo fondamentale a livello psicologico per tutte le perso-ne coinvolte. I genitori biologici hanno maggiori possibilità di superare la sensazione di perdità che segue l’adozione e

1 Social network: consiste in un gruppo di persone connesse tra loro da diversi legami sociali, come rapporti di lavoro, legami fami-liari o conoscenze casuali. Storicamente questi legami erano di tipo fisico, ma con l’avvento di interne si sono estese al mondo virtuale

2 Social media: termine utilizzato per indicare tutte quelle tecnolo-gie utilizzate per comuncare nel web, cioè video, immagini, audio, testo

3 User test: tecnica utilizzata per valutare l’efficacia di un prodotto con la collaborazione di un utente

Page 16: TUMMYtunes

12

4 Baby scoop era: periodo tra la seconda guerra mondiale e il 75, durante il quale negli Sati Uniti aumentò notevolmente il numero di donne incinte non sposate

5 Sharon Kaplan: fondatrice di “Parenting Resources” a Tustin e dell’ “American Kinship Institute” a Monterey, entrambi in Califor-

i genitori adottivi non dovranno confrontarsi con il terrore che un giorno qualcuno bussi alla loro porta chiedendo che il figlio gli sia tornato, perchè conoscono l’identità dell’altra coppia. Il figlio invece crescerà consapevole dell’affetto che i genitori biologici provano per lui e non proverà alcuna sen-sazione di rigetto, comune nei casi di adozione chiusa.

Nonostante l’adozione aperta sembri essere un fenome-no moderno, in realtà era una situazione comune negli Stati Uniti fino al ventesimo secolo. Fino al 1930, il più delle fami-glie adottive e dei genitori biologici rimanevano in contatto almeno sino a che il processo d’adozione non era terminato. In molti casi, l’adozione poteva essere percepita più come una forma di servizio sociale: i bambini venivano adottati per aiutare le famiglie che non potevano permetterseli e le coppie adottive guadagnavano un aiuto in più in casa.

Il processo adottivo divenne chiuso quando la società impose il mito delle famiglie formate solo da membri dello stesso sangue e le agenzie adottive cominciarono ad affidare bambini che avessero connotati fisici il più possibile simili a quelli dei genitori adottivi.

Nel 1980s, lo stigma della madre non sposata, formatosi soprattutto tra il ‘45 e il ‘75 durante la BSE (Baby Scoop Era4), si ridusse notevolmente con la legge sull’aborto e il semplice accesso a sistemi anticoncezionali che portarono alla dimi-nuzione drastica delle adozioni. L’industria delle adozioni necessitava perciò di un incentivo per invogliare le madri a preferire l’adozione ad un aborto e l’adozione aperta divenne la risposta, grazie al suo approccio più amorevole, attento e rispettoso.

Questo nuovo tipo d’adozione sembra essersi diffuso in particolar modo in California. Il tutto è cominciato con al-cune madri biologiche che desideravano mantenere una forma di contatto con il figlio adottato. Molti parenti adottivi accolsero con approvazione l’idea o almeno sentivano di po-ter gestire la situazione. Questo nuovo processo si è perciò

generato non dalle istituzioni allora presenti, ma da una ne-cessità fortemente sentita dalle persone coinvolte in prima persona.

Quando lo stato della California cominciò a lavorare alla prima regolarizzazione del sistema delle adozioni aperte si confrontarono con certe problematiche. Come possono i ge-nitori adottivi garantire a quelli biologici l’accesso al figlio se non sanno dove li porterà la vita? Come possono rispet-tare la promessa di coinvolgere la madre biologica senza compromettere la loro privacy? Cosa succede se la madre biologica comincia a comportarsi come se anche lei fosse uno dei genitori?

Sharon Kaplan5, assistente sociale da quasi trent’anni e a sua volta madre adottiva, sostiene in uno dei suoi artico-li che i vantaggi per il bambini che affrontano un’adozione collaborativa sono di tale rilevanza da convincere i geni-tori adottivi a superare questi dubbi. Dopotutto l’adozione aperta è come un matrimonio e quello che è giusto per una persona può non esserlo per un altra. La cosa importante è essere chiari sulle proprie aspettative, per evitare successivi conflitti.

Gli adottati guadagnano molto da questo processo adotti-vo. La segretezza è difficile per qualsiasi bambino da affron-tare, ma specialmente per uno adottato. L’adozione aperta, per la propria natura, bandisce uno dei segreti più grandi e non lascia nessun scheletro nell’armadio. Questi bambini sanno chi sono e da dove vengono. Inoltre vista la diffusione di famiglie divorziate nella società attuale, avere una doppia famiglia non è più abbastanza per essere unici.

La relazione che si forma tra la madre biologica è il bam-bino varia di caso in caso, ma tipicamente assomiglia alla relazione che si instaura tra un bambino e degli zii o amici di famiglia. Il bambino solitamente chiama la madre biologica utilizzando il suo nome proprio o, nel caso dei più piccoli, ‘tummy mom’6.

nia. E’ anche autrice del libro “The Open Adoption Experience: A Complete Guide for Adoption“

6 Tummy mom: mamma d’utero. Spesso le madri adottive per spie-gare il concetto dell’adozione aperta ai bambini, spiegano come la madre biologica sia stata colei che li portava in grembo

Page 17: TUMMYtunes

PANORAMICA GENERALE | 13

(in basso) Foto di famiglia; in seguito ad un’adozione aperta la madre biologica diventa spesso membro della famiglia adottiva ed è partecipe di alcune delle loro attività con il figlio

1.4 DIVENTARE UN’UNICA FAMIGLIAL’età dei genitori adottivi varia dai 25 ai 55, con la fascia tra i 35 e i 40 come età più frequenti; quasi tutti hanno prece-denti comuni di trattamento dell’infertilità, per almeno 3-4 anni. Il primo passo è una sessione introduttiva all’adozione in generale, a cui ne segue una specifica sull’adozione aper-ta. Comincià così un periodo di riflessione, ulteriore docu-mentazione e una fase valutativa di ‘prontezza’ all’adozione da parte degli assistenti sociali.

Nel frattempo i genitori biologici, che scoprono la gravi-danza e decidono di non tenere il bambino, si rivolgono ad una consulente. Sono prevalentemente madri single, tra i 20 e i 40 anni, ma una certa percentuale è composta da fami-glie già numerose che non possono permettersi economica-mente di mantenere un’altro figlio. Solo un quinto dei padri decide di partecipare attivamente all’adozione, mentre la famiglia materna (i nonni) viene spesso coinvolta nelle de-cisioni e nelle relazioni che si instaurano in seguito. Il con-sulente si accerta che i genitori siano sicuri della loro scelta

e la madre viene testata per verificarne lo stato di salute. A questo punto i genitori biologici cominciano a selezionare alcune coppie adottive che sembrano più adatte al loro figlio, scegliendo tra profili contenenti foto, lettere e in alcuni casi video realizzati dai futuri genitori7.

Una volta fatta una selezione, le famiglie adottive vengo-no notificate e vengono organizzati degli incontri, affinche le due coppie abbiano modo di conoscersi. Questo primo incontro è fondamentale per instaurare una buona relazio-ne e tutti i partecipanti vengono spinti dal consulente a fare moltissime domande per definire il livello di compatibilità. Queste domande coprono spesso le ragioni per cui i genito-ri biologici hanno optato per un’adozione e quali sono i loro piani per il futuro; i genitori biologici sono curiosi di scopri-re com’è stata l’infanzia dei genitori adottivi e quali sono i valori che intendo trasmettere al figlio, al fine di scegliere la coppia che più somiglia a loro o al loro concetto della fami-glia perfetta. Dopo 24 ore ‘d’attesa’ entrambe le coppie devo-no giungere ad una decisione finale.

7 La diffusione dei social media ha in qualche modo influenzato anche i processi d’adozione. La nascita di siti come Vimeo e You-tube ha fatto si che molte famiglie cominciassero a promuovere il loro desiderio di diventare genitori adottando il video come mezzo d’introduzione e i social network come via di diffusione

Page 18: TUMMYtunes

14

8Non sempre questo documento ha un valore legale, ma più spesso ha un puro valore simbolico e si tratta piuttosto di una dichiarazio-ne d’impegno

Consulenza psicologica è offerta a tutte le parti coinvolte, anche in modo indiretto, come a nonni e altri parenti stretti. In molti programmi d’adozione aperta si redige un’accor-do tra le due coppie, per specificare quali saranno le regole base della loro relazione: cosa succederà in ospedale? sotto che forme o con che ricorrenza si scambierranno informa-zioni sul bambino? quante visite in persona ci saranno ogni anno?8

In questo periodo si viene ad instaurare un senso di ri-spetto comune nei confronti delle difficoltà che ognuno sta affrontando. Mentre i genitori biologici conoscono meglio quelli adottivi, la madre biologica comincia ad empatiz-zare con le sofferenze che i genitori adottivi hanno dovuto provare durante i lunghi anni in cui tentavano di diventare mamma e papà. A loro volta, i genitori adottivi cominciano a comprendere quanto sia stato difficile per i genitori biologici scegliere l’adozione, invece di un più semplice aborto.

In ospedale, i genitori adottivi sono spesso all’interno della sala parto o molto vicini. Al momento opportuno, ma non prima di aver trascorso del tempo da sola con il figlio, la madre biologica lo passa alla sua nuova famiglia attraverso una specie di rituale che viene ripreso con la telecamera o documentato con la macchina fotografica. A questo segue il momento più difficile per la madre biologica, che attraverse-rà un periodo di dolore per la perdita di quel ruolo materno che non le sarà più restituito.

La finalizzazione dell’adozione può continuare dai pochi giorni ai sei mesi, tempo durante il quale la madre biologica può cambiare idea e decidere di richiedere indietro il bam-bino. Una volta che l’adozione viene finalizzata l’ospedale redige un nuovo certificato di nascita e quello vecchio viene distrutto.

In seguito all’importanza che ha per il piccolo, solitamen-te si forma una relazione stabile tra tutte le parti. Natura e frequenza di questo rapporto si basa semplicemente sulle

scelte prese dalle due coppie durante la gravidanza. La ma-dre biologica rimane in contatto con la famiglia adottiva, riceve fotografie del bambino mentre cresce, si scambia re-golarmente email con l’altra famiglia e a volte si trovano su Skype. Le visite possono essere frequenti o meno, in relazio-ne alla distanza tra le due famiglie, ma la madre biologica tenterà di essere presente almeno nei momenti più speciali, come il giorno del diploma, le vacanze natalizie o i vari com-pleanni.

Accettare una persona estranea come parte della propria famiglia non è cosa semplice, ma non è nemmeno unica all’adozione. Molte persone che si sono trovate in questa situazione dicono che accogliere i genitori biologici a far parte della propria famiglia è stato molto simile ad accettare un nuovo membro famigliare in seguito ad un matrimonio. Nell’adozione aperta, i genitori adottivi hanno attivamento scelto i genitori biologici, e viceversa, tentando il più possi-bile di trovare una coppia con molte caratteristiche comuni a se stessi: stile di vita, tendenze religiose, interessi persona-li, valori. In oltre, queste quattro persone condividono assie-me qualcosa di molto importante: l’amore per il figlio.

Prima della nascita, molti genitori sviluppano un fortissi-mo legame basato sul rispetto reciproco che continua anche dopo il parto. Dal punto di vista della coppia adottiva la gio-ia di avere finalmente un figlio spesso oscura tutti i dubbi che prima non potevano dimenticare, mentre per i genitori biologici vedere che il bambino sta vivendo una vita posi-tiva con una stabile famiglia che lo adora aiuta a superare la lontananza e la tristezza che qualcun’altro crescerà il loro figlio.

Con il tempo, questo tipo di relazioni acquistano molta na-turalità e diventano di routine, proprio come se tutti facesse-re parte di una sola famiglia biologica.

Il maggior beneficiario di questa situazione è senza ombra di dubbio il bambino. Conosce tutti i dettagli della sua origi-

Page 19: TUMMYtunes

PANORAMICA GENERALE | 15

ne sin da piccolissimo e sa che l’adozione è stata un proces-so di natura positiva e amorevole, che può essere discusso con gioia e orgoglio. La presenza della madre biologica nella sua vita è la più forte fonte di rassicurazione che il bambino possa avere riguardo alla positività dell’adozione ed entram-be le madri possono raccontare il processo adottivo come una storia di famiglia aiutandosi con foto e video.

1.5 COME MANTENERE I CONTATTIDurante e al termine del processo adottivo, tutte le persone coinvolte vengono invitate dagli assistenti sociali ad incon-trare dei terapisti o psicologi, al fine di superare possibili paure e timori e nella speranza di fornire aiuto nel gestire la loro nuova situazione famigliare. Purtroppo però il sistema adottivo non offre nessuno strumento per facilitare la co-municazione tra le due famiglie e perciò ad ognuno spetta il compito di trovare il proprio modo preferito.

Alcune di queste persone decidono di ricorrere alla vec-chia scuola usando carta e francobolli per scambiarsi foto e lettere. Altri preferisco avere lunghe conversazioni al telefo-no e, quando la vicinanza lo rende possibile, optare per una relazione prevalentemente faccia a faccia, fatta di visite e sleepover a casa della madre biologica (soprattutto se questa ha già figli che sono comunque fratelli e sorelle del bambino adottato). Un numero ogni giorno maggiore decide invece di approfittare dei nuovi strumenti comunicativi offerti dal mondo digitale: dalle più comuni emails alle conversazioni Skype, fino all’uso dei social media.

Quando le due famiglie vivono in due città distanti, i siti di social network permettono loro di rimanere in contatto. Possono scambiarsi foto, video, chattare in tempo reale o semplicemente tenersi aggiornati cambiando il loro status, mentre tutta la famiglia rimane al corrente delle ultime no-vità. E’ vero che i social network rendono più facile creare incomprensioni, ma possono anche aiutare a chiarirle diven-

tando valvola di sfogo e rendendo possibile vedere come il proprio comportamento si sia ripercosso negli altri. I social network ci permettono inoltre di comunicare un messaggio a più persone contemporaneamente, rendendo le informa-zioni pubbliche o condividendole all’interno di un gruppo privato e facilitando la possibilità di lasciare opinioni e com-menti.

Indipendentemente dalla modalità d’interazione scelta, se non c’è un contatto fisico, come una visita faccia a faccia, il bambino non viene quasi mai coinvolto direttamente nel processo comunicativo, ma assume una posizione molto passiva. In questo modo non c’è nulla a facilitare la forma-zione di un’interazione affettiva tra il bambino e i genitori biologici, che non si sentiranno mai parte integrante della sua vita di tutti i giorni.

E’ mia intezione indagare a fondo quest’opportunità e scoprire se i social network possono divenire strumento sicuro attraverso cui il bambino adottato può comunicare emotivamente con il genitore biologico. Ma come è possibi-le coinvolgere il bambino nella creazione di nuovi contenuti multimediali quando ancora non ha sviluppato a pieno le sue capacità cognitive, linguistiche e motorie? Inoltre, come verrebbe accolta dalle famiglie l’idea di introdurre i loro figli alla tecnologia digitale ad una così giovane età?

A questo proposito bisogna ricordare che questa idea di progetto non è rivolta a tutti e non intende sostituire i rap-porti fisici tra le persone, ma si pone come ausilio aggiuntivo al fine di permettere anche per il bambino di essere coinvol-to in una comunicazione regolare e significativa.

Per capire a fondo quali potessero essere le potenzialità dei social media in ambito familiare sono andata alla ricer-ca di dati statistici sull’uso di prodotti digitali da parte di genitori e figli, a cui sono seguite delle interviste9 a madri americane (adottive e biologiche), con risultati assolutamen-te inaspettati.

Page 20: TUMMYtunes

16

1.6 I PRIMI PASSI AVVENGONO NEL WEBAi tempi d’oggi è possibile trovare praticamente chiunque online attraverso l’uso di piattaforme multimediali diverse. La presenza all’interno dei social media di ragazzini e anzia-ni si sta espandendo sempre più, ma anche molti bambini di età prescolare hanno già lasciato il loro segno nel web. Al-cuni creando la loro impronta digitale persino prima della nascita.

La presenza dei bambini online a quella tenera età non è del tutto sorprendente, considerata la velocità con cui i so-cial network si stanno diffondendo in questi ultimi anni. L’at-tuale generazione di neonati sta accogliendo la tecnologia digitale a braccia aperte e con una velocità impressionante. Secondo recenti studi, il 25% dei bambini ha ‘usato’ almeno una volta uno smartphone prima di raggiungere i due anni d’età, mentre quasi un terzo avrà usato un computer o una macchina fotografica prima di andare all’asilo. Grazie alle giovani mamme della generazione Y10, questi bambini si distingueranno per la loro familiarità con il digitale e i loro primi sviluppi verranno calcolati anche grazie alle loro capa-cità acquisite in quel senso.

Per digital footprint si intende una qualsiasi traccia di se stessi lasciata nel mondo digitale. Tutto, da un indirizzo email ad una fotografia su Facebook, può contribuire a crea-re questo nostro alter ego. Le nostre interazioni con internet, palmari e altri prodotti connessi alla rete hanno un ruolo fondamentale nel delineare ed espandere la nostra impronta digitale.

AVG, una compagnia americana che offre soluzioni di sicurezza sul web, ha recentemente definito il concetto di digital birth, ovvero ‘nascita digitale’. 2.200 madri con figli sotto all’età di 2 anni hanno partecipato ad un sondaggio nel Nord America (US e Canada), Europa (UK, Francia, Germa-nia, Italia e Spagnia), Australia, Nuova Zelanda e Giappone. Delle 2.200 madri, l’81% dei loro figli al di sotto dei 2 anni ha

9 Le interviste, avvenute via email o Skype, hanno visto coinvolte quattro madri californiane di cui tre biologiche ed una adottiva. Ulteriori domande, ma di natura più generale, sono state fatte a una ventina di padri e madri che viaggiano spesso per lavoro

(dall’alto al basso) Shaun Hallac, figlio del fondatore di Kidmondo, mentre famiglia-rizza con il computer

Pagina Facebook creata da una coppia di genitori in onore della figlia ancora in grembo

Twitter di Liam McDermott. A scrivere è in realtà la madre, che tenta però di esprimersi con termini infantili, come se a parlare fosse il figlio

Page 21: TUMMYtunes

PANORAMICA GENERALE | 17

già un impronta digitale. Per le partecipanti statunitensi la percentuale è del 92%, mentre si abbassa al 73% per le madri europee. Lo studio ha rivelato che in genere quest’impronta digitale si genera intorno ai sei mesi d’età. Un terzo di queste sono dovute a genitori che postano immagini del bambino sui loro social media, condividendo anche informazioni re-lative alla gravidanza e allo stato di salute. Nel Regno Unito, il 37% dei bambini ha una presenza online a partire dalla na-scita, percentuale che sale al 41% in Australia e Nuova Ze-landa.

Quasi un quarto, il 23%, delle impronte digitali comincia-no con una foto degli ultrasuoni prima del parto. Questo numero è più alto in Canada (37%) e Stati Uniti (34%). Fran-cia, Italia, Germania e Giappone possono contare solo nella metà (rispettivamente 13%, 14%, 15% e 14%). Questi bambini hanno lasciato un impronta nel mondo digitale ancor prima di fare il loro debutto nel mondo reale.

Ovviamente in un’era in cui la maggior parte delle infor-mazioni vengono scambiate attraverso post su Facebook e 140 caratteri su Twitter, risulta facile capire come così tan-te coppie non abbiano pensato due volte prima di caricare online un’immagine del feto al fine di condividere la lieta notizia con famiglia ed amici. Social media ed internet ren-dono veramente facile condividere le proprie emozioni dal primo respiro al primo passo. Se questo poteva essere pre-vedibile, è stato assolutamente inaspettato scoprire che ben 7% dei bambini e neonati ha un indirizzo email creato appo-sitamente per loro dai genitori. Un altro 5% ha già un profilo personale su uno dei social network, invece di condividere le proprie foto sull’account della madre o del padre.

La maggioranza delle madri, 70%, giustifica questo com-portamento dicendo che utilizzano email e social media come modo per condividere informazioni con la propria fa-miglia che non vive vicino. Un altro 22% sostiene che pubbli-ca immagini dei figli per aumentare i contenuti del proprio

10 Generazione Y: conosciuta anche come Millennial Generation, distingue il gruppo demografico nato dagli anni ‘75 ai primi anni 2000

profilo, mentre il 18% delle madri lo fa perchè amici e fami-gliari l’hanno fatto prima di loro.

I genitori sono a conoscenza dei rischi generati dal condi-videre informazioni online, ma queste preoccupazioni non sembrano essere un deterrente. Lo studio ha chiesto alle madri di calcolare i loro timori in una scala da 1 a 5, in cui 1 significa ‘per nulla preoccupata’ e 5 ‘estremamente preoccu-pata’. La media è stata del 3,5, con il picco più alto del 3,9 per le madri spagnole e il risultato più basso del 3,1 dalle madri canadesi. Le madri sono solo relativamente preoccupate dei livelli di privacy offerti dal World Wide Web e si sentono ras-sicurate dai parametri di sicurezza che i diversi social net-work permettono di modificare. Bisogna però ricordare che un impronta digitale non può essere cancellata, perciò un immagine spedita via email o caricata su di un sito online può essere in qualche modo rintracciabile anche dopo anni.

1.7 DIARI MULTIMEDIALINonostante la mia personalità abbia sempre favorito ele-menti interattivi tangibili, mi è sembrato di dovere docu-mentarmi su i vari social media online più utilizzati da questi genitori che vogliono documentare la vita dei loro figli e condividerla con le persone care.

Le possibilità sembrano organizzarsi verso due direzioni ben distinte, entrambi con pro e contro. I genitori più giova-ni mostrano di preferire i più comuni social network, come Facebook e Twitter, dove possiedono già un account e risul-ta più facile per loro integrare la vita del figlio con la rete di amici che già seguivano il loro profilo. Il loro obiettivo è di non limitarsi ad una cerchia stretta di parenti, ma coinvolge-re anche gli amici. Sono a conoscenza dei pericoli nel condi-videre dati online, ma si muovono con familiarità in questo mondo virtuale e ritengono soddisfacente limitare l’accesso alle informazioni sul figlio creando gruppi privati o limitan-do il tipo di visitatore che può accedere al loro profilo. Di-

Page 22: TUMMYtunes

18

versamente, i meno avanzati nell’uso delle nuove tecnologie digitali condiderano requisito fondamentale una sicurezza ferrea dei propri dati e si iscrivono ad uno dei tanti social network progettati esclusivamente per genitori in attesa o con bambini ancora in fase di crescita. Non sono alla ricerca di una comunicazione con i visitatori, ma desiderano avere un posto in cui poter catalogare i progressi del figlio e cre-arne una specie di diario privato. Solo pochi eletti saranno invitati a farne parte, spesso attraverso un invito via email.

Il web sembra offrire un’infinità d’opzioni di quest’ultimo genere che però non si differenziano poi così tanto l’un altro. Qui di seguito vi parlerò dei tre siti che secondo un articolo di The New York Times sono i più diffusi negli Stati Uniti: TotSpot, Kidmondo e lil’grams.

TotSpot è una web-community in cui i genitori possono creare pagine dedicate ai propri figli e condividere messaggi con la famiglia e gli amici. Si auto-definisce libro dei ricordi online, diaro dei progressi e social network.

Statistiche riguardo all’uso di prodotti tecnologici e social media da parte di bambini sotto ai due anni. Realizzate dall’azienda di sicurezza online AVG

Page 23: TUMMYtunes

PANORAMICA GENERALE | 19

(dall’alto al basso) TotSpot - 4 screenshot dal social media:1. connettiti con famiglia e amici inserendo le loro email2. unisciti alla community3. il tuo profilo4. una delle sezioni accessibili dalla dashboard dell’utente[http://totspot.com/]

Il termine social network non sembra essere completa-mente appropriato per TotSpot, visto che non è un posto in cui i genitori si connettono con altre persone. Si tratta inve-ce di uno strumento che dovrebbe facilitare mamma e papà nella condivisione delle ultime notizie relative ai loro figli con persone che già conoscono. Il fondatore del sito web ri-conosce come alcuni famiglie siano particolarmente protet-tive nei confronti dei propri figli ed ha implementato il loro sistema di sicurezza per assicurare che il profilo del piccolo sia sicuro. Solo amici e famigliari invitati dalla coppia pos-sono visualizzarlo ed i genitori possono controllare chi ha visitato la loro pagina nell’ultima settimana.

Oltre la condivisione dei contenuti, TotSpot rimane un sito web dove è possibile documentare la crescita e lo sviluppo dei figli. I genitori possono elencare gli oggeti preferiti del bambino, date e descrizioni di momenti importanti, come il primo passo, e tenere traccia della sua crescita. A tutte le informazioni inserite viene attribuita una data., che consen-te al sistema di generare la storia del bambino e, come altri siti destinati ai più piccoli, TotSpot permette ai genitori di ri-chiedere la pubblicazione sotto forma di libro di tutti i conte-nuti, foto, milestones, post e tabelle che indicano la crescita.

Il sito è molto semplice da navigare, anche per i meno ap-passionati delle nuove tecnologie, ed ha sicuramente una delle grafiche più piacevoli tra i social network per bambini.

Kidmondo, a sua volta, è un dettagliato diario e agenda online che permette ai genitori di visualizzare la cronologia dei propri figli e condividere informazioni con amici e pa-renti in un’ambiente protetto.

Kidmondo, come TotSpot, offre tutti gli strumenti che i genitori necessitano per documentare e creare souvenir dei progressi fatti dal figlio durante i suoi primi anni di vita: episodi divertenti, nuove capacità cognitive o linguistiche, video, immagini, tabelle di crescita (anche dentale), tabelle mediche e dieta alimentare.

Page 24: TUMMYtunes

20

Il tutto può diventare uno splendido libro dei ricordi gra-zie alla sua collaborazione con Sharedbook. In questo modo i genitori posso godere degli aspetti più piacevoli dei due mondi: un modo semplice e sicuro di condividere le gioie dell’infanzia e la possibilità di avere un oggetto stampato di qualità.

Con caratteristiche molto simili a TotSpot, Kidmondo si differenzia per una particola attenzione verso informazioni più pragmatiche, riguardo allo stato evolutivo e di salute del bambino, a sfavore di contenuti più emotivi e una grafica accattivante, che diventano i punti forti di TotSpot. Opzio-ne fornita esclusivamente da questo sito è la possibilità di visualizzare tutti i contenuti sotto forma di timeline, permet-tendo di muoversi facilmente tra presente e passato.

lil’grams è invece un’applicazione che funziona più come un aggregatore di contenuti generati e provenienti da altri siti o prodotti, come iPhone, telecamere, macchine fotogra-fiche, Twitter, Flickr e Picasa. Aspira ad aiutare i genitori nell’organizzare tutti i loro ricordi in un unica interfaccia in modo che nulla vada perso e per far ciò mette a distribu-zione dei genitori molteplici strumenti simili a quelli dei siti precedentemente descritti.

Per includere nuovi contenuti all’interno del proprio ac-count il genitore può accedere al proprio profilo o mandare una semplice email a [email protected] con l’immagine o video allegato ed aggiungere una breve descrizione. L’in-

terfaccia è a sua volta facile da comprendere e consiste in sei aree chiave: GrowthGram, tabelle di crescita dove tene-re d’occhio la crescita fisica del piccolo e documentarne il peso; StoryGram, dove condividere storie divertenti e nuove avventure; MediaGram, archivio di foto e video; FirstGram, per avvertire tutti degli ultimi sviluppi, come il primo passo o il primo dentino; FoodGram, simile a FirstGram ma per il cibo, con la possibilità di indicare anche se il bambino ha apprezzato o no; WordGram, dove documentare i progressi linguistici.

Ci sono anche altre opzioni, come aggiornare lo status o decidere di condividere questi momenti con la famiglia at-traverso una piattaforma a loro scelta: email, Twitter, appli-cazioni per il desktop, versione mobile. Inoltre è possibile scegliere di ricevere notifiche settimanali o mensili, digitali o stampate.

Avere tutti questi dati aggregati in un unico posto facilità la ricerca di momenti precisi e richiede un impegno minore da parte del genitore, a favore di una struttura più dinamica e automatizzata grazie alla possibilità di caricare contenuti via email. Diversamente da altri siti, questo servizio è a pa-gamento.

1.8 SOCIAL NETWORK DA TOCCARE CON MANOTutti i servizi sopra elencati sono stati sicuramente impor-tanti per la mia ricerca e mi hanno aiutato ad individuare

(da sinistra a destra) Kidmondo - 2 screenshot dal social media per bambini:1. profilo2. dashboard[ - http://kidmondo.com/]

Page 25: TUMMYtunes

PANORAMICA GENERALE | 21

mancanze nel mercato e conseguenti opportunità, ma nes-suno di loro mi ha ancora dimostrato che è possibile coin-volgere attivamente i bambini nel mondo dei social network, in modo autonomo, divertente e sicuro. Gran parte dei pro-getti di cui ho precedentemente discusso non prevede nes-suna collaborazione da parte del bambino, se non essere tema della conversazione. Inoltre molti di questi siti sembra porre la sua attenzione più su fattori medici ed evolutivi, tralasciando le sensazioni emotive che il bambino può co-municare fin dai primi anni di vita, attraverso i suoi com-portamenti, anche più primitivi, come una bella risata o un pianto disperato.

La sfida più grande introdotta da questo fattore partecipa-tivo è data dalle circoscritte capacità motorie, linguistiche e cognitive del bambino, che limitano le possibilità interat-tive, ma che possono essere interpretate come stimolo alla scoperta di nuovi linguaggi.

A rendere il social network tangibile ci ha pensato il pro-getto IOBR , che traduce interazioni digitali in comporta-menti fisici e oggetti tangibili. Piangendo, urlando, facendo i capricci, i bambini sono preparati dalla nascita a comunica-re il loro status update11 ai loro genitori, così dei papà hanno deciso di introdurre i loro figli all’era digitale progettando la versione fisica per bambini di Twitter.

Il prodotto nasce partendo dal classico cubo in legno su cui vanno inserite forme dai vari colori, ma il suo compor-

tamento simula quello del famoso social network, così an-che se questi bambini non sanno ancora leggere e scrivere, possono comunque avvertire il miglior amico di cosa stanno facendo. Ogni cubo è associato ad un’attività, come indicato dalle icone, e il bambino, dopo aver selezionato l’attività giu-sta deve posizionare la forma nella corrispondente apertura per generate uno status update che viene comunicato grazie ad un servizio web chiamato Iobridge, e viene riprodotto con LED luminosi in tempo reale nell’IOBR dell’amico.

Gli autori si sono focalizzati sulle più semplici attività di tutti i giorni, come mangiare, lavarsi i denti, andare a letto, e sostengono che questo prodotto possa essere utilizzato an-che per motivare i bambini ad essere più veloci nel svolgerle, creando una situazione di sana competizione.

Il prototipo è stato costruito utilizzando vecchi giocattoli e dei magneti attaccati alle forme attivano i sensori all’inter-no del cubo, che genera a sua volta la notifica dello status update.

Nonostante il nome, un pò diffcile da pronunciare per un bambino, questo progetto mi ha colpito in particolar modo per la sua semplicità ed efficacia. Il design è pulito e l’aspetto non è affatto estraneo ai bambini.

L’uso di uno dei classici giochi dell’infanzia li mette subito a loro agio attorno all’oggetto e le forme sgargianti, associa-te alla produzione di elementi di luce, rendono l’interazione piacevole e accativante per i più piccoli. La tecnologia uti-

(in alto) lil’grams Screenshot della dashboard del social media per bambini[http://lilgrams.com/]

11 Status update: funzione presente nei social network, grazie a cui gli utenti possono descrivere in poche parole il loro stato emozio-nale o condividere informazioni

Page 26: TUMMYtunes

22

Page 27: TUMMYtunes

PANORAMICA GENERALE | 23

lizzata è protetta all’interno del cubo di legno rendendo il prodotto sicuro per i bambini di qualsiasi età e il sistema di sensori all’interno della scatola è semplice ed affidabile. Uni-ca nota negativa è forse l’uso di icone per indicare le diverse attività, che suppone il bambino sia in grado di comprende-re il significato di simboli astratti nonostante l’età.

Sempre tangibile, ma non al 100% è il robottino Petimo, dispositivo elettronico che simula un social network, ma non funziona come quello degli adulti. Progettato per bambini al di sotto dei 10 anni, si connette ad internet ed usa un porta-le web chiamato Petimo-World, progettato specificatamente per quella fascia di quell’età.

Petimo è stato ideato con lo scopo di introdurre una di-mensione fisica, uditiva e tattile, all’interazione su schermo che avviene in un social network normale. Può essere spre-muto per inviare segnali d’amicizia e produce vibrazioni di diverso tipo in base a ciò che vuole comunicare.

Un bambino che usa Petimo per la prima volta ne rimar-ra probabilmente intrigato e stupito. Nonostante abbia uno schermo, il suo aspetto non è lo stesso del computer che usa-no mamma e papà e necessita sicuramente di una spiegazio-ne sul suo uso, almeno la prima volta.

A renderlo unico e di notevole importanza al fine della mia ricerca non è solamente la sua fisicità materica e la sua interazione semplice, ma anche il fattore sicurezza. Petimo infatti è in grado di offrire al bambino la possibilità di espri-

mersi con i suoi simili attraverso una rete di contatti online, ma limita alcune delle funzioni al mondo reale, evitando che estranei o persone poco raccomandabile possano entrare in contatto con il bambino. Anche i genitori possono accedere a Petimo-World al fine di monitorare l’attività del figlio e dei suoi amici, soprattutto quelli nuovi o che i genitori non han-no ancora incontrato.

Per poter aggiungere un amico alla lista di amici è ne-cessario un contatto tra i due dispositivi, proprio come una stretta di mano al parco giochi. Quando i due Petimo si toc-cano gli RFID12 (Radio Frequency Identification) all’interno si scambiano dei codici di sicurezza che una volta memoriz-zati verrano utilizzati nelle successive interazioni online per verificare l’identità del proprietario.

Gran parte del divertimento avviene online. I bambini possono connetersi ad internet attraverso Petimo e possono scambiarsi regali o esprimere le loro emozioni usando emo-ticon. Per i bambini ancora troppo giovani per saper scrivere e leggere, Petimo offre la possibilità di esprimersi attraverso suoni e attività virtuali. I Petimo del mondo reale vengono rappresentati nello schermo da personaggi virtuali che si or-ganizzano lungo orbite 3D con al centro l’avatar dell’utente. Questo nuova visualizzazione dell’utente è basata sul nume-ro di interazioni che il bambino ha avuto con i vari amici, posizionando nell’orbita centrale i contatti con cui esso inte-ragisce più di frequente.

(a sinistra) IOBR Immagini dell’interazione del bambino con l’oggetto e particolare delle icone sulle forme colorate[http://www.fastcodesign.com/1662781/sign-of-the-times-toy-blocks-that-teach-toddlers-social-networking]

(in basso) Petimo Esempi di alcune schermate del dispositivo[http://scitechstory.com/2010/05/09/petimo-a-cuddly-social-networ-king-toy-for-kids/]

12 RFID: tecnologia composta da un lettore e un numero indefinito di tags (o etichette). Il lettore permette di identificare le tags, ognu-na delle quali può essere associata ad un’azione o ad un contenuto multimediale particolare.

Page 28: TUMMYtunes

24

Petimo viene definito dal suo designer un robot social net-work ed è frutto del lavoro congiunto del Mixed Media Lab dell’Università Nazionale di Singapore e Keio Media Design dell’Università di Keio (Giappone). Dopo una serie di test da parte di entrambi gli enti è quasi pronto per la produzione e la distribuzione.

Questi due esempi hanno illustrato come un approccio più tangibile possa in qualche modo avvicinare il bambino al mondo del social network e aiutarlo a creare una forma di comunicazione consapevole non solo con persone che si trovano fisicamente presenti con loro.

1.9 DISTANTI MA VICINIOra desidero fare un passo indietro è focalizzare la mia ri-cerca nuovamente sulle relazioni famigliari e su alcuni tipi di interazioni che si distinguono per la loro semplicità ma producono forti sensazioni emotive di presenza e calore. Un bambino dell’età prescolare non avrà ancora sviluppato tutte le proprie capacità, ma come dimostreranno alcuni di questi progetti non sempre sono richieste grandi capacità cognitive o fisiche per generare forme di comunicazione molto funzionali ed esteticamente piacevoli.

L’adozione aperta non è certo l’unica situazione famiglia-re in cui uno dei membri non si trova nello stesso luogo in cui vive il bambino, ma desidera comunque raggiungere un certo livello di comunicazione emotiva. Un problema simile è percepito dai genitori divorziati a cui non è stato affidato il figlio o da genitori costretti a viaggiare spesso per motivi di lavoro o studio. Anche alcuni membri di famiglie già molto unite, come una nonna particolarmente affezionata al nipo-tino, possono poter desiderare una forma di comunicazione meno impersonale di una telefonata o una chat Skype.

La progettazione di Here and There parte da un’ espe-rienza vissuta in prima persona dalla designer Mimi Son, che per anni si è dovuta allontanare dal figlio. I due hanno

(dall’alto al basso) Petimo1. due bambini avvicinano i loro Petimo per diventare amici anche nel mondo virtuale2. avatar tra cui si può scegliere la propria identità digitale3. Petimo può essere abbellito con soffici cover

Page 29: TUMMYtunes

PANORAMICA GENERALE | 25

infatti vissuto separati per due anni, con il piccolo che vive-va a Seoul mentre la madre si trovava prima a Londra e poi a Copenaghen. Non ci volle molto prima che Mimi Son non fosse più soddisfatta delle conversazioni impersonali fatte per telefono e sentisse la mancanza di un mezzo per comuni-care emozioni e sentirsi vicino al figlio.

Già dal 2007, la designer comiciò a registrare tutte le loro conversazioni su video chat, per poterle riguardare in seguito e scoprire come il figlio ancora piccolo reagiva ad una conversazione su schermo, nel tantivo di individuare il modo migliore per tenerlo coinvolto emotivamente.

Questo progetto è così diventato un esplorazione di come la sensazione di presenza di una persona può essere tra-

smessa attraverso storie e video che non puntano sull’im-mediatezza della comunicazione, ma piuttosto su di un ritmo lento e tranquillo.

Here and There si distingue a mio parere non tanto per-chè permette di condividere piccoli momenti della nostra vita quotidiana attraverso foto, video e tracce audio come in un diario multimediale, ma perchè la comunicazione è diret-ta ad una sola persona in particolare rendendo la relazione molto più intima e personale.

Il dispositivo funziona come un walkie-talkie tra madre e figlio o moglie e marito, permettendo a chi fa parte della coppia di sentirsi come se stassero condividendo un segreto e un forte senso di attaccamento.

(in alto) Here and there I due dispositivi in modalità ‘there‘ producono immagini e video generati dagli utenti[http://ciid.dk/education/portfolio/py/final-projects/here-and-there/]

Page 30: TUMMYtunes

26

Questo diario non esiste per condividere informazioni e messaggi, ma pure emozioni. Uno slide permette di acce-dere a due modalità, ‘qui’ e ‘lì’. ‘Qui’ consente all’utente di registrare nuove entrate e rivedere le vecchie, mentre ‘lì’ permette di navigare tra le entrate dell’altro utente.

La poeticità di questa interazione rende l’oggetto unico nel suo genere e preferibile alle più usuali forme di comuni-cazione, nonostante utilizzi gli stessi media.

La stessa poeticità e intimità viene espressa da Lullaby, una coperta interattiva che aspira a stabilire un nuovo ca-nale di comunicazione tra genitore e figlio condividendo il momento prima della buona notte.

Un pattern luminoso creato sulla superficie della coperta origina una ninna-nanna silenziosa. Durante questo rituale padre e figlio possono provare una sensazione di contatto emotivo e intima presenza che altrimenti andrebbe persa.

La comunicazioni si stabilisce quando il primo dei due tocca la coperta. Questo gesto fa si che sulla coperta dell’al-tra persona si illuminino le corrispettive aree e viceversa. Una trasmissione wireless permette una comunicazione in tempo reale per entrambi. All’interno della coperta sono

cucite al tessuto delle matrici di LED a cui si aggiungono i rispettivi interuttori che servono ad attivarli.

Questo sistema crea un nuovo codice di comunicazione tra le due persone lontane, basato sugli stessi principi di una ninna-nanna, cioè ripetione e semplicità. Il codice è stato sviluppato attraverso colori e luci che connettono le due per-sone.

Importante aspetto per la buona riuscita del progetto era proporre qualcosa che potesse facilmente entrare a far parte della vita di tutti i giorni e la coperta fu scelta proprio per la sua presenza in tutte le case e la forte connessione emotiva che essa può instaurare con il bambino (un pò come la co-perta di Linus).

La coperta è stata realizzata tenendo in alta considerazio-ne il materiale scelto, esaltando uno degli elementi fonda-mentale d’interazione che è il tatto. L’imbottitura rende la sensazione al tatto ancora più piacevole, dona una certa con-sistenza all’oggetto e arricchisce l’esperienza permettendo alla luce di diffondersi meglio.

La comunicazione avviene principalmente attraverso un gioco di luci e colori. Al bambino viene attribuito un colore

(in basso) LullabyDue utenti usano le loro coperte per comunicare in tempo reale[http://www.interaction-venice.net/iuav1011studio2/projects/lulla-by/]

Page 31: TUMMYtunes

PANORAMICA GENERALE | 27

la cui luce seguirà i suoi movimenti e verrà riprodotta anche nella coperta del genitore. I colori rosa e blu sono stati scelti per la loro natura calma e rassicurante e perchè ricordano una nuvola al tramonto. La sua semplicità rendendo l’intera-zione coinvolgente e magica anche per i più piccoli.

Il condividere momenti della vita di tutti i giorni è sicura-mente fondamentale quando si tenta di comunicare una sen-sazione di presenza e il genitore lontano non vuole perdere l’esperienza preziosa dell’infanzia del figlio. Questo tema è alla base di Presence and Absence.

Il progetto nasce da un’esplorazione del tema del divorzio dal punto di vista del bambino e ne risultano quattro con-cept che illustrano quattro modalità attraverso cui padre e figlio potrebbero comunicare, sopperendo alla lontananza fisica. A dominare non sono le parole, ma le azioni e le comu-nicazioni non-verbali che ci uniscono tutti i giorni ai nostri cari.

La prima modalità è chiamata Music Mood e si basa sull’i-dea che la musica potrebbe comunicarci informazioni sullo stato d’animo e alcune routines della persona che l’ascolta.

Music Mood è composta da due radio connesse tra loro che ti permettono di sapere cosa l’altra persona sta ascoltando ed indicando quando le due radio sono sintonizzate nello stesso canale, al fine di condividere un momento magico.

Probe ‘n’ Play invece tenta di trovare una risposta diver-tente al quesito ‘sono annoiato! Cosa posso fare?’. Nonostan-te i bambini siano sempre capaci di intrattenersi inventando giochi diversi, a volte rimangono senza idee ed hanno biso-gno di un pò di aiuto da parte del genitore. Questo concept tenta di tradurre questo scenario in un applicazione mobile che permette al genitore di suggerire nuovi giochi e parteci-pare anche a distanza.

Sapere cosa l’altra persona ha fatto durante la giornata è un modo per farci sentire parte della sua vita e per questo le cene in famiglia sono piene di domande come ‘cosa hai fatto oggi?’. Link è una coppia di orologi comunicanti che aspira a mantenere attivo questo rapporto, nel tentativo di far perce-pire la presenza dell’altra persona.

Ultimo concept è Show ‘n’ Tell, un’altra applicazione mo-bile dove però il bambino trova spazio per mostrare al ge-

(da sinistra a destra) Presence and absence1. interazione del padre con l’orologio che caratterizza il concept Link e figliamentre ascolta la radio del concept Music Mood2. disegno del collegamento wireless tra i due orologi del concept Link[http://ciid.dk/education/portfolio/py/final-projects/ui/]

Page 32: TUMMYtunes

28

nitore quanto sia bravo con colori e pennelli, oppure cosa ha costruito a scuola insieme ai compagni. I bambini sono sempre felici di condividere la storia dietro ai loro disegni o agli oggeti che inventano e aspettano con anticipazione di vedere la reazione di chi li ascolta. Show ‘n‘ Tell permette tut-to questo grazie ad un interfaccia simile ad una chat e una webcam che documenta le espressioni dell’ascoltatore.

Nonostate questi concept presi singolarmente non siano particolarmente unici, il loro connotato comune di azione e fisicità li rende un esempio interessante dal punto di vista concettuale, più che dell’interazione in sè. Apprezzo molto anche la ricerca di una soluzione semplice e frammentata di più oggetti, in sostituzione ad un sistema unico ma più com-plesso, perchè permette ad ogni persona di esprimersi con i mezzi che più preferisce e sente propri.

Anche nel caso di un adozione aperta, il coinvolgimento della madre biologica nelle attività più comuni del bambi-no potrebbe conferire al piccolo un senso di appartenenza e connesione emotiva, senza usurpare la figura materna domi-nante della madre adottiva.

1.10 DIVERTIRSI CON I CINQUE SENSII progetti descritti finora evidenziano in modo chiaro come il gioco con oggetti interattivi abbia le potenzialità di raf-forzare i rapporti umani a distanza e come questa relazione affettiva si crei non tanto grazie allo scambio di dati e infor-mazioni, ma attraverso la percezione di emozioni e coinvol-gimento.

A questo scopo, una delle sfide più grandi che questo tipo di progetto deve affrontare è l’individuazione di un codice comunicativo, che deve essere idoneo all’età delle persone a cui si rivolge, al fine di rendere percettibile ad entrambi la presenza dell’altro ed invogliarli così ad una comunicazione di tipo ‘conversazionale’.

In una situazione come quella in cui il mio progetto sarà contestualizzato e con l’età degli utenti a cui è rivolto si ri-chiede l’uso di interazioni spesso astratte, ma che creano sensazioni magiche e coinvolgenti. Per questo motivo ho deciso di ampliare il mio raggio di ricerca ed includere alcu-ni progetti che non condividono elementi diretti con la mia idea di tesi, ma presentano interazioni inusuali e d’effetto vi-sivo ed uditivo molto piacevole.

Comincierò con Auti, un giocatolo progettato per bambi-ni autistici dai sei mesi in su. Come per molti progetti di ca-rattere medicale, il processo di sviluppo di questo pupazzo ha avuto inizio con l’osservazione di alcuni bambini affetti d’autismo. Dalla loro interazione con i coetanei si è notato come spesso, il bambino autistico abbia problemi a control-lare il proprio corpo e la propria voce, spaventando gli altri bambini che smettono di giocare con lui.

Nel tentativo di migliorare questa situazione, in collabora-zione con alcuni medici specialisti, Helen Andrea ha proget-tato Auti, il pupazzo interattivo che aiuta i bambini autistici insegnando loro il giusto comportamento durante il gioco.

Il pupazzo contiene sensori che possono percepire suoni e rispondere al tatto, bloccandosi completamente quando il bambino comincia ad urlare o a colpire Auti violentemente, ma rispondendo positivamente quando il bambino lo acca-rezza o ci parla dolcemente.

Auti ha un aspetto e dei movimenti animaleschi, con lo scopo di attrarre i bambini autistici di tutti i livelli e scate-nare in loro l’immaginazione, ma nulla preclude il suo uso ai bambini senza problemi di salute.

Ciò che mi ha particolarmente attratto in questo pupazzo sono stati inizialmente i suoi connotati estetici. Ad una pri-ma occhiata sembra un ammasso peloso dalla natura infor-me, non particolarmente attraente, ma la pellicia soffice che lo ricopre non potrebbe fermare nessuno dall’affondarci le

Page 33: TUMMYtunes

PANORAMICA GENERALE | 29

(dall’alto al basso) Auti1- dettaglio della pelliccia2 e 3- interazione di una bambina autistica con il pupazzo Auti[http://www.dexigner.com/news/23330]

Page 34: TUMMYtunes

30

fami e sfregarci contro il viso. Il suo contrasto con le gam-bette rigide e in plastica fa si che nell’insieme risulti ancora più unico e simpatico.

In secondo luogo sono stata affascinata dalla sua capacità di reagire con immediatezza ad un comportamento rispetto che ad un’altro, rendendo semplice al bimbo individuare e ri-conoscere il loro rapporto causa ed effetto. La forte persona-lità che ne risulta fa si che il bambino possa creare un forte legame affettivo nei riguardi di questo pupazzo, invoglian-dolo a giocarci più spesso.

Soffici sono anche I Mirabilia, una famiglia di tre pupazzi interattivi dedicati ai bambini ospedalizzati dai sei ai dodici anni. Attraverso diverse interazioni e comportamenti questi pupazzi permettono al bambino di migliorare la propria rela-zione con dottori, psicologi e altri bambini malati.

Odo è un protettore di segreti che aiuta il bambino a su-perare il senso di colpa e le paure tipiche di un bimbo rico-verato in ospedale. Semplici gesti combinati permettono al bambino di registrare messaggi vocali sussurrati all’orec-chio; questi poi possono essere riprodotti dallo psicologo, facilitandone il lavoro.

Lucio invece aiuta a superare la solitudine della notte per-mettendo a due bambini di stabilire un rapporto di simpatia e complicità, attraverso luci e vibrazioni. Quando il bambino si sente impaurito, premendo la mano del pupazzo può man-dare una richiesta di soccorso all’amico, che vedrà la pancia del proprio pupazzo illuminarsi. Quest’ultimo ha modo di rispondere ripetendo lo stesso gesto e anche la pancia del pupazzo del primo bambino andrà ad illuminarsi.

Tello è un raccontastorie e facilita la socializzazione tra bambini ospedalizzati consentendo loro di generare storie collaborative grazie a degli speciali lecca lecca colorati, che aiutano il bambino a capire quand’è il proprio turno.

Oltre alla piacevolezza estetica di questi pupazzi, ciò che ho apprezzato maggiormente di questo progetto sono stati

(dall’alto al basso) I Mirabilia1. Odo2. Lucio3. Tello[http://www.erikarossi.com/wordpress/]

(a destra) The hungries1- dettaglio di un pupazzo mentre il bambino gli sussurra dentro ad un orecchio2- foto di gruppo dei tre pupazzi Hugries[http://hungries.zazaziza.com/]

Page 35: TUMMYtunes

PANORAMICA GENERALE | 31

i diversi livelli relazionali, che vedono il bambino coinvol-to in interazioni prima individuali, poi di coppia e infine di gruppo. Nonostate le interazioni semplici, questi pupazzi richiedono un alto livello di consapevolezza da parte dei bambini che ne fanno uso sulla funzione che svolgono. Ciò mi ha portato a riflettere sull’importanza o meno di questa consapevolezza in relazione al mio progetto, che si rivolge invece ad utenti tra i tre e i sei anni, con competenze molto più limitate.

Visto il mio interesse per i suoni come mezzo di comuni-cazione non potevano mancare dei progetti in cui l’audio assume un ruolo dominante. The Hungries sono una fa-miglia di mostriciattoli che si distinguono per la loro fame continua. Ciascun mostro ha una personalità ben distinta e una voce che lo contraddistingue. Può ascoltare i segreti dei bambini se sussurati nel suo orecchio e quando gli si tira il

braccio ed un angolo contemporaneamente li riproduce con la sua voce robotica.

Quando The Hungries si mangiano l’un l’altro le loro voci si mescolano creando suoni strani. Per realizzare questo ef-fetto ogni mostriciattolo ha al suo interno un lettore RFID, perciò il bambino può nutrirli anche con altri giochi che uti-lizzano la stessa tecnologia ottenendo curiosi risultati.

Il loro aspetto fisico è molto semplice e lineare, ma quello che li rende unici è la simpatia che riescono a trasmettere in pochi minuti. La loro capacità di mangiarsi come delle matrioske fino a gonfiarsi tutti riuscirebbe a conquistare an-che gli adulti e le loro vocine stridule sono assolutamente divertenti e gioviali. Questo gioco non può che strappare un sorriso e tenerti occupato per ore e ore. Questo progetto dimostra come spesso le cose più semplici, se curate nei det-tagli, generano risultati grandiosi.

Page 36: TUMMYtunes

32

Il prossimo progetto, messo in rapporto con The Hungri-es, sottolinea come la stessa tecnologia associata allo stes-so mezzo comunicativo, possa comunque generare risultati completamente diversi. Sound Creature è una grande in-stallazione RFID che permette ai visitatori di ascoltare trac-ce sonore, sedersi assieme, rilassarsi e abbracciare questa grande creatura. La sua forma sembra richiamare quella di una lunga coda, mentre il corpo potrebbe trovarsi all’altro lato della parete.

Questa creatura musicale reagisce ad una serie di note dalle forme astratte che riproducono strumenti a corda, bas-si, voci e rumori. Per risvegliare questo mostro i bambini de-vono appoggiare una delle note in uno dei punti indicati dai cerchi colorati e pelosi.

La grande creatura riproduce suoni e musiche quando lo spettatore la nutre e, in base alle note che sono in contatto con la coda, il sistema riproduce suoni sempre diversi e ge-nera multeplici melodie combinando le varie note.

Diversamente da The Hungries, Sound Creature ripro-duce un ambiente quasi idilliaco e meditativo, dove l’in-terazione è lenta e graduale. Anche le grandi dimensioni collaborano a creare questa sensazione di relax, permet-tendo alla persona di coinvolgere nell’esperienza il proprio corpo abbracciando una delle note o appogiandosi contro la grande creatura.

1.11 PERLE DI MEMORIAVorrei chiudere questo capitolo di ricerca descrivendo due progetti che non sono rivolti direttamente ai bambini, ma la cui interazione è così semplice che potrebbero benissimo es-sere utilizzati anche dai più piccoli.

Retrocam è una videocamera speciale che permette ai genitori di salvare tutti quei momenti importanti e diverten-ti che i bambini ci offrono senza darci il minimo preavviso: il primo sorriso, la prima parola, una faccia buffa o una litigata

(dall’alto al basso) Sound creature1- immagine d’insieme dell’installazione2 e 3- dettaglio di due note[http://www.stinawessman.se/project/sound-creature/]

Page 37: TUMMYtunes

PANORAMICA GENERALE | 33

con il fratello più grande. Perchè i bambini sono così sponta-nei, i momenti più belli sono spesso non documentati.

RetroCam risponde al desiderio di essere sempre pronti a filmare questi momenti. Siede silenzioso nell’ambiente do-mestico in cui il bambino passa la maggior parte del tempo. Il design e lineare e pulito, facendo si chè l’oggetto si inseri-sca facilmente in ogni contesto abitativo.

A distinguere RetroCam da una qualsiasi videocamera è la capacità di documentare momenti già passati e quando l’oggetto viene toccato viene salvata la registazione del mi-nuto precedente. Sempre attiva, quando l’impensabile suc-cede un tocco e una carezza nel retro salvano l’accaduto in un video.

In modo da facilitare una distribuzione veloce di questi contenuti, il video viene salvato in una cartella condivisa accessibile a tutta la famiglia da qualsiasi luogo. Famiglia

e amici possono perciò essere invitati a condividere l’espe-rienza dei genitori e vedere il bambino crescere.

RetroCam può registrare fino ad un minuto e mezzo in-dietro nel tempo ed è il gesto sul retro dell’oggetto che per-mette al genitore di decidere quanto salvare (30, 60 o 90 secondi), con punti luminosi che danno un feedback visivo.

Sempre a momenti speciali da non dimenticare è indiriz-zato il progetto Music Frames, che propone un modo alter-nativo di navigare tra i ricordi. Spesso le nostre memorie sono molto legate a dei suoni, come la nostra ninnananna preferita, la musica che ci ha accompagnato in un viaggio o la canzone di Elvis che ascoltava sempre la nonna. Music Frames riesce a riprodurre queste memorie in un esperienza multisensoriale decisamente poetica.

Due mani sporgono dalla parete ad accogliere tra loro una foto di famiglia, come fosse un dono, e ne riproducono i suo-

(in basso) RetrocamVista frontale di RetroCam, contestualizzato in un ambiente domestico[http://ciid.dk/education/portfolio/idp11/courses/tangible-user-interface/projects/retrocam/]

Page 38: TUMMYtunes

34

ni associati. La tecnologia alla base di questo progetto è mol-to semplice, ma il risultato è emotivamente molto toccante.

La musica viene associata alle foto grazie ad RFID Tou-chatag. Il lettore si trova all’interno delle mani e quando una cornicie viene posizionata vicino il lettore identifica la foto e attiva lo speaker.

Molto prima che i bambini sappiano parlare, imparano ad ascoltare e memorizzare i suoni intorno a loro.Jusczyk, 1997

Dopotutto dobbiamo ricordare che il suono è proprio il primo dei cinque sensi a svilupparsi, quando il bambino si trova ancora nel grembo materno. La voce della madre biolo-gica è la connesione più forte che c’è tra questa e il bambino e potrebbe diventare uno dei punti di forza del mio progetto.

L’associazione di immagini a suoni, o viceversa, comincia a svilupparsi nei bambini durante il primo anno di età e i giocattoli che permettono questa multisensorialità sembra-

no essere percepiti molto più attraenti dei classici giocattoli in legno. Associare ad immagini della gravidanza e della fa-miglia biologica la voce della bio-mamma potrebbere essere una forma interessante di storytelling per condividere con il bambino il processo adottivo.

(in alto) RetrocamVista posteriore dell’oggetto, da cui si può vedere l’area su cui toccare RetroCam per registare qualche secondo di passato

Page 39: TUMMYtunes

PANORAMICA GENERALE | 35

Music frameVista d’insieme di tutte le cornici che, se poste tra le due mani d’argilla, posso riprodurre memorie sonore[http://www.stinawessman.se/project/music-frames/]

Page 40: TUMMYtunes

36

Page 41: TUMMYtunes

FOCALIZZARE IL PROGETTO | 37

2 focalizzare il progetto

2.1

2.2

dai libri alle interviste

voce alle madri biologiche

Page 42: TUMMYtunes

38

Nei prossimi capitoli descriverò le varie fasi progettuali che mi hanno guidato verso una specifica soluzione finale. Non sempre questo percorso è avanzato in modo lineare; in alcu-ni momenti ho sentito la necessita di fermarmi a riflettere, cercare stimoli esterni ed introdurre variabili nuove. A volte è stato necessario persino fare un passo indietro e riconsi-derare alcune delle mie scelte, reintroducendo scenari che avevo precedentemente sottovalutato.

In questi momenti di dubbio l’aiuto maggiore mi è giunto dalle voci delle persone che un giorno avrebbero potuto far uso del mio progetto e che sembravano avere un’idea ben chiara di cosa avrebbero desiderato migliorare o di ciò che ritenevano superfluo. La fase di ricerca sul campo, attraverso interviste, conversazioni amichevoli e questionari online, è stato perciò un elemento fondamentale nel raggiungimento di una risultato soddisfaciente, non solo all’inizio del proces-so, ma anche tra un’iterazione e la successiva.

2.1 DAI LIBRI ALLE INTERVISTE Per alcune settimane mi sono dedicata esclusivamente alla lettura di testi riguardanti l’adozione aperta, perchè sentivo una forte necessità di imparare tutto quello che c’era da sa-pere su questo tipo d’adozione, in modo da essere prepara-ta qualora fossi riuscita a trovare utenti da intervistare. La lettura di alcuni libri riguardanti l’adozione aperta mi ha permesso di acquisire una certa familiarità con il tema (am-pliamente trattato nel capitolo precedente ai punti 1.3, 1.4, 1.5). Nonostante ciò questi testi rispecchiavano fortemente la teoria di pensiero dell’autore, non sempre completamente oggettiva e basata su dati statistici; vi era inoltre una ten-denza comune, da parte di questi scrittori, di elongarsi in specificità burocratiche riguardanti il processo adottivo, a discapito di uno studio approfondito sul rollercoaster emoti-vo che le persone coinvolte si trovano ad affrontare durante questa fase della loro vita.

A questo punto mi resi conto che era indispensabile un’in-dagine sul campo e le conoscenze che avevo acquisito fino ad allora erano più che sufficienti da farmi sentire a mio agio nel discuterne con persone che lavoravano nel settore o sta-vano affrontato quest’esperienza in prima persona.

Il mio primo approccio ad una ricerca di questo tipo risul-tò per lo più fallimentare, perchè non avevo considerato la difficoltà che avrei incontrato nell’individare persone dispo-ste a parlare di un tema così delicato ed intimo ad una sem-plice studentessa, che dopotutto non aveva nessuna grande credenziale da portare a garanzia di un trattamento serio e riservato dei propri dati.

Cominciai visitando un centro adottivo abbastanza noto a San Francisco, Adoption Connection, nella speranza di poter ottenere la loro collaborazione e potenzialmente organizzare un focus group1 con persone in attesa di un figlio adottivo e alla ricerca del loro match perfetto. Ero abbastanza certa che attraverso una serie di domande mirate sarei stata in grado di individuare alcuni dei loro desideri e timori più grandi in relazione al processo adottivo ed al futuro che li attendeva una volta questo fosse terminato. Purtroppo l’agenzia adot-tiva, a protezione della privacy dei propri clienti, non potè in alcun modo aiutarmi nel contattare le persone coinvolte in una delle loro adozioni.

Decisi allora di passare a pratiche un pò meno ortodos-se, ma sempre molto efficaci, e attraverso un passaparola tra amici di amici, ebbi modo di conoscere Jacqueline. Il primo incontro non fu una vera intervista, ma più che altro una conversazione amichevole. Lei si è rivelata sin da subito mol-to disponibile e aperta a condividere la sua storia, tanto che pochi mesi dopo mi ha invitato nella sua casa di Los Ange-les, dove ho potuto conoscere anche la figlia adottiva Sofia, di sette anni.

La prima cosa che Jacqueline mise in chiaro fu che nessu-na storia è uguale all’altra e vi sono mille variabili che por-

1 Focus Group: o gruppo di discussione, è una forma di ricerca qualitativa, in cui un gruppo di persone è interrogato riguardo ad un tema preciso. Le domande sono fatte in un gruppo ed i partecipanti sono liberi di comunicare tra loro.

Page 43: TUMMYtunes

FOCALIZZARE IL PROGETTO | 39

tano alla formazione di rapporti diversi tra famiglia adottiva e famiglia biologica. Prima fra queste le motivazioni per cui la famiglia biologica ha messo il proprio figlio in adozione.

Il mio errore, probabilmente influenzata dalle letture pre-cedenti, era stato quello di assumere che la coppia più con-traria ad una forma di adozione aperta fosse quella adottiva, perchè avrebbero potuto sentire sminuito il proprio ruolo di genitori nel dover condividere il figlio con la coppia di geni-tori biologici. Questa assunzione mi ha fatto erroneamente pensare che la madre adottiva mi avrebbe offerto un mag-gior numero di opportunità e sarebbe potuta essere l’utente chiave del mio progetto, con lo scopo di costruire uno stru-mento che potesse aiutarla a gestire il conflitto emozionale tra il fare ciò che è meglio per il figlio adottato e il timore di vivere l’esperienza materna solo a metà. Per questa ragione le mie prime interviste si rivolsero quasi esclusivamente a madri adottive. La storia di Jacqueline e Sofia è stata parti-colarmente emblematica, perchè mi ha aperto gli occhi ad un’altro scenario, dove la madre biologica sarebbe potuta es-sere un soggetto più interessante del previsto.

Quando Jacqueline cominciò il processo adottivo ad insi-stere per avere una forma d’adozione aperta non fu la madre biologica, ma bensì quella adottiva. Entrata a conoscenza di tutti i benefici offerti dall’adozione aperta, Jacqueline inten-deva offrire alla propria figlia solo il meglio. Inizialmente la madre biologica fu un pò riluttante, ma adesso il loro rap-porto giova ad entrambe le parti e lo scambio di foto e in-formazioni sono regolari e frequenti. La madre biologica si è sposata qualche anno dopo la nascita di Sofia e ha avuto altri figli. Il rapporto comunicativo che Jacqueline e Sofia hanno instaurato con lei nel tempo ha reso possibile a Sofia di conoscere i propri fratelli e sorelle e questo ha rafforzato ancor più la comunicazione tra le due famiglie.

Mentre Jacqueline e Sofia vivono a Los Angeles, la fami-glia biologica vive nel North California e perciò i loro incon-

tri faccia a faccia sono poco frequenti. Sofia ora è grande abbastanza per comunicare via Skype, ma negli anni pre-cedenti i contatti avvenivano prevalentemente via email tra Jacqueline e la madre biologica, mentre l’unico modo per avere un’interazione diretta con la bambina era la vacanza annuale organizzata dalle due famiglie. Questa situazione ha favorito la nascita di una forte relazione tra le due madri, ma non ha aiutato la formazione di una comunicazione in-tensa tra la madre biologica e Sofia, se non in un secondo periodo, quando la bambina era grande abbastanza per ap-prezzare i più comuni mezzi di comunicazione.

Queste prime conversazioni mi portarono ad alcune conclusioni iniziali e contribuirono a definire i miei passi successivi. Mi era finalmente chiaro che la missione princi-pale del mio progetto sarebbe stata quella di progettare un sistema dedicato principalmente alla madre biologica e al bambino, il quale avrebbe facilitato la nascita di una nuova forma di comunicazione e interazione più diretta e frequen-te, sin dai primi anni di vita del piccolo. Nonostante i geni-tori adottivi non fossero più il soggetto focale della mia idea di progetto, a loro spettava comunque il ruolo importante di facilitatori e moderatori di questa nuova forma di comunica-zione tra figlio e madre biologica.

2.2 VOCE ALLE MADRI BIOLOGICHETrovare madri biologiche disposte a condividere la propria esperienza si è rivelato meno difficile del previsto, perchè molte di loro utilizzano già internet, gestendo blog e creando video riguardanti l’adozione.

Sono partita alla ricerca di storie affascinanti e diversifi-cate tra forum e blog, e poi ho invitato via email alcune di queste madri ad una chiacchierata più intima, descrivendo brevemente lo scopo di questo mio interesse e allegando una serie di domande per un’intervista preliminare. A ciò seguirono svariate risposte, ma non tutte ricche di nuove po-

Page 44: TUMMYtunes

40

tenzialità e opportunità nascoste. Due di loro in particolare, Susan e Amy, hanno invece fatto luce su alcune problemati-che che giocheranno un ruolo importante sul design finale.

Susan è l’autrice di susiebook.wordpress.com, un blog at-traverso il quale ha condiviso la propria storia d’adozione e continua tuttora a raccontare episodi della sua vita. Per ri-servare la sua privacy e quella dei suoi famigliari fa uso di nomi fittizzi, come Cricket, nomignolo per il figlio dato in adozione. Cricket è entrato a far parte del sistema adottivo il Dicembre del 2008 ed è stato presto adottato da Ruth e Nora. La sua relazione con le madri adottive non è particolarmente stretta e a causare questa separazione è stato in parte il suo trasferimento in un’altra città, a chilometri di distanza. Qual-che anno dopo Susan ha sposato il padre di Cricket, con cui ha avuto altri due figli.

Ciò che mi ha colpito maggiormente della storia di Susan riguarda i primi mesi seguenti la nascita di Cricket.

Per lei questo periodo si è rivelato uno dei più critici e si è trovata a combattere contro due emozioni contrastanti: da un lato il bisogno di sapere che il figlio stava bene ed era in mano a persone che l’amavano, mentre dall’altro la necessità di distaccarsi da tutto ciò che stava succedendo, come for-ma difensiva al dolore della perdita. Lei stessa scrive in una delle email

The real turning point for me came when I decided that I couldn’t love him like a mother, because I couldn’t love him like that and never see him. I just wouldn’t be able to get out of bed in the morning. So I started to shut down the love I felt for him, scaled it back to something beara-ble.

Questo particolare racconto mi ha fatto capire quanto fosse importante progettare qualcosa che dalla parte della madre biologica fosse facilmente accessibile e generasse

costantemente contenuti, ma allo stesso tempo potesse es-sere ignorato e avesse un’aspetto il meno invasivo possibile. Era fondamentale che il mezzo comunicativo che avrei pro-gettato per la madre non assumesse alcun valore negativo, evitando di diventare un souvenir di una maternità ormai perduta.

Ironicamente a suggerirmi una possibile soluzione a que-sto dilemma fu la stessa Susan, tra le linee della stessa email

I do wish that I knew more about Cricket’s life. I don’t know what he likes to do, or his favorite foods, or any of those everyday things [...] a twitter feed would be a bles-sing. It’s the little things that you miss out on. If Cricket’s moms just input a sentence a day: ‘Today we went to the park and Cricket made friends with someone’s dog’; ‘Cri-cket has started to call things stoopy’; ‘Cricket had pesto for dinner, his favorite!’. I would be incredibly grateful for something like that.

Alla base del problema comunicativo tra queste due cop-pie di genitori vi è un’idea diversa di famiglia. Nora e Ruth desiderano instaurare con Susan ed il marito lo stesso rap-porto che hanno con la propria famiglia, ma mentre Susan è in contatto con la madre almeno una volta a settimana, Ruth e Nora parlano con la loro famiglia solo una volta al mese. Per questa ragione le email, cartoline o lettere che Susan ri-ceve riguardo a Cricket, sono secondo lei, troppo infrequen-ti, tanto che foto e video allegati sembrano essere già vecchi ricordi e non scorci della vita attuale del bambino.

Il suo commento riguardo ad un feed Twitter mi ha fatto subito prendere in considerazione la possibilità di sviluppa-re tutta l’interazione riservata alla famiglia biologica esclu-sivamente su piattaforma digitale, escludendo la possibilità di avere in giro per casa un qualsiasi oggetto che in alcun modo possa diventare simbolo di emozioni negative.

Page 45: TUMMYtunes

FOCALIZZARE IL PROGETTO | 41

Questa possibilità di avvalersi di una piattaforma virtua-le sembra poter essere una soluzione ideale anche secondo Amy, la quale fa già uso di Facebook per comunicare con la sua famiglia adottiva. Ho avuto modo di contattare Amy tra-mite il suo blog amstel-life.blogspot.com e ho imparato molto riguardo alla sua storia personale dal sito che lei stessa ha creato, assieme ad entrambe le famiglie, per promuovere l’a-dozione aperta, www.ouropenadoption.com/welcome.html.

La relazione tra Amy e Robbie (genitori biologici) e Don e De (genitori adottivi) è cominciata a gonfie vele da ancor prima della nascita della piccola Deanna e ha visto coinvol-te fin da subito anche le famiglie allargate di entrambe le coppie. I molti interessi comuni hanno reso più semplice dar vita ad un rapporto molto positivo e caratterizzato da visi-te frequenti, due o tre a settimana, che sono diminuite solo quando la famiglia adottiva si è trasferita in un’altra città a tre ore di distanza. Ora le due famiglie si incontrano di per-sona solo un paio di volte al mese, ma scambiano frequenti conversazioni telefoniche è hanno fatto di Facebook la piat-taforma prescelta per la condivisione di foto e video.

One difficult experience I went through was when Dean-na’s parents decided to move about 3 hours away from Ra-leigh to South Carolina.  I was really upset, but it actually turned out to be a good thing.  After they moved, I had more space and I was able to plan my visits instead of the last-minute invitations when they were living just a few miles way. [...] I receive lots and lots and lots of updates from the adoptive family about Deanna, so I don’t have any complaints!  They are constantly sending me pictu-res and texts and facebook messages about how Deanna is growing up, and I love feeling so involved even though we are far away.

L’uso di Facebook come strumento di comunicazione tra famigliari non è certo una novità e in molte occasioni i social network hanno contribuito a consolidare legami tra persone che avevano modo di frequentarsi poco o non si vedevano da tempo. Non c’è dubbio che nel caso dell’adozione aperta i social network, ed in particolar modo Facebook e Twitter, giochino un ruolo fondamentale nell’aiutare entrambe le coppie di genitori a conoscere l’un l’altro, scoprire gli inte-ressi in comune e condividere esperienze, comunicando in modo veloce ed efficace.

I primi a giovare da un rapporto amichevole tra genito-ri biologici ed adottivi sono i figli stessi, ma una veloce ri-flessione ha portato alla luce una grande mancanza, cioè il coinvolgimento attivo del bambino in questo sistema di co-municazione. Bisogna sempre tenere a mente che lo scopo primario di un’adozione aperta è quello di offrire la possibi-lità al bambino di conoscere e formare una relazione intima e durevole con la famiglia biologica e per fare ciò il bambino deve avere modo di interagire con loro ed essere coinvolto nella creazione di questo nuovo nucleo famigliare allargato.

Grazie a questo primo round di interviste si cominciava-no a delineare una serie di opportunità e la mia idea proget-tuale cominciava a prendere forma. Mi era ormai chiaro che gli utenti a cui si sarebbe maggiormente rivolto il mio pro-getto di tesi sarebbero stati i genitori biologici e il bambino, mentre per ognuno di essi avrei dovuto trovare soluzioni co-municative adeguate alle loro capacità fisiche e condizioni emotive.

La mia ricerca sarebbe avanzata da adesso in poi lungo due binari paralleli: una soluzione d’interfaccia digitale per gli adulti e uno o più oggetti fisici con cui potesse intergire il bambino al fine di generare contenuti ed informazioni desti-nati ai genitori biologici.

Page 46: TUMMYtunes

42

Page 47: TUMMYtunes

SPERIMENTAZIONI | 43

3 sperimentazioni

3.1

3.2

3.3

3.4

3.5

3.6

3.7

3.8

3.9

definire la piattaforma digitale

sperimentare soluzioni tangibili

primi feedback

nuove investigazioni

la famiglia Smith

da The Smiths a TUMMYtunes

origine del nome

servizio vs. prodotto

posizionamento nel mercato

Page 48: TUMMYtunes

44

3.1 DEFINIRE LA PIATTAFORMA DIGITALE Con la semplice consapevolezza che l’interfaccia digitale avrebbe dovuto comunicare con oggetti fisici, decisi in pri-mo luogo di determinare quale sarebbe stata la mia piat-taforma virtuale. Le possibilità si suddividevano in due categorie primarie: da una parte un’applicazione o sito inter-net progettato esclusivamente per questo sistema e dall’al-tro l’uso di una piattaforma già conosciuta e apprezzata dal pubblico informatico.

Nel primo caso i vantaggi sarebbero stati quelli di avere totale libertà progettuale e la possibilià di definire ad hoc ogni singola interazione; allo stesso tempo la progettazio-ne di un sistema completamente nuovo avrebbe richiesto ai suoi utilizzatori di iscriversi all’ennesimo social media, in aggiunta a tutti gli account già ‘collezionati’. Ciò avrebbe si-gnificato creare un nuova registrazione, generare un nuovo profilo e divenire familiari con una nuova interfaccia grafica.

Nel secondo caso invece, il supporto di piattaforme già esistenti avrebbe innanzitutto semplificato l’integrazione di questa nuova forma d’interazione ai canali comunicativi di cui i genitori già fanno uso, senza richiedere così di impa-rare nuovi linguaggi e familiarizzare con nuove interfaccie. Inoltre gran parte di questi social network, come Twitter e Facebook supportano già l’aggregazione di immagini, vi-deo, link e quant’altro ai semplici messaggi testuali.

Due fattori fondamentali fecero cadere ben presto l’ago della bilancia verso i social network più noti, Twitter e Fa-cebook. Come Susan aveva evidenziato nella sua email precedentemente discussa, non tutte le madri (e/o padri) desiderano avere contatti frequenti con i propri figli biolo-gici e a volte possono sentire la necessità di porre tempora-neamente dello spazio tra sé e il loro bambino, come forma difensiva contro il dolore da separazione. L’uso di un social network che fà già parte della loro vita, rende l’esperienza di interagire con il figlio un evento più naturale e permette loro

di gestire questo rapporto in maniera più flessibile, alternan-do periodi in cui preferiscono distaccarsi a periodi in cui la loro partecipazione è molto frequente.

Non è inoltre da sottovalutare che l’uso di una piattafor-ma già esistente e che ha raggiunto un tale successo riduce notevolmente i costi di produzione del progetto. La sua ge-stione da parte di esterni ne garantisce un funzionamento impeccabile, perchè può avvalersi di tutti i servizi di manu-tenzione, controllo e privacy offerti da un’azienda ben stabi-lita.

Vista l’importanza di flessibilità e sicurezza, la scelta fina-le è ricaduta su Facebook, che offre all’utente una maggior personalizzazione dei parametri di privacy rispetto alla con-correnza. Tra le misure di sicurezza più comuni c’è la possi-bilità di nascondere il proprio profilo e determinati contenuti da persone indesiderate e rendere il profilo invisibile a tutte le ricerche effettuate attraverso qualsiasi motore di ricerca, anche quello interno a Facebook. E’ possibile bloccare amici e parenti dal taggare1 il proprio figlio nelle foto che i genito-ri adottivi decidono di condividere e limitare l’accesso alla pagina dedicata al bambino solo a poche persone fidate. Se ancora non ci si sente abbastanza sicuri vi sono ancora molti parametri che si possono personalizzare.

3.2 SPERIMENTARE SOLUZIONI TANGIBILI Mentre tentavo di definire la struttura alla base della co-municazione tra oggetti fisici e contenuti virtuali, era final-mente giunto il momento di focalizzare la mia attenzione in parallelo sulle necessità del bambino, con lo scopo di deline-are gli oggetti con cui avrebbe dovuto interagire e le infor-mazioni che questi avrebbero generato.

All’inizio della mia ricerca ritenni fondamentale chiac-chierare anche con alcuni dei bambini coinvolti in un’ado-zione aperta, ma la maggior parte delle madri, anche tra le più disponibili, fu riluttante a coinvolgere il figlio nelle loro

1 Taggare: in questo caso specifico, taggare significa associare ad una foto tag (etichette) con i nomi delle persone presenti. Lo scopo è quello di rendere l’immagine più facilmente rintracciabile attraverso i motori di ricerca.

Page 49: TUMMYtunes

SPERIMENTAZIONI | 45

interviste e io stessa incontrai non poche difficoltà nell’inte-ragire con loro, perchè era fondamentale scegliere con cura ogni mia parola ed evitare di creare nel bambino un senso di confusione usando parole come ‘madre biologica’ o ‘ado-zione aperta’, che per loro avevano poco significato. Utiliz-zai invece un approccio più amichevole e termini infantile, usando i nomi propri per indicare entrambi le madri o, in alcuni casi, definendo la madre biologica con il termine tum-my mom, molto utilizzato dai più piccoli.

I primi brainstorming avevano come utente di riferimento un bambino dai 0 ai 3 anni, ma mi resi conto ben presto che la fascia d’età permetteva interazioni troppo limitate e ripe-titive, dovute a delle capacità cognitive, linguistiche e moto-rie non ancora del tutto sviluppate. Di conseguenza anche le informazioni generate da queste interazioni risultavano prevalentemente fisiologiche (il bimbo dorme o mangia), a discapito di contenuti più emozionali che avrebbero aiutato l’instaurarsi di un rapporto affettivo tra i genitori biologici e il bambino.

Decisi perciò di spostare la fascia d’età d’interesse al periodo prescolare, dai 3 ai 6 anni, ed immergermi in una

nuova fase di brainstorming a cui si affiancò una nuova pa-rentesi investigativa sotto forma di questionario, mirato ad individuare quei piccoli momenti quotidiani che le madri lontane dai propri figli vorrebbero proprio non perdere.

Mi sono approcciata alla fase creativa piena di stimoli ed ispirazioni, senza lo scopo di trovare una soluzione defini-tiva, ma con il desiderio di sperimentare soluzioni diverse. Prima di cominciare mi sono ripromessa di non concentrar-mi sulla forma o su come questi oggetti avrebbero comu-nicato con Facebook nello specifico, ma lo scopo di questo brainstorming era individuare il giusto equilibrio d’intera-zione tra gli utenti, tra condivisione e riservatezza, con una certa attenzione verso la sicurezza e la natura dei contenuti condivisi, sperando di individuare infine un’interazione che i bambini avrebbero trovato attraente.

Ne sono risultate molte ipotesi progettuali, cinque delle quali sono descritte qui di seguito. Nonostante la creazione di uno strumento di comunicazione fosse la chiave della mia missione, non sempre questo requisito è stato soddisfatto, ma da ognuna di queste ipotesi ho imparato qualcosa che ha influenzato il mio progetto finale.

(in alto) brainstorming sulla più idonea piattaforma digitale

Page 50: TUMMYtunes

46

blink ---> snap picture pull ---> record sound

squize ---> share love

shake ---> show pictures

rotate eye ---> record video

warm ---> play sound

i.p. II

i.p. I

Page 51: TUMMYtunes

SPERIMENTAZIONI | 47

Ipotesi Progettuale I è una famigliola composta da sei pic-coli mostriciattoli interattivi, ognuno dei quali è dotato di un super potere che gli permette di catturare momenti intimi della vita del bambino o condividere contenuti generati dal-la famiglia biologica. Questi pupazzi si dividono perciò in due categorie, ‘generatori’ e ‘ricettori’, al fine di semplificarne l’interazione con il bambino e rendere più chiaro il rapporto causa-effetto tra le loro azioni e le informazioni generate.

Sono piccoli abbastanza da stare in una mano e possono diventare amici fidati da portare sempre con se, anche all’e-sterno di casa. L’uso di fisionomie e colori diversi suggeri-sce al bambino il loro scopo, ma l’interazione è sempre un pò inaspettata e magica. Ad ogni azione svolta da uno dei mostri ‘generatori’ corrisponde un nuovo messaggio Face-book per i genitori biologici a cui viene allegato il contenuto generato dal pupazzo, mentre le informazioni riprodotte dai pupazzi ‘ricettori’ sono contenuti caricati precedentemente dai genitori biologici sul loro profilo Facebook.

Winky ha un solo occhio, ma ad ogni battito delle ciglia scatta una foto di ciò che si trova di fronte a lei; Telly si dif-ferenzia per le sue enormi orecchie soffici sempre pronte a

raccontare una storia quando vengono stimolate dal calore umano; Octopus è invece è un tipo silenzioso, ma un ottimo ascoltatore quando gli si sussurra all’interno dei tentacoli; Memolane adora riportare a galla foto ricordo dimenticate ogni qualvolta viene scosso; Cammy registra video rotean-do il suo occhio sferico; infine Belly adora essere abbracciato e mostra il proprio apprezzamento con un cuore luminoso e palpitante d’amore.

Ipotesi Progettuale II si differenzia dalla soluzione prece-dente perchè racchiude tutte le sue potenzialità in un unico elemento: un pupazzo multimaterico, fatto di stoffa e carat-terizzato da un’anello centrale in legno, a delimitare un foro circolare. Il pupazzo è già dotato al suo interno di tutti i sen-sori e dispositivi necessari per scattare o riprodurre foto e video, registrare o riprodurre tracce audio e così via, ma non svolge nessuna di queste funzioni se non viene prima attiva-to da uno dei gettoni circolari, che deve essere opportuna-mente agganciato all’interno del foro.

Ad ogni gettone corrisponde un solo dispositivo di ripro-duzione o generazione di contenuti e ciò limita le possibilità di generare nuovi contenuti ad una sola tipologia per volta: e possibile ad esempio scattare una foto quando il gettone associato alla fotocamera è connesso al pupazzo, ma non è possibile ascoltare una traccia audio se prima non si cambia il gettone inserendo invece quello associato allo speaker.

Per generare un contenuto audio o video basta inserire il gettone e il dispositivo si attiverà dopo pochi secondi; una

volta scattata la foto o registrato il messaggio vocale è ne-cessario squotere il pupazzo per spedire l’informazione ai genitori biologici sotto forma di post su Facebook. Se invece il naso del pupazzo si illumina significa che un nuovo conte-nuto è stato messo a disposizione dai genitori per il figlio e per cominciare la riproduzione è necessario inserire il getto-ne del colore corrispondente.

Questa soluzione prende in particolar considerazione i ge-nitori adottivi che, permettendo al figlio di giocare solo con alcuni dei gettoni, possono avere un maggior controllo delle informazioni personali che condividono con la famiglia bio-logica.

Page 52: TUMMYtunes

48

Ipotesi Progettuale III si presenta con un approccio mol-to DIY e un significato decisamente simbolico. Il prodotto consiste in un kit al cui interno si trova: una grande forma imbottita, un set da cucito con ago e filo e una serie di ele-menti di piccole e grandi dimensioni che nascondono al loro interno sensori di vario genere.

Il kit viene acquistato dalla famiglia biologica come rega-lo per il figlio dato in adozione e richiede il contributo dei genitori adottivi nel dare forma al pupazzo cucendone i det-tagli. Una guida descrive il funzionamento dei vari sensori e rispettivi dispositivi (quest’ultimi già presenti all’interno del pupazzo), così il genitore adottivo può fare una scelta consapevole di quali sensori intende utilizzare e quali pre-

ferisce evitare. Questa soluzione non solo mette nelle mani dei genitori adottivi il controllo dei dati che sono disposti a condividere, ma diventa simbolo dell’impegno da parte di entrambe le coppie nel creare un fronte unito e diventare un’unica famiglia.

I genitori biologici, consegnando il kit ai genitori adotti-vi, dimostrano la loro intenzione di essere presenti nella vita del bambino e di essere però consapevoli che il ruolo di ge-nitore spetta alla coppia adottiva; allo stesso tempo il coin-volgimento dei genitori adottivi nella costruzione di questo strumento comunicativo sta a simboleggiare il loro deside-rio di coinvolgere la famiglia biologica e la loro disponibilità a condividere parte della propria vita.

Ipotesi Progettuale IV è l’unica soluzione qui proposta in cui la comunicazione assume un ruolo secondario, a favore di una connessione emozionale ed un’evocazione della gra-vidanza.

Due pupazzi, una mamma ed un cucciolo, rispettivamen-te generano e riproducono immagini, video e suoni. Ma la

vera magia avviene quando il cucciolo viene inserito all’in-terno della madre ed immagini della gravidanza invadono lo schermo, mentre gli speaker riproducono messaggi regi-strati mesi prima della nascita o la registrazione del battito cardiaco durante un ecografia.

i.p. III

i.p. IV

Page 53: TUMMYtunes

SPERIMENTAZIONI | 49

Ipotesi Progettuale V è un sistema di comunicazione composto da oggetti interattivi che possono essere attivati solo da uno speciale pupazzo di stoffa. Gli oggetti possono assumere aspetti diversi, come quello di una radio d’epoca o di un telefono giocattolo, uno specchio delle brame o un semplice porta foto. Posti in zone diverse della casa questi oggetti diventano luogo di aree interattive, dove il bambino può essere coinvolto in momenti di gioco e comunicare con i genitori attraverso lo scambio di immagini e tracce audio.

Ogni nuovo contenuto caricato su Facebook dai genitori biologici, in base alla sua natura uditiva o visiva, viene as-sociato ad uno degli oggetti e il bambino riceve una notifica per mezzo del pupazzo, che comincia a vibrare ad intervalli regolari. In nessun modo il pupazzo anticipa che tipo di con-tenuto sia stato caricato e spetta al bambino scoprirlo attra-verso una caccia all’ “oggetto rivelatore”. Grazie ai sensori di prossimità all’interno degli oggetti, il pupazzo si illumina di azzurro ogni qualvolta il bambino si trovi in prossimità di questi. L’intensità aumenta o diminuisce in relazione alla di-stanza dall’oggetto e la luce diventa rossa quando ci si trova di fronte all’oggetto “comunicatore” del nuovo contenuto. La

vicinanza del pupazzo all’oggetto stesso fa si che quest’ulti-mo si attivi rivelando al bambino il piccolo tesoro: una vec-chia foto di un pomeriggio al parco con la famiglia biologica o una ninna nanna cantata da loro.

Ciò che mi ha particolarmente entusiasmato di questa soluzione sono i molteplici ruoli svolti dal pupazzo e l’ap-proccio giocoso che aumenta il livello di coinvolgimento del bambino. La presenza di un oggetto soffice e maneggevo-le, che il bambino può facilmente portare sempre con sè e associare alla famiglia biologica, facilità l’instaurarsi di un rapporto affettivo, simile all’effetto “copertina di Linus”. Ul-teriore vantaggio di questa soluzione rispetto alle preceden-ti è il livello di sicurezza garantito da una quantità limitata di elementi elettronici all’interno del pupazzo, che si vanno in-vece a spostare all’interno degli oggetti con cui l’interazione è meno tattile, ma prevalentemente visiva e uditiva.

i.p. V

Page 54: TUMMYtunes

50

3.3 PRIMI FEEDBACK Da questo primo round di brainstorming ho tentato di trarne alcune conclusioni personali e di coinvolgere nuovamente Susan ed Amy. Curiosa di sentire cosa ne pensavano, man-dai loro un’email descrivendo nel dettaglio alcune delle mie proposte ed allegando delle immagini.

Uno dei fattori su cui entrambe hanno convenuto è stata l’importanza di permettere alla madre biologica e al bambi-no di poter scegliere quale fosse il loro metodo comunicativo preferito. In base alla propria personalità ogni persona può prediligere un metodo comunicativo rispetto ad un’altro: un bambino particolarmente timido e che parla poco potrebbe preferire stimoli visivi e la condivisione di video o foto, men-tre il bambino più estroverso può essere attratto dall’idea di registrare la propria voce mentre racconta la sua giornata.

La possibilità di attivare o disattivare determinati sensori e conseguentemente inibire alcune forme di comunicazione, non è solo una forma di controllo della privacy per i genitori adottivi, ma risulta essere un metodo molto efficace anche per i genitori biologici e il bambino, al fine di rispettare le loro personalità e dar loro modo di scegliere lo strumento con cui preferiscono interagire.

3.4 NUOVE INVESTIGAZIONIDurante questa fase sperimentale mi trovavo a lavorare per l’azienda Ideo, dove stavo effettuando uno stage come In-teraction Designer. L’ufficio in cui lavoravo è situato a Palo Alto e conta quasi 300 dipendenti, di cui la maggioranza de-signer. Nonostante gran parte dei progetti vengano svilup-pati in sede, capita spesso che ai dipendenti venga richiesto di viaggiare, talvolta solo per alcuni giorni, ma a volte la lon-tananza da casa e dalla propria famiglia può durare anche settimane, se non mesi. Ciò ha reso queste persone candi-date perfette per la mia ricerca e attraverso una mail collet-tiva ho chiesto a coloro che avevavo figli di descrivere come

riescono a gestire la lontananza, quali sono i loro momenti preferiti della giornata, ciò di cui sentono maggiormente la mancanza e che strumenti utilizzano solitamente per comu-nicare con i propri figli.

Attraverso le risposte che ho ricevuto è prevalso che uno degli strumenti comunicativi più efficaci risulta essere Skype, perchè la possibilità di avere un riscontro visivo fa si che anche i più piccoli possano sentirsi coinvolti nella co-municazione e affascinati dalla magia della tecnologia. Per i genitori è inoltre molto piacevole ricevere immagini dei pro-pri figli, mentre si destreggiano in giochi fantasiosi o fanno amicizia con il cane dei vicini, tanto che è luogo comune tra le tate californiane spedire almeno un paio di foto ogni gior-no alla madre, per farla sentire presente anche quando non può esserlo fisicamente.

Il messaggio vocale acquista invece più fascino quando non è possibile una comunicazione in tempo reale e la pos-sibilità di riascoltare la voce materna o viceversa è sempre fonte di comforto per entrambi. Per i genitori lavoratori la sera è uno dei pochi momenti in cui possono garantire ai propri figli la loro presenza, perciò quando sono in viaggio è particolarmente importante per loro mantenere questo ri-tuale, ad esempio con un messaggio della buonanotte.

In generale ciò che è importante per tutti questi genito-ri, indipendentemente dallo strumento utilizzato, è provare un senso di presenza e avere uno scambio di emozioni con i propri figli. Per alcuni non solo mentre sono in viaggio, ma anche durante un normale giorno lavorativo.

3.5 LA FAMIGLIA SMITHDopo più rounds di brainstorming e interviste con gli utenti, avevo imparato e sperimentato abbastanza da poter comin-ciare a lavorare ad una soluzione più solida e convincente. Tutte le ipotesi progettuali che si erano generate finora ave-vano diversi elementi di forza, ma anche altrettanti limiti

Page 55: TUMMYtunes

SPERIMENTAZIONI | 51

(in basso) Prime illustrazioni della famiglia Smith

Be c c aJ i l l

Da r c yF e l i x

L o u

tecnologici e/o comunicativi a cui dovevo trovare una solu-zione.

La generazione di molte idee diverse mi aveva aiutato a fare chiarezza sulla missione chiave di questo progetto: faci-litare la comunicazione e la formazione di un rapporto af-fettivo tra i genitori biologici e il bambino, ponendo una particolare attenzione sulle sfumature più emotive. Ciò pone i genitori adottivi in una posizione secondaria e con il ruolo di puri osservatori, a cui è concesso in ogni momento di seguire le interazioni tra il figlio e i genitori adottivi visi-tando la pagina Facebook. Nonostante non siano coinvolti attivamente, la possibilità di monitorare la comunicazione tra gli utenti principali fa si che anche i genitori adottivi si sentano parte integrante dell’esperienza e inoltre infonde in loro un maggior senso di sicurezza e controllo.

Il progetto presentava inoltre una natura dualistica, tra fi-sico e digitale, e ciò avrebbe messo alla prova la mia capactà di tradurre comportamenti tipicamente virtuali in azioni fi-siche che dovevano risultare semplici abbastanza da essere comprensibili ad un bambino, ma mai banali.

Parte della soluzione a questo problema fu quella di op-tare per la progettazione di una serie di oggetti, invece di un unico elemento più complesso. Ciò mi portò a dare for-ma ad una famiglia di pupazzi, ognuno dei quali permette un numero ristretto d’interazioni e utilizza un’unico linguag-gio comunicativo. Questo approccio, oltre a rendere questi pupazzi più semplici, permette ai genitori di scegliere cosa sono disposti a condividere con la famiglia biologica ed ini-

bire le forme di comunicazione che non ritengono appropria-te, allontanando quello specifico pupazzo dal bambino.

Una delle prime scelte fu quella di evitare forme animali o più astratte, a favore di un’aspetto umano, nella speranza che ciò possa aiutare il bambino a comprendere la relazione tra il pupazzo e i genitori biologici.

Nella fascia d’età a cui è rivolto questo progetto non sem-pre per i bambini è semplice individuare il rapporto causa-effetto, perciò c’è una grossa probabilità che il bambino non comprenda da sé che il pupazzo è in realtà un’estensione del genitore biologico e che le interazioni che svolge con esso hanno ripercussioni in un’altro luogo. Indipendentemente da ciò è importante che l’interazione con il pupazzo sia coin-volgente abbastanza da essere utilizzato come semplice gio-co, fino a chè il bambino non è grande abbastanza per capire il suo reale scopo.

Dalla carta sono passata in fretta alla stoffa. Ho posto particolare attenzione nel conferire ad ogni pupazzo una propria personalità, attraverso forme e dimensioni diverse, ma era altrettanto importante comunicare l’idea d’unità, ad esempio con l’uso di colori e pattern comuni. Per la stessa ragione il nome prescelto per questa serie di pupazzi interat-tivi è ‘The Smiths’, ad indicarne l’appartenenza ad un’unica famiglia.

Ma prima di presentarne i membri mi sembra necessario descrivere brevemente l’architettura alla base dello scambio di dati, da Facebook ai pupazzi. Utilizzando una piattaforma virtuale già esistente non mi era concessa molta flessibili-

Page 56: TUMMYtunes

52

Prototipi dei cinque pupazzi

Page 57: TUMMYtunes

SPERIMENTAZIONI | 53

tà nel definire le interazioni che avvenivano digitalmente, ma rimaneva la necessità di strutturare in qualche modo lo scambio di contenuti tra gli oggetti fisici e i profili Facebook.

La mia prima soluzione prevedeva la generazione auto-matica di un profilo Facebook, unico per tutti i membri della famiglia Smith. In questo modo, ogni qualvolta uno dei pu-pazzi avesse generato un nuovo messaggio, questo sarebbe stato visibile nella pagina del loro profilo e, ogni qualvolta, uno dei genitori biologici avesse voluto condividere un con-tenuto avrebbe semplicemente dovuto caricarlo sottoforma di post sul wall2 degli Smiths ed indicare sul messaggio il nome del pupazzo a cui quel contenuto era associato, gene-rando così una tag. In questo modo ogni pupazzo avrebbe riconosciuto i dati destinati a lui e li avrebbe riprodotti qua-lora il bambino avesse interagito con esso.

E’ stato tra una cucitura è l’altra che i cinque membri della famiglia Smith hanno acquisito la loro identità e poterli toc-

care con mano mi ha aiutato moltissimo nello sperimentare diverse interazioni e avere una prima idea di quale sarebbe stata l’esperienza per il bambino.

Lou, Felix e Jill hanno in comune l’uso dell’audio come media comunicativo, ma hanno però lo scopo di generare emozioni diverse e sono destinati a momenti differenti della giornata. Darcy invece genera immagini in modo divertente e coinvolgente e, infine, Becca permette al bambino e ai ge-nitori di dimostrare l’un l’altro il proprio affetto.

LouLa voce può essere un mezzo molto importante per la forma-zione di un legame affettivo ed è su questo che Lou pone le proprie basi per la formazione di una relazione duratura nel tempo.

Grazie il pupazzo il bambino può riprodurre fiabe registra-te precedentemente dai genitori biologici ed addormentarsi

facebookThe Smiths

ʻBefriendʼBefriend

Adoptive parents profiles

Birthparents profiles

2 Wall: profile space where Facebook user can post and visualize their content

Architettura alla base della comunicazione tra Facebook e i pupazzi. Al fine di comunicare con ‘The Smiths‘ i genitori biologici ed adottivi dovranno diventare loro amici su Facebook

Page 58: TUMMYtunes

54

al suono della loro voce. L’interazione è molto semplice e la forma del pupazzo suggerisce al bambino il tipo di compor-tamento richiesto. Lou si distingue dagli altri membri della famiglia per una particolare cappello con due grandi pom pom, uno dei quali è ricoperto da soffice pelliccia: invito ad ascoltare il racconto poggiando la testa su di una superficie morbida e molto piacevole.

Come spesso accade, ai bambini piace ascoltare sera dopo sera la loro storia preferita e per questo Lou permet-te di registrare la storia che si sta ascoltando appoggiando speciali pietre magiche al pom pom sinistro del cappello. Un feedback luminoso lo avverte che la storia è stata salvata e ad ogni momento la può riprodurre ponendo la pietra magi-ca all’interno di una tasca presente nel vestito di Lou.

JillCompletamente diversa è l’atmosfera creata da Jill, pen-sata per i momenti di gioco e per bruciare un pò d’energia danzando alla musica preferita dai genitori biologici. La possibilità di integrare ai nostri post Facebook tracce audio provenienti da Spotify, Last FM o Pandora, ha fatto si che diventi sempre più frequente condividere i propri gusti mu-sicali. Jill permette in questo modo ai genitori biologici di condividere sensazioni e passioni che li caratterizzano.

Per attivare Jill il bambino deve solo darle una piccola spintarella e non appena questa comincierà a dondolare i brani condivisi su Facebook cominceranno a riprodursi. La bocca del pupazzo si illumina e si muove a ritmo con il bra-no, ma quando Jill smette di oscillare il volume comincia a scendere e solo un’altra spinta potrà rianimare il pupazzo.

FelixFelix, a differenza dei due pupazzi appena descritti, richiede un ruolo molto più attivo da parte del bambino. Il suo scopo è quello di registrare, suoni, messagi vocali e rumori che il

On c e u p o n a t i m e . . .

. . . t h e r e w a s a . . .

Simulazione dell’interazione con il pupazzo Lou:1 il pupazzo non è attivo2 una nuova fiaba è stata caricata su Facebook dai genitori biologici3 il bambino preme il pom pom del cappelo di Lou per cominciare a riprodurre una storia 4 il pupazzo sta riproducendo una storia e il cappello si illumina5 il bambino sta salvando la storia in fase di riproduzione all’interno di una pietra magica

Page 59: TUMMYtunes

SPERIMENTAZIONI | 55

bambino può voler condividere con i genitori biologici du-rante i suoi momenti di gioco. Per attivare la registrazione il bambino deve tenere premute le guancie di Felix e al loro ri-lascio viene creato un nuovo post su Facebook con la traccia audio appena registrata.

A rendere questo pupazzo particolarmente interessante per la coppia biologica è la possibilità che questo strumento offre di seguire, nel tempo, i progressi linguistici e cognitivi del bambino. A tre anni è più probabile che il bimbo docu-menti rumori, suoni o frasi poco chiare, ma a quattro anni comincierà a formulare delle frasi significative e a cinque potrebbe cominciare a descrivere ciò che è successo al par-co. Tutti questi elementi permettono ai genitori di scoprire piccoli episodi di vita quotidiana che li rende più partecipi della vita del bambino.

DarcyDarcy è il pupazzo dall’interazione più complessa, ma per alcuni anche più stimolante e magica. Possiede infatti de-gli speciali occhiali, che se indossati permettono di scattare foto e di riprodurle grazie ad un piccolo schermo circolare posto nella lente opposta alla telecamera. Per rendere l’inte-razione più divertente e coinvolgente Darcy è anche in gra-do di determinare il colore predominante presente di fronte a se e lo riproduce grazie ad un LED presente tra gli occhi; in questo modo il bambino può muoversi tra i vari ambienti di casa per osservare il colore della luce mutare in continua-zione.

Progettare interazioni coinvolgenti per Darcy fu abba-stanza complicato, perchè molte delle soluzioni a cui avevo pensato risultavano essere troppo complicate per un bambi-no, ma non potevo assolutamente rinunciare ad un pupazzo che generasse contenuti visivi. Ricevere immagini frequenti del proprio figlio permette ai genitori biologici di seguire la sua crescita ed allo stesso tempo creare un diario digitale.

(dall’alto al basso) Jill, Felix e Darcy

Page 60: TUMMYtunes

56

BeccaUltimo membro della famiglia è Becca, il pupazzo più emo-zionale. L’interazione è molto semplice quanto significativa. Questo pupazzo è l’unico a permetterne una comunicazione in tempo reale e si attiva solamente quando uno dei genitori si trova online. Ispirato dalla mania per gli emoticon3, Becca genera l’emoticon di un bacio sul profilo del genitore online ogni volta che il bambino bacia il pupazzo sulla bocca. Se il genitore decide di reciprocare il cuore di Becca si illumina e un breve suono attrae l’attenzione del bambino. Ad indicare quando uno dei genitori si trova online sono gli occhi, che rimangono illuminati fino a che il genitore non si disconette.

I pupazzi della famiglia Smith sono state le fondamenta per un ulteriore iterazione nella quale ho studiato più a fon-do il ruolo di Facebook nell’esperienza interattiva tra bambi-no e genitori biologici .

3.6 DA THE SMITHS A TUMMYtunesNonostante le interazioni appena descritte siano interessan-ti e diversificate, il coinvolgimento del social network aveva forse acquisito un ruolo troppo marginale e non avevo posto abbastanza attenzione nello sfruttare a pieno tutte le poten-zialità che mette a disposizione dei propri utenti. Che com-portamenti virtuali distinguono i social network dalle nostre interazioni con persone in carne e ossa?

Becca fa già uso di emoticon per tradurre in simboli una comunicazione più classica di tipo verbale, ma Facebook e Twitter fanno largo uso anche di quello che viene definito

3 Emoticon: riproduzioni stilizzate di quelle principali espressioni facciali umane che si manifestano in presenza di un’emozione (sorriso, broncio, ghigno, ecc.). Vengono utilizzate prevalentemente su internet, nei programmi di messaggistica chat, in sostiruzione di una forma comunicativa verbale

(in alto, da sinistra a destra)Becca coinvolta in un’interazione Foto scattata durante la prototipazione dei pupazzi, mentre riempio le forme di ‘bambagia’, un materiale sofficie e voluminoso

status update, cioè una stringa di pochi caratteri attraverso cui è possibile lasciare un messaggio pubblico riguardo il nostro umore o la nostra giornata.

Facebook si distingue inoltre per aver introdotto la pos-sibilità di attribuire ai contenuti condivisi dai nostri amici feedback positivi, attraverso l’opzione like, permettendoci così di esprimere le nostre preferenze con un solo gesto.

Una delle ragioni per cui i social network destano così tan-to successo è perchè permettono agli utenti di aggregare in un unico luogo persone e media di diverso genere ed offrono uno spazio entro cui archiviare frammenti della propria vita, come album fotografici, e organizzare eventi futuri creando anticipazione tra i partecipanti. Era mio desiderio tradurre tutti questi elementi in azioni fisiche e situazioni tangibili che andassero a migliorare l’interazione già progettata per i cinque pupazzi della famiglia Smith.

L’analisi dei pupazzi è poi proseguita evidenziando la presenza di comunicazioni prevalentemente di natura uni-laterale, dove cioè bambino o genitore assumono un ruolo fortemente dominate. Vista la missione del progetto era importante diversificare le soluzioni, permettendo anche interazioni a doppia direzione. Questa comunicazione più ‘conversazionale’ implica in alcuni casi uno sviluppo cogni-tivo e linguistico del bambino più complesso di quello ini-zialmente previsto. Per ovviare a questo problema ho deciso di separare i pupazzi dal concetto di famiglia indissolubile, dando ai genitori adottivi e biologici maggior autonomia nel scegliere quando il bambino è in grado di interagire con ogni singolo pupazzo.

Questi cambiamenti mi hanno convito della necessità di

Page 61: TUMMYtunes

SPERIMENTAZIONI | 57

un nuovo nome per il progetto, che si allontanasse dall’at-tenzione eccessiva posta sui pupazzi come unità, che carat-terizzava The Smiths, per tenere in considerazione il sistema nel suo insieme e ricollegarsi maggiormente al tema centra-le dell’adozione aperta e dei legami affettivi.

3.7 ORIGINE DEL NOMEIl nome TUMMYtunes è stato ispirato da alcune delle sto-rie che mi sono state raccontate durante la fase di ricerca sul campo. Ho infatti scoperto che le madri adottive spiegano ai propri figli la loro origine sin da piccoli, identificando la madre biologica come colei che li ha fatti crescere all’inter-no della sua pancia per un lungo periodo di tempo e questo porta molti di questi bambini a chiamarla tummy-mom.

A TUMMY segue tunes in associazione alla prima forma di riconoscimento che si instaura tra la madre e il proprio figlio, cioè un riconoscimento vocale che comincia già du-rante la fase di gravidanza. Tunes può inoltre identificarsi nella sua espressione verbale tuned, che significa appunto sincronizzato, sulla stessa frequenza e richiama l’idea di un canale comunicativo.

In conclusione, TUMMYtunes mi sembra racchiudere in se entrambi il legame biologico e il rapporto comunicati-vo che caratterizzano la relazione tra una madre biologica e il proprio figlio. La sua fonetica è molto orecchiabile e fa-cilmente pronunciabile anche dai più piccoli. Richiama in modo emozionale il mondo del bambino, senza però risulta-re troppo infantile.

3.8 SERVIZIO vs. PRODOTTOMan mano che il progetto andava a prendere forma si solle-vavano questioni riguardo alla distribuzione della sua com-ponente fisica: in che modo i genitori vengono a conoscenza di questo strumento comunicativo e il bambino come può entrarne in possesso dei pupazzi?

Si sono subito delineate due possibili soluzioni di natura opposta, che vedevano TUMMYtunes in qualità di servizio o di prodotto. Entrambi sono interessanti e con diversi pun-ti di forza, perciò non mi sento ancora di escludere nessuna delle due opzioni senza effettuare ulteriori ricerche diretta-mente sul campo e coinvolgere altri esperti.

Nel primo caso TUMMYtunes può essere interpretato come un servizio offerto alla famiglia dalla agenzia adotti-va che ha seguito la loro pratica. Si può ipotizzare in questo caso che la procedura coinvolga anche l’assistente socia-le che effettuerà i controlli successivi, al fine di accertarsi dell’esito positivo dell’adozione. Questo strumento comuni-cativo potrebbe offrire a queste istituzioni la possibilità di monitorare, entro certi limiti, l’evolversi dell’adozione e del rapporto tra le due coppie di genitori e il bambino. Questa soluzione, pur non volendo cambiare la missione del proget-to, si allontana un pò dai suoi goal principali, introducendo un nuovo punto di vista che richiede senza ombra di dubbio uno studio più approfondito del ruolo dell’assistente sociale nelle fasi successive al posizionamento del bambino nella nuova casa.

Nel secondo caso le persone coinvolte rimangono esclu-sivamente i genitori biologici, adottivi e il bambini, mentre TUMMYtunes si posiziona in qualità di prodotto. I genitori biologici, desiderosi di mantenere vivo il loro rapporto con il bambino, acquistano uno o più pupazzi interattivi e lo dona-no alla nuova famiglia adottiva, ed indirettamente al bambi-no. In questo modo i genitori biologici dimostrano in modo esplicito e tangibile il loro desiderio di rimanere coinvolti nella vita del figlio e di essere presenti durante le varie fasi della sua crescita. A sua volta la partecipazione dei genitori adottivi nell’accettare il dono e nell’attivare le capacità co-municative dei pupazzi (azione descritta nell’appendice A) manifestano la loro volontà di accogliere i genitori biologici come nuovi membri della loro famiglia e affermano la loro

Page 62: TUMMYtunes

58

Page 63: TUMMYtunes

SPERIMENTAZIONI | 59

(a sinistra) Illustrazione che sottolinea le diverse persone coinvolte nel caso TUMMYtunes venga interpretato come servizio o prodot-to

(in basso) schema di posizionamento sul mercato rispetto alle due assi digital/physical e ruolo più o meno attivo del bambino

disponibilità di condividere parte dell’esperienza genito-riale. Questo scenario si carica di significati simbolici che possono essere molto rilevanti quando il bambino sarà ab-bastanza grande per coglierli. Entrambi i genitori, attraverso le loro azioni, sottolineano la natura positiva di quest’adozio-ne e rendono più facile per il bambino comprenderne i moti-vi ed accettarne le conseguenze.

Risvolto interessante di questa soluzione distributiva è un possibile allargamento del campo d’utenza. Questo proget-to potrebbe infatti rivelarsi interessante anche per famiglie non coinvolte in processi adottivi, ma che desiderano sem-plicemente interagire di più con i suoi membri più giovani. Le possibilità sono molteplici: dalla nonna che vorrebbe poter comunicare ogni giorno con il nipotino, al padre di-vorziato che non ha modo di vedere con regolarità il proprio figlio o la madre che per lavoro è costretta ad allontanrsi spesso da casa ed aspira ad un’interazione più frequente.

3. 9 POSIZIONAMENTO NEL MERCATOPrima di passare al capitolo seguente, dedicato al progetto finale, vorrei concludere analizzando il possibile posiziona-mento sul mercato di TUMMYtunes. Grazie alla panoramica generale con cui ho cominciato questo report mi è stato pos-sibile notare che la soluzione da me proposta contribuisce ad arricchire un gruppo di progetti di natura comunicativa e destinati ai bambini che è già abbastanza folto, ma mentre gli altri progetti si distinguono per la loro natura prevalente-mente fisica o digitale, TUMMYtunes si posiziona a cavallo di quest’asse. Questa peculiarità è proprio il suo punto di forza, perchè permette la comunicazione tra utenti di età di-verse adattandosi il più possibile al loro stile di vita e alle loro abitudini.

physical

digital

passive role of the baby active role of the baby

Page 64: TUMMYtunes

60

Page 65: TUMMYtunes

PROGETTO FINALE | 61

4 progetto finale

4.1

4.2

i pupazzi

personas e scenari

Page 66: TUMMYtunes

62

TUMMYtunes è uno strumento comunicativo caratterizzato dalla co-presenza di elementi tangibili e componenti digita-li. Indirizzato alle famiglie coinvolte in un’adozione aperta, è stato progettato con lo scopo di aiutare la formazione di un rapporto affettivo tra il bambino e i genitori biologici, qua-lora la loro comunicazione sia resa difficile dalla lontananza fisica.

La componente predominante di questo progetto sono cinque pupazzi interattivi attraverso i quali il bambino può generare e riprodurre contenuti di vario genere, come im-magini, suoni e messaggi testuali. Questi verranno resi di-sponibili agli adulti attraverso la generazione automatica di nuovi post1 su Facebook, piattaforma comunicativa designa-ta per i genitori biologici e grazie alla quale possono contri-buire all’esperienza aggiornando i contenuti riprodotti dai pupazzi.

La natura dualistica di questo progetto mi ha permesso di esplorare il mondo del social network per i più piccoli e di

mettermi alla prova nel definire un nuovo linguaggio comu-nicativo che permettesse ai bambini di partecipare alla vita virtuale dei loro genitori biologici, pur rimanendo in un am-biente protetto e rispettando la privacy dei genitori adottivi.

4.1 I PUPAZZI I pupazzi con cui il bambino ha modo di interagire e comu-nicare sono in totale cinque e si chiamano: the storyteller - il raccontastoriethe vocalist - la cantante the cuddly - la coccolonathe chatterbox - il chiacchierone the scout - l’ investigatore

Come sarà saltato all’occhio, a nessuno di questi è stato attribuito un nome proprio, ma solo un termine generico che ne suggerisce personalità e funzione. Questa scelta è stata dettata dal desiderio di lasciare al bambino la possibilità di esprimersi inventandone il nome e creando di conseguenza

1 Post: messaggio testuale, con funzione di opinione o commento, condiviso su di uno spazio pubblico o meno online

Page 67: TUMMYtunes

PROGETTO FINALE | 63

un legame affettivo e di appartenenza con l’oggetto. I pupazzi sono accomunati da un’aspetto umano e da

forme tondeggianti, ma si differenziano per l’uso di tessuti dalle diverse tonalità, che tentano di rispecchiare la natura dell’interazione e il momento della giornata in cui vengono coinvolti nelle attività del bambino. L’uso di vari materiali, tra cui feltro, pannolenci e pelliccia sintetica, permette di creare sensazioni tattili diversificate, che rendono i pupazzi ancora più attraenti per i più piccoli. Tutte le aree del corpo coinvolte in una delle interazioni sono evidenziate dall’uso di un tessuto chiaro e con texture a quadretti, per facilitare al bambino la sua identificazione. La decisione di rappre-sentare le loro sembianze umane solo da un lato intende es-sere un sottile richiamo al loro rapporto comunicativo con una piattaforma digitale e al loro alter ego bidimensionale.

La fascia di età, dai tre ai sei anni, a cui questi pupaz-zi sono destinati non permette di calcolare con precisione quando il bambino sarà in grado di intuire la vera natura di questi pupazzi e la loro capacità di comunicare con qual-cuno non presente fisicamente. Nonostante la comprensio-ne di questa relazione sia fondamentale per il successo di questo prodotto, non deve necessariamente avvenire sin da subito, ma si può prevedere un periodo durante il quale il bambino utilizzera questi pupazzi come semplici giochi e li associerà al genitore biologico solo in seguito, grazie al loro uso frequente e alle spiegazioni dei genitori adottivi (questo tema è trattato nel dettaglio nel capitolo seguente; punto 6.1).

Tenendo in considerazione lo sviluppo graduale di capa-cità linguisto-cognitive da parte del bambino, ho deciso di rendere i pupazzi indipendenti l’uno dall’altro, permettendo ai genitori di decidere quando è il momento più appropriato per introdurli al bambino (approfondimenti nel capitolo se-guente, punto 6.2).

4.2 PERSONAS e SCENARIPer facilitare la comprensione delle interazioni che distin-guono i vari pupazzi ho deciso di realizzare alcuni scenari e di partire generando delle personas, cioè degli identikit rela-tivamente dettagliati di possibili utenti.

Keiko e Jonathan Foster sono i genitori adottivi di Eleo-nor Foster. Hanno rispettivamente 33 e 35 anni e vivono a San Rafael, a poche miglia da San Francisco. Dopo anni di trattamenti contro l’infertilità hanno finalmente deciso di investigare il mondo dell’adozione e sono entrati in contatto con l’agenzia adottiva Adoption Connection. Durante i pri-mi incontri sono venuti a conoscenza dell’adozione aperta, come alternativa all’adozione chiusa, e questo ha risvegliato in loro un forte interesse, che li ha spinti a leggere i vari pro-fili di genitori biologici presenti nel sito dell’agenzia.

Una volta convinti che l’adozione aperta era proprio quel-lo che faceva per loro, hanno prima redatto il loro profilo, che è stato pubblicato sul sito dell’agenzia adottiva, e poi si sono prodigati nella realizzazione di un piccolo sito internet dove poter condividere i propri interessi, i valori su cui basano la

the storyteller the vocalist the cuddly the chatterbox the scout

(a sinistra) Pupazzi e www.tummytunes.com, da dove è possibile attivarli inserendo un codice a cinque cifre

(in basso) I cinque pupazzi

Page 68: TUMMYtunes

64

Personas (dall’alto in basso): Reiko e Jonathan FosterStina Altman

loro vita e raccontare un pò di se a vantaggio dei potenziali genitori biologici che cercavano la giusta famiglia per il loro figlio. Tuttora utilizzano questo sito per condividere con Sti-na, la madre biologica, alcune foto di famiglia.

Jonathan è un medico chiropratico appassionato di jazz, mentre Keiko è un’insegnante d’asilo a cui piace costruire giocattoli in cartone per i suoi alunni. Adorano cucinare e godersi pic-nic al parco nei giorni di sole e questa sembra es-sere diventata una delle attività preferite anche dalla piccola Eleonor, che ha una forte passione per i fiori colorati. Vanno spesso al cinema o a teatro e non perdono mai il loro appun-tamento mensile all’Accademy of Scienze di San Francisco, dove Eleonor ha modo di imparare cose nuove divertendosi e può salutare il suo animale preferito: un coccodrillo albino. Entrambi parlano Giapponese e Americano e visitano en-trambe le famiglie, in Giappone e in Michigan, almeno una volta l’anno.

Stina Altman è una studentessa di 27 anni. Nata a San Die-go, si è trasferita in Europa poco dopo la nascita della figlia per realizzare il suo sogno: studiare le lingue nordiche. E’ stata la sua grande passione per le lingue che l’ha convinta a scegliere Keiko e Jonathan come genitori adottivi per la propria figlia biologica, felice che loro potessero insegnarle una seconda lingua sin dall’infanzia.

Ha scoperto di essere incinta poco prima di iscriversi all’univesità e nonostante odiasse l’idea di un aborto, non poteva ancora rinunciare a tutti i suoi piani per il futuro. Ha considerato l’adozione come un’opzione valida solo dopo aver parlato con la famiglia ed aver incontrato alcune assi-stenti sociali di Adoption Connect, l’agenzia adottiva a cui si è rivolta. Il padre di Eleonor aveva già deciso di non voler essere coinvolto in alcun modo, ma per Stina era molto im-portante essere certa che la propria figlia avesse davanti a sé un futuro brillante. In seguito alla lettura di varie lettere e profili scritti da coppie di futuri genitori adottivi, sono stati

Page 69: TUMMYtunes

PROGETTO FINALE | 65

Personas (in basso): Eleonor Foster

organizzati per lei un paio di incontri, grazie ai quali ha co-nosciuto Reiko e Jonathan.

Ora che Eleonor ha cinque anni la sente spesso per telefo-no o Skype e tra Eleonor e Stina, con la complicità di Reiko, è cominciato uno scambio settimanale di cartoline con brevi messaggi attraverso cui condividono i momenti più difficli e divertenti della settimana.

Eleonor, infine, è una felice bambina di 5 anni a cui piace danzare e rincorrere farfalle. E’ molto vivace e chiacchiero-na, ma a volte potrebbe passare tutto il pomeriggio a leggere favole e disegnare. Il suo migliore amico è Logan, il cane dei vicini, che viene spesso a trovarla mentre gioca nel giardino di casa e con cui condivide un’indole molto allegra ed esplo-rativa.

Poter parlare spesso con Stina la rende molto felice e ogni settimana sceglie con molta attenzione che cartolina spedir-le. Purtroppo non ha ancora imparato a scrivere, perciò ha bisogno dell’aiuto di mamma Reiko per scrivere il messag-gio e spedirla.

Qualche anno fa Stina ha cominciato a comprare i pupazzi TUMMYtunes per Eleonor e tutta la famiglia ne è stata entu-siasta. Keiko ha contribuito attivandoli attraverso il portale (descritto nell’Appendice A) ed Eleonor da pochi mesi ha compreso il loro legame comunicativo con Stina, nonostate alcune delle interazioni siano ancora un pò difficili per lei.

Ora passiamo agli scenari che verranno preceduti da una descrizione del pupazzo a cui si riferiscono.

Page 70: TUMMYtunes

66

the storyteller - il raccontastorie

The storyteller permette ai genitori biologici di condivide-re il momento della buonanotte raccontando al bambino le favole che hanno caratterizzato la loro infanzia o inventan-done di nuove. Queste tracce audio possono essere diretta-mente scaricate da siti internet o possono essere registrate dai genitori stessi, per permettere al figlio di addormetarsi al suono della loro voce. In questo modo si va a rafforzare un legame formatosi già durante la gravidanza, attraverso la voce materna, e si crea un nuovo ‘punto d’incontro’ che può entrare a far parte della routine quotidiana del bambino, ren-dendo i genitori biologici partecipi della sua vita giornaliera.

La forma piccola e tondeggiante di questo pupazzo invi-ta il bambino a stringerlo a sé durante la riproduzione delle storie. Il suo abbigliamento blu scuro, adatto all’orario serale a cui è destinato, si contraddistingue per la presenza di un ampio cappello con due lunghi pom pom, uno dei quali ha un lato rivestito di soffice pelliccia bianca con cui il bambino può accarezzarsi il volto (figura 1). Un borsello dalla stoffa più chiara contiene le pietre magiche che racchiudono le sto-rie preferite del bambino (figura 3); le tiene a debita distanza dal lettore RFID, per evitare che la riproduzione cominci ina-spettatamente, ma sempre a portata di mano.

Il cappello è l’elemento su cui si focalizza l’interazione (fi-gura 2): quando viene condivisa una nuova storia una luce in corrispondenza della testa si illumina per notificare il bam-bino e creare una connessione simbolica con il mondo dei sogni. Per sbirciare metaforicamente all’interno della testa del pupazzo ed ascoltare la storia il bambino deve spingere i suoi pensieri verso le estremità tirando i due pom pom.

1

3

2

Page 71: TUMMYtunes

PROGETTO FINALE | 67

Stina ha trovato inaspettatamente alcuni vecchi libri di fiabe e decide così di condividere con Eleonor una delle sue fiabe preferite. Registra la sua voce mentre legge la storia e poi la posta sul wall di Lou, lo storyteller di Eleonor.

Eleonor si accorge già nel primo pomeriggio che una nuova storia l’attende, ma sa che dovrà aspettare la sera per poterla ascoltare.

Finalmente è ora di andare a nanna ed Eleonor si accocola a letto assieme a Lou. Gli tira i pom pom del cappello e ...

Page 72: TUMMYtunes

68

... lui comincia a narrare la storia, mentre una luce azzurra calma e pulsante culla Eleonor nel mondo dei sogni.

La mattina seguente mamma Keiko aiuta Eleonor a salvare la storia dentro ad una delle pietre magiche, guidandola nelle azioni passo a passo. Una luce azzurra ha lampeggiato nel cappello: la storia è salvata.

Eleonor non conosce ancora il significato della parola ‘salvare’, ma sa che reinserendo la pietra all’interno della piccola tasca sul cappello può riprodurre la sua storia preferita quante volte vuole, mentre Stina riceve una notifica.

Page 73: TUMMYtunes

PROGETTO FINALE | 69

1

3

2

the vocalist - la cantante

The vocalist facilità la condivisione da parte dei genitori bio-logici delle proprie playlist2 musicali, permettendo al bam-bino di ascoltare tutti i brani che condividono all’interno del loro profilo e approfittandone il più possibile di tutte le applicazione di condivisione musicale che Facebook offre ai suoi utenti.

La musica è spesso un buon mezzo per esternare non solo le proprie preference musicali, ma anche il proprio stato d’animo. Anche i bambini lo possono fare senza nemmeno rendersene conto, ma reagendo in modo diverso a vari sti-moli musicali. The vocalist permette ai genitori biologici di condividere le proprie passioni ed imparare ognivolta qual-cosa di nuovo sui gusti del figlio e sul suo stato emotivo, rendendoli allo stesso tempo indirettamente partecipi di un momento di gioco.

L’aspetto di questo pupazzo è un pò più tozzo rispetto a quello degli altri, a ricordare il portamento di un soprano, e la base è orizzontale ma curvata per permetterne il dondola-mento durante la riproduzione dei brani musicali. L’intenso colore viola e la bocca spalancata le conferiscono un’aspetto energetico, quasi aggressivo, che si addice al suo spitiro can-terino e al momento di gioco in cui verrà utilizzata (figura 1).

Anche le interazioni rispecchiano questo suo atteggia-mento più dinamico e vivace, infatti per attivarla il bambino deve darle una piccola spintarella. Quando applaude invece il pupazzo aumenta il volume della musica per sovrastare il rumore (figura 3), contribuendo a creare un’atmosfera alle-gra e chiassosa. Un gioco di luci, che cambiano intensità con la frequenza musicale, attrae l’attenzione del bambino verso la bocca e rende l’esperienza ancora più animata (figura 2).

2 Playlist: lista di canzoni, utilizzata su personal computer e media player portatili per la gestione più rapida dei brani in esecuzione e la loro sequenza

Page 74: TUMMYtunes

70

Stina condivide spesso la sua musica preferita con amici e parenti attraverso Facebook. Quando scopre qualche filastrocca o canzone divertente, che possa piacere a Eleonor, la segnala sul profilo di Jill, la vocalist della figlia.

Keiko permette ad Eleonor di giocare con Jill solo durante la giornata e quando la bambina è particolarmente vivace.

Con una piccola spintarella da parte della bambina, il pupazzo comincia a dondolare e a riprodurre i brani che trova sul suo profilo.

Page 75: TUMMYtunes

PROGETTO FINALE | 71

Eleonor passa molti pomeriggi allegri in compagnia di Jill e danzando a suon di musica scarica un sacco di ener-gia. La luce sulla bocca di pupazzo fa si che ad Eleonor sembri proprio che stia cantando.

Quando la canzone è particolarmente bella Eleonor applaude e una luce azzura si accende per un attimo sul petto, mentre il volume si alza per una trentina di secondi, scatenando l’ilarità della bambina.

All’applaudire di Eleonor Jill notifica Stina con un ‘like’ al suo post, così la madre biologica potrà scegliere con più precisione le canzoni da condividere nel futuro.

Page 76: TUMMYtunes

72

the cuddly - la coccolona

The cuddly invita i genitori biologici e il bambino a condi-videre emozioni positive e d’affetto attraverso lo scambio di semplici baci.

I propri sentimenti sono tra le cose più difficili da condivi-dere a distanza per un bambino, perchè spesso richiedono un approccio più diretto, scandito da una gestualità di rito, come un bacio o un’abbraccio. Un feedback immediato è molto importante in questo caso, specialmente per i più pic-coli che necessitano di una forma di conferma immediata dell’amore che la famiglia prova per loro. Per questo moti-vo l’interazione di questo pupazzo avviene in tempo reale e l’oggetto si attiva solo quando uno dei due genitori biologici si trova connesso a Facebook.

La sua forma è molto semplice ed è il pupazzo dalle sem-bianze più infantili. Le aree destinate all’interazione sono di proporzioni più grandi rispetto agli altri elementi, al fine di farle risaltare all’occhio del bambino. Il cuore inoltre è in ri-lievo, per sottolineare la natura più emotiva di questo pupaz-zo rispetto agli altri (figura 1).

Lo scambio di emozioni può cominciare indistintamente da uno dei due utenti e richiede pochi e semplici gesti, ma carichi di significato simbolico. Anche per questo pupazzo la luce gioca un ruolo fondamentale per attrarre l’attenzione del bambino verso aree specifiche e per avvisarlo quando il suo comportamento ha generato un messaggio (figura 2 e 3).

1

3

2

Page 77: TUMMYtunes

PROGETTO FINALE | 73

Becca, the cuddly di Eleonor, sa sempre quando Stina si connette a Facebook...

... è avverte la sua padroncina accendendo gli occhi con luci verdi. Eleonor non conosce Facebook, ma sa che quando Becca è sveglia lei ha modo di comunicare con la sua tummy-mom.

Baciando la bocca del pupazzo, Eleonor manda un bacio a Stina...

Page 78: TUMMYtunes

74

... che vede cominciare una conversazione istantanea con un’emoticon a forma di cuore. Per rispondere al bacio Stina contribuisce alla conversazione selezionando la stessa emoticon...

... mentre una luce rossa si accende in corrispondenza del cuore di Becca. Quando Eleonor la tocca un messaggio vocale viene riprodotto, contribuendo a comunicarle l’affetto che la madre biologica prova per lei.

Appena Stina si sconnette Becca torna a dormire e gli occhi luminosi si spengono interrompendo la comunicazione.

Page 79: TUMMYtunes

PROGETTO FINALE | 75

1

3

2

the chatterbox - il chiacchierone

The chatterbox è destinato allo scambio di messaggi vocali che permettono al bambino di condividere verbalmente gli avvenimenti della giornata e facilitano il coinvolgimento di-retto dei genitori biologici nella vita del figlio.

Mentre gli altri pupazzi vengono associati a momenti dai toni positivi e di gioco, the chatterbox si distingue per la sua capacità di essere efficace anche durante situazioni più tristi. Dopo una lite con un amico all’asilo o durante un periodo di malattia, il bambino può sentire il bisogno di essere soste-nuto e coccolato e in questo caso il pupazzo può fungere da valvola di sfogo.

L’abbigliamento giallo e la capigliatura sbarazzina gli con-feriscono uno spirito allegro e spensierato, che si traduce in un’interazione semplice, ma efficace (figura 1).

La bocca, più pronunciata rispetto a quella degli altri pu-pazzi, diventa l’area adibita alla riproduzione dei messaggi e coinvolge il bambino in azioni delicate, come un soffio (fi-gura 2). La registrazione richiede invece una gestualità più decisa, rendendo impossibile registrare una traccia audio per errore (figura 3).

Lo scambio di messaggi con i genitori biologici non av-viene in tempo reale, perciò l’intervallo di tempo tra un mes-saggio e l’altro può variare da pochi minuti a qualche giorno, in modo simile a ciò che avviene quando si comincia una conversazione su Facebook. Questi tempi di comunicazione permettono ad entrambi gli utenti di scegliere liberamente con quale frequenza preferiscono interagire e la natura lenta di questo scambio viene suggerita al bambino dalla lentezza con cui cala la luce sulla pancia del pupazzo, dopo aver regi-strato un messaggio.

Page 80: TUMMYtunes

76

A Stina piace condividere con Eleonor brevi messaggi in cui descrive la propria giornata. Una volta registrato il messaggio vocale lo carica sul profilo di Felix, nome che Eleonor ha dato al suo pupazzo the chatterbox.

Il giorno seguente Eleonor sta giocando con Logan, il cane dei vicini...

... quando si accorge che Felix ha un messaggio per lei. Forse a Stina è successo qualcosa di divertente!Soffiando sulla bocca del pupazzo...

... libera il messaggio e la luce rossa cala lentamente mentre la voce della tummy-mom esce dal pupazzo.

Page 81: TUMMYtunes

PROGETTO FINALE | 77

Dopo aver ascoltato il messaggio di Stina, Eleonor decide di rispondere registrando un messaggio insieme a Logan

Man mano che il messaggio si registra la pancia di Felix si illumina di una luce aranciata e la sua intensità conti-nua a crescere fino a quando Eleonor tiene le guancie premute.

Una volta rilasciate la luce comincia a perdere intensità molto lentamente, mentre un nuovo post con la traccia audio si aggiunge tra quelli sul profilo di Stina, in attesa di una sua risposta.

Page 82: TUMMYtunes

78

the scout - l’investigatore

The scout è il pupazzo attraverso cui il bambino può esplora-re l’ambiente in cui vive e condividere le proprie avventure con i genitori biologici sottoforma di foto. Come spesso si dice “un’immagine vale più di mille parole” e questa citazio-ne non si smentisce nemmeno in questo caso. Per i genitori biologici è infatti molto significativo poter seguire lo svilup-po fisico e cognitico del figlio attraverso immagini generate da lui e il bambino ha modo di divertirsi documentando il mondo dal proprio punto di vista.

La mantellina verde ricorda vagamente l’ispettore Sher-lock Holmes e l’uso degli occhiali come oggetto attivatore del pupazzo riconduce chiaramente alla natura visiva dei contenuti che permette di generare (figura 1).

Gli effetti luminosi, che si concentrano nella parte bassa del corpo del pupazzo (figura 2), sono determinati dall’am-biente in cui si trova e permettono di ottenere risultati co-stantemente diversi che stimolano il bambino ad essere curioso ed esplorare ambienti diversi. Infatti grazie alla foto-camera, il sistema percepisce il colore dominante dello spa-zio in cui si trova e lo riproduce sottoforma di luce colorata, creando un’effetto fluttuante dalle varie tonalità. Ulteriore in-centivo ad uno spirito creativo è la riproduzione immediata sul piccolo schermo delle foto appena scattate (figura 3).

L’aggregazione di tutte le imagini in un unico profilo, per-mette di generare automaticamente un’album fotografico dell’infanzia del bambino, che si caricà ancor più di un va-lore sentimentale quando anche il piccolo sarà grande abba-stanza per apprezzarlo assieme al resto della famiglia.

1

3

2

Page 83: TUMMYtunes

PROGETTO FINALE | 79

Quando ha un pò di tempo, Stina riguarda vecchie foto scattate da Eleonor usando Darcy, the scout. Di alcune decide di condividerne il ricordo cliccando ‘like’, così la stessa immagine appare anche sullo schermo del pupazzo.

Indossando gli occhiali Darcy si attiva...

... e parte del suo corpo si illumina di una luce il cui colore varia in seguito allo spostamenti di Eleonor attraverso le varie stanze della casa.

Page 84: TUMMYtunes

80

Oggi Eleonor è particolarmente attratta da un grande fiore arancione, così decide di immortalarlo in una foto pre-mendo i fianchi di Darcy.

La luce lampeggia per tre volte e la foto viene visualizzata dopo pochi attimi sullo schermo del pupazzo. Dopo pochi secondi Eleonor è già alla ricerca di un nuovo soggetto...

...mentre alcune ore dopo Stina si connette a Facebook e tra i nuovi post c’è ne anche quello di Darcy con la nuova foto scattata da Eleonor.

Page 85: TUMMYtunes

PROGETTO FINALE | 81

Page 86: TUMMYtunes

82

Page 87: TUMMYtunes

ULTERIORI OSSERVAZIONI | 83

ulteriori osservazioni

5.1

5.2

5.3

tempi e livelli di coinvolgimento

rispettare le varie fasi di sviluppo

user testing

5

Page 88: TUMMYtunes

84

5.1 TEMPI E LIVELLI DI COINVOLGIMENTOAttraverso ciascuno di questi pupazzi ho riproposto una se-rie di situazioni e modalità comunicative tipiche dei social network, in particolare di Facebook. Alcune di queste simili-tudini sono più marcate di altre, ma in tutti i casi si è tentato di riprodurne lo spirito e le sensazioni. Con questo obiettivo e con lo scopo di proporre interazioni di natura diversificata, che potessero adattarsi a stili di vita e personalità diverse, ho giocato molto sui tempi d’interazione e sulla direzione comunicativa.

Non sempre il livello di coinvolgimento dei due utenti si equivale: in alcuni casi il ruolo attivo del genitore biologi-co e del figlio si bilancia perfettamente, mentre per altri pu-pazzi l’interazione predilege una delle due direzioni, dove il contributo di uno dei partecipanti e superiore all’altro, che assume di conseguenza il ruolo di ricevente e ‘commenta-tore’.

I cinque pupazzi si distribuiscono lungo uno schema su due assi: un’asse temporale ed uno relativo al livello di coin-volgimento da parte dei due utenti.

Due dei pupazzi, the cuddly e the chatterbox permettono un interazione a doppia direzione molto bilanciata, in cui ad un’azione di uno degli utenti corrisponde quella dell’altro

utente. I due si differenziano però per i loro tempi di rispo-sta, che nel primo caso sono molto ravvicinati, visto che l’in-teraziona avviene in tempo reale, mentre nel secondo caso possono richiede intervalli d’attesa di lunghezza variabile e imprevedibile. Lo scambio di messaggi emotivi e spontanei, che questi due pupazzi facilitano, è stato ispirato dall’uso delle emoticon, che è scoppiato già anni fa nei social net-work, e dalla funzione update status di Facebook, attraverso cui è possibile condividere poche parole riguardo al proprio stato d’animo o ad un particolare avvenimento della giorna-ta, rendendo gli amici partecipi della propria vita di tutti i giorni.

The storyteller, insieme a the vocalist, vede il genitore come utente più attivo rispetto al bambino, che ha invece un ruolo più passivo e di consumo. Con tono più sottile e po-etico the storyteller permette di ‘creare un evento’, per uti-lizzare la terminologia di Facebook, a cui il bambino viene invitato nel momento in cui viene notificato che c’è una nuo-va storia ad attenderlo. Come un vero appuntamento, questa notifica genera nel bambino uno stato di anticipazione che rende l’esperienza ancora più piacevole e attesa. The vocalist invece permette al bambino di condividere in modo sempli-ce le proprie preferenze applaudendo alla canzone preferita,

Page 89: TUMMYtunes

ULTERIORI OSSERVAZIONI | 85

azione che influenzerà il comportamento di selezione delle canzoni future, ma che richiede al bambino solo pochi se-condi, come premere il bottone like di Facebook.

Infine the scout, unico pupazzo in cui il bambino gioca il ruolo dominante, generando immagini da condividere con

(a sinistra) Comportamenti digitali tipici di Facebook associati ad ogni pupazzo

(in basso) Mappatura dei cinque pupazzi in base ai tempi richiesti dall’interazione e al ruolo dominate del genitore biologico o del bambino. I tempi d’interazione tra bambino e genitore biologico suggeriti sulla mappa sono solo indicativi, perchè dipendono note-volmente dalle preferenze dagli utenti che ne fanno uso

baby lead comunication

parent lead comunication

realtime interaction interaction with delay

i genitori biologici e creando in questo modo un proprio al-bum fotografico digitale. Il ruolo del genitore biologico, pur essendo secondario, ha comunque una valenza fortemente poetica, perchè può richiamare alla memoria del bambino vecchi ricordi, commentando foto scattate nel passato.

Page 90: TUMMYtunes

86

5.2 RISPETTARE LE VARIE FASI DI SVILUPPOIndividuare la giusta fascia d’età per questo progetto si è rivelato uno degli elementi più difficili da definire. Era di primaria importanza che il bambino potesse cominciare a comunicare con il genitore biologico il prima possibile, per poter instaurare un rapporto solido sin dall’infanzia, ma allo stesso tempo dovevo considerare le limitazioni motorie, lin-guistiche e cognitive di un bambino ancora in fase di cre-scita.

Ho infine deciso di rivolgermi ad un pubblico tra i tre e i sei anni e di separare i cinque pupazzi, nati come una fa-miglia inseparabile, in cinque oggetti autonomi, in modo da permettere ai genitori di introdurli al bambino nel momento più idoneo alla sua crescita. Bisogna ricordare che lo svilup-po cognitivo di un bambino, nonostante segua dei parametri comuni, non avviene in tempi uguali per tutti. Il pedagogi-sta svizzero Jean Piaget ha dimostrato, già nella prima metà del ‘900, che lo sviluppo ha un’origine individuale e fattori esterni, come l’ambiente e le interazioni sociali, lo possono favorire o no.

Sempre secondo gli studi sull’età evolutiva di Piaget, lo sviluppo cognitivo si divide in quattro stadi e un bambino dai tre e i sei anni si trova nel secondo stadio, detto pre-ope-ratorio. Durante questo stadio il bambino è ingrado di utiliz-zare simboli e decontestualizzare oggetti per attribuirgli un nuovo significato, ad esempio utilizzando uno scatolone bu-cato per farlo diventare un’auto giocattolo. E’ inoltre in grado di distinguere oggetti e persone non presenti di fronte a sè e di utilizzare un linguaggio verbale per riferirsi ad esperien-ze avvenute in tempi diversi.

Mentre lo stadio precedente è caratterizzato da un forte egocentrismo radicale, secondo cui il bambino percepisce il proprio corpo e l’ambiente esterno come un’entità unica, questo stadio invece si prepara a superare l’egocentrismo intelletuale, secondo cui il punto di vista degli altri non può essere diverso da quello proprio del bambino.

Con l’aiuto della psicologa dello sviluppo Gabriella D’Ar-sié Tonon ho tentato di capire verso che età il bambino sarà in grado di associare al pupazzo capacità comunicative con il genitore e sono riuscita a definire che, per un bambino di tre anni, giocattolo e genitore saranno sempre percepiti come due enti comletamente indipendenti, ma gli anni a se-guire saranno incentrati sulla costruzione di questa abilità associativa e tra il quinto e il sesto anno la relazine sarà più chiara ad ogni interazione, fino ad esplicitarsi completamen-te e a non lasciare alcun dubbio.

Ad accellerare questo processo associativo può contribu-ire un’interazione assidua con l’oggetto e una serie di visite faccia a faccia tra il genitore e il bambino, connotate da una forte valenza affettiva, che spingono il bambino a desiderare e ricercare un maggior contatto con il genitore biologico.

Questo strumento perciò sarà in un primo momento più utile ed efficace per i genitori biologici e solo in seguito ac-quisirà un significato comunicativo per il bambino. In segui-to a queste considerazioni risultava ancora più importante ottenere pupazzi che proponessere interazioni coinvolgenti attraverso cui il bambino potesse esprimersi ed avere un’e-sperienza positiva, pur non comprendendo a pieno il signi-ficato del gioco.

Alcune delle interazioni richieste da questi pupazzi sono un pò complicate, ma il bambino può essere indotto ad im-pararle un pò alla volta con l’aiuto del genitore adottivo.

The storyteller e the vocalist possono essere i primi due pupazzi ad essere introdotti, perchè richiedono meno par-tecipazione attiva da parte del bambino e un ruolo invece dominante da parte del genitore biologico; il bimbo riceve piuttosto che dare e deve impegnarsi in interazioni semplici per attivare l’oggetto. Il dominio del linguaggio è ancora in atto, ma il bambino capisce molto più di quanto parla e la musica è sempre fonte di fascino per i bambini più piccoli.

L’interazione con the storyteller inoltre raggiunge due li-velli di difficoltà: il più semplice permette solo di ascoltare la

Page 91: TUMMYtunes

ULTERIORI OSSERVAZIONI | 87

storia, mentre il più complesso permette al bambino di sal-varla all’interno di una pietra magica, per poterla ascoltare nuovamente in seguito. Questo secondo livello può essere raggiunto in un secondo momento, dopo che l’azione è stata svolta più volte assieme al genitore adottivo.

The chatterbox andrebbe presentato verso i quattro anni, periodo in cui il linguaggio è un mezzo di comunicazione in piena conquista e il bambino si sente molto attratto dal comunicare verbalmente tutte le sue esperienze e lo fa con successo.

The cuddly può essere coinvolto solo più tardi per via del suo uso di simboli, come il cuore per indicare l’amore geni-toriale, che hanno una forte correlazione con il dominio del linguaggio e l’operazione può risultare un pò astratta per un bambino ancora troppo piccolo.

Infine può essere introdotto the scout, a cui si associano interazioni un pò più complesse e la cui efficacia è determi-nata da una piena capacità motoria e da un alto livello di au-tonomia e indipendenza da parte del bambino.

3 years old 4 5 6

Mappa che indica il momento più opportuno per introdurre cia-scun pupazzo al bambino, in base allo sviluppo delle sue capacità fisiche, linguistiche e cognitive

Page 92: TUMMYtunes

88

5.3 USER TESTINGI pupazzi di TUMMYtunes sono nati su carta, ma si sono trasformati velocemente in oggetti tangibili di stoffa e bam-bagia, rendendo così possibile lo svolgimento di alcuni user test. Il coinvolgimento dell’utente è fondamentale al rag-giungimento di una soluzione efficace e facilita l’individua-zione di interazioni troppo complesse o poco coinvolgenti, in particolar modo quando il soggetto può interagire con un prototipo.

Martina, la mia cuginetta di sei anni, si è resa più volte disponibile a condividere le sue considerazioni ed ha contri-buito attivamente all’ideazione dei nomi. Quest’esperienza mi ha dimostrato ancora una volta che lavorare assieme a bambini comporta difficoltà diverse dalla collaborazione con adulti; ad esempio è stato quasi impossibile guidare la conversazione verso i temi che desideravo esplorare e spes-so non ho potuto far altro che seguire il suo filo di pensiero.

L’ultimo test è stato organizzato in due fasi, distinte da una mia partecipazione più o meno attiva, ed aveva lo scopo di accertarsi che il design finale dei pupazzi generasse un’espe-rienza piacevole ed accattivante.

Nella prima fase ho chiesto a Martina di giocare con loro senza darle alcuna spiegazione e mi sono allontanata per os-servare come si comportava e se veniva attratta da partico-lari elementi. Inizialmente è sembrata un pò sopraffatta dai colori accessi e continuava a toccare ed osservare tutto, sen-za però interagire a lungo con nessuno dei pupazzi. Questo mi ha fatto pensare che introdurli al bambino in momenti diversi avrebbe contribuito non solo ad assecondare le sue fasi di sviluppo, ma anche a rendere il momento più speciale e semplificare la comprensione delle singole interazioni.

In un secondo momento Martina ha cominciato a predili-gere the storyteller e the scout, che sono riusciti ad attrarre il suo interesse grazie alle componenti movibili, come gli oc-chiali, i pom pom e le pietre magiche. Come speravo anche i

Page 93: TUMMYtunes

ULTERIORI OSSERVAZIONI | 89

materiali hanno giocato un ruolo fondamentale, in particolar modo la pelliccia che ricopre il pom pom di the storyteller.

La mia preoccupazione maggiore era l’aver caratterizzato i pupazzi con una forma forse troppo tondeggiante, limitan-do gambe e braccia a piccoli arrotondamenti, che intendeva però conferire una sensazione di tenerezza. Questa scelta non ha sembrato disturbare Martina, ma ha sicuramente in-fluito sul modo in cui li maneggiava e si relazionava a loro, talvolta abbracciandoli ed usandoli come piccoli cuscini.

La seconda fase è cominciata con una dimostrazione delle interazioni ed una spiegazione dello scopo dei singoli pu-pazzi. Martina, aiutata dall’età e da una vaga conoscenza di Facebook, è stata in grado di memorizzare tutte le interazio-ni al primo colpo e sembra aver vagamente compreso anche il ruolo del social network nella comunicazione tra lei e il genitore. Ha dimostrato una predilezione per i pupazzi che offrivano feedback immediati, come the cuddly e the scout, ma il suo interesse si è esteso anche a the chatterbox, la cui funzione è stata associata allo scambio di sms con un telefo-no cellulare.

La facilità con cui ha compreso lo scopo dei vari pupazzi è stata dimostrata dai nomi che ha ideato, basati prevalen-temente sulle loro funzioni: canterina (the vocalist), mes-sagina (the chatterbox), bacione (the cuddly), storiello (the storyteller) e quattrocchi/fotoino (the scout).

Sicuramente non tutti i bambini reagiranno allo stesso modo, specialmente se di età diversa, ma Martina si è dimo-strata molto entusiasta e questo mi fa pensare di aver scelto il mezzo giusto per avvicinare i bambini al mondo dei social network pur mantenendo l’esperienza giocosa e non estra-nea al loro mondo. Credo inoltre che Martina sia stata in grado di percepire con chiarezza le diverse personalità che sono state conferite ad ogni pupazzo, rendendolo unico e di-stinguibile dagli altri.

(nella doppia pagina) foto scattate durante l’ultimo user test assieme a Martina

Page 94: TUMMYtunes

90

Page 95: TUMMYtunes

ANALISI TECNOLOGICA | 91

analisi tecnologica

6.1

6.2

6.3

componenti elettroniche

prototipo di the cuddly

conversazioni tra Arduino e Facebook

6

Page 96: TUMMYtunes

92

A pari passo con la definizione delle interazioni e degli sce-nari, si è svolta un’analisi delle componenti tecnologiche ne-cessarie per la realizzazione di questi pupazzi e diversi livelli di prototipazione. Era importante sin da subito avere un’idea delle forme e dimensioni che i pupazzi avrebbero assunto, al fine di poter ideare interazioni più idonee ed efficaci, perciò i primi prototipi sono stati realizzati già nelle fasi iniziali di sviluppo dell’idea progettuale.

Il primo passo è stato quello di scegliere stoffe ed altri ma-teriali, tenendo in considerazione alcuni requisiti tecnici; mi serviva ad esempio un tessuto per ricoprire le aree dove il bambino avrebbe maggiormente interagito e dove i LED si sarebbero manifestati, perciò ho dovuto cercare un tessuto particolamente sottile e dai toni chiari, da cui riuscisse a trapassare la luce dei LED, ma che contrastasse con il colo-re già chiaro della pelle, al fine di ottenere anche un buon risultato estetico. La natura di questi pupazzi e il momento della giornata a cui erano destinati ha in alcuni casi ispirato la mia scelta di materiali, che si basava sul desiderio di crea-re un’esperienza coinvolgente per il bambino anche al tatto.

Vi sono due aspetti tecnologici coinvolti in questo proget-to: l’interazione fisica con i pupazzi e la loro connessione a Facebook. Al fine di dimostrare quale sarebbe l’esperienza di un bambino nell’interagire con i pupazzi ho realizzato il prototipo elettronico di uno di questi, the cuddly, focalizzan-do la mia attenzione sugli effetti visibili e tattili, tralasciando invece la sua connessione wireless con il social network, che avviene dietro le quinte e quindi non è fondamentale allo scopo della dimostrazione. Per quanto riguarda gli altri pu-pazzi mi sono invece limitata ad evidenziarne le componenti elettroniche necessarie.

6.1 COMPONENTI ELETTRONICHEOgni pupazzo è dotato di componenti elettriche diverse, in base agli input e output previsti dall’interazione con esso,

ma tutti condividono la presenza di un modulo Arduino Duemilanove e di una shield wi-fi. Arduino è una piattafor-ma hardware open-source che permette la prototipazione rapida e l’apprendimento veloce dei principi fondamentali dell’elettronica e della programmazione, mentre la shield wi-fi, come la WiFly proposta da Sparkfun Electronics, permette ai pupazzi di connettersi ad internet e scambiare contenuti con Facebook, garantendo una trasmissione dati abbastanza veloce. Ultimo elemento che accomuna tutti i pupazzi è l’ali-mentatore a batteria, che assieme alla shield wi-fi, permette ai pupazzi di essere completamente indipendenti e privi di fili connessi a dispositivi esterni, come il computer o la presa elettrica.

Tre dei pupazzi sono dedicati allo scambio di contenuti audio (the storyteller, the vocalist, the chatterbox), e un quar-to, the cuddly, presenta la necessita di riprodurre una traccia audio. Per rendere ciò possibile, Arduino ha bisogno del sup-porto di un modulo audio, come la Mp3 Player Shield, sem-pre di Sparkfun, che non solo permette di riprodurre brani audio di vari formati, ma presenta anche una slot per una micro-SD1 dove le tracce possono essere temporaneamente salvate nel caso la connessione internet non sia molto buona e la loro riproduzione in streaming2 non sia più un’opzione ottimale. Alla scheda può essere facilmente collegato un pic-colo speaker ed eventualmente un mini amplificatore, qualo-ra risulti necessario.

Ma ora vediamo i componenti necessari un pupazzo alla volta.

the storytellerInsieme a the scout, è probabilmente il pupazzo con il cir-cuito più complesso. I dati raggiungono il pupazzo grazie al modulo wi-fi connesso al dispositivo Arduino Duemilanove. Una volta ricevuto il segnale che un nuovo contenuto è sta-to postato sul suo profilo Facebook, il codice caricato su Ar-

1 Micro-SD: scheda di memoria dalle dimensioni fisiche molto ridotte

2 Streaming: flusso di dati audio/video trasmessi da una sorgente a una o più destinazioni tramite una rete telematica. Questi dati vengono riprodotti man mano che arrivano a destinazione perciò richiedono una buona connesione internet

Page 97: TUMMYtunes

ANALISI TECNOLOGICA | 93

Foto di alcune delle componenti elettroniche:1. Arduino Duemilanove 2. adattatore USB3. modulo micro-SD4. modulo Mp3 Player5. resistenze6. microswitch7. LED RGB

I moduli micro-SD e Mp3 Player sono ora disponibili in un unica board, permettendo di limitare le dimensioni del dispositivo finale

1

3

5 7

6

4

2

Page 98: TUMMYtunes

94

1

2

3

4

5

6

6

7

7

8

9

10

1. modulo wi-fi2. Arduino Duemilanove 3. modulo Mp3 Player con micro-SD4. breadboard5. RFID reader (touchatag)6. contact sensor7. LED RGB8. RFID tag9. adattatore USB10. speaker

the storyteller | esploso

Page 99: TUMMYtunes

ANALISI TECNOLOGICA | 95

1. modulo wi-fi2. Arduino Duemilanove 3. modulo Mp3 Player con micro-SD4. breadboard5. RFID reader (touchatag)6. contact sensor7. LED RGB8. RFID tag9. adattatore USB10. speaker

il brano direttamente dalla sua fonte originale, ma no se si preferisce riprodurlo dalla micro-SD; questo problema è però risolvibile attraverso una modifica del codice.

the vocalistA distinguere questo pupazzo dal resto della serie è la sua base arrotondata e il suo peso, maggiore rispetto a quello dei compagni. Per garantire la stabilità del pupazzo e il suo dondolamento è stato infatti necessario dotarlo di una base più robusta, in cui si ancorano pesi in metallo che danno al pupazzo maggior equilibrio. All’interno di questa base si trovano anche un servo-motore che ne consente il dondola-mento prolungato (un secondo potrebbe migliorarne il bilan-ciamento).

Un accelerometro percepisce l’inizio del dondolamento del pupazzo e attiva i due servo-motori che permetteranno al pupazzo di continuare a dondolare fino a quando il codi-ce non ordinerà altrimenti. Contemporaneamente il modu-lo Mp3 player comicierà a riprodurre i brani partendo dal più recente e passando poi ad un ordine di riproduzione più casuale, ma influenzato dalle preferenze indicate prece-dentemente dal bambino, percui le canzoni a cui il bambi-no ha reagito con maggior entusiasmo verranno riprodotte più spesso. Durante la riproduzione delle tracce musicali la bocca del pupazzo si illuminerà con un LED rosso la cui frequenza varierà in base alle frequenza musicali (comporta-mento controllato dal codice).

Qualora il bambino applauda o faccia particolare rumore, un microfono percepirà questo pattern audio e aumenterà di un pò il volume per 30 secondi, dopo i quali si abbasserà nuovamente ai valori iniziali. Allo stesso tempo una luce si accendere in corrispondenza della pancia e una notifica like5 verrà generata in relazione al post su Facebook.

Per fermare la riproduzione dei brani, disattivando così il pupazzo, il bambino deve bloccare il dondolamento del pu-

duino controllerà l’accensione del LED RGB sul cappuccio, riproducendo una luce gialla o azzurra a seconda dell’orario della giornata. Nel frattempo il brano viene temporanea-mente salvato all’interno della micro-SD per permettere una sua riproduzione successiva ininterrota da eventuali proble-mi di connessione.

Dei sensori di contatto, posti lungo i due tubolari in tes-suto che uniscono i pom pom al cappuccio, generano valori digitali (0,1) che permettono di individuare quando il bam-bino tira i pom pom per riprodurre la storia, nel cui caso un segnale verrà inviato alla shield audio che comincierà a ri-produrre il brano, dal pom pom destro, e Arduino farà accen-dere il LED azzurro, sul pom pom sinistro.

Un lettore RFID3 e le sue relative tag4, permettono di sal-vare alcune storie all’interno delle pietre magiche e succes-sivamente chiederne la loro riproduzione. Il lettore RFID, sottoforma di scatola di forma rettangolare, viene inserita all’interno del pupazzo, in corrispondenza del cappuccio, mentre ad ogni pietra magica deve corrispondere una tag. Qualora la pietra magica venga posizionata in vicina pros-simità (2-3 cm) del lettore RFID, questo riuscirà ad identifi-care di che tag si tratta e riprodurre la storia che gli era stata precedentemente associata. Nel caso questa tag sia vuota lo stesso gesto andrà ad associare quella tag all’ultima storia caricata su Facebook dai genitori biologici.

Per questa particolare funzione si può prendere in con-siderazione il lettore RFID Touchatag, che viene venduto assieme a tag RFID piccolissime e adesive, perciò molto flessibili ma resistenti, che si adatterebbero perfettamente alla mia esigenza di rendere le pietre magiche piccoli forme soffici. La sua connessione ad Arduino è permessa per via di un cavo USB, perciò al circuito andrà aggiunto un modulo con adattatore USB. Al momento inoltre, questo lettore RFID permette di associare ciascuna tag solo a contenuti dispo-nibili online, soluzione ottimale se si intende riprodurre

4 Tag: etichetta/parola che viene attribuita ad uno specifico contenuto in modo da renderlo rintracciabile facilmente e poterlo associare ad uno specifico dispositivo di riproduzione

5 Like: caratteristica unica di Facebook che ci permette di dare feedback positivi. Gli utenti possono apprezzare status updates, commenti, foto e link suggeriti dai loro amici.

3 RFID: tecnologia composta da un lettore e un numero indefinito di tags (o etichette). Il lettore permette di identificare le tags, ognu-na delle quali può essere associata ad un’azione o ad un contenuto multimediale particolare

Page 100: TUMMYtunes

96

1

2

3

4

5

7

76

8

9

1. modulo wi-fi2. Arduino Duemilanove 3. modulo Mp3 Player con micro-SD4. breadboard5. accelerometro6. microfono7. LED RGB8. speaker9. servo-motore

the vocalist | esploso

Page 101: TUMMYtunes

ANALISI TECNOLOGICA | 97

1

2

3

4

5

5

55

66

7

1. modulo wi-fi2. Arduino Duemilanove 3. modulo Mp3 Player con micro-SD4. breadboard5. LED RGB6. microswitch7. speaker

1. modulo wi-fi2. Arduino Duemilanove 3. modulo Mp3 Player con micro-SD4. breadboard5. accelerometro6. microfono7. LED RGB8. speaker9. servo-motore

the cuddly | esploso

Page 102: TUMMYtunes

98

adottando la strategia utilizzata anche dagli smartphone per identificare quest’azione. Nonostante ciò temevo che il microfono non potesse essere utilizzato per individuare l’ef-fetto di un soffio, perchè il codice avrebbe potuto confondere per soffio anche la voce del bambino durante una registra-zione. Ulteriori ricerche hanno evidenziato che in realtà un suffio origina frequenze più basse rispetto alla voce umana e inoltre segue pattern audio differenti dal parlato, renden-do possibile ‘educare’ il dispositivo a distinguere la voce del bambino da un soffio sul microfono.

Quando il bambino preme le due guancie del pupazzo i due microswitch posizionati in corrispondenza avvertono Arduino che attiva la luce sulla pancia del pupazzo e il co-dice, grazie ad un timer, controlla la crescita d’intensità della luce in relazione alla lunghezza del messaggio. Contempora-neamente il microfono si attiva e il messaggio vocale viene registrato nella micro-SD.

Quando i microswitch vengono rilasciati la luce comincia a diminuire la propria intensità molto lentamente e il file au-dio salvato viene condiviso attraverso la generazione di un post sul profilo dei genitori biologici.

Nel caso il genitore biologico risponda, condividendo a sua volta un file audio su Facebook, Arduino fa accendere una luce bianca in corrispondenza della bocca, salva tempo-raneamente il file all’interno della micro-SD e attiva il micro-fono in attesa di una qualsiasi azione del bambino.

Appena il microfono identifica il pattern audio che corri-sponde ad un soffio la luce sulla bocca comincia a spegnersi mentre lo speaker riproduce la traccia audio. Una volta che la traccia è terminata la luce si è completamente spenta.

the scoutUnico pupazzo non dotato di modulo audio, the scout si di-stingue per la presenza di un piccolo schermo e di una foto-camera in sostituzione dei due occhi.

pazzo. L’accelerometro percepirà il nuovo stato e ordinerà al motore di fermarsi e al LED della bocca di spegnersi.

the cuddlyIl suo circuito è relativamente semplice e con molti elemen-ti in comune con i due pupazzi precedenti. Quando riceve dal modulo wi-fi il segnale che uno dei due genitori biologici è online, Arduino attiva i due LED dalla luce verde posti in corrispondenza degli occhi, che rimarranno accessi finchè il genitore non si sconnette.

Durante questo intervallo di tempo se il bambino bacia il pupazzo, il microswitch6 posto in corrispondenza cambia il proprio valore facendo illuminare il LED bianco della bocca per tre volte in un effetto lento e pulsante (fade in, fade out). Nello stesso momento il codice fa si che si apra una chat sulla finestra Facebook del genitore biologico e si generi un messaggio composto da un emoticon7 a cuore.

Quando il genitore biologico risponde al messaggio, il codice avverte il nuovo contenuto e identifica la presenza o meno di un’emoticon a forma di cuore. Se il messaggio ne contiene una, il codice ordina al LED rosso in corrispon-denza del cuore del pupazzo di accendersi per un paio d’ore. Durante questo intervallo di tempo il bambino può notare o meno la notifica e decidero o no di toccare il cuore. In caso negativo la luce si spegnerà lentamente, in caso positivo una traccia audio pre-registrata (e postata precedentemente sul profilo Facebook del pupazzo) verrà riprodottà dal modulo Mp3 Player.

the chatterboxLa scelta più difficile relativa al circuito di questo pupazzo è stato definire che sensore fosse più appropriato per iden-tificare un soffio. Inizialmente avevo pensato ad un sensore di pressione d’aria, che però è abbastanza costoso, perciò mi sono ben presto orientata verso l’uso di un microfono,

6 Microswitch: piccoli sensori di contatto che generano valori digi-tali, come on/off

7 Emoticon: riproduzioni stilizzate di quelle principali espressioni facciali umane che si manifestano in presenza di un’emozione (sorriso, broncio, ghigno, ecc.). Vengono utilizzate prevalentemente su internet, nei programmi di messaggistica chat, in sostiruzione di una forma comunicativa verbale

Page 103: TUMMYtunes

ANALISI TECNOLOGICA | 99

1

2

3

4

8

7

7

6

5

5

1. modulo wi-fi2. Arduino Duemilanove 3. modulo Mp3 Player con micro-SD4. breadboard5. microswitch6. microfono7. LED RGB8. speaker

the chatterbox | esploso

Page 104: TUMMYtunes

100

1

2

3

4

5

5

6

75

8

1. modulo wi-fi2. Arduino Duemilanove 3. breadboard4. fotocamera5. microswitch6. schermo7. LED RGB8. strisce di materiale magnetico

the scout | esploso

Page 105: TUMMYtunes

ANALISI TECNOLOGICA | 101

pazzo, anche scattata mesi o anni prima, il bambino vedrà apparire l’immagine sul proprio schermo, per 10 minuti, in-dipendentemente che il pupazzo indossi o meno gli occhiali.

6.2 PROTOTIPO DI the cuddlyUna volta definite nel dettaglio tutte le interazioni e le com-ponenti elettroniche neccessarie per ogni pupazzo, ho deci-so di cimentarmi nella realizzazione di un piccolo prototipo di the cuddly.

Non conoscendo il linguaggio di programmazione neces-sario per connettermi realmente a Facebook ho deciso di optare per la realizzazione di un simulatore, attraverso l’uso di Processing. Per fare ciò ho realizzato vari screenshot di Fa-cebook e ho suddiviso la finestra in elementi distinti, che po-tessi controllare individualmente e far apparire, scomparire o spostare a seconda delle mie necessità e delle interazioni svolte con il circuito/pupazzo.

Non connettersi direttamente a Facebook ha fatto passa-re in secondo piano la necessità di ottenere un dispositivo

Gli occhiali presentano piccole striscioline di materia-le magnetico che, presente anche all’interno del pupazzo all’altezza delle sopracciglia, permette agli stessi di aderire alla stoffa e far scattare un microswitch che avverte Ardu-ino quando il pupazzo li indossa. In questo caso il sistema attiva la fotocamera, che permette di determinare il colore dominante di fronte a se, e un LED RGB, posto nella parte in-feriore del corpo del pupazzo, che si colorerà proprio di quel tono. Muovendosi tra vari ambienti la camera percepirà il cambio di colore dominante e di conseguenza anche il LED RGB continuerà a cambiare colore.

Quando il bambino preme i fianchi del pupazzo va ad in-teragire con altri due microswitch, che ordinano di scattare una foto. La luce si accende/spegne (blink) velocemente per tre volte e la camera scatta la foto, che viene riprodotta subi-to dopo sullo schermo per 10 minuti o fino a che una nuova foto non viene scattata.

In qualsiasi momento uno dei genitori decida di premere like in relazione ad una delle foto caricare sul profilo del pu-

1. modulo wi-fi2. Arduino Duemilanove 3. breadboard4. fotocamera5. microswitch6. schermo7. LED RGB8. strisce di materiale magnetico

(in basso) Foto scattata durante la costruzione dei prototipi. Circuito e simulatore di Facebook

Page 106: TUMMYtunes

102

wireless e perciò il circuito viene collegato al computer attra-verso una delle sue prese USB, che diventa anche alimenta-tore energetico, a sostituzione delle batterie.

6.3 CONVERSAZIONI TRA ARDUINO E FACEBOOKPrima di concludere il capitolo riguardanti le tecnologie in supporto a questo progetto, vorrei parlare brevemenete della comunicazione tra Facebook e Arduino, al fine di dimostrar-ne la fattibilità.

Nel forum di Arduino e Processing8 ho avuto modo di tro-vare altri progetti, spesso documentati da video, che connet-tevano oggetti tangibili a social network digitali.

L’esempio più emblematico è quello di marksplit77, che su Youtube ha condiviso un video dove mostra la sua caf-fettiera interfacciarsi con Facebook e creare un post ogni qualvolta questa si mette all’opera per preparare un caffè. Il suo prototipo è composto da un Arduino con un modulo Ethernet che gli permette di connettersi ad intenet e comu-nicare con un profilo generato per la caffettiera. Una serie di

sensori a pressione connessi alla caffettiera riescono a capire quando l’oggetto è in azione e avvertono il sistema, che a sua volta genera un post sul profilo Facebook. La comunicazione tra i due dispositivi avviene per mezzo del linguaggio di pro-grammazione PHP, per cui Facebook mette a disposizione già molte librerie, ma lo stesso autore nomina tra i commenti altri linguaggio di programmazione che possono raggiunge-re lo stesso risultato, come ad esempio Python.

Un dispositivo simile sarà necessario per ogni pupazzo TUMMYtunes, che necessita di un sistema completamente indipendente per collegarsi direttamente a Facebook. Per farlo basta avere un Arduino e un modulo wireless che ne estenda la connettività e supporti il protoccolo tcp/ip9. Con questo sistema si ottiene un dispositivo (l’arduino+shield) che ha la facoltà di connettersi direttamente a internet, met-tersi in ascolto delle varie notifiche e interagire con le API di Facebook.

Facebook mette a disposizione di tutti i programmatori un comodo set di funzioni, che in gergo si chiamano API (Ap-

8 Processing: linguaggio di programmazione basato su Java, che consente di sviluppare diverse applicazioni come giochi, animazio-ni e contenuti interattivi

9 Tcp/ip: suite di protocolli internet, cioè un insieme di protocolli di rete su cui si basa il funzionamento della rete Internet. E’ chia-mata suite di protocolli tcp/ip, in funzione dei due più importanti protocolli in essa definiti: il Transmission Control Protocol (TCP) e l’Internet Protocol (IP).

Page 107: TUMMYtunes

ANALISI TECNOLOGICA | 103

plication Programming Interface), scritte in vari linguaggi web, per interagire con la piattaforma del popolare social network e sviluppare le proprie applicazioni, siano esse in-tegrate in Facebook oppure applicazioni stand-alone, cioè fruibili esternamente al sito ma collegate alla banca dati di Facebook.

Facebook aiuta il programmatore nello sviluppo delle sue applicazioni ponendolo di fronte ad un’interfaccia per gli sviluppatori che li guida passo a passo nella creazione delle applicazioni, integrandosi con utili strumenti come una Test Console, che permette di effettuare chiamate di prova alle varie funzioni.

Le API si compongono di una parte che gira lato server dell’utente, le librerie client, ed una parte che viene proces-sata dal server di Facebook, il quale produce normali tag HTML interpretando un linguaggio ideato da Facebook chiamato FBML.

Il programmatore potrà utilizzare le librerie client ufficia-li in PHP oppure una di quelle non ufficiali, disponibili in

(a sinistra) Foto scattata durante la costruzione dei prototipi. In evidenza il circuito

(in basso) Diagramma che descrive la connessione tra i pupazzi e Facebook

tantissimi linguaggi di programmazione, tra cui Java, Ruby on Rails, Perl, Python, .Net. Con queste librerie bisognerà produrre un codice sorgente, che avrà un output in HTML, oppure FBML e che dovrà essere ospitato presso un server web esterno per poi essere collegato a Facebook. Quindi bi-sognerà trovare un hosting web, anche gratuito, che fornisca lo spazio per l’applicazione.

Facebook inoltre consente ai programmatori di salvare le informazioni utilizzate dalle applicazioni in un vero e pro-prio database, il DataStore, in cui è possibile memorizzare i dati necessari a ciascun utente. Per quanto riguarda il data-base Facebook ha ‘inventato’ FQL, ed è un derivato del SQL che ha lo scopo di interrogare il database di Facebook po-nendo alcune restrizioni sui permessi di accesso alle tabelle, perchè ogni utente può accedere solo alle informazioni pro-prie e dei propri amici che le condividono.

Ethernet shield’s IP address

Web serverin alternativa PC server

Page 108: TUMMYtunes

104

Come spero sia trapelato tra le righe di questo report, TUM-MYtunes è frutto di un interesse personale verso il mondo dell’infanzia, una continua fascinazione per i social network e una forte curiosità nei riguardi del processo adottivo.

Tutti questi temi hanno trovato significato ed espressio-ne in uno strumento che aiuta a creare e rafforzare legami famigliari unici, come quello tra un genitore biologico e il figlio. Carburante di questo spirito progettuale sono stati il mio desiderio di sperimentare nuovi metodi comunicativi che fossero allo stesso tempo funzionali e fortemente emo-zionali e la volontà di progettare uno strumento che potesse aiutare il bambino a sviluppare sin dall’infanzia la propria intelligenza sociale1.

Mentre mi trovavo a lavorare per IDEO, durante una di-scussione riguardante l’importanza della comunicazione, molti genitori hanno evidenziato come al giorno d’oggi sia più importante essere dotati di ottime social skill anzichè competenze didattiche. Nonostante la missione chiave di TUMMYtunes sia indirizzata alla comunicazione tra un gruppo limitato di individui, questo progetto contribuisce a suo modo a sviluppare gradualmente le competenze sociali e comunicative del bambino, introducendolo già da piccolo al mondo virtuale con cui dovrà rapportarsi una volta cre-sciuto.

La natura individuale di questo progetto ha reso l’espe-rienza nel suo complesso molto ludica e allo stesso tempo più difficile del previsto. Quando si lavora come parte di un

gruppo ad ogni persona viene associato uno specifico ruolo a cui ne conseguono compiti specifici, perciò difficilmente si ha modo di mettersi alla prova al di fuori del proprio domi-nio. Durante lo sviluppo di questo progetto ho invece dovu-to occuparmi di attività con cui non avevo molta familiarità: in primo luogo intervistare i possibili utenti.

La mia iniziale inesperienza ha fatto si che non tutte le interviste abbiano avuto immediatamente esito positivo, ma solo provando diversi approcci ho infine individuato le tecniche migliori per mettere a suo agio la persona di fronte a me ed ottenere così risposte più elaborate e complete. La natura del progetto, rivolto per il 50% a bambini adottati dai tre ai sei anni, avrebbe richiesto che io intervistassi anche qualcuno di loro, ma un tema così intimo e delicato ha reso le madri molto difensive e nei pochi casi in cui ho potuto parlare con il bambino la conversazione è stata dai toni così generali da non poter ottenere informazioni rilevanti per la definizione del concept verso una direzione anzichè un’altra. Nonostante le difficoltà, questa fase di ricerca mi ha dimo-strato quanto sia importante rendere partecipi del percorso progettuale gli utenti a cui il prodotto è rivolto, perchè spes-so evidenziano opportunità inaspettate e sono già in posses-so di soluzioni a cui noi designer possiamo dare forma.

Ulteriore difficoltà riscontrata da un lavoro in solitaria è stata la mia riluttanza nel definire una fase del processo terminata e passare oltre. L’impossibilità di confrontarmi regolarmente con qualcuno che fosse a conoscenza del pro-

riflessioni conclusive

1 Intelligenza sociale: mentre la più tradizionale definizione di intelligenza enfatizza gli aspetti cognitivi, come la memoria e la capacità di risolvere problemi, diversi ricercatori riconoscono l’importanza degli aspetti non-cognitivi. Ad esempio, nel 1920, E. L. Thorndike ha usato il termine intelligenza sociale per descrivere

l’abilità di comprendere e comunicare con altre persone. Il quozien-te d’intelligenza sociale si accosta alle teorie di Piaget, secondo cui l’intelligenza non è un’attributo fisso, ma una complessa gierarchia di informazione e capacità di elaborazione alla base di un equili-brio adattativo tra l’individuo e l’ambiente

Page 109: TUMMYtunes

105

getto quanto me rendeva più complicato capire quando l’in-terazione ottenuta era sufficentemente semplice e chiara. Il fatto di aver progettato cinque pupazzi, a cui si aggiunge il portale e lo studio di scambio dati tra Facebook e i giocattoli, è andato sicuramente a discapito di una loro maggior defini-zione, ma in conclusione sono contenta di non aver ridotto il loro numero rischiando di realizzare oggetti dall’interazione troppo complessa o di non aver utilizzato le piene potenziali-tà comunicative e di condivisione offerte da Facebook.

TUMMYtunes, nello stato attuale, non è considerato un progetto concluso nella sua interezza, cioè pronto ad essere messo nel mercato, ma pone le basi per futuri sviluppi che richiedono inanzitutto una massiccia dose di user testing dei pupazzi, a cui seguiranno ulteriori iterazioni. La funzio-ne principale degli user testing è quello di assicurarsi che le interazioni siano coinvolgenti ed appropriate alla fascia d’e-tà di destinazione. Qualora i risultati siano positivi solo l’u-tilizzo dei pupazzi per un periodo di tempo più lungo potrà dimostrarne l’efficacia come strumento comunicativo.

Come discusso nel terzo capitolo, TUMMYtunes può es-sere inteso non solo come prodotto, ma anche come servizio, che vede coinvolte le assistenti sociali o altri dipendenti che si occupano di seguire le pratiche adottive. Al fine di poter considerare questa possibilità vorrei poter perseguire mag-giormente questo filone di ricerca presentando il progetto ad alcune agenzie di adozione, per poter comprendere meglio il loro ruolo e le loro necessità. Non è nemmeno da escludere

l’uso di questo sistema al di fuori dello stretto ambito adot-tivo, ma come strumento per riavvicinare i bambini ad altri membri della loro famiglia, come ad esempio genitori divor-ziati, madri molto apprensive e nonne che vogliono sentirsi più partecipi.

Indipendentemente dai futuri risvolti di questo proget-to, ritengo che TUMMYtunes abbia contribuito ad attira-re l’attenzione verso il tema fresco ed ancora inesplorato dell’adozione aperta ed abbia partecipato nel suo piccolo alla reinterpretazione dei social network come strumenti co-municativi sicuri anche per bambini. Spero infine di essere riuscita a dimostrare che progettare il tono emotivo di un servizio o di un prodotto sia importante quanto studiarne il suo uso e funzionalità pratica.

Page 110: TUMMYtunes

106

appendici

A

B

Attivare i pupazzi

Scambio di dati tra Facebook e i pupazzi

Page 111: TUMMYtunes

APPENDICI | 107

APPENDICE A / ATTIVARE I PUPAZZIAl fine di poter acquisire i propri poteri comunicativi ed

interfacciarsi con Facebook, i pupazzi devono essere attivati. L’attivazione ha lo scopo di generare i profili Facebook, che permetteranno ai genitori di caricare contenuti e hai pupaz-zi di condividere quelli da loro generati.

Per fare ciò uno dei genitori, potenzialmente in compagnia del bambino, deve accedere al portale TUMMYtunes, www.tummytunes.com, da cui è possibile effettuare l’attivazione grazie ad un codice presente nell’etichetta del pupazzo. Ad eccezione della loro attivazione, nessuna delle interazioni con i pupazzi avviene attraverso il portale ed il genitore do-vrà accederci nuovamente solo per attivare un nuovo pupaz-zo o per disattivare un pupazzo attivato precedentemente. Tutta la procedura avviene in tre semplici passi.

Inanzitutto il genitore deve creare un proprio account condividendo alcune informazioni molto generali su di sé, come nome e ruolo all’interno della sua esperienza adottiva (pag. 109). Email e password serviranno per identificazioni future da parte del sistema e, qualora il genitore volesse at-tivare un secondo pupazzo, dovrà solo accedere al portale con questi dati e potrà saltare direttamente alla seconda fase d’attivazione.

Una volta terminata la fase About you, il genitore passe-rà all’identificazione del pupazzo (Identify your toy, pag.

109-110-111). Questa avviene grazie ad un codice numerico di cinque cifre, che permette al sistema di associare quello specifico pupazzo al profilo Facebook che verrà generato tra pochi minuti. Al bambino è permesso di personalizzare il pupazzo dandogli un nome e mettendo in azione, a livello inconscio, un processo di appropriazione del giocattolo, che faciliterà la formazione di un rapporto affettivo con lo stesso. Nel momento in cui si preme next il sistema genera automa-ticamente il profilo Facebook per quel pupazzo, utilizzando il nome scelto dal bambino e permettendo all’oggetto di in-terfacciarsi con la controparte digitale.

Ultimo passo è quello di invitare gli altri genitori ad ag-giungere il pupazzo tra la propria lista di amici (Connect with other family members, pag.111). Il portale facilita questo passaggio inviando delle email in cui viene richiesta la loro amicizia. Nel caso si voglia successivamente invitare qual-che altro famigliare a partecipare, si può fare tramite il por-tale o direttamente da Facebook, ‘suggerendone’ l’amicizia al pupazzo. Per rafforzare il livello di sicurezza dei dati gene-rati e condivisi, il pupazzo non può accettare tutte le richie-ste di amicizia che riceve, ma solo quelle ‘suggerite’ da colui o colei che ha attivato il pupazzo ed è perciò registrato/a nel sistema.

(in basso) the cuddly e il suo codice di attivazione a cinque cifre che permette all’utente di cominciare lo scambio dati tra il pupazzo e Facebook

Page 112: TUMMYtunes

108

Home screen del portale www.tummytunes.com da cui è possibile attivare i pupazzi

Screen di benvenuto in cui si spiega all’utente la funzione del portale

Page 113: TUMMYtunes

APPENDICI | 109

Prima fase: About youAll’utente sono chieste delle infor-mazioni generali per la creazione del suo account. Questo passo va effetuato una sola volta e negli accessi succssivi al portale l’utente potrà saltare direttamente al secondo passo

Seconda fase: Identify your toyInserendo il codice a cinque cifre presente sull’etichetta del pupazzo, l’utente permette al sistema di iden-tificarlo ed associargli uno specifico profilo Facebook

Page 114: TUMMYtunes

110

Seconda fase: Identify your toyIdentificazione in corso

Seconda fase: Identify your toyIdentificazione avvenuta

Page 115: TUMMYtunes

APPENDICI | 111

Seconda fase: Identify your toyAl bambino viene chiesto di dare un nome al pupazzo. Questo nome verrà utilizzato per la generazione del profilo Facebook di quel pupazzo

Terza fase: Connect with other family membersUn email è inviata agli altri genitori (adottivi e biologici) che sono invi-tati a diventare amici del pupazzo su Facebook

Page 116: TUMMYtunes

112

APPENDICE B / SCAMBIO DI DATI TRA FACEBOOK E I PUPAZZI

Definire quale fosse la giusta architettura alla base dello scambio dati tra Facebook e pupazzi, o viceversa, non è stato semplice. Inizialmente la soluzione migliore sembrava quel-la di adottare tags. Al genitore biologico veniva richiesto di postare tutti i contenuti all’interno di un unico profilo, speci-ficando però con un commento a quale pupazzo era destina-to quello specifico file o link. Questa organizzazione dei dati risultò ben presto poco chiara e laboriosa per i genitori, che avrebbero dovuto ricordare ogni qualvolta di identificare il pupazzo.

Per questa ragione si è rivelato più semplice ed efficace or-ganizzare lo scambio dati attraverso canali diversi per ogni pupazzo, generando perciò un profilo Facebook per ognuno di loro. Questa struttura risulta più comprensibile anche ai genitori che dovranno utilizzarla, limitando così possibili er-rori di associazione tra dati e pupazzi.

Per rendere il tutto più chiaro desidero fare un esempio utilizzando a modello l’interazione con il pupazzo the voca-

list. Questo pupazzo è destinato nello specifico allo scambio di tracce musicali e prevede un più alto livello di coinvolgi-mento del genitore biologico, rispetto a quello del bambino.

Il genitore biologico è colui che fornisce tutte le tracce au-dio destinate al pupazzo postandole sul profilo di the voca-list. Per fare ciò può avvalersi dell’uso di molte applicazioni destinate allo scambio di musica su Facebook, come Spotify, Pandora, iTunes 9, Last FM (le prime due non sono dispo-nibili in Italia, ma estremamente diffuse in alcuni stati del Nord Europa e negli Stati Uniti). Recentemente Facebook ha inoltre introdotto la possibilità di condividere tracce audio caricandole direttamente dal proprio computer, purchè il loro formato sia mp3.

La circoscrizione di tutti questi dati in un unico luogo rende più semplice per il pupazzo riconoscere quali link o file sono destinati a sé e la loro riproduzione può avvenire in streaming, seguendo un’ordine random dei brani.

A questa architettura di scambio dati appena descritta c’è un’eccezione: the cuddly. Questo pupazzo è dedicato alla condivisione di emozioni e a conferire una sensazione di

(in basso) Schema che rappresenta lo scambio di contenuti che avviene su Facebook tra genitori biologici e pupazzi

(a destra) Rappresentazione dello scambio dati tra Facebook e due dei cinque pupazzi, the vocalist e the cuddly

Page 117: TUMMYtunes

APPENDICI | 113

Page 118: TUMMYtunes

114

presenza fisica del genitore con il bambino. Per enfatizzare il senso di presenza delle due persone coinvolte, l’interazio-ne con questo pupazzo e Facebook avviene in tempo reale e solo quando uno dei genitori è connesso al social network. La ‘conversazione’ non avviene più nel wall1 di the cuddly, ma si sposta invece all’interno della finestra chat e termina qualora il genitore si sconnete da Facebook.

1 Wall: profile space where Facebook user can post and visualize their content

Page 119: TUMMYtunes

APPENDICI | 115

Page 120: TUMMYtunes

116

fonti

libri

webpage

video

Page 121: TUMMYtunes

117

LIBRI

Arms, Suzanne, Adoption: A Handful of Hope, Berkeley: Celestial Arts, 1990

Caplan, Lincoln, An Open Adoption,  Boston: Houghton Mifflin, 1990

Gritter, James, Lifegivers:  Framing the Birthparent Experience in Open Adoption, Wash. DC: Child Welfare League of America, 2000

Gritter, James, The Spirit of Open Adoption, Wash DC: Child Welfare League of America, 1997

Grotevant, Harold and Ruth McRoy, Openness in Adoption: Exploring Family Connections, Thousand Oaks: Sage Publications, 1998

Hourcade, Juan Pablo, Interaction Design and Children, Fondations and Trend in Human-Computer interaction, Volume 1 Issue 4

Igoe, Tom, Making Things Talk, O’Reilly Media, 2007

Kaplan, Sharon and Mary Jo Rillera, Cooperative Adoption: A Handbook, Westminster, CA:  Triadoption Publications, 1984

Legrenzi, Paolo, La Mente, Bologna: il Mulino, 2002

Lindsey, Jeanne Warren, Open Adoption: A Caring Option, Beuna Park, CA: Morning Glory Press 1990

McRoy, Ruth, Harold Grotevant, and Kerry White, Openness in Adoption, New York: Praeger, 1998

Melina, Lois, and Sharon Roszia, The Open Adoption Experience, New York: Harper Collins, 1993

Palfrey, John, and Urs Gasser, Born Digital: Understanding the First Generation of Digital Natives, Basic Books, 2008

Pavao, Joyce Maguire, The Family of Adoption, Boston: Beacon Press, 1998

Piaget, Jean, The psychology of intelligence, New York: Routledge, 2001

Pulaski, M. A. Spencer, Understanding Piaget: an introduction to children’s cognitive development, New York: Harper & Row, 1980

Page 122: TUMMYtunes

118

Rappaport, Bruce, The Open Adoption Book, New York: Macmillan, 1992

Severson, Randolph, Adoption: Philosophy and Experience, Dallas: House of Tomorrow Productions, 1994

Silber, Kathleen and Patricia Martinez Dorner, Children of Open Adoption, San Antonio: Corona, 1989

Silber, Kathleen and Phylis Speedlin, Dear Birthmother, San Antonio: Corona, 1982

WEBPAGE

Link dei progetti descritti nel primo capitolo

TotSpot - http://totspot.com/

Kidmondo - http://kidmondo.com/

lil’grams - http://lilgrams.com/

IOBR - http://www.fastcodesign.com/1662781/sign-of-the-times-toy-blocks-that-teach-toddlers-social-networking

Petimo - http://scitechstory.com/2010/05/09/petimo-a-cuddly-social-networking-toy-for-kids/

Here and There - http://ciid.dk/education/portfolio/py/final-projects/here-and-there/

Lullaby - http://www.interaction-venice.net/iuav1011studio2/projects/lullaby/

Presence and Absence - http://ciid.dk/education/portfolio/py/final-projects/ui/

Auti - http://www.dexigner.com/news/23330

I Mirabilia - http://www.erikarossi.com/wordpress/

The Hungries - http://hungries.zazaziza.com/

Sound Creature - http://www.stinawessman.se/project/sound-creature/

Retrocam - http://ciid.dk/education/portfolio/idp11/courses/tangible-user-interface/projects/retrocam/

Music Frames - http://www.stinawessman.se/project/music-frames/

Altri siti di riferimento

http://www.adoptionhelp.org/

http://www.openadoption.org/

http://mobileorchard.com/tutorial-detecting-when-a-user-blows-into-the-mic/

Page 123: TUMMYtunes

119

http://www.idevgames.com/forums/thread-8397.html

http://computer.howstuffworks.com/internet/social-networking/networks/facebook3.htm

http://www.brunomendola.net/blog/le-api-di-facebook

http://www.wired.com/geekdad/2009/08/social-media-family-finding-the-balance/

http://socialtimes.com/10-family-friendly-social-networking-sites-for-you_b7019

http://socialtimes.com/what-happens-to-your-digital-life-when-you-die-video_b88686

http://www.dexigner.com/news/23330

http://gawker.com/5659122/92-percent-of-american-babies-have-a-social-networking-presence

http://thenextweb.com/socialmedia/2010/10/06/5-of-unborn-babies-have-a-social-media-profile/

http://en.wikipedia.org/wiki/Generation_Y

http://gizmodo.com/5702900/a-baby-friendly-social-media-network

http://thelegacywriters.com/691/babies-and-social-media-how-much-do-you-share/

http://www.jhousemedia.com/blog-articles/76/Social-Media-For-Babies--Whats-Your-Digital-Footprint.html

http://www.socialmediamarketing.com.au/social-media-marketing/social-network-babies-facebook-adds-unborn-children-notifi-cations.php

http://simonmainwaring.com/facebook/the-last-frontier-of-social-media-unborn-babies/

http://www.nytimes.com/2008/09/11/fashion/11Tots.html?_r=1&partner=rssnyt&emc=rss&oref=slogin

http://arduino.cc/en/Tutorial/WebServer

VIDEO

Sound Creature - http://vimeo.com/3999758

Music Frames - http://vimeo.com/3104975

Auti - http://vimeo.com/25613502

Retrocam http://vimeo.com/25711201

Issues on open adoption - http://vimeo.com/17927751

Adoption parent profile - http://vimeo.com/10847776

Page 124: TUMMYtunes

120

lista delle immagini

Page 125: TUMMYtunes

121

Immagini scaricate tra Settembre 2011 e Febbraio 2012

CAPITOLO 1 / PANORAMICA GENERALEpag 10 - http://ciid.dk/education/portfolio/py/final-projects/here-and-there/pag 13 - http://queandbrittany.blogspot.com/2010_07_01_archive.htmlpag 16 - http://www.nytimes.com/2008/09/11/fashion/11Tots.html?pagewanted=allpag 16 - http://blogs.ocweekly.com/heardmentality/Babies-on-Facebook.jpgpag 16 - http://twitter.com/liamsworldpag 18 - http://blogs.babble.com/toddler-times/2011/08/04/does-your-toddler-use-a-smartphone-mine-does/pag 19 - http://totspot.com/ (immagine scattata dal mio account personale per questa ricerca)pag 19 - http://totspot.com/ (immagine scattata dal mio account personale per questa ricerca)pag 19 - http://totspot.com/ (immagine scattata dal mio account personale per questa ricerca)pag 19 - http://totspot.com/ (immagine scattata dal mio account personale per questa ricerca)pag 20 - http://kidmondo.com/wp-content/uploads/2008/09/about.jpgpag 20 - http://kidmondo.com/about/pag 21 - http://lilgrams.com/guides/evernotepag 22 - http://www.fastcodesign.com/1662781/sign-of-the-times-toy-blocks-that-teach-toddlers-social-networking pag 22 - http://www.fastcodesign.com/1662781/sign-of-the-times-toy-blocks-that-teach-toddlers-social-networking pag 22 - http://www.fastcodesign.com/1662781/sign-of-the-times-toy-blocks-that-teach-toddlers-social-networking pag 23 - https://plus.google.com/photos/106341802660447646160/albums/5480694067290866641?banner=pwapag 24 - https://plus.google.com/photos/106341802660447646160/albums/5480694067290866641?banner=pwapag 24 - https://plus.google.com/photos/106341802660447646160/albums/5480694067290866641?banner=pwapag 24 - https://plus.google.com/photos/106341802660447646160/albums/5480694067290866641?banner=pwapag 25 - http://ciid.dk/education/portfolio/py/final-projects/here-and-there/pag 26 - http://www.interaction-venice.net/iuav1011studio2/projects/lullaby/design/pag 27 - http://ciid.dk/education/portfolio/py/final-projects/ui/pag 29 - http://www.dexigner.com/news/23330pag 29 - http://www.knowabouthealth.com/auti-interactive-toy-for-autistic-child/8240/ (screenshot del video)pag 29 - http://www.knowabouthealth.com/auti-interactive-toy-for-autistic-child/8240/ (screenshot del video)pag 30 - http://www.interaction-venice.com/projects/iuav-thesis/projects-2011-2/i-mirabilia/pag 30 - http://www.interaction-venice.com/projects/iuav-thesis/projects-2011-2/i-mirabilia/pag 30 - http://www.interaction-venice.com/projects/iuav-thesis/projects-2011-2/i-mirabilia/pag 31 - http://www.nastypixel.com/prototype/cms/myfiles/hungries2.jpgpag 31 - http://www.zazaziza.com/wp-content/uploads/2007/08/hungriessplattered.jpgpag 32 - http://www.stinawessman.se/project/sound-creature/

Page 126: TUMMYtunes

122

pag 32 - http://www.stinawessman.se/project/sound-creature/pag 32 - http://www.stinawessman.se/project/sound-creature/pag 33 - http://ciid.dk/education/portfolio/idp11/courses/tangible-user-interface/projects/retrocam/pag 34 - http://ciid.dk/education/portfolio/idp11/courses/tangible-user-interface/projects/retrocam/pag 35 - http://www.stinawessman.se/project/music-frames/

CAPITOLO 3 / SPERIMENTAZIONIpag 45 - foto scattata dall’autricepag 46 - illustrazioni realizzate dall’autricepag 48 - illustrazione realizzata dall’autricepag 49 - illustrazione realizzata dall’autricepag 51 - illustrazione realizzata dall’autricepag 52 - foto scattata dall’autricepag 53 - illustrazione realizzata dall’autricepag 54 - foto scattate dall’autricepag 55 - foto scattate dall’autricepag 56 - foto scattate dall’autricepag 58 - illustrazione realizzata dall’autricepag 59 - schema disegnato dall’autrice

CAPITOLO 4 / PROGETTO FINALEpag 62 - illustrazione realizzata dall’autricepag 63 - illustrazione realizzata dall’autricepag 64 - http://www.adoptionconnection.org/adoptive-parent.php?id=627&Keiko-and-Jonathanpag 64 - http://www.facebook.com/profile.php?id=642772476&ref=ts (friend Stina Wessman’s Facebook profile)pag 65 - http://shelbyhurstphotography.wordpress.com/2010/01/28/5-year-old-blonde-bombshell/pag 66 - foto scattate dall’autricepag 67 - illustrazione realizzata dall’autricepag 68 - illustrazione realizzata dall’autricepag 69 - foto scattate dall’autricepag 70 - illustrazione realizzata dall’autricepag 71 - illustrazione realizzata dall’autricepag 72 - foto scattate dall’autricepag 73 - illustrazione realizzata dall’autricepag 74 - illustrazione realizzata dall’autrice

Page 127: TUMMYtunes

123

pag 75 - foto scattate dall’autricepag 76 - illustrazione realizzata dall’autricepag 77 - illustrazione realizzata dall’autricepag 78 - foto scattate dall’autricepag 79 - illustrazione realizzata dall’autricepag 80 - illustrazione realizzata dall’autrice

CAPITOLO 5 / ULTERIORI OSSERVAZIONIpag 84 - illustrazione realizzata dall’autricepag 85 - schema disegnato dall’autricepag 87 - schema disegnato dall’autrice pag 88 - foto scattate dall’autricepag 89 - foto scattate dall’autrice

CAPITOLO 6 / ANALISI TECNOLOGICApag 93 - foto scattata dall’autricepag 94 - illustrazione realizzata dall’autricepag 96 - illustrazione realizzata dall’autricepag 97 - illustrazione realizzata dall’autricepag 99 - illustrazione realizzata dall’autricepag 100 - illustrazione realizzata dall’autricepag 101 - foto scattata dall’autricepag 102 - foto scattata dall’autricepag 103 - illustrazione realizzata dall’autrice

APPENDICEpag 107 - illustrazione realizzata dall’autricepag 108 - illustrazioni realizzate dall’autricepag 109 - illustrazioni realizzate dall’autricepag 110 - illustrazioni realizzate dall’autricepag 111 - illustrazioni realizzate dall’autricepag 112 - illustrazione realizzata dall’autricepag 113 - illustrazioni realizzate dall’autrice

Page 128: TUMMYtunes

124

ringraziamenti

Page 129: TUMMYtunes

125

Al termine di questo percorso vorrei finalmente ringrazia-re tutte le persone che lo hanno reso possibile e che mi sono state vicine in questi mesi, nonostante i frequenti sbalzi d’u-more.

In primis i miei relatori Gillian Crampton Smith e Philip Tabor, che negli ultimi due anni hanno rivoluzionato la mia vita professionale introducendomi al mondo dell’interaction design e offrendomi opportunità ineguagliabili.

Un grazie di cuore al gruppo dei tesisti per i loro preziosi consigli e ad Alberto ed Erika, rispettivamente per avermi aiutato nell’ambito tecnico e per avermi inspirato con il pro-getto I Mirabilia.

Uno speciale abbraccio alla mia meravigliosa amica Stina che mi ha sostenuto nei momenti peggiori, per aver avuto sempre parole di supporto e aver creduto nelle mie abilità anche quando non ci credevo io.

A tutte le persone che si sono fatte intervistare e hanno guidato lo sviluppo del progetto con i loro feeback e suggeri-menti, in particolar modo Jaqueline e Sofia, la cui esperien-za è stata l’ispirazione più grande.

Infine i miei genitori e mia sorella Alice, che pur non po-tendomi aiutare nello sviluppo del progetto mi hanno sem-pre sostenuto ed affiancato, anche quando terminare la tesi sembrava una mission impossible.

Un ulteriore ringraziamento a tutti coloro che non ho no-minato nello specifico, ma hanno contribuito a modo loro nello sviluppo del progetto e nel farmi superare i momenti più difficili.

Page 130: TUMMYtunes

126

Page 131: TUMMYtunes

127

COLOPHON

font per il testo: Archerfont per i titoli dei capitoli: Santa Fe LETsoftware: InDesign CS5

Page 132: TUMMYtunes

128

Page 133: TUMMYtunes

UNIVERSITÀ IUAV DI VENEZIA FACOLTA’ DI PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO

DICHIARAZIONE DI CONSULTABILITA’ O NON CONSULTABILITA’

DELLA TESI

(da inserire come ultima pagina della tesi) Il/La sottoscritto/a ………………………………………….matr. n. ...……………. Il/La sottoscritto/a ………………………………………….matr. n. ...……………. Il/La sottoscritto/a ………………………………………….matr. n. ...……………. laureando/a/i - diplomando/a/i in ………………………………………………... sessione ………………………… dell’a.a. …………….………….

DICHIARA/DICHIARANO che la sua/loro tesi dal titolo: …………………………………………………………………………………………. ………………………………………………………………………………………….

è consultabile da subito potrà essere consultata a partire dal giorno ………………….. non è consultabile

(barrare la casella della opzione prescelta) data ………………….. firma ……………………… firma ……………………… firma ………………………

Silvia Boscolo 267224

Comunicazione Visiva e Multimediale

Aprile 2012

TUMMYtunes - a communication tool for extended families

16-03-2012

2010/2011

Page 134: TUMMYtunes
Page 135: TUMMYtunes
Page 136: TUMMYtunes

Università IUAV di VeneziaFacoltà di Design e Arti

Corso di Laurea Specialistica in comunicazioni visive e multimediali