Transatlantic Trade and Investiment Partnership

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1 oberto Meregalli [email protected] Il Transatlantic Trade and Investiment Partnership (TTIP) R Aprile 2015 (meregalli.rob ) “Letting the international economy drift without renewed leadership is no longer an option e ne parla, certo, ma sicuramente l’acronimo T-TIP suona incomprensibile alla maggior parte … It is time for the United States and the European Union to exert leadership by showing a new way forward.” 1 The Atlantic Council S della gente. Quindi cominciamo col chiarire che sta per Transatlantic Trade and Investiment Partnership 2 , quindi parliamo di una ipotesi di accordo commerciale che Unione Europea e Stati Uniti d’America stanno negoziando per promuovere commercio ed investimenti fra le due sponde dell’Atlantico. Ufficialmente le trattative sono state avviate nel luglio 2013, ma gli sforzi per un’area di libero scambio fra USA ed UE sono molto più datati, l’Atlantic Council (lobby euroamericana) venne fondato nel 1961 dall’ex segretario di Stato Americano Dean Acheson per sostenere l’Alleanza Atlantica. Il primo studio pubblicato nel 1967 era intitolato: “Costruire il mercato euro-americano: pianificazione per gli anni ‘70”. I lavori in corso risalgono a venti anni fa e portano la firma del Transatlantic Business Dialogue (TABD) oggi rinominato in Transatlantic Business Council (TABC), una organizzazione formata da manager di grandi imprese multinazionali. Il TABD venne istituito dal governo degli Stati Uniti e dell'Unione europea come gruppo di cio e agli consulenza ufficiale per i funzionari UE e USA sulle questioni relative al commer investimenti. Furono gli allora Commissari Brittan e Bangemann, insieme al segretario 1 “Lasciare che l'economia internazionale vada alla deriva senza una rinnovata la leadership non è una valida opzione ... E 'tempo che gli Stati Uniti e l'Unione europea tornino ad esercitare la loro leadership mostrando una nuova via d’uscita”

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Nota sul T-TIP

Transcript of Transatlantic Trade and Investiment Partnership

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oberto Meregalli [email protected]

Il Transatlantic Trade and Investiment Partnership (T­TIP) 

RAprile 2015 (meregalli.rob )

“Letting the international economy drift without renewed leadership is no longer an option

e ne parla, certo, ma sicuramente l’acronimo T-TIP suona incomprensibile alla maggior parte

… It is time for the United States and the European Union to exert leadership by showing a new way forward.”1

The Atlantic Council

Sdella gente. Quindi cominciamo col chiarire che sta per Transatlantic Trade and Investiment Partnership2, quindi parliamo di una ipotesi di accordo commerciale che Unione Europea e Stati Uniti d’America stanno negoziando per promuovere commercio ed investimenti fra le due sponde dell’Atlantico. Ufficialmente le trattative sono state avviate nel luglio 2013, ma gli sforzi per un’area di libero scambio fra USA ed UE sono molto più datati, l’Atlantic Council (lobby euroamericana) venne fondato nel 1961 dall’ex segretario di Stato Americano Dean Acheson per sostenere l’Alleanza Atlantica. Il primo studio pubblicato nel 1967 era intitolato: “Costruire il mercato euro-americano: pianificazione per gli anni ‘70”. I lavori in corso risalgono a venti anni fa e portano la firma del Transatlantic Business Dialogue (TABD) oggi rinominato in Transatlantic Business Council (TABC), una organizzazione formata da manager di grandi imprese multinazionali. Il TABD venne istituito dal governo degli Stati Uniti e dell'Unione europea come gruppo di

cio e agli

consulenza ufficiale per i funzionari UE e USA sulle questioni relative al commerinvestimenti. Furono gli allora Commissari Brittan e Bangemann, insieme al segretario

                                                             1 “Lasciare che l'economia internazionale vada alla deriva senza una rinnovata la leadership non è una valida opzione ... E 'tempo che gli Stati Uniti e l'Unione europea tornino ad esercitare la loro leadership mostrando una nuova via d’uscita” 

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to la sua spinta: "Senza questo sostegno da parte delle imprese dell'Unione

statunitense Ron Brown a sollecitare le imprese: Xerox Corporation e Goldman Sachs International convocarono a Siviglia alla fine del 1995 più di 100 capitani d'industria (a quei tempi andava ancora di moda questo termine). Lo scopo era quello di individuare gli ostacoli transatlantici alle attività commerciali per creare un "mercato transatlantico senza barriere". L’idea era di mettere in piedi una efficiente macchina per sostenere il progetto e la macchina cominciò subito a girare visto che il sottosegretario al Commercio Timothy Hauser, in una audizione in una commissione del Congresso nel 1997, riferì che "E 'difficile sopravvalutare l'effetto che il TABD ha avuto sulla liberalizzazione degli scambi ... praticamente ogni mossa di apertura del mercato intrapreso dagli Stati Uniti e l'Unione europea negli ultimi due anni è stato suggerito dal TABD"3. Questo gruppo ha lavorato costantemente sui diversi tavoli negoziali, in sede OCSE dove sosteneva il MAI4 e in sede WTO5. Anche l’avvio del Doha round nel 2001 viene considerato un obiettivo raggiunto soteuropea e degli Stati Uniti per un nuovo ciclo di negoziati commerciali, non sarebbe stato possibile per il rappresentante USA Bob Zoellick e il Commissario europeo per il commercio Pascal Lamy avere il sostegno dell'Unione europea e degli Stati Uniti, necessario alla riuscita della ministeriale di Doha"6.

"I believe the benefits [of the Transatlantic Trade and Investment Partnership]significantly outweigh [its] potential risks."

Washington, 9 febbraio 2015 Nelproponendo di creare un’area di libero scambio entro il 2015, redattaoordinatrice del gruppo socialista per le questioni commerciali e figura di spicco nella TPN. Cosa

giungo 2006 il parlamento Europeo approvò una risoluzione sulle relazioni UE-USA da Erika Mann,

cindica questa nuova sigla? Si tratta del Transatlantic Policy Network , una rete composta da parlamentari europei e membri del Congresso statunitense nata nel 1992 sempre allo scopo di rafforzare la partnership transatlantica. Il TPN aveva ed ha una visione che va aldilà della dimensione economica, nel suo rapporto del 2003 stabiliva questi obiettivi, è molto interessante rileggerli7: Economia 1. approfondire ed ampliare il mercato transatlantico, in vista della sua realizzazione entro il 2015, raggiungendo questi obiettivi intermedi

tro il 2010: Servizi finanziari e mercati dei capitali

2. Rafforzare la cooperazione economica e monetaria in modo pratico e pragmatico.

en• • Aviazione civile • Digital Economy (privacy, sicurezza e diritti di proprietà intellettuale) • politica di concorrenza

mativa • cooperazione nor

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   3 3. Rivital dell'OMC come una questione di massima urgenza, sulla base dei progressi compiuti.

ifesa e Sicurezza

izzare i negoziati di Doha

D4. Promuovere mercati della difesa transatlantici più aperti e una più stretta cooperazione tra le industrie della difesa per facilitare il

asferimento di tecnologie di difesa.

Sviluppare ulteriormente la relazione NATO / UE, pur continuando a chiarire i rispettivi ruoli e le capacità in ambito militare, coerenti con i s"8.

o permanente sulla sicurezza UE / USA, sulla base della complementarietà della dottrina di sicurezza egli Stati Uniti e della strategia sulla sicurezza dell'UE.

tr 5.principi "Berlin Plu 6. Sviluppare un quadro per un dialogd Politica 7. Costruire una "comunità di azione" transatlantica per la cooperazione regionale e globale, fondata su sei priorità:

• riduzione della proliferazione delle armi di distruzione di massa • Lotta all'AIDS e alle malattie infettive

o democratico, in una economia di mercato e in un partner strategico 8. Appro o, sulla base dell’ Accordo sulla cooperazione di ricerca e sviluppo per l'econ 9. Stimol vore del artenariato transatlantico.

• Pace, democrazia e sviluppo nel Medio Oriente • guerra contro il terrorismo

• Integrazione a lungo termine della Cina nella comunità internazionale • Ulteriore trasformazione della Russia in uno Stat

fondire la cooperazione in materia di energia e cambiamento climaticomia dell'idrogeno.

are la partecipazione costruttiva di importanti gruppi di interesse della società civile europea e statunitense in iniziative a fap Istituzionale 10. Concordare entro dicembre 2005 sui principali elementi di un “Transatlantic Partnership Agreement” da negoziare a partire dal 2007,

so: • Focalizzarsi sul vertice annuale UE / USA per fornire una direzione strategica e impulso al partenariato transatlantico;

luppare le comunicazioni con il vertice NATO.

peo e del Congresso degli Stati

Pertan IP come una risposta alla crisi economico-finanziaria,

basato sulla “Nuova agenda transatlantica” del 1995 e che rifletta la strategia proposta in questo rapporto. Come parte di questo proces

• svi• Istituire una consultazione informale UE / USA, a livello ministeriale, in preparazione dei vertici UE / USA. • Rafforzare la struttura istituzionale per il dialogo transatlantico, tra i membri del Parlamento euroUniti.

to risulta difficile considerare il T-Tnon m o anca certo anche questo auspicio, specie lato Europa, ma l’area di libero commercio euratlanti a ca è un obiettivo che viene da lontano e che certamente aveva ed ha una naturgeopol La globalizzazione ha allargato la mappa del potere e portato ad una nuova

a, el

itica. distribuzione della ricchezza con una progressiva riduzione di quello euro-americana. La Cina e, in minor misura, gli altri paesi del BRICS, hanno acquisito quote di economia e di commercio mondiale rilevanti. Prima della crisi finanziaria gli Stati Uniti erano il principale partner commerciale di 127 paesi nel mondo, oggi Pechino lo e diventata per 124 Stati, mentre Washington solo di 70 paesi9. Entro un periodo di circa dieci anni, Pechino potrebbe fare della sua moneta, lo Yuan, l’altra grande valuta del commercio internazionale. Il T-TIP che mira a rafforzare il primato commerciale con l’Europa, certamente rientra negli sforzi di Washington di “contenere” la Cin

i, npreservando cosi il ruolo del dollaro quale moneta principale degli scambi internazionaltentativo di preservare il proprio primato militare e politico.

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Q  ualche dato sull’interscambio USA­UE 

                

   

Qualche numero sui rapporti USA-UE10 L’economia “transatlantica” è la maggiore del mondo: più del 50%

in termini di PIL. L’Ue ha attratto il 56% degli investimenti diretti Usa dal 2000 al

2013. Gli investimenti in Polonia sono aumentati del 103% nei primi nove

mesi del 2013 rispetto allo stesso periodo del 2012. Gli UA hanno più investimenti in Olanda che in Sud, Centro

America, Medio oriente ed Africa messi insieme. Dal 2000, il totale degli investimenti americani in Brasile risulta pari

solo a un quinto di quelli in Irlanda. Sempre dal 2000 gli Stati Uniti hanno investito di più in Italia che in

India. Oltre il 60% degli asset delle multinazionali USA sono in Europa. Le vendite delle filiali statunitensi in Europa nel 2012 erano il

doppio di quelle dell’intera Asia-pacifico. Le vendite delle filiali statunitensi in Cina nel 2011 erano inferiori a

quelle fatte nella sola Olanda o Irlanda o Francia. Gli investimenti europei negli USA, nonostante la crisi, nel 2012

sono stati quattro volte quelli fatti in Cina. Il totale degli asset posseduti da filiali europee in USA erano pari a

8.700 miliardi di dollari, in cima alla lista troviamo imprese inglesi (2.200 miliardi) e tedesche (1.500 miliardi).

Le vendite delle filiali europee in USA sono la principale via attraverso cui l’Ue fornisce merci e servizi agli Stati Uniti (non il commercio diretto): nel 2012 hanno venduto per un valore di circa 2.200 miliardi di dollari più del triplo del valore delle esportazione Ue negli USA.

Usa ed Ue sono le due maggiori economie di servizi al mondo, l’UE importa il 38% dell’export servizi USA ed esporta il 42% dei propri in America.

Le filiali USA impiegano 4,2 milioni di persone in Europa (soprattutto nei servizi), quelle europee 3,8 milioni negli Stati Uniti.

       Nonostante  gli  anni  recenti  di  crisi,  in particolare  per  l’Europa,  Usa  ed  Ue rimangono  i  rispettivi  principali mercati  d’esportazione.  Le  due  aree costituiscono  circa  il  50%  del  PIL mondiale  e  quasi  1/3  dei  flussi commerciali  globali.  Lo  stock  di investimenti  bilaterali  è  pari  a  2.394 trilioni di euro ed ogni giorno vengono scambiati merci e servizi per un valore medio  di  quasi  2 miliardi  di  euro.  Nel 2012  l’interscambio  commerciale  è stato pari a 497,5 miliardi di  euro, con un  attivo  per  parte  UE  di  85,9 miliardi11.  Nello  stesso  anno  le esportazioni  comunitarie  sono  state pari a 291,7 mld euro (+10,6% rispetto a  2011),  mentre  le  importazioni  UE dagli  US  erano  pari  a  205,8  mld  euro (+7,5%  rispetto  a  2011).  Nel  2011  lo stock  di  investimenti  diretti  esteri (IDE)  comunitari  negli  US  era  pari  a 1.421  euro,  con un  flusso  annuale mld 

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   5di 110,7 mld euro. Viceversa, nello stesso anno, gli IDE americani nella UE avevano uno stock di 1.344 mld euro ed un flusso di 114,8 mld euro.  L’Ue dal 2000 ha attratto il 56% degli investimenti esteri a stelle e strisce, anche se va sottolineato che il 79% si è indirizzato in soli tre paesi: Gran Bretagna, Olanda e Irlanda. Quest’ultimo, in particolare, costituisce la prima piattaforma d’esportazione per le multinazionali USA, le filiali americane vi esportano cinque volte quello che esportano dalla Cina e 3,5 volte quello dal Messico (unito agli USA dal famoso Nafta). Per quanto attiene alle relazioni con l’Italia, nel 2012 l’interscambio è stato pari a 39,3 mld euro, con un attivo per parte italiana di 13,9 miliardi. Le esportazioni nazionali verso gli US sono state di 26,6 mld euro (+16,8%  rispetto  al  2011),  mentre  l’import  dell’Italia  dagli  USA  è  stato  pari  a  12,6  mld  euro  (‐2,63% rispetto al 2011).  

Interscambio Italia – USA (2001 – 2012) Mld euro

 Fonte: elaborazioni Confindustria su dati Eurostat. 

 

Nel 2012 la quota USA sul totale dell’export Italiano era pari a 6,9%12. I principali prodotti esportati sono: prodotti derivanti da raffinazione petrolio (4,7%); vini (3,8%); parti di veicoli aerei e spaziali (3,6%); navi e imbarcazioni (3,6%); automobili (2,8%); componenti automotive (2,6%); medicinali (2,4%). Lato import, i principali prodotti sono: medicinali e preparati farmaceutici (11,3%); carbone e combustibili solidi (7,9%); prodotti derivanti da raffinazione petrolio (5,7%); turboreattori e turbine a gas (5,1%); rifiuti da metalli preziosi (4,2%); componenti di velivoli e shuttle (3,1%). Nel 2012 l’Italia è stata il 13° fornitore ed il 23° cliente degli USA, che a sua volta è stato l’8° fornitore dell’Italia ed il 3° cliente. Per quanto riguarda gli investimenti, nel 2011, lo stock di Investimenti diretti esteri (IDE) americani in Italia era pari a 25,3 mld di dollari, con un flusso annuale di 450 milioni, mentre gli investimenti italiani in USA ammontavano a 23 miliardi13.

IDE totali in Italia e quota USA – IDE totali in USA e quota Italia (anno 2011, miliardi di dollari)

 Fonte: elaborazioni Confindustria su dati US Department of Commerce ‐ BEA (Bureau of Economic Analysis). 

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   6Gli obiettivi ufficiali La storia recente del T-TIP data anno 2007, quando nel semestre europeo a presidenza tedesca, Angela Merkel e George W.Bush firmarono un accordo per far avanzare l’integrazione creando una nuova istituzione, il Transatlantic Economic Council (vedi notizia della BBC).

Nel novembre 2011 si giunse ad insediare l’High Level Working Group for Jobs and Growth con l’incarico di valutare i possibili ambiti di collaborazione tra le due sponde dell’Atlantico. A dicembre 2012 il Gruppo presentò un interim report che anticipava le conclusioni del rapporto finale, reso noto nel febbraio 2013 e preceduto di poche ore dal Presidente degli Stati Uniti, che nel suo discorso annuale sullo stato dell’Unione, “battezzò” l’avvio di negoziati per un accordo di libero scambio tra Stati Uniti ed Europa, denominato “Transatlantic Trade and Investment Partnership - T-TIP”. Gli obiettivi proclamati non sono nuovi: rimuovere le barriere commerciali fra i due partner per facilitare la vendita di merci e

servizi; in questi termini la cosa appare positiva per tutti, in particolare per una Europa che cerca disperatamente di ritrovare crescita economica. Ma è qualcosa di più poiché sono tre gli elementi perseguiti: oltre al tradizionale accesso al mercato, vi è la cosiddetta “coerenza nei regolamenti” e una più stretta cooperazione sempre sul piano dei regolamenti. Quindi l’obiettivo è ambizioso perché si focalizza sui termini “regolazione tecnica” che si traducono in: “regole, linee guida, caratteristiche per prodotti o processi correlati e metodi di produzione, requisiti di terminologia, simboli, imballaggi, marcature o etichettature”14, quindi qualsiasi legge/regolamento che norma caratteristiche finali e di produzione delle merci industriali e agricole (quindi il cibo) e la fornitura dei servizi (quindi il terziario). Ma perché tanti timori? Perché alcune analisi paventano effetti disastrosi su tutti i fronti, mentre altre ne lodano i benefici effetti? Perché si sta valutando un accordo che ancora non esiste e pertanto, si fa riferimento a scenari ipotetici. Il grado di incertezza è enorme perché impatti e conseguenze del T-TIP risultano difficilmente valutabili non avendo a disposizione “il dettaglio” dove si concretizzano gli obiettivi dichiarati.

Accesso al mercato Partiamo dal tema dell’accesso al mercato che primariamente si occupa dei dazi doganali, cioè di quelle tasse che vengono applicate alle merci in entrata in un paese e che sono il frutto di politiche nate per proteggere le imprese nazionali, specie nelle prime fasi del loro sviluppo, dalla concorrenza estera. Vista la situazione: la tariffa media applicata negli USA e nell’UE è, rispettivamente, del 3,5% e del 5,2%15, non è questo l’obiettivo primario dei negoziati, anche se un azzeramento del dazi sarebbe visto con molto interesse da parte delle imprese multinazionali poiché circa un terzo del totale del commercio transatlantico (beni e servizi) e oltre il 40% del commercio dei soli beni avviene al loro interno (intra-company) per cui anche un dazio di ridotte dimensioni rende meno competitive le imprese transatlantiche rispetto alle concorrenti globali.

Il termine Accesso al mercato esprime il grado di apertura di un paese alle importazioni. L'apertura di un mercato all'accesso di merce straniera è determinata sia dalle tariffe (i dazi) applicate sui prodotti importati sia da misure non tariffarie quali quote prelievi variabili regolamenti sanitari e fitosanitari .

I picchi tariffari (dazi del 350% - 131,8%) e la fascia di tariffe molto alte che segue (79,1% – 37,5%) interessano solo 11 linee di prodotti e colpiscono quasi esclusivamente le importazioni di tabacco e arachidi, mentre una sola linea riguarda il settore calzaturiero; dazi medio alti (29,8% -

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ricadono in 350 linee tariffarie, tolte 133 duty

uardano calzature, prodotti del settore tessile e dell’ abbigliamento e le bevande

20%) si riferiscono a 32 linee tra cui: frutta secca, giacche uomo e donna, abbigliamento bambino, calzature con suola in cuoio, veicoli per trasporto merci. Al di sotto, tra il 19,9% e 10,2% troviamo prodotti del settore tessile – abbigliamento, alimentare (tra cui prodotti a base di latte e carni), calzaturiero e vetreria da tavola. In totale su 5.225 codici doganali statunitensi, 2007 sono duty free e 2.470 hanno dazi al di sotto del 10%. Per quanto riguarda l’Italia, le nostre esportazionifree, 192 sono colpite da dazio di fascia bassa (10% - 0,1%) e solo le rimanenti 25 soffrono dazi più elevati e rignon alcoliche. Quindi per il nostro paese è di interesse tagliare o eliminare questi dazi per aumentare le esportazioni negli USA.  

Dazi medi USA applicati per settore

Fonte: elaborazioni Confindustria su dati WTO (2012).

Barriere non tariffarie Maggiori benefici sono stimati dal iere non tariffarie, cioè tutte

regolamenti, standard e leggi interne ad ogni singolo paese. I itano l’accesso al mercato americano delle produzioni europee (e

l’eliminazione delle cosiddette barrquelle misure costituite daprincipali ostacoli che limviceversa), consistono infatti nei costi e negli oneri per le imprese legati alla difformità delle misure regolamentari, degli standard, dei requisiti tecnici di conformità di sicurezza, salute e tutela dell’ambiente ed è su questo tema che si gioca il negoziato in corso. Va ricordato che stiamo parlando non solo di quanto interessa merci e servizi che varcano la frontiera, ma di tutte le merci e di tutti i servizi commercializzati in uno stato perché le regole del commercio si basano sul concetto di non discriminazione che si traduce nel dover evitare che qualsiasi prodotto nazionale abbia un trattamento più favorevole di un prodotto estero. Ad esempio il fatto che nell’Ue un alimento che abbia lo 0,9% dei suoi ingredienti OGM debba essere etichettato è considerato una barriera tecnica agli scambi perché ostacola gli alimenti americani che non hanno questo vincolo nel loro paese. Quindi negoziare su questo terreno significa negoziare sulle regole sanitarie dei cibi e su quelle fitosanitarie che si applicano negli allevamenti e nei campi. Questo spiega perché la questione T-TIP non riguarda le frontiere, riguarda i

Col termine di Barriere non tariffarie si intendono tutte le misure di protezione che non siano dazi. Possono consistere in restrizioni quantitative o in regole, applicate in modo tale da rendere impossibile, difficile o costoso il loro recepimento da parte dei produttori stranieri. Lo sono gli embarghi, le quote all'import, qualsiasi restrizione quantitative, licenze, regolamenti e standard. Questi ultimi sono materia di politica interna e per questo molto sensibili. mercati da una parte e dall’altra della frontiera.

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eve però sembrare riduttivo

non è ancora così (anche se l’Italia spinga da

Nelle dichiarazioni dei negoziatori euro-americani ovviamente non si mettono in gioco leggi e regolamenti esistenti (il che è corretto perché nessun accordo può manomettere direttamente atti legislativi), si mira piuttosto ad adottare sistemi di mutuo riconoscimento e/o di altri meccanismi di allineamento degli standard. Si guarda al futuro. Questo non dpoiché si tratterebbe di una rivoluzione sia nel caso si punti a considerare come equivalenti normative diverse, sia se l’obiettivo fosse quello di uniformare certificazioni e controlli. Su questi argomenti USA ed UE hanno in verità da tempo avviato un dialogo approfondito, istituzionalizzato dal 2007 con la creazione del Transatlantic Economic Council (TEC), ma gli

avanzamenti non sono stati fino ad ora sostanziali e permangono moltissime differenze. Ad esempio in America è d’obbligo l’indicazione di origine (“made in country X”), per la UEsempre in questa direzione). Ma la differenza più rilevante è in materia di sicurezza alimentare perché concettualmente USA ed UE, pur perseguendo gli stessi obiettivi, hanno adottato due approcci diversi: mentre l’Europa controlla e ha normato i processi con cui, ad esempio, si allevano gli animali, si coltivano i campi e si

confezionano i prodotti alimentari, puntando sulla tracciabilità; negli USA il focus è stato posto sul prodotto finito. Inoltre l’Europa ha adottato il principio di precauzione ("l’assenza della prova di un rischio non è prova dell'assenza dello stesso"1) che in parole povere significa che anche in assenza di dimostrazioni scientifiche, è possibile vietare l’uso di una sostanza o di una tecnica produttiva se sussistono dubbi al riguardo. Del resto la storia insegna che l’evidenza scientifica dei danni derivanti da una sostanza quasi sempre arriva dopo il suo utilizzo. Negli USA non si condivide questa scelta e nel passato si è scelto un approccio market-oriented in cui la gestione del rischio alimentare ricade esclusivamente sui privati: sono le imprese e i consumatori a dover dimostrare se una sostanza è dannosa. Diversità di approccio sono figli anche di diversità strutturali. Una legge negli USA può essere proposta da qualsia

Il concetto di “non discriminazione” si basa su due clausole WTO: il Trattamento nazionale implica il dovere di non trattare merci nazionali meglio delle merci straniere. La clausola di nazione più favorita obbliga a trattare i fornitori stranieri senza discriminazioni fra loro.

si membro di uno dei due rami del parlamento e se incontra sufficiente

eguono i tempi di recepimento nei

consenso può essere approvata in tempi brevissimi rispetto a quelli necessari per l’approvazione di una direttiva europea che richiede anni e coinvolge un dibattito molto ampio prima dell’approvazione da parte del parlamento Europeo, a cui sdiversi Stati membri. Diametralmente opposto è anche il dopo, nel senso che modificare una direttiva è impresa improba mentre modificare una legge USA è più facile e rapido, le procedure giudiziarie più snelle.

Alcune delle imprese che fanno parte del TABC

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I due capi-negoziatori del T-TIP

Le differenze negli standard e nei regolamenti si possono risolvere promuovendo il riconoscimento di equivalenza fra leggi diverse, ossia se il risultato finale è lo stesso anche se le regole non lo sono si possono considerare equivalenti. E’ quanto già fatto sul biologico: USA ed UE hanno regolamenti e sistemi di controllo diversi, ma è stato firmato un accordo per cui un alimento certificato come bio in Italia, può essere venduto come bio anche oltreoceano e viceversa16. Ma al di fuori del bio le cose si complicano: stabilire se un ingrediente, un antibiotico o un ormone o una nano-particella facciano bene o male e in quale quantità siano tollerabili non è per nulla univocamente dimostrabile, gli studi scientifici si possono contraddire, decidere aquale fare affidamento è opinabi e le differenze fra USA ed UE

uivalenza fra ogm e non ogm è l’e e del diverso approccio. Di recente

. le ed infatti sono molt

sempio più comprensibilL’eqil Dipartimento per la sicurezza alimentare (USDA) ha approvato una mela geneticamente modificata dalla società Okanagan Specialty Fruits, che non diventa marrone quando viene affettata, né quando cade per terra e si ammacca17. Sarà venduta come una normale mela senza alcuna etichettatura obbligatoria, per ora nella varietà Granny Smith e Golden Delicious. Ma una mela affettata diventa marrone proprio per indicare che un frutto affettato ha un aumento del rischio di esposizione ad agenti patogeni, mascherare questo segnale naturale non è salutare. In Europa la scelta dell’Usda risulterebbe inaccettabile. Questo discorso merita una riflessione. Si pretende dalla scienza una valutazione del rischio, fatta in tempi rapidi, che è utopica. La complessità di analisi che le scienze attuali affrontano danno sempre più spesso origine a una molteplicità di risultati e di visioni alternative che pretendono di spiegare l’oggetto di studio. La scienza non ha certezze da offrire, quindi la gestione del rischio è ambito della politica, questo è il vero problema e la soluzione di affidare questa valutazione a un qualsiasi organismo scientifico è illusoria. “In presenza di esternalità negative difficilmente quantificabili e di rischi futuri ignoti, sarebbero necessarie nuove regole”18 che tengano in considerazione quei valori comuni, anche se privi di valore economico, che fondano la convivenza umana. Nei negoziati T-TIP si sta ignorando tutto questo.

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   10diare, quindi recepire alcune norme o

i all’approccio

vuto come conseguenza

Armonizzare presenta le stesse difficoltà, occorre metolleranze altrui facendo accettare parte delle nostre. Su questa battaglia è ovvio ci siano molte paure e si concentrino molte critiche ai negoziati, vista la loro opacità. Mai dire mai però, perché la promulgazione dell’ultima legge statunitense ha segnato un inizio di avvicinamento delle regole USA a quelle europee sui requisiti di sicurezza degli alimenti e sulla possibilità della amministrazione di intervenire per tutelare la salute pubblica. Il sistema della sicurezza alimentare negli Stati Uniti era disciplinato dal Federal Food, Drug and Cosmetic Act del 1938 (Fdca), nel 2011 è stato modificato dal Food Safety Modernization Act (Fsma)19. La nuova legge propone un approccio alla sicurezza alimentare, in particolare in riferimento alle importazioni, di tipo “preventivo” che, in maniera embrionale, pare ispirarsprecauzionale. Per la prima volta infatti per sospendere l’import o effettuare il ritiro dei prodotti dal mercato, si parla di “reasonable probability” (ragionevole probabilità). Certamente sinora si è trattato più di una difesa commerciale che altro, perché ha afondamentale di complicare sotto il profilo operativo-procedurale le attività degli importatori, creando ulteriori costi. Tuttavia, si tratta di un primo spiraglio entro cui i negoziatori europei potrebbero e dovrebbero lavorare.  

I negoziatori Le trattative per la conclusione di un Partenariato Transatlantico su Commercio ed Investimenti, nonostante gli otto20 Round bilaterali effettuati dal giugno 2013, hanno condotto finora a pochi risultati, anche perché lo scorso anno vi sono state elezioni d’ambo i lati dell’oceano. Questo 2015 costituisce un anno decisivo, secondo gli obiettivi dovrebbe anzi essere l’anno dell’accordo. Ma, come espresso anche dal Presidente della Commissione Europea Juncker, il successo del T-Tip sarà in gran parte legato alla capacità dei negoziatori di tener conto dei punti di vista espressi dal Parlamento Europeo e dal Congresso Usa che non ha sinora concesso la Fast Track21. La maggioranza parlamentare assegnata al Partito Repubblicano, tradizionalmente su posizioni liberiste, perseguirà obiettivi ambiziosi; al contrario, l'azione del nuovo Commissario al Commercio europeo Cecilia Malmstrom sarà condizionata dall'attenzione del Parlamento europeo alle priorità difensive di tutela degli standard di salute, sicurezza alimentare e ambientali europei. La commissaria europea ha dovuto avviare un’opera di trasparenza pubblicando alcuni testi negoziali. Va ricordato che il negoziato viene portato avanti da una task force guidata da Ignacio Garcia Bercero per l’Unione europea e da Dan Mullaney per gli Usa, al momento sono in programma due nuovi round in Aprile e in luglio. Sopra di loro vi sono i responsabili Ue ed Usa in materia di commercio. L’eventuale accordo richiederà l’approvazione del Consiglio Europeo, del Parlamento europeo e di tutti i paesi membri poiché contempla investimenti e diritti di proprietà intellettuale.  

Cecilia Malmstrom e Michael Froman

Ignacio Garcia Bercero e Dan Mullaney  

 

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   11Cooperazione regolatoria Il terzo obiettivo guarda al futuro perché mira, in s stanza, a coordinare l’attività regolatoria dell’Unione europea e degli Stati Uniti. L’articolo 2 (della bozza relativa a questo capitolo), specifica che parliamo di regolamenti e direttive Ue e i Statuti federali Usa. Coinvolge quindi la Commissione Europea e le istituzioni federali americane (ma nell’articolo tre si ipotizzano anche le autorità centrali degli stati membri), impegnando ino di argomenti con possibili effetti su investimenti e commercio. In astratto anche questo capitolo potrebbe sembrare nocuo (che male c’è nel cooperare?), ma solo in un mondo ideale dove la democrazia è perfetta, non in quello reale dove i cittadini non trovano neppure partiti che siano in grado di rappresentarli e dove i leader sono in competizione per guadagnare consenso lavorando sui media e utili zando dialettica, col sostegno di interessi

rti, che sono in grado di finanziare le loro attività. questo contesto quando si scrive che la ommissione Europea allorché si appresterà ad affrontare la redazione di un nuovo regolamento

o di una nuova direttiva attraverso un assessment dovrà “offrire una ragionevole opportunità a di presentare la propria posizione” si traduce in una ulteriore enti – data ad aziende e gruppi di pressione (statunitensi) di

ti dalle imprese. Significa che qualsiasi direttiva

o

d

le ogniqualvolta tratt

in

zInfo

C

qualsiasi persona legale o naturalepossibilità – oltre a quelle già esistpresentare la loro posizione alla Commissione. Si fornisce insomma uno strumento in più a chi ha il potere di utilizzarlo, chi di noi riesce oggi a presentare la propria posizione non dico alla commissione europea, ma ad una commissione del nostro parlamento nazionale? Il Regulatory Cooperation Council, organismo ipotizzato per gestire la futura cooperazione euro atlantica dovrebbe preparare annualmente degli elenchi di temi considerati prioritari da affrontare e analizzare i position paper fornieuropea in materia di salute pubblica o di ambiente dovrà essere discussa non solo dal Parlamento Europeo e dai vari governi comunitari ma anche con “gli stakeolder” d’oltreoceano, (ovviamente varrà anche il discorso diametralmente opposto Usa, imprese europee). Si tratta di un impegno estremamente rilevante, contratto dai poteri esecutivi che stanno negoziando l’accordo, che limiterà il futuro di chi esercita i poteri legislativi e che oggi non siede ai tavoli negoziali.

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   12

La possibile struttura del T­TIP Bene, dopo tante parole, ecco nel concreto i temi oggetto di negoziato. Nei propositi della Commissione, l’Accordo sarà diviso in tre parti per 24 capitoli complessivi:

Di alcune parti la Commissione ha pubblicato le bozze. In quella relativa alle norme sanitarie e fitosanitarie (in sigla questo capitolo si indica con SPS) si stabiliscono gli organi considerati competenti in materia: Codex Alimentarius (alimenti), l’Organizzazione Mondiale per la salute animale (alimentazione animale), la convenzione internazionale per la protezione delle specie vegetali (aspetti fitosanitari)22. La definizione di cosa si intenda col termine di norme sanitarie fitosanitarie è rimandata a quella WTO:

Le misure  sanitarie o  fitosanitarie  comprendono  tutte  le  leggi,  i decreti,  i  regolamenti, gli obblighi  e  le procedure  pertinenti,  ivi  compresi,  tra  l’altro,  criteri  in materia  di  prodotti  finiti,  processi  e metodi  di produzione,  procedure  di  prova,  ispezione,  certificazione  e  autorizzazione,  quarantena  e  obblighi pertinenti  associati  al  trasporto  degli  animali  o  dei  vegetali,  o  ai  materiali  necessari  per  la  loro 

Accesso al mercato

Dazi

Servizi

Appalti pubblici

Regole di origine

Cooperazione regolatoria

Coerenza nei regolamenti

Barriere tecniche agli scambi

Regole sanitarie e fitosanitarie

Prodotti chimici

Cosmetici

Ingegneria

Dispositivi medicali

Pesticidi

ICT

Prodotti farmaceutici

Tessile

Settore automobilistico

Regole

ambiente

Materie prime/energia

Facilitazione al commercio

Piccole e medie imprese

Sistema di gestione delle dispute stato-impresa

concorrenza

Diritti di proprietà intellettuale e indicazioni geografiche

 

Sistema di gestione delle dispute stato-stato

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   13sopravvivenza  durante  il  trasporto,  disposizioni  relative  ai  pertinenti  metodi  statistici,  sistemi  di campionamento  e  metodi  di  valutazione  dei  rischi,  nonché  requisiti  in  materia  di  imballaggio  ed 

a sicurezza alimentare23 

Accordo [il T-TIP ndr] aranno applicati da ciascuna parte contraente senza ingiustificato ritardo”, per la precisione

etichettatura direttamente connessi all

Relativamente all’alimentazione umana troviamo scritto che: “tolleranza e livelli massimi dei residui adottati dal Codex Alimentarius, dopo l’entrata in vigore di questo sentro 12 mesi dall’approvazione del Codex. Ecco questo è il punto in cui si concretizza il rischio di ab o di p cauzione adottando decisioni in materia bandonare il principi re l’approccio per cui ledevon i standard internazionali. In passato in s più volte, il caso della carne trattata con l’or one della crescita è quello ù noto perché ha portato gli Stati Uniti a chiedere l’abolizione dei provvedimenti attuati da UE bando le importazioni di american , giustificando il provvedime tela della salute. Tali affermazioni di fonte europea venivano smentite da studi americani che al contrario dimostravano come infondati i timori a riguardo. Dopo anni di ha dato ragione agli Stati Uniti; tuttavi l’Ue non ha voluto recedere a mantenuto il vincolo imposto. Il WTO è quindi ricorso a sanzioni per punire la scelta. La bozza dell’SP esponsabilità dei con merce importata in Europa sia attribuita agli USA e viceversa. Ciò mira ad eliminare quelle che il testo considera come “mis re di controllo ridondanti”, di conseguenza il pae tore “deve accettare stabiliment rutture [di produzione/allevamento ndr] autorizz paese esportatore senza

ttuare nuovi controlli, ispezioni e senza richiedere nuove cer ificazioni da terze parti o qualsiasi ltra garan iore”. (articolo 8). “Il paese importatore do rà e le misure sanitarie e tosanitari dell’espo ome equivalenti alle proprie se que strerà che ottengono lo tesso livello di protezione”. Sembra condivisibile ma prendiamo come esempio la clorinatura dei olli. Negli USA per di pollo non togeni usano un etodo drastico ed e avano la carne macellata in acq per disinfettarla. risultato finale è lo stesso europeo: niente batteri, però a noi europei non piace il metodo e bbiamo preferito sc e di norme su quan o eve avere un pollo, sulla ua alimentazione, s eccetera, eccetera. Sono equivalenti le due procedure? onsiderare illegittima una scelta precauzionale e sovrana perché di ostacolo al libero scambio resuppone porre a prima della sicurezza sanitaria e della sovranità.

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   14AgricL’agricamericdestinCanad

oltura oltura conta per il 12,8% del commercio euro-ano; per l’America, l’Europa costituisce la quinta azione delle proprie esportazioni agricole, dopo Cina,

, Messico e Giappone. aUSA ed UE hanno procedure diverse relativamente alla sicurezza alimentare (nei box le abbiamo sintetizzate). Certamente per le esportazioni agroalimentari europee esistono una serie di norme e di enti di controllo oltreoceano che impongono un onere non indifferente. Questo motiva il fatto che in questo settore ci sia interesse verso il T-TIP e che lo si veda come uno strumento per superare parte di queste difficoltà e per difendere le tante indicazioni geografiche europee. Gli ostacoli normativi sono numerosi, ad esempio relativamente all’uso della ractopamina, uno steroide utilizzato negli allevamenti per stimolare la crescita del bestiame; si calcola che permetta agli allevatori di maiali di ottenere un aumento del 10% degli utili. In Europa ne è vietato l’uso perché può provocare una serie di malattie cardiovascolari. Negli Stati Uniti no. Al contrario, la normativa USA ritiene Listeria monocytogenes un pericolo “grave” e pertanto prevede, per i prodotti a base di carne, un livello di tolleranza uguale a zero mentre nell’UE è ammessa la presenza di 100 batteri per grammo di prodotto finito pronto per il consumo.

Quindi per la legislazione USA un alimento nel cui processo di produzione non intervenga un trattamento listericida non si può considerare come alimento (ready to eat), ma solo come una derrata24. Gli Stati Uniti sono particolarmente attenti anch

Le procedure di sicurezza alimentare dell’UE riguardano tutta la catena di produzione degli alimenti destinati al consumo animale e umano. Nel 2002 è stata creata l’EFSA, European Food Safety Authority (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare), organismo indipendente che lavora in stretta collaborazione con vari enti e istituti scientifici degli stati Membri, offrendo una consulenza scientifica indipendente su tutte le questioni che influiscono direttamente o indirettamente sulla sicurezza alimentare. L’organismo supervisiona tutte le fasi di produzione e di fornitura degli alimenti, dal settore primario fino alla distribuzione ai consumatori. L’EFSA si occupa anche

e alla malattia vescicolare dei suini, a scopo preventivo possiamo esportare solo carne suina processata prodotta in stabilimenti autorizzati dal Ministero della Salute italiana, registrati e controllati dal Animal and Plant Health Inspection Service. Anche riguardo alla BSE, gli Stati Uniti adottano misure sanitarie più restrittive rispetto a quelle previste dall’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale, che nelle bozze dell’SPS è prevista come organo di riferimento (in effetti noi europei non possiamo sempre vantarci di avere i migliori controlli). Esiste poi il tema degli Ogm. Ma onestamente il T-TIP non ha chance di modificare la legislazione europea relativa alla coltivazione di ogm in Europa. L’unico effetto possibile riguarda l’etichettatura su cui sono forti da sempre le pressioni per evitarne l’obbligo. Riguardo agli imballaggi alimentari vi sono differenze riguardo al bisfenolo A, la sostanza rilasciata da alcuni materiali di contatto in plastica agli alimenti contenuti. E’ praticamente presente ovunque (bottiglie di plastica, vernici interne ai barattoli di metallo), da tempo vietato nei biberon, incriminato per i suoi effetti sull’apparato

dei rischi legati alla catena alimentare ed effettua una valutazione scientifica su qualsiasi tema che abbia effetti diretti o indiretti sulla sicurezza della fornitura alimentare, compresi i problemi correlati alla salute e al benessere degli animali e delle piante.

Negli Usa esistono diversi enti federali a cui occorre fare riferimento per quanto riguarda la salute di cibi e animali. Innanzitutto l’USDA (Department of Agriculture www.usda.gov) Dipartimento responsabile per lo sviluppo e l’attuazione delle politiche relative all’allevamento, all’agricoltura e al cibo. Le sue agenzie sono: - FSIS (Food Safety and Inspection Service) - APHIS (Animal and Plant Health Inspection Service). La sua competenza è relative all’import di prodotti di origine animale. Poi abbiamo l’HHS (Department of Health and Human Services) a cui fa capo la protezione della salute dei cittadini. Fra le sue agenzie troviamo la FDA (Food and Drug Administration) responsabile per la regolamentazione e supervisione della sicurezza di cibo, supplementi dietetici, farmaci, vaccini e prodotti medico-biologici. E’ di sua competenza il controlli sull’importazione di tutti gli alimenti (eccetto carne).

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   15duce la fertilità e causa cancro alla prostata negli uomini e al seno nelle donne).

a salute della popolazione di alcuna 26

riproduttivo (riL’Efta scrive che “il BPA non rappresenta un rischio per lfascia di età”25 mentre molti Stari americani lo hanno vietato . Altro problema è quello del trattamento con acido lattico dellquesta pratica vietata in Europa, in verità non è così, ma p

e erano r uanto tr etti

e SA si è n attico, il r azione è totu a e e L i o fu p lute i a s o na

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ei he iv sso d a ee praticata, quantomeno in Italia,

perché “le modalità di distribuzione ficante e la serie di controlli ba no l Regolamento è un es ionN ti e Copal o non agci lare an on st are lave occo della carne

carni macellate. Molti considoprio questa storia mostra qebbero andare a finire i cosidd

lle carni macellate, negli Utimicrobici come l’acido lsa, in Europa, la refrigergeni e dei deterioranti. nitense, la Commissione europel’utilizzo di acido lattico coma richiesta nasceva da ragionvina dagli Stati Uniti. Il parereer la catena alimentare e la san tale comitato non si riuscì sione del parere tecnico a favoredel Consiglio Europeo, e nessuliti. Alla fine la Commissione pofebbraio 2013, con il Regolame

si era espressa sottolineando ca delle procedure operative preelle carcasse doveva essere usattta28.

siano forti ed efficaci le pressioni d’oltre atlantico e come potentativi di armonizzazione dei regolamenti. Per limitare o per escludere la presenza di germi patogeni nsoliti decontaminare le carcasse bovine e di pollame con asodio clorito acido, il bromo, e molte altre sostanze. Vicevesempre stato il metodo principale per il controllo dei germi paNel 2011 dietro impulso del Dipartimento di Agricoltura starichiese all’EFSA un parere scientifico27 per autorizzardecontaminante di carcasse, mezzene e quarti bovini. commerciali, per favorire l’importazione in Europa di carne bpositivo e la Commissione sottopose al Comitato permanente degli animali (SCoFCAH) una bozza di regolamento, ma raggiungere la maggioranza qualificata necessaria per l’esprecontro il provvedimento. Esito identico si verificò all’internoopposizione venne espressa dal Parlamento entro i tempi staa termine la procedura autorizzando l'uso di acido lattico ne(UE) n. 101/2013. Prima della sua adozione la Federazione dei veterinari europla decontaminazione non doveva essere considerata sostitutgli stabilimenti di macellazione e che la decontaminazione solo in circostanze eccezionali e, se praticata, indicata in etichQuindi esiste anche in Europa questa possibilità, ma non vien

della soluzione sanieconomicamente improponibile. Ie delle carni dagli USA in Europa e a nient’altro”

tteriologici e chimici la rendopediente per permettere l’importazel corso del dibattito, Coldiretla fine del processo produttivrca il suo impatto, in particotibiotici”. La decisione concise c

atunitense, necessaria a soddisfcchia vertenza sul bl

29. a Cogeca, avevano sostenuto come “la decontaminazione giunge valore aggiunto, mentre lascia irrisolti molti dubbi circa la possibilità di creare patogeni resistenti agli la fine del blocco all’importazione dei carne di manzo quota di importazioni assegnata agli USA per risolvere la agli ormoni30.

Ri tiche cguardo all’Italia, ci sono problema he ci toccano da vicino, ad esempio il mancato riconoscimento da igine ( parte USA delle Indicazioni di Or IIGG) ed il fenomeno dell’ “Italian sounding”, cioè  nell’evocare l’o tilizzanrigine  italiana  di  un  prodotto  u do  termini,  simboli,  immagini,  o  altri  riferimenti  all’Italia.  Si ca ’agrlcola che a fronte di un fatturato dell oalimentare italiano in USA (per origine o richiamo) pari a 24 m limeiliardi  di  euro,  l’export  di  prodotti  a ntari  autentici  risulta  di  circa  3,3 mld  euro:  pertanto  solo  un pr liano ai seodotto su otto è veramente ita nsi della legislazione vigente in Europa in materia di regole di origine2 In ci   campo  alimentare,  da  oltre  quindi anni,  il  Governo  federale  ha  imposto  dazi  antidumping  e an entari  itatisovvenzione  sulle  paste  alim liane3  (con  l’eccezione  delle  paste  all’uovo).  Le  aziende  che es US, sonoportano per la prima volta negli   soggette ad un dazio antidumping del 15,45%, al quale viene ag ,85%giunto un dazio compensativo50 del 3 . L’ i latte vaccin poste dall’U.S. importazione dei formaggi d o è contingentata e soggetta a quote e licenze imDe rotpartment of Agriculture (USDA) per p eggere la produzione nazionale. 

                                                             2 Fonte: Federalimentare. 3 La US International Trade Commission (USITC), con voto del 19 agosto 2013 ha stabilito di non revocare queste misure.

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   16I prodotti ortofrutticoli freschi (frutta, verdura) possono essere importati solo da importatori con licenza speciale  rilasciata  dall’USDA  e  sono  in  uso  procedure  di  fumigazione  e  trattamento  a  freddo  per l’eliminazione degli insetti nocivi; per mele e pere made in UE è vietato l’import. Nell’olio d’oliva  l’UE  consente  la presenza di  residui  di  pesticidi  (regolamento UE n.  149/2008) mentre negli USA la presenza dei residui di pesticida chlorpyrifos ethyl riscontrata nell’olio di oliva italiano ha fatto scattare il blocco del prodotto giudicato “non idoneo al consumo umano”. 

Chimica In questo settore l’attenzione, lato Europa, si concentra sul REACH – il Regolamento europeo delle sostanze chimiche. Sono forti le pressioni dei gruppi industriali che vorrebbero la sua

io di precauzione”, il REACH permette alla European Chemical Agency di

grave

                                                            

rottamazione. La lobby del gruppo USA Croplife, pesticidi e biotech, per esempio, nella sua presentazione all’Ufficio del Commissario USA per il Commercio in occasione della consultazione sul T-TIP, ha aspramente criticato il REACH: “La mancanza nella UE di un approccio basato sul rischio è in contrasto con l’Accordo Sanitario e Fitosanitario (SPS) dell’OMC Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) di cui sono firmatari sia gli USA sia la UE. Ma è in contrasto anche con la prassi normativa USA, con le linee direttrici internazionali accettate, e con lo stesso Principio di Precauzione della UE che fa riferimento ad un approccio basato sul rischio. La valutazione scientifica dei rischi, come base per decisioni di regolamentazione, non deve essere annullata da una non corretta (e politicamente orientata) applicazione del Principio di Precauzione così come avviene oggi nell’Unione Europea”4. In base al “principimporre restrizioni sulle modalità con cui i prodotti chimici vengono prodotti, venduti e utilizzati, al fine di proteggere la salute pubblica e l’ambiente. Le norme USA sui prodotti chimici sono invece molto più labili, con l’US Toxic Substances Control Act (TSCA) che attribuisce poteri molto limitati alla Environment Protection Agency (EPA). Attualmente circa 30.000 prodotti chimici associati all’aumento dei casi di cancro alla mammella e ai testicoli, di infertilità maschile, diabete e obesità, sono ancora in commercio negli USA, ma prima di poter essere venduti in Europa devono essere sottoposti a sperimentazione5. Ecco perché con l’eventuale svuotamento delle normative UE sui prodotti chimici si correrebbe il rischio di vedere affluire dagli USA all’Unione Europea prodotti chimici non sperimentati e potenzialmente pericolosi.

Settore energia­ambiente I grandi gruppi europei lamentano da tempo che, rispetto ad altri Paesi come la Cina e gli USA dove le normative ambientali sono meno rigide, le politiche della UE sul clima hanno provocato l’arresto della crescita economica delle aziende. Al vertice economico europeo del 2013 a Bruxelles, Business Europe - la più grande federazione di datori di lavoro europei, che rappresenta le maggiori multinazionali d’Europa - ha accusato la normativa ambientale europea di aver posto le imprese europee in una situazione di svantaggio rispetto ai loro concorrenti globali, ed ha evidenziato la “necessità di ridurre il differenziale UE-USA”6.

n SRegolamenti ambientali più permissivi di quelli europei, hanno co sentito in U A un grande sviluppo del fracking, con 11 000 nuovi pozzi di gas naturale scavati ogni anno. Per contro, in Europa i siti di prospezione sperimentale non sono più di dodici, per effetto di divieti e moratorie in attesa di verifica dei rischi connessi alla tecnologia estrattiva. Diverse imprese energetiche USA hanno comunque posato gli occhi sui giacimenti europei di gas di scisto (specialmente in Polonia, Danimarca e Francia) e potrebbero avvalersi del T-TIP per smantellare i divieti e

 STR request for co4  CropLife America. Res

ht /www.regulationstentType=pdf 

.com/intl/cms/s/

ponse to U mments on T‐TIP. 5 October 2013.  tp:/ .gov/contentStreamer?objectId=09000064812ff3c9&disposition=attachment&co 

http://www.ft 0/db8363ae‐8aa4‐11db‐8940‐0000779e2340.html#axzz2UhzoPVuA 6 Euroactive.,Hedegaard: Forget US‐style shale gas revolution. May 2013. 

n5 91. The Financial Times. ‘European parliament approves chemicals law.’ 13 December 2006.  

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se in Canada) per il processo e emette più anidride carbonica di quello convenzionale, pertanto vorrebbe applicare

azione e consumi di energia/acqua

mediato piatto di lenticchie.

roduzione domestica di petrolio è stimata in calo del 57% al 2035 e quella del gas del 46%), ignora la possibilità della rivoluzione delle fonti rinnovabili e dell’efficienza e rimane ancorata alle fonti fossili.

E), ma che ha anche

Uniti. In questo ambito la aprire alla locali, che

tà che fanno avvenuta in

moratorie nazionali sul fracking, adottate per proteggere i cittadini europei da tali pratiche.7 Come? Ponendo le basi perché in futuro non si facciano più “discriminazioni” fra le diverse fonti fossili in base a “classificazioni arbitrarie”, per utilizzare il termine utilizzato dalla lobby TABC nelle sue raccomandazioni. Molto critica è la discussione sul meccanismo di attuazione dell’art. 7 della Direttiva (2009/30/CE) sulla Qualità dei Carburanti che impone ai fornitori di assicurare una riduzione delle emissioni dei gas serra nell’intero ciclo di vita dei carburanti impiegati nel settore dei trasporti. Fin dalla sua adozione Shell, BP, ExxonMobil, Chevron e gli altri big del petrolio hanno fatto pressioni per annacquare i suoi effetti. In sintesi il punto di scontro è la valutazione della quantità di CO2 emessa dai singoli combustibili fossili. L’UE sinora ha sostenuto che il petrolio

nzione (ad esempio quello estratto dalle sabbie bituminonon convedi estrazionla direttiva attribuendo un “peso CO2” diverso per ciascun carburante in base all’origine/metodo di estrazione della materia prima. James Hansen (climatologo di fama mondiale) ed i ricercatori della Queen's University di Kingston (Ontario, Canada) concordano nel sostenere che la produzione di idrocarburi dalle sabbie bituminose è dannosa per l'ambiente. Gli studi più recenti hanno dimostrato come tale petrolio abbia un ciclo di vita che emette il doppio di anidride carbonica rispetto al petrolio convenzionale, oltre a produrre da tre a quattro volte scorie di lavorazione in più. Hansen si è soffermato sulle conseguenze che l'utilizzo del petrolio ricavato dalle "tar sand" avrà sul clima: l'elevato livello di gas serra accelererà in modo incontrollato lo scioglimento dei ghiacciai e la temperatura del pianeta diventerà intollerabile per la maggior parte degli esseri viventi. Le imprese non accettano questa soluzione e vorrebbero un bel valore medio attribuito a tutte le materie prime, senza distinguere luogo, metodo di estrconnessi. Nei negoziati T-TIP le imprese statunitensi stanno facendo la loro parte unendosi alle pressioni europee31, fra cui quelle italiane dell’Unione petrolifera, per un obiettivo contrario all’interesse non solo degli europei e degli americani, ma del mondo intero. In nome della competitività si calpestano le capacità fisiche del pianeta, si ignorano le disastrose conseguenze sul clima, si ipoteca il futuro per un imBusinessEurope, una delle principali lobby europee sollecita un capitolo energia che renda libero il flusso di petrolio e di shale gas dagli USA all’Europa. Ad oggi infatti non esiste export petrolifero dagli USA e per il gas si attende il 2016 ma esistono molte restrizioni legislative oltreoceano al riguardo. L’eliminazione di qualsiasi restrizione all’import di materie prime fossili in Europa è la richiesta di una industria europea che, consapevole dell’esaurimento delle risorse del vecchio continente (la p

Appalti pubblici Le commesse pubbliche sono un altro capitolo che vede, questa volta, prevalere l’interesse europeo che spera di ridurre il protezionismo americano. Il settore in sede WTO, è oggetto solo di un accordo plurilaterale noto come Government Procurement Ageement (GPA). Si tratta di un settore in costante espansione, che durante la crisi economica è cresciuto (il peso delle commesse pubbliche sul PIL totale è arrivato a toccare il 20% del PIL dell’Uvisto crescere le misure protezionistiche adottate da molti paesi, inclusi in particolare gli Stati

differenza tra UE ed Usa è evidente: l’UE ha aperto alla concorrenza circa l’85% dei propri mercati, raggiungendo il ragguardevole obiettivo di far concorrenza extraeuropea i mercati nazionali ma anche quelli regionali e

di autorie è

rappresentano una porzione maggioritaria del totale delle decine di migliaiaprocurement nell’Europa a 28. Negli Stati Uniti, al contrario, la liberalizzazion

                                                             7 ExxonMobil ha già firmato un accordo con la compagnia energetica stataConoco Philips sta valutando le riserve di 1.1 milione di acri nella Polonia shale gas deal. “ 23 gennaio 2013. http://www.ft.com/cms/s/0/f2e095d4

le ucraina Naftogaz in base al quale la sudel nord – v. The Financial Times “Ukra

a filiale texana ine to sign landmark 

‐6578‐11e2‐a3db‐00144feab49a.html 

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• qualsiasi altro bene mobile, materiale o immateriale, o beni immobili e diritti connessi; diritti a prestazioni, nell'ambito di un contratto.

accordi bilaterali per la proicchi

modo parziale e solo a livello federale, per cui solo il 32% dell’enorme mercato americano appare aperto alla concorrenza di imprese straniere. Va ricordato, però, che il grado effettivo di apertura dei mercati delle commesse pubbliche è assai meno sproporzionato di quanto tutto ciò lascerebbe pensare. A ben guardare, la probabilità effettiva che un’impresa non europea vinca una commessa nel territorio dell’Unione è più o meno la stessa che una società non americana vinca un appalto negli Stati Uniti. Business Europe è stata molto chiara nel suo position paper32, nell’indicare gli obiettivi:

• Diversi ostacoli derivano dal "Buy America" Act. L'accordo dovrebbe garantire la partecipazione delle imprese europee, senza discriminazione, a qualsiasi programma di acquisto i e dovrebbe chiarire l'attuazione della legge Buy America al federale, sub-federale e livello comunitario, in quanto questa politica crea incertezza legale per le imprese europee - in particolare delle PMI.

• Ai sensi della legge Jones, le imprese europee non sono ammesse a partecipare agli appalti pubblici di servizi marittimi. Ciò significa che le operazioni di dragaggio nelle acque territoriali degli Stati Uniti sono per legge riservate esclusivamente agli Stati Uniti (navi di proprietà almeno il 75% americana e fornite di equipaggi americani). Per la stessa legge gli appaltatori europei non posso accedere a lavori di costruzione di parchi eolici in mare che utilizzano attrezzature marine galleggianti e di mezzi di trasporto per l'installazione di infrastrutture in mare aperto. La Jones Act richiede anche che tutto il trasporto marittimo tra i porti degli Stati Uniti sia fatto con navi costruite negli Stati Uniti, di proprietà americana. L'industria cantieristica europea è stata quindi effettivamente esclusa da tutto questo.

• L'emendamento Berry regola le forniture nel campo militare e para-militare. Questa legislazione è molto restrittiva in quanto impone l'utilizzo solo di materiali fatti in USA.

• I requisiti per gli appalti delle amministrazioni dei vari stati sono simili al “Buy America”, con preferenze per forniture locali.

Investimenti Per comprendere la vastità della definizione di 'Investimento' è utile leggerla all’interno del nuovo accordo di libero scambio negoziato (ma non ancora approvato) col Canada:

Ogni tipo di attività che un investitore possiede o controlla, direttamente o indirettamente, che ha le caratteristiche di un investimento, che comprende una certa durata e altre caratteristiche, come l'impegno di capitali o di altre risorse, l'aspettativa di guadagno o di profitto, o assunzione di rischio. Forme che un investimento può assumere:

• un'impresa; • azioni, titoli e altre forme di partecipazione azionaria in un'impresa; • obbligazioni e altri titoli di debito di un'impresa; • prestiti; • qualsiasi altro tipo di interesse in un'impresa; • un interesse derivante da: una concessione conferita ai sensi della legislazione nazionale o nell'ambito di un contratto, inclusi

diritti di ricerca, coltivazione, estrazione o sfruttamento di risorse naturali, contratti di costruzione chiavi in mano, contratti di costruzione, produzione, vendita o contratti di tipo revenue-sharing, o altri contratti simili;

• diritti di proprietà intellettuale;

• richieste di denaro o

L’obiettivo è la loro protezione dai cosiddetti “espropri”, ossia da decisioni governative che modifichino regole o blocchino progetti. Non è una novità, ricordiamo che il negoziato per un accordo multilaterale sugli investimenti era in trattativa presso l’OCSE a fine anni ’90 e venne cancellato dalla scelta francese di abbandonare il progetto nel dicembre 1998. Dopo di allora gli

tezione degli investimenti sono spuntati come funghi, se ne calcolano almeno tremila perlopiù si tratta di accordi firmati fra un paese sviluppato e paesi meno rcon lo scopo, da parte del paese più economicamente avanzato, di proteggere le proprie imprese.Tutti questi accordi sono la base delle numerose vertenze legali succedutesi negli anni. Sono 127i casi che hanno riguardato 20 paesi membri dell’Unione Europea dal 1994 al 2013. Solo per 62di questi (il 48%), sono pubblici i dati delle compensazioni economiche richieste dalle imprese:circa 30 miliardi di euro.

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   19Di 14 di questi 27 casi sono conosciuti gli importi ottenuti a titolo di risarcimento dagli investitori stranieri - comprensivo di interessi, commissioni arbitrali, e le altre spese e commissioni, si tratta di 3,5 miliardi. Il conto più salato fra quelli conosciuti (pagato da un paese UE in seguito a una sentenza, non a un patteggiamento) risulta quello che ha dovuto pagare la Repubblica Slovacca ad una banca, Ceskoslovenska Obchodni Banka (una delle principali della Repubblica Ceca), pari a più di mezzo miliardo di euro (553 € milioni). Interessante notare come il 76% dei casi noti (97 su 127) siano stati sollevati e verso i nuovi Stati membri che hanno aderito all'UE tra 2004 e 2007, quasi ad indicare che le variazioni legislative conseguenti abbiano scatenato la reazione delle imprese straniere influenzate. La più colpita è stata la Repubblica ceca, che ha dovuto difendersi 26 volte. Altro dato interessante è che circa il 60% dei casi (75 di 127) riguardano settori rilevanti per l'ambiente. Altri casi sono stati risolti con una sorta di patteggiamento, ossia col pagamento da parte del governo di una determinata somma in cambio della rinuncia da parte dell’impresa a qualsiasi ulteriore azione. Questo non significa che la cifra pattuita sia bassa, ad esempio la Polonia ha pagato 2 miliardi per chiudere una vertenza con la società di assicurazioni olandese Eureko (arbitrato avviato nel 2005). Ma anche paesi “forti” hanno subito azioni legali, ad esempio la Vattenfall ha citato in giudizio due volte la Germania; la prima volta nel 2009, in relazione alla costruzione di una centrale elettrica a carbone sul fiume Elba, lavoro stimato per un costo di 2,6 miliardi di euro. La Vattenfall, impresa energetica svedese, aveva ottenuto nel 2007 dalla città di Amburgo il nullaosta provvisorio per la costruzione dell'impianto; l’anno successivo i vincoli ambientali relativi alla protezione delle acque del fiume vennero integrati da nuove norme derivanti dalla direttiva quadro sulle acque dell'UE. Vattenfall sostenne che i nuovi vincoli minavano la convenienza economica del progetto rendendolo 'impraticabile'. Chiese quindi un risarcimento di € 1,4 miliardi. L’arbitrato venne gestito dal World Bank’s International Centre for the Settlement of Investment Disputes (ICSID) in relazione al Trattato sulla Carta dell’energia33. Il caso si risolse nel 2011 con un compromesso che ha evitato ogni esborso economico pubblico ma abbassando gli standard ambientali delle acque scaricate dall’impianto. E’ interessante notare che la Vattenfall è al 100% detenuta dal governo svedese, è quindi una azienda totalmente statale ma ciò non le impesce di operare come una qualsiasi multinazionale privata. Nel 2012 la Vattenfal ha citato nuovamente in giudizio il governo tedesco. Questa volta per la decisione di chiudere gli impianti nucleari di Kummel e Brunsbuttel34. La decisione tedesca seguì l’incidente di Fukushima e si concretizzò nell’estate del 2011. La Vattenfal che gestiva due delle centrali considerate dalla nuova legge tedesca, il 31 maggio 2012 ha presentato una richiesta di risarcimento di 3,7 miliardi di euro. La causa è tuttora in corso.

Dispute stato­imprese estere Quanto trattato poco sopra ci porta al punto probabilmente più contestato del T-TIP: il previsto Isds (Investor-State Dispute Settlement), ovvero la soluzione delle controversie tra Investitori e Stato tramite arbitrato internazionale, cui si oppone non solo la totalità dei movimenti civili, ma anche molti politici europei, persino la Germania ha avuto espressioni negative al riguardo. Questo contestato elemento è però già stato inserito nell'accordo consolidato tra Canada e UE (il

e con gli Usa. La nuova arlamento Europeo del 29 apitolo Isds, ma al momento

Ceta, Comprehensive Trade and Economic Agreement), recentemente siglato e ora in attesa della ratifica da parte di Parlamento e Consiglio Europeo. L’ex Commissario al commercio De Gucht aveva in passato sostenuto che senza una soluzione alla questione delle dispute internazionali

ato difficile proseguire il processo negozialsugli investimenti, sarebbe stcommissaria, Cecilia Malmstrom, nel corso dell'Audizione al PSettembre 2014, aveva affermato la sua intenzione di congelare il cfigura ancora in agenda.

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   20Quali pro? Come avviene normalmente quando si discutono trattati commerciali, anche nel caso del T-TIP sono stati prodotti studi econometrici per mostrarne gli effetti. Nulla di nuovo, a seconda di chi commissiona lo studio, variano i risultati. Ue ed industriali ne citano sempre quattro che prevedono vantaggi netti, anche se l’immagine non risulta particolarmente brillante poiché l’aumento di ricchezza non è quantitativamente molto grande e l’aumento del commercio transatlantico avrebbe conseguenze negative su quello intra-europeo (un po paradossale per la Commissione europea). Il testo principe presentato dall’Ue è quello redatto da Centre for Economic Policy Research Centre for Economic Policy Research35 (CEPR) che sostiene che un accordo “ambizioso e completo” porterebbe benefici economici annuali quantificabili in 119 miliardi di euro (più 95 miliardi per gli Usa). Ossia un beneficio medio dell’accordo di 545 euro per famiglia europea ed un incremento del PIL della Ue dello 0,5%, mentre per le imprese europee ci si attende un incremento delle vendite negli USA di beni e servizi per 187 miliardi di euro. Uno studio precedente (commissionato e finanziato) all’olandese Ecorys36, stimava un aumento del PIL Ue dello 0,7% nel 2018 con un beneficio annuale per l’Ue di 122 miliardi di euro.

37La Fondazione Bertelsmann , d’altro canto, ha stimato un incremento dei posti di lavoro fino a circa un milione negli Stati Uniti, 400.000 nel Regno Unito e 141.000 in Italia; nonché incrementi del PIL pro capite del 13,4% negli Usa e di quasi il 5% in Italia (nello scenario di maggiore liberalizzazione). Ma i modelli economici sono modelli molto parziali e semplificati della realtà e l’esperienza ha mostrato che la loro capacità previsionale è altamente opinabile. Uno studio alternativo38, basato su un diverso modello, il Global Policy Model delle Nazioni Unite (GPM) che incorpora ipotesi decisamente più realistiche rispetto ai modelli degli studi ufficiali, scritto da Jeronim Capaldo mostra risultati diversi da quelli appena citati. In primo luogo il T-TIP appare causare, nel giro di dieci anni, una perdita in termini di esportazioni nette. Le economie nordeuropee registrerebbero le perdite più grosse (2,1% del PIL) seguite da Francia (1,9%), Germania (1,14%) e Regno Unito (0,95%). Conseguentemente il T-TIP causerebbe una perdita netta in termini di PIL, anche in questo caso più alta per i paesi nordeuropei (-0,5%) che per la Francia (-0,48%) e la Germania (-0,29%). L’Italia sarebbe uno dei paesi meno colpiti perché il taglio del Pil sarebbe pari ad un esiguo -0,03%. I risultati più importanti però riguardano gli effetti sul lavoro perché l’Ue perderebbe circa 600.000 posti di lavoro. Anche in questo caso i paesi nordeuropei sarebbero i più colpiti con una perdita di 223.000 posti di lavoro, seguiti da Germania (-134.000), Francia (-130.000) ed Europa meridionale (-90.000). Per l’Italia si tratterebbe di perdere 3.000 posti. Al di là di tutte queste previsioni che rimangono tali, sarebbe scorretto omettere che oggi oltre alle grandi multinazionali, anche nella piccola e media impresa italiana c’è aspettativa verso il T-TIP, come ha mostrato una recente analisi della Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccolo e media impresa. Il mercato americano risulta attraente ma pieno di ostacoli, sono convinti, perciò, che per rafforzare la propria posizione sul mercato nordamericano, o entrarci ex novo, il T-TIP possa essere un efficace viatico.

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nulla di nuovo, ripropone la convinzione che da più di vent’anni viene ostenuta per cui eliminare le barriere tariffarie, deregolamentare i mercati dei capitali, rivatizzare, sia la ricetta migliore per la crescita. E’ dagli anni ’80 che ripetiamo il mantra dei enefici della liberalizzazione del commercio, in un volume edito nel 2002 riportai una citazione el New York Times: “ripetete cinquanta volte che free trade significa crescita e tutti i vostri dubbi pariranno”39. Ma gli anni sono passati e le promesse non si sono realizzate: chi ha visto ad

esempio gli aumenti di salari che secondo la teoria economica standard deriverebbero dalla creazione di un’area di libero scambio?

che si possa continuare a credere che avere sempre più merci che vanno da un

Conclusione Quale conclusione trarre da questa nota incompleta? Il T-TIP non rappresenta spbds

Nessuno negaangolo all’altro del pianeta sia positivo, che difendere il diritto di non discriminazione di un prodotto (e molto meno quello degli esseri umani) sia molto importante, che considerare come “discorsivi” i diritti di popoli diversi a stabilire regole diverse per coltivare, allevare e produrre energia, sia l’unica strada per “star bene”. Ma è lecito dubitarne. L’analisi delle bozze pubblicate solleva dubbi e timori giustificati. Usa ed Ue hanno standard distinti, conseguenza di approcci diversi ai problemi, scegliere la strada del “mutuo riconoscimento” non è possibile ovunque, sui prodotti chimici e sugli alimenti occorre mantenere prudenza e la sovranità di poter continuare ad avere un approccio cautelativo. Scelte drastiche di convergenza fra sistemi diversi potrebbero avvenire solo nell’ambito di un processo politico di avvicinamento, ma è totalmente fuori luogo visto che al suo interno, l’Ue non è riuscita ad andar oltre l’unione monetaria. Relativamente all’Isds, l’opposizione è così ampia che sarebbe miope perseguirla. L’obiettivo di una maggiore integrazione fra le due sponde dell’oceano non è negativo, ma finalizzato a creare più benessere non solo per le elite, ma per ridurre le diseguaglianze, “per innalzare il tenore di vita, garantire la piena occupazione”40. Quindi non l’incremento di Pil va utilizzato come indicatore, ma la riduzione della disoccupazione e delle diseguaglianze. Se il T-tip imboccasse la strada per fissare standard elevati in materia sociale ed ambientale, ponendoli pure come vincoli di accesso ai mercati euro atlantici, potrebbe mostrare un importante segno di inversione di rotta, utile per inaugurare una nuova epoca nei negoziati commerciali (che attualmente languono su vecchi logori binari). Questo testo è disponibile su www.martinbuber.eu E’ liberamente utilizzabile a condizione che sia citata la fonte per rispetto al lavoro svolto. Roberto Meregalli è coautore/autore dei seguenti libri:

• “Non è vero, il neoliberismo alla prova dei fatti”, MC Editrice 2002. • “Questo mondo non è in vendita – Come opporsi alle strategie del supermercato mondiale”, Editrice Berti, 2003 • “Cercare il sole dopo Fukushima”, Diesse Edizioni 2011. • “Energia, un nuovo inizio”, MC Editrice, 2012. • “Acqua, terra, Energia”, MC Editrice 2013. • “Via il carbone dall’Europa, Rapporto sull’Europa decarbonizzata”, MC Editrice 2014. • “CIBO non CIBO La fragilità alimentare”, MC Editrice novembre 2014.

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   22                                                              1 Fonte immagine: "Transatlantic Free Trade Area" by Monsieur Fou - Own work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons. 2 In questo testo sarà considerato l’acronimo T-TIP ma il negoziato viene anche indicato come Transatlantic Free Trade Area (TAFTA). 3 CEO (2001) TABD Back on Track?, Corporate Europe Observer - Issue 10, December 2001,Amsterdam. 4 Si tratta di un Accordo Multilaterale sugli investimenti. Quando i negoziati fallirono i rappresentanti europei convinsero i colleghi americani ad abbandonare l’OCSE e proseguire gli sforzi per un accordo sugli investimenti in sede WTO. Accadde al vertice di Charlotte, North Carolina, nel novembre 1998. Il portavoce europeo Stephen Johnston confermò in una intervista la ritrovata unità TABD: "We have decided to work in the WTO. The TABD has regrouped." (documentazione in possesso dell’autore). 5 Per conoscere com’è nato, come funziona e quali accordi gestisce l’OMC/WTO vedi “Non è vero, i dogmi del neoliberismo alla prova dei fatti”, MC editrice Milano 2002. 6 Nella stessa opera citata nella nota 3. 7 “A Strategy to strengthen transatlantic partnership”, TPN, WASHINGTON / BRUSSELS – DECEMBER 4, 2003, http://www.tpnonline.org/WP/wp-content/uploads/2013/09/Strategy_to_Strengthen_TA_Partnership.pdf 8 Col termine “Berlin Plus” si intende un accordo fra NATO ed Ue in vigore dal 2003. “http://www.europarl.europa.eu/meetdocs/2004_2009/documents/dv/berlinplus_/berlinplus_en.pdf 9 Clingendael Policy Brief No. 23; October 2013 Clingendael Institute The Geopolitics of T-TIP. 10 Dati tratti da: “The Transatlantic Economy 2014 - Annual Survey of Jobs, Trade and Investment between the United States and Europe”, di Daniel S. Hamilton and Joseph P. Quinlan - Center for Transatlantic Relations Johns Hopkins University | Paul H. Nitze Sc hool of Advanced International Studi. Prodotto per American Council, American Chamber of Commerce to European Union e Transatlantic Business Council. 11 Le cifre di questa sezione sono tratte da: “ ACCORDO di LIBERO SCAMBIO UE-USA “Transatlantic Trade and Investment Partnership - T-TIP” ANALISI E OSSERVAZIONI, edito da Confindustria, maggio 2013. 12 Fonte: Osservatorio Economico Mise 13 Fonte: elaborazioni Agenzia-ICE New York su dati US Department of Commerce - BEA (Bureau of Economic Analysis) 14 La definizione è quella prevista dall’accordo TBT dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. 15 Dati WTO 16 https://www.certbios.it/body/biosinforma/2012%20Luglio/Approfondimenti%20su%20equivalenza%20USA.pdf 17 http://www.aphis.usda.gov/stakeholders/downloads/2015/SA_arctic_apples.pdf 18 Vedi Corrado Finardi, Lorenzo Bazzana “Valutazione del rischio alimentare, organism scientifici indipendenti e battaglie commerciali”, Agriregioneeuropa anno 6, n.23 19 http://agriregionieuropa.univpm.it/content/article/31/39/la-commercializzazione-dei-prodotti-alimentari-ue-negli-usa-tra-qualita-e 20 http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2015/02/06/T-Tip-a-che-punto-siamo/41750 21 La Fast track è una autorizzazione concessa dal Congresso al Presidente Usa a negoziare accordi commerciali non più modificabili dal Congresso, il quale potrà solo accettare o respingere in toto l’accordo. 22 L’International Plant Protection Convention (IPPC), promossa dalla FAO, ha il compito di prevenire contaminazioni ed epidemie su piante e prodotti agroalimentari, esercitando il controllo sugli standard. La World Organisation for Animal Health (OIE), dal 1924 ha assunto il compito di emanare standard e regolare il commercio di animali e prodotti derivati. Il Codex Alimentation Commission (Food Code), ha lo scopo di emanare codici standard per facilitare la provenienza e la tracciabilità dei prodotti. 23 http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1249_allegato.pdf

http://www.amministrazioneincammino.luiss.it/wp-content/uploads/2014/05/Circolare-Ministero-n.-2731-03_02_2014.pdf http://www.efsa.europa.eu/it/topics/topic/bisphenol.htm http://www.ncsl.org/research/environment-and-natural-resources/policy-update-on-state-restrictions-on-bisphenol-a.aspx http://www.efsa.europa.eu/en/efsajournal/doc/2317.pdf FVE Position paper on decontamination carcases. FVE/11/doc/050/rev19_Nov. ttp://www.fve.org/uploads/publications/docs/fve_11_050%20decontamination%20of%20carcasses_19_nov_2011.pdf) http://profcarlocantoni.blogspot.it/2014/05/considerazioni-sul-trattamento-delle.html La quota di import è concessa per carni prodotte senza l’uso di ormoni per favorire la crescita.  Su questo vedi il Report “Dirty Deal: How trade talks threaten to undermine EU climate policies and bring tar sands to Europe”, Friends of the Earth Europe, glio 2014.  http://www.businesseurope.eu/Content/Default.asp?PageID=568&DocID=32446 http://www.encharter.org/index.php?id=7

csid-case_oct2013.pdf

%2017June%202013.pdf

24

25

262728

(h2930

31

lu323334 http://www.tni.org/sites/www.tni.org/files/download/vattenfall-i35 http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2013/march/tradoc_150737.pdf 36 http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2009/december/tradoc_145613.pdf 37 http://www.bfna.org/sites/default/files/T-TIP-GED%20study38 Il Trattato di partenariato transatlantico su commercio e investimenti. Disintegrazione europea, disoccupazione e instabilità, Jeronim Capaldo, Ottobre 2014. 39 Vedi: Non è vero, i dogmi del neoliberismo alla prova dei fatti, MC editrice 2002.

l’OMC/WTO. 40 Citazione tratta dall’introduzione dell’Accordo di Marrakesh, istitutivo del