Ticino7

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L’appuntamento del venerdì » Corriere del Ticino laRegioneTicino Tessiner Zeitung CHF 3.- con Teleradio dal 4 al 10 ottobre 41 numero 02 | X | 09 Reportage Lezioni di vite Agorà Naturalizzazione · Media Linguaggio (de)genere · Tendenze onet n° 14

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Numero 41 - Settimanale della Svizzera italiana

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L’appuntamento del venerdì»

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Agorà Naturalizzazione. Con il passaporto “non si gioca” DI GIANCARLO FORNASIER . . . . . . 4

Media Linguaggio di genere (o degenere)? DI MARIELLA DAL FARRA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6

Vitae Anna Romeo DI NICOLETTA BARAZZONI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10

Reportage Lezioni di vite DI GIULIO CARRETTI; FOTOGRAFIE DI ROBERTO BUZZINI . . . . . . . . . . . . . . . 35

Tendenze Arredamento. La Thonet n° 14 compie 150 anni DI GIORGIA RECLARI . . . . . . . 40

Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41

Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42

Quel dubbio del venerdì...

Gentili lettori,a seguito della rinuncia daparte della direzione del“Giornale del Popolo” di al-legare all’uscita di venerdìTicinosette, riceviamo regolar-mente in Redazione comuni-cazioni scritte e telefonichedi lettori che richiedono ilnostro settimanale o che vor-rebbero acquistarlo separata-mente in edicola.Al fine di dipanare qualsiasidubbio, cogliamo l’occasio-ne per chiarire quanto segue:Ticinosette è un allegato alleedizioni del venerdì dei quo-tidiani “laRegione Ticino” e“Corriere del Ticino”, men-tre alcune centinaia di copievengono allegate al giornalein lingua tedesca “TessinerZeitung” venduto nelle nostreedicole. Ticinosette non è dun-que un prodotto editorialeche può essere acquistato se-paratamente (malgrado giun-gano segnalazioni di vendite“separate” da parte di alcunirivenditori). Per questa ra-gione, chiunque fosse inte-ressato al nostro settimanale– ai suoi contenuti editorialie ai palinsesti televisivi cheospita – deve per forza di coseacquistare il venerdì uno deigiornali sopramenzionati al

costo di 3 franchi a copia.Gli stessi editori – proprioper accontentare questa partedi lettori –, oltre agli abbo-namenti annuali, trimestrali,mensili e altri ancora (ce n’èveramente per tutti i gusti...)propongono un ulteriore ab-bonamento al loro quotidianoper la sola giornata di venerdìche include, naturalmente,Ticinosette. Chi desiderasseulteriori informazioni nonesisti a mettersi in contattocon il Servizio abbonamentidelle testate sopraindicate ericeverà tutte indicazioni delcaso, costi inclusi.

Certi di essere stati esausti-vi, dedichiamo infine alcuneparole al numero che statesfogliando. Questa settimanaè la vite (e non poteva esserealtrimenti) a fare da padrona.Il Reportage fotografico è de-dicato proprio al lavoro tra ifilari, un impegno iniziatomolti mesi or sono ma chesolo in queste settimane stadando i frutti tanto sperati.L’annata sarà buona? Giudi-cheremo nei prossimi anni,quando il lieto nettare accom-pagnerà i nostri convivi.

Cordialmente, la Redazione

numero 412 ottobre 2009

Tiratura controllata90’606 copie(73’723 dal 4.9.2009)

Chiusura redazionaleVenerdì 25 settembre

EditoreTeleradio 7 SAMuzzano

Direttore editorialePeter Keller

Redattore responsabileFabio Martini

CoredattoreGiancarlo Fornasier

Photo editorReza Khatir

Amministrazionevia San Gottardo 506900 Massagnotel. 091 922 38 00fax 091 922 38 12

Direzione, redazione,composizione e stampa

Società Editrice CdT SAvia IndustriaCH - 6933 Muzzanotel. 091 960 31 31fax 091 968 27 [email protected]

Stampa(carta patinata)Salvioni arti grafiche SABellinzonaTBS, La Buona Stampa SAPregassona

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In copertinaAl lavoro tra i filari(Tenimento dell’Ör, Arzo)Fotografia di Roberto Buzzini

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Agorà

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La naturalizzazione: una faccenda sullaquale si specula parecchio. I politici lo sanno

bene e appena la cronaca lo permette...

P arafrasando Robert Pirsig ne Lo zen el’arte della manutenzione della motocicletta,

potremmo affermare che gli svizzeri si divido-no in due distinte categorie: chi è “svizzero-svizzero” e chi invece il famigerato passaportocon la croce se l’è “comprato”. Comprare: unverbo più vicino allo shopping compulsivo chealla fede nella Patria. Ma, ahimé, lo stesso con-cetto di “acquisizione” fa parte del vocabolariominimo di chi si vuole naturalizzare.Sulla presenza degli stranieri in Svizzera e la na-turalizzazione il dibattito è sempre acceso. Ca-vallo di battaglia per una parte politica quandola cronaca li vede coinvolti, iniziamo col ricor-dare alcune cifre. Gli stranieri che risiedonoin Svizzera per almeno 12 mesi all’anno sono1.655.000 circa, il 21,5% dei 7.685.000 abi-tanti permanenti (Ufficio di statistica, Berna,aprile 2009). Nel 2008 le naturalizzazioni sonostate 45.000 circa: una cifra che, paragonataal numero di stranieri domiciliati (1.106.000circa) rappresenta il 4% delle persone chepotenzialmente – si noti bene – potrebberorichiedere la naturalizzazione (adozioni e ma-trimoni esclusi). FraNaturalizzazione ordinaria,Agevolata e Acquisto della cittadinanza (svizzeriper discendenza o per adozione da genitoresvizzero), forse non tutti sanno che esiste an-che la Perdita della cittadinanza... malgrado sia“concepibile solo in casi estremamente gravi”,per esempio “in presenza di una condanna percrimini di guerra”.

Tra illetterati e imprenditoriLa notizia è di poche settimane fa: a un ven-tenne di origine balcanica residente in Ticinoè stata sospesa la richiesta di naturalizzazione.Dovrà attendere 2 anni prima poterne fareancora richiesta, una decisione presa dallaCommissione delle petizioni e dei ricorsi delGran Consiglio (Bellinzona). Il motivo: unprecedente per rissa, un “reato contro l’in-tegrità personale” che denota “disprezzo neiconfronti del prossimo emancanza di rispettodelle più basilari norme di convivenza civile”.Naturalmente, delle circa 2370 naturalizzazio-ni avvenute nel solo 2008 in Ticino – e dietroalle quali si nascondono ben poche malefatte– sono pochi a parlare. Men che meno si cercadi capire chi siano e che cosa fanno questi cit-tadini. Che siano tutti delinquenti e provvistidi un “basso profilo morale e culturale” questineo-confederati? Adulti “svogliati” alla ricercadi facili rendite?Negli stessi giorni (l’8 settembre scorso) latrasmissione radiofonica Modem della RSI

dedicava la sua puntata all’illetteratismo, quelfenomeno che qualche anno fa si identifica-va come “analfabetismo di ritorno”. E notoche l’illetteratismo coinvolge vaste aree dellapopolazione, con percentuali che si possonoavvicinare anche al 20% nei paesi industria-lizzati: gravi lacune nella lettura e nella scrit-tura, sono mancanze che si trasformano inesclusione sociale, ma anche economica – perla difficoltà di trovare un impiego dignitoso eappagante –, oltre che culturale. In questo sen-so ha fatto scalpore l’outing di Mister Svizzera(il ventiduenne glaronese André Reithebuch)meritevole di aver reso di pubblico dominio lesue difficoltà. Il fatto ha naturalmente apertol’ennesimo dibattito sulla capacità da partedell’insegnamento obbligatorio di formarestudenti in grado di comprendere il conte-nuto di un articolo di giornale. D’altra partei freddi dati ci dicono che oggi in Svizzera visono almeno 800.000 illetterati (tra il 13 e il19% degli adulti), di cui 35.000 risiedono alsud delle Alpi.A questi fatti legati alla “cronaca” aggiungiamodue ulteriori osservazioni. Gli studi di EtiennePiguet*– professore all’Università di Neuchâtel– mostrano come lo straniero che arriva inSvizzera tenda ad avere una spiccata capacitàimprenditoriale: nel Censimento Federale del2000 risultava, per esempio, che il 10,5% deglistranieri hanno avviato attività in proprio,contro il 13,7% degli svizzeri. Un contributoalla ricchezza collettiva da non sottovalutare.Economica, sociale e culturale. Come è purecorretto ricordare che dei quasi 2560 natura-lizzati nel corso del 2007, ben 2100 avevanoun’età inferiore ai 45 anni (più dell’80%). Nonproprio pensionati, dunque: le case AVS e AIringraziano, lo stesso fa l’età media di un paeseche inesorabilmente invecchia.

Analfabeta a chi…?Il fardello del “popolo ignorante” non va peròscaricato sulla comunità straniera; l’esempio diMister Svizzera ne è la più incredibile delle pro-ve: come può il confederato più “rappresenta-tivo” – anche all’estero – e il “modello” di unagenerazione che è il futuro del sistema paese,ritrovarsi senza la reale capacità di leggere escrivere? Se questo è quello che avviene a uno“svizzero-svizzero”, coloro che si naturalizzanoquale preparazione scolastica hanno e in cheambiti della società operano?Ce ne siamo fatti un’idea incontrando in unacittà sul Lemano Hadi Barkat, un ingegnere– e ora imprenditore – di origine algerina.

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Nel 2007, durante il suo processo di naturalizzazione, Hadi siconfronta con l’indispensabile “studio della materia” (civica,geografia, storia, cultura ecc.) che sta alla base del colloquiocon le commissioni comunali incaricate di valutare i futuricandidati. Di fronte ai ben poco scontati quesiti, il giovane “siillumina”, convincendosi che tutto ciò poteva diventare ungioco capace di agevolare lo studio di chi si confronta con lanaturalizzazione. Nasce così “Helvetiq” (www.helvetiq.ch), giocodi società per stranieri... ma (forse) non solo.Signor Barkat, ci parli un po’ di lei...“Sono nato in Algeria nel 1977 e ho visto per la prima volta laSvizzera a 14 anni. Visitando il Politecnico di Losanna con i mieigenitori mi è venuta l’idea di studiare lì, cosa avvenuta nel ‘95.Nel 2001 mi sono diplomato in Informatica e durante i miei studiho imparato a sciare e ho conosciuto il territorio, Ticino e Grigionicompresi. Dopo il diploma avrei potuto lavorare in ambito bancario,ma ho deciso di conseguire un Master. Oggi vivo tra la Svizzera eBoston, dove la mia compagna svizzera e che ho sposato nel 2007,sta conseguendo un post dottorato ad Harvard”.Come è nata la convinzione della naturalizzazione?“Ho trascorso più tempo della mia vita in Svizzera che in Algeria.Vivevo come gli svizzeri senza esserlo: lavoravo, pagavo le imposte,leggevo i giornali, seguivo i dibattiti politici senza poter dire inqualche modo la mia. Così ho deciso per la naturalizzazione. Hoiniziato la procedura nel 2005 e sono diventato svizzero nel 2008.Nel conseguimento della cittadinanza non ho incontrato particolariproblemi, ma la procedura è veramente lunga… Col tempo mi sonoabituato ai costi da sostenere e in seguito sono giunti gli incontricon la polizia e con un municipale del mio comune. Il primo è statoun’ulteriore dose di domande che toccavano la mia sfera personale.Per esempio volevano sapere se avrei sposato la mia compagna: horisposto che forse era il caso che l’avessi prima chiesto a lei… L’in-contro con il municipale verteva sulla conoscenza della Svizzera”.Ha trovato lo studio delle materie difficoltoso?“Vieni informato sin dall’inizio che le domande non saranno neces-sariamente troppo precise. Ma questo dipende dal municipale chehai di fronte. Le domande possono riguardare la Confederazione, icantoni e i comuni, e questo moltiplica la materia da conoscere: sto-ria, politica, geografia, le “faccende” legate al locale... Chi di voi saquanti sono i giudici federali o l’altezza esatta del Pointe Dufour…?Altre vertevano sulla Repubblica lemanica e altre ancora di tagliomolto locale. Devo dire che mi sentivo molto preparato, come fossestato un esame al Politecnico. In generale, ho avuto l’impressioneche lo scopo non fosse quello di non commettere alcun errore... ma èanche vero che chi non è ben preparato avrà delle difficoltà a superarel’ostacolo del colloquio comunale”.Che cosa significa per lei oggi essere svizzero?“È un arricchimento. Sono svizzero e algerino, e vivo contemporane-amente negli Stati Uniti. Sto cercando anche di apprendere il tedescoe il danese. Quando scrivo lo faccio in francese… Ho in me tuttequeste diverse dimensioni che cerco di far progredire, sviluppare.Nella vita quotidiana partecipo alle votazioni, una cosa che ritengoessenziale. Per il resto con il passaporto svizzero non ho nessunadifficoltà a passare la dogana algerina… anche se, in fondo, sonola stessa identica persona di prima...”.Chissà se Hadi Barkat rappresenta un caso più unico che rarooppure è lui – questa volta per davvero – il “modello” del nuovosvizzero. Una “matassa” che cercheremo di dipanare in unodei prossimi numeri di Ticinosette.

* Etienne Piguet e Roger Besson, “L’emploi indépendant des personnes issuesde la migration en Suisse en 2000”, pp. 111–147, in Migrants et marché dutravail en Suisse. Compétences et insertion professionnelle des personnes d’origineétrangère, Neuchâtel, Ufficio federale di statistica, 2005

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Comunicare è, in terminiassoluti, uno degli atti più ef-ficaci nell’ambito dell’intera-zione umana. Immersi comesiamo in un flusso informati-vo pressoché costante, costi-tuito dall’enorme quantità dimessaggi, semplici e comples-si, che quotidianamente civengono rivolti, è facile chel’incidenza di alcune comu-nicazioni passi inosservata.Tuttavia, i significati veico-lati, soprattutto se reiterati,come nel caso della comu-nicazione pubblicitaria, ten-dono a sedimentarsi in noi,sollecitando risposte compor-tamentali che, proprio per-ché collocate al di sotto dellasoglia di coscienza, sfuggonoin parte al vaglio critico. Ilpotenziale “condizionante”del linguaggio (inteso nel-

le sue componenti verbali enon) è facilmente riscontrabi-le, osservando come l’utilizzodi certi “toni” nell’ambito diuna normale conversazionetenda a stimolare nel nostrointerlocutore, in forma piùo meno esplicita, degli at-teggiamenti corrispondenti.Se, per esempio, nel fornire

una spiegazione, adottiamouno stile condiscendente ecomprensivo, di sapore va-gamente “paternalista”, lapersona con cui parliamotenderà inconsciamente adassumere un atteggiamento

più infantile – sia nel caso in cui colludache in quello in cui... collida – proprio persintonizzarsi sul canale comunicativo chegli/le abbiamo proposto. Se invece utiliz-ziamo un tono autoritario, favoriremo unarisposta che, a seconda dei casi, potrà esseredi contrapposizione (posizione simmetrica),o di evitamento, ma qualche volta anche disoggiacimento (posizione asimmetrica).La quota di consapevolezza che caratterizze-rà l’interlocutore in ciascuno di questi casisarà variabile ma spesso, soprattutto nellafase iniziale dell’interazione, abbastanza po-co significativa: in genere, prima reagiamo epoi diveniamo consci della nostra reazione.Ora, se usciamo dall’ambito della sperimen-tazione ludica, fine a se stessa, per entrarein quello altamente (spasmodicamente?) fi-nalizzato del marketing, la pragmatica dellacomunicazione umana acquista risvolti unpoco più seri.Soffermiamo l’attenzione sul tipo di lin-guaggio attualmente usato negli spotpubblicitari rivolti al cosiddetto targetfemminile, confrontandolo con quelloindirizzato agli uomini, nel contesto dellamedesima tipologia di prodotto: quellarelativa all’igiene personale. Come sotto-linea Enrico Borrello1, “La pubblicità deglianni Ottanta, quando è diventato possibileparlare di igiene intima, ha cominciato adaderire a uno stereotipo diffuso: la donna èpiù «sporca» rispetto all’uomo. [...] L’igieneintima maschile viene invece costruita sumodelli di freschezza, fascino, rilassamen-to, virilità. Questa adesione a stereotipi harinforzato il pregiudizio”. E sebbene l’autoreprosegua, affermando che “questa fase hafinito per mettere in discussione lo stere-otipo stesso”, generando il nuovo valoredella “cura di sé”, a chi scrive sembra che,

vent’anni dopo, unaparte consistente deglispot relativi all’igie-ne personale utiliz-zi nel rivolgersi alledonne un linguaggiopiuttosto aggressivo,

svalutante, e a tratti velatamente intimida-torio, con particolare riferimento a quellepubblicità in cui una ragazza si ritrova insituazioni di mortificante imbarazzo socialea causa del deodorante sbagliato2.Questo tipo di comunicazione parte daun implicito negativo: quello di sapere

Una riflessione sul linguaggio usato neglispot pubblicitari rivolti al cosiddetto targetfemminile nel contesto dei prodotti relativiall’igiene personale, e non solo...

“Ogni donna merita attenzioni speciali e un ombretto che «lasci il segno»“.Violenz è la nuova provocatoria parodia di Pubblicità Regresso, la campagnadi comunicazione sociale delle Acli (www.acli.it)

Internetwww.ilcorpodelledonne.netConsultando il sito è possibile visionare il documentario“Il corpo delle donne”, illuminante per comprendere inche modo il modello femminile viene abusato e utilizzatodalla comunicazione pubblicitaria.

diM

ariella

DalFarr

qualcosa di sgradevole sul proprio target; lafase successiva consiste nel far capire che ilprodotto pubblicizzato può aiutare a risol-vere il “problema”. Il medesimo schema loritroviamo in molte pubblicità di alimentia base di fibre, dove un’interprete donna ciinforma con tono complice che mangian-do quella cosa tutti i giorni ha ritrovato lapropria “regolarità”. In altri termini, sembrache la stitichezza sia una caratteristica co-stitutiva del genere femminile, così comealtre disfunzioni, quali per esempio l’incon-tinenza precoce e la conseguente necessitàdi ricorrere a presidi specifici “anche primadei trent’anni”.Il capitolo “invecchiamento cutaneo” ciconduce a un gradino più alto nell’escala-tion: in questo caso, alcune delle immaginievocate acquistano una connotazione espli-citamente terroristica, come nei renderingdi volti che si crepano ed esplodono, o che

sbiadiscono fino a dissolversinell’indistinto.L’aspetto più rilevante rima-ne comunque la diversità deitoni utilizzati nel rivolgersi aidue generi e, a tale proposito,suggerisco un semplice eser-cizio di igiene, questa vol-ta mentale... Immaginiamodi sostituire le protagonistefemminili degli spot afferen-ti alla categoria “cura dellapersona” con un interpretemaschile, e vediamo che ef-fetto fa.È possibile che tale operazio-ne consenta di apprezzarein maniera più oggettiva iltipo di comunicazione che civiene rivolta, mettendone inevidenza i presupposti.

1“Pubblicità e piacere: la comunicazione seduttiva” in:Immagini del Piacere, a cura di Maurizio Regosa, ALINEAEditrice, 1999

2Uno spot trasmesso di recente ha come protagonista unasposa, e recita pressapoco: “Ci vuole poco a rovinare unasituazione così speciale...”

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C on l’arrivo della stagione autunnalele giornate si accorciano, la tempe-ratura scende e la voglia di stare a

casa prende il sopravvento.Il nostro comodo divano è pronto adaccoglierci, mentre sul tavolino dellasala ci aspetta una buona tazza di tè e inostri biscotti preferiti da sgranocchia-re... Tutto è pronto. Ora dobbiamo soloscegliere che cosa guardare alla televi-sione: per esempio, un grande eventosportivo in diretta o un classico filmd’amore. Oppure la nostra soap operapreferita, un documentario dedicato aun paese lontano o al regno animale.E se invece volessimo rilassarci con lenovità del panoramamusicale o passarela sera in compagnia dei nostri bambini

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Bluewin TV: che cosa èe come funziona

Vitae

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AnnaRom

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Quando ho perso la vistadall’occhio sinistro mi

è crollato il mondo addosso.La sofferenza è stata immen-sa. È successo a 37 anni inseguito a un distacco dellaretina. Ho subito un interven-to chirurgico al quale ha fattoseguito un’emorragia. Dopoalcuni anni, si è ammalatoanche l’altro occhio con unadegenerazione della macula.Da allora sono ipovedente. Ledistorsioni dell’immagine sisono acutizzate con gli anni.Oggi vedo sfuocato, non scor-go le persone e non riesco aleggere e a scrivere. Non colgoi dettagli anche se riconoscole persone dalla sagoma, dalloro modo di camminare.Mandare e ricevere un smsrichiede parecchi sforzi. Conle nuove tecnologie ho potutocomunque mantenere le mieabitudini, per esempio per leg-gere ricorro a unmacrolettorecon telecamera, mentre perscrivere al computer utilizzola sintesi vocale. Ho perso unaparte di me: la vita si è com-plicata nelle cose più piccole,ma da un altro punto di vistami sono arricchita. Ho sempreavuto uno spirito combattivoanche se prima di perderela vista non me ne rendevoconto. Dopo la malattia hoavuto la fortuna di incontrareil buddismo verso il qualeho avvertito amore a primavista. Ho ritrovato me stessa.Il buddismo rispecchia il miomodo di essere. Sono ottoanni che pratico, ripetendouna frase (nam myo ho rengekyo) che è la legge universaledell’insegnamento buddista.Ringrazio la mia malattia peravermi avvicinata a questafilosofia di vita perché primaero distratta da avvenimentie da cose superficiali. Seguoil buddismo per rifugiarmi eper non sentire la solitudine ela rabbia? Non è un rifugiarsi.È il desiderio di cercare altro,perché molte cose non le pos-siamo vedere con gli occhi.Rispetto al passato mi sentoin armonia e molto più fe-lice. Ho capito che la gioianon dipende dal vedere o dalnon vedere tutte le cose ma-

teriali della vita. Quelle chevediamo spesso sono felicitàillusorie. Sono serena perchého imparato a vedere oltrele apparenze. Una volta misentivo malinconica, triste,ripiegata su me stessa.Vengo da una famiglia cattoli-ca. Ho avuto un rapporto con-flittuale conmio padre che hoamato tantissimo. Ho vissutomale la mia femminilità percui non ho mai potuto essereveramente me stessa. Vole-vano che rispondessi al loromodello. Certo la disgraziache ho subito mi ha cambiataprofondamente. Avevo degliocchi bellissimi e uno sguar-do espressivo. Mi sono vistabruttissima. Mi sono sentitapersa. Vedendo solo da unocchio il mio punto di vistaè cambiato. Ho cercato unnuovo modo di vedere l’altrametà di me stessa. Dovevocontinuare a vivere e mi so-no trovata a fare una scelta:piangermi addosso e com-patirmi o reagire malgradotutto, cercando dentro di mela forza per rinascere. Con ilmio problema, il rischio era disprofondare nella depressionee nell’isolamento. Invece la

malattia hamesso in evidenzadei tratti del mio carattere cheignoravo del tutto. Non misono mai sentita superficialeanche se senza rendermeneconto restavo in superficie.Oggi vivo sola, una vera sin-gle ma la solitudine non mipesa. Si può essere molto solianche stando in una coppia.Ho acquisito una maggioreconsapevolezza. Così comedifendo il mio desiderio diautonomia. Me la cavo bene.Un tempo cercavo la mia fe-licità attraverso la presenzadi un compagno, anche seho sempre avuto un rapportoconflittuale con gli uomini,cosa che mi rendeva irrequie-ta e instabile. Cercavo di ri-solvere con un uomo quelloche non ero mai riuscita arisolvere con mio padre. Tro-vare l’uomo della mia vita peressere felice? Il buddismo miha aiutata a capire che la verafelicità è dentro di me e che ladevo risvegliare. Per assurdo ci

vedo molto meglio oggi di ieri. Ciò che nonvedo visivamente lo percepisco, lo intuisco,lo ascolto attraverso i movimenti, i rumorio i contorni. Un gioiello, per esempio, nonlo vedo ma sento che è particolare. E questomi capita anche con le persone. Riesco apercepire il loro cuore.Mi piace mantenermi giovane. Ho 58 anni,una figlia di nome Laura e la giovinezzanel cuore. Posso essere criticata perché ilmio modo di vestire è giovanile. Sogno enon rinuncio al mio sogno. Vorrei trovareun amore grande? So che non potrei esserecompleta ma non ho paura di viverlo. Misento spesso dire che sono allegra, luminosae positiva. Lo sguardo degli altri lo vivo attra-verso l’incontro di persone che mi voglionobene. Chi nonmi conoscemi giudica frivola?Nonostante viva lamia vita con spirito liberoho una parte molto seria di me. Oggi, assapo-rare la libertà significa sentirmi appagata. Lospecchio non mi fa paura, anzi mi avvicinoa lui con passo amichevole, davanti a luimi vedo bella. Per ritrovarsi bisogna primaperdersi? Non dico che si deve perdere a tuttii costi, però nel mio caso avevo bisogno diuna prova forte per ritrovarmi. Un punteggioda uno a dieci? Direi un otto. Numero inlettere palindromo e simbolo dell’infinito? Èvero caspita! Non è un caso! Ecco di nuovoil buddismo. La morte mi fa ancora un po’paura perché non la conosco. Ma forse è inu-tile temerla perché noi siamo eterni. Bisognapiuttosto cercare di vivere rettamente perchési muore come si è vissuto.

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Autonomia e felicità sono le conquisteche la contraddistinguono dopo l’inter-vento chirurgico all’occhio sinistro. Daanni è ipovedente. Una condizione chel’ha portata a guardare in profonditàmolti aspetti della vita

Amo sulla tavola, / quando si conversa, / la luce di una bottiglia /di intelligente vino. Lo bevano; / ricordino in ogni / goccia d’oro /o coppa di topazio / o cucchiaio di porpora / che l’ autunno lavorò/ fino a riempire di vino le anfore, / e impari l’uomo oscuro, / nelcerimoniale del suo lavoro, / a ricordare la terra e i suoi doveri, / adiffondere il cantico del frutto

(Pablo Neruda, “Ode al vino”)

Lezioni di vitedi Giorgio Carretti; fotografie di Roberto Buzzini

empo fa, in una notte di fine esta-te, tiepida e senza luna, ho percor-so le strette viuzze che corrono frale vigne del Mendrisiotto. Frusciie rumori di piccoli animali, forseun riccio o un gatto, anticipavano

di continuo il mio cammino. Al di là deimuretti antichi che tracciano il percorso,e che tanto fanno assomigliare il Ticinoa una piccola Toscana, dai filari carichi digrappoli giungeva il profumo intenso e unpo’ cruento dell’uva matura. “Ci siamo”, hopensato fra me, “l’autunno è alle porte, sivendemmia”. È in questo passaggio stagio-nale che, da quando gli uomini coltivano lavite, si celebra l’iniziazione alla vita, l’attesosacrificio che segna il volgere dall’estate,stagione votata all’ozio e alla pienezza, allamalinconia dell’autunno. La vendemmia,con lo spoglio dei filari, agisce del restoprofondamente anche sul paesaggio cheda un giorno all’altro ritroviamo nudo eimpoverito. Meditando, andavo così adaggiungere un ultimo tassello alla lungateoria di fatti, più o meno importanti, chehanno segnato l’anno, il cinquantunesimodi un’esistenza, la mia, che sempre più spes-so mi appare come un’inesorabile emorragiadi tempo. E a ben vedere, il tempo, il sanguee il vino sono sempre stati in qualche modoconnessi. Perché è certo che la vendemmia,nel suo inamovibile ricorrere, concentra insé molteplici simboli e significati. Perché semetaforiziamo la terra a corpo, a sostanzaoriginaria, allora il vino si fa sangue, linfapsicotropa e vitale, capace di elevare eguarire ma anche di ferire e sconvolgere.In antichità e nel corso del Medioevo, ilvino era sì fonte di ebbrezza e strumentoindispensabile per sopportare la fatica diun’esistenza sottoposta a costanti rischima, al contempo, era una bevanda “sicu-ra”, “vitale” dal punto di vista alimentareperché igienizzata rispetto all’acqua, che ilpiù delle volte risultava infetta e fonte dimalattie mortali.

L’EDUCAZIONE DELLA VITEMa per giungere pronti all’appuntamentoautunnale la vigna richiede nei mesi prece-denti un costante lavorio: deve essere edu-cata e con delicata decisione ricondotta allasua vocazione. A partire dalla sgemmatura(che nei trattati medievali scritti da Piero de’

T

La vigna si popola. Con l’approssimarsi dell’estate e in vista della vendemmia si moltiplicanogli interventi di “correzione” e sistemazione dei grappoli (detti anche “operazioni al verde”).

Gli strani sgabelli a triciclo che si vedono nell’immagine consentono agli operatori di muoversipiù comodamente lungo i filari evitando posizioni scomode.

(Cantina Kopp von der Crone Visini, Barbengo)

Crescenzi e Paganino Bonafede veniva dettaanche scacchiatura omondatura) e dalla siste-mazione dei tralci nei loro sostegni, attivitàindispensabili che necessitano dell’inter-vento diretto e manuale dell’uomo e che sieffettuano solitamente a maggio. Senza que-ste operazioni verrebbe a mancare la corretta

ripartizione delle gemme e, di conseguenza,l’ottimale distribuzione dei grappoli cheinvece amano l’aria, il sole ma hanno comenemiche giurate le muffe. I mesi di giugno eluglio li si dedica invece alla cimatura delleestremità e, successivamente, alla sfogliaturae all’eliminazione dei grappoli in eccesso.

Un’operatrice durante la fasedi sgemmatura. Lavoro delicatoe di grande pazienza, in alcuneregioni italiane era in passatotradizionalmente affidata apersonale femminile.(Cantina Kopp von der CroneVisini, Barbengo)

Il fine è analogo: arieggiare, ottimizzare ilnumero dei grappoli e allontanare il rischiorappresentato dai funghi. Ma non solo:l’esposizione al sole dei grappoli favorisce laconcentrazione degli zuccheri riducendo lacomponente acida. Il merlot, in particolare,di cui il Ticino è prodigo, richiede un’atten-ta operazione di sfogliatura che, essendoeseguita a mano (esistono anche macchineappositamente inventate ma la precisionelascia un po’ a desiderare), richiede tempoe una buona dose di pazienza, virtù che saràpoi ampiamente ripagata a settembre con unraccolto qualitativamente interessante. Tuttoqui…? No di certo. L’arte di coltivare la vitenasconde un’infinità tale di sottigliezze chesolo il lungo mestiere e l’esperienza posso-no rivelare pienamente. Ecco allora che lasfogliatura, attuata in modo diverso sui dueversanti dei filari a seconda della loro espo-sizione, mira a regolare con precisione quasimatematica i rapporti fra soleggiamento,arieggiamento e ombra.Con l’arrivo della primavera si rende poinecessario anche il taglio dell’erba chespontanea cresce tra i filari e che deve es-sere eseguito ripetutamente fino al tempodella vendemmia. Restano gli imprevisti,davvero misteriosi, legati al clima e alle

sue bizzarrie capaci di mutare una stagionepromettente in un disastro e viceversa. Maqui l’uomo c’entra poco. Meglio accettarele conseguenze e le sorprese che la naturaancora può riservare a un’attività che, nellemigliori delle ipotesi, ha mantenuto una suaintegrità e la capacità ultima di affidarsi alcorso degli eventi %

Le rose fra i filari fungono da“spie” in grado di segnalare l’in-gresso di parassiti. Secondo altri,il loro profumo si trasmetterebbeal bouquet del vino. Certamente,con la loro presenza ingentilisconol’aspetto estetico del vigneto.(Tenimento dell’Ör, Arzo)

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VIENNA | Era il quandol’ebanista tedesco Michael Thonet –dopo vent’anni di infruttuosi tentativi– inventò nel suo laboratorio a Viennaun innovativo sistema di curvare illegno con il vapore e creò una sediasemplice e geniale, sobria e leggera, lanumero del suo catalogo. “Nessunaè più elegante di lei” avrebbe dettoanni dopo Le Corbusier.Composta disoli sei pezzi e dieci viti, era vendutasmontata e veniva assemblata in pochemosse sul posto.Vi suona famigliare?Esatto,Thonet ci arrivò oltre un secoloprima dei soliti svedesi. In effetti, tuttoil processo di produzione era genialee innovativo e rappresenta il primoesempio di design industriale e diproduzione di massa.Nella fabbricafondata in Cecoslovacchia,Thonetimpiegava i contadini della zona eognuno si occupava di una singola fasedel processo. Famigliare anche questo?

Ford l’avrebbe introdotto su vastascala cinquant’anni dopo…Le sediesmontate erano spedite in scatole daun metro cubo, ognuna conteneva sedie, che venivano assemblate e ver-niciate nelle succursali Thonet in tuttoil mondo. Il successo della n° superòin pochi anni qualunque previsione,assumendo ben presto una dimensioneglobale e rendendola la sedia da bistrotpiù diffusa. Si calcola che ne siano statevendute milioni solo tra il eil .Un record mai più raggiuntoda un oggetto di design e che si puòspiegare in parte con il prezzo estre-mamente concorrenziale: costava Schillings, l’equivalente di uova. Lasua linea elegante e essenziale rispon-deva inoltre al nuovo gusto che andavadiffondendosi in Europa alla finedell’Ottocento, lo Jugendstil, simbolodella modernità in contrapposizionecon la cultura ottocentesca.

Naturalmente il successo di Tho-net non passò inosservato e ben presto– in particolare dal , anno in cuiMichael e i cinque figli rinunciarono albrevetto – sorsero un po’ ovunque altreindustrie che producevano copie deisuoi mobili.Dopo la Seconda guerramondiale, nessuna azienda Thonetpresenta più in catalogo la n° e la suasopravvivenza in quegli anni è garan-tita proprio dagli imitatori. In seguito,dopo che l’azienda si è frammentatain varie società nazionali, la celebresedia è stata reintrodotta nei cataloghidi Thonet Germania, dove è ancorapresente con il nome .

Quindi, sedetevi pure, vedete beneche non è invecchiata; anzi, in occasio-ne del suo ° compleanno sono statecreate anche delle edizioni speciali. So-lo che, se volete portarvela a casa, ogginon bastano più uova ma più di dollari… il prezzo della celebrità.

L

MICHAELTHONET (Boppard, luglio – Vienna, marzo )Ebanista austro-ungarico, è stato uno dei protagonisti del design della Victorian Age.La n° è il prodotto che diede a Thonet e alla sua società grande fama e prestigio.

| T P. | GIORGIARECLARI |

Prego, sedetevi pure, pensate che dopo tutti questi anni non viregga più? Vi sbagliate, è solida, funzionale e non dimostrai suoi anni. Prima di voi vi si sono accomodati in tanti:Brahms, per suonare il piano e Lenin, per scrivere i suoi trattatipolitici; i generali alleati e tedeschi, per firmare l’Armistizionel ,Marylin Monroe, nei film di Billy Wilder e milionie milioni di altre persone nei caff è di tutto il mondo. L’avetericonosciuta? È la sediaThonet n° , che quest’anno festeggiaun secolo e mezzo di gloriosa vita

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Il passaggio della Luna nell’amicosegno dei Gemelli provocherà unincremento delle relazioni sociali as-sieme a un rinnovato interesse versoalcune questioni culturali. Momentidi creatività.

bilancia

Evitate l’impulsività, potreste crearvidei nemici e alienarvi la simpatia diqualche superiore. Cercate di ca-nalizzare le vostre energie verso unobiettivo preciso. Giove comunqueè sempre con voi.

vergine

Vi sentirete stimolati a rompere congli schemi di una vita troppo sof-focante. Con Saturno e Urano inopposizione, i nati nella terza decadecorrono il rischio di andare incontroa situazioni di forte stress.

pesci

Dal 4 ottobre in poi, grazie agliinflussi di Marte e Urano, trove-rete il coraggio di liberarvi delleinibizioni abbattendo ogni barriera.Di conseguenza, potrete compiereazioni davvero straordinarie

toro

Fase ideale per realizzare un progettocon la collaborazione di un amico.Evitate di mostrarvi eccessivamenteaggressivi. Se sarete in grado di“moderarvi” riuscirete a essere moltopiù convincenti.

scorpione

Eventi e occasioni inaspettate prove-nienti da un luogo esterno. Durantequesta prima fase di ottobre i nativinella terza decade riusciranno a mo-strare aspetti della loro personalitàsconosciuti agli altri.

gemelli

Tra il 7 e il 9 ottobre la Luna sarà ditransito nel vostro segno e così po-trete godere di una serie di occasioniprofessionali. Ricordatevi che perassaporare il nuovo, spesso occorregettare il vecchio.

sagittario

Luna storta tra il 7 e il 9 ottobre.Problemi di comunicazione con ilpartner. State attenti alle personesuperficiali, specialmente se si trattadi vostri colleghi di lavoro. Cercate dirilassarvi con qualcosa di leggero.

cancro

Periodo fecondo e foriero di incontriinaspettati che produrranno stimoli ecrescita personale. Se non siete sod-disfatti questo è il momento buonoper rompere psicologicamente conla consuetudine.

capricorno

Forte calo energetico causato daltransito di Marte. Anche se sentitel’esigenza di farvi valere, fatelo inmodo di non urtare gli altri. Impe-gnatevi nelle attività professionali piùconsone alla vostra personalità.

leone

Marte transita nella vostra dodi-cesima casa solare. Se non riuscitea canalizzarvi verso un obiettivodeterminato durante questo pas-saggio potreste andare incontro aun periodo di frustrazioni.

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Luna favorevole tra il 7 e il 9 ottobre.Grazie a questo passaggio potretespassarvela con il vostro partner.Avanzamenti professionali per i piùcreativi. Non trascurate la lettura el’approfondimento.

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Orizzontali 1. Irritarsi, stizzirsi• 10. La nota Cassini • 11. Cit-tadina vodese (Y=I) • 12. Pari insgarbi • 13. La linea del musicista• 15. Il nome di Bennato • 16. Nelcentro di Pisa • 17. Precede Vegas• 18. Sbagliati • 20. C’è quel delvero • 22. Attraversa Berna • 23.Particella nobiliare • 24. Il nomedi Fleming • 25. Oriente • 27.Essa • 28. Molte • 29. Le iniz. diun Luttazzi • 30. Pron. personale• 32. Fiume francese • 33. Metalloalcalino leggerissimo • 36. Cons.in liuto • 37. Le iniz. della Muti• 38. Gare per cow-boy • 40.Fu ucciso nel bagno • 43. Cifrada definire • 44. Le parcelle deiprofessionisti • 46. Il Ticino sulletarghe • 48. Romania e Thailandia• 49. Epoche • 50. Armadio cen-trale • 51. Tante erano le Grazie• 53. Nota musicale • 54. Andatein poesia • 55. Le Lipari • 56.Squadra... inglese.

Verticali 1. Così era chiamatoJosef Mengele • 2. Collega l’Egeoe il Marmara • 3. Detestabile •4. Malta e Italia • 5. Listelli dicioccolata • 6. Un gatto dal pelolungo • 7. Cattivo • 8. I confini diSonvico • 9. Irreali • 14. Li usanoi pompieri • 16. Istituto Tecnico •

19. Anfiteatro • 21. Far riprenderei sensi • 26. Pugnalata • 31. Duenullità • 34. Segno zodiacale •35. Conosciuti • 39. La primanota • 41. Caverna oscura • 42.Si nutrono di lana • 45. Colpevoli• 47. Come sopra... • 50. Né tue,né sue • 52. Art. spagnolo.

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