TESSERA Sogno Re-libre (2)

28
Aevum, 87 (2013), fasc. 2 MIRIAM RITA TESSERA IL SOGNO DEL RE AMALRICO DI GERUSALEMME, BERNARDO DI CLAIRVAUX E LA RELIQUIA DELLA VERA CROCE SUMMARY: The latin kings of Jerusalem used to send relics of the True Cross to ecclesiastical institutions and prominent laymen in the West as sign of their sacred power and of the needs of the Holy Land. This practice was fostered by king Amalric (1163-1174) who sent a precious pectoral cross to the abbey of Clairvaux after the battle of al-Babein in 1167, when the king was admonished and saved from death by a vision of saint Bernard himself. The text of the whole story (In memoria aeterna) was written on a parchment attached to the precious reliqui- ary – now lost – made in Clairvaux, but it was also preserved by several manuscripts of the Vita prima sancti Bernardi. A longer version of this text was copied among the letters of cano- nization of Bernard of Clairvaux in the Clairvaux manuscript Troyes, Mediathe `que du Grand Troyes 6, ff. 2r-3r; this copy is of particular interest both for the crusader propaganda and for the shaping of Bernard’s image in Clairvaux on the eve of a major crisis of the Cistercian identity. 1. L’invio delle reliquie della Vera Croce durante il regno di Amalrico di Geru- salemme (1163-1174) Nel marzo 1167, durante una campagna militare in Egitto, i cavalieri del re di Gerusalemme Amalrico (1163-1174) si lanciarono all’inseguimento delle truppe dell’emiro curdo Shirkuh, che aveva tentato di invadere la regione e di rovesciare la dinastia fatimida che i crociati sostenevano in cambio di un tributo. Giunti pero ` nelle gole del deserto del Basso Egitto, i saraceni decisero di tendere un agguato ai franchi, attendendoli al varco. Quella stessa notte Amalrico, mentre riposava appoggiato al suo scudo prima della battaglia, vide apparire in sogno Bernardo di Clairvaux. Nella visione l’abate riprese severamente il re per i suoi numerosi pec- cati e lo giudico ` indegno di portare al collo la reliquia della Vera Croce che il sovrano, come d’abitudine, indossava in guerra. Spaventato e pentito, Amalrico confesso ` al santo i suoi peccati; Bernardo allora lo benedisse con la reliquia della Croce e lo rassicuro `, profetizzandogli che sarebbe uscito incolume e vittorioso no- nostante il gravissimo pericolo che lo attendeva. L’abate chiese pero ` in cambio la reliquia della Vera Croce, di cui i suoi figli a Clairvaux avevano bisogno. Il mattino successivo si accese una furiosa battaglia tra i franchi e i saraceni, che si frantumo ` ben presto in una infinita serie di duelli tra le dune; improvvisa- p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 343 q 2013 Vita e Pensiero / Pubblicazioni dell’Universita ` Cattolica del Sacro Cuore

description

v

Transcript of TESSERA Sogno Re-libre (2)

Aevum, 87 (2013), fasc. 2

MIRIAM RITA TESSERA

IL SOGNO DEL REAMALRICO DI GERUSALEMME, BERNARDO DI CLAIRVAUX E LA

RELIQUIA DELLA VERA CROCE

SUMMARY: The latin kings of Jerusalem used to send relics of the True Cross to ecclesiasticalinstitutions and prominent laymen in the West as sign of their sacred power and of the needsof the Holy Land. This practice was fostered by king Amalric (1163-1174) who sent a preciouspectoral cross to the abbey of Clairvaux after the battle of al-Babein in 1167, when the kingwas admonished and saved from death by a vision of saint Bernard himself. The text of thewhole story (In memoria aeterna) was written on a parchment attached to the precious reliqui-ary – now lost – made in Clairvaux, but it was also preserved by several manuscripts of theVita prima sancti Bernardi. A longer version of this text was copied among the letters of cano-nization of Bernard of Clairvaux in the Clairvaux manuscript Troyes, Mediatheque du GrandTroyes 6, ff. 2r-3r; this copy is of particular interest both for the crusader propaganda and forthe shaping of Bernard’s image in Clairvaux on the eve of a major crisis of the Cistercianidentity.

1. L’invio delle reliquie della Vera Croce durante il regno di Amalrico di Geru-salemme (1163-1174)

Nel marzo 1167, durante una campagna militare in Egitto, i cavalieri del re diGerusalemme Amalrico (1163-1174) si lanciarono all’inseguimento delle truppedell’emiro curdo Shirkuh, che aveva tentato di invadere la regione e di rovesciarela dinastia fatimida che i crociati sostenevano in cambio di un tributo. Giunti peronelle gole del deserto del Basso Egitto, i saraceni decisero di tendere un agguatoai franchi, attendendoli al varco. Quella stessa notte Amalrico, mentre riposavaappoggiato al suo scudo prima della battaglia, vide apparire in sogno Bernardo diClairvaux. Nella visione l’abate riprese severamente il re per i suoi numerosi pec-cati e lo giudico indegno di portare al collo la reliquia della Vera Croce che ilsovrano, come d’abitudine, indossava in guerra. Spaventato e pentito, Amalricoconfesso al santo i suoi peccati; Bernardo allora lo benedisse con la reliquia dellaCroce e lo rassicuro, profetizzandogli che sarebbe uscito incolume e vittorioso no-nostante il gravissimo pericolo che lo attendeva. L’abate chiese pero in cambio lareliquia della Vera Croce, di cui i suoi figli a Clairvaux avevano bisogno.

Il mattino successivo si accese una furiosa battaglia tra i franchi e i saraceni,che si frantumo ben presto in una infinita serie di duelli tra le dune; improvvisa-

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 343

q2013VitaePensiero/Pubblicazionidell’Universita

Cattolica

del

Sacro

Cuore

mente, il re di Gerusalemme si trovo solo e circondato dalla moltitudine dei ne-mici. Si ricordo allora della visione notturna e promise a Dio e al beato Bernardoche, se fosse sopravvissuto, avrebbe inviato in dono la reliquia ai monaci diClairvaux. Proprio allora un gruppo di cavalieri e di templari, riconosciuto il re,si fece strada a colpi di lancia tra i nemici e si schiero al fianco di Amalrico, cheuscı incolume dalla battaglia. Al suo ritorno dall’Egitto, come aveva promesso, ilre mando all’abbazia di Clairvaux in segno di riconoscenza la reliquia della VeraCroce che aveva portato durante la campagna militare.

Questo singolare episodio, narrato in una relatio che accompagno la reliquiadella Croce a Clairvaux, e stato fino a oggi piuttosto trascurato dalla storiografia 1.L’intreccio di simboli e significati che la vicenda contiene, pero, permette di inda-gare non soltanto sui rapporti tra Bernardo di Clairvaux e il regno latino di Geru-salemme, ma soprattutto sull’uso politico che i sovrani di Outremer fecero dellereliquie – in particolare di quelle della veneratissima Santa Croce – e sul valoreche i monaci di Clairvaux, a loro volta, attribuirono all’episodio per promuoverela loro immagine di Bernardo e dell’ideale cisterciense.

Con la nascita dei principati latini d’Oriente dopo la prima crociata la Terra-santa divenne una presenza familiare dell’immaginario occidentale non piu soltan-to attraverso il crescente flusso di pellegrini e cavalieri che si dirigevano verso ilSanto Sepolcro, ma anche grazie alle migliaia di reliquie, frammenti di storia sa-cra, che i crociati riportarono nei propri paesi d’origine e che i franchi d’oltrema-re inviarono in tutto l’Occidente 2. Diversissime per tipologia, luogo di provenien-za, prestigio del santo o della memoria biblica a cui erano collegate, importanzadei donatori e caratteristiche dei preziosi reliquiari che le contenevano, le reliquied’Oriente diedero vita a un intenso traffico che, nel caso del regno di Gerusalem-me, divenne un importante strumento di propaganda politica, oltre che di devozio-ne religiosa per la terra di Cristo.

Il fortunoso ritrovamento di un cospicuo frammento della Vera Croce il 5 ago-sto 1099 dopo la conquista di Gerusalemme grazie al patriarca-eletto Arnolfo diChocques fornı al nascente regno latino un palladio militare di assoluto prestigio,che accompagnava gli eserciti crociati in battaglia, e uno strumento di legittima-zione per la monarchia e il patriarcato della Citta Santa 3. Infatti la cattura dellaCroce durante la battaglia di Hattin il 4 luglio 1187, nefasto preludio alla caduta

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 344

344 M.R. TESSERA

1 Regesto in A. FROLOW, La Relique de la Vraie Croix: recherches sur le developpementd’un culte, Paris 1961 (Archives de l’Orient chretien, 7), 338 nº 354. L’episodio e solo citato,ad esempio, da S. SCHEIN, Gateway to the Heavenly City: Crusader Jerusalem and the CatholicWest (1099-1187), Aldershot 2005, 84, e da ultimo B. HAMILTON, Why did the Crusader Statesproduce so few Saints?, in Saints and Sanctity, ed. by P. CLARKE - T. CLAYDON, Woodbridge2011 (Studies in Church History, 47), 103-11: 104.

2 P. RIANT, Exuviae sacrae Costantinopolitanae, pref. J. DURAND, I-II, Geneve 1878-79, repr.Paris 2004; M.-M. GAUTIER, Les Routes de la foi. Reliques et reliquiares de Jerusalem a Com-postelle, Paris 1983, in partic. 47-114; F. MOLTENI, Memoria Christi. Reliquie di Terrasanta inOccidente, Firenze 1996. Cfr. anche l’ampio catalogo di CH. ROHAULT DE FLEURY, Memoire surles instruments de la Passion de Notre-Seigneur Jesus-Christ, Paris 1870.

3 FROLOW, La Relique, 286-87 nº 258; A.V. MURRAY, ‘Mighty against the Enemies ofChrist’. The Relic of the True Cross and the Armies of the Kingdom of Jerusalem, in The Cru-saders and Their Sources: Essays presented to Bernard Hamilton, ed. J. FRANCE - W. ZAJAC, Al-

del regno di Gerusalemme, fu percepita dall’intero mondo cristiano come una ca-tastrofe spirituale e religiosa, prima di essere un segno della rovina politica di ol-tremare, tanto che durante la terza crociata (1189-1192) si moltiplicarono iracconti di improbabili inventiones di particelle del sacro legno nascoste da anoni-mi templari, abati e vescovi alla furia dei saraceni 4.

Incastonato in un prezioso reliquiario di legno a forma di croce rivestito d’ar-gento, il ‘‘legno del Signore’’, come lo chiamano le fonti, era custodito nellachiesa del Santo Sepolcro e affidato alla sorveglianza dei canonici, a cui spettava-no tutte le relative offerte deposte per la Croce dai fedeli e dai pellegrini, trannenel giorno di Parasceve e quando la reliquia accompagnava l’esercito del regnoportata dal patriarca di Gerusalemme 5. Il monopolio del capitolo del Santo Sepol-cro sulla reliquia piu preziosa della cristianita permise ai canonici di utilizzare laSanta Croce anche come strumento di pressione sulla monarchia di Gerusalemmee di sorvegliare la produzione e l’invio dei suoi reliquiari in Occidente 6. Gia daglianni ’30 del XII secolo nelle botteghe della Citta Santa controllate dal capitolodel Sepolcro si sviluppo una tipologia specifica di reliquiari, caratterizzati da unacustodia lignea rivestita in argento a forma di croce a doppia traversa decoratacon il tetramorfo e l’Agnello di Dio, che contenevano frammenti del lignum cru-cis destinati a istituzioni ecclesiastiche d’Occidente dipendenti dal Sepolcro – co-me i priorati di Denkendorf, Barletta e la cappella di Anglesola – o legate davincoli di fraternitas spirituale alla basilica della Resurrezione, come Notre-Damedi Parigi o Santiago di Compostela 7.

Accanto alla reliquia principale della Vera Croce custodita nel Santo Sepolcro,

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 345

345IL SOGNO DEL RE

dershot 1988, 217-38; D. GERISH, The True Cross and the Kings of Jerusalem, «Journal of Ha-skins Society», 8 (1996), 137-55.

4 FROLOW, La Relique, 69-72; 347-49 nº 377; P. COLE, Christian perceptions of the Battle ofHattin (583/1187), «Al-Masaq», 6 (1993), 9-39; F. TOMMASI, I Templari e il culto delle reliquie,in I Templari: mito e storia. Atti del Convegno internazionale di studi alla magione templare diPoggibonsi-Siena, 2-31 maggio 1987, raccolti da G. MINNUCCI - F. SARDI, Sinalunga-Siena 1989,191-210; G. LIGATO, The Political Meaning of the Relic of the Holy Cross among the Crusadersand in the Latin Kingdom of Jerusalem: an example of 1185, in Autour de la Premiere Croisade.Actes du Colloque de la Society for the Study of the Crusades and the Latin East, Clermont-Fer-rand 22-25 juin 1995, Paris 1996 (Byzantina Sorbonensia, 14), 315-30: 315-16.

5 Le Cartulaire du Chapitre du Saint-Sepulcre de Jerusalem, par G. BRESC-BAUTIER, Paris1984 (Doc. rel. a l’histoire des croisades, 15), 60-63 nº 15; B. HAMILTON, The Latin Church inthe Crusader States. The Secular Church, London 1980, 150-51.

6 Nel giugno 1120 i canonici del Santo Sepolcro, legati a una fazione della nobilta ostile al-le spedizioni militari in favore del principato di Antiochia, si rifiutarono di concedere la VeraCroce al re Baldovino II in partenza per la Siria. Il re aggiro l’ostacolo, con l’appoggio del pa-triarca Warmondo, concedendo su richiesta dei canonici l’abolizione dei dazi sui cereali in in-gresso e in uscita da Gerusalemme, un provvedimento che favoriva il monopolio del capitolosui forni della Citta Santa: M.R. TESSERA, Orientalis ecclesia. Papato, Chiesa e regno latino diGerusalemme (1099-1187), Milano 2010 (Bibliotheca erudita, 32), 123-28.

7 J. FOLDA, The Art of the Crusaders in the Holy Land, 1099-1187, Cambridge 1995, 290-94; H. MEURER, Kreuzreliquiare aus Jerusalem, «Jahrbuch der Staatlichen Kunstsammlungen inBaden-Wurttenberg», 13 (1976), 7-17; ID., Zu den Staurotheken der Kreuzfahrer, «Zeitschrift furKunstgeschichte», 48 (1985), 65-76; N. JASPERT, Un vestigio desconocido de Tierra Santa: laVera Creu d’Anglesola, «Anuario de estudios medievales», 29 (1999), 447-75; A. CADEI, Gli or-dini di Terrasanta e il culto per la Vera Croce e il Sepolcro di Cristo in Europa nel XII secolo,«Arte Medievale», n.s. 1-2 (2002), 51-69. Celebre e il caso di Ansello, cantor del Santo Sepol-

esistevano innumerevoli altri frammenti del ‘‘legno del Signore’’ di diversa prove-nienza venerati nelle chiese e nei monasteri del regno latino che la Terrasanta,scrigno delle memorie di Cristo, continuava a dispensare: anche il tesoro della fa-miglia reale di Gerusalemme – e, a titolo personale, alcuni dei suoi membri – neera provvisto 8. In questo modo i re della Citta Santa potevano disporre di un’im-ponente collezione di reliquie da utilizzare per il rafforzamento del proprio poteree per sensibilizzare l’Occidente sulle necessita spirituali e materiali del regno lati-no, in stretta collaborazione con la Chiesa locale o anche in modo del tutto auto-nomo dal patriarca e dalle istituzioni ecclesiastiche gerosolimitane. Questa strate-gia divenne presto evidente nei momenti di crisi dinastica e di sofferenza politicadi Gerusalemme: nel 1128, quando re Baldovino II fu costretto ad affrontare ilproblema di una successione femminile, invio in Anjou per trattare il matrimoniodella principessa Melisenda con il conte Folco V il principe di Galilea Guglielmodi Bures, che depose sull’altare della cattedrale di St. Julien di Le Mans Dominicecrucis reliquias insieme al famoso stendardo intessuto d’oro e d’argento dettoTransartat 9. Ancora, durante la disperata missione del patriarca Eraclio di Gerusa-lemme, inviato in Occidente da Baldovino IV nel 1184-1185, al re d’InghilterraEnrico II vennero offerti i simboli del potere regio sulla Citta Santa e soprattuttouna preziosa reliquia della Vera Croce, che tuttavia non servirono a rompere gliindugi del sovrano a partire per l’Oriente 10.

Fu pero durante il regno di Amalrico di Gerusalemme che motivi politici emotivi religiosi, sostegno alla crociata e venerazione per le reliquie della passionedi Cristo, difesa militare e protezione spirituale si intrecciarono sistematicamentenell’invio di frammenti della Vera Croce ai grandi signori e a potenti chiese emonasteri dell’Occidente latino, a cominciare proprio dalla croce pettorale manda-ta a Clairvaux nel 1167 11. Due anni dopo, infatti, nella primavera del 1169, uneccezionale tesoro di reliquie, accompagnate dalle relative autentiche, fu consegna-to a Maurizio II signore di Craon, crociato in Terrasanta, sotto la sapiente regia

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 346

346 M.R. TESSERA

cro, che nel 1120 invio frammenti della croce al capitolo di Notre-Dame di Parigi: TESSERA,Orientalis ecclesia, 126, con la precedente bibliografia.

8 Per altri esempi di reliquie, non necessariamente provenienti dalla Vera Croce, a disposi-zione della famiglia reale di Gerusalemme: H.E. MAYER, Das Pontifikale von Tyrus und die Kro-nung der Lateinischen Konige von Jerusalem zugleich ein Beitrag zur Forschungen uberHerrschaftzeichen und Staatssymbolik, «Dumbarton Oaks Papers», 21 (1967), 141-232: 82 nota185; K. CIGGAAR, Robert de Boron en Outremer? Le culte de Joseph d’Arimathie dans le mondebyzantin et en Outremer, in Polyphonia Byzantina. Studies in Honour of Willelm J. Aerts, ed.by H. HOKWERDA - E.R. SMITS - M.M. WOESTHUIS, Groningen 1993, 145-59; M.R. TESSERA, Me-morie d’Oriente: la traslazione del braccio di san Filippo a Firenze nel 1205, «Aevum», 78(2004), 531-40.

9 Acta pontificum Cenomannis in urbe degentium, par G. BUSSON - A. LEDRU, Mans 1901(Archives historiques du Maine, 2), 430-32; J. RILEY SMITH, King Fulk of Jerusalem and ‘theSultan of Babylon’, in Montjoie. Studies in Crusade History in Honour of Hans EberhardMayer, ed. by B.Z. KEDAR - J. RILEY SMITH - R. HIESTAND, Aldershot 1997, 55-66.

10 G. LIGATO, Il magister ospedaliero Ruggero des Moulins nella crisi finale del regno latinodi Gerusalemme, «Antonianum», 71 (1996), 495-522: 503-09; J. PHILLIPS, Defenders of the HolyLand. Relations between the Latin East and West, 1119-1187, Oxford 1996, 251-63; TESSERA,Orientalis ecclesia, 384-87, e, per la reliquia, LIGATO, The Political Meaning, passim.

11 Rapida sintesi su Amalrico in FOLDA, The Art of the Crusaders, 391-92.

di re Amalrico e del patriarca Amalrico di Nesle, insieme ai principali vescovi eabati della Citta Santa 12. In particolare, il re di Gerusalemme affidava al ‘‘nostrocavaliere’’ Iobertum un frammento della Vera Croce inserito in un reliquiario aforma di croce su un supporto di cristallo di rocca; altre particelle del sacro legnovenivano donate dal patriarca, dalla badessa di Santa Maria Latina Stefania e an-che dal maestro generale dei Templari Filippo di Milly, che pero specificava laprovenienza del proprio frammento dalla porzione di Croce rimasta a Costantino-poli, a sua volta dono personale dell’imperatore Manuele II Comneno 13.

L’imponente invio di reliquie del 1169 costituı probabilmente il versante spiri-tuale di una complessa operazione politica che Amalrico condusse in Occidentedopo il fallimento delle campagne militari in Egitto e l’infida alleanza con Bisan-zio. Obbiettivi della missione guidata dagli ecclesiastici piu rappresentativi del re-gno erano la proclamazione solenne di una nuova crociata, appoggiata da papaAlessandro III e diretta da Gerusalemme, e il matrimonio della principessa Sibilla,figlia del re, con il conte Stefano di Sancerre, fratello cadetto del conte Enrico diChampagne 14. La stretta collaborazione con il patriarca Amalrico, che proprio ne-gli stessi anni permetteva di intervenire anche nella sistemazione delle diocesi allefrontiere meridionali del regno 15, consentı al re di sostenere efficacemente le pro-prie richieste in Occidente servendosi di un doppio registro politico e spiritualeche i contemporanei non avevano difficolta a decifrare. Cosı in una lettera manda-ta al re di Francia Luigi VII dal patriarca Amalrico di Gerusalemme intorno al1169 la difesa di Banyas – l’evangelica Cesarea di Filippo – caduta sotto i colpidi Nur-ad-Din, diveniva anche il simbolo eloquente della memoria del primato pe-trino e il vescovo Giovanni, uno degli inviati in Occidente, poteva, allo stessotempo, dispensare reliquie, concedere indulgenze per la ricostruzione della catte-

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 347

347IL SOGNO DEL RE

12 L’intero dossier e trascritto in B. DE BROUSSILLON, La Maison de Craon, I, Paris 1899,100-05, ni 137-46 (trascrizione dal volume manoscritto di Dom Housseau, Recherches des Bene-dictines en Anjou et Touraine); la prima autentica, del patriarca Amalrico di Nesle, porta la datadel 20 marzo 1169. Maurizio II era imparentato con Roberto di Craon, maestro generale delTempio tra il 1138/1139 e il 1147 (su cui M.-L. BULST-THIELE, Sacrae domus militiae Templihierosolymitani magistri: Untersuchungen zur Geschichte des Templerordens 1118/19-1314,Gottingen 1974, 31-40) e aveva anche importanti legami con il re d’Inghilterra Enrico II.

13 DE BROUSSILLON, La Maison de Craon, ni 137-38, 144. Su Filippo di Milly: BULST-THIELE,Sacrae domus militiae, 75-86; M. BARBER, The Career of Philip of Nablus in the Kingdom ofJerusalem, in The Experience of Crusading, II: Defining the Crusader Kingdom, ed. by P.W.EDBURY - J. PHILLIPS, Cambridge 2003, 60-75. La tradizione gerosolimitana, riportata anche dalcantor Ansello del Santo Sepolcro nella sua lettera ai canonici di Notre-Dame nel 1120, narravache dopo il miracoloso ritrovamento della Vera Croce a Gerusalemme, sant’Elena avrebbe fattodividere la reliquia in due parti, di cui una rimasta in loco e l’altra trasferita a Costantinopoli:ANSELLI CANTORIS S. SEPULCRI Epistola ad ecclesiam Parisiensem, PL 162, 731-32 (originale del-la lettera: Paris, Archives Nationales de France, K 21 nº 17); J. RICHARD, Quelques textes sur lespremiers temps de l’eglise latin de Jerusalem, in Recueil des travaux offerts a M. Clovis Brunel,II, Paris 1955, 420-30: 423-26.

14 PHILLIPS, Defenders of the Holy Land, 168-208; G. LIGATO, Sibilla regina crociata. Guer-ra, amore e diplomazia per il trono di Gerusalemme, Milano 2005, 46-51; TESSERA, Orientalisecclesia, 340-50, e in partic. per Alessandro III, J.G. ROWE, Alexander III and the JerusalemCrusade: an Overview of Problems and Failures, in Crusaders and Muslims in Twelfth CenturySyria, ed. M. SCHATZMILLER, Leiden 1993 (The Medieval Mediterranean, 1), 112-32.

15 Una sintesi del problema in TESSERA, Orientalis ecclesia, 454-55.

drale e raccogliere cavalieri per la guerra con l’appoggio e la benedizione diAlessandro III 16.

Il complesso intreccio della situazione internazionale, travagliata dallo scismapapale e dalla contrapposizione dei due imperi, costituı il maggiore ostacolo perla linea politica intrapresa dal re Amalrico di Gerusalemme; tuttavia, la promessadi condurre una grande spedizione militare in Oriente nella primavera 1173 cheEnrico II d’Inghilterra fu costretto ad accettare come espiazione per l’assassinio diThomas Becket, permise ad Alessandro III e al re di Gerusalemme nel bienniosuccessivo di sincronizzare i propri sforzi per la tutela dell’Oriente latino, ormaiconcepita come responsabilita ed eredita comune dell’intera christianitas 17. Proprioin questo contesto si verifica l’ennesimo invio di reliquie della Vera Croce daparte della corte di Gerusalemme come simbolo e segnale dell’immenso valore edella fragilita della Citta Santa. Nel 1173 re Amalrico mando a Enrico II – cheforti vincoli di parentela con la dinastia regnante rendevano ancora piu gradito ol-tremare – un frammento del ‘‘legno di Cristo’’ 18. Meno di un anno dopo, affidoal vescovo Bernardo di Lydda, partito per sollecitare l’intervento dell’arcivescovoEnrico di Reims in favore della crociata inglese, una preziosa stauroteca destinataall’abbazia di Grandmont, che arrivo il 31 maggio 1174 e venne incastonata inun trittico d’argento con versi celebrativi in onore del re: ‘‘Rex Amalricus sitsummi Regis amicus. / Propter dona crucis donetur munere lucis. / Quando cru-cem misit, nos Christi gratia visit. / Hinc iocundemur, vigilesque Deum venere-mur, / regia miremur; Regem pro rege precemur. / Christo iungatur, quicumquecrucem veneratur’’ 19. Come nel caso di Clairvaux, anche il significato spirituale

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 348

348 M.R. TESSERA

16 Recueil des Historiens de Gaule et de France, XVI, Paris 1878, 151 nº 453, originale nelmanoscritto Vat. Reg. lat. 179, f. 184v (R. ROHRICHT, Regesta Regni Hierosolymitani, Innsbruck1839, nº 463); TESSERA, Orientalis ecclesia, 341-43. Intorno al 1170, in concomitanza con altriappelli regi e la mobilitazione papale per una crociata, anche il vescovo Ranulfo di Sebaste av-vio in Occidente un’azione simile per ricostruire la cattedrale con il patronato di Luigi VII e deiconti di Champagne: N. KENAAN-KEDAR, The Cathedral of Sebaste: Its Western Donors and Mo-dels, in The Horns of Hattin. Acts of the Second Conference of the Society for the Study of theCrusades and the Latin East, ed. B.Z. KEDAR, Jerusalem 1992, 99-120; B.Z. KEDAR, RaisingFunds for a Frankish Cathedral: the Appeal of Bishop Radulf of Sebaste, in Entrepreneurshipand the Transformation of the Economy (10th-20th Centuries). Essays in Honour of Hermannvan der Wee, ed. P. KLEP - E. VAN CAUVENBERGHE, Leuven 1994, 443-55.

17 TESSERA, Orientalis ecclesia, 348-51. Per la crociata penitenziale di Enrico II: H.E. MAYER,Henry II and the Holy Land, «English Historical Review», 97 (1982), 721-39; G. LIGATO, Peni-tenza, pellegrinaggio e crociata in nome di s. Tommaso Becket, in Studi sull’Emilia Occidentalenel Medioevo: societa e istituzioni, a c. di R. GRECI, Bologna 2001, 134-56; A. FOREY, HenryII’s Crusading Penance for Becket’s Murder, «Crusades», 7 (2008), 153-64.

18 R. ROHRICHT, Die Geschichte des Konigsreichs Jerusalem (1100-1291), Innsbruck 1898,358 nota 2.

19 C. DUCANGE DU FRESNE, Dissertation XXVI sur l’Histoire de Saint Louis, in ID., Glossa-rium mediae et infimae latinitatis, X, Niort 1887, 90-93; in questo caso Amalrico reimpiego unastauroteca bizantina fatta per Alessio Dukas, il figlio del cugino di Manuele Comneno (come os-servava l’anonimo autore degli Elogia priorum Grandimontis: J. BECQUET, Scriptores OrdinisGrandimontensis, CC CM 8, Turnhout 1968, 504); FROLOW, La Relique, 320-22 nº 319; 341-42nº 365, che riporta sia l’iscrizione latina fatta a Grandmont sia quella greca per Alessio Dukas.L’episodio e ripreso nella cronaca di Bernard Itier: BERNARD ITIER, Chronique, ed. par J.L. LE-

MAITRE, Paris 1988, 24. Tra il 1170 e il 1174 un altro grammontano, Gui de Blon, scrisse ai ca-

della reliquia destinata a Grandmont era incentrato sulla salvezza affidata alla for-za della croce, che istituiva un parallelo tra la preghiera dei monaci a Cristo e ildono prezioso del re di Gerusalemme. Tuttavia, nella destinazione del reliquiarioa Grandmont appare chiara la consapevolezza del valore politico della Croce peril re di Gerusalemme, che scelse una fondazione particolarmente favorita dai Plan-tageneti, dove inizialmente Enrico II aveva deciso di farsi seppellire 20. La strategiapolitico-spirituale dell’uso di frammenti della Vera Croce nasceva dunque perAmalrico da una consolidata tradizione della corte di Gerusalemme, ma si arricchıdi nuovi significati dovuti alle piu oscure circostanze del sogno nel deserto e del-l’enigmatica apparizione di Bernardo di Clairvaux, reinterpretati secondo la spiri-tualita cisterciense.

2. Il sogno del re: Bernardo, Amalrico e la reliquia della Croce

La decisione di donare la propria croce pettorale all’abbazia di Clairvaux nel1167 rifletteva certamente la devozione personale di Amalrico verso Bernardo.L’abate, morto il 20 agosto 1153, aveva intrattenuto numerosi rapporti con la casaregnante di Gerusalemme – soprattutto con Baldovino II, che desiderava introdur-re i cistericensi nelle sue terre 21, e con la madre del re, la regina Melisenda, a cuiindirizzo quattro lettere 22 – con i patriarchi Guglielmo di Messines e Stefano econ l’ordine del Tempio, di cui intorno al 1153 divenne maestro generale suozio, Andrea di Montbard 23. La citta di Gerusalemme, sia quella spirituale tratteg-

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 349

349IL SOGNO DEL RE

nonici di St. Junien per autenticare le reliquie provenienti dall’Oriente (donategli da ecclesiastici)che durante il viaggio erano state derubate dei sigilli: BECQUET, Scriptores Ordinis Grandimon-tensis, 213-16 (cfr. anche P. KOHLER, Documents inedits concernant l’Orient latin et les Croisa-des, «Revue de l’Orient latin», 4, 1909, 241-49). Per la missione di Bernardo di Lydda nel1173-1174: PHILLIPS, Defenders of the Holy Land, 213-22; TESSERA, Orientalis ecclesia, 348-50.

20 E. HALLAM, Henry II, Richard I and the order of Grandmont, «Journal of Medieval Histo-ry», 1 (1975), 65-86; cfr. anche E. BOZOKY, Le culte des saints et des reliques dans la politiqued’Henri II et de Richard Coeur de Lion, in La cour Plantagenet (1154-1204). Actes du colloqueinternational, Thouars, 30 avril - 2 mai 1999, ed. M. AURELL, Poitiers 2002, 277-91.

21 SANCTI BERNARDI Opera, VIII: Epistolae, ed. J. LECLERCQ - H. ROCHAIS, Romae 1977, 150ep. 253; R. HIESTAND, Bernhard von Clairvaux, Norbert von Xanten und der lateinische Osten,in Vita Religiosa im Mittelalter. Festschrift fur Kaspar Elm zum 70. Geburtstag, hrsg. von F.J.FELTEN - N. JASPERT, Berlin 1999 (Berliner Historische Studien, 31), 301-19. Per i cisterciensi inOriente: B. HAMILTON, The Cistercians in the Crusader States, in One yet Two: Monastic Tradi-tion in East and West, ed. M.B. PENNINGTON, Kalamazoo 1976, 405-22; D. PRINGLE, CistercianHouses in the Kingdom of Jerusalem, in The Second Crusade and the Cistercians, ed. M. GER-

VERS, New York 1992, 183-98. Cfr. anche S. CERRINI, La revolution des Templiers. Une histoireperdue du XIIe siecle, Paris 20092, 99.

22 SANCTI BERNARDI Opera, VIII, 65 ep. 206; 205-06 ep. 289; 297-98 ep. 354; 299 ep. 355.Per la regina Melisenda: H.E. MAYER, Studies in the History of Queen Melisende of Jerusalem,«Dumbarton Oaks Papers», 26 (1972), 93-182; M. BALARD, Melisende reine de Jerusalem, inRetour aux sources: textes, etudes et documents d’histoire medievale offerts a Michel Parisse,Paris 2004, 449-57.

23 SANCTI BERNARDI Opera, VII: Epistolae, ed. J. LECLERCQ - H. ROCHAIS, Romae 1974, 393ep. 175 (al patriarca Stefano); SANCTI BERNARDI Opera, VIII, 203-04 ep. 288 (ad Andrea diMontbard); cfr. anche il riferimento alle lettere per Andrea in Vita prima sancti Bernardi Cla-

giata nelle splendide meditazioni che chiudono il De laude novae militiae, siaquella terrena minacciata dalla caduta di Edessa che Bernardo si levo a difenderepredicando la crociata nel 1146-1147, rimaneva sempre presente dei pensieri del-l’abate 24. Durante lo scisma papale del 1130 la mediazione di Bernardo svolse unruolo decisivo per portare il regno di Gerusalemme a sostenere Innocenzo II 25; ot-to anni dopo, fu ancora la voce potente dell’abate di Clairvaux a inserirsi nel di-batto sui rapporti tra la sede apostolica romana e le sedi patriarcali di Gerusalem-me e Antiochia per affermare la preminenza del primato di Pietro 26.

Il peso degli interventi di Bernardo nell’Oriente latino e ben testimoniato an-che dalle reliquie che a piu riprese vennero inviate all’abate di Clairvaux mentreera ancora in vita. Tra il 1128 e il 1130 l’abate scrisse al patriarca di Gerusalem-me Stefano, gia abate di St.-Jean-en-Vallee presso Chartres, per raccomandare itemplari e ringraziarlo del frammento della Vera Croce che Stefano gli aveva in-viato 27, e nel giorno della sua morte chiese di essere deposto nella tomba insiemealle reliquie dell’apostolo Taddeo, che gli erano state mandate in quello stesso an-no da Gerusalemme, forse un ultimo dono della regina Melisenda 28. D’altra parte,nonostante le richieste del re Baldovino II allo stesso Bernardo di Clairvaux, l’in-sediamento e lo sviluppo di una rete di abbazie cisterciensi nell’Oriente latino co-mincio solo dopo la meta del XII secolo, quando nel 1157 venne fondataBelmont, abbazia figlia di Morimond, nella contea di Tripoli; tra il 1161 e il1169 si aggiunsero Salvatio, probabilmente in Giudea – da cui proveniva Richero,l’abate citato nella relatio – e San Giovanni nei Boschi ad Ain Karim, fondazioni

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 350

350 M.R. TESSERA

raevallis abatis, ed. P. VERDEYEN - C. VANDE VEYRE, CC CM 89B, Turnhout 2011, V, 1 rr. 21-24. Per la carriera di Andrea di Montbard: BULST-THIELE, Sacrae domus militiae, 48-49, 57-61;M. BARBER, La storia dei Templari, Casale Monferrato 1997, 88-91.

24 Per il De laude novae militiae: SANCTI BERNARDI Liber ad milites Templi. De laude novaemilitiae, in ID., Opera, III: Tractatus et opuscola, ed. J. LECLERCQ - H. ROCHAIS, Romae 1963,205-39. Sull’idea di Gerusalemme almeno: A.H. BREDERO, Jerusalem dans l’Occident medieval,in Melanges offerts a Rene Crozet, ed. P. GALLAIS - Y.-J. RIOU, I, Poitiers 1966, 259-71; P.RAEDTS, St. Bernard of Clairvaux and Jerusalem, in Prophecy and Eschatology, ed. by M.WILKS, Oxford 1994 (Studies in Church History. Subsidia, 10), 169-82. Per la Bernardo e la cro-ciata si vedano almeno F. CARDINI, Bernardo e le crociate, in Bernardo cisterciense. Atti delXXVI Convegno storico internazionale, Todi, 8-11 ottobre 1989, Spoleto 1990, 187-97; M. ME-

SCHINI, San Bernardo e la seconda crociata, Milano 1998 e la sintesi con bibliografia in TESSE-

RA, Orientalis ecclesia, 223-224, 242-46.25 TESSERA, Orientalis ecclesia, 175-76; 180-81 e in particolare EAD., Orientalis Ecclesia:

The Papal Schism of 1130 and the Latin Church of the Crusader States, «Crusades», 9 (2010),1-12.

26 SANCTI BERNARDI Opera, VIII, 361-67 ep. 392-93;TESSERA, Orientalis ecclesia, 485-88.27 SANCTI BERNARDI Opera, VII, 393 ep. 175; FROLOW, La Relique, 323 nº 323; HIESTAND,

Bernhard von Clairvaux, 313-17.28 Vita prima sancti Bernardi, V, 15 rr. 430-35: ‘‘Sed et pectori eius ipso in tumulo capsula

superposita est, in qua beati Thaddaei apostoli reliquiae continentur. Quas eodem anno ab Iero-solymis sibi missas, suo iusserat corpori superponi, eo utique fidei et devotionis intuitu, ut eidemapostolo in die communi resurrectioni adhaereat’’. Per un eventuale coinvolgimento di Bernardonella risoluzione della guerra civile tra Melisenda e Baldovino III nel 1152: TESSERA, Orientalisecclesia, 252-53 (ma non si puo escludere che le reliquie dell’apostolo Taddeo provenissero daAndrea di Montbard o dall’ex maestro generale Everardo di Barres, che entro a Clairvaux nel1152).

di cui non restano piu tracce dopo il crollo del primo regno di Gerusalemme nel1187 29. Nel marzo 1175 l’abate di Fossanova Goffredo di Auxerre, gia segretariodi Bernardo e redattore degli ultimi tre libri della Vita prima, venne inviato inOriente latino come legato papale, il primo dopo dodici anni, per una missionedai risvolti piuttosto oscuri che probabilmente servı anche a divulgare la notiziadella canonizzazione dell’abate di Clairvaux, sancita da Alessandro III il 18 gen-naio 1174 30. Nonostante la distruzione del patrimonio librario degli stati crociati,sono rimaste tracce della diffusione del culto di Bernardo presso le realta istituzio-nali della Terrasanta: in un ordinario prodotto nello scriptorium del Santo Sepol-cro tra il 1153 e il 1157 ad uso dei templari (oggi Biblioteca ApostolicaVaticana, Vat. Barb. lat. 659), una mano della fine del XII secolo aggiunse al ca-lendario tra le altre la menzione della festa di san Bernardo il 20 agosto (f. 4v) 31.Anche la percezione dell’immagine dell’abate di Clairvaux in Oriente, cosı comeappare nell’Historia Hierosolymitana dell’arcivescovo e cancelliere regio Gugliel-mo di Tiro, conclusa intorno al 1186, riflette l’idea di un uomo mandato da Dioa sostenere con la forza della sua parola le necessita degli stati crociati 32.

Tenendo conto della molteplicita di significati che re Amalrico attribuiva allereliquie della Vera Croce, la devozione personale a Bernardo di Clairvaux si in-scrisse in una situazione politica complessa, che poteva trarre beneficio da uncoinvolgimento dei cisterciensi nei problemi di Gerusalemme. La redazione del te-sto del sogno (In memoria aeterna), che avvenne a Clairvaux dopo l’arrivo dellareliquia, presenta elementi di assoluta precisione sui progetti di invasione dell’E-gitto condotta da Amalrico nel gennaio-marzo 1167 e riecheggia motivi di propa-ganda crociata rilanciati negli stessi anni dalle encicliche di Alessandro III. Allostesso tempo l’episodio si poneva come una sorta di sigillo della santita di Ber-nardo, enfatizzata dal valore indubitabile della croce di Cristo, che serviva anchea sostenere la comunita monastica claravallense, tormentata dall’avvicendarsi degliabati e dai dissapori che il rinvio della canonizzazione aveva suscitato con Cı-teaux e le altre case dell’ordine.

L’anonimo redattore della relatio riassumeva le circostanze della campagna in-trapresa da Amalrico in Egitto tra gennaio e marzo 1167 corredandole con unaserie di dettagli tutti confermati dal lungo resoconto riportato nell’Historia Hiero-solymitana dell’arcivescovo Guglielmo di Tiro, stretto collaboratore del re, che si

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 351

351IL SOGNO DEL RE

29 Per Salvatio (identificata con ‘Allar as-Sufla): D. PRINGLE, The Churches of the CrusaderKingdom of Jerusalem, I, Cambridge 1993, 47-51 nº 9; 38-46 nº 8 per San Giovanni nei Boschi(in nemore).

30 TESSERA, Orientalis ecclesia, 356-57.31 F. TOMMASI, Per i rapporti tra templari e cisterciensi. Orientamenti e indirizzi di ricerca,

in I Templari. Una vita tra riti cavallereschi e fedelta alla Chiesa, a c. di G. VITI, Firenze1995, 227-74: 263; C. DONDI, Manoscritti liturgici dei templari e degli ospitalieri: le nuove pro-spettive aperte dal sacramentario templare di Modena (Biblioteca capitolare O.II.13), in I Tem-plari, la guerra e la santita, a c. di S. CERRINI, Rimini 2000, 85-131; EAD., The Liturgy of theCanons Regular of the Holy Sepulchre of Jerusalem. A study and a catalogue of the manu-scripts sources, Turnhout 2004 (Bibliotheca victorina, 16), 166-75.

32 M.R. TESSERA, Guglielmo di Tiro e Bernardo di Clairvaux: uno sguardo da oltremaresulla seconda crociata, «Aevum», 73 (1999), 247-72: 257-69.

era servito tra le sue fonti del racconto di Ugo Grenier, signore di Sidone, testi-mone oculare della spedizione e delle trattative con gli avversari 33. Entrambi i te-sti ricordavano le motivazioni politiche della campagna militare – ovvero iltentativo di impedire al turco Shirkuh, signore di Damasco, di estendere la sua in-fluenza sull’Egitto del califfo sciita Shawar, che dal 1164 versava un tributo al re-gno di Gerusalemme – le difficolta logistiche delle operazioni, con la costruzionedi un ponte di navi per attraversare i rami del delta del Nilo e il lungo insegui-mento della cavalleria cristiana nel deserto, il numero dei cavalieri crociati (circatrecento) e infine la precisa localizzazione della battaglia tra gli eserciti di Amalri-co e Shirkuh, che avvenne il 18 marzo 1167 a Beben, attuale el-Babein, a pocadistanza da Giza, a circa dieci miglia da Lamonia/Monie 34. Anche se la versionedell’arcivescovo di Tiro, molto piu puntuale sulla dinamica delle operazioni mili-tari, si soffermava sull’esito incerto dello scontro, sia Guglielmo sia il redattoredella relatio concordavano sul fatto che lo squadrone del re aveva sconfitto i ca-valieri nemici 35. Tuttavia, il resoconto della visione di Amalrico sottolineava inmodo molto piu drammatico il pericolo corso dal re di Gerusalemme, solo inmezzo alla moltitudine degli avversari che si precipitavano su di lui – versioneconfermata dalle fonti arabe sulla battaglia – e aggiungeva particolari significativi(come l’arrivo provvidenziale di trenta cavalieri cristiani che stornarono l’impetodell’assalto su di loro o i quindici templari che circondarono Amalrico facendoglida scorta) che permettono di intravedere effettivamente il racconto diretto del so-vrano dietro le parole dell’anonimo 36.

Per quanto filtrata dalla prospettiva monastica dell’autore – ma non si dimenti-chi la forte componente di uomini provenienti da esperienze secolari o militari, co-me ex-templari, nella comunita di Clairvaux gia dalla meta del XII secolo 37 – la

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 352

352 M.R. TESSERA

33 WILLELMI TYRENSIS ARCHIEPISCOPI Chronicon, ed. R.B.C. HUYGENS, CC CM 63-63A, Turn-hout 1986 (d’ora in poi WT, citato per libro, capitolo, righe), XIX, 13-32, con numerose digres-sioni sulla geografia e la storia politico-religiosa dell’Egitto. Per le fonti di Guglielmo e il suometodo storiografico: WT XIX, 19, 44-45; XIX, 25, 13-14; TESSERA, Guglielmo di Tiro e Ber-nardo di Clairvaux, 252-56 con bibliografia.

34 Ad es.: WT XIX, 22; XIX, 24, 69-72; XIX, 25 (resoconto della battaglia) e in partic.XIX, 25, 25-28 (‘‘Nomen loco Beben, quod interpretatur ‘Porte’, eo quod inter colles oppositostransitus artetur - nam Lamonia, unde quidam huius diei prelium solent denominare, ab eo locodecem miliaribus erat remota’’) e XIX, 25, 5-13 per le cifre dei combattenti d’elite (dodicimilaturchi e 374 cavalieri latini). La relatio concorda in quasi tutti i punti (‘‘expectato rege in parti-bus Monie instruuntur ad pugnam’’) anche se a fronte di trecento cavalieri crociati da la cifra diquattordicimila turchi, piu tremila arabi. Per la spedizione del 1167: R. ROHRICHT, Amalrich I.Konig von Jerusalem, «Mitteilungen des Instituts fur osterreichische Geschichtsforschung», 12(1891), 433-93: 446-53; G. SCHLUMBERGER, Campagnes du roi Amaury I en Egypte au XIIe sie-cle, Paris 1906, 103-48; M.S. OMRAN, King Amalric and the Siege of Alexandria, in The SecondCrusade and the Cistercians, 191-96.

35 WT XIX, 25, 62-65.36 Lo storico arabo Abu Shama (Le livre des deux jardins, in Recueil des Historiens des Croi-

sades, Historiens Orientaux, IV, Paris 1898, 128-33: 132), che naturalmente enfatizza il ruolo del-le truppe di Shawar alleato dei franchi, sosteneva che dopo una lotta accanita che duro tutto ilgiorno, le truppe franche ed egiziane si sbandarono e re Amalrico sfuggı per un soffio alla cattura.

37 Cfr. le considerazioni di J. SCHENK, Templar families. Landowning Families and the Or-der of the Temple in France, c. 1120-1307, Cambridge 2012, 85-104, e in generale L. VEYSSIE-

RE, Le personnel de l’abbaye de Clairvaux au XII e siecle, «Cıteaux», 51 (2000), 17-90.

costruzione della visio di Amalrico riecheggiava motivi caratteristici della propagan-da crociata che il tramite cisterciense poteva piu efficacemente diffondere 38. Il re diGerusalemme era definito come rex Jerusalem christianissimus Amalricus, con unaterminologia correntemente applicata ai re di Francia ed enfatizzata per Luigi VIIdopo le vicissitudini della seconda crociata, che ne sottolineava il ruolo peculiare diprotettore della cristianita e difensore dei Luoghi Santi piu volte ricordato da Ales-sandro III negli appelli alla pace e alla crociata in Oriente tra 1169 e 1173 39. Il con-citato dialogo notturno con Bernardo di Clairvaux dopo la confessione e ilpentimento di Amalrico evocava inoltre l’ombra potente della promessa divina dellavittoria a Ponte Milvio, fatta a Costantino nel segno della croce: ‘‘Confide rex, inhoc signo vinces’’ 40. Questo modello era stato ripreso dal papato gregoriano, sullascia della diffusissima leggenda dell’inventio e dell’exaltatio della Santa Croce, pro-prio all’epoca del concilio di Clermont, dove, secondo il cronista Ekkeardo d’Aura,il signum crucis imposto ai partenti faceva esplicito riferimento al signum apparsoin visione a Costantino 41. Accanto alle cronache che riassumevano le vicende stori-che dell’imperatore, l’episodio della visione di Costantino compariva ad esempionella Vita sancti Lamberti episcopi di Sigeberto di Gembloux, in cui la croce svetta-va alta nel cielo sulla dimora del vescovo poco prima del suo brutale assassinio, onel sermone per la domenica delle Palme del cisterciense Elinando di Froidmont,con la variante del potere miracoloso del signum crucis che preservo il signifero del-l’imperatore Costantino da prigionia e morte in battaglia in virtu del suo potere 42.

Ma gia dall’eta carolingia la festa dell’Esaltazione della Croce (14 settembre)– che a Gerusalemme era celebrata per tradizione con una solennita particolare –aveva anche contribuito a collegare nella figura di Costantino la vittoria sui nemi-ci spirituali e temporali con la reliquia della Passione e a unificare le molteplicitradizioni su Costantino, il vincitore di Ponte Milvio, e sull’imperatore bizantinoEraclio, il vincitore dei persiani e salvatore della Vera Croce 43. Dopo la prima

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 353

353IL SOGNO DEL RE

38 PURKIS, Crusading Spirituality, 86-119.39 A. GRABOIS, Louis VII pelerin, «Revue de l’Eglise de France», 74 (1988), 5-22: 11-15.

Per il ruolo di Luigi VII nel 1169-1173: TESSERA, Orientalis ecclesia, 340-50.40 L’espressione usata dall’anonimo della relatio si avvicina soprattutto a quella di una tra-

duzione latina, probabilmente carolingia, di un testo greco dell’Inventio crucis edita in S. BORGE-

HAMMAR, How the Holy Cross was found, Stockholm 1991 (Bibliotheca theologiae practicae,47), 294-300 (p. 294: ‘‘Constantine, confide in hoc signo et vincis’’). Cfr. anche la versione edi-ta in B. MOMBRITIUS, Sanctuarium seu Vitae sanctorum, I, Parisiis 1910, 376.

41 EKKEARDI ABBATIS URAUGENSIS Hierosolymita, in Recueil des Historiens des Croisades, Hi-storiens Occidentaux, V, Paris 1895, 16: ‘‘Crucis signaculum, in vestibus; idem vere cruciferexercitus ob mortificationis praeferebat commonitorium, credens in hoc juxta visionem magnoquondam Constantino revelatam, ab inimicis crucis Christi se triumphaturum’’; R. SOMERVILLE,The Council of Clermont and the First Crusade, «Studia Gratiana», 20 (1976), = Melanges G.Fransen, Roma 1976, 325-39: 332-33. In generale: H.E.J. COWDREY, Eleventh Century Refor-mers’ View of Constantine, in Conformity and Non-Conformity in Byzantium, ed. L. GARLAND,«Byzantinische Forschungen», 24 (1997), 63-91.

42 SIGEBERTI GEMBLACENSIS MONACHI Vita altera sancti Lamberti, PL 160, 803; ELINANDI FRIGI-DI MONTIS MONACHI Sermo in ramis palmarum III, PL 212, 566C.

43 A. LINDER, The Myth of Constantine the Great in the West. Sources and HagiographicCommemoration, «Studi Medievali», s. III, 16 (1975), I, 43-95: 53-54 e 63-67; ID., The Liturgyof the Liberation of Jerusalem, «Medieval Studies», 32 (1990), 110-31.

crociata, la figura di Eraclio assunse un’importanza paradigmatica nella costruzio-ne dell’identita del regno latino di Gerusalemme, oltre che nella tradizione crona-chistica occidentale. Cosı, ad esempio, nel 1120 il cantor del Santo SepolcroAnsello riassumeva per i confratelli di Notre-Dame di Parigi le vicende del li-gnum crucis ricordando che, secondo le tradizioni dei greci, era stato Eraclio astrappare la Vera Croce alle mani dei pagani per deporla nella cappella del Calva-rio 44. Mosaici di epoca crociata, attribuibili alla committenza di Folco e Melisendatra 1131 e 1149 o di Amalrico stesso, che rappresentavano Elena, Eraclio e laVera Croce decoravano la cappella del Calvario nel Santo Sepolcro, rivendicandocosı anche per la monarchia latina di Gerusalemme l’identificazione esplicita conil modello di ‘nuovo Costantino’, tradizionalmente riservato all’imperatore di Bi-sanzio 45. Il richiamo a Costantino-Eraclio poteva dunque ben servire ad Amalricodi Gerusalemme per inserire se stesso nella serie dei sovrani custodi della Crocee trionfatori grazie alla Croce, e anche per collocare la sua azione politica in unquadro che non poteva essere ignorato, per la sua stessa forza simbolica, dai ca-valieri e dai signori dell’Occidente. Un’eco estremamente interessante di questomodello si ritrova nei Sexta septena septem generibus contemplationis compostida Giovanni di Salisbury: qui la visione del signum crucis veniva riferita non aCostantino, ma proprio all’imperatore Eraclio, il liberatore di Gerusalemme daipersiani nel 614, a cui Cristo stesso prometteva la vittoria nel segno della croce 46.

Inoltre negli inni liturgici in onore della Croce, albero di salvezza e vessillo divittoria, Costantino ed Eraclio venivano associati anche al motivo della giusta‘vendetta’ contro i persecutori di Cristo, che ricevette un impulso straordinario findai primi momenti della predicazione della crociata – soprattutto in quella non uf-ficiale – e venne recepito con larga eco dai cavalieri in partenza per Gerusalem-me 47. Ad esempio, l’inno Vexilla regis refulgent, che circolava nel XII secolo,

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 354

354 M.R. TESSERA

44 ANSELLI CANTORIS S. SEPULCRI Epistola ad ecclesiam Parisiensem, PL 162, 731B (modificola trascrizione con il confronto sull’originale Paris, Archives Nationales de France, K 21 nº 17):‘‘Relictam Cosdroe vastatam Hierusalm rapuit, et in Persidem detulit, quam interfecto CosdroeEraclius Hierosolymam retulit et in Calvarie loco, ut a populo christiano veneraretur, deposuit’’.A Eraclio e alla Vera Croce, oltre alla tradizione carolingia della exaltatio Sanctae Crucis (MOM-

BRITIUS, Sanctuarium, I, 379-81, BHL 4178) si richiamano ad es. anche WILLELMI TYRENSIS AR-

CHIEPISCOPI Chronicon, I, 2; FULCHERII CARNOTENSIS Historia Hierosolymitana, in Recueil desHistoriens des Croisades, Historiens Occidentaux, III, Paris 1866, l. III, cap. 6 p. 444 e la Chro-nica di Riccardo di Poitiers (versione del ms. Paris, Bibliotheque Nationale de France, lat. 5014,ff. 66v-67r con glosse marginali su Eraclio e la croce). Cfr. A. FROLOW, Recherches sur la de-viation de la IVe croisade vers Constantinople, Paris 1955, 72-83.

45 L’associazione inusuale tra Eraclio, Elena e la Vera Croce e esaminata da G. KUHNEL,Kreuzfahrerideologie und Herrscherikonographie: Das Kaiserpaar Helena und Heraklius in derGrabeskirche, «Byzantinische Zeitschrift», 90 (1997), 398-404: 402-04, e ID., Heracles and theCrusades: Tracing the Path of a Royal Motif, in France and the Holy Land. Frankish Cultureat the End of the Crusades, ed. D.H. WEISS - L. MAHONEY, Baltimore-London 2004, 63-76, chepropende per una datazione all’epoca di Folco e Melisenda. Cfr. FOLDA, The Art of the Crusa-ders, 239, che colloca il mosaico negli anni 1167-1169, quando Amalrico, Rodolfo vescovo diBetlemme e l’imperatore Manuele Comneno finanziarono anche un ambizioso programma di de-corazione musiva nella basilica della Nativita di Betlemme.

46 IOANNIS SARESBERIENSIS CARNOTENSIS EPISCOPI De septem septenis, PL 199, 957C: ‘‘TertiaHeracleo, cui ostendit Christus crucem in coelo, nocte dicens: ‘In hoc vince’’’.

47 Sul problema J. FLORI, La formation des concepts de guerre sainte et de croisade aux XIe

riprendeva tutti questi temi compendiandoli nei versi ‘‘In hoc vinces, Constantine/ crucis est signum triumphale’’ 48. Nella venerazione per il legno della Vera Crocedi Cristo si intrecciavano infatti indissolubilmente i motivi spirituali e politici del-la crociata: la preziosa reliquia veniva definita nella relatio con i termini ‘classici’forgiati dalla tradizione esegetica occidentale (crucis signaculum, vivifica crux, vi-vifice crucis lignum, sub crucis vexillo, sancta crux, verum lignum sanctissimecrucis), rafforzati e vivificati dall’esperienza concreta del regno crociato, secondoun modello che aveva gia trovato un ampio campo di sperimentazione nella pro-duzione storiografica sull’iter Hierosolymitanum 49. La rilettura di questa nuovastoria biblica della salvezza, incarnata nelle imprese dei re latini di Gerusalemme,si fondava infine sul ricorso alle citazioni di Dt 32, 30 e Ps 90, 7, che rafforzava-no l’idea di un diretto intervento provvidenziale – quasi un giudizio di Dio a fa-vore dei crociati – negli avvenimenti di oltremare 50.

La tradizionale interpretazione della vittoria in battaglia come segno dell’appro-vazione di Dio e il parallelo istituito nella relatio sulla Vera Croce di Clairvauxtra Costantino/Eraclio e re Amalrico permettevano di presentare il regno di Geru-salemme e le scelte politiche del re sulle controverse spedizioni in Egitto in unaluce favorevole ai contemporanei, che avrebbe potuto incrementare la sensibilitaverso il nuovo appello alla crociata promosso tenacemente da Amalrico in accor-do con papa Alessandro III negli anni 1167-1174. All’arrivo della reliquia inFrancia dopo il 1167 – forse avvenuta nel quadro delle molteplici ambascerie ge-rosolimitane tra 1169 e 1170-1171 – l’abate Richero racconto ai monaci di Clair-vaux la miracolosa apparizione all’origine del dono, che venne fedelmentetrascritta in forma di relatio e associata alla croce pettorale in memoria di Amalri-co: nella versione piu lunga del testo (Troyes, Mediatheque du Grand Troyes, ms.6), i monaci invocavano la benedizione di Dio sul re di Gerusalemme (ricordatocome vivente) e, allo stesso tempo, la protezione divina sull’abbazia 51. La preci-

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 355

355IL SOGNO DEL RE

et XII e siecles: predication papale et motivations chevaleresques, in Regards croises sur laguerre sainte. Guerre, religion et ideologie dans l’espace mediterraneen latin (XIe-XIIe siecles),par D. BALOUP - P. JOSSERAND, Toulouse 2006, 133-57.

48 C. BLUME, Liturgische Prosen des Mittelalter, Leipzig 1902 (Analecta Hymnica MediiAevi, 39), 21-22 nº 10 (il testo proviene da manoscritti di Fontevraud, abbazia che era favoritadal patronato dei Plantageneti e aveva intense relazioni con il monastero regio di S. Lazzaro diBetania: H.E. MAYER, Fontevrault und Bethanien. Kirchliches Leben in Anjou und Jerusalemim 12. Jahrhundert, «Zeitschrift fur Kirchengeschichte», 102, 1991, 14-44); LINDER, The Myth ofConstantine, 66 e 90 nota 269.

49 LIGATO, The Political Meaning, 320-24; M.R. TESSERA, «Una grande luce apparve dall’O-riente»: la visione provvidenziale della battaglia di Montgisard nelle cronache del XII-XIII seco-lo, in Mediterraneo medievale. Cristiani, musulmani ed eretici tra Europa e Oltremare (secoliIX-XIII), a c. di M. MESCHINI, Milano 2001, 87-102: 98-99.

50 Dt 32, 30: ‘‘Quomodo persequetur unus mille, et duo fugent decem milia?’’; Ps 90, 7:‘‘Cadent a latere tuo mille, et decem milia a dextris tuis’’. Sul problema: P. ALPHANDERY, Les ci-tations bibliques chez les historiens de la premiere croisade, «Revue de l’histoire de religions»,99 (1929), 139-57; R. HIESTAND, Il cronista medievale e il suo pubblico. Alcune osservazioni inmargine alla storiografia delle crociate, «Annali della Facolta di Lettere e Filosofia dell’Univer-sita di Napoli», 27 (1984-1985), 207-27: 217-19; TESSERA, «Una grande luce apparve dall’O-riente», 90-93.

51 Si veda l’edizione del testo in Appendice, § 31: ‘‘Sub umbra igitur preciosae huius arborisfiducialiter accubantes, tuam piissime Iesu profusis affectibus poscimus bonitatem ut et sacri mu-

sione della relatio e le sue implicazioni per la costruzione e la diffusione delmessaggio crociato consentono anche di rivalutare i resoconti delle traslazioni direliquie da oltremare come una fonte estremamente importante, benche spesso sot-tovalutata, per esaminare la percezione del fenomeno della crociata in Oriente ein Occidente, dove la maggior parte di questi testi venne redatta sulla base di no-tizie raccolte direttamente in loco 52.

Ma la relatio sulla Vera Croce di Clairvaux si rivela anche di grande interesseper esaminare la situazione interna all’ordine cisterciense, in particolare nella co-munita di Clairvaux, dopo la morte di Bernardo nel quadro dei tentativi di cano-nizzazione dell’abate e delle complesse relazioni internazionali che i monaci sitrovarono loro malgrado ad affrontare nell’ultimo terzo del XII secolo. L’anonimoredattore apparteneva senza dubbio all’abbazia di Clairvaux: la relatio esordivacon la promessa di Bernardo di vegliare anche dopo morto sulla sua Claraeval-lensis familia, una promessa gia formulata dall’abate negli ultimi istanti di vita 53,e – almeno in un caso, quello del manoscritto Troyes 6 – si concludeva con laparole di gaudio rivolte alla Claraevallensis ecclesia per il dono prezioso dellacroce, vero albero di salvezza per l’intera comunita. Bernardo stesso, durante l’ap-parizione ad Amalrico, avvertiva il re che cercava di trattenerlo per riavere la reli-quia della croce di desistere dai suoi tentativi perche ‘‘alios filios habeo quosoportet crucis huius signaculo benedici’’. Il legame speciale tra l’abate e i suoimonaci veniva ribadito anche con il ricorso, molto interessante, a motivi dellapropaganda crociata rovesciati e riletti in un contesto monastico: era Bernardo adinviare soccorso a Clairvaux ‘‘in tempi recenti dalle stesse contrade di oltremare’’– l’esatto contrario del movimento che tendeva negli stessi anni a convogliare uo-mini e forze dall’Occidente verso Gerusalemme – ed era proprio il prezioso si-gnum crucis di oltremare che dimostrava e faceva maggiormente risplendere lasantita dell’abate 54. Il parallelo tra i monaci di Clairvaux e i cavalieri crociati delregno di Gerusalemme, gia presente nella speciale venerazione per il simbolo del-la croce sviluppata da Bernardo e dagli autori cisterciensi 55, si ampliava poi ulte-riormente nella conclusione dell’episodio, in uno scambio di ruoli significativo trala profezia di Bernardo e la vittoria di Amalrico. Il re aveva ottenuto la vittoria

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 356

356 M.R. TESSERA

neris largitorem celesti benedictione remuneres et nos devotissimos tuae crucis servulos in eaquam ipsa peperit libertate conserves’’ (Amalrico morı l’11 luglio 1174).

52 Ad es., si veda il Tractatus de reliquiis S. Stephani Cluniacum delatis, in Recueil des Hi-storiens des Croisades, Historiens Occidentaux, V, 316-20, con informazioni precise sulla situa-zione di Antiochia e Gerusalemme intorno al 1120. Ho in preparazione un lavoro complessivopiu ampio su questa tipologia di fonti.

53 Secondo la Vita prima poco prima di morire Bernardo stesso avrebbe promesso ai suoimonaci di continuare ad assisterli: ‘‘se quoque promittebat nec post mortem eis aliquando defu-turum’’ (Vita prima sancti Bernardi, V, 9, 235-36).

54 § 3-4: ‘‘Undique nobis materialem consolationis exquirit: ita ut nuper in ipsis partibustransmarinis, nostris inventus sit inhiare subsidiis. Factum enim post annos plurimus ab obitusancti huius, ut sanctitatis sue signa de crucis signaculo radiarent, et quam pia cupiditate virtu-tem vivificae crucis ambiret, ipse crucis consecrator ostenderet’’.

55 C. MATTHEW PHILLIPS, Crucified with Christ: the Imitation of the Crucified Christ andCrusading Spirituality, in Crusades: Medieval Worlds in Conflict, ed. T.F. MADDEN et al., Ash-gate 2010, 25-33; A. LANE, Bernard of Clairvaux Theologian of the Cross, Collegeville 2013.

secondo le parole del santo, e la comunita di Clairvaux aveva ricevuto confermadella santita di Bernardo grazie al dono promesso dal re 56.

Questa interpretazione della visione di Amalrico rafforzava la concezione chela vera Gerusalemme celeste, di cui quella terrestre era solo una pallida figura,fosse in realta la comunita monastica e in particolare il monastero di Clairvaux,un’idea espressa piu volte in modo netto da Bernardo stesso 57. Cio non sminuivai legami tra movimento crociato e l’abbazia, ben testimoniati anche dal cartulariodi Clairvaux dove comparivano numerosissime le donazioni compiute da militesin partenza o gia in cammino per la Terrasanta 58. Dopo la caduta di Gerusalemmenel 1187, questo legame culmino quando l’ex abate di Clairvaux Enrico di Mar-cy, cardinale vescovo di Albano dal 1179 non nuovo al reclutamento di cavalieriper l’Oriente, alla vigilia della terza crociata presto la sua penna per un trattatoesortatorio alla crociata, il De peregrinante civitate Dei 59, e quando il conte Filip-po di Fiandra, che avrebbe incontrato la morte davanti ad Acri nel 1191, s’impe-gno a donare i ricchissimi paramenti della sua cappella personale all’abbazia diBernardo dove lui e la moglie Matilde trovarono infine solenne sepoltura 60.

D’altra parte, la visione di Amalrico e l’assimilazione tra monaci e crociati,definiti come crucis servuli, permetteva a Clairvaux di condurre una velata pole-mica contro le altre case dell’ordine per rafforzare la venerazione per Bernardo –che la comunita monastica di Clairvaux era stata autorizzata a celebrare come san-to nella preghiera liturgica gia nel 1159 dal capitolo generale 61 – e allo stessotempo definire la linea del suo monastero dopo la crisi interna del 1165. Nel1165, infatti, l’abate Goffredo di Auxerre era stato costretto a dimettersi su ordinedi papa Alessandro III per un complesso di motivi a cui forse non era estraneal’attitudine giudicata troppo prudente nei confronti dell’arcivescovo di CanterburyThomas Becket, allora in esilio a Pontigny. La straordinaria espansione delle ‘ab-bazie-figlie’ di Clairvaux, molto piu numerose di quelle del resto dell’ordine, ave-

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 357

357IL SOGNO DEL RE

56 § 25: ‘‘Sicque factum est quod et rex iuxta verbum sanctissimi patris nostri de beneficiosancte Crucis triumphator ascendit et Claraevallensis ecclesia de beneficio regis vivificae Crucisdonus eiusdem sancti patris meritis apprehendit’’.

57 A. BREDERO, Bernard de Clairvaux (1091-1153). Culte et histoire. De l’impenetrabilited’une biographie hagiographique, Turnhout 1998, 264-72, con bibliografia.

58 Recueil des chartes de l’abbaye de Clairvaux au XII e siecle, par J. WAQUET - J.-M. RO-

GER, poursuivi et acheve par L. VEYSSIERE, Paris 2004, XXI-XXII; 20-21 nº 11, 61 nº 34, 80 nº55[1], 198-200 nº 171, 306 nº 260, 335 nº 275.

59 Era stato Enrico di Marcy a intervenire presso il conte di Champagne Enrico il Liberaleper esortarlo alla crociata nel 1177: Y.M.-J. CONGAR, Henri de Marcy, abbe de Clairvaux, cardi-nal-eveque d’Albano et legat pontifical, in Analecta Monastica. Textes et etudes sur la vie desmoines au Moyen Age, par Y.M.-J. CONGAR et al., Roma 1958 (Studia Anselmiana, 42), 1-90:8-9 e nota 26, 23-24; E. PFEIFFER, Die Cistercienser und die Dritte Kreuzzug (1184-1191), «Ci-stercienser-Chronik», 48 (1936), 145-54.

60 FROLOW, La Relique, 350-51 ni 382-83; Recueil des chartes de l’abbaye de Clairvaux,336 nº 276, 340 nº 278, 358-59 ni 288-89; per la sepoltura dei conti di Fiandra si veda anche lanotizia nel Liber sepulchrorum Clarevallis, edita in C. LALORE, Le Tresor de Clairvaux du XIIe

au XVIIIe siecle, Paris 1875, 214-15.61 BREDERO, Bernard de Clairvaux. Culte, 32. Tale prospettiva e pienamente condivisa dalla

relatio sul sogno di Amalrico, che qualifica Bernardo sempre come sanctus/beatus o sanctissi-mus pater noster.

va suggerito a Goffredo di non comprometterne la stabilita in Inghilterra, dove ilre Enrico II aveva minacciato pesanti ritorsioni se Becket non fosse stato allonta-nato dal suo rifugio cisterciense a Pontigny. Ma le dimissioni di Goffredo, a cuinon era estranea una parte di monaci guidati dall’ex vescovo Goffredo di Langres,nipote di Bernardo, avevano anche interrotto la revisione della Vita prima compo-sta per promuovere la canonizzazione dell’abate di Clairvaux e la frettolosa com-posizione di una Vita secunda che non ebbe alcun seguito. Tuttavia, tra il 1169 eil 1171 Goffredo continuo il suo lavoro a Cıteaux e, allo stesso tempo, riprese adagire in ambito internazionale come inviato del capitolo generale in Inghilterra emediatore tra il papa, Enrico II d’Inghilterra e Thomas Becket 62. A questi anni ri-salgono anche le aggiunte alla Vita prima sotto forma di miracoli e apparizionipostume di Bernardo, della stessa tipologia della visione di Amalrico, che poiGoffredo decise di eliminare nella versione definitiva (recensione B) per non enfa-tizzare l’immagine del santo come taumaturgo 63.

Ma le trattative del 1169, che avevano visto un passaggio di Thomas Becket aClairvaux il 13 aprile, misero Goffredo di Auxerre in stretto contatto con i prelatidell’Oriente latino – in particolare con l’arcivescovo di Tiro Federico di Laroche,presente alle discussioni sui progetti di crociata di Enrico II – che, come si e vi-sto, re Amalrico aveva inviato in Occidente per sostenere l’appello alla crociata.Fu proprio anche grazie agli sforzi congiunti di questa delegazione e di quella deicisterciensi che si arrivo alla forzosa riconciliazione dell’arcivescovo di Canteburycon Enrico II nel luglio 1170 a Freteval 64. Infine, tra il 1170 e il 1171, quandoGerardo, abate di Fossanova, venne nominato alla guida di Clairvaux, Goffredo diAuxerre gli successe nel monastero italiano e, grazie all’ottima intesa tra i dueuomini, l’iter di canonizzazione di Bernardo riprese vigore fondandosi sulla nuovarecensione (B) della Vita prima che finalmente ottenne l’approvazione di Alessan-dro III il 18 gennaio 1174 65.

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 358

358 M.R. TESSERA

62 M. PREISS, Die politische Tatigkeit und Steilung der Cisterzienser im Schisma von 1159-1177, Berlin 1934 (Historische Studien, 28), 84-92; A. DIMIER, Henri II, Thomas Becket et les ci-sterciens, in Thomas Becket. Actes du colloque international de Sedieres, ed. par R. FOREVILLE, Pa-ris 1975, 49-54 e, sui risvolti istituzionali del caso, G. CARIBONI, Non ut liceret sed an liceret.Correzione ed esercizio dell’appello alla Chiesa romana presso gli ordini religiosi nel XII secolo,in Oboedientia. Zu Formen und Grenzen von macht und Unterordnung im mittelalterlichen Reli-giosentum, hrsg. S. BARRET - G. MELVILLE, Munster 2005 (Vita regularis, 27), 305-34: 323-24.

63 BREDERO, Bernard de Clairvaux. Culte, 47, 55-59; cfr. anche ID., The Canonization ofBernard of Clairvaux, in Sant Bernard of Clairvaux. Studies commemorating the eighth centena-ry of his canonization, ed. M.B. PENNINGTON, Kalamazoo 1977 (Cistercian Studies Series, 28),62-100: 90-93.

64 The Letters of John of Salisbury, II: The Later Letters (1163-1180), ed. W.J. MILLOR -C.N.L. BROOKE, Oxford 1979, 690-97 nº 298: 692-94 (sulla presenza di Federico di Larochepresso Enrico II e il contemporaneo invio, tra gli altri, di Goffredo di Auxerre come ambasciato-re a Sens dove risiedeva Becket); The Correspondence of Thomas Becket archbishop of Canter-bury, 1162-1170, II, ed. by A.J. DUGGAN, Oxford 2000, 1138-41 nº 265 (al vescovo Fromondodi Seez sul ruolo di Federico di Tiro), 1148-49 nº 269 (a Goffredo di Auxerre); PREISS, Die po-litische Tatigkeit, 109-10; F. BARLOW, Thomas Becket, London 1986, 199-200, e in generalePHILLIPS, Defenders of the Holy Land, 186-208; TESSERA, Orientalis ecclesia, 340-41.

65 In generale: BREDERO, The Canonization, passim; ID., Thomas Becket et la canonisationde saint Bernard, in Thomas Becket. Actes du colloque, 55-62.

A partire dal 1170, inoltre, la comunita di Clairvaux intensifico gli sforzi perdiffondere un’immagine di Bernardo meno rivolta a sottolineare la sua azione indifesa della Chiesa universale e piu attenta al carisma di abate e padre dei proprimonaci 66, un intento molto chiaro anche nella relatio sulla visione di re Amalrico.Sotto il priorato di Giovanni di Clairvaux (1171-1179) si compilarono grandioseraccolte di exempla e miracoli ad uso dei monaci, come quella anonima contenutanel manoscritto Troyes, Mediatheque du Grand Troyes 946, ma anche opere lette-rarie di piu ampie ambizioni, come il Liber miraculorum (ca. 1178) di Erberto,poi arcivescovo di Torres 67. In questa faticosa ricerca di un equilibrio interno al-l’abbazia di Clairvaux, e della stessa familia Claraevallense nell’ordine 68, anchetasselli apparentemente di secondaria importanza come la visione di re Amalricopotevano costituire risorse preziose. Ecco perche l’anonimo monaco della relationella parte finale del suo resoconto insisteva sull’affidabilita della testimonianzadell’abate Richero, qualificato con il sigillo di vir testimonii boni et conversationishonestae, e si rivolgeva con una poco velata polemica, enfatizzando il valore e laprovenienza indubitabile della reliquia della Croce giunta a Clairvaux, contro l’au-tenticita dubbia di reliquie esibite altrove ma ritenute tali solo per fede, e non co-gnitione certissima, garantita tanto dal miracolo della visione, quanto dallatestimonianza concreta della pietas del re 69.

La sorte del testo In memoria aeterna sul sogno di Amalrico e significativa diquesta evoluzione interna alla comunita di Clairvaux: la redazione piu ampia adoggi pervenuta, infatti, e quella conservata nel manoscritto Troyes 6, ff. 2r-3r, do-ve venne inserita all’interno del dossier delle lettere di canonizzazione di Bernar-do di Clairvaux che precedono la Vita prima (redazione B) scritta da Goffredo diAuxerre.

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 359

359IL SOGNO DEL RE

66 BREDERO, Bernard de Clairvaux. Culte, 33.67 Edizione in Collectaneum exemplorum et visionum clarevallense e codice Trecensi 946,

ed. O. LEGENDRE, CC CM 208, Turnhout 2005; P. MC GUIRE, A Lost Clairvaux ExemplumFound: The Liber Visionum compiled under Prior John of Clairvaux (1171-1179), «AnalectaCisterciensia», 39 (1983), 27-62; ID., Les mentalites des Cisterciens dans les recueils d’exempladu XIIe siecle: une nouvelle lecture du Liber visionum et miraculorum de Clairvaux, in LesExempla medievaux: Nouvelles perspectives, sous la dir. de J. BERLIOZ - M.A. POLO, Paris 1998,107-45; ID., Cistercian Storytelling. A Living Tradition: Surprises in the World of Research,«Cistercian Studies Quarterly», 39 (2004), 281-309. Su Erberto e il Liber miraculorum vedi in-fra, nota 95.

68 Per valutare il peso dell’abbazia di Clairvaux all’interno dell’ordine mi sembra significati-vo segnalare un esempio milanese del 1144: in una sentenza dell’arcivescovo Robaldo, i tre aba-ti cisterciensi di Chiaravalle, Lucedio e Morimondo, fondazioni appartenenti a linee diverse,vengono detti genericamente de Claravallensi ordine; edizione in P. ZERBI, ‘‘Ad solita castelaarchiepiscopatus exivit?’’ (Landulfi de Sancto Paulo, Historia Mediolanensis, cap. 59). Intornoa un diploma inedito di Robaldo, in ID., Tra Milano e Cluny. Momenti di vita e cultura eccle-siastica nel secolo XII, Roma 19912 (Italia sacra, 28), 257-83: 282. La forte identita e autonomiadi Clairvaux e di altre abbazie-madri come Pontigny risulta confermata anche dall’impiego diespressioni come Clarevallensis ordo e Pontiniacensis ordo nei documenti francesi nella primameta del XII secolo: A. GRELOIS, L’expansion cistercienne en France: la part des affiliations etdes moniales, in Norm und Realitat. Kontinuitat und Wandel der Zisterzienser im Mittelalter,hrsg. von F.J. FELTEN - W. ROSENER, Berlin 2009 (Vita religiosa, 42), 287-324: 293.

69 § 30: ‘‘Nos certe de nostro ambigere non permittimur, qui in huius rei non iam fide, sedcognitione certissima tam supernae revelationis miraculo quam regiae pietatis testimonio solida-mur’’.

3. In memoria aeterna: una (perduta) reliquia della Vera Croce e la sua storiamanoscritta

Il reliquiario mandato dopo la campagna in Egitto del 1167 da Amalrico di Geru-salemme a Clairvaux era una croce pettorale (crucem sanctam que collo regispendebat), una tipologia gia in uso nell’impero bizantino che si diffuse rapida-mente nell’Oriente latino e negli stati di Armenia e Georgia 70. Non si trattava del-l’unico frammento della Vera Croce custodito nell’abbazia prima del dono diAmalrico. Oltre a quello che il patriarca di Gerusalemme Stefano aveva inviato aBernardo intorno al 1130 (poi collocato nella cosidetta ‘‘Tavola degli Angeli’’) 71,un secondo era stato donato dall’ex maestro generale dei templari Everardo diBarres, entrato a Clairvaux nel 1152 dopo una sfolgorante carriera in Oriente; in-torno al 1217, nell’ambito di una generale risistemazione del tesoro dell’abbazia,questo frammento venne inserito in un vaso-reliquiario d’argento insieme a undente di san Bernardo 72. Il riordino del tesoro, che proseguı per diverso tempo,coinvolse anche altre reliquie della Vera Croce giunte all’abbazia in tempi succes-sivi, che vennero sistematicamente ricollocate in grandi tavole-reliquiari registratemeticolosamente negli inventari moderni. Cosı, ad esempio, la tavola segnata sulverso ‘‘A’’ conteneva anche una particella del lignum crucis, inserita in una crocea doppia traversa che campeggiava al centro di un filatterio con iscrizioni in gre-co portato dall’ex templare Artaud dopo la conquista di Costantinopoli; quella se-gnata sul verso con ‘‘B’’ riuniva le reliquie donate dal conte Filippo di Fiandra edalla moglie Matilde, tra cui un filatterio d’oro che custodiva una porzione dellaVera Croce e i capelli della Vergine Maria 73.

Una soluzione analoga fu scelta per custodire e onorare la reliquia mandata daGerusalemme. Secondo l’inventario del tesoro di Clairvaux redatto su pergamenail 15 dicembre 1504 (poi trascritto in quello del 1741 da dom Guyton) 74, pocodopo il 1215 la croce di Amalrico venne incastonata in una tavola-reliquiario

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 360

360 M.R. TESSERA

70 Per le croci pettorali: C. ROHAULT DE FLEURY, La Messe: etudes archeologiques sur sesmonuments, Paris 1883-1898, VIII, 209-12; H. LECLERCQ, Croix et crucifix, in Dictionnaire d’ar-cheologie chretienne et de liturgie, par F. CABROL - H. LECLERCQ, III/2, Paris 1914, 3045-131:3104-07. Anche la croce pettorale della regina Tamara di Georgia (1184-1212) venne in seguitoincastonata in una tavola-reliquiario: FROLOW, La Relique, 346-47 nº 375. Sulla tipologia dellatavola-reliquiario per la croce: ID., Les reliquaires, 58, 91-115.

71 LALORE, Le Tresor de Clairvaux, 27-31 (con l’attribuzione dell’invio di reliquie al patriar-ca Guglielmo); FROLOW, La Relique, 409-10 nº 496.

72 LALORE, Le Tresor de Clairvaux, 103, con descrizione estratta dall’inventario del 1504:‘‘Undecimo loco est vas quoddam quod factum fuit tempore nonnorum Petri et Drogonis, sacri-starum Clarevallis, ex III marcis et dimidia argenti, in quo collocata est crux Dominica, quam at-tulit in Claramvallem nonnus Evrardus de Barris, quondam magister Templi, postea monachusClarevallis, avunculus domini Adam, Morinensis episcopi, postea monachi Clarevallis’’. Su Eve-rardo: BULST-THIELE, Sacrae domus militiae, 41-56 (Everardo era ancora vivo nel 1176); TOM-

MASI, Per i rapporti tra templari e cistercensi, 264-67. Difficile da valutare – perche priva dialtri riscontri – appare invece la notizia riportata da Joseph Meglinger nel 1667 secondo il qualeRoberto arcivescovo di Nazareth avrebbe mandato a Bernardo di Clairvaux intorno al 1144 unatabula argentea con gemme e reliquie della Croce: PL 185B, 1602 cap. 59.

73 LALORE, Le Tresor de Clairvaux, 18-21; 21-23; FROLOW, La Relique, 350-51 ni 382-83.74 LALORE, Le Tresor de Clairvaux, XII-XVI.

d’argento per ordine di Ugo, gia abate di Saint-Ghislain e custode delle reliquiesotto gli imperatori latini di Costantinopoli Baldovino ed Enrico di Fiandra 75. Inoccasione del suo ingresso a Clairvaux, dove consegno un ricco tesoro di reliquie,Ugo provvide alla sistemazione del pezzo gerosolimitano insieme ad altri fram-menti di corpi santi donati da lui stesso e pochi anni prima dal cavaliere templareArtaud – che aveva partecipato alla divisione delle reliquie di Bisanzio – divenutomonaco e cellerario di Clairvaux nel 1205 76. La tavola d’argento, segnata con lalettera ‘‘G’’ sul verso, recava al centro la ‘‘crux quam miraculose misit Almari-cus, rex Iherosolimitanus, in Claramvallem, post plurimos annos a transitu beatiBernardi, ab eodem in somnis admonitus, sicut in tractatu de eadem plenius conti-netur’’ ed era custodita nel settimo armadio della sacrestia 77.

Nell’inventario successivo, redatto nel 1640, questa tavola-reliquiario era notacome Table d’Amalricus: la struttura doveva essere stata ulteriormente rimaneggia-ta, perche sono descritti numerosi scomparti coperti di cristallo e contenenti reli-quie di apostoli e santi (Bernardo compreso). Tuttavia, il redattore precisava chela porzione centrale della Vera Croce era stata mandata da Gerusalemme in segui-to a un’apparizione di san Bernardo trascritta nell’inventario del 1504 e riportataanche in un documento pergamenaceo affisso dietro la tavola stessa, oltre ad esse-re stata copiata in un manoscritto di grande formato con la Vita di san Bernardogia usato per la lettura di compieta ai novizi e al momento trasferito in biblioteca,cioe l’attuale codice Troyes 6 78. La ‘tavola di Amalrico’ veniva portata in proces-sione il giorno della festa di san Bernardo e nella domenica dell’ottava insiemeagli altri reliquiari di Clairvaux; ma anch’essa subı la triste sorte destinata al teso-ro dell’abbazia tra il 1789 e il 1792, inviato a Parigi per essere fuso 79.

Come annotato nell’inventario del 1504, il racconto dell’apparizione di Bernar-do e della devoluzione della croce di Amalrico a Clairvaux era stato redatto informa di relatio, forse gia intorno al 1170, e trascritto in un momento imprecisatosu una pergamena allegata alla tavola-reliquiario; tuttavia conobbe anche una certadiffusione legata in prevalenza a manoscritti che contenevano la Vita prima di

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 361

361IL SOGNO DEL RE

75 LALORE, Le Tresor de Clairvaux, con edizione commentata dell’inventario del 1741, inpartic. 60-64 nº 71; RIANT, Exuviae, I, CLXVIII-IX; II, 99-100 nº XL.

76 Su Artaud: RIANT, Exuviae, II, 193, 195-97; FROLOW, La Relique, 389-91 nº 464; TOMMA-

SI, I templari e il culto, 196-97; SCHENK, Templar Families, 93. Nel 1208 Artaud, cellerario diClairvaux, riceveva a nome dell’abbazia una casa a Nieuport dalla contessa Matilde di Fiandrapro remedio animae del defunto conte Filippo: Troyes, Archives de l’Aube, 3 H 9, f. 162 nºXII (copia dell’atto nel cartulario di Clairvaux, consultato nella riproduzione fotografica on-line).

77 LALORE, Le Tresor de Clairvaux, 60-61. Oltre alla croce di Amalrico e ai frammenti dellaVera Croce aggiunti dal templare Artaud, il reliquiario conteneva i capelli della Vergine (chel’abbazia possedeva gia anche nella tavola segnata ‘‘B’’ e donata dai conti di Fiandra), le spinedella corona di Cristo prelevate personalmente da Ugo insieme a varie reliquie degli apostoli, ilfilatterio d’oro dell’arcivescovo Eskill di Lund e un prezioso cammeo dell’arcivescovo di Trevi-ri, insieme a piu di un centinaio di pietre preziose.

78 LALORE, Le Tresor de Clairvaux, 63-64; 126-30 (con trascrizione del testo dal manoscrittoTroyes 6 e dall’inventario del 1504). Anche il documento che attestava l’autenticita delle reliquieportate dall’abate Ugo era appeso dietro la tavola-reliquiario G: ibi, 124-26. Per la descrizionedel manoscritto Troyes 6 si veda oltre.

79 LALORE, Le Tresor de Clairvaux, 109, 113-16.

san Bernardo nella redazione B, cioe quella prodotta da Goffredo di Auxerre peraccompagnare la seconda richiesta della canonizzazione dell’abate di Clairvaux 80.Allo stato attuale delle ricerche, il testo In memoria aeterna (BHL 1221) e traditodai seguenti manoscritti cisterciensi: tre, tuttora esistenti, del XII-XIII in. secolo(Troyes, Mediatheque du Grand Troyes 6, ff. 2r-3r; Troyes, Mediatheque duGrand Troyes 888, ff. 80r-81r; Bruxelles, Bibliotheque Royale du Belgique, IV554, ff. 129-130v 81), e due deperditi, il primo proveniente dall’abbazia di Lon-guay e portato a Clairvaux da dom Claude Guyton nel 1746 82, il secondo origina-rio dell’abbazia di Barbeaux (vetus Barbellianum), collazionato da Jean Picard epoi dal Manrique 83. Il testo pero e trasmesso almeno anche dai seguenti mano-scritti: Paris, BNF lat. 14655 (olim St. Victor 714), ff. 82v-83r (sec. XIII); Vat.,Archivio di S. Pietro D 206, ff. 238r-v (sec. XIV) 84; Vat. lat. 676, ff. 98v-99v(una Vita prima sancti Bernardi copiata per papa Eugenio IV, come conferma lostemma miniato al f. 1r); Vat. Urb. lat. 399 (Firenze, 1482); Roma, BibliotecaVallicelliana A 13,2 (sec. XV) 85; Mantova, Biblioteca Comunale 57 (A. II. 26),

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 362

362 M.R. TESSERA

80 BREDERO, The Canonization of Bernard, 62-100; ID., Bernard de Clairvaux. Culte, 48-59.Fa eccezione solo uno dei testimoni, Bruxelles, Bibliotheque Royale du Belgique, IV 554, ff.129-130v: questo codice, scritto nell’abbazia cisterciense di Aulne-sur-Sambre prima del 1174(ma la datazione e contestata), trasmette la recensione A della Vita prima di Bernardo, realizzataprima del 1162. Il testo In memoria aeterna, di mano diversa ma sempre del secolo XII, seguein posizione extravagante e con titolo differente (‘‘Qualiter beatus Bernardus Amalrico regi Ihe-rosolimorum apparuerit et de quadam cruce collo eius appensa cum (sic) corripuerit quam idemrex postea Clarevallensibus destinavit’’) la Vita prima, il Colloquium Simonis et Ihesu di Goffre-do di Auxerre e la nota di possesso Liber Sancte Marie de Alna (f. 129r).

81 Per il manoscritto Bruxelles, Bibliotheque Royale du Belgique, IV 554: A. BREDERO, Etu-des sur la ‘‘Vita prima’’ de Saint Bernard, Roma 1960, 60-62; Cinq annees d’acquisitions,1969-1973. Exposition organisee a la Bibliotheque royale Albert I er du 18 janvier au 1er mars1975, Bruxelles 1975, 9-12 nº 4; Manuscrits cisterciens de la Bibliotheque royale du Belgique.Catalogue, par T. GLORIEUX-DE GAND, Bruxelles 1990, 98-99; Vita prima sancti Bernardi, 18.

82 Il manoscritto di Longuay conteneva gli stessi testi (ad eccezione di una passio di S.Agnese e dei versi celebrativi sui vescovi di Le Mans aggiunti alla fine) e nello stesso ordinetrasmessi nel codice Troyes 888, dove In memoria aeterna seguiva la Vita prima e i due sermo-ni commemorativi su Bernardo: La bibliotheque de l’abbaye de Clairvaux du XII e au XVII sie-cle, I: Catalogues et repertoires, publ. par A. VERNET, Paris 1979, 742-43 nº 6. Longuay(diocesi di Langres), gia dei canonici regolari di S. Agostino, passo ai cisterciensi nel 1150.

83 A. MANRIQUE, Cisterciensium seu verius ecclesiasticorum annalium a condito Cistercio to-mus primus-quartus..., Lugduni, sumpt. Haered. G. Boissat et L. Anisson, 1642-1659, II, 547-48. L’abbazia di Barbeaux (Sacer Portus), della linea di Cıteaux, venne inizialmente fondatapresso Melun nel 1147, ma nel 1156 il re Luigi VII di Francia, che la designo come proprioluogo di sepoltura, ne dispose il trasfermento nella localita di Barbeaux: J.-M. CANIVEZ, Bar-beaux, in Dictionnaire d’Historie et Geographie Ecclesiastique, VI, Paris 1932, 629-32.

84 Il manoscritto, di mano italiana del XIV secolo, copia del Vat. lat. 3797, forse scritto a S.Maria foris portam di Faenza, giunse all’archivio di San Pietro per dono del cardinale Giordano Or-sini prima del 1456, quando compare nell’inventario: A. PONCELET, Catalogus codicum hagiographi-corum latinorum Bibliothecae Vaticanae, Bruxellis 1910, 44-45; G. MICCOLI, Due note sullatradizione manoscritta di Pier Damiani. Antilogus contra Iudeos epistola. Il codice di San Pietro D206 e il Vat. lat. 3797, Roma 1959 (Note e discussioni erudite, 8), in particolare 18-43. Il testo Inmemoria aeterna segue la Vita prima e precede i due sermoni per la commemorazione di Bernardo,un sermone inedito e le lettere di canonizzazione di Alessandro III: MICCOLI, Due note, 27-28.

85 Per questi due manoscritti, che non ho potuto vedere: PONCELET, Catalogus codicum... Bi-bliothecae Vaticanae, 299; ID., Catalogus codicum hagiographicorum latinorum Bibliothecarum

ff. 121r-123r (sec. XVI, proveniente dal monastero di S. Giorgio Maggiore di Ve-nezia) 86. Infine, ne esiste almeno un volgarizzamento fatto da Gregorio di Genovaa S. Benedetto Polirone nel 1494, sempre come appendice della Vita prima diBernardo, attualmente conservato nel manoscritto Mantova, Biblioteca Comunale186 (B. II. 9), ff. 162r-164r (Incomenza la narratione de lo modo come lo re deIerusalem per comandamento de sancto Bernardo lo quale ge apparse in visioneha mandato in Claravalle la sancta croce la quale portava in la battalia) 87.

Tuttavia, il testo di In memoria aeterna che circola in tutti i manoscritti finorarecensiti, ad eccezione di Troyes 6, presenta una versione che termina con il rife-rimento all’assoluta veridicita della testimonianza offerta dall’abate Richero di Sal-vatio (... a vitae corruptionibus alienus) 88. Si tratta di una redazione che vieneutilizzata come exemplum edificante sui miracoli post mortem di Bernardo, in ge-nere collocata dopo i sermoni commemorativi su Bernardo (BHL 1229-1230) eprima della Historia miraculorum in Germanico itinere, o aggiunta come 23º ca-pitolo al libro V della Vita prima come avviene nel manoscritto Vat. lat. 676 89.Esemplare a questo riguardo e il manoscritto Troyes 888 (gia Clairvaux G 23),proveniente dall’abbazia di Mores ma dipendente da un antigrafo prodotto a Clair-vaux, copiato tra 1210 e 1215, che rappresenta la codificazione ‘ufficiale’ dellaVita prima di Bernardo diffusa dall’abbazia di Clairvaux dopo l’adozione di unformulario specifico per la celebrazione della festa del santo, concesso da Inno-cenzo III nel 1202 90. In questo testimone, infatti, il testo di In memoria aeterna ecollocato dopo la Vita prima e i due sermoni commemorativi su Bernardo (BHL1229-1230), e precede l’Historia miraculorum (BHL 1225-1227) e l’intero dossierdelle lettere papali per la canonizzazione dell’abate; a questi testi segue una pas-sio di san Sebastiano di autore incerto 91.

Differente, e significativo, appare invece il caso del manoscritto Troyes 6, incui la redazione della visio di re Amalrico prosegue con un’ultima parte sul valo-

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 363

363IL SOGNO DEL RE

Romanarum, Bruxellis 1909, 375 (il Poncelet segnala BHL 1221 all’interno della Vita prima diBernardo senza distinguere in quali fogli e tradıto quest’ultimo testo).

86 Catalogo dei manoscritti polironiani. I. Biblioteca Comunale di Mantova (mss. 1-100), ac. di C. CORRADINI - P. GOLINELLI - G. ZANICHELLI, Bologna 1988 (Storia di S. Benedetto Poliro-ne, III/1), 53-54 nº XXVI, ms. 56 (qui In memoria aeterna e un’aggiunta alla Vita prima).

87 Catalogo dei manoscritti polironiani, 206-07, ms. 186.88 Ad esempio Troyes 888, f. 82r: ‘‘Porro supradicte ordinem visionis idem rex Richero ab-

bati Salvationis ore proprio diligenter exposuit, qui eam postmodum in Gallicanis partibus fideli-ter nuntiavit, homo utique testimonii boni et conversationis honestae, tam a mendacii suspicioneremotus quam a vitae corruptionibus alienus’’.

89 L’unica eccezione e il manoscritto di Aulne-sur-Sambre, Bruxelles IV 554, si veda la di-scussione alla nota 80.

90 Per il formulario della festa di san Bernardo: BREDERO, Bernard de Clairvaux. Culte, 74-76.91 Il codice e mutilo all’inizio e alla fine, e venne ceduto a Dom Guyton nel 1746 dall’abate

di Mores: Catalogue general de manuscrits des bibliotheques publiques des departements, II:Troyes, Paris 1855, 368 nº 888; La bibliotheque de Clairvaux, I, 734-44 nº 7; E. PELLEGRIN, Bi-bliotheque retrouvees. Manuscrits, bibliotheques et bibliophiles du Moyen Age a la Renaissance,Paris 1988, 230 nota 3; BREDERO, Bernard de Clairvaux. Culte, 50-51. Devo la precisazione sul-la datazione del manoscritto Troyes 888 alla cortesia di Patricia Stirnemann, che ringrazio perquesta e altre preziose indicazioni sui manoscritti di Clairvaux presi in esame nell’articolo (co-municazione personale del gennaio 2013).

re salvifico della Vera Croce e, di riflesso, sul prestigio che ne derivava per l’ab-bazia di Clairvaux, ed e inoltre collocata in posizione strategica tra le lettere dicanonizzazione di Bernardo 92. Questo codice, che compare negli inventari diClairvaux a partire dal 1472 con la segnatura Q 75, trasmette una raccolta agio-grafica di vite di santi che risulta assemblata a partire da tre diverse unita codico-logiche prodotte a Clairvaux in tempi successivi tra il 1179 e i primi anni delXIII secolo, che a f. 3r riporta un sommario di tutti i testi contenuti compilato ecompletato in diverse riprese 93. La sezione piu antica del manoscritto (ff. 1r-84v),scritta e decorata da piu mani a Clairvaux tra 1175 e 1185 94, contiene ai ff. 1v-3ril dossier delle lettere di canonizzazione di Bernardo in cui e inclusa la relatiosulla Vera Croce, seguito dalla recensione B della Vita prima di Goffredo di Au-xerre (ff. 3v-49v; BHL 1217-1220), dai due sermoni per la deposizione e la com-memorazione di Bernardo (ff. 49v-54v; BHL 1229-1230), dal celebre resocontodel miracolo del cavallo caduto nello stagno tratto dal Liber miraculorum di Er-berto di Clairvaux, poi vescovo di Torres (ff. 54v-55r; BHL 1222) scritto a Clair-vaux nel 1178 95, e ai ff. 55r-69v dall’Historia miraculorum in Germanico itinerepatratorum, il resoconto dei miracoli operati dall’abate durante la predicazionedella crociata in Germania nel 1146-1147, scritto da Filippo priore di Clairvaux,poi abate dell’Aumone, rimaneggiato e completato da Goffredo di Auxerre (BHL1225-1227) 96. Segue la Vita di san Malachia vescovo di Armagh, scritta da Ber-nardo di Clairvaux (ff. 69v-84v; BHL 5188) 97.

Una seconda unita codicologica, che sembra di poco posteriore, contiene unanutrita collezione di vite di santi: ff. 85r-111r vita di Anselmo arcivescovo diCanterbury scritta dal monaco Eadmero (BHL 525); ff. 111r-115v vita di Euche-

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 364

364 M.R. TESSERA

92 Rispetto agli altri testimoni, il codice Troyes 6 aggiunge i paragrafi 27-32 (si veda l’edi-zione in Appendice); Inc. Exultet ergo in Domino Claraevallensis ecclesia... Expl. ...in ea quamipsa peperit libertate conserves. Qui vivis et regnas cum Deo Patre in unitate Spiritus SanctiDeus per omnia saecula saeculorum amen.

93 Catalogue general des manuscrits, II, 10-11 nº 6; La bibliotheque de Clairvaux, 247 nº1450. Wilmart esclude che il manoscritto appartenesse al gruppo di codici donati da Enrico, fra-tello di Luigi VII all’abbazia, come sostenuto da Guglielmo Libri: A. WILMART, L’ancienne bi-bliotheque de Clairvaux, reimp. Troyes 1917, 175.

94 P. STIRNEMANN, En quete de Sens, in Quand la peinture etait dans le livres. Melanges enl’honneur de Francois Avril, dir. M. HOFMANN - C. ZOHL, Turnhout 2007, 303-11: 306 (fig. 3d). La datazione mi e stata confermata da una comunicazione personale di Patricia Stirnemann;l’arco cronologico potrebbe essere ulteriormente ridotto al 1179-1185 in ragione dei testi conte-nuti (si veda la nota successiva).

95 La notizia deriva dal Chronicon Claravallense, PL 185, 1249 (oggi ms. Firenze, Bibliote-ca Laurenziana, Ashburnham 1906, su cui S. MULA, Il cosidetto ‘‘Chronicon Clarevallense’’.Edizione del manoscritto Firenze, Biblioteca Laurenziana, Ashburnham 1906, «Herbertus», 5,2005, 5-48). Su Erberto almeno: G. HUFFER, Die Chronik von Clairvaux und Herberts Liber mi-raculorum, in Der Heilige Bernard von Clairvaux, I: Vorstudien, Heidelberg 1886, 158-83; B.GRIESSER, Herbert von Clairvaux und sein Liber miraculorum, «Cistercienser-Chronik», 54(1947), 21-39 e 118-48 e l’introd. in Collectaneum exemplorum et visionum clarevallense,LXXXVI-XCIX.

96 Per i problemi di composizione e rimaneggiamenti dell’Historia miraculorum: BREDERO,Etudes, 77-86.

97 J. LECLERCQ, Documents on the Cult of St. Malachy, in ID., Recueil d’etudes sur saintBernard et ses ecrits, II, Roma 1966, 131-48: 133-35 per il codice in questione.

rio, Valerio e Materno di Treviri (BHL 2655); ff. 115v-131r vita di Annone arci-vescovo di Colonia (BHL 507); ff. 131r-142r vita di Edoardo re d’Inghilterra(BHL 2422); ff. 142r-145v traslazione delle reliquie di Stefano protomartire daGerusalemme a Costantinopoli scritta da Anastasio il Bibliotecario per Landolfovescovo di Capua (BHL 7857-7858); ff. 145v-149r vita di Aimone di Landacopmonaco di Savigny, morto nel 1173 (BHL 559); ff. 149r-151r vita di Cerbone ve-scovo (BHL 1729). Infine, l’ultima unita codicologica (ff. 152r-163v), e posterio-re al 1191 e mutila: al f. 152v riporta infatti l’elenco delle lettere di canonizzazio-ne di Pietro II vescovo di Tarentaise (sancita da Celestino III il 10 maggio 1191),a cui segue la vita del santo scritta da Goffredo di Auxerre e il gruppo di lettererelativo alla preparazione del dossier per la canonizzazione (BHL 6772-6773).Manca invece la Vita di Pietro Monocolo, abate di Clairvaux ({ 1186), compostaintorno al 1200 da Tommaso di Reuil, che, come risulta dal sommario scritto sulfoglio 3r del Troyes 6, doveva essere presente nel manoscritto. Questa terza partevenne allestita e aggiunta al codice nei primi anni del XIII secolo, come dimostra-no le note sull’attuale foglio di guardia iniziale segnato ‘‘A’’. Sul verso di questofoglio, infatti, fu trascritta una lista di abbazie ‘figlie’ di Clairvaux che prevedevaanche spazi bianchi per le nuove fondazioni. Sul recto dello stesso foglio, invece,sono riportate due lettere molto malconce di Innocenzo III inviate dal Laterano, laprima (Proposita nobis ex parte) datata 12 maggio 1200 e indirizzata all’abate diSt. Martin e al decano di Troyes per un problema di decime spettanti all’abbaziadi Vauluisant sulla chiesa di Lachy in diocesi di Sens, la seconda (Licet olim con-tra fratres Cisterciensis ordinis) con data parzialmente illeggibile – ma del 9 apri-le 1201 – diretta all’arcivescovo di Sens, all’abate di St. Martin e al decano diTroyes per la stessa questione 98.

Nel manoscritto Troyes 6 il resoconto dell’apparizione di Bernardo al re Amal-rico di Gerusalemme e stato collocato ai ff. 2rB-3rA, tra le lettere del 17-18 gen-naio 1174 scritte da Alessandro III per la canonizzazione dell’abate, con il titoloQuomodo rex Ierusalem crucem sanctam quam in preliis gestabat apparente etiubente sibi sancto Bernardo miserit Claramvallem, lo stesso riportato a f. 1v nelsommario dei capitoli che precede la vita di Bernardo e le lettere del pontefice 99.

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 365

365IL SOGNO DEL RE

98 Troyes 6, f. 1r; edizione in E. MARTENE - U. DURAND, Veterum scriptorum et monumento-rum... amplissima collectio, I, Parisiis 1724, 1030-31, 1031-32; A. POTTHAST, Regesta pontificumRomanorum, I, Berolini 1874, ni 1048, 1321; nel manoscritto la seconda lettera e preceduta dallarubrica Subsequentes littere irritant et convellunt priores. Infine, se gli accenni alla presenza del-le vite di Aimone di Savigny, Pietro di Tarentaise e Pietro Monocolo nella biblioteca di Clair-vaux date dal compilatore del Chronicon Claravallense (in. XIII sec.), PL 185, 1248B e 1249D,si riferiscono a questo manoscritto e non ad altre copie conservate a Clairvaux, si potrebbe cir-coscrivere in modo piu preciso l’assemblaggio finale del codice Troyes 6, ma il problema richie-de ulteriori indagini.

99 Alessandro III agli arcivescovi, vescovi e prelati della Chiesa Contigit olim dum essemus(JL 12330); Alessandro III agli abati di Cıteaux, La Ferte, Pontigny, Clairvaux e MorimondoQuotiens honesta nobis oportunitas (JL 12329); Alessandro III a Gerardo abate e ai monaci diClairvaux Sicut de religione et pietate (JL 12328); Alessandro III a re Luigi VII di Francia Novitut credimus regalis tue magnificentie (JL 12331); mancano in questo codice le lettere del procu-ratore Tromondo all’abate di Clairvaux. Sulla tradizione delle lettere in questione: BREDERO, Etu-des, 154 e note; ID., Bernard de Clairvaux. Culte, 72-76.

La relatio gerosolimitana, che presumibilmente ricevette una prima forma scritta aClairvaux sulla base delle notizie fornite dall’abate Richero (e forse di un’autenti-ca di Amalrico di Gerusalemme) intorno al 1170, venne dunque inserita in unacompilazione chiave per la diffusione del culto di Bernardo tra il 1179 e il 1185,a cui non sembra estraneo l’apporto di Goffredo di Auxerre, da poco tornato dal-l’Oriente. Era il momento in cui l’abbazia, sotto il governo dell’abate Pietro Mo-nocolo, iniziava a diffondere la redazione B della Vita sancti Bernardi e, inparallelo, riordinava e sistematizzava le memorie del santo dopo la solenne trasla-zione delle sue spoglie mortali nel 1178 100. A Clairvaux si cercava infatti di riela-borare un’ideale di unanimita cisterciense messo in crisi dallo sviluppostraordinario dell’ordine e dagli interventi sempre piu incisivi del papato, che cul-mino con una prima grande crisi all’inizio del pontificato di Innocenzo III 101. Inquesto quadro, anche la storia di un singolo manoscritto (o persino di una suasingola parte) e del tentativo, poi abbandonato all’inizio del XIII secolo, di equi-parare il sigillo di santita di Bernardo promosso dal pontefice nelle lettere di ca-nonizzazione alle memorie vive e ai pignora sancta custoditi dai monaci diClairvaux – grazie al potere della Vera Croce gerosolimitana – permette di illumi-nare per un attimo quell’intenso e oscuro lavoro di costruzione della memoria delsanto abate che ne determino la fortuna nei secoli successivi. Il valore attribuitodai compilatori claravallensi della prima parte del codice Troyes 6 all’episodio ge-rosolimitano e all’invio della reliquia si rifletteva cosı perfettamente nelle parolerivolte durante la visione notturna da Bernardo al re di Gerusalemme, secondo cuila benedizione salvifica della Vera Croce doveva estendersi non solo sulla batta-glia dei crociati ma anche, e soprattutto, sulla battaglia spirituale dei monaci diClairvaux contro la disgregazione dell’ideale cistercense.

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 366

366 M.R. TESSERA

100 HENRICI ABBATIS CLARAEVALLENSIS Epistola... de elevatione corporis santi Bernardi, PL185, 627-28; CONGAR, Henry de Marcy, 23-24. Anche la versione dell’Historia miraculorumcontenuta nel manoscritto Troyes 6 e ascrivibile alla redazione assemblata a Clairvaux sotto Pie-tro Monocolo dopo il 1179-1180: BREDERO, Etudes, 85.

101 Sulla questione si veda L. BRACA, Cisterciensi nello specchio dell’aldila. Forme dell’i-deale nella letteratura dei miracoli, tra dinamiche istituzionali e culturali, «Bullettino dell’Istitu-to storico italiano per il Medioevo e Archivio Muratoriano», 111 (2009), 64-99. Per un quadrosui problemi istituzionali M. MACCARRONE, Primato romano e monasteri dal principio del secoloXII ad Innocenzo III, in Istituzioni monastiche e istituzioni canonicali in Occidente 1123-1215.Atti della settima Settimana internazionale di studi medioevali (Mendola, 28 agosto - 3 settem-bre 1977), Milano 1980, 49-132; G. CARIBONI, Il papato di fronte alla crisi istituzionale dell’Or-denfassung cistercense nei primi decenni del XIII secolo, in Papato e monachesimo ‘‘esente’’nei secoli centrali del Medioevo, a c. di N. D’ACUNTO, Firenze 2003, 179-214.

APPENDICE

Nel dare l’edizione del testo si e preferito procedere soltanto sulla base dei testimoni ci-sterciensi con l’aggiunta del Vat. lat. 676. La redazione di In memoria aeterna stampatadal Manrique (A. MANRIQUE, Cisterciensium seu verius ecclesiasticorum annalium a condi-to Cistercio tomus primus-quartus..., Lugduni, sumpt. haered. G. Boissat et L. Anisson,1642-1659, II, 547), infatti, si fonda su una trascrizione lacunosa di Jean Picard dal perdu-to manoscritto di Barbeaux (deperditus Barbellianus) che Manrique ricostruı integrandolacon una retroversione latina della traduzione portoghese di Gundisalvo da Silva, ed e quin-di inutilizzabile per la ricostruzione critica del testo.Adeguo all’uso grammaticale i dittonghi ae- che compaiono in modo irregolare nei mano-scritti; regolarizzo inoltre l’uso di ti-, ci-.

Edizioni: MANRIQUE, Cisterciensium seu verius ecclesiasticorum annalium..., II, 547; SanctiBernardi Opera, ed. J. MABILLON, Parisiis 1690, II, 1160-1162 (ristampata nell’ed. 1719,II, 1175-77); Acta Sanctorum, Aug. 20, IV, 326-27 (dal manoscritto Vat. lat. 676); Vitasancti Bernardi, PL 185bis, 1787-89; LALORE, Le Tresor de Clairvaux, 126-30.

B Bruxelles, Bibliotheque royale du Belgique, IV 554 (orig.: Aulne-sur-Sambre)I Inventario di Clairvaux 1504 (ed. LALORE, Le Tresor de Clairvaux, 126-30 dalla

perduta pergamena della Table d’Amaury, collazionata con T)T Troyes, Mediatheque du Grand Troyes, 6 (orig.: Clairvaux)Tr Troyes, Mediatheque du Grand Troyes, 888 (orig.: Mores)V Citta del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 676 (orig. Roma)

*

Quomodo rex Ierusalem sanctam crucem quam in preliis gestabat apparente etiubente sibi sancto Bernardo Claramvallem miserit.

[1] In memoria aeterna iustus Domini constitutus 102 suorum non negligit memo-riam filiorum, agens post mortem peragens miraculis quod suis adhuc vivens ora-culis praedicebat. [2] Cernitur in operibus virtutis eius sermo ille vivus et efficaxet testamentum fidele 103 quod disposuit dilectis suis: ‘‘Agam’’, inquit, ‘‘assidueClaraevallensis familiae curam, et plantationem meam continue fovens benedictio-nis irriguo sic me presentem beneficiis exhibebo, ut inde non videar aliquando re-cessisse’’.

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 367

367IL SOGNO DEL RE

102 Ps 111, 7: ‘‘In memoria aeterna erit iustus’’. Cfr. SANCTI BERNARDI Opera, II: Sermonessuper Cantica Canticorum, ed. J. LECLERCQ - H. ROCHAIS - C.H. TALBOT, Romae 1958, Sermo70, 211 rr. 15-17: ‘‘Et florebit ante Dominum, cuius in memoria aeterna est iustus et ab auditio-ne mala non timebit’’.

103 Ps 88, 28: ‘‘Et testamentum meum fidelem’’.

[3] Undique nobis materiam consolationis exquirit, ita ut nuper in ipsis parti-bus transmarinis nostris inventus sit inhiare subsidiis. [4] Factum est enim postannos plurimos ab obitu sancti huius ut sanctitatis sue signa de crucis signaculoradiarent; et quam pia cupiditate virtutem vivificae crucis ambiret, ipse crucis con-secrator ostenderet. [5] Cum enim Sarracon, dux Turcorum, urbem Alexandriamet adiacentem Egipti provintiam disposuisset invadere suaeque subicere ditioni,rex Ierusalem christianissimus Amalricus, requisitus a Sarracenis Egipti, repentinoimpetu in presidia subventionis accingitur, timens videlicet et precavens in futu-rum ne, si forte Turcos in Egipto dominari contingeret, maiorem in christianosagerent pro locorum vicinitate perniciem, et ipse interim ex Egipto tributariamperderet functionem. [6] Electis igitur militibus et instructo progressus exercitu, inoccursum properat Sarraconis, vadens et progrediens usque ad alveum Nili flumi-nis, quod de Paradisi fonte dissiliens 104 aridas Egiptiorum irrigat regiones. [7]Cumque venisset ad flumen, fecit illud navium ponte meabile, et relinquens in cu-stodia pontis ex utraque fluminis parte milites peditesque non paucos, ipse cumtrecentis equitibus fugientem Sarraconem insequitur, persequens eum et exercitumeius grandem et XIIII milia Turcorum et tria milia pugnatorum Arabum continen-tem. [8] Illis autem itinere diei unius ante regis impetum fugientibus, non deeranthinc inde nuntii de medio concurrentes, quorum alii suggerebant regi ut multitudi-nem illam territam et fame ac lassitudine dissolutam iam iam consumpturus inva-deret, alii e contrario Turcos hortabantur ut starent, facile admodum fore concludipaucos in manu tantae multitudinis affirmantes.

[9] Convertitur ergo Sarraconis exercitus et expectato rege in partibus Moniaeinstruuntur ad pugnam qui prius praecipites ferebantur in fugam. [10] Advenienteautem nocte, castrametati sunt iuxta aquas que utrumque exercitum stricto satis al-veo dirimebant. [11] Cumque obdormisset rex in ipso clipei sui concavo requie-scens, confestim sibi in somnis beatus Bernardus apparuit exprobrans etimproperans ei peccata sua, et quod non esset dignus vivificae crucis lignum,quod de consuetudine appensum collo gestabat, in illo certamine circumferre. [12]Statimque rex territus et turbatus veniam petit et sancto qui loquebatur ad eumpeccata sua flebiliter confitetur. [13] Tunc beatus Bernardus, admota propius ma-nu, crucem sanctam que collo regis dependebat accepit et benedicens ei trino si-gnaculo sanctae crucis consolabatur eum dicens: ‘‘Confide rex, in hoc signovinces 105, et in periculo timoris magni, quale numquam hactenus expertus es, sinelesione tui hostiles incursus evades’’. [14] Cumque hoc dixisset visus est velle di-scedere, crucem quam a collo regis acceperat portans secum. [15] Rex autem ap-prehendens eum, ‘‘Non dimittam te’’, ait, ‘‘nisi crucem dimiseris mihi’’. [16] Adquem sanctus: ‘‘Noli’’, inquit, ‘‘noli, rex: alios filios habeo, quos oportet crucishuius signaculo benedici’’. [17] Et his dictis, somnus abiit et fulgor matutinus il-luxit.

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 368

368 M.R. TESSERA

104 Cfr. Gn 2, 10.105 Per la discussione e le fonti di questo passo si rimanda all’analisi dettagliata nel paragra-

fo 2 del testo.

[18] Factaque copia splendoris et lucis, uterque exercitus sibi invicem adineunda certamina propinquavit. [19] Aggreditur regis cuneus multitudinem copio-sam et in medio eius quasi in pelago maris absortus inimicos crucis Christi subcrucis vexillo prosternit; caduntque a latere suo mille et multa milia a dextrissuis 106; discurrunt undique triumphantes in Christi nomine christiani, ita ut dum il-lis diversis pugnae partibus dividuntur, rex ipse solus in quodam congesti sabulitumulo remaneret, tam morti et interitioni proximus quam longe erat suorum om-nium solatio destitutus. [20] Cernebat ex imminenti stationis loco suae Turcos un-dique concursantes, iam iamque imminentem sibi expectabat interitum, nisi quiain eo quodammodo confidebat quod se illis non ignorabat ignotum. [21] Recorda-tus est ilico praeteritae visionis, et pia inter se vota conficiens pollicitus est Deoet beato Bernardo quod, si de manu inimicorum vivus evaderet, crucem quamsanctus petierat filiis eius Claraevallensibus destinaret. [22] Continuo igitur XXXde militibus suis regem ipsum a longe cognoscentes, acriori in se certamine Tur-cos advocant ad pugnandum, ut vergente in illos fortitudine tota conflictus, rex in-terim ab hostibus et ignotus persisteret et securus. [23] Quod cum XV milites desacra Templi militia conspexissent, per confertissimos hostes violenter irrumpunt,persequentes iuxta quod scriptum est: ‘‘Unus mille et duo fugantes decem miliain milibus’’ 107. [24] Associati ergo aliis XXX militibus divisis et caesis occurrenti-bus inimicis, ad regem suum cum letitia et victoria pervenerunt. [25] Sicque fac-tum est quod et rex iuxta verbum sanctissimi patris nostri de beneficio sanctaecrucis triumphator ascendit et Claraevallensis ecclesia de beneficio regis vivificaecrucis donum eiusdem sancti patris meritis apprehendit. [26] Porro supradictae vi-sionis ordinem idem ipse rex Richerio abbati Salvationis ore proprio exposuit, quieam postmodum in Gallicanis partibus fideliter nuntiavit, homo utique testimoniiboni et conversationis honestae 108, tam a mendacii suspicione remotus quam a vi-tae corruptionibus alienus.

[27] Exultet ergo in Domino Claraevallensis ecclesia tanti muneris sublimatafastigio, et incomparabilis thesauri certissima possessione donata salutaris lignicertitudine glorietur. [28] Procul hinc totius dubietatis et ambigue suspicionis oc-casio ubi tam celebris astipulatione miraculi et autentico sublimium testimoniopersonarum certam sacri stipitis portionem exploratae veritatis approbat certitudo.[29] Viderint alii qui se eiusdem benedictionis participes suspicantur; viderint, in-quam, quo veritatis iudicio de vero ligno sanctissimae crucis constet esse quodpossident. [30] Nos certe de nostro ambigere non permittimur, qui in huius reinon iam fide, sed cognitione certissima tam supernae revelationis miraculo quamregiae pietatis testimonio solidamur. [31] Sub umbra igitur preciosae huius arboris

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 369

369IL SOGNO DEL RE

106 Ps 90, 7: ‘‘Cadent a latere tuo mille, et decem milia a dextris tuis’’.107 Dt 32, 30: ‘‘Quomodo persequetur unus mille, et duo fugent decem milia?’’.108 L’espressione, che deriva in parte da Act 6, 3 (viros ex vobis boni testimonii), e molto

diffusa negli autori cisterciensi, ad esempio HERIBERTI TURRIUM SARDINIAE ARCHIEPISCOPI De mira-culis libri tres, PL 185, 1267: ‘‘religiosae conversationis et boni testimonii virum’’.

fiducialiter accubantes, tuam piissime Ihesu profusis affectibus poscimus bonitatemut et sacri muneris largitorem celesti benedictione remuneres et nos devotissimostuae crucis servulos in ea quam ipsa peperit libertate conserves. [32] Qui vivis etregnas cum Deo Patre in unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculo-rum amen.

Rubr. Qualiter beatus Bernardus Amalrico regi Iherosolimorum apparuerit et de quadam crucecollo eius appensa cum (sic) corripuerit quam idem rex postea Clarevallensibus destinavit Bsibi interl. T 2 Clarevallensis familiae curam] curam Clarevallensis familie B benefi-ciis om. B 4 est om. I de crucis signaculo] de signo crucis B virtutem B Tr V; ve-ritatem T 5 ditioni, rex] et rex add. I 6 properat add. mg. Tr 7 parte interl. T;utraque parte fluminis I Tr V fugientem insequitur Sarraconem B continentem ArabumTr 9 in partibus Monie om. V 11 sui om. Tr 12 ad eum peccata] ad eum rexpeccata V confitetur] confitebatur B 15 apprehendens eum: Non dimittam te, ait T]apprehendens eum ait: Non dimittam te B I Tr V 16 noli rex] rex noli B exercitus corr.cuneus B 19 prosternit T I ] consternit Tr, prostravit V et mille] et interl. T inChristi nomine om. B dividuntur, rex] dividuntur et rex V internitioni B 20 locosue T; suo loco Tr; sue loco B I V concursantes, iam] concursantes et iam V 22 re-gem ipsum a longe cognoscentes] regem a longe cognoscentes suum B provocant Trper confertissimos hostes om. I T 24 caesis] occisis B 26 ordinem visionis B I TrRichero B Tr boni testimonii B alienus. Explicit visio B; alienus. Deo gratias. Amen.Explicit V 27-32 om. B Tr V 30 miraculo] maculo T 31 perfusis I remuneret I

p:/3b2_job/vita-pensiero/Aevum/Aevum-2013-02/02_Tessera.3d – 3/9/13 – 370

370 M.R. TESSERA