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Lo scenario storico, urbano e sociale su cui si svolge questa mostra è l’impressionante crescita di Berlino all’inizio del XX secolo.

Nel 1871 il cancelliere prussiano Bismarck aveva realizzato una grande impresa politica: riunire in un’unica nazione i diversi stati territoriali in cui era fino ad allora divisa la Germania. La Prussia ha un ruolo dominante nel nuovo stato imperiale, che prende il nome di Secondo Reich; e Berlino, nel giro di pochi anni, si trasforma radicalmente. Da capitale di un regno bellicoso ma alquanto periferico, Berlino diventa la metropoli di un impero nel cuore dell’Europa, in piena espansione, potente e moderno.

In pochi decenni, raggiunge il livello culturale, industriale e demografico di Vienna, Parigi o Londra: nel 1850 contava trecento mila abitanti, nel 1910 supera i due milioni. Nella struttura urbana regolare e simmetrica, basata su lunghi viali rettilinei come la “unter den Linden” che va dalla Porta di Brandeburgo al palazzo imperiale, sorgono nuovi colossali monumenti: dopo il turrito Municipio Rosso, ecco il palazzo del parlamento (Reichstag), la poderosa chiesa luterana a cupola chiamata Deutsches Dom (Duomo tedesco), la formidabile concentrazione di capolavori di arte e archeologia raccolti nei cinque grandi edifici della Museumsinsel (isola dei musei). L’anello della ferrovia sopraelevata (S-Bahn) garantisce l’efficienza dei trasporti urbani e si allaccia a un sistema di comunicazioni che mette rapidamente Berlino in contatto con tutto il mondo.

BERLINO 1910: PROGETTARE UNA METROPOLI1

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L’orientamento politico e sociale della Berlino imperiale si basa sui solidi valori tradizionali prussiani, proponendo una “modernizzazione conservatrice” su cui vigila severo il Kaiser. La crescita è impressionante. Nelle immagini di inizio Novecento si notano dappertutto fabbriche e ciminiere, e ai principali architetti viene affidata la progettazione di innovativi complessi produttivi, come la fabbrica di turbine AEG di Peter Behrens. Lo sviluppo industriale porta in città una vasta classe operaia, che si rispecchia in movimenti politici e sindacali, oltre che nella elaborazione di dottrine economiche e sociali.

D’altra parte, Berlino è anche una metropoli che vuole aprirsi al mondo e divertirsi. L’orchestra filarmonica, costituita nel 1882, si afferma in pochi anni come uno dei massimi complessi musicali del mondo. Postdamerplatz è il baricentro della vita notturna, con caffé, locali e varietà in cui arriva precocemente l’esotico ritmo del jazz; i grandi magazzini di Friedrichstrasse sfidano per ricchezza e varietà quelli di Londra e di Parigi; il più grande zoo d’Europa è un punto di riferimento inconfondibile e amatissimo, autentica finestra sui continenti; i laghi formati dalla Sprea, appena fuori città, sono la meta di gite e scampagnate; il cinema ha un grande successo, e dal 1912 sono attivi gli studi di Babelsberg, luogo di produzione dei primi capolavori del cinema espressionista.

PROGRESSO, POTENZA E VOGLIA DI MONDI LONTANI.

SOTTO IL KAISER GUGLIEMO II2

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IL “MANIFESTO” INCISO DA KIRCHNER

“Animati dalla fede nel progresso, in una nuova generazione di creatori e di amatori d’arte, chiamiamo a raccolta la gioventù, e, come giovani che recano in sé il futuro, vogliamo conquistarci libertà d’azione e di vita di fronte alle vecchie forze, così difficili da sradicare. Accogliamo tutti coloro che, direttamente e sinceramente, danno immagine al proprio impulso creativo.”

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L’ESPRESSIONISMOLa definizione di espressionismo non indica un unico movimento o un gruppo ben definito di artisti, quanto piuttosto una generale tendenza generale stilistica diffusa tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo nell’Europa centro-settentrionale, e che riguarda in modo particolare la pittura e l’incisione nell’area culturale tedesca.

In Germania l’espressionismo si afferma come una reazione libera e creativa rispetto all’arte ufficiale del Secondo Reich, solida ma un po’ greve e troppo disciplinata: rinunciando alla pedante accuratezza accademica, l’espressionismo punta direttamente all’essenziale. Alcuni aspetti accomunano molti pittori: tratti grafici asciutti e taglienti, contorni nettamente definiti, figure spesso nude, paesaggi appena accennati eppure carichi di energia, sentimenti di disagio espressi in modo esplicito, nessuna decorazione inutile, colori innaturali. Pur trattandosi di un movimento d’avanguardia, l’espressionismo ha una profonda radice storica nei pittori e negli incisori del Rinascimento tedesco, come Dürer e Cranach, dei quali riprendono a volte temi e tecniche.

In Germania si distinguono tre principali correnti: die Brücke (“il ponte”) fondato da Kirchner nel 1905 a Dresda; der blaue Reiter (“il cavaliere azzurro”), animato da Kandinskij a Monaco di Baviera dal 1911; e la neue Sachlichkeit (“nuova oggettività”), sviluppato dopo la Prima Guerra Mondiale a Berlino da Grosz, Beckmann e Dix.

La definizione di Espressionismo non indica un unico movimento o un gruppo ben definito di artisti, quanto piuttosto una generale tendenza generale stilistica diffusa tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo nell’Europa centro-settentrionale, e che riguarda in modo particolare la pittura e l’incisione nell’area culturale tedesca.

In Germania l’Espressionismo si afferma come una reazione libera e creativa rispetto all’arte ufficiale del Secondo Reich, solida ma un po’ greve e troppo disciplinata: rinunciando alla pedante accuratezza accademica, l’Espressionismo punta direttamente all’essenziale. Alcuni aspetti accomunano molti pittori: tratti grafici asciutti e taglienti, contorni nettamente definiti, figure spesso nude, paesaggi appena accennati eppure carichi di energia, sentimenti di disagio espressi in modo esplicito, nessuna decorazione inutile, colori innaturali. Pur trattandosi di un movimento d’avanguardia, l’Espressionismo ha una profonda radice storica nei pittori e negli incisori del Rinascimento tedesco, come Dürer e Cranach, dei quali si riprendono a volte temi e tecniche.

In Germania si distinguono tre principali correnti: die Brücke (“il Ponte”) fondato da Kirchner nel 1905 a Dresda; der blaue Reiter (“il Cavaliere azzurro”), animato da Kandinskij a Monaco di Baviera dal 1911; e la neue Sachlichkeit (“Nuova oggettività”), sviluppato dopo la Prima Guerra Mondiale a Berlino da Grosz, Beckmann e Dix.

L’ESPRESSIONISMO3

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DIE BRÜCKEUna delle più importanti avanguardie del XX secolo nasce in un giorno preciso: viene fondato il 7 giugno 1905, presso la facoltà di architettura di Dresda, da Kirchner, Bleyl, Schmidt-Rottluff ed Heckel. Hanno tra i ventidue e i venticinque anni: temperamenti e caratteri diversi, ma uniti nel desiderio di condividere emozioni e ricerche. I loro mezzi espressivi sono l’incisione (soprattutto la xilografia) e la pittura. Il nome die Brücke (“il ponte”) sembra sia stato scelto da Schmidt-Rottluff partendo da una citazione di Nietzsche, ma forse indica semplicemente il rapporto tra l’arte antica e una modernità internazionale. Grazie ai viaggi e alla vivace vita culturale di Dresda, gli esponenti della Brücke si confrontano con i modelli dell’espressionismo (Van Gogh, Munch, Gauguin). Utilizzano come punto di ritrovo l’atelier di Kirchner, dipingono spesso insieme e presto coinvolgono nel movimento Nolde, Pechstein e altri pittori.

I “membri passivi” del gruppo (collezionisti e amatori d’arte) pagano una quota di dodici marchi e ricevono ogni anno i “Brücke Mappen”, resoconti corredati da un album con opere grafiche a tiratura limitata. Nel 1911 Kirchner, Pechstein, Schmidt-Rottluff e Heckel si trasferiscono a Berlino, ma tra loro cominciano ad affiorare i primi contrasti di vedute; nel maggio del 1913 viene annunciato lo scioglimento dell’unione. Da allora, ciascun artista proseguirà la carriera in maniera autonoma.

Una delle più importanti avanguardie del XX secolo nasce in un giorno preciso: viene fondata il 7 giugno 1905, presso la facoltà di architettura di Dresda, da Kirchner, Bleyl, Schmidt-Rottluff ed Heckel. Hanno tra i ventidue e i venticinque anni: temperamenti e caratteri diversi, ma uniti nel desiderio di condividere emozioni e ricerche. I loro mezzi espressivi sono l’incisione (soprattutto la xilografia) e la pittura. Il nome die Brücke (“il Ponte”) sembra sia stato scelto da Schmidt-Rottluff partendo da una citazione di Nietzsche, ma forse indica semplicemente il rapporto tra l’arte antica e una modernità internazionale. Grazie ai viaggi e alla vivace vita culturale di Dresda, gli esponenti della Brücke si confrontano con i modelli dell’Espressionismo (Van Gogh, Munch, Gauguin). Utilizzano come punto di ritrovo l’atelier di Kirchner, dipingono spesso insieme e presto coinvolgono nel movimento Nolde, Pechstein e altri pittori.

I “membri passivi” del gruppo (collezionisti e amatori d’arte) pagano una quota di dodici marchi e ricevono ogni anno i “Brücke Mappen”, resoconti corredati da un album con opere grafiche a tiratura limitata. Nel 1911 Kirchner, Pechstein, Schmidt-Rottluff e Heckel si trasferiscono a Berlino, ma tra loro cominciano ad affiorare i primi contrasti di vedute; nel maggio del 1913 viene annunciato lo scioglimento dell’unione. Da allora, ciascun artista proseguirà la carriera in maniera autonoma.

DIE BRÜCKE4

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Et npor cumet harumd dereud facilis est er expedit distinct. Nam liber tempor cumet quod maxit soluta nobis eligend optio comgue hinil impedit doming in quodmaxit dolor debi placeat facer possim omnis voluptas assumenda est. Omnis dolor debi sint et recus aut tum rerum necessit atib saepe eveniet ut er repudiand sint et recus prefer endis Itaque earud rerum hic tenetury sapiente delectus au aut prefer endis quid est cu dolorib asperiore repellat.

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Nata nel raffinato clima culturale di Dresda e sviluppata nel dinamismo urbano di Berlino: il percorso della Brücke è in fondo una metafora del destino storico della Germania imperiale.

Gli artisti del movimento ricevono gli stimoli stilistici fondamentali dai viaggi nelle capitali artistiche del primo Novecento, come Parigi e Monaco di Baviera, e grazie alla circolazione di opere offerta dalla brillante attività delle gallerie d’arte di Dresda. Un punto di partenza è l’arte di Van Gogh, fatta di larghi tratti di pennello, di colori vivacissimi, di tinte spremute direttamente dal tubetto alla tela; importante è poi la drammatica interpretazione della psiche e della natura nordica da parte di Munch, mentre nella asciutta ed efficace sintesi della figura umana si osserva il richiamo delle sculture africane, e più in generale del “primitivismo” di terre lontane. I dipinti di questa sala risalgono agli anni di Dresda: gli artisti della Brücke, si scambiano vicendevolmente temi e spunti. Sono frequenti i momenti di incontro, per la partecipazione a mostre collettive e per i ritrovi nell’atelier di Kirchner, una ex-macelleria alla periferia della città, arredata con motivi ornamentali etnici. Nell’estate del 1910 Pechstein, Heckel e Kirchner passano le vacanze insieme nella campagna dei dintorni di Dresda per dipingere nudi di bagnanti e paesaggi nella zona degli stagni formati dal fiume Elba vicino a Moritzburg.

GLI ESORDI EGLI ANNI DI DRESDA

Nata nel raffinato clima culturale di Dresda e sviluppata nel dinamismo urbano di Berlino: il percorso della Brücke è in fondo una metafora del destino storico della Germania imperiale.

Gli artisti del movimento ricevono gli stimoli stilistici fondamentali dai viaggi nelle capitali artistiche del primo Novecento, come Parigi e Monaco di Baviera, e grazie alla circolazione di opere offerta dalla brillante attività delle gallerie d’arte di Dresda. Un punto di partenza è l’arte di Van Gogh, fatta di larghi tratti di pennello, di colori vivacissimi, di tinte spremute direttamente dal tubetto alla tela; importante è poi la drammatica interpretazione della psiche e della natura nordica da parte di Munch, mentre nella asciutta ed efficace sintesi della figura umana si osserva il richiamo delle sculture africane, e più in generale del “primitivismo” di terre lontane. I dipinti di questa sala risalgono agli anni di Dresda: gli artisti della Brücke, si scambiano vicendevolmente temi e spunti. Sono frequenti i momenti di incontro, per la partecipazione a mostre collettive e per i ritrovi nell’atelier di Kirchner, una ex macelleria alla periferia della città, arredata con motivi ornamentali etnici. Nell’estate del 1910 Pechstein, Heckel e Kirchner passano le vacanze insieme nella campagna dei dintorni di Dresda per dipingere nudi di bagnanti e paesaggi nella zona degli stagni formati dal fiume Elba vicino a Moritzburg.

GLI ESORDI E GLI ANNI DI DRESDA5

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Aschaffenburg, 1880 - Davos, 1938

La parabola della Brücke è strettamente legata alle iniziative di Kirchner, punto di riferimento indispensabile del gruppo. Figlio di un ingegnere, da ragazzo Kirchner si forma una solida conoscenza e un autonomo gusto nei confronti dell’arte antica e moderna. Dopo aver visto alcune tele di Van Gogh e di Munch nelle gallerie d’arte di Dresda, l’irrequieto e vivace Kirchner decide di dare vita a un movimento artistico nuovo e originale. La prima sede della Brücke è ricavata in una ex macelleria alla periferia di Dresda. Il segno di Kirchner diventa ancora più intenso con il trasferimento a Berlino. L’artista afferma di essere rimasto colpito dal fisico slanciato e angoloso delle ragazze prussiane, rispetto alle più morbide forme delle giovani conosciute e ritratte in Sassonia. Kirchner è l’interprete nervoso di una metropoli in piena espansione, di una società frenetica eppure affascinante. Nel maggio del 1913 un suo scritto causa il brusco scioglimento del gruppo. Kirchner parte volontario per la guerra, ma il servizio al fronte dura solo circa un anno. Congedato per ragioni di salute (manifesta sintomi di paralisi nervosa e di manie di persecuzione), Kirchner passa attraverso vari sanatori, fino ad approdare nella pace montana di Davos, nei Prigioni svizzeri. Cercherà più volte di affacciarsi di nuovo sulla scena artistica tedesca; ma alla fine, la condanna delle sue opere da parte del nazismo lo porta alla estrema decisione del suicidio.

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1880

-1938

KIRCHNER

ERNSt LuDWIG

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Rottluff, 1884 – Berlino, 1976

Vivace, pieno di iniziative, aperto a nuovi incontri e ricerche: Karl Schmidt è il più giovane del gruppo che proprio da una sua intuizione ha preso il nome di die Brücke, il Ponte. Schmidt è uno dei cognomi tedeschi più diffusi, e per distinguersi Karl ha aggiunto il riferimento alla cittadina natale, in Sassonia. Gli occhialini e il pizzetto a punta sono i segni inconfondibili della sua fisionomia. Al Politecnico di Dresda conosce prima Heckel e poi Kirchner: un’amicizia che proprio grazie al dinamismo di Schmidt-Rottluff diventa movimento artistico organizzato. Affascinato dall’essenzialità del tratto di Van Gogh, ma portato a concepire l’immagine come incastro di volumi architettonici, si impegna subito ad allargare la cerchia del movimento, riuscendo a coinvolgere anche il solitario Emil Nolde. Con il trasferimento a Berlino, nel 1911, anche Schmidt-Rottluff conosce il fascino angoloso dell’arte primitiva. Trascorsi i felici anni della Brücke, dopo la chiamata alle armi e la guerra combattuta sul fronte russo, Schmidt-Rottluff si orienta verso immagini mistiche. Anche la sua arte verrà considerata “degenerata” dal nazismo; per di più, il suo studio berlinese, dove si accumulavano centinaia di dipinti e disegni, verrà devastato dai bombardamenti.

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1884

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SCHMIDt ROtLUFF

KARL

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Döbeln, 1883 - Rudolfzell, 1970

Compagno di liceo di Schmidt-Rottluff, e poi come lui studente di architettura a Dresda, Heckel è perfettamente complementare all’amico. Quanto Schmidt-Rottluff è estroverso e vivace, tanto Heckel è taciturno, ma dotato di uno spirito concreto indispensabile alla formazione della Brücke: solo grazie alla sua capacità commerciale, infatti, il gruppo riesce a organizzare circa settanta mostre in diverse città. Ed è sempre lui a occuparsi dell’affitto degli spazi comuni a Dresda e a Berlino, e a curare le finanze del gruppo. Heckel è un grande appassionato del colore, tanto da utilizzarlo anche nell’opera grafica: netto è il contrasto tra le tinte chiare utilizzate a Dresda e quelle più cupe del periodo berlinese. Dipinge volentieri all’aria aperta, con una predilezione per gli stagni nei pressi di Moritzburg, la località di Dangast e le spiagge del Baltico. Dopo un importante viaggio in Italia, nel 1910 conosce “Siddi”, la ballerina Milda Frieda Georgi, che diventa sua modella e poi sua moglie. Allo scoppio della guerra parte volontario, e viene inquadrato sul fronte occidentale, in una compagnia di artisti che ha il compito di illustrare le scene del conflitto: continua pertanto a dipingere (ritratti di camerati, paesaggi dei campi di battaglia), ma ovviamente il suo stile diventa più cupo, e non ritroverà mai più la vena degli anni della Brücke. Circa metà dei “degenerati” dipinti degli anni 1905-1913 sono stati distrutti durante il nazismo.

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1883

-1970

HECKEL

ERICH

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ENGENGENGLISH

I classici del Rinascimento tedesco, come Dürer, Cranach, Beham; ma anche le essenziali stampe colorate giapponesi, i pastelli e le litografie di Toulouse-Lautrec, il pionieristico design della Secessione: per i maestri della Brücke la grafica è un continuo campo di confronto, ricerca, stimolo. Tutti gli artisti del movimento si esprimono in opere su carta: disegni, acquarelli, incisioni su legno e metallo. La grafica è un mezzo caratteristico di tutti i movimenti dell’espressionismo tedesco, ma in particolare per la Brücke poiché esalta l’energia graffiante del segno, e sviluppa l’essenzialità del contrasto tra bianco e nero in immagini perentorie. I temi affrontati sulla carta sono gli stessi della pittura su tela: ritratti, figure di modelle vestite o più spesso nude, paesaggi naturali o scenari urbani.

Un ambito specifico sono inoltre i manifesti, le locandine, i materiali promozionali sulle attività del gruppo: il programma artistico della Brücke non è un lungo articolo di giornale (come avviene nel caso del Futurismo), ma un breve testo inciso in una xilografia di Kirchner.

LAGRAFICA

I classici del Rinascimento tedesco, come Dürer, Cranach, Beham; ma anche le essenziali stampe colorate giapponesi, i pastelli e le litografie di Toulouse-Lautrec, il pionieristico design della Secessione: per i maestri della Brücke la grafica è un continuo campo di confronto, ricerca, stimolo. Tutti gli artisti del movimento si esprimono in opere su carta: disegni, acquerelli, incisioni su legno e metallo. La grafica è un mezzo caratteristico di tutti i movimenti dell’Espressionismo tedesco, ma in particolare per la Brücke poiché esalta l’energia graffiante del segno, e sviluppa l’essenzialità del contrasto tra bianco e nero in immagini perentorie. I temi affrontati sulla carta sono gli stessi della pittura su tela: ritratti, figure di modelle vestite o più spesso nude, paesaggi naturali o scenari urbani.

Un ambito specifico sono inoltre i manifesti, le locandine, i materiali promozionali delle attività del gruppo: il programma artistico della Brücke non è un lungo articolo di giornale (come avviene nel caso del Futurismo), ma un breve testo inciso in una xilografia di Kirchner.

LA GRAFICA9

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Zwickau, 1880 - Bad Iburg, 1966

Mentre tutti gli altri membri della Brücke hanno proseguito la carriera dopo lo scioglimento del gruppo, l’attività artistica di Bleyl si concentra solo in un brevissimo periodo di tempo, all’epoca della nascita e dei primi successi del gruppo. Compagno di università di Kirchner, Bleyl condivide con lui una simile visione del mondo e la preferenza verso le arti figurative rispetto all’architettura. Il fatidico 7 giugno 1905, data di nascita del movimento, Bleyl è insieme a Kirchner, Heckel e Schmidt-Rottluff uno dei quattro fondatori. A differenza degli amici, tuttavia, continua a studiare al Politecnico, per laurearsi e specializzarsi in Architettura. Appassionato di grafica, e meno attratto dalla pittura, Bleyl realizza manifesti, locandine e cartoncini di invito per le esposizioni e le iniziative della Brücke; i progressi negli studi di architettura lo portano anche a realizzare caratteri tipografici e a curare il graphic design del movimento. È opera sua lo “scandaloso” poster litografico con un nudo femminile, realizzato nel 1906 per la prima mostra del gruppo, e vietato dalla polizia. Nel 1907, diventato professore alla scuola di architettura di Freiberg, decide di lasciare il gruppo: il suo posto viene preso da Max Pechstein. Alle avventure dell’arte, Bleyl preferisce un tranquillo matrimonio borghese e una soddisfacente carriera di professore di architettura e di libero professionista.

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1880

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BLEYL

FRIEDRICH (FRItZ)

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Zwickau, 1881 - Berlino, 1955

Unico tra gli esponenti della Brücke a compiere studi accademici di pittura (e con brillanti risultati), si distingue per un tratto più morbido, in dialogo con i fauves, conosciuti grazie a un soggiorno a Parigi e al costante desiderio di un confronto internazionale. Entrato a far parte della Brücke nel 1906, grazie all’amicizia con Heckel, nel 1908 è il primo a lasciare Dresda e a trasferirsi a Berlino, convincendo gli amici a seguirlo. Proprio il contrasto con l’aggressiva metropoli del Secondo Reich spinge Pechstein a rendere concreto il sogno di una immersione in un mondo “primitivo”: nel 1914 si imbarca per le lontanissime isole di Palau, in Micronesia. Lo scoppio della guerra lo coglie nell’esotico paradiso del Pacifico: internato dall’esercito giapponese, viene fatto rientrare in Germania in modo avventuroso, per essere immediatamente arruolato e spedito al fronte occidentale. Il contrasto tra le sognanti atmosfere di Palau e l’atrocità della guerra è sconvolgente, tanto che Pechstein viene congedato nel 1917, in piena crisi esistenziale. Insieme agli amici di sempre, come Heckel e Schmidt-Rottluff, cercherà in seguito di dare vita a nuovi movimenti artistici, ma gli anni felici della Brücke non torneranno più. Bollato dal nazismo come “degenerato”, vedrà ben 326 suoi dipinti espulsi dai musei tedeschi e distrutti.

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Nolde, 1867 - Seebüll, 1956

Il vero cognome del pittore era Hansen, di chiara origine scandinava: lo sostituisce con il nome della cittadina natale nel 1902, quando si trasferisce a Berlino, dopo una giovinezza girovaga tra Germania, Svizzera e Danimarca. Figlio di contadini, pittore autodidatta, Nolde è un artista autonomo e libero, capace di tradurre in colori e pennellate slanci mistici, tensioni esistenziali, brevi sprazzi di felicità. Nel 1906 Nolde è a Dresda, dove la moglie Ada è ricoverata in sanatorio: l’intraprendente Schmidt-Rottluff lo invita a far confluire le sue “tempeste di colore” nel gruppo della Brücke. Nonostante la differenza d’età e il temperamento solitario, inaspettatamente Nolde accetta. È un contatto breve ma decisivo: Nolde dipinge paesaggi, ritratti, interni di caffè e cabaret, impara da Kirchner la tecnica della xilografia, trascorre le vacanze insieme a Schmidt-Rottluf in una capanna di pescatori sull’isola di Alsen nel Baltico. Con il trasferimento della Brücke a Berlino Nolde riprende la sua strada individuale; nel 1913 si imbarca verso l’Estremo Oriente, in una spedizione che tocca Cina, Corea, Giappone e Nuova Guinea: si consolida il suo sentimento per una relazione diretta, “primitiva”, con la natura e con il divino. Dagli anni Venti si ritira a Seebüll, in una casetta immersa tra i prati, quasi al confine con la Danimarca. L’isolamento e la vecchiaia non lo proteggono dagli strali nazisti: più di 1000 sue opere vengono eliminate con disprezzo dai musei germanici.

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ENGENGENGLISH

Le opere di questa sala sono la testimonianza della fine della Brücke e delle successive scelte da parte dei suoi diversi esponenti.

Nel maggio del 1913 Kirchner stampa un breve resoconto storico sulle origini e l’attività del movimento: gli altri esponenti non si riconoscono nel testo, e il gruppo, quasi all’improvviso, si sfalda.

Una conclusione repentina, ma in qualche modo prevedibile. Bleyl e Nolde avevano già da tempo lasciato il gruppo, e l’ambiente berlinese offriva stimoli nuovi, più forti e diversificati rispetto al più raccolto ambiente di Dresda. In contrasto con lo scenario della metropoli, significativo è anche il desiderio di evasione verso mari lontani da parte di maestri come Pechstein e Nolde.

Poco dopo, con la drammaticità assoluta di un evento epocale, la Grande Guerra calerà sull’Europa. I giovani pittori della Brücke vengono chiamati alle armi, e anche se per loro il conflitto non avrà dirette conseguenze tragiche (come avviene per alcuni loro colleghi, come Franz Marc e August Macke, morti sul fronte occidentale), la loro arte sarà per sempre segnata.

L’eredità della Brücke, fatta di scenari sghembi, di figure aspre, di contrasti secchi tra ombra e luce non si esaurisce tuttavia nelle trincee della Prima Guerra Mondiale, ma emerge con forza nell’arte che più di tutte caratterizzerà la cultura tedesca dopo la rovina del Secondo Reich: il cinema espressionista, con i capolavori di grandi registi come Wegener, Weine, Lubitsch, Lang e Murnau.

ALLA FINEDEL PONTE

Le opere di questa sala sono la testimonianza della fine della Brücke e delle successive scelte da parte dei suoi diversi esponenti.

Nel maggio del 1913 Kirchner stampa un breve resoconto storico sulle origini e l’attività del movimento: gli altri esponenti non si riconoscono nel testo, e il gruppo, quasi all’improvviso, si sfalda.

Una conclusione repentina, ma in qualche modo prevedibile. Bleyl e Nolde avevano già da tempo lasciato il gruppo, e l’ambiente berlinese offriva stimoli nuovi, più forti e diversificati rispetto al più raccolto ambiente di Dresda. In contrasto con lo scenario della metropoli, significativo è anche il desiderio di evasione verso mari lontani da parte di maestri come Pechstein e Nolde.

Poco dopo, con la drammaticità assoluta di un evento epocale, la Grande Guerra calerà sull’Europa. I giovani pittori della Brücke vengono chiamati alle armi, e anche se per loro il conflitto non avrà dirette conseguenze tragiche (come avviene per alcuni loro colleghi, come Franz Marc e August Macke, morti sul fronte occidentale), la loro arte sarà per sempre segnata.

L’eredità della Brücke, fatta di scenari sghembi, di figure aspre, di contrasti secchi tra ombra e luce non si esaurisce tuttavia nelle trincee della Prima Guerra Mondiale, ma emerge con forza nell’arte che più di tutte caratterizzerà la cultura tedesca dopo la rovina del Secondo Reich: il cinema espressionista, con i capolavori di grandi registi come Wegener, Weine, Lubitsch, Lang e Murnau.

ALLA FINE DEL PONTE13

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