SupTime 10
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Follow us on Facebook: www.facebook.com/RRDinternational
P o w e r e d b y:
Air Sup 10’4’’ Air Sup 10’2’’Air Cruiser 12’0’’000’’’’’’’ Air SSSuSupp 101010’’4’4’’AiAiAirr uiser 12’0rr CCruiser 12’0’00 AiAiAirr SSuSup 10100’2’2’2’’’’’’
Model Size (in Inches) Fins Vol (Lt)
Aircruiser 12’0” 12’0” x 32” x 6” 19 cms US Box 255
Airsup 10’4” 10’2” x 34” x 4 1/2” 19 cms US Box 190
Airsup 10’2” 10’2” x 32” x 4 1/2” 19 cms US Box 172
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RRD A IRSUP“SUP is in the Air”
Air SUP 10’2” è stata la prima tavola SUP gonfiabile prodotta da RRD, disegnata e sviluppata per poter essere utilizzata da chiunque in qualsiasi situazione. Grazie all’innovativo design e alla peculiare tecnologia di costruzione è possibile gonfiare l’Air Sup fino a 18 psi (1,2 bar) rendendolo molto rigido e reattivo in navigazione. Questa incredibile tecnologia di costruzione avrà sicuramente un grande impatto sul futuro del nostro sport ed ha permesso di sviluppare una nuova gamma di tavole che, a partire dal 10’2”, ha portato alla realizzazione di un 10’4” e adesso di una innovativa tavola Air Cruiser 12’, caratterizzata da 6” di spessore e rocker line super dritta. Un vero razzo su acqua piatta! L’ Air Cruiser 12’ non solo è in grado di rendere più piacevoli le vostre uscite in acqua piatta, ma riuscirà a stupirvi con accelerazioni e velocità finali che fino ad ora era possibile raggiungere solo con tavole in sandwich. La tavola flat water imbattibile, ora alla portata di tutti!
Programma: Inflatable SUP Allround / Cruising
Ph.V
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![Page 6: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/6.jpg)
4
ANNO III - NUMERO 10NOVEMBRE 2012
DIRETTORE RESPONSABILECristiano Zanni • [email protected]
REDATTORE CAPOFabio Calò • [email protected]
ART DIRECTORGianpaolo Ragno • [email protected]
GRAFICA E DTPCarlo Alfieri • [email protected]
IN REDAZIONEMarco Melloni • [email protected]
INOLTRE HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO
testi:Nicola Abatescianni, Mirco Babini, Fabio Calò, Giordano
Capparella, Beppe Cuscianna, Ezio Ferin, Alessandra Ferrara, Ovidio
Ferrari, Lucia Marra, Robby Naish, Francesco Orsi, Paola Perrone, Luigi
Reghitto, Denis Rey.
immagini:Eliana Argine, Federico Benedettolo, Alessia Cataldi, Mirko
Destro, Daniele Durante, Fabrizio Luca, Lucia Marra, Daniele Mei,
Valerio Moretta, Vito Montenegro, Eugenia Mussa, Franz Orsi, Franco
Piccioni, Denis Rey, Benjamin Thouard, Katarina Tomc.
EDITORE E PUBBLICITÀ Johnsons Media srlvia Valparaiso 4 - 20144 Milano - tel +39.02.43990087fax +39.02.48022901 - [email protected] - www.johnsonsmedia.it
AMMINISTRATORE DELEGATOCristiano Zanni • [email protected]
SERVIZI GENERALILuisa Pagano • [email protected]
DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ITALIAPress-di Distribuzione Stampa e Multimedia s.r.l.20090 Segrate (MI)
DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ESTEROJohnsons International News Italia - via Valparaiso 4 - Milano
SERVIZIO ABBONAMENTI E ARRETRATI ITALIA & ESTEROJohnsons Media - Via Valparaiso, 4 - 20144 Milanotel +39.02.43990087 - fax +39.02.48022901 - [email protected] attivo dal Lunedì al Venerdì dalle 14:00 alle 18:00.
MODALITA’ DI PAGAMENTOBonifico Bancario intestato a Johnsons Media - Via Valparaiso, 4 - 20144 MilanoBanca Intesa - Coordinate Bancarie: IT 67 o 03069 09529 0724 0265 0199CAUSALE: abbonamento SUPTIME - NOMINATIVO E INDIRIZZO ED EV. RECAPITO TELEFONICO
Le immagini a volte non hanno bisogno
di essere commentate e questa
copertina secondo noi ne è una prova
evidente. Una foto più unica che rara, un
colpo di fortuna, una serie di incredibili
coincidenze… lo capirete meglio
leggendo l’articolo di Tuamotu a pag. 38.
Rider Manu Bouvet
Location Tuamotu
Foto Benjamin Thouard
E sono 10! Con questo numero ci congediamo per il 2012 e ci
rivedremo in edicola il prossimo aprile per un nuovo anno
all’insegna del SUP, ma continuate a seguirci su
www.suptime.it che alla luce di questo lungo periodo di attesa del prossimo numero,
sarà ancora più aggiornato. È tempo quindi di tirare le somme dopo queste prime 3
fantastiche stagioni passate insieme. SupTime è nato nella primavera del 2010 come
allegato a FUNBOARD magazine, e già dal secondo numero ha preso la sua strada
diventando una pubblicazione autonoma. La rivista ha continuato a crescere seguendo
l’andamento esponenziale della crescita del SUP in Italia e nel mondo, e nell’estate 2012
è arrivata una nuova sfida, proporvi il web di riferimento per il SUP in Italia, e non solo,
ed ecco che è nato suptime.it. Abbiamo seguito da molto vicino grazie ai nostri
collaboratori come Beppe, sempre presente sul campo, le evoluzioni di questo mondo
in fermento che non si ferma mai nemmeno per un attimo, cercando di anteporre
sempre a tutto la nostra passione schierandoci sempre dalla parte dello Sport.
Abbiamo seguito con piacere la piega di questo Sport verso una visione più
“amatoriale”, non tralasciando mai comunque quella “pro” portata avanti dai veri Atleti
del Race e del Wave, essenziale e fondamentale, abbiamo gioito quando azienda dopo
azienda con modello dopo modello si è arrivati ad avere un vasto panorama con una
scelta che ormai rappresenta la quasi totalità delle proposte per il SUP con i gonfiabili!
E questo numero ne è l’ennesima prova della tendenza inflatable, potrete scoprire tra
qualche pagina tante novità e la nascita di diversi circuiti dedicati a questo settore dove
la parola d’ordine è “user friendly”, con un occhio di riguardo anche al portafoglio che
di questi tempi certo non guasta. Aspettando quindi il prossimo numero di SupTime vi
informiamo anche che siamo alla ricerca di nuovi collaboratori.
Ti piace il SUP?
Ti piace scrivere articoli?
Ti svegli la mattina con delle idee e non sai come realizzarle?
Ti piace essere presente alle manifestazioni?
Sei un animale da spiaggia?
Ti piace pagaiare?
Ti piacciono le onde tanto da non farti dormire la notte e farti svegliare ogni ora per
non cannare l’ingresso in acqua?
Se hai risposto si a tutte queste domande allora sappi che è arrivato il momento di fare
sul serio, SUPTIME ricerca collaboratori in tutta Italia. Se credi di avere le potenzialità
per essere uno dei nostri invia la tua candidatura a [email protected]. Ti offriamo la
possibilità di crescere in un ambiente giovanile e di sviluppare le tue capacità di
scrittura mediante un percorso formativo con i reporter più cool del settore.
Have fun…
Fabio Calò[email protected]
SupTime è una testata della società Johnsons Media
srl che pubblica anche i periodici
KiteMagazineStance (kite), Funboard (windsurf),
Surf Latino (surf), 6:00 AM (skateboard),
En3 snowboardmag, Snowmap (snowboard),
Soul rider (sci freeride) 4Skiers (sci freestyle freeride)
e gli annuari Surfing (windsurf, surf, kitesurf) e
Snowb (snowboard).
Tutti i diritti di Sup Time sono riservati e appartengono a Johnsons Media. Nessunaparte di Sup Time può essere riprodotta in alcun modo senza la preventivaautorizzazione di Johnsons Media. Testi, disegni e immagini non saranno restituitise non espressamente richiesti. L’editore è a disposizione degli aventi diritto nei casiin cui, nonostante le ricerche, non sia stato possibile raggiungere il detentore deldiritto di riproduzione di eventuali testi e immagini. L’editore e gli autori nonpotranno in alcun caso essere ritenuti responsabili per incidenti o conseguentidanni che derivino o siano causati dall’utilizzo improprio delle informazionicontenute in questa rivista.
PREZZO DI UNA COPIA IN ITALIA euro 4,90
ABBONAMENTO ANNUALE ITALIA (4 NUMERI) euro 16,00
PERIODICITÀ Aprile; Giugno;Agosto; Ottobre
ISSN 2038-9329registrazione Tribunale di Milano n.419 del14.07.2010 ROC - Registro Operatori diComunicazione - 1234
STAMPAAlfaprint - via Bellini 24 Busto Arsizio (VA)
>ECCETERA
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* Bacteria are increasing very fast. Their number is doubled every 20 minutes, if there´s no desinfection.
The built- in SANITIZED ® hygiene function prevents the fabric from mildew and bad odour caused by bacteria in moist or sweaty
environments and keeps your product fresh.
200% VS.
BACTERIAEVERY20 MINUTES
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![Page 8: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/8.jpg)
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UN VOLO IN PARADISO pag. 38di Benjamin ThouardUno dei migliori fotografi in circolazione ci porta in cielo grazie al suo
parapendio per vedere la perfezione e la spettacolare pericolosità del reef di
Tuamotu, dove a volte si possono fare degli incontri poco piacevoli.
SURFIN’ VENICE pag. 46di Ovidio FerrariGiunta alla sua terza edizione la Surfin’Venice rappresenta ormai un
classico degli eventi SUP del panorama italiano, quest’anno movimentata
anche da una particolare situazione metereologica che ha reso il tutto
ancora più interessante.
ALASKA pag. 54di Robby NaishDove potevano andare il Campione del mondo di SUP e la leggenda del
Windsurf che vivono alle Hawaii sull’isola di Maui? Ovviamente in un
posto diametralmente opposto dalla loro routine giornaliera.
MAYOTTE pag. 62di Denis Ray Un SUPsafari in uno dei luoghi più belli del pianeta ma ancora tutto da
scoprire situato nell’estremità nord del Canale di Mozambico nell’Oceano
Indiano, tra la parte settentrionale del Madagascar e quella del Mozambico.
FAQ pag. 68
La sezione di SupTime dedicata a chi vuole suppare meglio e divertirsi di
più. Su questo numero:
• Sup rescue • Roll tack
SPOT GUIDE COSTA DELLA MORTE pag. 74di Francesco OrsiAbbondonare la certezza dei costanti swell estivi del Portogallo per
dirigersi verso l’ignoto e scoprire nuovi spot lontano dalle masse
turistiche e di ottima qualità.
RIDER Manu Bouvet LOCATION Tuamotu FOTO Benjamin Thouard
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11RIDER Marco Bosi LOCATION Ponte Vecchio - Firenze FOTO Daniele Durante/RRD TAVOLA RRD Aqua Mondo 10’6 Wood
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ITALIAN SUP AWARDS 2012Gli Awards sono uno dei premi più ambiti al livello mondiale, il riconoscimento
dell’eccellenza nel campo di appartenenza, anche nello Stand Up Paddle, sbarca
l’ITALIAN SUP AWARDS. Una prima edizione da brivido che prevede numeri da capogiro.
La notevole diffusione del SUP in Italia, con un seguito sempre maggiore, ha dato
l’idea agli organizzatori di creare un evento per premiare paddler esperti che si sono
distinti per particolari capacità atletiche. L’Italia inizia a recuperare posizioni tra i
grandi paesi ormai nella storia del Sup e lo fa in modo imponente con
l’organizzazione di gare, manifestazioni ed eventi in qualsiasi specchio d’acqua, in
qualsiasi condizione marina e in ogni regione italiana. A coronamento del grande
movimento del SUP nasce, quindi, l’Italian Sup Awards che vorrà certificare il più alto
livello qualitativo raggiungibile nel campo del SUP. Questo premio si prefigge di dare
lustro ad uno sport che, speriamo in tempi brevissimi, possa entrare a far parte della
grande famiglia CONI insieme ad altre discipline sportive storiche.
Come partecipare: Possono partecipare tutti gli atleti che hanno preso parte almeno ad
una manifestazione in Italia e all’estero e che si candidano a poter essere i
portabandiera di questo sport. Tramite iscrizione on line, saranno valutate le
candidature, l’aggiudicazione dei premi, la valutazione delle graduatorie, il
riconoscimento delle capacità surfistiche e della popolarità dei partecipanti. Ad ogni
posizione conquistata durante una competizione sarà assegnato un punteggio che
partirà da 2000 punti per la prima posizione e scalerà di 50 punti per le posizioni a
scendere. Le iscrizioni dovranno pervenire entro il 30 novembre 2012 e verranno
valutati i risultati riferiti a competizioni svoltesi dal 1° gennaio 2012 fino al termine
ultimo di iscrizione. A seguito del termine previsto verranno comunicate le nomination
dei candidati e per tutto il mese di dicembre fino a metà gennaio partiranno le votazioni
attraverso i consensi ottenuti in rete e tramite social network a cui si aggiungeranno le
valutazioni da parte di una giuria di esperti. Il 13 gennaio 2013 verranno chiuse le
votazioni e il 31 gennaio 2013 saranno pubblicati i vincitori a cui verrà assegnato
l’Italian Sup Award per la categoria di appartenenza. Tutta la documentazione dovrà
essere inviata a [email protected]. Ulteriori info su www.suptime.it
Saranno in lizza le seguenti nomination:
MIGLIOR ATLETA RACE UOMO E DONNA
MIGLIOR ATLETA WAVE UONO E DONNA
MIGLIOR TEAM
ATLETA PIU’ POPOLARE
MIGLIOR ATLETA AMATORE UOMO E DONNA
BEST TRICK
BEST SURFING
BEST TUBE
BEST WIPEOUT
TAGGATECI Questo mese si aggiudica questo spazio il nostro lettore
FEDERICO TADDEI: “Livorno, 27 agosto, perchè il tramonto con le onde
mentre ci si prepara per la cena al mare è sempre impagabile...
anche con mezzo metro.... ciao e complimenti per la rivista!”.
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9’1’1197’11’’
![Page 16: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/16.jpg)
CAMPIONATO ITALIANO EUROSUPA
Lo stand up paddle è diventato ormai uno stile di vita. Ogni
evento, organizzato per diffondere questo sport e allargare
sempre di più il pubblico di curiosi che si cimentano nella
pratica, ha fatto sì che l’Italia si sia affermata tra i grandi paesi
europei che hanno una lunga tradizione in campo surfistico. Per
questo è nata EUROSUPA una organizzazione non profit che si
propone di promuovere il SUP in tutta Europa. I fondatori di
EUROSUPA, Eric Terrien, Gregory Closier, Jean Philippe Wuilmart,
Rico Leroy e Bruno Andre hanno vinto la scommessa e, investendo
forze e energie nel progetto, sono riusciti a dar vita ad un vero e
proprio campionato che ha avuto il suo debutto nel 2010 a Saint
Tropez ma che ha poi coinvolto altri paesi europei. L’Italia non è
rimasta a guardare e ha conosciuto una fase di crescita
esponenziale nel mondo del Sup che le ha permesso di
recuperare posizioni tra i paesi più attenti alla promozione del
territorio e dello sport. Il territorio italiano ha, dalla sua parte, un
paesaggio che ben si presta alla pratica del Sup visto la presenza di una lunga costa marina e di laghi e fiumi facilmente navigabili. L’organizzazione di
gare e manifestazioni in qualsiasi specchio d’acqua e con condizioni marine diverse in ogni regione italiana, ha destato l’interesse dell’Eurosupa che ha
deciso di investire anche in Italia. Al secondo anno dalla creazione dell’organizzazione europea, è nato un vero e proprio Campionato Europeo in Italia
che si è svolto in due tappe, l’Italia Surf Expo e il Roma Event One. Le due manifestazioni, entrambe un must nel mondo del surf, si sono svolte in
territorio romano. La prima ha coinvolto un pubblico vastissimo che dal 13 al 15 luglio ha invaso la spiaggia di Santa Marinella ai piedi del castello di
Santa Severa. È stato un successo per il pubblico, per la diffusione dello sport, del vivere bene, della surf culture. Il Reo si è svolto dal 20 al 23
settembre a Maccarese, ha coinvolto il popolo del surf e non solo e ha concluso il circuito eurosupa (vai a pag. 22). L’importanza di questi eventi,
accompagnata da una notevole spinta mediatica, ha richiamato un pubblico sempre più ampio e aumentato l’interesse dei curiosi per lo Stand Up
Paddle. Il campionato europeo è alla sua prima edizione in Italia ma si prefigge grandi obiettivi quali la diffusione dello sport, la promozione del
territorio e la divulgazione del Sup ad un pubblico sempre più ampio. Al termine dei due eventi il Campionato Europeo in Italia sono stati proclamati i
rappresentanti della categoria elite 12.6 race. Un ringraziamento particolare va al presidente dell’EUROSUPA Eric Terrien per aver creduto e dato fiducia
nei team organizzatori italiani.
CLASSIFICA FINALE UOMINI (PRIME 5 POSIZIONI)
1 Leonanrd Nika 4000
2 Fabrizio Gasbarro 3258
3 Giornano Bruno Capparella 3240
4 Paolo Marconi 2639
5 Daniele Guidi 2624
CLASSIFICA FINALE DONNE
1 Silvia Mecucci 4000
2 Roberta Mariani 3420
3 Cecilia Pescatori 1800
4 Paola Perrone 1620
5 Nadia Servadei 1458
CLASSIFICA FINALE JUNIORES
1 Claudio Nika 3800
2 Federico Benedettolo 2000
3 Indro Spinelli 1800
4 Leonardo Toso 1620
AHD SEALIONDopo qualche anno di assenza dal mercato italiano, lo storico brand svizzero-francese AHD
sbarca sul nostro territorio, distribuito da Display Sports. La linea Wind-Sup SEALION, nata
alcuni anni fa come progetto “0-15 KNTS-concept”, è nel frattempo diventata la tavola
bestseller in casa AHD, con una propria community e centinaia di fans in tutta Europa che si
ritrovano ogni anno ad un contest dedicato, il “Mondial du Sealion”. Disponibile in quattro
differenti misure e volumi, il SEALION rappresenta il compagno ideale per tutta la famiglia. A
seconda del modello scelto, dal XL con 150 lt di volume al più radicale PRO con 115 lt e misura
ultra-compatta di soli 232cm, ciascuno troverà la tavola giusta per tutte le condizioni. Oltre ad
essere un SUP polivalente sia in acqua piatta che nelle onde, è perfetto come tavola da
windsurf sulle onde, surfando strapless. Tutti i modelli sono ricoperti da un comodo Eva-deck,
rendendo le tavole molto sicure ed adatte anche ai più piccoli. La poppa con swallow-tail e
twin-fins permette una reattività mai pensata ed un back-foot-riding radicale! Provate il SEALION come SUP-short board, come windsurf in condizioni di vento al
limite e onda di scaduta... moltiplicherete le vostre uscite, garantito! Per maggiori informazioni: [email protected] e visitate il sito www.ahd-boards.com.
Models Volume Length Width Width ofo Weight (+/- 6%) Fin box Fin size
Sealion Classic 135 l. 232.00 cm / 7’6” 74.00 cm / 29 1/4’’ 59.50 cm / 23 1/2’’ 8.50 kg. Us Box Twin 19 cm
Sealion Pro 115 l. 232.00 cm / 7’6” 74.00 cm / 29 1/4’’ 59.50 cm / 23 1/2’’ 7.30 kg. Us Box Twin 16 cm
Sealion XL 150 l. 274.00 cm / 9’ 75.60 cm / 29 3/4’’ 59.50 cm / 23 1/2’’ 9.50 kg. Us Box Twin 21 cm
Sealion 8’3 135 l. 253.00 cm / 8’3” 75.00 cm / 29 1/2’’ 59.50 cm / 23 1/2’’ 8.50 kg. Us Box Twin 19 cm
DISPLAY SPORTS - Via Francescani 14 - I-39100 Bolzano - Tel. 0471 973255 - Email: [email protected] - Web: www.display-sports.it
14
![Page 17: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/17.jpg)
![Page 18: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/18.jpg)
KAI LENNYCAMPIONE DEL MONDO SUP
Dominando anche l’ultimo
evento stagionale, la Turtle
Bay SUP Racing, svoltasi
sulla North Shore di Oahu il
13 e 14 settembre, Kai Lenny
(Naish/Red Bull) con il suo
Naish Javelin 12’6₺ LE di
serie, è il nuovo Campione
del Mondo SUP Race, dopo
aver già vinto negli anni
scorsi per due volte il titolo
di Campione del Mondo SUP
surfing. Il famoso marchio di
pinne hawaiane MFC,
dell’italiano Pio Marasco, ha
iniziato una collaborazione
con Kai nell’ottobre del 2011
per lo sviluppo delle pinne
Race e Wave seguendo il suo
radicale stile. MFC in questi mesi ha lavorato per dare a Kai delle pinne
che gli permettessero una maggiore scivolata, una velocità più alta
riducendo la resistenza. Dopo un anno di sviluppo ora MFC è pronta a
lanciare il suo nuovo progetto insieme a Kai nello stesso momento in cui
lui si è laureato Campione del Mondo per la terza volta. Le nuove MFC
HAWAII saranno disponibili da novembre 2012 direttamente alle Hawaii, e
da gennaio 2013 nel resto del mondo.
SUP RACE A MARINA JULIA Domenica 12 agosto, a Marina Julia, 33 atleti si sono affrontati sui
7 km di percorso piuttosto particolare. Per una parte parallelo alla
costa, ma con tre secche deviazioni verso riva in corrispondenza
degli stabilimenti balneari. Ciò permetteva al pubblico di seguire in
maniera più avvincente i duelli fra i concorrenti. I due giri previsti
permettevano di stilare una prima classifica. I primi quattro Race e
i primi quattro All Round si sono poi sfidati uno contro uno a
batterie, in uno slalom finale all’interno della corsia della scuola di
windsurf. Dapprima contestata un po’ dai concorrenti, questa finale
ha poi avuto un grosso successo ed è stata apprezzata anche dai
più scettici per l’elevata spettacolarità e per il folto pubblico
richiamato anche dal commento in diretta. Il pasta party,
l’anguriata finale, la ricchissima premiazione di tutte le classi e
categorie e i premi ad estrazione (grazie RRD) hanno concluso in
bellezza una giornata perfetta anche nelle condizioni meteo.
BIC SPORT SUP AIR
Sono arrivati i nuovissimi SUP AIR
gonfiabili di Bic Sport!
Dopo la grande attesa estiva, sono
ora disponibili i SUP AIR 2013, due
modelli completamente nuovi, più
leggeri, più rigidi e dalle grafiche
accattivanti.
Sono il 10’0” e il 10’6” AIR che hanno
in dotazione tre pinnette di cui una
centrale smontabile, la pompa, il
repair kit e un comodo zaino da
trasporto.
Molto performanti su flat water e
sulle piccole onde, i nuovi SUP AIR
mantengono un’eccellente rigidità
grazie allo spessore di 6” e al
gonfiaggio massimo consigliato di
15psi.
Ideali per i praticanti viaggiatori, per
possessori di barche e per chiunque
cerchi un prodotto pratico e
facilmente trasportabile.
Per info: www.bicsport.com,
![Page 19: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/19.jpg)
SALONE NAUTICO DIGENOVA
La scuola di Recco di Stefano Bellotti (campione del
mondo Kayak Surf), ha organizzato insieme alle canoe, le
prove dei SUP al Salone Nautico internazionale di Genova.
Teatro del mare, dove sia il pubblico nei week-end che le
scuole di Genova sono venute a provare i SUP. Inoltre è
stata disputata una gara NISCO (Naish International Class
Organization) dove i rider iscritti si sono sfidati in una
gara a batterie con eliminazione diretta con le tavole
NAISH AIR 12,6 One. 1° donna, Paola Taddei; 1° Uomo,
Roberto Pecchia. Inoltre il pubblico ha assistito anche a
una prova di salvataggio in mare con unità cinofile che
hanno utilizzato il NAISH Mana air 10’0’.
I COPPA CITTÀ DI LIVORNO
Finale Campionato Italiano
Fisurf STAND UP PADDLE
WAVE.
JLID-Europe distribution in
collaborazione con il Centro
Windsurf Tre Ponti Livorno
presentano la I Coppa Città
di Livorno Finale del
Campionato Italiano Fisurf
categoria Stand up paddle
wave. La competizione sarà
la tappa finale del
Campionato decretandone
il Campione Italiano di
specialità 2012.Livorno e
più precisamente lo spot
dei Tre Ponti il teatro
prescelto per la contesa
finale. Il waiting period
compreso tra il 1 novembre
e il 30 novembre. Sarà cura
dell’organizzazione saper
scegliere la mareggiata
giusta per chiamare il
contest che ricordiamo sarà dato con un avviso di 72 ore prima dell’evento tramite il
semaforo giallo e relativa conferma e accensione del semaforo verde, entro le 36 ore
antecedenti la chiamata definitiva. Info gara: Andrea 3292292057; Facebook: Jimmy
Lewis Europe.
![Page 20: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/20.jpg)
SURFDEIUna tavola e le onde... questo è Surfdei. Un’avventura, un gioco... è questo che voglio
vedere nella vita: la passione per il mare, una vita data al mare, ogni onda è
un’avventura... questo è Surfdei. Quando ho iniziato a produrre tavole ho seguito il mio
essere ed ho capito che questa è la mia vita: il mare. Godere ogni volta della sua
massima espressione: le onde. Sono cresciuto così, da quando avevo 16 anni. È per
questo che ora propongo la semplicità dell’esistenza... e quando vedo nascere il seme
in un surfista gioisco per lui. Questo è Surfdei. Mille problemi dà la vita, ma quando sei
in mare spariscono, si dissolvono. Se si è nel giusto flusso si coglie la gioia nell’onda e
nel presente. La vera vita, il gioco, questo è Surfdei. Una vita per il mare. In bocca al sup
Mr. Surfdei S.B.
MIRCO BABINI,SALES MANAGER MOKI SUPQuattro chiacchiere con Mirco Babini, Sales Manager Moki Sup, sul
PADDLEexpo 2012 di Norimberga
Quest’anno Moki era presente con il proprio stand al PADDLEexpo di
Norimberga. Come è andata? Fondamentale era la nostra presenza al
paddlexpo considerata l’importante crescita del mercato a livello europeo e
la tendenza sempre positiva a livello mondiale. Il risultato è stato
estremamente positivo e i feedback sul prodotto visto in fiera da parte di
molti addetti e distributori del settore ci hanno caricato, ci siamo distinti e
abbiamo centrato l’immagine che volevamo... Dare quel pizzico di “italian
style” che piace molto.
Quali gli obiettivi Moki per i prossimi anni? Sicuramente entrare nei mercati
esteri con una buona immagine e un prodotto che si distingua dalla massa.
Che impressioni hai avuto del mercato del sup? Ascoltando anche i vari
“seminari” che ci sono stati durante la fiera, posso dire che la tendenza è
positiva anche se l’incremento è ancora lieve nel continente europeo, mentre
è invece “esplosivo” in america dove i numeri sono già molto alti. La
suddivisione dei mercati sup fra ambiente surf, kayak & canoe, gonfiabili e
racing non aiuta molto a seguire l’andamento ma se tutti questi settori sup si
amplieranno avremo entro un paio d’anni anche in europa un numero
massiccio di praticanti. Oramai il sup ha varie sfumature: molto interessante
questo nuovo modo di interpretare il rafting con sup larghissimi gonfiabili
oppure vedere come alcune aziende hanno intrapreso la strada del monotipo
per promuovere circuiti amatoriali di gare in tutta europa. Bella questa
diversità e speriamo che porti a far divulgare sempre più questa disciplina.
Avete introdotto un interessante programma made in Italy sul segmento
Racing 12’6’’. Che feedback avete avuto proprio qui all’Expo? L’idea di fare una
tavola 100% rancing senza compromessi e senza badare a “spese”, grezza e
molto formula one, aggressiva nelle linee e nella forma, oltre che nel peso,
davvero contentuto sotto i 10kg, ha reso il prodotto molto interessante e sono
stati tanti i rider che ci hanno chiesto di poter provare la nostra 12.6 presto
in acqua.
Quali novità propone Moki per il 2013? Un ampliamento della Green Line con
l’introduzione di due nuove tavole indirizzate al fun & wave, il 7’11” Bonzaii e il
9’1” Halo che mireranno alle prestazioni al top e poi il 11’9” Drag per lunghe
escursioni anche in mare aperto o per competere nella classe allround fino a
12’. Avremo anche un nuovo “tube” gonfiabile più grande da 11’ che
affiancherà il 10’ e non mancheranno tantissimi aggiornamenti sulle tavole
attuali con l’obiettivo di migliorare sempre di più il prodotto. Saranno
introdotti inoltre molti accessori utili a chi pratica il nostro sport.
Tu che idea hai del mercato e della crescita del SUP in Italia? L’Italia come
sempre si distingue, non abbiamo mai una visione reale del mercato perché
troppo frazionato da molteplici fattori. In primis i punti vendita sono pochi e la
vendita delle tavole sup avviene in vari modi e vari settori: dalla nautica in
generale, a chi vende barche, ai negozi di canoe, di surf e windsurf, alle scuole
e centri sportivi e molti sup sono venduti ad organizzazioni turistiche. Pertanto
è difficile stimare i numeri ma l’andamento è sicuramente in crescita.
![Page 21: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/21.jpg)
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21
Dopo un lungo anno di attesa, finalmente ci ritroviamo a Dana Point per la
mitica “Battle of Paddle”. Rispetto allo scorso anno le cose sembrano cambiate
e non di poco! Mia moglie ed io arriviamo il lunedì sera e quest’anno
alloggiamo all’interno del parco di Doheny State Beach in modo da essere sul
posto a tutte le ore della giornata per “vivere” di più e meglio l’evento.
Alle 18 andiamo a fare una bella passeggiata in spiaggia per vedere se in
acqua c’è qualche stand up e naturalmente ci sono ma ci sono anche le
onde!!! Mentre facciamo due chiacchiere con JP Wuilmart, distributore
europeo di Hobie, che fa da chioccia a tutti gli atleti francesi anche se non
sono del suo team, escono dall’acqua venendoci a salutare Eric Terrien e Belar
Diaz e via via tutti gli altri. Gli chiedo se anche loro sono arrivati oggi e la
risposta mi sciocca… sono tutti qui da quasi un mese per prepararsi
adeguatamente alla Elite Race ed alla Distance Race, entrambe piene di insidie
alle quali noi europei non siamo minimamente abituati!
Tutti i ragazzi usciti dall’acqua mi danno appuntamento per l’allenamento al
giorno dopo, ma ancora non ho nemmeno la tavola, allora la mattina di
martedì mi reco in Riviera Paddlesurf dove mi accolgono come un atleta vero
e, dopo avermi fatto girare l’azienda e mostrato tutte le novità 2013 e le infinite
tavole custom per Danny Ching, mi propongono di andare al porto, il Dana
Point Harbour, con il caddy di Danny a provare e scegliere la tavola più adatta
a me. Arrivato in spiaggia scorgo tutto il team Starboard che si allena
simulando delle mini gare in mare con dei testa a testa velocissimi su un
percorso di 500 metri, li guardo e mi rendo conto che sono di un altro pianeta.
Provo diverse tavole con differenti soluzioni di pinne e opto per una tavola
abbastanza stretta, la Riviera 404 di Danny Ching, un custom con soli 26 pollici
di larghezza. Dopo essere uscito dal porticciolo mi spingo al largo verso la boa
di segnalazione dove di solito s’incontrano i leoni marini per vederli dal vivo,
ma giunto vicino alla boa intravedo un bel pinnone che esce dall’acqua e
decido di fare un rapido dietro front, credo di non aver mai pagaiato così
veloce! La mattina seguente e per tutta la durata dell’evento, un’imbarcazione
della guardia costiera, affiancata a terra da ranger con megafoni, è rimasta a
vigilare sugli atleti perché era stato avvistato uno squalo bianco di circa 5mt di
lunghezza. Finalmente per tre giorni consecutivi mi sono allenato sulle onde di
Dana Point se pur con sofferenza perché la loro misura saliva di giorno in
giorno. La mattina sembrava meglio, ma naturalmente con la marea le onde
s’ingrossavano all’ora di pranzo per diventare giganti al pomeriggio!
In line up quest’anno, vista la quantità di supper e la presenza di tantissimi
surfer per via delle grandi onde, hanno tirato una linea immaginaria cosicché
ognuno avesse il proprio spazio per scongiurare al massimo gli incidenti.
Partecipare a questi eventi da la possibilità a chiunque di carpire le malizie e i
segreti dei più bravi… ma a volte emulandoli ci si fa veramente male! In molti,
compresi i campioni come Chuck Patterson, sono usciti con le costole rotte…
ed io non sono stato da meno, con l’ottava fratturata e la settima incrinata,
solo grazie alle amorevoli cure e alle pozioni di mia moglie sono riuscito ad
affrontare la gara. Il sabato finalmente la gara, i campioni veri affrontano le
due batterie dell’Elite che è ancora più selettiva rispetto all’anno scorso sia
per le condizioni del mare che per il numero più ristretto degli atleti ammessi
alla finalissima. Dopo le loro batterie è tempo di guinness, non la birra, ma
guinness dei primati. Quest’anno oltre 1000 atleti suddivisi nelle tante gare del
weekend, si parte per la Open race, con 414 iscritti, ad oggi la gara mondiale
con più atleti al via! Diverse scuole di pensiero, leash si o no? Risultato, tavole
dappertutto e chi aveva già un minimo d’esperienza è andato dritto senza
problemi. Le condizioni sono state difficili per via delle onde ma sicuramente
più avvincenti e divertenti per tutti!
Per quel che mi riguarda quest’anno è andata alla grande con un 20° posto di
categoria (nonostante le ossa rotte), migliorando di quasi 10 minuti il tempo
dello scorso anno! Le gare sono poi proseguite con la finale dell’Elite Race
vinta da uno straordinario Danny Ching tra uomini e da Annabel Anderson tra
le donne. Emozionante vedere la gara con un ritmo da extraterrestri, numeri
sulle onde e boati da stadio da parte del pubblico ad ogni sorpasso in boa!
Da sottolineare l’attività della sicurezza e della vigilanza sulle boe da parte
dell’organizzazione che è stata a dir poco eccezionale.
Insomma uno spettacolo davvero imperdibile, un’occasione anche per
imparare quali sono le tavole da utilizzare nelle diverse condizioni ….
La domenica la Long Distance… stesso copione, seguita dalla gara dei Team
che ha visto come sempre un coinvolgimento anche dei meno bravi e dei
bambini in squadra con i più forti, per chi non faceva la gara si potevano
provare tutti i modelli 2013 delle migliori marche (non più tutte come lo
scorso anno). Davvero bello, una vittoria dello sport che non tutti i team hanno
ancora capito. La sera della domenica tutti gli atleti migliori sono stati invitati
ad un party a casa degli organizzatori dell’evento, dove si poteva chiacchierare
con tutti i migliori shaper del settore mangiando pesce crudo o alla griglia e
bevendo birra in classico american style! Ovviamente ci sono altri 1000
retroscena che non si possono scrivere, altrimenti avrei bisogno di un numero
di SupTime dedicato! Rimane una sola cosa da dire, andare alla BOP per una
persona normale significa rinunciare a qualsiasi vacanza durante l’anno per
poter andare a far parte di un grande spettacolo, ma per farlo bisogna essere
umili ed amare fortemente questo sport.
BATTLE OF PADDLE, Doheny State Beach, Dana Point, California, 29 e 30 settembre 2012. Luigi Reghitto di Adrenalina Surf Shop(Genova) ci racconta come è andata questa edizione del BOP 2012, l’evento di SUP con più iscritti al mondo.
TESTO DI Luigi Reghitto by Adrenalina Surf Shop
![Page 24: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/24.jpg)
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Quiksilver European Championship Race, gara europea di Stand Up Paddle.
Domenica 23 settembre. Lo Stand Up Paddle ha catalizzato l’attenzione di un
pubblico vastissimo che tra le esibizioni degli atleti, la prova gratuita delle
attrezzature e l’atmosfera coinvolgente è rimasto letteralmente incollato al
litorale per godersi lo spettacolo. L’evento ha richiamato sportivi e
appassionati da tutta Italia visto che il REO 2012 ha visto svolgersi la tanto
attesa gara Eurosupa, uno tra appuntamenti più attesi dell’anno, dove solo i
top rider italiani si sono ritrovati per l’ennesima sfida. La gara, valevole per il
campionato Europeo e sponsorizzata da Quiksilver, ha guadagnato un posto
rilevante nel calendario nazionale e internazionale delle manifestazioni in
acque libere. Il campo di regata è stato montato a tempo di record già dalle
prime ore della mattina con 3 boe sistemate a circa 30 metri dalla riva e 3
boe sistemate a largo, per disegnare il circuito a serpentina lungo 3,5 km.
Due operatrici si sono occupate dei servizi di segreteria e della registrazione
degli atleti. Durante lo skipper’s
meeting sono stati esplicati dal race
director Giuseppe Cuscianna i
dettagli della gara e le regole da
rispettare. 34 gli atleti partecipanti
tra cui alcuni appartenenti alla
categoria all round che hanno dovuto
completare un unico giro del circuito
mentre gli atleti appartenenti alla
categoria race hanno percorso il
circuito per due volte per un totale di
7 Km. Una giuria di esperti ha
controllato l’intera durata della gara
da terra con un high judge, Nico
Radek Montenegro e un judge in
second, Paola Perrone; e da mare
con due jet sky per verificare la
corretta esecuzione della
competizione soprattutto all’altezza
delle boe. La gara è stata avvincente
già dalla partenza dalla spiaggia
tanto da costringere al ritiro 3 atleti
scontratisi durante l’ingresso in
acqua. Leonard Nika ha dominato
l’intera competizione distaccando gli
avversari già nei primi metri e
occupando in modo indiscusso la
posizione più alta del podio. A
seguire Fabrizio Gasbarro e Giordano Bruno Capparella rispettivamente al
secondo e terzo posto che si sono dati battaglia lungo tutto il percorso tanto
da avere solo 4 secondi di differenza all’arrivo. La gara si è tinta di rosa con
la prova delle donne che ha visto come vincitrice incontrastata Silvia
Mecucci seguita da Cecilia Pescatori e Roberta Mariani. Il podio per la
categoria all round invece è stato assegnato ad Alessandro Tabah, Antonio
Turturro e Giacomo De Simone rispettivamente primo, secondo e terzo.
La Quiksilver European Championship Race ha soddisfatto tutti, gli atleti
vincitori che si sono portati a casa premi in denaro per un valore di 2000
euro, il pubblico che ha assistito ad un evento spettacolare, gli amatori che
hanno potuto toccare con mano attrezzature all’avanguardia, gli
appassionati che hanno potuto partecipare all’emozione dell’evento e gli
organizzatori che sono riusciti a mettere su una manifestazione
internazionale che nulla ha da invidiare alle competizioni più importanti.
Dal 20 al 23 settembre 2012 il litorale romano, all’interno della Riserva Naturale di Maccarese, ha ospitato il REO2012, evento dedicato agli sport su tavola, acquatici e da strada. Per il secondo anno consecutivo, un gran numero di
appassionati di Stand Up Paddle ma anche di surf, windsurf e kite hanno letteralmente invaso il litorale resocoloratissimo dalle nuove attrezzature 2013. Come in ogni grande manifestazione che si rispetti, non hanno mancato
l’appuntamento tutti i più famosi brand del settore e gli atleti più rappresentativi dei vari sport coinvolti.
TESTO DI Lucia Marra FOTO DI Vito Montenegro
Lo stand RRD con le tavole in esposizione.
L’arrivo in boa della gara.
![Page 25: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/25.jpg)
CLASSIFICA ÉLITE RACE 12’6MASCHILE
ATLETA N° TEMPO TAVOLA
1 Leonard Nika 96 36’00” STARBOARD
2 Fabrizio Gasbarro 22 37’01” FANATIC
3 Giordano Bruno Capparella 35 37’05” HOBIE
4 Paolo Marconi 74 37’35” J. LEWIS
5 Daniele Guidi 144 37’57” J. LEWIS
6 Davide Codotto 156 38’00” STARBOARD
7 Pietro Fazioli 155 38’39” HOBIE
8 Nicola Abatescianni 98 39’47” STARBOARD
9 Giuseppe Cuscianna 145 41’38” STARBOARD
10 Riccardo Benettolo 78 42’30” BARK
11 Marco Dottori 140 47’54” BIC
12 Giovanni Iocchi 65 48’20”
13 Tommaso Preschi 161 42’12” 14’
CLASSIFICA ÉLITE RACE 12’6FEMMINILE
ATLETA N° TEMPO TAVOLA
1 Silvia Mecucci 59 47’50” J. LEWIS
2 Cecilia Pescatori 14 48’21” STARBOARD
3 Roberta Mariani 50 48’53” 99 novenove
4 Nadia Servadei 18 49’16” J. LEWIS
CLASSIFICA ALL ROUNDMASCHILE
ATLETA N° TEMPO TAVOLA
1 Alessandro Tabah 28 18’10” RRD
2 Antonio Turturro 84 18’38” STARBOARD
3 Giacomo De Simone 31 20’50”
4 Davide Bonsignore 146 20’56” 99CUSTOM B.
5 Rodolfo Mancini 76 21’15”
6 Gianmatteo Cau 71 22’15”
7 Marco Bedin 70 22’20”
8 Paolo Benettolo 27 22’30”
9 Pierluigi Rovegno 25 22’40”
10 Andrea Primi 17 23’09”
11 Rinaldo Vuerich 136 27’38”
CLASSIFICA ÉLITE RACE 12’6JUNIORES
ATLETA N° TEMPO TAVOLA
1 Federico Benettolo 75 40’51” STARBOARD
2 Claudio Nika 7 44’32” STARBOARD
3 Leonardo Toso 90 44’51 JIMMY LEWIS
Fabrizio Gasbarro
Molte le attività di contorno al REO 2012.
Il podio della élite race 12’6 maschile.
![Page 26: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/26.jpg)
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Ed è proprio qui che prima dell’inizio di questi due giorni di finale, si è tenuta
una prima assemblea presidiata dai due componenti più importanti di Fisurf,
Alessandro Di Spirito e Roberto Domenichini, che hanno dovuto tener testa alle
numerose problematiche presentate dai vari esponenti delle associazioni
sportive, relative alle tappe, ai punteggi e al regolamento di questo nuovo
sport ancora in fase di organizzazione. La finale, in due giorni, prevedeva due
tappe, una beach race il sabato e una long distance la domenica, la somma dei
ranking delle due giornate avrebbe decretato il campione assoluto di questo
campionato 2012. L’enorme spiaggia, allestita per l’occasione dagli stand di
ogni team che presentavano allo stesso tempo le nuove attrezzature 2013, si
popolava pian piano di atleti provenienti da tutta la penisola, e dal pubblico
che prometteva un tifo accanito per i propri atleti favoriti.
All’ora di pranzo lo scenario comincia a cambiare: tavole di ogni misura e dei
vari brand, posizionate sulla spiaggia, in vista della partenza di questa prima
giornata di gran finale. Ore 15.00, skipper’s meeting della prima delle due
gare, la beach race, che ha visto tutti i migliori atleti del panorama nazionale,
attenti alla illustrazione del percorso che Roberto Domenichini ha presentato a
tutti, microfono alla mano, rispondendo alle domande tecniche di ognuno.
Il percorso, a serpentina come il circuito di La Torche in Francia, con tre boe
sotto riva e tre boe fuori, più una di disimpegno, misurava una lunghezza di 3,5
km, per poter dare la possibilità di utilizzare lo stesso circuito per un giro agli
atleti di categoria All Round, e per due giri agli atleti professionisti della
categoria élite race, con una percorrenza totale di 7 km.
La partenza, sfalsata dalla spiaggia per garantire la correttezza dell’ingresso
in acqua, è stata organizzata in due riprese, al primo suono di tromba sono
partiti i race e, con uno scarto di 5 secondi al secondo suono di tromba, al via
anche gli All Round. Alle ore 15.38 lo start!!! Al via la finale del campionato!!!
Al primo giro di boa sotto riva si iniziano a delineare le prime posizioni; non
ancora ben distanziati tra loro arrivano, uno dietro l’altro, gli atleti con un Nika
sempre in testa. A lasciare attoniti, sul passaggio alla seconda boa sotto riva, il
sorpasso della Pescatori sulla Mecucci che perde la sua sempre assoluta
prima posizione, seguite da Nadia Servadei e Roberta Mariani.
Ed è sulla terza boa sotto riva che si incominciano a distanziare gli atleti, un
Leonard Nika sempre più forte inizia a lasciarsi dietro il gruppo guadagnando
una distanza di 15” dal suo inseguitore Guidi, seguito a ruota da Capparella e
Marconi, subito dopo Gasbarro, Fazioli e Codotto, inseguiti da un inarrestabile
Atteso da mesi, dopo un intensissimo periodo di gare svolte su gran parte degli “specchi navigabili”, mari e laghi ditutto il territorio italiano, il week end della finale è finalmente arrivato; location scelta da Fisurf per questo grande
evento sportivo, il Lido Nuova Pineta di Ostia, sede del DB Center Surf School, che ha provveduto all’organizzazionedella tappa più importante del campionato italiano di Stand Up Paddle.
TESTO DI Paola Perrone FOTO DI Federico Benedettolo, Franco Piccioni, Eliana Argine
Leonard Nika Fabrizio Gasbarro eDaniele Guidi al fotofinish.
![Page 27: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/27.jpg)
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Cuscianna. Ed è proprio a questo giro di boa che si capisce che qualcosa per
la Mecucci non sta andando per il verso giusto, la Pescatori sempre avanti,
seguita dalla Servadei e dalla Mariani, mentre Silvia perde sempre più acqua
rispetto alle altre mostrando un evidente problema fisico.
Il primo giro delle donne élite race lascia il pubblico senza parole, prima al
giro della bandiera Cecilia Pescatori che lascia Nadia Servadei ad 1’08” da lei,
seguita da Roberta Mariani e la campionessa in carica Silvia Mecucci, che al
23’56” minuto arriva in spiaggia ma non completa il suo giro della bandiera,
abbandonando la gara a seguito dell’infortunio a una costola subito durante la
Battle Of the Paddle in California. Si conclude così il primo giro degli all round
che vede vincitore Alessandro Tabah per gli uomini e Susak Molinero per le
donne. Dopo un’agguerritissima battaglia a suon di pagaia, cadute sugli
innumerevoli ingaggi in boa, lunghe e appassionanti rincorse, lo scenario che
appare è quasi inverosimile: un Nika che pagaia verso la spiaggia, solo. Il
campione taglia il traguardo in 39’24”, dietro di lui, ad 1’16” Capparella, a
seguire, a ruota, gli atleti più forti dell’intero campionato, uno dietro l’altro,
Guidi, Marconi, Fazioli, Gasbarro, Codotto, Cuscianna ed il piccolo ma
fortissimo Davide Ionico, primo degli juniores sul podio.
Per le donne, prima nella corsa verso la giuria è Cecilia Pescatori, seguita da
Nadia Servadei e Roberta Mariani. Presente in spiaggia, ma assente in acqua
in questa finale, per la categoria donne, un’altra delle atlete in vista sui podi di
questo campionato, Paola Perrone, che a seguito di un grave infortunio ha
dovuto abbandonare la sua corsa per il podio. Si conclude così la prima tappa
di questa avvincente finale, che ha regalato non pochi colpi di scena all’ultimo
minuto. Tutti a riposo per il gran finale della domenica quindi.
Al risveglio, domenica, tutti pronti di primo mattino per l’ultima tappa, la tanto
attesa long distance, ma il cielo grigio e il vento incalzante, circa una ventina di
nodi, hanno ritardato le operazioni di posizionamento delle boe, per la
decisione dell’organizzazione di ridurre il percorso di gara in considerazione
delle avverse condizioni climatiche. Dopo varie esitazioni, non appena il vento
sembrava calato, il tanto atteso skipper’s meeting, durante il quale Roberto
Domenichini ha informato gli atleti della decisione presa, ovvero ridurre il
campo di gara in un percorso a triangolo suddiviso in due circuiti distinti da
eseguire, uno per gli all round per un totale di 3 km, ed uno per i race di circa
7 km. L’agguerritissima e emozionante finale, per i cui podi molto si era
delineato il giorno prima, non fa che riconfermare quelli che anche fino al
sabato erano stati quotati come i probabili vincitori.
Al primo giro arrivano gli all round con un fortissimo Alessandro Tabah,
Roberto Pecchia e Flavio Vendramin; per la categoria donne, scambiandosi il
podio di sabato, stavolta per prima Anna Boscolo, seconda Susak Molinero
seguita da Cristina Berardi. Degno di nota il quarto posto conseguito dalla
nota surfer romana Valentina Marconi, impavida e coraggiosa in gara, al suo
quinto mese di gravidanza. Dopo un’infervorata battaglia a colpi di pagaia, sui
lunghi rettilinei e nei pochi ingaggi in boa, al traguardo, ancora una volta, solo,
confermando tutti i suoi risultati, Leonard Nika! Uno dietro l’altro, nella corsa
verso il traguardo, arrivano a ruota i big di questo campionato, Daniele Guidi e
Fabrizio Gasbarro, quasi simultaneamente nella corsa in spiaggia, tra loro solo
qualche frazione di secondo, Paolo Marconi, Davide Codotto, Giordano Bruno
Capparella, e in una lotta nella corsa finale sugli ultimi metri dalla giuria,
Pietro Fazioli e Giuseppe Cuscianna. Per la categoria femminile, si aggiudica il
primo posto assoluto la new entry del campionato Cecilia Pescatori, seguita da
una sempre forte Nadia Servadei, e da una tenacissima Roberta Mariani.
Per gli Juniores, meritatissimo primo posto assoluto sul podio per il grandioso
quindicenne Davide Jonico, secondo, un mitico Claudio Nika, e terzo, ma non
meno encomiabile, Federico Benettolo. Si chiude così questo campionato 2012,
colmo di tante sorprese, colpi di scena sul finale, soprattutto sul fronte
femminile, ricco di nuovi nomi, soprattutto giovani, che, siamo certi, avranno di
che far parlare di sé negli anni a venire; si chiude con un campione assoluto,
Leonard Nika, che restando sempre davanti anche ai 14’, ha dato prova della
sua grande potenza. Un campionato, questo, che ha regalato davvero grandi
emozioni, agli atleti che vi hanno partecipato e al pubblico sempre più
crescente che si è affacciato alla scoperta di questo nuovo sport.
Assemblea nazionale Fisurf
Prima di iniziare con la descrizione dell’assemblea, ci sembra doveroso fare le
nostre congratulazioni alle pochissime persone che quest’anno hanno lavorato
all’interno della Fisurf. Solo quattro elementi a dirigere un traffico tra mail,
richieste, informazioni, comunicazione, permessi, riunioni e problematiche
varie. Un staff ridottissimo che si è prodigato affinché la realtà del sup possa
migliorare in Italia. Purtroppo nonostante le loro notti insonni e i loro sforzi
non sono riusciti a fare le cose perfettamente per via della mancanza di figure
tecniche mancanti e delle responsabilità di cui si sono fatti carico affinchè il
campionato fosse portato a termine.
Da parte della redazione va un grosso incoraggiamento a fare sempre meglio.
È stato durante le due giornate che si è tenuta l’assemblea nazionale con le
ASD affiliate alle Fisurf, l’assemblea annunciata tempi addietro ha visto
partecipare solo 14 associazioni sportive su 54.
L’ordine del giorno discusso è stato l’approvazione del bilancio 2011, in cui i
referenti hanno esplicato le difficoltà avute nella rilevazione del Fisurf dal
vecchio ordinamento. Il resoconto della stagione 2012 in corso, in questo
sezione rappresentanti di ASD e atleti hanno evidenziato le diverse difficoltà
avute nella comunicazione, nel regolamento e nella distribuzione di
informazioni. Purtroppo il direttivo Fisurf è composto solo da poche persone
che lavorano duramente e fanno del loro meglio per raggiungere un obiettivo
preciso, durante la discussione il direttivo Fisurf ha chiesto la candidatura per
la copertura della cariche vuote. È stato richiesto da parte dell’associazione
sportiva nazionale la presenza sulle attività in quanto è in corso l’esaminazione
da parte del CONI per il riconoscimento dello sport. Un percorso molto difficile
ma non irraggiungibile, 2 anni di monitoraggio e il raggiungimento di mille
praticanti iscritti per poter aver la possibilità di un riconoscimento ufficiale. È
stato presentato il progetto del nuovo campionato 2013 avvallato da una buona
parte degli atleti ma che vedrà tirati in causa le asd affiliate, al momento non è
possibile far trapelare info in merito in quanto è in fase di lavoro, l’unica voce
comune è stata la riduzione delle tappe per evitare un dispendio di energie da
parte di tutti. Sono aperte le candidature a diverse figure scoperte, chiunque
fosse interessato può visitare il sito www.fisurf.net
Per le classifiche complete
Podio 12’6maschile
![Page 28: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/28.jpg)
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PRO WAVELa nuovissima collezione ProWave rappresenta il prossimo passo evolutivo
della nuova sensazione shortboard d’avanguardia. Ora, anche disponibile in
una costruzione leggerissima con carbonio a vista con coperta in
Carbon/Innegra e rail rossi a vista. Nel 2013 vengono proposte e raffinate le 4
nuove misure: 8’0” / 8’5” / 8’10”/ 9’3” e la comprovata 9’9” che è rimasta
inalterata. Fanatic ha anche introdotto la nuova costruzione con High
Resistance Skin (HRS) per aggiungere quel tocco di resistenza alla finitura
eccezionale in Innegra Carbon, con un sandwich stratificato in PVC, che è più
resistente rispetto al Kevlar e soprattutto molto più ecologico, leggero, rigido e
resistente sia agli UV che agli impatti. La Semi-Gun è disponibile solo nella
classica e raffinata costruzione con Wood Sandwich Light. Le tavole del range
principale sono munite di ben 5 scasse che permettono varie combinazioni di
pinne tra cui Quad e Thruster, a seconda della necessità specifica del rider tra
spinta e capacità di curvare. Il Semi-Gun è solo Thruster. Grazie all’utilizzo della
tecnologia CAD, Fanatic è riuscita a realizzare uno shape dal volume
perfettamente bilanciato, con un profilo anteriore più ristretto, ed è stato
anche ridotta la resistenza aerodinamica e il peso in rotazione. La gloriosa
linea di scoop rocker ormai già rinomata non ha subito sostanziali modifiche,
aggiungendo un extra nose kick, in modo da evitare che la prua s’ingavoni
durante le partenze in ritardo e su onde molto cave e ripide, permettendo
anche di riacquistare controllo più facilmente anche dopo curve radicali. La
coperta piatta scorre verso i rail arrotondati per una massima presa in curva,
ed il Mono Concave in ingresso a prua passa dolcemente a Double Concave a V
che permette al rider di remare senza fatica e prendere tutte le onde che
vuole, come se avesse una tavola molto più grossa. Per la massima libertà, poi,
Fanatic ha anche optato per una poppa compatta a Squash tail, che permette
al rider di posizionare il piede posteriore proprio in corrispondenza delle
pinne, avendone il massimo controllo e sfruttandone la massima reattività.
FLY AIRTECNOLOGIA DROP STICH
Il materiale usato per le Fly Air è il longevo Tarpaulin PVC. All’interno della Fly
Air ci sono migliaia di filamenti di nylon che saldano chiglia, rail e coperta
della tavola assieme, assicurandone la massima rigidità e performance dello
shape qualora sia gonfiata. Sulla coperta c’è anche un pad di morbido EVA 3/4
footpad, con pinne Tri-Fin removibili, una pompa di qualità e sacca per il
trasporto. La Fly Air rappresenta davvero un’offerta imbattibile! Pompati anche
tu per questa rivoluzione del fitness e del divertimento che sta sconvolgendo il
pianeta grazie a questi formati così ristretti e comodamente trasportabili. Nate
dallo shape già testato delle Fly a scocca rigida, queste tavole sono ideali per il
viaggio e per tutte le condizioni ti faranno impazzire appena ti renderai conto
che sono gli stessi rail e gli stessi shape ma comodamente ripiegati in uno
zaino. L’estrema facilità di remata permette a rider di qualsiasi livello di
sfruttare al meglio le condizioni, che si tratti di scivolare tranquillamente su
un lago di acqua cristallina o perfino surfare qualche piccola onda. La coperta
larga e piatta assicura la massima stabilità e facilità nelle curve. In dotazione
vengono anche dati un comodo zaino, una pompa e un remo opzionale in 3
FANATICDistribuito da: White Reef, tel. 0547.22756 - Website: www.fanatic.com
ProWave 8’10’’ LTD Falcon 12’6’’ HRS Fly Air 10’6’’ Fly Air 12’0’’
![Page 29: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/29.jpg)
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pezzi, tutto quello che ti può servire per esplorare il mondo da nuovi angoli e
prospettive, ripiegando poi la tua tavola in una borsa! Utilizzando questa
resistente costruzione in Dropstitch PVC, su queste tavole si vengono a creare
degli extra strati di laminazione per un’ulteriore rigidità, combinati con pinne
all’avanguardia firmate Future Style per garantire la massima performance.
Fly Air 10’6” - 34”
Probabilmente la tavola più polivalente attualmente in commercio. Nata dallo
shape classico del Fly 10’6”, questa non è assolutamente una tavola gonfiabile
qualsiasi, ma riprende al millimetro lo shape esatto della rinomata linea con
scocca rigida, con un leggero aumento nella larghezza per conferire maggiore
stabilità e comfort. Perfetta e performante anche per surfare, oltre a scivolare
tranquillamente e divertirsi con la famiglia, il pacchetto completo. Assicurati di
averne una nel bagagliaio, in modo da poter entrare in acqua in qualsiasi
posto e momento.
Fly Air 12’0” - 34”
Questo modello 12’0” Touring è completamente nuovo nel range Fly Air model,
ed è la tavola perfetta per divertirsi al massimo in acqua piatta, tenendosi in
allenamento e andando ad esplorare nuovi angoli, tutto questo, però, con una
maggiore facilità di trasporto, che elimina completamente il problema
dell’infilare una tavola di 12’0” nella tua macchina. Basta metterla in uno zaino
e nel bagaglio per poi gonfiarla e trasformarla nella vostra personale nave da
crociera, diretto verso un mondo di avventure e divertimento. Abbastanza
larga e stabile per offrire il massimo comfort anche ai rider più inesperti, ma
con una performance degna di una tavola a scocca rigida che ti permette di
surfare in un’infinità di condizioni. La Fly Air 12’0” è sicuramente una delle
scoperte più rivoluzionarie ed eccitanti nel mondo del Touring.
FALCON 12’6”Le 3 nuovissime misure rimpiazzano gli shape vincenti del 2012, dopo un
intenso processo di R&D per garantire le performance nel racing tramite
shape realizzati col CAD e tecnologia di flusso. Le linee d’acqua più parallele e
allungate, assieme alla prua più affilata per fendere il chop, garantisco
maggiore portanza alla prua e un rilascio d’acqua più veloce a poppa per
superare anche la schiuma con maggiore facilità e stabilità in remata.
Essendo riusciti ad avere una tale stabilità su un profilo così stretto, la chiglia
risulta più veloce grazie anche ad una forma più arrotondata che, combinata
assieme alle linee d’acqua allungate e il profilo continuo, permettono un
rilascio pulito dell’acqua da poppa. Sulla coperta c’è una marcata scanalatura
per disperdere l’acqua e velocizzare il tempo di recupero della prua nel chop.
La poppa squadrata stabilizza l’intero shape, garantendo al rider il massimo
comfort stando in piedi nell’area piatta centrale, che ti permette di
concentrarti esclusivamente sulla tua forma e ritmo, puntando dritto verso il
traguardo. Tutti i modelli sono equipaggiati con pinne ONE super-light US Box
9.75” RaceAce.
Caratteristiche principali:
∞ Outline allungato con prua più larga e poppa squadrata per massimizzare la
superfice bagnata.
∞ Poppa morbida realizzata col CAD, curvatura del rocker a prua continua ed
uniforme per un rilascio pulito dell’acqua durante le pagaiate.
∞ Chiglia affiliata per deviare l’acqua e permettere alla prua un immediato
rilascio.
∞ Coperta piatta nella zona centrale per facilitare il rider.
∞ Scasse delle pinne in posizione più avanzata per fare curve velocissime e
strette.
TAVOLA VOL LARGHEZZA LUNGHEZZA COSTRUZIONE PINNE
ProWave 8’0” LTD 92 l 28.25” / 71.8 cm 8’0” / 243.8 cm IC PVC S* 3 ProWave 5” Thruster Set, Custom Polyester; 5 Futures Boxes
ProWave 8’5” LTD 109 l 28.75” / 73 cm 8’5” / 256.5 cm IC PVC S* 3 ProWave 5” Thruster Set, Custom Polyester; 5 Futures Boxes
ProWave 8’10” LTD 119 l 29.25” / 74.3 cm 8’10” / 269.2 cm IC PVC S* 3 ProWave 5” Thruster Set, Custom Polyester; 5 Futures Boxes
ProWave 9’3” LTD 134 l 30.5” / 77.5 cm 9’3” / 281.9 cm IC PVC S* 3 ProWave 5” Thruster Set, Custom Polyester; 5 Futures Boxes
ProWave 8’0” HRS 92 l 28.25” / 71.8 cm 8’0” / 243.8 cm HRS** 3 ProWave 5” Thruster Set; 5 Futures Boxes
ProWave 8’5” HRS 109 l 28.75” / 73 cm 8’5” / 256.5 cm HRS** 3 ProWave 5” Thruster Set; 5 Futures Boxes
ProWave 8’10” HRS 119 l 29.25” / 74.3 cm 8’10” / 269.2 cm HRS** 3 ProWave 5” Thruster Set; 5 Futures Boxes
ProWave 9’3” HRS 134 l 30.5” / 77.5 cm 9’3” / 281.9 cm HRS** 3 ProWave 5” Thruster Set; 5 Futures Boxes
ProWave 9’9” Semi-Gun 131 l 28.5” / 72.4 cm 9’9” / 297 cm WS*** ProWave 5 7 / 8”, 2 ProWave 5” in 3K Carbon;
US Box, Futures Side Fins, extra 2 Quad Futures Boxes
*Innegra Carbon PVC Sandwich **High Resistance Skin *** Wood Sandwich
Fly Air 9’0” 146 l 31” / 78.7 cm 9’0” / 274.3 cm Inflatable 3 x Future Style Fin
Fly Air 10’6” 210 l 34” / 86.4 cm 10’6” / 320 cm Inflatable 3 x Future Style Fin
Fly Air 12’0” 285 l 34” / 86.4 cm 12’0” / 365.7 cm Inflatable Fin tbc, US Box
Falcon 12’6” x 25” Carbon 252 l 25” / 63.5 cm 12’6”/ 381 cm CS* ONE RaceAce 9.75”; US Box
Falcon 12’6” x 27.5” Carbon 264 l 27.5” / 68.6 cm 12’6”/ 381 cm CS* ONE RaceAce 9.75”; US Box
Falcon 12’6” x 30” Carbon 282 l 30” / 76.2 cm 12’6”/ 381 cm CS* ONE RaceAce 9.75”; US Box
Falcon 14’0” x 25” Carbon 268 l 25” / 63.5 cm 14’0” / 426.7 cm CS* ONE RaceAce 9.75”; US Box
Falcon 14’0” x 27.5” Carbon 291 l 27.5” / 68.6 cm 14’0” / 426.7 cm CS* ONE RaceAce 9.75”; US Box
Falcon 14’0” x 30” Carbon 317 l 30” / 76.2 cm 14’0” / 426.7 cm CS* ONE RaceAce 9.75”; US Box
Falcon 12’6” x 27.5” HRS 264 l 27.5” / 68.6 cm 12’6”/ 381 cm HRS** ONE RaceAce 9.75”; US Box
Falcon 12’6” x 30” HRS 282 l 30” / 76.2 cm 12’6”/ 381 cm HRS** ONE RaceAce 9.75”; US Box
Falcon 14’0” x 27.5” HRS 291 l 27.5” / 68.6 cm 14’0” / 426.7 cm HRS** ONE RaceAce 9.75”; US Box
Falcon 14’0” x 30” HRS 317 l 30” / 76.2 cm 14’0” / 426.7 cm HRS** ONE RaceAce 9.75”; US Box
*Carbon Sandwich **High Resistance Skin
![Page 30: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/30.jpg)
MOKIDistribuito da: Moki, tel: +39.333.2028111 - web: www.mokisup.it
BIC SUP ONE DESIGN CHALLENGEBIC Sport è orgogliosa di annunciare il lancio di una nuovissima classe
internazionale di BIC SUP One Design Challenge. Il concetto è semplice: tutti gli
atleti in gara utilizzano la stessa tavola da Stand Up Paddleboard (SUP) in una
varietà di condizione e percorsi, con regole semplici e il concetto di una
competizione amichevole dove non è il materiale che fa la differenza.
Da pioniere del campo per oltre 30 anni, BIC Sport ha sempre avuto un grosso
coinvolgimento nella scena internazionale del racing competitivo. Durante gli
ultimi 10 anni, poi, BIC Sport si è concentrata soprattutto sul promuovere un
formato più accessibile e user friendly, noto come One Design, che ha
permesso a migliaia di giovani atleti in erba di confrontarsi e allenarsi per
arrivare ai massimi livelli, ottenendo risultati indipendentemente dal budget
disponibile per il materiale. La combinazione tra tavola BIC Techno 293 One
Design da windsurf e la classe Open BIC stanno creando alcuni degli scenari
competitivi più scoppiettanti ed eccitanti di tutte le classi mondiali. Nel 2013,
quindi, questo concetto verrà anche applicato al mondo dello Stand Up Paddle,
con l’organizzazione di gare innovative che saranno aperte a chiunque.
Gli eventi della BIC SUP One Design Challenge si svolgeranno in luoghi (spiagge,
fiumi, laghi) che renderanno la competizione facile ed eccitante sia per i
partecipanti che per gli spettatori, comprendendo la situazione e facendoli
interessare a questo nuovo sport. I formati da gara, le regole e i percorsi
saranno mantenuti molto semplici e comprensibili, in modo da rendere il tutto
il più user friendly possibile. Le competizioni verranno organizzate in un
formato a pool, in modo da permettere ai rider un veloce ricambio e di
partecipare anche in più batterie. Per quanto riguarda il materiale, la tavola
scelta è la Wing 12’6, che è perfetta per questo tipo di utilizzo, grazie alla sua
ottima capacità di planata e alte performance. È molto stabile e accessibile,
rappresentando la scelta ideale per un ampio gruppo di rider. La Wing 12’6 è
anche estremamente resistente, leggera ed a buon mercato. Tutti questi
elementi essenziali sono la chiave del successo per le competizioni di One
Design, indipendentemente dallo sport. BIC Sport organizzerà questi eventi in
collaborazione con organizzatori già rinomati, rivenditori, e anche scuole. Sono
già stati organizzati degli eventi per far provare le tavola a Orlando, Florida e
La Rochelle in Francia. Ci sarà poi anche un altro evento in Puerto Rico (Paddle
Royal, 1 e 2 dicembre). Le regole delle gare ed il programma degli eventi della
BIC SUP One Design 2013 si possono vedere nelle prossime settimane su
ww.bicsuponedesign.com, con aggiornamenti mano a mano che gli eventi
vengono aggiunti all’agenda.
BIC SPORTDistribuito da: Bic Sport, tel: 0432.783931 - web: www.bicsport.com
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ENDURANCE RACING 12’6’’ MAKO LTD100% ITALIAN PRODUCTMoki ha lanciato per il 2013 un nuovo programma denominato Race-
Endurance 12’6’’ Class. Si tratta di scafi completamente in carbonio realizzati
in monoscocca. Da circa otto mesi il team R&D Moki sta lavorando su questo
progetto realizzando e testando prototipi. Grazie all’analisi accurata di tutti i
dati raccolti Moki è pronta a presentarsi sul mercato con un prodotto
speciale. Gli shape sono progettati con programmi 3D e sono realizzati alla
CNC machine per garantire linee e forme perfette. Per quanto riguarda la
costruzione viene utilizzata una nuova tecnologia che deriva dal settore nautico
e aerospaziale. L’obiettivo è quello di ottenere rigidità strutturale mantenendo
la giusta elasticità di esercizio e peso ridotto (decisamente inferiore ai 10kg).
Vengono usati ad arte materiali come la fibra di carbonio nei formati twill
biassiale 200 g/mq, il carbonio biassiale +/- 45° 200 g/mq e i rinforzi in
carbonio quadriassiale +/-45° 0° 90° 400 g/mq. Alcuni rinforzi del core sono in
schiuma di pvc a cellula chiusa (bassissimo assorbimento di umidità) di
media densità posizionati in zone strategiche dello scafo.
Le resine utilizzate sono esclusivamente epossidiche e specifiche per
applicazioni navali con un alto punto di transazione vetrocamera.
La tavola si chiama Mako 12’6’’ (12’6”x29”x6”). Si ispira e prende il nome
proprio dal grande e famoso squalo considerato il più veloce della sua specie:
infatti lo squalo Mako ha un corpo cilindrico per un’andatura filante, un naso
appuntito per fendere meglio l’acqua, arrivando a nuotare ad una velocità
massima di 70 km\h e coprendo enormi distanze, anche 2.000 km in un mese!
Grande velocità, leggerezza e stabilità con una prua tagliente e affilata per non
perdere velocità nel mare mosso o contro vento sono appunto le
caratteristiche principali del Mako 12’6”. Si tratta di uno shape racing-
oriented, sviluppato per le competizioni ma pur sempre adatto e piacevole
nelle lunghe distanze in acqua piatta o nel down-wind.
La costruzione è completamente realizzata in Italia
e le tavole saranno disponibili solo su
ordinazione con pezzi numerati ed
esclusivi. Per maggiori
informazioni:
![Page 31: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/31.jpg)
La Naish ONE è la perfetta tavola da all-round, perfetta per le vostre avventure
in acqua piatta, scivolando senza fatica, e perfino per fare qualche garetta tra
amici o a livello più serio. In uno sport che è in continuo cambiamento e
evoluzione e le tavole da competizione non costano meno di qualche migliaio di
euro, la Naish ONE è un vero toccasana, limitando i costi e ampliando le
possibilità di utilizzo. Specialmente ultimamente, non servono più grandi
budget per avere la tavola più performante. La Naish ONE ha la giusta
lunghezza, larghezza e volume per essere sia accessibile che divertente, ma
anche veloce e performante per tutti quei paddler di vario peso ed altezza.
Il design della Naish ONE offre competitività in un ambiente in cui chiunque può
comprare una tavola con sicurezza, essendo consapevole che il design della
tavola non cambia, e così potrà continuare a gareggiare ai massimi livelli per
svariati anni a venire. Così facendo, la tavola resterà competitiva
indipendentemente dal rider, dando il meglio per bambini, adulti ed anche
divertimento per tutti. La Naish ONE offre la massima performance e facilità di
utilizzo con il massimo divertimento.
Specifiche: La ONE è coperta quasi interamente da un grosso pad di trazione
multicolore. La grafica della tavola crea un layout per il posizionamento ideale
dei piedi del rider. Queste misure segnate sul pad, poi, sono ideali per
insegnare a tutti le posizioni ideali da assumere in svariate situazioni, in modo
da far progredire velocemente sia i rider novizi che quelli più esperti.
Costruzione: La Naish ONE è stata realizzata con una costruzione di alta qualità
per garantire la massima longevità, in modo che possa essere portata
facilmente su barche, macchine, e possa essere usata da qualsiasi rider.
Il pacchetto include:
1) Pompa ad alta pressione
2) Pacchetto per il trasporto
3) Kit di riparazioni
4) Pinna centrale rimovibile
Naish International SUP Class Organization: La Naish ONE è eccezionalmente
veloce, stabile e altamente competitiva come tavola da race. Il vantaggio
primario della Naish ONE è che la nuova classe SUP Class Organization offre
gare divertenti, equilibrate ed a buon mercato per qualsiasi tipo di rider,
indipendentemente dall’esperienza o peso.
Format di competizione e degli eventi:
La Naish ONE offre una classe di regate stabili, a buon mercato e altamente
accessibili, senza la necessità di cambiare materiale tutti gli anni. Puoi quindi
misurare la tua velocità e capacità con altri rider eliminando così la differenza
tecnica dovuta al budget a disposizione. Fino ad ora, quasi ogni gara di SUP
race è stata impostata sulla lunga distanza.
Uno vede gli atleti all’inizio della gara e alla fine, dopo aver combattuto per più
di un’ora. Sebbene sia molto divertente, guardare le gare di long distance
potrebbe sembrare un po’ come guardare l’erba crescere. Non è proprio il
massimo dell’adrenalina.
I format nuovi offerti dalla Naish ONE, sono molto eccitanti, accessibili e
divertenti! Tutte le discipline sono facili da seguire per gli spettatori, quando
l’azione è proprio davanti a loro e li tiene sul filo del rasoio. C’è qualcosa per
tutti, con azione senza fine e eventi che possono succedere ogni giorno.
Le gare possono essere a livello locale, regionale, nazionale e internazionale.
Per molta gente la Naish ONE offre grandi vantaggi rispetto ad una tradizionale
tavola da composito. La tecnologia drop stitch e lo spessore di 6 pollici della
Naish ONE garantiscono eccezionale rigidità, che prima era irraggiungibile per
le tavole gonfiabili:
∞ Comodità di trasporto.
∞ La Naish ONE è un giocattolo divertente per girare e esplorare, ma è anche
una perfetta arma da corsa per qualsiasi livello di performance.
∞ Leggera (solo 10,8 kg) e facilmente trasportabile, sia sulla schiena o in bici o
in macchina...
∞ Veloce e altamente competitiva per tutti i paddler di qualsiasi peso e statura.
∞ Quasi indistruttibile e altamente resistente alle botte.
∞ Morbida al tatto sulla superficie, con minore possibilità di tagli ed ematomi.
∞ Estrema longevità.
∞ Facile da maneggiare e da portare in giro, in quanto da sgonfia si porta in
uno zaino, senza dover pagare l’extra bagaglio in aereo nè aver bisogno delle
barre sul tetto della macchina!
NAISH ONEDistribuito da: Action to Sport tel: 0185.264754 - web: www.action2sport.com - www.naishsurfing.com
29
ONE
Misure: 381 x 76.2 x 15 cm
Volume: 265 litri
Pinna: Slide in center fin
Peso: 10,8kg
![Page 32: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/32.jpg)
Si è svolto a Talamone dal 24 al 28 settembre l’ormai classico “Dealears
meeting RRD”, durante il quale sono state presentate a operatori del
settore e stampa le novità della factory grossetana per quanto riguarda la
gamma SUP RRD disponibile nei negozi la prossima stagione.
Roberto Ricci continua ad ampliare e a sviluppare la propria offerta di
tavole da SUP col chiaro obiettivo di avvicinare un numero sempre
maggiore di appassionati all’acqua e agli sport con la tavola. Proprio in
quest’ottica la gamma WASSUP con i suoi collaudatissimi 5 shape all-round
disponibili in ben 4 tecnologie di costruzione rappresenta l’ombelico
attorno a cui ruota l’intera collezione. Sempre nell’ambito delle tavole entry
level – allround, RRD presenta per la prossima stagione una linea di tavole
Wide Body chiamate Aquamondo. Si tratta di due nuovi shape disponibili in
tre tecnologie di costruzione: Wood, Classic e EPX.
Restando nell’ambito delle tavole Allround, la gamma delle tavole gonfiabili
si va ad arricchire di un nuovo modello da 12’ chiamato Air Cruiser, che va
ad affiancarsi al 10’2 e al 10’4, e come dice il nome stesso è stato
disegnato per un utilizzo freeride con acqua piatta.
Restando in acqua piatta, tutta la gamma flat water è stata rivoluzionata
con l’introduzione di 3 nuovi shape: il Cruiser 12’0 V2, l’Arrow 12’6 e l’Arrow
14’, tutte disponibili in due diverse tecnologie di costruzione. Per quanto
riguarda il discorso Wave, invece è stata confermata la gamma Super Sup
con i tre shape 7’11, 8’11 e 9’11, che hanno dimostrato di sapersi ben
comportare su qualsiasi tipo di onda… da Teahupoo alle Hawaii, passando
per la California.
Ma vediamo nel dettaglio le principali novità per la prossima stagione.
AQUAMONDO Le Aquamondo sono tavole SUP Allround Wide Body, che fanno della
larghezza e della facilità di utilizzo in ogni condizione i loro punti di forza. I
due nuovi shape sono disponibili nelle misure 9’9” e 10’6” ed entrambi
sono caratterizzati da una larghezza di 33” (vale a dire 83,5 cm), di un
volume generoso e di uno shape che rende particolarmente agevole
pagaiare in qualsiasi condizione di mare. Estremamente scorrevoli su
acqua piatta e a loro agio fra le onde, le Aquamondo sono caratterizzati da
bordi abbastanza sottili per permettere di impostare facilmente le curve se
si surfano onde, e di migliorare la manovrabilità della tavola. Lo shape
compatto e molto ben bilanciato si adatta all’utilizzo sia da parte di rider
pesanti, sia da parte di rider leggeri che abbiano voglia di pagaiare
utilizzando una tavola versatile, confortevole e accessibile, senza tuttavia
sacrificare la manovrabilità in surfata.
Questi due shape sono disponibili in 3 diverse tecnologie di costruzione,
per soddisfare tutte le esigenze e tutte le tasche:
∞ EPX, interamente realizzata in Epoxy con area di calpestio in legno e grande
pad in EVA da prua a poppa;
∞ CLASSIC, tecnologia più leggera e performante con anima stampata in EPS e
costruzione in fibra di vetro su deck e carena, area di calpestio rinforzata e
finitura lucida di deck e carena. Pad su ¾ di tavola in EVA Square grooved e
logo fustellato a poppa.
∞ WOOD, tecnologia leggera, resistente e di pregio, con anima stampata in EPS
e full sandwich deck e carena impiallacciato in legno con finitura opaca e
vernice resistente ai raggi UV. Pad su ¾ di tavola in EVA Square grooved e
logo fustellato a poppa.
RRDDistribuito da: Ricci International tel: 0564.455786 - web: www.robertoriccidesigns.com
30
Aquamondo 9’9’’ EPX/Classic/Wood
Dimensioni: 9’9” x 33”x 4 1/8”
Pinna: Dolphin 9,5 US box
Volume: 150 l
Aquamondo 10’6’’ EPX/Classic/Wood
Dimensioni: 10’6” x 33”x 4 1/2”
Pinna: Dolphin 9,5 US box
Volume: 180 l
Cruiser WOOD 12’0”
Dimensioni: 12’ x 30” x 4 ¾”
Pinna: Arrow 10” US box
Volume: 266 l
AIR Cruiser
![Page 33: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/33.jpg)
CRUISER V2 La seconda generazione del Cruiser si presenta al pubblico con uno shape
completamente nuovo. Stabile e veloce, il Cruiser V2 garantisce prestazioni
ottimali in acqua piatta, così come in presenza di chop. Grazie allo shape
penetrante della prua e al volume generoso nella parte anteriore il Cruiser V2
accelera ad ogni colpo di pagaia, dimostrandosi una tavola flat water
efficiente, divertente e facile da utilizzare. I 266 litri di volume conferiscono a
questa tavola un galleggiamento ottimale anche con i rider più pesanti, pur
rimanendo sempre manovrabile e stabile sotto i vostri piedi. La poppa ampia e
round tail permette di navigare in posizione arretrata e alzare la prua senza
perdere galleggiabilità, permettendo così di passare chop e mare agitato
senza perdere velocità. Si tratta di uno shape moderno da cruising che ben si
adatta alle caratteristiche di ogni rider. Questa tavola è disponibile in due
tecnologie di costruzione: EPX (classica tecnologia glass-Epoxy) e Wood,
quest’ultima vero fiore all’occhiello della gamma flat water RRD. Il Cruiser V2
12’0 Wood è infatti una vera e propria opera d’arte per qualità di costruzione e
attenzione al dettaglio. La tavola è realizzata con 3 tipi differenti di
impiallacciature di legno, per garantire un aspetto unico e caratteristiche
tecniche adeguate ad ogni posizione di impiego. La tavola è completamente
lucidata a mano e presenta un pad in EVA a disegno squadrato nella posizione
di andatura, e pad in EVA ruvido davanti e dietro quest’area che evidenziano
magnificamente il disegno della coperta in teak degli yacht d’epoca.
ARROW 12’6 EPX/LTDDisegnata avendo come obiettivi l’acqua piatta e la velocità pura, questa tavola
riesce ad esprimere anche grandi doti di stabilità, accelerazione e
scivolamento senza sforzo. La prua affusolata e penetrante e la distribuzione
del volume rendono facilissimo pagaiare su questa tavola, anche grazie al
design ribassato della coperta che abbassa il baricentro nella zona di
calpestio. La sezione centrale della carena è caratterizzata da un biconcavo
sulla shape piatto, che incrementano la stabilità a basse velocità o in presenza
di chop. La zona di poppa invece è piatta per minimizzare le turbolenze e
creare un perfetto rilascio del flusso d’acqua. Questa tavola è disponibile in
due tecnologie: EPX (glass-Epoxy) distinguibile da una livrea grigia e pad
bianco, e LTD full carbon, con la classica livrea bianco-rossa. L’Arrow 12’6 è
una tavola velocissima da acqua piatta, che può essere utilizzata anche in
mare aperto da rider esperti.
ARROW 14’0” LTD/EPX La regina delle performance nella gamma flat water RRD. L’outline allungata
comincia dalla prua affusolata e penetrante caratterizzata da un volume
generoso. Poi le linee d’acqua proseguono abbastanza parallele nella zona
centrale e poi si restringono bruscamente verso la poppa. Anche l’Arrow 14’0 è
caratterizzato da un design ribassato della coperta per abbassare il
baricentro nella zona di calpestio. La sezione centrale della carena è
caratterizzata da un biconcavo sulla shape piatto, che incrementano la
stabilità a basse velocità o in presenza di chop. La zona di poppa invece è
piatta per minimizzare le turbolenze e creare un perfetto rilascio del flusso
d’acqua. Una tavola velocissima da acqua piatta, che può essere utilizzata
anche in mare aperto da rider esperti. L’Arrow 14’0 è disponibile in due
tecnologie: EPX (glass-Epoxy) distinguibile da una livrea grigia e pad bianco, e
LTD full carbon, con la classica livrea bianco-rossa.
31
Arrow 12’6” LTD / EPX
Dimensioni: 12’6’’ x 28 1/2’’x6 1/8’’
Pinna: Arrow 10’’ US Box
Volume: 245
Arrow 14’0” LTD/EPX
Dimensioni: 14’0’’ x 28 1/4’’x6 1/2’’
Pinna: Arrow 10’’ US Box
Volume: 252
![Page 34: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/34.jpg)
La gamma di sup Starboard del 2013 è forse una delle più vaste sul mercato,
8 tipologie di tavole: Allround, surf, surf pro, race all water racing, race
flatwater race, exploring, astro e asap in 7 costruzioni differenti: Carbon,
Wood, Ast Silver, Ast Candy, Ast White, Asap, Infaltable per un totale di circa
60 soluzioni di tavole. Una serie di tavole per un mercato sempre più
esigente e alla ricerca non solo del dettaglio ma anche delle ottime
performance. Svein Rasmussen insieme al suo gruppo di lavoro ha voluto
approfondire l’argomento sup, durante il meeting europeo tenutosi in
Spagna a Girona ha detto: “L’incremento del sup a breve sarà come lo è stato
con la bicicletta, di qui a breve i prezzi si abbasseranno e ogni persona avrà
un sup così come ogni persona va al mare con il proprio materassino
gonfiabile”. Lo sviluppo più grande lo si è avuto sulla linea gonfiabile, la
quale presenta ben 10 modelli in due costruzioni di gonfiabili differenti:
deluxe e fun. La versione deluxe è indicata per i maltrattamenti allo stato
puro, adatto a chi surfa su reef molto esposti o ama le rapide più
aggressive, è molto rigida e performante; la linea fun è dedicata al
divertimento alla famiglia e allo svago, sempre molto resistente e rigida ma
dai colori più vivaci. Senza parlare della tavola gonfiabile più piccola 8.2x32,
un progetto davvero innovativo e molto interessante per via delle sue
dimensioni wave. Molto interessante anche il tandem, un gonfiabile di 16
metri adatto al divertimento familiare.
Gli shape per la linea 2013 hanno subito una seria evoluzione, l’aumento
della stabilità su tutte le tipologie di tavole è stato l’obiettivo primario. Il
cambio sostanziale dei rail sulla linea surf e surf pro porta il passaggio dal
round rail al fine rail, aumentando la stabilità e riducendo così il rollio. Su
alcuni modelli delle due linee si è passati dal round tail allo square, solo ed
esclusivamente per aumentare la stabilità. Ma il punto davvero sorprendente
è la variazione di volumi sulle linee surf e surf pro; ridotte e stabili per un
pubblico che vuole aggredire le onde radicalizzando le proprie curve. La
linea dedicata ai pro è stata tutta aggiornata con nuovi shape più aggressivi
ma pur sempre stabili.
La linea allround vede l’inserimento di un nuovo modello adatto al fitness in
acqua: 11.2x30, di sicuro una delle misure più vendute al mondo per via della
sua versatilità di utilizzo dal wave al cruising senza lesinare in nessuno dei
due campi. 12 modelli con shape molto simili tra loro ma adatte ad un
pubblico vasto e differente.
La linea surf che presenta ben 11 modelli vede l’inserimento di due nuovi
shape il 7.8x32 e 9.5x30. Incrementa una gamma ben fornita ma che si
rivolge ad un pubblico che inizia a surfare onde più impegnative. Mentre
variano gli shape di ben tre modelli: 9.8x30, 9.0x33, 7.11x30. Nei primi due
modelli è stato cambiato il nose rendendolo un po’ più a punta e stretto, è
stato variato leggermente la distribuzione dei volumi e aumentata la rocker
line, nel terzo modello è stata aumentata la stabilità e accentuato il rocker
rendendola una short da tenere seriamente in considerazione se pesate
massimo 75 kg e volete essere ricordati sulla line up.
Grosse le innovazioni sulla linea race, molti i modelli aggiornati e molti quelli
cambiati, esce di scena il Bop, la tavola più copiata al mondo ed entrano in
scena ben tre tavole specializzate.
LE TAVOLE RACENuovi shape anche per le tavole adatte a chi vuole velocità sull’acqua, è
stato modificato il nose per evitare l’ingavonamento, aumentata la
stabilità e alleggerite le costruzioni senza lesinare sulla resistenza. I
nuovi bolidi di casa Starboard. Nella foto il 12.6x26 All Star.
LE PAGAIELa nuova linea di pagaie è per tutti i gusti, un nuovo shape entra nella
gamma, l’Aspect è una pala dedicata al race, veloce e con una risposta
istantanea si avvale della tecnologia e studi fatti prendendo come
esempio le migliori pale dei campioni di canoa. (Da sinistra verso
destra le pale Aspect sono la prima e la terza). I materiali per la
costruzione sono diversi: carbon, silver (in due colori), wood e tufskin.
Ogni materiale per ogni tasca e per ogni esigenza, alcuni modelli
potranno smontarsi in 2 o 3 pezzi per poterli trasportare meglio.
STARBOARDDistribuito da: Pandora tel: 0362.337568 - web: www.star-board-sup.com
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![Page 35: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/35.jpg)
I NUOVI CARBON SURF PRO 2013
Allstar: linea che sostituisce il Bop e che è dedicata all’all water racing, il
cambio sostanziale è nella prua anti-ingavonamento in fase di downwind o
take off di shore break, aumento della stabilità con l’incremento dei volumi,
stabilizzazione del peso e controllo della outline.
Ace: linea esistente da diversi anni ma che varia di anno in anno, adatta per
downwind spinti, con prua molto voluminosa e tail pin per la velocità
estrema.
Sprint: l’ingresso di questa linea è per l’incremento delle gare dedicate allo
sprint in acqua piatta, uno shape davvero molto sorprendente, outline
aggressiva in prua con il solito piercing nose, incavata sulla pancia in
coperta e con tail aperto per un deflusso dell’acqua.
La linea Asap ha una costruzione nuova per una gamma dedicata al rental e
alle scuole. Il vecchio Slick cambia il look e diventa più aggressivo alla vista e
più resistente in carena e più leggera nel trasporto. Esce di scena il 8.8x30
per fare posto al 7.7x26.5 tavola dedicata ai kids. Economica e funzionale
sono adatte anche alle persone alle prime armi. Il primo prezzo della linea
Starboard mette d’accordo tutti con un prezzo più che politico si potrebbe
dire popolare.
Una nuova categoria di tavole fa ingresso nella gamma, il Touring, shape del
vecchio Bop ma rifiniture molto più eleganti per una tavola destinata al puro
cruising e al turismo lungo le coste. La linea adatta alle acque ferme e al
mare aperto. Con lo shape ispirato alla tavola più veloce del 2012 la linea
Touring soddisfa i palati raffinati per chi non solo è alla ricerca della
prestazione ama anche del design raffinato e colori eleganti.
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DA SINISTRA
7.11x30 Seven Eleven: Cambia lo shape, la tavola passa da 29 pollici di
larghezza a 30 con prua leggermente a punta e i rail passano da round
a fine aumentando la stabilità.
7.8x32 Wide Point: Nuovo ingresso nella gamma 7.8x32, rail fine e poppa
leggermente square, divertente sulle onde e veloce in parete.
8.5x30 Pocket Rocket: Update di shape anche per il Pocket Rocket, in
versione carbon è la tavola per chi vuole velocità, prestazioni e
divertimento. Round tail, nose leggermente a punta e rail fine.
9x33 Hero: Shape più nervoso per una tavola adatta a chi ha il piede
pesante, round tail per partenze veloci, nose leggermente a punta per
bucare il chop e rail fine per aggredire il face.
9x29: Nuovo ingresso in gamma. Linea surf pro con uno shape
aggressivo per piedi esigenti, nella linea pro sono state apportante delle
innovazioni sorprendenti. La nuova concezione di rail fine aiuta molto la
stabilità e la poppa square vi permetterà traversi in line up per non
perdere neanche un’onda. Ridotti i litraggi e aumentata la resistenza.
I GONFIABILIUna linea per tutti i gusti e per tutte le esigenze, 10 modelli di gonfiabili in
due costruzioni differenti: fun e deluxe. La prima adatta a chi vuole volo fare
exploring, la seconda adatta a chi vive nelle rapide più aggressive. La tavola
più piccola è il 8.2x32, immaginate di andare al mare, di trovare la
condizione ideale e avere nella macchina uno zaino di pronto impiego.
![Page 36: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/36.jpg)
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Lo Stand Up River è approdato anche in Italia, due
gruppi di istruttori, pratici del mare e del surf, si
sono dedicati alla pratica di questa nuova
disciplina per diversi giorni, esaminando il
percorso da seguire, provando nuove manovre,
eseguendo salti di quasi 2 metri e surfando onde
statiche alla fine delle rapide poste lungo il corso
del fiume.
La prima volta che si è parlato di provare questa
esperienza è stato lo scorso giugno, quando Fabio
Mariano il giovane presidente dell'associazione
"vivere l'Aniene" mi ha contattato chiedendomi se
fossi interessato a
tentare una discesa
sul fiume con il SUP.
Ovviamente, da buon
surfista, accettai la
proposta e colsi
l'occasione al volo.
L’organizzazione si
mise subito in
movimento e il 6 dello
stesso mese era già
pronto il primo test
day, per condividere
l’esperienza anche con
altri surfisti
abbastanza spericolati
da accettare la sfida.
Io, Giordano Bruno Capparella, in compagnia di due
esperti paddler, Riccardo Catarci e Giuseppe
Spadoni, di un cameraman Giovanni Caruso detto
"Sfanzen" e di una fotografa Alessia Cataldi, ci
mettemmo in viaggio entusiasti di provare questa
nuova sfida. Ero l'unico con esperienza su fiume,
visto il mio passato da kayaker, quindi nell'ora e
mezza di tempo trascorsa per arrivare a
destinazione esaminammo con attenzione tutti i
parametri di sicurezza e le caratteristiche delle
correnti per scendere al meglio il fiume. All'arrivo
l’accoglienza da parte di tutti i ragazzi della scuola
di rafting, di una ventina di istruttori curiosi e
impazienti di provare è stata fantastica. Dopo
averci aiutato a scaricare l’attrezzatura e a
gonfiare le tavole ci hanno mostrato la nuova sede,
un vecchio mulino ristrutturato, appositamente
attrezzato per ospitare la scuola.
La suggestiva location che ospita la scuola di
rafting “VIVERE L'ANIENE” a Subiaco è situata a 408
s.l.m. nell'alta valle dell'Aniene. È un pittoresco
borgo medievale, costruito a scalinata su una rupe
rocciosa che domina la valle alla destra del fiume
Testo di Giordano Capparela foto di Alessia Cataldi
Che lo Stand Up Paddle fosse disciplina eclettica lo si sapeva, visto che ben si presta a qualsiasi condizione marina, a qualsiasicontaminazione sportiva e a qualsiasi nuova iniziativa. Proprio guardando verso nuovi orizzonti la "SWEETWATER STAND UP",scuola di SUP dello "SPORTING CLUB SABAZIA", e la scuola di rafting "VIVERE L'ANIENE" hanno dato il via ad una nuova realtàunendo la disciplina del rafting a quella dello stand up paddling.
SWEET WATER
RIVER SUP
Giordano Bruno Capparella in action.
![Page 37: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/37.jpg)
ed è centro di interesse religioso e artistico,
nonché turistico. La struttura, perfetta per ospitare
grandi gruppi, offre la possibilità a tutti di
praticare diverse discipline: rafting, idrospeed,
arrampicata etc.
Dopo la visita ci mettiamo in movimento, un
ripasso delle regole di sicurezza, una dose di
carica per superare le piccole paure e via pronti
per indossare muta, calzari, casco e salvagente.
Tre le tavole usate per il test, non abbastanza per
soddisfare il crescente desiderio da parte di tutti
di pagaiare in piedi su un fiume dopo decenni
passati ad affrontare le rapide solo da seduti. Per
permettere a tutti di provare almeno una volta la
discesa è stato necessario alternarci sulle tavole.
Alcuni di noi si sono fatti prendere la mano fino a
tentare delle manovre sulle rapide come rotazioni
di 180° della tavola durante salti alti più di un
metro, o surfate contro corrente.
Per l’occasione sono state testate tutte le tavole
gonfiabili HOBIE, dalla 10'.0" Drift al nuovissimo
River-Whitewater 10'2", agile, leggero e soprattutto
indistruttibile. Quest'ultimo si è dimostrato il
giusto alleato per affrontare anche i fiumi più
impegnativi. Sottoposto a dura prova tra rocce
salti e tronchi, il nuovo River Sup gonfiabile HOBIE
ha superato la prova alla grande.
Solo dopo un lungo periodo di allenamento si è
dato il via alle attività aperte a tutti. La prima
giornata dedicata al Sup River è stata il 30 giugno
con lezioni di prova, che si sono svolte in occasione
della sagra del gelato artigianale.
I corsi di SUP river svolti durante tutta la giornata,
sono stati organizzati con 4 turni da 2 ore, due la
mattina e due il pomeriggio. La prima mezz'ora
dedicata alla teoria con nozioni sulle
caratteristiche del sup e le regole sul fiume dopo
di che si è passati ad una lezione seguita in
parallelo con gli istruttori "ISA" sweetwater e le
guide rafting del "VIVERE L'ANIENE". È poi seguita
una pagaiata tranquilla nello specchio d'acqua
piatta a monte dell'imbarco, scoprendo luoghi
affascinanti immersi nella natura. La parte pratica
della lezione consisteva nel discendere in piedi un
tratto di fiume lungo circa 500 metri affrontando
rapide con correnti traverse, traghettaggi da una
sponda a un'altra e saltare giù da 3 salti di diverse
misure e correnti. 30 i partecipanti tra i 20 e i 30
anni, tutti veramente soddisfatti ed entusiasti
dell'esperienza.
Questo tipo di disciplina si è rivelata divertente
sicura e aperta a possibilità di sviluppo. Grazie al
successo di quest'evento sono già partiti i corsi di
Sup River che potranno essere seguiti estate e
inverno presso la scuola rafting di Subiaco.
Nello Stand Up Paddle e nello sport in generale si
cerca sempre di raggiungere nuovi traguardi,
riuscire a visitare luoghi inesplorati o magari come
in questo caso tentare
di scendere delle
rapide come un kayak
o un gommone. La
caratteristica dello
Stand Up è quella di
unire due discipline,
quella surfistica a
quella del kayak o
canoa, per questo
motivo è nata questa
nuova realtà.
Questo splendido sport
sta aprendo porte su
nuovi orizzonti, dando
modo a tutti di
appassionarsi, che
siano amanti del fiume
o del mare. Senza precludere la pratica del sup
solo ai fortunati che vivono vicini al mare. Per
maggiori informazioni su come poter praticare il
RIVER SUP potete visitare il sito
www.viverelaniene.com oppure
www.sportingclubsabazia.it.
![Page 38: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/38.jpg)
36
Questo lago glaciale è davvero qualcosa di
speciale per il SUP. Quando sali sulla tavola e
cominci a remare verso l’isola, che è la sola isola
naturale in Slovenia, si scorge piano piano la
cattedrale barocca. Ci fermiamo lì, scendendo
dalla nostra tavola per poi andare a fare una
camminata sulla scalinata di 99 scalini verso la
chiesa, per poi arrivare in cima e suonare una
campana portafortuna. Quando poi torniamo
verso le nostre tavole incrociamo dei turisti che
hanno optato per un mezzo di trasporto più
tradizionale, andando sulle tipiche barche pletna
del lago Bled. Mentre scivoliamo tranquillamente
lungo le rive del lago Bled veniamo accompagnati
da gruppi di cigni e turisti che percorrono i
sentieri a piedi. Ci allontaniamo poi dalla folla
per andare verso il Castello di Bled, che si staglia
per oltre 130 metri al di sopra del lago
cristallino. Proprio nel momento in cui sentiamo
solamente il rumore delle nostre pagaie
nell’acqua, dei pesci decidono di saltare fuori
dall’acqua per farci quasi perdere l’equilibrio. Eh
sì, ci sono un sacco di pesci nel lago. Pesce...
Cibo... Dolce... Fame! È ora di fare una pausa ed
usciamo per lasciare le nostre tavole nel furgone
per poi andare a prenderci una fetta di dolce
crema Bled. Con la pancia piena e un bel
rifornimento di zucchero nel sangue, guidiamo
per un quarto d’ora per andare al più grande e
tranquillo Lago Bohinj, che il più ampio lago
permamente in Slovenia ed è parte del parco
nazionale di Triglav. Questa perla naturale si
trova incastonata tra le montagne di Bohinj, che
vanno dai 1600 ai 2000 metri. L’acqua è
perfettamente cristallina ed è uno spettacolo
davvero mozzafiato che t’impone di entrare in
acqua col tuo SUP. Abbiamo iniziato il nostro giro
dalla zona orientale del lago vicino alla statua del
leggendario Goldhorn, per poi superare un ponte
dietro cui si trova la chiesa di Giovanni Battista.
Abbiamo dovuto remare un bel po’ per andare
dalla parte opposta del lago e ritornare. Durante
il tragitto, però, le nostre anime si sono riempite
di pace e tranquillità, mentre i nostri occhi
stentavano a credere alla bellezza della natura
davanti a noi. È quel tipo di bellezza che non può
lasciarti indifferente, e finisci il giro in bellezza
facendo un tuffo nelle rinfrescanti acque del
lago! Ci vediamo in Slovenia!
SUP PLANET SLOVENIAIl SUP apre una dimensione completamente nuova
per poter vivere la bellezza della natura slovena,
che ci richiama sui suoi fiumi e laghi, senza poi
dimenticare il mare. Vuoi fare SUP per una o due
ore o tutto il giorno? Scrivici a [email protected]
e ti proporremo un tour su misura.
Testo e foto di Katarina Tomc/Moki
La nostra avventura è cominciata lo scorso anno, quando abbiamo deciso di organizzare un giro diperlustrazione in SUP, andando in avanscoperta di laghi e fiumi in giro per la Slovenia. In Slovenia infatti ci sonoun sacco di bacini e corsi d’acqua che avevamo già visto col nostro SUP. Come sempre, anche in questo casorestano impresse le preferenze, che nel mio caso sono state le due uscite sul lago Bled ed il lago Bohinj. Perchè ilnome Bled? Potrebbe derivare dalle cremose fette di kremšnita- Bled, come si vedrà alla fine... Sicuramente peròla sua bellezza ed unicità sono senza rivali in tutto il mondo.
SUP SUL
LAGO BLEDE BOHINJ IN SLOVENIA
![Page 39: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/39.jpg)
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![Page 42: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/42.jpg)
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Per parecchi anni ho avuto quest’idea intesta, un sogno che continuava adassillarmi: vedere Tuamotu dall’alto!Questi atolli erano stati scoperti eesplorati solo in parte ed è stata la miacuriosità che li ha fatti diventare la miaossessione, spinto dalla mia irrefrenabilevoglia di scoprire posti nuovi!Avendo conseguito il brevetto per il volocol parapendio a motore da un paiod’anni, quando mi sono trasferito qui nellaPolinesia francese, non ci è voluto poimolto tempo prima di poter trasformarequesta mia necessità in una realtà,sorvolando finalmente la laguna cristallinadi Tuamotu. Assieme a Manu Bouvet,Carine Camboulives e la loro figlia Lou,siamo partiti in missione per realizzarequesto nostro sogno, da una prospettivacompletamente nuova e mozzafiato, confoto mai viste prima.Una volta caricato tutto il nostro materialea bordo della “SAUVAGE”, il nostroappartamento galleggiante, ci siamoallontanati il più possibile verso nuoviorizzonti per poi tornare finalmente conuna serie di scatti presi direttamente dalcielo sopra agli spot!
Il problema principale, una volta a Tuamotu, era
trovare un’adeguata zona di decollo e atterraggio!
C’era solo reef a perdita d’occhio e poi ancora reef,
reef, reef e occasionalmente una piccola lingua di
sabbia. Per poter decollare col mio parapendio a
motore, idealmente, avrei bisogno di una zona di
almeno 50 metri di lunghezza senza alberi ed
orientata controvento!
La laguna punteggiata da questi atolli non offre
molti spazi aperti fuori dall’acqua...
Dopo aver guardato un po’ più da vicino, però,
abbiamo scovato una piccola isola sabbiosa
proprio nel mezzo di una piccola laguna cristallina,
che sarà stata sui 20 metri di lunghezza.
Sono andato a piedi a controllare e anche
l’orientamento rispetto al vento era perfetto, solo
che era veramente troppo corta. Avevo bisogno di
almeno 50 metri per essere sicuro e ne avevo a
disposizione 20 a malapena!
Era già mezzogiorno e la temperatura era troppo
alta per alzarmi in volo, quindi abbiamo deciso di
aspettare ancora un po’, mentre la marea stava
calando, in modo da avere anche maggiore
rincorsa a disposizione... Dopo circa 2 ore, verso le
2 del pomeriggio, sono tornato su questa piccola
isola e, con piacere, ho notato che l’acqua,
arretrando, aveva fatto emergere almeno altri 15
metri di pista per me. A questo punto non era
ancora la pista di 50 metri ma erano 35, e dovevo
necessariamente farmeli bastare.
Ancora prima di partire in volo, quindi, avrei già
dovuto fare dei numeri... altrimenti sarei finito in
acqua con tutto il mio materiale. Appena tutte le
condizioni si sono allineate, ho deciso di provare a
decollare. Ho preparato il mio motore, installando
l’elica, spiegando il mio parapendio e preparando
le mie 2 macchine con 2 lenti.
Era ora di provarci! La tensione stava cominciando
a farsi sentire.
Il motore era piuttosto pesante, sui 25+kg, e con
anche tutto il materiale fotografico addosso facevo
piuttosto fatica a prendere velocità.
Ho fatto gonfiare il parapendio nel vento, ho avviato
il motore e mi sono messo a correre il più
velocemente possibile, dando poi massimo gas alla
manetta appena prima che i piedi toccassero
l’acqua ed ecco che yeeewwwwh... sono decollato!
Ero in aria, che stavo prendendo velocità e quota,
col vento in faccia. Una sensazione eccezionale!
Mentre continuo a salire, vedo che il paesaggio
marino comincia a cambiare, e sott’acqua la
sabbia e il corallo creano dei disegni e dei
contrasti di colore assolutamente mozzafiato.
Perlustro un po’ la zona dall’alto, cercando di
capire dove fotografare di preciso e poi scorgo una
piccola imbarcazione ancorata proprio nel bel
Manu Bouvet e Carine Camboulives
![Page 43: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/43.jpg)
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![Page 44: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/44.jpg)
42
mezzo di una laguna di un colore azzurro intenso
assolutamente pazzesco, con un’acqua così
cristallina che lascia trasparire perfettamente i
testoni di corallo e la secca di sabbia bianca.
Manu e Carine cominciano a remare e a esplorare
un po’ la zona a bordo dei loro SUP, godendosi al
massimo la bellezza mozzafiato dell’area. Io devo
concentrarmi sul guidare il mio parapendio a
motore ma non posso fare a meno d’immortalare
quel paesaggio eccezionale!
Quando sono lassù mi devo ricordare i 3 comandi
principali per pilotare correttamente il mio
parapendio a motore: una leva a testa per andare
a destra o a sinistra e poi la manetta del gas... è
molto semplice ma occorre parecchia pratica e
dimestichezza per restare in aria!
Quindi controllo l’inquadratura che voglio fare, poi
mi giro e mi avvicino. Mentre mi avvicino, devo
necessariamente lasciare andare i comandi per
poter recuperare le mie macchine e iniziare a
fotografare. Ci vuole però pochissimo tempo per
perdere il controllo del parapendio. Non posso
però fare altrimenti, in quanto le foto devo
necessariamente farle con entrambe le mani. È
una sfida notevole e mi ci è voluto davvero
parecchio per imparare a capire ed attuare come
riuscire a fotografare mentre sono in volo.
Ora dell’atterraggio, ho consumato tutta la benzina
a disposizione, dopo circa un’ora e mezza di volo!
Sono ritornato verso il piccolo motu per atterrare
su quella piccola isola da cui ero partito poco
prima. È stata davvero un’esperienza eccezionale
essere in cielo e poter fotografare gli atolli di
Tuamotu dall’alto!
Voglio assolutamente rifarlo!
Si sta facendo buio e devo incominciare ad
Il popolato reef di Tuamotu con pesci piccoli e grandi...
![Page 45: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/45.jpg)
43
Manu surfa la perfetta sinistra diTuamotu con il reef che affiora.
![Page 46: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/46.jpg)
impacchettare il mio materiale. Una volta ritornato
sulla braca, tutti sono ansiosi di vedere il risultato
del mio volo aberrante nel cielo quel giorno!
Appena abbiamo visto gli scatti, siamo rimasti tutti
a bocca aperta!
Non vedo l’ora di riprovarci, e spero che anche la
prossima volta il tempo sarà così favorevole, in
modo da poter sorvolare nuovamente la zona!
Improvvissamente scorgiamo il picco proprio
davanti alla nostra barca formarsi perfettamente,
con un intero set che si stava allineando per
rompere sul reef. Il timing non poteva essere
migliore e sicuramente non avrei mai perso
un’occasione del genere!
Ci siamo preparati tutti, ognuno col rispettivo
materiale, ed ecco che mi stavo preparando a
sorvolare nuovamente quel paradiso!
Ho sorvolato lo spot e il pass sul reef, e, devo
ammettere, che le linee che arrivavano erano
davvero perfette. Sembrano dipinte, mai visto nulla
del genere prima!
Manu si trova sullo spot tutto solo, senza nessuno
intorno, a parte il paesaggio assolutamente
evvezionale.
Continua a prendere un’onda dopo l’altra, mentre
io cerco di guidare il mio parapendio in modo da
passare nelle sue vicinanze al momento perfetto. Il
tutto è davvero complicato perchè devo quindi
volare verso il mare aperto per vedere quando un
set potrebbe arrivare, per poi andare ad inseguire
nell’altro senso il
rider aspettando e
sperando che parta
su una delle onde. E
proprio mentre sta
per partire, io prendo
in mano le mie
telecamere e
comincio a scattare
puntando sull’onda
più grande del set.
Manu, che è in acqua,
mi vede e cerca di
prendere l’onda che
gli indico io, in modo
da essere pronto
sotto il mio obbiettivo.
Cosa?!? Ma c’è perfino uno squalo che passa sotto
la tavola di Manu mentre surfa?!!?
Questo è assolutamente incredibile! Non posso
veramente capacitarmene, riguardo lo scatto
mentre sono in volo e non ci credo... è pazzesco!
C’è uno squalo nella foto proprio sotto alla tavola
di Manu!
Continuo a volare sullo spot e Manu continua a
surfare onda dopo onda, senza aver la minima idea
di cosa ci sia sotto!
Dopo circa due ore e un sacco di scatti
interessanti arriva il momento di atterrare, in
quanto ho finito nuovamente la benzina e sta anche
cominciando ad alzarsi il vento...
Il tempo totale in volo è stato piuttosto breve ma
siamo riusciti a scattare e ad ottenere ciò per cui
eravamo venuti.
Una volta a terra ho mostrato lo scatto con la
squalo a Manu e anche lui è rimasto
assolutamente esterrefatto!
Era ormai da anni che sognavo di sorvolare gli
atolli di Tuamotu e finalmente ce l’abbiamo fatta!
Sono davvero contentissimo di aver ottenuto quello
che volevo e spero che le foto piacciano a tutti i
lettori di SupTime. È stata una vera sfida, e la
difficoltà l’ha resa ancora più sofferta ma
eccezionale. Spero davvero di poter scrivere così
anche nel mio prossimo report, magari con altri
scatti aerei!
A presto... Ben Thouard
44
Life style.
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HOLY SPORT - www.holysport.it - [email protected]
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Lo spettacolo di intubarsi sotto al Ponte di Rialto. © Valerio Moretta/RRD
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Giunta alla sua terza edizioneSurfin’Venice sta diventando un
evento classico nel panorama deglieventi SUP in Italia e nel mondo. Maogni evento che si rispetti nascondequalche piccolo segreto e un po’ dipazzia da parte degli organizzatori.
Siete pronti a scoprire cosa ci hariservato questa edizione 2012?
Testo: Ovidio Ferrari
Foto: Valerio Moretta, Fabrizio Luca,
Mirko Destro graphitestudio.it
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150 amanti della tavola e della pagaia si sono
ritrovati domenica 16 settembre allo scalo del
mercato ittico, al Tronchetto di Venezia, per vivere
un’altra esperienza unica e indimenticabile. Il
programma del giorno elaborato dall’inarrestabile
Eliana Argine, organizzatrice e local di Venezia,
prevede la registrazione dalle 8 alle 10 e poi
l’imbarco e la partenza per raggiungere il campo
di gara posizionato al Lido proprio di fronte
all’Hotel Excelsior. Per intenderci, l’Hotel che
ospita i divi di Hollywood durante la mostra del
Cinema di Venezia!
IMPREVISTI DEL MESTIERELogicamente tanto per rendere un po’ più pepata
una giornata che di per se rappresenta già una
bella sfida, durante la notte si è alzata una bella
Bora, per cui il mare è bello attivo, con onde!
Mentre procedo ad assegnare lycra e numeri agli
iscritti alla gara, ricevo la prima telefonata di
panico della giornata: i team rider RRD che da
Jesolo dovevano raggiungere il campo di gara
direttamente in gommone, si trovano nella
complicata situazione di dover decidere se
mettersi in mare esponendosi ai rischi della
navigazione sottocosta con mare grosso oppure
rinunciare a partecipare all’evento. Anche se a
malincuore consiglio di prendere la decisione più
prudente e continuo a spillare numeri sulle lycra
bianche e rosse della manifestazione.
TRANSFER 1Nel frattempo partono due mototopi col primo
carico di tavole e attrezzatura da portare al
Tronchetto. E di seguito parte anche la barca Gran
Turismo con gran parte degli iscritti a bordo.
Appena la barca si allontana dall’ormeggio mi
accorgo che la boa per la gara è rimasta sul molo.
Ops. Partirà col secondo giro di mototopi, ma
probabilmente rallenterà le procedure di partenza
della gara. Nel frattempo Attilio (Verdi, ndr.) mi
chiama dal Lido per confermarmi che hanno già
scaricato tutto, e che stanno per ritornare per
fare il secondo giro. Il mare è bello mosso e quelli
dell’organizzazione avranno il loro bel daffare ad
organizzare il campo di gara e far partire per
tempo la regata. La notizia positiva è che a quanto
pare sono già sbarcati anche i fratelli Giusti, che
sono arrivati col gommone portandosi al traino le
tavole SUP Race! Grandi ragazzi!
LA GARALa partenza della gara è in netto ritardo anche per
via della lunghezza del transfer di attrezzatura e
iscritti dal Tronchetto al Lido, e finirà col fare
slittare tutto il programma della giornata. Per
fortuna a dare supporto agli organizzatori c’è
anche Roberto Domenichini, che prende in mano
la situazione e improvvisa un percorso di gara che
permette agli atleti di fronteggiare le impegnative
condizioni meteo. A dominare ancora una volta la
flotta degli sfidanti è l’incredibile Leonard Nika,
che col suo 12’6 macina i chilometri del
difficilissimo campo di gara come se niente fosse
e in poco più di 37 minuti taglia la linea di arrivo,
precedendo il 14’ di Daniele Guidi, Fabrizio
Gasbarro e Pietro Fazioli. Poi nell’arco di un
minuto tagliano il traguardo Paolo Marconi e
Davide Codotto (secondo e terzo classe 12’6),
Roberto Mandoloni (primo classifica Grand
Master), Jacopo Giusti e Maestri Massimo (Primo
classe Kauna). Da segnalare anche le prestazioni
dell’inossidabile Peter Bridgman che si impone
nella classifica Gran Kauna, Padovani Stefano
primo dei master e fra le donne si impone a
sorpresa Manca Notar che si impone sulla forte
Silvia Mecucci. Gianluca Penzo invece vince la
classifica Allround maschile, mentre
l’agguerritissima Anna Boscolo vince la classifica
Allround femminile.
ACQUA ALTA?Mentre i ragazzi si danno battaglia di fronte
all’Excelsior, io ne approfitto per fare un
sopralluogo in vaporetto lungo il Canal Grande
assieme ai gemelli Attilio e Aurelio per rubare
qualche scatto con la complicità dei nostri
fotografi Valerio e Fabrizio. Il forte vento di bora ha
alzato notevolmente il livello dell’acqua e ci fa
sfiorare il brivido dell’acqua alta a Venezia.
Inevitabile una sosta calibrata in zona Ponte di
Rialto e Mercato del Pesce, prima di salire sul
Vaporetto successivo con i nostri SUP gonfiabili in
spalla, destinazione Lido. Quando arriviamo
all’Excelsior, le velleità agonistiche dei nostri
paddler si sono esaurite già da un po’, il vento si è
calmato e anche il mare sta cominciando a
rilassarsi. Le tavole race si stanno facendo un bel
bagno di sole sulla spiaggia, mentre il popolo in
canotta a strisce bianco-rosse si è spostato in
prossimità del ristorantino ai margini della
spiaggia del Grand Hotel. Mentre i paddler si
godono il meritato pasto, l’instancabile Eliana
comincia ad estrarre i premi a sorte per
recuperare un po’ di tempo e limitare il ritardo
sulla tabella di marcia della manifestazione.
TRANSFER 2Il passaggio con la tavola sotto braccio nel
sottopassaggio che dalla spiaggia dell’Excelsior
porta al porticciolo privato alle spalle dell’hotel è
davvero particolare, come tutto quello che
succede quando si è a Venezia. Le tavole vengono
lasciate davanti all’ingresso posteriore dell’hotel,
in attesa che Brad Pitt o George Clooney facciano
capolino per caricarle sui mototopi per il secondo
transfer di giornata. Io invece mi accodo con tutti i
partecipanti per salire sulla barca Gran Turismo
che secondo programma avrebbe dovuto portarci
all’isola di S. Giorgio dove avremmo dovuto fare la
foto di gruppo con tutti i partecipanti prima della
partenza della sfilata conclusiva lungo il Canal
Grande. Peccato però che proprio nello stesso
pomeriggio fosse in programma una
La partenza dall’Excelsior per andare a fare la parata. © Valerio Moretta/RRD
Aurelio e Attilio Verdi. © Valerio Moretta/RRD
Una sosta per recuperare le energie. © Valerio Moretta/RRD
Aspettando l’arrivo delle tavole di fronte alla sede Bucintoro.© Fabrizio Luca/RRD
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Il primo gruppo di parte per la parata al calar del sole. © Fabrizio Luca/RRD
Una stupenda prospettiva di Venezia con l’acqua alta. © Fabrizio Luca/RRD
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manifestazione non autorizzata del movimento “no
grandi navi in bacino” in protesta contro il
passaggio delle grandi navi da crociera che
passano quotidianamente davanti a Piazza San
Marco, con conseguente mobilitazione generale da
parte delle forze dell’ordine e blocco immediato
per ragioni di sicurezza di qualsiasi tipo di attività
e manifestazione collaterale, Surfin’Venice inclusa.
Per fortuna questa volta a correre in soccorso di
Eliana e della Surfin’Venice ci ha pensato un
enorme (nel vero senso della parola) Daniele
Scarpa e la Società Remiera Bucindoro, che ci
hanno messo a disposizione l’approdo sicuro della
loro sede sul Canale della Giudecca che si trova
immediatamente all’inizio del Canal Grande. Quindi
la manifestazione ha potuto completarsi anche
nella sua parte più spettacolare, con il previsto
cruising lungo l’incredibile Canal Grande di
Venezia, saltando solo la parte iniziale della foto di
gruppo davanti a S. Marco.
GUERRIGLIA URBANAMentre aspettiamo l’arrivo dei mototopi con le
tavole per la sfilata, assistiamo a vere e proprie
scene di guerriglia urbana, con manifestanti
asserragliati su barchette di ogni tipo e forze
dell’ordine schierate con tutti i mezzi a
disposizione, dalle moto d’acqua agli elicotteri.
All’inevitabile e inesorabile passaggio dell’attesa
nave da crociera si è scatenato un mezzo
parapiglia, con imbarcazioni che cercavano di
rallentare il lavoro dei rimorchiatori, altre
imbarcazioni che mantenevano i rivoltosi nei
ranghi, cori di protesta, lancio di fumogeni e chi
più ne ha più ne metta. Intanto sulla riva tutti i
partecipanti della Surfin’Venice continuavano ad
osservare increduli quanto stava succedendo,
nella fremente attesa di poter fare scivolare
silenziosamente le nostre tavole sulle acque di
questa città straordinaria.
La protesta di una parte di Venezia contro il
passaggio di queste navi enormi e delle navi a
motore in generale non è una cosa nuova, e nasce
da una reale sofferenza fisica della struttura
stessa della città che si sta rovinando sotto
Pronti... Via! La partenza della gara nelle acque agitate dalla fresca bora. © graphitestudio.it
© graphitestudio.it
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l’azione inesorabile delle onde generate da questo
tipo di traffico. Manifestazioni sportive come la
Surfin’Venice vengono sostenute dalle remiere di
Venezia proprio perché si allineano perfettamente
con quella che è la filosofia e la cultura del remo
per una città come Venezia. In pratica anche a
Venezia sta un po’ succedendo quello che succede
in altre grandi città storiche italiane, in cui la
popolazione locale chiede a gran voce il blocco del
traffico automobilistico nel centro storico. Nelle
altre città il problema sono le auto e i camion e la
soluzione sono i mezzi pubblici e le biciclette, a
Venezia il problema sono le imbarcazioni a motore
grandi e piccine, e la soluzione sono i vaporetti
pubblici e le imbarcazioni a remi. Come sempre,
però, prima ad arrivare a manifestazioni di
protesta come quella a cui abbiamo avuto la
sfortuna di dover assistere, che mettono a
repentaglio la vita e il lavoro di tante persone, ci
sono tanti altri passaggi che in una società civile
dovrebbero essere attuati per fare sentire la
propria voce in maniera più civile e più efficace.
Comunque sia, abbandoniamo i moti di piazza e
ritorniamo al moto generato da una pagaia
mentre si sta in piedi su una tavola.
VENICE CRUISINGSulla sponda della sede Bucintoro assieme a tutti
gli altri iscritti in attesa dell’arrivo delle tavole per
la sfilata ci sono anche Alessandro Benetton e
Deborah Compagnoni, che oltre ad essere due VIP
sono anche due grandi sportivi e non si sono
lasciati sfuggire l’opportunità di vivere Venezia
pagaiando su una tavola da SUP. Quando arrivano
le tavole il sole è ormai al tramonto, la tabella di
marcia è completamente saltata, ma poco
importa. Tutti quanti abbiamo solo voglia di berci
il Canal Grande in un sorso solo, sulla via di
rientro verso il Tronchetto e verso casa. I
partecipanti si dividono in gruppi per non
ostacolare il normale traffico urbano della città. Io
parto per ultimo nell’ultimo gruppo, e mi unisco
ad Attilio, Alessandro e Deborah che sono già
pronti ai blocchi di partenza. Mettiamo la tavola in
acqua in un canale di fianco alla sede Bucintoro
che porta direttamente sul Canal Grande e
partiamo. Devo dire che questa è la mia terza
edizione della Surfin’Venice, ed ho avuto anche
altre occasioni di pagaiare su queste acque, ma
mai prima d’ora lo avevo fatto a quest’ora, col sole
al tramonto, la luce calda della sera che gioca con
i colori della città e con i riflessi delle acque che
sono molto più calme che durante la mattina o il
pomeriggio, dal momento che il traffico è molto
minore. Pagaiare facendo scivolare la tavola fra
gondole e variopinti paletti di ormeggio fin quasi
sulle scalinate degli spettacolari palazzi storici da
un benessere particolare, che non fa sentire
minimamente la lunghezza del percorso. I
chilometri passano in un attimo, o forse no, visto
che arriviamo al Tronchetto che è praticamente
Momenti di competizione... © graphitestudio.it
![Page 54: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/54.jpg)
buio, ma poco importa. Anche questa edizione
delle Surfin’Venice è stata un successo. Sulla
sponda vedo solo persone contente di poter dire
“c’ero anch’io” che si danno un gran daffare per
caricare le grandi tavole su auto e furgoni, forse
un po’ stanchi, ma tutti col sorriso sulle labbra.
Arriva anche il mio turno di recuperare la
macchina e caricare la tavola. Passo a salutare
Attilio, Aurelio, Claudio, il mitico Bosi e poi
naturalmente Eliana, che mi promette che ci
incontreremo presto per cominciare ad
organizzare la prossima edizione. È sopravvissuta
a questa fantastica giornata, ma è completamente
esausta: troppo stress. Mi promette che l’anno
prossimo sarà un’edizione all’insegna del relax e
puro divertimento. Come sempre la prendo in
parola. Grazie Eliana.
RINGRAZIAMENTIdi Eliana Argine Presidente Surf Club Venezia.
Ringraziando tutti i partecipanti per la solidarietà
e l’affetto che li lega a questo grande
appuntamento del SUP italiano, un particolare
ringraziamento va a Roberto Domenichini per il
suo determinante intervento, il grande Daniele
Scarpa e Società remiera Bucintoro per averci
ospitato, Forza Rosa che ha aperto il corteo su
Canal Grande, il poliedrico e multiforme Team
Progetti – Segatoo nella persona di Guido Rosei, e
naturalmente tutto lo staff del Surf Club Venezia
che si è fatto in quattro: Sissi, Barbara, Sara,
Tehila, Luca, Alvise, Felix, Rachele e Simone
Fantinelli sponsor delle barche usate per i
trasporti, e VTP. Arrivederci a tutti all’anno
prossimo!
Per le classifiche complete
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Romantic moments... © Fabrizio Luca/RRD
Una spettacolare vista della partenza della gara. © graphitestudio.it
![Page 55: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/55.jpg)
![Page 56: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/56.jpg)
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AlaskaRobby Naish
Kai Lenny
AlaskaRobby Naish
Kai Lenny
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TESTO DI Robby Naish FOTO DI Johnny Decesare
Se fossi alla ricerca di uno scenario, natura e condizioni in acqua che sono diametralmente opposte rispetto a quelle delle Hawaii,l'Alaska sembra un ottimo punto di partenza, specialmente dopo aver visto le condizioni estreme che i pescatori di "Deadliest Catch",la serie televisiva su Discovery Channel. La zona sembra davvero ideale per un'avventura al limite. Era già da un po' di tempo chestavamo cercando di organizzare un viaggio in Alaska, sia per provare a fare kitesurf che standup, coordinandoci con Scott Dickersondi Surf Alaska. Ci ha mandato alcune foto dell'onda di marea che risale un'insenatura per chilometri con l'alzarsi della marea con laluna piena, e anche altri scatti di surf da onda con condizioni di tutto rispetto. Alla fine quindi abbiamo optato per un viaggio basatosia su kite e sup, facendo arrivare il campione del mondo di kitesurf, Kevin Langeree (che se la cava piuttosto bene anche in SUP) ed ilcampione del mondo di SUP, Kai Lenny, che va altrettanto bene in kitesurf ed in qualsiasi altro sport acquatico. Il vero problema erariuscire a trovare il modo di combinare i miei impegni, quelli di Kai e di Kevin, in modo da non perdere nessun impegno importante, esiamo riusciti a cavallo tra un evento e l'altro. I ragazzi sarebbero partiti in anticipo, e li avrei poi raggiunti dopo qualche giornoappena avessi finito i miei impegni alle Hawaii.
Kai Lenny, Campione del Mondo SUP Surfing e Race, e Robby Naish!
![Page 58: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/58.jpg)
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I PRIMI GIORNIKai e Kevin sono andati in avanscoperta ad
Anchorage, dove sono stati accolti da Scott
Dickerson, che aveva già organizzato tutto. Si sono
poi diretti verso Girdwood, a circa un’ora di
macchina da Anchorage, per fare kite in alcuni
degli spot e vedere per la prima volta l’infame
onda di marea a “Turnigan Arm”. Fa piuttosto
freddo, ma non eccezionalmente, attorno ai 10°C.
Già quel pomeriggio, hanno surfato l’onda di
marea sulle loro tavole da sup short board, davanti
ad un’onda dal mezzo metro al metro e mezzo ma
che risaliva controcorrente per più di un miglio! Mi
hanno mandato delle foto di quella prima giornata
la sera stessa e mi hanno già fatto venire invidia...
Il giorno successivo hanno guidato verso Seward,
dove poi sono saliti su Milo, una barca di 58 piedi,
trasformata da peschereccio a nave da
esplorazione, con posti letto comodi per una
ciurma fino ad 8 persone. Lasciato Seward, sono
partiti in esplorazione dell’enorme costa
dell’Alaska, che è una successione infinita di
baie gigantesche, molte delle quali proseguono
per molti km nell’entroterra fino ad arrivare ai
ghiacciai che sono sempre presenti.
Anche il giorno successivo è un altro che mi
dispiace parecchio aver perso. I ragazzi hanno
preso lo zodiac per risalire un fiume e arrivare
in un bacino pieno di iceberg, proprio ai piedi
del ghiacciaio. Le loro parole e le immagini che
surfavano proprio sotto a quel gigante azzurro
possono spiegare la loro fortuna e esperienza
molto meglio di quanto possa io. Eccezionale è
dire poco. Il giorno successivo hanno proseguito
lunga la costa e dopo poco hanno trovato
un’onda carina per il sup, restando in acqua
fino a sera e remando assieme alle orche!
Sembrava che dietro ad ogni angolo ci fosse
una sorpresa eccezionale ad attenderli, ed il
paesaggio aperto offriva forme di vita a perdita
d’occhio… tranne altre persone!
L’ARRIVO DELLO ZIO ROBBYMi sono poi messo in viaggio a mia volta per
incontrarmi con la crew, andando prima ad
Honolulu, e poi ad Anchorage, per arrivare in una
piccola cittadina chiamata Homer. Sono arrivato
all’aeroporto di Homer alle 7:30 di mattina con un
aereo bimotore dell’Air Alaska, con a bordo circa
altre 10 persone. Da lì sono poi salito a bordo di
un idrovolante a 4 posti gestito dalla Stellar Air
Service. Normalmente volano solo 3 o 4 mesi
all’anno, durante il periodo di pesca estiva e di
gite alla scoperta degli orsi. Per il resto dell’anno,
come quasi tutte le altre attività in Alaska,
chiudono per l’inverno o si spostano in zone più
calde dove c’è maggiore richiesta.
Siamo decollati dalla superficie perfettamente
liscia del lago all’alba e abbiamo volato verso est
per una mezz’ora, sorvolando le montagne e i
ghiacciai alla ricerca della Milo. Sapevamo a
grandi linee in che zona si trovasse la barca, ma
Kevin attacca il lip.
Kai, Kevin e Robby Naish.
Kevin e Kai davanti alla maestosità del ghiacciaio.
![Page 59: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/59.jpg)
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nella vastità dell’Alaska non riuscivo a non
pensare a quei racconti di piccoli aerei precipitati
che non sono mai più stati ritrovati nell’immensità
della natura del luogo. In una zona in cui le
giornate di sole sono una rarità, abbiamo avuto
davvero una fortuna notevole ad avere giornate
senza una nuvola in cielo, solo cielo blu e sole
splendente.
Dopo aver sorvolato una catena montuosa per
circa 20 minuti, siamo finalmente arrivati nella
zona in cui avrebbero dovuto essere i ragazzi.
Finalmente, abbiamo scovato la Milo, ancorata in
un profondo fiordo alla base di un enorme
ghiacciaio che si tuffava dritto nell’Oceano.
Abbiamo cominciato a volteggiare attorno alla
Milo mentre ci abbassavamo per atterrare
sull’acqua perfettamente liscia e cristallina, con
un atterraggio perfetto.
Dopo aver assicurato l’idrovolante alla barca con
una cima, siamo saliti a bordo e abbiamo
cominciato a scaricare tutto il materiale (12’6”
One gonfiabile, 2 kite, una 5’5” Global e un paio di
nuove mute più qualche altra cosa
indispensabile.) Quando l’aereo è poi ripartito ci
ha letteralmente abbandonato in mezzo al nulla.
Il silenzio e la tranquillità assoluta del posto
sono davvero difficili da descrivere a parole. Ero
già eccitato!
Non vedevo l’ora di entrare in acqua. Dopo aver
svegliato Kai e Kevin che stavano dormendo beati
nelle stanze inferiori, abbiamo gonfiato le nostre
tavole da SUP e siamo andati ad esplorare il
ghiacciaio più da vicino. Non sembrava fossimo
solo a un paio di centinaia di metri, ma più ci
avvicinavamo scivolando sull’acqua ghiacciata,
più ci rendevamo conto di quanto enorme fosse
quella massa di ghiaccio centenario. Remare
circondati da blocchi di ghiaccio è una
sensazione davvero inusuale.
C’erano anche un sacco di cuccioli di foca da ogni
parte, e diventavano sempre più curiosi man
mano che ci avvicinavamo. Il ghiacciaio continua a
fare rumori sinistri e cupi, in quanto è in continuo
movimento e si continua a crepare e riformare.
Sembra quasi ci sia un temporale da quanto forte
rimbomba il rumore nelle ampie vallate
circostanti. Circa ogni minuto un blocco di
ghiaccio di dimensione notevole si staccava dalla
parete del ghiacciaio esplodendo a contatto con
l’acqua. I blocchi più grossi creavano anche delle
mini-tsunami che riempivano l’intera baia e
rimbalzavano sulla parete del ghiacciaio. Abbiamo
remato lungo la parete principale per oltre un’ora,
aspettando pazientemente di veder pezzi sempre
più grossi cadere in acqua. Nella parte sinistra
c’era una crepa gigantesca, e quindi abbiamo
pensato bene di guardare da vicino, in quanto
![Page 60: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/60.jpg)
c’era la possibilità che l’intero pezzo si staccasse.
Così è stato!
Inizialmente s’è staccato un pezzo veramente
grosso, che faceva presagire l’inizio del collasso,
quindi io e Kai abbiamo remato come pazzi verso
sinistra, che è però più difficile che dirlo dovendo
fare lo slalom tra i blocchi di ghiaccio. Le tavole
gonfiabili erano perfette, ma il profilo della mia
pagaia sembrava fosse stato sbattuto per ore
contro le rocce.
IL GHIACCIAIOProprio mentre io e Kai ci stavamo riposizionando
nella zona sinistra del ghiacciaio, tutta la parete è
collassata. Tutto è iniziato con un singolo pezzo
che già di per se aveva creato un’onda piuttosto
grossa lungo la parete del ghiacciaio, e poi, tutto il
secondo pezzo è andato... i nostri cuori pompavano
a mille... Tonnellate e tonnellate di ghiaccio sono
esplose in acqua con un boato terrificante. Questa
volta l’onda generata era davvero spaventosa. Un
tubo congelato pieno di pezzi di ghiaccio si è
schiantato contro la parete del ghiacciaio mentre
un intero set di onde si dirigeva minaccioso verso
me e Kai. Sebbene fossimo in un canale di circa
200 metri di profondità, non eravamo per niente
sicuri che le onde non avessero rotto su qualche
blocco di ghiaccio e mentre si avvicinavano
sempre più i nostri cuori continuavano a pompare.
Fortunatamente, come prevedibile, non hanno
rotto e ci sono passate sotto senza problemi, però
è stata eccitazione pura... come guardare il
discovery channel dal vivo.
Qualsiasi cosa da quel punto in avanti era nulla a
confronto, e quindi abbiamo deciso di chiudere in
bellezza e caricare tutto il materiale sulla barca e
ripartire verso il mare aperto. Mentre stavamo
tornando, ci è venuta la brillante idea di provare a
surfare l’onda della Milo. La poppa era piuttosto
larga e la prua alta e aggressiva, e io avevo
proprio voglia di surfarmi qualche onda, anche se
provocata da una nave. Essendo il più giovane e il
più iperattivo che sembra non volere ma togliersi
la muta, Kai è andato per primo. E se l’è goduta.
Anche in maniera eccessiva. Nel senso che ha
continuato ad andare, e surfare, e andare... finchè
poi è aumentato il vento, mentre noi eravamo
ancora in muta ad aspettare, ed ecco che poi ci è
passata la voglia e basta. La prossima volta il più
vecchio andrà per primo. Abbiamo poi navigato nel
prossimo fiordo, saltando nuovamente sulle
nostre tavole gonfiabili per esplorare la costa
coperta di pini, alla ricerca di orsi neri. Ne
abbiamo infatti avvistato uno su una spiaggia
rocciosa mentre mangiava la carcassa di un
cucciolo di balena morto, ma non è rimasto in
zona per molto dopo il nostro arrivo.
Abbiamo quindi remato lungo la baia, per poi
scendere su un’altra spiaggia rocciosa per
esplorare le tonnellate di plastica e rifiuti arenati,
quasi tutti provenienti da oltre oceano.
Centinaia di piccole boe da pesca sono arrotolate
intorno alle rocce, assieme ad una strana
collezione di altri oggetti che sembrano caduti dai
container delle navi cargo. In questa baia,
specialmente, c’erano lattine e schiaccia mosche
di alluminio, che io ho trasformato in una specie
di scultura. Le tavole gonfiabili One erano la scelta
perfetta per esplorare la costa, capaci di navigare
facilmente anche nell’acqua bassa e tra vari
ostacoli, senza doversi minimamente preoccupare
di scheggiare o rovinare la chiglia e carena.
Abbiamo poi trovato una cascata d’acqua dolce
che si tuffava nell’oceano e abbiamo quindi deciso
di fermarci per farci una bevuta per poi ritornare
alla Milo per cena. Sebbene normalmente non mi
piaccia così tanto stare in barca, con una bottiglia
di Dramamine e un paesaggio incredibile in
qualsiasi direzione guardassi, mi stavo davvero
divertendo e non ho nemmeno avuto una parvenza
del mio usuale e fastidioso mal di mare...?!?
IL BANCHETTO DEGLI ORSIDopo una cena deliziosa sulla nave, ci siamo messi
in viaggio lungo la costa, cadendo in un sonno
profondo mentre scivolavamo sull’acqua
perfettamente liscia. La mattina seguente ci siamo
svegliati che eravamo già ancorati in un’altra
profonda baia. Il piano della giornata era di
risalire un fiume in SUP, che solitamente è pieno
zeppo di orsi neri che vanno a caccia di salmoni
che depongono le uova in quel periodo. Ancora
una volta, il tempo era davvero eccezionale, con un
cielo assolutamente azzurro e perfino aria
piuttosto calda.
Abbiamo continuato a remare dall’Oceano fino
all’entrata dello stretto fiume e da subito ci
siamo resi conto della puzza di pesce marcio che
sembrava fosse ovunque sul letto. Più siamo
risaliti, più pesce morto c’era nel fiume.
Sembrava quasi di essere in un film horror, in
quanto con l’acqua così cristallina sembrava di
remare direttamente sopra alle carcasse di quei
poveri pesci.
Ovviamente, sugli argini, c’erano numerosi orsi
che si gustavano l’abbondante banchetto di
salmone, senza far fatica, mentre loro
letteralmente morivano di fatica per tornare a
riprodursi nel posto dove loro stessi erano nati.
Era come essere ad un buffet per orsi. Anche
questa volta, non erano particolarmente
interessati a restare in zona per controllare
quali fossero le nostre intenzioni, e sono tutti
tornati nella foresta senza pensarci due volte.
Ancora una volta, le tavole gonfiabili si sono
rilevate la scelta perfetta per continuare a
remare senza fatica risalendo nell’acqua bassa
del fiume, togliendo perfino le pinne in alcuni
tratti particolarmente bassi.
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Kai è l’unico ad essere riuscito a surfare l’onda della Milo.
Kai Lanny se la surfa alla grande con un abbigliamento tecnico decisamente invernale.
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UN PO’ DI KITE E DI SUPLe previsioni davano una tempesta piuttosto
interessante in arrivo quella stessa notte, quindi
abbiamo deciso di abbandonare l’esplorazione e
cominciare a tornare verso Homer. Ci siamo poi
arrivati ad inizio serata. Abbiamo dormito
l’ultima sera in barca nel porto di Homer, e il
mattino seguente c’era vento side onshore. Dopo
una veloce colazione alla Cosmic Cafe…
“colazione, pranzo e spuntino messicano” e una
lunga e sofferta decisione su dove andare a
surfare, abbiamo caricato tutto sulla macchina
di Scott con rimorchio incorporato per poi
andare in spiaggia. Abbiamo armato il nostro
materiale da kite, proprio alla base dell’estuario
di Homer. C’era vento da 12-14 metri con onde
piuttosto divertenti di beachbreak sul metro e
mezzo. Kevin (conosciuto nel nostro gruppetto
come “il Cuneo” per la forma triangolare del suo
torso costruito da una vita in kite) stava facendo
tutto a pezzi sulla sua twintip come sempre,
mentre Kai ha optato per una tavola senza strap,
per poi prendere la tavola con strap per fare un
po’ di salti. Io ho optato per la mia solita Global
5’5 che è praticamente la tavola perfetta per
ogni condizione. Al di fuori di un piccolo
incidente comico in spiaggia in cui tutti i nostri
kite si sono aggrovigliati, e abbiamo quasi
rischiato di falciare il nostro videographer
Johnny Decesare e Kevin che è saltato sul kite
per fermarlo a terra e con la sua delicatezza ha
fatto scoppiare la camera d’aria... è stata una
session piuttosto divertente. Ho provato a
surfare con le scarpette finchè la mia 14 è
morta. Appena ho messo la 12 sono uscito a
piedi nudi. Anche quando c’è freddissimo, non
riesco proprio a surfare con le scarpette.
Fare kite con le montagne innevate come sfondo
è piuttosto surreale, specialmente quando ci
sono delle piccole onde con cui giocherellare!
Dopo pranzo abbiamo guidato per una
mezz’oretta, per girare dietro l’angolo e andare
in una spiaggia più esposta, per uscire tutti soli
mentre il vento stava per calare definitivamente,
troppo leggero anche per le Fly.
Siamo poi tornati verso Homer per fare una
piccola session di SUP al tramonto, surfando
senza un alito di vento e con l’acqua
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perfettamente liscia. Siamo usciti tutti e tre e ci
siamo davvero divertiti un sacco, surfando onde
di un metro perfettamente lisce, mentre
vedevamo che la luna cominciava a far capolino
da dietro le montagne. Abbiamo surfato fino alle
10 di notte, quando il sole è finalmente
tramontato, concludendo una lunga ma bella
giornata.
La mattina seguente ci siamo messi in macchina
e abbiamo guidato per svariate ore per tornare
a surfare l’onda di marea nel fiume, sentendo
che ci sarebbe anche stato un po’ di vento e ci
sarebbe stata la possibilità di surfarla col kite,
cosa che apparentemente succede piuttosto di
rado. Durante il lungo tragitto non potevamo non
fermarci da Taco Bell, dove io e Kai ci siamo fatti
la nostra dose, mentre sia Scott che “il Cuneo” ci
fissavano disgustati.
Dopo una bella session di kite sull’onda di
marea, abbiamo poi caricato il materiale e ci
siamo spostati ancora un po’ sottovento verso
Arm per surfare un piccolo estuario mentre il
vento calava lentamente, mettendoci in
saccoccia un’altra bella giornata di kiting con
tempo bellissimo. Aspettando l’ultima session di
sup sull’onda di marea, siamo rimasti a dormire
la notte in un classico alberghetto da 10 stanze,
proprio lungo l’autostrada. Sembrava di essere
sul set di un film dell’orrore degli anni ‘70, ed
anche i mobili lo erano...
L’ONDA DI MAREASurfare l’onda di marea sul sup è stato davvero
figo, ma anche davvero difficile e quasi
scoraggiante allo stesso tempo. Abbiamo
camminato sul banco di sabbia verso l’ingresso
del fiume, per poi remare leggermente
sottovento e arrivare al punto in cui l’onda
avrebbe cominciato a rompere per poi surfarla a
risalire il fiume. Ovviamente è arrivata in ritardo
rispetto al previsto. Fortunatamente poi è
arrivata ed era davvero divertente all’inizio. Dopo
un po’ che la surfi, però, cominci ad annoiarti e
cominci a spingere di più sui rail, incrociandoti
con gli altri e facendo altre stupidate. Ed ecco
che perdi la spinta necessaria e perdi anche
l’onda. Si riesce anche a surfare un po’ l’onda
subito dietro a quella principale, ma poi devi per
forza finire per scavalcarla per tornare su quella
principale, andando a prendere l’incrocio verso
uno dei due argini. Al centro, infatti, l’onda è
molto più lenta rispetto ai lati (perchè è in acqua
più profonda) e se remi verso gli argini quindi
riesci ad accelerare per poi prendere l’onda
principale e poi ritornare nuovamente verso il
centro, continuando a surfare, ma adesso
sull’onda davanti. È piuttosto faticoso ma
abbastanza divertente, pensando che poi
continuare a surfare senza pausa. Io ho fatto il
pagliaccio ed ho perso l’onda per ben due volte...
e quindi ho praticamente passato tutto il mio
tempo a cercare di remare come un pazzo per
riuscire a riprendere l’onda principale!
Nonostante ciò, è stata comunque un’esperienza
eccezionale e sicuramente sia Kai che Kevin ne
parleranno per un bel po’. Abbiamo surfato per
23 minuti consecutivi! Kevin ha surfato tutto il
tempo senza uscire una sola volta, mentre Kai ed
io abbiamo surfato un po’ meno. Siamo però
riusciti a surfare tutti insieme per l’ultimo
quarto di miglio, mentre l’onda stava
cominciando ad affievolirsi. Ovviamente non è
Pipeline, ma surfare per così tanto tempo è
sicuramente un’esperienza che non capita tutti i
giorni! Quella notte siamo ritornati verso
Anchorage, dopo aver mangiato altro cibo
messicano, ci siamo trovati una stanza in un
albergo vicino all’aeroporto e la mattina ognuno
è andato per la sua strada: Scott è tornato a
bordo della sua Milo per fare un altro viaggio
verso la costa del Kodiak, Johnny è tornato a LA,
Kevin in Olanda, mentre Kai ed io siamo tornati a
Maui. Siamo stati davvero fortunati in termini di
tempo, e durante l’intero viaggio abbiamo
goduto della natura più vasta, selvaggia e
incontaminata che si possa immaginare. Sia il
kite che il sup sono stati davvero di ottima
qualità e tutti i local ci hanno accolto
calorosamente. Se volessi fare un viaggio in un
luogo eccezionalmente bello e selvaggio, con o
senza i tuoi giocattoli preferiti... l’Alaska
dovrebbe essere in cima alla tua lista!
Alaska con i suoi paesaggi mozzafiato.
Lo stile del Campione del Mondo SUP, Kai Lenny.
L’interminabile surfata dell’onda di marea.
Ideali condizioni per il SUP!
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TESTO DI Marian Rey FOTO DI Denis Rey
La seconda laguna più grande sulla faccia della terra dopo la Nuova Caledonia è certamenteun invito irrinunciabile per ogni amante del SUP. Spinti dalla continua fame di paesaggiselvaggi ed incontaminati, andiamo alla ricerca delle onde, incontrando nuove culture escoprendo angoli sempre più remoti... e quale posto migliore può offrirci tutto questo se nonl'Oceano Indiano? Appena fuori dal canale del Mozambico, tra l'Africa ed il Madagascar, acirca 8000 km dal mainland francese, c'è uno dei "Départements" più segregati... Mentresiamo ancora in volo, appena prima di atterrare all'aeroporto di Dzaoudzi, davanti a noiscorgiamo un enorme parco giochi che ci aspetta. Una laguna immensa, circondata da unreef corallino e punteggiata da una trentina di isolette. Appena mettiamo i piedi a terra, dopocirca 2 ore e mezza di volo, percepiamo immediatamente l'atmosfera e l'umidità tropicale.Sulla pista le famiglie accolgono i loro cari a braccia aperte con delle bellissime collane difiori da mettere al collo. Philip, la nostra guida locale ed amico, ci aspetta impaziente.
MayotteALLA RICERCA DEL PARADISO
La spettacolare vista aerea di Dziani Dzaha,scenario di svariate leggende.
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In queste zone con clima tropicale ci sono solo due stagioni: estate
australe, calda ed umida, da ottobre a marzo ed inverno australe da aprile
a settembre, con un massimo calo delle temperature di 3-4 gradi.
Dopo aver controllato gli appartamenti e sistemato il materiale, iniziamo a
pianificare la nostra avventura.
Nessuno di noi conosce una sola parola di Shimaoré, un misto tra Swahili e
Shibushi (dal Madagascar), ma fortunatamente anche il francese è una
lingua molto diffusa. In poco tempo quindi facciamo nuove amicizie tra cui
Amir, Sefou e Daniel ed il nostro quartier generale diventa il ristorante di
Amir. Tutte le operazioni giornaliere sarebbero partite da lì. Grazie anche
alla preparazione locale di Philip che conosce il posto come le sue tasche e
che ha già percorso la laguna in lungo ed in largo, sia con la sua vecchia
barca che con la sua tavola da SUP o da kite, riusciamo a sfruttare al
meglio il potenziale del posto.
Denis e Marian Ray esplorano la zona di Mayotte. Un po’ di SUP in relax nella zona delle “Petite Terre”.
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MOYAIl nostro viaggio comincia dalla “Petite Terre”. I burroni di Moya si trovano
appena dietro l’angolo rispetto all’aeroporto e sono i resti di una parete
vulcanica crollata in mare. È uno spot assolutamente perfetto per
osservare le tartarughe di mare deporre le uova. L’acqua azzurra e
cristallina crea un eccezionale effetto visivo in contrasto con il verde
smeraldo delle mangrovie. Appena sotto alla chiglia della nostra barca,
scorgiamo un’infinità di tartarughe e razze ed anche qualche piccola
ondina entrare nella laguna… Surfare in un paesaggio del genere, tutto per
noi, rimane sicuramente un ricordo stampato nelle nostre menti! Ci sono
un’infinità di possibiltà da poter sfruttare con i nostri SUP ma per ora
anche solo scivolare tranquillamente in laguna è un regalo quando si è soli
tra amici. Continuiamo la nostra esplorazione lungo il reef corallino e,
dopo aver mangiato un boccone veloce, ripartiamo verso la prossima
avventura: non c’è un secondo da perdere anche perchè ad ogni angolo c’è
un paesaggio nuovo da scoprire pieno d’emozioni... e poi bisogna tornare,
giusto in tempo, al ristorante di Amir per godere della visione di un
favoloso tramonto!!! Dopo aver remato per circa 20 km alla scoperta di
nuovi paesaggi e spot da surf da onda, siamo esausti ma assolutamente
stupefatti. Ci sentiamo proprio come dei bambini durante la mattina di
Natale o sul set di un cinema di fantascienza... ed anche un po’ esploratori
e pionieri essendo stati quasi sicuramente i primi rider a circumnavigare
tutta l’isola. La sera al nostro “HQ” (Quartier Generale) facciamo un
resoconto ai nostri amici della giornata trascorsa e pianifichiamo
rapidamente i giorni seguenti per sfruttare al massimo la zona.
Il giorno successivo ci imbarchiamo su un traghetto diretti alla Grande
Terre. Lungo il tragitto, oltre ai villaggi ed alle capanne in riva al mare,
scoviamo un sacco di posti perfetti per il SUP, fermandoci poi più tardi per
surfare in tranquillità e massimo relax. La notte la trascorriamo negli
accoglienti appartamenti di Boueni Bay dove, a circa 14-15 km di distanza,
si trovano un paio di “pass” e canali nel reef su cui si allineano
perfettamente le onde dell’Oceano aperto.
Sfortunatamente, il giorno seguente, il tempo non è per niente ideale e c’è
troppo vento, quindi rinunciamo al SUP per andare ad arrampicarci sul
Monte Tchougui. Questa montagna perfettamente a forma di cono è
estremamente ripida ed alta 594 metri, per inerpicarci ci siamo aggrappati
con forza alle radici ed alle fronde. Una volta in cima, la visione è
incredibile. L’intera laguna si apre davanti a noi con il suo azzurro
cristallino intenso punteggiato da atolli e spiagge bianche, con qualche
piccola foresta di bamboo e perfino qualche villaggetto della “petite terre”.
Di pomeriggio, andiamo a vedere i lemuri a Ngouja bay ed a giocare un po’
a backgammon. Ceniamo ad un piccolo ristorante locale gestito da una
signora del Madagascar.
A sorpresa, ci troviamo poi un sacco di tartarughe giganti che depongono
le uova proprio davanti ai nostri bungalow. Povere, fanno davvero una
fatica immane! Prima scavano delle buche gigantesche, assicurandosi di
aver risalito abbastanza la spiaggia per far sì che il nido non si allaghi
anche al cambio della maerea… spesso per deporre tornano nell’esatto
punto in cui sono nate. Come ci riescano è tutt’ora uno dei misteri della
scienza, ma resta comunque un’importante lezione su quanto sia speciale
la natura e quanto sia importante salvaguardarla.
La missione successiva per l’indomani è andare all’ “ilot Bandrélé”.
Partiamo dalla spiaggia davanti a casa nostra, lasciandoci alle spalle dei
Baobab giganteschi, alcuni avranno centinaia d’anni, facciamo un
downwinder per qualche km, per poi entrare in una delle tantissime
insenature con acqua cristallina e sabbia bianchissima.
Torniamo a Petite Terre tramite il traghetto, spendendo 15¤ per macchina
e driver, più 3¤ per passeggero. Arrivati all’ HQ ci raggruppiamo per
preparare il giorno seguente.
![Page 68: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/68.jpg)
LAC DZIANIParcheggiamo la macchina e ci incamminiamo a piedi lungo un piccolo
sentiero, dopo circa 20 minuti di camminata in salita con le nostre tavole
da SUP, veniamo ancora una volta premiati da una visione eccezionale!
Dziani Dzaha (che significa lago del Vulcano) è l’attrazione naturalistica più
rinomata della zona di Mayotte. Il suo tipico colore verde giada contrasta
con la base vulcanica del cratere che si è formato circa 500.000 anni fa.
Occasionalmente, piccole eruzioni di gas fanno sussultare le isole della
Petite Terre.
Questo lago è anche scenario di svariate leggende. Alcuni dicono che sia
popolato da serpenti sacri che possono aiutarti a superare le difficoltà con
offerte e preghiere specifiche. Per quanto riguarda l’alta concentrazione di
zolfo, la gente si reca nel lago per curare le dermatiti ed altre malattie
della pelle.
Anche qui siamo ragionevolmente i primissimi rider di SUP che si
avventurano e scivolano in queste misteriose acque. Per poterci entrare,
infatti, dobbiamo pagare il prezzo di arrampicarci lungo ripidi pendii,
passando attraverso la fitta giungla.
SADALe ultime previsioni di Philip ci portano sui pass di Sada per surfare un po’
di onde. E’ ora di preparare la piroga, facendo rifornimento e controllando
che il motore e tutto il materiale siano in ordine. Alle 6 di mattina siamo
diretti verso est, ma avremmo dovuto circumnavigare tutta l’isola verso
sud. Alle 8 arriviamo ad una piccola spiaggia bianca dove disturbiamo
migliaia di uccelli che si alzano in volo tutti insieme al nostro passaggio.
Restiamo lì poco tempo, alle 9.30 siamo già a Sada e la fortuna sembra
dalla nostra parte. C’è onda ed anche poco vento. Dopo esserci assicurati
di essere ancorati per bene, saltiamo in acqua profonda massimo 1.5 metri
con corallo ovunque. Si scorgono piccoli tubi e sezioni quà e là che però
hanno la brutta abitudine di rompere sul corallo quasi asciutto ed affilato
come un rasoio.
Il tempo non è proprio il massimo, ma questo spot, difficilmente
raggiungibile tanto da restare completamente isolato dal turismo di
massa, ha sicuramente un potenziale in quanto ad onda e noi possiamo
considerarci fortunati ad avere surfato per quasi tre ore quest’onda tutti
soli nel bel mezzo dell’Oceano. Il ritorno però è davvero lungo e non
mancano mai gli imprevisti... carburante esaurito! La soluzione
fortunatamente è lì vicino e riusciamo a recuperarne un gallone un po’ più
caro ed annacquato, ma sufficiente per tornare a destinazione.
Il nostro tempo qui a Mayotte è quasi terminato.
Durante la penultima notte in zona il nostro amico al ristorante ci prepara
un ottimo pranzo. Subito dopo aver mangiato decidiamo di andare a
salutare l’onda di Moya.
Abbracciamo i nostri amici con l’augurio che ci rivedremo presto.
Dall’aereo lanciamo un ultimo sguardo malinconico al bellissimo parco
giochi che ci ha ospitato fino a poco prima. Questi momenti magici
resteranno impressi a lungo nelle nostre menti.
Mayotte, un vero paradiso terrestre ed un’avventura coi fiocchi.
INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI:Starboard Reunion / Oceano Indiamo:
Telefono: +262 692 869 502.
Facebook: Starboard Reunion.
Dipartimento del Turismo di Mayotte:
Mayotte, L’isola Laguna.
www.mayotte-tourisme.com
Comité Départemental du Tourisme de Mayotte.
Bp1169-97600 Mamoudzou.
Telefono: +269 610 909 - Fax: +269 610 346.
66
![Page 69: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/69.jpg)
67
SUP surfing al “Moya crater”.
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68
di Nicola Abatescianni
La tavola da SUP può essere anche utilizzata come utile strumento di salvataggio. Vediamocome eseguire la corretta procedura di recupero di una persona in difficoltà seguendo iconsgli di un esperto in materia.
SUPRESCUE
PAG. 70
di Nicola Abatescianni
Con il SUP si può solo pagaiare? Non è vero! La tecnica che progredisce velocemente e lacontinua ricerca dei rider ad esplorare nuovi orizzonti, sta portando lo sport verso nuovi livelli,soprattutto tra le onde, ma anche in acqua piatta ci si può divertire con qualche variante.
ROLLTACK
PAG. 72
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![Page 72: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/72.jpg)
70
L’attrezzatura è costituita da una tavola con determinati requisiti strutturali:
cinghie di protezione su ambo i lati, maniglie multiple per consentire alla
persona soccorsa di aggrapparsi, volume e caratteristiche di linee d’acqua
che la rendono adatta per prestazioni professionali in tutte le acque e che le
conferiscono un ottimo bilanciamento. Nella sequenza di esempio è stata
utilizzata la Ocean Rescue di Starboard e esistono in commercio altre
attrezzature simili di altri marchi.
La procedura che andrete a visionare è una simulazione di salvataggio in
acque ferme, ha lo scopo didattico-illustrativo, ma se non siete un rescue man
evitate di soccorrere qualcuno mediante tecniche a voi sconosciute. Il rider in
azione è Nicola Abatescianni, ed è un vigile del fuoco esperto con diversi
brevetti di salvataggio ministeriali e civili. Quello che andremo a fare sarà
esplicare alcune manovre che potranno esservi utili nel caso qualcuno si sia
fatto male.
Per vostra informazione, Nicola sta presentando un documento al ministero
degli Interni sulla formazione e la sicurezza degli operatori di sicurezza
balneari, integrando una tavola da sup di salvataggio.
La tavola ha delle maniglie sulla coperta, ha uno scoop accentuato e una
rocker line molto spinta ma è ben bilanciata al centro. È una tavola molto
resistente e nel caso ci sia un peso sulla prua la tavola varia leggermente il
proprio assetto cruising.
Come possiamo vedere nelle prime immagini la tavola presenta delle maniglie
laterali che agevolano l’ingresso in acqua dando così la possibilità di lanciarsi
e quindi di avere già velocità.
Una volta in prossimità della persona da salvare potete optare per un tuffo
frenato o calarvi in acqua normalmente dalla tavola.
Avvicinatevi alla persona nuotando con la pagaia tra le mani, afferratela
come… devo trovare la tecnica di baywach!
Una volta arrivati alla tavola prendete la maniglia opposta alla posizione in cui
vi trovate e capovolgete la tavola, facendo attenzione alla vostra e
all’incolumità della persona che state salvando.
Prendete le mani della persona e portatele sul bordo opposto alla posizione in
cui vi trovate, cercate di posizionare il mento sul bordo della tavola facendo
attenzione che non si schiacci la lingua, e mantenendo le mani passate sopra
la tavola senza lasciare le mani della persona in difficoltà.
Una volta fatta distendere la persona con il viso poggiato sulla tavola,
impugnate il bordo opposto della tavola dalla posizione in cui vi trovate, e
spostando il peso del corpo alle vostre spalle, fate ribaltare la tavola.
A questo punto salite sulla tavola e girate il corpo della persona salvata col
volto in aria, portate le gambe sulla tavola e la testa che poggia sui ¾anteriori della tavola per bilanciarla successivamente con il vostro peso.
Posizionata la persona, preparatevi a iniziare la manovra di rientro, iniziate a
pagaiare in ginocchio ed una volta raggiunta la velocità desiderata alzatevi per
imprimere più forza nella pagaiata.
Una volta arrivati a riva, dovrete coordinare i lavori di sollevamento del sup
per poter portare la persona salvata dai soccorritori che nel mentre saranno
arrivati. Due persone la solleveranno mediante le maniglie di dietro e
altrettante utilizzando le maniglie davanti.
Testo di Nicola Abatescianni
Il Surf Rescue è una tecnica di salvataggio in mare che integra le procedure base di salvamento con l’utilizzo di tavole da surf osup omologate e appositamente studiate per garantire stabilità e sicurezza. Dal 1997 il “Surf Rescue” opera in tutto il mondo persoccorrere persone in difficoltà. Viene utilizzato sulle spiagge delle Hawaii, Malibu, Sydney o di Sylt e l’intero Mar Baltico.
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FOTO 1:L’apertura della manovra è uguale per qualsiasi
cosa voi stiate facendo, dal surfare le onde al
pagaiare in tutta tranquillità. Con un leggero
passo posizionate il vostro piede perno sulla
prua della tavola (piede che in posizione di
surfata sarebbe quello posteriore, se siete goofy
il sinistro, se invece siete regular come il nostro
rider il destro).
FOTO 2:Durante l’esecuzione portate il vostro piede
anteriore (se siete goofy il destro se invece siete
regular come il nostro rider il sinistro) al
centro della tavola mantenendo l’equilibrio sulla
parte più larga della tavola.
FOTO 3:I piedi devono allinearsi sulla stessa linea per
far sì che la manovra sia eseguita
correttamente, mentre il corpo deve essere
perpendicolare alla tavola per una corretta
apertura della manovra.
FOTO 4:Una volta poggiato il piede la tavola varierà il
proprio assetto, aiutatevi con la pagaia a
mantenervi in equilibrio ed iniziamo a farla
ruotare.
FOTO 5:Posizionando la pagaia in acqua, spostiamo
leggermente il nostro peso sul piede perno in
modo da far sollevare la poppa dall’acqua.
FOTO 6: Manteniamo la pagaia lontano
dalla tavola per aumentare il nostro equilibrio e
diamo inizio ad una pagaiata lunga e lenta.
FOTO 7:La tavola inizierà a ruotare e il nostro equilibrio
diventerà sempre più precario, pieghiamo
leggermente le gambe in modo da avere il
baricentro basso e continuiamo la nostra
pagaiata.
FOTO 8:Come potete vedere nella foto le pinne
fuoriescono dall’acqua facilitando così la
rotazione della stessa, il piede anteriore è al
centro della tavola, mentre il piede posteriore è
ai tre quarti sulla parte anteriore della tavola.
Testo di Nicola Abatescianni
La roll tack è una manovra freestyle che potrebbe essere fatta per allenarsi ad essere più veloci nei passaggi in boa, per ritornare sullaline up dopo aver finito di surfare un’onda, come esercizio propedeutico all’ apertura dell’helicopter (cfr. ultimo tutorial anno 2011) osemplicemente per attirare l’attenzione delle persone che vi stanno guardando. La manovra che vi proponiamo è solo una delle tantevarianti di un’infinità di esercizi che ci possono aiutare a migliorare il nostro equilibrio e l’affinità con la nostra tavola. È una manovraidonea a coloro che hanno un po’ di pratica in più, ma anche a coloro che vogliono migliorare e pensano che con il sup non si possafare altro che pagaiare.
ROLL TACK
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FOTO 9:Ci avviciniamo al momento più delicato della
manovra, cioè l’allineamento con la pala, in
questo momento potremmo perdere l’equilibrio
e l’unico modo per continuare senza cadere è
mantenere la pala in acqua e continuare a
pagaiare. Come potete notare il nostro rider
mantiene l’equilibrio sempre al centro delle
gambe.
FOTO 10:Se state perdendo l’equilibrio abbassatevi sulle
gambe per non perdere la rotazione.
FOTO 11:Continuate la pagaiata facendo attenzione a non
toccare la prua, il che potrebbe farci perdere
l’equilibrio a causa dell’inerzia della manovra.
FOTO 12:Una volta passata la prua, distendiamo
leggermente la gamba posteriore e
manteniamoci sempre perpendicolari alla tavola,
se state perdendo l’equilibrio poggiate
leggermente il peso sulla gamba anteriore che
poggia su una superficie di larghezza maggiore.
FOTO 13:Siamo in chiusura di manovra quindi restiamo
calmi e distendiamo sempre di più la gamba
posteriore per velocizzare il movimento rotatorio
della tavola, poggiamo il peso sulla gamba
anteriore e ricordiamoci che la pala deve
restare in acqua.
FOTO 14:Continuando con la rotazione riportiamo la
gamba di dietro al centro della tavola aiutandoci
con la pagaiata, a questo punto la tavola
accentuerà la rotazione.
FOTO 15:Una volta posizionato il piede posteriore al
centro della tavola, riprendiamo la posizione di
cruising per stabilizzare il nostro equilibrio e per
riprendere fiato.
FOTO 16:A questo punto avviciniamo la pagaia al bordo
della tavola e recuperiamo un po’ di fiato.
Avete appena eseguito una simpatica manovra
che potrebbe aumentare la vostra esperienza in
acqua.
ERRORI FREQUENTI:Nell’apertura di manovra potreste mettere il
piede troppo in prua sollevando di molto la
poppa dall’acqua, in questo caso voi fareste un
tuffo indietro però la tavola potrebbe andare a
finire addosso ad un bagnante.
Cercate di operare in completa sicurezza
soprattutto all’inizio per evitare spiacevoli
incidenti. Durante l’esecuzione potrebbe venirci
in mente di staccare la pala dall’acqua e questo
potrebbe farci perdere l’equilibrio facendoci
cadere in acqua con i piedi sulla tavola.
Attenzione a non toccare la prua durante
l’allineamento, in quel momento il vostro
equilibrio è precario.
Cercate di non voler chiudere la roll tack
velocemente soprattutto all’inizio, abbiamo
bisogno di capire il movimento e lo spostamento
dei pesi del corpo.
Cercate sempre di eseguire questa manovra
dopo il riscaldamento per non stirarvi qualche
muscolo.
Ci vediamo al prossimo tutorial e ricordate
sempre che qualsiasi cosa stiate facendo con il
Sup è sempre SOPPER (espressione americana
che identifica una cosa figa sul sup).
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Testo di Francesco Orsi foto di Eugenia Mussa, Franz Orsi
Perché abbandonare la comoda e ripetitiva perfezione dell’estate portoghese, fatta di sole, belle spiagge, caipirinhas efrequenti piccoli swell perfetti per il Sup per partire alla volta di un luogo chiamato Costa da Morte? Che ne dite:
rassicurante come nome, no? Un luogo la cui fama non è certo quella di un tranquillo luogo di vacanza ma piuttostodi un tratto di costa dove le tempeste sempre dietro l’angolo hanno concorso a creare una nomea di costa maledetta,
spauracchio dei naviganti. Beh, semplicemente perché ci andava di surfare lontani dalle masse e il nome Costa daMorte ci pareva, se non altro, garanzia di poco affollamento.
S U P S U L L A
COSTA DELLA MORTE
SPoT GuiDE
Eugenia alla scoperta di nuovi spot per il cruising con il suo inflatable. Il tramonto cala sulle suggestive strade di Santiago. L’imponente cattedrale di Santiago.
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Incredibili scoperte in giroper l’entroterra gallego.
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Conoscevo la Galizia: ricordo di esserci passato tanti anni fa durante un
surftrip in Spagna-Portogallo-Francia con alcuni amici dell’università. Ci
passammo pochi giorni all’epoca pressati come eravamo dalla necessità
di fare ritorno a casa per l’imminente inizio degli esami, ma la bellezza
del paesaggio, il ricordo di onde perfette, la cordialità dei locali mi
avevano colpito al punto da giurare che vi sarei tornato il più presto
possibile. Come spesso accade, le cose sono andate molto diversamente,
e in Galizia non ci sono più tornato. Almeno sino a quest’anno, quando ho
ricevuto una proposta dalla mia ragazza che diceva: “Perché non
partiamo per la Galizia? Ho là alcuni amici che possono ospitarci e
mostrarci un po’ gli spot della zona. E poi quest’estate senza fine qui in
Portogallo mi sta stancando, andiamo a prendere un po’ di fresco”.
Ok, l’argomento del clima mi andava bene, anche io ero un po’ stufo di
almeno cinque mesi di caldo e sole senza soluzione di continuità a
Lisbona, dove l’estate e l’inverno sembravano differire solo per la
grandezza degli swell.
Dove andare allora? Eugenia aveva alcuni amici che lavoravano in un surf
camp a Praia de Razo, vicino a Carballo. Ci sembrava un buon luogo dove
fare base e in più avremmo avuto un po’ di amici con cui passare qualche
bella serata. Dopo un po’ di ricerca su Google Earth mi sono accorto che
là vicino, o almeno così mi pareva in quel momento, c’era tutta una parte
di costa che non avevo mai visitato e di cui non avevo mai sentito parlare:
non ne parlava molto né la Stormriders Guide, né Wannasurf in effetti. A
me sembrava però che, a giudicare dalle foto satellitari e dalle finestre di
swell che potenzialmente potevano colpire quella costa, che ci fosse
dell’ottimo potenziale per surfare delle buone onde in Sup. Quindi decisi
che quella sarebbe stata la meta del nostro trip: si trattava della Costa
da Morte, come appresi qualche giorno più tardi.
È così che, armati di un paio di tavole gonfiabili, una Starboard Pro 8’0”,
un paio di tavole da surf, cucina da campo, sacchi a pelo e scorte di
viveri per una settimana, abbiamo caricato il furgone e siamo partiti
all’avventura. Destinazione? Costa da Morte.
Ancora non sapevamo quanto allucinante si sarebbe rivelato il viaggio,
quanta fatica ci sarebbe costata la ricerca di spot per lo più sconosciuti,
che non comparivano sulla mappa e di cui spesso non c’era nemmeno
traccia di una strada per arrivarci.
Evidentemente bisogna essere disposti a viaggiare su strade impervie, a
perdersi anche, e rinunciare alla comodità di uno spot testato e
certificato da mille articoli e guide, all’accesso diretto allo spot o alle
temperature gradevoli, a mettere da parte un po’ di azione anche a volte,
la sicurezza di inanellare uscite su uscite in condizioni perfette a favore
Alcuni locals mentre si godono l’ultimasession della giornata, in piena solitudine.
Estrella Galica, il perfetto integratore dopo un’uscita in Sup nelle fredde acque della Galizia. La Praia de Razo, nei pressi di Carballo, alle porte della Costa da Morte.
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del piacere della scoperta. Lo sapevamo ma forse non l’avevamo mai
capito fino in fondo, almeno fino a quando non siamo arrivati nella Costa
da Morte. Giunti qui ci siamo immediatamente resi conto di quanto la
logistica fosse a dir poco difficoltosa in questi luoghi dimenticati da Dio.
La domanda fondamentale che ci siamo posti è stata quindi: quanto
siamo disposti a viaggiare verso luoghi remoti, spesso inospitali, per
praticare il surf, o il Sup, allo stato più puro, senza compromessi? Quanto
siamo disposti a rinunciare in nome di questo? Il nostro trip per la Costa
da Morte è servito anche a darci una risposta a tutte queste domande, a
farci ricordare di quanto sia bello ma anche difficile andare verso
l’ignoto. E di quanto però ne valga assolutamente la pena.
La Galizia, negli anni, nonostante la sua rinomata fama di paradiso del surf,
è rimasta una delle frontiere più inesplorate del surf europeo, uno di quei
posti che per via della loro lontananza geografica dalle grandi città, dai
grandi aeroporti, è rimasta fuori dalle grandi rotte del surf, riuscendo a
preservare gran parte del suo fascino primitivo.
La Costa da Morte ne costituisce l’estremità nord-occidentale che si
protrae verso l’Atlantico catturando gran parte degli swell e delle
perturbazioni passanti per il Golfo di Biscaglia: è probabilmente uno degli
ultimi lembi di terra nell’Europa continentale dove sia possibile andare alla
ricerca di spot inediti o dimenticati. Sulla carta appare come una piccola
zona, relativamente facile da attraversare; quando si giunge in loco si
capisce però che quello che sulla carta sembrava una distanza modesta,
facile da coprire, nasconde in realtà un labirinto di stradine di campagna,
lente e tortuose, da cui è difficile districarsi anche con l’aiuto del Gps.
La Costa della Morte ricorda paesaggi celtici, simili a quelli che si
possono incontrare in alcune zone dell’Irlanda. Il clima è spesso avverso.
Non si incontra anima viva per chilometri a volte ma è uno dei luoghi più
affascinanti dove mi sia capitato di trovarmi a surfare.
È in questo contesto che ci siamo addentrati alla scoperta di nuovi spot,
abbiamo camminato per foreste di conifere per giungere su spiagge
deserte prive di strade d'accesso, abbiamo sceso il corso di alcuni fiumi
stretti fra gole mozzafiato e surfato onde perfette, completamente soli, in
un'esperienza a metà fra l'avventura outdoor e un Sup trip tradizionale.
IL NOSTRO VIAGGIOTralasciando le affollate spiagge di La Coruña, ci siamo diretti subito
verso Carballo, a Praia da Razo, alle porte della Costa da Morte, per fare
visita agli amici del Raz Surf Camp (www.razsurfcamp.com). Lo spot è un
beach break che funziona tutto l’anno con tutte le maree: è frequentato
da alcuni surfisti di La Coruña più i gruppi di principianti del surf camp
ma presenta un numero tale di picchi che l’assenza di affollamento è
L’Astro Whopper gonfiabile si è rivelato un perfetto compagno di viaggio peresplorare i tranquilli corsi d’acqua galleghi.
Franz stoked: immerso nella straordinaria natura gallega.
Camping sulla spiaggia aspettando lo swellmattutino in un remoto spot della Costa da
Morte con gli amici di Raz Surfcamp.
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assolutamente garantita.
A Razo abbiamo fatto base per alcuni giorni per esplorare gli spot della
zona tra Razo e Malpica: una moltitudine di beach break stretti fra capi
rocciosi che abbiamo raggiunto di volta in volta o via mare con il sup o
via terra attraversando alte colline boscose.
Come per la stragrande maggioranza degli spot galleghi, trattandosi per
lo più di beach break, il funzionamento dei picchi è influenzato dai banchi
di sabbia che tendono a spostarsi ogni anno in seguito alle mareggiate
invernali: è importante quindi studiare il funzionamento delle maree, che
in questo tratto di costa possono raggiungere i 4 metri di escursione.
Lasciando la costa di Malpica, in direzione ovest, ci siamo poi spostati
nella zona di Laxe: qui si incontrano alcuni spot perfetti per il Sup, quali
Soesto e Traba, e anche tante zone di interesse storico e archeologico da
non perdere.
Seguendo la costa si giunge a Capo Villano: qui il paesaggio è stupendo e
un paio di spot su roccia fanno desiderare di rimanerci ad oltranza. La
rotazione dello swell, ci ha però indotto a spostarci più a sud per
raggiungere finalmente Capo Finisterre, la romana Finis Terrae
considerata la fine del mondo conosciuto. Qui, con tre spot, Nemiña, Praia
de Rostro e Mar de Fora, che, a seconda della direzione dei venti,
possono presentare condizioni perfette per il Sup, con lunghe onde dalla
Franz disegna le sue linee indisturbato nella perfetta solitudinedi un pointbreak sperduto fra gli innumerevoli promontorirocciosi della Costa da Morte.
![Page 81: SupTime 10](https://reader036.fdocuments.in/reader036/viewer/2022062411/568c51911a28ab4916b32ef1/html5/thumbnails/81.jpg)
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sezione non troppo aggressiva e brezze spesso off-shore, è difficile
annoiarsi. Si tratta di tre beach break molto esposti che riescono a
catturare gran parte degli swell dai quadranti occidentali anche quando
in giro l’ondulazione è scarsa.
Queste sono le coste dove nel 2002 è avvenuto il disastro della petroliera
Prestige. La nave trasportava un carico di 77.000 tonnellate di petrolio
che si riversò in mare quando lo scafo affondò di fronte alle coste di
Finisterre il 19 novembre, provocando un'immensa marea nera che colpì
una vasta zona compresa tra il nord del Portogallo fino alle Landes, in
Francia, avendo un impatto disastroso sulla Costa della Morte, in
particolare. Per fortuna il caso della Galizia costituì un esempio modello
di bonifica e riabilitazione dele coste a seguito dell’incidente e oggi è
praticamente impossibile scorgere tracce visibili di ciò che è accaduto
nel 2002.
Lasciando Finisterre e continuando verso sud, in direzione di Muros, si
incontra Praia de Carnota (la più lunga dalla zona, con otto chilometri di
spiaggia e vari picchi adatti al Sup), Lariño e Area Maior, nei pressi di
Muros. Questi spot presentano onde più piccole rispetto alla zona di
Finisterre ma di solito più pulite.
Lungo tutta la costa inoltre si possono incontrare svariati spot per
sessioni in acqua piatta: dalle numerose lagune formate dal moto delle
maree, agli estuari di piccoli fiumi, alle famose Rias (una sorta di fiordi
stretti e profondi che costellano l’articolata costa gallega), sino al corso
di fiumi e torrenti che scorrono tra cascate e rapide immersi in paesaggi
mozzafiato, che abbiamo esplorato con le nostre tavole gonfiabili
provando per la prima il riversuping che, devo ammettere, è davvero
divertente e selvaggio.
A malincuore quindi, dopo una decina di notti in furgone, un migliaio di
chilometri sulle spalle a zonzo per la Costa da Morte, siamo dovuti quindi
ritornare verso casa, a Lisbona.
Sulla strada del ritorno, già in territorio portoghese, facendo sosta a
Peniche per sfruttare l’arrivo di un piccolo swell, ci siamo resi conto di
come tutto quello che ci stava intorno fosse distante anni luce
dall’esperienza che avevamo appena vissuto in Galizia. Niente safari in
cerca di onde dimenticate, niente camminate infinite per raggiungere lo
spot sconosciuto: ciò che ci stava intorno ora ci appariva come un
enorme shopping mall del surf, dove orde di beginner consumavano con
alacre voracità l’esperienza surfistica sterilizzata e preconfezionata ad
arte da decine di surf camp, da immortalare poi ovviamente in
immancabili fotografie stile Endless Summer, con tavola sotto il braccio e
onde sullo sfondo. Dello spirito d’avventura di un tempo, delle radici del
surf era rimasta solo un’ombra sbiadita per recuperare la quale è
necessario spingersi oggi sino ai confini delle rotte del surf commerciale,
sino alla Costa della Morte appunto.
Eugenia si gode l’incantevole vista duranteuna tranquilla session di river sup.
Il fascino evocativo dell’architettura tradizionalegallega fatta di rudimentali costruzioni in pietrache ricordano un paesaggio celtico.
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