Strategic Studies in Italy 2001

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    VERSIOE ORIGIALE (Embargo)

    Centro Militare di Studi Strategici

    GLI STUDI STRATEGICI I ITALIA

    di Virgilio Ilari

    Jtudie! Je ne suis que le sujet du verbe tudier.

    Penser, je nose. Avant de penser il faut tudier.

    Seuls, les philosophes pensent avant dtudier.

    Gaston Bachelard, 1961

    I - Storia dellesperienza italiana

    1. Studi strategici: un concetto molto britannico

    Secondo Neville Brown the strategic studies emerged as a distinct

    field of scholarly enquiring rather over 30 years ago. What this emergence

    involved was the burgeoning of a conviction, during the late 1950s, that

    strategy was altogether too crucial a subject to remain virtually the academic

    preserve of a small number of somewhat isolated individuals with

    backgrounds either in history or else the profession of arms. So what was

    looked for instead was a large and vibrant community of thinkers hailingfrom a rich variety of academic milieux (the pure science, most certainly

    included) and, indeeds from a diversity of occupational backgrounds; the

    military and academe, of course, but also the public services, the media, the

    churches and industry. Links with officialdom soon proliferated but were

    substantially offset by roots sunk deep and wide within the universities, not

    least through by teaching programmes (The Strategic Revolution. Thoughs

    for the Twenty-First Century, Brasseys, 1992, pp. 5-6).

    A dire il vero, la vibrante comunit di cui parla lo studioso inglese

    (docente di international security affairs allUniversit di Birmingham) non

    si affatto definita in modo unitario. N poteva essere altrimenti, sia perch

    le questioni di possibile interesse strategico non sono predeterminabili, sia

    perch gli studi relativi provengono da differenti matrici culturali (economia,

    sociologia, geografia, scienze politiche, giuridiche, storiche, militari) e

    rispondono alle occasioni, committenze e iniziative editoriali pi casuali

    nonch agli scopi e alle ideologie pi disparate. Si tratta di contesti culturali

    e scientifici autoreferenziali che tendono per forza di cose a ignorarsi

    reciprocamente: anche per banalissime questioni pratiche, oltre che per

    pregiudizio metodologico o ideologico. Non che occasionalmente non vi

    siano stati e non vi siano tentativi di confronto e arricchimento

    interdisciplinare, ma non possono certamente creare una comunit

    scientifica, tanto meno vibrante. Malgrado la continua definizione erevisione di un linguaggio comune, neppure le alleanze militari permanenti

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    come la NATO sono in grado di unificare o almeno mettere a fuoco lintero

    patrimonio degli studi strategici: tanto meno ci pu prodursi

    spontaneamente dal complesso delle attivit accademiche. Ne consegue che

    nessuna delle etichette coniate per imprimere una certa riconoscibilit e

    legittimazione accademica o anche soltanto editoriale o biblioteconomica

    alla amthodos hyle di cui stiamo parlando pu essere considerata

    sufficientemente ampia e univoca da ricomprenderle tutte.

    La stessa etichetta utilizzata da Brown (strategic studies) non si del

    tutto affermata neppure negli Stati Uniti. E stata coniata in Gran Bretagna,

    dove qualifica il prestigioso Istituto internazionale di Londra, ma non

    menzionata nell International Military and Defense Encyclopedia della

    Brasseys (1992) e nel pi recente saggio di Colin S. Gray (Modern Strategy,

    Oxford U. P., 1999). E ignorata anche in Francia: non compare, ad esempio,

    n nelDictionnaire de stratgie militaire di Grard Chaliand e Arnaud Blin

    (Perrin, 1998), n nel ponderoso Trait de stratgie di Herv Coutau-Bgarie (Institut de stratgie compare della Sorbona, ed. Economica, 2e Ed.

    1999), che pure dedica molte pagine alla filologia e alla semantica delle

    numerose locuzioni derivate dastratgie.

    NellEuropa continentale e negli Stati Uniti si tende piuttosto a

    collocare gli studi strategici in ambiti disciplinari definiti in primo luogo dal

    metodo pi che dalloggetto o dallo scopo, continuando a classificarli

    nellambito generale delle scienze politiche ed economiche internazionali

    (international affairs, relations, security, political economy) ovvero

    della sociologia (polmologie). Studi strategici stata rifiutata anche per

    ragioni ideologiche dalla ricerca internazionalista e pacifista che le ha

    contrappostopeace research, preferita dal governo svedese per qualificare loscopo dellIstituto internazionale di Stoccolma. Ma, per ragioni opposte, non

    ha avuto fortuna neppure in Francia, dove la scuola strategica nata dalla

    soppressa Fondation pour les tudes de dfense nationale continua a

    difendere la specificit militare della strategia, influenzando anche la

    scelta del nome (tudes de securit) dato dallUEO allIstituto europeo di

    Chaillot, istituito nel 1990 su proposta della Francia.

    C inoltre da segnalare lo scarto con il concetto corrente nel

    linguaggio diplomatico ufficiale, che rubrica gran parte degli aspetti

    strategici della sicurezza internazionale (e in particolare i negoziati e accordi

    sul disarmo e il controllo degli armamenti) sotto la locuzione politica

    militare. La scarsa diffusione di questo concetto al difuori del linguaggio

    strettamente diplomatico sembra dipendere dal fatto che, pur essendo

    indubbiamente corretto e anzi rigoroso dal punto di vista scientifico, pu

    ingenerare equivoci fra i non addetti ai lavori.

    A met degli anni Settanta si poi ripreso a impiegare il vecchio

    termine geopolitica, a lungo bandito per pregiudizio etico ma rilegittimata

    sotto il profilo della correttezza politica dallimpatto che la scuola di Yves

    Lacoste ha saputo esercitare sulla Sinistra francese e, attraverso di questa,

    anche su quella italiana, che lha a sua volta riesportata in Germania.

    Non si deve infine dimenticare che lindividuazione di un concetto in

    grado di esprimere la correlazione tra gli aspetti militari e non militari della politica anche un problema specifico e interno delle scienze militari. A

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    questo proposito il concetto liddellhartiano di grand strategy continua ad

    aver miglior fortuna di altri qualificativi apparentemente meno vaghi, come

    strategia totale (Gesamtstrategie) o globale (globalstrategy).

    2. Limportazione italiana (1977-1987)

    Com naturale, anche in Italia, come nella maggior parte degli altri

    paesi, le Forze Armate hanno preceduto di vari decenni luniversit nel

    riconoscere lesigenza di studiare le interrelazioni sempre pi complesse tra

    gli aspetti militari e non militari della guerra e della sicurezza. La struttura

    gerarchica dellordinamento militare e una certa vocazione inconscia degli

    stati maggiori verso lonniscenza divina, hanno tuttavia condotto le Forze

    Armate a impostare il problema essenzialmente in termini di formazione

    culturale degli ufficiali superiori e generali, anzich di ricerca

    interdisciplinare e quindi di accesso alle risorse culturali nazionali ed estere.Ci si ricava ad esempio dalla recezione del concetto francese di alti studi

    militari, il cui ambito fu poi allargato nel 1965 quando il CASM, trasferito

    nellattuale sede di Palazzo Salviati, assunse il nome di Centro Alti Studi

    Difesa (CASD).

    Negli anni Cinquanta i militari italiani mutuarono dai colleghi

    americani il concetto di strategia globale, sia pure mostrando di

    equivocare lesatto significato che laggettivo ha nel linguaggio militare

    americano: loro intendono mondiale, noi totale. In ogni modo il

    concetto ebbe in Italia un impiego piuttosto circoscritto, quasi solo nella

    Scuola di guerra di Civitavecchia, dove una cattedra, appunto, di strategia

    globale fu ricoperta dal colonnello di cavalleria Enrico Boscardi,coadiuvato dal professor Franco Alberto Casadio, direttore della SIOI, quale

    analista della conflittualit internazionale.

    Anche limportazione del concetto di studi strategici, avvenuta nel

    1977-79, matur allinterno delle Forze Armate, non per dello stato

    maggiore. Diversamente dal caso della strategia globale, lintroduzione

    della nuova espressione non fu infatti una mera evoluzione concettuale, un

    aggiornamento scientifico del dizionario militare ufficiale (omenclatore

    organico tattico logistico). Fu, invece, un progetto politico preciso e

    ambizioso, che si proponeva di realizzare una rivoluzione culturale di

    vasta portata, non soltanto nella cultura politica italiana ma anche e in primo

    luogo nella mentalit e nella prassi dello stato maggiore. Fu, come stiamo

    per dire, letteralmente una rivoluzione dei colonnelli, che, pur senza

    poterlo dichiarare, si ispirava programmaticamente alla rivoluzione militare

    attuata dal generale annoverese Gerhard Johann David von Scharnhorst

    (1755-1813) contro le resistenze conservatrici della corte e del vecchio stato

    maggiore prussiani, sfruttando abilmente lincarico di vicedirettore della

    Scuola di Guerra (conferitogli nel 1801) e le qualit letterarie del giovane

    allievo Clausewitz, che nel drammatico decennio 1804-1814 fu linfaticabile

    Ghost-writer dei riformatori militari prussiani e il loro ufficiale di

    collegamento con la societ civile.

    I due colonnelli della rivoluzione militare italiana erano, comnoto, il cavalleggero di scuola britannica Luigi Caligaris, allora capo

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    Ufficio Politica Militare dello SMD, e lalpino di scuola francese Carlo

    Jean, caposezione e poi capo Ufficio Programmazione Finanziaria dello

    SME. Sul modo di procedere le loro idee non collimavano: impaziente,

    Caligaris volle caricare frontalmente, proponendo limmediata creazione

    dellIISS italiano, subito bocciata dallo stato maggiore e dalla Farnesina, per

    nulla disposti a scaldarsi in seno qualche serpe che poteva criticarli e magari

    scavalcarli nella consulenza al governo e al parlamento. Pi

    machiavellico, Jean manovr invece per linee interne nella no mans landtra

    esercito e paese. Seguendo il consiglio clausewitziano di predisporre la

    difesa prima di partire allattacco, Jean si preoccup di farsi dare una

    benedizione di massima (o meglio, una gesuitica assoluzione anticipata)

    dal capo di stato maggiore dellEsercito. Merito del generale Eugenio

    Rambaldi di avergliela accordata, passando sopra bonariamente a varie

    impertinenze giovanili del vulcanico sottoposto.

    Lazione di Jean consistette in sostanza nel volgere a vantaggio deglistudi militari il clima di unit nazionale che, in un paese lacerato da

    profonde divisioni ideologiche e perfino da una sorta di guerra civile

    virtuale (1), si era fortunatamente determinato nella seconda met degli anni

    Settanta. La sua crociata trov attenzione e aperture nel mondo della

    cultura e della politica, traducendosi in iniziative concrete. Quella allora di

    maggior rilievo e pi direttamente e stabilmente collegata con Jean fu senza

    dubbio la creazione dellIstituto Studi e Ricerche Difesa (ISTRID), fondato a

    Roma nel 1979 da quattro uomini politici di maggioranza e di opposizione

    che avevano improntato ad uno spirito bipartisan lazione parlamentare sui

    temi della difesa, consentendo lapprovazione del secondo e ultimo grande

    riarmo postbellico del paese (Paolo Battino Vittorelli, socialista; GiuseppeZamberletti, democristiano; Pasquale Bandiera, repubblicano e Aldo

    DAlessio, stratega e tattico della nuova politica militare cooperativa del

    PCI).

    Ma Jean e/o Caligaris ebbero parte anche in altre tre iniziative del

    1979-80: la rivista Politica Militare (poi Strategia Globale) diretta da

    Edgardo Sogno (Centro Studi Manlio Brosio di Torino) e i due corsi

    universitari di studi strategici e storia delle istituzioni militari istituiti

    rispettivamente presso la facolt di scienze politiche della LUISS di Roma e

    quella della Cattolica di Milano dal rettore Rosario Romeo e dal preside

    Gianfranco Miglio, entrambi ricoperti da docenti a contratto, vale a dire

    Enrico Jacchia, analista strategico del Giornale di Montanelli, e il generaleGiuseppe Alessandro DAmbrosio, in seguito segretario generale del

    Consiglio supremo di difesa.

    Per la precisione, la coincidenza temporale (1979) con la

    pubblicazione di un mio primo abbozzo di storia politica delle Forze Armate

    nel periodo postbellico fu del tutto fortuita. Ma provoc immediatamente, ad

    iniziativa del tenente colonnello Jean, la nostra conoscenza e lavvio di un

    sodalizio in cui lavoro ed amicizia formano una sola cosa. Per mio tramite,

    la crociata culturale alla quale mi sentivo orgoglioso di partecipare, fu estesa

    al terreno della storia militare, nellintento di reinserirla a pieno titolo tra le

    scienze militari come parte essenziale e qualificante del consilium strategico.Ascrivo soprattutto a mia colpa il sostanziale fallimento di questa particolare

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    campagna, analizzata e narrata con acume e misura da Piero Del Negro in

    vari scritti, e da ultimo nel suo intervento al II convegno nazionale di storia

    militare svoltosi nel novembre 1999 presso il CASD.

    Il nuovo clima creato dalla collaborazione tra lISTRID e il CASD

    indusse il nuovo capo di stato maggiore della Difesa, generale Vittorio

    Santini, a fare qualche apertura verso la proposta di Caligaris. Il 26

    novembre 1981, nellintervento inaugurale della XXXIII sessione del

    CASD, accenn infatti alla possibilit di trasformarlo in istituto militare di

    studi strategici. A realizzare la proposta - tra laltro ufficializzando cos

    lespressione studi strategici - fu tuttavia il generale Carlo Jean, con la

    costituzione, avvenuta nel 1987 su suo progetto, del Centro Militare di Studi

    Strategici. Il CeMiSS, costituito con decreto ministeriale 26 giugno 1987

    alle dipendenze gerarchiche del capo di stato maggiore difesa e del

    presidente del CASD, si differenziava da questultimo per essere preposto

    non gi alla formazione culturale dellalta dirigenza militare bens allapromozione della ricerca sui temi di interesse del ministero. Primo direttore

    del CeMiSS, e in seguito presidente del CASD, Jean si occup tuttavia

    anche di didattica, sia in ambito civile (con un corso di studi strategici

    presso la LUISS che integrava quello tenuto da Jacchia) sia in ambito

    militare (con la sperimentazione, nel 1994-95, di nuovi criteri didattici per la

    sessione ordinaria del CASD che contribuirono alla successiva costituzione

    dellIstituto Superiore Stati Maggiori Interforze, con compiti ben pi ampi

    del vecchio ISMI esistito negli anni Cinquanta).

    3. La funzione pratica del concetto di studi strategici

    Di Jean anche il primo (e finora unico) manuale didattico di studi

    strategici, indicati come un campo disciplinare non ben definito, ma

    strettamente collegato con la scienza della politica e con le relazioni

    internazionali, negli aspetti relativi alla sicurezza e alla utilizzazione della

    potenza militare per raggiungere obiettivi politici finalizzati a determinati

    interessi degli stati (Studi strategici, Milano, Franco Angeli, 1990, pp.11-

    12). Malgrado questo riferimento apparentemente limitativo al solo ambito

    disciplinare delle scienze politiche, dal resto del discorso si ricava una piena

    concordanza con il concetto britannico di studi strategici.

    Jean sottolineava infatti il contrasto tra lEuropa - dove gli studi

    strategici sono rimasti a lungo appannaggio delle tecnostrutture militari e

    gli Stati Uniti, dove i rapporti fra le universit, la cultura esterna ed i centri

    decisionali sono sempre stati molto pi stretti. Inoltre, pur dedicando la

    prima parte del manuale al concetto di strategia, Jean ne consacrava altre tre

    alle questioni che erano di attualit alla fine della guerra fredda. Il taglio

    meramente informativo del manuale risalta ancor pi dal confronto coi due

    saggi pubblicati dallo stesso autore per i tipi della Laterza nel 1995

    (Geopolitica) e 1997 (Guerra, strategia, e sicurezza), i quali, al contrario del

    manuale, intendono formalmente collocarsi allinterno delle due specifiche

    discipline.

    In definitiva Jean impiega studi strategici in senso empirico e nonepistemologico, proprio per segnalare che non debbono essere confusi con la

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    strategia (o, per essere pi precisi, con la teoria della strategia) che

    appartiene alle scienze militari. Lespressione indica invece una rassegna

    sistematica e analitica di tutti i settori delle scienze umane rilevanti per la

    sicurezza e la difesa. Gli studi strategici non sono dunque una disciplina fra

    le altre, definita da un metodo e da un oggetto, bens una designazione

    generale e generica, funzionale ad un obiettivo pratico, se si vuole

    politico: vale a dire il censimento, la catalogazione e lo stoccaggio, ma

    anche lorientamento, il raccordo e la valorizzazione, di un potenziale

    cognitivo che si considera essenziale per la sicurezza e la difesa della pace.

    In definitiva la funzione pratica del concetto di studi strategici di poter

    meglio individuare linterfaccia tra le scienze militari e le altre scienze

    umane, nellintento di estendere a queste ultime la cooperazione militare-

    civile che sempre esistita nel campo delle scienze esatte e naturali.

    Loggetto degli studi strategici non pu dunque essere definito se

    non in modo pragmatico, avendo come unico confine (peraltro poco netto)quello istituzionale con gli enti di ricerca tecnico-scientifica della Difesa. In

    realt quel che in Gran Bretagna e in Italia va sotto il nome di studi

    strategici coincide con ci che in Francia si preferito definire (in modo

    pi esplicito e politicamente impegnativo) tudes de defense nationale. Sia

    pure con sfumature diverse, entrambe le formule designano al tempo stesso

    il contenuto del think tanke le competenze di un soggetto istituzionale: vuoi

    nazionale e militare come il CeMiSS di Roma, vuoi formalmente

    internazionale e indipendente come lIISS di Londra e il SIPRI di Stoccolma

    (che, malgrado lenfasi pacifista espressa dal nome, pu essere per molti

    versi comparato con lIISS). Con formule intermedie, come la FEDN di

    Parigi che era nazionale ma formalmente indipendente dal ministero delladifesa francese e lIstituto di studi di sicurezza (IES) di Chaillot, che

    comunitario (2).

    4. Il corpus di studi strategici prodotto dal CeMiSS

    Condizione preliminare per la promozione istituzionale degli studi

    strategici nazionali, ovvero per la realizzazione di un outsourcingimparziale

    e proficuo, era la costituzione di una specie di albo dei fornitori o registro

    di leva, mediante la ricognizione (talent scouting) e laggiornamento

    permanente delle risorse esterne, che si era cominciato a censire

    privatamente fin dallinizio degli anni Ottanta (3). A tale scopo gli artt. 17 e

    18 delle orme di funzionamento del CeMiSS, approvate con decreto

    ministeriale 20 giugno 1989, prevedevano, ai fini esclusivi dellaffidamento

    delle collaborazioni esterne, uno schedario permanente delle attivit e dei

    titoli scientifici dei possibili collaboratori, militari e civili, nonch degli

    Istituti di ricerca specializzati che hanno o possono avere rapporti di

    collaborazione con il CeMiSS. Laggiornamento dello schedario faceva

    ingenuamente appello allautosegnalazione da parte degli studiosi: ma

    caduto nel vuoto, mentre la tenuta dello schedario implicava un impegno

    continuativo superiore alle risorse del Centro e pertanto presto sacrificato ad

    altre esigenze pi impellenti.Altre condizioni erano la catalogazione e laggiornamento delle

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    biblioteche: tuttavia, malgrado alcuni conati di razionalizzazione avvenuti

    alla fine degli anni Ottanta, la situazione andata via via peggiorando, sia

    per la mancata introduzione di criteri di classificazione accettabili sia,

    soprattutto, per il mancato aggiornamento del patrimonio librario pubblico,

    tanto delle universit che del ministero della Difesa (in particolare

    questultimo, utile ormai soltanto per la ricerca storica ma non pi per quella

    strategica). Consola peraltro che la rapida obsolescenza delle biblioteche

    pubbliche sia in parte compensata da una relativa crescita di quelle private,

    che si possono dire coltivate con dedizione e sacrificio in genere

    inversamente proporzionali allet degli studiosi e al riconoscimento

    economico e accademico ad essi elargito dalle istituzioni militari e

    accademiche.

    Malgrado tali avvilenti ed esasperanti carenze di mezzi, il CeMiSS

    riuscito, in quasi tre lustri di attivit, a radicare anche in Italia un solido

    punto di riferimento per gli studi strategici, realizzando una feconda e, comevedremo, crescente cooperazione con luniversit e con altri istituti e riviste

    nazionali senza pregiudizi n discriminazioni di alcun genere. Ci tanto

    pi significativo se si pensa che ancora nel 1986, lanno precedente la

    costituzione del CeMiSS, laccordo-quadro tra il CNR e il ministero della

    Difesa (firmato da Giovanni Spadolini) era stato criticato dallaRepubblica e

    dallEspresso, con la denuncia, da parte della Casa della Pace, di un preteso

    tentativo di militarizzare la ricerca scientifica.

    Punta di diamante del CeMiSS sono ovviamente le circa 400

    ricerche effettuate in 14 anni di attivit, grazie alla collaborazione di studiosi

    militari e civili, sovente riuniti in gruppi di lavoro. Per varie ragioni, soltanto

    una parte delle ricerche stata pubblicata: le prime 100 nella collana blustampata dalla Rivista Militare fra il 1989 e il 1998, altre 40, a partire dal

    1996, edite dalla Franco Angeli (la maggior parte nella collana di

    politica/studi, le altre in quelle di economia/ricerche, sociologia e sociologia

    militare).

    Si tratta di un poderoso corpus di studi strategici, il pi cospicuo mai

    comparso in Italia, che pu, per qualit e quantit, ben reggere il confronto

    con il corpus, per molti versi analogo, accumulato a partire dal 1994 da

    Limes, la rivista italiana di geopolitica fondata e diretta da Lucio

    Caracciolo. Non altrettanto, purtroppo, pu dirsi quanto alla circolazione e

    visibilit delle due produzioni (3), perch un ente pubblico italiano, e per

    giunta militare, come il CeMiSS, non nelle condizioni tecniche,

    amministrative e finanziarie di competere con la professionalit editoriale, il

    prestigio culturale e la verifica di mercato di una rivista diretta da uno dei

    migliori giornalisti italiani, pubblicata da un gruppo editoriale come

    LEspresso- La Repubblica e affiancata da un numero crescente di

    pubblicazioni gemelle in Francia, Germania, Stati Uniti e Cina (4).

    Di particolare valore, anche e in primo luogo sotto il profilo

    delletica e della pedagogia militare, comunque il fatto che, in

    collegamento con le universit o anche in modo indipendente, il CeMiSS

    abbia contribuito alla selezione, motivazione e formazione di giovani

    studiosi, sia con premi per tesi di laurea sia consentendo a giovani laureatinon solo di svolgere il servizio di leva presso lIstituto ma anche di

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    partecipare alle attivit di ricerca in fuzione della loro qualificazione

    scientifica e senza riguardo al grado gerarchico ricoperto.

    5. Il progetto Ungari-Luraghi di Universit della Difesa (1990)

    Fin dallinizio della sua attivit il CeMiSS si propose di integrare la

    produzione di studi strategici di diretto interesse della Difesa con una pi

    vasta e ambiziosa attivit di promozione e valorizzazione del potenziale di

    ricerca esistente nella societ italiana. Ci era reso necessario dal

    disinteresse e dalla prevenzione della cultura universitaria e delleditoria

    italiane nei confronti degli studi strategici, militari e geopolitici.

    Il punto di partenza fu una ricerca, diretta dal compianto Paolo

    Ungari e da Raimondo Luraghi, sugli Studi strategici e militari nelle

    universit italiane, pubblicata nel 1990, col n. 29, nella collana blu. Il

    rapporto di ricerca osservava che loccasionale partecipazione di docenti aldibattito sui temi di interesse della Difesa avveniva a titolo personale, senza

    creare uno stabile rapporto con le strutture universitarie, in cui, per varie

    ragioni, si era radicata una certa prevenzione ed avversione nei confronti

    dei temi militari e di un eventuale coinvolgimento col mondo militare.

    Secondo il rapporto, gli stessi centri universitari di studi militari nati negli

    anni Ottanta erano meramente nominali, biglietti da visita cui non

    corrispondeva alcuna effettiva struttura di ricerca. Secondo il rapporto, erano

    allora attivi 4 cattedre di storia militare (Pisa, Pavia, Cattolica e Padova) e 1

    corso (a contratto) di studi strategici (LUISS), cui si potevano aggiungere

    altri 4 docenti che lavorano attraverso i rispettivi centri studio.

    Considerato lordinamento delluniversit e della ricerca scientifica, ilrapporto giudicava molto improbabile che in futuro cattedre e centri

    potessero aumentare per processo naturale. Suggeriva perci - senza

    interferire con lautonomia universitaria - di istituire presso il CASD un

    corso di specializzazione in analisi della difesa, con un ordinamento di

    tipo universitario e aperto a frequentatori militari e civili. Il rapporto

    ipotizzava un corso biennale, incentrato sulle scienze militari comparate

    (strategia, arte operativa, organica, logistica) e sulle applicazioni militari

    delle scienze umane (politica, diritto, storia, sociologia, economia,

    geografia).

    Il rapporto delineava in realt una sorta di libera universit degli

    studi militari sul tipo della National Defense University (NDU) di

    Washington, che facesse convivere dentro ununica struttura - sostenuta dal

    ministero della Difesa, ma autogovernata - ricerca pura, ricerca applicata e

    didattica. Pur entro un tetto massimo di iscrizioni, si prevedeva infatti che il

    corso potesse essere frequentato liberamente dagli interessati, garantendo un

    congedo sabatico biennale (condizionato alla frequenza e al profitto) ai

    frequentatori eventualmente appartenenti alle amministrazioni civili o

    militari dello stato. Per non irrigidire la struttura e incentivare il merito

    scientifico, si adottavano criteri americani anche per la scelta dei docenti,

    con reclutamento concursuale e contratti annuali o biennali rinnovabili.

    Leresia era talmente enorme che i destinatari del rapporto nemmeno se neaccorsero. La libert di accesso al corso infrangeva infatti i cardini del

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    modello continentale di formazione degli ufficiali, vale a dire lomogeneit

    generazionale e gerarchica dei discenti, il nesso con la carriera, luniformit

    dellinsegnamento, la passivit dellapprendimento, il livellamento della

    classe su valori medi. Con enfasi individualista e aristocratica, Ungari e

    Luraghi facevano invece appello alla vocazione scientifica dei pochi,

    allambizione intellettuale e morale di approfondire e ampliare, senza limiti

    di grado ed et e senza corrispettivi immediati di carriera, le basi culturali

    della professione intrapresa. Nulla dunque a che vedere con lISSMI,

    saldamente ancorato al tradizionale modello organizzativo, formativo e

    didattico delle scuole militari.

    6. Dagli studi strategici alle scienze della sicurezza e della difesa

    La collaborazione del generale Jean e di altri due autori italiani

    all International Military and Defense Encyclopedia (IMADE) diretta dalcolonnello americano Trevor N. Dupuy e pubblicata dalla Brasseys nel

    1992, sugger al CeMiSS un obiettivo ancor pi ambizioso del corso in

    analisi della difesa.

    Lidea era di affrontare direttamente il vero nodo irrisolto degli studi

    strategici, cio il valore cognitivo, leffettiva fruibilit dei risultati acquisiti o

    acquisibili dal complesso delle varie prospettive di ricerca. Era un problema

    analogo, ma non identico, a quello oggi spietatamente sollevato da Sonia

    Lucarelli e Roberto Menotti a proposito della politologia internazionalista

    italiana, quando osservano che lo studio delle relazioni internazionali (RI)

    in Italia incentrato sulla risoluzione di enigmi (puzzle-solving) piuttosto

    che sulla costruzione di teoria (theory-building) (5).Il problema era analogo, perch anche nel campo della strategia si

    trattava di evolvere dallinfanzia alla pubert: ma anche diverso, perch si

    trattava di farlo nei confronti non di una sola, bens di numerose discipline

    impuberi e di avviarle al connubio promiscuo. Si intendeva, dunque, porre al

    centro la questione interdisciplinare, ossia della fecondazione reciproca e

    della sinergia tra i vari ambiti disciplinari e scientifici, tra i molteplici metodi

    di approccio alle questioni della pace e della guerra. Si trattava non pi

    soltanto di immagazzinare e al massimo catalogare nel dpot nazionale le

    risorse culturali esistenti, ma di darne conto sul piano scientifico, di

    sviluppare in termini generali, e non solo applicativi, le potenzialit

    euristiche e teoretiche di tutte le scienze umane, sollecitandole ad occuparsi

    in modo sempre pi informato, continuativo e penetrante, ciascuna secondo i

    propri metodi, oggetti e criteri scientifici, delle questioni rilevanti per la

    difesa e la sicurezza. Non si trattava pi semplicemente di adeguare la

    cultura strategica nazionale al livello degli altri paesi occidentali; ma di

    assegnarle addirittura un ruolo innovativo e trainante a beneficio dellintera

    comunit strategica occidentale. Appariva perci necessario superare il

    concetto empirico e pratico di studi strategici, ponendo invece al centro la

    questione epistemologica delle scienze della difesa e della sicurezza, in

    modo da favorire un confronto e una cooperazione effettivi e permanenti tra

    le varie scienze umane e far cos gradualmente maturare nuovi approccirealmente interdisciplinari.

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    _

    A tale scopo si pens di raccordare le risorse culturali nel frattempo

    coltivate e maturate nel campo degli studi strategici con i grandi punti di

    eccellenza della cultura italiana, lo storicismo critico e quel tipo di

    enciclopedismo che si era appena espresso nellEnciclopedia Einaudi, la

    quale dedicava un intero volume, il quindicesimo, a rendere ragione dei

    criteri sistematici adottati.

    Ne deriv, nel 1995, un progetto CeMiSS diEnciclopedia delle

    scienze della sicurezza e difesa, notevolmente diverso dallenciclopedia

    americana (6). Questultima infatti orientata essenzialmente sulle singole

    tematiche strategiche e militari, mentre il progetto italiano dava molto pi

    risalto agli aspetti teorici, nonch alla storia e allepistemologia dellapporto

    che tutte le scienze umane, e non soltanto quelle militari, hanno dato alla

    formazione della moderna cultura della guerra e della pace, della sicurezza e

    della difesa. Per questa ragione il progetto era incentrato su un nucleo di 63

    voci(7)

    a carattere generale, sistematico, storico-critico e possibilmenteinnovativo (es. eziologie della guerra), come nellEnciclopedia Einaudi.

    Si fissavano inoltre precisi e dettagliati criteri metodologici per la redazione

    delle voci maggiormente impegnative dal punto di vista teoretico, in modo

    da renderle omogenee ed eventualmente pubblicabili in volume separato. Le

    altre voci erano a carattere pi informativo, in linea di massima

    corrispondenti a quelle dellIMADE. Tuttavia, per ragioni teoretiche e

    didattiche, si introduceva anche qui un elemento sistematico, individuando

    22 lemmi-chiave (8) sotto i quali venivano raggruppate quasi met delle

    voci (204 su un totale di 498).

    E molto importante sottolineare che proprio limpianto storicista

    del progetto italiano port ovviamente ad escludere le voci a carattere storicoo biografico, che invece appesantiscono lIMADE. Da un lato non erano

    necessarie, dal momento che gi nel 1995 esistevano, anche in traduzione

    italiana, numerosi e non disprezzabili dizionari storico-militari, dedicati agli

    armamenti, alla biografia, ai conflitti e battaglie, a singole nazioni (come la

    Francia e gli Stati Uniti). Ma si consider soprattutto che costellare

    lEnciclopedia di voci cosiddette storiche sarebbe stato del tutto fuorviante

    rispetto allintento scientifico del progetto. Lungi dal vilipendere una cosa

    seria come la storia militare confinandola in 100 o 10.000 voci banalmente

    informative e narrative, si trattava piuttosto di dedicarle una sola, ma

    buona, voce sistematica, che informasse il lettore sullorigine, la funzione

    scientifica, gli sviluppi, il valore cognitivo, linfluenza sulla formazione del

    pensiero strategico, le scuole in cui si divide tale complessa disciplina. La

    vera sfida culturale, la vera necessit scientifica era invece fare in modo che

    lapproccio storicista permeasse e vivificasse proprio le voci destinate a

    presentare al lettore lo sviluppo e la funzione delle altre applicazioni

    militari delle scienze umane, soprattutto quelle pi refrattarie a tale

    trattamento critico: dalla strategia allarte militare (o teoria delle

    operazioni), dalla sociologia militare alla geopolitica, dalla polemologia

    alla teologia della guerra.

    Pur esprimendo a voce un certo scetticismo sulla possibilit che la

    cultura italiana fosse in grado di promuovere e realizzare, pur con tutte leopportune integrazioni di autori stranieri, un progetto tanto ambizioso, il

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    ministro pro tempore, Beniamino Andreatta, approv la proposta del

    CeMiSS, incaricando il generale Jean, allora presidente del CASD, della

    direzione scientifica e del piano editoriale. Questultimo si basava

    giustamente sulla cooperazione con lIstituto dellEnciclopedia Italiana, con

    il quale fu presto raggiunta unintesa di massima. Purtroppo le temporanee

    difficolt amministrative dellIstituto, allora presieduto dal Nobel Rita Levi

    Montalcini, aggiornarono la realizzazione del progetto, malgrado una prima

    individuazione dei direttori di sezione e degli estensori delle voci, in gran

    parte designati, per merito e competenza, nella nuova generazione di studiosi

    che, anche col sostegno del CeMiSS, si formata nellultimo decennio. La

    destinazione del generale Jean ad altro importante incarico internazionale e

    un certo clima di stanchezza e provvisoriet determinatosi a seguito del

    processo di ristrutturazione e contrazione del ministero della Difesa non

    hanno finora consentito di rivitalizzarlo.

    7. Limpatto delle due professionalizzazioni, militare e universitaria

    Nella seconda met degli anni Novanta la cooperazione militare-

    civile nel campo delle scienze umane ha subito, non solo in Italia ma pi in

    generale in Europa, limpatto di due mutamenti sociali paralleli, da un lato la

    professionalizzazione delle Forze Armate e dallaltro quella

    delluniversit.

    Il loro effetto congiunto sugli studi strategici italiani stato di

    appannare la dimensione della ricerca e di enfatizzare la didattica. Da un lato

    la pur lenta anemizzazione del servizio militare obbligatorio in vista della

    sua prevista soppressione ha privato fin dora le Forze Armate delleprofessionalit potenzialmente apportate dai coscritti, che, sia pure in misura

    del tutto casuale e inadeguata, si era talora riusciti a valorizzare, come

    dimostra la bella esperienza, purtroppo ormai quasi conclusa, dei soldati

    ricercatori del CeMiSS: una sola squadra in servizio attivo ... ma, volendo e

    sapendoci fare, unintera compagnia di riservisti! (9).

    Dallaltro lato la riconversione del ruolo strategico delle Forze

    Armate italiane, che assegna la priorit assoluta (e quasi esclusiva) alla

    partecipazione alle missioni di pace fuori del territorio nazionale, ha

    modificato il profilo professionale e il bagaglio culturale richiesto per le

    varie categorie del personale militare (ufficiali, sottufficiali e truppa). Si

    pertanto configurata una sorta di emergenza formazione (riflessa perfino

    nella nuova denominazione data al vecchio Ispettorato delle Scuole

    dellEsercito), ulteriormente complicata dalla questione degli incentivi

    allarruolamento volontario, da cui deriva la necessit di mediare le esigenze

    strettamente militari con quella di poter ricollocare una parte del personale

    pi anziano sul mercato del lavoro o nelle forze di polizia e con quella di

    poter sufficientemente amalgamare militari dei due sessi.

    Ci avvenuto proprio mentre il vecchio modello delluniversit

    entrava in crisi. Inevitabilmente, leccessiva resistenza allaggiornamento ha

    condotto allimplosione delle vecchie facolt, con una proliferazione

    indiscriminata di nuovi corsi di laurea e di specializzazione orientati non pisulla formazione culturale di base, ma sulle nuove figure professionali

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    richieste dalla o proposte allindustria e alla societ civile.

    Solitamente questo processo viene indicato come licealizzazione

    delluniversit. Il termine non appropriato, perch il liceo mirava proprio a

    quella formazione culturale di base, completata poi dagli studi universitari,

    che oggi entrata in crisi. Per essere pi precisi, si dovrebbe dire che

    luniversit si sta tecnicizzando, sta assumendo la funzione un tempo

    propria degli istituti tecnici e di avviamento professionale.

    Cos si pu cogliere un parallelismo non meramente semantico tra le

    due professionalizzazioni, quella delluniversit e quella delle Forze

    Armate. Entrambe si stanno riconvertendo sulla produzione di skill, ossia

    la capacit di svolgere un certo tipo di lavoro. Ma unsolo tipo di lavoro.

    Non si pu negare che si tratti a suo modo di una qualificazione, ma

    certamente di livello inferiore rispetto alla formazione generale che un

    tempo sia luniversit che le scuole di guerra e le stesse accademie militari

    erano in grado di assicurare.Non v dubbio che la recente concessione (perfino retroattiva, ma a

    domanda) di titoli di studio universitari (diploma, laurea e master in scienze

    strategiche) agli ufficiali provenienti dai corsi regolari (v. infra, II) viene

    incontro ad una richiesta della base che si era andata affacciando gi dal

    Sessantotto ed stata poi ripresa dagli organi della Rappresentanza militare.

    Essa non riguarda per in alcun modo la questione scientifica del sapere

    militare: basti osservare, a tale proposito, che il titolo accademico non pu

    essere in alcun modo disgiunto dal conferimento del grado e

    dallimmissione nei ruoli, n conseguito da diverse categorie di potenziali

    aspiranti. Ci tanto pi paradossale se si pensa che anche la

    denominazione adottata (scienze strategiche), se pu essere accettabile peril master, poco congruente con loggetto degli insegnamenti da cui

    conseguono il diploma e la laurea. Basta, a tal fine, confrontare la

    qualificazione propriamente strategica assicurata dai corsi modenese e

    torinese con quella ben pi vasta richiesta ai militari di leva impiegati quali

    ricercatori presso il CeMiSS, tutti laureati in scienze politiche, sociali ed

    economiche o in giurisprudenza, generalmente con tesi in relazioni

    internazionali, storia militare, studi strategici e simili.

    In realt laspirazione al titolo accademico speciale piuttosto una

    spia, raggelante, dello scarso orgoglio che molti degli stessi ufficiali,

    soprattutto delle nuove leve, sembrano avvertire per la propria commission,

    come se non considerassero sufficiente e anzi superiore lonore delle

    spalline. Sicuramente sono prevenuto, perch, insomma, questo connubio

    post-eroico e italiano tra grado militare e grado accademico anche una

    pugnalata a tradimento al povero giureconsulto Cristoforo Lanfranchino, che

    tanto si era affaticato de miltum et doctorum praeferentia. Molto cambiato,

    per fortuna, dalla Prussia di Theodor Fontane, quando i professori

    sognavano di poter barattare la cattedra con le spalline di sottotenente e

    intanto educavano gli studenti liceali a uccidere e morire per la grandezza

    della patria. Ma viene ancora a proposito la splendida risposta del

    feldmaresciallo prussiano Bluecher (idolatrato dai suoi uomini, che lo

    chiamavano Alte Vorwaerts, il Vecchio avanti) alla notizia di esserestato insignito di una laurea honoris causa per la vittoria di Waterloo: se

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    fate me dottore, dovete fare Gneisenau farmacista (alludendo al ruolo

    svolto dal suo capo di stato maggiore, subentrato nel 1813 a Scharnhorst,

    caduto sul campo dellonore).

    Non sembra che le Forze Armate, n in Italia n negli altri paesi

    europei, abbiano finora pienamente avvertito la portata del mutamento

    culturale in atto e la sfida che esso rappresenta per la stessa permanenza e

    trasmissione del sapere scientifico militare. Naturalmente la sfida riguarda

    tutte le scienze umane, ma non tutte corrono i medesimi rischi. Per fare un

    esempio evidente che la scienza giuridica non si pu ridurre alla mera

    sommatoria delle cognizioni richieste per lavorare quale operatore del

    diritto (magistrato, avvocato, poliziotto ...) o quale docente della facolt di

    giurisprudenza. Purtroppo meno evidente, anche agli stessi stati maggiori,

    che la scienza militare non la semplice sommatoria degli skillassicurati

    dalla formazione militare. Ci tanto pi rischioso quanto pi uno

    strumento militare - come sta accadendo a quelli europei, con leccezioneinglese - viene riconvertito ad un unico compito, vale a dire le missioni di

    pace allestero.

    Beninteso la professionalizzazione parallela delle Forze Armate e

    delluniversit ha prodotto almeno un effetto positivo, perch ha rimosso

    quasi di colpo gli ostacoli alla loro collaborazione. La necessit di doversi

    riconvertire dalleconomia della rendita a quella del mercato ha spazzato via

    i pregiudizi aristocratici e moralistici a lungo coltivati dallaccademia

    italiana nei confronti dei militari, mentre il fatto di cominciare a comportarsi

    da clienti ha indotto i militari a diventare pi esigenti e ad attenuare il senso

    di inferiorit e la deferenza un po ridicola che in passato dimostravano nei

    confronti dei professori.Ma c da segnalare che questa nuova e pi intensa cooperazione con

    luniversit avviene sul terreno della formazione e non pi, come in passato,

    sul terreno della ricerca. In linea di principio non c alcuna ragione per la

    quale non sia possibile coltivare il rapporto ad entrambi i livelli. Ma bisogna

    sottolineare con forza che si tratta di due questioni qualitativamente del tutto

    diverse, perch ogni fungibilit sarebbe fatalmente governata dalla legge di

    Gresham. Un conto diplomare i volontari in ferma prolungata, un altro

    produrre la carta etnica dellAlbania saggiamente acquistata in edicola

    dallaccorto generale Forlani prima di partire per la missione Alba.

    ote

    (1) V. Ilari, Guerra civile, Ideazione, Roma, 2001.

    (2) Lo storico delle istituzioni militari indotto a interrogarsi non solo sulle ovvie differenze,

    ma anche sulle meno scontate analogie che si potrebbero istituire tra questi istituti strategici

    nazionali e i dpots de la guerre e de la marine creati in Francia alla fine del Seicento per

    raccogliere in modo sistematico tutti gli studi, le memorie, le carte e i documenti utili per

    pianificare la guerra e le campagne militari. Linteresse storico dellanalogia duplice. Da

    un lato, infatti, i due dpots francesi e gli enti analoghi delle altre nazioni favorirono la

    nascita delle scienze militari, in particolare con lo sviluppo della geografia, della cartografia,

    della statistica e della storia militare (che allora era coltivata per scopi pratici e immediati,

    cio per trarne non solo ammaestramenti generali e formazione culturale, ma anche

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    _informazioni e previsioni operative). Ma dallaltro segnarono un salto di qualit nel sistema

    di comando dellantico regime, fino a quel momento basato esclusivamente sullimperium,

    introducendovi il principio del consilium, attorno al quale presero poi lentamente corpo la

    centralizzazione delle decisioni e la moderna organizzazione degli stati maggiori centrali.

    (3) Cfr. V(irgilio) Ilari e P(iero) V(isani), Il campo di studio della politica militare e il suo

    sviluppo in Italia, inPolitica Militare, III, N. 8, giugno 1981, pp. 25-34. V. Ilari, Gli studi

    militari in Italia, inRivista Militare, 1982, N. 2, pp. 13-. V. Ilari e Sergio A. Rossi: Gli

    studi strategico-militari in Italia, inPolitica Militare, IV, N. 13, luglio-agosto 1982, pp. 21-

    44. V. Ilari, Military Studies in Italy: A Historical Introduction to the Problem, in Trend in

    Strategic Studies, International Meeting, Turin, 9-12 December 1982, Centro Studi Manlio

    Brosio, pp. 41-45. Id., Istituti universitari o privati italiani, in Informazioni parlamentari

    della Difesa, dicembre 1982 - gennaio 1983. Id., Cultura universitaria e cultura militare,

    fascicolo di documentazione ciclostilato di 128 pp. diffuso nel convegno di studio indetto

    dalla Rivista Militare nel 1983 sul tema La sicurezza e la condizione militare in Italia, una

    cui breve sintesi stata pubblicata inRivista Militare, Quaderno N. 2 (Atti del convegno di

    studio), 1984, pp. 96-101. Id., Gli studi strategici in Italia. Bilancio di un triennio, in

    Strategia Globale, N. 5, 1 semestre 1985, pp. 199-230. Id., Italy, in Luc Reychler and

    Robert Rudney (Eds.), Directory Guide of European Security and Defense Research,

    Leuven University Press and Pergamon Brasseys, 1985, pp. 181-205. Id., Cultura

    militare e nazione guerriera (1925-1943), in Ferruccio Botti e V. Ilari, Il pensiero militare

    italiano dal primo al secondo dopoguerra 1919-1949, USSME, Roma, 1985, pp. 273-338.

    Id., Gli ufficiali di stato maggiore e la riforma degli studi militari, ibidem, pp. 563-582.

    Id., Cultura militare e cultura universitaria per gli ufficiali italiani dal dopoguerra ad oggi,

    in Giuseppe Caforio e Piero Del Negro (cur.), Ufficiali e societ, Milano, Angeli, 1988, pp.

    465-502. Paolo Ungari, Raimondo Luraghi, Virgilio Ilari e Michele Nones, Studi strategici e

    militari nelle universit italiane, Rapporto di Ricerca N. 29, CeMiSS, Roma, ed. Rivista

    Militare, 1990.

    (4) La Rivista Militare era in grado di stampare, ma non di distribuire le pubblicazioni delCeMiSS. La veste tipografica era inoltre scoraggiante (micidiali copertine color carta da

    zucchero). Laccordo con la Franco Angeli non ha risolto il problema e semmai ha

    ulteriormente rarefatto la circolazione, a causa delle tirature limitate (che impongono prezzi

    unitari eccessivi e compromettono la distribuzione) e dellassoluta mancanza di pubblicit. Il

    risultato che non solo la collana CeMiSS pressoch sconosciuta, ma addirittura neppure

    le biblioteche specializzate (forse nemmeno quella del CASD!) ne possiedono una serie

    completa (neppure chi scrive ha potuto evitare varie dolorose lacune, nonostante continue

    richieste condotte con la pi ottusa, importuna ed esasperante petulanza abruzzese integrata

    da periodiche, brutali perquisizioni lance et licio).

    (5) Sonia Lucarelli e Roberto Menotti, Le relazioni internazionali nella terra del Principe, in

    Rivista Italiana di Scienza Politica, n. 2, 2002 (in corso di pubblicazione: per corteseanticipazione degli autori).

    (6) Confronto tra le 17 sezioni tematiche dellInternational Military and Defense

    Encyclopaedia (Brasseys 1992) e le 12 previste dal progetto diEnciclopedia delle

    scienze della sicurezza e della difesa (CeMiSS, 1995)

    ------------------------------------------------------------------------------------------

    -- IMADE 1992 Progetto CeMiSS 1995

    ____________________________________________________________________

    Sezioni voci Sezioni voci

    ____________________________________________________________________

    Aerospace Forces and Warfare 30 1.Arte Militare 152Combat Theory and Operations 68 2. Sociologia e

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    15

    _psicologia militari 18

    Leadership, Command

    and Management 20 3.Diritto e organizzaz. militare 59

    Countries, Regions

    and Organizations 135 4.Informazioni militari 29Armed Forces and Society 19 5. Scienze e tecnologie militari 60

    History and Biography 158 6.Politica internazionale 32

    Land Forces and Warfare 49 7.Politica militare 28

    Logistics 35 8.Economia della difesa 21

    Manpower and Personnel 40 9.Diritto internaz. bellico 51

    Materiel and Weapons 37 10.Etica e filosofia del conflitto 24

    aval Forces and Warfare 33 11. Scienze Militari 9

    Technology, Research and

    Development 49 12. Modelli e dottrine nazionali 15

    Military Theory and Operations

    Research 14 (sono omesse le voci a carattere storico,

    Defense and International Security biografico e nazionale)

    Policy 33

    Military and International Security

    Law 13

    Military Intelligence 22

    General Military 46

    (7) Le 63 voci a carattere sistematico previste dal progetto di Enciclopedia delle scienze

    della sicurezza e della difesa (CeMiSS 1995) erano le seguenti:Architettura militare - Arte

    militare - Demografia militare - Difesa (diritto costituz. comparato) - Difesa (diritto

    costituz. italiano) - Diritto internazionale bellico - Diritto penale militare - Ecologia

    militare - Economia internazionale - Economia militare - Elettronica militare - Ergonomia

    militare - Geoeconomia - Geografia militare - Geopolitica - Geostrategia - Guerra

    (antropologia) - Guerra (comunicazioni sociali) - Guerra (diritto costituz. comparato) -Guerra (diritto costituz. italiano) - Guerra (diritto internazionale) - Guerra (etologia) -

    Guerra (eziologie della) - Guerra (fantascienza) - Guerra (filosofia morale) - Guerra (studi

    sulla differenza sessuale) - Guerra (ideologia della) - Guerra (letteratura di) - Guerra

    (psicanalisi) - Guerra (teoria economica) - Guerra (teoria politica) - Iconografia militare -

    Informatica militare - Idrografia e Oceanografia militari - Ingegneria militare - Intelligence

    (teoria dell') - Intelligenza artificiale - Istituzioni militari (ordinamento) - Istituzioni militari

    (sociologia) - Istituzioni militari (teoria politica) - Logistica - Medicina militare -

    Meteorologia militare - Organica -Organizzazione militare - Pace (filosofia del diritto) -

    Pace (ricerca sulla) - Pedagogia militare - Polemologia - Politica internazionale - Politica

    militare - Psichiatria militare - Ricerca militare (Scienza e tecnologia) - Ricerca operativa -

    Robotica militare - Scienze e tecnologie militari - Simulazione operativa - Sociologia

    militare - Statistica militare - Storia militare - Strategia - Studi militari e strategici -

    Tattica - Topografia militare.

    (8)I 22 lemmi generali comuni a 3 o pi voci erano i seguenti: "Guerra" (35 voci) - "Difesa"

    (22) - "Forze" (21) - "Sistemi" (18) - Operazioni" (15) - "Informazioni" (13) - "Personale"

    (13) - "Servizi" (8) - "Armamenti" (8) - "Armi" (7) - "Pace" (7) - "Manovra" (5) - "Geo-"(4)

    - "Mezzi"(4) - "Sicurezza"(4) -"Codificazione"(4) - "Industria"(3) - "Istituzioni militari"

    (3) - "Potere" (3) - "Ricerca" (3) - "Spese militari" (3).

    (9) tale si considerava lAssociazione degli ex-ricercatori Cemiss (ARC) fondata nel 1996 e

    coordinata dal dottor Angelo Pirocchi, cultore della materia presso la cattedra di storia delle

    istituizioni militari della Cattolica di Milano nonch contitolare della Libreria Militare di

    Milano, aperta nel 1997 e specializzata nei tre settori della storia militare, degli studi

    strategici e della geopolitica.

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    _

    Fonti deglle rassegne allegate al presente saggio. Le notizie riferite nei tre allegati sui

    nuovi titoli di studio militari (II), sui master in peacekeeping (III) e sulle cattedre di studi

    strategici e centri di studio connessi (IV) sono state raccolte grazie alla collaborazione di

    gran parte degli stessi interessati, ovvero desunte da un documnento interno dellISSMIconsultato presso il CeMiSS, dalla circolare n. 1203/RS/2.1050 del 19 marzo 2001

    dellIspettorato per la Formazione e la Specializzazione (Esercito) e dai siti web degli Enti

    citati (questi ultimi raccolti da collaboratori della cattedra di storia delle istituzioni militari,

    in particolare il laureando Lorenzo Guietti).

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    II. I nuovi titoli di studio militari*

    *Venendo incontro ad una istanza gi sollevata gi alla fine degli anni Sessanta dalla

    pubblicistica militare e rivendicata dagli organismi cerntrali della Rappresentanza

    Militare, nel 2000 lIspettorato della Formazione e Specializzazione dellEsercito hastipulato una convenzione con lUniversit di Torino per il riconoscimento di un diploma e

    di una laurea in scienze strategiche esclusivamente riservati ai sottotenenti e ai tenenti in

    s. p. e. provenienti dai corsi regolari dellAccademia di Modena e della Scuola

    dApplicazione di Torino , in aggiunta allavvicinamento alla laurea in ingegneria,

    giurisprudenza e scienze politiche, economiche, matematiche, fisiche e naturali gi

    riconosciuto dalla legge 23 giugno 1990 n. 169. Analoga convenzione stata stipulata,

    sempre con luniversit di Torino, per un master in scienze strategiche corrispondente al

    corso normale di stato maggiore, integrato da un corso pluritematico, ristretto e

    facoltativo. Una terza convenzione, per un master di secondo livello in studi internazionali

    e strategico-militari da tenersi presso lIstituto Superiore Stati Maggiori Interforze

    (ISSMI) di Roma, stata stipulata, sempre nel 2000, dallo stato maggiore Difesa con le

    universit di Milano (Statale) e Luiss Guido Carli di Roma.

    1. Il diploma e la laurea in scienze strategiche di Torino (2001)

    La legge 23 giugno 1990, n. 169, impegna le facolt di ingegneria,

    giurisprudenza e scienze politiche, economiche, matematiche, fisiche e

    naturali, a riconoscere validi, ai fini dellammissione ai loro corsi di laurea,

    gli esami sostenuti dagli ufficiali in servizio permanente provenienti dai

    corsi regolari delle Accademie e Scuole di Applicazione, sulla base della

    loro corrispondenza con gli esami previsti dai rispettivi piani di studio. Le

    discipline interessate sono quelle insegnate, sulla base di particolari

    convenzioni tra le Accademie e Scuole dApplicazione e le universit stataliviciniori e nel rispetto delle condizioni previste dallart. 3 della citata legge,

    da docenti di ruolo incardinati in tali universit. I tenenti e sottotenenti di

    vascello provenienti dai corsi regolari conseguono pertanto il cosiddetto

    avvicinamento alla laurea, con facolt di conseguirla presso qualsiasi

    facolt di loro scelta sostenendo gli esami necessari per completare il piano

    di studio (2 per giurisprudenza) e lesame finale di laurea.

    A tale opportuno riconoscimento del livello di istruzione acquisito

    negli istituti militari, se ne aggiunto nel 2000, per i soli ufficiali

    dellEsercito, uno ulteriore. Non gi in base ad una legge, ma in virt di una

    delibera delluniversit di Torino, a sua volta conseguente da apposita

    convenzione stipulata con lIspettorato Formazione e SpecializzazionedellEsercito.

    Nellambito dellautonomia universitaria, lateneo subalpino ha a tal

    fine istituito un corso di laurea interfacolt di cosiddette scienze

    strategiche, corrispondente - con marginali modifiche - al complesso degli

    insegnamenti impartiti presso lAccademia di Modena e la Scuola

    dApplicazione di Torino. In aggiunta alla laurea, stato istituito un diploma

    corrispondente al primo biennio di formazione, compiuto presso

    lAccademia di Modena. In questultimo caso la denominazione studi

    strategici appare alquanto impropria, considerato che, come si evince dal

    piano di studi del biennio, linsegnamento qualificato studi strategici inrealt quello di arte militare, impartito da un docente militare.

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    _

    Del resto la stessa universit ammette implicitamente che, sotto il

    profilo della formazione, i cambiamenti apportati al precedente piano di

    studi sono irrilevanti, dal momento che estende il conferimento della laurea

    in scienze strategiche anche agli ufficiali effettivi delle Varie Armi e dei

    Corpi amministrativi e logistici dellEsercito provenienti dai corsi anteriori

    alla riforma del piano. Estensione peraltro non automatica, bens a domanda

    e mediante il pagamento di una tassa di lire 500.000. Sotto il profilo

    dellordinamento delle Forze Armate, liniziativa dellEsercito non ha

    mancato di sollevare delicati problemi giuridici, a cominciare dal caso degli

    ufficiali dei Carabinieri provenienti dai corsi anteriori alla recente

    trasformazione dellArma in quarta Forza Armata ( auspicabile che la

    soluzione non sbocchi, per analogia lessicale col celebre amaro, in una

    laurea in scienze del carabiniere).

    Il C.d.L. interfacolt in scienze strategiche, costituito dal complesso

    dei corsi svolti presso la Scuola dApplicazione da docenti di ruolo dellequattro facolt torinesi interessate, integrato dal ricoscimento dei corsi svolti

    da docenti militari e di quelli, militari e civili, svolti nel primo biennio

    presso lAccademia di Modena, ha per fine lacquisizione di adeguate

    conoscenze di metodi e contenuti culturali, scientifici e professionali

    nellambito delle discipline militari. In base ai profili professionali previsti

    dalla formazione degli ufficiali effettivi dellEsercito (Corpo

    damministrazione, Armi di linea, Trasmissioni, Genio e Corpo Trasporti e

    Materiali), il corso si articola in 3 indirizzi (amministativo, politico

    organizzativo e tecnico) corrispondenti il primo (IA) alle facolt di

    giurisprudenza e scienze economiche, e gli altri due, rispettivamente, a

    quelle di scienze politiche (IPO) e di scienze matematiche, fisiche e naturali(IT). Questultimo si articola a sua volta in 3 orientamenti professionali:

    trasmissioni (IT-OT), genieri (IT-IG) e trasporti e materiali (IT-

    OTM).

    Dal punto di vista strettamente accademico gli indirizzi sono dunque

    in sostanza i vecchi (e tuttora validi) avvicinamenti, con lunica aggiunta

    dei corsi professionali svolti da docenti militari e di un certo risalto dato a tre

    insegnamenti preesistenti e comuni al normale corso di laurea in scienze

    politiche, vale a dire scienze strategiche (corso avanzato), storia militare

    (in realt corrispondente al corso ordinario di storia delle istituzioni

    militari) e sociologia militare (sul contenuto di questi corsi, v. infra, IV).

    Il corso riservato esclusivamente agli allievi ufficiali in servizio

    permanente effettivo dellEsercito. Il numero degli studenti da ammettere ai

    singoli anni pertanto determinato annualmente dallAccademia di Modena

    e dalla Scuola dApplicazione di Torino, di concerto con le locali universit.

    Queste ultime sono coinvolte, assieme al ministero della Difesa, nella

    determinazione dei criteri per la composizione della commissione

    esaminatrice dei candidati al concorso di reclutamento indetto

    dallAccademia.

    Il corso ha durata quadriennale, con un biennio comune, da svolgersi

    presso lAccademia, che comporta lacquisizione del diploma universitario

    in studi strategici, e in un biennio di indirizzo da svolgersi presso la scuoladi Torino. La scelta dellindirizzo compiuta al termine del secondo anno

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    _

    accademico dai diplomati. La laurea viene rilasciata dalla facolt

    corrispondente allindirizzo ovvero (nel caso dellindirizzo amministrativo)

    alla materia in cui lo studente ha scelto la tesi.

    La struttura e le attivit didattiche del biennio di indirizzo sono

    disciplinate da apposito regolamento e coordinate da un consiglio di corso di

    laurea. Le attivit didattiche previste per il primo biennio ammontano a un

    totale di 910 ore di lezioni accademiche e circa 200 ore in aggiunta da

    destinare a cicli di lezioni integrative, attivit di tutorato, laboratori, lettorati,

    esercitazioni. Per il secondo biennio ammontano ad altre 910 ore (tranne che

    per il terzo indirizzo, orientamento genieri, dove sono ridotte a 805).

    Le discipline del primo biennio sono 13 (sono contrassegnate da

    asterisco quelle comuni ai corsi di laurea ordinari della facolt di scienze

    polutiche di Torino):8 comuni civili: geografia politica ed economica; istituzioni di economia politica*;

    istituzioni di diritto pubblico*; linguistica inglese*; statistica*; storia contemporanea*;

    informatica generale; sociologia*;

    3 comuni professionali: topografia; studi strategici (arte militare); sistemi organizzativi

    (ovvero tecnologia e sistemi darma).

    2 di indirizzo a scelta fra 4: istituzioni di diritto privato italiano e comparato* (IA); fisica

    generale (IPO, IT); istituzioni di matematiche (IT); matematica generale (IA, IPO)

    Le discipline del secondo biennio sono complessivamente 35,

    variando ovviamente a seconda degli indirizzi e orientamenti, con la

    seguente distribuzione:

    a) 4 materie comuni a tutti gli indirizzi (IA, IPO, IT):

    2 generali: antropologia culturale e tecniche di comunicazione di massa;

    2 applicate: diritto internazionale (d.i. bellico) e teoria dellorganizzazione (logistica

    integrata);

    b) 5 materie comuni a pi indirizzi e orientamenti:

    1 comuni a IA, IPO, IT-OT e IT-OTM: contabilit di stato

    4 comuni a IPO e IT-OT, IT-OG e IT-OTM: 1 seconda lingua (a scelta francese, tedesca o

    spagnola) e 3 applicate: storia militare (corrispondente al corso ordinario di storia delle

    istituzioni militari)*, sociologia militare (corso avanzato)*, chimica organica applicata;

    c) 10 materie esclusive dellindirizzo amministrativo (IA)7 generali: diritto amministrativo, diritto del lavoro, diritto commerciale, economia delle

    aziende e delle amministrazioni pubbliche, macroeconomia (scienza delle finanze),

    matematica finanziaria, diritto delle comunit europee

    3 applicate: diritto amministrativo militare, diritto penale militare, merceologia dei prodotti

    alimentari;

    d) 6 materie esclusive dellindirizzo politico organizzativo (IPO):

    3 generali: politica ecomica e finanziaria*, storia del pensiero politico contemporaneo

    (corrispondente ai corsi ordinari di filosofia della politica e storia delle dottrine

    politiche)*, relazioni internazionali*;

    3 applicate: studi strategici (corso avanzato)*, fondamenti di meccanica teorica e applicata

    (balistica) e teoria e tecnica della circolazione (militare);

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    _e) 16 materie esclusive dellindirizzo tecnico (IT):

    2 comuni a IT-OT e IT-OTM: istituzioni di matematiche (complementi) e fisica dei

    dispositivi elettronici;

    1 comune a IT-OG e IT-OTM: chimica e tecnologia dei materiali;

    4 esclusive dellIT-OT: teoria dellinformazione (e della trasmissione), comunicazionielettriche, onde elettromagnetiche (antenne e propagazione) e sistemi di elaborazione

    dellinformazione (reti di telecomunicazione);

    6 esclusive dellIT-OG: tecnica delle costruzioni, strumentazioni fisiche (fisica tecnica),

    meccanica razionale, metallurgia, tecniche della rappresentazione e tecnica dei lavori

    (stradali, ferroviari e aeroportuali);

    3 esclusive dellIT-OTM: diritto dei trasporti, teoria e tecnica dei veicoli terrestri, metodi e

    modelli per la logistica.

    2. Il master in scienze strategiche di Torino

    Nel marzo del 2001 lo stato maggiore dellEsercito ha firmato altra

    convenzione con lUniversit di Torino per integrare il corso obbligatorioannuale di stato maggiore (che nella fase residenziale, vale a dire nei

    secondi 5 mesi, si svolge presso il distaccamento della Scuola di guerra

    ubicato presso la Scuola di applicazione di Torino), con un corso

    pluritematico facoltativo, a carattere universitario. Questultimo riservato,

    a domanda, agli ufficiali laureati risultati idonei al termine del corso

    obbligatorio di stato maggiore e che abbiano superato lulteriore processo

    selettivo previsto dallo SME - Reparto Impiego del Personale.

    Linsieme dei due corsi, complementari ed interagenti, consente il

    conseguimento di un master di secondo livello in scienze strategiche pari

    complessivamente a 60 crediti formativi universitari (CFU). Lobiettivo del

    corso obbligatorio la capacit di:

    a) operare presso Comandi Operativi Intermedi e/o in Orgasmi di Vertice di Forza Armata

    e/o in Comandi Terrestri Multinazionali, esercitando adeguatamente le responsabilit

    professionali in incarichi di staff; b) valutare problemi di natura socio-economica aventi

    riflessi sulle operazioni e pianificare le conseguenti azioni; c) assolvere compiti nelle

    aree di insegnamento/coordinamento didattico presso gli Istituti Militari di formazione.

    Il corso di stato maggiore, con circa 200 frequentatori, comporta 30

    CFU e si articola in 8 moduli didattici:

    1. leadership e strategie di comunicazione; 2. gli scenari funzionali; 3. strumenti estrategia operativa I; 4. utilizzo degli strumenti (WAR); 5. utilizzo degli strumenti

    (OOTW); 6. lo scenario Training Mission Oriented; 7. Utilizzo interdisciplinare degli

    strumenti.

    Oltre alle discipline professionali (CIMIC-COCIM, EPC, tattica,

    logistica, servizio informazioni, organica e scienza di progetto, sistemi C4,

    arte militare aerea) vari moduli del corso obbligatorio impiegano anche

    storia e antropologia culturale, strategia globale e diritto delle

    operazioni militari.

    Obiettivo del corso facoltativo la capacit di:

    a) applicare strumenti scientifici per analizzare il rapporto tra eventi sociali, politici ed

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    _economici nazionali e internazionali, e la strategia operativa relativa allimpiego delle

    unit militari nazionali e multinazionali, negli scenari terrestri di riferimento; b)

    svolgere attivit didattica nello specifico settore e di gestione degli strumenti della

    comunicazione pubblica.

    Il corso facoltativo, con circa 80 frequentatori selezionati dal Reparto

    Impiego del Personale, comporta 30 CFU e si articola in 5 moduli, integrati

    da seminari interdisciplinari:

    1. gestione strategica delle risorse; 2. strategia operativa II; 3. geografia antropologioca

    economica e politica; 4. strategia politica; 5. strategia economica.

    Le discipline impiegate nello svolgimento di tali moduli sono

    estrapolazioni dalle scienze politiche, economiche e della comunicazione,

    dalla ricerca operativa e dal diritto internazionale.

    Lorganizzazione del corso pluritematico devoluta alla Scuola diApplicazione/Universit di Torino. Il corso comprende attivit didattiche e

    le prove valutative nelle discipline di insegnamento e si conclude con una

    valutazione finale secondo gli standard e le modalit universitarie. Il

    conseguimento del master viene annotato nel foglio matricolare.

    I programmi di insegnamento, le attivit didattiche e le prove

    valutative sono programmati dintesa tra lUniversit di Torino e

    lIspettorato per la Formazione e la Specializzazione dellEsercito, previo

    accordo con i consigli delle facolt interessate allo sviluppo degli

    insegnamenti.

    Lattivit didattica coordinata dal consiglio del corso, composto da

    rappresentanti della Scuola dApplicazione e dellUniversit di Torino,secondo quanto stabilito dal relativo regolamento. Il corso inquadrato da

    un comandante e due tutors individuati e designati con procedura di impiego

    accentrata e posti nella posizione di comandati.

    3. Il master di 2livello in studi internazionali strategico-militari

    Nel 2000 anche lo stato maggiore della Difesa ha stipulato una

    convenzione con le Universit di Milano e Luiss Guido Carli di Roma per

    la gestione congiunta di un master di secondo livello in studi internazionali

    e strategico militari, promosso dal professor Carlo Maria Santoro, gi

    sottosegretario alla Difesa nel governo Dini. La convenzione - idealmente

    ma non fedelmente ispirata al progetto Ungari-Luraghi (CeMiSS, 1990) -

    riprende e istituzionalizza piuttosto una esperienza formativa sperimentale

    avviata gi nel 1995-96 dal generale Jean, durante la sua presidenza del

    CASD, quando gli ufficiali frequentatori seguirono cicli di lezioni e seminari

    affidati a docenti esterni.

    Secondo la presentazione reperibile nel sito web delluniversit degli

    studi di Milano (http://www.spolitiche,unimi,it/master-strategico.html) il master si

    svolge in parte presso luniversit e in parte a Roma presso il CASD, con un

    numero minimo di 5 partecipanti e un massimo di 50, una quota di

    iscrizione di 5 milioni e un riconoscimento di 60 crediti formativiuniversitari (CFU). Apparentemente si ricava dal sito che ammessa la

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    _

    partecipazione di persone estranee alla pubblica amministrazione e alle

    Forze Armate. Secondo il web, il master coordinato dal professor Carlo

    Maria Santoro, titolare delle cattedre milanesi di relazioni internazionali e

    studi strategici nonch presidente del comitato ordinatore, composto dal

    presidente del CASD, dal direttore dellISSMI (generale Mario Majorani),

    da 5 professori (Alberto Martinelli, Gabriella Venturini, Giuseppe Bognetti,

    Pierluigi Lamberti Zanardi e Pier Alessandro Colombo) e da 3 ufficiali

    (generali Francesco Rizzi e Dario Marchiondo e capitano di vascello Ernesto

    Pullano).

    Il sito milanese indica un impegno di 32 settimane in 4 fasi

    (3+15+10+4) e unarticolazione su 23 corsi o discipline, cos classificate:

    7 fondamentali per complessivi 30 CFU (relazioni internazionali e politica comparata,

    scienza politica, studi strategici, storia militare, diritto internazionale e delle

    organizzazioni internazionali, economia politica e sviluppo manageriale);

    7 discipline integrative per complessivi 21 CFU (diritto pubblico, politica economicainternazionale, storia delle relazioni internazionali, teorie dellorganizzazione,

    sociologia e psicologia militare, diritto internazionale umanitario)

    9 discipline specialistiche per complessivi 9 CFU (dottrina e strategia terrestre, navale, area

    e NATO, giustizia militare e giustizia amministrativa, dirigenza militare, operazioni

    interforze, impiego delle FF.AA. in ambito nazionale, gestione delle crisi e

    dellemergenza, normativa e regolamenti interforze e interministeriali, diritto delle

    operazioni militari diverse dalla guerra,. politica militare).

    La lista delle cosiddette discipline specialistiche pu, a voler

    essere davvero molto buoni, essere considerata un appunto amatoriale. Ma

    anche il resto delle informazioni fornite dal sito web non sembra ben

    collimare con quanto si ricava dallo schema (peraltro ancora provvisorio)

    elaborato dallIstituto Superiore di Stato Maggiore Interforze (ISSMI),

    referente militare delluniversit. Esso affida infatti la direzione del master

    ad un comitato congiunto composto dal presidente del CASD e dai presidi

    delle due facolt interessate (quella di scienze politiche di Milano e quella di

    economia e commercio della Luiss) e da un comitato esecutivo composto dal

    direttore dellISSMI e dai direttori di master designati dalle due universit. Il

    comitato congiunto responsabile della verifica degli obiettivi e dei

    programmi, nonch degli indirizzi per il Comitato esecutivo, competente per

    lattuazione dei programmi.

    Lo schema ISSMI prevede 5 aree, di cui 3 gi definite (relazioniinternazionali, difesa e strategia, diritto e ordinamenti militari), per un

    complesso di 12 discipline e 37 CFU e un impegno di 936 ore, di cui 549 di

    lezione (50 solo master) e 387 di studio, ripartito su 19 settimane, cos

    distribuito per area e disciplina:

    _______________________________________________________ Area Coordinatore Ore Settimane CFU

    _______________________________________________________________

    Politica Internazionale prof. Santoro 160+240 5,5 16Difesa e Strategia cm.. Ramoino 311+75 10,5 15

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    _Diritto e Ordinam.Mil. col. Basile 78+72 3 6

    ________________________________________________________________

    Area Disciplina Ore CFU

    ________________________________________________________________

    Pol.Internaz. Scienza Politica 25+25 2 RI Politica comparata 50+75 5

    Storia delle RI 25+50 3

    Diritto Int. e Org.Int. 30+70 4

    Diritto Pubblico 30+20 2

    Difesa Strat. Studi strategici 121+15 5

    Politica Militare 90+10 4

    Storia Militare 50+25 3

    Dottrine operative 50+25 3

    Diritto Ordin. Diritto pubblico mil. 32+18 2

    Dir.Intern.umanitario 20+30 2

    Diritto delle Op.Mil. 26+24 2

    ________________________________________________________________

    Restano da definire le discipline e limpegno orario delle aree

    Pianificazione e operazioni ed Economia e organizzazione. Lo schema

    definisce (con una certa pedanteria) i gravosi impegni del coordinatore

    darea:1. costituisce lelemento di raccordo tra la direzione dellISSMI e la docenza esterna; 2.

    risponde al direttore e al consiglio dIstituto del conseguimento degli obiettivi di

    formazione; 3. propone gli obiettivi didattici da conseguire; 4. propone (se richiesto) i

    nominativi dei titolari di disciplina; 5. in collaborazione con i titolari di disciplina: -

    progetta il programma, in termini di contenuti e di sviluppo temporale, delle discipline

    di propria responsabilit; - elabora i documenti di impianto delle esercitazioni; propone

    modalit e criteri per le verifiche di apprendimento; 6. segue il rendimento complessivodei frequentatori per rendere efficace lazione didattica; 7. interviene in sede di

    discussione dei risultati per osservazioni e commenti sui singoli lavori e in generale: 8.

    tiene i necessari contatti con il mondo culturale-accademico e militare esterno; 9.

    partecipa alle riunioni periodiche indette dalla direzione; 10. fornisce gli elementi di

    valutazione richiesti dalla direzione e le proposte per limpostazione del corso ISSMI

    successivo (relazione di fine anno accademico per la propria area).

    e quelli, alquanto inconsueti per un docente universitario italiano, del

    titolare di disciplina:1. rappresenta lelemento cardine dellinsegnamento della singola disciplina; 2. risponde al

    direttore dellISSMI, tramite il coordinatore darea del conseguimento degli obiettivi

    e del regolare svolgimento del proprio programma; 3. propone (se richiesto) inominativi dei conferenzieri necessari ad integrare lattivit didattica; 4. collabora con il

    coordinatore darea per: - progettare il programma specifico della propria disciplina; -

    elaborare i documenti di impianto delle esercitazioni; - proporre modalit e criteri per

    le verifiche di apprendimento; 5. fornisce il materiale di studio individuale e per le

    attivit di gruppo; 6. verifica preventivamente i contenuti degli interventi dei

    conferenzieri; 7. partecipa a tutte le lezxioni/conferenze e coordina le attivit di gruppo

    previste per la propria disciplina; 8. svolge lincarico di moderatore alle tavole rotonde;

    9. interviene in sede di discussione dei risultati per osservazioni e commenti sui singoli

    lavori e in generale; 10. fornisce alla direzione gli elementi di valutazione individuale

    dei frequentatori e ogni indicazione utile per limpostazione dei corsi successivi.

    Limpegno formativo della sessione ISSMI include inoltre altre 135ore per attivit individuali e di gruppo coordinate dalla direzione dellISSMI

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    (32 per il modulo comunicazione e metodologie, 28 per tesi individuali a

    tema libero, 45 per tesi di gruppo e 30 per conferenze dei capi e sottocapi di

    stato maggiore da effettuarsi in comune con i frequentatori dellIstituto Alti

    Studi Difesa).

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    III. I programmi di formazione in Peacekeeping*

    *Nel 2000, dichiarato dallONU anno internazionale della cultura della pace, il ministero

    della Difesa ha stipulato convenzioni con le universit di Torino e Roma Tre per la

    partecipazione di personale militare ai rispettivi master in peacekeeping. In precedenza ilministero degli Esteri, la CRI e il CeMiSS avevano inoltre concesso il proprio patronato e

    sostegno all International Training Programme for Conflict Management della Scuola

    Superiore di SantAnna dellateneo pisano, collegata con analoghi centri e istituti delle

    universit di Essex e della Ruhr (Bochum), nel PIBOES Network, membro fondatore

    dellInternational Association of PK Training Centers.

    1. LInt.l Training Programme for Conflict Management di Pisa (1995)

    Fin dal 1995 la Scuola Superiore di SantAnna delluniversit di Pisa

    ha avviato un programma di addestramento e formazione del personale

    civile (PC) impegnato nella gestione delle crisi, in operazioni di supportodella pace (PSO) e missioni di osservazione elettorale internazionale

    (MOEI). Il programma posto sotto il patronato del ministero degli Esteri e

    sostenuto dalla CRI e dal CeMiSS.

    Lo staff del programma, coordinato dal professor Natalino Ronzitti,

    docente di diritto internazionale, composto dai professori Andrea de Guttry

    e Fabrizio Pagani e dai dottori Gabriella Bertolini, Stefano Grassi, Emanuele

    Sommario, Barbara Carrai e Gabriella Arcadu. Nel periodo 1995-2001 lo

    staff ha pubblicato 4 libri (sul confronto tra la partecipazione dellItalia e

    quella della Germania alle operazioni di PK, sulla crisi albanese del 1997 e

    sui profili giuridici emersi durante la missione militare Alba) e 29 articoli o

    saggi, incluso un codice di condotta per le FF. AA. italiane impegnate inPSO.

    Il programma svolge due tipi di corsi, addestrativi (TC) e di

    formazione (FC), i primi della durata di 1-2 settimane e con 25-40

    partecipanti, gli altri della durata di 4-5 mesi (2 di corso residenziale e 2-3 di

    internship presso organizzazioni internazionali o non governative operanti

    sul campo). In aggiunta ai corsi ordinari, ne vengono svolti altri straordinari

    richiesti e finanziati da amministrazioni nazionali e organizzazioni

    internazionali. Finora sono stati complessivamente svolti 14 corsi nazionali,

    12 addestrativi e 2 di formazione:

    6 TC con 40 partecipanti (italiani e stranieri) per PC delle PSO-MOEI, svolti a cadenzaannuale a partire dal 1995, i primi in settembre, i pi recenti in luglio;

    1 TC ristretto a 20 partecipanti italiani, per PC delle PSO-MOEI (1997);

    1 TC per il gruppo dei 20 OEI italiani inviato in Albania in occasione delle locali elezioni

    politiche (1997);

    1 TC per 28 OEI dei paesi membri dellIniziativa Centro-Europea (CEI) (1998);

    1 TC per 16 alti funzionari e ufficiali bosniaci sullimpatto delle operazioni PK sulle

    comunit nazionali, commissionato dal MAE (1998);

    1 TC per 16 diplomatici italiani sulle MOEI, commissionato dal MAE (1998);

    1 TC per 15 carabinieri destinati al Reggimento MSU di Serajevo sulle operazioni per il

    mantenimento della pace in Bosnia-Erzegovina (2000);

    1 FC per PC delle PSO-MOEI sostenuto dalla Regione Toscana e dallUnione Europea

    (1998);1 FC di orientamento e formazione sulle politiche di sviluppo, cooperazione internazionale

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    _e diritti delluomo commissionato dalla Comunit Europea (1999);

    Nel 1997 la Scuola di SantAnna ha costituito, assieme ad analoghi

    centri e istituti delle universit di Essex e della Ruhr (Bochum) il PIBOES

    Network, membro fondatore dellInternational Association of PK TrainingCenters, parte del Thematic Network on Humanitarian Development Studies

    nel quadro del progetto SOCRATES della Comunit Europea e collegato

    con lInternational Foundation for Election System (IFES). Il PIBOES

    posto sotto il patronato dellAlto Commissariato delle Nazioni Unite per i

    Diritti Umani, della Commissione Europea e dellUfficio OSCE per le

    Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani.

    Nel 1998 il PIBOES ha concepito il programma Professional

    Capacity Building for Human Rights Field Officers, quale cornice

    istituzionale per una serie di attivit di formazione, ricerca e consulenza nei

    seguenti settori: operazioni di peace-keeping e assistenza umanitaria,

    missioni di osservazione elettorale

    Strumento principale del Network sono corsi addestrativi

    internazionali (ITC) tenuti da una speciale unit mobile addestrativa.

    Lattivit include ITC annuali, con 20-25 partecipanti, per coordinatori

    (Senior Officers) e operatori ( Field Officers) in Diritti Umani (SHRO e

    HRFO) e sulla formazione della capacit nazionale (on ational Capacity

    Building), nonch corsi a carattere speciale o regionale. Finora sono stati

    effettuati 9 corsi addestrativi internazionali, di cui:

    3 ITC per 25 HRFO a Pisa (aprile 1998) e Colchester (settembre 1999 e settembre 2000);

    1 ITC sul benessere come ponte per la pace, per 16 Health Professionals provenienti da 6 paesi del Sud-Est Asiatico, in cooperazione col WHO e il SERAO (Colombo, 8-12

    marzo 1999);

    1 ITC per 53 UN Registration Officers nellAmministrazione Civile del Kosovo, a richiesta

    dellUN Volunteeer Programme (Pristina, 18-21 ottobre 1999).

    2 ITC per 25 partecipanti europei on NCB a Pisa (settembre 1999 e aprile 2000);

    1 ITC per 20 SHRO a Bochum (settembre 2000);

    1 ITC superiore per 15 addestratori PIBOES a Pisa (11-14 gennaio 2001).

    Oltre ai 25 corsi nazionali e internazionali, la Scuola di SantAnna

    ha organizzato a Pisa o a Livorno 9 gruppi di lavoro e seminari:

    1 nel 1995: la cooperazione italo-tedesca nel campo del PK (novembre);1 nel 1996: incontro annuale dellInternational Association of PC Training Centers (aprile);

    2 nel 1997: il contributo italiano alle MOEI, in cooperazione con la SIOI di Roma e il SISE

    di Firenze (4 aprile); brainstorming sulladdestramento per HRFO (17 maggio);

    1 nel 1998: il caso di studio della crisi albanese del 1997 (per la definizione di un sistema di

    gestione di un conflitto europeo) (6-7 marzo);

    2 nel 1999: il ruolo dei parlamentari nelle MOEI, in cooperazione con la delegazione

    italiana allAssemblea Parlamentare dellOSCE (13 settembre); confronto con la WHO

    sulla pianificazione del benessere come fattore per la gestione delle emergenze

    complesse (dicembre);

    1 nel 2000: cinquantenario della convenzione di Ginevra sul diritto umanitario, a Livorno,

    in cooperazione con lAccademia Navale (18 febbraio);

    1 nel 2001: la partecipazione italiana alle MOEI e ai processi di democratizzazione, in

    collaborazione con Movimondo, Elex, Osservatorio RAI-TV di Pavia, Centro studi e

  • 8/14/2019 Strategic Studies in Italy 2001

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    _formazione sui diritti della persona e dei popoli e contributo del MAE (febbraio).

    A partire dal novembre 1998 lo staff del programma ITPCM ha

    svolto compiti di coordinamento, collegamento, consulenza e assistenza per

    conto dei seguenti organismi:

    ODIHR/OSCE, per la redazione di un lealeftoperativo destinato ai 2.000 verificatori della

    Kosovo Verification Mission (novembre 1998) e per la MOEI in Azerbaijan (ottobre-

    novembre 2000);MAE, per le MOEI in Mozambico (1999), Per , Venezuela e Messico (2000);

    A.R.S. Progetti di Roma, relativamente al contratto comunitario HR, Democratisation and

    Institutional Strengthening (dal settembre 2000);

    WHO, per la realizzazione di un package di apprendimento attivo per Healt Professional

    impiegati in aree di conflitto (aprile 1999), nonch per un TC del personale sanitario

    indonesiano impiegato nelle aree di conflitto interno (ottobre 2000);Caritas italiana, per la realizzazione del progetto Caschi Bianchi (2001).

    2. Il master in peace keeping e security studies di Roma Tre (2001)

    Nel 2000 luniversit di Roma Tre ha aderito, per iniziativa della

    facolt di scienze politiche, alInternational Association of Peacekeeping

    Centres (International Relations and Security Netwotk) istituendo un master

    (o corso di perfezionamento) in peace keeping e security studies che

    stato inaugurato il 3 aprile 2001 con una tavola rotonda sulle operazioni di

    peace support(PSO).

    Obiettivo del corso, tenuto in convenzione con lIspettorato delle

    Scuole dellEsercito (ora della Formazione), di venire incontro ai bisogni formativi del personale militare e civile impegnato in missioni di

    peace keeping e assimilabili, con particolare riguardo ai problemi della

    sicurezza.

    Requisito per liscrizione un qualsiasi diploma di laurea, italiano o

    straniero. Il corso, del costo di 2.5 mili