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Menopausa, dieta mediterraneapreviene fratture e osteoporosi
Lun, 19/03/2018 - 16:54
Oltre a prevenire malattie cardiache, diabete e cancro, la dietamediterranea è un vero e proprio elisir di salute per le donne inmenopausa. Sembra esser legata infatti anche a una maggiore massamuscolare e densità ossea, può quindi essere «un’utile strategia nonmedica per la prevenzione dell’osteoporosi e delle fratture». Sono questele conclusioni di un nuovo studio presentato all’ENDO 2018, il 100/moincontro annuale della Endocrine Society in corso a Chicago.
Tanta frutta e verdura, cereali, olio d’oliva e semi; moderata assunzione dipesce; basso consumo di latticini e carni rosse; bere regolarmente, mamoderatamente, vino rosso. Questi i capisaldi della dieta più famosa almondo e più amata dai medici.
Pochi studi, tuttavia, ne hanno dimostrato gli effetti sulla composizionecorporea dopo la menopausa, periodo della vita della donna in cui il calodi estrogeni accelera la perdita di massa ossea e riduce la massamuscolare, aumentando il rischio di fratture e peggiorando la qualità divita.
I ricercatori della Universidade Federal do Rio Grande do Sul in Brasilehanno reclutato 103 donne sane con un’età media di 55 anni e andate inmenopausa 5,5 anni prima, in media. Tutte sono state sottoposte a esami
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per valutare la densità minerale ossea e la massa muscolare scheletrica.
Quindi hanno anche compilato un questionario alimentare su ciò cheavevano mangiato nel mese precedente.
Ne è emerso che una migliore aderenza alla dieta mediterranea erasignificativamente associata con maggiore densità minerale osseamisurata alla colonna lombare e con una maggiore massa muscolare.
Questa associazione, era indipendente dall’uso di terapia ormonale o dallivello di attività fisica.
«La dieta mediterranea potrebbe favorire il mantenimento della massaossea e di quella muscolare grazie all’effetto protettivo di sostanzeantiossidanti e antinfiammatorie di cui è ricca», spiega il presidente dellaSocietà Italiana di Geriatria e Gerontologia (Sigg) Raffaele Antonelli Incalzi.
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Dieta mediterranea elisir in menopausa,previene fratture
20/03/2018 15:57:05
Oltre a prevenire malattiecardiache, diabete e cancro, ladieta mediterranea è un vero eproprio elisir di salute per ledonne in menopausa. Sembraesser legata infatti anche a unamaggiore massa muscolare edensità ossea, può quindiessere «un'utile strategia nonmedica per la prevenzione
dell'osteoporosi e delle fratture».
Sono queste le conclusioni di un nuovo studio presentato all'ENDO2018, il 100/mo incontro annuale della Endocrine Society in corso aChicago. Tanta frutta e verdura, cereali, olio d'oliva e semi; moderataassunzione di pesce; basso consumo di latticini e carni rosse; bereregolarmente, ma moderatamente, vino rosso.
Questi i capisaldi della dieta più famosa al mondo e più amata daimedici. Pochi studi, tuttavia, ne hanno dimostrato gli effetti sullacomposizione corporea dopo la menopausa, periodo della vita delladonna in cui il calo di estrogeni accelera la perdita di massa osseae riduce la massa muscolare, aumentando il rischio di fratture epeggiorando la qualità di vita. I ricercatori della Universidade Federaldo Rio Grande do Sul in Brasile hanno reclutato 103 donne sanecon un'età media di 55 anni e andate in menopausa 5,5 anni prima,in media.
Tutte sono state sottoposte a esami per valutare la densità mineraleossea e la massa muscolare scheletrica. Quindi hanno anchecompilato un questionario alimentare su ciò che avevano mangiatonel mese precedente. Ne è emerso che una migliore aderenza alladieta mediterranea era significativamente associata con maggioredensità minerale ossea misurata alla colonna lombare e con unamaggiore massa muscolare. Questa associazione, era indipendentedall'uso di terapia ormonale o dal livello di attività fisica.
«La dieta mediterranea potrebbe favorire il mantenimento dellamassa ossea e di quella muscolare grazie all'effetto protettivo disostanze antiossidanti e antinfiammatorie di cui è ricca», spiega ilpresidente della Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (Sigg)Raffaele Antonelli Incalzi. (ANSA)
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SEI IN: ALIMENTAZIONE E SALUTE / ALZHEIMER, ANTINFIAMMATORIO DA BANCO LO PREVIENE?
Alzheimer, antinfiammatorio dabanco lo previene?
Assumere in anticipo una terapia a base di farmaci anti-infiammatori da banco,
potrebbe impedire l’inizio dell’Alzheimer in chi è a rischio di svilupparlo.
Basterebbe insomma una profilassi autosomministrata a base di ibuprofene a
difendere dalla malattia. E’ quanto ritiene di dimostrare uno studio apparso sul
prestigioso Journal of Alzheimer’s Disease e rilanciato da molte testate
internazionali.
Ma, “i dati sono estremamente preliminari – mette in guardia Raffarele Antonelli
Incalzi, professore di medicina interna e geriatria al Compus Biomedico di
Roma – e i ricercatori piuttosto incauti, perché assumere ibuprofene per dieci
anni tutti i giorni espone a rischio di danno epatico, renale e gastrico altissimo”.
I ricercatori dell’Università della British Columbia, guidato da Patrick McGeer, è
lo stesso che nel 2016 aveva annunciato di aver sviluppato un test in grado di
diagnosticare l’Alzheimer attraverso la misurazione della concentrazione della
proteina beta amiloide peptidica 42 (Abeta42) secreta nella saliva: nella
maggior parte degli individui, il tasso di produzione di Abeta 42 è quasi
identico, mentre gli individui che ne presentano un tasso due a tre volte
superiore sono destinati a sviluppare l’Alzheimer.
Abbiamo visto, spiega McGeer, “che questi livelli risultano elevati durante tutta
la loro vita e che il test per individuare la predisposizione può essere effettuato
in qualsiasi momento”. Coloro che ne presentano livelli elevati a 55 anni
dovrebbero “assumere ibuprofene quotidianamente”, poiché è in grado di
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smorzare la risposta infiammatoria dovuta alla proteina Abeta 42, che porta alla
morte delle cellule nervose associata all’Alzheimer.
“Servono ulteriori studi sull’uomo che verifichino nel tempo gli effetti della
profilassi con Ibuprufene gli unici risultati riportati riguardano studi su animali –
spiega all’ANSA Antonelli Incalzi, presidente della Società Italiana di Geriatria
e Gerontologia (Sigg) -. Diversamente da quanto raccomandano gli autori dello
studio, al momento non ci sono evidenze che la giustifichino”.
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ANSA.it Salute&Benessere Salute 65+ Medicina Antinfiammatorio previene Alzheimer? Esperto invita alla cautela
StampaScrivi alla redazioneRedazione ANSA ROMA 29 marzo 2018 15:39
Antinfiammatorio previene Alzheimer? Esperto invitaalla cautelaStudio suggerisce terapia con Ibuprofene per chi è a rischio
Assumere precocemente una terapia a base di farmaci anti-infiammatori da banco,
potrebbe impedire l'inizio dell'Alzheimer in chi è a rischio di svilupparlo.
Basterebbe insomma una profilassi autosomministrata a base di ibuprofene a difendere
dalla malattia. E' quanto ritiene di dimostrare uno studio apparso sul prestigioso Journal of
Alzheimer's Disease e rilanciato da molte testate internazionali. Ma, "i dati sono
estremamente preliminari - mette in guardia Raffarele Antonelli Incalzi, professore di
medicina interna e geriatria al Compus Biomedico di Roma - e i ricercatori piuttosto
incauti, perché assumere ibuprofene per dieci anni tutti i giorni espone a rischio di danno
epatico, renale e gastrico altissimo".
Il team dell'Università della British Columbia, guidato da Patrick McGeer, è lo stesso che
nel 2016 aveva annunciato di aver sviluppato un test in grado di diagnosticare l'Alzheimer
attraverso la misurazione della concentrazione della proteina beta amiloide peptidica 42
(Abeta42) secreta nella saliva: nella maggior parte degli individui, il tasso di produzione di
Abeta 42 è quasi identico, mentre gli individui che ne presentano un tasso due a tre volte
+CLICCA PERINGRANDIREAntinfiammatorio previene Alzheimer? Esperto invita a cautela © ANSA/Ansa
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superiore sono destinati a sviluppare l'Alzheimer. Abbiamo visto, spiega McGeer, "che
questi livelli risultano elevati durante tutta la loro vita e che il test per individuare la
predisposizione può essere effettuato in qualsiasi momento". Coloro che ne presentano
livelli elevati a 55 anni dovrebbero "assumere ibuprofene quotidianamente", poiché è in
grado di smorzare la risposta infiammatoria dovuta alla proteina Abeta 42, che porta alla
morte delle cellule nervose associata all'Alzheimer. "Servono ulteriori studi sull'uomo che
verifichino nel tempo gli effetti della profilassi con Ibuprufene gli unici risultati riportati
riguardano studi su animali - spiega all'ANSA Antonelli Incalzi, presidente della Società
Italiana di Geriatria e Gerontologia (Sigg) -.
Diversamente da quanto raccomandano gli autori dello studio, al momento non ci sono
evidenze che la giustifichino".
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Boom di over 65 in sala operatoria: 900 mila interventichirurgici all’anno
29-3-2018 10:02 Green 5
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Il celebre film dei fratelli Coen “Non è un paese per vecchi” non si addice certo all’Italia.Non è un mistero che la popolazione dello Stivale sia ricca di over 65: persone che,complice l’età che avanza, finiscono sempre più spesso sotto i ferri. Secondo gli ultimidati, evidenziati da una ricerca eseguita dalla Società Italiana di Cardiologia Geriatrica(SICG), sono 900 mila gli anziani che nell’ultimo anno si sono sottoposti a interventichirurgici, di cui almeno 20 mila sono stati interventi al cuore, su un totale di 2 milioni dioperazioni complessive. passeggiata
Numeri che, secondo il presidente della SICG Alessandro Boccanelli, sono destinati alievitare ulteriormente: da qui al 2020 il numero di interventi totali crescerà del 25% equelli riguardanti gli over 65 registreranno un’impennata del 50%.
L’aumento delle operazioni tra gli anziani, come sottolineato da Boccanelli, dipende davarie ragioni, tra cui la maggiore aspettativa di vita e il progresso fatto negli ultimi annidalle tecniche chirurgiche e dalla medicina in generale.
Gli interventi più diffusi sono quelli in ambito urologico, cardiologico e vascolare.Analizzando nel dettaglio i dati, i ricercatori hanno osservato che la popolazione anzianaoperata è composta per il 66% da uomini e per il 34% da donne, anche a causa dellaprevalenza di malattie tipicamente maschili, come le patologie prostatiche. Tra i pazientisono in aumento i “grandi vecchi”, con l’8% di operati che ha più di 85 anni.
Boom di over 65 in sala operatoria: 900 mila interventi chirurgici all’anno
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Per capire se il paziente anziano sarà in grado di affrontare un intervento chirurgicodelicato, è allo studio un test con cui si misura la camminata del paziente: una velocitàuguale o inferiore a 0,83 metri al secondo sarebbe sintomo di grande vulnerabilità e diprobabili complicanze gravi entro 30 giorni dall’intervento; in questo caso l’operazionesarebbe altamente sconsigliabile, soprattutto nei casi di interventi chirurgici a rischiomedio-alto. I risultati sulla sull’affidabilità e sulla precisione del test sono attesi entrofine anno.
Se, da un lato, lo scenario pone l’accento sul generale miglioramento delle condizioni diresistenza fisica degli over 65, che oggi possono sottoporsi a interventi chirurgici finoa ieri impensabili, grazie alle innovazioni mediche e al ricorso sempre più frequente atecniche mini-invasive, che riducono il dolore e i tempi di recupero, vanno ancheconsiderate le ripercussioni che questo trend avrà sulle casse del Sistema SanitarioNazionale.
Questi costi aggiuntivi, come ha sottolineato Raffaele Antonelli Incalzi, presidente dellaSocietà italiana di Gerontologia e Geriatria, “vanno però considerati in prospettiva: sel'intervento può rendere un paziente più autonomo, allora anche se costoso si traduce inun risparmio a breve e medio termine. Bisogna avere una visione lungimirante”.
operatoria operatoria interventi interventi chirurgici chirurgici
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L’EURO E’ LA MONETA UNICATEDESCA: SENZA L’EURO LO STATOITALIANO RISPAMIERA’ 8 MILIARDIL’ANNO (CENTRO STUDIMEDIOBANCA)
Un anno fa in Finlandia è statointrodotto il reddito di cittadinanza.Cos'è e come sta andando
Le strade di Roma devastate dallebuche, boom di clienti dai gommisti:"Lavoro triplicato"
PRIME PROIEZIONI, BOOMCLAMOROSO DEL M5S, CIFRE DARECORD. PARTITI DEMOLITI!!
Scandalo Elezioni, schede sbagliatea Palermo Circa 200 mila sono daristampare! FATELO SAPERE A TUTTI!
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Ibuprofene contro l'Alzheimer: Incalzi,occorre molta cautela
NEUROLOGIA | REDAZIONE DOTTNET| 30/03/2018 11:41
Uno studio americanosuggerisce la terapia conIbuprofene per chi è arischio
Assumereprecocemente unaterapia a base difarmaci anti-infiammatori dabanco, potrebbeimpedire l'iniziodell'Alzheimer in chi è arischio di svilupparlo. Basterebbe insommauna profilassiautosomministrata a
base di ibuprofene a difendere dalla malattia. E' quanto ritiene di dimostrare unostudio apparso sul prestigioso Journal of Alzheimer's Disease e rilanciatoda molte testate internazionali. Ma, "i dati sono estremamente preliminari -mette in guardia Raffarele Antonelli Incalzi, professore di medicina interna egeriatria al Compus Biomedico di Roma - e i ricercatori piuttosto incauti, perchéassumere ibuprofene per dieci anni tutti i giorni espone a rischio di dannoepatico, renale e gastrico altissimo".
Il team dell'Università della British Columbia, guidato da Patrick McGeer,è lo stesso che nel 2016 aveva annunciato di aver sviluppato un test in grado didiagnosticare l'Alzheimer attraverso la misurazione della concentrazione dellaproteina beta amiloide peptidica 42 (Abeta42) secreta nella saliva: nella maggiorparte degli individui, il tasso di produzione di Abeta 42 è quasi identico,mentre gli individui che ne presentano un tasso due a tre volte superioresono destinati a sviluppare l'Alzheimer. Abbiamo visto, spiega McGeer, "chequesti livelli risultano elevati durante tutta la loro vita e che il test per individuarela predisposizione può essere effettuato in qualsiasi momento". Coloro che nepresentano livelli elevati a 55 anni dovrebbero "assumere ibuprofenequotidianamente", poiché è in grado di smorzare la risposta infiammatoriadovuta alla proteina Abeta 42, che porta alla morte delle cellule nervose associataall'Alzheimer.
"Servono ulteriori studi sull'uomo che verifichino nel tempo gli effettidella profilassi con Ibuprufene gli unici risultati riportati riguardano studi suanimali - spiega all'ANSA Antonelli Incalzi, presidente della Società Italiana diGeriatria e Gerontologia (Sigg) -. Diversamente da quanto raccomandano gli
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