Sistemi di supporto alle decisioni 4. Clustering Ing. Leonardo Rigutini, Ph.D. Dipartimento di...
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Sistemi di supporto alle decisioniSistemi di supporto alle decisioni
4. Clustering4. Clustering
Sistemi di supporto alle decisioniSistemi di supporto alle decisioni
4. Clustering4. Clustering
Ing. Leonardo Rigutini, Ph.D.
Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione
Università di Siena
http://www.dii.unisi.it/~rigutini/
Ing. Leonardo Rigutini, Ph.D.
Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione
Università di Siena
http://www.dii.unisi.it/~rigutini/
Sistemi di supporto alle decisioni - Leonado Rigutini
ClusteringClustering
Data una bData una base di dati di oggetti,, suddividere tali oggetti in gruppi, in modo che…
...oggetti appartenenti allo stesso gruppo siano molto simili
...oggetti in gruppi diversi siano molto diversi
La suddivisione non può avvalersi di dati supervisionati La suddivisione non può avvalersi di dati supervisionati (Learning set):(Learning set):
Clustering ==> processo non supervisionato
Sistemi di supporto alle decisioni - Leonado Rigutini
ClusteringClustering
Gli algoritmi di clustering possono essere suddivisi in tre tipologie:
Partitional clustering (k-clustering): viene creato un partizionamento dello spazio
Clustering gerachico: viene creata una gerarchia di gruppi (albero) basandosi su particolari criteri.
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ClusteringClustering
Una seconda categorizzazione degli algoritmi di clustering considera la possibilità che un oggeto appartenga a più di un cluster:
Hard-clustering: ogni elemento è assegnato ad un solo cluster e quindi i clusters non si sovrappongono
Soft-luster: dove un elemento può essere assegnato a più di un gruppo con un grado di appartenenza
Noi consideriamo gli algoritmi di hard-clustering.
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Esempi di applicazioniEsempi di applicazioni
Identificazione di popolazioni omogenee di clienti in basi di dati di marketing
Valutazione dei risultati di esperimenti clinici
Monitoraggio dell’attività di aziende concorrenti
Identificazione di geni con funzionalità simili
Nel WWW…
Classificazione di documenti
Identificazione di gruppi di utenti (in base ai file di log) con caratteristiche
di “navigazione” simili
Sistemi di supporto alle decisioni - Leonado Rigutini
““Classificazione non supervisionata”Classificazione non supervisionata”
Abbiamo già sottolineato come il processo di clustering sia un task non-supervisionato
Questo fatto implica che:Non esiste un learning set dal quale apprendere le classiSi parla di unlabeled-set, cioè l’insieme di esempi non etichettati che sono oggetto dell’algoritmoIl numero di gruppi da individuare nell’unlabeled-set (solitamente indicato con k) è sconosciuto
E’ un processo di classificazione non supervisionato:come tale si utilizzeranno i modelli di classificatori visti in precedenza risolvendo però il problema dell’assenza del learning-set
Partitioning clusteringPartitioning clusteringPartitioning clusteringPartitioning clustering
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Partitioning clusteringPartitioning clustering
Lo scopo di tale approccio è suddividere lo spazio dei Lo scopo di tale approccio è suddividere lo spazio dei pattern in k gruppi ed assegnare ogni esempio ad un pattern in k gruppi ed assegnare ogni esempio ad un gruppo in modo da creare clusters omogeneigruppo in modo da creare clusters omogenei
Normalmente viene minimizzata/massimizzata un funzionale:Minimizzare le distanze tra gli esempi interni al gruppo
Massimizzare le distanze tra gli esempi in gruppi diversi
Massimizzare le distanze tra due gruppi diversi
…
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1. k-Means1. k-Means
K-means è l’algoritmo di clustering più popolare nella K-means è l’algoritmo di clustering più popolare nella letteratura scientifica e deriva dall’algoritmo EM letteratura scientifica e deriva dall’algoritmo EM (Expectation Massimization)(Expectation Massimization)
EM è un algoritmo sviluppato nella teoria delle EM è un algoritmo sviluppato nella teoria delle probabilità per risolvere il problema delle probabilità per risolvere il problema delle stime non-stime non-supervisionate a massima verosomiglianza (maximum supervisionate a massima verosomiglianza (maximum likelihood)likelihood)
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Maximum likelihoodMaximum likelihood
Supponiamo di avere un insieme di dati D non Supponiamo di avere un insieme di dati D non etichettati, lo scopo è approssimare la loro distribuzione etichettati, lo scopo è approssimare la loro distribuzione nello spazio con k distribuzioni di probabilità nello spazio con k distribuzioni di probabilità caratterizzate quindi da k parametri Tetacaratterizzate quindi da k parametri Teta
La likelihood degli elementi dato il modello Teta è La likelihood degli elementi dato il modello Teta è
quindiquindi:
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Maximum likelihoodMaximum likelihood
Normalmente viene utilizzata la log-likelihood Normalmente viene utilizzata la log-likelihood la funzione logaritmica è un funzione monotona crescentela funzione logaritmica è un funzione monotona crescente
Lo scopo delle stima a maximum likelihood è quindi trovare Teta che massimizza la log-likelihood:
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EMEM
EM assume l’esistenza di parametri nascosti nel sistema che EM assume l’esistenza di parametri nascosti nel sistema che semplificano il problema:semplificano il problema:
Sostituendo nella formula ML e massimizzando rispetto a Teta:
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EMEM
Sviluppando:Sviluppando:
Dopo alcuni passaggi si ottiene:
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EMEM
La formula precedente ci da un modo per stimare il Teta ottimo. La formula precedente ci da un modo per stimare il Teta ottimo. Esso può essere stimato utilizzando un’algoritmo ad ascesa del Esso può essere stimato utilizzando un’algoritmo ad ascesa del gradientegradiente
E step: il valore al passo t+1 della likelihood è stimato utilizzando la configurazione dei parametri stimata al tempo t
M step: i parametri del modello sono aggiornati utilizzando i dati etichettati al passo E
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k-Meansk-Means
Ma come utilizzare questi risultati per il clustering?
Se guardiamo P(Ck|d,), questa indica una classificazione:
Assegna la classe Ck dato il pattern d ed i parametri
Se inseriamo un classificatore centroids-based invece che un classificator probabilistico otteniamo l’algoritmo k-Means
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k-Means k-Means
1. Scegli i k centri iniziali2.2. RepeatRepeat
1. E-step: assegna ciascun oggetto al cluster più vicino, il cui centroide risulta il più vicino (simile) all’oggetto dato
2. M-step: ri-calcola i centroidi (punti medi) dei cluster
untiluntil gli assegnamenti non cambiano (o cambiano poco)
Viene minimizzato Viene minimizzato l’errore quadratico l’errore quadratico mediomedio
E x mK k c xk
k= −∑ ( )
2
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k-Meansk-Means
Limiti di Kmeans:Può essere applicato solo se il tipo di dato permette di definire la mediaOccorre specificare in anticipo il numero k di clusterSebbene sia possibile dimostrare che il procedimento termina sempre, non è detto che venga raggiunto il minimo globale (il risultato è influenzato dalla scelta dei centri iniziali)Non garantisce la connessione dei cluster trovati e l’assenza di punti isolatiPuò produrre risultati scadenti quando… …i cluster hanno differenti dimensioni, densità, forma non
sferica/ellissoidale…i dati contengono outlier
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k-Means con nubi di punti non di forma sfericak-Means con nubi di punti non di forma sferica
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k-Meansk-Means
Soluzione:Soluzione: usare molti cluster
In questo caso… …i cluster calcolati sono partizioni dei cluster effettivamente presenti…è necessario fondere i cluster calcolati
Clustering GerarchicoClustering GerarchicoClustering GerarchicoClustering Gerarchico
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Clustering gerarchicoClustering gerarchico
Questi algoritmi non producono una rappresentazione “flat” Questi algoritmi non producono una rappresentazione “flat” (piatta) dei gruppi estratti dai dati, ma un albero T (Tree) i cui (piatta) dei gruppi estratti dai dati, ma un albero T (Tree) i cui nodi rappresentano un subset dello spazionodi rappresentano un subset dello spazio
La radice di T rappresenta l’intero spazio D non partizionatoLa radice di T rappresenta l’intero spazio D non partizionato
Due tipi di algoritmi di clustering gerachico esistono:Due tipi di algoritmi di clustering gerachico esistono:Agglomerativo: partendo dalle foglie vengono via via fusi i cluster più simili fino a raggiungere la radice
Divisivo: partendo dalla root (l’intero spazio non partizionato), vengono via via divisi i gruppi in sottogruppi più piccoli fino a raggiungere un dimensione minima.
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Clustering gerachicoClustering gerachico
Tali algoritmi richiedono delle misure per decidere ad ogni step Tali algoritmi richiedono delle misure per decidere ad ogni step quali clusters fondere (agglomerativo) o quali dividere (divisivo)quali clusters fondere (agglomerativo) o quali dividere (divisivo)
Funzioni di prossimità, utilizzate dal clustering agglomerativo Funzioni di prossimità, utilizzate dal clustering agglomerativo per scegliere i due clustes da unireper scegliere i due clustes da unireSingle-link - Single-link - calcola la prossimità tra due cluster utilizzando la calcola la prossimità tra due cluster utilizzando la distanza dei due punti più vicini appartenenti ai due diversi distanza dei due punti più vicini appartenenti ai due diversi clustersclusters
Average-link - Average-link - usa la distanza media tra i punti appartenenti ai usa la distanza media tra i punti appartenenti ai due diversi clustersdue diversi clusters
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Clustering gerachicoClustering gerachico
Complete-link - Complete-link - usa la distanza tra i due punti più distanti usa la distanza tra i due punti più distanti appartenenti ai due clustersappartenenti ai due clusters
Centroids-distance - Centroids-distance - usa la distanza tra i centroidi dei due clusterusa la distanza tra i centroidi dei due cluster
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Clustering gerachicoClustering gerachico
Funzioni di densità, utilizzate dal clustering divisivo per Funzioni di densità, utilizzate dal clustering divisivo per scegliere i clusters da dividere in due sottogruppiscegliere i clusters da dividere in due sottogruppi
Intra-cluster distance - Intra-cluster distance - calcola la distanza media tra gli elementi calcola la distanza media tra gli elementi in un clusterin un cluster
€
I(C j ) =1
C j
2 dr − di
d r ,d i ∈C j
∑
Self Organizing Maps (SOM) Self Organizing Maps (SOM) dette anchedette anche
reti di Kohonenreti di Kohonen
Self Organizing Maps (SOM) Self Organizing Maps (SOM) dette anchedette anche
reti di Kohonenreti di Kohonen
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SOM - 1SOM - 1
Il clustering può essere interpretato come una forma di classificazione non supervisionata
Come tale, può essere realizzato mediante un particolare tipo di architettura neurale, chiamata SelfSelfOrganizing MapOrganizing Map (SOM), che viene addestrata in modalità non supervisionata, cioè non conoscendo l’output atteso per ciascun dato in input
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SOM - 2SOM - 2
Al termine della fase di apprendimento, la SOM sarà comunque in grado di raggruppare i dati in cluster, ovvero di produrre output simili per input “vicini”, secondo una qualche metrica nello spazio degli ingressi
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Motivazione biologicaMotivazione biologicaLa rete di Kohonen viene modellata sulla base di un comportamento caratteristico dei neuroni che compongono un tessuto nervoso laminare: tali neuroni si attivano, sotto l’azione di uno stimolo, in gruppi caratterizzati dalla presenza o assenza di attività, definendo come attività l’emissione di un numero di impulsi nell’unità di tempo superiore ad una certa soglia
La demarcazione spaziale tra i due gruppi è netta, per cui si parla di formazione di “bolle di attivazione”, a partire da una situazione indifferenziata di bassa attività di tutti i neuroni presenti nella rete
Self Organizing Map Self Organizing Map 1 1
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Nel caso biologico, i neuroni che sono fisicamente vicini a neuroni attivi hanno legami forti ed eccitatori mentre quelli periferici hanno legami inibitori
Nella corteccia cerebrale esistono proiezioni di stimoli sensoriali su specifiche reti di neuroni corticali
I neuroni sensomotori costituiscono una mappa distorta (l’estensione di ciascuna regione è proporzionale alla sensibilità della corrispondente area corporea, non alle dimensioni) della superficie corporea
Tuttavia, parti adiacenti della corteccia corrispondono a parti adiacenti della superficie corporea
Self Organizing Map Self Organizing Map 2 2
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Questa caratteristica è stata modellata da Kohonen restringendo la variazione dei pesi ai neuroni vicini ad un neurone scelto
SOMSOM (Kohonen, 1981): mappe “sensoriali”, costituite da un singolo strato di neuroni in cui le unità si specializzano a rispondere a stimoli diversi in modo tale che:
ingressi di tipo diversodi tipo diverso attivino unità diverse (lontane)
unità topologicamente vicine vengano attivate da ingressi similisimili
Self Organizing Map Self Organizing Map 3 3
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Architettura della reteArchitettura della reteFormata da un singolo strato di neuroni ni, i=1,…,wh:
w=larghezza, h= altezza della mappa
L’ingresso X Rn è collegato a tutti i neuroni
Ogni neurone i ha un set di parametri Wi di dimensione pari a quella dell’ingresso
La funzione di attivazione è inversamente proporzionale alla distanza tra il vettore dei parametri e l’input:
fi = 1/d(Wi,X), d una qualsiasi funzione distanza
Collegamenti laterali tra i neuroni
Self Organizing Map Self Organizing Map 4 4
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ArchitetturaArchitettura
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Interazione lateraleInterazione lateraleOgni neurone è connesso con un “vicinato” di neuroni
per una mappa in R1 (la retta) abbiamo solamente PREC e SUCCper una mappa in R2 (piano) sono i neuroni N,NE,E,SE,S,SO,O,NO…e così in Rm con m>2
I pesi dei collegamenti tra neuroni non sono soggetti ad apprendimento ma sono fissi e positivi e variano con il valore della epoca ep e della distanza tra i neuroni nella mesh dist ==> a(dist,ep) - funzione di decay
Self Organizing Map Self Organizing Map 7 7
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Collegamenti lateraliCollegamenti laterali
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Per ogni pattern fornito alla rete, un neurone soltanto risulta “vincente”:
il neurone che presenta il massimo valore in uscita, chiamato anche best-matching unit (BMU)
I pesi dei neuroni vengono aggiornati secondo la regolaW(t+1)=W(t)+a(dist,ep)(W(t)-Xi)
a(dist,ep) è una funzione che pesa l’aggiornamento dei neuroni in base alla distanza dalla BMU e in base alla epoche di addestramento
Aggiornamento dei pesiAggiornamento dei pesi
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Quindi:Aggiornamento dei pesi della BMU ==> a(dist,ep) diventa a(0,ep), poiché la distanza tra la BMU e la BMU è 0 (ovviamente!)
Aggiornamento dei pesi dei neuroni non BMU ==> a(dist,ep) con dist≠0 decresce all’aumentare della distanza tra il neurone in esame e la BMU
Inoltre, a(dist,ep), normalmente decresce all’aumentare dell’epoca di stima dei parametri, in modo da convergere per ep sufficientemente grande
Ossia dopo un certo numero di epoche
Aggiornamento dei pesiAggiornamento dei pesi
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Alcune funzioni di decay utilizzate nella pratica sono:Decadimento lineare:
Decadimento nello spazio - a(dist,ep)=g a(dist-1,ep)
Decadiemento nel tempo - a(dist,ep)=g a(dist,ep-1)
con g<1
Decadimento logaritmo (o gaussiano):
con (ep) una funzione monotona decrescente in ep
Funzioni di decayFunzioni di decay
€
a(dist,ep) = edist
σ (ep )
⎛
⎝ ⎜
⎞
⎠ ⎟
2
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Ripeti Ripeti
1.1. Per ogni esempio xPer ogni esempio xii nel training set: nel training set:
1.1. determina l’unità vincente determina l’unità vincente nnjj
2.2. modifica i pesi dell’unità vincente e di quelle che si modifica i pesi dell’unità vincente e di quelle che si trovano in un suo intorno nel modo seguente: trovano in un suo intorno nel modo seguente: wwjj((tt1) = 1) =
wwjj ((tt) ) a(ep,l)a(ep,l)((xxi i wwjj ((tt))))
2.2. Nuova epoca:Nuova epoca: ep=ep+1 ep=ep+1
finché la rete non raggiunge una configurazione stabilefinché la rete non raggiunge una configurazione stabile
Algoritmo di apprendimento non supervisionatoAlgoritmo di apprendimento non supervisionato
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Self Organizing MapSelf Organizing Map
Sistemi di supporto alle decisioni - Leonado Rigutini
L’algoritmo di apprendimento delle SOM è molto semplice (non è necessario il calcolo di derivate):
Viene selezionato il neurone j* con vettore dei pesi più vicino al pattern di input; tale neurone “richiama” il vettore di input e modifica il suo vettore dei pesi in modo da allinearlo a quello di input
Vengono inoltre modificati i vettori dei pesi dei neuroni vicini a j*la rete cerca di creare regioniregioni costituite da un ampio set di valori attorno all’input con cui apprende (cioè non fa corrispondere un solo valore all’input, ma un set di valori)i vettori che sono spazialmente vicini ai valori di training (apprendimento) saranno comunque classificati correttamente anche se la rete non li ha mai visti (capacità di generalizzazione)
Self Organizing MapSelf Organizing Map
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Lo scopo di una SOM è quello di avere, per input simili, neuroni vincenti vicini, così che ogni bolla di attivazione rappresenti una classe di input con caratteristiche somiglianti
La regione dei vicini può essere scelta come un quadrato, un cerchio o un esagono attorno al neurone vincente
Il numero di vicini del neurone selezionato deve essere scelto grande all’inizio e fatto decrescere lentamente all’aumentare dei cicli di apprendimento
Self Organizing MapSelf Organizing Map
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Riassumendo…
Le SOM realizzano il clustering dei dati, cioè una identificazione, nello spazio degli ingressi, di partizioni indotte dalle similitudini/differenze fra i dati
Ogni partizione è rappresentata da un prototipo (centroide) definito dal valore dei pesi del neurone corrispondente
Il clustering è di tipo non supervisionato: non si ha alcuna informazione a priori sulle classi di appartenenza dei dati
A posteriori è possibile etichettare (classificare) dati in base alla partizione dello spazio degli ingressi cui appartengono
Self Organizing MapSelf Organizing Map
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Soft-clusteringSoft-clustering
Tuttavia... il mondo reale non è “crisp”
Effettuando il clustering non è sempre possibile definire in maniera precisa se un punto appartiene ad un cluster oppure ad un altro