Rugantino in Dialetto Romanesco · co’ ’na scucchia lunga un parmo; toccò l’acqua benedetta...

4
U na vignetta del più famoso settimanale sati- rico francese ritraeva il papa appena eletto insieme con un personaggio sussiegoso. Il pri- mo diceva: prendete e bevete, questo è il mio sangue; il secondo: nessun problema, santità, ci sono abituato. Si trattava di Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani, e del dittatore argenti- no Jorge Rafael Videla, che in un coro di pole- miche si era presentato in Vaticano alla cerimo- nia di incoronazione. Quel papa durò poco più di un mese: dopo di lui Karol Wojtyla inaugurò uno dei più lunghi e complessi pontificati della storia. Adesso Videla ha ottantasei anni e cin- quanta dovrà scontarne in carcere se verrà ese- guita la condanna che ha colpito lui e per appe- na quindici anni il suo successore, l’ottanta- quattrenne Reynaldo Bignone, responsabili en- trambi del fenomeno dei desaparesidos, che si calcola siano stati trentamila. François Hollande mantiene la promessa: dal settembre del prossimo anno le coppie omoses- suali potranno contrarre matrimonio e adottare dei figli. Lo ha dichiarato nel discorso di pre- sentazione del nuovo governo in parlamento il primo ministro Jean Marc-Ayrault, che ha pre- cisato: la nostra società si evolve, gli stili di vi- ta e le mentalità cambiano, nuove aspirazioni si vanno affermando. Sullo stesso argomento fer- ve da tempo il dibattito nel Partito democratico, la cui presidente Rosy Bindi è a dir poco tiepida rispetto alle sollecitazioni di Paola Concia, che rappresenta le istanze del tavolo nazionale le- sbiche, gay, bisessuali e transgender. Intanto le rilevazioni dell’Istat evidenziano che una fami- glia su tre spende di meno per mangiare e dimi- nuiscono pure i consumi di vestiti e scarpe. Il premier Monti dichiara che non si può tirare a campare e che sul fronte della spesa pubblica arriva il momento di affrontare i problemi. Sparizioni Lillo S. Bruccoleri Parcheggia sotto casa er furgoncino, se mette no zinale da barbiere, poi fa girà la mola der mestiere, ma senza faticà, cor motorino. Cià n’arietta d’artista sopraffino perché nun dà de piede... è un ingegnere... e poi nun viè abbonora p’er quartiere, co quer richiamo, a fà lo svejarino. Questo nun fa che smovece er rimpianto, perché nun ce l’ha più la simpatia der guittarello, che piaceva tanto! Se sa, er progresso porta mijoria all’omo che lavora... ma tratanto ce fa sparì un ber po’ de povesia! Mario Gueli L’arotino Chiesoletta campagnola di Pompilio Burotti TESTATA ORIGINALE DEL 1887, IDEATA DA EDOARDO PERINO Anno 125° NUMERO PROGRESSIVO 12950 MARTEDI’ 17 LUGLIO 2012 Spedizione in abbonamento postale 45 per cento - Art. 2, comma 20, lettera b), legge n. 662 del 1996 SVENAMENTI Un anno euro quaranta E se pò avé in premio un bel libro da leggécce drento, che cià poco sonno Internet: www.rugantino.it Mail: [email protected] SETTIMANALE SATIRICO POLITICO Baccaja ogni martedì Tanto a Roma che fora costa UN EURO C’è poco da rugà, sémo o nun sémo? (G.G. Belli) 100 Chiesoletta campagnola, piccoletta e silenziosa, nun te porto ’na viola, nun te posso dà ’na rosa. Chiesoletta accarezzata da li venti profumati, tu sei stata fabbricata ne li secoli passati. Sei der millecinquecento, sei davero vecchiarella, ma de fòri e puro drento te mantenghi ancora bella. Ciai li banchi d’ormo e noce, ciai l’artare aricamato, la Madonna, Gesù in croce, più d’un santo appitturato. Te viè spesso a trovà er sole; pure er razzo de la luna, de farfalle, de mariole qui ne vengheno più d’una. C’è venuto un pecoraro che portava li stivali, un bastone da vergaro e un ber paro de cosciali. Qui ciò visto ’na vecchietta co’ ’na scucchia lunga un parmo; toccò l’acqua benedetta in quer posto suo de marmo. Poi ciò visto un fraticello che pregava inginocchiato, co’ un visetto carinello, palliduccio, delicato. Ciò incontrato ’na regazza co’ la chioma bella nera, nata certo da ’na razza de bellezza propio vera. Mo te lasso, chiesoletta, torno indietro, vado via; c’è quarcuno che m’aspetta de quassù a l’avemmaria. Tiro un bacio a Gesù Cristo, tiro un bacio a la Madonna, sorto fòri e già ripisto quarche sasso, quarche fronna. Te saluto, bonasera, chiesoletta silenziosa; tornerò ’sta primavera e te porterò ’na rosa!

Transcript of Rugantino in Dialetto Romanesco · co’ ’na scucchia lunga un parmo; toccò l’acqua benedetta...

Una vignetta del più famoso settimanale sati-rico francese ritraeva il papa appena eletto

insieme con un personaggio sussiegoso. Il pri-mo diceva: prendete e bevete, questo è il miosangue; il secondo: nessun problema, santità,ci sono abituato. Si trattava di Giovanni Paolo I,al secolo Albino Luciani, e del dittatore argenti-no Jorge Rafael Videla, che in un coro di pole-miche si era presentato in Vaticano alla cerimo-nia di incoronazione. Quel papa durò poco piùdi un mese: dopo di lui Karol Wojtyla inauguròuno dei più lunghi e complessi pontificati dellastoria. Adesso Videla ha ottantasei anni e cin-quanta dovrà scontarne in carcere se verrà ese-guita la condanna che ha colpito lui e per appe-na quindici anni il suo successore, l’ottanta-quattrenne Reynaldo Bignone, responsabili en-trambi del fenomeno dei desaparesidos, che sicalcola siano stati trentamila.François Hollande mantiene la promessa: dalsettembre del prossimo anno le coppie omoses-suali potranno contrarre matrimonio e adottaredei figli. Lo ha dichiarato nel discorso di pre-sentazione del nuovo governo in parlamento ilprimo ministro Jean Marc-Ayrault, che ha pre-cisato: la nostra società si evolve, gli stili di vi-ta e le mentalità cambiano, nuove aspirazioni sivanno affermando. Sullo stesso argomento fer-ve da tempo il dibattito nel Partito democratico,la cui presidente Rosy Bindi è a dir poco tiepidarispetto alle sollecitazioni di Paola Concia, cherappresenta le istanze del tavolo nazionale le-sbiche, gay, bisessuali e transgender. Intanto lerilevazioni dell’Istat evidenziano che una fami-glia su tre spende di meno per mangiare e dimi-nuiscono pure i consumi di vestiti e scarpe. Ilpremier Monti dichiara che non si può tirare acampare e che sul fronte della spesa pubblicaarriva il momento di affrontare i problemi.

Sparizioni

Lillo S. Bruccoleri

Parcheggia sotto casa er furgoncino,se mette no zinale da barbiere,poi fa girà la mola der mestiere,ma senza faticà, cor motorino.

Cià n’arietta d’artista sopraffinoperché nun dà de piede... è un ingegnere...e poi nun viè abbonora p’er quartiere,co quer richiamo, a fà lo svejarino.

Questo nun fa che smovece er rimpianto,perché nun ce l’ha più la simpatiader guittarello, che piaceva tanto!

Se sa, er progresso porta mijoriaall’omo che lavora... ma tratantoce fa sparì un ber po’ de povesia!

Mario Gueli

L’arotino

Chiesoletta campagnoladi Pompilio Burotti

TESTATA ORIGINALE DEL 1887, IDEATA DA EDOARDO PERINO

Anno 125°NUMERO PROGRESSIVO 12950

MARTEDI’ 17 LUGLIO 2012Spedizione in abbonamento postale45 per cento - Art. 2, comma 20,lettera b), legge n. 662 del 1996

SVENAMENTIUn anno euro quaranta

E se pò avé in premio un bel libro daleggécce drento, che cià poco sonno

Internet: www.rugantino.itMail: [email protected]

SETTIMANALESATIRICO POLITICOBaccaja ogni martedì

Tanto a Roma che fora costa UN EUROC’è poco da rugà, sémo o nun sémo?

(G.G. Belli)

100

Chiesoletta campagnola,piccoletta e silenziosa,nun te porto ’na viola,nun te posso dà ’na rosa.

Chiesoletta accarezzatada li venti profumati,tu sei stata fabbricatane li secoli passati.

Sei der millecinquecento,sei davero vecchiarella,ma de fòri e puro drentote mantenghi ancora bella.

Ciai li banchi d’ormo e noce,ciai l’artare aricamato,la Madonna, Gesù in croce,più d’un santo appitturato.

Te viè spesso a trovà er sole;pure er razzo de la luna,de farfalle, de mariolequi ne vengheno più d’una.

C’è venuto un pecoraroche portava li stivali,un bastone da vergaroe un ber paro de cosciali.

Qui ciò visto ’na vecchiettaco’ ’na scucchia lunga un parmo;toccò l’acqua benedettain quer posto suo de marmo.

Poi ciò visto un fraticelloche pregava inginocchiato,co’ un visetto carinello,palliduccio, delicato.

Ciò incontrato ’na regazzaco’ la chioma bella nera,nata certo da ’na razzade bellezza propio vera.

Mo te lasso, chiesoletta,torno indietro, vado via;c’è quarcuno che m’aspettade quassù a l’avemmaria.

Tiro un bacio a Gesù Cristo,tiro un bacio a la Madonna,sorto fòri e già ripistoquarche sasso, quarche fronna.

Te saluto, bonasera,chiesoletta silenziosa;tornerò ’sta primaverae te porterò ’na rosa!

Pagina 2 RUGANTINO Martedì 17 luglio 2012

Li stornelli de la settimanaSCIPIONE L'AFRICANO

Ma nun è lui, l’eroe bona-memoriache sardò er conto a quer cartagginesee meritò l’ingresso ne la storiache guarda a chi l’ha date e a chi l’ha prese?Ma quest’antro che mo incocciasenza l’ermo a la capocciace stenne tutti:e boni e cattivacci, belli e brutti.

ER MINISTRO CAPACE

Da quanno Berlusconi s’è propostocome ministro de l’economia,tutti a grattasse drento a un certo postoch’era tutta da noi ’na «gratteria».E a Brussèl ’ndò se scannajaer destino de l’Itajain ne l’impasseBarroso stava lì pe sucidasse.Canta Bruno Fiorentini

– A Peppì, che stai a fà?– ‘Na cosa che nun t’ariguarda!– E nun esse sempre così aggressivo. Mica t’ho

detto cotica! Te lo chiedevo pe vede si te possoesse utile in quarche modo. Ho notato che da du’ora stai a combatte cor compiutere.– Embè? Gnente gnente te dà fastidio?– Pe nisun motivo. Anzi, visto che m’arisponni

co la solita grazzia, te dico che nu’ me ne frega unfico secco! Fai un po’ quello che te pare... Tanto... –Peppino se rese conto d’esse stato un po’ troppo

brusco, a dilla in modo gentile, percui cercò descusasse senza chiede scusa. Eh sì, perché si ce sta‘na cosa che ce pesa tanto, a noi esseri umani, èdovesse scusà d’avé sbajato. D’antra parteFernanda, la moje de ‘sto fregno così scontroso,era stata piuttosto educata ner formulà (nun so siavete notato lo stato de grazzia letteraria ner qualeme trovo oggi) quela semprice richiesta e, ovvia-mente, era rimasta male da la risposta sgarbata(aridaje!) der marito.– Abbi pazzienza, Fernà, è che nu’ riesco a spedì

‘sta imeile. Corpa der compiutere che funzionapoco e male.– Ma di’ piuttosto che ce capischi poco e gnente.– Un cazzo! È robba che quanno stavo in ufficio

e m’hanno mannato a fà er corzo d’informatica so’risurtato er siconno de la sezzione mia. –Fernanda fece ‘na smorfia che servì a nisconne

un sorisetto malizzioso.– Scusa, ma quanti eravate?... Ne la sezzione

tua, se capisce.– Mbè, mo nu’ m’aricordo co precisione. So che

eravamo tanti.– E come è ita a fenì?– Che hanno promosso er primo. Sì, inzomma,

‘sta promozzione spettava a uno sortanto.Ovviamente l’hanno data ar primo classificato.Penza, pe un punto. Solo pe un punto... Ma checiai da ride?– No, gnente, penzavo a quanti eravate.– E trovi che la cosa sia comica?– A Peppì, macché te sei scordato che m’hai

rotto li cojoni pe un par de settimane co ‘sta sto-ria? Nun te lo ricordi che m’hai ariccontato, pe ‘naquindicina de giorni defilati, giorno pe giorno,ogni vorta, che eravate in dua e che quello chearivò primo era supericcommannato e che tu nu’je l’avressi fatta nimmanco si fussi stato un pro-grammatore co tanto de cojoni? Cosa che nun è.– Che vordì «cosa che nun è»? Io ce l’ho li cojo-

ni!– Sì, ma ner cervello! Comunque lassamo perde.

Allora, che sorta de imeile devi spedì e a chi?– Mah, Fernà, robba senza importanza. Tanto pe

levamme ‘na soddisfazzione perzonale.– Ahò, quanno te ce metti sei propio un rompi-

palle! Me lo vòi dì a chi scrivi e perché o è unsegreto de stato?– Sto a scrive ar giornale... Sai, quello che...– Sì, lo so. E che je devi dì?– Gnente! Che a le prossime votazzione darò la

preferenza a chi, ar momento attuale, me rippre-senta mejo, considerato puro er casino che stafacenno er governo in carica.– Sarebbe er governo Monti?– No, er governo Mari! Ma certo che è er gover-

no Monti.– Vabbè! E chi sarebbe ‘sto fregno che merita

tanta fiducia da parte tua?– In primise nun è un fregno ma un essere

umano che se straforma in un mastino quannodeve azzannà quarchiduno che l’ha fatta grossa.– Er nome! Er nome!– Di Pietro!– Di Pietro? Ma sei sicuro de quello che dichi?– Sicuro come ‘na palla! Anzi, te lo dico co ‘no

strillo che me viè dar còre:

Evviva Di Pietro !

Forze quanno discore è un po’ scoretto,potrebbe inciappottà er condizzionale;ma, si se tratta de parlà papale,pe me nun c’è nisuno così schietto.

Appena è necessario pià de pettochi guida er governicchio nazzionalelui fa un’opposizzione radicale,l’unica fra li tanti piscialletto.

Percui l’apprezzamento è meritato,spece tenuto conto, sarvognuno,che qui da noi se sprega spesso er fiato.

Però c’è un cruccio che me pare chiaro:‘sto fior de gradiatore è solo uno,mentre ce ne vorebbe un centinaro.

– Addirittura un centinaro? A Peppì, macché seiimbriaco?– Io no, ma te e tanti mijoni d’italiani che ancora

danno retta a le tante bannerole decui è pieno erparlamento sì! Avoja si sete imbriachi. L’unico chefa opposizzione, come ‘na vorta faceva er groliosoPiccì, è propio lui. L’antri tutti d’accordo a dàl’appoggio ar governo Monti, levata naturarmentela Lega, ma pe motivi diferenti. Hai capito imma-no a chi stamo?– Ma Di Pietro me pare un po’ isolato.– E te credo! Uno che fa opposizzione, come la

fa lui, è ovvio che sia isolato. Ma nun te preoc-cupà. Vedrai che a le prossime votazzione, tanto setratta d’aspettà pochi mesi, Di Pietro certamentenun vincerà, ma lo corteggeranno in tanti e nunsarà più isolato. Io ar posto suo mannerebbe affan-culo chiunque vincesse e me venisse a propone unaccordo de quarsiasi tipo.

Aristide Bruni

Si ho detto che nun vojo interuzzioniquanno che su la scena c’è ’no spottel’ho fatto in modo ironico, pe sfottePio Prostatìn che perde l’occasioned’arzasse da la sedia e annà a pisciàquanno in tivvù c’è la pubbricità.

Nun ciò ’na posizzione de chiusurasu la presentazzione d’un prodotto,che fusse un’automobbile o un biscotto,ma in ogni cosa serve una misura...E pe nun dì in futuro ch’è successoquello che v’aricconto mo qui appresso.

«Sempre caro mi fu quest'ermo collee co le colle Attack attacchi tutto...»«S'ei fu sì bel com’elli è ora bruttoprima magnava Kraft a le cipolle...»«E se il piloto ti drizzò l'antennafu pe pijà Nutella e fà merenna...»

«La donzelletta vien da la campagnape beve all’osteria birra Peroni...»«Già tace ogni sentiero e pei balconice s'ariscalla co Vecchia Romagna...»«Cantami, o diva, del pelide Achillesu come Sole Piatti fa scintille...»

Ve pare un paradosso? Un’eresia?Me pare puro a me e ciò paurach’annamo incontro a la disavventurad’aritrovacce co la poesiamassacrata da la pubbricitàche – a dì poco – è ’na brutalità.

Scusateme lo sfogo. So’ incazzatoe mo ve dico puro le raggioni:ieri ho contato sette interuzzioni(badate bene, doppo che ho svagato)d’un firme bello, pieno de risvorti,che dava un sacco d’emozzioni forti.

Giuseppe Bernasconi

Martedì 17 luglio 2012 RUGANTINO Pagina 3

31

Dà de piccio un gueriero a SirviucciaChe co la vesta stretta tra le gammePe nun fasse pijà ’nterra s’accucciaE le ganasse parono du fiamme;Quann’èccote er fratello cor tortoreE dà na tortorata ar rapitore.

32

A quela tortorata ne la schinaUna t’agguanta de le du ciavatteEr gueriero che cadde a la sabbinaE sur muso ar fratello je la sbatte;Cor tacco sopra er naso a lui je corseForte accusì che mezzo je lo storse.

33

– Rottaccio de collaccio!... E che te fai?...Fijo d’un cane!... Mo m’hai rotto er naso!...Ma che te penzi?... Me la pagherai...E te ne vojo fane persuasoQuanno qua se vedemo n’antra vorta... –E intanto quello via la donna porta.

34

Un giovenotto Furvia in der vedeneCorreje addosso piena de spaventoFugge strillanno e p’ajutalla vieneUn sabbinese lesto com’er vento,Ma er gueriero de Furvia er braccio agguantaE pe difesa avante a lei se pianta.

35

Er sabbinese allora un papagnoneTira ar gueriero e lui la testa inchinaE de sotto je sona un sucuzzoneAll’antro, che in sentisse sta pappinaCasca pe terra come pera cotta;’Ntanto er gueriero pija Furvia e trotta!

36

A un cinninese, pe levaje er vizioDe difenne le donne, ecco j’ammollaUn romano un gran carcio in quer servizioE la donna je leva e se l’incolla,Ma pe riavella curre er cinnineseE ’n antro carcio in petto dà s’intese.

37

A bocca sotto ’nterra tommolataEra na vecchiarella d’anni ottanta;La testa ne li panni era ’mpicciataE nun se vede, ma un romano agguantaNe la confusione quer fagotto,In collo se lo mette e via de trotto.

38

Zitta la vecchia sta che nu’ je pareManco vero d’avé mo sta fortunaE ’ntra sé dice: «Ma com’è st’affare?...De donne nun ce n’era più nisciunaD’agguantasse?... Varda che fa er bisogno!...Me pare propio a me ’n insogno!

39

Ma fanno bene sto rubbà che fannoDe donne, stammatina, poveretti!Se sa! Si drento Roma nun ce n’hannoD’attaccasse a noantre so’ custrettiE bigna un còre avé propio da canePe voleje le donne ricusane!»

40

Accusì dice, mentre quello correCo la vecchietta in collo verso casaIndove la vò subito ariporreE a sposasselo falla persuasa;Arriva ’nfine e te la mette a sede,La smiccia bene e de ’nsognasse crede.

Er lupo strascinava ’na pecora rubbata,

ma incontra el leone che je se l’è fregata.

A distanza fa er lupo: – Che giustizzia dich’io!

Te porti a forza via quelo che era mio. –

Ma ridenno el leone: – Defatti, perché, dico,

co giustizzia l’avevi avuta da ’n amico! –

MORALE

Li propotenti e ladri se incorpano tra loro,

quanno fanno questione su ’no sporco lavoro.

Favola 227

ER LUPO E EL LEONE

Autori classici latini e greciEsopo tradotto in romanescoda Carpaggio (disegno di Pericle Filipponi)

E so po, l’in ven to re del la fa vo la, fio rì in tor no al VI se co lo a van ti Cri sto. Le sue fa vo le (ol tre quat tro cen to) ciso no giun te at tra ver so com pi la zio ni di e tà bi zan ti na. Il ge ne re let te ra rio da lui in ven ta to è sta to ri pre so dava ri au to ri, tra cui Jean de La Fon tai ne (1621-1695). Il no stro Tri lus sa (Car lo Al ber to Sa lu stri, 1873-1950)ha ri mo der na to la fa vo la con clu den do la con u na mo ra le tut ta sua che si di stac ca da quel la tra di zio na le.

VOCE ROMANARIVISTA BIMESTRALE DI CULTURA, POESIA, DIALETTO, ARTE E TRADIZIONI POPOLARI

Fondata da Giorgio Carpaneto - Direttore Sandro Bari

Er ratto de le sabbine(1865)

Povemetto de cinque canti in sesta rima tutto da ride,riveduto e scorretto dar Rugantino e scritturato in der

chiacchierane romanesco dar padron

Raffaelle Merolli

(ventisettesima parte)

Pagina 4 RUGANTINO Martedì 17 luglio 2012

L'Argo della Stampa S.r.l.Via G. Compagnoni, 2820129 MilanoTel. (02) 710.181742.33.33Cas. post. 12094 20120 Milano

C/C postale 12600201Telegr. ECOSTAMPAMilanoTelefax gr. III 7490625C.C.I.A.A. 967272Reg. Trib. Monzan. 14767

dal 1901

L'ECO DELLA STAMPA

RITAGLI DA GIORNALI E RIVISTE

Direttore Ignazio FrugiuelePeriodico di informazione, attualità e culturawww.ilmensile.it - e-mail: [email protected]

AIR SEYCHELLES REALIZZA IVOSTRI SOGNI

Per informazioni e prenotazioni contattate il vostro

Agente di Viaggio oppure Air Seychelles telefonando a

06 5098413 - 06 5091601

Settimanale sa ti ri co- po li ti co

DIREZIONE E REDAZIONE: 00136 Ro ma - Via GiovanniGentile, 22 - Tel. 06 39735052, fax 06 39735101

INTERNET: www.rugantino.it

MAIL: info@ rugantino.it

DIRETTORE RESPONSABILE: Lillo Salvatore Bruccoleri

CONDIRETTORE: Marco Navigli

CAPO REDATTORE: Aristide Bruni

EDIZIONE ELETTRONICA: Giuseppe Bernasconi, MauroCammoranesi, Bruno Fantilli, Bruno Fiorentini, Renato Merlino,Giovanni Roberti

CONSULENTI: Tullio De Mauro, Mario D'Onofrio, Paolo EmilioNistri, Paolo Procaccini, Gianni Salaris

AMMINISTRAZIONE: Editoriale Roma S.r.l., 00165 Roma - ViaG. B. Martini, 2 - Tel. 06 8412698

ABBONAMENTI: per un anno euro 40, che potranno essereversati mediante vaglia postale indirizzato a: Editoriale Roma,00198 Roma - Via G. B. Martini, 2

STAMPA: Ro ma print S.r.l., 00158 Roma - Via di Scorticabove,136 - Tel. 06 41217552, fax 06 41224001

Registrazione al tribunale di Roma n. 18082 del 12 aprile 1980

La collaborazione di norma non è retribuita. Il materiale

inviato non si restituisce.

Un foco m’aribbolle piano pianoe sento che la mente se riscalla,puranche la raggione me trabballaperché ne la capoccia ciò ’n vurcano.

La lingua ner discore me s’imballa,zagajo come fussi cispatanoe mentre sorto fôra e m’allontanome pare de stà in piedi su ’na palla.

La notte è fresca e drento ciò ’na pace,me vengheno ricordi inciasfrujati,si vojo raggionà... nun so’ capace.

Mo li penzieri manco più li sento;frullati dar cervello e libberatinun cianno più valore: vanno ar vento!

Ermenegildo Palermini

Poeti gradiatori: botta e risposta

La sbronza

ROMANITA’Rivista di vita romana diretta da Renato Merlino

e pubblicata da Mirella MiliaccaVia Stefano Oberto, 59 - 00173 Roma - Tel. 06 7213009

Sito web: www.romanita.org

Si ce scrivi e ce pij gusto - tu pe’ noi sei quello giusto

NERONEMensile dell’associazione Roma Rimane Roma

Via Vignale, 7/b - Tel. 06 6247344 - Fax 06 61529154S’impara più cor fà che cor dì!...

... e sul nostro sito web: www.romanesco.it

Er primo giorno che t’ha conosciuto

t’ha garantito che l’ha spinto er core,

er seconno te giura eterno amore,

er terzo ch’er destino l’ha voluto.

Ma doppo er terzo voleno li giorni,

le mano je se fanno troppo audaci

e tu che fai? J’ammolli l'’ntri baci

speranno sempre che domani torni.

Però er giovenotto, si tu ammorgi,

nun s’accontenta più de ’sto contorno

e si nun stai in campana tutto er giorno

te trovi a letto e manco te n’accorgi.

Papà, fijetta mia, come t’ha detto?

Nun da’ retta a li parpiti der core,

nun daje mai la prova dell’amore:

prima fatte sposà, poi vacce a letto.

A mi’ fijadi Giulio De Giorgi

Si vedi un fiore bello, profumato,làsselo su la pianta, nu’ lo coje;magara tu accarezzeje le foje,ma fallo vive là ’ndove è sbocciato.Vedrai che puro er vento,libbeccio o maestrale,sgonfia le guance pe’ nun faje male.E sta’ sicuro che pe’ tanto temporesterà bello come pe’ un incanto.

Vedi, quer fiore è come un granne amore:appena che lo cojila gioia te stordisce,ma a forza de carezze se conzuma,abbassa la corolla,s’affloscia sopra ar gambo e s’appassisce.Certo che accontentasse dell’odoreè un piatto avvelenato,ma armeno sei sicuro che st’amoreresterà granne come l’hai sognato.

Nun coje quer fioredi Paolo Follis