ROMA QUADRATA Un elemento pitagorico nello spazio romano?

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STORIA, ANTROPOLOGIA E SCIENZE DEL LINGUAGGIO / Anno XXIV fascicolo 1-2 2009 ______________________________________________________________________________ 149 ROMA QUADRATA Un elemento pitagorico nello spazio romano? * ABSTRACT: In this essay I hypothesize that the term Roma Quadrata may have been introduced in the Roman historiographic traditions under the cultural influence of Pythagoreanism. To verify this hypothesis, I briefly describe the meaning of the square in Pythagorean dualism, as summarized by Aristotle and Plutarch. Subsequently, I analyze the primary sources concerning the Roma Quadrata and the debates they have generated in the secondary literature. Then, I argue how the Pythagorean cultural influence might have been historically introduced in the tradition of Roma Quadrata. I consider three moments of relevant Pythagorean influence on Rome: 1) the Samnite Wars (4 th /3 rd century BC), 2) the era of Ennius (2 nd century BC), and 3) the late Republic. I analyze the evidence available for each of the three periods. My hypothesis, while uncertain for what concerns the first time period, seems more sound for the other two, especially the latter, when the knowledge of Pythagorean doctrines is well attested in Varro. Nell’analisi delle tradizioni storiografiche e antiquarie che riguardano la fondazione di Romolo ricorre talvolta il termine Roma Quadrata. La difficoltà di attribuire a questa espressione un significato in grado di __________ * Vorrei ringraziare i Proff. E. Montanari, T. Cornell, J. Thornton e la Dott.ssa F. Calisti per i loro preziosi consigli, critiche ed osservazioni che mi hanno aiutato a sviluppare e migliorare i contenuti del presente articolo.

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STORIA, ANTROPOLOGIA E SCIENZE DEL LINGUAGGIO / Anno XXIV – fascicolo 1-2 – 2009______________________________________________________________________________ROMA QUADRATA Un elemento pitagorico nello spazio romano?*ABSTRACT: In this essay I hypothesize that the term Roma Quadrata may have been introduced in the Roman historiographic traditions under the cultural influence of Pythagoreanism. To verify this hypothesis, I briefly describe the meaning of the square in Pythagorean dualism, as

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STORIA, ANTROPOLOGIA E SCIENZE DEL LINGUAGGIO / Anno XXIV – fascicolo 1-2 – 2009

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ROMA QUADRATA

Un elemento pitagorico nello spazio romano?*

ABSTRACT: In this essay I hypothesize that the term Roma Quadrata may

have been introduced in the Roman historiographic traditions under the cultural

influence of Pythagoreanism. To verify this hypothesis, I briefly describe the

meaning of the square in Pythagorean dualism, as summarized by Aristotle and

Plutarch. Subsequently, I analyze the primary sources concerning the Roma

Quadrata and the debates they have generated in the secondary literature.

Then, I argue how the Pythagorean cultural influence might have been

historically introduced in the tradition of Roma Quadrata. I consider three

moments of relevant Pythagorean influence on Rome: 1) the Samnite Wars

(4th/3

rd century BC), 2) the era of Ennius (2

nd century BC), and 3) the late

Republic. I analyze the evidence available for each of the three periods. My

hypothesis, while uncertain for what concerns the first time period, seems more

sound for the other two, especially the latter, when the knowledge of

Pythagorean doctrines is well attested in Varro.

Nell’analisi delle tradizioni storiografiche e antiquarie che riguardano

la fondazione di Romolo ricorre talvolta il termine Roma Quadrata. La

difficoltà di attribuire a questa espressione un significato in grado di

__________

* Vorrei ringraziare i Proff. E. Montanari, T. Cornell, J. Thornton e la

Dott.ssa F. Calisti per i loro preziosi consigli, critiche ed osservazioni che mi

hanno aiutato a sviluppare e migliorare i contenuti del presente articolo.

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spiegare i numerosi elementi disomogenei presenti nelle fonti primarie è

prova della complessità di questa tradizione. La bibliografia in proposito

è immensa e, solo negli ultimi quindici anni, sono stati pubblicati

numerosi saggi sull’argomento nei quali vari studiosi hanno affrontato

questo problema proponendo soluzioni estremamente diverse tra loro1.

In questo articolo vorrei affrontare l'argomento sotto una prospettiva

diversa. Musti ha suggerito, oltre trent’anni fa, che all’origine della

denominazione Roma Quadrata potessero esservi “complesse

implicazioni delle teorie pitagoriche”2; tale argomentazione è stata

ripresa ultimamente da Wiseman3. Un tentativo di meglio definire queste

“complesse implicazioni” di natura pitagorica nella loro realtà storica

potrebbe condurre ad una migliore comprensione dei processi di

formazione delle tradizioni relative alla Roma Quadrata.

__________

1 A. Grandazzi, “La Roma Quadrata: mythe ou réalité?”, MEFRA 105

(1993/2), pp. 493-545; P. Pensabene, “Vent’anni di studi e scavi

dell’Università di Roma “La Sapienza” nell’area Sud Ovest del Palatino”, Il

Palatino, Area sacra Sud-Ovest e Domus Tiberiana, a cura di C. Giavarini,

Roma 1998, pp. 70-84; A. Mastrocinque, “Roma Quadrata”, MEFRA 110

(1998/2), pp. 681-697; F. Coarelli, “Roma Quadrata”, LTUR, vol. 4, a cura di

E. M. Steinby, Roma 1999, pp. 207-209; Roma, Romolo, Remo e la

fondazione della città, catalogo della mostra a cura di A. Carandini e R.

Cappelli; C. Cecamore, Palatium, topografia storica del Palatino tra III sec.

a.C. e I sec. d.C., Roma 2002, pp. 15-32; A. Carandini, Remo e Romolo, dai

rioni dei Quiriti alla città dei Romani (775/750 – 700/675 a. C.), Torino 2006,

pp. 159-170; T. P. Wiseman, “Andrea Carandini and Roma Quadrata”,

Accordia Research Papers 10 (2006), pp. 103-125. Tra i contributi più datati

segnaliamo F. Castagnoli, , “Roma Quadrata”, Studies presented to D.M.

Robinson, Saint Lous 1951, pp. 388-399 (= “Roma Quadrata”, in F.

Castagnoli, Topografia antica. Un metodo di studio, I, Roma 1993, pp. 179-

187); D. Musti, “Varrone nell’insieme delle tradizioni su Roma Quadrata”,

Gli storiografi latini tramandati in frammenti, Atti del convegno in Urbino

1974, Urbino 1975, pp. 297-318, con bibliografia precedente.

2 D. Musti, “Varrone...”, cit., p. 316.

3 T. P. Wiseman, “Andrea Carandini and Roma Quadrata”, cit., p. 118.

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Lo studio dell’influenza del Pitagorismo su singoli aspetti

significativi del mondo romano è stato oggi approfondito e vivificato da

numerosi contributi4, nonostante per molti versi il monumentale volume

di Leonardo Ferrero, Storia del Pitagorismo nel mondo romano (Torino

1955), sia ancora il più rilevante come trattazione organica del fenomeno

in epoca repubblicana. Mi sembra quindi che i tempi siano maturi per

riprendere il suggerimento proposto da Musti: vorrei in questa sede

avanzare l’ipotesi che l’espressione Roma Quadrata potrebbe essere

nata in un ambiente influenzato da concezioni di natura pitagorica.

Per verificare tale ipotesi inizierò, nella parte I, precisando il

significato del quadrato nelle dottrine attribuite ai Pitagorici.

Successivamente, nella parte II, andrò a considerare le fonti letterarie

riguardanti la Roma Quadrata riassumendo le principali interpretazioni

proposte dagli studiosi moderni. Contestualmente, parlerò degli elementi

archeologici e topografici per i quali si è proposta l’identificazione con

la Roma Quadrata ed esaminerò gli argomenti favorevoli e contrari alle

ipotesi avanzate.

Nella parte III, alla luce di quanto emerso dalle fonti, cercherò di

definire storicamente i momenti in cui un’influenza pitagorica avrebbe

potuto contribuire alla formazione della tradizione riguardante la Roma

Quadrata. Mi concentrerò sui tre momenti della storia della Repubblica

in cui l’influenza del Pitagorismo sembra manifestarsi in maniera diretta,

ovvero il periodo delle guerre sannitiche (IV/III secolo a.C.), quello in

cui operò Ennio (inizio II secolo a.C.) e infine il periodo tardo

repubblicano, in cui traspare un esplicito interesse intellettuale nei

__________

4 Tra i contributi più recenti: M. Humm, “Les Origines du Pythagorisme

Romain: problèmes historiques et philosophiques”, I, Les études classiques 64

(1996), pp. 339-353; “Les Origines du Pythagorisme Romain: problèmes

historiques et philosophiques”, II, Les études classiques 65 (1997), pp. 25-42;

Le pythagorisme en milieu romain, a cura di C. M. Ternes, Bruxelles 1999; A.

Storchi Marino, Numa e Pitagora, sapientia constituendae civitatis, Napoli

1999; M. Humm, Appius Claudius Caecus, La République accomplie, Roma

2005; C. A. Huffman, Archytas of Tarentum, Pythagorean, Philosopher and

Methematician King, Cambridge 2005.

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confronti del Pitagorismo che coinvolge anche Cicerone e Varrone (I

secolo a.C.). Per quanto riguarda l’ultimo periodo, qualora l’espressione

Roma Quadrata abbia avuto un’origine diversa, si potrebbe comunque

ipotizzare un’interpretazione pitagorica più tarda.

I

Prima di esporre il significato del quadrato, così come appare nelle

dottrine attribuite ai Pitagorici, vorrei richiamare l’attenzione sulla

prospettiva del presente articolo. Per verificare la mia ipotesi iniziale, ciò

che mi interessa in questa sede non è la genesi storico-filosofica delle

dottrine attribuite ai Pitagorici, ma la loro influenza su Roma, che risale

probabilmente al IV secolo a.C.5. Con questa precisazione mi riferisco

soprattutto al dibattito sull’origine delle dottrine filosofiche e

matematiche pitagoriche che, secondo la teoria formulata da Burkert6,

risalirebbero in realtà a Filolao, oppure dipenderebbero da elaborazioni

interne dell’Accademia, che avrebbero attribuito ad un’influenza esterna

alcune opinioni concepite da Platone nell’ultima parte della sua vita. Le

posizioni di Burkert sono state oggi temperate da lavori recenti ad opera

di Zhmud, Kahn e Riedweg7, che tendono al contrario a proporre

l’ipotesi di un’origine più antica di alcune dottrine attribuite, in

particolare da Aristotele, ai Pitagorici. In questa sede, comunque, non è

__________

5 L. Ferrero, Storia del Pitagorismo nel mondo Romano, cit, pp. 108-174.

6 W. Burkert, Lore and Science in Ancient Pythagoreanism, Cambridge

1972 (= Weisheit und Wissenschaft: Studien zu Pythagoras, Philolaos und

Platon, Nürnberg 1962), citeremo qui l'edizione inglese, aggiornamento più

che semplice traduzione.

7 L. Zhmud, Wissenschaft, Philosophie und Religion im frühen

Pythagoreismus, Berlin 1997; C. H. Kahn, Pythagoras and the Pythagoreans,

a Brief History, Cambridge 2001; C. Riedweg, Pythagoras. Leben, Lehre,

Nachwirkung, München 2002, (ed. It) Pitagora. Vita, dottrina e influenza,

Milano 2007.

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particolarmente rilevante ai fini della tesi iniziale determinare se la

dottrina che mi accingo ad esporre risalga o meno a Pitagora. Quello che

conta è che, almeno a partire dal IV secolo a.C., tali dottrine venivano

sicuramente considerate pitagoriche e che tali avrebbero potuto essere

considerate a Roma.

Ora, il quadrato rientra nello schema dualistico attribuito ad alcuni

Pitagorici da Aristotele, nel primo libro della Metafisica:

Altri (Pitagorici) affermano che i principi sono dieci, enunciati

in coppie di contrari: limite - illimitato, dispari – pari, uno –

molteplice, destro – sinistro, maschio – femmina, quiete –

movimento, dritto – curvo, luce – tenebra, buono – cattivo,

quadrato – rettangolo.8

Kahn ha sostenuto l’antichità di questa dottrina: “the way in which

abstract and concrete, mathematical and moral-aesthetic opposites are

jumbled together here may indicate an archaic origin”9. Secondo lo

studioso l’assenza della coppia Uno - Diade potrebbe implicare

l’anteriorità di questa concezione rispetto a quella di Pseusippo10

. Del

resto, anche il paragone operato da Aristotele tra questo sistema e quello

__________

8 Met. A5 986a 22: e(/teroi de\ tw=n au)tw=n tou/twn ta\j a)rxa\j de/ka

le/gousin ei)=nai ta\j kata\ sustoixi/an legome/naj, pe/raj [kai\]

a)/peiron, peritto\n [kai\] a)/rtion, e(\n [kai\] plh=qoj, decio\n [kai\]

a)ristero/n, a)/rren [kai\] qh=lu, h)remou=n [kai\] kinou/menon, eu)qu\

[kai\] kampu/lon, fw=j [kai\] sko/toj, a)gaqo\n [kai\] kako/n,

tetra/gwnon [kai\] e(tero/mhkej: Trad. con lievi adattamenti M.

Giangiulio, Pitagora, le opere e le testimonianze, a cura di M. Giangiulio, I,

Milano 2000, p. 89

9 C. H. Kahn, Pythagoras and the Pythagoreans..., cit., p. 65. Contra W.

Burkert, Lore and Science, cit., pp. 51-52, secondo cui l'antichità della

dottrina non può essere negata né confermata.

10 Ivi, p. 66.

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simile formulato da Alcmeone di Crotone, personaggio degli inizi del V

secolo a. C., sembra suggerire l’antichità di tale dottrina11

.

Sembra evidente il significato simbolico che il quadrato viene ad

assumere in questo contesto. Esso è associato al limite, al bene, alla luce

ed alla quiete. È un simbolo di determinazione, di bene e di luce che in

quanto tale sembra avere delle caratteristiche che si potrebbero definire

cosmiche, che si contrappongono alla caratteristiche negative e caotiche

di indeterminazione e di mutamento perenne che sono invece

simbolizzate dal rettangolo12

.

__________

11

Su Alcmeone si veda D. Teti, Alcmeone e Pitagora: scuola medica

crotoniate e scuola pitagorica italica, Padova 1970.

12 Tale sistema potrebbe intuitivamente causare alcune perplessità: in

particolare l’associazione dei numeri dispari al quadrato. Per comprendere

tale associazione bisogna rammentare che i Pitagorici, come ricordato da

Aristotele (Met. N5 1092 b12), utilizzavano delle piccole pietre per raffigurare

i numeri. Ora, a partire dall’unità, aggiungendo il primo numero dispari (3) si

ottiene il 4 (22). Dal 4, aggiungendo il numero dispari successivo, si ottiene 9

(32) e così via. Pertanto, i numeri dispari se sommati con i numeri precedenti

Schema dualistico pitagorico attestato in Aristotele

pe/raj (limite) a)/peiron (illimitato)

peritto/n (dispari) a)/rtion (pari)

e(\n (uno) plh=qoj (molteplice)

decio/n (destro) a)ristero/n (sinistro)

a)/rren (maschio) qh=lu (femmina)

h)remou=n (quiete) kinou/menon (movimento)

eu)qu\ (dritto) kampu/lon (curvo)

fw=j (luce) sko/toj (tenebra)

a)gaqo/n (bene) kako/n (male)

tetra/gwnon (quadrato) e(tero/mhkej (rettangolo)

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La connessione delle coppie di opposti (e in particolare limite-

illimitato) con la creazione del cosmo, viene del resto testimoniata in un

altro passo aristotelico:

Infatti essi (i Pitagorici) affermano chiaramente che, una volta

che si fu costituito l’Uno – sia da piani, sia da colore, sia da seme,

sia da elementi che essi trovano difficoltà a definire –

immediatamente la parte dell’illimitato che è più vicina cominciò

ad essere attratta e delimitata dal limite.13

In questo passo è evidente il valore cosmogonico di tale coppia di

opposti ed è già stato rilevato da Burkert come tale concezione presenti

molte similitudini con alcuni miti attribuibili agli orfici14

.

È impossibile identificare con esattezza quali siano i Pitagorici a cui

si riferisce Aristotele. Il filosofo mette a fronte questa dottrina ad

un’altra riguardante la contrapposizione tra i numeri dispari e pari pur

nella loro fondamentale unità, giacché entrambe le categorie derivano

dall’uno, che è dispari e pari insieme. Questo pensiero è anch’esso

__________

della stessa serie generano sempre numeri quadrati. Con lo stesso

procedimento, utilizzando la serie dei numeri pari si ottengono sempre

rettangoli. Per una spiegazione più ampia con l'ausilio di grafici si veda C. H.

Kahn, Pythagoras and the Pythagoreans..., cit., pp. 30-32; C. Riedweg,

Pitagora…, cit., pp. 150-151; W. Burkert, Lore and Science, cit., p. 33 n. 27.

13 Met. N3 1091a 15: fanerw=j ga\r le/gousin w(j tou= e(no\j

sustaqe/ntoj, ei)/t' e)c e)pipe/dwn ei)/t' e)k xroia=j ei)/t' e)k spe/rmatoj

ei)/t' e)c w(=n a)porou=sin ei)pei=n, eu)qu\j to\ e)/ggista tou= a)pei/rou o(/ti

ei(/lketo kai\ e)perai/neto u(po\ tou= pe/ratoj. Trad. G. Reale, Aristotele,

Metafisica. Saggio introduttivo, testo greco con traduzione a fronte e

commentario (a cura di), Milano 1993.

14 W. Burkert, Lore and Science, cit., pp. 36-40. Ci si riferisce al mito

dell’uovo cosmico che si forma nelle profondità del mare e racchiude in esso

entrambi i sessi. A proposito di tale mito si veda inoltre P. Dronke, Fabula,

Explorations Into the Uses of Myth in Medieval Platonism, Leiden 1974, pp.

79-99.

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attribuito ai Pitagorici ed è esposto da Aristotele subito prima del passo

in cui sono definite le coppie degli opposti15

. Kahn ha avanzato l’ipotesi

che questa concezione sia attribuibile a Filolao16

. Il sistema dualistico

sarebbe quindi riferibile ad un altro gruppo di pensatori classificati come

Pitagorici, distinti però dal filosofo crotoniate.

Questo schema sembra modificarsi nel tempo, ma continua ad essere

associato al Pitagorismo. Nel De Iside et Osiride, proprio nel corso di

una rassegna di varie concezioni di natura dualistica, Plutarco fornisce

un’altra lista di dieci coppie di principi opposti tra loro, che attribuisce

genericamente ai Pitagorici17

. Tale lista presenta indubbiamente un

carattere meno arcaico di quella tramandata da Aristotele, e sembra

influenzata da categorie platoniche (ad esempio e(\n – plh=qoj viene

sostituito da e(\n – dua/da). Resta comunque costante la presenza del

quadrato tra la serie positiva, opposto al rettangolo che fa parte della

serie negativa.

Definito il significato del quadrato all’interno del pensiero pitagorico,

passerò, ora, all’analisi delle fonti riguardanti la Roma Quadrata e

verificherò se tale significato pitagorico del quadrato possa spiegare

alcune espressioni tramandate nelle fonti primarie.

II

__________

15

Met. A5, 986a 15.

16 C. H. Kahn, Pythagoras and the Pythagoreans..., cit., p. 65.

17 Mor. 370 E: oi¸ me\n Puqagorikoiì dia\ pleio/nwn o)noma/twn

kathgorou=si tou= me\n a)gaqou= to\ eÁn to\ peperasme/non to\ me/non to\

eu)qu\ to\ perisso\n to\ tetra/gwnon <to\ iãson> to\ decio\n to\

lampro/n, tou= de\ kakou= th\n dua/da to\ aÃpeiron to\ fero/menon to\

kampu/lon to\ aÃrtion to\ e(tero/mhkej to\ aÃnison to\ a)ristero\n to\

skoteino/n, w¨j tau/taj a)rxa\j gene/sewj u(pokeime/naj. Simili liste

sono presenti inoltre in Por., VP 38; Simpl., Phys. 181, 22. Per l'elenco

completo e un commento si veda W. Burkert, Lore and Science, cit., p. 52.

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Il problema principale relativo alle fonti primarie riguardanti la Roma

Quadrata è che esse descrivono evidentemente due realtà diverse.

Alcune di esse, infatti, si riferiscono chiaramente alla Roma Quadrata

come ad una città palatina mentre, in altre, essa sembra essere un luogo

di dimensioni più modeste, forse un piccolo edificio o un monumento.

Dionigi di Alicarnasso, che fa parte del primo gruppo di fonti,

descrive la Roma Quadrata come un solco di forma quadrangolare

tracciato con l’aratro da Romolo intorno al Palatino18

.

Anche Appiano parla di una simile fondazione, fornendone inoltre le

misure (perimetro di sedici stadi, con quattro stadi per lato)19

. Musti ha

messo in relazione tale brano con la descrizione, in Strabone20

, di Nicea

di Bitinia, fondazione ellenistica di forma quadrata, con quattro lati

lunghi quattro stadi ciascuno: per lo studioso le notizie di Dionigi e

Appiano potrebbero essere dovute ad influssi greci21

.

Le fonti che descrivono invece la Roma Quadrata come un luogo di

dimensioni ridotte sono più numerose. Nella sua opera De verborum

__________

18

Dion. Hal. 1, 88, 2. e)peiì de\ pa=n, oÀson hÅn e)k logismou= qeoiÍj

fi¿lon, %Óeto pepra=xqai kale/saj aÀpantaj ei¹j to\n a)podeixqe/nta

to/pon perigra/fei tetra/gwnon sxh=ma t%½ lo/f%... “Quando ritenne che

fosse stato fatto tutto quello che a suo avviso era gradito agli dei, chiamò tutto

il popolo al luogo designato e qui descrisse in cima alla collina una figura

quadrangolare”, trad. F. Cantarelli, Dioniso di Alicarnasso, le antichità

romane, Roma 1984 (a cura di).

19 App., Basil. fr. 1A, 9: au)toiì de\ po/lin eÃktisan e)piì tou= potamou=

[...] hÁn kaiì w©no/masan ¸Rw¯mhn, to\ thnika/de tetra/gwnon

legome/nhn, oÀti de/ka eÁc stadi¿wn hÅn au)th=j h( peri¿metroj, e(ka/sthj

pleura=j te/ssara sta/dia e)xou/shj. “(Romolo e Remo) fondarono sul

fiume una città... che chiamarono Roma, detta quindi quadrata, perché il suo

perimetro misurava sedici stadi, giacché ogni lato misurava quattro stadi”.

20 Strabo 12, 4,7.

21 D. Musti, “Varrone…”, cit., pp. 305-306.

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significatu, basata su un riassunto del lavoro antiquario di epoca

augustea di Verrio Flacco, Festo scrive sotto la voce Roma Quadrata:

Viene detto Roma Quadrata un luogo sul Palatino, davanti al

tempio di Apollo, dove sono conservate le cose che si è soliti

utilizzare in segno di buon presagio nella fondazione di una città,

poiché dall’inizio è munito di un muro di forma quadrata. Ennio

ricorda questo luogo quando scrive “E chi + è era + regnare sulla

Roma quadrata”22

.

Roma Quadrata sembra qui essere una sorta di deposito di oggetti

rituali localizzato sul Palatino, nei pressi del tempio di Apollo, collegato

alla fondazione della città e circondato da un muro di forma quadrata.

Quanto scritto da Festo è stato naturalmente messo in relazione, vista

l’affinità di contenuto, alle notizie di Ovidio e Plutarco. Ovidio descrive,

in seguito agli auspicia primordiali, lo scavo di una fossa, accanto alla

quale viene successivamente eretto un altare e acceso un fuoco23

.

Plutarco, nella sua descrizione del rito di fondazione, menziona una

fossa simile, che costituirebbe il centro del sulcus primigenius24

.

Giacché Plutarco denomina mundus questa fossa, e la localizza nel

Comizio, sono state ad essa collegate le notizie che Macrobio25

e Festo26

riportano a proposito del mundus Cereris, che essi collocano nel

__________

22

Fest. 310 L.: Quadrata Roma in Palatio ante templum Apollinis dicitur,

ubi reposita sunt quae solent bona ominis gratia in urbe condenda adhiberi,

quia saxo munitus est initio in speciem quadratam. Eius loci Ennius meminit

cum ait «et qui + est erat + Romae regnare quadratae» (=Ann. 157 Vahlen).

23 Ovid., Fast. 4, 813-824.

24 Plut., Rom. 11, 2.

25 Macr., Sat. 1, 16-18.

26 Fest. 144 L.

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Comizio. Quindi, sopratutto negli studi più datati, si sono messi

variamente in relazione mundus e Roma Quadrata27

.

Oggi sembra che tale relazione sia da escludere, come hanno

mostrato in maniera dettagliata i recenti studi della Cecamore e della

Calisti28

. La Cecamore in particolare, in seguito ad un’analisi puntuale

delle fonti, ha creduto di riconoscere nel resoconto di Plutarco del rito di

fondazione, la fusione di due varianti differenti, di cui una di origine

varroniana29

. Coarelli ha proposto di identificare il mundus con il

cosidetto umbilicus Urbi, struttura che avrebbe come modello

l’Omphalós di Delfi30

. Se questa ipotesi fosse esatta, sarebbe forse

spiegabile il ruolo preminente che Plutarco, egli stesso sacerdote di Delfi

a partire dal 95 d.C., vuole dare al mundus a partire dalla fondazione

stessa della città. Plutarco, del resto, nomina Roma Quadrata poche

righe prima di trattare del mundus31

. La descrive come luogo scelto da

Romolo per la futura fondazione, in opposizione al Remorium voluto da

Remo sull’Aventino. Manca una localizzazione precisa di Roma

Quadrata, e il nome viene spiegato in virtù della sua forma. Subito dopo

si parla degli auspici. __________

27

Per una disamina degli studi sull’argomento precedenti agli anni

cinquanta del novecento e relativa bibliografia rimandiamo a F. Castagnoli,

“Roma Quadrata”, cit., pp. 388-399.

28 C. Cecamore, Palatium, topografia storica del Palatino, cit., pp. 15-32; F.

Calisti, “Il mundus, l’umbilicus e il simbolismo del centro a Roma”, SMSR 73

(2007/1), pp. 51-77.

29 C. Cecamore, Palatium, cit., pp. 26-27. Considerate le numerosi

contraddizioni del resoconto plutarcheo della fondazione, tale ipotesi appare

molto fondata.

30 F. Coarelli, Il Foro Romano, I, Roma 1986, pp. 199-226.

31 Plut., Rom. 9, 4. ¸Rwmu/loj me\n ouÅn th\n kaloume/nhn ¸Rw¯mhn

kouadra/tan, oÀper e)stiì tetra/gwnon, eÃktise, kaiì e)keiÍnon

e)bou/leto poli¿zein to\n to/pon... “Romolo fondò quella che chiamano

Roma Quadrata, perchè ha la forma di un quadrilatero, e voleva trasformare

quel luogo in città...”, trad. C. Ampolo, Plutarco, le vite di Teseo e Romolo,

Milano 1988.

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Carandini, sulla base della comparazione del passo di Festo con

quello di Ovidio, ha proposto l’identificazione della Roma Quadrata con

la fossa del rito di fondazione descritto da Ovidio32

. Questa ipotesi è

stata messa in dubbio da Wiseman in un recente articolo33

. Infatti,

afferma lo studioso inglese, Ovidio non menziona la Roma Quadrata

quando descrive lo scavo della fossa e, soprattutto in un’opera

didascalica come i Fasti, questa omissione genera forti dubbi sulla

possibile identificazione. L’espressione reposita sunt utilizzata da Festo,

effettivamente, sembra suggerire un piccolo edificio dove vengono

custoditi gli oggetti utilizzati nella fondazione della città, più che una

fossa in cui tali strumenti sarebbero inumati. I testi di Ovidio e Plutarco

sembrano in effetti collegati, ma la fossa di fondazione ivi descritta

sembra difficilmente collegabile sia con il mundus sia con la Roma

Quadrata.

La citazione di Ennio nel testo di Festo è un elemento

particolarmente importante. Essa rappresenterebbe infatti il più antico

riferimento alla Roma Quadrata e potrebbe aiutare a chiarire la sua

natura originaria. Timpanaro ha dimostrato che la lettura corretta del

verso corrotto sarebbe et qui se sperat Romae regnare quadratae34

.

Purtroppo questo non aiuta a stabilire quale sia la natura originaria della

Roma Quadrata, se piccolo luogo o città palatina.

Coloro che ritengono che Ennio si riferisse alla Roma palatina si

basano sull’associazione tra Roma Quadrata e regnare. Mentre si può

regnare su una città, risulterebbe più difficile immaginare un regno

incentrato su un piccolo luogo35

.

__________

32

A. Carandini, Remo e Romolo, cit., pp. 159-170; ma già su A. Carandini,

“Variazioni sul tema di Romolo”, in Roma, Romolo, Remo, cit., pp. 124-133.

33 T. P. Wiseman, “Andrea Carandini and Roma Quadrata”, cit., p. 114.

34 S. Timpanaro, “Romae regnare quadratae”, Maia 3 (1950), pp. 26-32.

35 A. Carandini, Remo e Romolo, cit., p. 163, n. 443, per cui la Roma

Quadrata avrebbe dall’origine la duplice natura di monumento e città; D.

Musti, “Varrone...”, cit., p. 316.

Page 13: ROMA QUADRATA Un elemento pitagorico nello spazio romano?

ROMA QUADRATA

______________________________________________________________________________

161

Altri hanno invece proposto un’argomentazione che porta a

conclusioni diverse. Verrio Flacco, la fonte di Festo, poteva leggere gli

Annales di Ennio per intero. Pertanto, se descrivendo la Roma Quadrata

come piccolo luogo Verrio Flacco citava Ennio, anche costui doveva

descriverla probabilmente come un luogo di dimensioni ridotte (si veda

lo Eius loci Ennius meminit nel testo). Personalmente quest’ultima

argomentazione mi sembra più convincente: mentre sarebbe possibile

spiegare l’associazione tra l’atto di regnare e un locus che comunque

nella tradizione viene legato a Romolo dalla maggior parte delle fonti,

risulterebbe più difficile pensare che Verrio Flacco, descrivendo la

Roma Quadrata come un piccolo luogo, citi Ennio che la descrive

invece come una città36

.

Possono essere fatte solo delle ipotesi sull’identificazione del

personaggio a cui si riferiva Ennio. Grandazzi ha ipotizzato che debba

trattarsi di Romolo37

. Lo studioso francese ha sostenuto infatti che la

citazione debba provenire dal libro I degli Annales, in quanto nell’opera

di Festo, generalmente, le citazioni di Ennio sono in ordine e quella

successiva alla voce quadrata Roma, Quaeso, viene dal libro II. La

Cecamore ultimamente ha mostrato come, in realtà, l’argomentazione di

Grandazzi sia tutt’altro che certa e come l’ordine delle citazioni enniane

nell’opera di Festo non sia certo rigoroso38

. Sembra insomma che non

sia possibile determinare con precisione chi sia il personaggio a cui fa

riferimento il verso di Ennio.

Un altro passo importante sulla Roma Quadrata si trova in Solino,

che cita Varrone come fonte.

Infatti, come afferma Varrone, autore affidabilissimo, Romolo, nato

da Marte e Rea Silvia o, come ritengono alcuni, da Marte e da Ilia, fondò

Roma: e fu detta dapprima Roma quadrata, poiché è stata posta in modo

__________

36

Così A. Grandazzi, “La Roma Quadrata”, cit., p. 503; A. Mastrocinque,

“Roma Quadrata”, cit, pp.681-682.

37 A. Grandazzi, “La Roma Quadrata”, cit., pp. 497-499.

38 C. Cecamore, Palatium, cit., pp. 20-21.

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DANIELE MIANO

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162

equilibrato; essa ha inizio dal bosco nell’area di Apollo, e ha termine

sulla sommità delle scale di Caco, dove fu la capanna di Faustolo. Qui

crebbe Romolo, che, presi gli auspici, gettò le fondamenta delle mura39

.

Questo passo si presta a numerose riflessioni. Un primo punto di

discussione è rappresentato dall’estensione della citazione varroniana.

L’antiquario reatino, infatti, morì nel 27 a.C., mentre il tempio di Apollo

fu edificato nel 28 a.C. Grandazzi ha sostenuto che immaginare

un’aggiunta o un aggiornamento da parte di Varrone non creerebbe

eccessive difficoltà40

. Secondo lo studioso francese, nulla vieterebbe

infatti di pensare che il riferimento topografico sia un'aggiunta

dell’erudito, il quale ci viene descritto da Valerio Massimo come

sorpreso dalla morte mentre, in avanzatissima età, era ancora intento a

scrivere41

. In effetti, abbiamo un esempio di questo aggiornamento

continuo dell’opera dell’antiquario anche nell’indice delle Res Rusticae,

in cui vengono menzionate le idus Augustae, mentre nel testo si parla

ancora di Idus Sextiles42

. Se si pensa che il mese Sextilis divenne

Augustus a partire dal gennaio del 27 a.C., ovvero pochi mesi prima

della morte di Varrone, non diventa così assurda, secondo Grandazzi, la

possibilità di un'aggiunta del riferimento topografico da parte dell’autore

stesso anche nel nostro testo. Immaginare questa aggiunta in extremis

non è tra l’altro strettamente necessario, poiché è noto che Ottaviano, già

nel 36 a.C., tornato dalla Sicilia, aveva promesso la costruzione del

Tempio43

. Potrebbe esserci stata quindi già prima del 28 a.C. un’area

__________

39

Sol. 1, 16. Nam, ut adfirmat Varro auctor diligentissimus, Romam

condidit Romulus, Marte genitus et Rea Silvia, vel ut nonnulli, Marte et Ilia :

dictaque primum est Roma Quadrata, quod ad aequilibrium foret posita, ea

incipit a silva quae est in area Apollinis, et ad supercilium scalarum Caci

habet terminum, ubi tugurium fuit Faustuli. Ibi Romulus mansitavit, qui

auspicato murorum fundamenta iecit.

40 A. Grandazzi, “La Roma Quadrata”, cit., pp. 504-505.

41 Val. Max. 8, 7, 3.

42 A. Grandazzi, “La Roma Quadrata”, cit., p. 504.

43 Cass. Dio. 49, 15, 5.

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ROMA QUADRATA

______________________________________________________________________________

163

Apollinis, riservata alla sua futura edificazione. Visto che i due

riferimenti topografici sono molto vicini tra loro, essendo distanti di

appena pochi metri, questo passo sembra di nuovo far riferimento a un

piccolo monumento, o comunque ad un’area limitata.

Di diverso avviso è invece Wiseman. Secondo l’autorevole studioso

inglese, Varrone non poteva dare i precisi riferimenti topografici44

.

Wiseman argomenta che lo stile di questa parte dell’opera di Solino, che

ha come fonte principale Varrone, è ricco di digressioni secondarie e

pertanto i riferimenti topografici per la Roma Quadrata rientrerebbero

tra queste digressioni45

. Lo studioso, eliminato il problema della

vicinanza dei due punti, ritiene quindi che Varrone faccia riferimento

alla fondazione della città e non ad un piccolo monumento46

.

Sembra dubbio, inoltre, il significato più generale da attribuire al

passo. In particolare si è cercata una soluzione che riuscisse a spiegare il

senso della denominazione Roma Quadrata: quod ad aequilibrium foret

posita. L’espressione è, in effetti, poco chiara.

Coarelli ha sostenuto in proposito che tale espressione volesse fare

riferimento ad un edificio costruito su una sorta di piattaforma

sopraelevata e per questo descritto come in equilibrio47

. Carandini

ipotizza, invece, che l’indicazione alluda a due monumenti chiamati

Roma Quadrata, uno davanti al tempio di Apollo ed uno davanti al

tempio di Victoria48

. Per il primo punto, che corrisponderebbe al centro

dello spazio legato al tempio di Apollo, Carandini non riesce ad

individuare degli elementi archeologici di riferimento, mentre per il

secondo l’archeologo propone di identificare la Roma Quadrata con una

__________

44

T. P. Wiseman, “Andrea Carandini and Roma Quadrata”, cit., p. 113.

45 Ivi, p. 115-117.

46 Ibidem.

47 F. Coarelli, “Roma Quadrata”, cit., p. 208.

48 A. Carandini, Remo e Romolo, cit., pp. 163-166.

Page 16: ROMA QUADRATA Un elemento pitagorico nello spazio romano?

DANIELE MIANO

______________________________________________________________________________

164

fossa studiata a più riprese da Brocato49

. L’archeologo ne ricostruisce

così le sorti: la fossa sarebbe stata scavata in fase arcaica (750-650 a.C.)

ed è ipotizzabile secondo lo studioso che accanto ad essa sia stata

realizzata una sorta di ara, ricostruzione suggerita dalla presenza di un

basamento rettangolare ricavato nel banco naturale; è anche possibile

che essa sia stata in origine una sepoltura, forse di un bambino.

Successivamente, nella fase 450

(550-307 a.C.) la fossa venne aperta e in

essa furono deposti alcuni oggetti e probabilmente delle ossa, il che

farebbe forse supporre, per Brocato, un rituale di consacrazione. Durante

i lavori di costruzione del Tempio di Victoria si costruì un ambiente

intorno alla fossa e all’ara, con ingresso ad ovest, e la fossa venne

coperta da una lastra di tufo di Monteverde51

. Nel 204 a.C. fu poi

costruito, accanto al tempio di Victoria, quello della Magna Mater e tale

intervento portò a nuove modifiche nell’area. L’ambiente della fossa

venne ampliato verso nord est, ed assunse una forma rettangolare con

l’ingresso aperto verso le scale di Caco. Fu dunque innalzata, in

corrispondenza della fossa, un’ara quadrata orientata secondo i punti

cardinali. Brocato ipotizza anche che questo ambiente potesse ospitare la

“casa di Romolo”52

. In seguito all’incendio del 111 a.C., il tempio della

Magna Mater venne ricostruito ma l’ambiente non subì ulteriori

modifiche, circostanza che implicherebbe, secondo l’archeologo, un suo

significato sacrale. Per Brocato e Carandini tale fossa monumentalizzata

sarebbe identificabile con la Roma Quadrata. Tale luogo sarebbe in

relazioni geometriche particolari con il punto che Carandini identifica

__________

49

P. Brocato, “Dalle capanne del Cermalus alla Roma Quadrata”, in A.

Carandini, La nascita di Roma, Torino 1997, pp. 618-622, P. Brocato, “Dalle

capanne del Cermalus alla Roma Quadrata”, in Roma, Romolo, Remo, cit., pp.

684-687.

50 Le fasi individuate da Brocato sarebbero: fase 1 (900-750 a.C.), fase 2

(750-650 a.C.), fase 3 (650-550 a. C.), fase 4 (550-307 a.C.), fase 5 (307-204

a.C.), fase 6 (204-111 a.C.), fase 7 (dopo il II secolo a.C.).

51 P. Brocato, “Dalle capanne…”, cit., Roma 2000, p. 684.

52 Ivi, p. 686.

Page 17: ROMA QUADRATA Un elemento pitagorico nello spazio romano?

ROMA QUADRATA

______________________________________________________________________________

165

come la seconda Roma Quadrata, voluta da Augusto davanti al tempio

di Apollo, e così si spiegherebbe l’ad aequilibrium foret posita53

. Anche

Pensabene ha proposto di identificare questa fossa e la struttura costruita

intorno ad essa con la Roma Quadrata, valorizzata a partire dai lavori

per la costruzione del tempio di Victoria, tra il IV e il III secolo a.C.54

Tale identificazione è stata ultimamente criticata da Wiseman. Per lo

studioso inglese, la stessa idea di concepire la Roma Quadrata come due

monumenti distinti va contro l’evidenza delle fonti. Egli propone,

inoltre, un’interpretazione molto ingegnosa per spiegare l’espressione ad

aequilibrium foret posita55

. Lo studioso riconosce innanzitutto che il

contesto del passo di Solino è cronologico e la sua fonte principale è

Varrone. In seguito ad un’accurata analisi, egli avanza l’ipotesi che il

passo si riferisca alle speculazioni astronomiche sulla nascita di Roma,

ad opera del matematico L. Taruzio (Tarruntius nel testo di Solino),

amico di Varrone, per il quale Roma sarebbe stata fondata con la luna

nel segno della bilancia: pertanto la Roma Quadrata, fondata da

Romolo, sarebbe stata ad aequilibrium foret posita. In effetti il suddetto

passo di Solino prosegue proprio con l’oroscopo di Roma di Taruzio56

e

l’ipotesi di Wiseman sembra quindi abbastanza convincente.

È del resto possibile anche spiegare il passo di Solino accettando

l’ipotesi qui proposta di un’influenza pitagorica nella tradizione

riguardante la Roma Quadrata. Ricordiamo infatti che in Aristotele il

Quadrato era associato a h)remou=n, nonché contrapposto a

kinou/menon. Questa contrapposizione potrebbe fare luce

sull’espressione di Solino: ad aequilibrium foret posita potrebbe

__________

53

A. Carandini, Remo e Romolo, cit., p. 533.

54 P. Pensabene, “Le reliquie dell’età romulea e i culti sul Palatino”, in

Roma, Romolo, Remo, cit., p. 78.

55 T. P. Wiseman, “Andrea Carandini and Roma Quadrata”, pp. 117-118.

56 Sol. 1, 19. ...sicut L. Tarruntius prodidit mathematicorum nobilissimus,

Ioue in piscibus, Saturno Venere Marte Mercurio in scorpione, Sole in tauro,

Luna in libra constitutis.

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DANIELE MIANO

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166

alludere a h)remou=n, cui è associato il Quadrato nel dualismo

pitagorico.

Sembra quindi che, nella maggior parte delle fonti, per Roma

Quadrata debba intendersi un luogo di dimensioni limitate posto sul

Palatino. Dell’esistenza di tale luogo abbiamo anche traccia negli atti dei

ludi Saeculares severiani, che parlano di un tribunal ad Romam

quadratam57

indicando chiaramente un luogo concreto e ben delimitato.

Poco si può dire di un testo estremamente mutilo, ovvero il

cosiddetto papiro di Servio Tullio58

, in cui si parla dell’attività del sesto

re di Roma in relazione anche alla Roma Quadrata. Purtroppo è

impossibile ricostruire il contesto di tale brano, né identificarne

l’autore59

. È certo però che non manca un riferimento all’atto di

fondazione con l’espressione [con]dita est utilizzata subito prima del

termine Roma Quadrata. __________

57

CIL VI, 32327 (1.11-12) : In Palatio in tribunali Augustorum nn. quod

[est in area aedis Apollinis ..] / [...] Salvius Tuscus applicit[... quod es]t ad

Romam quadratam.

58 Pap. Oxyr. 2088, 8-17: ]sine ...[ / ]. S . [.] siquis . sent[ / ] . o. Insua .

centu [ / ] men . ferre . posset . [ / ] ....r [ +-4] . ae . et . ceterae . cen[ / ]nunc

. sunt . omnes . Servi Tulli . [ / ]mus . omnino . centurias . fecit . [ / ] . ceres .

Ser . Tullius . rex . belli . sti .[ / ] causa .exercitum . conscripsit .co[ ] ... [ / ] .

m . finitumis . belligerabat . deinde . o[ / ]. u . perdito . divisit .pagosque . in .

tribu[ / ]ea . in . oppido . ‘quo’ qui[[.o]]sque . pago . civis .ha[ / ] exque .

pagis . cogebatur – primoque . ...in pago [ / ]dita . est .eaque . Roma. muro[ /

]nis . at . Romam . quadratam[ / ] put . Rom[a]m . quad[rat]am[. Il testo è

così frammentario che i tentativi di ricostruzione restano irrimediabilmente di

carattere ipotetico. Si veda R. Thomsen, King Servius Tullius, Gyldensal

1980, pp. 14-16; G. Traina, ʺIl papiro di Servio Tullioʺ, ASNP 17.2 (1987),

pp. 397-404.

59 Si veda il brillante tentativo di Grandazzi di proporre l’imperatore

Claudio come autore del testo, che resta comunque ipotetico. A. Grandazzi,

“La Roma Quadrata”, cit., pp. 508-511. Altri hanno proposto come autore

Catone, Elio Tuberone, Verrio Flacco, Varrone o un gromatico del II secolo

d.C. (Per la bibliografia si veda A. Grandazzi, “La Roma Quadrata”, cit., p.

508). La datazione del testo viene quindi fatta variare a seconda della

soluzione scelta, in un arco di quattro secoli.

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ROMA QUADRATA

______________________________________________________________________________

167

Sembrerebbe quindi, da questa breve analisi delle principali fonti:

1 – che il toponimo Roma Quadrata sia utilizzato prevalentemente

con il significato di un piccolo luogo o monumento. Escludendo, infatti,

il verso di Ennio, del quale resta impossibile determinare il significato

esatto, e la vaga allusione in un testo estremamente composito e

problematico come quello di Plutarco, le fonti che parlano

esplicitamente di Roma Quadrata come città palatina sono Dionigi e

Appiano, per i quali Musti ha rintracciato dei modelli ellenistici60

. A

cosa facesse riferimento Varrone utilizzando questo termine, dipende

dalla diversa interpretazione dei riferimenti topografici presenti nella

citazione da parte di Solino. Mastrocinque ha sostenuto, a proposito

della natura originaria della Roma Quadrata, il principio della lectio

facilior: “è impossibile che qualche storico o antiquario abbia inteso il

pomerio come una piccola area sacra contenente le offerte di

fondazione, mentre è possibilissimo che qualche autore, non avendo

compreso la ragione per cui essa si chiamava Roma quadrata, la avesse

confusa con il pomerio”61

.

2 – la Roma Quadrata monumento è indubbiamente da localizzare

sul Palatino, come fanno tutte le fonti, qualora diano una localizzazione

precisa: si trovava nel luogo dove sarebbe stato, successivamente, eretto

il tempio di Apollo.

3 – nella maggior parte delle fonti, essa sembra legata alle tradizioni

connesse a Romolo e alla fondazione della città.

III

Esaminate le fonti sulla Roma Quadrata, ed avendo meglio definito

la natura del problema, occorrerà analizzare ora i vari momenti in cui

__________

60

D. Musti, “Varrone...”, cit., pp. 305-306.

61 A. Mastrocinque, “Roma Quadrata”, cit., p. 684.

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168

influenze pitagoriche avrebbero potuto contribuire alla formazione di

questa tradizione.

Il Pitagorismo entra nello spazio civico romano in maniera evidente a

partire dalle guerre sannitiche (342-290 a.C.). Come viene tramandato

da Plinio, infatti, una profezia delfica assegnava la vittoria ai Romani

nella guerra solo se essi avessero eretto una statua, rispettivamente, al

più sapiente ed al più valoroso dei Greci. Proprio in seguito a tale

vaticinio sarebbero state erette nel Comizio le statue di Pitagora e di

Alcibiade62

.

Il significato specifico da dare alla coppia di personaggi,

indubbiamente singolare, sfugge agli studiosi: già Plinio esprime le sue

perplessità su questa combinazione. La scelta di Pitagora non desta

sorpresa: nella Roma del IV secolo a. C., rivolta politicamente verso la

Magna Grecia, era naturale vedere in Pitagora il più sapiente dei Greci.

Più problematico da interpretare è il suo accostamento con Alcibiade,

giacché mentre Pitagora è legato a una politica aristocratica, Alcibiade è

un personaggio di ambiente democratico, in quanto ateniese.

È, in ogni caso, certo che l’accostamento tra i due avesse una sua

precisa valenza ideologica. Ciò è stato confermato da uno studio di Zevi,

nel quale egli ha notato la precisa corrispondenza tra l’elogio funebre di

P. Scipione Barbato, presente nel sepolcro degli Scipioni sulla Via

Appia, risalente agli inizi del III secolo a.C. e la profezia tramandata da

Plinio63

. Il fatto che Scipione sia stato descritto come caratterizzato di

forza e sapienza (viene descritto fortis vir sapiensque64

) indica che

l’accoppiamento delle qualità di Pitagora e di Alcibiade (fortissimo

Graiae gentis et alteri sapientissimo65

), le cui statue erano state innalzate __________

62

Plin., N.H. 34, 26; si veda anche Plut., Num. 8, 20. Sul problema della

veridicità di questa prima spedizione romana a Delfi si veda E. S. Gruen,

Studies in Greek Culture and Roman Policy, Leiden 1990, p. 161.

63 F. Zevi, “Considerazioni sull’elogio di Scipione Barbato”, Studi

Miscellanei 15 (1970), pp. 65-73.

64 CIL VI, 1285.

65 Plin., N.H. 34, 26.

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ROMA QUADRATA

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169

qualche decennio prima nel Comizio, era entrato a far parte a pieno

titolo dell’ideologia aristocratica romana.

Tale fatto è del resto confermato dalle tradizioni riguardanti le

simpatie pitagoriche di uno dei personaggi centrali della vita politica

dell’epoca, ovvero Appio Claudio Cieco, che avrebbe perfino scritto

delle opere di ispirazione pitagorica. Come ricorda giustamente Oakley,

qualsiasi testimonianza di un’attività letteraria in latino, in un’epoca così

antica, deve essere vista con sospetto66

; tuttavia Humm ha dedicato

recentemente delle interessanti pagine allo studio comparativo dei

frammenti attribuiti ad Appio Claudio Cieco e di altri, a noi noti, di

Archita di Taranto67

, personaggio di spicco del Pitagorismo magno

greco del IV secolo a.C. Le notevoli similitudini emerse da tale studio,

fanno indubbiamente riflettere: anche se falsi, i frammenti di Ap.

Claudio Cieco sembrerebbero essere comunque concepiti in un contesto

storico ed ideologico vicino a quello del Pitagorismo del IV secolo a.C.

Non si può parlare a pieno titolo di Pitagorismo romano: di una setta

pitagorica a Roma, sul modello della Magna Grecia, non abbiamo

notizie fino ai tempi di Nigidio Figulo. Si può, però, parlare di influenza

culturale pitagorica sulla classe politica romana.

Diversi indizi suggeriscono, inoltre, che questa influenza culturale

pitagorica, ha interessato anche una rilettura della storia del periodo

regio. Come hanno sostenuto la Storchi Marino68

e Gabba69

, riprendendo __________

66

S. P. Oakley, A Commentary on Livy, Books VI-X, vol. III, Oxford 2005,

p. 350 ss.

67 M. Humm, Appius Claudius Caecus, cit., pp. 521-540. Si veda anche C.

A. Huffman, Archytas of Tarentum, cit., pp. 324-336, per un’analisi

dettagliata del testo principale analizzato da Humm, la vetus oratio di Archita

riportata in Cic., Cato Maior 12, 39-41, la cui fonte potrebbe essere

Aristosseno.

68 A. Storchi Marino, Numa e Pitagora, cit., pp. 109-161.

69 E. Gabba, “Considerazioni sulla tradizione letteraria sulle origini della

Repubblica”, Les origines de la République Romaine. Entretiens sur

l'antiquité classique 13 (1967) (= Roma arcaica: storia e storiografia, Roma

2000), pp. 39-42.

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______________________________________________________________________________

170

l’ipotesi di Ferrero70

, la tradizione del Pitagorismo di Numa Pompilio

potrebbe con ogni probabilità risalire proprio alla fine del IV secolo a.C.

Gabba ha rilevato come tale tradizione potrebbe essere ricondotta ad

Aristosseno, personaggio della Taranto di metà del IV secolo a.C., che

aveva concepito una storia d’Italia in chiave pitagorica71

. La Storchi

Marino ha sottolineato il ruolo che alcune gentes, le quali facevano

risalire la propria discendenza a Numa, sembrano aver avuto nella

creazione di questa tradizione (in particolare i Marcii e gli Aemilii

Mamerci)72

.

È possibile che nella medesima epoca si sia voluto inserire un

elemento pitagorico anche nelle tradizioni riguardanti la fondazione

romulea della città? Grazie soprattutto agli studi di Wiseman, è noto che

il periodo a cavallo tra il IV e il III secolo a.C. ebbe indubbiamente un

ruolo molto importante nella formulazione delle tradizioni riguardanti

Romolo e la fondazione della Città73

.

Ci è noto inoltre che, dal punto di vista archeologico l’area del

Palatino nei pressi del futuro sito del tempio di Apollo, ovvero quella in

cui le fonti situano la Roma Quadrata, fu valorizzata da numerosi lavori

in occasione dell’edificazione del tempio di Victoria (294 a.C.)74

.

Si potrebbe ipotizzare che in un tale clima culturale di valorizzazione

e ripensamento delle tradizioni riguardanti le origini della città, ed al

__________

70

L. Ferrero, Storia del Pitagorismo nel mondo Romano, cit., pp. 340-345.

71 E. Gabba, “Considerazioni...”, cit., pp. 39-42.

72 A. Storchi Marino, Numa e Pitagora, cit., pp. 153-156. A proposito del

ruolo politico che varie gentes avrebbero avuto nella formazione del Numa

pitagorico si veda inoltre C. Santi, La costruzione annalistica della figura di

Numa. Apporti romano-sabini. Folklore italico. Tradizioni gentilizie.

Dissertazione di Dottorato di ricerca, Sassari 1993.

73 T. P. Wiseman, Remus: a Roman Myth, London 1995, passim.

74 Liv. 10, 33, 9. P. Pensabene, “L’interpretazione delle evidenze

archeologiche alla luce dei miti di fondazione”, Scavi del Palatino I, L’area

sud-occidentale del Palatino tra l’età protostorica e il IV secolo a.C., a cura

di P. Pensabene, S. Falzone, Roma 2001, pp. 14-19.

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ROMA QUADRATA

______________________________________________________________________________

171

contempo di influenza culturale pitagorica, un elemento pitagorico

avrebbe potuto essere inserito nelle tradizioni romulee. I passi di

Aristotele sul dualismo pitagorico spiegano il valore che tale elemento

avrebbe potuto avere: se gli opposti pe/raj ed a)/peiron avevano un ruolo

nella creazione del cosmo, essi potevano avere evidentemente un ruolo

rilevante anche nella fondazione di una città, che si configura come

porre un limite all’illimitato, contrassegnando lo spazio urbano ed

escludendo lo spazio extra urbano.

Il periodo a cavallo tra il IV e il III secolo a.C. rappresenterebbe,

quindi, un primo momento in cui le influenze pitagoriche avrebbero

potuto manifestarsi nelle tradizioni riguardanti la Roma Quadrata. Il

monumento di cui parlano le nostre fonti avrebbe potuto essere stato

edificato, forse, in occasione dei lavori per la costruzione del tempio di

Victoria.

Se ripercorriamo le fonti letterarie relative alla Roma Quadrata, è

possibile proporre con maggior forza l’ipotesi dell’influenza pitagorica.

È noto che Ennio, la più antica fonte a noi pervenuta, sia anche stato uno

dei primi importanti divulgatori di concezioni di matrice pitagorica a

Roma75

. Egli studiò probabilmente a Taranto, città di antiche tradizioni

pitagoriche, di cui abbiamo già accennato a proposito di Archita e

Aristosseno. Fu particolarmente legato a Catone e poi a M. Fulvio

Nobiliore, e infine al suo patrono più potente, Scipione l’Africano,

personaggio noto per le sue simpatie nei confronti della cultura greca ed

ellenistica76

.

Vi sono all’interno della sua opera alcuni riferimenti a dottrine

pitagoriche: tra questi il noto sogno di apertura degli Annales, di cui

sono rimasti alcuni frammenti e le testimonianze di autori posteriori. Al

__________

75

Così L. Ferrero, Storia del Pitagorismo nel mondo Romano, cit., pp. 210-

211.

76 Sul rapporto tra Scipione l’Africano ed Ennio si veda L. Ferrero, Storia

del Pitagorismo nel mondo Romano, cit., pp. 210-211; F. W. Walbank, “The

Scipionic Legend”, PCPS 13 (1976), pp. 54-69; E. S. Gruen, Studies in Greek

culture and Roman policy, cit., pp. 106-123.

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______________________________________________________________________________

172

poeta sarebbe apparso il fantasma di Omero per dargli spiegazioni e

insegnamenti sulle leggi dell’universo77

, sulla trasmigrazione delle

anime, sulla sopravvivenza presso l’Acheronte di una forma intermedia

tra l’anima e il corpo78

, ed infine per raccontargli di come, dopo la

morte, la sua anima, dapprima trasformata in pavone79

, fosse rinata in

lui80

.

Un’altra opera di Ennio, l’Epicharmus, comprendeva un sogno in cui

venivano rivelate dottrine cosmologiche81

. Dal nostro punto di vista

questo componimento è particolarmente interessante, in quanto uno dei

protagonisti, Epicarmo appunto, era un commediografo siracusano del V

secolo a.C., che viene incluso da Giamblico nel catalogo dei Pitagorici82

.

Ora, il Pitagorismo di Epicarmo è in realtà un argomento controverso,

ma è indubbio che ad un certo punto sia nata la tradizione di una sua

adesione al Pitagorismo che potrebbe aver influenzato Ennio83

. Kahn ha

__________

77

Lucr., De rerum nat. 1, 126: rerum naturam expandere dictis.

78 Lucr., De rerum nat. 1, 120-123.

79 Sul Pavone nel sogno degli Annales si veda Pers., Sat. 6, 10-11: cor iubet

hoc Enni, postquam destertuit esse / Maeonides Quintus pauone ex

Pythagoreo. Tertull., de an, 33, 8: Pauum se meminit Homerus Ennio

somniante; sed poetis nec uigilantibus credam. Et si pulcherrimus pauus et

quo uelit colore cultissimus, sed tacent pennae, sed displicet uox, et poetae

nihil aliud quam cantare malunt. Damnatus est igitur Homeras in pauum, non

honoratus.

80 Porphyr., Ad Hor. Epist. 2, 1, 51-52. Ennius in principio Annalium

suorum se scripsit admonitum quod secondum Pythagorae dogma anima

Homeri in suum corpus venisset.

81 Cic., Ac. 51.

82 Giambl., Vita Pith. 166, 266.

83 Sul Pitagorismo di Epicarmo si legga D. Musti, “Pitagorismo, storiografia

e politica tra Magna Grecia e Sicilia”, Tra Sicilia e Magna Grecia. Aspetti di

interazione culturale nel IV sec. a.C. (Atti del convegno. Napoli 19-20 Marzo

1987), AION (Filol.) 9 (1989), p. 54, secondo cui il commediografo sarebbe

un pitagorico “in forma «criptica» (...) nel complesso e resistente ambiente

siceliota”, contra E. W. Handley, “Comedy”, The Cambridge History of

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ROMA QUADRATA

______________________________________________________________________________

173

descritto questo lavoro come caratterizzato, dal punto di vista filosofico,

da “a stoic theory of elemental change, with a vaguely Pythagorean

flavour”84

.

Da qui nacque la tradizione di Ennio come alter Pythagoras, come il

poeta viene descritto dalla tradizione successiva85

. Essa non deve essere

chiaramente intesa in senso letterale. Come ha sottolineato Jocelyn, nella

cultura enniana erano presenti diversi elementi filosofici tratti da contesti

diversi, e quello pitagorico era solo uno di essi86

. Ciò non toglie però,

come ammette lo stesso autore, che gli Annales e l’Epicharmus,

sembrano rivelare posizioni vicine al Pitagorismo87

. Anche secondo

Goldberg è certo che Ennio, pur manifestando varie e numerose

influenze culturali, mostra una familiarità con gli insegnamenti di

Pitagora88

.

Da quanto scritto finora, risulta evidente che Ennio avrebbe potuto

indubbiamente afferrare le implicazioni concettuali di una Roma

Quadrata concepita come elemento pitagorico. Anche Gabba ha

sottolineato che le influenze pitagoriche a Roma potrebbero essersi

rinvigorite dopo la presa di Taranto, durante la seconda guerra punica, e

__________

Classical Literature, Greek Drama, a cura di P. E. Easterling, Cambridge

1989, pp. 115-118 ove non si fa menzione del Pitagorismo di Epicarmo.

84 C. H. Kahn, Pythagoras and the Pythagoreans, cit., p. 87.

85 Schol. Ad Pers., 6, 11: ideo quintus dixit propter eam opinionem quae

dicit animam Pythagorae in pavonem translatam, de pavone vero ad

Euphorbum, de Euphorbo ad Homerum, de Homero autem ad Ennium. In tale

testo Ennio viene considerato una reincarnazione di Pitagora. Per una breve

discussione di tale tradizione si veda R. A. Brooks, Ennius and Roman

Tragedy, New York 1981, p. 16 n. 1.

86 H. D. Jocelyn, “The Poems of Quintus Ennius”, ANRW 1.2 (1972), a cura

di H. Temporini, p. 992.

87 Ibidem.

88 S. M. Goldberg, Epic in Republican Rome, Oxford 1995, p. 91.

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______________________________________________________________________________

174

questo aiuta molto a capire la posizione di Ennio come intellettuale89

. Si

potrebbe anche ipotizzare che sia stato Ennio stesso ad introdurre il

termine Roma Quadrata.

Abbiamo quindi identificato due momenti in cui il concetto di Roma

Quadrata avrebbe potuto svilupparsi in seguito ad influenze pitagoriche:

gli anni tra il IV e il III secolo a.C., quando l’area del Cermalus viene

sottoposta a dei lavori di monumentalizzazione durante la costruzione

del tempio di Victoria; e l’inizio del II secolo a.C., con l’opera di Ennio.

È anche possibile, tuttavia, che il concetto di Roma Quadrata abbia

avuto un’origine diversa, indipendente dal Pitagorismo, e che sia stato

quindi interpretato in epoche più recenti secondo le dottrine pitagoriche.

Tale circostanza mi sembra tuttavia meno probabile. Come abbiamo

avuto modo di vedere analizzando le fonti, la tradizione di una Roma

Quadrata come piccolo luogo sembra essere più antica e meglio

attestata di quella di una Roma Quadrata intesa come la città romulea.

Se questo è vero, mi sembra improbabile che si sia dato un nome così

singolare ad un piccolo edificio, senza delle precise motivazioni

ideologiche e filosofiche, come potrebbero essere quelle pitagoriche. Del

resto, l'urbanistica antica era spesso guidata da speculazioni di carattere

filosofico: un esempio famoso è Ippodamo di Mileto, noto architetto ma

anche filosofo e politologo, che nel V secolo a.C. cercò di applicare le

sue teorie all'architettura90

. Tuttavia, è anche possibile che la

__________

89

E. Gabba, Roma arcaica, cit., p. 42.

90 Si veda R. E. Wycherley,”Classical city and sanctuaries”, The Cambridge

Ancient History, 5, a cura di D. M. Lewis, J. Boardman, J. K. Davies, M.

Ostwald, seconda edizione, Cambridge 1992, pp. 184-205. In particolare su

Ippodamo si veda I. Lana, “L'utopia di Ippodamo di Mileto”, Studi sul

pensiero politico classico, Napoli 1973, pp. 107-137. In C. L. Joost-Gaugier,

Measuring Heaven: Pythagoras and his Influence on Thought and Art in

Antiquity and the Middle Ages, Ithaca 2006, pp. 148-153, l'autrice ha

ipotizzato una possibile influenza specificamente pitagorica sull'architettura

del mondo antico. L'argomentazione della Joost-Gaugier si basa però

unicamente sulla connessione tra culto di Apollo e Pitagora e si finisce per

considerare qualsiasi tempio di Apollo “possibilmente” pitagorico. Si fa

riferimento in questo senso anche alla Roma Quadrata in relazione al tempio

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ROMA QUADRATA

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175

denominazione Roma Quadrata abbia avuto un’origine indipendente e

possa essere stata interpretata secondo le teorie dualistiche pitagoriche in

un secondo momento.

Qualunque sia la sua origine, mi sembra molto probabile che, nel

testo di Varrone citato nel passo di Solino, la Roma Quadrata sia stata

interpretata secondo tali dottrine. L’erudito reatino di certo le conobbe

molto bene. È noto dalle fonti che nel I secolo a.C. vi fu a Roma un

revival di Pitagorismo, che Cicerone lega all’attività di Nigidio Figulo91

.

Varrone, nonostante sia da escludere una sua adesione al circolo

pitagorico nigidiano92

, ebbe un rapporto con il Pitagorismo che andò al

di là della curiosità intellettuale o della semplice simpatia. Egli scelse,

infatti, di farsi seppellire secondo le usanze dei Pitagorici: in un

sarcofago di argilla, con foglie di ulivo, di mirto e di pioppo nero93

.

__________

di Apollo sul Palatino, ma l'autrice non tiene conto della maggiore antichità

del testo enniano rispetto al tempio. È possibile che ci sia stata una influenza

pitagorica nell'architettura antica, ma per indagarla sarebbe necessario uno

studio che analizzi con attenzione e prudenza le fonti letterarie e gli elementi

archeologici. Si veda ad esempio il tentativo di M. Humm di interpretare le

numerose opere del Comizio a Roma tra la fine del IV e l'inizio del III secolo

a.C. come innovazioni di ispirazione pitagorica. M. Humm “Le Comitium du

forum romain et la réforme des tribus d'Appius Claudius Caecus”, MEFRA

111.2 (1999), pp. 625-694.

91 Cic., Tim. 1: Multa sunt a nobis et in Academicis conscripta contra

physicos et saepe cum P. Nigidio Carneadeo more et modo disputata. Fuit

enim vir ille cum ceteris artibus, quae quidem dignae libero essent, ornatus

omnibus, tum acer investigator et diligens earum rerum quae a natura

involutae videntur; denique sic iudico, post illos nobiles Pythagoreos, quorum

disciplina extincta est quodam modo, cum aliquot saecla in Italia Siciliaque

viguisset, hunc extitisse qui illam renovaret. Sulla figura di Nigidio Figulo si

vedano A. Della Casa, Nigidio Figulo, Roma 1962; Nigidio Figulo, astrologo

e mago. Testimonianze e frammenti, a cura di. D. Liuzzi, Lecce 1983; D.

Musiał, “« Sodalicium Nigidiani » Les pythagoriciens à Rome à la fin de la

République”, RHR 218.3 (2001), pp. 339-367.

92 L. Ferrero, Storia del Pitagorismo…, cit., p. 319.

93 Plin., N. H. 30, 160.

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176

Ci risulta, in particolare, che scrisse due opere sulla teoria dei numeri,

purtroppo a noi non pervenute (L’Atticus sive de numeris e il De

principiis numerorum). Tuttavia alcune notizie riportate da Gellio ci

rivelano che, in esse, Varrone affrontò tematiche aritmologiche. Il

Reatino trattò, inoltre, delle teorie di armonia musicale, tradizionalmente

attribuite a Pitagora e delle loro implicazioni nel campo astronomico94

.

Oltre a questi elementi indiretti, ci sono pervenuti alcuni brani di

Varrone nei quali si parla, probabilmente, di Pitagorismo. Ad esempio

del Tubero de origine humana ci sono pervenuti tre frammenti, che

sembrano ricondursi direttamente a concezioni cosmologiche orfiche o

pitagoriche95

. I primi due frammenti a noi pervenuti paragonano il cielo

al guscio e la terra al tuorlo di un uovo96

, concezione che, per Ferrero, è

riconducibile a quella dell’uovo cosmogonico degli orfici97

il quale,

come già ricordato, è stato associato da Burkert proprio al dualismo

pitagorico98

. Nel terzo frammento, riportato da Censorino, si richiamano

concezioni di aritmetica e le loro implicazioni cosmologiche, riferite

esplicitamente a Pitagora99

.

__________

94

Macr., Ad Som. Scip. 2, 1, 9 e Cens. 10, 7.

95 L. Ferrero, Storia del Pitagorismo…, cit., p. 324.

96 Prob., Ad Verg. Ecl. 6, 31 (Keil): Ad quam imaginem Varro mundo ovum

comparavi, in Logistorico qui inscribitur Tubero de origine humana, sic

dicens: coelum ut testa, item vitellum ut terra, inter illa duo humor,

quasi'ixma/j inclusus aer, in quo calor. In eodem etiam libro Varro

interpretatur vitellum appellatur, quia generet vitalia.

97 L. Ferrero, Storia del Pitagorismo…, cit., p. 324.

98 Supra, I.

99 Cens. 9: Hac Chaldaeorum sententia explicata transeo ad opinionem

Pythagoricam Varroni tractatam in libro, qui vocatur "Tubero" et intus

subscribitur "de origine humana"; quae quidem ratio praecipue recipienda ad

veritatem proxime videtur accedere.

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177

Tuttavia, per quanto riguarda l’argomento di questo saggio, vi è un

passo di grande interesse in cui Varrone affronta il tema del dualismo

pitagorico:

Pitagora di Samo affermò che i principi di tutte le cose sono

doppi, come finito ed infinito, bene e male, vita e morte, giorno e

notte. Per cui, allo stesso modo, duali sono stato e moto o altrimenti

quadripartiti: ciò che sta fermo o si muove è il corpo, dove si

muove è il luogo, quando si muove è il tempo, ciò che è compiuto è

l’azione. La quadripartizione si capirà meglio in questo modo: il

corpo è come un corridore, il luogo lo stadio in cui corre, il tempo

l’ora in cui corre, l’azione la corsa.

Allo stesso modo avviene che, perciò, ogni cosa sia quadripartita ed

essa stessa eterna, poiché non c’è alcun tempo senza che vi sia stato

moto, infatti esso è l’intervallo del tempo; né vi è moto senza luogo e

corpo, poiché una cosa è ciò che si muove, un’altra il dove; dove non c’è

ciò che si muove, là non c’è azione; pertanto la quadriga dei principi è:

luogo e corpo, tempo e azione100

.

L’esposizione varroniana presenta diversi problemi interpretativi,

soprattutto dal punto di vista del contenuto. È evidente la similitudine tra

la parte iniziale di questo passo e l’esposizione delle coppie dei contrari

riportata da Aristotele. Non c’è dubbio che Varrone faccia qui

__________

100

Varro, l. l., 5, 11-12: Pythagoras Samius ait omnium rerum initia esse

bina ut finitum et infinitum, bonum et malum, vitam et mortem, diem et

noctem. Quare item duo status et motus, utrumque quadripertitum: quod stat

aut agitatur, corpus, ubi agitatur, locus, dum agitatur, tempus, quod est in

agitatu, actio. Quadripertitio magis sic apparebit: corpus est ut cursor, locus

stadium qua currit, tempus hora qua currit, actio cursio. Quare fit, ut ideo

fere omnia sint quadripertita et ea aeterna, quod neque unquam tempus, quin

fuerit motus: eius enim intervallum tempus; neque motus, ubi non locus et

corpus, quod alterum est quod movetur, alterum ubi; neque ubi is agitatus,

non actio ibi. Igitur initiorum quadrigae locus et corpus, tempus et actio.

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______________________________________________________________________________

178

riferimento alla stessa dottrina, seppure egli riporti solo quattro delle

dieci opposizioni aristoteliche e vi sia una coppia, vita et mors, che non

ha corrispettivo nella trattazione del filosofo greco. Per il resto: pe/raj -

a)/peiron corrispondono a finitus et infinitus, a)gaqo/n - kako/n a bonus

et malus, fw=j - sko/toj a dies et nox, h)remou=n - kinou/menon a status

et motus. La mancata corrispondenza di vita et mors con uno degli

opposti presenti nella lista aristotelica non crea particolari problemi.

Abbiamo già visto che dovevano essersi create nel tempo diverse

varianti delle liste di principi opposti, come quella a cui abbiamo

accennato, attestata in Plutarco.

Il fatto che nel paragrafo 12 Varrone sembra prendere spunto dalla

coppia di opposti status et motus per esporre una dottrina quadripartita,

evidentemente diversa da quella dualistica esposta all’inizio del

paragrafo 11, crea delle difficoltà interpretative101

. Diversi studiosi si

sono dedicati all’esegesi di questo passo, proponendo soluzioni diverse.

Dahlmann ha sostenuto che la dottrina esposta da Varrone sarebbe una

Harmonisierung della dottrina dualistica pitagorica con un’altra, di

origine stoica102

. Di contro Schmekel ha proposto la derivazione della

quadripartizione locus, corpus, tempus, actio dalle categorie

aristoteliche103

. Nel suo studio sul settimo libro del De lingua Latina,

Piras ha espresso delle posizioni più prudenti, affermando che, a suo

parere, non si può determinare con sicurezza l’origine della

quadripartizione in Varrone104

. Qualunque sia la genesi di tale teoria,

resta il fatto che è da escludere una derivazione diretta di Varrone dal

testo di Aristotele. L’erudito reatino, con ogni probabilità, era venuto a __________

101

H. Dahlmann, Varro und die hellenistische Sprachtheorie, Berlin 1932, p.

37: "Entwerder, sollte man denken, folgt man einer Theorie, die besagt,

omnium rerum initia esse bina oder aber einer zweiten, nach der omnia

quadripertita et ea aeterna sind".

102 Ibidem: "Es liegt hier also eine Harmonisierung der pythagoreischen

Lehre mit einer anderen, und zwar der stoischen vor".

103 A. Schmekel, Die positive Philosophie, I, Berlin 1938, pp. 585-636.

104 G. Piras, Varrone e i poetica verba, Bologna 1998, pp. 41-56.

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179

conoscenza di tale schema quadripartito tramite la mediazione di

Antioco di Ascalona, che avrebbe potuto fondere due dottrine di diversa

matrice filosofica105

.

È soprattutto l’origine della quadripartizione che crea incertezza,

mentre non si ha ragione di dubitare della derivazione pitagorica della

dottrina dualistica esposta da Varrone, anche se, eventualmente, mediata

da una fonte di tipo diverso. Varrone dimostra, quindi, una certa

familiarità con la dottrina dualistica di cui parla Aristotele, ed è quindi

possibile che gli fosse nota l’interpretazione del quadrato come simbolo

cosmico. Questa ipotesi spiegherebbe definitivamente la giustificazione

varroniana della denominazione Roma Quadrata: dictaque primum est

Roma quadrata, quod ad aequilibrium foret posita, alluderebbe, quindi,

all’associazione tra status e quadratus presente nel dualismo pitagorico.

Se ricordiamo, come abbiamo accennato nel paragrafo I, che la dottrina

dualistica aveva un ruolo decisivo nella cosmogonia, si può

comprendere facilmente l’associazione del quadrato con l’atto di

fondazione della città, anch’esso atto cosmogonico per eccellenza106

.

Per concludere, si può affermare che l’ipotesi iniziale si è dimostrata

utile a chiarire alcune questioni riguardanti la Roma Quadrata.

L’influsso pitagorico nella tradizione avrebbe potuto manifestarsi già nel

periodo più antico da noi preso in considerazione, a cavallo tra il IV e il

III secolo a.C. ed in tal caso le dottrine pitagoriche potrebbero essere

all’origine stessa della denominazione Roma Quadrata. Tale influenza è

__________

105

P Boyancé, “Les implications philosophiques des recherches de Varron

sur la religion romaine”, Atti del congresso internazionale di studi varroniani,

I, Rieti 1976, p. 144; G. Piras, Varrone, cit., pp. 54-55: “[....] se è vero che

Antioco ha tenuto presente nella sua dottrina anche teorie di provenienza

pitagorica, non è escluso che l’accostamento operato da Varrone tra

quadripartizione e pitagorismo sia di provenienza antiochea”.

106 Il collegamento tra la Roma Quadrata e dottrine filosofiche risulta del

resto anche dalla interpretazione astrologica di T. P. Wiseman, supra II.

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180

ancora più probabile nella concezione di Roma Quadrata in Ennio, visto

che il Pitagorismo sembra essere parte dell’identità culturale del poeta.

Infine, arrivando al I secolo a.C., e a Varrone in particolare, abbiamo dei

precisi riferimenti testuali che suggeriscono una conoscenza del

dualismo pitagorico che chiarirebbe alcune espressioni utilizzate

dall’antiquario nel descrivere la Roma Quadrata. L’influenza di una

speculazione filosofica spiegherebbe inoltre l’utilizzo simbolico

dell’espressione Roma Quadrata per indicare quello che, probabilmente,

era in origine un luogo di dimensioni ridotte e non l’intera città, da

sempre una delle questioni fondamentali nello studio di tale argomento.

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