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Nº 4- 2012 ANNO XXXIII BIMESTRALE pag. 2 NPG La rivista “Note di Pastorale Giovanile”: il “metodo preventivo” per gli educatori Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27-02-2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3 - CB-NO/TORINO luglio-agosto pag. 23 Lo sport per tutti Tiziana Nasi, presidente della Fisip L’anima mia magnifica il Signore pag. 20 SGS tipografia voluta da Don Bosco, festeggia i primi 150 anni

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Anteprima pubblicazione.

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Nº 4- 2012ANNO XXXIIIBIMESTRALE

pag. 2 NPG La rivista “Note di Pastorale Giovanile”: il “metodo preventivo” per gli educatori

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pag. 23 Lo sport per tutti Tiziana Nasi, presidente della Fisip

L’anima mia magnifica

il Signore

pag. 20 SGS tipografia voluta da Don Bosco, festeggia i primi 150 anni

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2 LUGLIO-AGOSTO 2012

A tutto campo

Il logo è fresco e accattivante. Nell’in-tenzione dell’autrice Catia Camillini il

gioco dei cerchi colorati rappresenta gli elementi fondamentali del Sistema Pre-ventivo di Don Bosco, ed evoca gli “ab-bracci” dei giovani che circondano Don Bosco fino a far risaltare la radice di tutto: la croce, richiamo dell’amore totale e gra-tuito di Gesù per l’uomo… e per i giovani in modo speciale.È l’ultimo (e per un certo verso forse “de-finitivo”) logo grafico di NPG, rivista sa-lesiana per l’educazione ed evangelizza-zione dei ragazzi e dei giovani. Dal 1967 al 2012: 46 anni di riflessioni, di proposte, di esperienze, di sussidi prati-ci, di dialogo con i lettori, per un aiuto alla correttezza delle analisi, alla proget-tazione seria, alla praticabilità dei percorsi educativi. Per dire che i giovani ci sono, che aspettano di essere chiamati perso-nalmente in causa e di scoprire la bel-lezza del Vangelo, della vita nella Chiesa e dell’impegno per il Regno. Questo può essere più facilmente realizzato se degli educatori stanno con loro, credono in loro, vivono per loro.

Un po’ di storiaPer questo brevissimo viaggio intorno a Note di Pastorale Giovanile ci serviamo di un rimando musicale, come evocato dal titolo dell’articolo.

Una “sinfonia” di vita per i giovaniLa rivista “Note Di pastoraLe giovaNiLe”

Un viaggio attorno all’unica rivista italiana per la pastorale giovanile. Essa ripropone il Sistema Preventivo alla luce della teologia e scienze umane di oggi. Nata nel 1967, si apre ora alla multimedialità.

“Note”: ovviamente come brevi appunti, cose utili ma essenziali, senza pretesa di sistematicità o compiutezza. Non si lavo-ra con i giovani “deducendo” dai libri ma “inventando”, costruendo insieme.Ma il richiamo ovvio è anche a “notazio-ni musicali”… come a dire che nel lavo-ro pastorale con i giovani - e con l’aiuto della Grazia - si possono comporre “sin-fonie”… dei veri capolavori. Don Bosco ci credeva, e Domenico Savio pure, come mostra l’immagine della stoffa e del sarto.Le note sono indicate internazionalmen-te da lettere (A, B, C, ecc.) e con alcune di queste lettere-note musicali vorremmo richiamare la carta di identità della rivista, così che nell’insieme esse costruiscano la sinfonia della vita del giovane cristiano (e del suo educatore).

Partiamo dalla lettera S (il si, la “sensibi-le” nella scala di do), con un po’ di storia.Il tempo è quello dell’entusiasmo del “dopo Vaticano II”, la contestazione gio-vanile e la messa in discussione di metodi e pratiche educative tradizionali, la vo-glia di novità: lo stesso Capitolo Generale dei Salesiani che “inventa” un centro di pastorale giovanile per produrre nuove idee e studiare nuove iniziative nel campo dell’educazione dei giovani.Spuntano qui i nomi che faranno la sto-ria della rivista: d. Elio Scotti, d. Riccardo

Il nuovo logo (vedi al termine dell’articolo) è “costruito” sulla tradizionale immagine di Don Bosco che “abbraccia” i giovani. I “cerchi a croce” ne prolungano l’effetto.

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Tonelli, d. Luigi Negri, e via via altri che si aggiungeranno (preti e laici), studiosi e operatori (G. Gozzelino, G. Piana, M. Pollo, D. Sigalini…). La rivista cresce di credito fino a diventare, nelle parole di d. J. Vecchi - compianto Rettor Maggiore -, «il fiore all’occhiello» della Congregazione Salesiana in termini di riflessione e pro-posta pastorale.Le idee e proposte, nate come aiuto a una nuova prassi salesiana, vengono ac-colte anche in altri ambienti, ecclesiali e laici: riferimento sicuro per gli operatori pastorali.

i giovani e gesù, che altro?Velocemente altre “note”: la G (il sol, o dominante nella scala di do).E abbiamo i due grandi riferimenti, i pila-stri del progetto: giovani e Gesù.I giovani come destinatari e soggetti pro-tagonisti della loro crescita personale e cristiana, come sguardo privilegiato sul mondo, persone di cui l’educatore vuole essere compagno e guida, amico e padre lungo il cammino della vita.E Gesù, la fonte e radice dell’impegno dell’educatore, Colui verso il quale in-contro esistenziale (e all’interno della co-munità-Chiesa e dunque nella Parola e liturgia si vuole accompagnare i giovani.Tutta NPG sta in questi due riferimenti

che esplicitano il perché e il che cosa del-la proposta.Il resto, tutto il resto è solo il come con-durre a questo incontro.E così il progetto educativo, gli itinerari o cammini di fede, il gruppo, l’animazio-ne, le strutture... possiamo – nella nostra metafora musicale – considerarli come le altre “note” della composizione.

Chiudiamo il cerchio con un’altra S, che si appoggia alla naturale conclusione sin-fonica: social (NPG).È il modo di oggi per avvicinare una cul-tura dell’immagine e della comunicazio-ne 2.0.Per NPG questo significa un ricco e fre-quentatissimo sito (www.notedipastora-legiovanile.it); una newsletter mensile; la connessione a facebook, twitter per bre-vi lanci di info, youtube (per le videole-zioni), una colonna sonora (una canzone sui giovani e la loro vita, della giovane e brava Margherita Pirri vincitrice di recenti concorsi nazionali e una tra le più ascol-tate cantanti di Radio Demo RAI), un blog.Tutto come desiderio e impegno ad in-contrare i giovani, dovunque e comun-que; e di creare con loro - attraverso la riflessione e la proposta - una melodia o una sinfonia della vita.Come è nello slogan del sito: «Io voglio insegnarvi un metodo di vita cristiana, che vi possa nel tempo stesso rendere allegri e contenti, additandovi quali sia-no i veri divertimenti e i veri piaceri» (Don Bosco).

giancarlo De Nicolò[email protected]

Note di Pastorale Giovanilevia Marsala 42 - 00185 RomaTelefono: 06 49 40 442Fax: 06 44 63 614www.notedipastoralegiovanile.itfacebook.com/notedi.pastoralegiovaniletwitter.com/#!/NotediPG

Abbonamento ccp n. 32701104 intestato a: Note di pastorale giovanile - Editrice Elledici, 10093 Leumann TO.

Elledici ufficio abbonamentitel. 011.95.52.164/165; fax [email protected]/periodici/servizi/ps100800.php(abbonamento on-line con carta di credito)

Il nuovo logo della rivista: i “semi-cerchi” rappresentano i giovani attorno alla figura centrale di don Bosco, e disegnano la croce, simbolo della donazione totale di Gesù.

A TUTTO cAmpO 3

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8 LUGLIO-AGOSTO 2012

In cammino con Maria

la madonna degli animaliNel Museo dell’Albertina a Vienna un magnifico disegno a penna, parzialmen-te acquerellato, di Albrecht Dürer, ritrae un momento di serenità della Santa Fa-miglia di Nazareth.Al centro della scena la Madonna, seduta con il Bambino in grembo, chiude il libro che sta leggendo, distratta forse dal pic-colo Gesù che indica San Giuseppe che si avvicina sulla destra.Numerosi animali si muovono nel piace-vole paesaggio che si perde in lontanan-za, con la scena dell’annuncio ai pastori ed il corteo dei re Magi che giunge sulla sinistra.L’artista ha voluto certamente rappre-sentare la condizione di vita del paradiso terrestre nel quale il male, simboleggiato dalla volpe, è tenuto a bada da una corda che lo imprigiona ad un ceppo.Tra gli animali si riconoscono un leone,

un pappagallino, un picchio, un gufo, una civetta, una libellula, un grillo, fringuelli, cigni, un airone, un gregge di pecore con il cane e un ariete: tutti lodano il Creatore e fanno corona a Maria.Anche i fiori, il giglio e le rose, sulla sini-stra, celebrano la verginità e l’amore della Madonna e del Bambino Gesù.

alcUne altre raffigUrazioni che esprimono devozioni mariane caratteristicheMolti sono gli artisti che si sono dilettati nel ritrarre la Madonna con il Bambino Gesù in mezzo ad alcuni animali, perso-nificazione di particolari virtù.La Divina Pastora ritrae Maria attornia-ta da pecore e da agnelli. Come la figu-ra di Gesù buon pastore ci richiama la sua amorevolezza per noi peccatori, così quella della Divina Pastora ci ricorda la delicatezza materna di Maria.La Madonna delle galline di Pagani, Saler-no. Sono alcune galline che, razzolando, ritrovano una tavoletta di legno su cui è raffigurata la Madonna del Carmine. La guarigione di uno storpio ed altri nume-rosi miracoli ne accrescono la devozione e nel 1610 le è dedicata una magnifica Chiesa.Nell’Abbazia di Chiaravalle presso Mila-no, il bel quadro del Prof. Adriano Am-brosioni raffigura la Madonna delle uova: su uno sfondo di gigli, Maria tiene in grembo il Bambino Gesù che stringe tra le manine un uovo di gallina; sulla destra un cestello con altre sei uova. Da sem-pre nel mondo cristiano l’uovo, simbolo di fertilità, sta a raffigurare la nuova vita, la Risurrezione.

La devozione alla Madonna e il mondo degli animaliTutta la natura, le piante, i fiori e gli animali rendono omaggio a Maria! «Animali tutti, selvaggi e domestici, benedite la Madre del Signore».

Santa Famiglia di Nazareth di Albrecht Dürer.

Madonna della Stalla a Porzano di Leno.

Madonna delle Galline di Pagani.

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IN cAmmINO cON mARIA 9

La Madonna della stalla a Porzano di Leno, Brescia: nel 1490 la Madonna ap-pare ad una fanciulla cieca, sola in una stalla, tra gli animali, e le dona la vista.

gli Uccellini nella simbologia marianaLa Madonna del cardellino è raffigurata da Raffaello seduta, in un sereno pae-saggio umbro, con un libro in mano. Ac-canto a Lei il piccolo Giovannino e Gesù Bambino giocano con un cardellino, sim-bolo della Passione di Gesù.La Madonna di Montenero, Livorno.Il volto della Madonna è inclinato verso il Bambino Gesù che le siede in grem-bo aggrappato con le manine alla veste, mentre tiene un filo che lega delicata-mente l’uccellino, sul braccio di Maria, quasi ad indicare che la fede è come un filo che porta al cristiano la salvezza di Gesù, attraverso la devozione della Ma-donna.La Madonna della rondine in Avigliana, Torino.Su un Pilone campestre, la devozione po-polare raffigura la Madonna in atteggia-

mento materno, seduta, con in braccio il Bambino Gesù che tiene tra le manine, trastullo innocente, una rondine, simbolo di speranza e di nuova vita.Le mamme, passando lungo il sentiero, con i loro bambini al collo, hanno un pensiero di saluto ed una preghiera a Maria e si sentono rincuorate. Tra le tan-te grazie ottenute per intercessione della Madonna della rondine, forse la più in-signe, è quella ricevuta dalla contessa di Savoia, Bona di Borbone, sposa di Ame-deo VI, tanto desiderosa di poter stringe-re anche lei al proprio seno un bambino ed erede. La Madonna accoglie il suo de-siderio di mamma ed il 24 febbraio 1360 nasce Amedeo VII, il Conte Rosso.La riconoscenza verso Maria, di Bona di Borbone, di tante altre mamme felici e di tutte le persone beneficate, fu grande e continua: il Pilone si è trasformato in pic-cola Cappella e quindi in Santuario con annesso il Convento per i Padri Cappuc-cini, ed ora per i Figli di Don Bosco.

Mario [email protected]

La devozione alla Madonna e il mondo degli animali

Madonna di Monte Nero a Livorno. Madonna della rondine ad Avigliana. Divina Pastora di Pesaro.

Abbazia di Chiaravalle via Sant’Arialdo 102

20139 Milano Tel: [email protected]

Parrocchia di S. Martino Vescovo Piazza Chiesa 6

25024 Porzano di Leno (Bs)Tel: [email protected]

Santuario Madonna di Montenero

Piazza di Montenero 957128 LivornoTel: 0586.57.96.27 [email protected]

Santuario Madonna dei laghi

Corso Laghi 27810051 Avigliana (To)Tel: 011.932.88.27direttore.avigliana@ salesianipiemonte.it

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18 LUGLIO-AGOSTO 2012

Giovani in cammino

Vogliamo chiamare le cose per nome? E allora diamo un nome a certe ce-

lebrazioni eucaristiche domenicali dove i fedeli arrivano quando vogliono, tanti dopo la prima lettura, dove ci si mette uno qua e uno là in un anonimato paz-zesco, dove se si canta è solo grazie al piccolo coretto di fanciullette della prima comunione, dove la predica è sopportata e piena di sbadigli, dove tanti non fanno la comunione… Esagerato? Prova a re-gistrare la fila durante la comunione. Ti sembra di vederne uno contento? Tra un po’ potrà mangiare il suo Dio, pensa! e come mai si trascina sui piedi con tutte le rughe tese e non c’è un’ombra di feli-cità per quello che sta compiendo? Esa-gerato? Al bingo, alle gru, allo stadio e ai concerti tira tutta un’altra aria!

Un popolo triste e annoiatoUna religione subìta non desta gioia. Ma lo stesso linguaggio che ancora si adope-ra sa di commerciale: ho fatto il precet-to, ho preso Messa, oggi non ho preso l’ostia. Si può essere invitati a pranzo e non mangiare e starsene in piedi, die-tro la colonna, quasi per essere pron-ti a guadagnar l’uscita allo sprint finale? Ovviamente tutto questo è colpa della formazione ricevuta e, diciamola tutta, è colpa dei preti, questi noiosi! Ma adesso che abbiamo trovato il capro espiatorio, vogliamo guardare avanti e chiederci se la cosa deve continuare così, tirando alla meno peggio, oppure si può por mano

alla radice e alzare il livello del nostro modo di manifestare la fede in maniera che corrisponda a quello che diciamo di credere? Certo portare la croce è dura e non invita a manifestare gioia. Ma la croce è in vista della risurrezione. E questa può radunare un popolo di tristi e musoni? Siamo come quel figlio che non si sente parte della festa che il Padre organizza per il ritorno del fratello: che razza di Dio è questo che fa festa per chi se ne è scappato di casa e ha la faccia tosta di tornare per sbafarsi il vitello? No, non ci piace. Preferiamo un Dio serio. Non ci piace un Dio che fre-quenta le taverne o addirittura mangia con i peccatori, come faceva quel gali-leo famoso. A noi va bene un Dio che si fa rispettare e che quando ci riceve in casa sua alla domenica non vuole essere disturbato dalla nostra gioia. Meglio un Dio-oppio. Esagerato?

Un’esplosione di vitaFinalmente alla domenica ci si offre l’op-portunità di esplodere con gioia indici-bile quella fede che durante la settimana non abbiamo potuto manifestare perché presi dal ritmo incalzante della vita: quel Dio che ci è stato accanto sempre, ora ci invita a casa sua e offre tutto lui. Offre la sua Parola che ci illumina, ci chiarisce le idee, ci scalda il cuore stanco dell’andare quotidiano della vita. Offre e spezza per noi il Pane, quel Pane che è lui stesso fatto carne per noi perché chi ne man-

Non possiamo permetterci il lusso di essere tristi La Messa domenicale ci offre l’opportunità di far esplodere con gioia la nostra fede: il Dio che ci è stato accanto sempre, ci invita a casa sua e offre tutto lui. Altro che anonimato e musi lunghi.

L’incontro con Gesù Eucaristia, la prospettiva della Risurrezione non cancellano le fatiche quotidiane, ma offrono alle nostre sofferenze un orizzonte di speranza e pace.

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gia avrà la vita e non morirà in eterno. E lui vuole che tutti abbiano la vita e l’ab-biano in abbondanza. Che Dio mitico e figo! Come non stupirci e commuoverci mentre ci parla, ci cura le ferite del cuo-re, versa olio sulla nostra stanchezza, ci sazia del suo Pane e ci abbraccia come il migliore dei Padri?La santa Messa è il concerto della vita. Lui è il cantautore che stuzzica la nostra voglia di bellezza, di bontà, di amore, di misericordia. Ci invita a cantare con lui come compagni di viaggio perché lui non ci lascerà orfani e sarà con noi sino alla fine dei tempi. È un preludio di quella ri-surrezione che ci vedrà tutti insieme al banchetto finale, dove quelli che lo han-no saputo riconoscere in chi aveva fame e sete, o in carcere e malato, o nudo e straniero, o diverso e indifeso, o piccolo e più debole… si sentiranno dire «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in ere-dità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo» (Mt 25).

dimmi chi è il tUo dio e ti dirò come preghiFaccio fatica a capire come sia possibile, dopo la confessione, dare come peniten-za la preghiera. Se la preghiera è una pe-nitenza, è chiaro che non la si fa volentie-ri. Ma la preghiera nelle sue varie forme di celebrazione e nei diversi formulari è dialogare con Dio. Mi chiedo se possa essere un obbligo o un dovere. Ma che cosa c’è di più bello che poter parlare e dialogare e cantare con il nostro Dio? Ma c’è piacere più grande? Se Dio è colui che ci ama di più e non smette mai di amar-ci e se noi amiamo lui con tutto il cuore, l’anima e le forze, cosa c’è di più bello e desiderabile dell’incontrarlo in momenti di intimità? Il fidanzato non vede l’ora di incontrare la sua amata e il tempo che sta con lei passa velocissimo perché vissuto in ogni singolo attimo e goduto in ogni frazione di secondo. E noi ci annoiamo quando siamo con il nostro Dio? Ci distraiamo?

Ci dimentichiamo di pregare? Non abbia-mo tempo alla domenica? Se è così, noi crediamo, ma non abbiamo fede. Allo-ra, benvenuta tristezza! Come evitare il rischio di diventare dei bigotti che non hanno mai incontrato Dio e lo confon-dono con l’esattore delle tasse al qua-le ogni tanto debbono, purtroppo e con tristezza, l’obolo o una visita frettolosa e distratta? E poi ci stupiamo che nelle nostre assemblee mancano completa-mente certe fasce di età? Esagerato? «È ormai tempo di svegliar(vi)ci dal sonno» (Rm 13,11).

giuliano [email protected]

Non possiamo permetterci il lusso di essere tristi

La gioia del cristiano è anche la gioia di condividere un cammino. Non un percorso solitario, ma una condivisione di preghiere, fatiche e impegno che sono la forza della Chiesa.

È nella Messa che si esprime la gioia di una comunità che incontra il suo Dio ed è la Messa, cuore del tempo libero domenicale, che dà senso a tutto il tempo.

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26 LUGLIO-AGOSTO 2012

Don Bosco oggi

Che Don Bosco fosse un grande co-municatore e che fosse preoccupato

soprattutto di farsi capire dal “popolo”, dalla gente semplice, è risaputo. Già solo il fatto che leggesse le sue omelie a mam-ma Margherita prima di pronunciarle - e se sua madre gli faceva intendere di non seguire il filo del discorso, le riscriveva - la dice lunga su come ritenesse fon-damentale che il messaggio evangelico fosse ben compreso specialmente dalla povera gente.Da questa sua intuizione, dalla premura che le buone letture, ovvero la “buona stampa” - come si diceva all’epoca di Don Bosco - sia religiosa che di intrattenimen-to culturale - si diffondessero tra la gente comune perché facessero “opinione” in un tempo di feroce anticlericalismo è nata l’idea di mettere in piedi la celeberrima ti-pografia salesiana di cui nei mesi scorsi si sono celebrati a Torino i 150 anni di vita.Ma c’era un altro scopo che spinse Don Bosco a “intestardirsi” sulla tipografia, pur non disponendo dei mezzi economici per lanciarsi in una simile impresa: quello di avviare i giovani ad un mestiere, quello di tipografo e legatore, con cui guadagnarsi onestamente da vivere.

sUpporter, cafasso e rosminiQuello che oggi - a fianco della Basilica di Maria Ausiliatrice - è un centro editoriale all’avanguardia e attrezzato con le ultime tecnologie digitali per la stampa è la rea-

lizzazione di uno dei sogni di Don Bosco: del suo desiderio di creare «l’impianto di laboratori e di una stamperia» ne par-lò al suo concittadino e confessore don Giuseppe Cafasso nel 1851. Anche a don Antonio Rosmini il nostro Santo chiese aiuto per poter dare vita al suo progetto. Il filosofo roveretano lo incoraggiò, pro-mettendogli anche un sostegno econo-mico ma la morte lo colse nel 1855 prima di poter mantenere la sua promessa. In-tanto Don Bosco, sebbene privo di mezzi, metteva le fondamenta per la tipografia. Come si legge nelle “Memorie biografi-che” (Volume 5, pagg. 34-35) era il 1854 quando un giorno portò ai suoi alunni alcuni fogli stampati di un libro intitola-to gli Angeli Custodi. Si sedette al tavolo con loro e iniziò a piegarli, poi chiese a sua mamma di cucirli: così nacque il pri-mo laboratorio di legatoria e prese il via l’avventura di quella che oggi è la Scuola

Grafica Salesiana in via Ma-ria Ausiliatrice 36. Finalmente il 31 dicembre 1861 il nostro ottenne dal Prefetto di Torino la licenza di aprire la tipografia dell’Oratorio San Francesco di Sales, con direttore il cav. Ore-glia di Santo Stefano ed edito-re il sac. Bosco Giovanni, come si legge nei documenti origi-nali esposti nella mostra alle-stita lo scorso aprile per rie- vocare i 150 della tipografia.

«Ho un sogno: dieci tipografie»Dal primo volume cucito da mamma Margheria alla stampa digitale: da 150 anni la tipografia salesiana ha cavalcato con sussesso i cambiamenti di un settore in continua evoluzione.

Per Don Bosco, la tipografia era (e continua ad essere) un’oppor-tunità per insegnare ai giovani un mestiere, con cui guadagnar-si onestamente da vivere. Nella foto: il reparto legatoria nell’an-no 1930.

© Archivio SGS

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DON BOScO OGGI 27

vedrete, saremo famosi!«Di lì in poi non ci siamo più fermati - spiega l’attuale direttore della tipografia Luigi Bacchin, salesiano coadiutore, me-moria storica della tipografia in cui lavora da 57 anni - all’inizio, in uno stanzone ricavato al pianterreno sotto le finestre della sua camera, Don Bosco collocò due macchine per la stampa a ruota e un torchio. E ai suoi giovani preoccupa-ti per la precarietà di quelle attrezzature prometteva «Avremo una, due tipografie, dieci tipografie. Vedrete!». E così avvenne, tanto che la tipografia salesiana col pas-sare degli anni impensierì alcuni tipografi privati tanto da presentare al Governo nel 1872 una petizione per far abolire tutte le tipografie «aventi scopo e carattere di beneficenza». Ma Don Bosco non si fece intimidire e andò avanti per la sua strada ingrandendo i locali (con la fonderia dei caratteri, la stereotipia e la calcografia) e acquistando nuovi macchinari (4 torchi, 12 macchine per la stampa prima a va-pore e poi ad elettricità) man mano che la fama della tipografia si diffondeva così da competere con quelle più conosciu-te di Torino. Nell’esposizione nazionale del 1884 in una lunga galleria dedicata a “Don Bosco: fabbrica di carta, tipografia, fonderia, legatoria e libreria salesiana” i visitatori potevano seguire in tempo reale tutto il processo del libro a cura degli al-lievi della Scuola Grafica: dalla fabbrica-zione della carta alla composizione delle pagine con i caratteri mobili, dalla stampa alla piegatura e alla rilegatura del volume. E su impulso dei premi e dei riconosci-menti che la tipografia di Don Bosco rice-vette da tutt’Europa, nacquero tipografie in tante altre Opere Salesiane.

la sfida del digitaleOggi, a 150 anni dall’inaugurazione, la Comunità Salesiana San Francesco di Sa-les di Torino Valdocco, che gestisce l’a-zienda grafica e il Centro di Formazione Professionale grafico, proprio per tener

fede a ciò che di sé diceva il fondatore «In queste cose Don Bosco vuole essere all’avanguardia del progresso» ricorda il passato glorioso di quest’opera guardan-do al futuro con il coraggio e l’ardire del nostro Santo. «Ho iniziato a lavorare a 19 anni come legatore alla tipografia di Colle Don Bosco - prosegue Luigi Bacchin - e in questi anni ho visto molti cambiamenti e generazioni di giovani passare in que-sti stanzoni, gli stessi calpestati da Don Bosco. La rivoluzione nel settore edito-riale che stiamo vivendo è paragonabile al passaggio dei libri copiati dagli ama-nuensi alla stampa di Gutenberg. Assi-stiamo a una crisi globale del prodotto stampato, la lettura sui libri viene sop-piantata da quella nei vari supporti digi-tali. Penso spesso a Don Bosco e a tutte le difficoltà che ha avuto per realizzare il sogno della tipografia e a noi tocca in-ventare nuove strade per non tradire i due obiettivi del fondatore: diffondere le buone letture e insegnare un mestiere ai giovani».E allora come fronteggiare questa nuo-va crisi? «Intanto continuando a rimane-re aggiornati per fare al meglio il nostro lavoro che deve essere di qualità - con-clude il direttore -. E poi affidandoci alla Provvidenza. Mi capita spesso, soprattut-to quando le commesse scarseggiano di andare all’urna di Don Bosco e di pregare perché ci ispiri qualcuna delle sue idee illuminanti…».

Marina [email protected]

15 0 anni della TiPOGRaFia SaleSianafondata da San Giovanni Bosco 1862-2012

Oratorio Salesiano San Francesco di SalesScuola Grafica Salesiana - Torino

scUola grafica salesiana - torinovia Maria Ausiliatrice 3610152 Torinotel. [email protected]

Un’immagine del reparto stampa negli anni Cinquanta. Da decen-ni, torchi e linotype sono stati so-stituiti da computer e stampanti laser.

© Archivio SGS

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36 LUGLIO-AGOSTO 2012

Esperienze

Lo scorso marzo, in Canada, si sono incontrate le 14 banche aderenti alla

Global Alliance for Banking on Values (Gabv), un network indipendente del ri-sparmio gestito, che opera in 24 Pae-si del mondo, contando un patrimonio complessivo di 26 miliardi di dollari. Il messaggio, positivo, è che i loro bilanci godono di ottima salute. In altri termini, lo tsunami della crisi economica plane-taria non li ha nemmeno sfiorati. Com’è possibile?Il fatto si spiega con l’elemento che acco-muna i membri del Gabv: il rispetto dei princìpi della finanza etica. Tra i protago-nisti, c’è la Banca Popolare Etica, rappre-sentata dal presidente Ugo Biggeri, che lo scorso 8 marzo ha compiuto 13 anni. Forte di un capitale sociale di 35.607.000 euro (il 14% in più del 2010) e di oltre 36mila soci (di cui circa 31mila singoli cit-tadini), sin dall’inizio della crisi, nel 2008, la Banca Etica è riuscita a far crescere costantemente l’erogazione di credito a favore delle imprese sociali e delle fami-glie, come spiega Alberto Hoch, respon-sabile culturale per l’Area Nord Ovest: «Il 2011 si è chiuso registrando nei volumi una crescita a due cifre, per il terzo anno consecutivo. La raccolta di risparmio ha raggiunto i 717 milioni di euro, l’11,7% in più rispetto al 2010, mentre i crediti ero-gati sono pari a 540,8 milioni (+ 23,9% sul 2010)». Il trucco c’è. Banca Etica si pone, infat-ti, come alternativa alla finanza drogata da speculazioni e prodotti derivati, che punta al massimo profitto nel brevissimo

Quando l’Etica entra nel portafoglioNon è vero che la crisi economica ha colpito tutti gli istituti di credito. Ci sono realtà che non sono state toccate dal terremoto dello spread e dei “titoli spazzatura”. Un esempio è la Banca Popolare Etica.

periodo. «Il nostro fine - spiega ancora Hoch - è gestire il risparmio di famiglie, singoli e organizzazioni investendolo per finanziare esclusivamente iniziative eco-nomiche che perseguono finalità sociali e che operano nel pieno rispetto della di-gnità umana e dell’ambiente. Lo facciamo in modo innovativo, orientando l’attività sia operativa sia culturale ai principi della finanza etica: trasparenza, diritto di ac-cesso al credito, efficienza e attenzione alle conseguenze non economiche delle azioni economiche».

tanti pregi, Un difettoUnica pecca, il numero di filiali presenti sul territorio italiano: appena 16, nelle cit-tà più importanti, tra cui Torino (la “casa madre” è a Padova), e coadiuvate da una rete capillare di promotori finanziari, ri-battezzati “banchieri ambulanti”, oltre che da 70 Gruppi di Iniziativa Territoriale (Git), con il compito di diffondere i valori della finanza etica e di facilitare le interazioni tra soci, banca e territorio.Anche in questo caso c’è una spiegazio-ne: il sistema è stato costituito inizial-mente per sostenere le realtà non profit del Terzo Settore. Un impegno, per così dire, di “nicchia”, il cui successo ha fat-to spuntare ovunque richieste. Con il ri-sultato che oggi la Banca Etica si dedica al finanziamento dell’economia civile in senso lato, ma sempre negli àmbiti del-la cooperazione sociale, di quella inter-nazionale e degli aiuti allo sviluppo, del commercio equo e solidale, degli inter-venti per migliorare la qualità della vita,

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ESpERIENzE 37

Quando l’Etica entra nel portafoglio

della tutela ambientale, del social housing, dell’agricoltura biologica. «Ogni finanzia-mento - dice Hoch - è erogato sulla base di un’istruttoria economica a cui si af-fianca una dettagliata valutazione socio-ambientale, che permette di selezionare i progetti più validi nel rispetto degli inte-ressi della collettività».

le proposteBanca Etica sta sperimentando forme in-novative di sostegno alle imprese e all’oc-cupazione. Un esempio sono le opera-zioni di “workers buyout”, finanziate dalla Banca in collaborazione con Legacoop: piccole e medie imprese fallite o sull’or-lo del fallimento sono rilevate dai dipen-denti che si costituiscono in cooperativa, investono gli ammortizzatori sociali (Tfr, cassa integrazione) e con il finanziamen-to di Banca Etica si impegnano a salvare l’azienda, il loro posto di lavoro e la loro professionalità. Reti e alleanze tra cittadi-ni e tra lavoratori sono al centro di altre operazioni innovative che spesso coin-volgono le pubbliche amministrazioni.Il mondo non è fatto però soltanto di ci-fre. Serve una nuova cultura dell’econo-mia e del risparmio gestito, più consape-volezza delle vie che portano una società a crescere. «Banca Etica si sta impegnan-do anche per il lancio di una campagna di educazione finanziaria nella convin-zione che un reale cambiamento si po-trà avere solo con un’azione simultanea: dall’alto con nuove regole internazionali - contrasto ai paradisi fiscali; tassa sulle transazioni finanziarie; trasparenza reale - e dal basso con cittadini più responsa-bili e consapevoli dei meccanismi della finanza», afferma Hoch. Il riferimento è

all’iniziativa “Non Con I Miei Soldi”, volta a fornire tramite incontri e forum un utile vademecum, anche solo per la semplice apertura di un conto. «La finanza casinò è alimentata con i risparmi di tutti i cit-tadini e di tutte le organizzazioni - con-clude Hoch -. Ma si può dire basta, così com’è avvenuto con le campagne che negli scorsi decenni hanno imposto an-che alle grandi imprese strumenti di mo-nitoraggio della responsabilità sociale e ambientale».

Luca [email protected]

www.bancaetica.com

Sede centrale-Padova via Niccolò Tommaseo tel. 049.8771111

Sede di Torino via San Pio V 15/bis, tel. 011.6680993 [email protected]

Il coordinatore del Git di Torino-AostaFingerle Lucas tel. 333.2005815 [email protected]

Banca Etica investe nell’econo-mia reale della cooperazione sociale, degli aiuti allo sviluppo e del commercio equo e solidale. Così facendo, nel 2011 ha regi-strato una crescita a due cifre.

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42 LUGLIO-AGOSTO 2012

“Bello e impossibile” come lo immagina gianna Nannini o “dolcissimo” come lo invoca irene grandi. “Disperato” come lo racconta Nada o “di plastica” come lo teme Carmen Consoli... L’amore ha dav-vero troppe sfaccettature e sfumature per essere rinchiuso in una canzone. A vol-te più idealizzato che vissuto, non si nu-tre di gesti plateali e difficilmente si lascia incontrare negli studi televisivi popolati di “tronisti”, di “pupe” e di “secchioni” che sembrano più interessati alla piega dei ca-pelli che ad ascoltare i richiami del cuore.Per provare a capirne di più ci siamo ri-volti a don ezio risatti, preside del cor-so di laurea in Psicologia della comunica-zione, che ha sede nella Scuola superiore di formazione “Rebaudengo” di Torino.

le apparenze dell’amoreperché l’amore, a qualunque età, è così importante?

«Perché, pur essendo un sentimento umano, riguarda direttamente Dio, che l’evangelista Giovanni definisce “Amore”. L’uomo, creato a immagine di Dio, gli so-miglia perché è in grado di amare».

talvolta, però, si rischia di confon-derlo con sentimenti che non sono l’amore...

«Succede che lo stimolo a formare una coppia possa essere scambiato per amo-re. Che ragazzi e ragazze desiderino vi-vere insieme più per conformarsi a tradi-zioni e a pressioni sociali che per condivi-dere un progetto di vita. È una situazione che, se sottovalutata, è destinata a creare problemi, fatiche e sofferenze».

i più giovani, non di rado, fanno fa-tica a distinguere infatuazione e in-namoramento.

«L’infatuazione è un meccanismo incon-scio che può scattare all’inizio dell’inna-moramento e che va tenuto sotto con-trollo. Proiettare su una persona le carat-teristiche che più mi affascinano, infatti, non mi permette di vivere un rapporto reale con essa ma con i caratteri che io le attribuisco. Quando ho la sensazione che il partner sia perfetto sotto ogni punto di vista è il momento giusto per doman-darmi se sono caduto vittima dell’infa-tuazione».

e non manca chi s’innamora per le-nire le ferite interiori e il male di vi-vere…

«Gli psicologi, che a volte usano termini difficili, la chiamano “compensazione di ferita d’origine traumatica” e, di solito, ha inizio nell’infanzia. Il bambino che non si sente protetto o valorizzato a sufficien-za può diventare un adulto che, quan-do incontra chi lo ama, ha la sensazione di poter colmare i propri bisogni incon-sci non soddisfatti e - come in un poz-zo senza fondo - tenta di compensare il trauma senza mai esaurirlo. Anche in questo caso non si può parlare d’amore ma di soddisfazione di un bisogno».

a complicare il quadro è in agguato anche la gelosia…

«La gelosia, al contrario di quanto si cre-de, non è dimostrazione d’amore ma pretesa inconscia che il partner si dedi-chi totalmente a me. Oltre che nei con-fronti della persona amata, la gelosia vie-

L’innamoramento, “campio ne gratuito” d’amoreA tu per tu con don Ezio Risatti per cominciare a esplorare le dinamiche che possono contribuire a edificare una storia d’amore.

Sfide educative

L’amore è vedere i limiti delpartner e sentire che, al di là di tutto, egli vale e merita di essereamato.

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SFIDE EDUcATIVE 43

ne spesso indirizzata anche verso amici, colleghi e famigliari. Dal punto di vista psicologico, oltre che cristiano, ha ragio-ne San Paolo quando, nella prima lette-ra ai Corinzi, afferma che “l’amore non è geloso”».

Un amore senza confiniMa allora, che cos’è l’amore?«Spiegarlo è impossibile, come tenta-re di descrivere il sapore della menta o del mango, e lo comprende solo chi vive l’esperienza dell’innamoramento, un “campione gratuito” d’amore, una bufera psicofisica che sconvolge l’esistenza, al punto che molti adolescenti - convinti di essere i primi a beneficiarne nella storia dell’umanità - pensano: “Se anche gli al-tri uomini sapessero che cos’è l’amore il mondo sarebbe diverso e non esistereb-bero gli orrori che riempiono le cronache dei giornali”».

Che cosa capita, dal punto di vista psicologico, quando due persone si innamorano?«Innanzi tutto, cade la barriera dell’inco-municabilità: sono consapevoli di essere sintonizzati sulle “frequenze” del partner, del fatto che si comprendono reciproca-mente senza bisogno di spiegarsi. Poi si percepisce il valore dell’altra persona al di là dei propri limiti: a differenza di chi è infatuato, l’innamorato vede le povertà e gli sbagli del partner ma sente che egli vale e che merita di essere amato. Infine, si è disposti ad affrontare dolori e fatiche: sperimentato che l’amore è un bene pre-zioso, non si intende rinunciarvi neppure quando amare significa soffrire».

Una sequenza di dinamiche che sem-brano avere molto in comune con la vita di gesù...«La percezione dei nostri limiti e, con-

temporaneamente, del nostro essere un tesoro prezioso è alla base della decisio-ne di Gesù di donare la propria vita per salvare l’umanità. Lo esprime con preci-sione San Paolo quando, nella lettera ai Romani, afferma che “Cristo ci ha amati e ha dato la vita per noi prima che fossi-mo redenti e salvati”. Infatti eravamo an-cora immersi nel peccato quando Gesù ha accettato di offrire la propria vita per noi, e lo ha fatto perché vedeva nel me-desimo tempo in ogni uomo sia l’essere peccatore sia l’essere immagine bella e preziosa di Dio».

Carlo [email protected]

L’innamoramento, “campio ne gratuito” d’amore

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ESpERIENzE 35

Esperienze

Non giudicate dalle apparenze. Sono disoccupata. Ho due figli piccoli.

Mio marito ha partita Iva e il commer-cialista ride quando vede il totale annuo delle sue fatture. Siamo una famiglia in difficoltà. Come tante. Forse troppe, in questo periodo. I nostri amici e anche molti nostri fami-gliari non sanno quanto siamo in diffi-coltà, a livello economico. È una cosa che non hai voglia di raccontare: riservatez-za, pudore, vergogna… Conosciamo al-tre famiglie che vivono il nostro stesso disagio. Lasciate che vi spieghi la situa-zione di noi, nuove famiglie sulla soglia della povertà.Perdere il lavoro oggi, non significa che tutto ciò che fino a ieri abbiamo potu-to comprare e “permetterci” sparisce. Per esempio, la mia auto rimane quella che, fortunatamente, avevo finito di pagare prima di rimanere senza lavoro. È gran-de, perché oltre alla mia famiglia deve ospitare i nonni anziani che non se la sentono più di guidare. Qualcuno può ritenerla uno status symbol: forse lo era più di 10 anni fa, quando l’ho acquistata, ma ora è soltanto un mezzo comodo a quattro ruote!Una conoscente mi passa gli abiti dismessi del nipotino che frequenta la “Torino-

Non giudicate dalle apparenzeAnche a Valdocco, come in altre sedi salesiane, incontriamo sempre più spesso persone in difficoltà economica: cassa integrazione, licenziamenti e disoccupazione, soprattutto giovanile, hanno pesanti ripercussioni individuali e familiari. Tra le confidenze ricevute, pubblichiamo questa di “una giovane mamma”.

bene” e ha 8 anni più di mio figlio. Così, il mio bimbo ha abiti firmati di almeno otto “stagioni” fa... Mi sto facendo crescere i capelli, perché non posso più andare tutti i mesi dalla pettinatrice. Nel mio carrello della spesa non c’è il cibo “firmato”, ma soltanto prodotti a marchio del super-mercato, soprattutto se in offerta. Quan-do gli amici ci invitano a mangiare la piz-za con la famiglia, invento mille scuse. In estate sono in vacanza con i bambini tutti e tre i mesi: nelle case dei nonni, dove non pago nulla di più di quanto spen-derei rimanendo a casa. A forza di togliere e tagliare dal “super-fluo” si finisce con l’arrivare al “necessa-rio”: il dentista è rimandato per mesi, gli occhiali non sono cambiati… E pur di

lasciare il più possibile ai figli (nuoto, gita scolastica…), tu finisci col rinun-ciare a talmente tanto che alla fine ti senti (e sei) imbruttito di fuori, perché ti curi meno, ed arido dentro, perché costa troppo andare al cinema, uscire

con gli amici o fare il campo famiglia con la parrocchia. Eppure curare hobby,

svago e cultura è ciò che ti rende meno animalesco-robot e più persona, consa-

pevole della tua dignità. Allora, cer-cate di conoscere. E provate

a non giudicare. Soprat-tutto dalle apparenze.

Gesù ha detto: «Non giudicate, per non essere giudicati» (Mt 7,1). È come se avesse detto: «Giudi-ca noi, come noi giudichiamo gli altri».

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II LUGLIO-AGOSTO 2012

hic domus mea

inde gloria mea

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Nel prossimo numero l'intervista a Suor Caterina Cangià, sceneggiatrice e produttrice del nuovo film su Madre Mazzarello.

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Nº 4- 2012 ANNO XXXIIIBIMESTRALE

pag. 2 NPG La rivista “Notedi pastorale giovanile”: il “metodo preventivo”per gli educatori

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luglio-agosto

pag. 23 Lo sport per tuttiTiziana Nasi, presidente della Fisip

L’anima mia magnifi ca

il Signore

pag. 20 SGStipografi a voluta da Don Bosco, festeggia i primi 150 anni

www.facebook.com/ rivista.ausiliatrice

In questo numero

segni e valori21 LO SPORT PER TuTTI

don bosco oggi26 “hO un SOgnO: 10 TIPOgRAFIE” 28 DOn BOSCO: I DIFFICILI InIzI DELL’ORATORIO 30 mARIA RInnOVA LE FAmIgLIE 32 SORELLE nEL CAmmInO DELL’InTEgRAzIOnE34 un PIATTO AnTICO: LA “PAnADA”

esperenze35 nOn gIuDICATE DALLE APPAREnzE36 quAnDO L’ETICA EnTRA nEL PORTAFOgLI

sfide edUcative38 gIOVAnI LOLITE AumEnTAnO 40 BuOnI CRISTIAnI E OnESTI CITTADInI 42 L’InnAmORAmEnTO, “CAmPIOnE gRATuITO”

D’AmORE

lettere a sUor manU44 SE IL “BuLLO” è mIO FIgLIO

poster gIORnI DI STuPORE E DI LODE

il salUto del rettore1 VACAnzE: PERIODO DI RICARICA

umAnA E SPIRITuALE a tUtto campo2 unA “SInFOnIA” DI VITA PER I gIOVAnI:

LA RIVISTA “nOTE DI PASTORALE gIOVAnILE”

leggiamo i vangeli4 nOn SOnO AmmESSE SCORCIATOIE!

in cammino con maria6 CAnA E TABOR. mARIA E IL PADRE 8 LA DEVOzIOnE ALLA mADOnnA

E IL mOnDO DEgLI AnImALI

maria nei secoli10 “LA VERgInE DEL SORRISO” E S. TERESA DI LISIEux12 LA mADOnnA DI FIESOLE

la parola qUi e ora14 IL RISChIO DELLA InCREDuLITà E DELL’IDOLATRIA

amici di dio16 BEnEDETTO PATROnO D’EuROPA

giovani in cammino18 nOn POSSIAmO PERmETTERCI IL LuSSO

DI ESSERE TRISTI

chiesa viva20 ABOLIRE L’OmISSIOnE! 24 L’AuTunnO CALDO DELLA FEDE