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Un numero imperdibile di Reach Italia Notizie: tutto sul viaggio in Burkina Faso e Niger dei collaboratori dell'associazione

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SommarioUn mondo senza povertà ed insicurezze: lavoriamo per questo sogno5° convegno SpeRA, Reach Italia protagonista con tre progetti di cooperazione interna-zionale....................................................................................................(pag. 3)

“Basta poco per aiutare”, per Natale raccogli materiale scolastico con Reach Italia..(pag. 4)

In Congo inizia l’anno scolastico, è pronto l’aiuto di Reach ItaliaIl villaggio dei bambini orfani e vulnerabili...................................................(pag. 5)

Mali, la psicosi ebola minaccia la sicurezza alimentare e l’economia locale.........(pag.6)

In Congo: istruzione, salute e alimentazione ancora delle note dolenti.............(pag. 7)

Le difficoltà del Niger, un paese agricolo che ha bisogno d’aiuto......................(pag. 8)

“Dalle scuole di Niamey una certezza: non possiamo rimanere inerti davanti ad un pae-se che langue”....................................................................................(pag. 8-11)

Quando l’Africa lascia il segno: dal calore a quei visi che non si dimenticano...(pag. 11-14)

La concreta lotta a fame e malnutrizione: le mense scolastiche in Congo e l’aiuto dato a tanti bambini..................................................................................(pag. 14-15)

Anno XXIV n.4 ottobre-dicembre 2014 - Una copia 1,00 Euro compreso IVA assolta dall’edi-tore - art.74/c D.P.R. 633 del 26-10-1972 Editrice Reach Italia ONLUS Sede legale: Milano, Via Ceriani 4 - Sede operativa: Milano, Piazza Bertarelli 2 - tel: 02.660.400.62/02.61.75.579 fax: 02.66.010.030 www.reachitalia.it [email protected] - C.F. 97061580151 P.IVA 04237030962 - R.O.C. 12429 del 14/02/2004 - Aut. n. 88 del 23.02.90 Tribunale di Mila-no - Organo trimestrale di Reach Italia ONLUS - Sped. in a. p. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di Milano - Direttore responsabile: Carlo Schino - Comitato di redazione: Carlo Schino, Fabrizio Fratus, Ciro Troise - Per donazioni: C/C POSTALE: 59692202 - BAN-CA POPOLARE DI SONDRIO ag. Cinisello Balsamo IBAN: IT54I0569632930000004444X70 - BANCA PROSSIMA filiale 05000 di Milano IBAN: IT48E0335901600100000008708

Si ringraziano gli amici di Reach Italia Notizie: GE.GRAF e 8 x mille della Chiesa Avventista

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Un mondo senza povertà ed insicurezze: lavoriamo per questo sognoContro la crisi Reach Italia ha sviluppato iniziative sociali sul territorio: dalle botte-ghe solidali all’aiuto ai padri separati in dif-ficoltà

Il sogno di un Presidente di un’associazione come Reach Italia è quello di “costruire” un mondo in cui povertà e insicurezze non esistano più soprattutto per i bambini. Sono consapevole che questo sogno è irrealizzabile ma l’impegno di tutti noi è comunque utile per avvicinarci alla sua realizzazione. Ogni giorno, oramai da qualche anno, si sente parlare solo di crisi e di difficoltà di ogni genere e per questo noi di Reach Italia abbiamo iniziato a sviluppare iniziative solidali sul territorio italiano: le botteghe solidali, il Giocoscuola, l’aiuto ai padri separati in difficoltà, tante collaborazioni con diverse associazioni.

Abbiamo sempre parlato di fare rete con chi lavora per il bene comune, noi lo facciamo. Tutte queste iniziati-ve, questi progetti, questi interventi sono possibili grazie a tutti i sostenitori e collaboratori della nostra organizzazio-ne. Siamo una grande famiglia che lavora costantemente per migliorare il mondo in cui viviamo. Lo facciamo con il sorriso e con la certezza che ogni giorno molti bambini in difficoltà potranno ridere e giocare grazie al nostro lavoro.Il lavoro di tutti noi non è una goccia nel mare, è azione pura che aiuta moltissime persone. Non dobbiamo arren-derci ma insieme dobbiamo fare tutto quanto è possibile per continuare in questa nostra missione di aiuto ai più deboli. Reach Italia, Missione bambini!

Carlo SCHINO,presidente di Reach Italia

Gruppo di partecipanti CreaGioco a Genova

L’iniziativa nata nel 2010 sta racco-gliendo sempre maggiore successo

5° convegno SpeRA, Reach Italia protagonista con tre progetti di cooperazione internazionaleFratus (Reach Italia Onlus): “Siamo felici di partecipare ad un importante momento di confronto con tre nostri progetti”

Una delle carenze più evidenti nelle politiche ita-liane sulla cooperazione internazionale è l’assenza di un confronto esteso, serio tra le istituzioni e le ong, cioè i re-ali soggetti che cercano di rispondere concretamente alle esigenze dei Paesi più poveri del mondo. Quattro anni fa, nel giugno del 2010, grazie all’impegno dell’onlus Medici in Africa, a Genova questo bisogno di dialogo è stato rac-colto dagli organizzatori del convegno SpeRA (Solidarietà, progetti e risorse per l’Africa), un grande meeting della co-operazione internazionale con un occhio specifico sull’Afri-ca. Un’idea importante che nell’arco degli anni ha raccolto sempre maggiore successo costruendo anche ii consorzio SpeRA, che riunisce oggi trenta associazioni operanti nel continente nero. Il convegno SpeRA ormai è un punto di riferimen-to per tutti: cittadini, aziende e soprattutto per tutto il mondo del terzo settore che opera nell’Africa subsaharia-na. L’intento dell’evento è dar voce a tutti i progetti di co-

Dona il tuo5 x MILLE a

REACH ITALIA Non costa nul-la ma può fare

tanto!

97061580151Metti la tua firma per la solidarietà!

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BombonieresolidaliComunione, battesimi, matri-moni sono eventi speciali della nostra vita, momenti che non dimentichiamo facilmente. Sarebbe ancora più emo-zionante se questi momenti avessero una missione solida-le. Potete fare voi la differen-za, scegliendo di realizzare le pergamene dell’evento con Reach Italia.Contattateci telefonicamente allo 02.66040062, 02.6175579 oppure tramite email ([email protected])

operazione internazionale, i programmi d’aiuto, favorire collaborazioni tra realtà laiche e religiose, tra ong, azien-de ed università. Il convegno si è tenuto dal 20 al 22 Novembre al Museo del Mare di Genova ed è stato dato grande risalto ai progetti delle associazioni, con un focus specifico e am-pio spazio nelle assemblee plenarie. Tra le attività presentate, ci sono anche tre pro-getti di Reach Italia Onlus, ong molto attiva su sostegno a distanza e sviluppo e cooperazione internazionale in Burkina Faso, Niger, Congo, Capo Verde, Guinea Bissau, Mali, Ruanda. Saranno esposte durante i lavori del conve-gno SpeRA i progressi del recupero delle terre fortemente desertificate nel Sahel Burkinabè attraverso la tecnica del water harvesting che punta a dare nuovamente fertilità ai terreni, l’attività di “Sos Scuola” per la completa ristruttu-razione degli edifici scolastici in Burkina Faso, Niger, Mali, Guinea Bissau e Repubblica Democratica del Congo e il progetto “Mangio anch’io-Mense scolastiche” per fornire un milione di pasti durante l’anno scolastico ai bambini dei paesi più poveri del mondo. “Siamo felici di aver pre-sentato i nostri progetti, il lavoro quotidiano che portiamo avanti in Africa. Sono tutti curati con il supporto delle comunità locali e monitorati costantemente, il convegno SpeRA è una grande opportunità per tutti, permette alle realtà che lavorano nell’Africa subsahariana di confrontar-si sulle tematiche importanti, di proporre idee innovative, di affrontare un dibattito stimolante, una risorsa utile per il nostro mondo”, ha rivelato Fabrizio Fratus, responsabile comunicazione di Reach Italia Onlus.Dalla Liguria con l’Africa nella mente e nel cuore in tre giorni di dibattito e programmazione.

Ciro TROISE

Si ringrazia la “Voce d’Italia” per averci for-nito questo prezioso articolo e per lo spazio concesso alle iniziative di Reach Italia

“Basta poco per aiutare”, per Natale raccogli materiale scolastico con Reach Italia

“Basta poco per aiutare”, con Reach Italia puoi farlo rendendo il tuo Natale ciò che dovrebbe essere: un momento di riflessione e soprattutto di sostegno per i più deboli. Reach Italia organizza una raccolta di materiale scolastico, talvolta anche superfluo per i ragazzi italiani e che, invece, per i bambini dell’Africa, dei paesi in cui ope-riamo, è molto ambito. Le matite, le gomme, le penne, gli zaini hanno anche un valore simbolico importante in realtà come Burkina Faso e Niger, mostrano la possibilità di studiare, il diritto a formarsi. Reach Italia Onlus predispone dieci punti di rac-colta in tutta Italia: a Bologna in Via Zanardi, 181, a Brac-ciano, presso la ludoteca comunale di Via Orsini, a Cese-na presso la bottega del dono solidale in Via Carlo Emilio Gadda, 300, a Conegliano Veneto, in Via Vittorio Veneto, 24, a Firenze presso la bottega del dono solidale in Via del Pergolino, 1, a Forlì in Via Curiel, 53, a Genova presso la bottega del dono solidale in Piazza dei Trougoli di Santa Brigida, 21, a Jesi in Via XX Settembre, 2 bis, a La Spezia in Via Fossati, 10, a Cinisello Balsamo in Viale Molise, 1, a Napoli in Via Tommaso Campanella, 10, a Perugia in Via Cilea, 11, a Pisa in Via Enrico Fermi, 15/A, a Rieti in Piazza Angelucci, a Torino in Via Rosta, 3. Vi aspettiamo nei punti elencati per accogliere i vostri doni solidali, il materiale che permetterà ai bam-bini dei paesi più poveri del mondo di poter studiare. Per qualsiasi informazione si può chiamare al numero 3351240730.

Ciro TROISE

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In Congo inizia l’anno scolastico, è pronto l’aiuto di Reach ItaliaReach Italia ha distribuito il materiale sco-lastico necessario ai bambini sostenuti a distanza Alle 7.30 di lunedì, 8 settembre, per i corsi che funzionano la mattina, e alle ore 12.30 per quelli pome-ridiani, è iniziato l’anno scolastico. Non solo i genitori, ma l’intera città ha vissuto con entusiasmo quest’evento stabilito dal calendario deciso dal governo nazionale della Repubblica Democratica del Congo. Tantissime famiglie lamentano la mancanza di mezzi economici per la scola-rizzazione dei propri figli. Il paese è sconvolto dalla disoc-cupazione, dalla crisi economica mondiale, dall’inflazione che ha aumentato il costo delle derrate di prima necessi-tà, dalle guerre e dai conflitti tribali.Tuttavia, tra i tanti bambini che hanno avuto la fortuna di rispondere favorevolmente a quest’appuntamento con la scuola, ci sono anche quelli poveri e bisognosi iscritti nel programma di sostegno a distanza di Reach Italia, che si è rinnovato per l’anno scolastico 2014-15.

Reach Italia ha distribuito ai bambini sostenuti matite, quaderni, penne, zaini, strumenti matematici, gomme, temperini e uniformi, klt scolastici completi.

Alunni di 3a elementare della scuola Bendera, nel comune di Ruashi, città di Lubumbashi, regione Katanga

I bambini di Mimbulu ringraziano i sostenitori per l’aiuto di cui le loro famiglie beneficiano. L’assistenza economica nel processo educativo rappresenta per questi bambini poveri del Congo l’unica possibilità di prepararsi per un futuro più dignitoso. Il suono del campanello si è sentito anche alla scuola elementare di Rwese, dove tantissimi bambini at-tendevano con impazienza la nuova apertura dell’anno scolastico. Il pick-up di Reach Italia, carico di materiale scolastico, ha raggiunto tutte le scuole del progetto Nord Kivu, per la gioia di centinaia di bambini. In Congo, maestri, insegnanti, professori e allie-vi, sono tutti pronti per iniziare un anno scolastico profi-cuo. A breve vi invieremo notizie, lettere e fotografie di ognuno di noi, e speriamo che vi renderemo orgogliosi con i risultati delle pagelle di fine anno 2014-2015.

Godefroid CHALWE,responsabile progetto Reach Congo

La distribuzione del materiale scolastico ai bambini sostenuti da Reach Italia alla scuola Mimbulu,

nel territorio di Kipushi, all’inizio dell’anno scolastico 2014/15

Il villaggio dei bambini orfani e vulnerabiliLa soluzione di Reach Italia ad una grave problematica nel Nord Kivu

Il villaggio dei bambini orfani e vulnerabili realizzato da Reach Italia è costruito su un terreno sabbioso a Rwese, in Congo Nord Kivu. Esso è stato ideato per venire incon-tro alla principale problematica sociale della zona: i bambini orfani e vulnerabili. L’edificio è costituito da sei camere da letto, una mensa, una sala giochi, una cucina, un deposito e un gruppo sanitario. Tutto ciò rappresenta un’oasi adatta ai bisogni dei bambini orfani e vulnerabili.La struttura ospita settanta bambini di età compresa tra zero e sedici anni, oltre al personale. Gli animatori, le cuoche, il personale qualificato all’educazione vivono in armonia con i bambini, creando un’ambiente sociale gioioso. Si è creata un’armonia familiare tra persone con provenienze diverse.

Il dormitorio di Rwese

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Reach Italia ONLUSmissione bambiniwww.reachitalia.it

Con il progetto Mangio Anch’IO, REACH ITALIA garantisce 1 milione di pasti ogni anno scola-stico ai bambini che frequentano le scuole in Africa. Il cibo è un diritto di TUTTI!

Da 25 anni Reach Italia si impegna a garantire ai bambini dell’Africa i propri diritti attraverso il sostegno a distanza e ai progetti di coopera-zione internazionale allo sviluppo

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Otto bambini ospitati appartengono alla popolazio-ne pigmea, tra le prime nella storia del Congo ad abitare il paese. Anche se i loro parenti difficilmente si integrano e collaborano con gli altri abitanti, gli otto bambini sfuggono a questo limite e socializzano perfettamente con i loro co-etanei. La mattina i bambini fanno colazione, poi partono insieme verso la scuola, a parte quelli non ancora in età scolare. Al ritorno da scuola, le cuoche sono già pronte ad offrire il pasto in una mensa pulita e ordinata. Poi riposa-no e verso le 14.30 iniziano a preparare i compiti, sotto l’attenta sorveglianza degli animatori. Alle 15.30 inizia il divertimento: ogni giorno sono preparati per loro giochi coinvolgenti e film educativi da guardare insieme. Diverti-mento e attività formative, spesso sono coinvolti in piccoli lavori per la comunità o imparano a cavarsela in aspet-ti importanti, utili per la loro crescita: la maglia, il cuci-to, l’acconciatura dei capelli e l’agricoltura. La sera, dopo cena, c’è tempo per lo studio individuale.

Sicuramente il villaggio dei bambini di Rwese è un mondo particolare, dove la vita scorre in modo diver-so. È veramente una soluzione alla vulnerabilità e ai rischi che tuttora i bambini orfani incontrano vivendo per strada nella Repubblica Democratica del Congo. Vogliamo ringra-ziare le persone che sostengono economicamente questo progetto. Cogliamo quest’occasione per inviarvi nostre no-tizie e per incoraggiarvi ad aiutarci. Da parte nostra ce la mettiamo tutta per venire incontro alle necessità di questi bambini, con la speranza che il loro domani sarà migliore.

Paluku Kibondo, animatore del villaggio

Giocare assieme nel cortile dell’orfanotrofio

Mali, la psicosi ebola minaccia la sicurezza alimentare e l’economia localeL’appello ai sostenitori italiani: “Non ci ab-bandonate in questo momento difficile”

Come dice il proverbio : «i grandi dolori sono muti»; in un momento in cui il nostro paese sta combat-tendo contro le malefatte della crisi politica nella quale affoga sin dal 2012, ecco che una nuova minaccia ci fa tremare ancora di più, si tratta della febbre del virus Ebola. In più, certe zone sono esposte ad un’insicurezza alimen-tare senza precedente. Questa situazione, purtroppo, fa dei bambini bersagli facili, toccandoli in modo speciale. In effetti, il circolo di Kolokani, soprannominato “Beledougou”, a causa della sua costituzione podologica registra ogni anno un tasso sempre più basso della produ-zione agricola. Quest’anno le piogge sono arrivate tardi, a metà luglio e si sono brutalmente arrestate dopo il 5 otto-bre, proprio nel momento in cui il miglio iniziava a matura-re. Le raccolte sono compromesse annunciando un periodo di fame nella zona. Le popolazioni per le quali il principale metodo di sussistenza è l’agricoltura, vivono un periodo di grande angoscia pensando a come potranno garantire la sopravvivenza giornaliera dei propri figli. 5775 persone di 3464 donne sono minacciate dalla crisi alimentare. In questo contesto, l’unica luce di speranza viene attraverso la scuola. Oggi più che mai le popolazioni hanno bisogno di un mezzo che garantisca l’educazione, la sanità e le mense scolastiche che possono garantire l’alimenta-zione ai bambini. Tuttavia l’albero non deve nascondere la foresta. Gli alunni hanno bisogno di cibo per sopravvivere, così come hanno bisogno vitale d’istruzione per migliorare il loro futuro. Oggi le misure preventive stanno per essere mes-se in pratica nelle scuole tramite la fornitura di materiale igienico come : saponi, contenitori d’acqua, bollitori e di-sinfettanti. La psicosi riguardante l’Ebola ha guadagnato terreno ancora di più dopo l’appello lanciato dal governo maliano, che invitava la popolazione a non entrare in pa-

nico. Certi gesti, come stringersi le mani o ab-bracciarsi, sono diventati un tabù. Anche questa volta vogliamo ringraziare i sostenitori e le sostenitrici italiani che sono sempre vicini al nostro popolo e ci aiutano af-finché i nostri bambini possano frequentare la scuola e beneficiare dalle sanità e dal cibo, spe-cialmente in questo momento, quando entrambi sono molto affetti dalla crisi esterna. Lanciamo un vibrante appello: non ci abbandonate in que-sto momento difficile.

Olivier DIARRA, supervisore Kolokani

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REACH ITALIA ONLUS

missione bambini

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Con il progetto SOS Scuola, REACH ITALIA sponsorizza lavori di manutenzione e messa in sicurezza degli edifici scolastici per il buon svolgimento del processo educativo.

Tutti i bambini hanno il diritto di studiare e formarsi in tutta sicurezza.

Con Reach Italia LA SCUOLA E’ UN REGALO PER LA VITA!

In Congo: istruzione, salute e alimentazione ancora delle note dolentiL’appello dei bambini del Congo: “Vogliamo studiare, aiutateci”

Nella Repubblica Democratica del Congo, l’istru-zione, la salute e l’alimentazione rappresentano ancora dei punti dolenti per tantissime famiglie. La causa principale è l’instabilità politica, economica e sociale dovuta agli infiniti conflitti armati. I genitori per sopravvivere si dedicano ai lavori dei campi e al taglio della legna per riscaldamento e cucina. A Kikwanda sul ciglio della strada si vende carbone per mantenere le proprie famiglie.

I bambini in età scolare sono le principali vitti-me di questa situazione poiché sono privati del loro diritto all’educazione, alla salute e alla buona nutrizione. Siccome le famiglie non riescono a fronteggiare le spese per donare questi diritti ai propri figli, essi sono costretti a seguire i genitori nei boschi alla ricerca di funghi, topi e uccelli, per mangiare. Altri bambini sono obbligati a lavorare nelle miniere alla ricerca di pietre preziose, per guadagnarsi il pane quotidiano. A Rwese, in Nord Kivu, i bambini vendono funghi e mango per la sopravviven-za delle loro famiglie. Tanti genitori decidono di mandare a scuola i ragazzi mentre le ra-gazze restano a casa come guardie, doven-do proteggere l’abitazione perché loro sono impegnati a lavorare nei campi. Di conse-guenza, le figlie si sposano presto o restano incinte molto giovani, accrescendo il numero di persone da nutrire in famiglia, la situazio-ne diventa così ancora più complessa. Il tas-so di mortalità è molto alto per la malnutri-zione e l’assenza di cure mediche adeguate.

Sebbene tanti abbiano la volontà di studiare, po-chi bambini trovano un sostegno economico per andare a scuola, perché orfani, profughi o appartenenti a famiglie che si trovano al limite della sopravvivenza. La situazione è migliorata a Mimbulu, dove più bambini riescono ad accedere all’istruzione: in prima ele-mentare imparano le lettere dell’alfabeto e ad esprimersi in francese e a fare anche i primi conti che poi saranno loro utili nella vita. Molti bambini hanno avuto il privilegio di frequen-tare la scuola, ricevere materiale scolastico, uniformi, as-sistenza medica e il servizio mensa, grazie al sostegno a distanza di Reach Italia, che sceglie di aiutare i bambini le cui famiglie versano in situazione di grave povertà e bisogno. Ce ne sono tanti in questa situazione, perciò chie-diamo aiuto ai sostenitori italiani affinchè il loro aiuto sia sempre più cospicuo.Un grande sostegno può arrivare dalle mense scolastiche: a Kikwanda, al momento dei lavori manuali, gli allievi se-minano mais nel campo della scuola, un’iniziativa per ren-dersi autosufficienti dal punto di vista alimentare.Il progetto delle mense scolastiche è molto importante, un vero sollievo per le famiglie numerose che provano a mandare i figli a scuola. Il tasso di scolarizzazione è au-mentato, molti più alunni riescono a completare almeno il ciclo delle scuole elementari.Un saluto dai bambini del Congo per i sostenitori di Reach Italia Onlus e un grande “Grazie” per l’appoggio economico che gli permette di accedere all’istruzione e di costruirsi così una vita migliore.

Godefroid CHALWE

Piccoli venditori ambulanti del Congo

Studiare è un’opportunità che tanti desiderano sfruttare

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Le difficoltà del Niger, un paese agricolo che ha bisogno d’aiutoLa stagione delle piogge, la mancanza degli utensili e la necessità di passare all’agricol-tura meccanizzata, un obiettivo reso com-plicato dal costo elevato dei trattori Il Niger è un Paese dell’Africa subsahariana, dove l’economia punta soprattutto sull’agricoltura, la quale rappresenta il 50% del prodotto interno lordo. Struttural-mente insufficiente (si producono solamente cereali), la produzione agricola fatica a rispondere ai bisogni di una popolazione sempre in aumento (3,3% l’anno), essendo periodicamente minacciata dalla siccità. D’altra parte, la stagione delle piogge risolve questo scompenso solo in parte perché l’acqua è ripartita in modo squilibrato. I bam-bini del villaggio Dangharè, sito a 40 km dalla capitale, appartengono a delle famiglie la cui occupazione principale resta l’agricoltura. Il loro percorso scolastico è minacciato proprio dalla pioggia perché sono costretti ad abbandona-re i corsi alla presenza delle prime gocce d’acqua.

Il Niger è un paese agricolo, tutti gli anni, all’inizio di giugno iniziano a cadere le piogge, un momento atteso dai contadini che iniziano a seminare. L’agricoltura nigerina si confronta tutti gli anni non solamente con la mancanza della pioggia, ma anche con le difficoltà date dal fatto che gli utensili agricoli scarseggiano, oppure sono molto vecchi e mal conservati. A questi problemi si aggiunge anche che i concimi scarseggiano e hanno un prezzo molto elevato. L’agricoltura è spesso condotta con mezzi rudimentali e inefficienti, le autorità statali provano ad intervenire e aiu-tare i contadini, tuttavia questo sostegno non è sufficiente e i raccolti di fine stagione producono risultati sempre in-feriori alle aspettative delle famiglie. In effetti, ogni anno in Niger il raccolto è talmente scarso che mette in discus-sione la sicurezza alimentare di centinaia di famiglie della

zona. Tanti contadini sono costretti a cercare altre attività generatrici di reddito per sopperire ai bisogni delle proprie famiglie. Per migliorare e incrementare la produzione agri-cola, dunque per un livello di vita più dignitoso, è assolu-tamente necessario che l’agricoltura nigerina diventi mec-canizzata, un obiettivo ancora fuori portata per il costo elevato dei trattori. Visti i tanti problemi da affrontare, vi incoraggiamo a non abbandonarci, a proseguire nella vo-stra missione di solidarietà.

Moudi DAN DJIBO, coordinatore progetto Niger

L’agricoltura viene praticata con mezzi molto rudimentali

“Dalle scuole di Niamey una certezza: non possiamo rimanere inerti davanti ad un paese che langue”Il racconto di Sabrina Viaggi, collaboratrice di Reach Italia, al ritorno dal viaggio in Afri-ca, descrive le sensazioni provate in Niger: dalla visita alle scuole alle tante esigenze riscontrate Lunedì 13 ottobre è stato un grande giorno per me, così atteso che la notte precedente ho a malapena chiuso gli occhi. Partivamo per il Niger, dove avremmo visitato le scuole di Niamey, Foulan Koira, Dangharè e Sadoré. Pensavo a mia madre, che prima di lasciare l’Ita-lia mi aveva raccomandato di abbracciare il suo bambino, Soufianou, e al mio amico Alvaro, al quale avrei fatto la sorpresa di mandare una foto del suo piccolo Ismael su whatsapp. Giusto il tempo di preparare i bagagli e Allain,

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coordinatore dei progetti per l’Africa, ci attendeva in mac-china per raggiungere l’aeroporto. Giunti sul posto e pre-parato il piano di volo, eravamo pronti alla partenza. Per la prima volta mi trovavo su un aeromobile piccolo, a soli sei posti. Ho sempre amato volare e in particolare la fase di decollo mi regala ogni volta delle emozioni indescrivibili.

Dopo aver fatto mille foto, sono salita a bordo e mi sono accomodata con le mie colleghe sulle poltroncine di velluto blu. Abbiamo allacciato le cinture di sicurezza e atteso il via da parte della torre di controllo. Malgrado il fortissimo rombo del motore e gli sbalzi d’aria, a volte inquietanti, abbiamo trascorso il nostro tempo di volo in pieno relax, giocando a briscola. La vista del fiume Niger, che attraversa la grande città di Niamey, era un segnale che stavamo per atterrare. Messo il piede nella “Terra di mezzo”, ci siamo accomodati in una sala di aspetto, dove c’era l’aria condizionata e un profumo molto gradevole. Lì abbiamo incontrato per la prima volta il coordinatore dei progetti in Niger, Monsieur Moudì e con lui ci siamo piace-volmente intrattenuti a parlare, in attesa del controllo pas-saporti e di Allain, che stava parcheggiando l’aeromobile. Espletate tutte le formalità per l’ingresso a Niamey, abbia-mo raggiunto l’Hotel “Oasis”. Al primo impatto l’ambiente era coa , e, infatti, non è stato possibile evitare la puntura di qualche zanzara. Mi rincuorava tuttavia la grande devo-zione giornaliera che avevo per il malarone, una pastiglia rosa che faceva crescere in me la speranza di non essere colpita dalla malaria. Distratta quindi dal pensiero dei bam-bini che avrei incontrato e dalla gioia di aver potuto realiz-zare questo viaggio, ho guardato l’orologio e mi sono resa conto che era già ora di pranzo, quindi mi sono precipitata nella hall dell’hotel, dove Allain e Georgette, sua moglie, ci aspettavano per andare a pranzo. Per farci cosa gradita ci hanno portato in un ristorante italiano, “Le Pilier”, un posto incantevole, dove fanno solo cucina casalinga. Lì abbiamo conosciuto il signor Vittorio, romano di nascita che ha spo-sato una donna Touareg, color cioccolato fondente, molto bella, vestita con un abito coloratissimo e un vistoso tur-bante sulla testa. Non avevo mai visto una donna africana dai lineamenti fini e garbati e con un naso tanto sottile. I figli di Vittorio sono tutti mulatti e bellissimi, come anche i nipoti e così, riflettevo sul fascino dell’incontro e dell’amo-re tra due persone diverse tra loro e con culture diametral-mente opposte. Vittorio ha lasciato la frenesia italiana per abbracciare la calma e la quiete degli africani, ma senza rinunciare alla nostra cucina, deliziosa da sempre in tutto il mondo. Mentre ero ancora immersa tra i miei pensieri, è arrivato un cameriere con un bel piatto d’insalata, carote,

peperoni e pomodori, accompagnato a del pane abbrusto-lito dal profumo davvero invitante. Tra un boccone e una chiacchiera, il tempo passava e si avvicinava l’appunta-mento che avevamo all’ufficio di Reach Afrique, sede di Niamey. Alle 14.30 in punto abbiamo quindi salutato e rag-giunto la Toyota di Reach Italia, controllata a vista da un uomo armato di manganello, che si è gentilmente avvici-nato per ricevere qualche monetina di mancia. Pare che in questi posti gratificare chi offre un servizio sia d’abitudine. Durante il tragitto abbiamo incontrato dei semafori, al lato dei quali sostavano dei bimbi magri e mal vestiti. La vista dei bianchi li ha spinti ad avvicinarsi. Anche loro aspetta-vano un soldino, ma non avendo spicci in tasca, abbiamo rimediato con dei bonbon. Guardando i loro volti, smarriti e interrogativi, avevamo l’impressione che non avessero mai visto una caramella, così gliene abbiamo scartata una, conquistando il sorriso di tutti. Giunti alla sede Reach, ho potuto conoscere Hadiza, animatrice delle scuole di città e l’infermiere del progetto. Sono loro che insieme ad Allain, ci hanno parlato dei bisogni dei bambini e delle necessi-tà delle strutture scolastiche. Non ci mancava allora che visitare di persona l’istituto. L’impressione che ho subito avuto varcando il cancello è stata bellissima. Si tratta di un vero e proprio istituto comprensivo che va dalla scuola materna al liceo. Le classi sono disposte a ferro di cavallo, seguite dall’ufficio contabilità, dall’infermeria e dall’ufficio del direttore.

Non posso nascondere di aver provato un piacevo-le senso di orgoglio, quando ho saputo che il direttore della scuola e uno degli insegnanti sono stati a loro volta tra i primi allievi sostenuti da Reach Italia nel 1992. Ripercor-rendo in un baleno tutta la storia di Reach, mi sono ricor-data della sua fondazione, dell’apertura delle scuole prima in Congo, ex Zaire e poi in Niger. Avevo solo ventun anni allora, ma ricordo nitidamente l’entusiasmo dei sostenito-ri italiani che volevano contribuire alla scolarizzazione dei bimbi del Congo e del Niger. Mi piacerebbe rintracciare le due persone che si sono occupate dell’istruzione di questi bambini, ora uomini e responsabili di una scuola di grandi dimensioni. Mi ritornano in mente come in un flash le te-lefonate che a volte ricevo, in cui dall’altra parte della cor-netta sento ripetere: “Ma siamo sicuri che i soldi versati a Reach Italia vanno a buon fine?” E se prima rispondevo di sì, oggi lo posso dire con ancora più fermezza perché i miei

Bimba della scuola di Foulan Koira

Direttore e professore, ex alunni sostenuti tramite Reach Italia

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occhi hanno visto luoghi concreti, persone vere e con esse, anche i risultati di anni e anni di lavoro. Mentre i ragazzi studiano, le donne in cortile cucinano le pietanze locali per il pranzo. In cortile c’è anche una fontana, dove gli scolari vanno a bere e a lavarsi, specialmente quando il caldo è torrido.

Siamo stati a Dar Es Salam circa un paio d’ore, ma poi abbiamo dovuto salutare perché ci attendevano altre tre scuole. Abbiamo così raggiunto Foulan Koira, situata in una zona più periferica della città. Questa scuola è struttu-rata allo stesso modo di quella di Niamey, con la differenza che qui c’è una parte del nostro cuore. Manuela ha potuto incontrare il suo Mustapha, la piccola Saphoura sostenuta dalla sua mamma e io, Soufianou e Ismael. Dopo averli visti, abbiamo fatto fatica a trattenere le lacrime e li ab-biamo abbracciati, perché anche se viviamo in luoghi del mondo opposti per cultura, economia, clima e quant’altro, sono e rimarranno sempre i nostri bambini a cui doniamo una piccola parte delle risorse che il buon Dio ci ha dato, nella speranza che possano avere in cambio una chance in più per la loro vita. Sofianou e Mustapha ci hanno seguito nel giro che abbiamo fatto per le classi finchè è suonata la campanella per la pausa pranzo. A quel punto il cortile si è riempito di bambini che ci venivano incontro e ai quali abbiamo scattato decine di fotografie. E più ne scattavamo, più si affollavano attorno

a noi per rivedersi e quando osservavano le foto, trovava-no la cosa buffa e ridevano. I loro occhi sono sinceri e i loro dentini bianchi e sorridenti esprimono una gioia che va ben oltre le difficoltà di una vita povera, vissuta in un contesto igienico davvero precario. Con questo ricordo abbiamo la-sciato Foulan Koira, alla volta di Dangharé. Monsieur Moudì ci ha invitati nella sua auto e con lui abbiamo percorso una quarantina di Km fuori dalla città, intrattenuti dalla musica nigerina, le cui armonie suonavano come incomprensibili al nostro udito europeo. D’altra parte abbiamo scelto di visitare luoghi e persone dalle abitudini e tradizioni per noi talvolta bizzarre, ma frutto comunque della loro quotidia-nità. Dangharé è situata in campagna, dove la gente è ancora più semplice rispetto alla città. Mentre Allain offriva alle donne della scuola un messaggio d’incoraggiamento e di speranza, i bambini ci osservavano con gli occhi spa-lancati e lo sguardo fisso. Quando incontravo i loro oc-chi, cercavo di farli ridere e loro si nascondevano dietro ai compagni per non farsi vedere. Poi, però, tornavano a cercare il mio sguardo e così siamo andati avanti tutto il tempo della nostra permanenza. Abbiamo trascorso circa mezz’ora a Dangharé e lo stesso a Sadoré, perché per mo-tivi di sicurezza ci avevano sconsigliato di lasciare Niamey, quindi dopo i convenevoli e i saluti ci siamo incamminati per ritornare in città.

Intorno alle 17 abbiamo fatto sosta al Grand Ho-tel, dove c’era una terrazza con vista della capitale e del fiume Niger. Allain porta spesso in questo luogo i suoi ospi-ti per lasciare un ricordo indelebile della città. Il sole stava tramontando dopo essere scomparso ai nostri occhi per poi ritornare nuovamente, un vero e proprio spettacolo. Non avevo mai visto nulla di simile prima! Abbiamo godu-to di questa visuale sgranocchiando delle arachidi tostate, serviteci dal cameriere sulla terrazza. Il sapore era molto diverso dalle arachidi che ho mangiato in Italia e anche la loro forma tondeggiante ne rendeva il gusto ancora più concentrato. Siamo rimasti quasi fino a che è sopraggiunto il buio, dopodiché siamo tornati a “Le Pilier”. Questa volta Vittorio ci ha condotto nella sala esterna e lì, due ragazzi, uno di colore e una bianca, suonavano musica soft. Ri-cordo “Summertime” e qualche gospel poco noto ai non intenditori. Vittorio nel frattempo andava e tornava per parlare con Allain dell’Italia e sembrava che non finisse mai di raccontare. Mentre io posavo lo sguardo sulla fami-glia di arabi che mi stava davanti, i cui bambini erano di una bellezza rara, e godevo di quella magica atmosfera, fatta di suoni, cibi e colori straordinari. Avrei voluto fer-

Sabrina, Safoura, Manuela, Moustapha e Sofianou

I piccoli della scuola Dar Es Salam NNI

Scuola elementare di Foulan Koira, alle porte di Niamey

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mare il tempo perché sapevo che mai più avrei rivissuto quelle piacevoli sensazioni nella mia terra. A conclusione di serata siamo stati omaggiati dalla presenza di sei uomini touareg, anch’essi dai lineamenti fini e vestiti di tuniche colorate. Hanno cantato per noi delle litanie lunghissime, ritmate dal battito delle mani a tempo e in contrattempo. Dopo qualche minuto, alcuni degli europei presenti in sala si sono alzati perché infastiditi dai suoni contrastanti di quelle melodie. Noi invece abbiamo resistito, battendo le mani insieme a loro. Arrivate le 23 circa, abbiamo salutato Vittorio, questa volta definitivamente e siamo ritornati in albergo. Eravamo al termine del nostro viaggio in Niger perché l’indomani saremmo ripartiti per Ouagadougou. Prima però ci attendevano gli acquisti per le botteghe so-lidali. Passata la notte, questa volta senza caccia alle zan-zare, abbiamo preparato i nostri bagagli e siamo andati in-sieme a Georgette per la città, a visitare le botteghe degli argenti. Cercavamo orecchini, bracciali e anelli, provando a contrattare per un buon prezzo, ma i nigerini sono irre-movibili. Preferiscono piuttosto rinunciare alla vendita, ma non abbassano il prezzo per alcun motivo. Ci siamo intrat-tenuti fino a mezzogiorno circa, dopodiché siamo scappati in aeroporto per i saluti a Moudì, Hadiza e l’infermiere, nostri compagni di viaggio in questi tre giorni di missio-ne. Nella mia mente ritornavano ricordi ed emozioni, ma il pensiero più ricorrente era il desiderio di giustizia per questo paese e per tutti i bambini che lo popolano. Avrei voluto avere una bacchetta magica per poter regalare a tutti vestiti nuovi, più ricchezza e un paese con un livello igienico accettabile. Certo non è possibile realizzare tutto questo su larga scala, sarebbe troppo e le esigenze sono incolmabili, tuttavia possiamo fare ancora molto. Quando penso alla crisi italiana, motivo per cui spesso i nostri sostenitori rinunciano a fare del bene ad un bimbo, mi convinco sempre di più che la nostra crisi nulla ha a che vedere con la grande povertà di queste persone e con il loro estremo bisogno di cultura e istruzione. Noi siamo ricchi a confronto, ricchissimi anche nelle difficoltà, e di fronte allo sguardo di un bimbo, limpido e vero, non dobbiamo e non possiamo rimanere inerti. Davanti ad un paese che langue non possiamo indugiare.

Sabrina VIAGGI

Quando l’Africa lascia il segno: dal calore a quei visi che non si dimenticanoLiana Parvan, collaboratrice di Reach Italia, racconta i primi giorni del viaggio in Africa

Dopo diversi anni in cui lavoro per Reach Italia nell’ufficio di Milano, vedendo l’Africa solo nei documentari e i bambini beneficiari del sostegno a distanza solo in foto-grafia, dopo ore e ore passate nel magazzino a sistemare l’artigianato africano carico di colori e profumi estranei al mio mondo, finalmente ho avuto il privilegio di vivere per due settimane nel cuore dell’Africa, incontrare i collabora-tori di Reach di cui conoscevo solo l’indirizzo email e ab-bracciare i bellissimi bambini che prima vedevo sorridere solo nelle fotografie. Al primo impatto con l’Africa colpisce il calore, for-se messo in risalto dal colore rosso della terra del Niger. Il poco verde accumulato intorno ai corsi d’acqua è insuf-ficiente per le necessità della popolazione, e pur essen-do ancora diversi chilometri lontana dalla terra africana, mi sento invasa dal calore. Ho la conferma del caldo una volta messo il piede sull’aeroporto di Ouagadougou, sono le 17.55 e l’aria sembra irrespirabile. Dopo tanti controlli, vista la minaccia del maledetto ebola, ci imbarchiamo nel traffico della città per raggiungere l’albergo. Le strade sono polverose, le macchine e gli edifici, per maggioranza fati-scenti, ma si capisce benissimo che siamo nella capitale. Incontriamo ambasciate e uffici amministrativi importanti, ma anche tanta gente semplice che torna dal lavoro in motorino o bicicletta, bellissime donne che portano i loro piccoli abbracciati sui fianchi e avvolti in stoffe coloratissi-me. Ad ogni semaforo siamo circondati da giovani vendito-

Sulla strada per Tansarga troviamo le tracce lasciate dalle abbondanti piogge

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ri ambulanti che ci offrono accendini, ricariche telefoniche, pane, sacchetti d’acqua o frittelle oppure da bambini che elemosinano. Colpisce molto la loro vitalità e i loro sorri-si. Al nostro rifiuto sorridono con i loro denti bianchissimi e i loro sorrisi riempiono il cuore di tenerezza. Ci dicono che tanti genitori preferiscono che i propri figli elemosinino piuttosto che andare a scuola. Le mancanze economiche hanno il sopravvento sulla necessità di formarsi. Ci sistemiamo nell’albergo e non so se ho bisogno di riposare per riprendermi dal viaggio oppure se muoio dalla voglia di uscire e scoprire quel mondo sconosciuto che ho solamente assaporato dal finestrino della macchina. Alla fine riposiamo, perché l’indomani si parte per l’estre-mo est del Paese, avendo come meta la scuola di Tansar-ga. Di notte ci fa compagnia il canto curioso e sconosciuto di non so quale razza di uccelli e il bussare simpatico del geco africano. Ce ne sono tanti, di dimensioni spaventosi, sembrano piccoli coccodrilli, ma sono innocui.

Martedì mattina alle 9, insieme a M.me Ouali, ani-matrice nelle scuole Reach e a M. Guigui, l’autista, ci im-barchiamo in un viaggio che si annuncia piuttosto lungo. I chilometri da percorrere sarebbero intorno a 400 ma la strada non ci permetterà di raggiungere la nostra meta prima che arrivi il buio. È vero che per pranzare bisogna armarsi di tanta pazienza: per assaggiare il famoso pol-lo fritto bisogna attendere circa 90 minuti. Capiamo che il povero volatile, oltre ad essere molto magro, è fresco, appena cacciato, visto che non ci sono in giro i frigoriferi. Siamo nella città di Fada N’gourma, quasi a metà strada per Tansarga. Raggiungiamo Diapaga molto dopo il calare della notte e pernottiamo in un modesto albergo. Fuori dalla camera ci sono tanti insetti poco simpatici ma, grazie a Dio con l’insetticida riusciamo ad evitare che arrivino in came-ra. La mattina dopo, prima della colazione ci rechiamo al mercato dove, per pochi franchi, acquistiamo dei papaya giganteschi e delle banane verdi. Sono quelle giuste, se fossero troppo avanti, cioè gialle, sarebbero da cucinare. Invece quelle verdi sono dolcissime e molto buone. Dopo questo pieno vitaminico, di nuovo a bordo del pick-up par-tiamo finalmente per Tansarga. Manca una trentina di chi-lometri da fare sulla strada sterrata. C’è tanta polvere, notiamo delle buche ma anche tanta bellissima vegetazio-ne perché, la appena finita stagione delle piogge è stata

veramente una benedizione. Ci dicono che solo qualche settimana dopo tutto sarebbe diventato secco e bruciato dal sole, ma per il momento, per la gioia dei nostri occhi, ammiriamo tanti alberi di papaya, mango, eucalipto e ba-nana. Le culture di sorgo, miglio, sesamo e granoturco scorrono lungo la strada e le casette, sparse nei campi, parlano della appena superata stagione delle piogge. Sic-come sono fatte di terra, una volta passata la stagione piovosa, le capanne non sono più utilizzabili. Piuttosto che distruggerle, i contadini costruiscono altri mattoni di terra e rifanno le capanne vicino a quelle vecchie, malridotte. Dopo circa un’ora di viaggio lasciamo anche la strada sterrata e ci inoltriamo nei campi, per poche cen-tinaia di metri. All’improvviso ci troviamo nel cortile della scuola del villaggio Tansarga. Il cortile è popolato da 320 bambini, quelli che frequentano tutti i giorni la scuola. Le aule sono solo tre, dunque si organizzano in modo da poter studiare tutti quanti. I bambini del villaggio sono vestiti in modo molto povero ma sono educatissimi. Mi si avvicinano con le braccia incrociate e, quando salutano con un “Bon jour Madame” abbassano timidamente gli occhi, il loro pic-colo inchino mi commuove. Voglio fare lo stesso gesto nei loro confronti, penso che sia carino salutare con le braccia così, ma mi dicono che è solo un gesto di rispetto verso le persone più anziane. Non so chi guardare per primo. Sono così belli, così allegri e timidi allo stesso tempo, così curiosi di sentire la mia voce, il mio profumo, forse così come io stessa muoio dalla curiosità di conoscerli tutti. Appena dico qualcosa, nel mio timido francese, oppure in italiano, par-lando con le mie colleghe, tendono le orecchie e ridono al sentire di parole strane. Manuela e Sabrina scattano tante fotografie mentre io rimango bloccata. Ho paura di offen-derli rubando loro il sorriso. Li guardo e li accarezzo i visini delicati, di velluto marrone. Davanti alla macchina fotogra-fica, dapprima sono timidi poi, capendo che fanno loro ve-dere il risultato dello scatto, iniziano a spingersi per arrivare quanto più vicini. Allora trovo coraggio e scatto anche io delle fotografie. Loro ridono, si spingono, sono in continuo movimento, non so più chi seguire, mentre le mie colleghe, insieme al direttore Lankouandè si allontanano per entrare in un’aula. Per non perdermi qualcosa d’importante le rag-giungo velocemente, proprio nel momento in cui i bambini si alzano in piedi per salutarci. Dopo un “bon jour madame”, “bon jour monsieur”, iniziano ad applaudire e io inizio a piangere. Non ho mai ricevuto un benvenuto così accorato. Mi nascondo dietro gli occhiali da sole, sono commossa dal loro calore, dalla loro vitalità e voglia di ridere in quel con-testo, che io giudico disastroso.

Manuela, M.me Ouali, la segretaria del sindaco, il direttoreLankuandè e Sabrina negli uffici comunali

I bambini di prima elementare in attesa di esserepesati e misurati . Tutti hanno bisogno di sostegno a distanza

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È l’ora di lasciare i bambini agli studi e incontrare le autorità. Il lavoro di Reach Italia è molto importante e le autorità tengono a salutarci e a condividere con noi le loro preoccupazioni. Dapprima siamo accolti dal vice-sindaco, una signora bellissima e in gamba che ci ringrazia per il servizio offerto al villaggio con il sostegno a distanza. Sono molto grati per i lavori di manutenzione del tetto, delle fi-nestre e del pavimento che Reach Italia ha compiuto nella scuola. Poi andiamo dal prefetto e dall’ispettore scolastico. Un signore molto in gamba, parla un poco l’italiano e ha pia-cere di scherzare con noi. Poi parla sul serio, ci dice che non tutti i villaggi hanno la fortuna di avere una scuola. Quella di Tansarga è frequentata da tanti bambini dei villaggi vicini, che devono percorrere tanti chilometri per raggiungerla. Lui è preoccupato per lo stato in cui versano questi villaggi e spera che Reach Italia riesca a contribuire all’ampliamento della struttura scolastica. Lui è convinto che solamente at-traverso l’istruzione questi bambini ce la faranno da grandi a cambiare qualcosa nel proprio paese e non cessa di rin-graziarci per quanto Reach Italia opera in quella zona.

Poi si torna a scuola, dove i nostri piccoli amici sono ancora più entusiasti. L’anno scolastico è iniziato da poco e la nostra visita coincide con un momento impor-tantissimo: la distribuzione del materiale scolastico ne-cessario per l’anno che ci sta davanti. Abbiamo portato da Ouagadougou centinaia di zainetti gialli e rossi donati dall’amico Andrea Bonomo. Inoltre sono stati acquistati sul posto i quaderni tipici per ogni classe, le bic, le matite, i gessetti e le lavagnette che servono per gli esercizi in clas-se. Per abitudine gli imballaggi in plastica vengono buttati per terra e ci rendiamo conto quanto sia difficile insegnare agli adulti un modo diverso di gestione dell’immondizia. Con l’arrivo della “civiltà” le grandi città si sono riempite di plastica, i sacchettini riempiti d’acqua non sono riciclabili e finiscono a terra a milioni. I bambini imparano in fretta e ci porgono i sacchetti al nostro passaggio vicino al loro banco, ma bisogna fare una rieducazione degli adulti in questo senso. In pausa pranzo desidero visitare due bambini: Sougri e Kanfidini. Loro frequentano la scuola grazie al sostegno di un gruppo di amici e colleghi di Peugeot/Ci-troen Milano. Voglio vedere dove vivono due bambini che frequentano quella scuola. Viaggiamo circa venti minuti in macchina dopo di che siamo costretti a scendere e ad attraversare i campi. Il sorgo, il miglio e il granoturco ci

fanno un po’ di ombra. Poi troviamo una piccola coltiva-zione di cotone e tanti bellissimi baobab. Come verremo a saperlo molto più tardi, quella è una zona frequentata dai leoni. Per fortuna non incontriamo nessuno. Dopo altri dieci-quindici minuti a piedi, sotto il sole, arriviamo vicino ad un cortile che contiene cinque-sei capanne. Davanti al cortile ci sono tante donne con altrettanti bambini piccoli e grandi. È la famiglia di Sougri, sotto il grande albero di fronte al cortile, appoggiati a terra ci sono due gemelline nude e piene di polvere. Le mie colleghe le prendono in braccio. Sono sfinita dal caldo e dalla polvere. Immagino quanto impieghi Sougri per arrivare a scuola. Le donne parlano soltanto in dialetto e Sougri è molto timida, ma scattiamo qualche foto insieme. Manuela tira fuori la sua scorta di caramelle morbide e le regala a tutti. A posto di sorridere e chiederne altre, i bambini le tengono in mano con poco interesse. Secondo me non sanno molto bene di cosa si tratti. Gli altri bambini, quelli della città, hanno reagito diversamente di fronte a questo tipo di regalo. La casa di Kanfidini si trova ancora più lontano, camminiamo ancora per cinque-dieci minuti. Il cortile è molto pulito e ordinato. Nessuno sa della nostra visita, dunque non ci aspettano. La madre ci viene incontro vesti-ta da festa e ci saluta con un inchino. È una bellissima don-na. È vedova e ha cinque figli. Il cortile della sua capanna è pulitissimo, sembra appena spazzato. E’ tutto in ordine, come se ci aspettasse.

Tornati a scuola, bisogna registrare i nuovi arriva-ti, i piccolini che hanno iniziato la prima elementare. Sono tutti speranzosi di trovare un sostegno grazie a Reach Ita-lia. Il direttore insieme all’animatrice ha compilato tutti i moduli con i dati di ogni bimbo, mentre adesso, con la bilancia portata da Ouagadougou, dobbiamo completare i moduli con il peso e l’altezza. I piccolini sono un po’ spa-ventati, sia dal fatto che praticamente non ci conosciamo, sia dalla presenza di questo strano strumento su cui biso-gna salire, un oggetto mai visto prima. Per aiutarli a capire cosa devono fare bisogna parlare loro in dialetto. Il france-se lo impareranno solamente a scuola, dopo qualche mese di studio. Adesso capisco perché inviano tutti quei disegni: usano il disegno per comunicare, in attesa di imparare una lingua che ci accomuna. Siccome nessuna di noi parla il dialetto, provo ad aiutarli a salire sulla bilancia, e in questo

Gli zainetti gialli di Bonomo Libri hanno portatotanta gioia ai bambini di Tansarga

La famiglia di Soungrì, con il vestitino multicolore davanti al campo di sorgo vicino alla casa

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modo sento i loro piccoli cuoricini spaventati come battono forte. Per salire sulla bilancia si tolgono le ciabattine. Sono molto consumate, a volte rotte e tanto sporche. Se interrogati sulla famiglia, non danno informa-zioni molto concrete. Data la poligamia, le famiglie conta-no tantissimi figli e un bambino che non ha ancora iniziato la scuola non sa contare quanti fratelli e quante sorelle ha. Per mancanza di un servizio anagrafico, la data di nasci-ta rappresenta un’altra sconosciuta. I genitori si ricordano che un figlio potrebbe essere nato 6 o 7 anni fa, ma non la data. Qualcuno non sta molto bene, ci sono due bam-bine con la febbre, ma restano ancora in classe, vogliono essere registrate e iscritte al corso. Sperano di avere un sostenitore che le aiuti a frequentare la scuola. Non posso non pensare a me e a quanto la mia vita è comoda rispetto alla loro. I bambini iscritti sono 112. Staranno insieme nella stessa aula e penseranno tutti i giorni quanto siano for-tunati ad avere la possibilità di studiare, grazie ad una persona che vive nella lontana Italia. Poi, prima di partire incontriamo l’associazione dei genitori. Parlano solamente in dialetto Moore. Sono molto grati perché, grazie alla scuola, i loro figli imparano il fran-cese, possono salutare e comprendere gli altri, hanno una diversa apertura verso il mondo. Ci regalano delle bellissi-me gonne tradizionali. La loro generosità è commovente. Scattiamo una foto di gruppo lì, sotto l’albero, con i bambi-ni che sbirciano dal cortile. Non possono lasciarsi sfuggire nemmeno un momento della nostra inedita visita. Arriva la sera e dobbiamo tornarcene a Diapaga per la notte. Il distacco è difficile, tutti vogliamo che la giornata non finisca lì. La polvere mi copre dalle unghie dei piedi fino nei capelli. I miei sandaletti bianchi sono di-ventati rossi, sono stanca ma non riesco a smettere di salutare, di stringere le manine, di accarezzare i visini. Quei visi mi accompagneranno per tutto il mio soggiorno africano perché sono stati i primi ad aver visto e mi hanno penetrato il cuore. La loro semplice povertà, le condizioni in cui vivono, la loro gioia di vivere hanno lasciato un segno nella mia esistenza, che vorrei che re-stasse per sempre, che mi facesse diventare migliore.

Liana PARVAN

Gli contrassegnati sono stati tradotti cercando di mantenere la forma e l’autenticità dell’originale ricevuto dai nostri collaboratori in Africa

La concreta lotta a fame e malnutrizione: le mense scolastiche in Congo e l’aiuto dato a tanti bambiniQuattro nuove mense realizzate da Reach Italia, migliorano le condizioni di tutti: al-lievi, genitori ed insegnanti. Un sollievo per una zona in profonde difficoltà.

Reach Italia sta dando un grande contributo al Congo con le mense realizzate all’interno delle strutture scolastiche di Beni, Rwese, Lukanga e Irango, nel Congo Nord Kivu.

Rispetto alla vecchia mensa, che poteva ospitare un numero limitato di bambini, quelle realizzate da Reach Italia in quattro scuole ricevono più di 3.000 bambini. Le mense hanno portato tanta gioia sia nelle scuole che nei villaggi circostanti. Gli allievi, gli insegnanti e i genitori non smettono di esprimere la loro gioia e la gratitudine perché queste mense sono accessibili a tutti i bambini, che possono così usufruire sicuramente almeno di un pasto a caldo. Questo tipo di sostegno è ancora più importante perché si svilup-pa in una zona della Repubblica Democratica del Congo, dove le tracce delle guerre e della miseria sono visibili. Soprattutto la città di Beni è citata in parecchi rapporti dei diritti dell’uomo per le situazioni gravi in cui versa. Beni e Lubero sono posti dove difficilmente si mangia una volta al giorno, qui i fagioli e il riso ricevuti a scuola sono

I bellissimi bambini di Tansarga ci circondano ad ogni passo nel cortile della scuola

Anche i più piccoli della scuola di Lukangaimparano l’igiene e godono di un pasto buono e salutare

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popolare nei villaggi. Le malattie trasmesse dalle mani sporche non si verificano più dalle nostre parti. In aggiunta ci sono dei programmi governativi per la lotta contro l’Ebola a livello nazionale che coinvolgono anche la nostra comunità.Inoltre i filtri Biosand non fanno altro che rinforzare que-sto stato di cose. Bere l’acqua sana e pulita può aumen-tare di 14 anni la speranza di vita, dice l’americano David H.Albert.

Gli insegnanti anche percepiscono un cli-ma migliore da quando le mense scolastiche sono state rilanciate, affermano che gli alunni sono più docili, umili, pronti a seguire le indicazioni e i consigli degli insegnanti. Attendono da parte loro dei risultati scolastici nettamente migliori a fine dell’anno 2014/15. In realtà tutti, allievi, insegnanti e famiglie, sono molto grati per la realizzazio-ne di questo progetto delle mense scolastiche e sperano che possa continuare negli anni a venire. E se c’è qualcu-no in modo speciale da ringraziare, questi sono i sosteni-tori italiani. A loro vogliamo che giunga questo messaggio di gratitudine da parte degli abitanti di questi posti, e in modo speciale il sorriso che trasmettiamo tramite queste fotografie da Beni, Rwese, Irango e Lukanga.

Maganda VANGISIVAVI

deliziosi, i bambini sono molto felici e ogni pranzo è una fe-sta. Certi bambini un tem-po con gravi problemi di nu-trizione, attraverso la mensa scolastica sono riusciti a rag-giungere una certa regolarità.

Anche la frequenza scolastica ha subito, però, un netto miglioramento. I bambini arrivano molto puntuali, qual-cuno già alle 6.30 del mattino. Gli allievi sono incoraggiati a lavarsi il corpo prima di venire a scuola e di arrivare con la capigliatura sistemata, seguendo le condizioni dettate per accedere alla mensa. Il direttore conferma che il 95% degli alunni rispettano queste regole. I genitori sono felici di notare nei loro figli quest’attenzione all’igiene, la voglia di lavarsi tutte le mattine. È interessante vedere quanto i bambini possano cambiare e migliorare le abitudini del focolare domestico.

Una mamma ci ha detto che suo figlio non aveva mai accettato l’acqua fredda, ma da quando frequenta la mensa si lava sempre il corpo la mattina alle 6, si è abituato così bene all’acqua fresca da preferirla a quella calda. Un’altra abitudine ben radicata da quando si fre-quentano le mense scolastiche è quella di lavarsi le mani, abitudine che i bambini stanno trasferendo anche a casa. Grazie a Reach Italia, lo slogan “Zero microbi” è diventato

Davanti alla scuola di Beni, i bambini mostrano i piatti pieni di fagioli e riso

I piatti rimangono puliti, non avvanza nulla. Senza la pancia vuota si studia meglio

Con l’operazione ZERO MICROBI stiamo lontani dalle malattie delle mani sporche

Alla scuola materna di Lukanga, i piccoli imparano a mangiare da soli, come i grandi

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