Program Opera Alex Brücker Langer

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O P E R A / O P E R Alex Brücke Langer COMPOSED PORTRAIT GIOVANNI VERRANDO

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Program Opera Alex Brücker Langer

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O P E R A / O P E R

Alex BrückeLanger COMPOSED PORTRAIT GIOVANNI VERRANDO

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A L E X B RÜ C K E L A N G E R

COMPOSED IMAGES DI/vON GIOvANNI vERRANDO

LIBREttO Vito CalabrettaEDItORE/HERAuSGEBER Edizioni Suvini Zerboni - Milano

INtERPREtI PRINCIPALI/HAuPtDARStELLER

ALEXANDER LANGER – IL CORPO DI LANGER/LANGERS KöRPER Michael BennettCOMPAGNIA DI ALEX/GEfäHRtIN vON LANGER – vOCE fEMMINILE/WEIBLICHE StIMME Alda CaielloPEtER, AMICO DI ALEX – SEGREtARIO POLItICO – vOCE MASCHILE/PEtER, ALEX’ fREuND – PARtEIvORSItzENDER – MäNNERStIMME Markus MiesenbergerSEGREtARIA DEL SEGREtARIO – vOCE fEMMINILE/DIE SEKREtäRIN DES vORSItzENDEN – fRAuENStIMME Stefania Abbondi

DIREzIONE MuSICALE/MuSIKALISCHE LEItuNG Pierre-André Valade

REGIA/REGIE Yoshi OidaRIPRESA DA/REGIEWIEDERAufNAHME vON Rob Kearley

SCENE E COStuMI/BÜHNENBILD uND KOStÜME Thomas SchenkLuCI/LICHt Pasquale Quaranta

ENSEMBLE Accademia Neue Musik Bolzano

PRODuzIONE/PRODuKtION Fondazione Teatro Comunale e Auditorium Stiftung Stadttheater und Konzerthaus

ASSIStENtE MuSICALE/MuSIKALISCHE ASSIStENz Peter ValentovicDIREttORE DI SCENA/INSPIzIENz Sandro PasqualettoASSIStENtE DEL DIREttORE DI SCENA/KOINSPIzIENz Isadora BucciarelliMAEStRO COLLABORAtORE DI SALA/KORREPEtItION Armando AnselmiCAPO MACCHINIStA/BÜHNENMEIStER Gian Carlo TuratotECNICI MACCHINIStI/BÜHNENtECHNIKER Peter Bamhackl, Elena Boschi, Gianluca Cucco, Andrea Rizzi, Andrea ZampolliCAPO ELEttRICIStA/BELEuCHtuNGSMEIStER Pasquale QuarantatECNICI ELEttRICIStI/BELEuCHtuNG Thiemo Micheler, Luca Migliaccio, Luca PredenzELEttRICIStI fONICI/BELEuCHtuNG uND tON Maurizio Conta, Ezio VentrigliaAuDIO/tON Erwin CanderleAttREzzERIA/REquISItE Isadora BucciarelliSARtA/SCHNEIDEREI Eulalia TreccostitRuCCO/MASKE Lucia Santorsola OPERAtORE vIDEO/vIDEOtECHNIK Valentina Mochen

ACCADEMIA NEuE MuSIK BOLzANO

vIOLINO I/ERStE vIOLINE Gianrico RighelevIOLINO II/zWEItE vIOLINE Francesco IoriovIOLA/BRAtSCHE Andrea MattevivIOLONCELLO/CELLO Slavcho StoilkovskiCONtRABBASSO/KONtRABASS Agustin Orcha Mata fLAutO/fLötE Pedro Lopez CamposOBOE/OBOE Davide GuerrieriCLARINEttO/KLARINEttE Yvonne RiggerfAGOttO/fAGOtt Michele Fattori CORNO/HORN Davide Fanchin

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tROMBA/tROMPEtE Jens BrachertROMBONE/POSAuNE Thomas BruderPERCuSSIONI/SCHLAGzEuG Christian Miglioranza PIANOfORtE/KLAvIER Peter ValentovictAStIERA/KEyBOARD Armando AnselmiCHItARRA ELEttRICA/E-GItARRE Silvia Cesco BASSO ELEttRICO/BASSGItARRE Andrea Agostini

uNO SPECIALE RINGRAzIAMENtO A/ EIN BESONDERER DANK AN Fondazione/Stiftung Alexander Langer, Conservatorio/Konservatorium “Claudio Monteverdi” Bolzano/Bozen

DIREttORE/INtENDANt Manfred SchweigkoflerRESPONSABILE AMMINIStRAtIvO/vERWALtuNGSLEItuNG Francesco NardelliDIREzIONE tECNICA/tECHNISCHE LEItuNG Alfredo BagatinASSIStENtE ALLA DIREzIONE tECNICA/ASSIStENz DER tECHNISCHEN LEItuNG Barbara WestermannSEGREtARIO ARtIStICO/KÜNStLERISCHES BEtRIEBSBÜRO Emanuele MasiCOMuNICAzIONE, PuBBLICHE RELAzIONI/KOMMuNIKAtION uND PR Marion ThöniuffICIO StAMPA NAzIONALE/NAtIONALES PRESSEBÜRO Roberto ValentinofOtOGRAfO/fOtOGRAPH Franco TutinoAMMINIStRAzIONE E PERSONALE/vERWALtuNG uND PERSONAL Giulio LevoniSEGREtERIA DI DIREzIONE/DIREKtIONSSEKREtARIAt Judith PaoneRESPONSABILE tICKEtING/vERANtWORtLICHER tICKEtING Christian VillellatICKEtING Margarete HöllerAMMINIStRAzIONE/vERWALtuNG Margit Hofer, Melita WinklerBIGLIEttERIA/KASSE Gerda Schranzhofer, Verena Irsara, Martina Serena Rocca, Katia CarratùPERCORSI DI fORMAzIONE/AuSBILDuNGSPROjEKtE Laura Miori REDAzIONE SItO INtERNEt/REDAKtION WEBSEItE Stefania GattaSuPERvISIONE/HAuStECHNIK Matteo ZaniratoSyStEMADMINIStRAtOR Mirko TaitCAPO SALA/SAALCHEf Christian ZischgPORtINIERA/PfORtENDIENSt Edgar Aichberger, Ernst Kofler, Dean VenturiniCuStODE/HAuSMEIStER Paul HölblingAuDItORIuM/KONzERtHAuS Giorgio Magnanini, Marco Turato, Dan Romanti

LA CItAzIONE DEI vERSI DI W.H. AuDEN tRAttI DA “fISH IN tHE uNRuffLED LAKES”

(SONGS AND OtHER MuSICAL PIECES)

è PER GENtILE CONCESSIONE DI CuRtIS BROWN LtD., COPyRIGHt 1936 By W. H. AuDEN.

DIE tEXtStELLEN AuS “IL vIAGGIAtORE LEGGERO” SCRIttI 1961 – 1995

vON ALEXANDER LANGER, HRSG. vON EDI RABINI,

MIt fREuNDLICHER GENEHMIGuNG vON SELLERIO EDItORE PALERMO (1996).

LA CItAzIONE DEI BRANI tRAttI DA “IL vIAGGIAtORE LEGGERO” SCRIttI 1961-1995

DI ALEXANDER LANGER, A CuRA DI EDI RABINI,

è PER GENtILE CONCESSIONE DI SELLERIO EDItORE PALERMO (1996).

zItAtE AuS W.H. AuDENS “fISH IN tHE uRuffLED LAKES”

(SONGS AND OtHER MuSICAL PIECES)

MIt fREuNDLICHER GENEHMIGuNG vON CuRtIS BROWN LtD.,

COPyRIGHt 1936 By W.H. AuDEN.

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PRE S E N tA zI O NE

Come ogni opera d’arte, ogni spettacolo teatrale ci trasmette un messaggio, una morale, così quest’opera ci propone un messaggio importante, che ha a che vedere con la vita del-le nostre società. Conoscerla ci consente di affrontare temi d’attualità brucianti, i temi che ogni giorno attraversano la nostra vita: dall’eterno dramma dei rapporti conflittuali fra popoli diversi alla realtà più recente della loro sempre crescente integrazione, dalle mistificazioni ideologiche alla pressione omologante dei media e le sue connesse facili ca-dute nell’intolleranza, fino alle xenofobie e ai razzismi. Alex Brücke Langer ci conduce a rivisitare questi temi attraverso il cammino esistenziale di quel luminoso personaggio che fu Alexander Langer – attraverso le sue azioni ed il suo pensie-ro. Alex Brücke Langer, però non è semplicemente un’opera teatrale, bensì è un’opera di teatro musicale. La musica degli strumenti e quella del canto non sono un semplice abbel-limento: creano piuttosto un’ulteriore dimensione, che ag-giunge significato alla scena e alle parole. Capire un’opera di teatro musicale ed il messaggio che veicola, è possibile solo se si sa dare il giusto peso non solo all’azione e alle parole dei protagonisti, ma anche alla musica che le circonda e le riempie nel canto.

L A N A S C I tA D E L L’ O PE R A

Nel 2003 la Fondazione Teatro Comunale e Auditorium decise di allestire uno spettacolo di teatro musicale (ovvero, un’opera) incentrato sulla figura di Alexander Langer, Alex Brücke Langer, appunto. “Un passo forse rischioso ma ben me-ditato” si legge nel sito della Fondazione poiché i personaggi politici, soprattutto se contemporanei, non sono un argo-mento di semplice trattazione1, ma Alexander Langer, “no-nostante la sua perenne posizione di minoranza politica”, è una personalità tuttora rispettata e ricordata da tutta la comunità provinciale, per le sue idee di convivenza e per la sua tragica vicenda umana. In occasione dei 15 anni dalla morte di Ale-xander Langer, la Fondazione riallestisce l’opera a significare la grande attualità del personaggio e l’attenzione ai temi e alla musica della contemporaneità.

E INfÜHRuN G

Die Botschaft, die diese Oper birgt, ist eine sehr wichtige Botschaft, da sie mit dem Leben in unseren Gesellschaf-ten zu tun hat. Je besser wir dieses Leben begreifen, desto besser gelingt es uns, Themen, von brennender Aktualität anzupacken, Themen die Tag für Tag unser Dasein beein-flussen: vom ewigen Drama konfliktgeladener Beziehungen zwischen den Völkern, bis zu deren stetig anwachsenden In-tegration der Völker; von den ideologischen Mystifizierun-gen, bis zum vereinheitlichenden Druck der Medien, der den Weg in ein erneutes Abrutschen in Intoleranz, Xenophobie und Rassismus zu ebnen scheint. Alex Brücke Langer lädt uns ein, diese Themen durch das Verfolgen des existenziel-len Lebenswegs, des Tuns und Denkens dieser leuchtenden Südtiroler Persönlichkeit, die Alexander Langer ist, wieder aufzugreifen. Alex Brücke Langer ist aber nicht einfach nur Theater. Es ist Musiktheater. Die Musik und der Gesang die-nen dabei nicht einfach nur der Verschönerung; sie sind eine zusätzliche Dimension, die der Handlung und dem Text Be-deutung beifügt. Das Verstehen einer Oper, das Verstehen der Botschaft, die sie uns mitteilen will, setzt voraus, dass wir nicht nur der Handlung und den Worten der Darstel-ler das richtige Gewicht beimessen, sondern auch der Musik und dem Gesang, von dem sie erfüllt sind.

zuR E N t S t E HuN G D E R O PE R

Im Jahr 2003 hat die Stiftung Stadttheater und Konzerthaus den Entschluss gefasst, ein Theaterstück (beziehungsweise eine Oper) zur Person Alexander Langers in Auftrag gege-ben. Es entstand Alex Brücke Langer. „Ein vielleicht gewag-ter, aber gut überlegter Schritt“ heißt es auf der Webseite der Stiftung, da Persönlichkeiten aus der Politik, vor allem wenn es sich um Zeitgenossen handelt, kein leichtes Thema dar-stellen2. Aber Alexander Langer bleibt, „trotz seines Dauer-status einer politischen Minderheit angehört zu haben“, eine von der Bevölkerung des gesamten Landes für die Ideale, für die er einstand, weithin geachtete Person und auf Grund der Tragik seines menschlichen Schicksals unvergessen. Aus Anlass des 15. Todesjahres Alexander Langers, bringt die Stiftung nun wegen der großen Aktualität seiner Person, der im Werk behandelten Themen und der Gegenwartsnähe der Musik, diese Oper zur Wiederaufführung.

1 Molti artisti e registi si sono cimentati nel raccontare le vicende di personalità politiche del ‘900: in campo cinematografico, per esempio, è recente il caso de Il Divo (2008) di Paolo Sorrentino, vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes, che fornisce una propria lettura della storia personale e politica del Senatore a vita Giulio Andreotti.

2 Viele Künstler und Regisseure versuchten sich im Erzählen von Geschichten über politische Persönlichkeiten des 20. Jahrhunderts: im Bereich Kino könnte man als jüngstes Beispiel Paolo Sorrentinos Film Il Divo (2008) anführen; er gewann beim Festival von Cannes die Goldene Palme und liefert eine subjektive Interpretation der persönlichen und politischen Geschichte des Senators auf Le-benszeit Giulio Andreotti.

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uN R I t R At t O A quAt t RO D IME N S I O NI

Tom Schenk Il sottotitolo di quest’opera, A composed portrait, indica un inusuale approccio al tema. I rapporti fra le diverse disci-pline, i ruoli del compositore, del regista e dello scenografo si sono trasformati. Siamo di fronte all’impossibile compito di ritrarre, o descrivere, o commentare la vita e la morte di Alexander Langer, senza i mezzi (o l’intenzione) di produrre un documentario o un’analisi dei fatti. Non siamo politici, né storici, né commentatori. Siamo soltanto artisti. Non vogliamo giudicare, voglia-mo creare, usando la musica, le voci, il testo e le imma-gini, una riflessione soggettiva su questa straordinaria persona. Il senso di responsabilità “più grande della vita” che Alex aveva per il bene dell’umanità, la sua battaglia contro le disuguaglianze, per una migliore comprensione fra persone di differenti gruppi etnici, la sua intenzione di colmare il divario, il suo finale sacrificio personale, il suo sui-cidio, tutto questo ci serve come ispirazione per quest’opera, ma noi partiamo dalla supposizione che tutti i fatti siano conosciuti. Che cosa rende Alex così speciale? Che cosa rende il suo destino personale così interessante?Certo, il modo che ha scelto per finire la sua vita è inusua-le: Alex si è impiccato a un albero da frutta. Che cosa lo ha spinto a tale estremo gesto? Come creatore di immagini, non posso far altro che cercare di raccontare la mia storia molto soggettiva visualizzando, raffigurando la mia propria mente. Le personali visioni ossessive di Alex, mischiate con le terrificanti immagini della distruzione del nostro pianeta che tormentano tutti noi, se ci preoccupiamo, o dovrei dire se abbiamo il coraggio, di confrontarci con esse. Non è una visione ottimistica, lo ammetto, ma io penso che dobbiamo ad Alex, per lo meno, il fatto di prendere sul serio questi argomenti.

E IN v IE RD IME N S I O N A L E S P O R t R A I t

Tom Schenk Schon der Untertitel dieser Oper, A composed portrait, zeigt eine ungewöhnliche Form der Annäherung an das Thema. Die Verhältnisse zwischen den unterschiedlichen Disziplinen, die Rolle des Komponisten, des Regisseurs und des Bühnenbildners, haben sich gewandelt. Wir stehen vor der unmöglichen Aufgabe, das Leben und den Tod Alexan-der Langers darstellen, beschreiben oder kommentieren zu müssen, ohne die Mittel (oder die Absicht) eine Dokumen-tation oder Analyse der Ereignisse daraus machen zu können (oder zu wollen). Wir sind weder Politiker noch Historiker noch Berichterstatter. Wir sind nur Künstler. Wir wollen nicht urteilen, wir wollen anhand der Musik, der Stim-men, des Textes und der Bilder eine subjektive Reflexion über diese außergewöhnliche Persönlichkeit schaffen. Das immense Verantwortungsbewusstsein, das Alex für das Wohl der Menschheit hatte, „größer als das Le-ben“, sein Kampf gegen die Ungleichheiten, für ein besseres Verständnis zwischen Menschen verschiedener ethnischer Gruppen, seine Absicht den Abstand zu füllen, letztlich sein ganz persönliches Opfer, sein Selbstmord, all das diente uns zwar als Inspiration für diese Oper, wir gehen aber trotzdem davon aus, dass diese Dinge bereits zur Genüge bekannt sind. Was macht Alex nun so außergewöhnlich? Warum ist sein persönliches Schicksal so interessant? Natürlich, seine Art aus dem Leben zu scheiden ist ungewöhnlich: Alex hat sich aufgehängt, an einem Obstbaum. Was trieb ihn zu dieser extremen Handlung? Als Bildermacher kann ich versuchen meine sehr subjektive Geschichte zu erzählen, indem ich meine eigenen Gedanken visualisiere und darstelle. Meine persönlichen obsessiven Visionen zu Alex, vermischt mit den schrecklichen Bildern der Zerstörung des Planeten, die uns alle quälen, wenn wir uns darum sorgen, oder sollte ich sa-gen, wenn wir den Mut haben, uns mit ihnen auseinander zu setzen. Eine sehr optimistische Sicht der Dinge ist das nicht, zugegeben, ich denke aber, dass wir es Alex verdanken, wenn wir diese Themen heute so ernst nehmen.

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ALE X ANDER L ANGER 3

Sin da ragazzo Alexander Langer – nato a Sterzing/Vipiteno nel 1946 e morto suicida a Firenze nel 1995 – ha posto la po-litica, intesa come arte della convivenza, al centro della sua vita. Lo ha fatto in primo luogo contribuendo a contrastare e superare le rigide contrapposizioni fra le diverse componen-ti della popolazione della sua terra, il Sudtirolo, attraverso un impegno mai venuto meno per quasi quarant’anni. Tale esperienza è divenuta per lui riferimento costante e fonte di ispirazione anche durante la successiva esperienza politica: in particolare quando, eletto deputato europeo nel 1989, ha profuso i suoi sforzi in difesa delle molte minoranze in peri-colo presenti sul continente o dei migranti stranieri discrimi-nati, come i tanti albanesi venuti in Italia dopo la caduta dei regimi comunisti; o ancor più quando ha cercato di favorire, pur nel pieno delle guerre in ex Jugoslavia, forme di incontro diretto fra esponenti della società civile delle popolazioni in conflitto; questo nel quadro di un’azione di pace ispirata alla nonviolenza attiva e non dogmatica, con grande at-tenzione alle responsabilità che in quel conflitto dovevano assumere in particolare le istituzioni europee e internazi-onali. Sin dagli anni giovanili, Langer, è stato animato da una forte religiosità mai disgiunta dalla piena affermazione della libertà e della responsabilità dell’individuo, che lo ha avvicinato al cattolicesimo nello spirito innovatore ed ecu-menico del Concilio Vaticano II. Quella religiosità si è co-niugata, anche dopo il distacco dalla Chiesa - criticata fra l’altro per la sua struttura rigidamente gerarchica - con una

persistente vicinanza anche personale ai poveri e ai più de-boli: dalle prime attività caritative, alla partecipazione attiva ai movimenti degli anni Sessanta e Settanta, alla militanza nell’organizzazione della sinistra rivoluzionaria Lotta con-tinua. L’attenzione per i più deboli è rimasta una costante di tutta l’azione politica di Langer. In particolare, quando, dall’inizio degli anni Ottanta ha fondato il movimento eco-logista in Italia, non ha mai cessato di interpretare quella nuova visione del rapporto dell’uomo con la natura anche come ulteriore occasione di riscatto per i più poveri, di par-tecipazione democratica dal basso all’affermazione di nuovi stili di vita, di difesa dei popoli più vilipesi e sfruttati della terra. Langer si è infatti considerato impegnato in favore di una conversione ecologica della società, con preferenza per l’auto-limitazione cosciente, la valorizzazione della dimen-sione locale e comunitaria, la convivialità. Secondo lui, allo scopo di correggere condizioni di vita sempre più ingiuste, degradate, violente e povere di senso, era decisivo agire in prima persona, non inquinando e realizzando condizioni di giustizia, di pace, di integrità della biosfera, piuttosto che inseguire rimedi delegati ad altri, aggiustamenti e disinqui-namenti sempre più sofisticati e artificiali; l’ecologia aveva bisogno non solo di provvedimenti e riforme, ma anche di una dimensione spirituale e di valori profondi.

Per tutto questo Alexander Langer era in continuo movi-mento da un luogo all’altro, in Italia, Europa ed in giro per il mondo, spinto da una forte curiosità per le persone e pro-teso ogni volta ad accorrere dove più pressanti si facevano le tensioni e le domande di una realtà in perenne e sempre più vorticoso cambiamento. Contava prima di tutto su se stesso e sulle persone con cui, volta per volta, collaborava, batten-dosi - tanto più nel ruolo di dirigente del movimento dei Verdi - contro le derive burocratiche insite nel consolidarsi di strutture o partiti votati più che altro all’autoconservazione4. In questa come in molte altre sue azioni si è trovato più e più volte isolato nell’affermare posizioni difficili e duramente criticate da altri, cercando però, per naturale vocazione, di non assumere mai le vesti del predicatore, preferendo invece la concretezza delle proposte politiche. Al prezzo, talvolta, di una fatica spesso difficile da reggere, anche per uno come lui, sorretto dalla straordinaria energia che gli derivava dal voler essere un Hoffnungsträger, un portatore di speranza.

3 Fabio Levi, In viaggio con Alex – La vita e gli incontri di Alexander Langer,Feltrinelli, Milano 2007

4 Un altro grande ideale per il quale Alexander Langer si batteva è stato la difesa dell’ambiente: un tema non meno drammatico oggi, in un’epoca in cui lo sfrenato consumismo dei paesi avanzati sta diffondendosi tra i paesi emergenti, fino a prefi-gurare una catastrofe ecologica planetaria.

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ALE X ANDER L ANGER5

Alexander Langer - geboren 1946 in Sterzing und gestorben 1995 in Florenz, durch Selbstmord - hat die Politik, verstan-den als Kunst des Zusammenlebens, seit frühester Jugend ins Zentrum seines Handelns gestellt. Er tat es in erster Li-nie, indem er versuchte, den starren Gegensätzen zwischen den verschiedenen Volksgruppen in seiner Heimat Südtirol entgegenzuwirken und diese, durch einen beinahe vierzig Jahre anhaltenden unermüdlichen Einsatz zu überwinden. Dieses Engagement wurde für ihn nach und nach zu einem ständigen Bezugspunkt und zur Quelle der Inspiration: als er 1989 ins Europaparlament gewählt wurde, galt sein Au-genmerk dem Schutz der vielen gefährdeten Minderheiten des Kontinents, ebenso wie dem der diskriminierten auslän-dischen Einwanderer, zum Beispiel der vielen Albaner, die nach dem Sturz des kommunistischen Regimes nach Italien gekommen waren; weiters versuchte er, inmitten der Kriege in Ex- Jugoslawien, Wege zu finden, um direkte Zusammen-künfte zwischen den zivilen Vertretern der Konfliktparteien zu ermöglichen; dies alles im Rahmen einer Friedensak-tion, die vom aktiven und nicht dogmatischen Gewalt-verzicht ausging, mit Betonung der Verantwortung, die in jenem Konflikt vorwiegend von den europäischen und internationalen Institutionen übernommen werden musste. Seit jungen Jahren war Langer beseelt von einer starken Re-ligiosität, die immer gepaart blieb mit der vollen Bejahung der Freiheit und der Verantwortung des einzelnen Individu-ums. Die ihn in die Nähe des Katholizismus im Geist der Erneuerung und der Ökumene des Zweiten Vatikanischen Konzils brachte. Diese Religiosität ging auch nach seiner Abkehr von der Kirche - die er besonders wegen ihrer star-ren hierarchischen Strukturen kritisierte -, einher mit einer anhaltenden persönlichen Nähe zu Armen und Schwachen: von den ersten karitativen Aktionen, über die aktive Teilna-me an den Bewegungen der sechziger und siebziger Jahre, bis hin zur Militanz in der Organisation der revolutionären Linken Lotta continua. Das Augenmerk auf die Schwächsten blieb eine Konstante in der gesamten politischen Arbeit Lan-gers. Als er Anfang der achtziger Jahre die ökologische Bewe-gung in Italien gründete, hörte er nicht auf, jene neue Vision der Beziehung des Menschen zur Natur als eine zusätzliche Möglichkeit der Befreiung für die Ärmsten zu verstehen, als demokratische Teilnahme von unten, zur Verankerung neuer Lebensstile, zum Schutz der am wenigsten geachteten

und am meisten ausgebeuteten Völker der Erde. Tatsächlich sah Langer die Notwendigkeit einer ökologischen Um-wandlung der Gesellschaft, basierend auf einer bewussten Selbstbeschränkung, der Aufwertung lokaler kollektiver Dimensionen, dem friedlichen Zusammenleben. Um die immer ungerechteren, dekadenteren, gewalttätigeren und sinnentleerteren Lebensbedingungen zu ändern, war es für ihn wichtig selbst zu handeln. Selbst die Umwelt nicht zu verschmutzen und gerechte, friedliche und die Integrität der Biosphäre garantierende Verhältnisse zu schaffen. Keien Maßnahmen zu verfolgen, die lediglich darauf abzielten be-reits entstandene Schäden zu reparieren und immer feinere und ausgeklügeltere Mittel der Entgiftung einzusetzen. Die Ökologie hatte nicht nur Maßnahmen und Reformen nötig, es bedurfte einer geistigen Dimension und neuer Werte. Da-für war Alexander Langer ständig unterwegs, von einem Ort zum anderen, in Italien, Europa, der ganzen Welt, bewegt von einer starken Neugierde für die Menschen und bemüht immer dort zu sein, wo die Spannungen und Fragen einer vom steten und immer abgründigeren Wandel gezeichneten Realität am stärksten hervortraten. Er verließ sich dabei in erster Linie auf sich selbst und die Personen, mit denen er von Mal zu Mal zusammenarbeitete, und bekämpfte - um so mehr in seiner Rolle als Vorsitzender der Grünen Bewegung

- vor allem die bürokratischen Auswüchse, entstanden durch die Konsolidierung von Strukturen und Parteien, die sich nur dem Machterhalt6 widmen. In dieser und in vielen an-deren seiner Tätigkeiten, war immer öfter der einzige, der an der Verteidigung schwerer und von den meisten scharf kriti-sierten Positionen festhielt. Trotzdem vermied er es - aus ei-ner natürlicher Berufung heraus - in die Rolle des Predigers zu schlüpfen, und zog die Konkretheit politischen Handelns jeder anderen Vorgangsweise vor. Der Preis dafür waren al-lerdings auch für einen wie ihn, der wusste, dass er vielen an-deren als Hoffnungsträger galt, und der daraus seine ganze Kraft bezog, oft genug schwer zu ertragende Strapazen.

5 Verfasst von Fabio Levi. 6 Ein anderes großes Ideal, für das sich Alexander Langer einsetzte, war der Um-weltschutz: ein Thema, das auch heute nichts von seiner Dramatik verloren hat, in einer Zeit, in der sich der zügellose Konsumwahn der Industrie Länder auch auf die Schwellenländer ausbreitet, wodurch sich eine weltweite ökologische Katastro-phe abzuzeichnen beginnt.

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ALE X BRÜCKE L ANGER: L A MuSIC A COME RIfLESSIONE CONtRO L’ OMOLOG A zIONE . A COLLOquIO CON C ARLO DELfR AtIdi Giacomo Fornari

Negli ultimi mesi, nell’ambito del progetto didattico OPER@4u curato da Carlo Delfrati per conto della Fonda-zione Teatro comunale, si è fatto un gran parlare di Alex Brücke Langer nelle scuole altoatesine. «Il teatro contempo-raneo – diceva un mio maestro – è come un fiume in piena, pronto ad accogliere le acque di ogni rivolo e a farle proprie». E, in effetti, quando ci si avvicina ad una composizione nuo-va, è difficile per il pubblico trovare un appiglio, capire a che cosa prestare attenzione, insomma, cosa e, soprattutto, come ascoltare. Il linguaggio eclettico e variegato di questa origi-nale composizione, che sfugge ad un preciso inquadramento nella tradizione della forma, sollecita l’impegno intellettuale dalla prima all’ultima nota. Mentre il teatro antico si occu-pava di politica in modo molto indiretto svelando i contenuti soltanto in parte, questo «ritratto scenico musicale» fa della politica il proprio centro di gravità. Ma forse è proprio per questa ragione che Carlo Delfrati definisce l’operazione «una vera e propria sfida piena di senso, di grande attualità ed importante sotto il profilo etico. Perché è giusto che il teatro si occupi di contemporaneità, anche quando essa possa risul-tare problematica o ostica per diversi motivi».

Alex Brücke Langer, su libretto di Vito Calabretta e musiche di Giovanni Verrando, può creare in noi qualche insicurezza di ordine musicale, grazie ad una melange di linguaggi diver-si, «questo perché – spiega Carlo Delfrati – noi, come i nostri ragazzi, siamo abituati a tutt’altro repertorio. Quasi la metà della composizione è giocata su sonorità in piano e pianis-simo, con interventi vocali minimi e calibrati. A livello di

‘appiglio’ musicale aiuta senza dubbio la presenza di citazioni da composizioni del passato trasfigurate (penso a Nabucco, ai Vespri siciliani, ma ci si può sentire anche Mozart …). Atten-zione, però. Quei materiali, infatti, sono usati da Verrando in senso ironico, sarcastico, come critica all’omologazione ed alle strategie politiche di cui Alexander Langer ha notoria-mente sofferto. Insomma, bisogna imparare ad ascoltare in modo diverso, davvero una sfida stimolante per tutti».La composizione contemporanea ci ha abituato a letture psi-cologiche, a veder modellare la materia-suono secondo lingu-aggi estremi, talvolta violenti e sempre vividi, imponendoci di arrivare dentro di essa soltanto dopo un lungo percorso di natura extramusicale: «in questo caso direi che il primo punto è quello di capire gli ideali di Langer per cogliere la sua sofferenza, il suo disagio, il suo dolore, così bene rappre-

sentati dalla musica. Possiamo poi iniziare a contestualizzare il tutto dedicandoci a tematiche attuali generali come la pace, la convivenza, la xenofobia …». Anche nell’ambito del pro-getto scolastico, l’equipe di Delfrati ha iniziato ad entrare in Alexander Brücke Langer partendo da fuori e toccando tematiche particolarmente attuali e care ai ragazzi: «Capire la società multietnica, ci aiuta anche a penetrare l’orizzonte musicale della composizione. Bisogna tener conto che alla complessità della musica corrisponde quella del linguaggio del libretto, così ellittico, allusivo e talvolta ermetico. Fa-miliarizzare con questo tipo di musica, quindi, non è cosa immediata, ma impone qualche sforzo e qualche riflessione.»Un altro punto nevralgico, estremamente delicato, è quello della fine tragica di Langer. Sembra quasi che il suicidio sia ‘tornato di moda’ nel teatro contemporaneo come in quello seicentesco, se pensiamo a Julie di Boesmans andata in sce-na lo scorso anno sul nostro palcoscenico: «Certo, la cosa importante, qui, non è quella di mitizzare, ma di capire, di scavare, di approfondire. Anche con i ragazzi abbiamo dovu-to essere molto attenti a questo punto: capire la disperazione significa anche trovare altre soluzioni possibili nella nostra vita». Alla fine, però, il problema non è tanto quello di ac-cettare o meno la natura politica e di denuncia del brano, ma semmai quello di capire che cosa c’è attorno. «Infatti credo che il punto centrale – conclude Del-frati – sia quello di capire il contesto ideologico oltre che quello umano. Non si tratta sem-plicemente di condividere idea-li, ma emozioni». Emozioni forti, come la musica che penetra den-tro di noi cambi-ando meccanismi che pensavamo intoccabili.

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ALE X BRÜCKE L ANGER: MuSIK AL S GEDANKE GEGEN DIE vEREINHEItLICHuNGIM GESPR äCH MIt C ARLO DELfR AtIVon Giacomo Fornari

Im Rahmen des, von Carlo Delfrati für die Stiftung Stadt-theater erarbeiteten Schulprojektes OPER@4u, wurde in den letzten Monaten an Südtirols Schulen bereits intensiv über die Oper Alex Brücke Langer gesprochen. „Das zeitgenös-sische Theater,“ – so sagte ein Lehrer von mir – “ ist ein Fluss der Hochwasser führt, der sich jeden Bach und jedes Rinnsal einverleibt”. Und wahrlich ist es für das Publikum mitunter schwierig, den Zugang zu einer neuen Komposition zu fin-den; zu wissen, auf was man achten soll; zu wissen, auf was und wie man hören soll. Die komplexe und abwechslungs-reiche Sprache dieser einzigartigen Komposition, die alle tra-ditionellen Formen sprengt, verlangt von der ersten bis zur letzten Note vollste Aufmerksamkeit. Das klassische Theater greift Politik eher indirekt auf – politische Themen werden nur auszugsweise vertieft. In diesem „szenisch - musika-lischen Portrait” hingegen steht die Politik im Mittelpunkt. Vielleicht bezeichnet Carlo Delfrati gerade deshalb dieses Projekt als eine „sinnvolle Herausforderung, höchst aktuell und vor allem unter einem ethnischen Gesichtspunkt von eminenter Bedeutung. Es ist wichtig, dass sich das Theater mit aktuellen Themen beschäftigt, auch wenn diese aus ver-schiedensten Gründen problematisch oder schwierig sind”.

Alex Brücke Langer, mit einem Libretto von Vito Calabretta und Musik von Giovanni Verrando, kann uns vom musi-kalischen Gesichtspunkt her und dank einer melange ver-schiedener Stilrichtungen, irritieren. „Wir sind, so wie un-sere Kinder, an ein anderes Repertoire gewohnt“, sagt Carlo Delfrati. „Fast die Hälfte dieser Komposition ist piano und pianissimo, Stimme wird minimal und ganz gezielt einge-setzt. Einen möglichen Zugang bieten die Bezüge zu ande-ren Kompositionen (ich denke an Nabucco, an Vespri sicili-ani, man kann auch Mozart hören...) Aber Achtung. Diese ‚Zitate’ werden von Verrando auf ironische und sarkastische Weise eingesetzt. Sie üben Kritik am üblicherweise gängigen Einheitsbrei und an den politischen Strategien, unter denen auch Langer so gelitten hat. Man muss also versuchen, „an-ders“ zu hören. Eine anregende Herausforderung für alle.“

In der zeitgenössischen Musik wurden wir an eine psycho-logische Lesart gewöhnt. Materie und Klang werden mit ra-dikalen Mitteln bearbeitet, gewalttätig vielleicht, in jedem Fall lebhaft. Man ist fast gezwungen, sich bereits im Vorfeld intensiv mit dem Stück auseinander zu setzen. „Es geht in er-

ster Linie um den Versuch, die Ideale, für die Langer einge-treten ist, zu verstehen. Sein Leiden, seinen ‚disagio’ und sein Schmerz werden in der Musik treffend dargestellt. Dann kann man neue Aspekte einfügen und an Themen wie Frie-den, Zusammenleben, Ausländerfeindlichkeit, etc. denken.“ Auch im Rahmen des Schulprojektes wurde versucht, die Oper über für Jugendliche besonders aktuelle Themen an-zugehen: „ Um die multiethnische Gesellschaft zu verstehen, muss man versuchen, auf die musikalischen Horizonte des Stückes einzugehen. Der Komplexität der Musik entspricht auch das Libretto: elliptisch, zweideutig, hermetisch. Man wird nicht unmittelbar mit dieser Musik vertraut – es bedarf einer gewissen Anstrengung und einiger Überlegungen.“

Ein weiterer zentraler und extrem heikler Punkt, ist das tra-gische Ende Langers. Es scheint fast der Selbstmord sei im zeitgenössischen Theater – so wie im Theater des sechzehn-ten Jahrhunderts - ‚en vogue’. Man denke beispielsweise an Julie von Boesmans, die letzte Produktion der Stiftung Stadt-theater: „Es ist wichtig, keinen Mythos zu schaffen, sondern man sollte versuchen zu verstehen, zu begreifen, zu vertiefen. Auch mit den Jugendlichen mussten wir hier ganz vorsichtig sein: die Verzweiflung zu begreifen, bedeutet auch andere mögliche Auswege in unserem Leben zu sehen.” Letzten Endes geht es weniger darum, die politische Natur und die Anklage des Stückes zu akzeptieren, sondern viel mehr darum, zu erfassen, was darüber hinaus gemeint ist. Abschließend meint Delfrati:

„Zentraler Punkt des Stückes ist nicht ein-zig der menschliche sondern der ideolo-gische Kontext. Viel mehr als die Ideale, muss man die Gefühle teilen.” Sehr starke Gefühle, denen es genauso wie der Musik gelingt, in uns einzudringen und bis dahin scheinbar un-veränderliche Mechanismen zu ändern.

Page 10: Program Opera Alex Brücker Langer

L A MuSIC A - GioVa nni V err a nd oGiovanni Verrando ha, in più occasioni, parlato del suo idea-le artistico. Sappiamo che nessun artista si muove nel vuoto. In ogni campo siamo “nani sulle spalle del gigante” come dice il filosofo medioevale: di quel gigante che è la storia, il passato, chi ci ha preceduto nel cammino. Come ogni com-positore impegnato nella ricerca di una sua autenticità lingu-istica, Verrando non può non confrontarsi con i suoi maestri, veri o ideali, condivisi o rifiutati. La musica “facile”, quella che perpetua la tradizione tonale, che sia di matrice colta, aulica, o di matrice popolare, non gli appartiene. Non è con quel linguaggio che potrebbe mai prendere forma il messag-gio profondo che sente di trasmettere. Ad aprire la strada in questa direzione di rifiuto della tonalità è stato Schönberg e ancora più la generazione delle avanguardie della secon-da metà del Novecento. Ma queste avanguardie – si pensi a compositori come Kagel o Schnebel – si curavano solo di in-tervenire sul linguaggio, senza preoccuparsi dei suoi risvolti comunicativi, semiotici. Al contrario, la ricerca linguistica di Verrando, che raggiunge picchi sorprendenti di originalità, non va mai disgiunta da un bisogno profondo di “parlare” con il suo ascoltatore.

COSì L’AutORE ESP ONE L A PROPRI A P OE tIC A

“Più ci si avvicina alla soglia, più ci si approssima alle abitudi-ni collettive; al di sotto e al di sopra di essa si prende distanza dalla normalità comunicativa, entrando in un territorio di ri-cerca tipico di un certo atteggiamento artistico, dove hanno dimora le profezie e le attitudini storicamente anomale. Tal-volta, più semplicemente, chi abita questo territorio rischia l’inefficacia dei messaggi, per quanto quell’allontanamento dalla soglia possa nascere da una scelta critica e consape-vole nei confronti delle abitudini di massa.”. E ancora:

“L’individuazione di uno stile, attraverso l’estremizzazione dei propri elementi linguistici, sembra essere la via odierna per sfuggire in modo efficace all’omologazione della soglia, per rappresentare la ricchezza e l’intensità dell’io. Può il compositore offrire una giustificazione sociale, vale a dire non solo tecnico-musicale, della propria attività? E di conse-guenza, qual è il ruolo sociale del compositore? Senza dubbio sono questioni che hanno attraversato da sempre la musica occidentale. Ma nel secondo Novecento, di fronte allo svi-luppo della comunicazione di massa, esse assumevano pro-porzioni drammatiche. Si sarebbe trattato infatti di cercare una giustificazione valida per l’espressione libera del sé, o meglio, per quell’arte che faceva dell’autoreferenzialità e del-la ricerca linguistica le categorie della libertà d’espressione. Invece, l’attenzione al Processo di sviluppo – cioè la stessa autoreferenzialità – sembrava mascherare una fuga dalla domanda sul senso. I compositori delle avanguardie non si sono resi conto, per lungo tempo, che l’interrogativo sulle ragioni ultime della scrittura era diventato indispensabile per la sopravvivenza della nuova musica. Essa necessitava di nuove risposte, di nuove giustificazioni sociali. Non bastava più il richiamo alla definizione di una tecnica. Si è creduto di rispondere al perché fondando la ragione dello scrivere sullo scrivere stesso, sul metodo e sul confronto polemico con il passato.”

IL MESS AGGIO P OL ItICOAlex Brücke Langer è anzitutto un gesto politico, un po’ irri-verente, che nulla ha a che vedere con la politica così come oggi è largamente praticata. Un gesto, che seguendo la lettu-ra personale del pensiero di Langer, traduce in suoni, scene e parole i sentimenti dell’idealità, della filantropia, della fede nello spirito critico e che individua nell’ipocrisia, nel servi-lismo diffuso, nel processo di normalizzazione delle menti, ormai non più attuale ma già attuato, i bersagli di una nuova rivoluzione culturale non violenta. Essa ha come obbietti-vo ultimo la sconfitta dell’omologazione, delle ingiustizie perpetrate dai ‘grandi’ sui ‘piccoli’ (così come Langer stesso definiva coloro che non hanno voce di rappresentanza), ed è spinta dalla profezia di un ordine delle cose diverso e pos-sibile.

In termini positivi, Alex Brücke Langer è un invito a pensare con la propria testa. Così come, a qualche anno di distanza, ci sembra che Alexander Langer abbia fatto, fino in fondo. Non un eroe massmediologico La figura contemporanea dell’eroe è un falso paradigma, uno schema commerciale in-ventato dalla massmediologia, utile alla normalizzazione. E allora lasciamo l’eroe odierno a quei giornalisti arruolati dal-la normalizzazione, che hanno appreso come trasformare in merce qualunque battito d’ali, per pensare al paradigma del martire. Modello che sembra invece apparire più verosimile e tristemente attuale. Non certo un martire da beatificare per le stigmate, semmai più simile ad alcuni personaggi dei film di Lars von Trier, vittime di dinamiche sociali troppo di-stanti dalla loro visione del mondo. Qui però, interpretando la vicenda di Langer, appare un elemento più importante e assente in quei film: un sistema di pensiero che fa da motore dell’esistenza; esso si impegna in una battaglia che sfrutta la politica come parte di un progetto culturale più vasto. Quel-la battaglia contro l’omologazione delle menti, a favore di una generalizzata autonomia di pensiero, obbiettivi, come detto, di una possibile rivoluzione culturale e dunque anche politica.”

Page 11: Program Opera Alex Brücker Langer

GIOvANNI vERRANDO Mi chiamo Giovanni, ho 44 anni, faccio il musicista da quando ne avevo 4. Mi iscrissero al conservatorio, dicono, perché as-coltavo ossessivamente le canzoni dei Beatles (io, sinceramente, non lo ricordo). Ho studiato pianoforte e chitarra classica, e più tardi composizione a Milano e a Siena. Sino ai 20 anni, parallelamente agli studi più accademici, mi sono cimentato anche nel rock e nel jazz, esperienze che avrebbe-ro contato molto nella mia successiva professione di compositore. Negli anni ´90 mi sono trasferito a Parigi per studiare, e poi la-vorare all’Ircam di Parigi, un centro di ricerca sull’ informatica musicale che in quegli anni era all’avanguardia per lo studio della musica per computer ed elettronica. Sono riuscito a diven-tare compositore grazie anche alla vittoria di alcuni concorsi in-ternazionali: in un paese molto poco attento alla musica, come l’Italia, per poter svolgere questa attività, è infatti spesso neces-sario rivolgersi all’estero, o emigrare almeno per un po’ di tem-po. In questi anni ho scritto un certo numero di composizioni (in realtà non tante: non m’ interessa scrivere molto, e preferisco concentrare le mie energie su idee molto precise). Ho composto musica per orchestra, da camer e per strumenti elettrici. Nel 2007, ho fondato un gruppo che si chiama RepertorioZe-ro, del quale fanno parte compositori e musicisti che suonano solo strumenti elettrici ed amplificati, allo scopo di fare ricerca sul rapporto fra i linguaggi musicali scritti di oggi ed i nuovi strumenti elettrificati. Insegno composizione ed orchestrazio-ne al Conservatorio di Lugano (Svizzera) e all’Accademia In-ternazionale della Musica di Milano. Mi piace molto anche l’ insegnamento perché trovo interessante ascoltare le idee musi-cali dei compositori più giovani di me. Alex Brücke Langer è l’unica opera che ho scritto fino ad ora. La ragione che mi ha mosso a progettare ABL 7 è in realtà di carattere extra-musicale: ho voluto infatti mettere il linguaggio musicale a disposizione del pensiero di Alexander Langer, della messa in scena delle sue idee. E’ per questa ragione che ABL non è forse un’opera in sen-so tradizionale, quanto piuttosto un ‘ritratto composto’, come indica il sottotitolo. In ABL faccio uso di stili molto diversi. Mi sono servito, ad esempio, del linguaggio tonale un pò standardizzato per mettere in scena la faccia volgare del potere politico. Oppure ho usato un rock un po’ funky per dare più forza alla recitazione del vocabolario langeriano. Altre scene poi, sono scritte su un lin-guaggio che semplicemente si basa su una successione di accor-di. ABL è stata composta tra il 2002 ed il 2003; fino al 2006, infatti, ho scritto brani che si fondavano su serie di accordi. Si trattava di una grammatica che mi consentiva di costruire dei punti d’appoggio per le scelte sintattiche e per l’ascolto. Con la selezione delle note degli accordi, individuavo ad esempio del-le altezze ‘vere’ (quelle all’ interno dell’accordo) e ‘ false’ (tutte quelle estranee), diverse per ogni sezione. E la stessa selezione mi permetteva di focalizzare le sezioni del brano, sfruttando a volte la diversa complessità degli accordi e il numero di note in essi presenti. Da qualche anno invece, scrivo più direttamente nel-lo spettro, dentro alle proprietà fisiche del suono, equiparando suono e rumore, armonico e inarmonico, ordine e disordine. Ma questa è un’altra storia.”

IL PuDORE E L’EMPAtIALa vicenda di Alex Langer suscita pudore, rabbia, a volte suggerisce silenzio. Il suo pensiero, sebbene inserito in un percorso trasparente, è ricco e complesso. Tutto ciò che in Alex Brücke Langer è recitato, suonato, gridato o sussurrato, dunque non ha affatto la pretesa della lettura oggettiva. La lettura, o meglio, l’interpretazione nasce semmai da un gesto spontaneo, biologico, scaturito dall’empatia con gli scritti di Langer, con i suoi atti pubblici, con il suo modo di sentire il mondo. D’altronde l’esperienza dell’empatia prevede che l’oggetto del nostro sguardo non esista in quanto tale, ma in quanto oggetto dello sguardo stesso. L’empatia si pone a servizio dell’interpretazione. E comprende necessariamente il concetto di pudore, di rispetto per l’oggetto di relazione. Pudore e empatia sono i sentimenti che più mi hanno ac-compagnato lungo tutta la fase di creazione di Alex Brücke Langer, durata più di due anni. Le ragioni artistiche Alex Brücke Langer è un ritratto composto, complesso, in cui musica, testo, scena e video sono elementi difficilmente scin-dibili. Sul palco non è rappresentata una storia, ma tante scene che viaggiano attraverso il pensiero di Langer. Questo viaggio ideale e la sua rappresentazione colgono gli aspetti più intensi di quel pensiero. D’altronde, non c‘è ragione di vivere un’esperienza estetica se essa non porti con sé le ferite dell’intensità. E la scelta del tema di questa rappresentazione nasce proprio dal fervore della storia langeriana. È per questo che la musica segue le esigenze della scena e del testo, dettata dal desiderio di una coincidenza fra idee, sentimenti (rabbia e pudore), suoni, immagini. Ed è perciò che in Alex Brücke Langer non ho solo sviluppato la mia usuale ricerca musicale, componendo invece brani di generi diversi. Per una scena che tratta e mostra l’arroganza, la volgarità, la goffaggine del potere politico, ad esempio, ho tessuto un patchwork di mol-ti estratti dall’opera italiana del ´700 e ´800 (Verdi, Mozart) realizzando così un brano d’opera vero e proprio, composto però da tanti ritagli. In questo caso, il genere operistico con i suoi cliché, diventa utile a mostrare una faccia del potere, attraverso la musica del potere, ridicola, un po’ stupida. Alex Brücke Langer coinvolge lo spettatore in un mondo, anzi, più precisamente in un’interpretazione del mondo di Langer. Alex Brücke Langer prende le distanze sia dallo spirito del Mercato, sia da quello dell’Accademia operistica tradizionale, due espressioni di uno stesso processo omologativo. Né con l’Accademia, né con il Mercato, dunque, perché presso di essi non abita l’intensità. E non ci sarebbe ragione di vivere questa esperienza musicale se essa non portasse con sè le fe-rite del fervore.”

7 L’acronimo ABL sta per Alex Brücke Langer

Page 12: Program Opera Alex Brücker Langer

DIE MuSIK - GioVa nni V err a nd oGiovanni Verrando hat mehrfach über sein künstlerisches Ideal gesprochen. Wir wissen, dass sich kein Künstler in der Leere bewegt. Auf jedem Gebiet sind wir „Zwerge auf den Schultern eines Riesen“, wie der mittelalterliche Philosoph Bernhard von Chartens sagt: „Dieser Riese ist die Geschichte, die Vergangenheit, die uns auf unserem Weg vorangegangen ist“. Wie jeder Musiker, der auf der Suche seiner sprachlichen Authentizität ist, kommt auch Verrando nicht darum herum, sich mit seinen wahren oder ideellen, angenommenen oder abgelehnten Meister zu messen. Die „leichte“ Musik, die mit der tonalen Tradition fortfährt, ob sie nun ernsten und er-habenen Mustern folgt oder populären, ist nicht das Seine. In jener Sprache könnte die wichtige Botschaft, die er uns mitzuteilen hat, wohl auch nie wirklich Form annehmen. Es war Schönberg, der den Weg zur Ablehnung der Tonalität ebnete, und mehr noch die Generation der Avantgarde der zweiten Hälfte des 20. Jahrhunderts. Aber diesen Avantgar-den - man denke an Komponisten wie Kagel oder Schnebel

– war nur daran gelegen auf die Ausdrucksweise Einfluss zu nehmen, um semiotische, kommunikative Aspekte der Mu-sik kümmerten sie sich dagegen nicht. Im Gegensatz dazu kann man die Suche Verrandos nach einer eigenständigen Ausdrucksform, die überraschend originelle Blüten treibt, nie loslösen vom starken Wunsch mit seinen Zuhörern auch

„reden“ zu wollen.

SO ERKL ä R t DER AutOR SEL BS t SEINE P OE tIK

„Je näher man der Schwelle kommt, um so dichter rückt man an die kollektiven Gewohnheiten heran; unter ihr und über ihr geht man auf Abstand zur kommunikativen Normali-tät und betritt ein, für eine gewisse künstlerische Haltung typisches Territorium, in dem die Prophezeiungen wohnen und die geschichtlich abnormen Neigungen. Manchmal läuft einer, der sich in diesem Territorium aufhält, einfach Gefahr die Wirksamkeit der Botschaften zu verlieren, so sehr dieses Sich-Entfernen von der Schwelle auch Frucht einer kritischen und bewussten Entscheidung gegen die Ge-wohnheiten der Masse sein mag. Und weiter: Heute scheint die Bestimmung eines Stils über die Extremisierung seiner eigenen linguistischen Elemente der Weg zu sein, um auf wirksame Weise der Nivellierung der Schwelle zu entkom-men, um den Reichtum und die Intensität des Ichs darstel-len zu können. Kann der Komponist eine soziale, das heißt nicht nur eine technisch-musikalische Rechtfertigung seiner Arbeit liefern? Und folglich: welche soziale Rolle nimmt der Komponist ein? Zweifellos sind das Themen, die die westliche Musik seit jeher beschäftigt haben. Doch in der zweiten Hälfte des 20. Jahrhunderts, konfrontiert mit der Entwicklung der Massenkommunikation, nahmen diese Aspekte dramatische Ausmaße an. Es ging gewissermaßen darum, eine gültige Rechtfertigung für die freie Äußerung des Selbst zu suchen, oder besser für jene Kunst, die die Selbstbezogenheit und die linguistische Suche zu Kategorien der Ausdrucksfreiheit machte. Dagegen schien die Aufmerk-samkeit für den Entwicklungsprozess - also für die Selbstbe-zogenheit selbst - eine Flucht vor der Sinnfrage zu verbergen. Die Komponisten der Avantgarden wollten lange Zeit nicht

wahrhaben, dass die Frage nach dem letzten Grund der Schrift für das Überleben der neuen Musik unverzichtbar geworden ist. Es brauchte neue Antworten darauf, neue sozi-ale Rechtfertigungen. Der Hinweis auf die Definition einer Technik genügte nicht mehr. Man dachte auf das Warum eine Antwort geben zu können, indem man den Grund des Schreibens auf das Schreiben selbst zurückführte, auf die Methode und die polemische Auseinandersetzung mit der Vergangenheit.“

DIE P OL ItISCHE BOt SCH A f tAlex Brücke Langer ist vor allem eine respektlose politische Geste, die nichts zu tun hat mit der Politik, wie sie heute großteils betrieben wird. Eine Geste, die die idealistischen Gefühle, die Liebe zum Menschen, den Glauben an den kri-tischen Geist Langers, anhand einer persönlichen Lektüre seiner Gedanken in Klänge, Bilder und Sprache überträgt. Die in der Heuchelei, der verbreiteten Unterwürfigkeit, dem Prozess der Normalisierung der Köpfe, die nicht mehr aktu-ell ist weil größtenteils schon Fakt, die Gegner einer neuen, friedlichen kulturellen Revolution sieht. Sie hat als letztes Ziel das Ende der Nivellierung, der von den ‚Großen‘ an den ‚Kleinen‘ (so nannte Langer jene, die niemanden haben, der sie vertritt) verübten Ungerechtigkeiten, und ist getragen von der Prophezeiung einer anderen und möglichen Ord-nung der Dinge. Mit anderen Worten, Alex Brücke Lan-ger ist eine Einladung mit dem eigenen Kopf zu denken. Gerade so wie es bis vor einigen Jahren Alexander Langer selber getan hat, und zwar bis zum äußersten Ende. Er ist kein Held der Massenmedien. Die gegenwärtige Figur des Helden ist ein falsches Paradigma, ein kommerzielles, ein von den Massenmedien erfundenes Schema, hilfreich für die Normalisierung. Überlassen wir die heutigen Helden ge-trost den Journalisten, die sich der Nivellierung verpflichtet fühlen und die es gelernt haben, jeden Flügelschlag in ein Produkt für den Markt zu verwandeln. Das Paradigma des Märtyrers erscheint hingegen viel wahrscheinlicher und auf traurige Weise aktuell. Gewiss keines Märtyrers, den man wegen seiner Stigmata selig sprechen sollte. Dann schon eher eines solchen, der bestimmten Figuren aus Lars von Triers Filmen gleicht, der ein Opfer der sozialen Verhältnisse ist, weil sie zu weit von seinem eigenen Weltbild8 abweichen. Be-trachtet man die Geschichte Langers merkt man aber, dass all diesen Filmen ein wichtiges Element fehlt: eine Denkwei-se, die der Existenz Impulse gibt; die sich für einen Kampf einsetzt, der die Politik als Teil eines größeren kulturellen Projekts sieht. Es ist dies der Kampf gegen die Nivellierung der Köpfe zugunsten einer Autonomie des Denkens, Ziele

- wie gesagt - einer möglichen kulturellen Revolution, und gerade deshalb auch politische Ziele.

8 Die Ansicht eines Films wie Dogville, entstanden 2003, kann interessante Parallelen zu unserer Oper suggerieren. Auf der Webseite www.youtube.com/watch?v=8rPllm4WEXw&feature=related findet man einen Trailer zum Film; auf www.youtube.com/watch?v=gLu-m0tohKs&feature=related sieht man die letzte, sehr bedeutsame Szene. Beide in englischer Sprache.

Page 13: Program Opera Alex Brücker Langer

GIOvANNI vERRANDO „Ich heiße Giovanni, bin 44 Jahre alt. Musiker bin ich seit meinem 4. Lebensjahr, als ich ins Konservatorium eingeschrie-ben wurde, wohl auch weil ich mir dauernd Beatles- Songs anhörte (so erzählte man mir wenigstens, selbst kann ich mich daran, ehrlich gesagt, nicht erinnern). Ich studierte Klavier und klassische Gitarre, und später Komposition, in Mailand und Siena. In der Zwischenzeit, parallel zu den akademischen Stu-dien und bis ich ungefähr 20 war, spielte ich neben klassischer Musik auch Rock und Jazz, und diese Erfahrungen hatten groß-en Einfluss auf meinen späteren Beruf des Komponisten. In den 90er Jahren zog ich nach Paris, um zu studieren und dann dort beim Ircam zu arbeiten. Ircam ist ein Forschungsinstitut für Musikinformatik, das in jenen Jahren zur Avantgarde im Stu-dium von Computer- und elektronischer Musik gehörte. Und letztlich gelang es mir auch den Beruf des Komponisten zu er-greifen, weil ich einige internationale Wettbewerbe gewann; in einem Land, das so wenig Augenmerk auf die Musik legt wie Italien, ist es meistens erforderlich ganz oder für eine bestimmte Zeit ins Ausland zu gehen, wenn man als Komponist arbeiten will. In diesen Jahren schrieb ich eine gewisse Anzahl von Kom-positionen (in Wahrheit nicht viele; es interessiert mich nicht, viel zu schreiben, ich ziehe es vor, meine Energien auf sehr präzise Ideen zu konzentrieren). Ich habe Musik für Orchester, Kammerorchester, elektronische Instrumente komponiert. Vor ein paar Jahren, 2007, gründete ich mit anderen eine Gruppe, die sich RepertorioZero nennt, und welcher Komponisten und Musiker angehören, die nur elektronische und verstärkte Instru-mente spielen, mit dem Ziel, das Verhältnis zwischen den mo-dernen musikalischen Sprachen und den neuen elektrifizierten Instrumenten zu erforschen. Ich unterrichte Komposition und Orchestrierung im Konservatorium von Lugano in der Schweiz und an der „Accademia Internazionale della musica di Milano“ und diese Arbeit gefällt mir sehr, da ich es interessant finde, den musikalischen Ideen der jüngeren Komponisten zu-zuhören. Einige Überlegungen zum musikalischen Inhalt von Alex Brücke Langer. ABL9 ist die einzige Oper, die ich bisher geschrieben habe. Und was mich dazu veranlasste ABL zu ent-werfen, ist in Wahrheit von außermusikalischem Charakter; ich wollte nämlich die Sprache der Musik in den Dienst der Gedankenwelt Alexander Langers und der Verbreitung seiner Ideale stellen. Aus diesem Grund ist ABL vielleicht auch nicht eine Oper im traditionellen Sinn, sondern ein ‘ komponiertes Portrait’, wie es im Untertitel heißt.. In ABL gebrauche ich sehr unterschiedliche Stile. Zum Beispiel bediente ich mich der tonalen, ein wenig standardisierten Sprache, um die vul-gäre Grimasse der politischen Macht darzustellen. Oder ich gebrauchte einen etwas funkigen Rock, um dem Vortrag von Langers Wortmaterial mehr Kraft zu verleihen. Andere Szenen wiederum sind in einer Klangsprache geschrieben, die schlicht und einfach auf einer Abfolge von Akkorden beruht. ABL wur-

9 Fortfahrend wird hier im Text Giovanni Verrandos das Akronym ABL für Alexander Brücke Langer verwendet.

10 Das akustische Spektrum ist ein Diagramm, das die Klänge in ihren verschie-denen Komponenten wiedergibt. Auf ein elektronisches Programm übertragen, können diese Komponenten nach Belieben verändert werden.

de in den Jahren 2002-03 komponiert, und bis 2006 schrieb ich Stücke die auf Akkordreihen basieren. Es handelte sich da-bei um eine Grammatik, die es mir erlaubte, sowohl Anhalts-punkte für die syntaktischen Entscheidungen als auch für das Zuhören zu setzen. Über die Wahl der Noten der Akkorde er-mittelte ich zum Beispiel die für jede Sektion unterschiedlichen

‘wahren’ (jene im Inneren des Akkords) und ‘ falschen’ (jene dem Akkord fremden) Höhen. Und die selbe Technik erlaubte es mir, die Sektionen des Stücks zu fokussieren, wozu ich manchmal die verschiedenartige Komplexität der Akkorde und die Anzahl der in ihnen enthaltenen Noten nützte. Seit einigen Jahren, seit 2006 eben, schreibe ich hingegen viel direkter ins Spektrum10, innerhalb der physischen Beschaffenheit des Klangs, setze Ton mit Geräusch gleich, harmonisch mit disharmonisch, Ordnung mit Unordnung. Aber das ist eine andere Geschichte.“ Für ein erstes Kennenlernen der musikalischen Sprache Giovanni Verrandos, können wir uns die auf seiner Webseite verfüg-baren Fragmente anhören: www.giovanniverrando.net/audio.html

Page 14: Program Opera Alex Brücker Langer

ANALISI DEL LIBRE t tO

introduzione

Il libretto riporta la seconda strofa di una poesia di Auden. Ecco le altre due, e la traduzione che Gilberto Forti11 ne for-nisce:

La terza strofa modula dalla riflessione universale alla do-manda d’amore alla maestosa e orgogliosa donna amata: al-lontanandosi così dal tema langeriano.

Quella seconda strofa fu dedicata a Langer dalla pedagogi-sta Umberta Biasioli12.

ANALySE DES LIBRE t tOS

einFührunG

Das Libretto enthält die zweite Strophe eines Gedichts von Auden. Hier nun die anderen beiden, ins Italienische über-setzt von Gilberto Forti13, und nachfolgend sinngemäß für diese Broschüre ins Deutsche übertragen:

Die dritte Strophe wechselt von der universellen Reflexion über zur Frage nach Liebe und weiter zu jener nach der ma-jestätischen und stolzen Frau: und entfernt sich dadurch von der langerschen Thematik.

Jene zweite Strophe wurde Langer von der Pädagogin Um-berta Biasioli14 gewidmet.

1. Fish in the unruffled lakesTheir swarming colours wear,Swans in the winter airA white perfection have,And the great lion walksThrough his innocent grove;Lion, fish and swanAct, and are goneUpon Time’s toppling wave.

Pesci nei placidi laghisfoggiano scie di colori,cigni nell’aria invernalehanno un candore perfettoe incede il grande leoneper il suo bosco innocente;leone, pesci e cignoin scena e già sono andatisull’onda irruente del Tempo.

Fische in ruhigen Seenprunken mit farbigen Kielwassern,Schwäne in der Winterluftim Besitz des perfekten Weißund der große Löwe, der durchseinen unschuldigen Wald streift;Löwe, Fische und Schwanin Szene und schon vergangenauf der ungestümen Welle der Zeit.

3. Sighs for folly done and saidTwist our narrow days,But I must bless, I must praiseThat you, my swan, who haveAll gifts that to the swanImpulsive Nature gave,The majesty and pride,Last night should addYour voluntary love.

Sospiri per follie compiute e detteattorcono i nostri angusti giorni,ma devo benedire e celebrareche tu, mio cigno, avendotutti i doni che Naturaimpulsiva ha dato al cigno,la maestà e l’orgoglio,vi aggiungessi ieri notteil tuo amore volontario.

Seufzer wegen getaner und gesagter Dummheitenwickeln unsere ängstlichen Tage auf,doch muss ich gutheißen und feiern,dass du, mein Schwan,der du alle Gaben besitzt, die dieimpulsive Natur dem Schwan gegeben hat,der Erhabenheit und dem Stolzletzte Nacht deine freiwillige Liebe hinzugefügthast.

11 W.H.Auden, La verità, vi prego, sull’amore, Adelphi, 1994

12 U. Biasioli, “La nonviolenza di Alexander Langer”, Azione nonviolenta,gennaio-febbraio 1996.

13 W.H.Auden, La verità, vi prego, sull’amore, Adelphi, 1994

14 U. Biasioli, “La nonviolenza di Alexander Langer”, Azione nonviolenta,gennaio-febbraio 1996.

Page 15: Program Opera Alex Brücker Langer

S C E N A PR IM A“Perché odiamo l’Europa?” dice Alex: un modo di chiedersi in classe perché alla costruzione di una patria più grande interponiamo tanti ostacoli, fino all’etnocidio. Chiediamoci anche noi: quali sono i vantaggi di appartenere a una pa-tria comune? Come si possono neutralizzare,o addirittura volgere al positivo, i possibili svantaggi?

S C E N A S E CO NDAConoscere lingue diverse, oltre all’utilità pratica di poter comunicare con comunità diverse dalla nostra, ci permette di imparare da loro tante cose nuove. Il sole in italiano è maschile, la luna femminile; in tedesco è il contrario:questa semplice differenza come incide sul nostro immaginario, sui nostri simboli, sui nostri stessi valori?Entrare nei meccanis-mi di lingue diverse allarga in modo sorprendente il nostro orizzonte cognitivo e affettivo. Perché non compiere assaggi sulle lingue parlate dagli immigrati? La meta “costruire una patria europea” si dilata alla meta – che importa se per ora utopica – di una comune patria planetaria. Alexander Lan-ger si batteva anche per questa.

S C E N A t E R z AIl messaggio qui è trasparente. Il librettista, così come faran-no il musicista, il regista e lo scenografo, allestiscono una caricatura del funzionario politico ottuso, che attribuisce a pazzia del personaggio Alex quella che è una sua totale incapacità di capire, spinta fino a manifestazioni queste sì in-sensate, come rivelano le interiezioni iniziali e lo sproloquio/nonsense a metà e alla fine.

S C E N A quA R tANon è facile trovare una risposta al senso della propria esi-stenza, alla propria collocazione nella vuota “geometriadel tempo”. È l’angosciosa domanda che per Alex resterà sempre senza risposta, e che gliela farà chiudere col tragico gesto finale.

S C E N A quIN tAAnche questa è trasparente. Non occorrono nessi sintattici.È un caso questo, in cui basta un semplice vocabolario. Gli odî evocati da queste parole sono grandi. Noi possiamo trovare parole di odî più piccoli, che attraversano le nostre quotidianità. Facciamo allestire ai ragazzi un altro piccolo vocabolario.

S C E N A S E S tAQuali altre letture potranno dare i ragazzi di quest ascena, apparentemente la più enigmatica dell’intero libretto?

E PIL O G ORispetto alla versione 2003 dell’opera, gli autori hanno por-tato a questo finale significative modifiche.

E R S t E SzE NE“Warum hassen wir Europa?” fragt Alex. Eine Möglichkeit sich seinerseits in der Klasse zu fragen, warum wir der Er-richtung einer größeren Heimat so viele Hindernisse in den Weg stellen, bis hin zum Ethnozid. Und weiter: was wären die Vorteile einer gemeinsamen großen Heimat? Wie kön-nen mögliche Nachteile neutralisiert oder sogar ins Positive gekehrt werden?

z WE I t E SzE NEDas Sprechen fremder Sprachen befähigt uns nicht nur, mit anderen zu kommunizieren, wir können dadurch auch von anderen lernen. Im Deutschen ist die Sonne weiblich, der Mond männlich; im Italienischen ist es umgekehrt: wie wirkt sich dieser einfache Unterschied auf unsere Fanta-sie, unsere Symbole, unsere Werte aus? Einblick zu haben in die Mechanismen unterschiedlicher Sprachen erweitert auf erstaunliche Weise unseren kognitiven und affektiven Horizont. Warum nehmen wir nicht Kostproben von den Sprachen, die die Einwanderer sprechen? Das Ziel, „eine eu-ropäische Heimat zu errichten“, überträgt sich auf die - wenn auch bis jetzt utopische - Vision einer gemeinsamen weltwei-ten Heimat. Alexander Langer trat auch dafür ein.

D R I t t E SzE NEHier ist die Botschaft klar. Der Librettist (der Musiker, der Regisseur und der Bühnenbildner werden es ihm gleichtun) zeichnet die Karikatur eines geistlosen politischen Funkti-onärs, der seine völlige Begriffsstutzigkeit dem Irrsinn der Figur Alex‘ zuschreibt, und dabei selbst zu Wahnsinnsaus-brüchen neigt, wie die anfänglichen Ausrufe und der Wort-schwall/Nonsens in der Mitte und am Ende der Szene zeigen.

v IE R t E SzE NEEs ist nicht einfach eine Antwort auf die Sinnfrage der eige-nen Existenz, die eigene Geworfenheit in die leere “Geome-trie der Zeit” zu finden. Das ist die quälende Frage, die für Alex ohne Antwort bleiben wird, und die ihren Abschluss in einer tragischen letzten Geste findet.

fÜNf t E SzE NE Auch diese Szene ist klar. Es bedarf keiner syntaktischen Ver-bindungen. In diesem Fall genügt ein einfaches Vokabu-lar. Die durch diese Parolen heraufbeschworenen Gehässig-keiten sind groß. Wir können versuchen Wörter für kleinere Gehässigkeiten zu finden, die uns in unserem täglichen Leben begegnen. Lassen wir die Schüler ein anderes kleines Vokabular erstellen...

S E C H S t E SzE NEWelche zusätzlichen Lesarten können die Schüler die-ser scheinbar geheimnisvollsten Szene des ganzen Libret-tos geben?

E PIL O GIm Vergleich zur Version der Oper, die auf der CD zu hören ist, haben die Autoren an diesem Finale bedeutende Verän-derungen vorgenommen.

Page 16: Program Opera Alex Brücker Langer

Da quando ho iniziato con Radio Popolare, continuo a fare radio, a pensare e a confezionare trasmissioni che io vivo come una forma di letteratura particolarmente attenta ai contenuti comunicati.Ho ancora vari progetti e ambizioni da realizzare, in partico-lare vorrei studiare di più, consolidare l’attività di docenza e di relazione reciproca di apprendimento con gli altri e curare progetti d’arte. C’ è un’altra parte della mia vita ed è quella composta da Anna Maria e dei nostri tre figli: Pietro di dodici anni, Flora di dieci e Lucia di quattro.Da quando ho iniziato a lavorare e a riflettere sulla figura di Alexander Langer, veniamo tre settimane all’anno a Racines dove i bambini hanno imparato a sciare. Flora è nata a Sterzino/ Vipiteno”.

v I t O C A L A B RE t tA

“Sono nato nel 1963. Ho vissuto i primi quattro-cinque anniin un piccolo paese della Calabria. Poi la famiglia si è trasferita a Ventimiglia in Liguria, dove ho vissuto, frequentando mol-to la parte limitrofa della Francia, fino al mio trasferimento all’Università di Milano. A Ventimiglia mi sono trovato nella condizione di immigrato speciale, un po’ come il protagonista del film di Massimo Troisi, Ricomincio da Tre (1981). Un gio-rno un ragazzo, mentre giocavamo a ping pong, mi ha detto forte: “Calabrese!” e mi ha tirato una sberla. Nono-stante ciò, giocare a ping pong mi piace molto e continuo a farlo. A Mentone, appunto in Francia, ho frequentato la scuola ele-mentare e ho iniziato la mia formazione musicale presso il loca-le conservatorio municipale (a Ventimiglia non c’era conserva-torio, non c’era piscina, non c’erano molte cose e noi andavamo spesso in Francia) dove, tra gli altri, frequentavo spesso Gio-vanni Verrando. Ho studiato pianoforte fino all’adolescenza e chitarra, che mi sono portato dietro anche ai tempi del Servizio Civile, prima di laurearmi. A Milano, dopo aver cercato di capire cosa fossero le scienze so-ciali, mi sono laureato in Discipline Economiche e Sociali ed ho iniziato a lavorare in vari settori della produzione culturale: ho scritto per alcuni giornali, ho curato iniziative editoriali, tradotto testi . Nel frattempo il mio interesse per la scrittura si è sempre più rafforzato, articolato e strutturato e ho iniziato a scrivere in versi. Ho scritto almeno due libri inediti e una serie di testi sparpagliati. Nel frattempo ho vinto una borsa di dotto-rato in Storia della Società Europea e ho iniziato una ricerca su un personaggio politico del Cinquecento: Ferrante Gonzaga. Ho anche frequentato un seminario internazionale di antropologia dei poteri, presso l’Ecole Française di Roma. Non ho conseguito il titolo di dottorato, anzi gli storici dell’Università di Milano mi hanno sempre accusato di avere velleità di modellizzazione e di concettualizzazione della realtà storica (atteggiamento che io peraltro trovo sano), ma ho potuto in quel periodo riflettere sul rapporto tra conoscenza e retorica e in particolare sui modi in cui la retorica guida la conoscenza. Il bagno nella forgia del potere sostanzia, a mio avviso, questo rapporto di un interesse vivo.Poi ho continuato a scrivere qua e là in vari modi. Ho anche lavorato nel settore delle Ricerche Motivazionali che consistono nel cercare di capire gli atteggiamenti delle persone negli ambi-ti più variegati. A furia di scrivere, ho rinvigorito il mio interesse per le arti visive e quando, un giorno, un mio com-pagno di dottorato mi ha chiesto se volevo curare una rubrica di storia per Radio Popolare di Milano (gratis e a mie spese, come molto spesso mi è successo) ho detto che la rubrica mi interessava sulla fotografia. Dalla fotografia ho cercato di lavorare sull’arte e oggi ho una docenza in Storia dell’Arte in una accademia privata e scrivo di arte dove e come posso.”

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v I t O C A L A B RE t tA

“Ich bin 1963 geboren. Die ersten vier, fünf Jahre verbrachte ich in einem kleinen Dorf in Kalabrien. Danach zog meine Familie nach Ventimiglia in Ligurien, wo ich lebte und oft und gern das Grenzgebiet zu Frankreich aufsuchte, bis ich an die Universität von Mailand ging. In Ventimiglia befand ich mich in der Rolle des speziellen Einwanderers, ein wenig wie der Protagonist in Massimo Troisis Film, Ricomincio da Tre (1981). Eines Tages, wir spielten gerade Tischtennis, be-zeichnete mich einer der Buben als “Calabrese!” und gab mir eine Ohrfeige. Ich habe deswegen aber nicht aufgehört Tischtennis zu spielen, und es gefällt mir auch heute noch. In Menton, das liegt in Frankreich, besuchte ich die Grundschu-le und bekam auch eine musikalische Ausbildung im dortigen Gemeindekonservatorium. In Ventimiglia gab es kein Konser-vatorium, es gab kein Schwimmbad, es gab überhaupt wenige

Dinge. Und so gingen wir eben häufig nach Frankreich. Wo ich mich übrigens oft mit Giovanni Verrando traf. Ich studierte Klavier bis ins Jugendalter, und die Gitarre begleitete mich bis in die Zeit des Zivildienstes, vor Abschluss des Studiums. In Mailand studierte ich Sozialwirtschaftslehre (Discipline Econo-miche e Sociali), nachdem ich versucht hatte zu verstehen was Sozialwissenschaften eigentlich sind, und begann auf mehren Gebieten der Kulturproduktion zu arbeiten; ich schrieb für Zei-tungen, beteiligte mich an Verlagsinitiativen, übersetzte und einiges mehr. Dabei ist mein Interesse für die Schriftstellerei im-mer stärker geworden, immer artikulierter und strukturierter, und ich fing an, Verse zu schreiben. Ich schrieb mindestens zwei Bücher, die allerdings nie veröffentlicht wurden, und eine Reihe loser Texte. In dieser Zeit gewann ich ein Stipendium für das Doktoratsstudium im Fach Europäische Gesellschaftsgeschichte und fing an, Nachforschungen über Ferrante Gonzaga, eine politische Figur aus dem 16. Jahrhundert, anzustellen. Ich be-suchte ein internationales Seminar über die Anthropologie der Macht im Ecole Française in Rom. Den Doktortitel bekam ich nicht. Die Historiker der Mailänder Universität bezichtigten mich stets eines Hangs zur Modellisierung und Konzeptuali-sierung geschichtlicher Realitäten zu haben (eines Hangs, den ich im Übrigen als gesund empfinde). Dafür konnte ich mir damals über das Verhältnis zwischen Erkenntnis und Rhetorik Gedanken machen, und im Besonderen darüber, wie es der Rhe-torik gelingt, unsere Erkenntnis zu beeinflussen. Das Bad in der Schmiede der Macht gibt, meines Erachtens, diesem Verhält-nis entscheidende Impulse. Ich hörte natürlich auch weiterhin nicht damit auf, das eine oder andere zu schreiben. Ich war sogar in der Motivforschung tätig. Sie versucht das Verhalten der Menschen in verschiedensten Umgebungen besser zu begrei-fen. Das viele Schreiben weckte in mir neues Interesse für die visuellen Künste, und als mich eines Tages einer meiner früheren Studienkollegen fragte, ob ich Interesse hätte für den Sender Radio Popolare di Milano eine Rubrik zu gestalten (wie so oft unentgeltlich und auf eigene Kosten), sagte ich ihm, dass ich an einer Sendung über Fotografie interessiert wäre. Über die Fotografie kam ich zur Gegenwartskunst, dann zur Kunst generell. Heute bin ich Dozent für Kunstgeschichte an einer pri-vaten Akademie und schreibe über Kunst wie und wo ich nur kann. Seitdem ich bei Radio Popolare angefangen habe, arbeite ich beim Radio, entwickle und erstelle Programme, die ich als eine besonders auf die mitgeteilten Inhalte achtende Form der Literatur betrachte. Ich habe noch verschiedene Projekte und Ambitionen, insbesondere möchte ich mehr studieren, möchte meine Tätigkeit des Lehrens vertiefen, ebenso wie die des Ler-nen in wechselseitigem Bezug zu anderen, und Kunstprojekte ausarbeiten. Es gibt noch eine andere Seite meines Lebens, und die besteht aus Anna Maria und unseren Kindern: Pietro, der elf Jahre alt ist, Flora ist zehn Jahre alt, Lucia vier. Seit ich anfing, mich mit der Figur Alexander Langers zu beschäftigen und über sie nachzudenken, kommen wir jedes Jahr für drei Wochen nach Ratschings, wo die Kinder das Schilaufen erlernt haben. Flora ist in Sterzing geboren.”

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16 Adattamento dal sito www.tomschenk.nl

yO S HI O IDA

Yoshi Oida, regista teatrale giapponese, nasce a Kobe nel 1933. Dopo una formazione come attore del teatro No, il teatro tradizionale giapponese, giunge in Francia nel 1968 per entrare nella compagnia del grande regista Peter Brook al Théâtre des Bouffes du Nord. Partecipa così ai più celebri spettacoli di Brook: La Conférence des oiseaux, Le Mahabha-rata, La tempesta. Recita nel film The Pillow Book di Peter Greenaway. Fonda con Peter Brook e altri attori il Centro Internazionale di Ricerca Teatrale, al quale reca un fonda-mentale contributo di teoria drammaturgica: i tre volumi L’attore vagante, L’attore invisibile e L’attore astuto. (CIRT). Ne L’Attore invisibile racconta la sua esperienza personale di attore giapponese acutamente interessato agli usi e costumi del teatro occidentale. E naturalmente non mancano gli an-eddoti riguardanti il suo ispiratore, Peter Brook. Ne L’Attore astuto s’interroga sul proprio mestiere di commediante, un mestiere che Oida non potrebbe staccare dalla sua vita d’ogni giorno: “Cosa posso prendere dal mio mestiere per rapportarlo alla mia vita? – scrive infatti – Cosa ho imparato sulla scena che possa aiutarmi a vivere la mia vita di uomo qualunque?”. La magia del teatro è espressa da Oida con que-sto suo aforisma: “Se mostro la luna e recito bene, il pubblico non si accorgerà più della mia esistenza”15.

15 Adattamento da Wikipedia.

t OM S C HE NK

L’olandese Tom Schenk, nato a L’Aia, opera da anni stabil-mente come scenografo per gli allestimenti di Oida. Nato nel 1951, comincia la carriera a 19 anni come ballerino a Wiesba-den. Ma presto si rende conto che il suo talento maggiore sta nell’arte, proprio come per entrambi i genitori; intraprende quindi un nuovo percorso al Teatro di Colonia come assi-stente di scenografi affermati del calibro di Achim Freyer ed Ezio Frigerio, e qui debutta come scenografo per un balletto. Nel 1977 torna a L’Aia come realizzatore free lance di scene e costumi, e comincia una brillante carriera internazionale di scenografo per i maggiori coreografi. Ormai non c’è te-atro olandese o tedesco che non si contenda le sue presta-zioni. Con il solo regista Erik Vos produce una ventina di allestimenti, tutti ispirati a un’originale concezione di teatro d’ambiente. A poco a poco anche l’opera lirica attira la sua attenzione. Ormai sono innumerevoli i suoi allestimenti per i teatro d’opera di tutta Europa, fino al nostro Alex Brücke Langer. I disegni di Tom Schenk per i costumi e per le scene si sono sempre più sviluppati come autonome opere d’arte, tanto che ormai numerose gallerie d’arte se lo contendono per esporre i suoi lavori, specialmente in occasione delle rap-presentazioni teatrali che lo vedono coinvolto16.

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17 Aus Wikipedia. 18 Aus der Webseite www.tomschenk.nl

t OM S C HE NK

Der Holländer Tom Schenk, geboren 1951 in Den Haag, arbeitet seit Jahren be-ständig als Bühnenbildner für Oidas Inszenierungen. Er beginnt seine Karriere als Tänzer in Wiesbaden. Schnell wird ihm bewusst, dass sein größtes Talent (wie auch das seiner Eltern) eigentlich in der bildenden Kunst liegt. Also fängt er im Theater in Köln als Assistent von so berühmten Leuten wie Achim Freyer und Ezio Frigerio an, und debutiert dann dort als Bühnenbildner für ein Ballett. 1977 kehrt er als frei-schaffender Bühnen- und Kostümbildner nach Den Haag zurück, und beginnt eine glänzende internationale Karriere; er macht Bühnenbilder für die bedeutendsten Choreografen. Bald gibt es kein Theater, weder in Holland noch in Deutschland, das nicht an seinen Arbeiten interessiert wäre. Allein mit dem Regisseur Erik Vos produziert er an die zwanzig Inszenierungen, alle inspiriert am originellen Konzept des Milieu Theaters. Nach und nach richtet er sein Augenmerk auch auf die Oper. Mittlerweile hat er unzählige Bühnenbilder für Operninszenierungen in ganz Eur-opa geschaffen, auch zu Alex Brücke Langer. Tom Schenks Zeichnungen der Kleider und Bühnenbilder entwickelten sich mehr und mehr zu autonomen Kunstwerken, sodass sich heute viele Kunstgalerien darum reißen, seine Entwürfe ausstellen zu dürfen, besonders im Umfeld von Inszenierungen, an denen er beteiligt ist18.

yO S HI O IDA

“Yoshi Oida, japanischer Theaterregisseur, geboren 1933 in Kobe. Nach einer Ausbildung zum Schauspieler des No-The-aters, des traditionellen japanischen Theaters also, kommt er 1968 nach Frankreich und tritt dem Theaterensemble des großen Regisseurs Peter Brook am Théâtre des Bouffes du Nord bei. Er nimmt somit an den berühmtesten Stücken Brooks teil: La Conférence des oiseaux, Le Mahabharata, La tempesta. In Peter Greenaways Film The Pillow Book spielt er eine Rolle. Gemeinsam mit Peter Brook und anderen grün-det er das „Centre International de Recherche Théâtrale“, maßgeblich sind dabei seine Beiträge zur dramaturgischen Theorie: Zwischen den Welten, Der unsichtbare Schauspieler und Die Tricks eines Schauspielers. (CIRT). In Der unsicht-bare Schauspieler erzählt er seine persönlichen Erfahrungen als japanischer Schauspieler und sein akutes Interesse an den Sitten und Bräuchen des westlichen Theaters. Und natürlich fehlen darin nicht die Anekdoten in Bezug auf sein Vorbild Peter Brook. In Die Tricks eines Schauspielers stellt er sich selbst Fragen zu seinem Beruf als Komödiant, einen Beruf, den Oida nicht vom alltäglichen Leben getrennt wissen will:

“Was kann ich von meinem Beruf nehmen, um es auf mein Leben zu übertragen? - schreibt er - Was habe ich auf der Bühne gelernt, das mir dabei behilflich sein könnte, mein Leben als gewöhnlicher Mann zu leben?”. Die Magie des Theaters beschreibt Oida in einem seiner Aphorismen so:

“Wenn ich den Mond darstelle und gut spiele, wird das Pu-blikum meine Existenz nicht mehr bemerken”17.

Page 20: Program Opera Alex Brücker Langer

PIE RRE - A ND Ré vA L A D E ( D I R E z I O N E M u S I C A L E )

Pierre-André Valade ha iniziato la propria carriera artistica come flautista, passando in seguito alla direzione di orga-nici specializzati nel repertorio contemporaneo. Ispirato dall’opera di Pierre Boulez, al quale è stato vicino per molti anni, Pierre-André Valade ha fondato nel 1991 l’Ensemble Court-Circuit, ma la sua attività di direttore si è estesa an-che a prestigiose compagini come la London Sinfonietta, l’Ensemble InterContemporain e l’Ensemble Modern.

MI C H A E L B E NNE t t( A L E X A N D E R L A N G E R – I L C O R P O D I L A N G E R )

Considerato tra i più versatili tenori della sua generazione, Michael Bennett è stato coinvolto in variegate produzioni che vanno dalla Carmen allestita dall’Opera di Lipsia a Di-done ed Enea della compagnia di Sasha Waltz, dal Signor Goldoni di Luca Mosca a Jukebox all’Idrogeno di Philip Glass. Nel suo curriculum non mancano ruoli in classici operistici come Le Nozze di Figaro e Falstaff.

A L DA C A IE L L O ( C O M P A G N I A D I A L E X - v O C E f E M M I N I L E )

Tra le più note e apprezzate interpreti delle Folk Songs di Luciano Berio, Alda Caiello è uno dei soprani più richiesti da autori contemporanei. Ha infatti collaborato con Luca Francesconi, Fabio Vacchi, Edoardo Cattaneo, Giovanni Verrando e Luca Lombardi, affrontando anche pagine di Nono, Kancheli, Bussotti, Boulez, Giacomo Manzoni e di altri autori. Al Teatro alla Scala ha cantato la prima mondi-ale de La passione secondo Matteo di Adriano Guarnieri.

M A RK uS MIE S E NB E RG E R( P E t E R , A M I C O D I A L E X – I L S E G R E tA R I O P O L I t I C O – v O C E M A S C H I L E )

Nato a Linz (Austria) nel 1978, Markus Miesenberger ha ini-ziato gli studi nella città natale per completarli a Vienna. Si è inizialmente distinto come solista di messe, recital e concer-ti. Nel 2002 ha debuttato in una produzione lirica. Nel suo mondo musicale l’opera convive con l’operetta, il musical e il repertorio liederistico. Nel suo curriculum si incontrano così i nomi di Schumann, Haydn, Mendelssohn, Beethoven, Orff, Schuberrt, Strauss, Wolf, Fauré e di Samuel Barber.

S t E fA NI A A B B O ND I ( L A S E G R E tA R I A D E L S E G R E tA R I O – v O C E f E M M I N I L E )

Nata a Bolzano, Stefania Abbondi ha iniziato giovanissima studi di violino presso il Conservatorio “Caludio Montever-di”, dove successivamente si è diplomata in canto ed ottenuto la laurea specialistica in canto barocco e mozartiano, dive-nuti in seguito, a carriera artistica avviata, i suoi principali ambiti espressivi. Nel 2007 ha vinto il Concorso Internazi-onale “L’Opera Rinata” (sezione musica barocca) e le è stato conferito il Premio “Katia Ricciarelli” al I Concorso Inter-nazionale “Città di Merano”. Pergolesi, Purcell e Donizetti sono tra gli altri autori con cui si è cimentata.

PIE RRE - A ND R é vA L A D E ( M u S I K A L I S C H E L E I t u N G )

Geboren 1959 in Brive in Frankreich, hat Pierre André Va-lade schon eine internationale Karriere als Flötist hinter sich. Heute ist er Musikdirektor des renommierten Cour-Circuit-Ensembles in Paris, das er 1991 gegründet hat. Bekanntheit erlangt Valade hauptsächlich mit seinen Interpretationen von Werken des 20. und 21. Jahrhunderts. Große Orche-ster und Festspiele des Kontingents hatten ihn bereits zum Gastdirigenten, so z.B. London Sinfonietta, l’Ensemble In-terContemporain und l’Ensemble Modern.

MI C H A E L B E NNE t t( A L E X A N D E R L A N G E R – I L C O R P O D I L A N G E R )

Michael Bennett zählt zu den vielseitigsten Tenören sei-ner Generation und hat unter anderem bei Carmen an der Leipziger Oper und der Oper Didone ed Enea von Sasha Waltz mitgewirkt. Sowie mit Luca Mosca (Signor Goldoni) und Philp Glass (Jukebos all’Idrogeno) gearbeitet. Klassische Operninterpretationen wie Le Nozze di Figaro und Falstaff sind ebenfalls in seinem Repertoire zu finden.

A L DA C A IE L L O( G E f ä H R t I N v O N L A N G E R – W E I B L I C H E S t I M M E )

Alda Caiello zählt zu den gefragtesten Sopranisten unserer Zeit. Luciano Berios Folk Songs haben sie einem großen Pu-blikum bekannt gemacht. Sie hat u.a. mit Luca Francesconi, Fabio Vacchi, Edoardo Cattaneo, Giovanni Verrando und Luca Lombardi zusammen gearbeitet und Werke von Nono, Kancheli, Bussotti, Boulez und Giacomo Manzoni interpre-tiert. An der Mailänder Scala hat sie die Uraufführung der Matthäuspassione (la passioen secondo Matteo) von Adirn-ao Guarnieri gesungen.

M A RK uS MIE S E NB E RG E R( P E t E R – A L E X f R E u N D – D E R P A R t E I v O R S I t z E N D E – M ä N N E R S t I M M E )

Markus Miesenberger wurde 1978 in Linz geboren und hat sein Gesangsstudium in seiner Heimatstadt Wien begonnen. Der Beginn seiner Karriere ist durch Soloauftritte bei Mes-sen, Recitals und Konzerten gekennzeichnet. 2002 erfolgt das Debüt in einer Opernproduktion. Opern und Operet-ten gehören genauso zu seinem Repertoire wie Musicals und Lieder. Er interpretiert Werke von Schumann, Haydn, Men-delssohn, Beethoven, Orff, Schubert, Strauss, Wolf, Fauré und Samuel Barber.

S t E fA NI A A B B O ND I ( D I E S E K R E tä R I N D E S P A R t E I v O R S I t z E N D E N – f R A u E N -S t I M M E )

Stefania Abbondi wurde in Bozen geboren und hat bereits in jungen ihr Violinstudium am Bozner Konservatorium begonnen. Am selben Konservatorium hat sie ihren Ab-schluss im Gesang gemacht und sich in barocken Gesang und Mozart spezialisiert. Noch heute sind beide Genres ihre Steckenpferde. Sie hat in Meran den Preis „Katia Ricciarelli“ gewonnen. Zu ihren bevorzugten Komponisten zählen Per-golesi, Purcell und Donizetti.