Presentazione Soros - Gruppo Ipotesi Mercati Riflessivi

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Reflexive Market Hypothesis Stage Matematica, Fisica, Filosofia e Finanza Università “La Sapienza”

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Reflexive Market

Hypothesis

Stage Matematica, Fisica,

Filosofia e Finanza

Università “La Sapienza”

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SOMMARIO

_Soros l’uomo che “distrusse la banca d’inghilterra”

_ Scienze sociali e scienza naturali

_Teoria della riflessività

_Applicazione ai mercati finanziari

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“The Man Who Broke the Bank of England”

“What we think is part of what we think about.”

George Soros

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Teoria della riflessività

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Teoria della riflessività

Formula:

y = f(x) funzione cognitiva

x = g(y) funzione partecipante

• Gli eventi del futuro sono influenzati anche dalle

aspettative ←intrinsicamente errate

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• Correlazione bidirezionale tra le percezioni

dei partecipanti e l'attuale corso degli eventi

• I mercati non anticipano il futuro: lo creano

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Reflexive Market Hypothesisin

«The alchemy of finance»

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Riflessioni epistemologiche in

Soros: la relazione tra scienze naturali

e scienze sociali

Chapt 16

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Il metodo scientifico nelle scienze naturali

Funziona se gli scienziati hanno un criterio di oggettività a loro disposizione, da cui la validitàdelle loro affermazioni possa essere valutata

Solo quando i partecipanti sono guidati dallo stesso criterio il processo critico è in grado diprodurre risultati qualificabili come conoscenza

La comprensione degli scienziati non è mai perfetta, ma gli errori possono essere corretti, essendoil metodo scientifico un processo intersoggettivo, in cui il contributo di ogni partecipante èsoggetto ad un esame critico di tutti gli altri.

Ecco perché l'ottenimento di un criterio di oggettività è indispensabile ai fini del successo delmetodo scientifico:

Il criterio di oggettività dipende dai fatti: le asserzioni sono vere se corrispondono ai fatti, altrimentisono false.

Nella scienza, un fatto ne segue un altro in una catena causale infinita.

La presenza del pensiero dei partecipanti complica la struttura degli eventi enormemente:Il pensiero e le impressioni dello scienziato influenzano la rappresentazione del fatto ma noncostituiscono parte integrante della rappresentazione del fatto studiato:

L’osservatore non è incluso nella rappresentazione e nella struttura del fatto naturale ma èescluso e distinto da esso. Questo permette di stabilire un rapporto di corrispondenza trapercezioni dello scienziato e fatti, e di concepire il fatto nella sua oggettività.

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Ma non è questo il caso delle scienze sociali

dove gli eventi incorporano l'errore dei partecipanti

se il pensiero dei partecipanti non giocasse un ruolo causale nel modellare il corso degli eventi,nessun osservatore potrebbe influenzare il corso degli eventi facendo asserzioni riguardo adesso, e quindi la situazione dello scienziato sociale sarebbe indifferente rispetto a quella delloscienziato naturale.

E' il pensiero dei partecipanti che crea i problemi.

Il pensiero dei partecipanti influenza il corso degli eventi, e il corso degli eventi influenza il pensierodei partecipanti. Inoltre i partecipanti si influenzano e condizionano a vicenda.

Nelle scienze sociali l’attore sociale (incluso lo scienziato sociale) che percepisce una situazione incui si trova è parte integrante della situazione stessa, e il suo studio scientifico modifica la strutturadel fatto dall’interno, quindi egli non può mai porsi ad una distanza tale rispetto ad essi, da poterstabilire un rapporto di corrispondenza tra ipotesi e fatti, e quindi un rapporto di oggettività.

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Ma non è questo il caso delle scienze sociali,

Se il pensiero dei partecipanti avesse sorretto una determinata relazione ai fatti non ci sarebbero

stati problemi: l'osservatore scientifico avrebbe potuto ignorare il pensiero dei partecipanti e

concentrarsi sui fatti.

Tuttavia, il pensiero dei partecipanti non si ricollega con i fatti; si ricollega con gli eventi a cui

partecipano, e questi eventi diventano fatti solo dopo che il pensiero dei partecipanti ha avuto un

impatto su di loro.

quindi la catena causale non conduce direttamente di fatto in fatto, ma dal fatto alla percezione, e

dalla percezione al fatto con tutti i tipi di connessioni addizionali trai partecipanti che non si riflettono

pienamente nei fatti.

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RIFLESSIVITA’ NEL MERCATO AZIONARIO

• Soros applica la sua teoria della riflessività al mercato azionario.

La teoria è nata come speculazione filosofica astratta e solo gradualmente Soros ha

scoperto la sua importanza per l’andamento delle quotazioni delle azioni.

• L’intenzione di Soros è quella di servirsi della teoria della riflessività per criticare

l’importanza attribuita dalla teoria economica al raggiungimento dell’equilibrio

• L’analisi fondamentale (conseguenza della teoria dell’equilibrio) suppone che le

azioni abbiano un valore reale o di base, diverso dal prezzo di mercato attuale e che

il prezzo di mercato di un’azione tenda verso il proprio valore reale, in modo tale che

l’analisi dei valori fondamentali fornisca un’utile guida per le decisioni d’investimento.

Le discrepanze tra i prezzi di mercato delle azioni e i valori reali di quest’ultime, sono

attribuite agli sviluppi futuri nelle imprese interessate che non sono ancora noti, ma

che sono correttamente anticipati dal mercato azionario, si dice che “il mercato ha

sempre ragione”.

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• Per Soros le valutazioni di mercato sono sempre inesatte (il mercato è sempre

sbagliato). Per lui le quotazioni delle azioni non sono riflessioni passive dei valori

reali, sono elementi attivi in un processo in cui vengono determinati sia i prezzi delle

azioni sia i patrimoni delle imprese le cui azioni sono scambiate.

• Soros si concentra sul divario fra le aspettative dei soggetti e il reale corso degli

eventi, sostiene che i partecipanti sono sempre guidati da preferenze. Ed utilizzando

l’inclinazione dei soggetti come punto di partenza, costruisce un modello di

interazione tra le opinioni dei soggetti e la situazione a cui partecipano:

i mercati presentano molti soggetti le cui opinioni sono destinate ad essere diverse..

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• Soros suppone che molte delle tendenze individuali si annullano a vicenda,

lasciando quella che definisce “la predisposizione prevalente”. Pone come postulato

una “tendenza di base” che incide sul movimento dei prezzi delle azioni sia che

venga o meno riconosciuta dagli investitori. Considera l’andamento dei prezzi delle

azioni come un elemento della “tendenza di base” e della “predisposizione

prevalente”. Vi è una relazione riflessiva in cui i prezzi delle azioni vengono

determinati da due fattori (tendenza di base e predisposizione prevalente) che a loro

volta sono entrambi influenzati dai prezzi delle azioni. L’interazione tra i prezzi delle

azioni e gli altri due fattori non ha una costante (nessuna delle tre variabili rimane

com’era prima), e senza una costante non c’è tendenza verso l’equilibrio

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Soros mostra una tipica sequenza di espansione/contrazione che può essere illustrata

da due curve che seguono una direzione simile. Una rappresenta i prezzi delle azioni e

l’altra i profitti per azione. Considera la curva dei profitti come una misura della tendenza

di base e la divergenza tra le due curve un indice della predisposizione prevalente.

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• La conclusione di Soros è che un modello riflessivo non può sostituire l’analisi

fondamentale: tutto ciò che può fare è fornire un elemento che le manca. L’analisi

fondamentale cerca di stabilire come i valori di base siano riflessi nei prezzi delle

azioni, mentre la teoria della riflessività dimostra come i prezzi delle azioni possano

influenzare i valori di base; la prima fornisce un quadro statico, l’altra uno dinamico.

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Non solo una teoria …

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(: SAY SOROS!!!