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IN QUESTO NUMERO: N.10 Luglio 2018 02 Rubrica Progetti EOM Italia: OSTEOPATIA A DUE RUOTE 04 Rubrica I Docenti di EOM Italia 06 Articolo Tesi di fine Master : Gli abstract dei nostri studenti 07 Articolo CLINICAL PREDICTION RULES 10 Articolo Segue…Direttamente da PEDro13 Corso Post Graduate CADAVER LAB Con ICLO - Teaching and Research Center 14 Rubrica Evidence Based Osteopathy (EBO) In questa edizione di inizio estate, terminato l’anno accademico con gli esami finali che gli studenti hanno svolto a suffragio delle attività di frequenza/pratica/studio sostenute, vi presentiamo l’interessante e dinamico progetto professionale/esperenziale OSTEOPATIA A DUE RUOTE nato dalla collaborazione tra EOM ed il Team Rosso e Nero. La presentazione del docente, ravennate DOC, Michele Ciani, precede poi il consueto report sulle tesi di fine master con gli abstract dei nostri studenti. Segue un articolo riguardante le Canadian Cervical Spine Rules, regole di predizione clinica sull’esecuzione di rx per pazienti con trauma cervicale. Prosegue e termina, guidata direttamente da Nicola Ferri, collaboratore della banca dati australiana, la valutazione di articoli scientifici (critical appraisal) secondo gli item di PEDro e a finire, la rubrica Evidence Based Osteopathy, con le recensioni svolte da studenti, docenti e personale EOM. Buona estate! a cura di Paolo Comotti [email protected]

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IN QUESTO NUMERO:

N.10 Luglio 2018

02 RubricaProgetti EOM Italia:

OSTEOPATIA A DUE RUOTE

04 Rubrica

I Docenti di EOM Italia

06 Articolo

Tesi di fine Master :

Gli abstract dei nostri studenti

07 Articolo

CLINICAL PREDICTION RULES

10 Articolo

Segue…Direttamente da PEDro…

13 Corso Post Graduate

CADAVER LAB

Con ICLO - Teaching and Research Center

14 Rubrica

Evidence Based Osteopathy

(EBO)

In questa edizione di inizio estate, terminato

l’anno accademico con gli esami finali che gli

studenti hanno svolto a suffragio delle attività

di frequenza/pratica/studio sostenute, vi

presentiamo l’interessante e dinamico

progetto professionale/esperenziale

OSTEOPATIA A DUE RUOTE nato dalla

collaborazione tra EOM ed il Team Rosso e

Nero.

La presentazione del docente, ravennate

DOC, Michele Ciani, precede poi il consueto

report sulle tesi di fine master con gli abstract

dei nostri studenti.

Segue un articolo riguardante le Canadian

Cervical Spine Rules, regole di predizione

clinica sull’esecuzione di rx per pazienti con

trauma cervicale.

Prosegue e termina, guidata direttamente da

Nicola Ferri, collaboratore della banca dati

australiana, la valutazione di articoli scientifici

(critical appraisal) secondo gli item di PEDro

e a finire, la rubrica Evidence Based

Osteopathy, con le recensioni svolte da

studenti, docenti e personale EOM.

Buona estate!

a cura di Paolo Comotti

[email protected]

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N.10 Luglio 2018

Articolo

BUENOS AIRES, ARGENTINA I Progetti di EOM ItaliaRubrica

In vista del terzo fina settimana in compagnia dei nostri amici del Team Rosso e

Nero, vi raccontiamo brevemente questo progetto, nato dalla genialità del Dott.

Turrina, direttore di EOM Italia, e dalla propositività e disponibilità del Team

Manager Roberto Adami.

Si tratta di un progetto educativo ma, soprattutto, formativo, atto a plasmare

professionisti sanitari ed, ancora prima, uomini e donne. Sì. Avete capito bene.

Quella che EOM mette a disposizione dei suoi ragazzi è una vera e propria prova

di vita: non si tratta semplicemente di trattare o manipolare un paziente. C’è di più,

molto altro, dietro la figura del vero professionista.

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N.10 Luglio 2018

Hai mai respirato l’adrenalina? La tensione? Tutte insieme: nei muscoli,

nella testa, nel cuore.

Un buon professionista le conosce e sa riconoscerle, le sa trattare e,

soprattutto, le sa ascoltare. Il buon professionista è abile. È braccia, ma è,

prima di tutto, anima.

Entrare a contatto con una realtà nuova, dinamica ed adrenalinica, con una

nuova categoria di pazienti, piloti, atleti agonisti, crea nuove consapevolezze che

vanno ad arricchire un bagaglio esperienziale che è sempre in fieri.

EOM dà nozioni, ma anche emozioni. Perché vogliamo essere scuola ma

anche, e soprattutto, esperienza di vita.

A cura di Dott.ssa Margherita Tassello

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N.10 Luglio 2018 04

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Rubrica

I Docenti di EOM

Italia

Sono Michele Ciani.

Finisco gli studi presso la Facoltà di Medicina e

Chirurgia di Bologna come Terapista della

Riabilitazione nel giugno del 1990.

Inizio a lavorare nel 1991 presso la Casa di

Cura “Sol et Salus” di Torre Pedrera (Rimini)

dove rimango per un anno.

Nel 1992 inizio la mia esperienza ventennale

presso la Casa di Cura “Domus Nova” a

Ravenna prima come dipendente e poi come

libero professionista dal 2001 dove prendo in

gestione la fisioterapia.

Nel frattempo frequento diversi corsi tra cui

RPG con il grande Souchard, il metodo Bobath

con la Muller Veronese e mi laureo in Psicologia

Clinica e di Comunità con il vecchio

ordinamento con una tesi sperimentale sul

Burnout e l’Empowerment.

Continuo la formazione terminando presso la

EOM la formazione di Osteopatia nel 2009 con

il DO nel 2013.

Successivamente mi formo con il metodo di

Induzione della fascia proposto da A. Pilat.

Nel 2016 al secondo tentativo entro a fare parte

del corpo docenti della EOM, un’esperienza

indimenticabile per emozioni e vissuti (nel bene

e nel male).

Di quell’esperienza ricordo lo sguardo paterno

di Francois anche nell’anno in cui venni invitato

a ripetere la prova; sguardi indimenticabili e di

forte aiuto.

Mi piace sottolineare le “sconfitte” perché

nonostante le diverse “bocciature” non ho mai

mollato e anzi, mi hanno sempre fortificato.

Dott. Michele Ciani

Ricordo la bocciatura al primo anno delle

superiori che mi portò a cambiare scuola

e uscire alla maturità con 58/60.

Le esperienze vissute durante lo studio

mi hanno sempre stimolato a migliorare e

a capire che ogni singolo ostacolo non

superato mi avrebbe permesso di

superare l’ostacolo successivo ancora

più arduo.

Dal 2006 lavoro presso il mio studio a

Ravenna dove ho perfezionato la mia

formazione con un Master in

Posturologia a Madrid organizzato dalla

IACES presso la sede EOM .

Ho partecipato come relatore a diversi

congressi e ho perfezionato la mia

formazione sulla rieducazione della

spalla grazie alla collaborazione dal 1994

col dott. Paribelli di Ravenna.

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N.10 Luglio 2018

Scelsi di studiare alla EOM dopo la frequentazione della Manipolazione della fascia secondo

Stecco, in quanto l’attuale direttore della EOM Italia ne era docente.

Se volete un’opinione di conforto, già nel 2003 era così…o lo ami o lo odi…ma la sua

preparazione era impeccabile. Quindi valeva la pena seguirlo.

Sicuramente tra i docenti ho da ognuno il desiderio di imparare qualcosa anche se la forza di

continuare dopo la prima prova non brillante, mi venne determinata dal nostro Daniele Oliva. Un

altro caratteraccio ma sempre disponibile con chi è in difficoltà. Non posso non ringraziarlo.

Attualmente la mia vita professionale viene spartita fra lavoro in studio e docenza ma non posso

dimenticare chi mi incoraggia giornalmente e cioè Donatella, Matilde e Marco.

Credo di avere detto tutto . Il messaggio per i nuovi ragazzi è quello di non cedere mai e

continuare con la formazione. Io ne sono un esempio. Nonostante la bocciatura alle superiori ho

proseguito frequentando l’Università per 8 anni accademici. Stessa cosa per la docenza, dove

era impensabile per uno normale come me superare l’esame al primo tentativo. E come mi è

servito!

Per questo vi esorto sempre a continuare nella formazione e capire che la EOM ha cambiato e

cambierà la vita a molti di noi.In bocca al lupo a tutti!

a cura di Michele Ciani

[email protected]

#beEOM

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N.10 Luglio 2018

ReportTesi di fine Master :Gli abstract dei nostri studenti

Dott. Marco StarriIII anno – EOM Mozzecane

Sede del master: Udine

[email protected]

RIDUZIONE DEL DOLORE IN PAZIENTI AFFETTE

DA DISMENORREA PRIMARIA: EFFICACIA DELLA

TECNICA DI LIFT-OFF DORSO-LOMBARE

OBIETTIVO:

Lo scopo dello studio è quello di valutare l’efficacia nella riduzione del dolore a breve termine

della tecnica di Lift-Off dorso lombare rispetto ad una tecnica placebo in pazienti affette da

dismenorrea primaria.

MATERIALI E METODI:

Sono state selezionate 8 pazienti rispondenti ai criteri di inclusione, successivamente divise

in 2 gruppi a seguito di randomizzazione. Tutte le pazienti sono state trattate il primo giorno

di ciclo mestruale, quindi idealmente all’apice della condizione dolorosa. Alle pazienti è stato

richiesto di determinare l’intensità del dolore tramite una scala VAS (0-10) nei momenti

immediatamente precedenti alla manipolazione (T0). L’operazione è stata ripetuta a 30

minuti dalla manipolazione (T1). In entrambe le valutazioni, sono state richieste due

misurazioni, per poi determinarne il valore medio. Uno dei due gruppi è stato sottoposto ad

una manovra di Lift-Off dorso-lombare, mentre l’altro è stato trattato con una tecnica Sham,

che consisteva nel posizionare le pazienti con i medesimi parametri rispetto alla tecnica di

Lift-Off, ma effettuando una tecnica articolatoria, senza portare a tensione e senza applicare

il thrust.

RISULTATI:

Sono state trattate 8 pazienti (4 per gruppo) di età compresa tra i 18 ed i 35 anni (media

27,88, deviazione standard 5,74). La VAS media in T0 è 6,695 (7,225 per il gruppo

sperimentale, 6,135 per il gruppo controllo). Nel gruppo sperimentale la VAS media in T1 è

stata di 5,858, mentre nel gruppo controllo di 5,510, attestando quindi un T0-T1 medio di

1,398 e di 0,625 rispettivamente nei gruppi sperimentale e controllo.

CONCLUSIONI:

La riduzione del dolore nel gruppo sperimentale, in media, si è rivelata significativamente più

importante rispetto al gruppo controllo, mentre ad un’analisi più approfondita i dati si sono

rivelati molto più vicini. Il limite di un campione ristretto di partecipanti lascia aperta l’ipotesi

di possibili risultati statisticamente rilevanti, soprattutto riguardo al trattamento di una

disfunzione specifica a livello della cerniera dorso-lombare, così come riguardo

all’inserimento della manipolazione in cerniera all’interno di un protocollo di trattamento più

ampio nella gestione della PD.

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CLINICAL

PREDICTION RULES

a cura di Dott. Paolo Comotti

CANADIAN CERVICAL SPINE RULES (CCSR)

UN ALGORITMO DECISIONALE PER DECIDERE SE FAR ESEGUIRE ESAME RX,

IN SEGUITO A TRAUMA CHIUSO CERVICALE

Articolo

CLINICAL BOTTOM LINE

Le CCSR forniscono un cluster sensibile di segni e sintomi, che se danno indicazione di

RADIOGRAFIE NON RICHIESTE, le rx per escludere fratture cervicali sono

presumibilmente inutili.

Questi criteri sono stati validati come un effettivo strumento di screening; in ogni caso,

date le conseguenze di una frattura cervicale non diagnosticata, si raccomanda al clinico

di considerare lo status del paziente in un quadro clinico più allargato prima di prendere

decisioni sul trattamento.

VARIABILI PREDITTIVE

Qualsiasi fattore di alto rischio:

• Età ≥ 65

• Meccanismo traumatico pericoloso (caduta da 1,5 mt o da 5 gradini, impatto assiale sul

capo, incidente della viabilità >100km/h, cappottamento, espulsione da abitacolo,

veicolo motorizzato amatoriale, collisione in bicicletta)

• Parestesia alle estremità

SE NON SONO PRESENTI FATTORI AD ALTO RISCHIO

RADIOGRAFIE RICHIESTE

Qualsiasi fattore di basso rischio che permette una sicura valutazione

del ROM:

• semplice tamponamento (escluso incidente frontale, impatto con bus

o TIR, cappottamento o impatti ad alta velocità)

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• posizione seduta in Pronto Soccorso

• paziente deambulante

• insorgenza non immediata di dolore al collo

• assenza di dolore lungo la linea interspinosa cervicale

PRESENTI

Capacità di ruotare il collo di 45° bilateralmente indipendentemente

dal dolore

PRESENTE

LA RADIOGRAFIA NON È RICHIESTA

Se non sono presenti fattori a basso rischio ed il paziente è incapace a ruotare

bilateralmente il collo di 45°

RADIOGRAFIE RICHIESTE

SPECIFICHE DI STUDIO

CRITERI DI INCLUSIONE

• pazienti adulti che si presentano in

PS in seguito a brusco traumatismo

di testa o collo

• dolore al collo in seguito a

meccanismo traumatico

• in seguito a meccanismo traumatico

assenza di dolore al collo ma

presenza di traumatismo sulle

clavicole non deambulanti

• Glasgow Coma Scale (GSC) > 15

con segni vitali stabili (pressione

sistolica maggiore di 90 mmHg e

ritmo respiratorio tra le 10 e 24

respirazioni/min)

• pazienti con età > 16

• evento traumatico nelle precedenti

48 h

CRITERI DI ESCLUSIONE

• pazienti con età< 16

• traumatismi minori (come semplici

lacerazioni) che non rientravano nei

primi due criteri di inclusione

• GCS<15

• segni vitali fortemente anormali

• evento traumatico occorso > 48 h

precedenti

• trauma penetrante

• paralisi/paresi acuta

• disturbi vertebrali (spondilite

anchilosante,artrite

reumatoide,stenosi, chirurgia

cervicale previa)

• pazienti tornati in PS x rivalutare lo

stesso evento traumatico

• pazienti in gravidanza

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CARATTERISTICHE DEI PAZIENTI

• N= 8924 soggetti

• Età media=36.7 (+/-16)

• Prevalenza di traumatismo cervicale

clinicamente significativa=1.7%

• Sesso

Femmine=48%

Maschi= 52%

REFERENZE STANDARD

DEFINIZIONE DI POSITIVITA’

Trauma cervicale clinicamente

importante (qualsiasi frattura,

lussazione, instabilità legamentosa

documentata con imaging

DEFINIZIONE DI NEGATIVITA’

Trauma cervicale clinicamente non

significante

VALIDAZIONE

Uno studio prospettico di validazione [2] compara le CCSR con la valutazione medica

non strutturata.I risultati indicano che le CCSR ottengono una Sensibilità 1.0 e una

Specificità 0.54 versus la valutazion e medica non strutturata che ottiene una

Sensibilità 0.92 e una Specificità di 0.44.

Uno studio prospettico di validazione [3] compara le CCSR con i criteri NEXUS. I

risultati indicano che le CCSR ottengono una Sensibilità 0.99 e una Specificità 0.45

versus NEXUS che ottiene una Sensibilità 0.91 e una Specificità di 0.37.

In uno studio osservazionale [4] sono state diagnosticate 8 lesioni cervicali eseguendo

987 rx e se fosse stata applicata le CCSR si sarebbero eseguite 815 rx con riduzione

del 17% degli esami. Le CCSR hanno dimostrato una Sensibilità del 1.0, identificando

tutte le lesioni cervicali.

REFERENZE

1 . Stiell IG, Wells GA, Vandemheen KL, et aI. TIle Canadian C-spine rule for

radiography in alert

and stable trauma patients. lAMA. 200 1 ;286: 1 84 1 - 1 848.

2. Bandiera G, Stiell IG, Wells GA, et aI. The Canadian C-spine rule performs better

than unstructured

physician judgment. Ann Emerg Med. 2003;42:395-402.

3 . Stiell IG, Clement CM, McKnight RD, et al. The Canadian C-spine rule versus the

NEXUS

low-risk criteria in patients with trauma. NElM. 2003;349:25 1 0-25 1 8.

4. Coffey F, et al. Validation of the Canadian c-spine rule in the UK

emergency department setting. Emerg Med J 2011;28:873-876.

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Articolo 1

ARTICOLO

Segue:

…Direttamente da

PEDro…A cura di Dott. Nicola Ferri

Prosegue il “viaggio” all’interno di PEDro,

una delle più conosciute ed utilizzate

banche dati delle evidenze nel mondo

della fisioterapia.

Il collega Nicola Ferri (recensore di

PEDro nonché studente EOM) ci guida

passo a passo alla conoscenza dei punti

sui quali si fonda la scala di PEDro,

basata sulla Delphi List di Verhagen et

coll.

SECONDA PARTE

(segue da THE LAB JOURNAL N.9)

5) There was blinding of all subjects

(tutti i soggetti erano ciechi rispetto al

trattamento)

Gli Autori devono specificare se i soggetti

erano ciechi (“blind”) rispetto al

trattamento ovvero incapaci di distinguere

i trattamenti usati nei diversi gruppi.

E’ possibile verificare questo item

variando ad esempio di poco la

localizzazione di una manipolazione,

oppure modificando la direzione di una

tecnica, tra i due gruppi. Non è valido

(come invece capita di leggere)

accumulando i parametri di un thrust

HVLA e dando l’impulso solo in un

gruppo: ovviamente il soggetto distingue

un impulso da un non-impulso (!), senza

considerare poi il caso in cui uno o più

soggetti siano professionisti del settore

oppure siano già stati sottoposti a

trattamento manipolativo in passato.

L’item 5 è fondamentale perché, se

verificato, permette al lettore di avere

una ragionevole certezza che l’effetto

del trattamento sperimentale non sia

dovuto ad un effetto placebo o all’effetto

Hawthorne.

N.B.: l’effetto Hawthorne, in sintesi, può

essere visto come la tendenza di alcune

persone di mostrarsi più “performanti”

quando sanno di partecipare ad una

sperimentazione e di conseguenza

influenzare quella che è la reale efficacia di

un trattamento.

6) There was blinding of all therapists

who administered the therapy

(tutti i terapisti erano ciechi rispetto al

trattamento)

Gli Autori devono specificare se i terapisti

erano ciechi (“blind”) rispetto al trattamento

ovvero incapaci di distinguere se i soggetti

stiano ricevendo o meno il trattamento

sperimentale.

E’ impossibile da verificare in terapia

manuale per ovvi motivi (come può un

terapista essere inconsapevole di quello

che sta facendo?). Più semplice da

ottenere, con qualche stratagemma, in

terapia fisica ad esempio “manomettendo”

volontariamente dall’esterno un

apparecchio di ultrasuonoterapia nel

gruppo di controllo, senza che il terapista lo

sappia.

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In questi casi in cui l’item 6 è

verificato, i risultati ottenuti si possono

ragionevolmente attribuire all’effetto

del trattamento sperimentale e non,

invece, all’entusiasmo e alle

aspettative del terapista.

7) There was blinding of all assessors

who measured at least one key

outcome

(tutti i valutatori erano ciechi rispetto ad

almeno un outcome primario)

Gli Autori devono specificare se i valutatori

erano ciechi (“blind”) rispetto al

trattamento ovvero incapaci di distinguere

se il paziente valutato avesse o meno

ricevuto il trattamento sperimentale.

Da ricordare che per gli outcomes

autoriportati (es: VAS o altri questionari

autocompilativi) il valutatore viene

considerato il paziente stesso. Quindi in

quel caso se è verificato il punto 5) allora

anche il punto 7) è verificato.

E’ molto importante che il valutatore

sia cieco, altrimenti non è possibile

escludere un bias per quanto riguarda

l’effetto del trattamento, dovuto ad

errori nelle misurazioni legati al

pregiudizio del valutatore stesso nei

confronti della tecnica.

8) Measures of at least one key

outcome were obtained from more than

85% of the subjects initially allocated

to groups

(i dati di almeno un outcome primario

sono stati ottenuti in più dell’85% dei

soggetti inizialmente assegnati ai gruppi)

Affinché questo item sia soddisfatto è

necessario che l’articolo specifichi il

numero di soggetti inizialmente assegnati

e il numero dei soggetti valutati al follow-

up. Negli studi in cui sono presenti più di

un follow-up questo item è soddisfatto se

in almeno uno di essi è stato possibile

valutare più dell’85% del campione.

In sostanza questo item misura l’entità

del drop-out, ovvero della non aderenza

al protocollo di studio; è importante

perché i pazienti che abbandonano

potrebbero differire in maniera

significativa dagli altri introducendo di

fatto un errore sistematico nella raccolta

e quindi nell’analisi dei dati.

9) All subjects for whom outcome

measures were available received the

treatment or control condition as

allocated or, where this was not the

case, data for at least one key outcome

was analysed by “intention-to-treat”

(tutti i soggetti analizzati al termine dello

studio hanno ricevuto il trattamento come

da assegnazione oppure i dati di almeno un

outcome primario sono stati analizzati con

“intention-to-treat”)

Item complicato. L’intention-to-treat

significa che l’analisi dei dati è stata fatta

anche sui pazienti che non hanno ricevuto il

trattamento ma che sono stati comunque

valutati al follow-up: traducendo

letteralmente dall’inglese, è un’analisi

considerando l’“intenzione al trattamento”.

L’opposto in metodologia statistica si

chiama analisi per-protocol.

Questo item è soddisfatto se viene

specificato nell’articolo l’impiego

dell’intention-to-treat analysis oppure se

viene affermato che tutti i pazienti hanno

ricevuto il trattamento secondo il gruppo a

cui erano stati assegnati. Non tenere conto

di questo fattore e quindi non includere i

drop-outs nell’analisi statistica significa

“rompere” i benefici della randomizzazione

e quindi la garanzia teorica dell’omogeneità

dei due gruppi, con la certezza di

influenzare i risultati dello studio (in alcuni

casi sovrastimando l’effetto del

trattamento).

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L’item 9 permette quindi di avere una stima pragmatica degli effetti di un

trattamento, proprio perché includere i pazienti non-aderenti in realtà riflette

perfettamente la nostra pratica clinica visto che non tutti i pazienti sono

complianti o in alcuni casi siamo noi stessi che modifichiamo il trattamento a

seconda di eventuali cambiamenti nel disturbo del paziente.

10) The results of between-group statistical comparisons are reported for at least

one key outcome

(i risultati della comparazione statistica tra i gruppi sono riportati per almeno uno degli

outcomes primari)

Per questo item andremo alla ricerca dell’analisi inter-group, ovvero della comparazione

post-trattamento degli outcomes tra i due gruppi. Nel testo potrà essere sotto forma di

una semplice comparazione degli outcomes dopo il trattamento, oppure una

comparazione del cambiamento in un gruppo con il cambiamento nell’altro gruppo (a

volte vedremo l’indicazione di un’analisi group x time). Affinché questo item sia verificato

è necessario che l’analisi statistica fornisca un coefficiente di probabilità (p-value) oppure

una stima con la relativa misura di variabilità (es: intervallo di confidenza).

L’item 10 ci dà gli strumenti per verificare e interpretare i dati raccolti, a

prescindere dalle conclusioni degli Autori. L’analisi inter-gruppo è fondamentale

in un trial sperimentale, in quanto permette di capire se c’è una differenza

clinicamente e statisticamente significativa tra un trattamento ed il controllo.

11) The study provides both point measures and measures of variability for at

least one key outcome

(lo studio fornisce sia misure di grandezza che di variabilità per almeno uno degli

outcomes primari)

Questo item tratta in sostanza dell’analisi within-group o intra-group. E’ importante che

gli Autori descrivano una misura dell’effetto del trattamento e può essere descritta come

la differenza post-pre negli outcomes di ogni gruppo oppure come il risultato in ciascuno

dei gruppi. Tale valore deve essere accompagnato da una misura di variabilità come ad

esempio la deviazione standard, l’intervallo di confidenza, l’errore standard, etc.

Entrambe le misure possono anche essere descritte in forma grafica, ma deve essere

sempre chiaro e comprensibile ciò che è rappresentato.

L’item 11, come l’item precedente, ci dà gli strumenti per verificare e interpretare i dati

raccolti, a prescindere dalle conclusioni degli Autori. L’analisi intra-group permette di

capire la dimensione dell’effetto del trattamento in ciascun gruppo.

Nicola Ferri

III anno – sede di Roma

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CORSO POST GRADUATE

CADAVER LABIn collaborazione con

ICLO – Teaching and Research Center

Per iscriverti, consulta il sito di EOM Italia al link:

http://www.osteopatia-

eomitalia.eu/emailfiles/MODULO%20CADAVER%20LAB.pdf

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Articolo 1

TITOLO:

Osteopathic manipolative treatment

showed reduction of lenght of stay and

costs in preterm infants - A systematic

review and meta-analysis

AUTORI E NOME/DATI DELLA RIVISTA:

Diego Lanaro, Nuria Ruffini, Andrea Mazzotti,

Gianluca Lista

Medicine (2017) 96:12(e6408)

Receveid: 17 Maggio 2016 / Received in final

form: 17 Gennaio 2017 / Accepted: 27

Febbraio 2017

http://dx.doi.org/10.1097/MD.0000000000006

408

KEYWORDS:

length of stay, NICU, osteopathic

manipulative treatment, preterm infants,

systematic review.

QUESITO DI RICERCA:

l’obiettivo dello studio è di valutare l’entità e

l’efficacia della medicina osteopatica nel

ridurre la durata ed il costo del ricovero

ospedaliero ed eventuali eventi avversi in

neonati prematuri.

METODI:

Disegno dello studio: Revisione

Sistematica.

La ricerca è stata condotta da due revisori

dall’inizio delle pubblicazioni al 17 Maggio

2015, utilizzando diversi motori di ricerca e

banca dati (MedLine, Scopus, Cochrane

Library), con il controllo indipendente di altri

due clinici per quanto riguarda la rilevanza

scientifica degli articoli poi scelti.

Gli studi selezionati rispondono ai seguenti

criteri di inclusione: randomized controlled

trials (RCTs), quasi-RCTs e controlled

clinical trials, in cui devono essere presenti

un intervento con un gruppo di controllo,

due outcome pre e post-intervento e LOS

(lenght of stay) come outcome primario o

secondario. Non ci sono restrizioni

linguistiche.

Popolazione: i pazienti presenti negli studi

selezionati sono neonati pretermine stabili

clinicamente o chi ha recuperato dalla fase

acuta della malattia.

Intervento: tutti gli studi prevedono un

intervento di terapia manuale osteopatica

(OMT), effettuato nella culla o nel lettino, da

un osteopata professionista. L’intervento

può essere abbinato alle cure di routine

(usual care) e non ha restrizioni sulla

frequenza e sulla durata della tecnica. Deve

essere presente un gruppo di controllo con

intervento sham o senza trattamento.

Outcome: l’outcome primario negli studi è

la durata del ricovero (LOS - giorni); mentre

l’outcome secondario può essere la

riduzione delle spese ospedaliere (€),

l’aumento di peso del neonato, la

morbosità, outcome (test) di sviluppo

motorio e cognitivo a lungo termine.

Analisi statistica: un rigoroso metodo

Cochrane è usato per lo screening degli

studi, per valutare il rischio di bias e per

elaborare i dati della ricerca.

Risultati: 5 articoli su 670 selezionati

inizialmente rispondono ai criteri in

inclusione e vengono inseriti nella

revisione. Nonostante la moderata

eterogeneità degli studi, la meta-analisi

dei 5 studi selezionati dimostra che i

neonati pretermine sottoposti

all’intervento OMT hanno una riduzione

significativa della durata del ricovero

(2.71 giorni, P<0,001).

Rubrica

Evidence Based Osteopathy

(EBO)

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N.10 Luglio 2018

Considerando le spese ospedaliere, si rileva una riduzione significativa delle stesse

nel gruppo OMT (P<0,0001). In tutti gli studi non sono stati riportati eventi avversi

associati al trattamento OMT ed infine l’analisi dei sottogruppi dei neonati pretermine

dimostra che il beneficio dell’intervento osteopatico è inversamente proporzionale

all’età gestazionale.

Conclusioni: la presente revisione sistematica dimostra l’efficacia clinica della terapia

manuale osteopatica (OMT) nella riduzione della durata del ricovero ospedaliero, con

conseguenti vantaggi economici, in una vasta popolazione di neonati pretermine.

Inoltre più precocemente viene effettuato l’intervento OMT in base all’età gestazionale,

maggior beneficio avrà il neonato pretermine. I limiti della revisione consistono nella

ridotta dimensione dei campioni degli studi, nella scarsa riproducibilità del contesto e

nell’assenza di follow-up a lungo termine.

Note: Questo studio suggerisce che la terapia manuale osteopatica sia efficace nel

trattamento di neonati prematuri in termini di riduzione della degenza ospedaliera e

delle spese sanitarie. Inoltre dimostra di essere una terapia sicura, considerando i

risultati a breve termine.

È importante sottolineare alcuni limiti della revisione come l’utilizzo di outcome a breve

termine che riguardano il managing economico ospedaliero, mentre non si effettua un

follow-up a lungo termine sullo sviluppo neurocognitivo e motorio dei neonati. Inoltre

nella valutazione non viene isolato il beneficio clinico del trattamento osteopatico

dall’effetto delle usual care del protocollo clinico, per cui la rilevanza clinica

significativa dei dati potrebbe essere falsata.

Alla luce dei risultati della revisione sistematica, l’intervento osteopatico dovrebbe

essere inserito all’interno di un approccio medico multidisciplinare, parallelamente ai

protocolli clinici già utilizzati per la cura dei neonati pretermine, in modo da potenziarne

l’efficacia. Da qui è importante prender spunto per effettuare futuri studi scientifici di

maggior rilevanza statistica e clinica, con un campione di popolazione più ampio e

follow-up a lungo termine.

A cura di Brachet Valentina

Fisioterapista, OMPT

[email protected]

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N.10 Luglio 2018

Rubrica

Evidence Based Osteopathy

(EBO)

TITOLO:

Reliability of diagnosis and clinical

efficacy of visceral osteopathy: a

systematic review.

AUTORI:

Guillaud A., Darbois N., Monvoisin R.,

Pinsault N.

RIVISTA:

BMC Complement Altern Med. 2018

QUESITO DI RICERCA:

Lo scopo di questo studio era di identificare e

valutare criticamente la letteratura scientifica

riguardante l'affidabilità della diagnosi e

l'efficacia clinica delle tecniche utilizzate

nell'osteopatia viscerale.

METODI:

Disegno dello studio: Revisione

Sistematica

Ambientazione: Databases MEDLINE,

OSTMED.DR, the Cochrane Library,

Osteopathic Research Web, Google Scholar,

sito Journal of American Osteopathic

Association (JAOA), International Journal of

Osteopathic Medicine (IJOM) website, e

catalogo dell’ Académie d'ostéopathie de

France fino a December 2017

PRINCIPALI MISURE DEL RISULTATO:

Sono stati inclusi solo gli studi di affidabilità

inter-operatore che includevano almeno due

valutatori o gli studi di affidabilità intra-

operatore che includevano almeno due

valutazioni dello stesso valutatore. Per gli

studi sull'efficacia sono stati inclusi solo studi

randomizzati controllati (RCT) o crossover su

soggetti non sani (qualsiasi condizione,

durata ed esito). Il rischio di bias è stato

determinato utilizzando una versione

modificata della scala di valutazione della

qualità e affidabilità diagnostica (QAREL).

Per gli studi sull'efficacia, è stato utilizzata la

scala Cochrane per valutare bias e il disegno

metodologico. Due autori hanno eseguito

l'estrazione e l'analisi dei dati.

PRINCIPALI RISULTATI

Sono stati inclusi otto studi sull'affidabilità e

sei studi sull'efficacia. L'analisi degli studi di

affidabilità mostra che le tecniche

diagnostiche utilizzate nell'osteopatia

viscerale non sono affidabili. Per quanto

riguarda gli studi sull'efficacia, lo studio

meno distorto non evidenzia differenze

significative per l'esito principale. I

principali errori riscontrati negli studi inclusi

erano dovuti all'assenza del valutatore

cieco, un metodo statistico inadatto o

un'assenza di esito nella misura primaria.

CONCLUSIONI

I risultati della revisione sistematica ci

portano a concludere che siamo in assenza

di evidenze ben condotte e solide

sull'affidabilità e l'efficacia delle tecniche

nell'osteopatia viscerale.

NOTE

Sebbene le conclusioni della review siano

coerenti e corrette con i criteri di ricerca, La

prima considerazione, riguarda lo scopo

della revisione. L’osteopatia viscerale viene

utilizzata in diversi ambiti e studiarne la

reliability ed efficacy in assoluto risulta

ambizioso (e poco sensato).

La Cochrane insegna come i risultati

dell’efficacia di un qualsiasi intervento

sperimentale possano essere confrontati e

cumulati soltanto se misurati con il

medesimo outcome.

Articolo 2

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N.10 Luglio 2018

Rilevando la presenza di molti Bias viene criticata la pessima qualità degli studi che in realtà

non dovrebbe permettere di poter trarre conclusioni definitive, ma solo incitare ad una migliore

metodologia di ricerca che includa, per esempio, la cecità. Va sottolineato la difficoltà ad

ottenere dati oggettivabili in questo contesto che non siano misure qualitative (behavior ecc).

All’interno della riproducibilità delle svalutazioni e delle tecniche interoperatore, non considera

le tante e non omogenee modalità didattiche e di valutazione. Sia sul cranio che sui visceri.

Su 455 studi, solo 2 avevano un basso rischio di bias. Lo studio di Panagopoulos è tra i

migliori metodologicamente e, essendo incluso nella review sull'EFFICACIA dell'osteopatia

viscerale, credo che gli autori abbiano voluto mettere in luce il fatto che l'unico miglioramento

statisticamente significativo sia stato "solo" sul dolore e per di più a 52 settimane...tra l'altro un

miglioramento di 1,57 alla NRS, ben sotto alla Minimal Clinically Important

Difference. Mettendo in evidenza la necessità di outcome lungo termine.

Rimangono dubbi sui i criteri di inclusione degli studi analizzati. Esclusi in tre step ed è resa

nota solo la lista degli esclusi dopo lettura del full-text. Nello studio sull'affidabilità ne ha

esclusi 441 di 455 solo leggendo il titolo, mentre nello studio sull'efficacia ne ha esclusi 1318

su 1413 sempre basandosi esclusivamente sul titolo.

Per questo motivo, non credo si possano trarre conclusioni da questo paper, nonostante sia

stato condotto secondo tutti i crismi metodologici. Credo invece ci debba stimolare e

incoraggiare a proporre e produrre nuovi studi.

Come fonte di ispirazione, sottolineiamo i 2 lavori meglio considerati:

Panagopoulous et al. 2015

Haiden et al., 2015

Per completezza sarebbe stato interessante citare almeno i criteri di causalità relativi

all'osteopatia viscerale, vero motivo di questi 1868 studi pubblicati. Gli autori rischiano dunque

di far passare il messaggio che il razionale alla base sia del tutto casuale, contrariamente alla

plausibilità biologica abbastanza elementare dell’osteopatia viscerale e in ultimo alla credibilità

di alcune riviste implicate.

A cura di:

ANDREA GIANNINI

CLIZIA CAZZAROLLI

NICOLA FERRI

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Rubrica

Evidence Based

Osteopathy (EBO)

Articolo 3

TITOLO:

An Anatomic Investigation of the

Ober Test

AUTORI:

G.M. Willett, S.A. Keim, V. K. Shostrom, C.

S. Lomneth

DATI DELLA RIVISTA:

Am J Sports Med, pubblicato online 11

Gennaio 2016

QUESITO DI RICERCA:

Recenti studi hanno messo in dubbio

l’importanza della bandelletta ileotibiale

(ITB) nel dolore laterale di ginocchio. Il test

di Ober (OT) e il test di Ober modificato

(MOT) sono i test più raccomandati per

valutare la tensione della ITB, ma in realtà

nessuno studio ha validato entrambi i test

per questa misurazione.

Da qui gli autori hanno deciso di valutare gli

effetti della progressiva resezione della

bandelletta ileotibiale, dei muscoli Medio

Gluteo e Piccolo Gluteo e della capsula

articolare dell'anca in cadaveri leggermente

imbalsamati sui risultati dei test di Ober (OT

e MOT) e confrontarli con il risultato degli

stessi test in presenza di tutte le strutture

intatte.

L’ipotesi iniziale è che la sezione dell'ITB

aumenterebbe significativamente il range di

movimento dell'adduzione della coscia

misurato da un inclinometro durante

l'esecuzione dei test di Ober e che le

successive sezioni delle strutture (prima

Piccolo e Medio Gluteo, seguiti dalla

capsula articolare dell'anca) causerebbero

aumenti aggiuntivi nella adduzione della

coscia.

METODI:

Disegno dello studio:

Studio di laboratorio controllato

Setting/ambientazione:

Lo studio è stato realizzato presso la

University of Nebraska Medical Center,

Omaha, Nebraska, USA

Cecità:

Il MOT e OT sono stati valutati due volte per

ogni condizione da un fisioterapista

ortopedico certificato che è rimasro cieco

alle misurazioni. Le misurazioni in cieco

sono state lette e registrate dallo stesso

individuo per tutte le condizioni su tutti i

cadaveri.

PAZIENTI:

Criteri di inclusione:

Sono stati utilizzati 18 cadaveri

leggermente imbalsamati di cui 14 femmine

e 4 maschi, età media 78 anni, con un

intervallo tra 45 e 97 anni.

I cadaveri avevano subito un processo di

imbalsamazione a base di glutaraldeide in

modo da mantenere la mobilità del tessuto

e l'estensibilità simili a quelli di individui vivi.

Criteri di esclusione:

Gli arti che avevano subito un'artroplastica

totale dell'anca o mostravano evidenze di

gravi lesioni o traumi della regione dell'anca

e della coscia (cicatrici o deformità visibili)

non sono stati inclusi nello studio. Sulla

base di questi criteri di esclusione due dei

36 arti inferiori disponibili non sono stati

utilizzati per questo studio.

Totale arti esaminati: 34

INTERVENTO:

Per misurare la posizione degli arti è stato

utilizzato un inclinometro posizionato

sull'epicondilo laterale del femore:

sull’orizzontale si considerava 0°; una

posizione addotta o al di sotto

dell'orizzontale è stata registrata come un

numero positivo e una posizione abdotta o

al di sopra di quella orizzontale è stata

registrata come numero negativo.

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N.10 Luglio 2018

Per primo si sono eseguite le misurazioni dei test OT e MOT sui 34 arti inferiori intatti.

Lo studio pilota iniziale ha considerato 6 arti inferiori in cui è stato testato il MOT solo con

resezione della IBT; in seguito si sono aggiunti gli altri 28 arti, di cui 10 facevano parte di un

ulteriore studio pilota che comparava OT e MOT dopo resezione di IBT.

Le resezione successive di Medio e Piccolo Gluteo e della capsula articolare dell’anca sono

state eseguite, nell’ordine in cui nominate, su 18 arti inferiori in cui era stata eseguita

precedentemente la resezione di IBT; questi 18 arti inferiori sono stati valutati per tutte e 3 le

condizioni di resezione mediante l'uso di MOT e OT.

I dati dei 2 studi pilota sono stati inclusi nelle 18 valutazioni complete per massimizzare la

quantità di dati disponibili per l'analisi.

PRINCIPALI MISURE DEL RISULTATO:

Le misurazioni goniometriche medie della posizione della coscia per la ITB intatta rispetto alla

resezione dell’ITB durante il MOT erano di 4,28° (intatto) e 5,00° (ITB sezionata), con la coscia

al di sotto del piano orizzontale. Per l'OT, i risultati erano di -2.90° (intatto) e -2.20° (ITB

sezionata), con la coscia sopra il piano orizzontale. Questi confronti non erano statisticamente

significativi per MOT o OT (per MOT P = 0.2629; per OT P = 0.3353, con P statisticamente

significativo se <0.05)

Le misurazioni dell'inclinometro medio della posizione della coscia per la ITB intatta rispetto

alla resezione di medio e piccolo gluteo durante il MOT erano di 3,33° (intatta) e di 11,20°

(medio e piccolo gluteo sezionati). Per l'OT, i risultati erano -2.20 ° (intatta) e 6,50° (medio e

piccolo gluteo sezionati). Questi confronti erano statisticamente significativi per MOT e OT (per

MOT P<0.0001; per OT P<0.0001).

Le misurazioni goniometriche medie della posizione della coscia per la ITB intatta rispetto alla

resezione della capsula articolare dell'anca durante il MOT erano di 3,33° (intatta) e 13,2°

(sezione della capsula articolare dell'anca). Per l'OT, i risultati erano di -2,2° (intatto) e di 9,53°

(sezione della capsula articolare dell'anca). Questi confronti erano statisticamente significativi

per MOT e OT (per MOT P<0.0001; per OT P<0.0001).

Infine, le misurazioni goniometriche medie della posizione della coscia dopo la resezione di

medio e piccolo gluteo rispetto alla resezione della capsula dell'anca durante il MOT erano

11,2° (medio e piccolo gluteo sezionati) e 13,2° (sezione della capsula articolare dell'anca).

Per l'OT, i risultati erano 6,5° (medio e piccolo gluteo sezionati) e 9,53° (sezione della capsula

articolare dell'anca). Questi confronti erano statisticamente significativi per MOT e OT (per

MOT P=0.0036; per OT P<0.0001).

Uno studio ha supportato l'uso intercambiabile delle misurazioni goniometriche e

inclinometriche dell'anca in base al risultati di elevata affidabilità dell'interferente (coefficiente

di correlazione intraclasse, 0,91-0,92) tra l'uso di questi strumenti.

PRINCIPALI RISULTATI:

I risultati ottenuti indicano che rispetto alle misurazioni con entrambe le versioni del test di

Ober la coscia non si è ulteriormente scesa in adduzione dopo la resezione dell’ITB; la coscia

si è spostata ulteriormente in adduzione invece sia dopo la resezione di medio e piccolo gluteo

sia dopo la resezione della capsula dell'anca rispetto alla condizione di ITB intatta quando

valutata con entrambe le versioni del test di Ober.

I risultati indicano inoltre che la coscia ha guadagnato ulteriormente in adduzione dopo la

resezione della capsula articolare dell'anca rispetto alla resezione del medio e piccolo gluteo

quando valutata usando entrambe le versioni del test di Ober.

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N.10 Luglio 2018

CONCLUSIONI

I risultati dello studio confutano l'ipotesi che l'ITB svolga un ruolo nel limitare l'adduzione

dell'anca durante entrambe le versioni del test di Ober e mette in dubbio la validità di questi

test per determinare la tensione dell'ITB. I risultati sottolineano invece l'influenza dei muscoli

glutei medio e piccolo e della capsula dell'articolazione dell'anca sui risultati dei test Ober,

suggerendo quindi che lo stesso test valuti la tenuta di queste strutture piuttosto che dell’ITB.

NOTE dell’autore della recensione:

Alla luce dei risultati di questo studio si è obbligati a riconsiderare l’importanza, a quanto pare

eccessiva, data alla bandelletta ileotibiale nel dolore laterale di ginocchio e ai test di Ober

(standard e modificato) per la valutazione della tensione della IBT stessa; si devono invece

prendere in considerazione anche altre strutture muscolari e connettivali a livello dell’anca

che risultano essere maggiormente responsabili di influenze a livello del ginocchio.

Nasce inoltre spontaneo un dubbio: ci sono anche altri test che vengono dati per assodati, ma

non ancora validati, che possano essere fuorvianti nell’impostare il nostro programma

terapeutico e inficiare quindi i risultati ottenuti? L’auspicio è che ulteriori studi possano

indagare ulteriormente la validità dei test diagnostici solitamente utilizzati.

Eleonora Veronese

IV anno EOM Mozzecane

[email protected]

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N.8 Marzo 2018 26

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