Presentazione di PowerPoint - EOM Italia...La presentazione del docente, ravennate DOC, Michele...
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IN QUESTO NUMERO:
N.10 Luglio 2018
02 RubricaProgetti EOM Italia:
OSTEOPATIA A DUE RUOTE
04 Rubrica
I Docenti di EOM Italia
06 Articolo
Tesi di fine Master :
Gli abstract dei nostri studenti
07 Articolo
CLINICAL PREDICTION RULES
10 Articolo
Segue…Direttamente da PEDro…
13 Corso Post Graduate
CADAVER LAB
Con ICLO - Teaching and Research Center
14 Rubrica
Evidence Based Osteopathy
(EBO)
In questa edizione di inizio estate, terminato
l’anno accademico con gli esami finali che gli
studenti hanno svolto a suffragio delle attività
di frequenza/pratica/studio sostenute, vi
presentiamo l’interessante e dinamico
progetto professionale/esperenziale
OSTEOPATIA A DUE RUOTE nato dalla
collaborazione tra EOM ed il Team Rosso e
Nero.
La presentazione del docente, ravennate
DOC, Michele Ciani, precede poi il consueto
report sulle tesi di fine master con gli abstract
dei nostri studenti.
Segue un articolo riguardante le Canadian
Cervical Spine Rules, regole di predizione
clinica sull’esecuzione di rx per pazienti con
trauma cervicale.
Prosegue e termina, guidata direttamente da
Nicola Ferri, collaboratore della banca dati
australiana, la valutazione di articoli scientifici
(critical appraisal) secondo gli item di PEDro
e a finire, la rubrica Evidence Based
Osteopathy, con le recensioni svolte da
studenti, docenti e personale EOM.
Buona estate!
a cura di Paolo Comotti
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N.10 Luglio 2018
Articolo
BUENOS AIRES, ARGENTINA I Progetti di EOM ItaliaRubrica
In vista del terzo fina settimana in compagnia dei nostri amici del Team Rosso e
Nero, vi raccontiamo brevemente questo progetto, nato dalla genialità del Dott.
Turrina, direttore di EOM Italia, e dalla propositività e disponibilità del Team
Manager Roberto Adami.
Si tratta di un progetto educativo ma, soprattutto, formativo, atto a plasmare
professionisti sanitari ed, ancora prima, uomini e donne. Sì. Avete capito bene.
Quella che EOM mette a disposizione dei suoi ragazzi è una vera e propria prova
di vita: non si tratta semplicemente di trattare o manipolare un paziente. C’è di più,
molto altro, dietro la figura del vero professionista.
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N.10 Luglio 2018
Hai mai respirato l’adrenalina? La tensione? Tutte insieme: nei muscoli,
nella testa, nel cuore.
Un buon professionista le conosce e sa riconoscerle, le sa trattare e,
soprattutto, le sa ascoltare. Il buon professionista è abile. È braccia, ma è,
prima di tutto, anima.
Entrare a contatto con una realtà nuova, dinamica ed adrenalinica, con una
nuova categoria di pazienti, piloti, atleti agonisti, crea nuove consapevolezze che
vanno ad arricchire un bagaglio esperienziale che è sempre in fieri.
EOM dà nozioni, ma anche emozioni. Perché vogliamo essere scuola ma
anche, e soprattutto, esperienza di vita.
A cura di Dott.ssa Margherita Tassello
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Rubrica
I Docenti di EOM
Italia
Sono Michele Ciani.
Finisco gli studi presso la Facoltà di Medicina e
Chirurgia di Bologna come Terapista della
Riabilitazione nel giugno del 1990.
Inizio a lavorare nel 1991 presso la Casa di
Cura “Sol et Salus” di Torre Pedrera (Rimini)
dove rimango per un anno.
Nel 1992 inizio la mia esperienza ventennale
presso la Casa di Cura “Domus Nova” a
Ravenna prima come dipendente e poi come
libero professionista dal 2001 dove prendo in
gestione la fisioterapia.
Nel frattempo frequento diversi corsi tra cui
RPG con il grande Souchard, il metodo Bobath
con la Muller Veronese e mi laureo in Psicologia
Clinica e di Comunità con il vecchio
ordinamento con una tesi sperimentale sul
Burnout e l’Empowerment.
Continuo la formazione terminando presso la
EOM la formazione di Osteopatia nel 2009 con
il DO nel 2013.
Successivamente mi formo con il metodo di
Induzione della fascia proposto da A. Pilat.
Nel 2016 al secondo tentativo entro a fare parte
del corpo docenti della EOM, un’esperienza
indimenticabile per emozioni e vissuti (nel bene
e nel male).
Di quell’esperienza ricordo lo sguardo paterno
di Francois anche nell’anno in cui venni invitato
a ripetere la prova; sguardi indimenticabili e di
forte aiuto.
Mi piace sottolineare le “sconfitte” perché
nonostante le diverse “bocciature” non ho mai
mollato e anzi, mi hanno sempre fortificato.
Dott. Michele Ciani
Ricordo la bocciatura al primo anno delle
superiori che mi portò a cambiare scuola
e uscire alla maturità con 58/60.
Le esperienze vissute durante lo studio
mi hanno sempre stimolato a migliorare e
a capire che ogni singolo ostacolo non
superato mi avrebbe permesso di
superare l’ostacolo successivo ancora
più arduo.
Dal 2006 lavoro presso il mio studio a
Ravenna dove ho perfezionato la mia
formazione con un Master in
Posturologia a Madrid organizzato dalla
IACES presso la sede EOM .
Ho partecipato come relatore a diversi
congressi e ho perfezionato la mia
formazione sulla rieducazione della
spalla grazie alla collaborazione dal 1994
col dott. Paribelli di Ravenna.
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Scelsi di studiare alla EOM dopo la frequentazione della Manipolazione della fascia secondo
Stecco, in quanto l’attuale direttore della EOM Italia ne era docente.
Se volete un’opinione di conforto, già nel 2003 era così…o lo ami o lo odi…ma la sua
preparazione era impeccabile. Quindi valeva la pena seguirlo.
Sicuramente tra i docenti ho da ognuno il desiderio di imparare qualcosa anche se la forza di
continuare dopo la prima prova non brillante, mi venne determinata dal nostro Daniele Oliva. Un
altro caratteraccio ma sempre disponibile con chi è in difficoltà. Non posso non ringraziarlo.
Attualmente la mia vita professionale viene spartita fra lavoro in studio e docenza ma non posso
dimenticare chi mi incoraggia giornalmente e cioè Donatella, Matilde e Marco.
Credo di avere detto tutto . Il messaggio per i nuovi ragazzi è quello di non cedere mai e
continuare con la formazione. Io ne sono un esempio. Nonostante la bocciatura alle superiori ho
proseguito frequentando l’Università per 8 anni accademici. Stessa cosa per la docenza, dove
era impensabile per uno normale come me superare l’esame al primo tentativo. E come mi è
servito!
Per questo vi esorto sempre a continuare nella formazione e capire che la EOM ha cambiato e
cambierà la vita a molti di noi.In bocca al lupo a tutti!
a cura di Michele Ciani
#beEOM
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N.10 Luglio 2018
ReportTesi di fine Master :Gli abstract dei nostri studenti
Dott. Marco StarriIII anno – EOM Mozzecane
Sede del master: Udine
RIDUZIONE DEL DOLORE IN PAZIENTI AFFETTE
DA DISMENORREA PRIMARIA: EFFICACIA DELLA
TECNICA DI LIFT-OFF DORSO-LOMBARE
OBIETTIVO:
Lo scopo dello studio è quello di valutare l’efficacia nella riduzione del dolore a breve termine
della tecnica di Lift-Off dorso lombare rispetto ad una tecnica placebo in pazienti affette da
dismenorrea primaria.
MATERIALI E METODI:
Sono state selezionate 8 pazienti rispondenti ai criteri di inclusione, successivamente divise
in 2 gruppi a seguito di randomizzazione. Tutte le pazienti sono state trattate il primo giorno
di ciclo mestruale, quindi idealmente all’apice della condizione dolorosa. Alle pazienti è stato
richiesto di determinare l’intensità del dolore tramite una scala VAS (0-10) nei momenti
immediatamente precedenti alla manipolazione (T0). L’operazione è stata ripetuta a 30
minuti dalla manipolazione (T1). In entrambe le valutazioni, sono state richieste due
misurazioni, per poi determinarne il valore medio. Uno dei due gruppi è stato sottoposto ad
una manovra di Lift-Off dorso-lombare, mentre l’altro è stato trattato con una tecnica Sham,
che consisteva nel posizionare le pazienti con i medesimi parametri rispetto alla tecnica di
Lift-Off, ma effettuando una tecnica articolatoria, senza portare a tensione e senza applicare
il thrust.
RISULTATI:
Sono state trattate 8 pazienti (4 per gruppo) di età compresa tra i 18 ed i 35 anni (media
27,88, deviazione standard 5,74). La VAS media in T0 è 6,695 (7,225 per il gruppo
sperimentale, 6,135 per il gruppo controllo). Nel gruppo sperimentale la VAS media in T1 è
stata di 5,858, mentre nel gruppo controllo di 5,510, attestando quindi un T0-T1 medio di
1,398 e di 0,625 rispettivamente nei gruppi sperimentale e controllo.
CONCLUSIONI:
La riduzione del dolore nel gruppo sperimentale, in media, si è rivelata significativamente più
importante rispetto al gruppo controllo, mentre ad un’analisi più approfondita i dati si sono
rivelati molto più vicini. Il limite di un campione ristretto di partecipanti lascia aperta l’ipotesi
di possibili risultati statisticamente rilevanti, soprattutto riguardo al trattamento di una
disfunzione specifica a livello della cerniera dorso-lombare, così come riguardo
all’inserimento della manipolazione in cerniera all’interno di un protocollo di trattamento più
ampio nella gestione della PD.
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CLINICAL
PREDICTION RULES
a cura di Dott. Paolo Comotti
CANADIAN CERVICAL SPINE RULES (CCSR)
UN ALGORITMO DECISIONALE PER DECIDERE SE FAR ESEGUIRE ESAME RX,
IN SEGUITO A TRAUMA CHIUSO CERVICALE
Articolo
CLINICAL BOTTOM LINE
Le CCSR forniscono un cluster sensibile di segni e sintomi, che se danno indicazione di
RADIOGRAFIE NON RICHIESTE, le rx per escludere fratture cervicali sono
presumibilmente inutili.
Questi criteri sono stati validati come un effettivo strumento di screening; in ogni caso,
date le conseguenze di una frattura cervicale non diagnosticata, si raccomanda al clinico
di considerare lo status del paziente in un quadro clinico più allargato prima di prendere
decisioni sul trattamento.
VARIABILI PREDITTIVE
Qualsiasi fattore di alto rischio:
• Età ≥ 65
• Meccanismo traumatico pericoloso (caduta da 1,5 mt o da 5 gradini, impatto assiale sul
capo, incidente della viabilità >100km/h, cappottamento, espulsione da abitacolo,
veicolo motorizzato amatoriale, collisione in bicicletta)
• Parestesia alle estremità
SE NON SONO PRESENTI FATTORI AD ALTO RISCHIO
RADIOGRAFIE RICHIESTE
Qualsiasi fattore di basso rischio che permette una sicura valutazione
del ROM:
• semplice tamponamento (escluso incidente frontale, impatto con bus
o TIR, cappottamento o impatti ad alta velocità)
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• posizione seduta in Pronto Soccorso
• paziente deambulante
• insorgenza non immediata di dolore al collo
• assenza di dolore lungo la linea interspinosa cervicale
PRESENTI
Capacità di ruotare il collo di 45° bilateralmente indipendentemente
dal dolore
PRESENTE
LA RADIOGRAFIA NON È RICHIESTA
Se non sono presenti fattori a basso rischio ed il paziente è incapace a ruotare
bilateralmente il collo di 45°
RADIOGRAFIE RICHIESTE
SPECIFICHE DI STUDIO
CRITERI DI INCLUSIONE
• pazienti adulti che si presentano in
PS in seguito a brusco traumatismo
di testa o collo
• dolore al collo in seguito a
meccanismo traumatico
• in seguito a meccanismo traumatico
assenza di dolore al collo ma
presenza di traumatismo sulle
clavicole non deambulanti
• Glasgow Coma Scale (GSC) > 15
con segni vitali stabili (pressione
sistolica maggiore di 90 mmHg e
ritmo respiratorio tra le 10 e 24
respirazioni/min)
• pazienti con età > 16
• evento traumatico nelle precedenti
48 h
CRITERI DI ESCLUSIONE
• pazienti con età< 16
• traumatismi minori (come semplici
lacerazioni) che non rientravano nei
primi due criteri di inclusione
• GCS<15
• segni vitali fortemente anormali
• evento traumatico occorso > 48 h
precedenti
• trauma penetrante
• paralisi/paresi acuta
• disturbi vertebrali (spondilite
anchilosante,artrite
reumatoide,stenosi, chirurgia
cervicale previa)
• pazienti tornati in PS x rivalutare lo
stesso evento traumatico
• pazienti in gravidanza
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CARATTERISTICHE DEI PAZIENTI
• N= 8924 soggetti
• Età media=36.7 (+/-16)
• Prevalenza di traumatismo cervicale
clinicamente significativa=1.7%
• Sesso
Femmine=48%
Maschi= 52%
REFERENZE STANDARD
DEFINIZIONE DI POSITIVITA’
Trauma cervicale clinicamente
importante (qualsiasi frattura,
lussazione, instabilità legamentosa
documentata con imaging
DEFINIZIONE DI NEGATIVITA’
Trauma cervicale clinicamente non
significante
VALIDAZIONE
Uno studio prospettico di validazione [2] compara le CCSR con la valutazione medica
non strutturata.I risultati indicano che le CCSR ottengono una Sensibilità 1.0 e una
Specificità 0.54 versus la valutazion e medica non strutturata che ottiene una
Sensibilità 0.92 e una Specificità di 0.44.
Uno studio prospettico di validazione [3] compara le CCSR con i criteri NEXUS. I
risultati indicano che le CCSR ottengono una Sensibilità 0.99 e una Specificità 0.45
versus NEXUS che ottiene una Sensibilità 0.91 e una Specificità di 0.37.
In uno studio osservazionale [4] sono state diagnosticate 8 lesioni cervicali eseguendo
987 rx e se fosse stata applicata le CCSR si sarebbero eseguite 815 rx con riduzione
del 17% degli esami. Le CCSR hanno dimostrato una Sensibilità del 1.0, identificando
tutte le lesioni cervicali.
REFERENZE
1 . Stiell IG, Wells GA, Vandemheen KL, et aI. TIle Canadian C-spine rule for
radiography in alert
and stable trauma patients. lAMA. 200 1 ;286: 1 84 1 - 1 848.
2. Bandiera G, Stiell IG, Wells GA, et aI. The Canadian C-spine rule performs better
than unstructured
physician judgment. Ann Emerg Med. 2003;42:395-402.
3 . Stiell IG, Clement CM, McKnight RD, et al. The Canadian C-spine rule versus the
NEXUS
low-risk criteria in patients with trauma. NElM. 2003;349:25 1 0-25 1 8.
4. Coffey F, et al. Validation of the Canadian c-spine rule in the UK
emergency department setting. Emerg Med J 2011;28:873-876.
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Articolo 1
ARTICOLO
Segue:
…Direttamente da
PEDro…A cura di Dott. Nicola Ferri
Prosegue il “viaggio” all’interno di PEDro,
una delle più conosciute ed utilizzate
banche dati delle evidenze nel mondo
della fisioterapia.
Il collega Nicola Ferri (recensore di
PEDro nonché studente EOM) ci guida
passo a passo alla conoscenza dei punti
sui quali si fonda la scala di PEDro,
basata sulla Delphi List di Verhagen et
coll.
SECONDA PARTE
(segue da THE LAB JOURNAL N.9)
5) There was blinding of all subjects
(tutti i soggetti erano ciechi rispetto al
trattamento)
Gli Autori devono specificare se i soggetti
erano ciechi (“blind”) rispetto al
trattamento ovvero incapaci di distinguere
i trattamenti usati nei diversi gruppi.
E’ possibile verificare questo item
variando ad esempio di poco la
localizzazione di una manipolazione,
oppure modificando la direzione di una
tecnica, tra i due gruppi. Non è valido
(come invece capita di leggere)
accumulando i parametri di un thrust
HVLA e dando l’impulso solo in un
gruppo: ovviamente il soggetto distingue
un impulso da un non-impulso (!), senza
considerare poi il caso in cui uno o più
soggetti siano professionisti del settore
oppure siano già stati sottoposti a
trattamento manipolativo in passato.
L’item 5 è fondamentale perché, se
verificato, permette al lettore di avere
una ragionevole certezza che l’effetto
del trattamento sperimentale non sia
dovuto ad un effetto placebo o all’effetto
Hawthorne.
N.B.: l’effetto Hawthorne, in sintesi, può
essere visto come la tendenza di alcune
persone di mostrarsi più “performanti”
quando sanno di partecipare ad una
sperimentazione e di conseguenza
influenzare quella che è la reale efficacia di
un trattamento.
6) There was blinding of all therapists
who administered the therapy
(tutti i terapisti erano ciechi rispetto al
trattamento)
Gli Autori devono specificare se i terapisti
erano ciechi (“blind”) rispetto al trattamento
ovvero incapaci di distinguere se i soggetti
stiano ricevendo o meno il trattamento
sperimentale.
E’ impossibile da verificare in terapia
manuale per ovvi motivi (come può un
terapista essere inconsapevole di quello
che sta facendo?). Più semplice da
ottenere, con qualche stratagemma, in
terapia fisica ad esempio “manomettendo”
volontariamente dall’esterno un
apparecchio di ultrasuonoterapia nel
gruppo di controllo, senza che il terapista lo
sappia.
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N.10 Luglio 2018
In questi casi in cui l’item 6 è
verificato, i risultati ottenuti si possono
ragionevolmente attribuire all’effetto
del trattamento sperimentale e non,
invece, all’entusiasmo e alle
aspettative del terapista.
7) There was blinding of all assessors
who measured at least one key
outcome
(tutti i valutatori erano ciechi rispetto ad
almeno un outcome primario)
Gli Autori devono specificare se i valutatori
erano ciechi (“blind”) rispetto al
trattamento ovvero incapaci di distinguere
se il paziente valutato avesse o meno
ricevuto il trattamento sperimentale.
Da ricordare che per gli outcomes
autoriportati (es: VAS o altri questionari
autocompilativi) il valutatore viene
considerato il paziente stesso. Quindi in
quel caso se è verificato il punto 5) allora
anche il punto 7) è verificato.
E’ molto importante che il valutatore
sia cieco, altrimenti non è possibile
escludere un bias per quanto riguarda
l’effetto del trattamento, dovuto ad
errori nelle misurazioni legati al
pregiudizio del valutatore stesso nei
confronti della tecnica.
8) Measures of at least one key
outcome were obtained from more than
85% of the subjects initially allocated
to groups
(i dati di almeno un outcome primario
sono stati ottenuti in più dell’85% dei
soggetti inizialmente assegnati ai gruppi)
Affinché questo item sia soddisfatto è
necessario che l’articolo specifichi il
numero di soggetti inizialmente assegnati
e il numero dei soggetti valutati al follow-
up. Negli studi in cui sono presenti più di
un follow-up questo item è soddisfatto se
in almeno uno di essi è stato possibile
valutare più dell’85% del campione.
In sostanza questo item misura l’entità
del drop-out, ovvero della non aderenza
al protocollo di studio; è importante
perché i pazienti che abbandonano
potrebbero differire in maniera
significativa dagli altri introducendo di
fatto un errore sistematico nella raccolta
e quindi nell’analisi dei dati.
9) All subjects for whom outcome
measures were available received the
treatment or control condition as
allocated or, where this was not the
case, data for at least one key outcome
was analysed by “intention-to-treat”
(tutti i soggetti analizzati al termine dello
studio hanno ricevuto il trattamento come
da assegnazione oppure i dati di almeno un
outcome primario sono stati analizzati con
“intention-to-treat”)
Item complicato. L’intention-to-treat
significa che l’analisi dei dati è stata fatta
anche sui pazienti che non hanno ricevuto il
trattamento ma che sono stati comunque
valutati al follow-up: traducendo
letteralmente dall’inglese, è un’analisi
considerando l’“intenzione al trattamento”.
L’opposto in metodologia statistica si
chiama analisi per-protocol.
Questo item è soddisfatto se viene
specificato nell’articolo l’impiego
dell’intention-to-treat analysis oppure se
viene affermato che tutti i pazienti hanno
ricevuto il trattamento secondo il gruppo a
cui erano stati assegnati. Non tenere conto
di questo fattore e quindi non includere i
drop-outs nell’analisi statistica significa
“rompere” i benefici della randomizzazione
e quindi la garanzia teorica dell’omogeneità
dei due gruppi, con la certezza di
influenzare i risultati dello studio (in alcuni
casi sovrastimando l’effetto del
trattamento).
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L’item 9 permette quindi di avere una stima pragmatica degli effetti di un
trattamento, proprio perché includere i pazienti non-aderenti in realtà riflette
perfettamente la nostra pratica clinica visto che non tutti i pazienti sono
complianti o in alcuni casi siamo noi stessi che modifichiamo il trattamento a
seconda di eventuali cambiamenti nel disturbo del paziente.
10) The results of between-group statistical comparisons are reported for at least
one key outcome
(i risultati della comparazione statistica tra i gruppi sono riportati per almeno uno degli
outcomes primari)
Per questo item andremo alla ricerca dell’analisi inter-group, ovvero della comparazione
post-trattamento degli outcomes tra i due gruppi. Nel testo potrà essere sotto forma di
una semplice comparazione degli outcomes dopo il trattamento, oppure una
comparazione del cambiamento in un gruppo con il cambiamento nell’altro gruppo (a
volte vedremo l’indicazione di un’analisi group x time). Affinché questo item sia verificato
è necessario che l’analisi statistica fornisca un coefficiente di probabilità (p-value) oppure
una stima con la relativa misura di variabilità (es: intervallo di confidenza).
L’item 10 ci dà gli strumenti per verificare e interpretare i dati raccolti, a
prescindere dalle conclusioni degli Autori. L’analisi inter-gruppo è fondamentale
in un trial sperimentale, in quanto permette di capire se c’è una differenza
clinicamente e statisticamente significativa tra un trattamento ed il controllo.
11) The study provides both point measures and measures of variability for at
least one key outcome
(lo studio fornisce sia misure di grandezza che di variabilità per almeno uno degli
outcomes primari)
Questo item tratta in sostanza dell’analisi within-group o intra-group. E’ importante che
gli Autori descrivano una misura dell’effetto del trattamento e può essere descritta come
la differenza post-pre negli outcomes di ogni gruppo oppure come il risultato in ciascuno
dei gruppi. Tale valore deve essere accompagnato da una misura di variabilità come ad
esempio la deviazione standard, l’intervallo di confidenza, l’errore standard, etc.
Entrambe le misure possono anche essere descritte in forma grafica, ma deve essere
sempre chiaro e comprensibile ciò che è rappresentato.
L’item 11, come l’item precedente, ci dà gli strumenti per verificare e interpretare i dati
raccolti, a prescindere dalle conclusioni degli Autori. L’analisi intra-group permette di
capire la dimensione dell’effetto del trattamento in ciascun gruppo.
Nicola Ferri
III anno – sede di Roma
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CORSO POST GRADUATE
CADAVER LABIn collaborazione con
ICLO – Teaching and Research Center
Per iscriverti, consulta il sito di EOM Italia al link:
http://www.osteopatia-
eomitalia.eu/emailfiles/MODULO%20CADAVER%20LAB.pdf
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Articolo 1
TITOLO:
Osteopathic manipolative treatment
showed reduction of lenght of stay and
costs in preterm infants - A systematic
review and meta-analysis
AUTORI E NOME/DATI DELLA RIVISTA:
Diego Lanaro, Nuria Ruffini, Andrea Mazzotti,
Gianluca Lista
Medicine (2017) 96:12(e6408)
Receveid: 17 Maggio 2016 / Received in final
form: 17 Gennaio 2017 / Accepted: 27
Febbraio 2017
http://dx.doi.org/10.1097/MD.0000000000006
408
KEYWORDS:
length of stay, NICU, osteopathic
manipulative treatment, preterm infants,
systematic review.
QUESITO DI RICERCA:
l’obiettivo dello studio è di valutare l’entità e
l’efficacia della medicina osteopatica nel
ridurre la durata ed il costo del ricovero
ospedaliero ed eventuali eventi avversi in
neonati prematuri.
METODI:
Disegno dello studio: Revisione
Sistematica.
La ricerca è stata condotta da due revisori
dall’inizio delle pubblicazioni al 17 Maggio
2015, utilizzando diversi motori di ricerca e
banca dati (MedLine, Scopus, Cochrane
Library), con il controllo indipendente di altri
due clinici per quanto riguarda la rilevanza
scientifica degli articoli poi scelti.
Gli studi selezionati rispondono ai seguenti
criteri di inclusione: randomized controlled
trials (RCTs), quasi-RCTs e controlled
clinical trials, in cui devono essere presenti
un intervento con un gruppo di controllo,
due outcome pre e post-intervento e LOS
(lenght of stay) come outcome primario o
secondario. Non ci sono restrizioni
linguistiche.
Popolazione: i pazienti presenti negli studi
selezionati sono neonati pretermine stabili
clinicamente o chi ha recuperato dalla fase
acuta della malattia.
Intervento: tutti gli studi prevedono un
intervento di terapia manuale osteopatica
(OMT), effettuato nella culla o nel lettino, da
un osteopata professionista. L’intervento
può essere abbinato alle cure di routine
(usual care) e non ha restrizioni sulla
frequenza e sulla durata della tecnica. Deve
essere presente un gruppo di controllo con
intervento sham o senza trattamento.
Outcome: l’outcome primario negli studi è
la durata del ricovero (LOS - giorni); mentre
l’outcome secondario può essere la
riduzione delle spese ospedaliere (€),
l’aumento di peso del neonato, la
morbosità, outcome (test) di sviluppo
motorio e cognitivo a lungo termine.
Analisi statistica: un rigoroso metodo
Cochrane è usato per lo screening degli
studi, per valutare il rischio di bias e per
elaborare i dati della ricerca.
Risultati: 5 articoli su 670 selezionati
inizialmente rispondono ai criteri in
inclusione e vengono inseriti nella
revisione. Nonostante la moderata
eterogeneità degli studi, la meta-analisi
dei 5 studi selezionati dimostra che i
neonati pretermine sottoposti
all’intervento OMT hanno una riduzione
significativa della durata del ricovero
(2.71 giorni, P<0,001).
Rubrica
Evidence Based Osteopathy
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Considerando le spese ospedaliere, si rileva una riduzione significativa delle stesse
nel gruppo OMT (P<0,0001). In tutti gli studi non sono stati riportati eventi avversi
associati al trattamento OMT ed infine l’analisi dei sottogruppi dei neonati pretermine
dimostra che il beneficio dell’intervento osteopatico è inversamente proporzionale
all’età gestazionale.
Conclusioni: la presente revisione sistematica dimostra l’efficacia clinica della terapia
manuale osteopatica (OMT) nella riduzione della durata del ricovero ospedaliero, con
conseguenti vantaggi economici, in una vasta popolazione di neonati pretermine.
Inoltre più precocemente viene effettuato l’intervento OMT in base all’età gestazionale,
maggior beneficio avrà il neonato pretermine. I limiti della revisione consistono nella
ridotta dimensione dei campioni degli studi, nella scarsa riproducibilità del contesto e
nell’assenza di follow-up a lungo termine.
Note: Questo studio suggerisce che la terapia manuale osteopatica sia efficace nel
trattamento di neonati prematuri in termini di riduzione della degenza ospedaliera e
delle spese sanitarie. Inoltre dimostra di essere una terapia sicura, considerando i
risultati a breve termine.
È importante sottolineare alcuni limiti della revisione come l’utilizzo di outcome a breve
termine che riguardano il managing economico ospedaliero, mentre non si effettua un
follow-up a lungo termine sullo sviluppo neurocognitivo e motorio dei neonati. Inoltre
nella valutazione non viene isolato il beneficio clinico del trattamento osteopatico
dall’effetto delle usual care del protocollo clinico, per cui la rilevanza clinica
significativa dei dati potrebbe essere falsata.
Alla luce dei risultati della revisione sistematica, l’intervento osteopatico dovrebbe
essere inserito all’interno di un approccio medico multidisciplinare, parallelamente ai
protocolli clinici già utilizzati per la cura dei neonati pretermine, in modo da potenziarne
l’efficacia. Da qui è importante prender spunto per effettuare futuri studi scientifici di
maggior rilevanza statistica e clinica, con un campione di popolazione più ampio e
follow-up a lungo termine.
A cura di Brachet Valentina
Fisioterapista, OMPT
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Rubrica
Evidence Based Osteopathy
(EBO)
TITOLO:
Reliability of diagnosis and clinical
efficacy of visceral osteopathy: a
systematic review.
AUTORI:
Guillaud A., Darbois N., Monvoisin R.,
Pinsault N.
RIVISTA:
BMC Complement Altern Med. 2018
QUESITO DI RICERCA:
Lo scopo di questo studio era di identificare e
valutare criticamente la letteratura scientifica
riguardante l'affidabilità della diagnosi e
l'efficacia clinica delle tecniche utilizzate
nell'osteopatia viscerale.
METODI:
Disegno dello studio: Revisione
Sistematica
Ambientazione: Databases MEDLINE,
OSTMED.DR, the Cochrane Library,
Osteopathic Research Web, Google Scholar,
sito Journal of American Osteopathic
Association (JAOA), International Journal of
Osteopathic Medicine (IJOM) website, e
catalogo dell’ Académie d'ostéopathie de
France fino a December 2017
PRINCIPALI MISURE DEL RISULTATO:
Sono stati inclusi solo gli studi di affidabilità
inter-operatore che includevano almeno due
valutatori o gli studi di affidabilità intra-
operatore che includevano almeno due
valutazioni dello stesso valutatore. Per gli
studi sull'efficacia sono stati inclusi solo studi
randomizzati controllati (RCT) o crossover su
soggetti non sani (qualsiasi condizione,
durata ed esito). Il rischio di bias è stato
determinato utilizzando una versione
modificata della scala di valutazione della
qualità e affidabilità diagnostica (QAREL).
Per gli studi sull'efficacia, è stato utilizzata la
scala Cochrane per valutare bias e il disegno
metodologico. Due autori hanno eseguito
l'estrazione e l'analisi dei dati.
PRINCIPALI RISULTATI
Sono stati inclusi otto studi sull'affidabilità e
sei studi sull'efficacia. L'analisi degli studi di
affidabilità mostra che le tecniche
diagnostiche utilizzate nell'osteopatia
viscerale non sono affidabili. Per quanto
riguarda gli studi sull'efficacia, lo studio
meno distorto non evidenzia differenze
significative per l'esito principale. I
principali errori riscontrati negli studi inclusi
erano dovuti all'assenza del valutatore
cieco, un metodo statistico inadatto o
un'assenza di esito nella misura primaria.
CONCLUSIONI
I risultati della revisione sistematica ci
portano a concludere che siamo in assenza
di evidenze ben condotte e solide
sull'affidabilità e l'efficacia delle tecniche
nell'osteopatia viscerale.
NOTE
Sebbene le conclusioni della review siano
coerenti e corrette con i criteri di ricerca, La
prima considerazione, riguarda lo scopo
della revisione. L’osteopatia viscerale viene
utilizzata in diversi ambiti e studiarne la
reliability ed efficacy in assoluto risulta
ambizioso (e poco sensato).
La Cochrane insegna come i risultati
dell’efficacia di un qualsiasi intervento
sperimentale possano essere confrontati e
cumulati soltanto se misurati con il
medesimo outcome.
Articolo 2
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Rilevando la presenza di molti Bias viene criticata la pessima qualità degli studi che in realtà
non dovrebbe permettere di poter trarre conclusioni definitive, ma solo incitare ad una migliore
metodologia di ricerca che includa, per esempio, la cecità. Va sottolineato la difficoltà ad
ottenere dati oggettivabili in questo contesto che non siano misure qualitative (behavior ecc).
All’interno della riproducibilità delle svalutazioni e delle tecniche interoperatore, non considera
le tante e non omogenee modalità didattiche e di valutazione. Sia sul cranio che sui visceri.
Su 455 studi, solo 2 avevano un basso rischio di bias. Lo studio di Panagopoulos è tra i
migliori metodologicamente e, essendo incluso nella review sull'EFFICACIA dell'osteopatia
viscerale, credo che gli autori abbiano voluto mettere in luce il fatto che l'unico miglioramento
statisticamente significativo sia stato "solo" sul dolore e per di più a 52 settimane...tra l'altro un
miglioramento di 1,57 alla NRS, ben sotto alla Minimal Clinically Important
Difference. Mettendo in evidenza la necessità di outcome lungo termine.
Rimangono dubbi sui i criteri di inclusione degli studi analizzati. Esclusi in tre step ed è resa
nota solo la lista degli esclusi dopo lettura del full-text. Nello studio sull'affidabilità ne ha
esclusi 441 di 455 solo leggendo il titolo, mentre nello studio sull'efficacia ne ha esclusi 1318
su 1413 sempre basandosi esclusivamente sul titolo.
Per questo motivo, non credo si possano trarre conclusioni da questo paper, nonostante sia
stato condotto secondo tutti i crismi metodologici. Credo invece ci debba stimolare e
incoraggiare a proporre e produrre nuovi studi.
Come fonte di ispirazione, sottolineiamo i 2 lavori meglio considerati:
Panagopoulous et al. 2015
Haiden et al., 2015
Per completezza sarebbe stato interessante citare almeno i criteri di causalità relativi
all'osteopatia viscerale, vero motivo di questi 1868 studi pubblicati. Gli autori rischiano dunque
di far passare il messaggio che il razionale alla base sia del tutto casuale, contrariamente alla
plausibilità biologica abbastanza elementare dell’osteopatia viscerale e in ultimo alla credibilità
di alcune riviste implicate.
A cura di:
ANDREA GIANNINI
CLIZIA CAZZAROLLI
NICOLA FERRI
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Rubrica
Evidence Based
Osteopathy (EBO)
Articolo 3
TITOLO:
An Anatomic Investigation of the
Ober Test
AUTORI:
G.M. Willett, S.A. Keim, V. K. Shostrom, C.
S. Lomneth
DATI DELLA RIVISTA:
Am J Sports Med, pubblicato online 11
Gennaio 2016
QUESITO DI RICERCA:
Recenti studi hanno messo in dubbio
l’importanza della bandelletta ileotibiale
(ITB) nel dolore laterale di ginocchio. Il test
di Ober (OT) e il test di Ober modificato
(MOT) sono i test più raccomandati per
valutare la tensione della ITB, ma in realtà
nessuno studio ha validato entrambi i test
per questa misurazione.
Da qui gli autori hanno deciso di valutare gli
effetti della progressiva resezione della
bandelletta ileotibiale, dei muscoli Medio
Gluteo e Piccolo Gluteo e della capsula
articolare dell'anca in cadaveri leggermente
imbalsamati sui risultati dei test di Ober (OT
e MOT) e confrontarli con il risultato degli
stessi test in presenza di tutte le strutture
intatte.
L’ipotesi iniziale è che la sezione dell'ITB
aumenterebbe significativamente il range di
movimento dell'adduzione della coscia
misurato da un inclinometro durante
l'esecuzione dei test di Ober e che le
successive sezioni delle strutture (prima
Piccolo e Medio Gluteo, seguiti dalla
capsula articolare dell'anca) causerebbero
aumenti aggiuntivi nella adduzione della
coscia.
METODI:
Disegno dello studio:
Studio di laboratorio controllato
Setting/ambientazione:
Lo studio è stato realizzato presso la
University of Nebraska Medical Center,
Omaha, Nebraska, USA
Cecità:
Il MOT e OT sono stati valutati due volte per
ogni condizione da un fisioterapista
ortopedico certificato che è rimasro cieco
alle misurazioni. Le misurazioni in cieco
sono state lette e registrate dallo stesso
individuo per tutte le condizioni su tutti i
cadaveri.
PAZIENTI:
Criteri di inclusione:
Sono stati utilizzati 18 cadaveri
leggermente imbalsamati di cui 14 femmine
e 4 maschi, età media 78 anni, con un
intervallo tra 45 e 97 anni.
I cadaveri avevano subito un processo di
imbalsamazione a base di glutaraldeide in
modo da mantenere la mobilità del tessuto
e l'estensibilità simili a quelli di individui vivi.
Criteri di esclusione:
Gli arti che avevano subito un'artroplastica
totale dell'anca o mostravano evidenze di
gravi lesioni o traumi della regione dell'anca
e della coscia (cicatrici o deformità visibili)
non sono stati inclusi nello studio. Sulla
base di questi criteri di esclusione due dei
36 arti inferiori disponibili non sono stati
utilizzati per questo studio.
Totale arti esaminati: 34
INTERVENTO:
Per misurare la posizione degli arti è stato
utilizzato un inclinometro posizionato
sull'epicondilo laterale del femore:
sull’orizzontale si considerava 0°; una
posizione addotta o al di sotto
dell'orizzontale è stata registrata come un
numero positivo e una posizione abdotta o
al di sopra di quella orizzontale è stata
registrata come numero negativo.
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Per primo si sono eseguite le misurazioni dei test OT e MOT sui 34 arti inferiori intatti.
Lo studio pilota iniziale ha considerato 6 arti inferiori in cui è stato testato il MOT solo con
resezione della IBT; in seguito si sono aggiunti gli altri 28 arti, di cui 10 facevano parte di un
ulteriore studio pilota che comparava OT e MOT dopo resezione di IBT.
Le resezione successive di Medio e Piccolo Gluteo e della capsula articolare dell’anca sono
state eseguite, nell’ordine in cui nominate, su 18 arti inferiori in cui era stata eseguita
precedentemente la resezione di IBT; questi 18 arti inferiori sono stati valutati per tutte e 3 le
condizioni di resezione mediante l'uso di MOT e OT.
I dati dei 2 studi pilota sono stati inclusi nelle 18 valutazioni complete per massimizzare la
quantità di dati disponibili per l'analisi.
PRINCIPALI MISURE DEL RISULTATO:
Le misurazioni goniometriche medie della posizione della coscia per la ITB intatta rispetto alla
resezione dell’ITB durante il MOT erano di 4,28° (intatto) e 5,00° (ITB sezionata), con la coscia
al di sotto del piano orizzontale. Per l'OT, i risultati erano di -2.90° (intatto) e -2.20° (ITB
sezionata), con la coscia sopra il piano orizzontale. Questi confronti non erano statisticamente
significativi per MOT o OT (per MOT P = 0.2629; per OT P = 0.3353, con P statisticamente
significativo se <0.05)
Le misurazioni dell'inclinometro medio della posizione della coscia per la ITB intatta rispetto
alla resezione di medio e piccolo gluteo durante il MOT erano di 3,33° (intatta) e di 11,20°
(medio e piccolo gluteo sezionati). Per l'OT, i risultati erano -2.20 ° (intatta) e 6,50° (medio e
piccolo gluteo sezionati). Questi confronti erano statisticamente significativi per MOT e OT (per
MOT P<0.0001; per OT P<0.0001).
Le misurazioni goniometriche medie della posizione della coscia per la ITB intatta rispetto alla
resezione della capsula articolare dell'anca durante il MOT erano di 3,33° (intatta) e 13,2°
(sezione della capsula articolare dell'anca). Per l'OT, i risultati erano di -2,2° (intatto) e di 9,53°
(sezione della capsula articolare dell'anca). Questi confronti erano statisticamente significativi
per MOT e OT (per MOT P<0.0001; per OT P<0.0001).
Infine, le misurazioni goniometriche medie della posizione della coscia dopo la resezione di
medio e piccolo gluteo rispetto alla resezione della capsula dell'anca durante il MOT erano
11,2° (medio e piccolo gluteo sezionati) e 13,2° (sezione della capsula articolare dell'anca).
Per l'OT, i risultati erano 6,5° (medio e piccolo gluteo sezionati) e 9,53° (sezione della capsula
articolare dell'anca). Questi confronti erano statisticamente significativi per MOT e OT (per
MOT P=0.0036; per OT P<0.0001).
Uno studio ha supportato l'uso intercambiabile delle misurazioni goniometriche e
inclinometriche dell'anca in base al risultati di elevata affidabilità dell'interferente (coefficiente
di correlazione intraclasse, 0,91-0,92) tra l'uso di questi strumenti.
PRINCIPALI RISULTATI:
I risultati ottenuti indicano che rispetto alle misurazioni con entrambe le versioni del test di
Ober la coscia non si è ulteriormente scesa in adduzione dopo la resezione dell’ITB; la coscia
si è spostata ulteriormente in adduzione invece sia dopo la resezione di medio e piccolo gluteo
sia dopo la resezione della capsula dell'anca rispetto alla condizione di ITB intatta quando
valutata con entrambe le versioni del test di Ober.
I risultati indicano inoltre che la coscia ha guadagnato ulteriormente in adduzione dopo la
resezione della capsula articolare dell'anca rispetto alla resezione del medio e piccolo gluteo
quando valutata usando entrambe le versioni del test di Ober.
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CONCLUSIONI
I risultati dello studio confutano l'ipotesi che l'ITB svolga un ruolo nel limitare l'adduzione
dell'anca durante entrambe le versioni del test di Ober e mette in dubbio la validità di questi
test per determinare la tensione dell'ITB. I risultati sottolineano invece l'influenza dei muscoli
glutei medio e piccolo e della capsula dell'articolazione dell'anca sui risultati dei test Ober,
suggerendo quindi che lo stesso test valuti la tenuta di queste strutture piuttosto che dell’ITB.
NOTE dell’autore della recensione:
Alla luce dei risultati di questo studio si è obbligati a riconsiderare l’importanza, a quanto pare
eccessiva, data alla bandelletta ileotibiale nel dolore laterale di ginocchio e ai test di Ober
(standard e modificato) per la valutazione della tensione della IBT stessa; si devono invece
prendere in considerazione anche altre strutture muscolari e connettivali a livello dell’anca
che risultano essere maggiormente responsabili di influenze a livello del ginocchio.
Nasce inoltre spontaneo un dubbio: ci sono anche altri test che vengono dati per assodati, ma
non ancora validati, che possano essere fuorvianti nell’impostare il nostro programma
terapeutico e inficiare quindi i risultati ottenuti? L’auspicio è che ulteriori studi possano
indagare ulteriormente la validità dei test diagnostici solitamente utilizzati.
Eleonora Veronese
IV anno EOM Mozzecane
N.8 Marzo 2018 26
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Sede Didattica e Amministrativa EOM ITALIA srl
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Tel. 045 2475894Interno 1: Segreteria
Interno 2: Amministrazione
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