PNL - Scelgo La Libertà

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8/8/2019 PNL - Scelgo La Libertà http://slidepdf.com/reader/full/pnl-scelgo-la-liberta 1/43 Richard Bandler Alessio Roberti Owen Fitzpatrick A C Q U I S T A N D O Q U E S T O L I B R O P A R T E C I P I G R A T I S A D U N C O R S O I n d i c a z i o n i a l l i n te rn o Perché alcune persone vivono felicemente e altre no

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Richard Bandler Alessio Roberti Owen Fitzpatrick

A C Q U I S T A N D O

Q U E S T O L I B R O

P A R T E C I P I G R A

T I S

A D U N C O R S O

I n d i c a z i o n i a l l

’ i n t e r n o

Perché alcune personevivono felicemente

e altre no

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Web: www.scelgolaliberta.it – Copyright 2010 Alessio Roberti Editore Srl

BENVENUTO

Un caloroso benvenuto!

Ti ringraziamo per l’interesse che hai dimostrato scaricando questoe-book.

Nelle pagine che stai per leggere, oltre all’indice completo, trove-rai alcuni estratti signifcativi del libro, che contengono intuizioniutili da mettere subito in pratica. Potrai da un lato arti un’idea dimassima del contenuto, e dall’altro testare immediatamente alcunistrumenti di crescita messi a tua disposizione dal testo.

Siamo convinti che i libri siano come amici fdati: da loro possia-mo imparare modi per mettere a rutto il nostro talento e la nostraintelligenza.

Se vuoi, aiutaci a di onderli. Con un semplice “click”, condividiquesto e-book con le persone che ti stanno a cuore. Promuovere lacultura è un atto di grande rispetto verso noi stessi e chi ci circonda.

Buona lettura!

Il team di NLP ITALY e Alessio Roberti Editore

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Richard BandlerAlessio Roberti

Owen Fitzpatrick

Perché alcune personevivono felicemente

e altre no

DICONO DEL LIBRO

Scelgo la libertàè un libro davvero unico, in cui il fascino del rac-conto si fonde con insegnamenti preziosi che possono davvero cam-biare la nostra vita.Maria Donatella Stefanini , medico chirurgo e life coach Se quest’anno vuoi leggere un testo di crescita personale, ti consiglioquesto.Gianni Golfera , autore del libro Più memoriaQuesto libro riesce a trasmetterti davvero quel che accade durante uncorso. Sin dalle prime pagine entri nel vortice avvincente del raccon-to… e ti accorgi che si parla di te.Antonella Rizzuto , trainer di PNL e condirettore della NLP ITALYCoaching SchoolUn libro che si legge d’un ato, ricchissimo di spunti di riessione perassumere il controllo della nostra vita. La PNL in azione!Enrico Kremer , medico chirurgo Scelgo la libertàfarà la differenza nella tua vita professionale e per-sonale.Luigi Caterino , amministratore delegato di HG80 HealthcareUn libro fantastico, unico e straordinariamente ricco di suggerimentie tecniche per realizzare i cambiamenti che ognuno di noi desideraapportare nella propria vita. Un’intelligenza agile e concreta brillain ogni pagina del libro, sia negli interventi di Bandler sia nell’in-treccio elegante dei personaggi. Leggere i ragionamenti uidi e chiaridei protagonisti della storia conduce il lettore a una identicazioneimmediata, aiutandolo a intraprendere lui stesso il proprio percorsointrospettivo, che lo emanciperà dalla prigione del suo modo di ragio-nare e gli permetterà di raggiungere nalmente la libertà.Linda Avverato , psicologa e psicoterapeuta

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© 2010 Richard Bandler, Alessio Roberti, Owen Fitzpatrick

Titolo originale dell’opera in lingua inglese Personal Freedom

Sottotitolo originale dell’opera in lingua ingleseWhy Some People Live Happily...

And Others Don’t

Titolo della versione italiana dell’opera Scelgo la libertà

Sottotitolo Perché alcune persone vivono felicemente

e altre no

Alessio Roberti Editore SrlVia Conti Albani, 342 – Urgnano (BG) – Italy

Copyright © 2010 Alessio Roberti Editore Srl

Prima edizione: maggio 2010

ISBN978-88-6552-000-0

Traduzione dall’ingleseGiovanni Fort

EditingAnna Albano

Mattia BernardiniPaolo Borzacchiello

Fabio Rizzoli

Impaginazione e progetto graco della copertinaZeronove di Andrea Mattei

Fabio Rizzoli

Immagini© Fotolia

Proprietà letteraria riservata.

È vietata la riproduzione con qualsiasi mezzo.

Questo libro è dedicatoalle nostre famigliee ai nostri cari amiciper il supporto, i consigli,l’amore e l’incoraggiamentoche ci hanno offerto.Queste persone hanno datoun senso alla nostra libertà.

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Cosa guida la tua vita?Prefazione di Alessio Roberti e Owen Fitzpatrick

Un corso di tre giorni verso la libertà 15 Primo giornoCome cambiare gli atteggiamenti di pensiero negativi

Secondo giornoCome cambiare le convinzioni limitanti

Terzo giornoCome creare la vita che desideri 1

ConclusioneLa domanda più importante 18

Bonus speciale 185

INDICE

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SCELGO LA LIBERTÀ

Condividi la libertà 186

Condividi la tua storia 187

Risorse consigliate 188

Ringraziamenti 190

Alessio Roberti Editore 191

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COSA GUIDA LA TUA VITA?Prefazione

di Alessio Roberti e Owen Fitzpatrick

La vita di ognuno di noi è guidata da qualcosa.

Alcune persone si fanno guidare da un problema o dscadenza pressante. Altre da una paura, magari quella di pre il posto di lavoro o la persona amata.

Cosa sta guidando latua vita, in questo momento?

Purtroppo molte persone sono guidate dai brutti ricPermettono al passato di controllare il futuro: sono “prigre” del loro passato.

Nell’ultimo secolo, le prigioni siche sono state rimpda quelle mentali. Oggi molti vivono nella paura e nellSono incatenati ad una serie di problemi che impediscondi vivere come desiderano.

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SCELGO LA LIBERTÀ

Scelgo la libertàvuole portare una messaggio preciso:po-tete rompere le catene che vi costringono a vivere una vitaal di sotto delle vostre potenzialità, dovete solo impararecome .

In questo libro raccontiamo la storia di un uomo, Joe, chespezza le proprie catene mentali. Leggendolo probabilmentescoprirai che lasua storia è anche latua storia. Quel che Joeimpara può essere applicato anche nella tua vita, per realizzareil futuro che desideri.

Il corso a cui Joe partecipa è tenuto da una persona conosciutanel mondo come “l’Einstein della mente”: Richard Bandler.

Richard Bandlere l’evoluzione della PNL

Nei primi anni Settanta, Richard Bandler fu il co-creatoredella Programmazione Neuro-Linguistica (PNL). Studiandoi migliori terapeuti dell’epoca, fu in grado di determinare checosa li rendesse così efcaci nel produrre una trasformazione neiloro pazienti attraverso un uso preciso del linguaggio.

Da allora la PNL è diventata un fenomeno mondiale, haesercitato un’enorme inuenza nell’ambito della crescita perso-nale e professionale ed è stata utilizzata da milioni di personein tutto il mondo. Nel frattempo Richard ha proseguito le suericerche, la PNL si è evoluta e questo libro è l’aggiornamento chevogliamo condividere con tutti voi.

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PREFAZIONE

Chi siamo

Entrambi, Alessio e Owen, siamo rimasti imprigionun bel po’ di tempo dalle “catene mentali dei liberi”. Primparare i metodi per trasformare la nostra vita e raggiunsuccessi che desideravamo, abbiamo lottato con le nostrepersonali, fatte spesso di smarrimento e frustrazione.

Alessio era convinto, sbagliando, che nella sua vita nrebbe mai riuscito a realizzare grandi cose, che avrebbe d“accontentarsi” di un lavoro sicuro, tranquillo e vicino a

Vista la sua situazione di partenza, due genitori poco panalfabeti, era tutto quello a cui poteva mirare. Owen convinto di non essere una persona socievole, attraente e saperci fare con le persone, al punto da cadere in una prodepressione.

Poi, ognuno per proprio conto, abbiamo trovato glimenti per assumere il controllo della nostra vita, prima ddecidendocosaera importante per noi, e non per gli altri, eimparandocomerealizzarlo. Adesso Alessio è l’amministdelegato di due società che trasformano ogni giorno la migliaia di persone. Owen ha condotto il proprio progrtelevisivo, ha scritto un best-seller internazionale e ha viaper il mondo insegnando a migliaia di persone come acpiù ducia in se stesse.

Nell’ambito della psicoterapia, Owen ha aiutato persosoffrivano di depressione, attacchi di panico, ansia, stress altri problemi, insegnando loro come applicare gli strumecambiamento personale per superare le proprie difcoltà.

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SCELGO LA LIBERTÀ

In ambito aziendale, le società di Alessio hanno formatomanager di società come Google, BMW, Microsoft, Ferrari e INGDIRECT, solo per citarne alcune, aiutandoli ad ottenere risultatipiù soddisfacenti.

Dopo oltre 10 anni di corsi, a cui hanno partecipato circa50.000 persone provenienti da oltre 40 nazioni, abbiamo decisodi dedicare un periodo importante della nostra vita a scriverequesto libro per condividere, con il maggior numero di personepossibile, le idee che hanno trasformato le nostre vite.

Cosa rende specialequesto libro?

Scelgo la libertàè il primo vero “corso tra le pagine”.

Lo abbiamo scritto per farti vivere un corso introduttivoall’attitudine e alle tecniche che caratterizzano la PNL. Si basasul genio di Richard Bandler, la cui saggezza è arricchita dallenostre idee ed esperienze personali.

La storia di Joe riette quella tipica dei moltissimi parte-cipanti che noi e Richard abbiamo incontrato nel corso deglianni. A mano a mano che Joe procederà nel corso, voi sarete alsuo anco. Più lui cambierà, più avrete anche voi la possibilitàdi farlo. E più Joe diventerà libero, più saprete come scegliere lalibertà, lavostralibertà.

Alessio Roberti e Owen Fitzpatrick

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UN CORSO DI TRE GIORNIVERSO LA LIBERTÀ

Joe prese il dépliant dal tavolo di cucina e gli diedrapida occhiata, nché una frase catturò la sua attenzione

Nella maggior parte dei casi le persone niscono pevivere una vita difcile e per porre dei limiti alla pro pria felicità, perché il loro modo di pensare e le lorconvinzioni precludono la possibilità di ottenere il m glio che la vita ha da offrire.

Rilesse la frase con attenzione. In effetti, l’idea era avante: “ottenere il meglio che la vita ha da offrire”. Allotempo, il fatto che fosse il suo modo di pensare a fare la diza lo lasciò abbastanza perplesso. Sapeva che il suo appal mondo era migliorabile. Al contempo, però, questo fsembrava insufciente a spiegare i suoi problemi. Una cmunque era certa: qualche miglioramento nella sua vita avdi certo giovato. Si trattava però di capire cosa fare.

Joe lesse un’altra frase:

Agisci come se fossi l’elemento che controlla la tvita. Quando lo farai, allora lo sarai.

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SCELGO LA LIBERTÀ

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UN CORSO DI TRE GIORNI VERSO LA LIBERTÀ

“Ciao, stavo giusto pensando a te.”“Eri già a letto? Ti ho chiamato per ricordarti del cor

venerdì… Hai ancora il dépliant che ti ho dato?”“Ho sempre pensato che tu avessi qualche potere tel

co, e adesso ne ho la prova: l’ho riletto giusto mezz’ora f“Visto? Lo sai che io ti tengo sempre d’occhio… E a“Allora cosa?”, rispose Joe, che aveva già intuito do

sorella volesse andare a parare.“Ti sei iscritto al corso come mi avevi promesso?”“Lo sai che ogni promessa è debito… Specialmente q

si ha una sorella particolarmente testarda. Sì, venerdì sa

Sappi, comunque, che mi sono iscritto solo perché hai inun corso sulla libertà personale non mi dice un granché.”“Joe! Fidati di me, vedrai che imparerai un sacco d

utili. Come avrai letto sul dépliant, è un corso di PNL, Promazione Neuro-Linguistica. Sai almeno cos’è?”

“So solo che ne sei entusiasta, anche se non sei mai ta nei particolari.” Fortunatamente, aggiunse mentalmentma si guardò bene dal dirlo.

“Allora te lo spiego in poche parole: la PNL è un sper pensare e comunicare in modo più efcace. Seconduna delle applicazioni più pratiche nell’ambito del miglioto personale. Alcuni la deniscono la ‘psicologia del suc

“E a cosa servirebbe, in pratica, questa PNL?”“Be’, ad esempio a liberarti da pensieri, emozioni e

portamenti negativi.”“Senti, so che sei convinta che mi aiuterà, ma mi se

un po’ troppo bello per essere vero. Insomma, dubito ccorso di tre giorni possa sistemaretutto.”

“Considerala un’ottima occasione per cambiare, ancè ovvio che non potrà sistemare ‘tutto e subito’. Tre giorncomunque utili per cominciare a riettere sul tuo modo di

Mentre rietteva sul senso di quelle parole, lasciò il dépliantsul tavolo e decise che era ora di andare a letto. Si inlò sotto lecoperte. Era snito, eppure, come spesso gli capitava nell’ultimoperiodo, invece di addormentarsi all’istante si ritrovò a ssareil softto con gli occhi sbarrati, la mente assediata da preoccu-pazioni e pensieri spiacevoli. I suoi problemi di insonnia eranodovuti allo stress, come gli aveva detto il dottore. Be’, a questaconclusione era arrivato anche da solo, per quanto non fosseun medico ma un area manager di una grossa azienda. Anchequella sera, Joe si ritrovò a esaminare le varie sfaccettature dellasua attuale posizione lavorativa: le sue mansioni lo rendevano

insoddisfatto, il rapporto con la sua responsabile era pessimo e,ciliegina sulla torta, aveva sentito voci di corridoio riguardo auna possibile ristrutturazione aziendale.

Per quanto adesso gli risultasse difcile ricordarlo, la suavita in altri momenti era stata diversa. Per un lungo periodo erastato più sereno, più soddisfatto di se stesso e delle cose che fa-ceva. Negli ultimi tempi, invece, i suoi pensieri dominanti eranolavoro e soldi, aveva abbandonato la palestra, era ingrassato eaveva ripreso a fumare. E Lisa lo aveva lasciato per un altro.Perché sono stato così sfortunato? Joe se lo domandava spesso.Sua sorella Maria, al riguardo, gli aveva spiegato che era inutilechiedersi il “perché”. Una volta gli aveva detto: “Sforzarsi perscoprire la ragione di un problema è molto meno utile che con-centrarsi sul modo per risolverlo. Nella vita trovi quel che cerchi:se ti concentri sui problemi, avrai in mente i problemi; se ti con-centri sulla ricerca di soluzioni, troverai soluzioni”.

Lo squillo del telefono riscosse Joe dai suoi pensieri. Alzòla testa dal cuscino, domandandosi chi mai potesse chiamarloa quell’ora. Afferrò il cellulare e guardò il display: era proprioMaria.

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SCELGO LA LIBERTÀ UN CORSO DI TRE GIORNI VERSO LA LIBERTÀ

Il nostro limite più grande non è costituito da ciò chvogliamo e non siamo in grado di fare, ma da ciò chnon abbiamo nemmeno considerato di poter fare.

A Joe sembrò che quelle parole fossero indirizzate dmente a lui. Con questa frase in mente tornò a letto, e qvolta, nel giro di pochi minuti, si addormentò.

nare e iniziare ad assumere un maggior controllo dei tuoi pen-sieri. Ossia, della tua vita.”

“Scusa, Maria, ma come fa un tizio che racconta le sue teo-rie ad aiutarmi a ‘cambiare’, come dici tu?”

“È proprio questo il punto, Joe. Non si tratta mai solo diteorie. La persona che tiene il seminario ti racconterà alcunesue esperienze e poi ti farà mettere in pratica diverse tecniche diPNL. Ti renderai conto n da subito di come funziona. Credimi,ho seguito anch’io quel corso: è utile e divertente… E adessopiantala con le lagne! Puoi capire solo andandoci. Perciò, vacci.”

“Ti ho già detto che ci andrò, stai tranquilla…”

Improvvisamente, a Joe venne in mente una domanda cheMaria gli aveva posto un paio di mesi prima e che, in qualchemodo, sembrava legata al genere di discorsi che stavano facendo.

“Mi ricordo che un po’ di tempo fa mi hai chiesto se sapessiperché alcune persone vivono felicemente e altre no. In questocorso troverò la soluzione?”

“Può darsi”, rispose Maria. “Ascolta, Joe, ti chiedo solo diandare e goderti i tre giorni, senza troppi preconcetti. Ti rende-rai conto di quantotu possa inuire su ciò che ti succede. E nonessere troppo sorpreso quando ti accorgerai di divertirti…”

Si augurarono vicendevolmente la buona notte. A quelpunto, la speranza di prendere sonno ero poco più di un mirag-gio. Joe si trascinò fuori dal letto e andò in cucina per bere unbicchiere d’acqua. Guardò fuori dalla nestra. Si sentiva blocca-to, intrappolato nel suo stile di vita. Pensò a quanto i suoi giorni,in quel momento, fossero diversi da come se li era immaginati.Sospirò e si incamminò nuovamente verso la camera da letto,riprendendo il dépliant dal tavolo della cucina.

Lo sfogliò ancora una volta: “I segreti della libertà perso-nale. Tre giorni con Richard Bandler”. Un’altra frase lo colpì.

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primo giorno

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rrivato il venerdì, Joe si recò al centro congressi dsarebbe svolto il corso e si registrò all’ingresso rivdosi a uno degli assistenti. L’uomo, che indossa

completo elegante e aveva al collo un badge blu con la“Trainer”, gli diede il benvenuto con un sorriso. Scorse unper cercare il nome di Joe e una volta riconosciuto il suo me disse: “Il fratello di Maria, suppongo. Piacere di conSono Alan”.

Si strinsero la mano.“Se hai bisogno di qualsiasi cosa durante il corso sarò

di aiutarti.”Alan gli consegnò un badge e una dispensa e Joe

nell’auditorio. Il palco era stato allestito in fondo alla sresto dello spazio era occupato da le di sedie. Joe presa metà platea. La musica di sottofondo proveniente dallesui muri si mescolava con il brusio dei presenti. Joe si intorno, disorientato e perplesso. La sala era piena: a occroce, almeno cinquecento partecipanti. Evidentemente, mento destava parecchio interesse. Eppure, una parte di l

A

COME CAMBIAREGLI ATTEGGIAMENTI

DI PENSIERO NEGATIVI

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molto scettica. Che ci faccio qua?, pensò. È inutile, tre giornibuttati. Se non avessi già pagato l’iscrizione, probabilmente mene andrei subito.

In quel momento, la donna seduta accanto a lui gli tese lamano, sorridendo, e fece per presentarsi: “Ciao, mi chiamo An-namaria, ma chiamami pure Anna”.

Joe sospirò e cercò di essere il più educato possibile. Nonera in vena di convenevoli: avrebbe preferito essere ignorato.“Ciao, mi chiamo Joe, ma chiamami pure Joe”, rispose, provan-do a essere simpatico.

“Piacere, Joe. Sono una psicoterapeuta. È la prima volta

che partecipo a uno di questi corsi. Non vedo l’ora di vedereRichard Bandler: mi hanno detto che è molto divertente e deci-samente provocatorio.”

Joe sorrise senza aggiungere altro, sperando che la conver-sazione nisse lì. Invece, Anna continuò a parlare, questa voltacon un accento tedesco: “Ja, buon ciorno! Ho schtutiato psico-terapia freudiana e zono experta di psicoanalisi. Cerco le causeprofonde dei problemi delle persone, ma non ti preoccupare, nonho intenzione di analizzarti”.

Mentre Anna continuava a parlargli della sua professione,Joe incrociò lo sguardo di una ragazza dai lunghi capelli castani,seduta al lato opposto dell’aula. Era incantato da quegli occhi.In lei c’era qualcosa di speciale. Era vestita in modo piuttostooriginale e sembrava sicura di sé. Sorrideva raggiante alle duepersone sedute di anco a lei. Una donna del genere è assoluta-mente al di fuori della mia portata, pensò Joe. Era seduta nellasua stessa la, una decina di sedie più in là. Anna, intanto, stavaancora parlando.

Finalmente il volume della musica si alzò e un rombo dimotocicletta annunciò l’inizio della canzone Born to Be Wild .Si abbassarono le luci e si accesero i riettori: l’attenzione dei

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presenti adesso era rivolta al palco. Il seminario stava pminciare. Joe decise di rilassarsi e di concedere una possiquesto Bandler. Che sua sorella avesse ragione?

L’uomo salì sul palco, accompagnato da un fragorosplauso. In effetti, Bandler era davvero carismatico. Emansenso di sicurezza coinvolgente. Indossava un elegante coscuro, camicia e cravatta. Dopo alcuni secondi la musicaterruppe e l’uomo cominciò a parlare con voce profondachiese se avrebbe confermato la sua fama.

Comprendere la libertà personaleBuongiorno a tutti. Voglio iniziare parlandovi di libertàpersonale. Tutto è cominciato una quarantina di anni fa,perché volevo aiutare la gente a cambiare. C’erano ingiro un sacco di manuali e di libri che spiegavano cosanon funzionava nelle persone, ma nessuno contenevala benché minima indicazione concreta su cosa fare permigliorare la situazione. Fu allora che iniziai a cercaredei modi per aiutare le persone a essere libere. È ciòa cui ho lavorato per tutta la vita: la libertà personale.

L’argomento era interessante, in effetti. Joe si accomeglio sulla sedia.

PRIMO GIORNO

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La libertà personaleè la capacità di provarele emozioni che volete,le emozioni che volete,spezzando così le catenespezzando così le catenedi paura, tristezza e odio:di paura, tristezza e odio:catene fatte di emozionicatene fatte di emozionie sensazioni negative,e sensazioni negative,di convinzioni limitantidi convinzioni limitantie di comportamentidistruttivi.

LaL

vi.i.

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PRIMO GIORNO

La libertà personale è la capacità di provare le emozioniche volete, spezzando così le catene di paura, tristezzae odio: catene fatte di emozioni e sensazioni negative,di convinzioni limitanti e di comportamenti distruttivi. Joe cominciò a prendere appunti.

Così cominciai a studiare uno dei terapeuti di maggiorsuccesso in quel periodo: Virginia Satir. Virginia eradavvero brava nel suo lavoro e particolarmente tenace.Quando i suoi pazienti le sottoponevano un problema,

lei lo affrontava con perseveranza e continuava a la-vorarcino a quando li aveva aiutati a cambiare. Pas-savo molto tempo a studiare il suo modo di lavorare ecome riuscisse a ottenere quei risultati. Fu così che,ben presto, cominciai ad accompagnarla negli ospedalipsichiatrici. Visto che ero assieme a Virginia, i medicidavano per scontato che anch’io fossi uno psicotera-peuta e mi lasciavano fare quello che volevo… Sapete,in quegli ospedali si incontra parecchia gente strana e...non sto parlando dei pazienti! Una volta, mentre inse-gnavo in un ospedale di Seattle, chiesi se qualcuno co-noscesse la differenza tra psichiatri e schizofrenici. Unapartecipante mi rispose: “Certo! Uno schizofrenico puòguarire e andarsene dall’ospedale psichiatrico!”.

Joe rise: Bandler era davvero interessante. Ebbe pesensazione che, di anco a lui, Anna cominciasse a sentpo’ a disagio.

Prendete la psicoanalisi, ad esempio. Se ci pensate unattimo, è una cosa veramente bizzarra. C’è questa idea

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Diverse persone a cui sono successe cose brutte,anziché essere felici di saperle ormai nel passato,le rivivono costantemente nella propria mente,riuscendo così a rovinarsi anche il presente.Cosa fare del nostro passato è sempre e comunqueuna nostra scelta: possiamo usarlo per limitareil nostro futuro oppure per migliorarlo.

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PRIMO GIORNO

ssa che i vostri problemi derivino dal fatto di provareattrazione sessuale per vostro padre o vostra madre.Ma dai!

Joe rise di nuovo e buttò l’occhio su Anna, che eracome un peperone e visibilmente agitata.

La gente mi chiede sempre quanta resistenza ho in-contrato, tra psicologi e psicoterapeuti. A dire il vero,piuttosto poca: nella maggior parte dei casi erano bencontenti di poter imparare qualcosa di utile per aiutare i

propri pazienti. Erano brave persone, frustrate dal mo-dello di intervento psicologico che, allora, era la norma.A quel tempo si pensava che i problemi di una perso-na derivassero sempre dal suo passato, ma io sonoconvinto che se la gente ha dei problemi la ragione èsemplice: le persone vengono al mondo, fanno delleesperienze e imparano a pensare in certi modi.Molti si sentono intrappolati dal proprio passato, ma lasituazione è diversa: sono “abituati” a star male.Diverse persone a cui sono successe cose brutte, anzi-ché essere felici di saperle ormai nel passato, le rivivo-no costantemente nella propria mente, riuscendo cosìa rovinarsi anche il presente.Cosa fare del nostro passato è sempre e comunqueuna nostra scelta: possiamo usarlo per limitare il nostro

futuro oppure per migliorarlo.Questa è da sempre la base del mio lavoro: insegna-re alle persone come fare in modo che, guardando alpassato, possano usarlo per imparare, anziché soffrirea causa sua.

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Joe ragionò su quest’ultima affermazione. Il senso gli erachiaro, l’applicazione pratica un po’ meno.

Quando giravo gli ospedali con Virginia, mi chieserodi lavorare con Charlie, uno schizofrenico. Era convitoche il Diavolo gli parlasse. Diceva agli psichiatri e alleinfermiere che il Diavolo era venuto a trovarlo e chegli aveva bisbigliato brutte cose sul loro conto. La suafamiglia era disperata: avevano sentito parlare del mioapproccio fuori dagli schemi e mi chiesero se potevoaiutarlo.

Dicevano che Charlie era pazzo, ma per me era menomatto della maggior parte delle persone con cui sonocresciuto. Il fatto è che la gente ha modi diversi di pen-sare: alcuni utili, altri meno. Io sono qui per insegnarvicome pensare in modo più utile, in modo che possiatesentirvi più felici e più liberi.

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PRIMO GIORNO

Bandler si muoveva sul palco con grande trasporto sione. Da come parlava, era evidente che sapeva il fatto s

L’effetto collaterale di questi modi di pensare poco utiliè che, a volte, creano grandi difcoltà, che si manifesta-no nelle più varie forme, dalla schizofrenia alla depres-sione, a tutta una gamma di comportamenti autolesio-nistici davvero assurdi.Per me, chiunque usi la propria mente per rendersi lavita più spiacevole del necessario è una persona chesi rende schiava della convinzione che la vita sia sof-

ferenza.Ci si dimentica che nella vita è meglio evitare di ricor-dare e rivivere le cose sgradevoli del passato. È meglioandare avanti, e considerare la vita come la meraviglio-sa avventura che in effetti può essere.Bisognerebbe porsi domande stimolanti, capaci di met-tere in discussione quel modo di pensare: “Come possostare bene? Come posso rendere questa cosa più faci-le? Come posso renderla divertente?”.Oggi possiamo fare un passo in più. Sono a disposizio-ne tecniche che possono aiutare ognuno di voi a sen-tirsi felice senza un particolare motivo. Così, quandone avrete uno, sarete ancora più felici. Ecco su cosa sibasa il mio lavoro degli ultimi quarant’anni.

A quel punto Joe si fermò a considerare il proprio rapcon il passato.

Libertà personale signica anche essere in grado discegliere gli stati interiori positivi e le cose che deside-rate, e concretizzare il tutto nella vostra vita. La libertà

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Le persone dovrebberoLe persone dovrebberosoffermarsi un po’ di piùsoffermarsi un po’ di piùa riettere su cosaa riettere su cosapuò renderle davvero felici.può renderle davvero felici.

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PRIMO GIORNO

permette di trovare cose come l’amore, il successo,l’arte.Ed è ingannevole pensare che ti servano soldi a palate,per averle.C’è chi crede che con una bella casa, una bella macchi-na o una barca i suoi problemi scomparirebbero. Que-sto è fuorviante. Le persone dovrebbero soffermarsi unpo’ di più a riettere su cosa può renderle davvero felici.È questione di staccarsi dai problemi e pensare di piùalle soluzioni. È questione di star bene la maggior partedel tempo. È questione di affrontare i momenti e le per-

sone difcili con grazia e abilità. Avete molto più con-trollo sulle vostre vite di quanto crediate.

Joe fece una smora. È una bella idea, quella di pensaabbiamo il controllo sulle nostre vite, ma non mi convitutto. Possono succedere cose che sono al di là del nostrtrollo, e non possiamo farci niente. Tuttavia, continuò adtare. Bandler andava avanti, come un ume in piena.

Come controllare la propria menteAdesso parliamo di come controllare la propria mente.Vedete, spesso niamo intrappolati nel modo stesso incui utilizziamo il cervello. Così come assorbiamo infor-mazioni dal mondo circostante attraverso i nostri cin-

que sensi, allo stesso modo disponiamo di cinque mo-dalità interne per rappresentare le informazioni. Nellanostra testa creiamo o ricordiamo immagini, ci parliamoo ricordiamo quello che abbiamo ascoltato, proviamosensazioni ed emozioni, sentiamo gusti e odori: è cosìche diamo un senso al mondo. È il modo in cui rappre-

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È il modo in cui rappresentiamoÈ il modo in cui rappresentiamointernamente il mondo che determinainternamente il mondo che determinacome ci sentiamo e cosa facciamo.come ci sentiamo e cosa facciamo.

Una volta cheUna volta chesiamo consapevolisiamo consapevolidi come costruiamodi come costruiamoi nostri pensieri,i nostri pensieri,siamo in gradosiamo in gradodi modicarli.di modicarli.

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PRIMO GIORNO

sentiamo internamente il mondo che determina comeci sentiamo e cosa facciamo. Questo, a sua volta, sirispecchia nel nostro modo abituale di pensare.Il modo di interpretare il mondo inuenza in ogni istan-te il nostro stato mentale. Per pensare e agire più ef-cacemente, per essere più ricchi di risorse interne,dobbiamo imparare a modicare i nostri programmi dipensiero limitanti.

Joe si raddrizzò sulla sedia e prese ad ascoltare più tamente.

Ad esempio, se vi chiedessi dove avete parcheggiatol’auto o come si arriva alla stazione centrale, dovresteentrare nella vostra mente e creare o ricordare un’im-magine mentale della strada da percorrere. Se vi chie-dessi cosa avete fatto ieri, lo sapreste, perché dentro divoi ne conservate un ricordo sotto forma di immaginementale. Ora, queste immagini sono inconsce. Tutti noile creiamo, ma spesso ne siamo inconsapevoli. Il se-greto sta nel prenderne consapevolezza, così da poter-ne fare qualcosa di diverso.I nostri pensieri, perciò, consistono in immagini, suoni esensazioni. Una volta che siamo consapevoli di comecostruiamo i nostri pensieri, siamo in grado di modicar-li. Questo accade perché sensazioni e comportamenti

sono determinati in larga misura da come pensiamo e,dopo aver scoperto come pensare in modi diversi, pos-siamo ottenere risultati diversi, più efcaci.Immaginate, ad esempio, qualcuno che vi infastidisce ovi suscita malessere. Fatevene un’immagine nella vo-stra mente. Notate le caratteristiche dell’immagine: le

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dimensioni, il luogo in cui è collocata, se è a colori o inbianco e nero.

Istintivamente Joe seguì le indicazioni di Bandler. Gli si af-facciò alla mente l’immagine della sua responsabile, con la qualeaveva recentemente discusso in modo molto acceso.

Ora, quando avrete l’immagine della persona, fate que-ste cose: prendete l’immagine e, se è a colori, trasfor-matela in bianco e nero; poi rimpicciolitela; inne, spo-statela sempre più lontano, verso l’orizzonte. Notate

come vi sentite a questo punto.

Richard Bandler, col suo sguardo sicuro e compiaciuto, losguardo di chi conosce già le risposte alle sue domande, indicòun uomo seduto in prima la.

Lei, signore. Ha fatto come le ho detto? Ora, voglio chesvolgiate questo esercizio. Lasciate che vi sveli un se-greto.

Si sporse in avanti, verso il pubblico, e sussurrò:

Se non lo fate, non ottenete risultati!

Tutti risero.

Basta una manciata di secondi per cambiare veramen-te il modo in cui vi sentite.

Joe fece quello che aveva chiesto Bandler. Prese l’immagineche si era rafgurato e, per prima cosa, la trasformò in bianco e

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PRIMO GIORNO

nero. Poi, la fece diventare piccola come la tessera di une, inne, la allontanò il più possibile da sé. Immediatamrese conto che, per quanto gli sembrasse incredibile, le seni negative che provava solo alcuni istanti prima erano evamente cambiate. Si erano trasformate in un leggero faSe glielo avessero raccontato, probabilmente non ci avrebduto.

La cosa straordinaria è che le caratteristiche delle im-magini che avete in testa possono essere facilmentemodicate, e questa operazione ha un effetto profondo

sulle esperienze collegate a queste immagini. Poteteanche prendere una cosa che vi fa star bene o vi rendefelici, renderla più grande, brillante, colorata e vicina,e la sensazione positiva molto probabilmente si inten-sicherà.

Joe decise di provare anche questo. Pensò all’ultima vcui era andato allo stadio. La sua squadra del cuore avevauna partita difcile e si era qualicata per il turno successtorneo. Era stata una serata magica. Ricordò quanto fossebella quella sensazione. Gli venne in mente l’immagine dblico e, subito, sentì l’ intenso benessere collegato al ricordl’immagine più grande, più luminosa, colorata e vivida ed’incanto, notò che la sensazione di entusiasmo e gioia ce si espandeva nel suo petto. Sorrise. Davvero incredibile

Ogni volta che pensate a qualcosa, ne create delle im-magini o deilmati. Il vostro cervello funziona così! Sericordate un’esperienza, probabilmente immaginereteun lmato di ciò che avete vissuto, nel quale vedretevoi stessi come attori o dal vostro punto di vista di al-

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lora. Queste immagini olmati determinano il tipo disensazioni che provate. È così che le persone stannobene o male. Dipende perlopiù dal tipo di cose a cuipensano e dal tipo di rappresentazione che se ne fannomentalmente. Tutto qui.Il segreto sta nel prendere le immagini mentali che vifanno stare male, rimpicciolirle, trasformarle in biancoe nero e allontanarle da voi, liberandovene, e poi pren-dere le cose che vi fanno star bene e renderle grandi,luminose e vivide. Quando lo fate, in pratica state inse-gnando al vostro cervello ad amplicare le sensazioni

positive e a indebolire quelle negative.

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PRIMO GIORNO

Joe rimase profondamente colpito da questa affermadalla logica ferrea sottesa alle affermazioni di Bandler implicazioni che tutto ciò comportava. A pensarci bene, crestare senza ato. Avrebbe davvero potuto usare questa tper cambiare il modo in cui si sentiva, rispetto a qualsiasLa risposta giunse dalla sua voce critica, da quella voce cspesso pronta a distruggere le sue speranze, proprio quel di voce che sentiamo quando pensiamo a cose negative opresentiamo scenari pessimistici. Non essere sciocco. Vuvero credere a queste cose? È troppo semplice. Il cambiamuna roba difcile. Scosse il capo. La sua voce interiore lo

ricondotto a uno stato di scetticismo. In effetti, sembrava ro troppo bello per essere vero. Tutto quello che diceva Bera sensato e interessante, ma Joe era curioso di mettere alva queste idee nella vita reale. Sarebbe stata la prova del

Bene, è quasi il momento di fare una pausa, ma primavorrei presentarvi alcuni dei trainer che mi aiuterannonei prossimi giorni.Vorrei che i trainer in aula si alzassero in piedi e solle-vassero una mano.

Bandler fece una breve presentazione di ciascuno. Alpresentò il trainer che Joe aveva incontrato al suo arrivo.

Questo è Alan, e collabora con me da diversi anni. Ol-

tre a partecipare ai miei seminari come assistente, Alanè anche un ottimo formatore. Se avete delle domandedurante gli esercizi rivolgetevi pure a lui. Bene, ora go-detevi la pausa!

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Durante il break, Joe rimase seduto al suo posto. Aveva pocavoglia di chiacchierare con sconosciuti e di socializzare. Prese inmano il volantino che aveva trovato sulla sedia e si mise a leg-gerlo distrattamente mentre, con la coda dell’occhio, cercava dicapire dove sarebbe andata la donna dai capelli castani. Appenaera iniziata la pausa, Anna era schizzata in piedi. Joe aveva lasensazione che non sapesse bene cosa dire riguardo a quanto ave-vano appena ascoltato. Di sicuro l’approccio di Bandler portavacon sé una certa quantità di implicazioni, anche per lei.

Joe si girò, per seguire con lo sguardo la donna dai capellicastani, che ora si trovava in fondo alla sala con due tizi che da-

vano l’impressione di provarci spudoratamente. Lei, però, sem-brava non farci molto caso: conversava educatamente, mentre idue si davano da fare cercando di far colpo su di lei. Joe scosse latesta. Che personaggi, pensò. Probabilmente vanno ai corsi soloper rimorchiare! In realtà, quella che aveva appena sentito nellostomaco era invidia, condita con un pizzico di fastidio. Sarebbepiaciuto anche a lui essere là a fare il cascamorto, se solo avesseavuto il coraggio di rivolgerle la parola.

“Tu non vai a fare due chiacchiere e a conoscere qualcu-no?” La voce era giunta all’improvviso, da dietro. Joe si voltò.Era Alan. “No… per la verità non ne ho molta voglia.” Alan loguardò, e poi guardò la donna dai capelli castani. Era evidenteche aveva intercettato lo sguardo di Joe e tratto le dovute con-clusioni.

“Perché non vai là e ti presenti?”, chiese Alan.“Lo farò. Dopo. Forse. Se ne avrò voglia”, rispose Joe, a

disagio.“Mi stai dicendo che adesso non ne hai voglia?”“Sì. No. Cioè… no, certo che lo vorrei, ma io non… io…

be’, diciamo che sono un po’ timido e decisamente troppo ner-voso. Farei solo la gura dello scemo.”

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PRIMO GIORNO

“Non è quello che stanno già facendo anche gli achiese Alan facendo un cenno con la testa. Joe osservò lail tizio a sinistra della ragazza si dondolava come un gorilcando di farla ridere. E lei in effetti rideva, anche se semuna risata di circostanza. “Indubbiamente”, rispose Joe. “non saprei cosa dire. Non ci so fare con le donne, io.”

“Ecco una cosa su cui pensare. Ho incontrato un sacpersone insoddisfatte di se stesse e che non si piacciono, chiedono perché nessuno voglia stare con loro. Devi imppiacere a te stesso per poter piacere agli altri. Quindi, ilsuccessivo è concentrarti su come fai sentire le altre pers

ti ostini a voler fare una buona impressione, ti inli in uncieco. Invece di concentrarti su come far colpo, ti sarà piconcentrarti su come far sentire bene le altre persone. Se spersona piacevole da frequentare, è probabile che gli algliano passare più tempo con te. Se sei un palla al piede, sone ti eviteranno. Semplice, ma vero. Né di più, né di m

Joe decise che avrebbe provato a mettere in pratica qidee alla prima occasione utile. Era tutto talmente ovvimagari, avrebbe funzionato davvero!

“Cosa credi che accadrebbe se tu, adesso, andassi lànoscerla?” Alan studiava il volto di Joe, per analizzarne zione.

“Be’, immagino che mi sserebbe e si chiederebbe cche non va in me, poi la situazione si farebbe talmente razzante che si allontanerebbe con una scusa qualsiasi, pevitarmi durante il resto del corso.”

“È fantastico! Hai sia il dono della preveggenza, sia della lettura del pensiero! Mica male”, lo provocò Alan.

Joe sorrise. “Be’, è la reazione che avrebbe se non mse niente da dirle.”

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Forse la realtà è diversada come te la immagini.Forse, ciò che immaginidiventa la tua realtà.

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PRIMO GIORNO

“Quando pensi a lei che ti ssa e si chiede cosa c’è cva in te, come lo fai?”, chiese Alan.

“Non sono sicuro di capire cosa intendi.” Joe era con“Fondamentalmente, mi stai dicendo che vedi un lm

tua testa e che in questo lm metti tutto ciò che accadreblei ti riutasse, giusto?”

Joe ci pensò un attimo e si rese conto che, in effettiva visualizzato l’intero lm in cui lei lo liquidava bruscaAnnuì.

“Lasciami indovinare. Il lmato è piuttosto grande, cto e luminoso, giusto?”, chiese Alan.

Joe annuì nuovamente.“Ok. Allora, cosa accadrebbe se tu mettessi in praticalo che Richard ha appena spiegato e prendessi il tuo rimpicciolissi, lo trasformassi in bianco e nero e lo sposlontananza, verso l’orizzonte? E se poi lo sostituissi conmato mentale nuovo nel quale ti senti bene, vai da lei, comte a chiacchierare, la fai ridere e sentire bene? Un lmato chiaro e a grandezza naturale?”

Joe immaginò l’intera sequenza, proprio come se fossnema, in cui lui si avvicinava alla ragazza, si metteva a ptranquillamente e lei sembrava divertirsi molto. Per un asi sentì entusiasta e sicuro di sé. La prospettiva di parlarera meno terrorizzante. Anzi, gli era persino sembrato chesorridesse, mentre lui la guardava, perso nel suo lm.

“Sarebbe una bella idea, ma non è così che funziona altà”, disse ad Alan. La voce critica si era fatta subito stroppo bello per essere vero. Non può essere così semplicssò Joe per un istante, poi disse: “Forse la realtà è divecome te la immagini. Forse, ciò che immagini diventa la tutà”. Con queste parole, Alan lasciò Joe e s’incamminò ve

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gresso dell’aula, mentre le persone tornavano a sedersi. RichardBandler salì di nuovo sul palco e riprese a parlare.

Tempo fa, durante un seminario, mi ha avvicinato unadonna. Mi ha raccontato che si trovava sull’autobus cheesplose a Londra durante l’attentato del 7 luglio, quan-do vennero presi di mira i mezzi pubblici.Questo orribile atto di terrorismo ha fortemente turbatol’opinione pubblica, ma soprattutto ha avuto un impat-to tremendo sulle persone coinvolte nelle esplosioni esui loro cari. Questa donna mi stava di fronte, saltellan-

do nervosamente da un piede all’altro e torcendosi lemani, mentre mi raccontava di essersi trovata propriosu quell’autobus.Mi disse che, pur avendo scampato la morte, era so-pravvissuta, ora viveva tormentata dalla paura. Non eraancora riuscita a lasciarsi alle spalle l’accaduto. Ogni per-sona con uno zaino, ogni pacchetto, ogni borsa per leiera potenzialmente una bomba che le faceva rivivere ilsuo incubo.Era sicura che presto sarebbe morta. Diceva che eraimpossibile fare progetti per l’avvenire: le avevano ru-bato il futuro. Anche lei, come la maggior parte di coloroche hanno vissuto un brutto trauma, era rimasta pri-gioniera dell’evento passato. Aveva bisogno di romperequelle catene e le serviva un aiuto.

Dietro la donna c’era una lungala di altre persone cheaspettavano di farmi domande. E ce n’erano altre quattro-cento che facevano esercizi, visto che eravamo in un’au-la nel bel mezzo di un corso. Anche se il tempo stringeva,io volevo ugualmente darle qualcosa che la aiutasse astare un po’ meglio riguardo alla sua esperienza.

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PRIMO GIORNO

Le feci una domanda di cui conoscevo già la rispostae poi le diedi delle istruzioni che all’apparenza possonosembrare banali, ma che in realtà sono abbastanza po-tenti da spezzare le catene che ci legano a eventi checi hanno travolto nel passato.Le chiesi se, quando pensava a quel momento, lo ve-deva a dimensioni reali, ossia se le immagini erano agrandezza naturale, come se tutto stesse accadendo difronte a lei. Rispose di sì. Aggiunse anzi che le immagi-ni erano “gigantesche”.Improvvisamente cominciò a tremare. Troppo spesso,

alle persone nella sua condizione, viene detto che persuperare i propri traumi è necessario riviverli. Lei era unesempio perfetto di quanto questa teoria sia assurda.Erano mesi e mesi che riviveva quell’evento traumaticoe la sua condizione non faceva che peggiorare. Sapevoche era invece il momento di sdrammatizzare.Le chiesi: “Hai paura di treni, autobus o aeroplani?”Annuì, continuando a tremare. Le feci notare che laprobabilità di essere vittima di un attentato è già di persé bassissima, e che la probabilità che succeda duevolte alla stessa persona è praticamente inesistente. Ledissi quindi che l’avrei assunta come mia guardia delcorpo, e che la volevo sempre con me in aereo o in taxi,così sarei stato quasi certo di evitare il rischio di saltareper aria: nessuno è così scalognato! Si mise a ridere.

Era quello che volevo. Le persone hanno spesso pauradi scherzare con chi ha subito un trauma, e invece iocredo che ridere dei propri problemi sia esattamente ciòche serve per cominciare a vedere le cose da un puntodi vista diverso. Adesso eravamo pronti per cominciare.

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Aveva principalmente due problemi: il fatto di ripensa-re continuamente all’evento, e il fatto di immaginarselocome un lmato di proporzioni gigantesche, come sefosse ancora davanti a lei. Dovevo farle cambiare que-ste due cose. Le chiesi allora di sperimentare qualcosadi un po’ diverso da quello che aveva fattono a quelmomento.“So che questo ricordo terribile ti ha terrorizzata a lun-go, e voglio aiutarti a metterlo dove deve stare: nel pas-sato. Per farlo, puoi pensare a un ricordo successivoall’esplosione? Magari qualche ora dopo, quando ti sei

resa conto di essertela cavata, di essere ancora viva etutta d’un pezzo?”La donna chiuse gli occhi e cominciò a ricordare un mo-mento successivo all’attacco, poi annuì.

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PRIMO GIORNO

Continuai: “Bene, ecco cosa voglio che tu faccia ades-so. Immagina di entrare dentro ‘te stessa’ in quel ricor-do e, mentre lo fai, ti chiedo di rivivere l’intera esperien-za al contrario, come se stessi riavvolgendo un nastro.Vedrai le persone che camminano all’indietro, l’autobusche si ricompone dai rottami e comincia ad andare inretromarcia… l’interolmato mentale dell’evento cheva all’indietro. Riavvolgi illmato, nché non arrivi almomento in cui dovevi ancora salire sull’autobus”.Arrivata a quel punto, le chiesi di fermarsi. Poi le feciripetere la procedura qualche altra volta. Mentre ese-

guiva le mie istruzioni, canticchiavo una musichetta dacirco: “Tatta tara ta ta tattattara”. Ridacchiava. E que-sto, come vi ho già detto, è molto importante. Le chiesi:“Hainito?”.Annuì. Le avevo fatto proiettare illmato al contrario,perché era abituata a immaginarlo nel futuro, mentrevolevo che cominciasse a metterlo nel passato. Avendoripercorso l’esperienza al contrario nella sua mente, ilsuo cervello era costretto a ripensarla in modi del tuttonuovi.“Ora voglio che tu rimpicciolisca il ricordo di quell’even-to tragico, in modo che abbia le dimensioni di unlmatoda cellulare”, dissi mentre mettevo una mano a un me-tro davanti a lei, “grande più o meno così”.“Guarda ciò che è successo dentro questo schermo

immaginario e fai partire il lmato dall’inizio allane,piccolo piccolo e in lontananza”.Fece quello che le avevo chiesto con grande attenzione.“Per nire, voglio che ti immagini su un autobus, cheguardi gli altri passeggeri con zaini e borse, e che li veditirare fuori penne e libri per studiare.”

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Gli eventi tragiciGli eventi tragiciesistono solo nella mente,esistono solo nella mente,sotto forma di ricordi.sotto forma di ricordi.

Un ricordo èUn ricordo èla rappresentazionela rappresentazionedi un’esperienza.di un’esperienza.

Quando cambiate il modoin cui rappresentate un’esperienza,cambiate anche le sensazioniche le sono associate, quindicome vi sentite in merito a essa.

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PRIMO GIORNO

Immaginò quanto le suggerivo e sorrise. E quel sorrisosignicava molto.Poi le chiesi di tornare ancora una volta all’immagi-ne che tanto la spaventava. Erano passati solo pochiminuti ed ecco che le chiedevo di fare proprio ciò chel’aveva terrorizzata per anni.Scosse il capo e disse: “Sto molto meglio del solito”.Le dissi di guardare tutti quegli sconosciuti con zaini epacchetti. Scosse di nuovo il capo, mi guardò e, facen-do spallucce, disse: “Sono tranquilla”.Naturalmente non aveva cancellato l’evento dalla sua

mente. Avrebbe comunque avuto un ricordo orribile diquell’episodio accaduto nel passato. Quello che avevofatto era stato aiutarla a smettere di consentire al ricor-do di inuenzare negativamente il presente. Visto chel’avevo aiutata a cambiare il modo in cui rappresentavail ricordo, adesso le era possibile diminuire l’intensitàdelle sensazioni che provava immaginandolo. D’ora inavanti sarebbe stata in grado di gestire la situazione,perché sapeva cosa fare. E più l’avrebbe fatto, più lesarebbe diventato facile. Aveva imparato qualcosa chela avrebbe aiutata a guadagnarsi la libertà dalle limita-zioni imposte da quel ricordo.Gli eventi tragici esistono solo nella mente, sotto formadi ricordi. Un ricordo è la rappresentazione di un’espe-rienza. Quando cambiate il modo in cui rappresentate

un’esperienza, cambiate anche le sensazioni che lesono associate, quindi come vi sentite in merito a essa.Adesso è il momento che facciate anche voi un po’ dipratica con tecniche di questo tipo.

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Ovviamente, la situazione non era cambiata: Lisa lo avevalasciato. Eppure, la sofferenza che no a quella mattina gli ave-va attanagliato lo stomaco si era come dissolta. Una parte di sésapeva che avrebbe dovuto star male, eppure in quel momentogli risultava difcile. Poi toccò a Joe guidare Ross nello stessoesercizio, il che avvenne con risultati ugualmente positivi.

Ross ricapitolò i meccanismi della tecnica che avevano ap-pena messo in pratica. “Il modo in cui rappresenti i tuoi ricordiinuisce anche sulle sensazioni che provi al riguardo. Quindi, unadiversa rappresentazione mentale implica sensazioni diverse.”

Ross sembrava davvero convinto.

“Questa cosa mi ha veramente aiutato. Lavoro nel settorecommerciale di una grande azienda e sono uno dei venditori mi-gliori. Mi capita di dover presentare i nostri prodotti a gruppi dipersone, anche molto numerosi. Talvolta mi tornano alla mentei ricordi negativi di presentazioni andate male: allora mi bastaprendere le immagini o i lmati di quei ricordi, rimpicciolirlie farli andare al contrario. Funziona. Trovo inoltre che ancheBrillante al Quadrato faccia miracoli.”

“Brillante che?”: Joe sentiva nominare quella tecnica perla prima volta.

“Scusa. A volte mi dimentico che sono in pochi a conoscerela PNL”, sorrise Ross.

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PRIMO GIORNO

Brillante al Quadrato“Fondamentalmente, Brillante al Quadrato è una te

molto semplice che ti aiuta a ricreare qualsiasi sensazionderi, attivandola immediatamente nel tuo corpo.”

“Ah”, disse Joe, sollevando scettico un sopracciglio.“Ti assicuro che funziona. Il segreto sta nel visual

un’immagine di te stesso nello stato mentale in cui vorrevarti. Tu sei qui e la tua immagine è al centro di un quadramaginario, tracciato sul pavimento di fronte a te. E al quaassegni un colore. Dai, ti faccio vedere.”

Ross chiese a Joe di alzarsi, di chiudere gli occhi e una prova immaginando un quadrato colorato sul pavimdavanti a sé.

“Fa’ conto che il quadrato sia riempito con un coloassoci alla ‘sicurezza’. Ora, immaginati in piedi nel quproprio come saresti se ti sentissi sicurissimo di te, fortepieno controllo sulle tue sensazioni. Osserva che aspetto Nota l’espressione del tuo viso, la tua postura, il modo respiri, la luce nel tuo sguardo, la scioltezza dei tuoi movin quello stato.”

Joe fece quanto richiesto e si vide in piedi, con il pfuori e la testa alta, lo sguardo ero e l’aria sicura. Si immun bel sorriso stampato sul volto. Cominciò a sentire che,sciamente, la sua schiena si stava raddrizzando e le gamancoravano più saldamente al terreno.

“Bene. Mentre fai tutto questo, al mio tre, voglio che gini di entrare nel quadrato e nella gura di Joe che vedi da te… proprio come se tu indossasi dei vestiti nuovi. Vogentri in quel te stesso potente e sicuro di sé: guarda attravsuoi occhi, senti attraverso le sue orecchie e prova le senattraverso il suo corpo. Pronto? Uno… due… tre! Adesso

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nel quadrato, e nota come sia facile provare quella sensazione equel colore in ogni parte del corpo. Sentiti riempire di forza e disicurezza in te stesso. Così, esatto.”

Con sua grande sorpresa, Joe si sentì effettivamente diver-so, caricato da una nuova energia. Riusciva a percepire la forzadel quadrato diffondersi in ogni cellula del suo corpo.

Dopo alcuni secondi, Ross continuò: “Ora voglio che tu escadal quadrato e apra gli occhi”.

Ross guidò Joe nella procedura per cinque volte. Quando,alla ne, Joe uscì dal quadrato, aprì gli occhi ed esclamò can-didamente: “Però!”, Ross sorrise. “Sono felice che tu abbia ap-

prezzato. E adesso, prova questo. Chiudi gli occhi, immagina ilquadrato colorato ed entraci. Nota come ti sentirai.”

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PRIMO GIORNO

Joe chiuse gli occhi, immaginò il quadrato nel modvivido possibile ed entrò con un passo. Provò nuovamentetensa sensazione di sicurezza attraversargli il corpo. Squasi sollevare da terra. Quindi, uscendo dal quadrato, apocchi. “Caspita! Mi sono sentito così…”

“Brillante?” Ross nì la frase per lui, ridendo. “Ecco la tecnica si chiama così.”

Con sorpresa, Joe notò l’assenza della solita voce cStava cominciando a fare esperienza di cose che per la vogativa erano impossibili da spiegare. Joe ringraziò Ross, scuno tornò al proprio posto.

All’ora di pranzo, Joe si trovò suo malgrado a dover tare la compagnia di Anna. Avrebbe preferito riutare l’oma non aveva avuto la risposta pronta. Almeno, avrebbe tato le sue reazioni a proposito delle sparate di Bandler sucoanalisi. Nel frattempo, con suo grande disappunto, nola donna dai capelli castani era stata trascinata via dai duegiovanni che l’avevano intrattenuta in precedenza. Nel timdoversi sorbire una lezione privata da parte di Anna, Joe a Ross di pranzare con loro. Per strada, mentre si avviaAnna non sembrava intimidita quanto Joe si sarebbe aspera, invece, piuttosto baldanzosa. “Be’, la lezione di stamnon era esattamente quel che mi aspettavo”, disse.

“Sono sicuro che stava solo provocando”, disse Jostemperare la tensione che aveva percepito nella voce decologa. “Magari certe cose le dice solo per scioccare le pProbabilmente non ci crede no in fondo nemmeno lui.”

Anna annuì. “Capisco cosa intende e so che sta solo cdo di convincere le persone che rivivere le esperienze nnon sempre è una buona idea. Io, però, ho sempre pensatse si individua la causa, si può porre ne anche all’effetto

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La causa non è l’evento in sé,La causa non è l’evento in sé,ma il modo in cui lo rappresentiamo.ma il modo in cui lo rappresentiamo.Se cambi quello che fai nella tua mente,Se cambi quello che fai nella tua mente,cambiano anche le sensazionicambiano anche le sensazionie le emozioni correlate.e le emozioni correlate.

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PRIMO GIORNO

Intervenne Ross: “Ho sentito Richard spiegare che lanon è l’evento in sé, ma il modo in cui lo rappresentiamcambi quello che fai nella tua mente, cambiano anche le zioni e le emozioni correlate. Pensare ai brutti ricordi nomai stare meglio”.

Anna tentò di ribattere: “Ma se reprimi il problema, tomo si manifesterà in altre forme”.

Ross rispose prontamente: “Sì, ma chi dice che le altme in cui si potrebbe riproporre debbano per forza esseretive?”.

La discussione su Bandler cominciava a tediare Jo

desiderava solo riettere per conto proprio su ciò che aveparato durante la mattinata. Dopo aver consumato rapidamil suo pasto, perciò, lasciò Ross e Anna alle loro argomene si allontanò con una scusa. Voleva fare due passi.

Rientrato in aula, notò che alcune persone erano sedposti diversi. Si spostò anche lui, avvicinandosi alla sediaoccupata dalla donna con i capelli castani. Alla peggio,avrebbe dovuto sorbirsi Ross e Anna… o almeno così cUna volti tornati dal pranzo, infatti, i due si sedettero praccanto a lui, l’uno a destra e l’altra a sinistra, bloccaqualsiasi via d’uscita. Joe sospirò: sarebbe stato un lungmeriggio.

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SCELGO LA LIBERTÀ

Cambiare il proprio dialogo internoLa voce intensa e vivace di Bandler riempì di nuovo la stan-

za. Ogni altro rumore cessò all’istante. La capacità oratoria e ilcarisma di quell’uomo erano eccezionali.

Bentornati! Adesso voglio parlarvi di una cosa che sichiama dialogo interiore. Tutti parliamo con noi stessi,ogni giorno. Quarant’anni fa, se ammettevi di parlare dasolo, ti potevano anche dare del pazzo. A quei tempi,se lo avessi raccontato a uno psichiatra, quello avreb-be detto, fra sé e sé: “Questa persona parla da sola…deve essere pazza!”.

Richard continuò.

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PRIMO GIORNO

Il modo in cui ci sentiamo e ciò che proviamo sono in-uenzati, oltre che dalle immagini o dailm che creia-mo nella nostra mente, anche dal modo in cui ci rivol-giamo a noi stessi.Praticamente tutti sanno che se uno si dice cose ne-gative è più probabile che abbia sensazioni negativee nisca per star male. Quello di cui la maggior partedelle persone è inconsapevole, però, è che non è soloquestione di cosa ci si dice, ma anche di come lo sidice. Ad esempio, quando vi rimproverate è probabileche usiate un tono di voce diverso da quello che utiliz-

zate per congratularvi con voi stessi. Spesso è proprioil tono di voce con cui vi parlate mentalmente a inuen-zare il vostro umore.Alcune persone parlano regolarmente a se stesse inmodo orribile, salvo poi chiedersi perché si piaccionopoco. Quindi, dovete imparare a cambiare il modo in cuiparlate a voi stessi.

Joe pensò alla sua voce critica. Aveva già provato isato a eliminare quel suo modo di pensare, ma senza suAveva letto da più parti indicazioni sul potere del pensiesitivo e aveva persino tentato di applicare le tecniche conte: ripetere pensieri piacevoli, immaginarsi cose belle, diincoraggianti. Niente da fare. Ogni volta, la voce negativsovrastato quella ottimista, e tutto era ricominciato da cap

Lasciate che vi spieghi un piccolo segreto, che potràesservi d’aiuto. Pensate a qualcosa di spiacevole chevi dite regolarmente, qualcosa di crudele che usateper lamentarvi di voi stessi. Ora soffermatevi sul tonodella vostra voce interiore. Così. E adesso, voglio che

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Spesso, più che le parole stesse,Spesso, più che le parole stesse,è il tono di voce a essereè il tono di voce a essereil principale responsabileil principale responsabiledelle sensazioni e delle emozionidelle sensazioni e delle emozioniche associamo alle parole impiegate.che associamo alle parole impiegate.

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PRIMO GIORNO

ripetiate le stesse cose, ma in un tono di voce davveroridicolo. Immaginate le stesse critiche, recitate però conla voce di Topolino o con quella di Gatto Silvestro. No-tate come le sensazioni sono diverse. Questa tecnicafunziona perché spesso, più che le parole stesse, è iltono di voce a essere il principale responsabile dellesensazioni e delle emozioni che associamo alle paroleimpiegate. Molte persone cercano di dirsi cose diversee si chiedono perché le sensazioni restano le stesse.Ricordate, la questione è sia cosa vi dite, sia come velo dite.

Per Joe fu come essere travolto da un’onda, da una vpropria rivelazione. Bandler aveva appena risposto alla doche lo aveva angustiato no a quel giorno: perché con me nziona? Cominciò subito a ripetersi mentalmente i commentvoce negativa aveva fatto, ma questa volta con la voce di ToGli venne da ridere. Suonava tutto piuttosto ridicolo e, soprapparivano ridicoli i commenti negativi. Funzionava davve

Toni di voce diversi trasmettono sensazioni diverse.Facciamo un altro esercizio. Disponetevi a coppie. Vo-glio che guidiate il vostro compagno mentre pensa auna serie di situazioni della sua vita in cui si è criticato.Una volta che le avrà identicate, fate in modo che ri-peta le stesse critiche con toni di voce diversi e buf,

e fategli notare come cambia la sua risposta emotiva.Ripetendo questa procedura un po’ di volte, la voce ne-gativa comincerà ad assumere questa nuova caratte-ristica e voi vi sentirete letteralmente diversi. La cosabella è che la voce negativa, dopo questo esercizio,non sarà mai più la stessa.

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SCELGO LA LIBERTÀ

Joe evitò di proposito lo sguardo di Ross e di Anna e si alzòin piedi, risoluto. Si girò e vide la donna dai capelli castani,seduta solo tre posti più in là. Doveva assolutamente parlarle.Immaginò il suo quadrato brillante e vi entrò. Era pronto. Stavaper avvicinarsi e salutarla, quando gli si parò davanti una signo-ra di mezza età.

“Ciao. Ti va di fare l’esercizio con me?”Joe la guardò, notando dietro di lei che la donna dai capelli

castani era appena stata avvicinata da qualcun altro e stava percominciare l’esercizio.

“Certo. Io sono Joe.”

“Teresa. Piacere.”Teresa era un medico inglese e si era formata a lungo conBandler. Era una donna molto affabile, particolarmente allamano, che parlava con un calore quasi materno.

“Anni fa ero spesso preda di attacchi di panico, così hocercato dei modi per gestire quelle situazioni. Studiando conBandler ho preso coscienza del fatto che, quando venivo presadal panico, mi creavo un lmato mentale in cui mi vedevo inca-pace di respirare, bloccata o addirittura in procinto di soffocare:questo, ovviamente, peggiorava la situazione. Poi ho imparato aprendere il controllo su ciò che avviene nella mia testa. Gradual-mente ho conquistato l’abilità di modicare le mie immaginimentali e, di conseguenza, a sentirmi meglio. Comunque, adessomettiamoci al lavoro.”

L’esercizio sul cambiamento del tono di voce interiore cheerano in procinto di fare interessava particolarmente Joe. Lofece per primo, guidato da Teresa. I primi tentativi diedero unbuon risultato, poi Joe incontrò una specie di resistenza. Si sfor-zò di riutilizzare una voce ridicola, ma invano. “Non capiscocome farlo funzionare, cavolo. Non so se ho capito bene.”

“Posso suggerirti una cosa?”, chiese Teresa.

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PRIMO GIORNO

“Certamente.”“Usa un tono di voce diverso anche quando dici a te

che non capisci come farlo funzionare…”Era un’idea intelligente. Joe applicò immediatame

voci buffe anche a quelle affermazioni ed ecco che, comagia, gli fu difcile prenderle sul serio. Procedendo necizio riuscì a neutralizzare molte delle critiche che di srivolgeva. Mentre applicava lo stesso procedimento adritornelli negativi che gli erano tanto familiari, accadde un’altra cosa strana: per la prima volta dopo anni, Joe si ache l’opprimente senso di angoscia, che per lungo tempo

va tormentato, era sparito. Interessante, pensò.Finito l’esercizio, Teresa e Joe scambiarono due parosi ripropose di parlarle ancora, più tardi. Teresa era stimoproprio il genere di persona dalla quale poteva imparare m

Nel pomeriggio, Bandler fece un’altra pausa. Anche volta Joe rimase seduto al suo posto a ragionare su quantosentito. Le idee erano indubbiamente sensate, eppure era ascettico riguardo al fatto che tecniche tanto semplici potprodurre facilmente cambiamenti così grandi. Aveva senpetere per anni che il cambiamento è lento e doloroso.

Proprio durante queste considerazioni, Joe sollevò lo do dal manuale e vide la donna dai capelli castani e dai simi occhi color verde acqua, seduta solo poche sedie piTrattenne il respiro e il suo cuore cominciò a battere all’zata. Lei gli sorrise, alzandosi. Joe riprese il controllo suimuscoli facciali giusto in tempo per ricambiare il sorrisintanto, aveva cominciato a camminare verso di lui. Primpotesse raggiungerlo, però, l’amico dell’uomo-gorilla lcettò.

Il cuore di Joe fece un tonfo. Sembrava proprio chse impossibile riuscire a incontrarsi! Ma c’era ancora spe

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Sensazioni ed emozioniSensazioni ed emozionisono ‘cose che facciamo’,sono ‘cose che facciamo’,anziché ‘cose che abbiamo’.anziché ‘cose che abbiamo’.

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PRIMO GIORNO

Quel sorriso signicava che lui le piaceva. Doveva esseNon aveva ancora fatto in tempo a elaborare il pensiero sua voce critica cominciò a sbeffeggiarlo: Ma stai scherUna bella ragazza come lei? Interessata a te? Impossibilesentì nuovamente scoraggiato, poi gli venne in mente di min pratica quello che aveva appena imparato. Ripeté le parole critiche con un tono poco verosimile. Sembrava la un ubriaco, a ben pensarci. Joe sorrise. Guardò verso di sentì nuovamente ottimista.

Approttò della pausa per riettere su alcune queemerse durante la giornata. Pensò al concetto di libertà pe

le di cui aveva parlato Bandler. Sarebbe stato davvero indi diventare più felice? Avrebbe potuto realmente contropropria vita? Una parte di lui era convinta che ciò che glideva fosse al di là del suo controllo, un’altra parte gli dicvece che poteva gestire il modo in cui pensava e rappresenproprie esperienze: esattamente ciò di cui Bandler aveva p

Joe pensò a come era riuscito a controllare sia le immi lmati nella sua mente, sia il modo in cui parlava a se steavesse applicato questi insegnamenti con la dovuta freqforse sarebbe riuscito a costruire i modi per essere davverdi sé e della sua vita.

L’abilità di essere feliciJoe fu riportato al presente dalla voce di Bandler, il

cominciò a spiegare che sensazioni ed emozioni sono “cfacciamo”, anziché “cose che abbiamo”.

Spesso lavoro con persone che mi dicono: “Ho la de-pressione”. Al che, di solito, rispondo: “Ok, mettila quisul tavolo, così le do un’occhiata”. E allora mi guardano

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Noi non abbiamol’ansia, non abbiamola depressione:noi creiamo quellesensazioni facendoqualcosa nellanostra mente.

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PRIMO GIORNO

come se il pazzo fossi io. Parlano di ansia come sefosse una cosa che viene e se ne va. L’ansia, però,funziona diversamente. Noi non abbiamo l’ansia, nonabbiamo la depressione: noi creiamo quelle sensazionifacendo qualcosa nella nostra mente.

Richard fece una lunga pausa, lasciò scorrere lo sguatutti i partecipanti e proseguì.

Se prendiamo l’abitudine di pensare e fare cose che cirendono allegri, felici e realizzati, anche la nostra vita si

arricchirà di gioia e soddisfazione. Se invece tendiamoa lamentarci, a sentirci delusi e a deprimerci, diven-tiamo molto bravi a star male. La felicità è un’attività,un’abilità da apprendere e perfezionare. Più ci si allena – come in qualunque altra abilità, che sia andare in bici-cletta, parlare una lingua straniera o risolvere i sudoku – più si diventa bravi.È lo stesso discorso di quando si pensa al passato. Se-condo me il Dalai Lama ha riassunto bene il concettodicendo che a volte le cose brutte accadono: semplice-mente bisogna evitare di soffermarcisi troppo. Se lanciun sasso in uno stagno, la supercie rimane increspataper un po’, ma allane ritorna liscia. Quando le personesi soffermano troppo sulle cose,niscono per ingigan-tirle a dismisura.

Joe pensò ai momenti difcili del suo passato. Si resconto che, quando le immagini delle esperienze negativaffacciavano alla mente, istintivamente il suo cervello comva a manipolarle, allontanandole, rimpicciolendole e spedlontano, in automatico, prima ancora che potessero prosensazioni spiacevoli.

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Bisogna imparare dal proprio passatoBisogna imparare dal proprio passatoe guardare avanti, perché abbiamoe guardare avanti, perché abbiamola possibilità di scegliere se guardarela possibilità di scegliere se guardareal nostro passato e vivere un futuro miglioreal nostro passato e vivere un futuro miglioreo se, piuttosto, prendere il nostro passatoo se, piuttosto, prendere il nostro passatoe usarlo per limitare il nostro avvenire.e usarlo per limitare il nostro avvenire.

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PRIMO GIORNO

Ad esempio, quando si viene traditi, rivivere l’esperien-za all’innito aiuta poco. Credetemi, ci ho provato. Sonoandato da uno psicoterapeuta e lui mi ha detto di pen-sare a una persona che mi aveva trattato davvero malee di immaginarla seduta su una sedia vuota davanti ame. Poi mi ha detto di picchiare la sedia. La chiamava-no terapia della Gestalt. Secondo loro sfogare la pro-pria rabbia su una povera sedia innocente aiuta a starmeglio.Dissento, ma perlomeno adesso sono cintura nera interapia della Gestalt. Sedie e poltrone tremano alla mia

vista.Ora, questo terapeuta mi disse di immaginare sulla se-dia qualcuno che mi aveva ferito e mi chiese se prova-vo rabbia. Poi mi disse di immaginare qualcun altro cheodiavo e ancora mi chiese se ero arrabbiato. Io risposiche ero arrabbiatissimo. Mi disse di picchiarlo e che poimi sarei sentito meglio. Ecco, credo di aver capito male:lo psicoterapeuta voleva che io picchiassi la personacon la quale ero arrabbiato… io invece saltai addossoa lui e iniziai a suonargliele di santa ragione. Lui nonera felice, ma devo dire che dopo, in effetti, stavo moltomeglio!

Il pubblico rideva di gusto. Anche Joe sorrideva, penalla scena descritta da Bandler.

Bisogna imparare dal proprio passato e guardare avan-ti, perché abbiamo la possibilità di scegliere se guar-dare al nostro passato e vivere un futuro migliore o se,piuttosto, prendere il nostro passato e usarlo per limita-re il nostro avvenire.

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SCELGO LA LIBERTÀ

Una volta capito questo, potete crearvi l’abitudine diapprendere le lezioni dal vostro passato, anziché con-tinuare a riviverlo, proiettandolo nel presente e nelfuturo. Questo vi permetterà di diventare persone piùsagge, che creano per sé un futuro migliore e prendonodecisioni più ponderate.

Per la prima volta da molto tempo, Joe intravide la possi-bilità di liberarsi dalle catene dei suoi errori passati e di vivereun futuro diverso. Ancora una volta, la sua voce critica cercò difermarlo e di indurlo a dubitare, ma lui prontamente la neutra-

lizzò assegnandole una voce ridicola. Fu decisamente più facile,ora che aveva fatto un po’ di pratica.

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PRIMO GIORNO

Bandler continuò a parlare di come tutti noi abbiamcapacità di rivolgere lo sguardo al futuro o al passato. Oche concentrarsi troppo sui ricordi negativi è come cercguidare guardando nello specchietto retrovisore: si nisfarsi del male.

Joe era molto rilassato. Il tempo era trascorso moltrapidamente di quanto avrebbe scommesso ed era giuntadi tornare a casa. Bandler chiuse la giornata con queste p

Il bello del passato è che è passato. Il bello del presenteè che è un dono. Il bello del futuro è che è pieno di fan-

tastiche opportunità per sentirsi bene ed essere felici.Stanotte, mentre dormite e sognate, voglio che lasciateche tutte le cose che avete appreso oggi attecchiscanonella vostra mente, in maniera tale che vi troviate a usa-re il cervello in modo più efcace.

Bandler lasciò il palco accompagnato da un fragoroplauso. Joe rimase seduto, perso nei suoi pensieri: era stagiornata davvero interessante, Maria aveva ragione.

Si girò, sperando che la ragazza dai capelli castaniancora vicina a lui, ma lei era già all’uscita. Joe aggrottòpracciglia: probabilmente deve incontrare il suo ragazzo, sua voce interiore. Joe, però, cambiò il tono come aveva precedenza, e ancora una volta la strategia funzionò.

La voce di Anna lo distolse dalle sue riessioni. “Ciòparlava Richard… è un po’ quello che facciamo noi. Aiutpersone a stare meglio rispetto al loro passato.”

Ross intervenne. “No, è una cosa ben diversa. Voi inle persone a rivivere ripetutamente i ricordi negativi. Noi mo in modo che cambino il modo in cui pensano ai loro in modo tale da evitare di doverli rivivere.”

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Se c’è una cosa che puoicontrollare nella vita,è proprio ciò che accadenella tua mente.Se qualcuno entrasse in casa tuae imbrattasse le pareticon immagini raccapriccianti,le lasceresti?No, certo che no.Ridipingeresti i muri.E allora perché lasciareidee negative nella tua mente?

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PRIMO GIORNO

“Be’, a volte le portiamo a rielaborare il ricordo e apresentarlo in modo diverso, proprio come dice Bandler. ciamo tramite l’accettazione del trauma che è stato analizcompreso.”

Ricominciarono a discutere. Joe sorrideva: cominciapiacergli, i suoi compagni di corso.

Più tardi, uscendo dall’edicio, Joe si fermò da Alaringraziarlo dei consigli che gli aveva dato. “Grazie peAlan.”

“Di niente, Joe. Ti è piaciuto il corso?”“Sì, davvero stimolante. Alla ne, l’idea è che siamo

do di cambiare le emozioni che proviamo, giusto?”“Certo. Se c’è una cosa che puoi controllare nella proprio ciò che accade nella tua mente. Se qualcuno entrcasa tua e imbrattasse le pareti con immagini raccapricle lasceresti? No, certo che no. Ridipingeresti i muri. Eperché lasciare idee negative nella tua mente? Immaginsiderate, voci orribili… Bisogna prendere il controllo ecarle subito. La maggior parte delle persone passa il esercitandosi a star male. Il trucco sta nel renderti conto chdirla come Richard, sei il conducente dell’autobus, anzisemplice passeggero.”

Joe annuì.“Un’ultima cosa, Joe. Ho notato che hai preso degli ap

Ti consiglio vivamente di cominciare a tenere unpersonal journal,un diario personale. Registra tutto quello che hai imparato,si che hai ascoltato, le intuizioni che hai avuto. Diventa udente della tua stessa vita e imparerai a migliorare il tuo mQuando vai a casa stasera, riguarda i tuoi appunti e metordine, così li potrai usare ogni volta che ti serviranno.”

Era stata una giornata veramente ricca di idee e intuipensò Joe mentre salutava Alan. Sulla strada di casa, si

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SCELGO LA LIBERTÀ

ad acquistare un diario. Intendeva seguire alla lettera i consiglidi Alan. Aveva imparato alcune tecniche davvero eccezionali percambiare il modo in cui pensava e ciò che provava. Rendersiconto che aveva il controllo sul modo in cui percepiva il mondocircostante era stata una rivelazione fondamentale. Aveva tra-scorso la sua vita semplicementesperandoche le cose andasserobene, ma ora aveva gli strumenti per scegliere il meglio.

Arrivato a casa, riprese in mano il dépliant che lo avevaconvinto a frequentare il seminario. Lo studiò accuratamente.Certo, le tecniche funzionavano, ma il cambiamento sarebbedurato?

Domani sarebbe stato un altro giorno interessante.

PRIMO GIORNO

Appunti personali

Diario di Joe

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La libertà personale è la capacità di scegliere comesentirsi, spezzando così le catene di paura, tristezza e odio: catene fatte di sensazioni negative, convinzioni limitanti e comportamenti distruttivi.Molte persone vittime di eventi negativi, anziché esserefelici che non si stiano veri cando nel presente, ci ri-

pensano e continuano a riviverli mentalmente… così, ciò

che è stato,

nisce per distruggere ciò che è e ciòche potrebbe essere.Molte persone si sentono intrappolate dal passato, ma non lo sono realmente: stanno solo coltivando un’abi-tudine allo star male.Possiamo sempre decidere se:

• considerare il nostro passato e attraverso di esso costruire un futuro migliore

oppure• considerare il nostro passato e attraverso di

esso limitare il nostro futuro.

Si tratta di insegnare alle persone a guardare al proprio passato traendone lezioni, anziché subirlo e soffrirne.

Molte persone pensano che vivere signi chi riviverecontinuamente gli eventi spiacevoli del passato. Meconsiderare la nostra esistenza come la fantastica avventura che può essere.Forse la realtà è diversa da come te la immagini. Forciò che immagini diventa la tua realtà.Gli eventi tragici esistono solo nella mente come r

cordi terribili. Un ricordo è solo la rappresentaziondi un’esperienza.Se cambi il modo in cui rappresenti un’esperiencambiano anche le sensazioni a essa associate.Nella vita possiamo controllare ciò che accade nelnostra mente. L’esempio di Alan: se qualcuno entrasin casa tua e dipingesse immagini raccapriccianti su

pareti, le lasceresti? No, certo che no. Ridipingeresi muri. E allora perché conservare brutte idee neltesta?Se non agisci, non ottieni risultati.

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al corso “PNL per tutti”.

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Questo libro ti insegna a riconsiderare il tuo modo di ragionaree e a sdare i tuoi limiti. E sai una cosa? Questa presa di coscienza vaoltre te.

Ogni volta che un individuo acquisisce una maggiore consape-volezza, il mondo nel suo complesso ne trae giovamento, poiché il

mondo è il riesso delle azioni di ciascuno di noi. Ti chiediamo quindidi condividere il messaggio di questo libro con il maggior numero dipersone possibile. Fai circolare le idee espresse in questo libro, rendinepartecipi familiari, amici, colleghi. Grazie a te potranno apprendere ipotenti concetti esposti in Scelgo la libertà e partecipare gratuitamenteal corso “PNL per tutti”.

Il nostro sogno è quello di migliorare il mondo attraverso un li-bro, un corso... una persona per volta. Per questo chiediamo il tuoaiuto, per trasformare il sogno in realtà. Insieme possiamo creare unmovimento, un usso inarrestabile che si muova verso un mondo piùfelice.

Speriamo di incontrarti presto di persona.Nel frattempo, puoi raggiungerci on-line nel sito

www.scelgolaliberta.it

Con i migliori auguri per una vita straordinaria.

Richard Bandler Alessio Roberti

Owen Fitzpatrick

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Dentro ciascuno di noi c’è un potere immenso che ci permettedi essere attori della nostra esistenza, diventando nalmentedegli spiriti liberi. Questo libro straordinario ci insegna comediventarne consapevoli e come utilizzare tale potere.Marco Columbro , attore e conduttore televisivo

Un libro eccellente. Gli autori ci accompagnano alla scopertadelle tecniche della PNL, una disciplina che offre la possibilitàdi spezzare le catene emotive negative e aumentare la nostralibertà personale. Lo consiglio di cuore.Riccardo Pulzoni , medico psichiatra

Ho letto con piacere Scelgo la libertà , il quale mi ha fatto rivi-vere le esperienze e le emozioni che ho provato frequentandoun corso di PNL, un sistema che ritengo efcace nella vita pri-vata e professionale. Le idee esposte in questo libro, spiegate in

modo chiaro, divertente e attraverso esempi concreti, rendonola lettura accessibile e piacevole anche a coloro che si avvicina-no per la prima volta alla PNL.Pierluigi Alessandri , vicepresidente di Technogym Spa

A C Q U I S T A N D O

Q U E S T O L I B R O

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