Pierre Jovanovic- Inchiesta sugli Angeli custodi capitoli 12

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Capitolo Dodicesirno VISIONARI E ANGELI I must be hallucinating / Watching Angels celebrating / Could this be reactivating / Al! my senses dislocating? / This must be a strange deception / By celestial intervention / Leaving me the recollection / O/ your heavenly connection. Eurythmics, There must be an Angel, in Be yourself tonight, ReA Records Purtroppo non tutti i mistici ci hanno lasciato delle testimonanze sugli angeli, come fece per esempio Julienne de Norwich (1342-1416) di cui il teologo Thomas Merton disse una volta, come se parlasse un santo fustino di detersivo: «Sì, un tempo ero pazzo di San Giovanni della Croce; oggi non lo sostituirei con Julienne nemmeno in cambio del mondo intero, o delle Indie, o di tutti i mistici spagnoli messi insie- me» I. Leggendo l'opera diJulienne de Norwich, pensai invece che 1'avrei scambiata senza pensarci due volte con Caterina da Siena o Teresa Neumann. Ma è solo una questione di gusti. Oppure di passione. Comunque possiamo tranquillizzarci, i mistici senza stigmate e «corruttibili» ci hanno lasciato dei veri tesori nel campo delle visioni angeliche. Come al solito, le donne sono in maggioranza e non possia- mo che stupirei della loro ostinazione a mettere su pergamena, per ordine di Dio, tutte le visioni che vennero loro concesse. In quell' epoca buia infatti, non avevano alcun diritto di esprimersi e ancor meno di scrivere. «Nel Medioevo - fa notare jean-Noél Voirnet - sembrava che la scrittura fosse vietata alle donne e riservata agli uomini; c'erano vo- lute tutte quelle autorizzazioni umane e sovrannaturali perché dive- l Le livre des réuélations, Ed. Cerf, pp. 7 -8. 296 XII. VISIONARI E ANGELI nissero scrittrici, come se 1'azione stessa di scrivere fosse giustificabile solo in uno stato di trance o durante un'estasi, così non potevano essere considerate responsabili o colpevoli della loro azione. Le prime donne scrittrici furono delle estatiche. Astuzie dell' estasi, estasi come uscita: uscire dal mondo ma anche, in nome del Padre, dalla retorica dei teo- logi e dei Padri ... Non ci sarebbero state né Virginia Woolf né Emily Bronte se non fosse per l'antecedente di Elizabeth»". In un'epoca in cui la donna non poteva assistere alla Messa durante il «periodo d'impurità», si può apprezzare ancor di più l'ostinazione dimostrata da lidegarde e dalle sue emule per riuscire a pubblicare le descrizioni delle loro estasi. Tutte queste donne brandivano come ga- ranzia il nome di Dio, un po' come Giovanna d'Arco che, pur essendo spuntata dal nulla, godeva del privilegio di udire la voce di un angelo, e quindi riuscì a convincere il Delfino a metterle a disposizione un esercito. Così, nel Medioevo, solo le favorite dell' Altissimo hanno potuto lasciare delle tracce nella nostra storia. E persino nel XVII secolo, Maria d'Agreda non fu forse obbligata dal suo confessore a dare alle fiamme il manoscritto di tremila pagine, perché «una donna della Chiesa non deve scrivere»? Per fortuna questo genere di mistici continua a sopravvivere anche al giorno d'oggi ed è rappresentato da personaggi affascinanti: Maria Valtorta posava davanti ai fotografi, Yvonne-Aimée Malestroit' fu de- corata con la medaglia della libertà americana, Jean-Edouard Lamy andava in bicicletta, suor Faustina Kowalska prendeva il treno e Gem- ma Galgani levitava davanti al suo direttore spirituale. Ci sarebbe da credere che se Dio si invaghisce di un' anima decide di sposarla per renderla immortale. La lista delle spose di Cristo è molto lunga. jean-Noél Voirnet racconta nella sua opera Extases Féminines' che 1'8 settembre 1979, mentre si trovava a Roma, anche lui udì una voce (ma allora è contagiosol): «Ecco i nomi di quelle che mi hanno 2 Extases féminines, cit., pp. 42-43. J Religiosa francese i cui exploits (non c'è altra parola per descriverli) furono talmente incre- dibili che all'epoca la Chiesa impedì di parlarne. Il generale de Gaulle la insignì personalmente della Legion d'onore, che andò ad aggiungersi alla Croce di guerra, alla King's medal, alla me- daglia della resistenza e a quella della libertà americana. Madre Yvonne-Marie-Aimée aveva il dono della bilocazione e appariva nei campi di concentramento per aiutare i prigionieri ad eva- dere oppure andava a cercare le ostie profanate. Riuscì anche a sfuggire con uno «stratagemma» sovrannaturale alla Gestapo che l'aveva arrestata a Parigi. Molto interessante è l'opera Bilocations de mère Yvonne-Aimée (OEIL, Parigi 1990). Yvonne-Aimée de Malestroit e Maria d'Agreda rappresentano i due casi di bilocazione meglio documentati nella storia dei mistici. 4 Cfr. pp. 188-190. XII. VISIONARI E ANGELI 297

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Angeli custodi testimonianze

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Capitolo Dodicesirno

VISIONARI E ANGELI

I must be hallucinating / Watching Angels celebrating / Couldthis be reactivating / Al! my senses dislocating? / This must bea strange deception / By celestial intervention / Leaving me therecollection / O/ your heavenly connection.

Eurythmics, There must be an Angel,in Be yourself tonight, ReA Records

Purtroppo non tutti i mistici ci hanno lasciato delle testimonanze sugliangeli, come fece per esempio Julienne de Norwich (1342-1416) di cuiil teologo Thomas Merton disse una volta, come se parlasse un santofustino di detersivo: «Sì, un tempo ero pazzo di San Giovanni dellaCroce; oggi non lo sostituirei con Julienne nemmeno in cambio delmondo intero, o delle Indie, o di tutti i mistici spagnoli messi insie-me» I.Leggendo l'opera diJulienne de Norwich, pensai invece che 1'avreiscambiata senza pensarci due volte con Caterina da Siena o TeresaNeumann. Ma è solo una questione di gusti. Oppure di passione.

Comunque possiamo tranquillizzarci, i mistici senza stigmate e«corruttibili» ci hanno lasciato dei veri tesori nel campo delle visioniangeliche. Come al solito, le donne sono in maggioranza e non possia-mo che stupirei della loro ostinazione a mettere su pergamena, perordine di Dio, tutte le visioni che vennero loro concesse. In quell' epocabuia infatti, non avevano alcun diritto di esprimersi e ancor meno discrivere. «Nel Medioevo - fa notare jean-Noél Voirnet - sembrava chela scrittura fosse vietata alle donne e riservata agli uomini; c'erano vo-lute tutte quelle autorizzazioni umane e sovrannaturali perché dive-

l Le livre des réuélations, Ed. Cerf, pp. 7 -8.

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nissero scrittrici, come se 1'azione stessa di scrivere fosse giustificabilesolo in uno stato di trance o durante un'estasi, così non potevano essereconsiderate responsabili o colpevoli della loro azione. Le prime donnescrittrici furono delle estatiche. Astuzie dell' estasi, estasi come uscita:uscire dal mondo ma anche, in nome del Padre, dalla retorica dei teo-logi e dei Padri ... Non ci sarebbero state né Virginia Woolf né EmilyBronte se non fosse per l'antecedente di Elizabeth»".

In un'epoca in cui la donna non poteva assistere alla Messa duranteil «periodo d'impurità», si può apprezzare ancor di più l'ostinazionedimostrata da lidegarde e dalle sue emule per riuscire a pubblicare ledescrizioni delle loro estasi. Tutte queste donne brandivano come ga-ranzia il nome di Dio, un po' come Giovanna d'Arco che, pur essendospuntata dal nulla, godeva del privilegio di udire la voce di un angelo,e quindi riuscì a convincere il Delfino a metterle a disposizione unesercito.

Così, nel Medioevo, solo le favorite dell' Altissimo hanno potutolasciare delle tracce nella nostra storia. E persino nel XVII secolo, Mariad'Agreda non fu forse obbligata dal suo confessore a dare alle fiammeil manoscritto di tremila pagine, perché «una donna della Chiesa nondeve scrivere»?

Per fortuna questo genere di mistici continua a sopravvivere ancheal giorno d'oggi ed è rappresentato da personaggi affascinanti: MariaValtorta posava davanti ai fotografi, Yvonne-Aimée Malestroit' fu de-corata con la medaglia della libertà americana, Jean-Edouard Lamyandava in bicicletta, suor Faustina Kowalska prendeva il treno e Gem-ma Galgani levitava davanti al suo direttore spirituale.

Ci sarebbe da credere che se Dio si invaghisce di un' anima decide disposarla per renderla immortale. La lista delle spose di Cristo è moltolunga. jean-Noél Voirnet racconta nella sua opera Extases Féminines'che 1'8 settembre 1979, mentre si trovava a Roma, anche lui udì unavoce (ma allora è contagiosol): «Ecco i nomi di quelle che mi hanno

2 Extases féminines, cit., pp. 42-43.J Religiosa francese i cui exploits (non c'è altra parola per descriverli) furono talmente incre-

dibili che all'epoca la Chiesa impedì di parlarne. Il generale de Gaulle la insignì personalmentedella Legion d'onore, che andò ad aggiungersi alla Croce di guerra, alla King's medal, alla me-daglia della resistenza e a quella della libertà americana. Madre Yvonne-Marie-Aimée aveva ildono della bilocazione e appariva nei campi di concentramento per aiutare i prigionieri ad eva-dere oppure andava a cercare le ostie profanate. Riuscì anche a sfuggire con uno «stratagemma»sovrannaturale alla Gestapo che l'aveva arrestata a Parigi. Molto interessante è l'opera Bilocationsde mère Yvonne-Aimée (OEIL, Parigi 1990). Yvonne-Aimée de Malestroit e Maria d'Agredarappresentano i due casi di bilocazione meglio documentati nella storia dei mistici.

4 Cfr. pp. 188-190.

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amato di più. Ora sono morte, ma nel mio cuore vivono, in un giardinopiù bello di tutti i giardini terrestri». Ebbe anche una visione: «Vidi poiuna cattedrale - racconta - in cui erano tutte riunite. Nel coro, sotto ilmanto blu della Vergine, cantavano. Tutte le spose e le fidanzate eranolà, così bianche, così fresche e attente che sembravano ancor più nume-rose ... Le carmelitane nel loro abito scuro, le francescane in tonachescure e le domenicane vestite di bianco, tutte cantavano. Tutte attende-vano colui che era stato loro promesso».

La visione (incompleta, perché manca la sublime Galgani) del no-stro docente, mi ricorda il concerto del gruppo rock australiano INXS:

lefans, riunite come uno sciame d'api davanti al palco, aspettano im-pazienti l'uscita del biondo cantante per scatenarsi. «E sentii - prose-gue Voirnet -la sua voce che diceva: "Ecco quelle che mi hanno mag-giormente amato e che io amavo ancora di più. Sono morte, ma oravengo a celebrare le nozze che avevo promesso loro ... ". E le sante, deegelose, si accalcavano ai piedi dell' altare e strillavano come uccellini.Sulla gradinata anche le suore gridavano. Si strappavano le vesti e ten-devano le mani verso di lui»".

Non resta che inchinarsi umilmente davanti alle memorie di questespose che, anche se non furono marchiate dal sigillo divino dell'in-corruttibilità, riuscirono ad arrivare fino a noi, attraversando secoli esecoli di edizioni, fatto di per sé sorprendente. Le memorie dei «Mae-stri» dell' Académie Française, nonostante le loro opere «immortali»,non sono invece sopravvissute così a lungo ... In compenso 1'opera -1500 pagine - di Santa Brigitta di Svezia (1303-1373), quella - quattrovolumi - di suor Giovanna della Natività (1731-1798) oppure l'immen-sa opera - cinque volumi per un totale di 3500 pagine - di Maria Valtorta(1897-1961), che nessuno ha mai chiamato «Maestro», vengono rego-larmente ristampate.

La suora della natività confidò un giorno al suo direttore di coscien-za, l'abate Cenèt: «Dio mi fece vedere, anche se confusamente, chequesta piccola opera che è sua, si diffonderà un giorno in più di unanazione e in più di un reame. Deve proseguire finché si spegnerà lafiamma della fede, con coloro che cammineranno guidati dalla sua luce,senza che io possa vedere o mi possa fermare. Sarà letta fino alla finedei secoli in tutto il mondo e fino agli ultimi giorni della Chiesa di GesùCristo» 6.

5 Extases [éminines, cito6 Vie et visions de soeur de la Nativité, Ed. Résiac, p. 3.

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In poche parole, se volete scrivere un'opera immortale, vi conver-rebbe avere Dio stesso come agente. Ma Claudel, Bossuet, Fénelon,Racine, Pascal e molti altri, non recitavano il rosario?

E ancora, che pensare di quel bravo curato di campagna, il franceseJean-Edouard Lamy (1853-1931) che non ha scritto niente, ma la cuimemoria è sopravvissuta al più prolifico degli accademici «immortali»della sua epoca? Gli scritti e il ricordo di certi uomini di Dio sopravvi-vono molto meglio di qualsiasi premio Goncourt o Pulitzer. E nel lorocaso, gli angeli appaiono quasi immancabilmente.

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VASSULA RYDENSvizzera: 1942

(Gruppo IIl: visionari, angeli)

10.000 Angels areflying overhead / Circling the ceiling reachingdown onta my bed / I said, «Come to me I really want you, /Come to me becauseI need you noto, / Come to me I reallywant you, / Come to me I will go anywhere with you». / I rodemy bicycle too fast and fell down / A lot of people saw me fallonta the ground / I was embarassed see my [ace turning red /I heard the Angels laughing way above my head.

Eddie Brickell & New Bohemians, 10.000 Angels,in Ghost 01a dog, Geffen Records

Il caso della svizzera (e ortodossa) Vassula Ryden è interessantissimo.Con i personaggi che abbiamo esaminato fin qui, si ha sempre la sen-sazione di un tempo ormai passato e si pensa che queste cose non suc-cedano più al giorno d'oggi.

Vassula Ryden, una «mistica» moderna, rappresenta perfettamentela potenza invisibile che all'improvviso si impadronisce di un' animaper trasformarla. «Ecco una donna che per più di trent'anni non si eraaffatto preoccupata di Dio - scrive Patrick de Laubier nella prefazionedi Vera vita in Dio 7 - e viene improvvisamente interpellata, in pienaprosperità mondana, da un angelo. In tre mesi l'angelo la prepara al-l'intervento diretto di Cristo e l'aiuta a descrivere su carta le visioni ele presenze sovrannaturali che la accompagnano in modo quasi perma-nente».

Vassula Ryden, moglie di un funzionario internazionale, segue co-stantemente la carriera del marito e salta con lui da un paese all' altrofino ad atterrare in Svizzera nel 1987. A quei tempi Vas sul a non eraaffatto una bigotta, anzi: viveva proprio come la moglie di un diploma-tico, con la settimana costellata di inviti mondani, cocktail e cene nelle«alte sfere-", In poche parole, viveva come molti di noi, nella più totalespensieratezza. La religione non la interessava affatto e non andava maia Messa, se non per obblighi sociali, cioè in occasione di matrimoni ofunerali. Niente di straordinario o di tragico.

7 Ed. OEIL, Parigi 1990.8 Espressione di Patrick de Laubier.

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Eppure, un giorno del novembre 1985 - a quell' epoca viveva ancorain Bangladesh - stava scrivendo distrattamente una lista di commissio-ni, quando all'improvviso sentì nel suo corpo una strana vibrazione«sovrannaturale» e la sua mano divenne indipendente, come era acca-duto a una cappuccina anonima di Torino la cui mano venne improv-visamente «comandata» dal suo angelo custode. Padre René Laurentinle chiederà tempo dopo: «Come sapeva che si trattava del suo ange-lo?». Risposta di Vassula: «Perché ha scritto con la mia mano, in ingle-se, "Sono il tuo angelo custode". Si chiama Daniel» 9.

La scrittura automatica è un fenomeno piuttosto frequente nellerivelazioni private e a questo proposito sono disponibili innumerevolistudi estremamente seri. Precisiamo semplicemente che le diverse ana-lisi grafologiche effettuate sulla scrittura «normale» di Vassula esull' «altra» confermano che «il soggetto è nelle mani di una forza chelo domina». Il grafologo non parlava inglese e quindi non aveva la piùpallida idea di cosa si trattasse. Comunque, se anche avesse conosciutol'inglese, avrebbe semplicemente letto il contenuto di una lettera d'amo-re. In più 1'angelo disegnava e una delle sue «opere» è stata utilizzataper la copertina del libro. Il disegno è molto interessante perché illu-stra chiaramente la differenza tra un angelo e il suo protetto: Danieltiene Vas sul a tra le braccia e il rapporto tra le due figure è quello di unbambino di cinque anni in grembo a un adulto. «L'angelo mi preparòper tre mesi», spiegò Vassula. Pur intrattenendo rapporti molto ami-chevoli con il suo angelo custode, era intimidita da Cristo: «Il giorno incui prese il posto dell' angelo senza che io lo sapessi, mi disse: Ecco, ècosì che devi essere con me, in una grande intimità». Poco a poco,Cristo la educò, le donò delle visioni e l'accompagnò spesso a passeg-giare nel suo reame. È curioso notare che anche se otto secoli separanoVassula Ryden da Ildegarda di Bingen, il contenuto delle visioni è in-credibilmente simile.

Il fatto che Vassula Ryden avesse incontrato il proprio angelo miaveva, come ci si può immaginare, terribilmente intrigato. Dopo parec-chie chiamate in Europa, riuscii a ottenere il suo nurnero di telefono.Lo composi subito e mi rispose una voce dal timbro grave che disse:«Sarò negli Stati Uniti tra una settimana, a Tulsa. Mi hanno invitato peruna conferenza». Fissammo un appuntamento. Volevo incontrare 1'emu-

9 A quelli che si chiedono: «Perché non Maurice, Léon o Nestor», la risposta è semplicissima,la maggior parte dei nomi degli angeli terminano con «eh>, come in «aile», (che significa «ala»)come Miche!, Murie!, Gabrie!, Urie! o ... Marcel, sebbene Gustav Davidson non ne abbia ancoratrovato uno con questo nome.

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la di Anna Maria Taigi l0. Una settimana dopo, a Tulsa, mi trovai difronte una donna con la testa ben piantata sulle spalle, che mi spiegò,con molto senso dell'umorismo, che anche lei era terribilmente infasti-dita dal lato dolorista dei cattolici. Ma aggiunse: «Dio mi ha progres-sivamente fatto capire che soffrire è una necessità, un obbligo, se sivuole amarlo». Obbiettai: «Non ha l'impressione che dal punto di vistadel marketing, lo slogan Venite a me, soffrirete non è dei migliori perattirare dei clienti?». Scoppiò a ridere e rispose semplicemente: «Hoforse l'aria di una martire?».

No, piuttosto sembrava serena, risplendeva di una certa «forza tran-quilla»; il cielo avrebbe potuto caderle sulla testa senza provocarle unsolo battito di ciglia. Ostentava quella certezza assoluta che ben pochipreti posseggono. Un amico giornalista mi ricordò tuttavia che ci sonomolte persone, soprattutto negli ospedali psichiatrici, che affermano didialogare con Dio. Era vero e mi chiedevo continuamente come Vassulaavesse potuto superare senza intoppi tutti gli inevitabili ostacoli postisul cammino di quelli che si vantano di un simile privilegio. La rispostaè semplice: il famoso René Laurentin l'aveva corazzata. Ed è stato pro-prio in questo caso che ho scoperto l'importanza del sacerdote france-se. Nonostante abbia meno senso dell'umorismo della porta di un con-fessionale è un luminare a livello internazionale, rispettato in tutto ilmondo: sta alle apparizioni mariane come Jacques Cousteau agli abissidegli oceani. In più i due uomini si assomigliano fisicamente: stessicapelli, stesso sguardo d'acciaio impersonale, stessa forma del viso estesso modo di vestirsi in «borghese». Non avviene una sola apparizio-ne della Vergine in qualsiasi punto del globo senza che René Laurentinnon sia nei paraggi, intento a investigare come Sherlock Holmes, esa-minando, soppesando, paragonando e analizzando con la lente d'in-grandimento tutte le testimonianze disponibili. Potremmo considerar-lo come un esperto in apparizioni della Vergine Maria presso il tribu-nale dei fenomeni sovrannaturali. E René Laurentin è un prezioso alleatodi Maria, che sicuramente si è affezionata a lui a furia di averlo allecalcagna, un po' come le celebrità che, vedendo ovunque vadano lostesso giornalista, finiscono per stringere con lui una relazione ami-

lO Visionaria italiana (1769-1837) sposata con sette figli, sposa di Cristo, famosa all' epoca peril dono della preveggenza. Vedeva l'avvenire con tanta chiarezza che persino papa Leone XII epapa Gregorio XVI la consultavano regolarmente. li suo caso è ampiamente documentato - fubeatificata nel 1920 - e credo che Anna-Maria Taigi sia stata l'unica che un giorno, sfinita dalleestasi, disse a Cristo: «Signore, lasciatemi, non ne posso più. Perché non ve ne andate a cercareuna giovane vergine invece di accanirvi su una donna anziana come me? Lasciatemi lavorare!»li suo corpo fu ritrovato incorruttibile durante il processo di beatificazione.

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chevole. In poche parole, padre René Laurentin costituisce un buonpunto di riferimento, un po' come un critico di cinema. Ed è stato luiche, scrivendo la prefazione del libro di Vassula, l'ha «lanciata».

A questo punto volevo saperne di più, soprattutto sull'incontro conl'angelo custode, di cui non parla nel libro, e soprattutto perché anchelei è stata «scelta». Perché proprio lei, che in trent'anni non aveva maimesso piede in una chiesa, invece di qualcuno che prega tutti i giorni?La sua risposta fu disarmante: «A causa della mia miseria, della miapovertà. Mi ha detto: "Sei miserabile"».

Non ero sicuro di capire bene il termine «miserabile».«Cosa intende per "miserabile" nel suo caso?».«Ero praticamente atea. Dico praticamente perché credevo in Dio

ma non lo pregavo mai, non andavo mai a Messa. E poi di colpo Cristomi ha presa, così com' ero, nella mia totale mancanza di spiritualità. Miha completamente trasformata. Mi ha detto: "Non vengo solo per igiusti, ma anche per coloro che si sono smarriti". Vuole mostrare la suapotenza, provare che può trasformare qualcuno dal niente e in più dargliuna missione. È lui che mi apre le porte, sa? lo sono solamente la suapenna, o come lui stesso dice sempre: "Sei la tavola su cui scrivo"».

«Scrive sempre in "automatico?"».Vas sul a mi fulmina con lo sguardo.«Nella scrittura automatica la persona aspetta che la mano si muova.

Ma questo non è il mio caso, è completamente diverso: appena sento lasua voce, prendo nota delle parole. È solo la scrittura che cambia. Inol-tre, i messaggi che ricevo hanno un senso, c'è un seguito, un insegna-mento, una teologia».

«Cosa dice a chi le chiede di fornire delle prove sull' autenticità dellasua relazione con Cristo?».

«Delle prove? Non ci saranno mai prove concrete. È come con lamorte di Gesù. La gente voleva le prove della sua risurrezione. Comun-que le persone che mi chiedono delle prove non vengono alle mie con-ferenze perché tanto non ci credono. E nessuno mi ha mai chiesto unmiracolo. Non mi è mai stato chiesto di provare che si tratta proprio diGesù. Mai».

Stavamo mangiando. Assaggia con diffidenza le frencb fries del-l'Oklahoma. Mi chiedevo se avesse degli avversari.

«È mai stata attaccata da qualche sacerdote?».Fa una smorfia.«Sì, sì. Ho ricevuto delle critiche da qualche prete, e anche dai laici.

Mi accusano di essere una falsa profetessa. lo non dico niente. Li lascio

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fare, perché Gesù mi ha insegnato che lui è il maestro di tutto. È lui chemi ha incaricato di questa missione, non l'ho veramente scelta. Ed è luiche mi ha promesso di aiutarmi e di difendermi, e la sua protezionefunziona molto bene. Non do nessuna importanza alle critiche».

«Cosa ne pensa delle persone che sostengono di aver visto Cristo edi aver parlato con Lui durante un esperienza ai confini della morte?».

«Credo che dicano la verità e che si tratti di esperienze reali. Nonhanno alcun motivo per mentire, per raccontare storie. Non possonoinventarsi cose del genere. E se ritornano sulla terra è proprio perchédevono trasmettere la loro testimonianza».

«Secondo lei è una realtà vicina o molto lontana?».«li mondo invisibile è molto più materiale del nostro. È una realtà più

reale della realtà, oserei dire. Non ce ne accorgiamo qui perché siamo nelmondo fisico, ma quello invisibile è infinitamente più ricco. Quindi bi-sogna credere che esiste una vita" dopo", e che quella che stiamo viven-do non è altro che un preludio, un pellegrinaggio sulla terra in prepara-zione alla vita eterna. Sa, non c'è proprio niente da perdere nell' avvicinarsia Dio; piuttosto si spreca una grande occasione se lo si ignora».

Visto che chiacchiera con Cristo, mi avventuro nel campo della sof-ferenza: «Qual è lo scopo della sofferenza per la Chiesa cattolica?».·

Ride, come se si trattasse di un immenso malinteso.«Anch'io ero contraria a questo concetto, lo trovavo molto "macho".

Per me era inconcepibile. Ma in seguito, più scoprivo Dio, più com-prendevo il motivo della sofferenza e della sua sofferenza. La sofferen-za è divina. Anzi direi di più, a Dio piace la mortificazione. Non sicapirà mai questo concetto, e lo si rifiuterà addirittura, finché non siamerà Dio come bisogna amarlo. Bisogna amarlo prodigiosamente perarrivare a comprendere la sofferenza, perché Gesù ha sofferto moltis-simo e perché vuole delle anime vittime. In breve: attualmente ci sonomolti atei e soprattutto persone che rifiutano Dio e non cambierannoidea, nemmeno al momento della morte, e così cadranno in quello cheviene chiamato inferno. Ho visto l'inferno in una visione. Esiste. È perquesto che Gesù ha bisogno di anime generose ed è per questo cheoggi gli posso dire: "Fammi soffrire se vuoi, se ciò può pagare il riscattoper altre anime che cadranno". Così ci si offre come vittime. Ma biso-gna amarlo profondamente per offrirsi come riscatto per altre anime.Questo è soffrire. Ma c'è anche la gioia e se non si conosce la gioia nellasofferenza, allora non arriva da Dio. Lo ammetto, ci ho messo moltotempo a capirlo, e non si può comprendere se non accettando l'ideache Egli ha sofferto per noi sulla croce».

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Questo soggetto mi metteva sempre a disagio. Volevo cambiare ar-gomento.

«Mi racconti dell'incontro con il suo angelo custode. A quell'epocacredeva agli angeli?».

«Sì, sì. Vede, allora se mi avessero detto che la luna era rosa ci avreicreduto senza pensarci·troppo. Ero aperta a tutto. Se qualcuno mi di-ceva che l'angelo custode esiste allora ci credevo, tutto qui, non miappassionavo più di tanto, come tutti d'altronde. Ci è voluto quel gior-no del novembre 1985 perché mi appassionassi veramente. Stavo scri-vendo una lista di commissioni da fare, quando all'improvviso il miocorpo fu scosso da una vibrazione. Era come se la matita volesse scri-vere da sola. Mi sono lasciata andare e lui ha disegnato una rosa chespuntava da un cuore. Poi ha scritto: "Sono il tuo angelo custode e michiamo Daniel". Ero sconvolta, ma al tempo stesso mi dicevo: "Maperché no?". Poi mi resi conto che prima di formulargli una domanda,lui mi rispondeva. In seguito chiesi al mio angelo come mai riuscivo asentire la sua voce e lui mi disse: "Ma perché parlo, e quindi mi senti".Non conoscevo ancora il termine locuzione. Dopo ho capito, era unaspecie di visione interiore. Mi aveva chiesto: "Discernimi e guardami"e io lo vidi interiormente. Ci siamo divertiti molto in questi scambi. Ungiorno, gli avevo chiesto di disegnarmi qualcosa e tutto quello che riu-scì a scarabocchiare furono delle chiese e delle cattedrali (ride). All'ini-zio di questa storia, pensavo di essere la sola al mondo a parlare con unangelo, perché non conoscevo l'esistenza di quelle che vengono defini-te "rivelazioni private".

«Com'è il suo angelo custode?».«Sa, gli angeli sono diversi tra loro. Caterina Labouré vedeva un

angelo con i tratti di un bambino di 5 anni. Ognuno ha la sua rappre-sentazione dell' angelo se così si può dire. lo vedo il mio angelo comeun essere umano .e indossa sempre qualcosa di particolare, come unadalmatica, una piccola cappa, del broccato argentato. Ha la pelle scurae i capelli lunghi, fino alle spalle. È un angelo molto sensibile. Qualchevolta vedo un altro angelo al suo fianco, immenso, alto due metri, benproporzionato, con un abito bianco luminoso e delle ali bianche. Mol-to, molto luminose».

«E l'arcangelo Michele?».«È un'immensa luce brillante. È tutto quel che vedo».«Che ruolo ha l'angelo esattamente?».«Cristo mi aveva detto - è nel quaderno 48 - : "Ti ho dato un angelo

per proteggerti, consolarti e guidarti". E il mio angelo una volta mi

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chiese: "Sai chi era presente il giorno della tua nascita?". La mia rispo-sta fu ovvia: mia madre, il medico, la levatrice; mio padre non c'eraperché a quei tempi gli uomini non erano certo autorizzati ad assistereal parto. L'angelo aggiunse: "C'ero anch'io". È con me fin dall'inizio.Allora gli ho chiesto se mi aveva scelta. "No, è stato lui", mi rispose. Gliangeli sono prima di tutto i servitori di Dio. Devono proteggerei eguidarci il più possibile vicino a lui (Vassula tace un istante e poi ri-prende). Una volta ho sorpreso il mio angelo che si lamentava, "OhDio - diceva -lasciate che lei vi segua". Gli chiesi cosa stesse facendoe la sua risposta, un po' scontrosa fu: "Prego". "Ma per chi?", dissi ioe lui mi rispose: "Per te"».

Fa una pausa, pensierosa, poi mi guarda.«Il mio angelo mi ha anche offerto dei fiori, lo sa?».Confesso la mia ignoranza.«Un giorno mi ha regalato un mazzo di fiori veri. Ero di passaggio

in Pakistan, dove aspettavo l'aereo per tornare in Svizzera. Rimasi tuttoil giorno all'hotel nell' attesa di partire, quando l'angelo mi disse: "Sai,presto sarà Natale e ti voglio fare un regalo ... ti darò dei fiori". Erostupita: "Dei fiori veri, non dei fiori spirituali?". "Sì, veri, vedrai". Loascoltai sorpresa e mi chiesi come avrei fatto a sapere che arrivavanoproprio da lui. E l'angelo per rassicurarmi disse: "Li firmerò, vedrai ilmio segno". Qualche ora dopo, di sera, scesi al ristorante per cenare.Ero l'unica persona nella sala. Quando terminai il pasto, un uomo conl'uniforme dell'hotel mi si avvicinò senza dire niente e pensai che miportasse il conto. Mi mise in mano una ghirlanda di rose rosse pakistane.Fece dietro front e se ne andò, sempre senza pronunciare una sola parola.Subito ho pensato a quelle rose. Istintivamente ho sentito i fiori e nellostesso istante ho visto dei fili argentati, come decorazioni per l'alberodi Natale, che si agitavano dolcemente davanti ai miei occhi. Era la suafirma. Bellissimo. I fiori ce li ho ancora, li avevo seccati».

«Come vive adesso?».«Mi lascio trasportare dall'onda. Non mi batto più contro corrente

perché ho capito che non serve a nulla. Inoltre Dio mi ha chiesto diconsultarlo sempre prima di prendere una decisione. Allora prego e mirimetto a lui».

«Riceve lettere da qualcuno che chiede di sottoporgli delle questio-ni, domande personali?».

«Sì, ma non rispondo. lo non chiedo, questa è semplicemente la miaffilSSlOne».

«Perché questo titolo Vera vita in Dio?».

306 XII. VISIONARI E ANGELI

«È stato Lui a sceglierlo».«Cos'ha imparato dalla sua esperienza angelica?»«Che non bisogna pregare gli angeli solamente per trovare un posto

al parcheggio. Bisogna veramente metterli all' opera e ringraziarli. Masoprattutto, se avete in programma un incontro difficile, non dimenti-cate mai, proprio mai, di inviare il vostro angelo all' angelo custodedell'interlocutore. Evita molti problemi e risolve tantissime situazioni.E funziona sempre».

XII. VISIONARI E ANGELI 307

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KATSUKO SASAGA WAGiappone: 1931

(Gruppo III: visionari, miracoli, angeli)

l'm seeing My Way: / Far the first time in years: / When theLave around / Begins to suffer / And you can't find Lave, / Inone, in anotber; / Push away the bitter tears.

Chi avrebbe mai immaginato che il paese dei microprocessori ad altaintegrazione, dell'elettronica e soprattutto del buddismo, sarebbe statola culla della più incredibile storia contemporanea di angeli custodi,anche considerando il fatto che non c'è nulla di più difficile che auten-ticare un «miracolo» in Giappone?

I cattolici sono tanto rari su quest'isola quanto i mormoni in Franciao in Italia. Considerando il resoconto che seguirà, non possiamo cheinchinarci (una riverenza è d'obbligo) davanti all' Altissimo, perchédobbiamo riconoscere che per lui nulla è impossibile, nemmeno di farsisentire nel paese dell' elettronica in miniatura: non meno di venti milio-ni di telespettatori giapponesi hanno assistito in diretta alle lacrimazionidella statua di Maria. E nel paese del buddismo e dello shintoismo èinutile sottolineare che si tratta di un avvenimento che supera di granlunga il miracolo «classico» europeo.

Ancor più interessante, nel caso di Akita abbiamo un miscuglio diCaterina Labouré, di Jacinta Marto e di Gemma Galgani: stigmate,rivelazioni, angeli in abbondanza, luce tipo NDE, apparizione di Mariae persino una statua che piange a calde lacrime. Esami, controesami,investigatori privati, commissione d'inchiesta giapponese, commissio-ne di controinchiesta episcopale, analisi universitarie, contro analisi,raggi X, spettrografo, deputati, medici e, gran finale, i «detective» delVaticano. Tutti furono costretti ad arrendersi all' evidenza dei fatti,sebbene controvoglia: quello che succedeva ad Akita aveva proprio ache fare con la sfera sovrannaturale. La dichiarazione di padre JacquesFournier al giornale «Times» del settembre 1991 illustra perfettamentela diffidenza del clero: «Le apparizioni di Maria preoccupano i sacer-doti fin dal Concilio Vaticano Il». Eh sì! A nessun prete piace che Diovenga a impicciarsi degli affari suoi.

Tutto è cominciato a 200 km a nord ovest di Tokyo, nel Tohokum,

INXS, Bitter tears,in X, Atlantic Records.

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alla periferia della città di Akita, come al solito un posto sperduto nelnulla sulla sommità di una collina anonima dove si era istallata una,comunità religiosa composta da una ventina di suore. Questo conventodi Yuzawadai aveva di religioso solo lo scopo, perché all'epoca il Vati-cano non ne conosceva nemmeno 1'esistenza. È necessario sottolineareche quelle donne non avevano certo un compito facile: il vicinato nonesitava a diffondere i pettegolezzi più improbabili sul loro conto: unacomunità di donne che vivevano insieme, in nome di una religione di«barbari», non poteva che attirare sospetti.

Eppure, come sempre, fu proprio a causa di una donna che il Giap-pone si ritrovò al centro di una faccenda che avrebbe scosso tutto ilpaese. Eppure Katsuko è dieci volte più timida e riservata di qualsiasisuora italiana, dal momento che è ... giapponese. Parla con tanta dol-cezza che una farfalla potrebbe posarsi sulle sue labbra senza venirespostata di un millimetro. Il suono della sua voce ricorda il fruscioleggero della carta seta: melodiosa, vellutata, come fuori dal tempo.Ogni parola che pronuncia sembra una piuma che si libra lentamentenell' aria e arriva a posarsi sul vostro orecchio. E una mistica, una misti-ca vera, nella pura tradizione dei contemplativi. Ma con il suo passatobuddista, la serenità di Katsuko Sasagawa farebbe passare qualsiasicontemplativa francese o italiana per .una ballerina rock, tanto i suoigesti riflettono la leggerezza di un uccellino e i suoi tratti la serenità diun monaco zeno Non si possono cancellare con una spruzzata d'acquabenedetta secoli e secoli di sottomissione femminile nipponica e dicontemplazione buddista.

In più è bella. Non come Gemma Galgani o Eva Lavalliere, no: haquella bellezza che, quando la osservate, vi infonde una quiete e unapace sovrannaturale. Incredibile. Esaminando la vita di suor Sasagawa,si scopre una strana somiglianza con l'infanzia (predestinata) dellestigmatizzate: malata fin da bambina, sballottata di ospedale in ospeda-le, nessuno capisce di che cosa soffra, genitori angosciati, ecc. All' età di19 anni un medico la opera di appendicite, ma il chirurgo danneggiadei nervi ed eccola paralizzata. Ancora una volta, passa da un ospedaleall' altro e da operazione in operazione. Durante una convalescenza aMyoko, incontra un'infermiera giapponese che la prende in simpatia ele dà dei libri sul cristianesimo. Inchiodata alletto, la ragazza non puòfare nient'altro che immergersi nella lettura. Nel 1969 è conquistata,attratta da quel Dio barbaro che ama tutti senza distinzioni. Decide diconvertirsi. Momentaneamente guarita, Katsuko informa i genitori chevuole diventare una religiosa cattolica. Lo shock della famiglia, buddista

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da generazioni, è violentissimo. Ma tutto si sistema e la lasciano anda-re. E d'altronde, quale marito giapponese vorrebbe una moglie costan-temente malata? Katsuko Sasagawa si converte e diventa suor AgneseSasagawa.

Appena entrata nella comunità delle suore di Junshin di Nagasaki,crolla. Ritorno al punto di partenza, la clinica di Myoko. Quattro gior-ni di coma e un'esperienza che il dottor Moody chiamerebbe «ai con-fini della morte». Un prete le dà persino l'estrema unzione. Ma suorAgnese si ricorda molto bene di quel «sogno»: «In un luogo che sem-brava un campo, vidi una figura magnifica. Con un movimento dellamano mi invitò ad avvicinarmi, ma ero ostacolata da persone magrecome scheletri che tentavano di afferrarmi. Guardando più lontanovidi altre persone che lottavano per cercare di raggiungere dei puntidove c'era dell' acqua pura, ma uno dopo l'altro cadevano in un fiumelurido. Piena di compassione per quelle povere anime mi misi a recitareil rosario. Improvvisamente notai sul lato destro del mio letto una per-sona graziosa che non avevo mai visto prima e che cominciò a pregarecon me. Dopo la prima decade, aggiunse una modifica, una preghierache non conoscevo, e mi chiese di recitarla dopo ogni decade» ll. SuorAgnese esce dal coma. E le suore di Nagasaki, che vivono di amore(divino) e di acqua fresca, le mandano naturalmente ... dell'acqua diLourdes! La beve con molta difficoltà e l'effetto è immediato: si rista-bilisce poco dopo. La modifica suggerita da quella «persona graziosa»è la decade di Fatima, cioè la preghiera che 1'angelo aveva insegnato aJacinta Marto.Si può dire che come a Fatima, a Garabandal e a rue deBac a Parigi, l'angelo venisse proprio per prepararla, anche se l' avveni-mento vero e proprio avrebbe avuto luogo solo sei anni dopo.

Agnese Sasagawa lascia le suore di Nagasaki e si stabilisce in unaminuscola cella del convento delle «Servitrici dell'Eucaristia». Sta bene,per una volta non è più torturata da diverse malattie. Nel gennaio 1973nota però che il suo udito comincia a giocarle dei brutti scherzi e itimpani non reagiscono più come prima. Venerdì 16 marzo 1973 iltelefono squilla. Prende il ricevitore e dice moshi moshi, pronto. Manon sente né l'interlocutore né il clic del telefono che rimette giù. SuorAgnese cade svenuta. il prete la ritrova prosternata, sotto shock. Laporta all' ospedale di Niigata. il dottor Sawada la sottopone a diversiesami e la ricovera per 43 giorni. All'inizio non è sicuro, ma ora sì: lesue condizioni sono irreversibili. È finita, Agnese non sentirà mai più.

Il TE!JI YASUDA,Akita, tbe tears and message 01 Mary, 101 Foundation, 1989, p. 20.

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Superato lo shock psicologico d'impatto, si riprende e impara a leggeredalle labbra per mantenere i contatti con la ger~te. il dottor Sawada,sorpreso dalla reazione della paziente, le dirà: «E estremamente diffi-cile vivere in un mondo privo di suoni. Lei ha la fortuna di avere lafede. Penso che 1'aiuterà. Non si scoraggi» 12.

Agnese ritorna a casa e la sua famiglia la prega di abbandonare lavocazione e di restare con loro, viste le sue condizioni. Nel maggio1973 si rende conto che la vita del convento le manca e decide di ritor-narci. Nel genere «vita contemplativa» è difficile fare di meglio quandosi vive in un silenzio totale e permanente. Due mesi dopo, il 12 di giu-gno, le sorelle la lasciano sola e la madre superiora le chiede di pregaredavanti al Santo Sacramento durante la loro assenza. Suor Agnese vanella cappella, apre il tabernacolo e, appena lo sfiora, si sprigiona unaluce incredibilmente brillante che l'acceca: «Soggiogata da quella luce,mi prosternai al suolo e non mi mossi. Restai immobile persino dopoche il raggio era sparito». Pensa di essere impazzita. L'indomani mat-tina ritorna al tabernacolo e questa volta lo apre con molta cautela, manon c'è nessuna luce. Due giorni dopo, mentre si trova nella cappellacon altre sorelle, la luce le appare ancora. Ma nessuno la vede, trannelei ovviamente. La madre superiora le ordina di tenere le sue visioni persé. Ma la religiosa viene abbagliata una terza volta da quella luce e ladescrizione che ne fornisce nel suo diario combacia perfettamente conquella dei tunnel nelle NDE: «Mi diede una sensazione incredibile, un'in-sieme di gioia e felicità che non si può esprimere a parole». Quella luceavrebbe cambiato tutta la sua vita. il 23 di giugno rappresenta in uncerto senso l'apoteosi degli eventi. Sempre nel corso di un' adorazione(il Santo Sacramento è esposto) «la luce abbagliante apparve improv-visamente e, come era già accaduto, qualcosa di simile a una foschia oal fumo avvolse l'altare sprigionandosi dalla luce. Al tempo stesso,un'enorme moltitudine di esseri apparve in quella foschia 13. Non eranodegli esseri umani ma era evidente che si trattasse di una folla compo-sta di esseri spirituali, moltissimi, in uno spazio che sembrava aprirsiall'infinito. Totalmente assorbita in quello spettacolo sorprendente, miinginocchiai in adorazione. Ad un tratto il pensiero che ci fosse delfuoco all'esterno si impadronì di me. Mi girai per guardare attraversola vetrata ma non c'era nessun fuoco. Era quella luce misteriosa che

12 Estratto dal suo diario, citato da Teiji Yasuda in Akita, the tears and message of Mary, citon Quando raccontò l'episodio al vescovo Ito, suor Agnese, imbarazzata, era riluttante a uti-

lizzare la parola «angelo».

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avvolgeva l'altare. Il candore dell' ostia era talmente brillante che nonpotevo guardarla. Allora, chiudendo gli occhi, mi prostrai». Resta cosìper molto tempo, finché una suora le dà un colpetto sulla spalla. Mauscendo dalla cappella, si accorge che le fa male la mano. La guardaattentamente e rimane sconvolta: è come se qualcuno le avesse incisouna croce ~on la lama di un rasoio sul palmo sinistro, ma la pelle nonè tagliata. E all'interno e il dolore è sempre più lancinante. Presa dalpanico, si chiede cosa le stia succedendo, temendo il peggio dopo l'im-provvisa sordità. Non dice niente a nessuno e soffre in silenzio. Dopole visioni questo è troppo. Persuasa di essere vittima di allucinazionidovute ai numerosi trattamenti medici a cui è stata sottoposta, suorAgnese decide alla fine di confidarsi con il vescovo Ito, il quale nongiudica i fatti, ma semplicemente le chiede di non parlarne e di infor-marlo se avrà altre visioni.

Una settimana dopo, venerdì 29 giugno (anche in questo caso notia-mo l'importanza del venerdì), la suora segue lo svolgimento della Mes-sa - è la festa del Sacro Cuore - dalle labbra del vescovo.' Quandoprende in mano il rosario per cominciare la recitazione, una personaappare improvvisamente alla sua destra. Suor Agnese è sconvolta: «È lastessa persona che avevo visto a lato del mio letto, all' ospedale diMyoko». L'angelo è una donna fatta di luce che l'accompagna nella suapreghiera e la sua voce «magnifica, pura, risuonava nella mia testa comeun vero e proprio eco del paradiso». L'angelo recita una preghiera checonsacra suor Agnese al ruolo di anima vittima, esattamente come padreGamache aveva offerto Georgette Faniel. Come al solito, nessuno vedeniente. L'indomani le altre suore notano che Agnese tiene sempre lamano chiusa. La superiora, suor Kotake, la interroga. È sbalordita manon capisce. «Suor Agnese mi ha mostrato la ferita», racconta. «Pian-geva e si chiedeva che cosa le stesse succedendo. Era un croce sul pal-mo sinistro. Corsi verso la statua della Madonna: la sua mano destraera visibilmente segnata da una croce nera. Il pensiero che avessimopotuto ferire nostra Madre mi turbava e mi rendeva triste. Ho pregatotutto il giorno. Anche suor Agnese sembrava soffrire. La ferita sul suopalmo era perfetta, le linee drittissime. Qualcuno aveva pensato chefosse stato uno scherzo dei bambini, ma era impossibile tracciare lineecosì precise senza una riga. Non ne ho parlato con nessuno, ho attesosilenziosamente che Dio ci desse un segnale».

E il segnale non si fa attendere. Il5 luglio 1973, nella cappella, l'an-gelo raggiunge Agnese per recitare il rosario. Pregare con un angelo afianco è per la sorella un'esperienza indimenticabile, unica, e la poten-

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za dell'invocazione viene decuplicata. E anche i dolori al palmo diven-tano sempre più atroci. Infatti, mentre lascia la cappella, la ferita iniziaa sanguinare e le diviene impossibile nascondere la piaga. E d'altrondenon si tratta di stigmate come intendiamo di solito. Agnese si chiude incella per cambiare la garza, al riparo dagli sguardi delle compagne. Èsmarrita, non capisce. Non è Caterina da Siena, né Anna CaterinaEmmerich, quindi si immerge in preghiera e chiede una spiegazione.Verso le tre del mattino, una voce risuona nel suo cervello. È 1'angelo,che le chiede di non lamentarsi delle sue ferite, perché quelle di Mariasono ben più profonde e dolorose. Suor Agnese lo fissa pensando cheassomigli stranamente a sua sorella, morta qualche anno prima. Appe-na l'idea la sfiora, l'angelo le risponde. «Mi sorrise gentilmente, fece dino con la testa e poi mi disse: "Sono colei che resta sempre al tuo fiancoe ti protegge"». L'angelo brilla. Impossibile descriverlo/la veramente,l'unico dettaglio evidente è che emana una sensazione di dolcezza ed èvestito/ a di una luce bianca come la neve. L'essere celeste le indica ladirezione della cappella, aggiungendo: «Una ferita simile alla tua sisvilupperà sulla mano destra della statua della Vergine e sarà infinita-mente più dolorosa». Suor Agnese si riprende. Sembrerebbe un remakegiapponese della rue de Bac, tranne per il fatto che non ci sono panchenella cappella ma sei tatami 14 bordati di nero e dei piccoli cuscini. L'an-gelo è scomparso. Agnese è sola davanti alla statua di Maria e ripensaalla voce dell' angelo che le penetrava il cuore. Questa statua, che diver-rà il fulcro del successo cattolico in Giappone, ha un' origine ben pre-cisa che bisognerebbe conoscere prima di proseguire nella nostra storia.

Nel 1965, la superiora del convento, suor Kotake, sfiorò la morte,ma si riprese velocemente e, non sapendo come ringraziare la Vergine,decise di ordinare una statua per la cappella. Una delle religiose posse-deva un'immagine eseguita da un pittore tedesco secondo le indicazionidi una visionaria olandese, alla quale la Vergine, durante una delle suefrequenti apparizioni nel 1946 ad Amsterdam, dichiarò: «Sono la Si-gnora di tutti i popoli» 15. L'immagine piacque molto a suor Kotake chedecise di recarsi subito da uno scultore su legno di Akita, Saburo Wakasa,un artista di 45 anni, buddista. Lo scultore esaminò la piccola immaginee decise di accettare la commessa. In seguito spiegò: «Quando comin-ciai a lavorare, desideravo ricreare la pace e la serenità del suo viso. Nonso come spiegarlo, ma la dolcezza e la pace si vedevano proprio. Dove-

14 È una specie di stuoia che misura 1,82m x D,91m,15 Secondo l'esperto in apparizioni mariane, padre Laurentin, questa apparizione è stata ri-

tenuta insignificante dalla Congregazione per la dottrina della fede.

XlI. VISIONARI E ANGELI 313

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vo assolutamente donare quell' espressione alla statua». Saburo Wakasaterminò l'opera e indubbiamente la Vergine ricordava, sebbene imper-cettibilmente, una donna asiatica. Non riuscì a darle i tratti di un' euro-pea. Comunque niente di grave, la sua statua, proprio grazie a quel«difetto» fu un successo, la prima Vergine nipponica.

Ma ritorniamo ad Agnese. È davanti alla statua, a destra dell' altare,quando la figura sembra prendere vita. La suora giapponese la osservasbigottita. In seguito dirà che Maria, immersa in una luce scintillante,le aveva rivolto queste parole: «Figlia mia, mia novizia, mi hai obbeditoabbandonando tutto per seguirmi. La tua infermità ti preoccupa? Lasordità verrà guarita, siine certa. Devi perseverare, è la tua ultima pro-va. Preghiamo insieme». Anche l'angelo è lì. Poi entrambi scompaionoe la statua riprende il suo aspetto normale. L'indomani suor Agneseritorna nella cappella e trova l'insegnante delle novizie davanti alla sta-tua. La donna le fa cenno di avvicinarsi e le indica la mano di legno chesanguina. Questa volta non si tratta di allucinazioni. La mano destrasanguina proprio come una mano umana.

Fin qui, si potrebbe spiegare tutto sulla carta: la religiosa è sonnam-bula, o peggio ha avuto un' allucinazione, si è procurata la ferita da solaoppure è una storia montata dal convento stesso per farsi un po' dipubblicità. Invece, la statua sanguinante getta il convento nel panico.Le sorelle, che già dubitavano dell'equilibrio mentale della compagnasorda, rimangono sconvolte. Il vescovo Ito, responsabile della diocesi,si precipita sul luogo del misfatto. «È proprio compito del vescovoinvestigare sui fatti in casi simili, ma non sapevo come giustificarli, perchéera la prima volta che mi trovavo davanti a una cosa del genere» spiegòin un'intervista. «Non potevo giudicare come si conveniva. Allora dissia suor Sasagawa di non speculare su ciò che era successo e di mantene-re il silenzio. La ferita appariva tutti i giovedì, sanguinava di venerdì edi domenica restava solo una cicatrice. Cercava di curare la ferita e dinasconderla fasciandola con del cotone. L'ho vista. Ma tutto ciò noncambiò nulla».

Molto tempo dopo, alcuni materialisti convinti spiegarono che suorAgnese aveva dei «poteri ectoplasmatici», cioè, secondo loro, potevatrasferire la sua ferita e/o il suo sangue nel legno della statua, solamentecon uno sforzo di volontà 16!

La piaga si attiva violentemente procurando alla religiosa sofferenze

16 Ho provato anch'io: dopo aver ritagliato la foto di una Ferrari, mi sono concentrato afondo per trasferire la sua forma, il colore e gli accessori sulla mia macchina. Ma purtroppo nonha funzionato.

314 XII. VISIONARI E ANGELI

l

atroci, al punto che il 27 luglio, ancora di venerdì, le sorelle decidonodi ricoverarla d'urgenza. Ma suor Agnese si rifugia nella cappella e siprostra davanti all' altare. Immediatamente una voce familiare, quelladell' angelo, risuona nella sua testa: «Le tue sofferenze finiranno oggi.Incidi nel più profondo del tuo cuore il pensiero del sangue di Maria.Il prezioso sangue di Maria ha un significato profondo: è stato versatoper chiedere la tua conversione, per chiedere la pace, in riparazionedell'ingratitudine e degli oltraggi al Signore». E l'angelo scompare conun sorriso. La statua sanguina fino al 29 settembre 1973, festa dell' ar-cangelo Michele, patrono del Giappone. Bisognerebbe sottolineare aquesto punto che se suor Agnese fosse stata una mistificatrice, avrebbesicuramente detto di aver visto l'arcangelo quel giorno, dichiarazionepiù che logica in occasione della festa in suo onore. E invece no. Nonebbe proprio nessuna visione quel giorno.

Comunque 1'angelo continua a manifestarsi inopinatamente e il2 diottobre, festa degli angeli custodi 17, viene concessa alla giovane suorauna visione dettagliata: «Fu durante la Messa delle 6 e 30, durante laconsacrazione. Una luce brillante mi abbagliò, esattamente come quel-la che il 12 giugno mi aveva tanto turbata ... Nello stesso istante appar-vero le figure degli angeli che pregavano davanti all' ostia luminosa.Erano in otto, inginocchiati intorno all' altare, e formavano un semicer-chio. Non si trattava di esseri umani e quando dico che erano ingi-nocchiati non intendo affermare che vedevo le loro gambe o che distin-guevo i loro tratti. È difficile persino descrivere gli abiti. Tutto quelloche posso dire è che sembravano avvolti in una specie di luce. Sicura-mente non assomigliavano a esseri umani, ma non avevano l'aspetto dibambini né di adulti, come dire ... erano esseri a cui non si può dareun'età. È impossibile parlare di illusione ottica, erano proprio lì. Nonavevano le ali, ma i loro corpi erano avvolti da una specie di luminescenzamisteriosa che li distingueva nettamente dagli esseri umani. Stupita,non credendo ai miei occhi, li aprii e li chiusi ancora, li stregai, ma noncambiò nulla. Tutti e otto adoravano il santo sacramento con grandedevozione ... Al momento della comunione, l'angelo mi si avvicinò e miinvitò ad avanzare verso l'altare, dove potei distinguere chiaramente gliangeli custodi di ogni membro della comunità. Davano veramente l'im-pressione di guidarli e proteggerli con gentilezza e affetto. Niente comequella scena riuscì ad aprirmi gli occhi sul profondo significato dell'an-

17 In Francia l'angelo non viene celebrato ufficialmente, dal momento che il2 di ottobre è lafesta di San Leger.

XII. VISIONARI E ANGELI 3 15

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gelo custode: fu molto meglio di qualsiasi spiegazione teologica, persi-no la più dettagliata» 18.

. li 13 di ottobre, a suor Agnese venne concessa la terza e ultimaapparizione di Maria. La data combacia con quella di Fatima. Nono-stante ciò, padre Yasuda, appena nominato sacerdote della comunità,non riesce a liberarsi dai dubbi. «Una suora che parla con il suo angelocustode ... per quanto fossi prete da tempo, non avevo mai sentito par-lare di apparizioni angeliche. E anche se sapevo che la Bibbia li citava,non riuscivo a crederei. L'angelo custode faceva parte della fede pura»,dirà in seguito". «Non rifiutai categoricamente le apparizioni, ma pre-gai per chiedere un segno che mi permettesse di credere a suor Agnese,perché pensavo che si trattasse quanto meno di un'allucinazione scatu-rita dal profondo della sua psiche». li segno gli avrebbe letteralmentetrafitto lo spirito qualche giorno dopo, quando la suora gli trasmise unmessaggio destinato proprio a lui da parte dell' angelo. I dubbi del di-rettore spirituale si volatilizzarono immediatamente.

Passano sette mesi. li 18 maggio, come ogni giorno, la religiosa sireca alla Messa del mattino. Durante l'adorazione, il suo angelo custo-de le appare e le annuncia sorridendo che riacquisterà l'udito in agostoo in ottobre: «Sentirai ancora, sarai guarita. Ma la guarigione non du-rerà a lungo». L'espressione dell' angelo diventa particolarmente severae fa rabbrividire la religiosa: «li Signore desidera ancora la tua offertadi sofferenza e quindi ritornerai sorda».

L'8 maggio suor Agnese, immersa in preghiera, è colpita da fitte allostomaco così violente che viene ricoverata subito. li direttore spiritualecomincia a dubitare che possa guarire come l'angelo ha promesso. Re-sta in ospedale fino al 4 di settembre. Ma l'essere celeste ritorna il 21settembre 1974 e chiede a suor Agnese di cominciare una novena a suascelta, seguita da altre due «davanti al Signore, realmente presente nel-l'Eucaristia» e promette che, una volta terminate le tre novene,riacquisterà l'udito. L'angelo precisa anche che le prime parole che sentiràsaranno quelle dell' Ave Maria e il secondo suono sarà la campanella chesegnala la benedizione. Il 13 di ottobre, giorno dell' anniversario del-l'apparizione di Fatima, le predizioni dell'angelo si avverano in tutti ipunti. Sente ancora. Il vescovo la manda subito all' ospedale della CroceRossa e poi all' ospedale municipale di Akita per avere due diagnosi

18 Akita, the tears and message 01 Mary, cit., pp. 75-76.19 È una reazione simile a quella di]ean Derobert, al quale Padre Pio aveva chiesto se credeva

nell' angelo custode.

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diverse. Entrambe confermano che il sistema uditivo di Katsuko AgneseSasagawa funziona normalmente. Cinque mesi dopo, all'improvviso, nonsente più. E di nuovo i medici dichiarano, il 7 marzo 1975, che la suasordità è incurabile. Ma ormai suor Agnese se ne infischia.

Nel frattempo, il 4 gennaio 1975, per la prima volta, la statua diMaria inizia a lacrimare, dando il colpo di partenza al primo dei mira-coli a cui assisteranno migliaia di giapponesi di diverse confessioni. Ilfenomeno continua fino al 15 settembre 1981, giorno dell'ultima e101esima lacrimazione. Mitsuo Fukushima, giornalista dell'agenzia distampa «Fuji News Service» racconta che ben due reti televisive aveva-no installato delle telecamere davanti alla statua 24 ore su 24, per nonfarsi sfuggire il miracolo. Dopo due giorni d'attesa, riescono a filmareuna lacrimazione e trasmettono il reportage: decine di milioni di giap-ponesi assistono al miracolo. Il vescovo è sul punto di piangere dal-l'emozione: «Mi sono recato al convento e ho visto. Ero sbalordito,anche se sapevo che i miracoli sono frequenti nella Bibbia. Ma il fattodi assistervi di persona mi turbò a un punto tale ... Era indescrivibile.Ma al tempo stesso mi sembrava assurdo e allora decisidi mettere suorSasagawa sotto sorveglianza continua e di scandagliare tutto il suopassato» 20. Nulla. «Era stabile, equilibrata, onesta, conosciuta per la suaeccellente memoria. Ma niente di più» disse il vescovo. Padre Yasudafa analizzare in laboratorio diversi campioni della sostanza che coladagli occhi e dalle mani della statua. La prima analisi del professorSagisaka, patologo della Facoltà di medicina legale, permette di iden-tificarne il gruppo sanguigno: AB. In compenso il gruppo del liquidoche cola dagli occhi è B. Una seconda analisi delle lacrime versate il 22di agosto 1981 le classifica come gruppo zero! È impossibile che suorAgnese abbia potuto manipolare tanti gruppi sanguigni diversi. Ma pocoimporta, i numerosissimi testimoni, in maggioranza buddisti o shintoisti,assistono alle lacrimazioni. Kasai Monkudo, deputato al parlamento econsigliere municipale della città di Akita, decide di visitare il luogodove avviene il miracolo, in compagnia del sindaco della città: «Unalacrima le colò sulla guancia e si fermò sul mento. Fissavamo quel fe-nomeno senza riuscire a capire. Era incredibile».

20 Procedura ripugnante per un europeo ma assolutamente comune in Giappone. Le dittegiapponesi spiano regolarmente i loro impiegati e, prima di assumerli, incaricano dei detectiveper esarninare il loro «passato» nei dettagli più personali: infanzia, genitori, vicinato, amici,uruversita, opiruone della gente, ecc. Questa mania è diventata talmente frequente che certi di-ngenn fanno la pnma mossa e assumono loro stessi degli investigatori affinché conducano un'in-chiesta sul propno passato, per conoscere anticipata mente il contenuto del rapporto che verràdato ai loro capi!

XII. VISIONARI E ANGELI 317

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Un altro testimone, Gijido Fujimoto, assiste a una lacrimazione e,incredulo, decide di toccare con mano e... assaggia una lacrima. Ver-detto: «Era molto salata». Un docente universitario, Saimon Miyata,rimane sconvolto alla vista delle lacrime che si formano nell' angolinodell' occhio ligneo. Alcune delle numerosissime testimonianze vengonocertificate sull' onore. E in Giappone il senso dell' onore ha un signifi-cato molto profondo, se si considera che ogni anno parecchi debitori sisuicidano perché non riescono a restituire i soldi e addiritura degli stu-denti, a volte giovanissimi, si danno la morte perché non hanno supe-rato un esame. Proprio due anni fa uno sportivo si suicidò perché nonera riuscito a raggiungere la vetta di una montagna, mettendo in ridi-colo gli sponsor dell'impresa. Il Giappone non è la Francia o l'Italia,motivo in più per attribuire agli avvenimenti di Akita la stessa impor-tanza delle apparizioni di Fatima.

Il 15 settembre 1981 le lacrimazioni cessano. In totale, le sorellehanno contato 101 manifestazioni sovrannaturali della statua di Mariascolpita da Saburo Wakasa. L'angelo di suor Agnese le conferma chenon ci saranno altri miracoli.

Due settimane dopo, mentre è in adorazione davanti al Santo Sacra-mento, la voce dell' angelo si fa sentire nuovamente. Ma la religiosa èsorpresa perché non lo vede e rimane ancora più stupita quando una Bib-bia le appare davanti agli occhi, fluttuando nell' aria, circondata da unaluce «celeste». È aperta su una pagina della Genesi, capitolo terzo, ver-setto 15. L'angelo le fornisce in un certo senso la spiegazione del testo:«Il numero 101 ha un significato preciso. Indica che il peccato originòda una donna e che anche la salvezza verrà da una donna. Lo zero postotra i due uno simboleggia il Dio Eterno per l'eternità dell' eternità. Ilprimo uno rappresenta Eva e il secondo la Vergine Maria»21.

21 Alla fine dei Dialoghi con l'angelo si trova (nella versione francese di Aubier) un indicedegli argomenti trattati dagli angeli nei loro dialoghi. Un giorno mi sono chiesto se avesseroparlato della Vergine Maria. Mi sono messo a cercare nell'indice ma non ho trovato nessunriferimento, né alla voce «Maria» (Mano, Maledizione, Male, Malattia, Maledizione, Mancanza,Materia, ecc.), né sotto «Vergine», né sotto «Madre di Dio». Mi sorprendeva che gli autoridell'indice avessero potuto ignorare Maria, perché gli angeli parlano di lei, una sola volta è vero,ma le loro parole combaciano perfettamente con quelle dell'angelo custode di suor Sasagawa ein più furono pronunciate nel 1944! Pago 351 dei Dialoghi con l'angelo, estratto dal dialogo 87,17 novembre 1944: Ma la materia vergine, senza macchia, Maria, rimane. / Sul suo capo, lacorona di stelle, / sotto i suoi piedi, la luna. / La sua veste, i raggi del sole. / Sorriso dellacreazione. / Miracolo che plana al di sopra delle acque. / Nella materia, Verginità, / e nella Luce,materia. / In voi dimora - splendente - Materia-Luce. / il figlio di Luce, il Settimo, è nato da lei. /Il Suo Nome è Sete, il Suo Nome è Amore Eterno. / Il Nuovo Nome di Maria è Co-nascita. /Albero che sempre dà frutti in alto e quaggiù. / Albero che reca il pomo di Luce / al posto dellamela avvelenata.

318 XIL VISIONARI E ANGELI

Il 25 marzo 1982, l'angelo custode le annuncia una lieta novella.Normale, è 1'Annunciazione: «La tua sordità ti fa soffrire vero? Ilmomento della tua guarigione finale si avvicina. Per intercessione dellasanta e immacolata Vergine, esattamente come l'ultima volta, davanti alui che è realmente presente nell'Eucaristia, il tuo udito guariràdefinitivamente, così che sarà fatta la volontà di Dio. Tuttavia dovraisuperare molti ostacoli e sopportare terribili sofferenze. Ma non devitemere. Sopportandole e offrendole, verrai protetta. Offri le tue soffe-renze e prega moltos ".

Domenica 30 maggio suor Agnese guarì perfettamente e i medicinon seppero davvero più cosa pensare.

L'angelo che abbiamo seguito in Giappone apparve un'ultima voltaa suor Sasagawa. Un giorno infatti, dopo aver ricevuto critiche violen-te, gli chiese se per caso fosse il frutto della sua immaginazione. L'an-gelo le rispose: «Assolutamente no. Mi sono svelato al tuo sguardo finoa questo giorno per guidarti, ma d'ora in poi non apparirò più». Pro-nunciando queste parole, l'angelo si dileguò per sempre in una luceceleste. Il compito della piccola suora giapponese era terminato. Il paesedel Sol Levante poté assistere a un miracolo autentico - una statua inlegno che piangeva - in pieno sviluppo economico e tecnologico deglianni '70 e '80. Milioni di giapponesi videro la lacrimazione. Per esten-sione, possiamo concluderne che le visioni angeliche di suor Agnesesono autentiche quanto quelle di Caterina Labouré, il cui corpo, a piùdi cinquant'anni dopo la sua morte, è stato ritrovato incorruttibile.

Ma lasciamo la conclusione a padre Teiji Yasuda, direttore spiritua-le della religiosa: «Nei nove anni che ho conosciuto suor Agnese, quellapersona (1'angelo) è apparsa molte volte, per guidarla, consigliarla e avolte rimproverarla. Suor Sasagawa mi ripeteva continuamente chequella persona non era un'immagine, ma un essere profondamente reale,bellissimo, che appariva accanto a lei specialmente nei momenti dipreghiera. Ed era chiaro che gli insegnamenti di quella persona nontraducevano i desideri o le speranze personali della suora. Vagliando lamia lunga esperienza di sacerdote, sono arrivato alla conclusione chegli interventi e i consigli che suor Agnese ricevette, potevano proveniresolo da un angelo».

Scommettiamo, dal momento che è un' altra costante, che AgneseSasagawa entrerà anche lei nel gruppo degli incorruttibili, con Mariad'Agreda, Caterina Labouré, Bernadette Soubirous, Jacinta Marto ...

22 Akita, the tears and message o/ Mary, cit., p. 178.

XIL VISIONARI E ANGELI 319

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JOHN HEINStati Uniti: 1924

(Gruppo II!: visionari, angeli)

God money, I'll do anything [or you / God money, just tellme / What you want me to / God money, nail me up against thewall/ God money don 't want everything / He wants it ali (..) /God money's not looking [or the cure / God money's notconcerned / About the sick among the pure / God money, let'sgo dancing / On the backs of the bruised / God money' s notone to choose.

Nine Inch Nails, Head like a bole,in Pretty Hate Machine, TvT Records

È proprio vero che gli angeli spuntano un po' dappertutto, persino inTexas! Ecco la testimonianza di John Hein, americano nato nel 1924,che ricorda incredibilmente un businessman degli anni '50 uscito dauna pubblicità di occhiali in tartaruga. Ho scelto la sua storia perché daun lato ci fornisce un nome e un cognome, dall' altro perché quello chegli è successo dà un significato particolare alla sua testimonianza. Infat-ti, è relativamente facile ottenere una testimonianza da qualcuno che èstato salvato da un angelo in tale o tal'altra circostanza, però nel 99%dei casi non ci sono testimoni. Invece su John Hein esiste un dossierindiscutibile, perfetto. Come la maggior parte degli uomini americani,consacra tutta la propria vita alla sua ditta, a cui dedica quasi 18 ore algiorno. Nel tempo che gli rimane, va in chiesa alla domenica con suamoglie. Niente di più. Insomma, il tran tran banale di uno yankee mediodel Kansas. Ma nel 1980 la sua vita cambia improvvisamente, in un sologiorno. Uno dei macchinari dell'officina si guasta: un gas velenoso (os-sido di zirconio) a 7000°F investe John Hein mentre sta esaminando iquadranti. Il gas incandescente gli distrugge all'istante i polmoni e in-tossica altri operai che lavorano nell' officina. Viene ricoverato d'urgen-za con violenti crampi allo stomaco. Non riesce quasi più a respirare.I medici lo esaminano e lo informano che i suoi polmoni non funzione-ranno mai più come prima. Inoltre, una parte del suo cervello è statagravemente danneggiata dall'inalazione del gas. Nel 1988 sfiora la morte:dopo essere caduto in stato di coma, viene ricoverato un' altra volta.«Mi ricordo di aver sentito i medici che parlavano tra di loro - raccon-ta - e dicevano: "Non gli resta nessuna speranza. Sta morendo. Gli dodue o tre mesi di vita, non di più. Cerchiamo di stabilizzare le sue

320 XII. VISIONARI E ANGELI

condizioni, così si sentirà un po' meglio e poi lo rimandiamo a casa.Cos'altro possiamo fare?". Infatti mi avevano detto che non potevanofare granché, tranne aiutarmi a sopportare i dolori. Mi diedero unabombola di ossigeno. Non potevo più fare un passo senza quell' affare,dovevo averlo con me 24 ore su 24. Prendevo tutti i giorni un medici-nale che serviva a liberare le vie respiratorie, la trachea, in poche paroleteneva i polmoni aperti. Ma poco tempo dopo, altre malattie si aggiun-sero a quelle che avevo già. Si scoprì che quei medicinali aumentavanonotevolmente il tasso di zucchero nel sangue. E quando mi sottoposeroa un altro trattamento, il livello si abbassò troppo. Ero diventato siaipoglicemico che iperglicemico. Poi cominciai a entrare regolarmentein uno stato di coma, perdevo la memoria, perdevo peso, ecc. Mi sve-gliavo più volte durante la notte in preda a crisi di soffocamento. Imalesseri continuavano a tormentarmi, tutti i giorni. Le mie condizionistavano peggiorando».

Se sopravvive, è grazie alla cerchia di persone che gli sono vicine.L'anziano uomo d'affari, con la sua bombola di ossigeno, sembra unastronauta che ha perduto la navetta spaziale. Si sente morire, aspiratoverso l'ignoto. Allora, come accade a molti quando vedono la morteavvicinarsi, incomincia ad andare in chiesa sempre più spesso. Il pretedella piccola parrocchia di Fedony, Kansas, si ricorda molto bene diquel fedele. «Veniva sempre a Messa. Non poteva passare inosservatocon quella bombola di ossigeno che teneva sempre dietro di sé. Dipen-deva completamente da quella bombola. Non poteva camminare per-fettamente dritto, aveva bisogno di un sostegno e non poteva restare inpiedi per molto. Credo che fosse nel luglio 1988». Andare in chiesa erad'altronde l'unica cosa che gli restava da fare. Si vedeva morire, stavaspegnendosi lentamente.

«Sa, prima andavo a Messa come tutti, di domenica - mi spiegòJohn Hein - Dio non aveva una grande importanza nella mia vita. Ildenaro invece era fondamentale e veniva sicuramente prima di Dio. Èvero, sono diventato molto ricco con le mie due società. Le avevo fon-date nel 1959. Adoravo i soldi, correvo dietro ai soldi, ero totalmenteassorbito dai soldi. Ma il denaro non mi ha restituito i miei polmoni.Tutto quello che avevo messo da parte, circa mezzo milione di dollari,se n'è andato in cure 23. A un certo punto ho persino creduto di dovervendere la casa. Un giorno però, durante una Messa, una donna guar-

2J In America la mut~a non es~ste;John Hein ha perso l'assicurazione sulla malattia quandoha venduto le sue socreta e qwndi ha dovuto pagarsi da solo tutte le cure.

XII. VISIONARI E ANGELI 321

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dò la mia bombola d'ossigeno e mi disse: "Ma perché non va a Lubbo~k,nel Texas?". Non ne avevo mai sentito parlare. Si diceva che la Verginefosse apparsa in quel posto. E io risposi: "Ma sì, perché no?". Nonavevo più niente da perdere nelle condizioni in cui mi trovavo ... Ma altempo stesso mi dicevo: "E cosa faccio se mi sento male me~tre son~in viaggio?". Un amico canadese mi disse: "Non pre~ccup~rtl, se vuo;ti porto io". Allora ci siamo m~ssi a cronomet.rare .~ tragitto ,~erch~dipendevo completamente dalle bombole. Alla fine Cle venuta l Idea diinstallare una riserva d'ossigeno liquido in macchina. Stranamente, nelle11 ore di viaggio dal Kansas al Texa~, non ho avuto nessuna .~risi,~entredi solito ne avevo tre o quattro al giorno. E quello aveva gia dell mcre-dibile. Ma quando arrivammo a Lubbock, il mio fisico non resse. Aforza di perdere peso ero così debole che non riuscivo più nem:n~no asalire le scale. La sera stessa abbiamo assistito alla Messa, pOI SIamoritornati al motel. Improvvisamente mi è venuta fame. Una fame terri-bile come non avevo mai avuto. Ho mangiato continuamente, per ore 24., . .Era un bisogno assoluto e vitale. Dovevo mangiare, ma~glare e ~angl~-re. li giorno dopo siamo rimasti tutto il giorno in chiesa a reCitare.ilrosario. La cosa più incredibile, "miracolosa" direi, era che dal mIOarrivo a Lubbock non avevo avuto nessun attacco. Nella cappella, ver-so le 17 e 30, dopo aver recitato l'ultimo rosario, invocai ~aria affinchéintercedesse per me presso Gesù perché volevo .an~ora vlver~,.v~levoveder crescere i miei quattro figli. Quando arrivar alla crOCifIssiOne:una donna vestita di bianco apparve al mio fianco. Era stupenda. MIricordo che non le vedevo i piedi. Improvvisamente sentii una manoappoggiarsi sulla mia spalla, mi girai ma non c' era ne~su~o nella cap-pella oltre a me e mia moglie. Ma la mano era sempr~ h. !viI sono detto:"Ho perso metà del cervello, questa volta sto ~ropno dlventand.o paz:zo". Ero convinto di essere impazzito e pensai che fosse propno COSIche si comincia a impazzire, rendendosene conto fin dall:inizio. Quan:do raggiunsi la soglia della cappella, ad. un tratt~ sve~n1. Un uomo ~lvicino ebbe giusto il tempo di afferrarmi e deposlta:ml s~ una panchi-na all' esterno, nel giardino. In seguito, quando npresi conoscenza,quell'uomo mi spiegò che, pensando che sarei morto di lì a poco, si er~precipitato alla fontana a prendere dell' acqua bene.detta per .asperge;mldalla testa ai piedi. Mi alzai senza riflettere, presi la mia nserva d os-

24 Questa brama di mangiare ad ogni costo, immediatamente e qualsiasi cosa, ci r,icorda ilcaso di Betty Malz visto precedentemente. TI tumore le aveva comple;amente invaso I addomema appena uscita dall'ospedale dopo la sua NDE luminosa, fece subito I amore con il suo compa-gno e rimase persino incinta. Non c'era più nessuna traccia di cancro.

322 XII. VISIONARI E ANGELI

sigeno e m'incamminai verso la chiesa. Solamente in quell'istante miresi conto che potevo camminare da solo. Ma al momento non ci fecimolto caso. Solo più tardi capii che qualcosa era successo davvero:camminavo da solo! Di solito invece mi affaticavo terribilmente solodopo pochi passi. In quel momento invece riuscii persino a salire lescale senza nessun sostegno. Poco a poco, qualcosa mi disse che nonavevo più bisogno dell'ossigeno e così ritirai il tubo. Un prete mi vide,si precipitò verso di me e mi disse di rimetterlo, disse che dovevo fareesattamente come al solito. E io riattaccai il tubo ma spensi 1'emissionedi ossigeno. Ero sicuro di non averne più bisogno, perché di solito,appena mi mancava l'ossigeno, venivo preso da una crisi respiratoria.

Mi sono completamente ristabilito il 9 di ottobre 1988: sia i polmoniche il cervello erano guariti del tutto. Quando ritornai in Kansas ilmedico mi sottopose a un test respiratorio e l'ago oscillava tra i 575 ei 600, mentre prima non superavo i 350. Un mese dopo arrivai persinoa 650. li medico, incredulo, ripeteva: "È assolutamente impossibile".Eppure respiravo perfettamente e lui poteva vederlo benissimo sulquadrante. Non riusciva a capacitarsene. Ha persino chiamato l'infer-miera che mi conosceva. Erano tutti sconvolti, nessuno capiva, nessunomi credeva, eppure vedevano benissimo che ero guarito; era come serifiutassero di credere ai propri occhi. Persino i miei capelli erano ritor-nati scuri. Non avevo più problemi di insufficienza di zucchero. li miocervello funzionava perfettamente e la mia capacità polmonare era ri-tornata alla norma. Quando il medico ha guardato le radiografie è ri-masto senza parole: nessuna traccia di macchie, nessuna anomalia, as-solutamente niente. Ero come nuovo. Non riusciva a credere di averdavanti lo stesso paziente».

La guarigione va al di là di ogni spiegazione scientifica. li suo dossierviene aperto per un'inchiesta. Ero un po' deluso. Allora gli feci la do-manda classica.

«Ha mai visto degli angeli?». Mi sembrò di avergli chiesto se avessemai visto un elefante rosa. La sua risposta mi sorprese:

«Sì, una volta durante la festa dell'Assunzione, nel 1989, quandosono ritornato a Lubbock. Stavano tutti intorno alla fontana, alle tre dimattina».

La mia sorpresa era evidente:«Alle tre di mattina?».John Hein rispose come se gli avessi fatto la più stupida delle do-

mande.«Sì, era una notte di preghiera. Gli angeli circondavano Maria intor-

XII. VISIONARI E ANGELI 323

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no alla fontana. Erano bianchi. In effetti non ci feci molto caso in quelmomento, perché sa, quando si ha Maria davanti agli occhi, non si notapraticamente nient'altro. Tutta l'attenzione è concentrata su di lei. GYangeli stavano alle sue spalle, erano come delle guardie del corpo. Emolto piccola sa?».

No, non sapevo un granché a suo proposito, tranne per il fatto cheera la Regina degli angeli. John Hein mi guardò con quell'espressionestrana, come di qualcuno che viene da molto lontano e mi disse:

«Senta, è l'unica volta che ho visto degli angeli. Non vedo Cristo,non vedo Dio e nemmeno il Diavolo. Ho visto solo la Vergine, e quan-do si manifesta è sempre un'apparizione improvvisa. Anch'io la primavolta ho creduto di essere impazzito. Ma adesso so che è una realtà, ei miei polmoni ne sono la prova».

«Le ha chiesto qualcosa?».«Sì, mi ha chiesto di incoraggiare la gente a recitare il rosario».«Perché vuole che recitino proprio il rosario?». ,«Perché lo adora e penso che anche Cristo lo ami. E l'arma più

potente di cui disponiamo. La maggior parte delle volte le ~pp.arizionidi Maria, in privato o in pubblico, avvengono durante la recitazione delrosario».

li mistero del rosario mi sfuggiva un po' e volevo veramente sapernedi più ".

25 Ho saputo qualcosa di più del «funzionamento» del rosario: il penitente deve medit~resulla vita di Cristo che è divisa in tre parti. La prima raggruppa le cinque tappe della s~a vitapubblica, la seconda le fasi dell'agonia e l'ultima rappresenta la risurrezione. TI rosano SI recitasgranando la corona di grani e intercalando dei «Padre Nostro» e degli «Ave Mana». Secondolo storico Jean-Mathieu Rosay, il rosario arrivò in Europa con le crociate e «furono I domerucarua fame una forma di devozione alla Vergine a partire dal xn secolo». Aggiunta: lo stonco prece-dentemente citato sembra ignorare o voler ignorare il modo .in cui il rosario si sia realmentediffuso nella comunità cristiana. Infatti non ero per nulla soddisfatto dalla spiegazione, che sot-tintende il fatto che i cattolici abbiano copiato questa forma di devozione dai musulmani o dagliinduisti e volevo sapere in che modo il rosario si fosse imposto veramente. Quello che ho scoper-to è sinceramente incredibile: Rosay dice che «i francescani ne fecero una forma di deVOZIOne».È esatto. E infatti fu proprio san Domenico che la inventò ed ecco come ..Il monaco si era talmen-te immedesimato nelle sofferenze di Cristo che non esitava a rnortificarsi a colpi di disciplina permeglio partecipare alla sua flagellazione. Quindi niente di nuovo all' orizzonte, tranne per undettaglio, un dettaglio molto importante che piacerà moltissimo al dottor Maunce Rawlings . Ungiorno Domenico, partecipando più intensamente del solito alle sof~erenze di Cnsto, SI diedetanti colpi di disciplina che cadde in stato di coma. E voilàl Non avra per caso fatto un girettonel tunnel, magari con la luce all'uscita? Sembrerebbe proprio di sì, dal n:omento che, sempresecondo la dichiarazione di Domenico, durante il coma ebbe una VISIOne.CI siamo. E cosa CIdiceDomenico a proposito della visione? Che vide tre an~e1i ~ fia~co della Ver~ine Maria, la qualegli chiese: «Mio caro Domenico,. sai quale arma la Trinità deslder~ che utilizzi per ,nformare ilmondo?». Possiamo immaginarci la faccia di Domenico. Gli spiego allora che quell arma era lasalutazione angelica e che avrebbe dovuto diffondere lapreghiera del rosano, spiegando m qum-dici punti di quali grazie i fedeli avrebbero goduto recitandolo regolart?ente. Allora Domenicopassò tutta la sua vita a spiegare ai fedeli il «funzionamento» del rosano per incitarli a recitare

324 XII. V1SIONARI E ANGELI

«Perché è così potente?».J ohn Hein si fermò a riflettere un istante.«Non ne so niente. Forse perché è stato donato alla Madre di Dio da

un angelo. Non so perché è una preghiera efficace, ma le assicuro cheè infallibile».

«Lo recita ogni giorno?».«Sì, da quando sono guarito, soprattutto perché la Vergine mi ha

chiesto di dirla tre volte al giorno. Recito la prima alle tre di mattina,poi mi riaddormento. E se non mi sveglio, qualcuno mi sveglia, non socome succede. Una volta è stato lo squillo del telefono a farmi usciredal sonno. E se rimango addormentato, qualcuno lo recita per me. Fac-cio quello che lei mi ha chiesto di fare. li mezzo milione di dollari spesinegli ospedali non mi ha certo ridato i polmoni. li rosario sì. Adesso isoldi non mi interessano più perché ho capito che la mia salute è piùimportante. Non guido più delle belle auto nuove, adesso uso una mac-china piccola, di seconda mano. Mi è del tutto indifferente. Sono vivoe ho molte meno preoccupazioni. Prego. Non si preoccupi mai. Preghi,preghi, perché Dio esiste veramente».

regolarmente quella divina preghiera. In seguito a questo episodio, in tutte le apparizioni pub-bliche o private, La Vergine incoraggiò sempre i fedeli a recitare il rosario. Ma fu a Pompei cheMaria diede delle spiegazioni un po' più precise. Da 13 mesi, Fortuna, figlia del comandanteAgrelli, soffriva di crampi terribili, tra conati di vomito e altre atroci sofferenze. La famigliachiese un parere a tutti i medici possibili e immaginabili ma chiunque venisse interpellato dichia-rava forfait. TI 16 febbraio 1884, la giovane malata iniziò delle novene di rosari e la Vergine leapparve il 3 di marzo, circondata dagli angeli, da san Domenico e da ... santa Caterina da Siena.Allora la Madonna spiegò che se veniva invocata con il nome di Nostra Signora del Rosario erapossibile ottenere tutto ciò che si desiderava, recitando tre novene seguite da altre tre di ringra-ziamento. La ragazza guarì immediatamente e il «miracolo» impressionò a tal punto papa LeoneXIII che decise di diffondere ufficialmente questa forma di preghiera.

XII. VISIONARI E ANGELI 325

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]ACINTA GONZALESSpagna: 1949

(Gruppo III: visionari, miracoli, angeli)

I made it trough the wilderness / Somehow I made it trough /Didn't know how lost I was / Until I found you / I was beat,incomplete / l've been had, I was sad and blue / But you mademe feel / Yeab, you made me [eel / Shiny and new / Lzke aVirgin / Touched [or a very first time / With your heartbeatnext to mine.

Madonna, Like a Virgin,in Like a Virgin, Sire Records

Analizziamo ora una delle storie di arcangeli più incredibili di questofine secolo. Dico proprio incredibile perché quello che è successo aGarabandal, in Spagna, è stato filmato da parecchi testimoni e le scenedelle bambine che cadono improvvisamente in estasi sono francamentespaventose. Fanno venire i brividi lungo la schiena. Ma prima di tutto,localizziamo Garabandal: come al solito è un posto sperduto nel nulla,come la Vergine ci ha abituato, cioè un villaggio di 70 case, arroccatosu una collina a 500 metri di altezza. Non è neanche abbastanza altoper fare dello sci. Gli abitanti sono tutti agricoltori o allevatori. L~povertà regna in questo angolo sperduto della Spagna a q~attro ?~e distrada da Bilbao. Penso che non vedremo molto presto un appanzionedella Vergine a rue Faubourg Saint-Honoré a Parigi, Ro~eo Drive. aLos Angeles, o sulla Croisette a Cannes. No, accade quasi se~p~e mposti desolati, frustati dal vento o dalla pioggi.a o da ~utti ~.due mSlem~oppure seccati dal sole. E se consideriamo ChI~o.n~l suoII.nt~rl~~utonpreferiti, notiamo che non appare mai ai b.a~b.lm. di ban~hlen, di md~-striali, di medici o avvocati, ma sempre al figli di poven, talmente mi-seri e disperati che possiedono una sola ricchezza, quella della fede,una fede indistruttibile. È tutto un paradosso. Ed è a loro che la Ma-donna appare, a nessun altro".

26 Siamo a conoscenza di una sola eccezione alla regola, quella del banchiere ebreo Ratisbonneche si convertì immediatamente, dando vita a uno dei più incredibili scandali pangiru del XIXsecolo. Infatti, si ritrovò con una medaglia miracolosa intorno al collo quando, m un cun?soconcorso di circostanze, fu portato per la prima volta in vita sua m una chiesa per rendere l ul-timo omaggio a un conoscente. E fu proprio visitando la chiesa come se fosse un museo che videla medaglia in una cappella. La notizia della sua conversione confermo definitivamenre 11 poter,emiracoloso di quell'oggetto divino che dobbiamo alla visita angelica di suor Caterina Laboure.

326 XII. VISIONARI E ANGELI

In poche parole, in questo borgo sperduto della Spagna troviamotutti gli ingredienti di un' apparizione mariana, però con un dettaglioche ci induce a pensare che Garabandal sia molto più importante diquello che si voglia credere. Conosciamo ormai gli effetti di centinaiadi apparizioni mariane, ma rare sono quelle che sono state precedute,o più esattamente preparate, da un angelo, a parte quella più cono-sciuta e importante dei tre pastorelli di Fatima. E anche se gli avveni-menti di Garabandal non sono stati riconosciuti dal Vaticano, quelloche ho visto in diversi filmati dell'epoca mi ha sinceramente sconvol-to. È davvero allucinante e personalmente non ho più ombra di dub-bio su ciò che avvenne sulla collina. Troppi testimoni, troppi giorna-listi, troppi fotografi, troppi film e soprattutto troppe prove, che esa-mineremo per convalidare l'apparizione del tutto eccezionale dell' ar-cangelo Michele.

Ancora una volta, notiamo la predominanza del genere femminile:Jacinta Gonzales, Conchita Gonzales, Mari- Loli Mazon, tutte di 12 annie Mari-Cruz Gonzalez di 11, si annoiano a morte in quella domenica 18giugno 1961 e decidono di andare a giocare lungo un sentiero sassoso.Non ricordo più chi ha osato scrivere 27 che, considerando l'isolamentodel villaggio, il loro sviluppo mentale era molto al di sotto di quello deibambini della stessa età (sic) che vivevano in città ... In breve, discutonotra di loro e decidono di andare a sgraffignare quatte quatte qualchemela (delle granny-smith?) nel frutteto di un vicino. Che grave peccatostanno per commettere! Inutile sottolineare che tutti i sacerdoti hannovisto in questo episodio la ripetizione del frutto proibito dell'Eden, ehanno rimuginato su quell' oggetto maledetto che è la donna, anche dabambina. Le ragazzine fornirono in seguito diverse spiegazioni sull' ac-caduto, ovviamente una più pietosa dell' altra, ma non le riporterò quiperché non sono poi molto interessanti rispetto ai fatti che accadderodopo. Però affermarono tutte e quattro la stessa cosa a proposito diquel giorno: «Abbiamo sentito un rumore fortissimo, come un tuonotutt'intorno a noi». Le bambine guardano in cielo e non vedono alcunsegno premonitore di tempesta. Allora si spaventano e scappano. Pocodopo si fermano e, rassicurate, si rimettono a giocare, quando all'im-provviso Conchita cade in ginocchio. Le tre bambine la guardano, ten-tano di smuoverla e, non riuscendoci, decidono di andare a cercare suamadre pensando che sia in preda a una «crisi di nervi». Ma anche loro

27 Dopo qualche ricerca ho scoperto che si trattava di un prete francese, padre Robert François,in Tout le peuple l'écoutait; titolo inglese: O children listen to me.

XII. VISIONARI E ANGELI 327

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cadono in ginocchio, scoprendo quello che Conchita ha visto per pri-ma, l'angelo.

Prima di proseguire, bisogna far notare che, come nella serie ditelefilm Missione impossibile, l'arcangelo Michele dispone di un arma-dio pieno di travestimenti. In giugno, probabilmente per non spaven-tarle, si materializzò anche lui «vestito da bambino», un po' come l'an-gelo di Caterina Labouré. Le quattro raccontarono tutte eccitate chel'angelo «aveva addosso un vestito blu, lungo, sciolto, senza cintura ...Le ali, rosa chiare, abbastanza grandi, meravigliose. li viso né lungo nérotondo, il naso molto bello, gli occhi neri, la carnagione olivastra (scu-ra?), le mani molto fini, le unghie tagliate, i piedi invisibili. Sembravaavere 8 o 9 anni. Era così giovane, ma dava l'impressione di possedereuna forza invincibile».

L'angelo scompare senza dire niente 28. Tornate in sé, si guardano infaccia sconvolte e si precipitano al villaggio per nascondersi. Primadecidono di andare in chiesa ma poi, non osando entrarci, si rifugianodietro alla cappella. Piangono. Dei bambini le scovano e iniziano a faredomande sull' accaduto e poco a poco tutto il villaggio ne è al corrente.Ovviamente la storia viene tanto gonfiata che alla fine il protagonista èun angelo grande come un aereoplano. Ma pochi credono alle loroparole. L'angelo ritorna tre giorni dopo, il21 di giugno. Questa volta,le quattro scolare vengono inseguite da un gruppetto di curiosi tra cuiil curato incaricato della cappella del villaggio 29. L'angelo si manifestaimprovvisamente e anche i ficcanaso vengono travolti dal sovrannatu-rale: vedono i visi delle bambine diventare bianchi, quasi brillanti, e leloro teste si riversano violentemente all'indietro, a 45 gradi, come sequalcuno avesse tirato bruscamente i capelli alle poverette. Poi comin-ciano a camminare, senza batter ciglio, senza notare gli spettatori, sen-za guardare dove mettono i piedi, fatto che, dal punto di vista pratico,è già una prodezza. Altro fenomeno curioso: i loro movimenti sonoperfettamente simultanei, quasi come nelle gare di nuoto sincronizza-to. L'angelo, sempre ben poco loquace, svanisce. Ma il giorno doporitorna. La folla che circonda le bambine diventa via via più numerosa,e ovviamente gli scettici godono nel tentativo di dimostrare a tutti chesi è trattato solo di una bella mascherata. Dall' arrivo dell' angelo, le

28 Se le bambine avessero raccontato delle storie, a rigar di logica avrebbero detto che eravolato via, visto che era dotato di un bellissimo paio di ali ... rosa.

Ho scoperto una sola rappresentazione di un angelo con le ali «rosa», quella della caPl?ellaAltare Privilegatum della chiesa di San Tommaso d'Aquino a Parigi, opera del pittore Luc-OlivierMersou, 1887.

29 San Sebastian de Garabandal non aveva un curato stabile.

328 XII. VISIONARI E ANGELI

bimbe sono «scomparse», sono altrove, in piena estasi. Allora i medicipresenti le pizzicano, passano la fiammella di un accendino davanti ailoro occhi, cercano di scuoterle ecc., senza che nessuna delle quattroreagisca minimamente. Anestesia totale, dirà un chirurgo. In uno deidocumenti filmati, si possono vedere chiaramente tre medici che cerca-no di sollevare Jacinta, alta come un soldo di cacio e che probabilmentenon pesava più di trenta chili. Ma ben tre uomini tentano di sollevarla.Niente da fare. È come se le avessero colato del cemento armato suipiedi. Questo fenomeno mi ricorda il caso di Maria Maddalena de'Pazzi: «Un giorno le sorelle volevano farla uscire dalla cappella - ciracconta Hélène Renard -, ma non riuscendo a spostarla, dovetterostrappare i listelli del parquet e tutte affermarono che era "leggera comeuna piuma"». Al contrario, Marguerite Parigot, soggetta a numeroselevitazioni, diventava incredibilmente pesante 30. Ed esattamente comeMaria d' Agreda, quando la Vergine le lasciava, le bambine si prende-vano in braccio a vicenda per arrivare a baciarla, e lo facevano contanta facilità che sembrava sollevassero una penna 31!

Ovviamente tutto il villaggio si era dato appuntamento per assistereai prodigi delle ragazzine e circa duecento persone videro quella «lumi-nosità». L'arcangelo restò con loro quasi due ore, ma quando uscironodallo stato di estasi, pensarono che il tutto non fosse durato più di dueminuti. Come abbiamo già visto, l'estasi avviene immancabilmente «fuoridal tempo». L'angelo resta sempre in silenzio, accontentandosi di sor-ridere gentilmente. Finalmente, il1 di luglio apre bocca e dice: «Sapeteperché vengo?». Le quattro lo guardano esterrefatte: «Per annunciarviche domani, domenica, la Santa Vergine vi apparirà come Nostra Si-gnora del Carrnelo». Notiamo che l'angelo non richiede, come a Fatima,delle preghiere e dei sacrifici. li giorno X, il villaggio conta sicuramentepiù curiosi che abitanti, e verso le 18 la Vergine appare32, affiancatada due angeli. Uno è Michele.", ma il secondo non fu mai identifica-

30 Des prodiges et des bommes, cit., p. 117.31 il fenomeno è documentato con fotografie.32 Frate Paul-Marie sottolinea nella sua opera Les apparitions de Garabandal (Ed. Hovine):

«Non si può parlare di suggestione: innanzitutto le bambine non avevano mai sentito nominarele apparizioni di Fatima, e in secondo luogo le rappresentazioni moderne della Vergine delCarmelo, numerosissime in Spagna, non ricordano assolutamente le descrizioni delle quattroragazzine. Nostra Signora del Carmelo è rappresentata quasi sempre vestita di marrone scurocon un velo bianco o nero - come le carmelitane - oppure di rosso con un velo bianco e blu.Quindi la visione delle bambine è al tempo stesso assolutamente originale e conforme alle piùantiche rappresentazioni di Nostra Signora del Carmelo nell'iconografia tradizionale, iconografiache non potevano certo conoscere». Ricordiamo anche che nel 1961 il villaggio era completa-mente Isolato e non disponeva nemmeno di elettricità o di telefoni.

33 La conferma è fornita da una richiesta della Vergine, la quale chiese di costruire un san-tuario in onore dell' arcangelo che «pesa le anime».

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to: «L'altro non sapevamo chi fosse; era vestito come san Michele e gliassomigliava come un gemello».

Poco importa. Per quasi tre anni fu un susseguirsi di apparizioni suapparizioni e la Vergine offrì alle bambine il dono della ierognosi - lacapacità di riconoscere a distanza un oggetto consacrato - che si rivelaun' arma a doppio taglio, come vedremo tra poco. Fin dalle prime ap-parizioni, le autorità ecclesiastiche locali si erano mostrate estremamentediffidenti e avevano perfino sbarrato il portale della chiesa per impedi-re che le bambine in estasi vi penetrassero. Allora un gruppetto di sa-cerdoti pensò bene di indossare abiti civili e di mescolarsi tra la folla.Ma niente da fare, quando un prete in borghese si avvicinò alle bambi-ne, una di loro si alzò e disse: «Voi siete un prete». Il religioso era cosìsconvolto che avrebbe voluto sprofondare all'istante. Idem con glioggetti. Le bambine avevano ricevuto 1'ordine da Maria di portarle deglioggetti dei pellegrini da baciare. Si andava da fedi nuziali e anelli difidanzamento ai rosari, passando per immaginette varie e ovviamentemedaglie di ogni genere. Qualche furbastro ritornava il giorno dopo eridava alle bambine un anello o una medaglietta da baciare. Due pre-cauzioni sono meglio di una. Ma quando le bambine tendevano di nuovogli oggetti alla Vergine, lei diceva: «No, questo l'ho già baciato!». Equello che mi affascinò di più fu di vedere in un filmato Jacinta e Maria-Loly, ognuna con una quarantina di rosari in mano, che ritornavanovelocemente verso la folla, piuttosto numerosa, e rendevano 1'oggettoall'esatto proprietario! Questo dettaglio merita più di ogni altro unaconsiderazione. È un po' come al ristorante con il cameriere. Se siete inun gruppo, diciamo di una decina di persone, prende le ordinazioni equando ritorna chiede sempre: «Per chi è il salmone affumicato?», «Lacostata al sangue?», «A chi va il formaggio?», ecc. Persino a Parigi,dove si possono trovare i migliori camerieri, dei veri «professionisti»,pochissimi si ricordano chi ha ordinato cosa. Allora immaginatevi unaragazzina di 12 anni con 40 rosari. Non c'è niente di più simile a unrosario di un altro rosario, soprattutto di notte dove, si sa, tutti i rosarisono piuttosto scuri. Ma non per loro. Idem per anelli, catenine, ecc.Bisogna convenire che tutto ciò non può far parte della nostra sferareale. Conchita spiegò nel 1970 che aveva perso quel dono qualchetempo dopo la fine delle apparizioni. Altro dettaglio interessante, checi ricorda il capitolo Interventi sovrannaturali, il fatto che le quattrobambine fossero sempre insieme al momento delle apparizioni. Benprima di lei, caro lettore, moltissimi hanno pensato che si trattasse moltosemplicemente di un passaparola. Ma bisogna sottolineare che più volte

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le bambine vennero praticamente «rapite», cioè fu vietato loro di usci-re e quindi rimanevano spesso rinchiuse sotto stretta sorveglianza.Nonostante tutti questi ostacoli, Jacinta, Mari-Loli, Conchita e Mari-Cruz entravano in trance alla stessa ora e nello stesso istante. Sostene-vano che quando un'apparizione era «programmata», sentivano du-rante il giorno una voce interiore che le metteva all'erta. Quando udi-vano la «voce» per la seconda volta, si preparavano perché la terzasarebbe stata imminente e alla terza si precipitavano sul luogo dell' ap-panzione.

A partire dall'agosto del 1961, i fenomeni sovrannaturali divennerosempre più inspiegabili e quello che ho visto nei filmati dell'epoca miha fatto veramente venire la pelle d'oca. Si vedono le quattro bambineche camminano rapidamente muovendo su e giù le braccia, con la testariversa e lo sguardo al cielo, tutto ciò spostandosi all'indietro, in «retro-marcia»! Si vede anche che all'improvviso cadono violentemente inginocchio, sulle pietre, senza farsi nemmeno un graffio. Dei testimoniaffermarono che durante le estasi le bambine potevano leggere le ani-me dei presenti. Ancor più interessante, analizzando i filmati immagineper immagine, si scopre che in una Conchita è in piedi e nel fotogram-ma successivo è inginocchiata. Tra i numerosissimi libri su Garabandal,uno solo spicca, sicuramente perché è degno di un reportage giornali-stico. È quello dell' avvocato e docente di storia Sanchez- Ventura y Pascalche, spinto dalla curiosità, si era recato nel villaggio per assistere dipersona a quella buffonata sicuramente messa in piedi dalla Chiesa stes-sa. Ebbene, l'insigne professore Sanchez-Ventura y Pascal, pur nonavendo ben capito come, fu convertito all'istante e divenne uno dei piùferventi e brillanti difensori di Garabandal. Raccontò che durante lavisione del 4 agosto, qualcuno nella folla era in possesso di un magne-tofono, uno dei primissimi all' epoca, quelli con le bobine (le cassettenon esistevano ancora) e intendeva registrare i mormorii delle ragazzi-ne. Facendo dei gesti, lo spettatore indicò alle quattro il microfono el'apparecchio. J acinta, Mari -Loli, Conchita e Mari -Cruz, incuriosite,chiesero di vederlo più da vicino e mentre il proprietario spiegava ilfunzionamento di quella meravigliosa novità, all'improvviso Maria-Lolie J acinta entrarono in estasi, con il microfono in mano. Tutti sentironochiaramente la loro richiesta alla Vergine di parlare al microfono. N ellastoria della stampa è sicuramente la prima volta che un giornalista, perdi più dilettante, riesce a strappare qualche parola alla Madonna inpersona! In breve, Mari-Loli uscì immediatamente dall'estasi e la mol-titudine accerchiò il magnetofono e 1'operatore. Quando riavvolse la

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bobina e schiacciò «play», la folla sentì molto chiaramente la bambinache chiedeva alla Vergine di parlare e una «dolce voce femminile» lerispondeva: «Non parlerò !». Fu l'apoteosi. Subito il nastro venne ascol-tato e riascoltato finchè a un certo punto non si sentì più niente. Ilbrano si era misteriosamente cancellato.

Non c'è dubbio, la Vergine è proprio dotata di un bizzarro sensodell'umorismo ...

Come abbiamo visto, gli avvenimenti di Garabandal sono abbastan-za ricchi di fenomeni sovrannaturali da convalidare l'apparizione del-l'angelo avvenuta in giugno. Persino lo specialista René Laurentinammette: «Si resta perplessi di fronte all' abbondanza di fatti straordi-nari che accaddero a Garabandal» 34. Il Vaticano non autorizzò mai ilculto di Nostra-Signora di Garabandal a causa della ritrattazione strap-pata alle bambine e soprattutto perché i fenomeni annunciati non sierano mai realizzati. Eppure all' epoca dei fatti, anche Padre Pio avevadetto che secondo lui si trattava proprio di un' apparizione autentica. Ecome abbiamo visto, l'opinione di Padre Pio ha un certo peso, soprat-tutto dopo la sua morte, perché possiamo credere sulla sua parola davivo! I medici che esaminarono le bimbe, ebbero un bel da fare a pun-'zecchiarle con degli aghi, bruciarle con dei fiammiferi o cercare di tor-cere il collo alle poverette. Niente, assolutamente niente poteva farleuscire dall' estasi. Se si fosse trattato di qualche fachiro sarebbe com-prensibile' ma delle bambine di 12 anni ... per quanto mi riguarda, nonho più alcun dubbio.

Analizziamo ora uno dei documenti più incredibili di cui disponia-mo, quello della comunione che le bambine ricevettero dall' arcangeloMichele. Bisogna ammettere che il fatto di essere «serviti» proprio dalcapo degli arcangeli è davvero un privilegio. Le comunioni ebbero luo-go a causa dell' assenza del prete e quando le quattro ragazzine ricevet-tero l'ostia dalle mani dell' arcangelo, i dubbi incominciarono a spunta-re, perché secondo il dogma solo un prete «umano» può dare la comu-nione. La Vergine, in una delle 2000 apparizioni, spiegò che l'angeloprendeva le ostie dai tabernacoli della terra. Nei filmati dell' epoca sipuò vedere che le bambine cadono improvvisamente in ginocchio, ti-rano fuori la lingua e poi deglutiscono. Sono stati fatti dei «primi pia-ni» ravvicinatissimi, ma ovviamente non c'è nessuna traccia di ostia. Sipotrebbe credere, e a ragione, che facessero finta. Ed è proprio quello

che tutti pensarono a Garabandal, al punto che le «veggenti» implora-rono l'arcangelo di «fare un miracolo perché la gente possa crederei»,L'arcangelo accettò e disse a Conchita: «Per mia intercessione e graziealla tua preghiera, Dio lo farà. Il 18 di luglio 1962, Nostro Signorerenderà l'ostia visibile cosÌ che la gente veda e possa credere». Quel~iorno fu un ve~o trionfo: migliaia di persone si riunirono nel villaggiom attesa del miracolo preannunciato. Ma fu solo verso mezzanottedopo le tre chiamate interiori, che Conchita uscì di casa e s'incamminòper il sentiero, seguita da una folla immensa. Cadde in estasi e videl'arcangelo. La moltitudine la circondava. Conchita guardò l'arcange-lo: aprì la bocca e un silenzio di tomba scese improvvisamente intornoa lei. Aprì la bocca, attese per tre secondi e improvvisamente l'ostiabianca come neve immacolata, si materializzò sulla sua lingua. Nientetrucchi, nessuna magia, l'arcangelo Michele aveva mantenuto la suapromessa.

Ero riuscito a contattare Conchita, ma non amava molto le intervistee non avevo proprio voglia di inseguirla a New York, città che peraltrodetesto. Ebbe però la cortesia di darmi il numero di telefono di Jacintache abita a una mezz' ora di macchina da casa mia. Ero eccitatissimo.Intervistare una delle quattro ragazzine che aveva ricevuto la comunio-ne dall' arcangelo Michele mi sembrava un' ottima idea. Presi la macchi-na e discesi la Pacific Coast Highway fino a Oxnard, una specie diperiferia diseredata della base missilistica di Point Magu, sulla costadel Pacifico. Di giorno la città, se si può cosÌ definire, è già abbastanzasinistra e si capisce subito che non è il caso di passeggiarci di notte.Tutte le case sono recintate. In poche parole non è proprio, ahimè, unazona residenziale. Mi chiedevo cosa ci facesse Jacinta proprio lì, in quelpost? sperduto. Trovavo la sua traiettoria Garabandal-Oxnard alquan-to ~Izz~r:a: Parch~ggiai davanti a una casetta grigia, un po' isolata daglialtri edIfICI. QuaSI una casa fantasma. Mi chiedevo persino se non mifossi sbagliato a segnare il numero della via. Suo marito, un uomo di?na qu~ran~ina d'anni con i capelli grigi, il viso rotondetto e gli occhiinfossati, ~I.aprì la porta. Poi arrivò Jacinta. Fui piacevolmente sorpre-so: era la tiprca donna spagnola, capelli neri tirati indietro, occhi scuri,guance rosate, vestita con una camicia blu e una gonna nera. Dimostra-va 37 anni e invece ne aveva 47. Niente trucco tranne il rossetto unsorr~so a~cogliente e una bella linea, un corpo fatto per l'amore. 'Suo~arIto mi ~ece ~ccomodare su un grande divano e prese posto al miofianco. Jacmta SIera seduta timidamente in una poltrona dall' altro latodella stanza. Ero venuto a intervistare Jacinta e suo marito aveva preso

34 Multiplications des apparitions de la Vierge aujourd'hui, Fayard 1991, p. 148. Ed, italiana:R. LAURENTIN, Le apparizioni della Vergine si moltiplicano, Piernrne, Casale 1989.

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d'ufficio il suo posto. Allora gli chiesi se sua moglie poteva avvicinarsiun po' di più perché era veramente troppo lontana. Mi sentivo in im-barazzo per lei. L'incontro cominciò ancor peggio perché Jacinta nonparlava molto inglese e siccome lo spagnolo non faceva parte del miorepertorio dipendevo completamente dal marito per la traduzione.

Volevo sentire la descrizione di quell' angelo con le ali rosa dallabocca di J acinta.

«Com'era l'angelo?», le chiesi.«Sa, è passato così tanto tempo e i ricordi si sbiadiscono man mano

che gli anni passano. Abbiamo fornito le descrizioni all' epoca e nonposso dirle niente di più. Una luce, un bambino con delle ali rosa ...Non voleva spaventare quattro ragazzine di 12 anni».

«Ma quando l'angelo vi dava la comunione, aveva lo stesso aspetto?».«Sì, era lo stesso, ci aveva detto che si chiamava san Michele arcan-

gelo e sembrava un bambino, proprio come ci è apparso all'inizio».Poi mi venne in mente una dettaglio che mi incuriosiva: forse quel-

l'ostia aveva un gusto particolare, un gusto di «altrove».«L'ostia aveva un gusto diverso dal solito?».«Non ricordo se avesse un sapore diverso. Veniva dai tabernacoli

della terra. Ma ora che ne parlo mi viene in mente che la Vergine ungiorno ci ha chiesto: "Se incontrate un prete che parla con un angelo,chi salutate per primo?". E noi abbiamo risposto in coro: "Ma l'angelo,di sicuro!" e lei ci ha rimproverate sorridendo: "No, non l'angelo perprimo, ma il prete, perché lui è più elevato dell' angelo e perché puòcelebrare la Messa, cosa che l'angelo non può fare"».

La voce melodiosa di J acinta mi aveva sedotto.«E la foto dell' ostia visibile?».«È stato uno spettatore di Barcellona, Damien. Era riuscito a fare

molte foto. Quello che è successo è stato visto da tantissime persone».Di colpo ripenso al magnetofono e alla voce della Vergine.«Si ricorda del magnetofono?».J acinta sorride.«Ero con Mari-Cruz. Abbiamo teso il microfono alla Vergine e le

abbiamo chiesto di parlare. E lei ha detto: "Non parlerò". Poi il nastroè stato ascoltato molte volte finché la voce si è cancellata misteriosa-mente».

«La Vergine era dotata di un buon senso dell'umorismo?».Il viso di J acinta si illumina.«Sì, era come parlare con una mamma. Qualche volta giocavamo

persino a nascondino con lei ... Ci trovava sempre! Oppure ci aiutava a

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cercare il nascondiglio di una di noi. Era veramente come una madre,però imponeva un rispetto immenso. Una volta, all'inizio, ci avevanochiesto di spruzzare dell' acqua benedetta sull' apparizione per esserecerti che non si trattasse del diavolo. E lei, stupita, ha esclamato: "Macosa state facendo?", e noi: "Spruzziamo dell'acqua benedetta per ve-rificare che.non siete il diavolo". È scoppiata a ridere e ha detto: "E vabene, spruzzatemi con l'acqua benedetta ... "».

«E da quando ha vissuto le estasi le succede di avere delle locuzioni,di sentire una voce interiore ...?».

«No, ma in compenso mi capita molto spesso di fare dei sognipremonitori di una precisione incredibile. Mi ricordo per esempio diessermi svegliata una mattino e di aver detto a mio marito:"Tuo padremorirà". Non c'era alcun motivo perché morisse e non aveva proprionessuna malattia. Invece due giorni dopo ha avuto un attacco di cuoreed è morto. Faccio tantissimi sogni così ed è incredibile, perché vedoil futuro con molta precisione».

«È da allora che parla con il suo angelo custode?».«No, lo prego ogni sera da molto tempo e recito sempre il rosario,

tutti i giorni».

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GABRIELLA BOSSISFrancia: 1874-1950

(Gruppo II!: visionari, angeli)

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Hey lady-you got the love I need / Oh Maybe-more thanenough / Oh Darling Darling / Walk a while with me / - Ohyou'oe got so much / - Oh you'ue got so much.

Led Zeppelin, Over the hills and Far away,in Houses 0/ the Holy, Atlantic Records

Gabriella Bossis è la prova indiscutibile della predestinazione di certeanime a una vita di clausura. Attrice, autrice di pièces teatrali, girò ilmondo interpretando i ruoli che creava e non si chiuse mai in un con-vento. Logico, Lui non voleva. E se oggi le sue opere teatrali sono ca-dute nell' oblio più completo, in compenso i suoi sette volumi di dialo-ghi con Cristo sono perfettamente sopravvissuti, giungendo incredibil-mente alla cinquantottesima ristampa! Quale romanziere, persino dopoessere passato da Bernard Pivot 35,può vantarsi di un tale successo postmortem?

E sempre continuando la sua carriera di attrice, un po' come EvaLavalliere, Gabriella Bossis attraversò due guerre mondiali sempre insua compagnia. Niente amanti, né altro sposo al di fuori di lui, lui chesi rivolgeva alla giovane donna con «parole interiori» interposte che leiannotava regolarmente in piccoli taccuini neri. Non che Gabriella ab-bia esitato a entrare in un convento, ma dopo quattro anni di preghierearrivò alla conclusione che quello «non rappresentava né il suo destinoné la sua strada». E anche se non era fatta per un ordine religioso, incompenso, come i grandi mistici, Cristo le parlò fin da quando erapiccola.

La relazione tra Gabriella Bossis e Cristo ricorda un po' il film Unuomo e una donna di Claude Lelouch. Lui la segue, le parla, 1'ama, laeduca e la conduce progressivamente verso livelli spirituali sempre piùelevati. Oserei dire che non è una «passione», come con Gemma Galganio Maria Maddalena de' Pazzi. Comunque lui la avvolge con la sua pro-tezione divina e la porta a lenti passi verso realtà che non appartengonoal nostro mondo. È un matrimonio d'amore pacifico, tranquillo. Im-magino Cristo disteso su una sdraio nel giardino di Gabriella Bossis

" Conduttore di fortunate trasmissioni televisive interamente dedicate, a scrittori e libri.

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mentre sorseggia un liquore e si riposa un po' dopo la caccia alle ani-me. Infatti le disse proprio: «Accompagnami sulla terrazza. Circonda-mi con i tuoi fiori. Pensami con le tue delicatezze. Quando mi vedrai,dirai: "Ti riconosco, so chi sei anche se non ti ho mai visto"».

Si era capito, Gabriella Bossis non ricevette in dono nessuna mani-festazione sovrannaturale, come era capitato a Maria Maddalena de'Pazzi o Yvonne Aimée de Malestroit, nessuna visione come lldegardadi Bingen o Vassula Ryden e nessun messaggio come sorella JosephaMenendez o la splendida suora Maria Angelica Millet. Lo sentiva, tuttoqui. Ma come vedremo, lo stile dei suoi dialoghi si identifica abbastan-za facilmente, perché il suo stile è inimitabile.

Pochissimi angeli appaiono nei sette volumi di Gabriella Bossis, mad'altra parte, chi si interessa degli impiegati quando frequenta il capo?Comunque sapeva benissimo di possedere un angelo custode: «Miacara amica - scrive a una conoscente - so che siete sofferente e indebo-lita. Ne approfitto per volervi ancora più bene, per pregare per voi contutto il mio cuore e per chiedere al mio angelo custode di stare al vostrocapezzale perché io non posso farlo ...»36. Ecco qualcun altro dei raririferimenti agli angeli:

- In campagna.«Onora, saluta gli angeli dalla terrazza. Sono lì perché li hai invitati.

Onora gli angeli della tua casa. Ah, se voi credeste, vivreste più con gliinvisibili che con i visibili».

.E mi sono ricordata che prima di partire avevo detto agli angeli:«Venite a sedervi su queste panche e lodate Dio per tutti questi

meravigliosi orizzonti».

- Fiducia nei santi e negli angeli.«Quando si è bambini, ci si ritrova nelle braccia di tutti. Ci si lascia

amare e tutto è naturale».

- 7 luglio. Ritorno in campagna dopo la guerra.«Invita gli angeli e i santi ad accompagnarti nella tua devozione;

guardali, sono là per affiancarti in tutte le tue azioni. Sono i tuoi fratellimaggiori».

- 17 agosto. Ora santa. Chiesa di Fresne.Dissi: «Buon giorno mio bellissimo Amore».«Si, mia piccola figlia, non c'è niente di più bello che me e te insie-

me. Dio che sposa un' anima. L'occhio umano non ha mai visto niente

3. G. BOSSIS,Lui et mai, Beauchesne, Parigi.

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di simile. È uno spettacolo per gli angeli. Chiedi al tuo angelo di gioca-re bene il tuo ruolo in questa festa. È una festa che può durare tutta lavita se l'anima si presta con la sua povera buona volontà. Spesso non vichiedo altro: la buona volontà. Invocare il mio soccorso con fiduciacostituisce già un gesto d'amore».

Questo stile ineguagliabile che scandisce gli otto volumi di Gabriel-la Bossis, lo ritroviamo anche in altre opere, sempre dei veri e proprimisteri dell'editoria. Ne è un esempio il manoscritto pubblicato dalleEditions du Parvis, Si tu m'ouures la porte" che presenta moltissimipunti in comune con le opere delle mistiche già incontrate. I messaggiriportati in questo libro, ci spiega Don Renzo Del Fante nella presen-tazione, sono stati confidati a «una clarissa cappuccina che visse proba-bilmente al fianco di suor Consola Bertrone». I dialoghi accuratamenteannotati dalla religiosa furono affidati al direttore spirituale, che attesegli ultimi istanti della vita della suora per mostrare ·ilmanoscritto a uneditore. Non si sa nient' altro di questa donna, né quando i fatti sianoaccaduti, né per quanto tempo, né come, ecc. li libriccino presenta unanotevole somiglianza anche con God Calling, un' opera di dialoghi cristiciraccolti da due donne americane rimaste anonime. li loro libro è statovenduto in milioni di copie anche se l'editore A.J. Russel non avevafatto nessuna pubblicità. li tono, il contenuto, la poesia e lo stile com-baciano, pur restando originali. L'opera della cappuccina italiana me-rita una considerazione, perché Cristo parla degli angeli ben quattrovolte:

- «... Tutto 1'amore dei serafini e dei santi non potrà mai eguagliareun solo battito del mio cuore».

- «... li mio Cuore infiammato d'amore per voi desidererebbe sicu-ramente una risposta. Potrebbe stare tranquillo nei cieli con gli angelie i santi e invece ha scelto di essere inquieto per l'onore e l'amore deimortali».

- «... Se chiedessi ai miei angeli, come a voi, di intensificare il loroamore verso di me, non potrei trattenerli».

- «Coraggio! li tuo angelo custode raccoglie tutto e lo ripone nelgranaio del paradiso. Nemmeno la minima sofferenza e la più piccolafatica passano inosservate: tutto è soppesato dall' onnipotenza e dallasaggezza del tuo Dio».

37 Hauteville, Svizzera.

338 XII. VISIONARI E ANGELI

JEAN-EDOUARD LAMYFrancia: 1853-1931

(Gruppo II!: visionari, miracoli, angeli)

[e monte à grand-peine / Par les chemins / Que prennent lesreines / Et les assassins / Dans cet univers de cendres / Oùaimer n'existe pas / Parfois Je prie mon Ange, / Eh ne m'oubliepas.

]ean-Louis Murat, L'ange Déchu,in Cheyenne Automn, Virgin Records

Di questo prete campagnolo nato nel 1853 abbiamo fortunatamenteun gran numero di informazioni. li suo caso è esemplare per tutti co-loro che dubitano di quei «doni del cielo» distribuiti con il contagocce:perché proprio a lui e non a un altro sacerdote? E per di più, se sitrattava di leggende, perché allora non inventarne altre, ancora piùsovrannaturali, ancora più straordinarie? Così ogni regione e perchéno, ogni chiesa, potrebbe disporre di un santo per eccitare, esaltare eincoraggiare il fervore popolare. Se si riflette un po' ci si arrende difronte all' evidenza dei fatti: non è stato inventato proprio niente e lechiese continuano a svuotarsi sempre più. D'altronde i sacerdoti stessihanno la loro parte di colpa, dal momento che non danno gran provadi fede. Allora, come spiegare il fatto che la memoria di padre Lamy,ordinario curato di campagna, per di più privo di stigmate, è sopravvis-suta nel tempo meglio di qualsiasi accademico «immortale» e senzaneanche pubblicare un libro? Quanto al suo biografo, il conte PaulBiver, difficilmente poteva essere sospettato di galoppare un po' trop-po con la fantasia. Quando il nobile dottore in lettere, specialista instoria dell' arte, fece la conoscenza del sacerdote nel 1923 , ne fu imme-diatamente conquistato e da quel momento non smise di assisterlo e diaiutarlo sia finanziariamente che nelle pratiche amministrative. Uno degliavvenimenti che segnò per sempre la vita del conte fu quella notte incui, dopo aver accompagnato 1'anziano padre Lamy nella sua camerada letto, lo sentì parlare con qualcuno.

Un aristocratico che origlia dietro una porta non dà gran prova diun' educazione degna del suo rango, ma il caso era così strano che noitutti avremmo fatto sicuramente la stessa cosa.

«Alle dieci meno un quarto, vado a letto e spengo la luce. Dopo dueo tre minuti, attraverso le due sottilissime porte, sento una conversazio-

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ne animata nella camera dell' anziano sacerdote. Nel silenzio assolutodella notte distinguo molto chiaramente tre voci maschili. Subito il fattomi incuriosisce moltissimo e capisco che dev' essere qualcosa di impor-tante ... D'altronde nessuno è salito per le scale da quando ci sono pas-sato io. I gradini di abete sono così leggeri e tutta la casa risuona cosìtanto che dalla mia camera potrei sentire i passetti di un topo. In più,quando ho lasciato padre Lamy sulla soglia, non ho visto proprio nes-suno nella sua camera. Sento di tanto in tanto il sacerdote che rispondea un interlocutore la cui voce è chiara, calda, dal timbro molto virile epiacevole. Si esprime senza alcun accento e con un tono affermativo» 38.

L'abbiamo indovinato, padre Lamy chiacchierava con il suo angelocustode e vedeva gli esseri celesti con la regolarità di un metronomo,come se si trattasse di una seconda natura.

«Quando vedete una cinquantina di angeli insieme ne restate abba-gliati: allora non pensate più a pregare Dio. Quegli specchi dorati chenon cessano di spostarsi sembrano tanti soli! Che meraviglioso spetta-colo dev'essere in cielo, con milioni di angeli in volo! ... Gli angeli han-no un aspetto molto più luminoso della Vergine. Con quei bei riflessiche si muovono continuamente sull'abito bianco, sembrano dei bril-lanti ufficiali intorno a lei, così semplici nel loro candore. Parlo dellasantissima Vergine, indipendentemente dalla sua luce. Quando si mo-stra in quella che potrei chiamare la sua grande gloria, mi impaurisceuna po', perché il sole non è che una debole luce al suo confronto ...Con quale semplicità e affetto gli angeli la circondano! Dio ne ha do-nati alla Vergine migliaia e migliaia e lei li conosce tutti per nome. Lorola chiamano con un solo nome: Regina. Ognuno ha una fisionomiaparticolare, ma sono tutti belli. Gli angeli la chiamano "Regina" con untono molto rispettoso e quando lei si rivolge all' arcangelo lo chiamasemplicemente "Gabriele", in tono materno. Osserva gli angeli con unosguardo dolce e diretto».

Sappiamo ormai che la Vergine Maria è chiamata «Regina degli an-geli» ma sono pochi i mistici che l'hanno descritta nell' esercizio dellesue funzioni. Privilegio tra i privilegi, padre Lamy non smise mai divederla circondata dalla sua «corte celeste». È un caso molto raro, per-sino Padre Pio non aveva mai goduto di una simile veduta «panorami-ca». Eppure Padre Lamy, curato degli «impudenti» e dei «proletari»non era stigmatizzato, qualità quasi obbligatoria per disporre di que-st' altro «occhio» che distingue i misteri dell' Altissimo. Era un semplice,

38 P. BlVER, Père Lamy, apàtre et mystique, Editions du serviteur 1988, pp. 179-180.

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un campagnolo, un povero, ancora più povero dei suoi parrocchiani elui stesso diceva al conte Biver: «Ho vissuto sempre tra gli operai; dicole cose come stanno e non so abbellirle come fate voi». Indubbiamentepadre Lamy era un santo, un prete come non ne fanno più, che andavasempre in bicicletta e che, benedicendo un rosario, si chiedeva cos' avreb-be mangiato quella sera. Era come un operaio specializzato del sacerdo-zio e guadagnava due volte meno del salario minimo di sussistenza, maera riuscito, grazie alla sua umiltà, a socchiudere le porte del sovranna-turale e persino gli operai comunisti facevano fatica a disprezzarlo.

Quanto agli angeli, svolazzavano numerosi intorno all' anziano sa-cerdote quasi cieco, ed è solo grazie all' ammirevole tenacia del genti-1uomo aristocratico che la sua memoria è giunta fino a noi. Quindi, ungrazie al conte Paul Biver per averci lasciato la biografia di un uomofuori dal comune perché senza di lui, una delle testimonianze più in-credibili sulla Vergine Maria e sugli angeli sarebbe caduta nell' oblio.

In effetti è proprio grazie alle descrizioni di padre Lamy che abbia-mo potuto tracciare un ritratto della Vergine, uno schizzo più esatta-mente, che non la rappresenta solo come la donna che versa lacrimeeterne, ma come una persona di spicco, non priva di umore e ancormeno di pertinenza.

In poche parole, padre Lamy girava nel sovrannaturale in bicicletta,con una baguette sotto il braccio. Verso la fine della suo cammino ter-reno, la reputazione del sacerdote divenne tale che sempre più fedeliandavano a trovarlo, a chiedergli consigli, guarigioni, favori e preghie-re. Non era la folla che aspettava dalle tre di mattina la messa di PadrePio, ma non c'è dubbio che se quel buon prete avesse vissuto un po'più a lungo, ci saremmo arrivati. Come molti altri mistici, padre Lamyleggeva nelle anime e spesso rispondeva alle domande prima che i vi-sitatori avessero il tempo di formularle. Questi due particolari impres-sionavano i fedeli più di ogni altra cosa e ovviamente incominciaronoa circolare storie pazzesche sui «miracoli» dell' anziano sacerdote. Pa-dre Lamy divenne famoso proprio nel momento in cui aveva rinunciatoa tutto, incluso se stesso, e si preparava a morire in pace. Una dellevisioni più importanti è datata 9 settembre 1909, cioè vent'anni primadella sua morte, nella cappella di Grey; quando il conte Biver annotavale sue parole, il curato gli diceva spesso: «Attenzione, niente di tuttociò deve apparire prima della mia morte» 39. Le sue descrizioni degli

39 Il biografo rispettò il suo volere e il libro uscì solo nel 1933, cioè due anni dopo la mortedel sacerdote.

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angeli combaciano perfettamente con quelle che abbiamo scoperto nelcapitolo Degli angeli e dei tunnel.

«Non preghiamo sufficientemente i nostri angeli custodi. Cosa fac-ciamo per loro? Un pezzettino di preghiera al mattino e un pezzettinoalla sera, ecco tutto! La loro misericordia nei nostri confronti è gran-dissima, ma spesso non li invochiamo abbastanza. Ci guardano comedei fratellini indigenti; la loro buona volontà verso di noi è infinita.Nessuno è fedele come un angelo ... Gli angeli, come i santi, non hannoun corpo simile a quello della Vergine e del Signore, che sono reali;hanno dei corpi che non sono come da noi sulla terra. Ogni angelo hala sua fisionomia speciale ... I loro abiti sono bianchi, ma di un biancoche non ha niente di terrestre. Non so come descriverlo, perché non sipuò proprio paragonare al nostro bianco, è un bianco più dolce allavista. Ma quelle sante figure sono avvolte da un colore così diverso dalnostro che dopo averlo visto tutto sembra scuro.

Quando vedete una cinquantina di angeli insieme ne restate abba-gliati: allora non pensate più a pregare Dio. Queste placche d'oro chegirano perpetuamente sembrano veramente tanti soli! Che meraviglio-so spettacolo dev' essere in cielo, con il volo di milioni di angeli. Nonhanno le ali, non le ho mai viste comunque, ma ho notato che sembra-no giovani ... Tutti questi personaggi, come il diavolo, sono con noi,intorno a noi. Se non li vediamo è per cosi poco! C'è un velo sottile checi separa da loro».

Padre Lamy ha una grande importanza come mistico perché le suevisioni convalidano le testimonianze dei sopravvissuti NDE e consiglie-rei vivamente al lettore di leggere la biografia del conte Biver. La suasensibilità, il rispetto e soprattutto le testimonianze che è riuscito adottenere da padre Lamy, stupiscono per la loro attualità. Questo è unodei motivi per cui i «Servitori di Gesù e di Maria» hanno notato uninteresse crescente per la vita di questo religioso un po' rozzo, che ciricorda in molti aspetti quel personaggio interpretato da Fernandel,Don Camillo. Però c'è una differenza fondamentale: padre Lamy èesistito veramente.

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MARIA LATASTEFrancia: 1822-1847

(Gruppo III: visionari, angeli)

C'est c'est encore / C'est encore plus fort / Quand je sens le feude mon corps / Qui me tient là jusqu'à l'aurore / Doucementdis-moi le mots que j'adore / Parle-moi, parle-moi d'amour / [eveux des baisers de velours / E ta peau contre ma peau / Tu merends folle c'est vraiment vraiment tropo

Niagara, Je dois m'en aller,in Encore un dernier baiser, Polydor Records

Morta in «odore di santità» all' età di 25 anni, questa religiosa francesesarebbe rimasta quasi completamente sconosciuta se la casa editriceTequin non avesse pensato bene di ristampare il suo diario, la sua cor-rispondenza e le memorie che scrisse su consiglio del suo direttorespirituale. I quaderni della giovane predestinata uscirono per la primavolta nel 1862 e vennero ripubblicati quattro volte prima di caderenell' oblio in piena guerra. Ma dei «quaderni» come quelli di MariaLataste o di Maria Angelica Millet non possono sparire nel nulladefinitivamente perché sembra che la divina provvidenza faccia di tut-to per farli rispuntare. E ancora una volta rimanevo affascinato dallalongevità di questi. Quest'umile religiosa ci ha riserbato un vero tesoro,una chicca degna dei Dialoghi di Caterina da Siena, perché nelle suelocuzioni si trova una spiegazione dettagliata della funzione dell' angelocustode, fornita da Cristo stesso. Nel caso di Maria Lataste, il cui corpooggi riposa a Londra, si trovano i chiarimenti più precisi, tutti usciti dadiverse visioni, locuzioni interne o estasi o, come si dice oggi, «uscitedal corpo».

Eppure la candida ragazza fu auscultata, giudicata, soppesata e so-prattutto umiliata da diversi preti e direttori spirituali che volevanoassicurarsi dell' autenticità del «fenomeno». Eppure Maria Lataste, comeMaria d'Agreda, non emise mai un lamento, non una protesta: acco-glieva ogni umiliazione come un dono di Dio, che poteva così spartirecon Cristo 40.

Lei stessa ricorda che, ben prima di indossare il velo, il suo unico

40 Questo tipo eli approccio è molto frequente tra i (futuri) santi e il migliore esempio èrappresentato da Anna Caterina Emmerich e dalla religiosa Ulrique Nisch von Hegne.

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piacere era quello di recarsi alla chiesa del villaggio e osservarlo a fian-co dell' altare. Come suor Agnese Sasagawa o Padre Pio, lo vedevachiaramente, qualche volta circondato dai suoi angeli. Ma Cristo lametteva in guardia, a volte molto severamente, affinchè il privilegio divederlo non la facesse smarrire nell'orgoglio: «Stai attenta a non inor-goglirti, a non sentirti superiore agli altri. La mia sola parola non tisalverà, è necessaria la tua cooperazione ... Sappi che devi umiliartidavanti a me, perché sei solo cenere e polvere, peccato e corruzione eio sono il Dio onnipotente ... lo posso creare i re, faccio tremare imonarchi e i potentati sui loro troni, sondo i cuori e i reni. Niente diciò che succede tra gli uomini mi sfugge, conosco i loro pensieri piùsegreti» 41.

Alla fine, come Elena Kowalska, la conduce in un convento, tra lesuore del Sacro Cuore, dove la giovane si abbandonerà completamentealui. Gli angeli di Maria Lataste sono numerosissimi, ma il dettaglioche ci interessa di più si trova nel «libro quartoa.antitolato Gli angelie gli uomini.

Cristo persevera nella sua opera e sviluppa il minuscolo punto incomune che esiste tra l'angelo e l'uomo: l'anima.

«Grazie alla sua anima, egli (l'uomo) si attacca agli angeli; con i sensiagli animali, con l'esistenza ai diversi elementi della natura».

E precisa che:

1) L'unione dell'uomo con il creato è una realtà che gli permette dipartecipare a due creazioni: terrestre e celeste.

2) Gli angeli custodi esistevano molto prima della sua venuta sullaterra, fin dalla nascita dell'uomo.

(Capitolo I)«La più intima unione dell'uomo è con gli angeli e deve durare sem-

pre, fino all'eternità. Inoltre, figlia mia, l'unione con la creatura mate-riale è a un livello molto più basso, perché è solo transitoria e dura solofino alla soglia dell'eternità. Non dimenticare figlia mia che l'unionedell' anima con l'angelo è la più forte, perché non è passiva, ma è un'unio-ne operante e piena di attività. Tra l'uomo e gli angeli c'è comunicazio-ne, c'è intesa; e la comunicazione, l'intesa, diventano tali che l'uomofinisce per somigliare all'angelo e innalzarsi con lui».

41 Vie et oeuures de soeur Marie Lataste, Pascal Darbins, Ed. Tequi, Paris 1974, p. 15.

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(Capitolo Il)«Ricordate le mie parole sulla comunicazione tra gli angeli e gli

uomini. Ascoltate bene adesso, è molto importante. Voglio parlarvi didue cose che gli angeli hanno il potere di creare negli uomini. La primaè l'illuminazione dell'intelligenza, la seconda è il moto della volontà ...Gli angeli, figlia mia, illuminano gli uomini in tre modi: annunciandoloro i divini misteri, istruendoli ed esortandoli. Li illuminano manife-standosi a loro visibilmente o invisibilmente ... Invisibilmente, quandonon si servono di nessun oggetto sensibile per manifestarsi all'uomo,quando agiscono direttamente con l'anima sull' anima, quando gli par-lano come da spirito a spirito, come da un angelo a un altro angelo; equesto avviene sia quando il loro interlocutore è sveglio sia quando èaddormentato. Si avvicinano a tutti coloro che si interessano a loro eche si sono rivolti agli angeli ispirando buoni pensieri ... Il moto dellavolontà non è un vero movimento, come quello che imprimereste a unoggetto qualunque; no figlia mia, perché la volontà resta sempre liberae, in quanto libera, né gli angeli, né Dio possono imporre un movimen-to verso il bene se l'anima non lo vuole. Il moto dell' anima è una dispo-sizione verso il bene, un' attitudine, una facilità a fare il bene. In questomodo gli angeli tolgono, fanno sparire o diminuiscono gli ostacoli cheimpedirebbero la volontà e l'arresterebbero».

(Capitolo IIl)«Figlia mia, Dio governa, dirige e conduce tutto grazie alla sua divi-

na provvidenza. Nulla gli sfugge, poiché egli ha creato tutto: conservatutto, veglia su tutto e pone il suo sguardo su tutto. Inoltre ha volutoaffidare l'esecuzione degli atti della sua provvidenza ai ministri che hacreato. Questi ministri sono gli angeli. Dio ha creato l'uomo e l'ha af-fidato a loro. Gli angeli rimangono sempre al suo fianco, sono i suoicustodi. Tutti gli uomini hanno un angelo custode ... perché tale è lavolontà del mio Padre nel cielo, il quale agisce sempre per il bene e lasalvezza dell'uomo. Gli angeli custodi non sono stati donati agli uominidalla mia venuta in questo mondo, esistono fin dal principio.

Tutti gli uomini hanno ricevuto da Dio un angelo che veglia su di loro».

(Capitolo IV)«Ecco quello che l'angelo custode fa per voi e quello che voi dove-

te fare per lui. L'angelo custode allontana da voi i mali del corpo edell' anima; lotta contro i vostri nemici, vi incita a fare del bene; porta

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a Dio le vostre preghiere e incide sul libro della vita le vostre operebuone; prega per voi, vi segue fino alla morte e vi porterà in seno aDio, se vivrete nella giustizia durante il vostro passaggio sulla terra ...Un nonnulla può affliggere il vostro corpo per sempre, un incidentepuò per sempre carpire la vita della vostra anima. Non siete abbastan-za preparati per scavalcare e allontanare tutti i pericoli; e quand' an-che lo foste, spesso non lo potreste fare da soli. Ciò che non vedete,il vostro angelo può vederlo per voi e proteggerà il vostro corpo e lavostra anima allontanando tutto quello che potrebbe creare danno; lofa senza che voi ve ne accorgiate. Se qualche volta ci riflettete e vidomandate come mai siete sfuggiti a tale incidente, a tale disgrazia,toccherete con mano l'azione del vostro buon angelo ... Infine, figliamia, il vostro angelo custode vi seguirà dappertutto, vi seguirà ognigiorno della vostra vita, e quando Dio vi ritirerà da questo mondo,1'angelo vi presenterà a lui».

Come possiamo immaginare, Maria Lataste non attese di essere «incielo» per vedere il suo angelo. Pur manifestandosi regolarmente, il suoruolo è in un certo senso offuscato dalla presenza di Cristo. Marie Latastevedeva lo Sposo divino regolarmente, come era accaduto a ElenaKowalska. Quindi il suo angelo rimase in ombra.

L'elemento più affascinante nella sua opera è sicuramente lo spiritoche la animava. Infatti, Maria Lataste non ricevette nessuna istruzionescolastica, un modo elegante per dire ciò che lei stessa non esitava adaffermare: «Sono un'umile e povera ragazza di campagna e non sonulla oltre a ciò che mia madre mi ha insegnato; tutta la mia scienza,nell'ordine della natura, consiste nel saper leggere, scrivere, maneggia-re 1'ago e girare il fuso». Quindi, fin dall'inizio delle locuzioni e dellevisioni, aveva avvisato il suo direttore spirituale che non avrebbe maipotuto esprimere esattamente tutto ciò che lui le diceva e le mostrava.Quanto agli ecclesiastici, rimasero tutti a dir poco stupiti dalla profon-dità dei testi scritti da quella «brava ragazza di campagna» e pur aven-do ripetutamente esaminato i suoi scritti da tutti gli angoli possibili,non trovarono mai un solo errore dogmatico che fosse scivolato nelcontenuto.

Come ha fatto notare l'abate Pascal Darbins: «L'esame dettagliatodei manoscritti permetterà di cancellare qualsiasi dubbio sull'autentici-tà delle opere di Maria Lataste», In questo, la giovane religiosa assomi-glia quasi perfettamente a Maria d'Agreda o a Caterina da Siena. Eanche se il corpo di Maria Lataste non è rimasto incorruttibile per

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«garantire» la sua opera, notiamo tuttavia che la morte della giovanesuora non è passata inosservata, nonostante la sua modestia e la volontàdi nascondere alle altre sorelle le grazie di cui era oggetto: «Le personeche le resero l'ultimo omaggio assicurarono che le sue membra aveva-no conservato una flessibilità incredibile. Qualcuno disse che, notandotale particolarità, dimostrò il proprio stupore alla madre assistente, con-fessando di aver sempre creduto che i cadaveri diventassero rigidi: "Si,di solitò è vero" rispose la madre "ma i santi non sono come gli altri"».

Aggiungiamo semplicemente che Maria Lataste non fu mai canoniz-zata.

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ILDEGARDA DI BINGENGermania: 1098-1179

(Gruppo II!: visionari, miracoli, angeli)

Such a mess, such a funny feeling / I must confess, I never feltlike this before / Runnin' bot, runnin' my emotions / Yourlouin' shock, goes trough me like an open door / Ooh my beartb'sin animation / You got me beating in double time / State ofattraction / Somehow you make my body come alive / My armswanna hold you / My lips wanna kiss / Ya make me want towant you.

Paula Abdul, State o/ Attraction,in Forever your girI, Virgin Records

La Germania ci ha lasciato, e Dio solo sa perché, quattro suore visionariegotiche che hanno prodigiosamente segnato la loro epoca e le cui me-morie continuano a essere ristampate anche oggi, cioè dopo otto seco-li... La più famosa tra loro, lidegarda di Bingen (1098-1179), riveste unruolo molto particolare nella storia della Chiesa, perché la ritroviamonel Fleur des saints (viene festeggiata il 17 settembre) anche se non fumai canonizzata né beatificata. Secondo i documenti dell' epoca, enor-mi folle di pellegrini, provenienti sia dalla Francia che dalla Germania,si recavano regolarmente al convento fondato da lidegarda, il cui donodella profezia, le cui visioni e soprattutto le estasi, erano ormai diven-tate celebri in tutta Europa.

lidegarda di Bingen, che fu anche musicista e compose numerosicantici, veniva assalita da una specie di voce interiore e sentiva il biso-gno pressante di mettere su pergamena il contenuto dei messaggi. Leistessa dubitò per prima di questo impulso e, dopo essersi confidata conil suo direttore spirituale, il monaco Godefroy, ricevette dalle autoritàecclesiastiche il permesso di mettere su carta quelle visioni. Venne peròaffiancata da una specie di segretario/spia, incaricato di verificare chel'impulso non fosse in verità una possessione diabolica. Questo segre-tario, di nome Volmar, ebbe quindi l'incarico di redigere l'opera chesarebbe stata conosciuta in tutto il mondo con il titolo di Scioias. Volmarpassò dieci anni al suo fianco e descrisse sotto dettatura 26 visioni ri-guardanti le relazioni tra l'uomo e Dio, l'apocalisse e gli angeli.

«Allora il Dio onnipotente costituì diversi ordini nella sua miliziaceleste, così che ciascun ordine assolvesse la propria funzione e fosse lospecchio e il sigillo del vicino. Ciascuno di questi specchi protegge così

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i misteri divini, che gli stessi ordini non possono assolutamente vedere,conoscere, gustare e definire. Inoltre, la loro ammirazione si eleva dilode in lode, di gloria in gloria, e il loro movimento è eterno, perchél'opera che devono svolgere non può mai terminare. Questi angeli sonospirito e vita di Dio, non rinunciano mai alle lodi divine, non cessanomai di contemplare la luce ignea di Dio e la luce della divinità dona aloro lo splendore della fiamma. Che i fedeli vedano queste parole nelladevozione passionale del loro cuore, perché esse provengono da coluiche è il primo e l'ultimo, per il più grande beneficio di tutti coloro checredono!» .

Una contemporanea di lidegarda, Elisabetta de Schònau (1129-1165)anche lei benedettina, le faceva spesso visita. Anche questa donna vive-va in un certo senso come un fantasma e veniva continuamente tortu-rata da malattie spaventose alle quali aggiungeva qualche seduta quo-tidiana di disciplina. li minimo che possiamo dire sul suo conto è chefu particolarmente precoce, dal momento che entrò in convento all' etàdi dodici anni. Ed è proprio questa tedesca, prima sposa di Cristo, cheannuncerà la futura stirpe di grandi spose mistiche, come Caterina daSiena o Angela da Foligno. jean-Noél Vuarnet ci ricorda la sua storia:«Un angelo che era solito farle visita e accompagnarla nell'empireo, leingiunse un giorno di scrivere e di far conoscere al mondo intero ciòche vedeva durante le estasi. Questo angelo, come noi, vedeva in Elisa-betta la figlia di santa lidegarda» 42.

«Mi aveva mostrato un gran numero di libri, dicendo: "Vedete tuttiquesti libri? Devono essere scritti prima del giorno del giudizio". Eprendendone uno mi spiegò: "È il libro delle vie di Dio, che dovetescrivere quando avrete visitato suor lidegarda e quando avrete ascolta-to le sue parole"».

Come ci si può immaginare, le due donne avevano un bel po' distorie da raccontarsi.

Nella stessa categoria di lidegarda di Bingen e Elisabetta de Schonauè impossibile non includere le due Mechtilde, di Magdeburgo e diHackenborn. Nata all'inizio del XIII sec. in Sassonia, da una famiglianobile ricca e istruita, Mechtilde di Magdeburgo sentì, all' età di dodicianni, la presenza fisica dello Spirito Santo, fatto che ovviamente laspinse a condurre una vita religiosa. A vent' anni lasciò il suo castelloe si rinchiuse prima tra le beghine, una congregazione formata princi-palmente da vedove, e poi tra le cistercensi di Helfta, luogo che assi-

42 Exstases [éminines, cit., p. 42.

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stette alla nascita di ben tre mistiche una dopo l'altra. Puttroppo nondisponiamo di molte informazioni sulla vita di Mechtilde, ma fortuna-tamente ci sono rimasti i suoi scritti, regolarmente pubblicati nel corsodei secoli.

li confessore della giovane 1'aveva spinta a mettere su pergamenatutte le sue estasi, che lei definiva come godimenti di gioia indicibile.Fu una delle prime a denunciare la dissolutezza della Chiesa, dei pretie dei monaci della sua epoca e il suo atteggiamento critico la obbligò alasciare il convento delle beghine. Come capitò immancabilmente allealtre mistiche che abbiamo incontrato, le furono «donate» tutte lemalattie possibili e immaginabili e divenne persino, verso la fine dellasua vita, completamente cieca. Morì tra il 1282 e il 1294, a Helfta inSassonia. Nel convento delle cistercensi però non era l'unica a cono-scere l'intimità con Dio, perché l'altra Mechtilde, detta di Hackenborn,nata nel 1241, spartiva con lei il divino privilegio e anche con suorGertrude, detta di Helfta. Mechtilde «bis» morì poco tempo dopo laprima, nello stesso convento, il 19 novembre 1299, lasciando anche leila sua Rivelazione, redatta dalla stessa Gertrude di Helfta.

È facile perdersi tra tutte queste estasiate nello stesso convento, manei loro godimenti gli angeli apparivano regolarmente e si intratteneva-no in lunghe conversazioni. Ed è Mechtilde di Magdeburgo che ci spiegaperché non si interessò mai degli angeli, riprendendo così la famosadichiarazione di san Paolo. Dice testualmente:

«La più piccola delle anime è figlia del Padre, sorella del Figlio,amica dello Spirito Santo e vera sposa della santa Trinità. Ma se andia-mo più in alto vediamo chi la porterà sulla bilancia. li più grande degliangeli, Gesù Cristo, che è elevato al di sopra dei serafini, che è con suoPadre un solo Dio indivisibile, io lo prendo, io, anima infima, nelle miebraccia, lo mangio, lo bevo, e ne faccio ciò che voglio; ecco ciò che noncapiterà mai all' angelo, così in alto che risiede al di sopra di me. Ladivinità di Gesù Cristo non sarà mai per me così elevata che io nonpossa unire a lui le mie membra, per sempre. È impossibile per meosare di più; perché allora dovrei preoccuparmi di ciò che può accade-re agli angeli?».

Da parte sua, Mechtilde di Hackerborn si guardava bene dall'igno-rare gli esseri spirituali, e chiese persino a Cristo, qualche giorno primadel 29 di settembre, festa degli arcangeli, come doveva rendere loroomaggio. Ricevette la risposta, divina, seguente:

«Recita in loro onore il Padre Nostro, nove volte, secondo il numerodei cori angelici».

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Li recitò e volle offrirli al suo angelo il giorno stesso della festa,affinché li presentasse lui stesso agli altri spiriti; ma il Signore Gesù ledisse con un certo malcontento:

«È a me che devi lasciare questo incarico, poiché sarebbe per memolto piacevole eseguirlo; sappi che qualsiasi offerta affidata a me ar-riva ai cieli nobilitata dal mio intermediario e trasformata con grandebeneficio, come se un denaro gettato nell' oro in fusione si fondesse colprezioso metallo, cessando di essere ciò che era e sembrando ciò che èdivenuto, oro».

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