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PIANI TERRITORIALI Nuovi strumenti per la riqualificazione e lo sviluppo di aree urbane: i BID ( Business Improvement District ) Oggigiorno, nella metropoli europea a sviluppo molto più lento rispetto al passato industriale, con l'apertura delle frontiere determinata dalla globalizzazione, lo spostamento dell'economia dall'industria ai servizi e la necessità di contenere la straripante spesa pubblica, il problema urbano si manifesta con carattere di forte novità. I temi della sostituzione e della riqualificazione urbana assumono sempre maggiore importanza rispetto a improbabili processi di crescita espansiva. Il problema più rilevante sul piano urbanistico diviene quello della gestione del ricambio funzionale e della regolazione dei processi di riuso urbano e di adeguamento delle infrastrutture (metropolitane, tangenziali, aeroporti, reti ferroviarie e autostradali ecc.). Oliviero Tronconi Politecnico di Milano L a crisi dell’approccio dirigista e sinotti- co della pianificazione territoriale non è solo un problema di metodo, ma ha origine in un cambiamento strutturale delle aree urbane nella fase post industriale. Sin- teticamente è possibile riassumere i fattori di crisi e di cambiamento in cinque elementi: 1. la globalizzazione dei mercati urbani spinge le città a competere nell’acquisi- zione di investimenti transnazionali, funzioni pregiate e flussi di investimen- ti privati in grado di favorire politiche di rinnovo urbano; 2. la competizione si manifesta non solo tra singole grandi società, ma tra reti di im- prese che traggono le proprie risorse dal territorio, la cui qualità diventa diretta- mente elemento competitivo sempre più importante. Le strategie di rete alla scala territoriale, capaci di valorizzare comple- mentarità e sinergie tra i centri urbani connessi, divengono elemento sempre più rilevante; 3. le regioni e le città europee competono tra loro anche per l’assegnazione di contributi dell’Unione Europea tramite politiche che, nel rispetto delle direttive UE, sappiano integrare le dimensioni ambientali, econo- miche e socio-culturali per la promozione della sostenibilità e convivialità urbana; 4. nella loro specificità, tutti i maggiori svi- luppi immobiliari (fiere, poli tecnologici, Edilizia e Urbanistica — Commenti Consulente Immobiliare / Il Sole 24 Ore Numero 1043 / 30 aprile 2018 751

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PIANI TERRITORIALI

Nuovi strumenti per la riqualificazione e lo sviluppo di aree urbane: i BID (Business Improvement District)Oggigiorno, nella metropoli europea a sviluppo molto più lento rispetto

al passato industriale, con l'apertura delle frontiere determinata dalla

globalizzazione, lo spostamento dell'economia dall'industria ai servizi e

la necessità di contenere la straripante spesa pubblica, il problema urbano

si manifesta con carattere di forte novità. I temi della sostituzione e della

riqualificazione urbana assumono sempre maggiore importanza rispetto a

improbabili processi di crescita espansiva. Il problema più rilevante sul piano

urbanistico diviene quello della gestione del ricambio funzionale e della

regolazione dei processi di riuso urbano e di adeguamento delle infrastrutture

(metropolitane, tangenziali, aeroporti, reti ferroviarie e autostradali ecc.).

Oliviero TronconiPolitecnico di Milano

La crisi dell’approccio dirigista e sinotti-co della pianificazione territoriale nonè solo un problema di metodo, ma ha

origine in un cambiamento strutturale dellearee urbane nella fase post industriale. Sin-teticamente è possibile riassumere i fattori di crisi e di cambiamento in cinque elementi:

1. la globalizzazione dei mercati urbanispinge le città a competere nell’acquisi-zione di investimenti transnazionali,funzioni pregiate e flussi di investimen-ti privati in grado di favorire politichedi rinnovo urbano;

2. la competizione si manifesta non solo trasingole grandi società, ma tra reti di im-prese che traggono le proprie risorse dalterritorio, la cui qualità diventa diretta-mente elemento competitivo sempre piùimportante. Le strategie di rete alla scalaterritoriale, capaci di valorizzare comple-mentarità e sinergie tra i centri urbaniconnessi, divengono elemento sempre piùrilevante;

3. le regioni e le città europee competono traloro anche per l’assegnazione di contributidell’Unione Europea tramite politiche che,nel rispetto delle direttive UE, sappianointegrare le dimensioni ambientali, econo-miche e socio-culturali per la promozionedella sostenibilità e convivialità urbana;

4. nella loro specificità, tutti i maggiori svi-luppi immobiliari (fiere, poli tecnologici,

Edilizia e Urbanistica — Commenti

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interporti, centri logistici, depuratori,ospedali ecc.) travalicano i confini ammi-nistrativi della singola municipalità e ri-chiedono la collaborazione esplicita traamministrazioni pubbliche e la capacità dimobilitare capitali e partner privati;

5. la contrazione della capacità di spesa pub-blica richiede un migliore bilanciamento traentrate e spese, facendo ricorso alla fiscalitàlocale e al cofinanziamento pubblico-priva-to di progetti e politiche.

Nel costruire la politica urbana, si riduce ladimensione autoritativa e cresce la dimen-sione contrattuale; ciò non esclude la neces-sità di regole, ma esige diverse forme di re-golazione del negoziato per consentire unequo bilanciamento dei rischi assunti e dei benefici attesi tra i diversi partner pubblici e privati.

In tale scenario, la procedura dell’accordodi programma, ovvero la co-pianificazione tra enti pubblici e il partenariato pubblico-privato, diventa non fattore eccezionale, ma soluzione fisiologica.

In questo quadro, una disciplina del rap-porto tra funzioni e aree predefinita rigida-mente risulta inadatta a governare processi che coivolgono reti di soggetti co-finanziato-ri, mix di funzioni e attività diverse, territorieterogenei e non contigui.

Il superamento della zonizzazione mono-funzionale si concreta attraverso l’integra-zione della destinazione residenziale con at-tività di tipo terziario, culturali, commerciali e ricreative. La dimostrazione dell’inefficaciadelle politiche autorizzative per il raggiungi-mento della qualità urbana suggerisce lapossibilità di innescare il processo di riquali-ficazione urbana attraverso strumenti di na-tura economica, in grado di modificare ilcomportamento degli operatori economici,pur nella libertà di scelta tra diversi compor-tamenti possibili.

Infatti il mercato immobiliare deve neces-

sariamente prestare la massima attenzione e seguire le dinamiche socio-economiche eterritoriali influenzate da elementi moltepli-ci: i cambiamenti nel comportamento delle persone, nei gusti e nei modelli culturali, lecaratteristiche delle aree e il relativo livelloinfrastrutturale; e ancora fattori politici, eco-nomici e finanziari.

L’insieme di questi elementi porta l’atten-zione degli operatori verso un determinato territorio/progetto, giudicato particolarmen-te interessante, perché in grado di risponde-re agli obiettivi di redditività propri di ogni operazione di investimento.

Compito delle istituzioni pubbliche è quel-lo di fare sì che il territorio risulti attrattivo esicuro per coloro che stanno cercando nonsolo buone occasioni per avviare un’attività, ma anche per gli investitori istituzionali na-zionali e internazionali che operano nelcomparto immobiliare.

Degrado e riqualificazione: valorizzare tutte le risorseAlcune parti delle nostre aree urbanizzate sono in condizioni di abbandono, di sottou-tilizzazione e/o in pessime condizioni ma-nutentive.

I motivi di questa situazione, che provocadegrado nei sistemi urbani e causa rilevanti problemi di tipo economico e sociale, sonomolteplici:› il decadimento di attività principalmente

industriali e artigianali un tempo fonti diricchezza e lavoro;

› l’errata lettura dell’andamento della do-manda di alcune rilevanti tipologie di im-mobili da parte di imprese impegnate inattività di sviluppo immobiliare: è questoil caso evidente, in alcune aree del nostroPaese, dei capannoni industriali e di resi-denze non più rispondenti alle richieste diun mercato in fase di accentuata trasfor-mazione;

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752 Numero 1043 / 30 aprile 2018 Consulente Immobiliare / Il Sole 24 Ore

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› errori e/o ritardi nella pianificazione e ge-stione del territorio da parte delle Pubbli-che Amministrazioni competenti e/o l’in-capacità di creare convergenze ormai fon-damentali e indispensabili tra interessipubblici e interessi privati.

È sempre più evidente l’importanza che as-sumono il territorio, i sistemi urbani e unpatrimonio immobiliare funzionale ed effi-ciente nello sviluppo economico e sociale di un Paese.

L’uso economicamente e tecnicamente ef-ficiente delle risorse immobiliari, la loro con-servazione e l’adeguamento-valorizzazione costituisce parte integrante di qualunqueipotesi di rivitalizzazione dei tessuti urbani degradati e, più in generale, di rilancio e svi-luppo del “sistema Paese”.

Il recupero e la rivitalizzazione di un tes-suto urbano richiedono un complesso pro-cesso integrato nel quale la qualità delle ipo-tesi formulate dalla Pubblica Amministrazio-ne diviene un fattore determinante, sia perquanto attiene alla capacità di attrazione dicapitali privati, sia per ottenere un effetto di complessiva rifunzionalizzazione e migliora-mento del contesto urbano di riferimento.

Nel nostro Paese inizia a essere presente,anche a livello politico, una sensibilità verso il problema delle periferie urbane e, più ingenerale, verso le aree che presentino evi-denti segnali di degrado.

In questa direzione si è mossa una normadi legge approvata del Governo con l’emana-zione dell’art. 24 del D.L. 133 del 12 settem-bre 2014, noto come “Sblocca Italia”.

Nell’articolo “Misure di agevolazione dellapartecipazione delle comunità locali in mate-ria di tutela e valorizzazione del territorio” sievidenziano alcuni elementi dello spirito

partecipativo quando si enuncia che: «I co-muni possono definire i criteri e le condizio-ni per la realizzazione di interventi su pro-getti presentati da cittadini singoli e associa-ti, purché individuati in relazione al territo-rio da riqualificare». Interventi, questi, che«possono riguardare la pulizia, la manuten-zione, l’abbellimento di aree verdi, piazze ostrade e in genere la valorizzazione di una li-mitata zona del territorio urbano o extraur-bano …».

Il dato positivo e innovativo della norma èche essa prevede una profonda innovazione tecnico-amministrativa, strategica, lì dovesottolinea che «In relazione alla tipologia dei predetti interventi, i comuni possono delibe-rare riduzioni o esenzioni di tributi inerential tipo di attività posta in essere. L’esenzioneè concessa per un periodo limitato, per spe-cifici tributi e per attività individuate dai co-muni, in ragione dell’esercizio sussidiariodell’attività posta in essere». 1

Questa norma ha consento lo sviluppo diuna prima iniziativa, quella del progetto “Insu­lae”, che ha per oggetto la riqualificazione del-l’area dell’Antica Dogana di Napoli, situata in una posizione centrale della città, tra il porto turistico, dove attraccano le grandi navi da crociera da cui originano notevoli flussi turisti-ci internazionali, e la piazza del Municipio, do-ve si attesta una stazione sotterranea della li-nea metropolitana.

A livello internazionale, i problemi dellariqualificazione di aree degradate e del rilan-cio economico di porzioni urbane hanno vi-sto fiorire molteplici interessanti iniziativegrazie ai cosiddetti BID, Business Improve-ment District, che riprendono la stessa im-postazione dell’art. 24 del D.L. 133/2014,“Sblocca Italia”.

1. D. Perocco − G. Tamburini, "Il Decreto 'Sblocca Italia' e la gestione della città per Insulae", "La partecipazione delle comunità locali alla gestione della città: il modello per Insulae", in O. Tronconi, La valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico, FrancoAngeli, Milano, 2015.

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Consulente Immobiliare / Il Sole 24 Ore Numero 1043 / 30 aprile 2018 753

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Che cosa sono i BIDI BID sono aree definite, denominate “di-stretti”, individuate da soggetti privati, nor-malmente imprese e attività commerciali in-sediate in quel contesto, che, sulla base di uno specifico accordo con la municipalità di riferimento, si impegnano a versare alla Pubblica Amministrazione un’ulteriore im-posta per finanziare progetti (concordati con la PA) di riqualificazione urbana entro i con-fini del distretto.

Il BID è quindi finanziato attraverso l’im-posta sottoscritta dai promotori del BID, ma può in molti casi usufruire di altri flussi di finanziamento pubblico o privato, questi ul-timi erogati da soggetti che, pur non essendo tra i promotori del distretto, sono comunque interessati (stakeholder) alla riqualificazione dell’area.

I progetti di riqualificazione di un BIDpossono riguardare molteplici aspetti: dalla pulizia della strada alla costruzione di areepedonali, alla cura del verde e dei marciapie-di, al potenziamento dell’illuminazione pub-blica e della sicurezza. Gli obiettivi dei BID sono principalmente quelli della salvaguar-dia dei valori immobiliari dell’area e dello sviluppo delle attività commerciali in essa insediate.

I servizi e/o gli interventi forniti dai BIDsono aggiuntivi e, in alcuni casi, migliorativi di quelli già forniti dalla municipalità.

Il presupposto fondativo dei BID è quellodi supportare l’autonoma iniziativa dei citta-dini singoli e associati e delle imprese per la realizzazione di servizi e/o interventi di in-teresse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.

I BID nascono e si fondano su due pilastri:progetti che interpretano e rispondono con-cretamente alle attese dei cittadini-imprese;

caratteristiche e specificità dell’area.I BID si sono diffusi soprattutto negli USA

e in altre nazioni di cultura anglosassone.Ovviamente la legislazione che norma la

realizzazione dei BID varia da Paese a Paesee, negli USA, da Stato a Stato.

Negli USA, in generale, l’istituzione di unBID prevede diversi vincoli e passaggi:› una proposta/progetto sottoscritta dalla

maggioranza delle imprese-attività inse-diate nell’area di riferimento;

› una verifica da parte della municipalitàche i soggetti proponenti costituiscanouna certa e significativa maggioranza del-le organizzazioni economiche operantinell’area;

› la municipalità delibera la specifica nor-mativa che regola tutti gli aspetti relativialla decisionalità, all’operatività e alle fi-nanze del BID;

› lo Stato vara la normativa che permettealla municipalità di promuovere e regola-rizzare la necessità del BID.

In Gran Bretagna la materia è regolamen-tata con modalità diverse, ma simili:l’obiettivo è sempre quello di garantire chei promotori del BID costituiscano un’effet-tiva e qualificata maggioranza: «per rea-lizzare un BID devono esservi due ordinidi maggioranza: la maggioranza semplicee la maggioranza del valore imponibileprodotto nell’area, per assicurarsi che gliinteressi delle grandi e piccole imprese si-ano protetti.». 2

Il primo BID a essere istituito è stato ilBloor West Village Business Improvement Area a Toronto nel 1970, mentre il primoBID negli USA è stato il Downtown Develop-ment District di New Orleans istituito nel 1974.

Oggi esistono circa 1.000 BID negli USA,

2. "What is a BID?", British BIDs, Retrieved 2010­10­12.

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754 Numero 1043 / 30 aprile 2018 Consulente Immobiliare / Il Sole 24 Ore

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distribuiti fra le 50 più importanti città, eNew York ne ha creati ben 74.

BID sono stati realizzati anche in città dipiccole dimensioni, per esempio lo Stato del Wisconsin ne ha realizzati ben 90, di cui 25 a Milwaukee, mentre i restanti 65 in piccolecittadine.

Nella maggioranza dei casi, negli USA, lagestione-amministrazione di un BID fa capo a un Consiglio, i cui rappresentanti vengono in parte eletti dai promotori del BID e in par-te designati dalla municipalità.

In Gran Bretagna e soprattutto a Londraalcuni BID promossi da imprese sono gestiti da società appositamente costituite, nellequali sono comunque presenti rappresentan-ti del municipio londinese di riferimento.

«È questo il caso della New West EndCompany, per la promozione di BondStreet, Oxford Street e Regent Street, unodei più grandi Business Improvement Di-stricts d’Europa, che rappresenta gli inte-ressi commerciali di oltre 600 esercenti,proprietari di immobili e aziende locali,che opera a stretto contatto con sindaco diLondra, Transport for London, Westmin-ster City Council, polizia metropolitana e iquartieri direttamente interessati per fa-vorire una vision condivisa e lo sviluppoarmonico dell’area.». 3

Una riflessione sui BID e la loro applicabi-lità in Italia è quella sviluppata in un interes-sante testo: 4 «Il modello BID è estrema-mente concreto, operativo e capace, proprioper la sua efficacia, di esercitare influenza sugli enti locali, nelle scelte pubbliche perdeterminati lavori o aree di intervento. Dun-que, se dovesse esservi un rischio di lobby-

smo, questo verrebbe arginato da un’efficace cornice amministrativa.

È interessante, in un esempio, vederequanto accade a Madrid dove è stato propo-sto di importare un modello pubblico-priva-to analogo. Da un lato si crea il fronte anti-patizzante, di chi teme la città a più veloci-tà, mentre dall’altro si sottolinea la necessi-tà di rendere maggiormente attrattivi quartieri strategici per il turismo e la pre-senza di beni culturali e identitari. In unalogica estesa di competitività territoriale, è indubbiamente efficace che i luoghi mag-giormente frequentati e attrattivi possano vivere in condizione di piena sicurezza,qualità urbana, arredamentale e di anima-zione culturale. Infatti tale standard elevatonel tempo connota la città, rendendola piùglamour, con benefici certi per le casse co-munali, gli esercizi commerciali e l’impren-ditoria locale. E dunque, grazie al reimpiegodelle tasse locali, anche per le aree non og-getto di specifici BID.

Se infatti lo standard qualitativo urbanoofferto dagli enti locali – che, ricordiamo, so-no stati soggetti recentemente, non solo in Italia, a tagli di bilancio draconiani − nonpuò essere all’altezza richiesta, non ne sof-frono solo i residenti dell’area individuata,ma complessivamente la città. Per esempio,a Roma, quanto vale l’insicurezza notturnaintorno al Colosseo, soprattutto consideran-do le centinaia di alberghi ed esercizi com-merciali che si fregiano di tale contiguità? Sea Bilbao non fosse gradevole il sito del Gug-genheim Museum? Per chi temesse una sud-divisione urbana in diverse fasce qualitative,come se fossero le stelle per gli hotel, è pos-

3. "Pratiche attuali, italiane e internazionali, per perseguire una maggiore qualità urbana", "Business Improvement Districts", in Patrimonio Italia: la risorsa – Modelli e prassi per riqualificare e valorizzare città e territorio con una moderna partnership pubblico­privata, ORP Italia, Il Sole 24 Ore, 2015, Milano.

4. Patrimonio Italia: la risorsa – Modelli e prassi per riqualificare e valorizzare città e territorio con una moderna partnership pubblico­privata, ORP Italia, Il Sole 24 Ore, 2015, Milano.

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sibile proporre alcune riflessioni:› di fatto, quartieri attraenti e quartieri di

cattiva fama esistono già e tale fenomenosarebbe ipocrisia non riconoscerlo;

› con la prevista gestione pubblico-privatavi è una condivisione di competenze, pre-messa concreta per favorire una migliorecomprensione e finalizzazione delle esi-genze dei cittadini, della vita nel quartieree del ruolo del quartiere nell’economiadella città;

› le ulteriori risorse investite nella specificaarea urbana non vengono dall’ente locale,ma dai residenti nell’area stessa e dunquetale azione non va a scapito dei cittadinidelle altre aree;

› la qualità generata si riverbera sull’intornocon ampi e condivisi benefici, come de-scritto nel caso di Barcellona ed evidentein molti altri casi citati;

› i migliori affari degli esercizi commercialie d’impresa nell’area generano maggioriimporti dalla tassazione, che l’ente localepuò redistribuire a beneficio di tutti;

› non vi è competitività “al ribasso” tra zoneurbane, perché il principio di valorizzazio-ne è osmotico e non si può lustrare unquartiere abbandonando gli altri, senzacausare danni d’immagine e attrattivitàche ricadono anche nella zona messa invalorizzazione. Si parla infatti di “unicumurbano”.

È indubbiamente questa una lettura evoluti-va e non ideologica che, a fronte della stasieconomica attuale, vuole investire su nuove modalità per attrarre turisti, favorire business in momenti di concorrenza serrata, per non

dire spietata. Riguardo al rischio disegua-glianza − peraltro già esistente − il ragiona-mento proposto dai fautori BID è di valoriz-zare quanto vocato a esserlo con maggiorefacilità o per posizione strategica urbana. Nelle restanti aree si diffonderà e ciò dipen-derà, come sempre, da buon senso e buoneregole equanimemente applicate.». 5

In Italia, fino a oggi, sulla base delle in-formazioni in nostro possesso, esiste unasola esperienza di BID. È quella di “CascinaMerlata Partnership”, nata sulla base di un accordo quadro promosso da 12 operatoricon una governance strutturata da ruoli eresponsabilità e budget fra tutti gli stakehol­der del nuovo quartiere a sud di Arexpo,sul modello dei Business Improvement Di-strict (BID) delle città statunitensi. 6 At-tualmente a Cascina Merlata è in essere unsuper condominio tra le proprietà presentinell’area, finalizzato a condividere le speseper la gestione del verde pubblico e le va-sche di laminazione.

La proposta di attivare una forma dicoordinamento (partnership) nasce dallavolontà di migliorare le condizioni di go-verno dell’area, generando maggiore at-trattività e migliorando la qualità dellavita per chi vive e lavora nel quartiere. Lapartnership consente di definire pro-grammi e implementare nuovi servizicondivisi tra le proprietà immobiliariidentificando, di volta in volta, le azionimigliori per andare incontro alle specifi-che esigenze commerciali e degli abitantidel quartiere.

Emergono infatti urgenze e necessità per

5. "Pratiche attuali, italiane e internazionali, per perseguire una maggiore qualità urbana", "Business Improvement Districts", in Patrimonio Italia: la risorsa – Modelli e prassi per riqualificare e valorizzare città e territorio con una moderna partnership pubblico­privata, ORP Italia, Il Sole 24 Ore, 2015, Milano.

6. I BID sono organizzazioni formali composte dai proprietari delle aree (compresi i residenti) e dagli operatori commerciali della zona, sorte per sviluppare il commercio e migliorare la qualità della vita dei residenti. I BID – celebri quelli di New York –forniscono una serie di servizi complementari a quelli della municipalità e spesso offrono anche servizi in attuazione delle disposizioni della città, come la sicurezza e l'igiene dei luoghi.

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il presidio e il potenziamento della sicurezza dell’area, oltre a nuove possibilità di amplifi-care le azioni di marketing del quartiere nella sua interezza, rafforzando l’azione del singo-lo promotore.

Dal punto di vista della governance, la scel-ta di definire una partnership tra le proprietà dell’area è dettata dalla volontà di porre alcentro gli abitanti della zona e di collaborare secondo una strategia condivisa per un finecomune.

Sull’area operano 12 società immobilia-ri, che condividono la necessità di pro-muovere e presidiare il parco e le aree re-sidenziali per mantenerne elevato sial’appeal commerciale, sia il livello di per-cezione da parte di abitanti e potenzialiacquirenti.

Ciascuno degli operatori ha la finalità difare emergere e mantenere la propria identi-tà, in qualità di promotore immobiliare chesta attivando o finalizzando delle specifiche residenze, ma questo consente di attivare un coordinamento volto a realizzare le finalità

comuni.Il ruolo di coordinamento è svolto da Eu-

roMilano, in qualità di promotore del master plan e della trasformazione urbanistica e diAdvisor e General Contractor per la compa-gine.

Due i settori su cui la partnership sarà finda subito operativa: la gestione della sicurez-za – con un servizio dedicato H24 – e l’orga-nizzazione di eventi per la socialità. Se la si-curezza rappresenta un punto irrinunciabileper i residenti del quartiere, l’organizzazionedi eventi rientra nella volontà della partner­ship di fungere da acceleratore sociale, al fi-ne di migliorare la qualità della vita dei resi-denti.

Questi gli operatori coinvolti nell’opera-zione (figura 1):

1. Euromilano S.p.a.;2. Falcon Malls;3. Città Contemporanea S.p.a.;4. Investire SGR – Fondo HS Cascina Mer-

lata 5 Greenway S.r.l.;5. CMB soc. coop.;

FIGURA 1 − IL QUARTIERE E GLI ATTORI PRESENTI

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6. Gamma R3 S.r.l. (Abitare CM);7. Zoppoli e Pulcher S.p.a.;8. Housing e Futuro S.r.l. (Abitare CM);9. Edilvit S.r.l.;10. Primavera 83 soc. coop.;11. Sant’Ilario soc. coop.Il budget di spesa complessivo del BID “Ca-scina Merlata Partnership” è di € 592.018 nel2018 ed € 350.000 nel 2019 (figura  2) e lepriorità di intervento sono rappresentate nel grafico 1.

FIGURA 2 − IL BUDGET

IL BUDGET COMPLESSIVO SARÀ SUDDIVISO NELLE PERCENTUALI PREVISTE DALL'ACCORDO DEL SUPER CONDOMINIO

O IN RELAZIONE AGLI ACCORDI DI VOLTA IN VOLTA DEFINITI

2018 2019

Coordinamento € 30.000,00 € 30.000,00

Sicurezza € 100.000,00 € 100.000,00

Comunicazione € 20.000,00 € 20.000,00

Eventi € 290.000,00 € 200.000,00

Bike Mi € 150.000,00 ­

Totale € 592.018,00 € 350.000,00

FIGURE 3, 4, 5 − LE POSTAZIONI DI BIKE MI

GRAFICO 1 − PRIORITÀ DI INTERVENTO

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