Perché non bisogna temere la morte - HUB Campus · Tusculanae disputationes, 1,52: corpus quidem...

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© Mondadori Education 1 Lucrezio Perché non bisogna temere la morte (3, vv. 425-444) La serie delle ventinove prove che illustrano la mortalità dell’anima si apre con una formulazio- ne concisa, ma rigorosa, della tesi da dimostrare: l’anima non sopravvive al corpo, e quindi è sciocco preoccuparsi di una vita ultraterrena inesistente. metro: esametri 425 Principio quoniam tenuem constare minutis corporibus docui multoque minoribus esse principiis factam quam liquidus umor aquai aut nebula aut fumus – nam longe mobilitate praestat et a tenui causa magis icta movetur; vv. 425-428 Principio … fumus: «Per prima cosa, poiché ho dimo- strato (docui) che [l’anima], sottile (tenuem), è costituita da particelle minuscole (minutis corporibus), e che è formata da atomi (principiis) di gran lunga più piccoli del liquido fluido dell’acqua o di una nuvola o del fumo». • tenuem constare: il soggetto dell’infinitiva è sottinteso fino al v. 437: animam, termine che qui indica insieme il principio della vita vegetativa (anima) e il princi- pio della vita intellettuale (animus), altrove tenuti distinti da Lucrezio; tenuem ne definisce «sottile» la struttura atomica, in quanto costi- tuita da particelle di piccola dimen- sione e di numero esiguo. • docui: la natura atomica dell’anima è stata oggetto di insegnamento (v. 426) all’inizio del libro (vv. 177-230). • quam … umor: l’uso del nominati- vo dopo quam, in luogo dell’atteso accusativo, ricorre anche altrove nel poema; liquidus umor aquai (= aquae) è una perifrasi di stampo epico (per senso equivalente ad aqua), resa più elaborata dall’ag- giunta dell’aggettivo (liquidus, con la i lunga come sempre in Lucrezio quando la sillaba radicale è in arsi e la sillaba finale è breve; nei poeti posteriori l’aggettivo ha sempre la sillaba radicale breve). vv. 428-430 nam … movetur: «in- fatti, eccelle per agilità di movi- mento (mobilitate), ed è mossa da impulsi più lievi (a tenui causa), dato che in effetti è mossa dalle im- magini del fumo e di una nuvola». mobilitate: ablativo di limitazione retto dal verbo d’eccellenza; indica la facilità con cui l’anima, costituita da atomi piccoli, lisci e rotondi, è messa in movimento da un ogget- to esterno, persino a causa magis tenui, da un impulso più leggero.

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Lucrezio

Perché non bisogna temere la morte(3, vv. 425-444)

La serie delle ventinove prove che illustrano la mortalità dell’anima si apre con una formulazio-ne concisa, ma rigorosa, della tesi da dimostrare: l’anima non sopravvive al corpo, e quindi è sciocco preoccuparsi di una vita ultraterrena inesistente.

metro: esametri

425 Principioquoniamtenuemconstareminutis corporibusdocuimultoqueminoribusesse principiisfactamquamliquidusumoraquai autnebulaautfumus–namlongemobilitate praestatetatenuicausamagisictamovetur;

vv. 425-428 Principio … fumus:«Per prima cosa, poiché ho dimo-strato (docui) che [l’anima], sottile(tenuem), è costituita da particelleminuscole (minutis corporibus), echeèformatadaatomi(principiis)digranlungapiùpiccolidelliquidofluido dell’acqua o di una nuvolao del fumo». • tenuem constare: ilsoggetto dell’infinitiva è sottintesofinoalv.437:animam,terminechequiindicainsiemeilprincipiodellavita vegetativa (anima) e il princi-piodellavitaintellettuale(animus),altrove tenutidistintidaLucrezio;tenuem ne definisce «sottile» la

struttura atomica, inquanto costi-tuitadaparticelledipiccoladimen-sioneedinumeroesiguo.•docui:lanatura atomica dell’anima è stataoggetto di insegnamento (v. 426)all’inizio del libro (vv. 177-230). •quam … umor: l’uso del nominati-vodopoquam, in luogodell’attesoaccusativo, ricorre anche altrovenelpoema; liquidus umor aquai (=aquae) è una perifrasi di stampoepico (per senso equivalente adaqua), resa più elaborata dall’ag-giunta dell’aggettivo (liquidus, conlailungacomesempreinLucrezioquandolasillabaradicaleèinarsi

elasillabafinaleèbreve;neipoetiposteriori l’aggettivoha sempre lasillabaradicalebreve).vv. 428-430 nam … movetur: «in-fatti, eccelle per agilità di movi-mento (mobilitate), ed èmossa daimpulsi più lievi (a tenui causa),datocheineffettièmossadalleim-maginidelfumoediunanuvola».•mobilitate:ablativodilimitazionerettodalverbod’eccellenza;indicalafacilitàconcuil’anima,costituitada atomi piccoli, lisci e rotondi, èmessa inmovimento da un ogget-to esterno, persino a causa magis tenui, da un impulso più leggero.

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430 quippeubiimaginibusfuminebulaequemovetur. Quodgenusinsomnissopitiubicernimusalte exhalarevaporemaltariaferrequefumum; namproculhaecdubionobissimulacrageruntur– nuncigiturquoniamquassatisundiquevasis435 diffluereumoremetlaticemdiscederecernis etnebulaacfumusquoniamdisceditinauras, credeanimamquoquediffundimultoqueperire ociusetcitiusdissolvi<in>corporaprima, cumsemelexhominismembrisablatarecessit.440 Quippeetenimcorpus,quodvasquasiconstititeius, cumcohiberenequitconquassatumexaliquare acrarefactumdetractosanguinevenis, aerequicredaspossehanccohiberierullo corporequinostrorarusmagis†incohibescit†?

•quippe ubi … movetur: il verso siriferisce alla percezione ottica deisimulacra, cioè le membrane ato-michechesistaccanodatuttigliog-gettisensibiliesiimprimonosugliocchicausandolavisione.vv. 431-433 Quod … geruntur: Quod genus:convaloredicongiun-zione(«come»;spessoincorrelazio-neconsic),introduceuncasoparti-colare:lapercezionedeisimulacradurante il sonno. • alte … fumum:altariaè ilsoggettodelle infinitiveexhalareeferre.•nam … geruntur:«infatti, senza dubbio (procul … dubio), questi sono simulacra chegiungonoanoi»;nam introducelanecessariaprecisazione cheancheil sogno, come la visione, è causa-todallapercezionedisimulacra(lateoria della percezione sensibile,infatti,nonèstataancoratrattata).vv. 434-439 nunc … recessit: nunc … auras: ordina nunc igitur, quo-

niam cernis vasis quassatis umorem diffluere undique et laticem disce-dere, et quoniam nebula ac fumus discedit in auras. •undique: sirife-risce a diffluere («scorrere via») ediscedere («disperdersi») del versoseguente (non aquassatis). •vasis(ablativo plurale davas) ha la de-sinenza della seconda declinazio-ne (queste alternanze nei modellidi flessione sono una caratteristi-ca del poema). • crede … recessit:«devicrederecheanchel’animasidisperde e muore molto più rapi-damente(ocius),epiùvelocemente(citius)sidissolvenegliatomi(cor-pora prima), non appena, separa-tasi(ablata),siritiradallemembradell’uomo».vv. 440-444 Quippe … †incohibe-scit†?:Lucrezioindicadueproces-sidimorte:ilcorposispezzacomeun vaso (conquassatum, confrontaquassatis … vasis, v. 434) in segui-

toauncolpoviolento,oppure,unaperdita prolungata di sangue pro-voca un restringimento venoso elaconseguenteaperturadi forami-na («interstizi»), attraverso i qualil’animaabbandonailcorpo.•Quip-pe … venis:«Einfatti,quandoilcor-po, che è come il vaso dell’anima(eius),nonpuòcontenerla (cohibe-re)perchéspezzatosiperunaqual-che causa o diventatomeno com-patto (rarefactum)perunaperditadi sanguedalle vene»;eius si rife-risce,ovviamente,all’anima.•aere …†incohibescit†?:«come(qui)puoicredere chequestapossa esser te-nuta insieme (cohiberier) dall’aria(aere), che è più sottile (rarus) delnostro corpo…?»; cohiberier con-servaladesinenzaarcaicadell’infi-nitopassivo,preferitadaLucreziopercomoditàmetrica.Allafinedelv.444,iltestoècorrotto.

Guida alla lettura

struttura Sillogismo sulla mortalità dell’anima Il sil-logismo è un procedimento logico che trae

una conclusione sicura dal convergere di due premesse, una maggiore e una minore. L’esempio classico è:

tutti gli uomini sono mortali → socrate è un uomo → dunque, socrate è mortale

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Perché non bisogna temere la morteLucrezio

Lucrezio sceglie questo tipo di argomenta-zione per inaugurare la serie delle prove del-la mortalità dell’anima. L’ossatura del sillogismo, schematizzata di

seguito, è scandita da forti marcatori logici, posti in rilievo all’inizio del verso: principio quoniam (v. 425); nunc igitur quoniam (v. 434); infine, crede (v. 437):

premessa maggiore (vv. 425-428)

→ l’anima, come già dimostrato nella prima parte del libro III, è costituita da atomi molto più sottili di quelli che compongono l’acqua, la nebbia o il fumo→ →

premessa minore (vv. 434-436)

→ l’acqua, quando il recipiente in cui è contenuta si rompe, si riversa all’esterno, così come la nebbia e il fumo si dissolvono nell’aria→ →

conclusione (vv. 437-439) → dunque, anche l’anima deve fuoriuscire dal corpo e dissolversi nei suoi atomi, una volta che il corpo abbia allentato per la morte la capacità di contenerla

Mobilitas e «sottigliezza» atomica al v. 428 Lucrezio apre una parentesi per forni-re una prova ulteriore di quanto ha assunto come premessa maggiore: la tessitura sottile dell’anima, composta da atomi straordinaria-mente piccoli.La mobilitas, l’eccezionale facilità con cui l’anima è messa in movimento anche dai più lievi impulsi esterni, è la prova (nam, v. 428) della sua sottile tessitura atomica (l’anima è formata da atomi piccoli, lisci, rotondi). I simulacra che si staccano da oggetti dalla struttura atomica sottile, come il fumo o la nebbia, e attraverso gli occhi raggiungono la mente nella percezione ottica, rappresen-tano una causa esterna già abbastanza lie-ve (magis tenuis causa, v. 429); ma Lucrezio spinge più a fondo l’argomento e pensa alla percezione (dei simulacra) di quegli stessi oggetti durante il sonno. anche l’attività oni-rica, infatti (tutta questa materia sarà trat-tata nel libro IV), è determinata dalla perce-zione di simulacra in tutto simili a quelli che colpiscono gli occhi nel processo visivo, ma ancora più sottili, capaci di penetrare nella mente attraverso i pori del corpo, senza im-pressionare gli organi di senso, che giaccio-no addormentati.

Lo scopo didattico della parentesi Il lungo inciso, che sembra appesantire l’articolazione del sillogismo, rivela quindi una sua precisa finalità didattica: fornire una prova ‘scientifi-ca’ della sottile tessitura atomica dell’anima, condizione necessaria alla sua fuoriuscita dal corpo dopo la morte (e premessa del sillogi-smo stesso), e insieme dare un’anticipazione della teoria della percezione sensibile, che sarà argomento del libro seguente (simili ri-mandi interni sono una caratteristica strut-turale di un poema che aspira allo statuto di summa della filosofia epicurea, in cui la suc-cessione lineare degli argomenti deve ricom-porsi nella memoria del lettore discepolo in un tutto organico e in sé coerente).

tEMI E MotIVI Il corpo, vaso dell’anima La designazione metaforica del corpo come vas dell’anima è un luogo comune della filosofia antica, at-testato almeno a partire da aristotele (per una sua formulazione latina, vedi Cicerone, Tusculanae disputationes, 1,52: corpus quidem quasi vas est aut aliquid animi receptaculum; ma pensa anche alla definizione dantesca di san Paolo come «Vas d’elezïone», Inferno, 2, v. 28). Lucrezio accenna a due meccanismi

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di ‘rottura’ del contenitore corporeo (colpo violento o restringimento venoso), e così il riferimento metaforico al corpo come vas (v. 440), inoltre, istituisce un collegamento esplicito con vasis al v. 434: l’analogia diven-ta metafora. Anima e fumo D’altra parte, la similitudi-ne tra anima e fumo, che risale addirittura a omero («l’anima se ne andò sotto terra come fumo», Iliade, 23, v. 100) ed è anch’es-sa ricorrente nella letteratura filosofica a partire da Platone (Fedone, 70a), era utilizza-ta dallo stesso Epicuro per rappresentare il dissolversi dell’anima dopo la morte, come si ricava dalla testimonianza di sesto Empi-rico (medico e filosofo greco, vissuto tra il

II e il III secolo d.C.): «Le anime rimangono presso di sé e non, come diceva Epicuro, una volta che si sono liberate dai corpi si di-sperdono come fumo» (Adversus mathemati-cos, 9,72). La ‘traduzione’ lucreziana delle similitu-dini Con estremo rigore logico, Lucrezio uti-lizza queste immagini analogiche per dimo-strare la morte dell’anima e descriverne il processo: l’acqua che esce dal vaso dimostra la fuoriuscita dell’anima dai limiti corporei, il fumo (o la nebbia) che si dissolve dimostra il dissolversi dell’anima nelle sue singole com-ponenti atomiche. E così il modello concet-tuale, Epicuro, diventa anche modello stilisti-co e serbatoio di immagini.